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FONDAZIONE BUSSOLERA–BRANCA La Fondazione “Avvocato Fernando Bussolera e Lina Branca Bussolera”, con sede a Mairano di Casteggio, nasce nel 1995 in adempimento alla volontà testamentaria dell’Avvocato Fernando Bussolera e viene riconosciuta nel 1999 dalla Regione Lombardia. Scopo primario della Fondazione è promuovere lo sviluppo e la dif- fusione della ricerca, della scienza, della tecnologia e della forma- zione professionale nell’enologia e nelle altre specialità dell’agricoltura e del- l’industria di trasformazione dei prodotti agricoli, con particolare attenzione alle produzioni tipiche dell’Oltrepo Pavese; è di altrettanta rilevanza la costante attenzione alla valorizzazione dell’Oltrepo in tutti i suoi aspetti eco- nomici, sociali e culturali, che si esprime con impegno attivo in progetti di vario genere, finanziamenti di convegni, seminari, pubblicazioni e attività diverse. Altri importanti compiti della Fondazione sono la gestione delle Aziende Agricole di proprietà (Le Fracce e La Secchina), le attività di beneficenza, assistenza, previdenza e la conservazione della villa di Mairano, del parco, delle collezione di carrozze e d’auto d’epoca. Alla realizzazione di questi scopi la Fondazione provvede col suo patri- monio e con le risorse ricavate dall’attività agricola. Nel triennio 2001–2004 la Fondazione ha promosso tre importanti pro- getti di ricerca su vite, riso e pioppo in collaborazione con le Università di Milano e di Pavia.

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FONDAZIONE BUSSOLERA–BRANCA

La Fondazione “Avvocato Fernando Bussolera e Lina BrancaBussolera”, con sede a Mairano di Casteggio, nasce nel 1995 inadempimento alla volontà testamentaria dell’Avvocato FernandoBussolera e viene riconosciuta nel 1999 dalla Regione Lombardia.Scopo primario della Fondazione è promuovere lo sviluppo e la dif-fusione della ricerca, della scienza, della tecnologia e della forma-

zione professionale nell’enologia e nelle altre specialità dell’agricoltura e del-l’industria di trasformazione dei prodotti agricoli, con particolare attenzionealle produzioni tipiche dell’Oltrepo Pavese; è di altrettanta rilevanza lacostante attenzione alla valorizzazione dell’Oltrepo in tutti i suoi aspetti eco-nomici, sociali e culturali, che si esprime con impegno attivo in progetti divario genere, finanziamenti di convegni, seminari, pubblicazioni e attivitàdiverse.

Altri importanti compiti della Fondazione sono la gestione delle AziendeAgricole di proprietà (Le Fracce e La Secchina), le attività di beneficenza,assistenza, previdenza e la conservazione della villa di Mairano, del parco,delle collezione di carrozze e d’auto d’epoca.

Alla realizzazione di questi scopi la Fondazione provvede col suo patri-monio e con le risorse ricavate dall’attività agricola.

Nel triennio 2001–2004 la Fondazione ha promosso tre importanti pro-getti di ricerca su vite, riso e pioppo in collaborazione con le Università diMilano e di Pavia.

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RINGRAZIAMENTIGli autori ringraziano la fondazione Bussolera Branca per aver finanziato tale ricerca nell’ambito del pro-getto “Miglioramento genetico e biodiversità del riso coltivato in Italia”.

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Biodiversità e aspetti fitosanitaridelle varietà di riso italiane

a cura diB. Basso, M. Biloni, S. Castiglione, R. Mantegazza

A.M. Picco, E. Piotti, D. Rodino, M. RodolfiF. Sala, A. Spada, M. Tabacchi

Fondazione Bussolera Branca Università degli Studi di MilanoUniversità degli Studi di Pavia

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I edizione: giugmo 2004

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PREFAZIONE

È stata una decisione senza precedenti quella adottata dall’AssembleaGenerale delle Nazioni Unite il 16 dicembre 2002 di dedicare un annointernazionale di celebrazioni, studi e manifestazioni promozionali ad unasingola coltura, il riso, di millenaria tradizione e diffusa in tutto il mondo,da Oriente ad Occidente, che, nell’offrire nutrimento a oltre la metà dellapopolazione del pianeta, è strumento di lotta alla fame e alla povertà, diconservazione dell’ambiente e di promozione di una migliore qualità dellavita nei Paesi in via di sviluppo come in quelli dall’economia avanzata.

Risicoltura, sicurezza alimentare e sviluppo sostenibile sono proble-matiche strettamente interconnesse, basti considerare che, dei cinque temiprioritari trattati al vertice di Johannesburg del 2002, quattro, vale a direagricoltura, acqua, biodiversità e salute, interessano particolarmente ilriso, fonte alimentare primaria e coltura ecosostenibile, fattore di equili-brio idrogeologico e di tutela dell’ecosistema, alimento ricco, sano,nutriente e universale, nella dieta quotidiana come nelle ricette più sofi-sticate. Per tutte queste ragioni, e per la molteplicità di valenze che essoriveste sotto il profilo economico, sociale, politico e culturale, il riso è vitae, in Italia soprattutto, è sinonimo di qualità.

L’incentivazione della ricerca e dell’innovazione tecnologica per ilmiglioramento della qualità organolettica e delle specie varietali è dunqueuno degli obiettivi strategici che, insieme alla promozione del consumointerno e della politica degli aiuti alimentari, il Comitato Italiano di Coordi-namento per l’Anno Internazionale del Riso si prefigge di raggiungere, insintonia con i progetti comunitari di promozione della qualità e della sicu-rezza alimentare. Ricerca e marketing sono purtroppo ancora gli anellideboli della filiera risicola italiana, che vanno assolutamente potenziatiper lo sviluppo di un comparto storicamente trainante dell’economia agra-ria nazionale.

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La divulgazione scientifica segue di pari passo la ricerca, e per questomotivo si è ben volentieri accordato il patrocinio ad una pubblicazionecome la presente che si offre come prezioso vademecum, tecnico e prag-matico, agli operatori del settore, per una sempre maggiore professionali-tà in agricoltura.

Senza memoria storica e senza progresso scientifico, non c’è futuro. Lariscoperta e la valorizzazione della nostra antica civiltà rurale, che è anco-ra oggi fattore di sviluppo armonico del territorio e di benessere colletti-vo, deve accompagnarsi alla ricerca e all’innovazione tecnologica, sullastrada dell’evoluzione e di sempre nuovi traguardi da raggiungere e daconsegnare in eredità ai nostri figli.

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Sannazzaro, 17 giugno 2004ON. GIACOMO DE GHISLANZONI CARDOLIPresidente Comitato Italiano di Coordinamento

AnnoInternazionale del Riso

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PREMESSA

Il riso, principale fonte di cibo per il 50 % della popolazione mondiale, siè imposto, grazie alle sue caratteristiche biologiche e molecolari, comepianta modello per la ricerca scientifica. Questa coltura costituisce la base dell’economia delle provincie di Pavia,Vercelli e Novara, rendendo l’Italia il maggior produttore in Europa.Nel nostro Paese, a fronte di una situazione di grande interesse economi-co non sempre corrisponde un’adeguata sinergia di attività degli enti diricerca interessati. Il progetto dal titolo “Miglioramento Genetico eBiodiversità del Riso Coltivato in Italia”, reso possibile grazie al finan-ziamento della Fondazione Bussolera - Branca (Mairano di Casteggio,Pavia), ha permesso di eliminare le barriere esistenti tra la comunitàscientifica ed imprenditoriale, di rispondere alle nuove domande di inno-vazione tecnologica basata sull’analisi del DNA e di unire a reali esigen-ze degli imprenditori agricoli competenze scientifiche universitarie mag-giormente indirizzate a ricerche di base.Il presente progetto che, tra gli altri, vede coinvolti l’Università degliStudi di Pavia, l’Università degli Studi di Milano e il Centro Ricerchedell’Ente Nazionale Risi, si è proposto numerosi obiettivi, tra i quali: sal-vaguardia della biodiversità, miglioramento genetico e valorizzazionedelle caratteristiche delle varietà di riso coltivate in Italia; monitoraggioaerobiologico dei principali patogeni fungini del riso a fini previsionali,analisi della biodiversità fungina su seme delle varietà di riso coltivate inItalia e delle relative implicazioni patologiche o tossigeniche; approcciper la messa a punto di metodologie finalizzate all’analisi precoce di infe-zioni fungine.

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Questi obiettivi sono stati affrontati anche considerando l’importante pro-blematica legata alla necessità di ridurre l’uso dei fitofarmaci per limitaregli effetti sull’ambiente e sulla salute dell’uomo.I principali risultati raggiunti sono riportati nel presente manuale che sipropone al produttore ed al consumatore come semplice e pratico testoutile a soddisfare curiosità ed a comprendere aspetti, spesso poco noti, delRiso, al quale la FAO ha dedicato l’anno 2004.

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Pavia, giugno 2004GLI AUTORI

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PARTE I

BIODIVERSITÀDELLE VARIETÀ DI RISO ITALIANERaffaella Mantegazza, Massimo Biloni e Alberto Spada *

STORIA DELLE VARIETÀ DI RISO ITALIANELa pianta di riso si è differenziata in alcuni centri d’origine milioni d’an-ni fa, il più fecondo dei quali corrisponde alle pendici dell’Himalaya dadove si è diffusa la specie Oryza sativa, portata a nord in Cina ed inGiappone a costituire la subspecie “chinensis” o “japonica” e portata asud in India ed in Indonesia a costituire la subspecie “indica” (la diffe-renziazione delle due subspecie sembra essere iniziata 2-3 milioni di annior sono). Un secondo non meno importante centro d’origine corrispondeall’Africa centro-occidentale da dove si è diffusa la specie Oryza glaber-rima ancora coltivata dalle popolazioni locali per le sue caratteristiche dirusticità e di tolleranza alla siccità. Altre specie si sono differenziate inmaniera spontanea senza interessare particolarmente l’opera dell’uomoche sin dall’inizio ha tentato di domesticare Oryza sativa e O. glaberrimacostituendo delle popolazioni (miscugli) o delle varietà. I primi reperticerti sono stati ritrovati in Cina e risalgono a 6.000 anni fa, ma dalle testi-monianze lasciate dalle popolazioni asiatiche locali sembra che il risofosse conosciuto già da molto tempo e coltivato già nel 10.000 a.C.Il riso in Italia venne introdotto dagli Spagnoli o dagli Arabi dapprima nelsud del Paese da dove, durante il secolo XV, si diffuse anche nelle regio-ni del centro-nord. Dalla sua introduzione fino agli inizi dell’800 nonsono pervenute notizie riguardo alle varietà coltivate in Italia. Al 1807risale una monografia del Biroli in cui egli afferma: “…io conosco unasola specie di riso”, riferendosi come vedremo al Nostrale. Questa ed altretestimonianze hanno portato a concludere che nei primi tre secoli di risi-coltura si utilizzasse una sola varietà di riso a cui venne dato, nell’800, ilnome di Nostrale, per contrapporla alle razze diffusesi in seguito. Il

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* Dip. Biologia, Botanica generale, Università degli Studi di Milano, via Celoria 26, 20133 Milano. E-mail: [email protected]

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Nostrale, soprattutto per la sua scarsa resistenza al brusone (malattiadovuta al fungo Pyricularia grisea, vedi capitoli successivi) venne via viasostituito da nuove varietà prima fra tutte il Bertone. Il Bertone o “risosecco della China” fu, secondo Portéres, introdotto e coltivato in Italia giàdal 1812. Il suo successo era dovuto sia alla sua maggior resistenza agliattacchi fungini sia alla sua capacità di crescere “a secco”, per mezzo disola irrigazione. Per almeno mezzo secolo rappresentò la razza più colti-vata nel Paese, in seguito la sua area di coltivazione andò diminuendo dipari passo all’aumentare della sua suscettibilità al brusone.L’introduzione di sementi da paesi stranieri si intensificò nella secondametà dell’800 e nel ’900, come documentano atti di congressi internazio-nali e giornali del settore agricolo. Inizialmente si effettuava una puraintroduzione delle varietà straniere, poi si iniziò ad attuare una selezionedapprima massale ed in seguito per linee pure. Risultato delle prime operedi selezione è il Chinese Originario, ottenuto da sementi giapponesi giun-te in Italia nel 1903. Con la nascita della Stazione di Risicoltura a Vercelli,nel 1908, la metodica di selezione venne affinata e resa operativa, per arri-vare al 1925, anno in cui vennero effettuate le prime ibridazioni artificia-li. La finalità iniziale del lavoro di miglioramento genetico consisteva nel-l’ottenimento di nuove varietà resistenti a malattie quali il brusone e conparticolari caratteri fisiologici e morfologici che aumentassero la produt-tività (Figura 1).In seguito le caratteristiche qualitative del prodotto si sono imposte come

fine primario, sullabase delle richiestedel mercato. Nel ten-tativo di raggiungeretali obiettivi nelsecolo XX furonocostituite in Italiainnumerevoli varietàdi riso alcune colti-vate solo per breviperiodi, altre, concaratteristiche più

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Figura 1 - Trapianto del riso negli anni ’20. Fonte: Ente Nazionale Risi.

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favorevoli, ancora oggi presenti nelle risaie italiane (ad es. Balilla, costi-tuito nel 1924).

MORFOLOGIA DELLA PIANTA DI RISOIl riso è una pianta erbacea annuale diploide ermafrodita con 12 coppie dicromosomi, appartenente alla famiglia delle Poaceae (Graminaceae), tribùOryzae, sub-famiglia Oryzoi-deae. La porzione aerea dellapianta è costituita da tre ele-menti principali: il culmo, lefoglie e la pannocchia (Figura 2). Il culmo è cavo e formato danodi ed internodi. Ai nodi iltessuto meristematico restaattivo durante tutto lo svilup-po della pianta e permettel’allungamento degli interno-di e quindi l’aumento in altez-za e lo sviluppo delle foglie.Nella porzione apicale portala pannocchia. Le foglie diriso sono costituite da: i) una guaina che dapprima sorregge la pianta alposto del culmo e dopo la levata avvolge e protegge il culmo; ii) un lembodi forma lanceolata. Nelle giunture tra guaina e lembo fogliare è evidentela ligula, una formazione triangolare bifida di piccole dimensioni e dicolore solitamente ialino. Al di sotto della ligula possono essere presentile auricole, che nella maggior parte delle varietà presentano dei peli, sonoincolori e solo in alcuni casi possono essere pigmentate di rosso o viola.L’apice terminale della pianta di riso è rappresentato da un’infiorescenzachiamata pannocchia. Essa è costituita da un asse principale o rachide dacui dipartono le rachille o rami primari; da quest’ultimi si sviluppano irami secondari che su un peduncolo portano la spighetta monoflora.Ciascuna spighetta è costituita da due glumelle, la lemma e la palea, e, allabase, da due glume sterili e dalle glume rudimentali.

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Figura 2 - Immagine di una pianta di riso.