A ‘mmotu ‘e Luna...1.Come trattare gli altri e farseli amici di Dale Carnegie Pubblicato per la...

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A ‘mmotu ‘e Luna

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  • A ‘mmotu ‘e LunaAnno 0 Numero 0

  • Editoriale

    Tam pro papa quam pro regebibunt omnes sine lege.

    Serrastretta, 20 giugno 2020 La Redazione

    Indice

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    pag. 3Regolamento

    pag. 4La Luce nonostante

    la notte oscuraDon Antonio Costantino

    pag. 5Voglia di avventura

    Giusy Fazio

    pag. 6La miseria della ricchezza

    Andrea Lo Bianco

    pag. 7I libri motivazionali: alle-

    ati per migliorarsiDebora Calomino

    pag.8Disturbi del comporta-

    mento alimentare: come uscirne?

    Martina Parente

    pag. 9Un mese in compagnia di

    RodariGiusy Fazio

    pag. 13Libertà, giustizia e lotta

    contro la sofferenzaFabiana Calomino

    pag. 14Storie SmemorateFabrizio Di Buono

  • A ‘mmotu ‘e Luna

    - La rivista nasce con lo scopo di favorire la condivisione di qualunque testo scritto considerata degna di nota da ogni singolo partecipante.

    - Non c’è nessuna limitazione di carattere contenutistico, motivazionale, morale.

    - Gli articoli saranno pubblicati sulla rivista cartacea, sul sito della Bibliote-ca Comunale “Luis Scalese” di Serrastretta e condivisi sulla pagina facebook

    della rivista.- La partecipazione è aperta a tutti: chiunque può partecipare inviando il testo prescelto tramite messaggio privato alla pagina facebook “A ‘mmotu ‘e Luna”;- Il testo (di lunghezza variabile) dovrà essere estratto da libro ed inviato non

    prima di aver aggiunto un titolo, una breve descrizione e il riferimento bibliografico.

    - È possibile interagire o reagire ad un testo precedentemente pubblicato allegando al testo inviato la dicitura: “In risposta a…”

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    Regolamento

  • La luce nonostante la notte oscura

    a cura di Don Antonio Costantino

    Una storia che merita di essere raccontata... ma io direi anche assaporata e fatta propria. Un uomo, un prete, un vescovo e poi cardinale, ma soprattutto un santo, che nella “perdita” della sua esistenza dietro le sbarre di una prigione, ha saputo guardare quella seppur flebile luce che lui intravedeva. La luce di Dio la forza del Signore. Un libro che ci incoraggia a sa-per vivere le difficoltà della vita con speranza.

    – Il Vietnam è stato liberato dall’oppressore. – Qual è la liberazione che obbliga un popolo a non vivere li-beramente le proprie convinzioni spirituali? – La re-ligione è un oppio che inganna i deboli. Van Thuan, dovresti unirti alla rivoluzione. – Credo in una sola rivoluzione: quella che rende libero il cuore dell’uo-mo. Le idee possono essere buone, ma se ci rendono schiavi di un sistema non possono farci liberi. Solo la verità ci renderà liberi. – E qual è la verità? – Il si-lenzio ritornò a regnare, fino a quando il colonnello ritornò all’attacco. – Thuan, tu obbedisci a un capo che si trova a più di mille chilometri di distanza e

    serve l’Occidente. Se ti unissi a noi, serviresti un vie-tnamita. – Io servo un Dio che ha creato le nazioni e che ha dato la sua vita per la nostra felicità. Sai come me che i leader cadono. Abbiamo visto come le rivoluzioni divorano i suoi figli, come i discorsi si esauriscono. Il mio Dio continua a essere vivo e la sua parola non passa. – Ma il tuo Dio, dov’è? Tu non hai compagni qui, stai male e vai di prigione in prigione… Non vengono a difenderti e a liberarti da qui nemmeno i tuoi capi. – Non sono solo. Ci sono legioni che pregano Dio per me. Non vedi la loro forza ma c’è, e mi sostiene. – Quello che constato è che tutte queste belle storie non libereranno il no-stro Paese dalla povertà. Non risolveranno neanche il disastro di quegli imbecilli che un giorno hanno diviso a metà il nostro Paese. Si riuniscono in un ufficio a migliaia di chilometri da qui e con un colpo secco tracciano una linea d’inchiostro sul parallelo 17. Senza dubbio avevano visto il Vietnam solo su un foglio di carta. E vi giocavano sopra collocando puntine per indicare dove sarebbero arrivate le loro truppe. Speriamo che le loro ossa stiano già marcen-do. Hanno lanciato su di noi più bombe che in Ger-mania, Italia e Giappone durante tutta la seconda guerra mondiale. Hanno distrutto il nostro futuro con una grande crudeltà. A quegli avvoltoi impor-tano solo i cinquantamila e più morti americani. Qualcuno, forse, si è preoccupato che più di due milioni di civili vietnamiti sono morti? A qualcu-no importa che le nostre campagne, i nostri fiumi, i pozzi, la terra di questo Paese siano contaminati dal-la radioattività che uccide i nostri figli? – No. Tutto questo è perverso e ingiusto – Thuan sospirò, affran-to. – Magari imparassimo dagli errori della storia…

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    Teresa Gutiérrez De Cabiedes, VAN THUAN

    libero tra le sbarre,Città Nuova Editrice, 2018, pag.

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  • Voglia di avventuraa cura di Giusy Fazio

    «E allora, signor Cyrus, da che parte cominciamo?» domandò l’in-domani mattina Pencroff all’ingegnere. «Dal principio». Era, infatti, dal principio che i coloni erano costretti a cominciare. Essi non possedevano nessun utensile per fabbricare gli utensili ne-cessari, e non si trovavano nemmeno nelle condizioni della natura che, avendo tutto il tempo avanti a sé, poté economizzare gli sforzi. Essi avevano fretta, perché dovevano senza indugio provvedere ai bisogni elementari della loro esistenza, e se, ricchi dell’esperienza acquisita, non avevano nulla da inventare avevano tutto da fabbri-care. Il loro ferro, il loro acciaio si trovava tuttora allo stato di mi-nerale; il loro vasellame a quello di argilla, la loro biancheria e i loro abiti a quello di materia primitiva. Fortunatamente, erano degli uomini in tutta la bella e potente espressione di quella parola. L’ingegnere Smith non poteva essere assecondato da compagni più intelligenti, più fervorosi e devoti. Egli li aveva interrogati, conosceva le loro attitudini.

    Jules Verne (1828 - 1905) con i suoi ro-manzi è considerato il padre della mo-derna fantascienza. L’isola misteriosa, il libro d’avventura da cui è estratto il bra-no, è il terzo e ultimo capitolo della trilo-gia iniziata con I figli del capitano Grant e Ventimila leghe sotto i mari. Le avventure riguardano 5 persone e un cane che, a causa di una tempesta, du-rante la loro fuga in mongolfiera finisco-no su di un’isola sconosciuta, non segna-lata neppure negli atlanti. Qui si trovano a dover iniziare da zero trovandosi in una zona molto probabilmente fuori da

    ogni rotta navale. Ho scelto questo libro e, in particolare, questo brano perché penso che ognuno di noi, seppur per un breve istante, ha avuto il desiderio di vivere un’avventura. Quante volte da bambini abbiamo giocato agli esploratori? Jules Verne, grazie ai suoi racconti, appaga questo nostro desiderio, ma ci fa anche notare quanto sia potente la natura. È grazie a lei se l’uomo è progredito così tanto nel corso dei secoli. Ma l’autore cerca di ricordarci in ogni libro che come la natura può dare, la natura può togliere. Nel frattempo sogniamo e viaggiamo con Verne.

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    Jules Verne, L’isola misteriosa, 2015, Crescere Edizioni, p. 96

  • La miseria della ricchezzaa cura di Andrea Lo Bianco

    Vittima dell’attentato terroristico del 2015 alla sede di Charlie Hebdo, Bernard Maris ha fatto in tempo a lasciarci in Antimanuale di Econo-mia la sua visione eterodossa e dissacrante della “regina delle scienze sociali”. Dai mercati alla crescita, passando per globalizzazione, commer-cio, moneta, finanza e distribuzione, il lavoro è anche una preziosa antologia (comprendente, tra gli altri, testi di Houellebecq, Baudrillard, Sti-glitz, Galbraith, Keynes e Farrachi). Di seguito il paragrafo “La miseria della ricchezza”, tratto dal nono capitolo, che rappresenta appieno l’intento dell’autore. Le nostre arroganti società si ritengono estre-mamente ricche e disprezzano la frugalità del-le società cosiddette primitive, ma ignorano la distruzione della fauna e della flora, la perdita irrimediabile della biodiversità e della diversità in generale, la scomparsa degli idiomi, crimine contro l’umanità. Le nostre società non tengo-no conto dell’infelicità, né dello stress, né della tristezza, fissate come sono sul prolungamento della speranza di vita - di una vita in sé dispe-rante. Innumerevoli attività legate al dono di se stessi o all’altruismo non sono mai conteggiate (come conteggiare l’abnegazione dei volontari che contribuiscono a spegnere un incendio, o il lavoro di una casalinga? O quello di una ma-dre che insegna a leggere al figlio?), come se si dovesse penalizzare sistematicamente tutto ciò che non obbedisce alla logica di mercato.Come valutare una conversazione divertente, la nascita di una amicizia? O meglio: che cosa sa-remmo senza tutto quello che l’umanità ci ha la-sciato in retaggio, a partire dal tempo di Omero o dei cavalli incisi nella grotta di Chauvet, il cui

    tratto è puro come un disegno di Velázquez? Come valutare l’apporto di Omero all’umani-tà? Bill Gates, miliardario più ricco dell’intera Svizzera, esisterebbe senza Aristotele? Il sapere è un lusso che si può pagare o una delle compo-nenti inestimabili dello spirito umano? Stimare il valore delle scoperte di Pasteur mediante il volume d’affari della chimica o il valore di un’o-pera di Racine mediante le vendite editoriali ha qualcosa d’indecente, qualcosa che in definiti-va… svaluta.Il giorno in cui conteggeremo nei nostri famo-si PIL le distruzioni che abbiamo provocato rischieremo di scoprirci molto poveri! In fin dei conti la ricchezza e il valore prodotti dalle nostre società si giustificano soltanto con quel prolungamento della speranza di vita che sban-dieriamo a ogni istante, ma nulla ci dice che la nostra vita valga la pena di essere vissuta quan-to quella, più breve, di uo-mini di al-tre epoche, per esempio dell’antichità. E pensiamo a quelli la cui vita, per quanto lun-ga, è ridotta a mera soprav-vivenza. E a quelli la cui speranza di vita si abbre-via, come in Africa.

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    Bernard Maris, Antimanuale di Economia, Marco Tropea Editore, 2005, pp. 264-265

  • I libri motivazionali: alleati per migliorarsi

    a cura di Debora Calomino

    Migliorare se stessi è sempre una buona idea, i libri motivazionali aiutano a vedere il mondo da un’altra pro-spettiva e consentono di crescere interiormente. La lettura di questi testi dona una grande carica a livello emo-tivo. Ecco i miei cinque consigli di lettura. 1.Come trattare gli altri e farseli amici di Dale CarnegiePubblicato per la prima volta nel 1936, questo volume di Dale Carnegie è una pietra miliare dei libri motivazio-nali. Tra le pagine sono illustrati esempi concreti che portano a conquistare la fiducia degli altri e a migliorare le proprie relazioni interpersonali. Nonostante sia stato scritto nella prima metà del Novecento resta un classico, sempre attuale.Una frase dal libro “La gente che sorride tende a cavarsela meglio, a insegnare meglio, a vendere meglio e a crescere figli più felici. C’è più comunicatività in un sorriso che in una minaccia. Perché l’incoraggiamento è un sistema educativo più efficace della repressione”.2. Come ottenere il meglio da sé e dagli altri di Anthony RobbinsHo acquistato questo volume (pubblicato la prima volta nel 1986) qualche anno fa in un mercatino dell’usato, attirata dal sottotitolo “Il manuale del successo nella vita e nel lavoro”. Devo ammettere che pagina dopo pa-gina mi ha conquistata. L’autore fa una panoramica delle caratteristiche che rendono una persona di successo, invitando gli individui a migliorare soprattutto la comunicazione con sé stessi e gli altri.Una frase dal libro “Non dimenticate che il comportamento umano è il risultato dello stato d’animo in cui ci si trova. Se almeno una volta in vita avete ottenuto un buon risultato potete rifarlo ripetendo le stesse azioni mentali e fisiche compiute allora”.3. Come vincere lo stress e continuare a vivere di Dale CarnagieNella mia top 5 torna Dale Carnagie, con un volume che tutti dovremmo leggere almeno una volta nella vita. L’autore ci consiglia 10 mosse per ridurre lo stress nella nostra esistenza. Il libro è stato pubblicato nel 1948 e si rivela un grande aiuto per chi si lascia sopraffare dall’ansia e dalle preoccupazioni quotidiane.Una frase dal libro “Due uomini guardano attraverso le sbarre di una cella: uno vede il fango, l’altro una stella”.4. Il venditore di tempo di Fernando Trias de BesUna storia narrata come una favola, tanti spunti di riflessione in questo libro che pone l’accento sulle priorità della vita. In questo particolare momento storico ci siamo ritrovati a disporre di molto più tempo libero rispetto a prima, ma questa lettura ci consentirà di analizzare i nostri comportamenti prima dell’emergenza.Una frase dal libro ”Il cambiamento comincia da noi stessi”.5. Il segreto della libertà e del successo di Napoleon HillL’obiettivo di questo testo motivazionale scritto nel 1938 e pubblicato nel 2011, è invitare gli individui a supe-rare gli ostacoli che si presentano lungo il cammino, al fine di raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati. Gli spunti di riflessione offerti dal libro sono tantissimi, tutti però portano al desiderio di auto realizzazione e all’armonia interiore.Una frase dal libro “Molti di noi passano la vita come dei falliti, perché siamo in attesa del ‘momento giusto’ per iniziare a fare qualcosa di utile. Non aspettare. Il momento non potrà mai essere quello ‘giusto’. Inizia dove ti trovi, e lavora con qualsiasi strumento tu possa avere a disposizione, e troverai migliori strumenti mentre stai proseguendo”.

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  • Disturbi del comportamento alimentare: come uscirne?

    a cura di Martina Parente

    I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono patologie caratterizzate da un’ alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva pre-occupazione per il peso e per le forme corporee. I Disturbi del Comportamento Alimentare più conosciuti sono l’Anoressia Nervosa e la Bulimia Nervosa ma, a fianco a questi, vi sono dei distur-bi che non soddisfano i criteri per una diagnosi piena: il Disturbo da Alimentazione Incontrolla-ta) (o Binge Eating Disorder; BED) e i Disturbi

    Alimentari Non Altrimenti Specificati (NAS). Soffrire di un disturbo alimentare sconvolge la vita della persona; sembra che tutto ruoti attorno al cibo e alla paura di ingrassare, il cibo diventa motivo di forte ansia, spesso i pensieri sul cibo as-sillano la persona durante tutta la giornata . Purtroppo solo una piccola percentuale di queste persone chiede aiuto per i più disparati motivi.Il libro del dott. Della Grave rappresenta un effi-ciente manuale di auto-aiuto per tutte le persone che si riconoscano in una di queste descrizioni.

    “Sono stato spinto a scrivere questo programma perché, dopo quindici anni di attività a tempo pieno nel campo dello studio e del trattamento dei disturbi del comportamento dell’alimenta-zione mi sono reso conto che molte persone de-sidererebbero cambiare, ma si trovano davanti a molti ostacoli: non hanno abbastanza soldi per permettersi una terapia, nella loro area di resi-denza non ci sono specialisti in grado di gestire i loro problemi oppure si vergognano troppo a chiedere un aiuto professionale. [...] Il program-ma si basa sul trattamento cognitivo-comporta-mentale dei disturbi dell’alimentazione e sulla mia esperienza clinica ; è composto da sei passi, studiati per essere seguiti uno dopo l’altro e fi-nalizzati a eliminare i principali fattori di perpe-tuazione dei disturbi dell’alimentazione.”

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    Riccardo Della Grave, Alle mie pazienti dico..., Positive

    Press, 1998, pag 157

  • Un mese in compagnia di Rodari

    «Io vengo da un lontano pianeta, intera-mente coperto dalle acque. Un pianeta dominato dalle balene, come il vostro è dominato dagli uomini. E, come quaggiù gli uomini hanno costruito città, navi… - E cannoncini, per distruggerci! – ricor-dò una voce. - Nel nostro pianeta siamo noi balene che abbiamo costruito cit-tà subacquee, sottomarini e macchine volanti per esplo-rare lo spazio intorno a noi. Da molti anni teniamo sotto osservazione la Terra. Così siamo venute a sapere che anche quaggiù vivono del-le balene e che gli uomini le stanno sterminando. Abbia-mo pensato che fosse nostro dovere intervenire per aiu-tarvi.»

    Nel libro “Lo zoo delle sto-rie” Gianni Rodari racconta storie sor-prendenti di animali, affrontando temi delicati e decisamente attuali come la cac-cia alle balene, il bracconaggio, i rapporti tra animali, ecc… E’ una raccolta di brevi racconti che han-no per protagonisti animali di uno zoo che raccontano storie di animali a due amici che per gioco passano una notte allo zoo.

    Ogni animale ha una storia da racconta-re. Con semplici frasi, Rodari riesce a far riflettere il bambino sul comportamento violento e sconsiderato che l’essere uma-no assume nei confronti della natura e degli animali. I volontari della Biblioteca Comunale di Serrastretta, con l’aiuto dei volontari della

    Biblioteca Comunale di San Lucido, hanno realizzato del-le videoletture (data l’impos-sibilità di recarsi in biblioteca in questo periodo di emer-genza sanitaria) sui racconti contenuti in questo piccolo libro. La prima videolettura è stata caricata il 23 aprile, in occasione della Giornata Mondiale del Libro, tutte le altre nelle successive domeni-che del Maggio dei Libri 2020. In seguito anche L’Istituto Comprensivo di Serrastretta

    ha aderito all’iniziativa proponendo at-tività didattiche a distanza, collegate alle videoletture, per i bambini della scuola dell’infanzia di Serrastretta. La scelta è ricaduta sul testo “Lo zoo del-le storie” perché nel 2020, come molti già sapranno, si festeggia il centenario della nascita di Gianni Rodari, lo scrittore nato ad Omegna nel 1920.

    a cura di Giusy Fazio

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  • La Biblioteca di Serrastretta ha pensato di omaggiarlo facendo conoscere ai bambini una delle sue tante opere, forse non la più cono-sciuta ma sicuramente una raccolta colma di significato e di morale facilmente individua-bile dal pubblico di riferimento. Rodari, con le sue fiabe, ha sempre cercato di far capire quanto la creatività e l’immaginazione, colle-gate all’uso delle parole, siano fattori determi-nanti nello sviluppo del bambino. Dovrebbe essere compito di tutta la Comunità coltivare la creatività e la fantasia in quanto determi-nazioni dell’intelligenza (come sosteneva già Hegel). A tal proposito inserisco un estratto del libro “Grammatica della fantasia” (p. 164) sempre di Gianni Rodari in cui si esplicita il senso e il valore profondo che le fiabe assumono:

    L’immaginazione del bambino, stimolata a inventare parole, applicherà i suoi strumenti su tutti i tratti dell’esperienza che sfideranno il suo intervento creativo. Le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fia-

    be. Servono alla poesia, alla musica, all’uto-pia, all’impegno politico: insomma, all’uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché, in apparenza, non servono a niente: come la poesia e la musica, come il te-atro o lo sport (se non diventano un affare). Servono all’uomo completo. Se una società basata sul mito della produttività (e sulla re-altà del profitto) ha bisogno di uomini a metà – fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà – vuol dire che è fatta male e che bisogna cambiarla. Per cambiarla, occorrono uomini creativi, che sappiano usa-re la loro immaginazione.

    Per concludere mi piace pensare che Rodari, con questi suoi racconti, ci voglia spronare a cambiare per diventare persone complete ed è più facile se ci si lavora già da piccoli. Ma come fare? L’ultima fiaba del libro “Lo zoo delle storie” ci viene in aiuto con questa fra-se: «Se si vogliono raddrizzare le cose storte, qualcuno deve pur cominciare…»

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    Gianni Rodari, La Balena Gialla in Lo zoo delle storie, San Dorligo del-la Valle (Trieste), Edizioni EL, 2011.

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  • Libertà, giustizia e lotta contro la sofferenza

    a cura di Fabiana Calomino

    L’astrofisica Margherita Hack racconta la sua storia legandola a settant’anni di storia sociale italiana e facendo un’analisi dei diversi aspetti riguardanti le libertà individuali, con una serie di riflessioni che spaziano dalla ricerca scientifica al ruolo della donna nella società, fino a toccare i temi dei rapporti fra Stato e Chiesa in Italia. La grande scienziata con il suo stile diretto e sincero affida un messaggio ai più giovani, sperando che riescano a costruire una società libera, giusta e rispet-tosa della natura.

    Libertà, giustizia e lotta contro la sofferenza di tutti gli esseri viventi, animali compresi. Sono queste le parole che vi lascio in dono. Mi auguro che voi, ragaz-ze e ragazzi, vi battiate per questo. La libertà, perché siamo esseri umani e non possiamo non rivendicare la nostra libertà. Libertà di prendere le decisioni che ci riguardano. Libertà da costrizioni e leggi inique. Dobbiamo pretendere di avere gli strumenti per ragionare «in piena libertà e consapevolezza», conosce-re, agire ed esprimerci nella vita, seguendo le nostre aspirazioni più profonde,

    scegliendo il nostro lavoro e vivendo senza preoccuparci costantemente di rivendicare i diritti acquisiti. Mi auguro che il rispetto dei diritti civili, dell’uguaglianza e della libertà siano gli obiettivi futuri dei cittadini italiani e una loro protesta nei confronti dei politici che li governano. Bisogna creare le condizioni necessa-rie affinché sia consentito a ciascuno di seguire le proprie inclinazioni, perché fare il lavoro per cui ognuno di noi è portato non è affatto un aspetto secondario nella vita.Giustizia, perché il rispetto per tutti gli esseri viventi è fondamentale, perché il non rispetto delle norme è scandaloso per chi vive nel gruppo e grazie al gruppo, come noi animali sociali. Giustizia significa anche che chi ha di più contribuisca in maggior misura alla spesa pubblica. È un dovere. La crisi economica si fa sentire, il divario tra ricchi e poveri cresce, ma solo finanziando scuole pubbliche, sanità pubblica, servizi come asili nido e trasporti, saremo un Paese migliore. Altrimenti, senza investimenti, mancheranno i servi-zi pubblici di qualità, che sono la base dell’equità sociale, e finirà che i ricchi si potranno permettere scuole e cure private, una formazione e quindi un futuro migliori per i propri figli, e ai poveri toccherà arrangiarsi.Bisogna battersi per ottenere giustizia e affinché sia fatta giustizia. Anche nei confronti dei nostri cugini animali, da sempre considerati di nostra proprietà anche a causa della Chiesa e della sua visione dell’uo-mo come governante e padrone del creato. Le sofferenze che infliggiamo agli animali sono vergognose: se solo tutti potessimo vedere cosa accade dietro le mura degli allevamenti intensivi, dietro le mura dei macelli, capirebbero. Purtroppo, invece, l’animale che è vivo e che smette di essere un animale quando diventa cibo. Una transustanziazione degna della Chiesa. Se bambini e adulti non rimuovessero, come fanno, dalla loro mente che quelli im-ballaggi di cellophane sui banchi dei supermercati contengono corpi di animali un tempo vivi, carcasse di animali che nuotavano, volavano, correvano, ecco che ci penserebbero bene prima di mangiarli. Non ho mai mangiato animali morti e non mi pare proprio di averne sofferto. Aggiungo che si accumulano evidenze della necessità di non sciupare le risorse energetiche e l’acqua per coltivare mangime che andrà poi ad alimentare il bestiame. Troppo costoso. Il nostro pianeta non ce la farà altrimenti. Oltre alle ragioni etiche e salutiste, ci sono quelle ambientali.

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    Margherita Hack, In piena libertà e consapevolezza, Baldini&Castoldi, Milano, 2013, pp.

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  • Storie smemoratea cura di Fabrizio Di Buono

    Yo el Supremo (Io il supremo, per l’editoria italia-na) di Augusto Roa Bastos è un capolavoro del-la lettaratura latinoamericana che descrive con grande abilità una storia contemporanea in tempi in cui non andava scritta. Il romanzo, perciò, tra-veste la storia con una storia che costruisce il po-polo, in questo caso il popolo paraguayano, men-tre soffriva – sotto il nefasto Plan Condor – la più lunga dittatura sudamericana, dal 1954 al 1989, perpetrata dal sanguinario e criminale dittatore nazifascista Stroessner. Il romanzo è una baule di storia delle trasformazioni che attraversano la Storia, di personaggi che non sono ciò che furono, di una realtà che più non è. Pertanto, ci consegna un conflitto di memoria e smemoratezza, di fatti che avrebbero bisogno di parole esatte che a volte vengono affidate alla mistica popolare e che devo-no imbattersi con lo scorrere del tempo. Il rischio è restare senza memoria. Un monito che vale per tutte e tutti, ovunque.

    Ci sono molte persone. E molti di più sono i volti, perciò ciascuno ne ha diversi a sua dispo-sizione. Ci sono persone que portano un volto per anni. Persone semplici, parsimoniose, che risparmiano. Cosa fanno con gli altri? Li con-servano. Saranno i propri figli a portarli. A vol-te, succede anche che se li mettano i propri cani. Perchè no? Un volto è un volto. Quello del Sul-tano assomiglia molto al mio negli ultimi tempi, soprattutto poco prima di morire. La faccia del cane assomigliava tanto alla mia come quella di questa donna che è ferma davanti a me, che mi osserva, facendo una parodia della mia immagi-ne. Lei non avrà più figli. Io non avrò più cani. In questo momento i nostri volti coincidono. Per lo meno il mio è l’ultimo. Con cappotto e tricor-no, la vecchia França Velho sarebbe la mia esat-ta replica. Si dovrebbe pensare più spesso come usare questo casuale doppione. Sarebbe tutto da ridere!Qui la memoria non serve. Vedere è dimentica-re. Quella donna resta ferma lì, immobile, spec-

    chiandosi in me. Il no-volto, tutto intero, caduto in avanti. Desidera qualcosa? Non desidera nul-la. Non desidera neanche la cosa più infima di questo mondo, eccetto il no-desidero. Per quan-to i no-desideranti possano essere testedure il no-desiderio si compie. Ha capito vossia come deve fabbricarmi i sigari da ora in poi? La donna violentemente uscì fuori di sè. Il viso rimase tra le mani. Non sa che fare con se stessa. Come lo spessore del dito, armati in una sola foglia di tabacco. Arrotolato. Secco. Quelli che meglio si fumano lasciano arrivare il fuoco vicino alla bocca. Caldo lo sbuffo scappa via con il fumo. Mi ha capito vossia, signora Pe-trona Regalada? Lei muove le labbra trapuntate. So a che cosa sta pensando, colpita viva dai ri-cordi.Smemorataggine. Non si è separata dalla sua pietra-bezoar. La conserva nascosta sotto il loculo del Signor della Pazienza. Più potente dell’immagine di Dio san-guinante. Talismano. Grata. Piattaforma. Ultimo gradino. Il più resistente. La sostiene nel luogo della costanza. Posto dove non si necessita più alcuna forma d’aiuto. L’ossessione si fomenta laggiù. La fede si sorregge tutt’intera dentro se stessa. Che cos’è la fede se non credere in quel-le cose di cui non si conosco-no verosomi-glianze. Vedere allo specchio nel buoio. La pie t ra-guar i -trice conserva la propria can-dela. Arriverà ad avere il suo proprio spazio. Chissà, forse con il tempo, un santuario tutto suo.

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  • Di fronte alla pietra-guaritrice di quella che si considera mia sorella, il meteorite ha ancora – smetterà ma di averlo? – il sapore dell’improba-bile. E se il mondo stesso non fosse altro che una specie di guaritore? Materia espulsa, cellulosa, pietrificata dall’intestino del cosmo.Il mio parere è che... In materia di cose opinabili tutte le opinioni sono una peggiore dell’altra. Tuttavia, non è questo ciò che volevo dire. Nu-vole copiose giungono sulla mia testa. Molta ter-ra. Uccelli dal lungo becco. Non estraggo palle a sorte dalle ampolle. Ombra, non tolgo ombre dalle fessure. Continuo a girovagare come un va-gabondo, come in quella notte tormentata che mi gettò nello smarrimento. Pensavo di sapere tutto sul deserto. E sui cani, ancora un po’ di più. Su-gli uomini, di sapere tutto. Degli altri, la sete, il freddo, tradimenti, malattie, non mancava nulla, tutto. Però sempre sapevo cosa fare al momento di mettersi all’opera. Che io ricordi, questa è la peggiore delle occasioni. Se una chimera, in pro-cinto di cadere nel vuoto, può assalire le seconde intenzioni, secondo quanto diceva il padre Ra-belais, sono definitivamente condannato. La chi-mera ha occupato il posto che occupava la mia

    persona. Sono incline ad essere “il chimerico”. Scherzo famoso che porterà il mio nome. Cerca la parola “chimera” nel dizionario, Patiño. Idea falsa, vaneggiamento, falsa immaginazione dice, Eccellenza. In questo mi trasformo nella realtà e nel ruolo. Dice anche, Signore: Mostro fantoma-tico che possedeva una testa da leone, ventre di capra e coda di drago. Dicono che proprio que-sto io sia stato. E ancora aggiunge il dizionario, Eccellenza: Nome di un pesce e di una farfalla. Pendenza. Rissa. Tutto questo sono stato, e nulla di tutto ciò. Il dizionario è un ossario di parole vuote. Altrimenti chiedilo a Peña. Le forme scompaiono, le parole restano, per dare significato all’impossibile. Nessuna storia può es-sere raccontata. Nessuna storia che valga la pena essere raccontata. Ancora il vero linguaggio non è nato. Gli animali comunicano tra loro, senza fare uso di parole, meglio di noialtri, impettiti per averle inventate con la materia prima di ciò che è chimerico. Senza alcun fondamento. Nessuna relazione con la vita. Sai tu, Patiño, che cos’è la vita, che cos’è la morte? No; non lo sai. Nessuno lo sa. Non si è mai saputo con certezza se la vita è ciò che si vive o ciò che si muore. Mai si saprà. Per di più, sarebbe inutile saperlo, ammesso che sia inutile l’impossibile. Dovrebbero esserci nel nostro linguaggio delle parole che abbiano voce. Spazio libero. Una propria memoria. Parole che si sorreggano da sole, che portino il proprio lugo con se stesse. Un luogo. Il suo luogo. La sua pro-pria materia. Uno spazio dove quella parola sia identica a un fatto. Come nel linguaggio di alcu-ni animali, certi uccelli, alcuni insetti antichi. Ma può esistere ciò che non c’è?

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    Yo el Supremo, di Augusto Roa Bastos, Siglo XXI Edito-

    res, 1974, pp.14-16.

  • Leggete.