9 luglio 2014 - salute.gov.it · 9 luglio 2014 08/07/14 Sì24.it Sparatoria di Perugia, il killer...

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9 luglio 2014 08/07/14 Sì24.it Sparatoria di Perugia, il killer dona gli organi Destinati al trapianto per pazienti in varie città 09/07/14 Corriere dell'Umbria Gli organi di Riccardo Bazzurri danno speranza a otto persone 09/07/14 Giornale dell'Umbria.it Ponte Valleceppi, si aggrava la mamma RE. PE. 08/07/14 #gonews.it Spara a Perugia, il bambino resta gravissimo. Espiantati gli organi del padre 09/07/14 L'Eco delle Valli.tv Il Tribunale di Trapani ordina le infusioni Stamina Farewell 08/07/14 Tiscali: videonews Stamina, Sofia torna a casa. Il papà: il governo ci ascolti 08/07/14 TMnews Stamina, dimessa la piccola Sofia. Il padre: "Sta molto male" 08/07/14 Today Stamina, Sofia peggiora: "Governo parli con una bimba malata" 08/07/14 CTZEN Cattaneo, tra metodo scientifico e Stamina «La scienza non è nostra, è dei cittadini» Carmen Valisano

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9 luglio 2014

08/07/14 Sì24.it

Sparatoria di Perugia, il killer dona gli organi Destinati al trapianto per pazienti

in varie città

09/07/14 Corriere dell'Umbria

Gli organi di Riccardo Bazzurri danno speranza a otto persone

09/07/14 Giornale dell'Umbria.it

Ponte Valleceppi, si aggrava la mamma

RE. PE.

08/07/14 #gonews.it

Spara a Perugia, il bambino resta gravissimo. Espiantati gli organi del padre

09/07/14 L'Eco delle Valli.tv

Il Tribunale di Trapani ordina le infusioni Stamina

Farewell

08/07/14 Tiscali: videonews

Stamina, Sofia torna a casa. Il papà: il governo ci ascolti

08/07/14 TMnews

Stamina, dimessa la piccola Sofia. Il padre: "Sta molto male"

08/07/14 Today

Stamina, Sofia peggiora: "Governo parli con una bimba malata"

08/07/14 CTZEN

Cattaneo, tra metodo scientifico e Stamina «La scienza non è nostra, è dei

cittadini»

Carmen Valisano

08/07/14 Healthdesk

Il caso Stamina non è finito

All'ospedale di Perugia

Sparatoria di Perugia, il killer dona gli organi Destinati al trapianto per pazienti in varie città di Redazione. Categoria: Cronaca

Espiantati e destinati a pazienti in diverse città italiane gli organi del carrozziere perugino che

domenica aveva tentato il suicidio dopo avere sparato e ferito la ex compagna, il figlio e un’amica

della donna. L’uomo è stato dichiarato ieri clinicamente morto.

Le operazioni di espianto – riferisce l’ufficio stampa dell’ azienda ospedaliera del capoluogo

umbro – sono cominciate la notte scorsa alle 22, con impegnate diverse equipe multidisciplinari

dell’ospedale di Perugia, coordinate dalla responsabile del Centro trapianti regionale Tiziana

Garzilli.

Il cuore è stato trasportato nella notte all’ospedale di Catania. I polmoni sono stati invece

prelevati dal personale de La Sapienza di Roma e sempre nella capitale, a Tor Vergata, verrà

trasportato il fegato, destinato a un uomo in attesa di trapianto da oltre un anno.

Le cornee del carrozziere perugino, in virtù di una convenzione con la Regione Marche, sono

destinate alla Banca degli occhi di Fabriano. I reni dell’artigiano saranno trapiantati negli ospedali

di Perugia e Brescia.

8 luglio 2014

PERUGIA

Gli organi di Riccardo Bazzurri

danno speranza a otto persone 09/luglio/2014

Un rene di Riccardo Bazzurri è stato trapiantato a un umbro di 57 anni, da molto tempo costretto alla

dialisi. L’operazione (eseguita da una équipe di chirurghi e anestesisti formata dai medici Paolo Baccari,

Massimo Lenti e Francesco De Santis) si è conclusa martedì mattina. Il paziente è stato ricoverato di

notte, non appena emersa la compatibilità dell’organo, individuata dal direttore della struttura di

Nefrologia, dottor Emidio Nunzi. Ma non è il solo caso in cui l’espianto di organi dell’artigiano che

domenica si è sparato dopo aver fatto fuoco contro il suo bimbo, la ex compagna e un’amica e

deceduto lunedì, ha poi portato al trapianto.

Gli organi sono stati prelevati da sei diversi centri italiani, con interventi chirurgici eseguiti durante la

notte scorsa. La responsabile del Centro regionale trapianti, Tiziana Garzilli, come riferisce l’ufficio

stampa dell’Azienda ospedaliera di Perugia, “ha costantemente tenuto informati i familiari del giovane

donatore” che non si erano opposti alla richiesta di donazione.

I polmoni di Riccardo Bazzurri sono stati prelevati da personale sanitario dell’ospedale La Sapienza di

Roma, e sempre a Roma, all’Ospedale Tor Vergata, ieri mattina è stato impiantato il fegato del giovane

a un uomo in attesa da oltre un anno.

Le cornee, in virtù di una convenzione con le Marche, sono state prelevate dagli operatori sanitari della

Banca degli Occhi di Fabriano. Un rene è stato traportato a Brescia. Questo il quadro reso noto

dall’Azienda ospedaliera.

“Pur impegnati nella faticose e complesse operazione di questa notte - ha detto la dottoressa Garzilli - è

stata sufficiente uno sguardo o anche una sola parola per ringraziare tutti gli operatori che, con

competenza e spirito di sacrificio, hanno permesso di espletare le attività necessarie per realizzare

un’attività tanto complessa”.

Per svolgere tutti gli atti medici e amministrativi relativi al prelievo, sono stati impegnati 50 tra medici,

tecnici e personale infermieristico in forza al Santa Maria della Misericordia.

La responsabile del Centro Trapianti si é tenuta in costante contatto con la direttrice sanitaria Manuela

Pioppo.

La stessa governatrice Catiuscia Marini, in visita martedì all’ospedale, si è intrattenuta con alcuni

professionisti dell’Azienda ospedaliera di Perugia tra cui il dottor Massimo Lenti, responsabile della

struttura di Chirurgia vascolare, inserito nell’équipe che ha proceduto al trapianto di rene per il paziente

umbro, il dottor Mario Capruzzi, direttore del 118 e del pronto soccorso del Santa Maria della

Misericordia, e la caposala della rianimazione Moira Berti.

Cronaca

Ponte Valleceppi, si aggrava la mamma

Stazionarie le condizioni del bimbo di 2 anni. Otto le persone che vivranno con gli organi di

Bazzurri

ARTICOLO | MER, 09/07/2014 | DI RE. PE.

PERUGIA - Le condizioni di Ilaria Abbate si sono aggravate. La giovane mamma è stata ferita alla

testa da un colpo di pistola sparato dall'ex compagno Riccardo Bazzurri (deceduto lunedì).

La donna è ricoverata nel reparto di Rianimazione dell'ospedale perugino e i familiari, riferisce

l'ufficio stampa del Santa Maria della Misericordia, vengono tenuti costantemente informati dalla

direzione medica sull'evoluzione del quadro clinico. Le condizioni della ragazza era già disperate al

suo arrivo in ospedale.

Resta, invece, in gravissime condizioni il bambino di 2 anni, ferito sempre dal padre a Perugia nello

stesso agguato. Il piccolo, colpito alla testa da un colpo di pistola è ricoverato all'ospedale

pediatrico Meyer di Firenze e, al momento, viene giudicato dai medici «stabile» sebbene in un

quadro clinico «molto critico».

Sono stati espiantati e destinati a pazienti in diverse città italiane, invece, gli organi di Riccardo

Bazzurri. L'uomo è stato dichiarato clinicamente morto lunedì sera e le operazioni di espianto sono

cominciate nella notte, con impegnate diverse equipe multidisciplinari dell'ospedale di Perugia,

coordinate dalla responsabile del Centro trapianti regionale Tiziana Garzilli. Il cuore è stato

trasportato nella notte all'ospedale di Catania. I polmoni sono stati prelevati da personale di quello

La Sapienza di Roma e sempre nella capitale, a Tor Vergata, verrà trasportato il fegato, destinato a

un uomo in attesa di trapianto da oltre un anno. Le cornee del carrozziere perugino, in virtù di una

convenzione con la Regione Marche, sono state prelevate dagli operatori sanitari della Banca degli

occhi di Fabriano.

I reni dell'artigiano sono andati negli ospedali di Perugia e Brescia. Nel capoluogo umbro un rene è

stato trapiantato ad un uomo di 57 anni, residente in Umbria, da molto tempo costretto alla dialisi.

L'intervento è stato eseguito nelle sale operatorie del S. Maria della Misericordia. La procedura di

compatibilità dell'organo era stata individuata dal direttore della struttura di Nefrologia, dottor

Emidio Nunzi, che ha immediatamente informato il paziente. L'operazione è stata eseguita da una

equipe di chirurgi ed anestesisti, composta dai dottori Paolo Baccari, Massimo Lenti e Francesco

De Santis. La responsabile del Centro regionale trapianti, la dottoressa Tiziana Garzilli, come

riferisce una nota dell'ufficio stampa dell'Azienda ospedaliera di Perugia, ha costantemente tenuto

informati i familiari del giovane donatore. «Pur impegnati nella faticosa e complessa operazione di

questa notte - ha spiegato Garzilli - è stato sufficiente uno sguardo o anche una sola parola per

ringraziare tutti gli operatori che con competenza e spirito di sacrificio, hanno permesso di

espletare le attività necessarie per realizzare un'attività tanto complessa». Il corpo dell'uomo sarà

ora portato all'obitorio dell'ospedale di Perugia e quindi restituito alla famiglia. I funerali sono in

programma per oggi pomeriggio a Villa Pitignano.

Spara a Perugia, il bambino resta gravissimo. Espiantati gli organi del padre 08 luglio 2014 Cronaca Firenze

Resta in gravissime condizioni il bambino di 2 anni, ferito dal padre a Perugia, insieme alla madre e a un’amica di quest’ultima. Il piccolo, colpito alla testa da un colpo di pistola, ricoverato all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, al momento viene giudicato dai sanitari ‘stabile’ sebbene in un quadro clinico ‘molto critico’.

Spara a Perugia: espianto organi, a pazienti varie città

Espiantati e destinati a pazienti in diverse città italiane gli organi al carrozziere perugino che domenica aveva tentato il suicidio dopo avere sparato e ferito la ex compagna, il figlio e un’amica della donna. L’uomo è stato dichiarato ieri clinicamente morto. Le operazioni di espianto – riferisce l’ufficio stampa dell’ azienda ospedaliera del capoluogo umbro – sono cominciate la notte scorsa alle 22 e sono ora in corso, con impegnate diverse equipe multidisciplinari dell’ospedale di Perugia, coordinate dalla responsabile del Centro trapianti regionale Tiziana Garzilli.

Il cuore é stato trasportato nella notte all’ospedale di Catania. I polmoni sono stati invece prelevati da personale di quello La Sapienza di Roma e sempre nella capitale, a Tor Vergata, verrà trasportato il fegato, destinato a un uomo in attesa di trapianto da oltre un anno. Le cornee del carrozziere perugino, in virtù di una convenzione con la Regione Marche, verranno prelevate, sempre questa mattina, dagli operatori sanitari della Banca degli occhi di Fabriano. I reni dell’artigiano saranno trapiantati negli ospedali di Perugia e Brescia.

Cuore trapiantato all’ospedale di Catania

E’ stato trapiantato a un gelese di 64 anni, affetto da una grave forma di miocardiopatia dilatativa che da 4 mesi era ‘un’emergenza nazionale’, il cuore prelevato al carrozziere perugino che domenica aveva tentato il suicidio dopo avere sparato e ferito la ex compagna, il figlio e un’amica della donna. L’intervento è stato eseguito nell’ospedale Ferrarotto dall’equipe di cardiochirurgia diretta dal dottor Carmelo Mignosa. E’ stato il suo vice, Angelo Giuffrida, a partire la notte scorsa, con un aereo dell’aeronautica militare messo a disposizione dalla prefettura di Catania che è atterrato all’aeroporto di Perugia. L’operazione si è conclusa da circa 30 minuti ed è tecnicamente riuscita.

Fonte: ANSA

Il Tribunale di Trapani ordina le infusioni Stamina

Scritto da Farewell il 9 luglio 2014.

BRESCIA - Il Tribunale di Trapani ha adottato una nuova ordinanza con la quale ha imposto la

somministrazione del trattamento Stamina ad un bambino che aveva già ricevuto le cure presso gli

Spedali Civili di Brescia.

Nell’ordinanza del giudice è indicata la data del 15 luglio, termine entro il quale la struttura

ospedaliera bresciana dovrà adempiere alle prescrizioni. Nel caso in cui non proceda in questo

senso sarà Giuseppe Morfino, il presidente dell’Ordine dei Medici di Trapani, a dover garantire la

prosecuzione del trattamento.

Stamina, Sofia torna a casa. Il papà: il governo ci ascolti

Pubblicato il 08/07/14

Firenze (TMNews) - "Speriamo che il Governo accetti di dialogare anche con una semplice famiglia e anche con un bambino che ha una malattia rara. Non vorremmo che, proprio per la rarità di questa patologia, fossimo trascurabili". A parlare è Guido de Barros, il papà di Sofia, la bimba affetta da una grave malattia neurodegenerativa, diventata il simbolo della lotta per la cura con il controverso metodo Stamina di Maurizio Vannoni. Nonostante le polemiche, la famiglia della piccola crede fermamente nella validità del metodo e chiede un ripensamento al ministro Lorenzin.

Sofia, intanto, è stata dimessa dall'ospedale pediatrico di Firenze dopo tre giorni di ricovero resi necessari da un problema di rigidità muscolare, anche se, nonostante un quadro clinico generale discreto, sta molto male. "Tutti gli esami ematici, dell'addome, urine, Rx, ecoaddomi - ha continuato de Barros - sono nella norma, non presentano grosse anomalie. Purtroppo si tratta della degenerazione neurologica". La bimba, ha concluso il papà, potrebbe stare meglio se avesse avuto in questi mesi la terapia delle staminali alla quale ha diritto e come lei ci sono tantissimi bambini e tantissime famiglie. Vogliamo il rispetto del diritto alla cura per tutti loro e per questo andremo avanti fino in fondo. L'associazione "Voa voa" fondata a Firenze dai genitori di Sofia per assistere le famiglie di bambini affetti da malattie neurodegenerative, ha ricevuto, intanto, un'offerta di 2mila euro raccolti dalla cooperativa di tassisti fiorentini SoCoTa.

Stamina, dimessa la piccola Sofia. Il padre:

"Sta molto male"

Uscita dall'ospedale pediatrico di Firenze dopo tre giorni di ricovero

Firenze, 8 lug. (TMNews) - Sofia de Barros, la bambina al centro del caso per le cure col metodo

Stamina, è stata dimessa dall'ospedale pediatrico di Firenze dopo tre giorni di ricovero. Ma sta

molto male. Lo ha spiegato il padre, Guido, a margine di un'iniziativa dell'associazione Voa Voa a

Firenze. "Di comune accordo coi medici abbiamo deciso che potesse tornare a casa. Sono stati fatti

tantissimi esami strumentali per arrivare ad una diagnosi di quale potesse essere il problema che le

recava quel disagio, quei disturbi che si supponeva originassero l'opistotono, questa rigidità alle

ossa e alle articolazioni".

"Tutti gli esami dell'addome - ha continuato de Barros - urine, rx eccetera sono nella norma.

Purtroppo si tratta della degenerazione neurologica. Sofia potrebbe stare meglio se avesse avuto in

questi sette mesi la terapia delle staminali alla quale ha diritto. Come Sofia - ha aggiunto de Barros-

ci sono tantissimi bambini e tantissime famiglie come la nostra e vogliamo il rispetto del diritto alla

cura per tutti loro".

"Sicuramente adiremo ancora le vie legali e tutte le strade possibili e immaginabili. Stiamo

lavorando alle prossime tappe. I binari sono due: la sensibilizzazione e l'aspetto legale, che ha i suoi

tempi. E' una battaglia lunga", ha detto ancora il padre di Sofia, assicurando che col governo invece

"noi cercheremo come sempre abbiamo cercato un dialogo. Speriamo che il governo accetti di

dialogare anche con una semplice famiglia e anche con un bambino che ha una malattia rara".

Stamina, Sofia peggiora: "Governo parli con una bimba malata" Il papà di Sofia, la bimba di quattro anni diventata l'emblema della

lotta per il diritto alle cure con Stamina, invita il governo al dialogo:

"Non vorremmo essere trascurabili"

Redazione 8 luglio 2014

FIRENZE - E' tornata a casa. E' di nuovo nel letto con mamma e papà ma non sta bene Sofia de Barros, la

bimba fiorentina di quattro anni affetta da una grave malattia neurodegenerativa e diventata, suo malgrado,

l'emblema della lotta per le cure con le cellule staminali del controverso metodo Vannoni. La piccola è stata

dimessa dall'ospedale pediatrico di Firenze dopo soli tre giorni di ricovero. Ma sta molto male.

E suo padre, Guido, non ha intenzione di arrendersi. "Di comune accordo coi medici abbiamo deciso che

potesse tornare a casa. Sono stati fatti tantissimi esami strumentali per arrivare ad una diagnosi di quale

potesse essere il problema che le recava quel disagio, quei disturbi che si supponeva originassero

l'opistotono, questa rigidità alle ossa e alle articolazioni" ha spiegato a margine di un'iniziativa

dell'associazione "Voa Voa" a Firenze.

"Tutti gli esami dell'addome - ha continuato de Barros - urine, rx eccetera, sono nella norma. Purtroppo si

tratta della degenerazione neurologica. Sofia potrebbe stare meglio se avesse avuto in questi sette mesi

la terapia delle staminali alla quale ha diritto. Come Sofia - ha aggiunto il papà della piccola - ci sono

tantissimi bambini e tantissime famiglie come la nostra e vogliamo il rispetto del diritto alla cura per tutti loro".

Per il momento, però, la battaglia per le infusioni Stamina è in alto mare ma la famiglia di Sofia ha voglia e

forza di combattere ancora. "Sicuramente adiremo ancora le vie legali - ha annunciato Guido de Barros - e

tutte le strade possibili e immaginabili. Stiamo lavorando alle prossime tappe. I binari sono due: la

sensibilizzazione e l'aspetto legale, che ha i suoi tempi. E' una battaglia lunga".

Una battaglia che, assicura, passerà anche dai "palazzi del potere". "Col Governo, noi cercheremo come

sempre abbiamo cercato un dialogo. Speriamo che il Governo accetti di dialogare anche con una semplice

famiglia e anche con un bambino che ha una malattia rara. Ma - ha aggiunto - non vorremmo che proprio per

la rarità di questa patologia fossimo trascurabili."

"Ci deve essere - ha chiesto il papà della piccola Sofia - l'attenzione per tutti, deve essere garantita la tutela

a tutti. Siamo ancora qui dopo sette mesi di tempo in cui abbiamo visto il peggioramento di Sofia: tutto scritto

nero su bianco dalle relazioni mediche. Chiediamo il riconoscimento dei nostri diritti."

Cattaneo, tra metodo scientifico e Stamina «La scienza non è nostra, è dei cittadini» Di Carmen Valisano | 8 luglio 2014

La senatrice a vita, direttrice del laboratorio di Biologia delle cellule staminali e Farmacologia delle malattie neurodegenerative, è stata ospite della Scuola superiore dell’università di Catania. Nel suo seminario ha inevitabilmente parlato del trattamento ideato da Davide Vannoni, definendolo «una pratica tribale». «La speranza di una cura – spiega – non passa per nessuna scorciatoia»

«Ogni mattina comincia come se stessi puntando alla luna». Un mantra che Elena Cattaneo – senatrice a vita, direttrice del laboratorio di Biologia delle cellule staminali e Farmacologia delle malattie neurodegenerative - ripete a se stessa e ai colleghi che varcano la soglia del laboratorio. Ordinario dell’ateneo di Milano e nominata alla prestigiosa carica un anno fa dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per i suoi meriti in campo scientifico, Cattaneo ha tenuto ieri sera una lezione dal titolo «Storie di uomini, geni e staminali» alla Scuola superiore dell’università di Catania. «Sono le parole della mia vita», afferma rivolta agli oltre 500 ospiti del seminario. Un intervento appassionato, che mette in risalto tanto i successi quanto le difficoltà e i fallimenti che costellano il cammino della scienza. Il punto di partenza è una figura, quella di George Otto Gey, scienziato statunitense che negli Anni ’50 portò a termine una ricerca in campo oncologico messa a

disposizione dei colleghi gratuitamente. «La scienza non è tua, è dei cittadini», esclama rivolta ai

colleghi.

Lo sguardo della senatrice si sposta spesso verso gli studenti. «Chiedete sempre di più a voi stessi» è l’esortazione. E confessa di avere come più grande terrore «perdere opportunità». Altro elemento ricorrente è il metodo scientifico, la sua applicazione, la necessità di verificare costantemente i dati scientifici. «Tutti ormai si sentono esperti di staminali o di vaccini o di terremoti… o di molto altro ancora», commenta amaramente. Il riferimento – prima indiretto, poi esplicito – è al caso Stamina. La verità arriva dopo «chili di prove. Ma non nel tuo cassetto, pubbliche», tuona. «Come non fidarsi della scienza?», chiede. È lo «strumento per aumentare la consapevolezza di quello che l’uomo può fare».

«I ciarlatani non mi preoccupano – dice con schiettezza – sono sempre esistiti. Mi preoccupano le vittime». Il trattamento messo a punto da Davide Vannoni viene definito «una pratica tribale». Poi la professoressa condivide il profilo dell’imbonitore-tipo: «La sua terapia è alternativa, segreta, altruista e disinteressata, miracolosa, idonea a curare più patologie diverse». Da parte sua «il ciarlatano è una vittima, incompreso, può avere una laurea, sviluppa una strategia di persuasione organizzata». A contrapporsi a questa figura è il medico, identificato come la persona che «fa tutto ciò che può, incluso dichiarare la propria impotenza quando tale è». «La speranza di una cura – spiega – non passa per nessuna scorciatoia».

La senatrice, applicando il metodo scientifico anche alla vicenda mediatica, riepiloga velocemente il caso, partito a Torino nel 2007 e passato anche da varie decisioni di tribunali (l’ultima risale a poche settimane fa) e ministri, oltre che sugli schermi e i giornali di milioni di italiani.

Sugli interventi – a volte maldestri – effettuati dalla politica per cercare di rimediare, Cattaneo dichiara: «Sono temi complessi, posso capire che gli onorevoli non sappiano, ma quando c’è da legiferare devono essere in grado di capire». E sottolinea: «L’ultima parola è della politica, ma

vorrei che fosse giusta e onesta». A un docente tra il pubblico, Angelo Vanella, che invita a non demonizzare l’uso delle cellule staminali, Cattaneo risponde con foga. «Ma chi le vuole demonizzare? – ribatte elencando le patologie nelle quali sono impiegate con successo – Si devono demonizzare comportamenti stile Stamina». Perché, aggiunge, «non vogliamo più cadere in trappole simili».

Assieme alla sensibilizzazione sui temi della ricerca dei colleghi parlamentari, la sfida che Elena Cattaneo sta affrontando si chiama Corea di Hungington, una malattia neurodegenerativa ereditaria. Una sindrome che colpisce un solo gene sui 30mila che compongono l’essere umano e che è nato – «innocente» – 800 milioni di anni fa. Dalle prime ricerche effettuate in Venezuela alle moderne analisi di laboratorio si è scoperto come questa malattia sembri essere un tratto che accompagna l’evoluzione dell’essere umano dal suo stato primordiale. «La malattia, lo stigma, è frutto della spinta evolutiva», spiega la docente. Ne sarebbe riprova uno studio in corso su bambini di uguale età che – in presenza del gene in questione – hanno capacità motorie e visive migliori. «Forse dobbiamo cambiare l’ottica delle malattie, pur continuando a combatterle».

Il caso Stamina non è finito

Un libro ripercorre le tappe della vicenda. I ritratti dei personaggi, il ruolo poco chiaro della politica, il

vecchio vizio italiano di usare il pubblico per godere di benefici privati. Ma, soprattutto, racconta la

guerra che su scala globale si sta combattendo intorno alle cellule staminali

REDAZIONE⎪MARTEDÌ 8 LUGLIO 2014

«Nella bollente estate del 2008, un bambino, ricoverato all’ospedale Burlo Garofolo di Trieste, viene caricato di

nascosto in macchina. È l’alba. Sull’auto ci sono la madre, il nonno e un medico sopra le righe. La destinazione è

San Marino, dove il bimbo sarà sottoposto a un trattamento a base di cellule staminali. La terapia, che in breve

tempo sarà conosciuta in tutto il mondo come “metodo Stamina”, non è mai stata testata, ma secondo il suo

promotore, un esperto di marketing lanciatosi nel business della medicina, può curare decine di malattie senza

speranza.

Negli stessi giorni, negli Stati Uniti, un’azienda che impiega le cellule staminali per curare malattie ossee riceve

una visita dall’ente di controllo americano: l’Fda. L’azienda, che grazie alle staminali è diventata una macchina da

soldi, sta operando al di fuori della legalità e deve interrompere le sue attività.

Tra battaglie in tribunale, gruppi di potere e malati in piazza comincia una guerra che legherà indissolubilmente le

due sponde dell’Atlantico.

La posta in gioco è enorme: miliardi di dollari, il futuro della medicina, ma, soprattutto, la vita di milioni malati».

È la quarta di copertina di “Acqua sporca. Che cosa rischiamo di buttare via con il caso Stamina”, da oggi

disponibile gratuitamente su www.scienzainrete.it e a 1,99€ sui principali e-book store.

Il volume, scritto dai giornalisti scientifici Antonino Michienzi e Roberta Villa, è promosso da Scienza in Rete e

edito da Zadig.

Il libro che vede la luce oggi è stato realizzato con un’originale iniziativa di raccolta fondi online lanciata all’inizio

del 2014. Una formula di finanziamento innovativa, quanto il taglio del libro che è intitolato alla memoria di Romeo

Bassoli.

Non un saggio, né un resoconto giornalistico.

«È una storia di leggi violate, speranze mal riposte, intrecci e colpi di scena fatte di "case history" cioè storie di

ammalati, troppo spesso bambini», dice Giuseppe Remuzzi, direttore dei Dipartimenti di Medicina e dei Trapianti

dell’Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che ha letto in anteprima il libro. «C’è garbo e

sensibilità in questa storia che parte da fatti che quasi sempre superano la finzione. […]. ha il pregio di essere

intrigante come un romanzo (si legge tutta d’un fiato) ma col rigore di una ricerca scientifica», ha aggiunto.

“Acqua sporca” ripercorre le tappe che hanno portato alla nascita del caso Stamina e alla sua esplosione. Traccia

i ritratti dei personaggi che hanno animato questa storia, racconta il ruolo poco chiaro della politica e il vecchio

vizio italiano di usare il pubblico per godere di benefici privati.

Il leitmotiv della storia, però, non è questo. È la grande guerra che su scala globale si sta combattendo intorno alle

cellule staminali e al loro utilizzo nella cura dei malati. Una guerra di scienza, ma ancor più economica in cui a

muovere le fila sono grandi companies e gruppi di pressione ansiosi di usare una tecnologia ancora immatura (le

cellule staminali mesenchimali) per trarne immensi guadagni.

Queste cellule sono una straordinaria promessa e sono potenzialmente utilizzabili in decine di malattie. Finora,

però, questa promessa è rimasta tale: in pochissimi casi le cellule staminali mesenchimali hanno dimostrato di

essere efficaci.

Per usarle su larga scala serve perciò forzare una regolamentazione stringente, che ha in regole molto rigide

l’unico strumento per tutelare i malati da chi pensa più al business che alla loro salute.

È questa la luna che si nasconde dietro il dito del caso Stamina: una battaglia combattuta a colpi di cause in

tribunale, di sottili modifiche normative, di malati usati come testimonial.

Una battaglia che ha un solo fine: trasformare milioni di malati in facili prede dell’immenso business delle

staminali.