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| anno XXVIII | luglio 2017 | bimestrale di cultura | politica | attualità |
e... in Piazza a GARDOLONORDdiTrento
STAMPA44NUMERO
Vogliamo raccontarvi la storia di un “eroe trentino” che abbiamo avuto modo di conoscere ed intervista-re: Don Giuseppe
Grosselli. Durante l’anno scolastico abbiamo intrapreso un percorso storico cultura-le alla scoperta della nostra regione e della nostra città. Da questo percorso è nata la conoscenza della storia del Trentino del ‘900, attraver-so la testimonianza di una persona straordinaria. Ed è proprio per questo che parle-remo di Don Bepi, un vero e proprio “pezzo” di storia locale che con i suoi novant’anni ha vissuto diret-tamente. Intervistandolo, non solo abbiamo conosciuto gli aspetti principali della sua lun-ga vita, ma abbiamo anche imparato alcune delle sue canzoni. La musica, infatti, ha svolto un ruolo importante per lui. Le quattro can-zoni sono state poi cantate al saggio di clas-se. Durante quella serata in cui Grosselli era ospite, abbiamo presentato il nostro lavoro e l’intervista. Per la conoscenza della nostra cit-tà abbiamo realizzato un pieghevole bilingue sui suoi principali monumenti.Abbiamo lavorato con la professoressa Elvia Tarter e il professor Giuseppe Di Vita.
BIOGRAFIA - Giuseppe Grosselli è nato nel 1926 a Calavino, in Valle dei Laghi. Ha tra-scorso la sua infanzia sotto il fascismo, im-parando a memoria i discorsi del Duce.Suo padre era capocoro e a 10 anni lo fa so-lista del coro di cui era direttore. Si avvicinava così piano piano alla musica e, a 12 anni, suo padre gli compra il suo primo libro di musica che inizia a studiare da autodidatta. Durante il liceo, ha vissuto da “sfollato” in val di Ledro.Il 29 giugno del 1950, a 23 anni, viene ordi-nato sacerdote dall’allora vescovo de Ferrari a Trento. Iniziava così per il giovane prete, un’intensa vita religiosa costellata da inten-se esperienze sociali, umane, artistiche e
Ann idiAtti
vità
pastorali. Inizia così il suo percorso di prete unendosi ad alcuni importanti gruppi di operai e lavoratori.Nel 1966 diventa assisten-te provinciali delle ACLI e Delegato diocesano per la Pastorale del Lavoro men-tre nel 1989 viene nomi-nato delegato per la pasto-
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Il murale in via Soprasasso rappresenta il risultato di un percorso di arte partecipa-ta articolato in un ciclo di incontri aperti al pubblico, durante i quali gli artisti han-
no avuto modo di confrontarsi con gli abitanti di Gardolo e Canova per creare i bozzetti poi rappresentati nell’opera, ispirati alla storia, alle tradizioni e alle peculiarità del quartiere.Il progetto è stato ideato e completamente autofinanziato da Alchemica, associazione culturale nata nel 2016 dal collettivo S.T.Art con lo scopo di promuovere i giovani artisti e di contribuire allo sviluppo della città tramite l’arte, la cultura e la partecipazione.La scelta della location non è stata casuale: il sottopasso si trova in un’arteria periferica che congiunge Gardolo e Canova, per questa ragione abbiamo ritenuto che un intervento
artistico potesse dare valore ad uno spazio adibito al transito, ripensandolo come un be-ne comune.Quando viene data l’opportunità agli artisti di contribuire alla rigenerazione urbana di un quartiere traendo spunto dalle idee de-gli abitanti, il non luogo di passaggio diventa un luogo d’unione. Infatti, durante la realiz-zazione del murale, abbiamo avuto modo di interagire con i passanti e di confrontarci con loro sulla vita di Gardolo e di Canova, oltre che sull’opera.Noi di Alchemica abbiamo tracciato questo percorso partendo dall’esperienza positiva dello scorso anno, quando insieme a Social Street San Pio X abbiamo realizzato un altro murale nel sottopasso adiacente alla rotato-ria che unisce Via Degasperi e Via Ghiaie.
[continua in pagina 2]
“Tenir ensema la zentl’è n’opera de misericordia”
rale del turismo, sport e tempo libero. Come giornalista, ha depositato molte esperienze italiane in circa 600 articoli. A cavallo del secolo, è diventato finalmente Parroco, senza mai abbandonare però la sua grande passione per la musica.
DON BEPI E IL FASCISMO - Don Bepi ha passato l’infanzia sotto il Fascismo, ed ha conosciuto una scuola molto diversa da
quella che conosciamo noi: per esempio non si studiavano a memoria le poesie, ma si im-paravano i discorsi del Duce, Benito Musso-lini. Ed erano discorsi di pura propaganda. Il duce voleva dare “un posto al sole” all’Italia, conquistando un Impero coloniale, vale a di-re occupando dei territori in Africa (Libia, So-malia, Eritrea ed Etiopia). A scuola si studiava la geografia dell’esercito Italiano che progre-
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Il nostro obiettivo per il futuro è quello di promuovere nuovi progetti di rigenerazione urbana e arte partecipata, auspicando in un finanziamento in grado di retribuire gli artisti e di sostenere le spese per i materiali e l’or-ganizzazione.
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2 NORDdiTrento e... in Piazza a GARDOLO
“A NORD DI TRENTO”Periodico bimestrale iscritto al Registro Stampan. 1367 del Tribunale di Trento, in data 31.07.2008
PROPRIETÀAssociazione culturale “IL GRUPPO”Via Caproni 15, Roncafort (TN)[email protected] - www.ilgrupporoncafort.org
DIRETTORE RESPONSABILEUgo Bosetti
REDAZIONEc/o Anna Mussi (0461.420577)
RESPONSABILE PUBBLICITÀGianni Angelini (0461.993046)
IN REDAZIONERenato Beber, Maria Giovanna Conci,Franco Faes, Alberto Mattedi,Anna Mussi, Luisa Nicolini,Alessandro Serra
TIRATURA/DIFFUSIONE 5000 copie
REALIZZAZIONE GRAFICA E STAMPA litografica - Trento - [email protected]
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NORDdiTrento e... in Piazza a GARDOLO
[da pag. 1 TENIR ENSEMA LA ZENT...]
diva nella conquista delle colonie e invadeva casa d’altri senza alcun diritto. Sullo sfondo del nostro insegnamento scolastico quindi ci doveva sempre essere la cultura fascista.
DON BEPI E LA MUSICA - Grosselli si è av-vicinato alla musica grazie al padre che era direttore del coro parrocchiale e voleva che il figlio seguisse la sua strada. L’organista del suo paese gli ha insegnato le prime note che sono state la chiave per farlo appassio-nare alla musica. Alle medie ha conosciuto un grande musicista: Monsignor Celestino
DON BEPI E LA MONTAGNA - L’amore per la montagna è cominciato grazie al padre. Il primo viaggio in montagna, la prima escur-sione sono stati significativi per iniziare ad appassionarsi a questo paesaggio. Il primo lungo viaggio è stato partendo da Fai della Paganella dove, insieme al padre, è arrivato fino al lago di castel Toblino. Fu pro-prio da questa lunga e faticosa camminata che cominciò per lui un percorso molto ap-passionante. Ovviamente però, non bastava essere affascinati: serviva essere “istruiti” al mondo montanaro e a tutti i pericoli che si correva: cominciando anche dall’indossa-re le giuste scarpe. È da qui che comincia
Papa Paolo VI: con cui doveva scrivere una lettera enciclica sui problemi della cultura operaia. Papa Wojtyla: quando aveva accompagnato il coro della SAT a Roma in un udienza privata. Aldo Moro: quando era in ferie a Predazzo e lo aspettò col coro Lagolo all’uscita della messa, cantando per lui e facendolo poi incontrare con i ragazzi del campeggio a Bellamonte.
PRESENTAZIONE CONCERTO - Al concer-to abbiamo presentato tre dei brani arran-giati da Don Grosselli, che abbiamo deciso di interpretare perchè durante l’anno abbiamo trattato in diverse discipline vari temi come
Le slide successiveillustrano la serata conclusiva
del nostro percorso.
l’immigrazione, la Resistenza al Nazifasci-smo in Italia, le lotte per i diritti degli operai.Oltre a queste canzoni abbiamo anche ese-guito alcuni pezzi sempre attinenti al tema affrontato.
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Eccher. Ed è proprio alle medie che ha rice-vuto dal padre il primo libro di musica. Poi è andato avanti da solo. Durante la sua vita, Don Bepi fonda circa 20 cori. Ci dice infatti: “Dove arrivavo mettevo sempre un coro perché era un modo per riunire la gente”.Il primo coro Cortina all’Adige è composto da soli italiani ma, con il passare del tem-po, riesce anche a riunire italiani e tedeschi. L’attività in questo campo prosegue per tutta la sua vita: la “Corale Bella Ciao” è diventa-ta nel tempo un laboratorio per i canti del lavoro,dell’emigrazione, dei partigiani e delle donne, portando una diversità dentro l’arci-pelago dei cori trentini: infatti racconta sto-rie che grondano sudore e sangue; canta la gente che domanda pane e libertà; scuote le coscienze.
per lui un percorso tra i boschi che lo affa-scinerà per tutta la vita. In questo percorso coinvolgerà nel tempo i giovani e i ragazzi che lavoravano nel mondo operaio, organiz-zando campeggi estivi ed escursioni.
DON BEPI E GLI OPERAI - Giuseppe Gros-selli non è stato un operaio (a Trento il ve-scovo Gottardi aveva permesso a due sacer-doti di diventare preti-operai), ma prete degli operai e cappellano delle fabbriche di Trento. Le industrie erano arrivate anche in Trentino (Michelin, Italcementi, Sloi, Sala, Clevite, La-verda, Carbochimica, Ferriera). Andava nella fabbriche per conoscere la cultura operaia e per evangelizzare gli operai insegnando loro il valore della preghiera. Come prete erano tre le sfide: esserci con gli operai, per dimostrare che Cristo e la Chiesa non sono contro le loro aspirazioni di giusti-zia e di equità; far passare nella Chiesa, di stampo conservatore, i valori del Movimento Operaio; introdurre questo messaggio nella sensibilità operaia. Ciò significava crescere assieme nell’amore verso tutti a partire dagli ultimi. Una volta, a Pasqua, ha celebrato la messa in 22 fabbriche del Trentino; era un modo per dare un senso religioso alla vita in fabbrica, alla fatica, alla sofferenza, al peso del lavoro.
DON BEPI E LE DONNE - Ha dimostrato in-teresse specifico per le donne nell’assistenza spirituale ad alcuni gruppi: le lavoratrici-Colf, le apprendiste “Leve del lavoro”e i gruppi-operaie, guidate da Giuseppina Bassetti. Nel 1966 diventa assistente provinciale del-le ACLI e Delegato diocesano per la Pasto-rale del Lavoro.
DON BEPI E… - Le persone più importanti che Don Grosselli ha conosciuto nella sua vita sono stati due Papi e Aldo Moro.
Trento, 22 maggio 2017...nasce oggi l’associazione“Trento Consumo Consapevole”che riunisce 13 Gruppi di AcquistoSolidale della città di Trento.
Con questo passo, che suggella un percorso in-formale di cinque anni, l’Associazione si pone
co me rappresentante dei consu-matori consapevoli sostenendoscelte di acquisto e consumo ispi-rati a principi di solidarietà, so-brietà, sostenibilità ambientale, salubrità. Il primo appuntamen-to promosso ha inteso contribuire al dibattito che sta animando la nascita del Biodistretto della città di Trento e che ha visto appuntamenti dedicati in occasione del Festival dell’Economia e dell’OltrEconomia Festival. In particolare sabato 3 giugno alle ore 11.00 nell’ambito dell’OltrEconomia Fe-stival al parco Santa Chiara la neonata as-sociazione ha promosso il dibattito “Nutrire Trento. Patto virtuoso fra produttori agricoli
“Trento Consumo Consapevole”
e consumatori” che ha visto Manuela Gualdi (Segreteria del tavolo Economia Solidale), Alessandro Zanon (Associazione Trento Con-sumo Consapevole), Geremia Gios (Diparti-mento di Economia e Management UniTN),
Giuliano Micheletti (agricoltore biologico) e Roberto Stanchina (assessore Comune di Trento) moderati da Francesca Forno (Dipar-timento Sociologia e Ricerca sociale UniTN).La tavola rotonda ha inaugurato la festa dei Gas TrentoBio che è proseguita con la mo-stra mercato dei produttori biologici e forni-tori dei Gas dalle 14 alle 19, accanto a labo-ratori ed attività per bambini e adulti.
3| numero 44 | luglio 2017 |
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SpotForPeople 2.0La Sfera lancia la seconda edizione del progetto realizzato in collaborazione con le scuole superiori
ticolare sui campi del vide-omaking e del soundbran-ding. Il gruppo composto da sei studentesse dell’Istitu-to Rosmini di Trento è stato supportato da due profes-sionisti: Giulia Curti, foto-grafa e videomaker, e Ema-nuele Lapiana, esperto di marketing sonoro. Il risulta-to di questo percorso è un video che racconta l’essen-za della cooperativa La Sfe-ra: qualità, fiducia e rispetto per l’ambiente sono infatti tre degli elementi che caratterizzano l’operare della nostra or-ganizzazione. Il video può essere visualizzato sul sito della cooperativa. (http://www.la-sfera.org/spotforpeople-2-0/).
Ma che ne pensano le studentessedi questo percorso in cooperativa?Ecco i loro feedback...
“Questo progetto è stato molto importante fin dalla prima settimana perché non solo ho scoperto la cooperativa, ma anche la disciplina del marketing. Ho spesso sentito parlare di marketing, senza mai capire esattamente in cosa consistesse e questo percorso mi ha permesso di comprenderlo. Nel corso della seconda settimana abbiamo potuto mettere in pratica quanto imparato nei giorni precedenti progettando, facendo le riprese e montando il video. È stato molo divertente ma impegnativo.” (Francesca) “Mi sento molto soddisfatta; creare questo spot dal niente è stato difficile e faticoso. “Vabbè, dura solo un minuto e quaranta secondi” potrete pensare. Anche io prima di fare questo percorso la pensavo così, ma credetemi è davvero tanto impegnativo quanto
gratificante. Il tempo a disposizione non è stato tanto, ma grazie al lavoro di squadra ce l’abbiamo fatta! Un grazie enorme va a E manuele, Giulia e Tommaso; sono stati meravigliosi: disponibili, sorridenti, pazienti e unici. È stata un’esperienza più unica che rara.” (Mariachiara) “Quest’esperienza è stata altamente formativa, ho acquisito delle competenze in un ambito
– quello del marketing – che ha la capacità di impattare sulla quotidianità delle persone. Questo progetto mi ha anche permesso di conoscere una cooperativa sociale di cui apprezzo molto i valori e che è composta da dipendenti appassionati: nel sentirli parlare della cooperativa si capiva che queste persone credono molto negli obiettivi dell’organizzazione e credono che sia giusto impegnarsi per rendere il mondo un posto migliore.” (Vanessa) “Questo progetto mi ha aiutata a conoscere meglio la realtà de La Sfera, che prima non conoscevo così nello specifico. Vorrei che il video che abbiamo creato permetta alla cooperativa di comunicare a tutti le sue qualità e i suoi valori.” (Ire-ne) “Grazie a questo progetto ho conosciuto la cooperativa La Sfera, ma anche gli ambiti del videomaking e del marketing sonoro. Sono soddisfatta del risultato del progetto, solo due settimane fa non avrei mai creduto di riuscire a produrre un video così.” (Elisabetta) “Questa attività è stata talmente bella e soddisfacente che probabilmente influenzerà le mie scelte future, ad esempio la scelta dell’università. Inoltre, dopo questa esperienza, guarderò il mondo del marketing in un altro modo, con occhio più “critico.” (Silvia)
SpotForPeople è uno dei progetti pro-posti a “Sfera Change Up”, concor-so di idee promosso dalla cooperati-va in occasione del suo ventennale di
attività. La prima edizione del progetto del 2015, dedicata ad un gruppo di sei studen-ti provenienti dal Liceo Rosmini e dall’Istituto Tambosi, ha voluto offrire ai ragazzi un per-corso di approfondimento dedicato al mondo della cooperazione, al qual è stata affianca-ta un’attività di formazione curata da un gio-vane regista professionista specializzato nel-lo storytelling di realtà operanti nel mondo del non profit e della cooperazione. Il percor-so proposto dal regista non solo ha consen-tito ai ragazzi di apprendere la tecnica dello storytelling, ma anche di metterla in pratica.Il successo della prima edizione e l’entusia-smo dei ragazzi coinvolti sono stati motivo d’orgoglio per la cooperativa, che ha dunque
deciso di riproporre per il 2017 SpotForPeo-ple 2.0. Il progetto formativo ha nuovamen-te coinvolto alcuni studenti nella realtà della cooperativa, da un lato dando loro una pa-noramica complessiva del funzionamento e delle dinamiche proprie di una cooperativa sociale e dall’altro consentendo loro di ap-profondire la tematica della comunicazione delle realtà non profit, focalizzandosi in par-
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mette alle organizzazioni umanitarie di raggiungere le regioni più bisognose. “La siccità non era inattesa”, dice Lyon. “Ma non c’è una rete di assistenza che
possa attivarsi per rispondere all’emergenza”. In più, certe informazioni non raggiungono chi più avrebbe bisogno di essere avvertito: “Se sei un contadino somalo non segui le previsioni del tempo stagionali della Columbia University”. Da questa premessa, dal circolo Acli di Gardolo e dall’associazione “Una scuola per la vita - ONLUS”, è partita una campagna di sensibilizzazione per una raccolta fondi finaliz-zata all’invio di provviste urgenti, per tentare di aiutare questo popolo in gravissime difficoltà di sopravvivenza. Per cercare di rispondere al-la crisi alimentare e siccità che sta colpendo la Somalia, è stato promosso un intervento uma-nitario di emergenza, che consiste nel fornire generi alimentari essenziali per garantire al-meno un pasto al giorno per almeno un mese a circa 36.000 persone domiciliate nella zona dove risiede la scuola che è stata costruita e sostenuta dall’associazione onlus italiana, che lavora in sinergia con un’associazione somala denominata “Associazione Madina Warsa-me”. Il circolo ACLI di Gardolo, il 17 giugno scorso, assieme all’associazione “Una scuola
NORDdiTrento e... in Piazza a GARDOLO
per la vita”, ha promosso una lotteria, a sco-po di raccolta fondi; in questa lotteria è stata messa in palio l’opera pittorica di natura mor-ta, gentilmente regalata dalla pittrice Gemma Nardelli Mosna. La partecipazione alla lotteria è stata significativa, a testimonianza del fatto che la solidarietà dei cittadini gardolòti è sem-pre viva e preziosa. La lotteria ha permesso di raccogliere circa 2500 euro, che sono stati consegnati all’associazione “Una scuola per la vita”, che userà tale contributo per aumenta-re le disponibilità finanziarie per acquistare le derrate alimentari che saranno inviate in So-malia nel corso del mese di luglio. Per conti-nuare con questo percorso di solidarietà e di vicinanza al popolo somalo, gravemente col-pito da questi eventi, il circolo Acli di Gardolo proporrà anche la consueta e ormai tradiziona-le cena etnica, solitamente calendarizzata nel mese di novembre. Le attività del circolo Acli di Gardolo sono visibili on line sul blog www.acligardolo.blogspot.it
Marco Ianes
Da Gardolo alla Somalia, per solidarietà
Una nutrita folla ha partecipato alla serata Roncafort: uno sguardo sul quartiere organizzata giovedì 8 giugno, dall’Associazione Carpe
Diem e Centro Astalli Trento. Una sala gremi-ta, attenta e partecipe ha ascoltato il raccon-to di un lavoro di alcuni mesi di interviste sot-toposte agli abitanti del quartiere, raccolto poi in un documento distribuito ai presenti. Un la-
voro, quello svolto da Carpe Diem e Astalli in collaborazione con il Polo Sociale di Gardolo e Meano, che non si propone di essere com-pletamente esaustivo ma che vuole essere un punto di partenza e stimolo al dialogo e al con-fronto con gli abitanti. E infatti la serata non si è limitata alla descrizione dei dati raccolti. I presenti hanno avuto modo e spazio di espri-mersi, raccontarsi e raccontare il luogo in cui
abitano e lavorano. Un luogo a cui si possono trovare molti difetti e mol-te mancanze. Il vento, tanto per co-minciare; la mancanza di servizi e di luoghi di ritrovo. Un luogo che ha an-che molti vantaggi, però: tranquillo, verde, vicino alla città e ben colle-gato. O almeno così emerge anche dalle interviste svolte: 4 abitanti su 5 sono contenti di vivere a Ronca-fort, e consiglierebbero a qualcuno che sta cercando casa di trasferir-
si nel quartiere, un quar-tiere che piace ai propri abitanti, superando ogni stereotipo. Inoltre duran-te la serata, i partecipanti sono stati invitati a pen-sare delle iniziative per il territorio alla quali par-teciperebbero anche in prima persona, metten-do a disposizione il pro-prio tempo o che vor-rebbero veder realizzate nel quartiere, formulan-do delle proposte scritte da presentare a tutti.Il risultato dell’esperimento è stato molto inco-raggiante, le proposte emerse sono moltepli-ci: dalla riesumazione dell’evento Rockakfort, alla creazione di un tavolo di lavoro permanen-te composto dal Polo sociale, le realtà territo-riali e abitanti.
ACLI GARDOLONon v’è dubbio che vi siano parti del nostro mondo meno fortu-nate. Una di queste è certamen-te la Somalia, paese dell’Africa
Orientale, situato nel famoso Corno d’Africa. L’Italia ha un legame storico con questo Paese, avendola inserita come protettorato negli anni venti del secolo scorso. Nel 1969, il maggio-re Mohammed Siad Barre portò a termine un colpo di Stato e si insediò come presidente-dittatore, rimanendo in carica fino allo scop-pio della guerra civile (26 gennaio 1991). Da allora, nonostante numerosi tentativi, nessuna autorità o fazione è riuscita a imporre il proprio controllo su tutto il Paese. Nel settembre 2012, con l’elezione del presidente Hassan Sheikh
Mohamoud e con l’instaurazione di un governo stabile, il paese sembra defi-nitivamente uscire dalla guerra civile e ritornare alla normalità (cfr. Wikipedia). Se, dal punto di vista politico-amministrativo, la Somalia ha avviato un grande percorso di rinnovamento, sul fronte della vita quotidia-na rimane in gravi difficoltà per le frequenti siccità che tale nazione deve affrontare. Già nel 2010-2011 si era manifestata una grave siccità, che ha portato alla morte di almeno 250.000 persone, per la mancanza d’acqua e la distruzione quasi totale dei raccolti, con conseguente morìa di animali d’allevamento. In questo 2017 la situazione appare essere ancora più drammatica, con un’ulteriore sic-cità che appare addirittura più intensa della precedente. Nel 2016 le piogge primaverili sono state deboli e l’autunno disastrosamente arido. “Nella regione l’insicurezza alimentare è cronica”, spiega Bradfield Lyon, professo-re associato al Climate Change Institute del-la University of Maine. “Quindi anche piccoli cambiamenti climatici possono avere impatti enormi”. In Somalia l’irrigazione artificiale è praticamente inesistente e i contadini possono contare solo sulla pioggia. In più, la presenza delle milizie islamiste di al Shabaab non per-
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E non è finita qui. Le As-sociazioni Carpe Diem e Centro Astalli non han-no perso tempo e han-no organizzato 3 sera-te al parco di Roncafort con un programma ric-co di iniziative: animazio-ne per bambini, installa-zioni artistiche, pic nic comunitario, spettaco-li di giocoleria, esibizio-ni musicali...e molto altro ancora. L’evento tenuto-
si al parco di Roncafort venerdì 23, 30 giugno e 7 luglio non poteva che chiamarsi Si alza il vento, un vento nuovo che porta cambia-mento, partecipazione e voglia di prendersi cu-ra della propria comunità.
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Sono passati otto anni, prima che cominciassi a scrivere questa mia storia, che non sono altro che poche espressioni delle pagine della vita. Io ho 33 anni e
ho scelto giusto quel periodo perché c’é stato un grande cambiamento nel mio modo di pensare, e ogni volta che ci penso sento che è lontano dal mio modo di essere, e dal mio modo di pensare, dalla mia personalità, dai valori con cui sono cresciuto e da tutto quello che ho vissuto in tutta la mia vita, ma il come e quando sono approdato a quella mentalità, e al volerla applicare, ed all’impormi che non esiste un’altra linea di pensiero e di valori, più giusta e più diretta in questa vita, per me, per questo popolo, a questa sacra e giusta religione, all’umanità e da ogni persona che ha subito ingiustizia in questa vita. Cioè in breve ero arrivato a pensare che chi non seguisse questa linea di pensiero, è come se non esistesse e non meritasse di esistere. Questa mia storia ha avuto inizio quando nel 2005 mi sono trovato in una galera del mio paese, condannato per 10 anni, non dico ingiustamente, perché sicuramente 7 anni erano ben meritati, ma gli altri non so neanche io come me li hanno appioppati, e con tutta sincerità questo è il risultato di tanta ingiustizia e dell’indifferenza, e lo sfruttamento che sta subendo la classe media e lavoratrice che spesso non arriva
a guadagnarsi il pane giornaliero. Ma non è questo che rende la nostra vita quasi infernale, non è la povertà né il bisogno, anche se le difficoltà non sono insignificanti, ma noi abbiamo sempre ringraziato Dio e come tutti i popoli abbiamo la speranza nel futuro, ma quello che non accettiamo è la prepotenza, l’ingiustizia e lo sfruttamento di tutti quelli che hanno il potere e che lo stanno usando con cattiveria e tecniche infernali. E così la nostra vita era un inferno. E così mi sono trovato in galera, quello strano mondo, per quanto mi riguarda non era la mia prima volta ma era il più grande periodo passato dentro, e solo allora ho conosciuto veramente quello strano spaventoso e duro mondo imposto. Sì, perché la cosa più spaventosa era l’imposizione di dover subire le prepotenze dei nostri carcerieri, i loro bastoni arrivavano a toccare chiunque, piccoli, grandi, deboli e forti, in solo rivolgerti a dio. E cosi cominciò il cambiamento nel mio modo di pensare, mi ero stancato dell’ingiustizia degli altri e della mia ingiustizia contro me stesso, avevo la nausea di tutti quei metodi di tortura che usavano, sia quelli corporei che quelli psicologici, che la mente umana non riesce a sopportare e che rattrista il cuore. Il solo fatto di vedere e sentire le lamentele dei torturati, figurati quando tutto questo lo subisci in prima persona sul tuo corpo. E in tutto questo ho
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Ho rischiato di diventare un terrorista - 1a PARTE -
trovato delle persone che mi davano asilo dentro quel carcere, ho trovato persone pazienti malgrado tutto quello che subivano. Le vedevo rivolersi a dio con tutte le loro preghiere giornaliere, in tutto quello che facevano e devo sempre delle forme di preghiera, e visto che avevo peccato troppo nella mia vita, in loro ho trovato una scappatoia dai miei misfatti e ho cominciato pian piano ad avvicinarmi e a mischiarmi con loro, anche se la cosa presentava molte difficoltà visto i controlli rigidi dei nostri carceriere, che per di più erano molto diffidenti nei confronti di tutti quelli che erano in galera. Era noto che chi in galera dava delle soffiate o informazioni anche false godeva di tanti privilegi, per questo la loro fiducia negli altri era quasi nulla. Pian piano ero riuscito comunque a scalfire un pochino la loro diffidenza e a guadagnare un po’della loro fiducia, insistevo nel volermi avvicinare a loro perché mi dicevo che se non fossero nel giusto e le loro idee non fossero nel giusto, non ci sarebbe stato tutto questo interesse, e se non fossero niente d’importante allora perché avrebbero dovuto avere tutta questa paura di loro? Tutte queste possibilità hanno fatto sì che la mia curiosità crescesse sempre più spingendomi ad avvicinarmi a loro e alle loro idee, ogni giorno sempre di più. Il mio avvicinarmi a Dio era per loro come un visto per entrare
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fra di loro ed essere ammesso nella loro ristretta cerchia, sentivo che Dio non era contento di me, e ho trovato l’occasione per pregarlo; per leggere di più il corano, per fare il digiuno e fare tutto quello che avrebbe accontentato me il mio Dio, tutto questo mi faceva dimenticare le condizioni e il posto in cui mi trovavo. La mia posizione si rafforzava sempre di più dentro la loro cerchia, e il nostro comune odio verso il nostro carceriere e verso le cause chi ci hanno portato in quel posto, ma soprattutto verso quel governo maledetto ed i suoi complici nella tortura della gente. Odiavamo anche tutti quelli che mancavano nei loro doveri verso dio. La mia mentalità cambiò radicalmente e addirittura vedevo che solo questi miei nuovi fratelli erano nel giusto, ed in nessun giorno mi venne il minimo dubbio sulla giustezza e sulla veridicità della nostra causa, mi avevano inculcato l’idea che tutti quelli che deviavano della legge di Dio e dalla sua sharia meritavano la morte per decapitazione. Sono arrivato al punto che quando ricevevo visite dai miei famigliari iniziai a fare loro delle richieste strane e bizzarre per me, vista la vita che facevo prima, come il mio insistere che cambiassero il loro modo di vestirsi, fino ad arrivare al punto non di chiedere lasciare il suo lavoro, che consisteva nel vendere le sigarette dentro un piccolo chiosco, perché le sigarette fanno male alla salute e tutto quello che fa male era peccato.
Il Centro Astalli Trento Onlus è una delle cinque sedi italiane del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati- JRS. Da dodici anni è impegnato in numerose attività e servizi che hanno l’obiettivo di accompagnare, servire e difendere le persone che arrivano in
Trentino in fuga da guerre, fame e violenze. A fianco di questa cura quotidiana verso i richiedenti asilo e i rifugiati, i progetti nelle scuole e i vari eventi di sensibilizzazione cercano di essere uno strumento con cui il Centro Astalli fa conoscere all’opinione pubblica e agli studenti delle scuole elementari/medie/superiori chi siano i rifugiati, le loro storie, e le motivazioni per cui scappano dai loro Paesi d’origine. L’ottica è sempre quella di riscoprire l’umanità e la singolarità di ogni persona dietro alle teorie media-tiche, superando i titoloni dei giornali e gli stereotipi. L’accompagnamento dei rifugiati e la condivisione delle loro esperienze sono quindi il cuore dei servizi del Centro Astalli Trento: da quelli di prima accoglienza per i nuovi arrivati fino alle attività di inserimento lavorativo e a quelle di advocacy presso le istituzioni. Sulla spinta di questo impegno, nell’aprile 2016 è stato aperto l’alloggio Ca’ So.la.re (Solidarietà, Lavoro, Relazioni): grazie ad un finanziamento del Centro Servizi Volontariato (CSV), si è potuto accogliere ed accompagnare quattro donne ed il figlio minore di una di esse presso il quartiere di Roncafort a Trento Nord. Per Astalli Trento, quell’appartamento è il luogo da cui tutto iniziò: alla fine degli anni ’90 il padre gesuita Giovanni Fantola apriva la porta di una nuova casa per alcuni titolari di protezione internazionale provenienti da Roma e in cerca di un lavoro al Nord, chiamandoli sempre per nome e cognome. Oggi, ci sareb-be bisogno del suo sguardo profetico per scoprire cosa siamo diventati: un confuso Paese d’arrivo e di transito per i pochi migranti forzati che arrivano qui da un orizzonte in guerra permanente, dove la maggior parte dei profughi vive in una tenda a poca distanza da confini sigillati. Sulla scia di quella storia e del nostro attuale presente, Ca’
Centro Astalli: bella realtà del nostro territorio!Solare viene definito un progetto “di terza accoglienza” perché chi ne usufruisce ha ormai concluso il percorso di accoglienza ministeriale, in SPRAR (Sistema di Protezio-ne per Richiedenti Asilo e Rifugiati) o in AS (Accoglienza Straordinaria). A queste per-sone, il Centro Astalli Trento intende garantire una transizione morbida verso la piena autonomia attraverso un lavoro basato sulla relazione di fiducia, un affitto agevolato ed un sostegno lungo un anno in modo da mettere in connessione le persone accolte e che hanno deciso di stanziarsi in trentino, con i vicini, le realtà associative dei din-torni e i punti aggregativi del quartiere. Ma Ca’ Solare non è un’isola o un bel progetto a sé stante; ci sono altri due appartamenti femminili all’interno della circoscrizione di Gardolo: uno a Canova nell’abito dell’Accoglienza Straordinaria, ospitante 3 donne e un minore, e un altro a Roncafort con tre donne in Sprar. E ci sono anche i progetti di terza accoglienza a Mattarello, a Villa Sant’Ignazio presso la Casetta Bianca e a Villa Montagna. Il Centro Astalli sta investendo in questi progetti perché insegue le orme di padre Fantola e di quanti hanno creduto e credono che l’unico modo per affrontare il futuro sia camminare tutti insieme: chi sta arrivando in Italia non è semplicemente una persona da accogliere secondo i canoni dei trattati internazionali, dei diritti umani e dei doveri costituzionali - è innanzitutto una persona e come tale è una ricchezza composta da un volto, una storia e molti talenti. Non possiamo rischiare di ghettizzare, di dividere e di costruire un domani fatto di malta, calcestruzzo e diffidenza - oggi stesso possiamo piuttosto metterci in gioco con queste donne, con i loro vicini di casa. L’impegno è contribuire allo sviluppo e all’attivazione del quartiere nel suo complesso, facendo sì che l’arrivo di persone da altri paesi porti ad interrogarsi e a stimolare – anziché ad irrigidire – le comunità. In questa direzione, Ca’ Solare diventa anche una previsione del tempo e nell’attesa il Centro Astalli Trento balla sotto la pioggia.
Gentilmente concesso dalla Redazione di “Dentro”,voce della Casa Circondariale di Trento
PROGETTO CA’ SOLARE Ca Solare
6 NORDdiTrento e... in Piazza a GARDOLO
posto sui sedili anteriori se non usano dispositivi omologati; sempre i 12 anni e di altezza fino a m. 1,35, occupanti i sedili posteriori hanno l’obbligo di seg-giolini. Casco: obbligo per tutti sulle moto e, per i minori di 16 anni, anche sulle bici. Telefono: vietato l’uso alla guida, permessi i kit viva voce o auri-
colari. Pedaggio autostradale: si paga su tutte,mentre solo su certe statali e per attra-versare alcuni ponti o tunnel. Fari: di giorno vanno sempre accesi dall’ultima domenica di ottobre all’ultima di marzo. Multe: il condu-cente straniero deve pagare subito in contanti.
Dotazioni di bordo: un gilet retroriflettente e un triangolo, mentre per chi traina una rou-lotte o rimorchio occorrono due triangoli. In caso di incidente: l’intervento della Polizia è obbligatorio, accordarsi con la controparte può essere considerata fuga e sanzionato con 945 euro. In caso di emergenza: formare il 112, la polizia è contattabile anche da cel-lulare straniero allo 020192. Gomme da neve: spessore minimo 4 mm, utile avere al seguito catene.
AUSTRIA: velocità massima 130 orari in autostrada, fuori città 100 orari e 50 in città.
Gomme da neve: servono su tutte le ruote,
con battistrada minimo di 4 mm. utile avere sempre catene a bordo. Tasso alcolico: 0,5 grammi per litro di sangue come da noi, scende a 0,1 per neo patentati, per due anni, per i conducenti professionali e conducenti di ciclomotori, sotto i 20 anni; non tollerato l’uso di sostanze stupefacen-ti alla guida. Fari: vanno accesi anche di giorno; le multe vanno pagate subito in con-tanti; in caso di emer-genza formare il 112.
Vignetta: serve per entrare in Austria, può avere validità di 7 gior-ni, di due mesi o annuale. Casco: obbliga-torio non solo per la guida di moto ma anche per viaggiare in bici. Cinture di sicurezza: obbligo come da noi, per i minori di 14 anni e di altezza inferiore a m. 1,50 obbligo di seg-giolino o adattatori.
FRANCIA: si viaggia a 130 km/h in au-tostrada, scende a 110 in caso di pioggia, a 90 orari fuori città, scende a 80 se piove. Gomme da neve: battistrada minimo di 3,5 mm, consiglio di avere anche le catene a bor-do. Tasso alcolico: come da noi, scende a 0,2 grammi per litro di sangue, per i con-
ducenti professionali; non tollerato l’uso di sostanze stupefacenti alla guida. I bimbi sino a 6 mesi è possibile sistemarli sui sedili anteriori solo su apposito seggiolino, previa disattivazione dell’airbag, mentre gli altri bam-bini sino a 10 anni, possono prendere posto
sui sedili posteriori con seggiolino. Le mul-te lievi vanno pagate in contanti. In caso di emergenza: chiamare sempre il 112. In ca-so di incidente: senza feriti si consiglia di com-
pilare la constatazione amichevole; chiamare la Polizia se vi sono feriti; casco obbligatorio sulle moto; a bordo si deve avere a disposizio-ne un etilotes monouso. Fari: accesi anche di giorno. In moto: dal 20/11/2016, è scat-tato l’obbligo di usare guanti da motociclista omologati, l’inosservanza comporta una multa di 68 euro.
Attenzione: le norme suddette possono essere modificate nel tempo, utile informarsi, anche su internet.
Giovanni Corazza
CROAZIA: molto gettonata turisticamen-te, si viaggia a 130 km/h in autostrada, a 110 sulle superstrade, a 90 fuori dai centri abitati, a 50 orari in città. I conducenti di età inferiore ai 25 anni, non possono superare i 120 km/h in autostrada i 100 sulle superstrade e gli 80 sulle extra urbane, salvo limiti inferiori.
Autocaravan e Caravan: i veicoli trainan-ti una roulotte, devono rispettare i limiti di 90 orari in autostrada e gli 80 sulle statali, nessu-na limitazione per gli altri veicoli assimilati sino a 35 ql di p.c. Guida in stato di ebbrez-za: la soglia massima di alcol è fissata in 0,5 grammi per litro di sangue, come da noi, per gli under 25 anni e per i conducenti professio-nali tasso zero; vi sono severi controlli anche per le ebbrezze da stupefacenti. Cinture di sicurezza e seggiolini: sono obbligato-rie le cinture sia sui sedili anteriori che dietro; i minori di 12 anni, non possono prendere
Utili
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ssociaz
ioni È arrivata l’estate. Consigli utili per viaggiare
nei vicini stati di Croazia, Austria e Francia
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Il Coro Alpino Trentino di Gardolo, nel 2017 festeggia i suoi primi cinquant’an-ni. Diverse sono le manifestazioni in programma nel corso dell’anno. Il primo
evento di grande successo e prestigio è stato il concerto del coro SAT tenutosi nella chiesa
di Gardolo lo scorso 25 febbraio. Davanti ad un pubblico attento ed entusiasta il coro Sat ha regalato alla comunità di Gardolo un con-certo, per omaggiare i 50 anni del Coro alpino Trentino. Una serata indimenticabile, che ha visto dapprima protagonista il Coro di Gar-
dolo con 3 brani, che ha lascia-to lo spazio ad un concerto della SAT, con 20 brani classici del suo repertorio. La chiesa era gremita ed il pubblico, in religioso silenzio ha ascoltato le voci perfettamente amalgamate del coristi SAT, diret-ti dal maestro Mauro Pedrotti. La manifestazione è stata presentata dalla scrittrice e giornalista-Anto-nia Dalpiaz ed è stata resa pos-sibile grazie alla disponibilità del parrocco Don Claudio.
Dopo questo entusiasmante evento, e dopo aver cantan-to recentemente a Campo-denno e a Martignano, per il Coro Alpino Trentino si pre-annuncia un calendario fitto di importanti impegni: 22 aprile partecipazione al Fe-stival dell’Etnografia Trentina al museo di San Michele; 27 e 28 maggio trasferta ad Altdorf, per i 40 anni del gemellaggio del Coro con la locale sezione di alpinisti tedeschi; 21 luglio concerto nella piazza di Levico Terme; 5 agosto concerto nella chiesa di Capriana; Mostra fotogra-fica a “Tut Gardol ‘n festa” e presentazione C/Dv del 50°; 18 settembre incontro in Val di Vizze, con gli amici di Altdorf; 21 ot-
CORO ALPINO TRENTINO DI GARDOLO... 50 anni di canti
tobre concerto-ricordo del 50° nel teatro di Gardolo, al quale saranno invitati soprattuto gli ex coristi che nel corso di questi 50 anni, hanno dato il loro importante contributo per i successi del Coro.
Tiziano Mattedi
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7| numero 44 | luglio 2017 |
ARNICA montana
L’Arnica montana appartiene alla fa-miglia delle Compositae, detta anche tabacco di montagna, margherita di montagna, piantagine delle Alpi. Cre-
sce nei pascoli alpini e nei boschi dei Pire-nei, della Siberia, e dell’Europa centrale in Germania e in Svizzera. In passato è stata molto usa-ta come rimedio esterno per i dolori muscolari e per via interna contro la gotta e la dissenteria. Oggi vie-ne usata solo dal punto di vista omeopatico (la pianta deve essere fatta macera-re e la tintura madre deve essere diluita e succussa). La pianta omeopatizzata è molto conosciuta come rimedio di pronto soccor-so per i traumi contusivi soprattutto dei tessuti molli e le loro conse-guenze, ammaccature, scuotimenti, grandi
Omeop
atia
Fitoterap
ia
sforzi fisici, strappi muscolari, prima e dopo un’operazione chirurgica, emorragie, disturbi da shock mentale e fisico, parto complicato. Quindi viene usata dopo un incidente, un intervento, un lutto o una terapia odontoiatrica e anche
negli esiti acuti e cronici di uno shock traumatico specialmente in presenza di emorragie, contusioni, edemi e forti dolori. La sensazione è quella di do-lore come di ammaccatu-ra o da percosse su tutto il corpo o in parti specifiche, come se il letto fosse trop-po duro e si dovesse cam-biare spesso la posizione. Può essere utile anche in caso di “occhio nero” o quando entra un corpo
estraneo nell’occhio. Efficace nei dolori artri-tici, da distorsioni e strappi che causano livi-
di, infiammazione e ipersensibilità, controlla il gonfiore (edema) e il dolore conseguenti allo strappo dei ligamenti o a una frattura, i dolori muscolari legati ai crampi, alla man-canza di allenamento fisico o a uno sforzo eccessivo. Il malato ha il capo caldo e il corpo freddo se i traumi sono particolarmente gravi o nel corso di malattie infettive come la scar-lattina, il tifo e la malaria. Si sente spossato, è ipersensibile, ha timore di essere avvicinato e tende a negare la malattia ignorando la gra-vità delle sue condizioni. Le escrezioni, come
il sudore, le feci, i flati, hanno odore putrido di uova marcie, l’alito è fetido. Evita con terrore ogni movimento che interessi la parte ferita e non vuole essere
toccato nonostante abbia bisogno di essere soccorso. Allontana chi presta loro aiuto e vuole essere lasciato in pace. I sintomi chia-ve che guidano alla scelta del rimedio sono: traumi, contusioni, dolori post operatori o post parto, sensazione di dolore come dopo aver ricevuto percosse, tendenza a negare la ma-lattia. L’arnica è quindi il rimedio elettivo per traumi grandi e piccoli.
a cura della Dott. Angela [email protected] - cell.3383166787
...sulla vista
Il mirtillo nero è un arbusto appartenen-te alla famiglia delle Ericaceae, diffuso in tutti i territori montani a substrato siliceo dell’emisfero settentrionale. In Italia cre-
sce spontaneo nei boschi delle Alpi e degli Ap-pennini fino a 1000 m di altitudine. Il mirtillo è molto sensibile alla siccità, predilige terreni ben drenati, sciolti ed acidi (pH 5); la pianta sopporta bene il freddo invernale ma si consi-glia di coltivarla in luoghi protetti per ridurre il rischio di gelate che potrebbero compromet-tere il raccolto. In fitoterapia si utilizzano sia le foglie che i frutti. Dal punto di vista chimico, le principali molecole contenute nei frutti sono: i tannini, i glicosidi antocianici, i flavonoidi (es. iperoside, quercitoside), gli zuccheri e gli acidi organici, mentre nelle foglie si trovano spiccate quantità di proantocianidoli, catecolo ed in misura mi-nore alcaloidi ed acidi organici. Gli antocianosidi, seppur scarsamente biodi-sponibili, determinano effetti antiedematosi e vasoprotettrici molto importanti all’interno dell’organismo. Queste sostanze hanno la capacità di inibire le elastasi, le collagenasi, l’aggregazione piastrinica, la sintesi di trom-bossano A2 e la degradazione dell’AMP-c. Quindi possono essere utili in diverse condi-zioni: - migliorare l’elasticità dei tessuti e della pelle trattamento degli stati edematosi e nell’insufficienza venosa prevenire la cardiopatia ischemia contrastare invecchiamento neuronale.
Tuttavia gli effetti più importanti del mirtillo si esplicano a livello oculare; infatti gli antociani (es. cianidina, delfinidina, pelargonidina, irsutidina, ecc.) facilitano la rigenerazione della ro-dopsina e migliorano notevolmente l’acutezza visiva, soprattutto in caso di scarsa presenza di luce. L’estratto di mirtillo si è dimostrato ef-ficace nella miopia, nella cataratta, nel glau-coma e nelle retinopatie diabetiche. Inoltre l’azione stabilizzante sul microcircolo oculare può trovare applicazione per migliorare le condizioni di fragilità vascolare nei fumatori oppure nei pazienti affetti da aterosclerosi o retinopatie ipertensive. Dosi giornaliere raccomandate: estratto stan-dardizzato al 36% di antocianine: 400 mg/die; tintura madre: 40 gocce da assu-mere 3 volte al giorno; estratto fluido: 60 gocce al giorno.
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CANOVERI de SOTO “l’acqua”
Ancora una volta si è purtroppo ripetuto il fatto della tracimazione del “Lavisot”
a Canova via Bassa. Ciò non si può più considerare straordinario in quanto già verificatosi più volte con enormi disagi e danni di noi Canoveri de Soto, vedi garage con 3040 cm di acqua. Siamo si “Canoveri de Soto” ma questo non vuol dire che dobbiamo considerare normale questo tipo di situazione e nemmeno essere allagati ogni qualvolta arrivi un temporale. Sembra che le nostre rimostranze, presentate anche agli organi di pronto intervento, peraltro sempre disponibili e gentili, siano rimaste sempre senza alcun riscontro da parte degli organi preposti. Abbiamo fatto notare come pro
babilmente sarebbe sufficiente erigere un muro non più alto di 3040 cm di argine sulla curva del “Lavisot” che in quel punto vista la velocità e la portata d’acqua tracima ogni qualvolta si verificano delle abbondanti precipitazioni, invadendo data la contropendenza, via Bassa. Questa è solo un’idea ma ci potranno essere sicuramente altri interventi che i tecnici del comune sono in grado di trovare e pianificare. Sono stati fatti anche degli interventi all’alveo del “Lavisot” risultati poco efficaci, in quanto ritenuti insufficienti per la poca profondità dello scavo effettuato. A quando uno studio profondo da parte del Comune? A quando una soluzione definitiva? Quanti temporali dobbiamo ancora sopportare prima di essere presi in considerazione? Attendiamo fiduciosi.
(Diego Celva)
SOLUZIONE CRUCIVERBA A PAGINA 12
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Fitoterapia: gli effetti del MIRTILLO
Ho letto con attenzione l’articolo riguardante i nuovi centri commerciali a Trento nord fir
mato Rinaldo Conotter e sento di condividere ampiamente le sue riflessioni Boom di ipermercati, negozi e urbanistica ... migliaia di metri quadrati commerciali affidati a catene a livello nazionale Io non sono in grado di entrare nei particolari, ma cosi a primo acchito non trovo benessere per il cittadino. Condivido l’idea di desolazione per Trento nord e di mio aggiungerei anche Trento nord/ovest perché frequentando la Strada Gardesana, già via Brescia, carica di traffico, faccio notare che la zona scarseggia di autobus e è priva di marciapiedi per recarsi in città. Comunque voglio essere fiduciosa augurando buon lavoro a tutti.
(Loredana Banal)
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VSi tratta di una via di intitolazione recentissima seppur esistente dai tempi della bonifica del fondo val-le dell’Adige. Fino ad una decina di
anni fa infatti non era che un viottolo di cam-pagna tra Melta e Canova (Paiari) assediato da sparzere, mais e tanti pomari. Percorrerla significava un’immersione nei profumi e nei colori della natura. Poi il Comune pensò bene di trasformare l’area nel forse più bel parco di Trento, attrezzato con un percorso vita, tanto
25 aprile dunque data simbolica e reale del rifiorire della democrazia partecipativa poiché quel giorno si misero le premesse di scelte de-terminanti: referendum del 2 giugno 1946 per monarchia o repubblica con le donne per la prima volta al voto, poi la proclamazione della Repubblica Italiana, la stesura definitiva della Costituzione e le elezioni del ‘48. Il 22 aprile dell’anno seguente, in previsione del primo anniversario dell’insurrezione, il presidente del Consiglio, el valsuganoto Alcide De Gasperi, fece firmare al principe Umberto II, allora luo-gotenente del Regno d’Italia e figlio di quel re Vittorio Emanuele II che l’otto settembre ’43 aveva ben pensato di mettere al sicuro i propri quarti reali (le chiappe!), il seguente decreto legislativo: «A celebrazione della totale libera-zione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale». La ricorrenza ven-ne festeggiata anche l’anno dopo e di nuovo nel ’48 sicché al Parlamento non restò che ufficializzarla stabilmente come festa naziona-le con la legge 260 (“Disposizioni in materia
verde, campi sportivi, un laghetto e perfi-no un buon ristorante. E il viottolo? Diven-ta una vera strada asfaltata di servizio al parco con marciapiedi, illuminazione, stri-sce pedonali ecc… Per il nome il Municipio pensò al 25 aprile 1945, una data da alcuni esaltata, da altri trascurata e da altri ancora criticata come nella miglior tradizione italiana di dividersi su tutto. Essa, in ogni caso, è en-trata a far parte della storia del nostro Paese allo stesso modo della Spedizione dei Mille, dell’arrivo a Trento degli Italiani il 3 novembre, del referendum pro Repubblica, di tangento-poli ecc... Quel giorno il Comitato di Libera-zione Nazionale Alta Italia con sede a Milano proclamò l’insurrezione contro i nazifascisti dando disposizione a tutte le forze partigiane di attaccare i presidi fascisti e tedeschi e co-stringerli alla resa. Ordinò anche la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti, incluso il cavalier Benito Mussolini poi effettivamente fucilato con la sua morosa Claretta tre giorni dopo (storiaccia da Novella 2000!) e appeso per i piedi a Milano. Il 1º maggio tutta l’Italia settentrionale (Trento il 3) era liberata e ven-ti anni di dittatura fascista e cinque anni di guerra finirono confinati nei libri di storia. Il
di ricorrenze festive”): «Sono considerati giorni festivi, agli effetti della osservanza del completo orario festivo e del divieto di compiere determinati atti giuridici, oltre al
giorno della festa nazionale, […] il 25 aprile, anniversario della liberazione». E da noi? La maggior parte dei caduti, circa 120, si ebbe tra il 25 aprile e il 5 maggio 1945 perlopiù a Stramentizzo, Molina di Fiemme, Riva e Arco. Partigiani, ex militari italiani, sbandati tede-schi, ex prigionieri di guerra e civili cercarono di contrastare il ripiegamento germanico ma si scontrarono con una dura resistenza che cessò definitivamente solo il 5 maggio. Nella zona di Gardolo non ci furono azioni partigiane significative. Da citare però un episodio da bri-vidi raccontatomi personalmente dal compian-tissimo Sabino Uber: all’aeroporto di Roncafort i tedeschi revisionavano gli aerei da guerra utilizzati sul fronte italiano. Tra gli addetti alle riparazioni un gardoloto che riuscì almeno in un’occasione a sostituire con segatura la cari-ca propulsiva dei proiettili delle mitragliatrici di un caccia. Nonostante le ricerche, Sabino non scoprì mai il nome di questo audace e di lui e del suo coraggio testimoniano probabilmente solo queste poche parole.
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Storia Un po’ di storia di Gardolo attraverso le sue vie
Spesso abitiamo in vie o piazze intitolate a persone il cui nome non ci dice assolutamente nulla oppure trae origine da toponimi locali per
noi totalmente privi di significato. Un esempio a Trento Nord? via Giuseppe Tosetti, via Gaspare Crivelli, via Crosare, via Giarete... Da qui la proposta di Fabio Giacomoni: presentare il “titolare” (con attenzione speciale ai Gardoloti!), il perché, il dov’è e il cos’è di una via o piazza di Gardolo, Roncafort, Canova ecc.. ed il motivo di tanto riconoscimento! Questa volta tocca a Via 25 Aprile, strada da Melta a Canova (ex Paiari).
a cura di Ugo Bosetti
ORIZZONTALI: 1- Chierichetto (*). 7- Con-fortevole, comodo (*). 12- Famosa quella di Verona. 13- La bomba di Hiroshima. 15- Procacciatore, chi esegue commissioni, traf-ficone (**). 17- Galli, maschi di galline. 18- Anonima Alcolisti (sigla). 19- La Santa del 4
dicembre. 20- Povera, poveretta (*). 21- Si tira col righello. 23- Fazzoletto (*). 25- Si ac-cende in chiesa. 26- Il primo pronome perso-nale. 27- Viveva nel paese delle meraviglie. 29- Animale pennuto da cortile (*). 32- Ma-niglia per porte (***). 33- Trenino con fermata
CRUCIVERBA “italo-trentino-gardoloto” a cura di Ugo Bosetti
in piazza a Gardolo. 36- L’ultimo d’Italia fu Umberto 1° 37- Dentro l’esca per il pesce. 38- Esse, loro (*). 39- Dopo il bis. 41- Lente per occhiali (*). 43- Bordo, margine. 45- Me-tallo per paioli. 47- Dove, in che posto? (*). 48- Ieri sera (*). 51- Quartieri di una città. 52- A briscola carta senza valore(*).VERTICALI: 1- Zampa di animali (**). 2- Sbagliare. 3- Colpevole. 4- Rimpinzato di cibo, satollo (**). 5- Grembo, (**). 6- Taglio (*). 7- Finché batte va tutto bene! (*). 8- Ma-schio, uomo (*). 9- Pochino, minima quan-tità (*). 10- Andare a zonzo, bighellonare
(***). 11- Tipo di pasta in lunghe striscioline. 14- Soffitta, sottotetto (**). 16- Sulle targhe di Salerno. 20- Riposare, tirar il fiato (*). 22- Irascibile, irritabile. 23- Fornaio (*). 24- Già, di già (*). 25- Baco da seta (**). 25- Divinità, feticcio, dio pagano. 28- Pirati, predatori dei mari. 30- Tra la “M” e la “O” (*). 31- Escur-sionisti Esteri (sigla). 34- Piacevole, grazioso, gradevole. 35- La indossa il prete durante le cerimonie. 40- Ex fabbrica di frigo e lavatri-ci di Spini. 42- Tuono (*). 44- (Lago (*). 46- Mano (*). 48- La targa dell’Esercito Italiano (sigla). 50- La Sacra Rota (sigla).
Ecco il cruciverba “misto” di parole in italiano e in dialetto trentino, in uso “da Besenel a quasi Mezlombart”. Poiché starete certamente “svaccanzando” da qualche parte, non inferiremo con parole spacazervel ma, bontà nostra, ne useremo poche di difficili o “in via di esitinzio-ne” (tipo la 1° e la 52°). Tranquilli, pagherete il conto a ottobre! Nota per i solutori: un aste-risco (*) per le parole dialettali di uso comune o difficiline, ad esempio la 13 verticale; due (**) per quelle utilizzate più raramente, come la 38 orizzontale; tre (***), tipo la quasi impos-sibile 23 verticale, per quelle ormai in bocca e orecchi di chi ha passato, ahilui, più volte gli “anta”! Grazie per la collaborazione a Rosy, Marco ed a chiunque volesse segnalarci qual-che parola dialettale ormai scordata scrivendo a > [email protected] < PS: Questi i testi principali utilizzati per la ricerca etimologica: “Vocabolario trentino – italiano” di Vittorio Ricci, 1904; “Dizionario dell’antico dialetto Trentino” di Aldo Bertoluzza, 1997; “Vocabolario della parlata dialettale contemporanea della Città di Trento” di Elio Fox; “Tracce tedesche nei dialetti trentini” di Giuseppe Osti (www.vivo-scuola.it); Vocabolario etimologico Pianigiani (www.etimo.it).