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27 U&C n.4 maggio 2011 dossier La normazione tecnica volontaria fin dalla sua nascita in Italia – il 26 gennaio del 1921, data di costituzione dell’UNIM Ente Nazionale per l’Unificazione nella Meccanica, poi tra- sformatosi in UNI in conseguenza dell’am- pliamento del campo di attività a tutti i settori, industriali e non - ha accompagnato lo svilup- po del Paese contribuendo al miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia del sistema economico-sociale, supportando l’innovazio- ne tecnologica, la competitività, il commercio, tutelando l’ambiente, promuovendo la qualità e la sicurezza dei prodotti, dei servizi e dei processi. Nell’interesse delle istituzioni, delle imprese, dei professionisti, dei lavoratori e dei consu- matori. Ma quale sarà il ruolo della normazione per i prossimi decenni? Le nuove sfide si giocano ora anche nel cam- po dello sviluppo responsabile e sostenibile, del coinvolgimento delle piccole e micro im- prese nonché dei professionisti, dell’esten- sione del concetto di sicurezza all’intero am- bito sociale, ma - soprattutto - delle sinergie con il futuro quadro legislativo nazionale ed europeo. Ne abbiamo discusso con i rappresentanti della normazione mondiale, delle istituzioni europee e nazionali, delle imprese e dei con- sumatori lo scorso 16 maggio a Roma, in un convegno presso la Sala delle Conferenze di Palazzo Marini – Camera dei Deputati. L’invito fondamentale espresso dal presiden- te Torretta alle imprese italiane e ai consuma- tori è di contribuire alla normazione tecnica e non subirla. La sostenibilità, la qualità e la sicurezza sono le parole chiave che la normazione può per- seguire soltanto attraverso una maggiore partecipazione di tutti gli stakeholders al pro- cesso per la definizione delle norme tecni- che. Solo la partecipazione di tutti consente di pervenire a quel mix di contenuti in cui la conoscenza e la tecnologia sono a disposi- zione di un sistema produttivo frammentato e tendenzialmente mononucleare. Il presidente ISO, Rob Steele, ha ricordato l’importanza della normazione nella promo- zione del concetto di sostenibilità, cioè di orientare lo sviluppo non solo in una logica economica di puro “business for businessbensì finalizzata a un successo di lungo pe- riodo che oltre al fattore economico tenga conto degli aspetti ambientali e del rapporto con la società: un vero sviluppo socialmente responsabile. Tra le altre principali sfide che dovrà affrontare la normazione è di fonda- mentale importanza quella sulla “velocità” cioè sull’adeguamento dei tempi della norma- zione a quelli sempre più accelerati della so- cietà e dell’innovazione, pur senza perdere il consenso che è alla base della credibilità del- la normazione mondiale. Per quanto riguarda la sicurezza – secondo Marco Fabio Sartori, presidente INAIL e re- sponsabile del Comitato Sicurezza UNI – le norme tecniche hanno svolto un ruolo fonda- mentale nel supportare la legislazione negli aspetti pratici di prevenzione del rischio e sa- ranno un elemento importante nelle future at- tività del polo della sicurezza e della salute costituito dall’unione di INAIL e ISPESL. Con la collaborazione dell’UNI sarà possibile un nuo- vo approccio alla sicurezza (sul lavoro, dome- stica, del tempo libero, finanziaria…) che ten- ga conto delle interrelazioni tra questi aspetti. Per quanto riguarda la competitività delle im- prese, la semplificazione dei processi e la chiarezza di comunicazione - tipici effetti del- la normazione - portano a risultati di enorme importanza per lo sviluppo e la competitività delle imprese, secondo Giorgio Squinzi, vice- presidente Confindustria. Dato che come Paese manifatturiero ad alto costo non pos- siamo basare la competizione sul prezzo, l’I- talia deve competere sulla qualità del prodot- to, per condurre una “competizione delle in- telligenze”. Tale competizione ha bisogno di regole che garantiscano la concorrenza e il corretto funzionamento dei mercati, ruolo svolto in questi anni dalla normazione tecnica a livello europeo e internazionale. A livello di micro e piccole imprese Bruno Pa- nieri – Confartigianato – ha ricordato come lo stesso Small Business Act chiede proprio che questi soggetti vengano messi in condi- zione di partecipare all’attività di normazione, sia per acquisire informazioni sia per influire sulla definizione delle norme. Si tratta di un processo difficile ma non impossibile. Antonello Pezzini, consigliere del Comitato Economico e Sociale Europeo, ha tracciato a grandi linee il quadro che l’Unione Europea sta dipingendo per il futuro della normazione tecnica sempre con la finalità di garantire - con l’innovazione, la competitività, la sicurez- za e il rispetto dell’ambiente facilitati dalla normazione tecnica europea - il benessere dei cittadini: collaborazione tra normazione nazionale ed europea, uso delle norme negli appalti pubblici, pianificazione e controllo delle performance della normazione, semplifi- cazione amministrativa sono alcuni degli ele- menti di base del futuro regolamento. Infine, per quanto riguarda il rapporto con i consumatori Gianni Cavinato – rappresentan- te del CNCU Consiglio Nazionale dei Consu- matori e degli Utenti – ritiene necessaria una stretta collaborazione per raggiungere l’o- biettivo della qualità, della sicurezza, della distribuzione più equa delle ricchezze del pia- neta e della sostenibilità economico-sociale. Il gap dei consumatori italiani verso la norma- zione può essere colmato anche con un per- corso strutturato tra l’UNI e il CNCU, perché i consumatori non possono definirsi tali se continuano a manifestare una preoccupante estraneità a questi argomenti. 90 anni di UNI: il futuro della normazione A cura di Alberto Monteverdi – Responsabile Area Comunicazione UNI 90 anni di UNI: il futuro della normazione A cura di Alberto Monteverdi – Responsabile Area Comunicazione UNI

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La normazione tecnica volontaria fin dallasua nascita in Italia – il 26 gennaio del 1921,data di costituzione dell’UNIM Ente Nazionaleper l’Unificazione nella Meccanica, poi tra-sformatosi in UNI in conseguenza dell’am-pliamento del campo di attività a tutti i settori,industriali e non - ha accompagnato lo svilup-po del Paese contribuendo al miglioramentodell’efficienza e dell’efficacia del sistemaeconomico-sociale, supportando l’innovazio-ne tecnologica, la competitività, il commercio,tutelando l’ambiente, promuovendo la qualitàe la sicurezza dei prodotti, dei servizi e deiprocessi.Nell’interesse delle istituzioni, delle imprese,dei professionisti, dei lavoratori e dei consu-matori.Ma quale sarà il ruolo della normazione per iprossimi decenni?Le nuove sfide si giocano ora anche nel cam-po dello sviluppo responsabile e sostenibile,del coinvolgimento delle piccole e micro im-prese nonché dei professionisti, dell’esten-sione del concetto di sicurezza all’intero am-bito sociale, ma - soprattutto - delle sinergiecon il futuro quadro legislativo nazionale edeuropeo.Ne abbiamo discusso con i rappresentantidella normazione mondiale, delle istituzionieuropee e nazionali, delle imprese e dei con-sumatori lo scorso 16 maggio a Roma, in unconvegno presso la Sala delle Conferenze diPalazzo Marini – Camera dei Deputati.L’invito fondamentale espresso dal presiden-te Torretta alle imprese italiane e ai consuma-tori è di contribuire alla normazione tecnica enon subirla.La sostenibilità, la qualità e la sicurezza sonole parole chiave che la normazione può per-seguire soltanto attraverso una maggiorepartecipazione di tutti gli stakeholders al pro-cesso per la definizione delle norme tecni-che. Solo la partecipazione di tutti consente

di pervenire a quel mix di contenuti in cui laconoscenza e la tecnologia sono a disposi-zione di un sistema produttivo frammentato etendenzialmente mononucleare.Il presidente ISO, Rob Steele, ha ricordatol’importanza della normazione nella promo-zione del concetto di sostenibilità, cioè diorientare lo sviluppo non solo in una logicaeconomica di puro “business for business”bensì finalizzata a un successo di lungo pe-riodo che oltre al fattore economico tengaconto degli aspetti ambientali e del rapportocon la società: un vero sviluppo socialmenteresponsabile. Tra le altre principali sfide chedovrà affrontare la normazione è di fonda-mentale importanza quella sulla “velocità”cioè sull’adeguamento dei tempi della norma-zione a quelli sempre più accelerati della so-cietà e dell’innovazione, pur senza perdere ilconsenso che è alla base della credibilità del-la normazione mondiale. Per quanto riguarda la sicurezza – secondoMarco Fabio Sartori, presidente INAIL e re-sponsabile del Comitato Sicurezza UNI – lenorme tecniche hanno svolto un ruolo fonda-mentale nel supportare la legislazione negliaspetti pratici di prevenzione del rischio e sa-ranno un elemento importante nelle future at-tività del polo della sicurezza e della salutecostituito dall’unione di INAIL e ISPESL. Con lacollaborazione dell’UNI sarà possibile un nuo-vo approccio alla sicurezza (sul lavoro, dome-stica, del tempo libero, finanziaria…) che ten-ga conto delle interrelazioni tra questi aspetti.Per quanto riguarda la competitività delle im-prese, la semplificazione dei processi e lachiarezza di comunicazione - tipici effetti del-la normazione - portano a risultati di enormeimportanza per lo sviluppo e la competitivitàdelle imprese, secondo Giorgio Squinzi, vice-presidente Confindustria. Dato che comePaese manifatturiero ad alto costo non pos-siamo basare la competizione sul prezzo, l’I-

talia deve competere sulla qualità del prodot-to, per condurre una “competizione delle in-telligenze”. Tale competizione ha bisogno diregole che garantiscano la concorrenza e ilcorretto funzionamento dei mercati, ruolosvolto in questi anni dalla normazione tecnicaa livello europeo e internazionale.A livello di micro e piccole imprese Bruno Pa-nieri – Confartigianato – ha ricordato come lostesso Small Business Act chiede proprioche questi soggetti vengano messi in condi-zione di partecipare all’attività di normazione,sia per acquisire informazioni sia per influiresulla definizione delle norme. Si tratta di unprocesso difficile ma non impossibile.Antonello Pezzini, consigliere del ComitatoEconomico e Sociale Europeo, ha tracciato agrandi linee il quadro che l’Unione Europeasta dipingendo per il futuro della normazionetecnica sempre con la finalità di garantire -con l’innovazione, la competitività, la sicurez-za e il rispetto dell’ambiente facilitati dallanormazione tecnica europea - il benesseredei cittadini: collaborazione tra normazionenazionale ed europea, uso delle norme negliappalti pubblici, pianificazione e controllodelle performance della normazione, semplifi-cazione amministrativa sono alcuni degli ele-menti di base del futuro regolamento.Infine, per quanto riguarda il rapporto con iconsumatori Gianni Cavinato – rappresentan-te del CNCU Consiglio Nazionale dei Consu-matori e degli Utenti – ritiene necessaria unastretta collaborazione per raggiungere l’o-biettivo della qualità, della sicurezza, delladistribuzione più equa delle ricchezze del pia-neta e della sostenibilità economico-sociale.Il gap dei consumatori italiani verso la norma-zione può essere colmato anche con un per-corso strutturato tra l’UNI e il CNCU, perché iconsumatori non possono definirsi tali secontinuano a manifestare una preoccupanteestraneità a questi argomenti.

90 anni di UNI: il futuro della normazioneA cura di Alberto Monteverdi – Responsabile Area Comunicazione UNI

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Gli insegnamenti del passato ele prospettive future

“L’operar senza regoleè il più faticoso e difficile mestieredi questo mondo”Alessandro Manzoni (Storia della colonna infame, 1840)

Con questo incipit si apre il libro celebrativodella attività dell’UNI pubblicato nello scorso2006 dal titolo “Le regole del gioco”, un libroche ripercorre la storia della “normazionetecnica volontaria” nel nostro Paese che, il26 gennaio 2011, ha compiuto 90 anni.Nata per rispondere alle esigenze dell’indu-stria di stabilire “tipi unificati” per garantirela intercambiabilità di pezzi, strumenti emacchine al fine di controllare i tempi e costidi produzione, la normazione tecnica ha neltempo, passo dopo passo, adeguato il pro-prio ruolo estendendo la propria attività allesempre nuove esigenze del mercato e dellasocietà.In questo la storia dei 90 anni dell’UNI costi-tuisce uno spaccato significativo dello svi-luppo tecnologico, economico e sociale delnostro Paese.Lo dimostrano le attenzioni, via via crescenti,dai temi della interscambiabilità e delle ca-ratteristiche dei prodotti, a quelli della sicu-rezza del lavoro e della vita di tutti i giorni, aquelli della qualità dei processi, a quellidell’ambiente, sino ai più recenti della re-sponsabilità sociale delle organizzazioni, del-la sicurezza finanziaria, delle professioni nonriconosciute, dell’accesso e della tutela del-le “categorie deboli” della società civile. In questo ampliamento progressivo dellapropria attività, la normazione tecnica ha tro-vato utile ed importante supporto nelle istitu-zioni europee. Sia per la necessità di dotarsie di disporre, ai fini della libera circolazionedei beni, di un sistema di regole di “generaleapplicazione” sul territorio europeo (supe-rando la tendenza ai particolarismi dellepressioni tecniche “nazionali”); sia per la ne-cessità di superare le resistenze degli StatiMembri al recepimento di norme di “genera-le applicazione”, spesso ritenute troppo in-vasive per le peculiarità e le esigenze deisingoli territori.Per tale obiettivo, il Consiglio Europeo ha de-finito, già nel 1985, la strategia del “nuovoapproccio”, con il quale, là dove esistevauna esigenza di armonizzazione delle normenazionali, ha attribuito il compito di discipli-nare la materia all’Ente di Normazione Euro-peo CEN-CENELEC, stabilendo contestual-mente le modalità di partecipazione degli or-ganismi nazionali di normazione di cui UNI eCEI sono la corrispondente italiana.

Il compito ed il ruolo della normazione per uncorretto ed equilibrato funzionamento deimercati è stato ripreso più volte dal Consiglioe dal Parlamento Europeo, sia per il contri-buto alla innovazione ed alla competitivitàdel “sistema Europa”, sia per la sua funzionedi normalizzazione (standardizzazione) delmercato.Ricordo a tale avviso il rapporto Monti delloscorso anno sulle “Nuove Strategie per ilMercato Unico” che afferma come “la stan-dardizzazione è la chiave di volta della go-vernance del mercato unico” (esigenza nondissimile dai “tipi unificati” dell’origine dellanormazione), così come la risoluzione delParlamento Europeo dello scorso ottobre sul“Futuro della Normazione Europea” che nesostiene il ruolo rammaricandosi per il fattoche, nella maggior parte degli Stati Membri,“le autorità pubbliche mostrano un interesselimitato a partecipare al processo di sviluppodelle norme, nonostante l’importanza dellanormazione quale strumento a sostegno del-la legislazione e delle politiche pubbliche”.Il supporto ed il sostegno della normazionetecnica alla legislazione è infatti uno dei temicentrali del Rapporto Monti che molto insi-ste sul concetto del “legiferare meglio”, delbisogno di “regole che funzionino e diano ilgiusto incentivo all’attività economica, ditecniche legislative “informate da una preci-sa conoscenza dei fattori in gioco e dellaconsapevolezza del proprio potenziale im-patto economico, sociale, ambientale “ dellaimportanza di assicurare “un accesso vastoe paritetico a tutte le categorie, ai fini di unprocesso legislativo democratico e legitti-mo” anche con “l’applicazione delle normedal basso da parte cioè dei privati (privateenforcement)”.La natura privata e volontaria del sistema dinormazione, la centralità e l’univocità degliorganismi nazio-nali di normazio-ne, lo sviluppo dinuovi standardsolo a fronte diun reale benefi-cio, l’accessodelle PMI e deiconsumatori allanormazione, so-no anche i prin-cipi cardine del-la risoluzionedel ParlamentoEuropeo sul “Fu-turo della nor-mazione Euro-pea”.Principi che per

consolidarsi e produrre efficacia, devono pe-rò, imprescindibilmente, trovare consenso,interesse, condivisione nelle istituzioni e nel-le autorità pubbliche che devono: “parteci-pare tramite i loro rappresentanti a tutti i co-mitati tecnici nazionali,”; presenziare “nel di-battito sullo sviluppo delle norme per il buonfunzionamento della legislazione nei settoriche rientrano nel nuovo approccio”.Il rapporto tra normazione, legislazione e si-stema pubblico è per questa ragione unadelle principali linee strategiche di tutti glienti di normazione, sia a livello nazionale cheinternazionale.I temi sono l’integrazione delle attività dellanormazione nel quadro legislativo e l’ottimiz-zazione del ruolo e della funzione della nor-mazione quale strumento di supporto per“legiferare meglio”.Obiettivi che la normazione tecnica può per-seguire sia:• individuando con tempestività le esigenze

di regolamentazione dei mercati, • definendo regole che funzionino e diano

un giusto incentivo alla attività economica, • garantendo l’adattabilità e la flessibilità

delle norme ai sempre più veloci muta-menti delle tecnologie,

• garantendo un’applicazione della norma“dal basso” operando secondo i principidella trasparenza, volontarietà, democra-ticità, consensualità.

In quest’ottica la scelta di questo luogo in cuicelebrare la ricorrenza dei 90 anni di attivitàdell’UNI non è casuale. Un luogo proprio della Istituzione Parlamenta-re simbolo dello Stato Moderno in cui i “Rap-presentanti Eletti” partecipano all’eserciziodel potere democratico per la formazione del-le Leggi ed il controllo politico dell’esecutivo.Il luogo cioè in cui (definita la netta demarca-zione tra legislazione e normazione) può e de-

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90 ANNI DI UNI: IL FUTURO DELLA NORMAZIONE

Pietro Torretta

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ve essere valutata la sollecitazionedel Parlamento Europeo su unamaggior e più intensiva partecipa-zione delle autorità pubbliche aldibattito ed al processo di svi-luppo delle norme tecniche pergarantire il buon funziona-mento della legislazione neisettori che rientrano nelnuovo approccio.La presenza nel nuovoConsiglio Direttivo del-l’UNI di componenti inrappresentanza di nu-merosi ministeri inte-ressati alla norma-zione tecnica (In-terni; SviluppoEconomico; Infrastrutture;Lavoro e Politiche Sociali; Salute; Am-biente; Ricerca); la collaborazione intensa conl’INAIL rappresentata nella Giunta Esecutivadal presidente Sartori; i consolidati rapporticon il CNR, costituiscono momenti di collabo-razione con il sistema pubblico da intensifica-re per la realizzazione, sia ai tavoli nazionali,sia a quelli europei ed internazionali, di un si-stema della normazione tecnica che semprepiù sia di supporto al miglioramento della effi-cacia e della efficienza del sistema Paese.UNI, Ente Nazionale di Unificazione, fu fondatonel 1921 con il nome di UNIM (Unificazionedell’Industria Meccanica) per iniziativa del-l’Associazione Nazionale dell’Industria Mec-canica Varia ed Affine (ANIMA) in accordocon altri soci fondatori tra i quali l’Associazio-ne Elettrotecnica Italiana (AEI), la Confedera-zione Generale dell’Industria Italiana (oggiConfindustria) e l’Associazione Nazionale In-gegneri Italiani (oggi Consiglio Nazionale degliIngegneri).A suggerirne il nome fu Gabriele d’Annunzioche, si dice, dopo aver consultato vari diziona-ri per la ricerca della traduzione del francesenormalisation, dell’inglese standardization edel tedesco Normung, coniò il neologismo uni-ficazione.L’invenzione semantica di D’Annunzio si è or-mai consolidata nel nostro linguaggio e, in tuttii dizionari della lingua italiana ad “unificazio-ne” è attribuito un significato politico e unotecnologico.• Politico: riunione di due o più elementi, in un

solo organico insieme.• Tecnologico: tendenza a conseguire accor-

di nel campo tecnico ed industriale in mododa evitare difficoltà di simboli, di caratteri-stiche, di procedimenti di relazioni.

Il caso, ma forse no, vuole che quest’anno ri-corra il 150° anniversario della Unità d’Italia edil 90° della fondazione dell’UNI.

Una ricorren-za politica ed

una tecnologi-ca, che, attenti a

non essere irrive-renti, in diversa mi-

sura costituisconoelementi importanti

della nostra storia.90 anni sono un lungo

percorso, una lunga vita.In questo lungo periodo UNI è stato fondato,soppresso e rifondato.Nel suo percorso, è stato accompagnato da 15Presidenti, 9 Direttori Generali, 4 Presidentidella Commissione Centrale Tecnica.Tutti hanno operato ispirandosi al principiomanzoniano per cui “operare senza regole è ilpiù faticoso e difficile mestiere del mondo”.Ma anche con la consapevolezza che le rego-le impongono determinati confini al nostrocomportamento; ma che i limiti della libertà delsingolo sono la libertà della comunità di cuiognuno di noi è parte (“siamo servi delle leggial fine di essere liberi” diceva Cicerone).L’approccio alle regole non è un approcciofacile. Oggi la nostra società sta vivendo unafase di difficoltà non dissimile dal quella del1921 quando, una difficile situazione econo-mica e sociale per le difficoltà di ripresa dopola Grande Guerra, sviluppò un forte spirito tragli imprenditori con la volontà/necessità di fa-cilitare l’intercambiabilità di pezzi, strumenti emacchine.La situazione oggi però è più complessa, poi-ché non basta un forte spirito tra gli imprendi-tori. Serve un forte spirito in tutta la società, intutti coloro che dalle leggi e dalle norme sonoin qualche modo toccati (i cittadini, i consu-matori, i produttori, i lavoratori, la pubblica am-ministrazione, etc.).Le regole della società, infatti non sono comequelle della natura, che un filosofo indianocosì descrive: “il sole e la luna sorgono e tra-montano obbedendo a regole precise, comese avessero paura, non facendolo, di perdereanche solo qualche secondo. Perfino il ven-to, per quanto possa apparire libero, soffia inobbedienza a Dio, quindi al comando dellesue leggi” (Rabindranath Tagore).

Le regole della società, sono regole che lasocietà, nel rispetto dei principi e dei valori“naturali”, si è data.Non sono però regole assolute. Non sono co-me le regole della natura, “inesorabili” da cuinon ci si può sottrarre. Da sole non bastano aperseguire il risultato.Per raggiungere lo scopo per il quale sonostate create, alle regole della società devonocorrispondere “comportamenti”.Il raggiungimento del risultato è legato alladedizione, all’impegno, alla passione che simette nelle cose che si fanno.Partecipare alla definizione delle regole, ri-conoscersi in esse, è il primo passo per ap-plicarle.Questa è l’essenza dei quattro punti cardinedella normazione tecnica (volontarietà, tra-sparenza, democraticità, consensualità) sucui si basa la nostra attività.90 anni non sono solo una ricorrenza, ma unastoria. La storia della normazione è profon-damente legata alle trasformazioni del siste-ma produttivo ed allo sviluppo economico esociale.Oggi sempre più, le norme tecniche volonta-rie attraversano tutti i campi della nostra esi-stenza sociale.A titolo esemplificativo ricordo l’utilità e l’effi-cacia della normazione in materie come: ilformato della carta, la sicurezza dei giocatto-li, i dati delle carte di credito, i seggiolini deibambini sulle automobili, la sicurezza degliimpianti a gas, i telepedaggi autostradali, iconsumi energetici e l’acustica delle abita-zioni, i requisiti dei promotori finanziari, le li-nee guida per la sicurezza del lavoro.Per le loro modalità di indagine del bisogno(con l’inchiesta pubblica preventiva), forma-zione, elaborazione, approvazione (secondo iprincipi della volontarietà, trasparenza, de-mocraticità, consensualità), la normazionetecnica ha la possibilità di mettere in campoconoscenze e capacità al fine di:• innovare prodotti e servizi,• affermare la cultura della eccellenza,• attivare il dialogo tra la domanda e la ricerca,• gestire processi complessi e sostenibili.La norma da questo punto di vista è un distil-lato di conoscenza e rappresenta il più effica-ce e conveniente strumento di trasferimentotecnologico, sia a livello tecnico che a livelloorganizzativo, di un sistema produttivo fram-mentato e tendenzialmente mononucleare.

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In questa sua funzione di strumento di ascol-to, elaborazione e condivisione, la normazio-ne ha la possibilità di raccordare i 3 comparticardine della società - Pubblica Amministra-zione e Istituzioni; mondo della produzione edei servizi (imprese, lavoratori, professioni);società civile (cittadini, consumatori; utenti),per cercare di contribuire, tramite l’autorego-lamentazione, al miglioramento dell’efficaciae dell’efficienza del Sistema Paese. Un ruolo che non è più limitato agli aspettidella riduzione dei tempi e dei costi della pro-duzione (come era alle origini della normazio-ne) ma, in un momento di profonda trasforma-zione della società, non può prescindere daitemi della sicurezza sociale, dalle tutele edalle garanzie delle persone che partecipanoal processo produttivo e che utilizzano i benie ed i servizi risultanti da tale processo, dal-l’avvicinamento e dall’unificazione delle di-verse situazioni del mercato globale.In quest’ottica si è sviluppata l’azione sulle li-nee guida “Responsabilità Sociale delle Or-ganizzazioni”, la UNI ISO 26000, approvata epubblicata, dopo un intenso lavoro a cui han-no partecipato i rappresentanti di oltre 100Paesi, lo scorso anno ed i cui temi fondamen-tali sono: i diritti umani, le condizioni di lavo-ro, l’ambiente, la tutela dei consumatori, lagovernance etica delle organizzazioni, il ri-spetto delle leggi.La responsabilità sociale delle organizzazioniè l’ambito in cui si colloca l’ampio campodella “sicurezza sociale” che è uno dei temicentrali della attività attuale e futura dell’UNI. Per il coordinamento politico delle iniziativein materia di sicurezza sociale in UNI si è in-sediato, sotto la responsabilità del Presidente

Sartori, il “Comitato Sicurezza” a cui parteci-pano i rappresentanti della PA, della produ-zione (imprese e lavoratori) degli utenti e deiconsumatori e che ha definito come aspettidi osservazione ed operatività: la sicurezzadel lavoro, la sicurezza domestica e del tem-po libero, la sicurezza del cittadino, la sicu-rezza finanziaria.Aspetti, per l’attività dell’UNI, sia tradizionaliche innovativi e sui quali sempre più forte èl’interesse degli stakeholder, le cui prioritàsono sempre più per i temi del welfare, deiservizi, della sicurezza dei prodotti, dell’ener-gia e dell’ambiente, dei servizi finanziari, del-l’accessibilità delle PMI e dei consumatori.Il tema delle PMI e dei consumatori è quelloche per cultura e condizione, più mi sta acuore.Per le PMI oggi non è solo un problema di ac-cesso e coinvolgimento nella normazione, maè un problema di sopravvivenza.La storia, lo sviluppo del nostro Paese tantodeve alle PMI, al sacrifico ed all’individuali-smo della “imprenditoria molecolare”. Un modello oggi forse superato. La moderniz-zazione, il cambiamento deve però esseregovernato e non abbandonato al “tornado” diun mercato senza regole, o delle regole ami-che delle oligarchie. Al tema delle PMI, della loro sopravvivenza ecompetitività, ha dedicato attenzione la Com-missione Europea con lo “Small BusinessAct” recepito lo scorso giugno dal nostroPaese.Molti Paesi europei, per consentire la trans-izione dal modello di ieri (abbattuto dalla crisie dagli eccessi dei mercati), al nuovo modellodi sviluppo, hanno adottato provvedimenti co-

erenti con lo SBA.Provvedimenti funzionali ad attenuare ansie,tensioni, delusioni, conseguenze individuali(una prerogativa quasi esclusiva delle PMI),rabbia, voglia di abbandono. Così non è, o almeno ancora non è, nel nostroPaese dove i provvedimenti di cui si parla,non sembrano fare proprie queste preoccu-pazioni. Le PMI sono sempre più sole ed il loro pro-gressivo ed inesorabile “smantellamento”crea illusori vantaggi per pochi, ma pesantiripercussioni sociali ed economiche per tutti(la disoccupazione prima di tutto).La normazione, nel nuovo modello di sviluppofatto di “innovazione più che di storia”, puòessere di grande aiuto alla costruzione di unnuovo ruolo delle PMI, che nella nostra so-cietà non sono solo fucina della vituperata“flessibilità” ma, oltre a veicolo di occupazio-ne, spesso sono fonte di idee e creatività; so-no capacità di individuare, analizzare, risol-vere i problemi. Sono l’elemento che ha co-stituito e può costituire la base della competi-tività del nostro Paese.Serve però consapevolezza del ruolo dellanormazione come strumento di stimolo alla in-novazione e dei benefici economici ad essacollegati. Servono le necessarie tutele ai me-riti ed alle intelligenze perché, non solo nonvengano espropriate dai soliti furbi, ma ven-gano riconosciute e premiate dai mercati.La normazione è una piccola cosa nel maremagnum della complessità del ruolo, dellacompetitività, delle PMI e di tutto il sistemaproduttivo. La normazione però, per il suo equilibrio e lasua serenità può essere un buon banco di

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90 ANNI DI UNI: IL FUTURO DELLA NORMAZIONE dossier

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prova. Un momento efficace ed efficienteper definire convergenze e compatibilità de-gli interessi, impegni e strategie, attraversola definizione delle regole di comune interes-se e degli standard per la disciplina dei com-portamenti e delle performance dei prodottie dei servizi con cui misurarsi sul mercato.Analoga attenzione e centralità deveessere garantita al terzo pilastrodella normazione, quale è il mon-do dei consumatori e degli utenticon cui UNI sottoscriverà nei pros-simi giorni una convenzione, sia permeglio definire la partecipazione aitavoli della normazione nazionale, eu-ropea e internazionale, sia per megliocoordinare le attività di comunicazioneed informazione sulle aspettative deiconsumatori, sintetizzate dal BEUC (Bu-reau Européen des Unions de Consomma-teurs) nelle tutele verso i “servizi finanziari,la sicurezza dei prodotti, le tecnologie digitali,la salute, l’energia e la sostenibilità”.90 anni sono un lungo percorso, una lungavita. I temi e gli obiettivi che hanno guidato lanostra attività si caratterizzano per “conti-nuità e cambiamento”Ad ognuno di noi del resto compete, nei di-versi ruoli e nel rispetto dei ruoli degli altri,operare con un po’ di spirito di cambiamentoed un po’ di cautela conservativa.Importante è che il cambiamento sia versol’estensione ed il miglioramento delle condi-zioni della vita di tutti (sociale, economica,politica), per una economia più competitiva,per una società aperta e più inclusiva, piùequa; la conservazione sia la giusta pruden-za del procedere un passo per volta e non la

preservazione ed il mantenimento dei privile-gi, delle rendite, dei diritti acquisiti.Questa è la sintesi della sostenibilità del rap-porto Brundtland dell’ONU: “sod-disfare i bisogni dellegenerazio-

ni at-tuali senza com-

promettere le capacità dellegenerazioni future di soddisfare i propri”.Una definizione mai come oggi, nella trans-izione dal modello di sviluppo del possesso edei consumi verso un modello del benessereesteso e della tutela dell’ambiente, attuale.In questa dimensione la “sostenibilità”, nellesue valenze ambientali (gli equilibri tra le tu-tele della natura e le necessità dell’uomo),

economiche (l’equilibrio tra la remunerativitàdelle attività economiche e l’accessibilità aiprodotti servizi) e sociali (la paura degli altri ele pari opportunità per gli uomini e tra i sog-getti economici), è sempre più un tema cen-trale della attività degli Enti di normazione. Per tale ragione l’ISO, per meglio definire am-biti ed operatività della sostenibilità, per dar-ne un contenuto certo e condiviso, ha costi-tuito una task force tra i componenti delConsiglio per approfondire il tema e pro-durre entro la prossima estate un rap-porto che rappresenti un indirizzo dellaattività degli Enti di normazione sul te-ma della sostenibilità.Diceva Galileo Galilei: “parlareoscuramente lo sa fare ognuno,ma chiaro pochissimi”. In una so-cietà sempre più liquida, instabile

e mutevole la normazione ha la funzione difacilitare l’incontro e la comprensione tra gliuomini, gli enti, le istituzioni, anche se porta-tori di interessi diversi.Per questo UNI non può che “parlare chiaro”.Grazie a tutti coloro che volontariamente conla loro intelligenza, la loro competenza, la lorodedizione, la loro passione lo hanno sino adoggi consentito e lo consentiranno domani.

Piero TorrettaPresidente UNI

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Normazione e sostenibilità

E’ un piacere essere qui a Roma per condivi-dere con UNI e i suoi stakeholder le celebra-zioni per il 90° anniversario di fondazionedell’Ente italiano di normazione, proprionell’anno di celebrazione del 150° dell’Unitàdel Paese.Oggi nel mio intervento desidero parlare di 3argomenti: i rapporti tra ISO e UNI, il concet-to di sostenibilità e infine gettare uno sguar-do al futuro della normazione.ISO ha oltre 160 membri in tutto il mondo, deiquali UNI è – fisicamente – il più vicino, è traquelli di più lunga data (socio dal 1947) e trai più attivi a livello tecnico (è infatti presentenel 20% dei comitati). Anche a livello di uti-lizzo delle norme ISO l’Italia ha posizioni dirilievo, ad esempio nel campo dei sistemi digestione il numero di organizzazioni cheusano e hanno certificato il sistema qualitàsecondo la norma ISO 9001 è in continuacrescita (gli ultimi dati disponibili parlano dioltre 130.000, in crescita del 10%), così comenel campo ambientale ISO 14001 (+13%) edella sicurezza alimentare ISO 22000(+106%): non stiamo quindiparlando di pura teoria, ma diqualcosa che è ben presente emolto utilizzata dalle imprese.Negli ultimi 10 anni il sistema eco-nomico, sociale e informativo è ra-dicalmente cambiato: soprattutto lacomunicazione è stata rivoluzionatadai social network, dove i giovani im-mettono contenuti (testi, audio, video), li con-dividono e li rielaborano, in continuazione e“dal vivo”. La comunicazione è passata dalleparole ai bit.Quest’anno ho avuto l’opportunità di parteci-pare al World Economic Forum di Davos ealla sessione sudamericana di Rio de Janei-ro; è stato molto interessante comprenderecome i leader economici, politici e sociali sirapportano alla normazione: sono tutti forte-mente interessati, non perché sono personelente e noiose (come si dice della normazio-ne) ma perché hanno capito che è necessa-rio essere coinvolti per mantenere ed au-mentare i propri vantaggi competitivi. Inquelle sedi ho quindi parlato di impresa re-sponsabile e di efficienza energetica perchésono due temi nei quali ISO ha una chiaraleadership e l’applicazione delle norme diquesti settori può trasferirla anche alle im-prese utilizzatrici.Secondo ISO e il nostro concetto di sosteni-bilità, il business di una qualsiasi organizza-zione non è solo “fare business”, solo fareprofitti: ma non è un punto di vista chiaro e

condiviso da tut-ti! È importantefare profitti maanche tutelarel’ambiente, sod-disfare le richie-ste della societàe della collettivi-tà: la norma ISO26000 – pubblica-ta lo scorso no-vembre e subitorecepita e tra-dotta dall’UNI –definisce per laprima volta unconcetto di “re-sponsabilità sociale” di portata e applicazio-ne mondiale, affrontando anche tutti gli ar-gomenti specifici fondamentali per metterloin pratica, toccando argomenti delicati comel’etica, la legalità, i diritti umani… Dai primistudi sull’applicazione della norma emergeche – anche per organizzazioni medio picco-le – i risultati ottenuti sono di grande impor-

tanza e valore, anche in termini diaumento del business. Secondo me,quindi, il vero business è esseresocialmente responsabili!Oggi stiamo celebrando 90 annidi attività dell’UNI ma dobbiamosoprattutto concentrarci suldomani, essere sicuri di com-

prendere i futuri bisogni delle par-ti interessate, cercare di anticiparli, guarda-re sempre avanti per essere pronti ad affron-tare le nuove sfide. Se non saremo pronticorriamo il rischio di diventare “irrilevanti” equindi di morire. Ecco perché ISO si occupa sempre più di si-curezza, gestione del rischio, biotecnologie,risorse energetiche, sostenibilità…. tutti ar-gomenti che si trovano nelle prime paginedei giornali: perché la normazione tecnicadeve rispondere alle esigenze del mercato, equando il mercato chiede una norma dobbia-mo agire rapidamente e in modo efficace. La rapidità è un fattore determinante nelsuccesso e nella sopravvivenza della norma-zione: se ci mettiamo 5 anni a pubblicare unanorma significa che daremo al mercato la ri-sposta con 5 anni di ritardo! Il mondo degli affari diventa sempre più dif-ficile: è come se dovessimo scalare unamontagna con il rischio – sempre presente– di scivolare a valle perché il nostro osta-colo cambia continuamente forma, diven-tando ogni volta una sfida nuova e diversa:solo chi è in grado di cambiare con la stes-sa velocità (e nella direzione giusta) avràsuccesso.

Inoltre, i cambiamenti sono numerosissimi esempre più veloci, ad esempio siamo in gra-do di essere sempre connessi alla rete,sempre raggiungibili, 24 ore al giorno per365 giorni l’anno: come possiamo avvantag-giarci di ciò garantendoci di avere sempre adisposizione l’informazione “giusta” tra lamassa che circola in rete? Una delle azioniISO in questa direzione è stata la conversio-ne del catalogo tradizionale in catalogo digi-tale in modo da poter “spezzettare” i conte-nuti delle norme per poi ricomporli e presen-tarli secondo i nuovi paradigmi di informa-zione, inoltre abbiamo definito accordi conaltre organizzazioni per inserire i contenutiISO in contesti che ne evidenzino l’importan-za e le sinergie con i fatti del mondo.In un mondo così difficile, dobbiamo cercaretutte le collaborazioni possibili, e quindi – perquanto riguarda il nostro business – gli entidi normazione, l’industria e gli stakeholderdevono essere più uniti possibile, perché lenorme sono uno strumento che contribuiscea creare e mantenere posizioni di leadership,e al tempo stesso sono strettamente legateallo sviluppo dei processi di innovazione: nu-merosi studi hanno dimostrato che il valoregenerato dall’uso delle norme è superiore aquello dei brevetti e delle licenze.Infine, le norme riflettono i punti di vista, leesperienze, gli interessi di chi partecipa allaloro definizione: essere assenti dai tavoli del-la normazione significa diventare degli“standards taker” - cioè chi subisce le nor-me - anziché “standards maker” - cioè colo-ro i quali fanno le norme - che determinanole regole del proprio mercato. Chi non parte-cipa alla normazione consegna il mercatonelle mani dei concorrenti: la mia preghieraoggi è quindi che – sebbene l’Italia sia giàattiva - gli operatori e gli stakeholder parteci-pino ancora di più all’attività di normazione,sia nazionale che ISO.Alcuni recenti studi hanno quantificato l’ef-

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90 ANNI DI UNI: IL FUTURO DELLA NORMAZIONE dossier

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fetto positivo della normazione sull’economiadi un Paese in circa un punto percentualedel tasso di crescita: in anni di minima cre-scita come questi significa che il ruolo dellanormazione è molto forte!A livello di singola impresa, inoltre, stiamomettendo a punto una metodologia di calcolodell’impatto microeconomico della normazio-ne: da un primo caso - estremo - emerge chela quota delle vendite realizzate grazie all’u-so delle norme internazionali ISO (in qualsia-si fase di realizzazione del prodotto e dellasua successiva commercializzazione) puòarrivare fino al 50% del totale, mentre a livel-lo di profitti prima delle tasse la quota attri-buibile come effetto derivante dall’uso dellenorme è di circa il 10%: si tratta di numeri si-gnificativi che – probabilmente – riuscirannoa cancellare il pregiudizio che le norme sonopoco interessanti…Quest’anno in ISO abbiamo av-viato l’applicazione del nuo-vo piano strategico, che co-pre il quinquennio 2011-2015,del quale desidero evidenziare3 obiettivi principali:• i prodotti e servizi ISO devono

sempre soddisfare le esigenzedel cliente,

• le norme ISO devono promuoverel’innovazione e fornire le soluzioniper affrontare le sfide globali,

• eccellere nel raggiungere e coinvol-gere gli stakeholders, così comenell’aumentare la partecipazione deiPaesi in via di sviluppo.

Concludendo, qualsiasi organizzazione (an-che gli Enti di normazione) devono fare 4 co-se fondamentali:• essere aggiornati e utilizzare al meglio le

nuove tecnologie e i fenomeni di conver-genza e globalizzazione che le caratteriz-zano,

• puntare sempre all’eccellenza,• semplificare e agire in ottica di sostenibili-

tà,• assecondare il mercato, soprattutto nella

richiesta di velocità.Oggi UNI festeggia 90 anni di attività guar-dando al futuro, infatti lo scopo della norma-zione non è fare le norme “per oggi” ma perdomani, lavorare per le prossime generazio-ni, e alcuni comportamenti di oggi che influi-scono pesantemente sul pianeta richiedonoa gran voce l’aiuto di norme tecniche inter-nazionali per garantire che realmente ci siaun “domani”: siamo qui per dare le miglioririsposte possibili.

Rob SteeleSegretario Generale ISO

Le iniziative europee per il futuro della normazione

Grazie per avermi invitato a portare la mia te-stimonianza in un momento così importanteper l’Ente di normazione – che compie i suoi 90anni – e per l’economia e la politica europea.L’Europa ha intensificato notevolmente la suaattenzione verso i temi della standardizzazionesoprattutto negli ultimi anni. Le fasi precedentile conoscete tutti: dal vecchio approccio alnuovo approccio, al nuovo approccio “rivisto”.Ma perché ha intensificato le proprie azioni ele linee direttici per i prossimi anni?Per vari motivi. Innanzi tutto, tutti ci rendiamoconto della velocità con cui cambiano le cose,cambia l’economia, cambiala finanza, cam-

bia il modo di viveree di agire con una velocità tale

per cui – soprattutto noi che abbiamo una cer-ta età – o abbiamo negli ectoplasmi il piaceredel nuovo, il desiderio di aggiornarci e di intra-prendere nuove vie di conoscenza, oppure re-stiamo tagliati fuori. E’ evidente che la vita miopadre – che nacque alla fine dell’800 – e di miononno – che nacque prima della costituzionedel Regno d’Italia – si svolsero senza che nullao poco cambiasse attorno a loro, noi invece vi-viamo immersi in cambiamenti continui e pro-fondi, ed è chiaro che questi si ripercuotononella standardizzazione.Come diceva il presidente Torretta, la norma-

zione tiene conto delle sensibilità, le sensibilitànascono dalla cultura – in senso antropologi-co, estesa, forte, vissuta – che crea bisogni,interessi, aspirazioni ed esigenze diverse ri-spetto a quelle che crea una cultura non svi-luppata. Queste diverse esigenze acceleranoe diversificano i nostri comportamenti ognigiorno: l’Europa è convinta che tutto ciò debbaentrare nel “farsi” della standardizzazione eu-ropea.Quanto più l’Europa riesce ad avere organismidi normazione realmente europei, che siano ingrado di capire le esigenze nuove che emer-gono nel sociale (interessi dei consumatori,esigenze dei portatori di handicap, delle PMI,dell’ambiente, delle “smart grid”…) tanto piùla normazione assolve al suo compito. Se nonfosse in grado di capire queste mutazioni etutto il nuovo che sta con prepotenza entrandonella società europea sarebbe inutile avere lastandardizzazione!Questo è ciò che lacera la Direzione Genera-le Impresa, la Direzione Generale Innova-zione e noi del Comitato Economico e So-ciale, nel tentativo continuo di dare rispo-ste a una evoluzione che è fortissima evelocissima: sono gli aspetti della nuo-va società.Secondo aspetto: abbiamo volutol’Europa? Chi ha 70 anni come meha iniziato negli anni ’50 – prima deltrattato di Roma – a fare, a scuola,temi sull’Europa e a diffondere lacultura che portava al supera-mento dei conflitti tra Francia eGermania che hanno lacerato

l’Europa in tutti questi ultimi secoli:Jacques Delors diceva “Quando chiedetequanto costa l’Europa, chiedetevi quanto co-sterebbe la <non Europa>” ad esempio in ter-mini di sofferenza (e chi ha visto la SecondaGuerra Mondiale sa quanto bene abbiamo fat-to nel creare l’Europa).Questa Europa che politicamente non vaavanti e non è voluta (la Francia non vuole laCostituzione Europea, l’Inghilterra il giorno del-la festa dell’Europa non espone la bandiera, laGermania antepone i propri valori nazionali aquelli europei, per non parlare dell’Italia…) èinvece fortemente voluta dal punto di vistaeconomico! Questo è l’unico aspetto positivo:tutti sanno che un mercato unico è fondamen-tale, tutti sanno che dà benessere ai cittadini,e sono in grado di distinguere tra “mercato

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unico” e “mercato interno” – il secondo è piùrestrittivo, che veicola un concetto di fortezzache vuole difendersi dagli altri, mentre il pri-mo concetto è più “soft” più bello ed anchequalcosa in più nei contenuti, come dice Ma-rio Monti nella sua relazione – quindi tutti vo-gliono una “Europa economica”, cosa positi-va, per la quale la normalizzazione ha un ruolomolto importante.E’ evidente che se in Europa ogni nazione do-vesse – come succedeva una volta – proce-dere alla realizzazione di proprie norme tecni-che attuative della legislazione, non potrem-mo avere un mercato unico. Abbiamo un mer-cato unico perché riusciamo a superare l’e-goismo dei singoli Stati, perché lo voglionotutti per avere possibilità di business e quindiaccettano le norme tecniche comuni. Questoè l’aspetto positivo del lavoro che la Commis-sione – su mandato e su richiesta del Parla-mento e su impulso del Consiglio – sta facen-do sulla normazione.Quando parliamo di Europa, di norme europeee di legislazione parliamo sempre di qualcosadi innovativo, questo perché è nel cuore enella natura dell’Europa, nel “principium indi-viduationis" dell’Europa stessa. L’Europa è una confederazione di Stati, sonogli Stati che decidono del loro futuro non ilParlamento europeo (quest’ultimo può soloemendare le proposte che giungono dallaCommissione o dal Consiglio, non fare le leg-gi, ma quando supereremo questa carenzademocratica avremo una vera federazione diStati!) e quindi se le norme vengono approva-te a livello europeo è una garanzia che si trat-ta di soluzioni veramente innovative, perchévengono approvate anche dagli Stati più per-formanti: è evidente che uno Stato più evolutonon approverebbe mai una norma che ripor-tasse indietro la sua tecnologia e la sua eco-nomia!Non esiste quindi il concetto di mediazionepolitica ma solo quello di mediazione tecnica,

per cui il Consiglio(che alla fine ap-prova il provvedi-mento) sa cheogni nazione lovuole: questo, seda un lato ci dà lagaranzia dell’inno-vatività dei prov-vedimenti europei,dall’altro comportache la loro appli-cazione abbia li-velli di difficoltà di-versi nei vari Pae-si, a seconda delloloro sviluppo.

Quindi quando sentiamo dire che “l’Europa ciimpone di fare…” è un modo per sottolinearela nostra debolezza: l’Europa ci sta imponen-do di fare quello che fanno le nazioni piùavanti di noi (un caso esemplare è la direttivasulle energie rinnovabili).Quello che voglio dire è che l’Europa non puòlasciare che ogni singolo Stato autonoma-mente dia corpo alla legislazione attraverso ilsistema della normazione, altrimenti non cisarebbe un mercato unico. Quindi, l’Europadesidera una grande collaborazione tra glienti di normazione nazionali però “ut unumsint” cioè che alla fine arrivi ad una sola solu-zione che valga per tutti i Paesi europei; quin-di la posizione dell’Europa sulla normazione èquella di spingere moltissimo su di essa attra-verso i 10 punti che sono nella nuova bozza diregolamento che ci hanno da poco conse-gnato e che diventerà pubblico a fine mese,un documento di 53 pagine che recepiscetutto il lavoro di questi ultimianni e con il quale viene defi-nito il “foresight” cioè la visio-ne futura della normazione perl’Europa.Questa visione futura è sintetizza-bile nei seguenti paradigmi:• trasparenza e cooperazione tra gli organi-

smi nazionali di normazione, tutti uniti conCEN, CENELEC ed ETSI (ut unum sint…),

• usare la normazione negli appalti pubblici,anche grazie al supporto delle tecnologiedell’informazione e della comunicazioneche si colleghino all’Organizzazione Mon-diale del Commercio, all’ISA ( Sistema di In-teroperabilità per le Pubbliche Amministra-zioni, COM (2008) 583 fin. ) e all’IDA (Intero-perabilità di Dati per la pubblica Ammini-strazione, che precede ISA),

• pianificazione annuale delle priorità dell’at-tività di normazione e di mandato dellaCommissione. Bisogna quindi fare unaproiezione nel futuro delle esigenze più im-

portanti dell’Europa (ad esempio clima,energia, salute, sicurezza…) cioè di tutte lesensibilità dei consumatori che prepotente-mente e giustamente entrano in una cultu-ra di progresso: una nazione che non abbiauna forte cultura dei consumatori non èuna nazione evoluta, e l’Italia risente moltodi questa lacuna…),

• rappresentanza premiante delle piccole emedie imprese nella normazione, con fi-nanziamento. La stessa presidente di Con-findustria – Emma Marcegaglia – ha scrittouna bellissima lettera al Commissario all’In-dustria, nella quale difende gli interessi del-le PMI. Inoltre, non dimentichiamo mai cheil 94% delle imprese non agricole europee ècostituito da microimprese (cioè con menodi 10 dipendenti) con valori nazionali chevariano da circa 87% della Germania al97% dell’Italia, ma l’escursione notevolenon è sul numero di PMI bensì sul numerodi addetti in esse occupati: il 27% degli oc-cupati totali in Germania ma addirittura il50% in Italia! Quindi se in Italia si mette incrisi la microazienda si mette in difficoltàmetà dell’occupazione totale, se la stessacosa accede in Germania i problemi rica-dono solo su circa un quarto dell’occupa-zione totale: questa è la grande differenza!Ecco perché a noi deve interessare più cheai tedeschi avere un apparato di normazio-ne che abbia la possibilità di finanziare emantenere il contatto continuo con le PMI,come è stato previsto nella bozza del nuovoregolamento,

• accelerare la velocità di elaborazione dellenorme europee, soprattutto quelle surichiesta della Commissione che di-venteranno sempre più importanti(ad esempio sul tema delle“smart grid” devono essere fattienormi investimenti in infra-

strutture entro il 2020 per dare corpoal terzo pacchetto di liberalizzazione dell’e-nergia - cavi elettrici, contatori intelligen-ti… - investimenti che necessitano un chia-ro quadro tecni co/nor mativo),

• misure incentivanti per la promozione dellenorme europee a livello internazionale, pro-grammi di assistenza e cooperazione tecni-ca. L’Europa ha una peculiarità unica nelmondo: l’articolo 3 del Trattato di Lisbonainfatti recita che “l’Europa è una economiasociale di mercato”. L’aggettivo “sociale”la differenzia dagli USA – che sono un’eco-nomia di mercato – e ha un’implicazioneenorme per la normazione: infatti le normetecniche europee non possono che recepi-re questa visione di economia sociale dimercato, cosa che invece non accade a li-vello ISO. L’Europa ha tra i propri scopi

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90 ANNI DI UNI: IL FUTURO DELLA NORMAZIONE

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materie prime e forza lavoro a basso costocontro i quali i Paesi sviluppati non possonocompetere.Si entra allora nella fase che mi piace definiredella “competizione dell’intelligenza”, nellaquale ricerca, innovazione, qualità dei prodot-ti e dei servizi condurranno l’evoluzione e lacrescita dei mercati. Ma sistemi globalizzati emercati che si confrontano hanno bisognoper definizione di regole comuni. Soprattuttoabbisognano di regole che non indirizzino oaddirittura violino la concorrenza tra le produ-zioni e i servizi offerti, mortificando in tal sen-so lo sforzo intellettuale e anche la capacitàdi produrre futuro. Da qui il ruolo fondamenta-le del lavoro svolto dalla normazione tecnicain questi anni e gli impegni – ardui – che la at-tendono nei prossimi.Considerando di ben difficile attuazione un si-stema legislativo globale, la normazione tec-nica costituisce l’unico efficace strumento diautoregolamentazione del mercato. Tanto piùche è il risultato di una cooperazione volonta-ria tra imprese, Pubblica Amministrazione ealtre parti interessate, e che le attività di nor-mazione sono affidate ad autorità indipenden-ti, con un ruolo super-partes nella predisposi-zione delle norme volontarie.Per questa pressante ragione della necessitàdi regole condivise, la normazione ha assuntoun ruolo ormai insostituibile nella costruzionedel sistema economico e sociale dell’UnioneEuropea, quasi un pilastro fondante per ilmercato interno, per le politiche e per la legis-lazione comunitaria. Non a caso lo “Small Bu-siness Act” avanza nel merito precise richie-ste, sollecitando che le PMI vengano messein condizione di partecipare attivamente aiprocessi di formazione delle regole tecniche,a partire dall’accesso all’informazione fino al-la decisione delle strategie di valorizzazione etutela delle specificità nazionali in ambito tec-nico europeo.Ma ritengo necessario un passo avanti.Da un lato dobbiamo continuare a lavorare edimpegnarci per consolidare nell’Unione Euro-pea il concetto che le norme sono gli elementiessenziali di una seria politica industriale ap-plicata, evitando fibrillazioni nella concorren-za con il fornire indicazioni standard nellequestioni tecniche e operative. Dall’altro insi-stere sul nuovo fronte, all’attenzione di tuttinoi, che se le norme ormai costituiscono unasorta di filo conduttore nella suddivisione in-

quello di imporre la propria linea di econo-mia sociale di mercato come modello an-che agli altri Paesi del mondo, ma per farequesto deve produrre legislazione e normetecniche conseguenti che rispecchianoquesta sensibilità e questa visione,

• forte riduzione dei carichi amministrativi,semplificazione,

• valutazione della performance. Non possia-mo più lasciare che le cose vadano avantisenza una valutazione, dobbiamo valutarela capacità e le prestazioni nell’attività dielaborazione delle norme.

In sostanza – e con questo concludo – l’Euro-pa sta impostando con il nuovo regolamentola modifica di 12 direttive precedenti basan-dosi sull’articolo 114 del Trattato, quello chepunta sulla sicurezza, sull’ambiente, sui con-sumatori, cioè su tutto quello che rende l’Eu-ropa un’economia sociale di mercato!

Antonello PezziniConsigliere Comitato Economico e SocialeEuropeo

Normazione e competitività

Sono veramente lieto di essere qui con voioggi in questo evento di grande importanza

per un’associazione che considero parte delnostro sistema.Il tema che mi è stato assegnato è di notevoleampiezza e complessità e ritengo che siauno dei temi nodali del nostro “essere im-presa”, soprattutto negli anni a venire.Vorrei iniziare ad affrontare il tema por-

tando la mia esperienza personale di impren-ditore e di uomo di tecnica: sono infatti presi-dente del gruppo di lavoro 3 del CEN TC 67(prodotti per la posa in opera di ceramiche epietre naturali) dal 1989 e in questi anni – inoltre 70 riunioni - abbiamo elaborato delle nor-me europee che sono diventate il punto di ri-ferimento del settore, unificando una situazio-ne normativa che era assolutamente variega-ta e molto diversa da un Paese all’altro. Negliultimi 7/8 anni le norme CEN sono inoltre di-ventate la base per i lavori dell’ISO TC 189(che si occupa degli stessi temi): come im-prenditore devo dire che abbiamo investitomoltissimo per essere presenti nel processodi normazione - in termini di uomini, ricerca,prove – e il risultato è stato una notevole sem-plificazione di tutte le normative a livello euro-peo, unificandole nella norma CEN. Dal puntodi vista aziendale questo è stato un fattore dicompetitività importantissimo: il mio gruppo èleader mondiale in questo settore e ha appro-fittato in maniera molto precisa della possibili-tà di unificare l’approccio al mercato e l’ap-proccio normativo in generale e ci auguriamoche nel futuro possa valere anche a livellomondiale per l’ISO, anche se – data la man-canza di un meccanismo di recepimento ob-bligatorio e di richiamo della legislazione disettore – c’è qualche resistenza in più da que-sto punto di vista.Quello che comunque ho imparato da questaesperienza è che la normazione intersecaprofondamente e inequivocabilmente almeno3 aspetti fondamentali del sistema impresa: • le regole • la concorrenza • la burocrazia sui quali corrono e si sviluppano alcuni deiconcetti “moderni” di competitività, linfa vita-le per la sopravvivenza dell’impresa.Non devo descrivere a voi lo scenario econo-mico nel quale operiamo e le sfide che ci at-tendono. Né come – in pochissimi anni – sisia modificata la geografia del sistema pro-duttivo mondiale e di conseguenza italiano.Ritengo sia ormai alle nostre spalle il fenome-no della delocalizzazione selvaggia, che si èrivelata insufficiente come forma di riorganiz-zazione, soprattutto perché basata sulla puracompetizione di prezzo. Con l’accelerarsi del-la globalizzazione abbiamo realizzato che lacompetizione basata sul prezzo ha respirobreve. I Paesi emergenti hanno a disposizione

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Gli auguri della normazione europeaÈ con grande piacere che formulo le con-gratulazioni e gli auguri delleorganizzazioni europee dinormazione CEN e CENE-LEC all’UNI per il suo novan-tesimo anniversario della suafondazione.Condivido pienamente i conte-nuti dell’intervento del rappresentanteCESE – Antonello Pezzini – sulle prospet-tive europee riguardanti la normazione:infatti stiamo lavorando molto intensa-mente sui temi dell’innovazione e del co-involgimento delle piccole e medie im-prese nell’attività di normazione - en-

trambi temi real-mente determinan-ti per il nostro fu-turo – ma stiamoanche lavoran-

do per aumentare la fidu-cia dei consumatori nella normazione

tecnica e per migliorare la competitivitàdelle imprese europee. Tanti auguri per i prossimi 90 anni!

Elena Santiago CidSegretario Generale CEN CENELEC

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in asset legislativi a sostegno delle imprese.Avrei ancora molti temi che a cascata si inne-stano sulla riflessione che ho tentato di svol-gere: il rapporto tra il consumatore e la nor-mazione tecnica, e come questa svolga un in-sostituibile ruolo di tutela del primo, ancorasconosciuto ai più; il rapporto e le conse-guenze sulla legislazione ambientale dellanormazione tecnica, e come questa sia unasorta di argine alle interpretazioni, in alcunicasi – lasciatemi dire – almeno “fantasiose”,per un sistema che tenda all’omogeneitànell’Unione Europea. Quante volte in assenzadi normazione tecnica abbiamo dovuto regi-strare profonde differenze non solo nei dettatinormativi ma soprattutto nell’interpretazioneattuativa tra Stato e Stato? E quante volte ab-biamo lamentato di conseguenza flessioni dicompetitività delle nostre imprese? Comestanno evolvendo ai vari livelli legislativi lemodalità di recepimento della normazione, acui abbiamo cooperato soprattutto nelle as-semblee regionali (penso ad esempio alla Re-gione Lombardia e alla regione Toscana) e see come si strutturerà questo modus operandi.Concludo sottolineando un punto della rela-zione del Presidente Torretta, quello in cui haparlato della sostenibilità nelle sue 3 valenze:ambientale, economica e sociale. Penso chequesta sia una sfida che dobbiamo sempreavere presente e sulla quale – dal punto di vi-sta della normazione – ci dobbiamo impegna-re direttamente, perché solo attraverso di es-sa potremo avere uno sviluppo sostenibile peril nostro pianeta, per l’Europa e per il nostroPaese.Molto lavoro è stato fatto, ma molto ci restaancora da fare per cogliere gli obiettivi di ruo-lo, riferimento e importanza che tutti noi ci po-niamo per la normazione tecnica.

Giorgio SquinziVicepresidente Confindustria – Comitato Tec-nico per l’Europa

Dalla sicurezza sul lavoro alla sicurezza sociale

Molte sono le sinergie oggi esistenti traINAIL e UNI. Sinergie che si concretizzano,non solo tramite la mia presenza nel Consi-glio Direttivo e nel Comitato Sicurezza del-l’Ente di normazione, ma anche tramite il la-voro degli oltre 100 esperti INAIL ed exISPESL che quotidianamente collaboranocon le commissioni, le sottocommissioni e igruppi di lavoro UNI garantendo un impor-tante contributo alla normazione tecnica inItalia e in sede CEN in Europa.

le a questi aspetti, legata al rapporto – moltevolte perverso – tra attività economica e bu-rocrazia.L’attività di normazione costituisce un’offer-ta irripetibile per il legislatore e l’esperienzacomunitaria ne è l’esempio più palese, so-prattutto negli ultimi anni di attività legislati-va dell’Unione Europea. Le norme sono unsostegno irrinunciabile all’attuazione tecni-co-pratica degli obblighi giuridici che si in-tendono introdurre, definiscono lo statodell’arte e provvedono a concretizzare le in-dicazioni cogenti previste dalla legge. Rap-presentano di conseguenza un eccellente

strumento di deregolamentazio-ne, grazie al quale in molti set-tori diviene accettabile il pe-so e il ruolo di leggi e rego-lamenti. Oltretutto questomette – da un lato – al ri-paro il legislatore da

eventuali imprecisioni o imperfe-zioni, in quanto le norme vengono elaborateda esperti dei gruppi interessati e – dall’altro– l’operatore finale non si vede costretto aeffettuare doppi o più controlli per verificarequale legge o norma vada applicata.Considero talmente alto il valore della norma-zione tecnica – sia in funzione del mercato in-terno sia nell’evoluzione dei rapporti econo-mici internazionali – che mi chiedo se e comefinanziare la normazione in futuro. Tutte leparti interessate devono essere infatti nellecondizioni di poter partecipare al processo dicostruzione delle norme, in particolare quellepiù “deboli” come i consumatori e le PMI. Il fi-nanziamento pubblico sarebbe una soluzioneinteressante, quasi necessaria, anche per ga-rantire la terzietà delle soluzioni individuate.Con un’attenzione: deve essere politicamentee strategicamente condiviso. Non ritengo in-fatti sufficiente destinare dei fondi a sostegno

dei processi dinormazione seprima non vieneindividuata unalinea politicastrategica chene evidenzi l’utili-tà e la necessità.Mi sembra chein questo sensovadano le ultimeindicazioni delleistituzioni comu-nitarie. Sono co-municazioni e li-nee di indirizzo: ilnostro impegnoe il nostro lavoroper trasformarle

ternazionale del lavoro e della produzione, so-no essenziali per la competitività di un’indu-stria che vuole confrontarsi in modo correttocon le altre aree produttive del pianeta.Di conseguenza, nell’era della globalizzazioneabbiamo quasi la necessità che le norme ab-biano una valenza internazionale, esportando– se possibile – il modello europeo, che consi-dero già abbastanza ben definito e tarato. So-lo norme valide e condivise possono – a mioavviso – permettere un salto di qualità a flussicommerciali globalizzati, finalmente liberi.Quante volte nei nostri processi di export ab-biamo incontrato norme concorrenti, chehanno rallentato la crescita delle nostre im-prese o la penetrazione in mercati che ritene-vamo interessanti? Quante volte diffe-renti requisiti ci costringonoad assurde varianti produttive? Forse in qualche caso c’è un po’di malignità: costruire ostacoli al-le opportunità di esportazione omettere in difficoltà il riconosci-mento internazionale degli stessi perconservare un vantaggio competitivo… masono mezzucci a breve, senza futuro.Ma considero ancora più preoccupanteun’assenza di intenzionalità o addirittura lapervicace voglia di norme proprie, con il solofine di esercitare un ruolo più burocratico cheeconomico.Allora ci piacerebbe che nel merito di un pro-cesso di normazione orami consolidato - enelle auspicabili evoluzioni dello stesso - l’Or-ganizzazione Mondiale del Commercio assu-messe un ruolo attivo e propositivo, agevolan-do anche discussioni e confronti bilaterali traaree economiche, se si ritiene - come inevita-bile - che la normazione possa fornire un con-tributo sostanziale alla realizzazione di merca-ti aperti.Vorrei svolgere una riflessione consequenzia-

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90 ANNI DI UNI: IL FUTURO DELLA NORMAZIONE

Giorgio Squinzi

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La presenza di INAIL in UNI è strategica e hauna valenza attinente proprio al nostro corebusiness, cioè il presidio dello Stato nel mon-do della sicurezza, il che significa dare attua-zione al decreto 38/2000 che ci assegna un al-tissimo compito sociale nell’ambito della pre-venzione degli infortuni sul lavoro,ma anche sul fronte della va-lutazione del rischio e, di ri-mando, della riduzione delleconseguenze degli infortuni checomunque si verificano. Tutto sen-za contare il capitolo relativo al mi-glioramento delle prestazioni di as-sistenza, riabilitazione e reinserimento lavora-tivo.Insomma, in questi 10 anni l’INAIL si sta tra-sformando da istituto prettamente assicurati-vo a istituto che è chiamato a dare una rispo-sta globale al problema degli infortuni nelmondo del lavoro: obiettivo che perseguiamoanche contribuendo alla definizione di normesempre più efficaci e mirate al mondo econo-mico nel quale viviamo, che è fatto soprattuttoda micro, piccole e medie imprese.Il risultato di questo intenso processo di tra-sformazione è un cambiamento culturale che– dall’approvazione della legge 626 fino al de-creto 81/2008 – ci ha consentito di raggiunge-re risultati di grande importanza. Poco più di10 anni fa erano oltre 1500 i morti sul lavoroche si registravano ogni anno e oltre un milio-ne gli infortuni. Oggi, anche se non c’è nullada festeggiare perché la scomparsa di unasingola vita umana è sempre una tragediaenorme, abbiamo registrato un importantecambio di registro. Gli incidenti mortali regi-strati nel 2010 – il dato statistico preciso saràdisponibile a breve – sono meno di mille emeno di 800.000 gli infortuni. Una costante di-scesa nel tempo che ci fa ben sperare per ilfuturo; un futuro che - sancito il cambiamento

culturale - ne-cessita un saltodi qualità, un ap-proccio diversoe multidisciplina-re, orientatorealmente allePMI. E’ necessa-rio andare a col-pire tutte le areedi rischio nellequali si concen-trano maggior-mente gli infortu-ni sul lavoro, co-sa che stiamo fa-cendo con inve-stimenti senzaprecedenti nel

nostro Paese. Nel quadriennio 2010-2013stanzieremo oltre un miliardo di euro per laprevenzione e la sicurezza dei lavoratori e de-gli ambienti di lavoro.

Voglio però sottolineare chenon si tratta di una mera distri-buzione di fondi, bensì di uninvestimento mirato chepunta a creare una co-scienza della sicurezza. Mispiego meglio: il progetto

in materia di prevenzione che un’a-zienda riesce a sviluppare grazie ai finanzia-menti che stiamo concedendo rappre-senta, a ben vedere, solo ilsecondo obietti-vo chevogliamoraggiun-gere. Il pri-mo è, infatti,l’azione di ri-flessione “amonte” chel’offerta dell’in-centivo sta pro-ducendo: un’anali-si sull’importanzadella prevenzioneche – reiterata attra-verso operazioni comequesta, che avrannocarattere strutturale neltempo – non potrà cheavere effetti a catena digrande portata nella diffu-sione di nuovi modelli dicomportamento, tanto nei da-tori di lavoro quanto nei lavora-tori. La bussola lungo la quale cistiamo muovendo, insomma, èquella che vede come primo punto

cardinale la volontà di incidere davvero, nelprofondo, nella “coscienza” del mondo pro-duttivo. Perché la sicurezza sul lavoro non èdata solo da un insieme di buone prassi daseguire, ma prima di tutto è un valore da inte-riorizzare.Non a caso, così, il nuovo polo per la sicurez-za e la salute sul lavoro costituito da INAIL,attraverso l’incorporazione di ISPESL e IPSE-MA è una sfida che cerca di dare una rispo-sta vera, chiara e concreta a una mancanzache in passato si è verificata. Da questa unio-ne vediamo in particolare un salto di qualitànell’approccio alla definizione delle norme ealle migliori e più efficaci risposte da dare aun mondo del lavoro che cambia con granderapidità.L’attività di normazione diventa quindi partedella strategia dell’INAIL, anche per fareemergere quella parte di lavoro nero e som-merso. L’Istituto stima infatti che nel 2009 ol-tre 165.000 infortuni di media o leggera entitàsiano avvenuti nell’illegalità.

Con norme adeguate e stru-menti che aiutino l’emersio-ne e la regolarizzazione diquesto lavoro potremoaiutare il sistema a farevenire a galla le impre-se e i loro lavoratoriinvisibili, che lavora-no come gli altri e sifanno male comegli altri ma chenon sono ade-guatamente tu-telati: questo èun compito ri-levante delnostro Isti-

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U&C n.4 maggio 2011 37

Marco Fabio Sartori

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tuto, che non può dimenticare nessun lavora-tore.Per quanto riguarda il futuro, il punto di vistadel nostro Istituto può essere esemplificatodall’apporto che daremo al Comitato Sicurez-za che UNI ha costituito ai primi di febbraio eche nei sui comitati (sicurezza sul lavoro, si-curezza domestica e del tempo libero, sicu-rezza del cittadino e sicurezza finanziaria)racchiude aspetti multidisciplinari che lascia-no intravedere un approccio totalmente nuo-vo al problema della sicurezza: l’approccioorientato allo sviluppo responsabile e sosteni-bile e al coinvolgimento di tutte le parti sociali. Si tratta di un Comitato che consentirà il libe-ro confronto tra queste parti per costruire unpercorso normativo slegato dalle vecchie lo-giche. Abbiamo di fronte un mondo completa-mente cambiato, che viaggia a una velocitàche non ci consente ripensamenti, nel qualebisogna avere ben chiaro l’obiettivo finale,cioè mettere insieme tecnologie, esperienze econoscenze diverse per arrivare a un sistemanormativo che sia veramente lo specchio diun nuovo modo di approcciare l’impresa, ilmondo del lavoro e la socialità in Europa e inItalia. Questo si può fare soltanto attraversouna forte integrazione tra sistema pubblico eprivato che tenga conto delle specificità delleimprese e degli imprenditori.Noi ci sentiamo parte di questa sfida, abbia-mo detto subito che l’approccio di INAIL al-l’impresa deve essere un approccio di tipocollaborativo - non più punitivo - per aiutare ilsistema delle imprese a fare meglio il propriolavoro, a favore di se stesse e dei lavoratori,che sono il nostro vero valore aggiunto. Unvalore di cui siamo orgogliosi.

Marco Fabio SartoriPresidenteINAIL

Normazione e tutela dei consumatori

Ringrazio dell’ospitalità e dell’occasione chemi viene offerta per rappresentare in questoconsesso l’opinione del Consiglio Nazionaledei Consumatori e degli Utenti, che raccogliele associazioni accreditate presso il Ministerodello Sviluppo Economico ai sensi della legge281 del 1998 successivamente integrata e mo-dificata con il Codice del Consumo nel 2005(decreto legislativo 206 del 6 settembre 2005che – oltre a regolamentare il riconoscimentodelle associazioni consumeriste – definiscenumerosissimi aspetti della vita deicittadini/consumatori e in particolare l’infor-mazione ai consumatori, i rapporti di consu-

mo, le pratichecommerc i a l i ,ecc. ).Quello che mipreme rappre-sentare in un’oc-casione comequesta è la sfidache - sebbenecon molto ritardo- le associazionidei consumatorivogliono accet-tare.Il momento stori-co nel quale vi-viamo ci obbligaad assumere unpiù efficace ruo-lo di responsabilità nel segno del paradigmadella sostenibilità: nel nostro piccolo abbiamoinfatti partecipato, sia in Italia che a livello in-ternazionale, al gruppo di lavoro che ha ela-borato la norma ISO 26000 sulla responsabili-tà sociale delle organizzazioni; ma ora dobbia-mo far crescer la nostra partecipazione intante aree. Come richiamato dalla relazione delPresidente Torretta, perseguire lasostenibilità sociale, economica eambientale è la condizione fonda-mentale per affrontare il presente eprogrammare il futuro: dall’interventodel Segretario Generale dell’ISO Steeleho accolto come sia importante questoargomento come linea guida verso l’uscitadalla crisi che stiamo vivendo tutti, aiutandocia vedere un futuro un po’ più “certo” di quelloche fino ad ora ci è sembrato.Sostenibilità nelle relazioni sociali significaanche impegno civico espresso in prima per-sona; sostenibilità economica significa valo-rizzare tutte le risorse disponibili, ma pensan-do anche ad una più equa distribuzione delle

ricchezze del pianeta, altrimenti lo svilupposarà sempre insoddisfacente e avremo sem-pre continue crisi a causa dell’eccessiva dis-parità tra chi sta bene e chi sta male; sosteni-bilità ambientale significa anche ricerca, in-novazione e formazione per l’intero sistemaeconomico e sociale.

Il relatore Pezzini citava le direttive UErelative alle energie rinnovabili: me nesono occupato anch’io e ritengo che ilsenso profondo di tali provvedimentisia la spinta ad investire sul futuro,investire in ricerca, fare formazionee innovazione, e mi auguro che ciò

venga compreso da tutta la socie-tà.Ed è proprio in questo nuovo scenario mon-diale che la normazione assume una valenzaunificatrice degli interessi condivisi: parteci-pare all’elaborazione delle norme volontariepermette di misurare concretamente la re-sponsabilità dei soggetti in campo e la loro re-ciproca capacità di relazionarsi con una lin-gua e un obiettivo comune.Le norme tecniche sono nate circa 100 anni fa

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90 ANNI DI UNI: IL FUTURO DELLA NORMAZIONE

Gianni Cavinato

1921 anno di fondazione (26 gennaio la data precisa)108 i dipendenti, suddivisi tra la sede di Milano e l'ufficio di Roma50 i centri di informazione e consultazione delle norme UNI nelle principali città italiane (i

cosiddetti “Punti UNI”)18.600 le norme UNI attualmente in vigore (dai giocattoli all'energia nucleare, dai servizi di as-

sistenza agli anziani al “body piercing”… tranne gli argomenti strettamente elettrici dicompetenza del CEI)

34.700 le norme UNI pubblicate in novant’anni di attività652 le commissioni interne che svolgono attività di normazione tecnica1.139 il numero totale delle commissioni che svolgono attività di normazione tecnica, com-

prendendo anche le 487 attive presso gli Enti Federati4.500 gli esperti che partecipano ai lavori di normazione ogni anno

I NUMERI UNI

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7 gli Enti Federati della cui collaborazione l’Ente si avvale su argomenti di particolare spe-cializzazione. Su specifica delega e nel rispetto dei regolamenti UNI elaborano progetti dinorma nazionale, partecipano all’attività di normazione tecnica settoriale europea CEN edinternazionale ISO e contribuiscono al processo di recepimento nazionale delle normeCEN e di adozione delle ISO. Attualmente gli Enti Federati sono: • CIG (Comitato Italiano Gas) • CTI (Comitato Termotecnico Italiano) • CUNA (Commissione Tecnica di Unificazione nell’Autoveicolo) • UNICHIM (Associazione per l’Unificazione nel settore dell’Industria Chimica) • UNINFO (Tecnologie Informatiche e loro applicazioni) • UNIPLAST (Ente Italiano di Unificazione nelle Materie Plastiche) • UNSIDER (Ente Italiano di Unificazione Siderurgica).

come linguaggio condiviso, ebbene oggi il vo-cabolario si deve arricchire di nuovi obiettiviche mirano ad un concetto di mercato socialee di una responsabilità più ampia di quella delsingolo soggetto, impresa e organizzazione.La norma tecnica incrocia l’offerta e la do-manda del mercato globale come di quellolocale e, in tutti i casi, richiede la partecipa-zione attiva dei consumatori e degli utenti, sianelle fasi di individuazione ed elaborazioneche in quelle della corretta applica-zione e della conoscenzadiffusa.Spesso si afferma– giustamente –che i consumatoriconoscono poco lenorme tecniche, direiperò di più: in Italia co-nosciamo poco anche leleggi. Le norme però de-vono diventare un linguag-gio comune: prima ancoradi andare a comperare - adesempio - degli occhiali, discegliere la marca, di valutarela qualità delle lenti, dovremmochiedere - come consumatoriconsapevoli e responsabili - se-condo quale norma sono stati fab-bricati, invece osserviamo conquanta superficialità si approccia ilconsumatore e anche il venditore, cosìcome pure gli specialisti e i tecnici! C’èun enorme lavoro di alfabetizzazione dafare, per rendere di uso comune le normee quindi la sicurezza e la trasparenza cheesse portano in ogni mercato.Noi vogliamo recuperare il più rapidamentepossibile il gap dei consumatori italiani versola normazione e riteniamo che il miglior modoper superare questo ritardo storico - imperdo-nabile - sia proprio quello di aver costruito inquesti ultimi mesi un percorso strutturato tra

l’UNI e il CNCU che porterà molto presto al-l’approvazione di un protocollo d’intesa stra-tegico, come accennava Torretta nel suo in-tervento.Nel richiamare lo scenario europeo del “nuo-vo approccio” e delle sue successive evolu-zioni, sottolineiamo come sia indispensabilefavorire la parteci-

pazione dellerappresentanzedei consumato-ri al processodi normazio-ne e come

questa abbia unaricaduta importantissima nel

rapporto tra la domanda e l’offerta. Inaltri termini, la cultura di base dei consumato-ri deve essere implementata dalla consape-volezza che un consumatore del Terzo Mil-lennio non può definirsi tale se continua a ma-nifestare una preoccupante estraneità a que-sti argomenti. In tal senso, vanno consideratetutte le norme sulla sicurezza e l’informazione

più precisa verso i consumatori.All’interno di questo quadro di relazioni strut-turate che si sta delineando tra UNI e CNCU, ilprotocollo che è attualmente all’esame, e ri-tengo verrà ratificato entro il prossimo giu-gno, prevede una serie di attività che qui sin-tetizzo:• stabilire un piano annuale condiviso di in-

terventi prioritari dei consumatori all’inter-no dei lavori UNI, anche a livello sovrana-zionale,

• promuovere un’intensa attività di alfabetiz-zazione e formazione per i rappresentantidei consumatori, non solo quelli che opera-no nelle sedi centrali ma anche quelli chelavorano sul territorio a livello periferico sti-mabili in circa 2500 persone che – tutti igiorni – dedicano il proprio tempo alla tute-la dei diritti dei consumatori,

• attivare un sistema di trasmissione di infor-mazioni permanente, per rendere più agilee facile la relazione tra le norme e i cittadini(ad esempio tramite i siti internet delle as-sociazioni, i canali video YouTube…),• promuovere la partecipazione delleassociazioni dei consumatori al processonormativo svolto dalle commissioni tecni-che, cercando di risolvere definitivamenteil problema dei costi di partecipazione an-che grazie alle nuove tecnologie e a inter-net. Quello che conta è che chi partecipa cimetta il tempo, l’attenzione, la dedizionenecessarie,

• coinvolgere l’UNI sugli argomenti di perti-nenza sviluppati dal CNCU,

• attivare tutti i canali di informazione delleassociazioni –soprattutto i mass media -sugli argomenti di interesse dei consuma-tori finali,

• individuare forme innovative di promozionedelle norme anche attraverso pubblicazioniad-hoc.

Concludo con un’affermazione enfatica: i con-sumatori ci sono! E si impegnano a colmare la carenza storicanei confronti della normazione tecnica. Sono felice di essere qui oggi e ringrazio tuttol’UNI che ci ha permesso di arrivare a formu-lare questo progetto di collaborazione per unfuturo migliore per tutta la società.

Gianni CavinatoRappresentante CNCU Consiglio Nazionaledei Consumatori e degli Utenti

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Small Business Act e normazione tecnica per le piccole e medie imprese

Prima di tutto desidero ringraziare per la pos-sibilità di intervenire in sostituzione del Presi-dente Giorgio Guerrini, il quale sperava di es-sere presente questa mattina in rappresen-tanza di R.ETE. Imprese Italia, raggruppamen-to delle organizzazioni più rappresentative delmondo dell’artigianato e del commercio, delquale fanno parte Confcommercio, Confeser-centi, Confartigianato, CNA e Casartigiani.E’ stato, purtroppo, trattenuto da un impegnoad Arezzo e questa mattina non riuscirà araggiungerci.Cercherò di riportare gli elementi fondamen-tali del discorso che avrebbe tenuto il Presi-dente, riaffermando quanto sia importante eforte l’interesse delle micro e piccole impreseper un processo di armonizzazione della nor-mativa tecnica che, ai fini della loro presenzasul mercato, le coinvolge sempre di più esempre più intensamente, rendendole prota-goniste dei processi di cambiamento così benillustrati dai precedenti relatori.La norma tecnica costituisce sicuramenteuna guida verso l’eccellenza, un riferimentotecnico che può essere utilizzato per modifi-care i processi produttivi e per raggiungere li-velli di qualità superiori. Attraverso la normati-va tecnica l’imprenditore ha la possibilità dimettersi al passo con l’evoluzione della tec-nologia specifica.In virtù di questa nuova consape-volezza le PMI hanno cercato disuperare le difficoltà di approccioalla normazione tecnica che, peruna serie di note debolezze struttura-li, le hanno viste, in passato, solo mar-ginalmente appropriarsi di tali strumenti co-noscitivi e ancor meno concorrere alla loroelaborazione.Le piccole imprese, nel panorama competiti-vo, hanno infatti bisogno di un contesto e diun ambiente che sia costruito a misura delleloro capacità di essere soggetti economici:non a caso l’atto più importante emanato dal-le istituzioni europee a salvaguardia di questopatrimonio imprenditoriale del mercato unico– lo Small Business Act – mette al centro del-le riflessioni future dell’Unione Europea pro-prio il tema del “pensare innanzitutto in pic-colo”.Declinare questo importantissimo principionell’ambito di cui ci stiamo occupando in que-sto convegno non è certamente cosa agevo-le, proprio perché spesso il processo di for-mazione della norma tecnica è un processocomplesso, che deve necessariamente tene-re conto di un impatto che non può prescin-

• pubblicare sistematicamente i sommaridelle norme europee,

• equa composizione dei comitati di norma-zione,

• semplificare, ove possibile, le procedure eprendere in considerazione nelle redazionie future modifiche alle norme il principio“pensare innanzitutto in piccolo”.

Si tratta di un compito difficile ma non impos-sibile; sicuramente c’è un approccio che ilmondo – la cultura - della impresa diffusa de-ve acquisire in ragione di un’importanza del-l’armonizzazione tecnica che diventa semprepiù strategica nella competizione globale. Le imprese si sono impegnate a diffondere lacultura della normazione tecnica e a favorireun’applicazione consapevole della norma vi-sta, anziché come rispetto di un vincolo, co-me facilitatrice della loro competitività e dellerelative opportunità. Il lavoro fatto a tale proposito dalle organizza-zioni di rappresentanza e l’impegno ad inten-sificare in tal senso i loro sforzi ritengo sianosulla strada giusta (anche se la strada da fareè ancora molta!).Tornando in Italia, mi preme evidenziare che illavoro che stiamo facendo con l’UNI è asso-lutamente fondamentale per favorire il pro-cesso di partecipazione delle PMI alla stan-dardizzazione tecnica: sono stati infatti firmatidalle confederazioni specifici accordi di colla-borazione con UNI; ciò consente, tra le altrecose, alle sedi territoriali che fanno capo alleconfederazioni promotrici di R.E.TE. ImpreseItalia di aprire i Punti UNI; essi rappresentanoproprio una rete di centri di informazione, pri-ma assistenza e formazione sui temi della nor-mazione e contribuiranno a promuovere ladiffusione della cultura della normativa tecni-ca e dei metodi di applicazione. Sarà inoltreun modo per dare sostegno ai nostri impren-ditori nell’essere parte attiva nei vari comitati

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90 ANNI DI UNI: IL FUTURO DELLA NORMAZIONE

dere, da parte ditutto il mondoimprenditoriale,dalla sostenibili-tà della stessanorma tecnica;non si può nontener conto dicome le normetecniche si rap-portino con il si-stema della pic-cola impresa nonsoltanto nel mo-mento della loroapplicazione masoprattutto – equesto è l’aspet-to più delicato –nel momento della loro formazione.Questo rappresenta il tema cruciale, che met-te insieme il principio dello Small BusinessAct con l’esigenza di costruire un processo diarmonizzazione tecnica che sia comunquecompatibile con il mondo delle PMI.Non voglio tornare su concetti che sono giàstati illustrati in precedenza, ma tengo a sot-tolineare che per il mondo delle micro e pic-cole imprese – la cosiddetta impresa diffusa –la questione fondamentale è che si costruiscaun effettiva partecipazione al processo di for-

mazione delle norme tecniche nelpiù complessivo sistema di ar-monizzazione delle stesse.La partecipazione delle PMI aiprocessi di normazione devecertamente essere migliora-ta, soprattutto a livello eu-

ropeo. Si tratta purtroppo di attivitàcostose: la partecipazione istruttoria da partedei nostri imprenditori nella fase della defini-zione dei bisogni di normazione e la loro par-tecipazione ai diversi comitati tecnici non so-no sempre agevoli. Infatti le PMI, pur rappresentando una parteessenziale del mercato europeo, non sonoadeguatamente coinvolte nel sistema di nor-mazione e non possono quindi sfruttare inte-ramente i vantaggi derivanti dalla normazionementre la complessità e il costo delle normepossono rappresentare un ostacolo; è quindiessenziale migliorarne la rappresentanza e lapartecipazione al sistema.Riassumendo, mi sento di fornire le seguentiraccomandazioni in tal senso:• fornire sostegno formativo e finanziario al

fine di garantirne una efficace partecipa-zione; salutiamo, quindi, con favore un si-stema che si prenda in carico l’esigenza difinanziare la partecipazione al processo,

• riduzione dei costi di accesso alle norme,

Bruno Panieri

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tecnici di normazione.Sicuramente riuscire a coprire tutte le aree dipotenziale interesse non è semplice, ma alcontempo il lavoro che stiamo facendo insie-me all’UNI è molto importante e riteniamo chepossa consentirci di recuperare il gap – sepresente - nel rapporto tra il mondo dell’im-presa diffusa e mondo della standardizzazio-ne normativa.Vi ringrazio per l’attenzione e porgo gli auguridel Presidente Guerrini per il futuro e la pro-sperità dell’UNI.

Bruno PanieriDirettore Politiche Economiche Confartigianato

Le conclusioni

Prendo spunto da alcune delle considerazio-ni fatte dai relatori che così cortesementehanno partecipato a questo nostro evento,per trarre le prime conclusioni.Inizio dal rappresentante del CNCU, GianniCavinato: l’auspicio è che le poche risorseche sono oggi disponibili per la sensibilizza-zione, l’alfabetizzazione e la comunicazione almondo del consumo siano utilizzate al meglio.Io spesso percepisco che vi è una tendenzaa una politica di informazione basata su unapproccio di tipo cautelativo/repres-sivo anziché preventivo,allora – moltoprobabilmente –anziché rivolgersial consumatorecon una comunica-zione basata sulparadigma “se haiavuto un problema vie-ni da me” sarebbe piùutile ed opportuno rivol-gersi ad esso comunican-do che “se non vuoi avereproblemi vieni da me”: inquesto modo probabilmentecontribuiremmo ad anticiparela soluzione dei problemi anzi-ché riconcorrerla. Da questopunto di vista uno strumento co-me Pubblicità Progresso – spessoutilizzato per spogliare la comuni-cazione commerciale delle valenzedi business per arricchirla con conte-nuti di interesse comune e sociale –potrebbe essere un ottimo canale.Per quanto riguarda l’attività del ComitatoSicurezza – richiamato dal presidente Sar-tori – le considerazioni sono quelle fatte inapertura, cioè che ci sono due campi nei

quali oggi è necessario riflettere e ragionare:noi abbiamo al momento ritenuto opportunonon fare partire subito i gruppi di lavoro sullamateria ma – dopo le considerazioni fatte og-gi – è forse opportuno e necessario ridefinirela tabella dei tempi per i campi specifici dellasicurezza finanziaria e della sicurezza del cit-tadino.Ricordo che la sicurezza del cittadino è in-fluenzata non solo dai rischi ai quali è espo-sto per la presenza sul territorio di possibilisoggetti con una particolare carica di ag-gressività, ma anche per l’aggressività daparte del mondo istituzionale: la ribellione deipiccoli imprenditori della Sardegna control’aggressione del fisco è un aspetto da nonsottovalutare… anche perché di iniziativeanaloghe ve ne sono tante!Il Sistema Paese che non riesce a trovareuna soluzione per il problema del conteni-mento dell’ingerenza della criminalità orga-nizzata e trasferisce la responsabilità in capoal cittadino (ritenendolo connivente nel mo-mento in cui è esposto al rischio e non ne faspecifica comunicazione alle autorità) è unaltro degli esempi; così come i ritardi e le len-tezze della Pubblica Amministrazione rispettoalle legittime aspettative delcittadino è un altro

aspetto dei problemi della sicurezza come laintendiamo noi. Questi sono tutti aspetti chenell’ambito del “rapporto Monti” vengono in-dividuati sotto la forma delle tutele necessa-rie per il cittadino.Sulle considerazioni di Rob Steele, ritengoche la più importante sia quella che oggi sia-mo entrati in un nuovo modello di sviluppo incui non possiamo più pensare che si operisolo per l’affare “fine a se stesso”, in funzio-ne esclusivamente di un rendimento, redditoo profitto: all’interno di questi ci deve essereanche un interesse sociale e collettivo, per-ché diversamente avremmo una vista estre-mamente corta che ci farebbe perdere laprospettiva di lungo periodo, con il conse-guente rischio di premiare il rendimento im-mediato lasciando irrisolti problemi e situa-zioni sempre più difficili da recuperare.L’aspetto importante richiamato da GiorgioSquinzi è sulla competitività, che mette incorrelazione le regole, la concorrenza e laburocrazia: sono tutti aspetti tra di loro im-prescindibili, che in qualche modo devonoessere contestualmente risolti.Non sappiamo cosa farcene di regole effica-ci quando poi la burocrazia non le applica onon le condivide; non sappiamo cosa farcenedi una concorrenza che si indirizza sul meritoquando poi la Pubblica Amministrazione haun unico principio, cioè la selezione sull’ele-mento più semplice che è quello del prezzopiù basso! E’ chiaro che il nostro è un sistema che – be-ne o male – risente dei condizionamenti delcomportamento della Pubblica Amministra-zione, è inevitabile. Lo dice anche la Commissione Europeaquando ci ricorda la necessità che la PA ab-bia il cosiddetto “comportamento esempla-re”; allora per tendere verso un mercato dimerito, dove le professionalità siano rico-nosciute e siano premiate, il primo pas-so deve essere fatto dalla PubblicaAmministrazione, che deve prendere ilcoraggio a quattro mani e superarequella condizione per la quale ogginon è in grado di dare una giustifi-cazione rispetto a scelte diverseche non siano quelle del prezzopiù basso: è troppo facile sce-

gliere solo in base all’elementoeconomico e poi attribuire al mercato la re-sponsabilità del mancato ottenimento del ri-

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stati preveggenti: infatti il ‘900 è stato un se-colo di tali e tanti cambiamenti che è letteral-mente “corso via” senza che ce ne accor-gessimo e meritandosi la definizione di “se-colo breve”.Come abbiamo sentito oggi, il problema è“stare al passo” rispetto al cambiamento ma– ribadisco – è opportuno mantenere unapropensione alla conservazione e al manteni-mento, per evitare di fare salti nel vuoto. Tuttoquesto ha un collegamento: quello che legale esperienze degli uomini, che vivono le lorostorie e si caratterizzano nel tempo con il na-turale inevitabile succedersi, lasciando la lo-ro traccia con l’insegnamento, il trasferimen-to delle conoscenze e delle esperienze.Mi piace chiudere l’evento di oggi citando ilpensiero di Enzo Bianchi – un monaco fon-datore della comunità di Bose – che rappre-

senta questo momento di congiunzione tradiverse generazioni. Ve lo riporto integralmente: “Quest'anno hopiantato un viale di tigli, li ho piantati per ren-dere più bella la terra che lascerò, li ho pian-tati perché altri si sentano inebriati dal loroprofumo, come lo sono stato io da quello de-gli alberi piantati da chi mi ha preceduto. Lavita continua e sono gli uomini e le donneche si susseguono nelle generazioni, pur contutti i loro errori, a dar senso alla terra, a darsenso alle nostre vite, a renderle degne diessere vissute fino in fondo”.L’augurio che faccio a tutti è di piantare tigliche lascino un profumo che inebri tutti quelliche verranno dopo di noi, grazie.

Piero TorrettaPresidente UNI

sultato.Bisogna essere in grado di esercitare in mo-do puntuale e professionale la responsabilitàe il rischio della scelta, dobbiamo scegliere e– se non comincia la PA a scegliere – è diffi-cile che questo processo venga attivato daicittadini. La nostra competitività inevitabil-mente deve passare attraverso un cambia-mento di mentalità e di cultura di tutto il Pae-se, in primis da parte del soggetto pubblico.Vorrei chiudere cercando di richiamare unaspetto che contraddistingue le ragioni del-l’incontro di oggi, i 90 anni dell’UNI.L’Ente di normazione nasceva nel 1921, in unmomento di particolare fermento culturale:eravamo ai margini del Futurismo – di recen-te ho viso un’opera di quel periodo, caratte-rizzata dal motto “Tutto si muove, tutto corre,tutto volge rapido” – e devo dire che erano

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90 ANNI DI UNI: IL FUTURO DELLA NORMAZIONE

Nel 1921:

Scoperta del rimedio al diabete (da partedei medici Frederick Banting e HerbertBest) grazie all’effetto dell’insulina nelcontrollo degli zuccheri nel sangue; primautilizzazione del vaccino antitubercolosi(sviluppato da un ceppo attenuato di tuber-colosi bovina da Albert Calmette e CamilleGuérin) sugli esseri umani.Ludwig Mies van der Rohe – architetto edesigner tedesco, esponente di spiccodella scuola “Bauhaus” - progetta il grat-tacielo di 20 piani con struttura portante inacciaio e rivestimento in vetro sulla Frie-drichstrasse a Berlino.Prima edizione del Gran Premio Automobi-listico d'Italia, sul circuito di Montichiari(BS), caratterizzato da un tracciato strada-le di 17,3 km di lunghezza.

Rodolfo Valentino - l’attore italiano che ne-gli anni ‘20 divenne il più famoso divo diHollywood ed il sex-symbol più amato dalpubblico mondiale - recita nel film “Losceicco”, considerato l’apice della suacarriera.Viene commercializzato il profumo “ChanelN° 5”, il primo composto da più fragranze(oltre 85) e il più venduto al mondo.

ACCADDE 90 ANNI FA: ALCUNI ESEMPI DI COME LA NORMAZIONE HA SEGUITO L’EVOLUZIONE DI ALCUNI PARTICOLARI AVVENIMENTI DEL 1921FINO AI GIORNI NOSTRI

Oggi le norme tecniche:

• Per i test autodiagnostici effettuati direttamente dai pazienti durante il trattamento del diabete mellito, lanorma UNI EN ISO 15197 del 2003 specifica i requisiti dei sistemi di monitoraggio che misurano le con-centrazioni di glucosio in microcampioni di sangue e le procedure per la verifica e la convalida dei risul-tati da parte dei malati stessi.

• I requisiti per la qualità e la competenza dei laboratori medici/clinici sono definiti dalla norma UNI ENISO 15189 del 2007, che specifica le attività di accoglimento, identificazione e preparazione del paziente,il prelievo, l’analisi e la conservazione dei campioni, la validazione, l’interpretazione e la descrizione deirisultati.

• Per progettare edifici e opere di ingegneria civile di acciaio la serie di norme UNI EN 1993 del 2005 sta-bilisce i requisiti di resistenza, esercizio e durata delle strutture in acciaio, nonché i criteri di calcolo pergarantire la resistenza alle sollecitazioni indotte dalle azioni del fuoco, del vento, sismiche...

• Le caratteristiche e le modalità di posa in opera delle vetrate strutturali sigillate sono invece definitedalla norma UNI EN 13022 del 2010.

• Per valutare correttamente la riduzione dell’impatto ambientale dei veicoli con sistemi di propulsioneavanzati, la norma UNI EN 13444-1 del 2003 definisce i metodi di misura delle emissioni di inquinantigassosi degli autoveicoli ibridi termico/elettrici.

• L’informatica finalizzata al miglioramento della mobilità e alla riduzione del traffico ha dato luogo allaspecifica tecnica UNI CEN ISO/TS 14823 del 2009, che descrive un sistema di codici normalizzati per isegni e i pittogrammi da utilizzare per trasmettere informazioni sul traffico e sul viaggio (TTI - Traffic andTravel Information). Il sistema può essere utilizzato anche per messaggi che devono essere elaborati davari sistemi di comunicazione, sia a bordo dei veicoli sia tramite i pannelli a messaggio variabile

• Per numerare ed identificare univocamente a livello internazionale le opere audiovisive, la norma UNIISO 15706 del 2011 definisce la codifica ISAN (International Standard Audiovisual Number) che identifi-ca un'opera audiovisiva per tutta la sua esistenza. Il codice ISAN può essere utilizzato per vari scopi,come coadiuvare nell'assegnazione dei diritti d'autore tra i titolari dei diritti, o tracciare l'utilizzazionedelle opere audiovisive, per il recupero delle informazioni e per finalità di contrasto alla pirateria, peresempio nella verifica delle registrazioni dei titoli.

• La qualità e la sicurezza dei prodotti cosmetici possono essere influenzate da fattori umani, tecnici eamministrativi: la norma UNI EN ISO 22716 del 2008 definisce le pratiche di buona fabbricazione, cioè losviluppo del concetto di assicurazione della qualità attraverso la descrizione delle attività di produzione,basata su solidi giudizi scientifici e sulla valutazione dei rischi.

• Le istruzioni generali per l'esecuzione delle analisi microbiologiche dei prodotti cosmetici al fine di ga-rantirne la qualità e la sicurezza, in conformità a un'adeguata analisi dei rischi, sono definite dalla nor-ma UNI EN ISO 21148 del 2009.