8 Sacro Monte (Orta, NO) · CHI E PER CHI: Ideato da Bernardino Caimi, frate minore osservante dopo...

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L’età moderna (1492 - 1789) 3 Sacro Monte (Orta, NO) 8 I segni della storia nel Piemonte di oggi I Sacri Monti sono complessi architettonici eretti in zone montane, costituiti da una serie di cappelle unite da una Via Sacra, che accolgono statue e affreschi raffiguranti in genere episodi della vita di Cristo e della Vergine. La loro origine si ricollega al culto cattolico del pel- legrinaggio in Terrasanta sui luoghi della vita di Cristo e trova particolare sostegno nell’opera di San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano dal 1560, sostenitore della necessità di diffondere e applicare i principi religiosi della Controriforma nel rigore e nella penitenza. Gran parte dei Sacri Monti piemontesi sorgono in zone che allora appartene- vano ai territori del Ducato di Milano. Questo complesso che sovrasta l’abitato di Orta sulla cima del monte Nicolao è costruito, nel 1583, per volontà della comunità ortense, su progetto ini- ziale di padre Amico Canobio, proseguito da padre Cleto dal 1590, entrambi architetti dell’ordine dei Cappuccini. È formato da un santuario e da 20 cap- pelle, di cui 11 erette tra Sei e Settecento, dissemi- nate in un bosco di pini e faggi, dedicate alla vita di San Francesco d’Assisi letta come imitazione della vita di Cristo. Al Sacro Monte si accede da un arco di ingresso sormontato da una statua seicentesca dedicata al Santo. In questo come in tutti i Sacri Monti, il progetto tiene conto dei caratteri ambientali in cui si inseri- scono le costruzioni e testimonia lo stretto rapporto esistente in quegli anni tra architettura, scultura e pittura. Le cappelle racchiudono infatti 376 statue in cotto che illustrano la vita di San Francesco, opere barocche di artisti lombardi quali Cristoforo Prestinari, Dionigi Bussola e Carlo Beretta, oltre ad affreschi di pregevole fattura di pittori lombardi, tra cui il varesino Francesco Morazzone, e cancellate in ferro battuto e in legno. Schedatore: MB

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L’età moderna (1492 - 1789)3

Sacro Monte (Orta, NO)8

I segni della storia nel Piemonte di oggi

I Sacri Monti sono complessi architettonici eretti inzone montane, costituiti da una serie di cappelleunite da una Via Sacra, che accolgono statue eaffreschi raffiguranti in genere episodi della vita diCristo e della Vergine. La loro origine si ricollega al culto cattolico del pel-legrinaggio in Terrasanta sui luoghi della vita diCristo e trova particolare sostegno nell’opera diSan Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano dal1560, sostenitore della necessità di diffondere eapplicare i principi religiosi della Controriforma nelrigore e nella penitenza. Gran parte dei Sacri Montipiemontesi sorgono in zone che allora appartene-vano ai territori del Ducato di Milano. Questo complesso che sovrasta l’abitato di Ortasulla cima del monte Nicolao è costruito, nel 1583,per volontà della comunità ortense, su progetto ini-ziale di padre Amico Canobio, proseguito da padreCleto dal 1590, entrambi architetti dell’ordine deiCappuccini. È formato da un santuario e da 20 cap-pelle, di cui 11 erette tra Sei e Settecento, dissemi-nate in un bosco di pini e faggi, dedicate alla vita diSan Francesco d’Assisi letta come imitazione dellavita di Cristo. Al Sacro Monte si accede da un arcodi ingresso sormontato da una statua seicentescadedicata al Santo.In questo come in tutti i Sacri Monti, il progetto

tiene conto dei caratteri ambientali in cui si inseri-scono le costruzioni e testimonia lo stretto rapporto esistente in quegli anni tra architettura,scultura e pittura. Le cappelle racchiudono infatti376 statue in cotto che illustrano la vita di SanFrancesco, opere barocche di artisti lombardi qualiCristoforo Prestinari, Dionigi Bussola e CarloBeretta, oltre ad affreschi di pregevole fattura dipittori lombardi, tra cui il varesino FrancescoMorazzone, e cancellate in ferro battuto e in legno.

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Sacro Monte (Varallo, VC)

Schedatore: MB

DOVE: Varallo (VC).Sorge su un terrazzamento naturale del monte TreCroci, nel versante rivolto verso la città di Varallo.

QUANDO: La costruzione, iniziata nel 1491, è inter-rotta nel 1499 per la morte del fondatore; riprendenel 1517 con Gaudenzio Ferrari come protagonistafino al 1529. Dal 1565 il progetto è trasformatosecondo i dettami della Controriforma e si con-clude con l’edificazione, tra il 1641 e il 1728, dellaBasilica, la cui facciata è finita nel 1891-1896.

PER COSA: Sorge per riprodurre i luoghi sacridella vita e della passione di Cristo, la cui contem-plazione è, secondo la Controriforma, la formaessenziale di esercizio spirituale (v. devozionedella santa Sindone: scheda n. 3.15.14, zoomTorino) e baluardo della fede cattolica in una loca-lità vicina alle influenze del mondo protestante. Èpensato come un grandioso spettacolo unitarioper la diffusione della fede che deve coinvolgereemotivamente lo spettatore.

CHI E PER CHI: Ideato da Bernardino Caimi, frateminore osservante dopo un viaggio a Gerusalemmenel 1491, il complesso è trasformato nella secondametà del Cinquecento per volontà di San Carlo

Borromeo e del vescovo di Novara, Bescapè. La decorazione delle cappelle è affidata prima aGaudenzio Ferrari (1470-1546), poi a Pier FrancescoMorazzone (1571-1626) e Antonio d’Enrico - Tanzioda Varallo - (1575-1635), mentre la parte plastica èopera di Giovanni d’Errico e del Tabacchetti. Larealizzazione architettonica si deve, tra gli altri, aGaleazzo Alessi (1512-1572).

DESCRIZIONE: La salita al Sacro Monte, che sisnoda dal centro della città, è fiancheggiata dacappelle che non fanno parte del santuario. Solodopo aver superato la Porta Maggiore si accede,infatti, al complesso composto dalla Basilicadell’Assunta e dalle quarantaquattro cappelle.Queste, chiamate la Nuova Gerusalemme, hannopareti affrescate che fanno da fondale a gruppistatuari policromi in legno e terracotta a gran-dezza naturale. Le cappelle si trovano lungo il percorso che conduce alla piazza dove sorge laBasilica dell’Assunta.

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Strada reale di Francia (da Torino a Rivoli)

DOVE: Torino-Collegno-Grugliasco-Rivoli. Iniziadall’attuale piazza Statuto, collegando Torino,città-capitale del Ducato sabaudo, al castello diRivoli (v. scheda n. 3.5) attraversando i territoriprossimi alla città.

QUANDO: Progettata nel 1711, è ultimata nel 1712.

PER COSA: Come Strada reale è ideata per colle-gare tra loro il Palazzo Reale di Torino con la residenza extraurbana del castello di Rivoli, di cuinegli stessi anni è in progetto un grandiosoampliamento, non realizzato.

CHI E PER CHI: Nel 1711 l’architetto ducaleMichelangelo Garove è incaricato dal duca diSavoia Vittorio Amedeo II (1666-1732) di progettareuna strada alberata, diritta e piana, al fine dicreare un nuovo collegamento viario. Era utilizzatasolo dalla corte.

DESCRIZIONE: Denominata oggi corso Francia, ècostituita da una carreggiata centrale, affiancatada controviali laterali, ed è un’arteria di grande traf-fico automobilistico. La strada, realizzata in origine sui territori esternialle mura della città, è fiancheggiata, lungo il suopercorso che attraversa diversi comuni, da insedia-menti industriali e residenziali. Recenti progetti prevedono la costruzione di una linea di metropoli-tana che, seguendo il tracciato di corso Francia,collegherà la città di Collegno con il centro di Torino.Nel Settecento attraversava territori agricoli pun-teggiati da cascine. In seguito alla sua costruzionemolti nobili edificarono a lato del viale ville con giar-dini. Ne è testimonianza la villa detta la Tesoriera,costruita nel 1713-1715 dal nobile Aimone Ferrero diBorgaro, tesoriere generale del Duca.

Schedatore: MB

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Torino15

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Torino diventa città-capitale del ducato di Savoianel 1559 per una decisione politica del ducaEmanuele Filiberto che trasferisce al di qua delleAlpi la sede istituzionale dello Stato e la sua residenza. A determinare il provvedimento è laposizione del piccolo centro, importante nodo ditransito sulle grandi vie di collegamento con laFrancia e con Roma. Inizia allora la costruzione diuna nuova capitale barocca secondo il modello discusso in quegli anni dagli architetti e dagli inge-gneri militari. Le prime iniziative riguardano le operedi difesa della città, naturalmente protetta su tre latidal corso dei fiumi Po a est, Stura e Dora a nord,Sangone a sud; sul lato scoperto a ovest il Ducaordina di costruire una grandiosa cittadella penta-gonale, inaugurata nel 1565, su progetto del celebrearchitetto militare Francesco Paciotto.Nel corso del Seicento e primo Settecento Torino siingrandisce attraverso tre ampliamenti successivi,decretati nel 1619, 1673 e 1702, che insieme defini-scono la nuova forma della città a mandorla, racchiusa entro fortificazioni “alla moderna”, ade-guate alle nuove tecniche di guerra che prevedonol’uso dell’artiglieria. I bastioni sul perimetro ovaleg-giante delle mura consentono la difesa attraversola tecnica militare del tiro incrociato dei cannoni. Il centro rappresentativo della città-capitale

barocca è Palazzo Reale, con l’antistante piazzaCastello, progettato in questo luogo dall’architettoAscanio Vitozzi, Primo Architetto ducale, che suquesto edificio imposta il disegno urbano generaledi Torino, realizzato per ingrandimenti successivi inconformità alla sua idea originaria. Su questoPalazzo si attestano nel Seicento le vie rettilineeche conducono alle quattro porte monumentali diingresso alla città e, a segnare l’importanza dellestrade, diverse proposte (solo in parte realizzate) prevedono la costruzione di piazze reali, dall’archi-tettura uniforme e a portici – è il caso di piazza SanCarlo – dedicate al Duca.Le principali chiese barocche sono costruite pervolere sovrano, che le affida a ordini religiosi di protezione ducale, affermando con ciò la sua auto-nomia rispetto all’autorità religiosa.Sempre collegato a Palazzo Reale da una trama diviali rettilinei extraurbani che iniziano dalle porteurbane è il sistema delle numerose residenzesabaude costruite tutto intorno a Torino (tra esseVenaria Reale, Stupinigi, Villa della Regina, ilValentino) realizzate dai più famosi architetti sei-settecenteschi attivi in Piemonte. Tali complessi,già definiti al tempo “la corona di delizie”, nasconoper lo svago e i cerimoniali di corte, soprattutto lacaccia, come era uso al tempo.

Schedatore: MB

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Torino15

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Schedatore: MB

Mastio della Cittadella1

DOVE: Torino, corso Galileo Ferraris 0.Ultima testimonianza del sistema fortificato dellacittà, luogo di accesso all’immensa Cittadella pen-tagonale (che si estendeva fino agli attuali corsiInghilterra e Vittorio Emanuele II), edificata nell’angolo sud-ovest della cinta muraria. Oggipermane come testimonianza residua dellaCittadella cinquecentesca all’interno degli isolatiche costituiscono il tessuto urbano del quartiere.

QUANDO: La Cittadella, iniziata nel 1564, è inaugu-rata già nel 1566, grazie a potenti investimentifinanziari del duca Emanuele Filiberto che, pergarantire il rapido completamento dell’opera, vietain quegli anni a Torino ogni forma di attività edili-zia. Venuta meno la sua funzione difensiva, èdemolita nel 1856: rimane il mastio, restaurato informe eclettiche da Riccardo Brayda. Oggi ospita ilMuseo Storico Nazionale di Artiglieria.

PER COSA: Il mastio segna l’antico accesso allaCittadella, fortezza in cui milizie, esercito e citta-dini potevano rifugiarsi e difendersi in caso diassedio. Al suo interno si trovava un pozzo sca-vato, a doppia rampa, che garantiva, in caso d’assedio, il rifornimento idrico. È stato di recenteindividuato e sono in corso studi in merito.

CHI E PER CHI: In seguito al trattato di CateauCambrésis (1559) l’architetto e ingegnere militareFrancesco Paciotto da Urbino (1521-1591) è inca-ricato da Emanuele Filiberto duca di Savoia(1582-1580) di progettare una grande Cittadellapentagonale a difesa della città.

DESCRIZIONE: La costruzione, ancora inserita inuna parte delle mura della Cittadella, si sviluppa sudue livelli. Al primo, si trova il portone con aperturacentrale, cui si accedeva tramite un ponte levatoio,ora scomparso. La parte sovrastante l’ingresso pre-senta due aperture che collegavano a un ballatoio:rimangono solo le mensole di sostegno e due feritoie che sottolineano la funzione difensiva dell’edificio. Tale funzione è richiamata dalle garitteangolari e dalla merlatura. Sopra ad essa emerge lacopertura della lanterna che permette l’illumina-zione degli ambienti interni. Dalla Cittadella si dirama un sistema di gallerie sotterranee di difesa che si sviluppano per molti chi-lometri nel sottosuolo, in parte oggi visitabili. Nellapiccola aiuola di fronte al Mastio si trova il monu-mento dedicato al minatore soldato Pietro Micca,che morì il 30 agosto 1706 dando fuoco alle polveriper fermare i granatieri francesi che erano penetratinella galleria.

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Schedatore: MB

DOVE: Torino, piazzetta Reale.Sul lato sud-est di piazza Castello (v. scheda 3.15.4,zoom Torino), domina il lato di fondo della piazzettaReale in asse con la via Nuova (l’attuale via Roma) e lacorrispondente porta barocca di accesso alla città.QUANDO: Progettato nel 1584 e denominato PalazzoNovo Grande, dal 1643 è trasformato e ampliato pervolere di Cristina di Francia. Completato nel Seicento, èrinnovato nella decorazione degli appartamenti interninel corso di tutto il Sette e Ottocento.PER COSA: Stabile residenza del Sovrano nella città capi-tale dello Stato sabaudo da metà del Cinquecento finoall’Unità d’Italia. Al palazzo è annesso un ampio giardino,un tempo privato, oltre alla chiesa di San Lorenzo, integrata al complesso, e alla cappella della Sindone,collegata agli appartamenti reali al piano nobile.CHI E PER CHI: Sulle preesistenze dell’edificio proget-tato da Ascanio Vitozzi per il duca Carlo Emanuele I (dal1584) operano, nel cantiere di trasformazione volutodalla reggente Maria Cristina di Francia, gli architetti dicorte Maurizio Valperga, Carlo Morello e Amedeo diCastellamonte. Il palazzo, completato con la realizza-zione della facciata nel 1658, su disegno di CarloMorello, è oggetto di trasformazioni funzionali e deco-rative. Prima tra queste (1720-1721) è la Scala dettadelle Forbici di Filippo Juvarra, costruita in occasionedel matrimonio del principe Carlo Emanuele III.

Seguono (1733-1734) la manica degli Archivi Parti-colari, che chiude il cortile quadrato verso i giardini, laBiblioteca e l’inizio della Galleria del Beaumont. APelagio Palagi si deve l’intervento di radicale rinnova-mento degli ambienti di rappresentanza voluto da CarloAlberto, salito al trono nel 1831, e la cancellata in ferrofuso, detta dei Dioscuri, che delimita la piazzettadavanti alla reggia. Interventi di rifacimento sono con-dotti da Domenico Ferri (1797-1869) allo scalone e daEmilio Stramucci alle sale trasformate da Palagi.DESCRIZIONE: Oltrepassata la cancellata si accede allapiazzetta antistante il palazzo e da qui all’ingresso, alcentro del fronte principale. Il corpo centrale si svi-luppa su tre livelli ed è fiancheggiato da due padiglionilaterali più elevati. Superati l’atrio e la galleria, il monu-mentale scalone ottocentesco, ornato da monumenti estatue, conduce al piano nobile che ospita le sale pub-bliche di rappresentanza del Sovrano. Dal salone degliSvizzeri inizia la sequenza delle sale di ricevimento checonducono alla sfarzosa sala del Trono. Sull’atrio siapre il grande cortile quadrato a portici intorno a cui ilpalazzo si articola, dominato dalla cupola della SacraSindone (v. scheda n. 3.15.14, zoom Torino). In asse conl’ingresso, oltre il cortile, è il giardino racchiuso nellefortificazioni seicentesche di cui resta testimonianzanei due casini, detti bastion Verde e bastione di SanMaurizio, sui baluardi.

Palazzo Reale2

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DOVE: Torino, tra piazza Castello e via Verdi: comprendePalazzo Reale, Armeria Reale e Biblioteca Reale, Segreteriedi Stato – oggi Prefettura –, Archivi, Teatro Regio, Zecca –oggi Polizia di Stato –, Accademia Reale e Cavallerizza. Sitratta di un insieme di edifici diversi tra loro tutti collegati,tra Palazzo Reale (lato via XX Settembre) e la Zecca (viaVerdi) che ha come centro ideale piazza Castello, su cuiprospettano gran parte degli edifici.QUANDO: Con il decreto dell’ampliamente verso il Po,deciso nel 1673, la piazza Castello vitozziana, che corri-spondeva alla metà dell’attuale piazza, viene raddoppiataverso ovest. Lungo il lato nord e verso il Po inizia la costru-zione dei fabbricati della Zona di comando che collegano,con lunghe maniche che si piegano ad angolo retto,Palazzo Reale con via della Zecca. Il completamento delprogetto prosegue nel secolo successivo a opera degliarchitetti regi. Al centro della nuova piazza quadrangolareè Palazzo Madama.PER COSA: Piazza Castello durante tutta l’epoca barocca ècaratterizzata come spazio pubblico di relazione e di rap-presentanza del potere ducale: qui si svolgono le feste, lepubbliche cerimonie e le ostensioni della Sacra Sindone.L’insieme degli edifici integrati al Palazzo Reale, ancheattraverso passaggi o gallerie continue interne, ospitanotutte le attività di governo quali i Ministeri, l’Archivio diStato per conservare i documenti regi, l’Accademia Reale ela Cavallerizza per la formazione degli alti gradi dell’eser-

cito, la Zecca per il conio delle monete. A ciò si aggiunge lacostruzione di un teatro voluto dal Re, quindi Regio, per glispettacoli di corte.CHI E PER CHI: I primi interventi intorno al castello degliAcaja – l’attuale Palazzo Madama – sono condotti dall’archi-tetto ducale Ascanio Vitozzi (1539-1615). La definizione di unapiazza centrale è ripresa dall’architetto ducale Amedeo diCastellamonte (1610-1683) che, mentre progetta l’amplia-mento della città verso il Po, avvia la costruzione degli edificidella Zona di comando. Il piano castellamontiano è comple-tato, secondo le mutate necessità, prima dall’architetto regioFilippo Juvarra (1678-1736), poi da Benedetto Alfieri (1700-1777), da Ernesto Melano (1792-1867) e infine da Carlo Mosca(1792-1867).DESCRIZIONE: Di forma quadrangolare, la piazza porticata ècircondata da edifici con facciate di uniforme disegno archi-tettonico. Palazzo Reale è fiancheggiato, sui lati della piazzetta, dalla manica di palazzo Chiablese e dalla guari-niana chiesa di San Lorenzo e, sul lato opposto, dalla manicache accoglie la Biblioteca Reale e l’Armeria Reale.Proseguendo lungo i portici, si susseguono gli edifici destinatialle Segreterie e agli Archivi di Stato fronteggianti, all’angolodella piazza, il Teatro Regio, ricostruito dopo l’incendio del1936, che conserva solo la facciata settecentesca. Alle spalledel Teatro si sviluppa l’isolato progettato per accogliere laCavallerizza e l’Accademia Reale, di cui attualmente sidiscute il progetto di nuova valorizzazione.

Schedatore: MB

Piazza Castello e «Zona di Comando»4

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DOVE: Torino, corso Valdocco angolo via delCarmine. I due isolati denominati di San Celso e di SanDaniele sono situati in corrispondenza dell’in-gresso occidentale della città barocca, nel puntodi attestamento, al di là della fortificazione, dellaStrada reale di Francia (v. scheda n. 3.14).

QUANDO: Costruiti fra il 1716 e il 1728, sono sopra-elevati con l’aggiunta di un piano nel 1768.

PER COSA: I due fabbricati simmetrici destinati acaserme disegnano con la loro forma una piazza aC aperta, rivolta verso l’esterno. La severa archi-tettura monumentale degli edifici caratterizza ilnuovo ingresso occidentale della città con mani-che porticate che delimitano una piazza d’armi,concepita come nuova porta urbana. Ospitano ilMuseo diffuso della Resistenza, della Deporta-zione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, direcente inaugurato.

CHI E PER CHI: L’architetto regio Filippo Juvarra èincaricato da Vittorio Amedeo II di Savoia (1666-1732) di progettare gli edifici, realizzati fra il 1716 eil 1728. Nel 1768 sono sopraelevati su progetto diIgnazio Birago di Borgaro (1721-1783).

DESCRIZIONE: I due edifici, simmetricamenteorganizzati rispetto alla via, si articolano con mani-che porticate, progettate in affaccio sulla piazza.Percorrendo i portici lungo la via è possibileaccedere ai sobri cortili interni su cui si affac-ciano gli ambienti delle caserme. Il complesso presenta severe facciate in mattoni,scandite da lesene di ordine gigante che ben siaccordano con la loro destinazione militare.

Schedatore: MB

Quartieri militari di San Celso e di San Daniele11

Torino15

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Torino15

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DOVE: Torino, piazza Palazzo di Città.Lungo il lato ovest della piazza, sorta probabil-mente in corrispondenza del foro romano e untempo denominata piazza delle Erbe per il suomercato, il palazzo costituisce il punto di attesta-mento della stretta via rettilinea progettata daAscanio Vitozzi per collegare il complesso munici-pale con piazza Castello (v. scheda 3.15.4, zoomTorino) cioè il potere civico e il potere ducale.

QUANDO: La sede comunale nell’isolato di SanMassimo è documentata già nel 1472. Il palazzo èampliato tra il 1658 e il 1665, e quindi trasformatonel 1756 in seguito al progetto di formazione dellapiazza, e ancora nel corso dell’Ottocento.

PER COSA: Edificio rappresentativo del potere delComune, accoglie al suo interno anche le attivitàburocratiche di competenza municipale. Si affaccia sullo spazio aperto della piazza, cuore commerciale della città con il suo importante mer-cato degli ortaggi.

CHI E PER CHI: Francesco Lanfranchi intervienesull’edificio preesistente con un progetto di tra-sformazione (1658) del nuovo Palazzo Civicosecondo i principi architettonici seicenteschi. ABenedetto Alfieri si deve la ridefinizione dellapiazza e la modifica parziale della facciata dell’e-dificio con l’aggiunta di una campata di portico(1756). Nell’Ottocento il palazzo è oggetto di radi-cali interventi interni che riguardano il salone principale, su progetto di Lorenzo Lombardi eFerdinando Bonsignore, e la sopraelevazione dellaparte centrale a opera di Giuseppe Talucchi.

DESCRIZIONE: La piazza nella sua forma rettango-lare settecentesca è delimitata da edifici porticaticon facciate di disegno uniforme. Inserito nellasevera quinta scenografica della piazza, il Palazzodi Città si differenzia per i caratteri architettonicitipici del Seicento, riconoscibili nella decorazionedelle finestre e nell’importanza attribuita alla partecentrale della facciata. Elemento che sottolinea l’apertura del palazzo allacittà è la grande balconata sorretta da colonneposte in corrispondenza dell’ingresso. L’edificio,organizzato intorno alla corte d’onore, riprende ilmodello dei palazzi nobiliari.

Schedatore: MB

Piazza e Palazzo di Città12

L’età moderna (1492 - 1789)3

Torino15

I segni della storia nel Piemonte di oggi

DOVE: Torino, piazza San Giovanni.È collegata al Duomo di Torino (v. scheda n. 2.14) incorrispondenza della zona absidale, al piano supe-riore, cui si accede da due scale simmetriche chesi aprono sul transetto; situata a livello del pianonobile di Palazzo Reale (v. scheda n. 3.15.2, zoomTorino), cui è direttamente collegata.

QUANDO: Dopo vari progetti mai realizzati, nel 1668Vittorio Amedeo II affida a Guarino Guarini la dire-zione del cantiere che si conclude nel 1694.In un incendio del 1997 la cappella subisce gravis-simi danni; i lavori di restauro sono ancora in corso.

PER COSA: È ideata per custodire la reliquia delSanto Sudario – di proprietà dei Savoia e poi daquesti donata al Papa – che, secondo la tradi-zione, avvolse il corpo di Gesù nel Santo Sepolcro.Questa devozione ha conosciuto il massimo sviluppo nel Cinquecento, come testimonia la fiori-tura dei Sacri Monti (v. schede nn. 3.8 e 3.12).

CHI E PER CHI: Il cantiere, iniziato dall’architettoducale Carlo di Castellamonte (1560-1641) e rima-sto incompiuto, è proseguito nel 1668 da GuarinoGuarini, teatino, impegnato in quegli anni nellarealizzazione della chiesa di San Lorenzo, per

incarico di Vittorio Amedeo II di Savoia. Il ducavolle la cupola più alta di quella del Duomo e lacappella collocata tra la chiesa e il Palazzo Reale,all’altezza del piano nobile di quest’ultimo e adesso collegato.

DESCRIZIONE: Dalla cattedrale due imponentiscaloni inquadrati da due portali in marmo nerodanno accesso alla cappella. Secondo il progettoguariniano l’ambiente che ospita la reliquia è pen-sato come una cappella funeraria organizzatasecondo un disegno a tre arcate di ordine giganteche reggono l’architrave circolare e il tamburoforato da ampie finestre. Su di esso si imposta lacupola caratterizzata da un sistema a nervatureincrociate di stupefacente leggerezza costituitada una successione di archi ciechi, conclusa dauna stella a dodici punte con la colomba delloSpirito Santo, dal cupolino a pinnacolo sommitale. All’esterno la cupola sviluppa il tema architetto-nico del rapporto tra elementi concavi e convessi,collegato alle ricerche sulla geometria complessadel barocco in particolare a Roma.

Schedatore: MB

Cappella della Santa Sindone14

L’età moderna (1492 - 1789)3

Torino15

I segni della storia nel Piemonte di oggi

DOVE: Torino, via Po 17.Si affaccia su via Po e via Verdi, occupando l’iso-lato denominato di Sant’Elena ed è inserito nelcomplesso della Zona di Comando (v. scheda n. 3.15.4, zoom Torino).

QUANDO: La costruzione inizia nel 1712 e si con-clude nel 1730. Il portale d’ingresso su via Verdi èdel 1834.

PER COSA: Sede della Regia Università, istituitanel 1404 e oggetto di riforma per volere di VittorioAmedeo II di Savoia (1666-1732), è costruita comemonumentale edificio progettato per questa desti-nazione all’inizio del Settecento. Oggi ospita ilRettorato dell’Università degli Studi di Torino.

CHI E PER CHI: L’architetto Michelangelo Garove(1650-1713) è incaricato del progetto dal ducaVittorio Amedeo II di Savoia. Alla morte di Garove,nel 1713, intervengono gli architetti Antonio

Bertola, Giovanni Antonio Ricca e Filippo Juvarrache lo portano a termine negli anni trenta delSettecento. Il portale principale su via Verdi (untempo via della Zecca), che conferma l’importanzanell’Ottocento di questa via come asse primariodei servizi statali, è realizzato nel 1834 dall’archi-tetto Giuseppe Maria Talucchi.

DESCRIZIONE: Varcato il portale d’ingresso siaccede al cortile d’onore. Di forma rettangolare,questo cortile porticato è organizzato su due pianicon colonne a rocchi lisci al pian terreno e scana-lati al piano superiore ed è ornato da una riccacollezione di statue e busti di regnanti, scienziati estudiosi. Del cantiere juvarriano resta testimo-nianza nelle opere decorative esterne in stucco,opera di maestri luganesi. Il complesso, inseritonell’ampliamento orientale della città riprende, sulfronte verso via Po, l’uniforme disegno architetto-nico delle facciate continue della via progettateda Amedeo di Castellamonte.

Schedatore: MB

Università degli Studi, palazzo del Rettorato15

L’età moderna (1492 - 1789)

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I segni della storia nel Piemonte di oggi

Basilica di Superga

DOVE: Torino, strada della Basilica di Superga n. 37.Sorge nel punto più elevato della collina torinese, a750 metri sul livello del mare, sul prolungamentoideale della Strada reale di Francia (v. scheda n. 3.14).

QUANDO: La costruzione, iniziata nel 1715, vieneinaugurata nel 1731.

PER COSA: Edificio monumentale voluto da VittorioAmedeo II di Savoia per ospitare le tombe deimembri della casa reale, fino a quel momento privedi sede adeguata, come in uso presso le grandicorti europee. La tradizione vuole che il Re abbiapromosso l’opera per adempiere il voto formulatoin occasione dell’assedio di Torino del 1706 daparte dei Francesi, da cui il sovrano uscì vittorioso.

CHI E PER CHI: L’architetto messinese FilippoJuvarra (1678-1736) incontra Vittorio Amedeo II nel1713, in occasione del viaggio di quest’ultimo inSicilia come nuovo Re dell’isola. Subito è chiamatoa Torino dal Sovrano, che lo nomina Primo Archi-tetto regio e gli affida l’incarico di progettare lanuova immagine architettonica della città ormaicapitale di un regno.

DESCRIZIONE: Alto ben 75 metri, l’edificio ben visi-bile dalla città e dalla pianura circostante, è intesoda Juvarra come un simbolo del potere regioimpresso sul paesaggio. La sua realizzazione fu unavera impresa: per due anni si lavorò per spianare lavetta del colle e tutti i materiali da costruzionefurono trasportati a dorso di mulo per il ripido sen-tiero di accesso: l’attuale strada fu aperta solo nel1755. La chiesa, a pianta centrale con cupola emer-gente tra due campanili, è collegata a un imponenteconvento che ricorda, nell’architettura, i grandimonasteri coevi dell’Europa centrale. Cupola ecampanili juvarriani richiamano, nelle intenzionidell’architetto, la cupola michelangiolesca di SanPietro e alcune chiese barocche romane. La basi-lica poggia su un alto basamento e vi si accedeattraverso una scalinata che immette all’imponentepronao d’ingresso a quattro colonne e concluso datimpano; la particolare altezza delle colonne sotto-linea anche da lontano l’importanza dell’ingresso.Una balaustra unisce il pronao alla chiesa e ai duecampanili. All’interno lo spazio centrale, su cui siaprono le cappelle laterali, è riccamente ornatodalle alte colonne corinzie che si legano alla galle-ria balconata del tamburo; da questo vano siaccede alla cappella con l’altare maggiore sormon-tata da una bassa cupola.

Schedatore: MB

L’età moderna (1492 - 1789)

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Reggia della Venaria (Venaria Reale, TO)

Schedatore: MB

DOVE: Venaria Reale (TO), piazza della Repubblica n. 1.Costruita nella città di Venaria, la reggia si trova all’estre-mità di via Mensa che attraversa il borgo progettato e realizzato nello stesso periodo, sul modello delle grandiresidenze di corte europee. Il luogo, che si chiamava fino ametà Seicento Altessano superiore, muta allora il nome.Venaria deriva dal termine francese vener, che indica lacaccia a cavallo con i cani all’inseguimento della preda.QUANDO: È il risultato di differenti e successive fasi edilizie.La palazzina di caccia, iniziata su progetto di Amedeo diCastellamonte nel 1659, è completata nel 1675. Parzial-mente danneggiata dalle truppe francesi nel 1693, viene inparte ampliata da Michelangelo Garove tra il 1699 e il 1714che costruisce il Padiglione e la Grande Galleria. Il cantiereriprende nel 1716 sotto la direzione di Filippo Juvarra cheingrandisce con nuovi imponenti fabbricati il complesso (lachiesa di Sant’Uberto, la Citroniera e la Scuderia grande). Ilavori proseguono, sotto la direzione dell’architettoBenedetto Alfieri dal 1739 al 1767, con il completamentodelle scuderie, del maneggio e della galleria di collega-mento tra la cappella e la citroniera. Negli ultimi anni ilcomplesso è oggetto di un ampio intervento di restauro.PER COSA: Nasce per ospitare il duca di Savoia e la suacorte in occasione delle battute di caccia (Cacce ducali)nei grandi territori annessi. In quanto Reggia è in grado diaccogliere per lunghi periodi anche le attività rappresenta-tive di governo.

CHI E PER CHI: Amedeo di Castellamonte (1610-1683) pro-getta e realizza il primo edificio con giardini per volontà delduca di Savoia Carlo Emanuele II. Dopo l’incendio provo-cato dai Francesi, Vittorio Amedeo II di Savoia (1666-1732)incarica Michelangelo Garove di curare la riprogettazionedella reggia e del giardino. Alla morte di Garove, nel 1713, ilduca di Savoia divenuto re richiede l’intervento di AntonioBertola (1695-1755) prima, poi dell’architetto regio FilippoJuvarra (1678-1736). Benedetto Alfieri (1700-1777) subentraa Juvarra e conclude per Carlo Emanuele III di Savoia ilcomplesso con nuove scuderie, maneggio e rimesse.Ulteriori interventi di decorazione e trasformazione degliallestimenti interni sono compiuti da Giovanni BattistaPiacenza (1735-1818).DESCRIZIONE: Alla reggia si accede attraverso la cancel-lata che, sormontata dalla torre dell’orologio, immette nellacorte d’onore su cui si affaccia il complesso di edifici. Sulfondo della corte si erge l’imponente fabbricato progettatoda Castellamonte, cui è collegata la manica settecentescache, ideata da Garove e riplasmata da Juvarra, presentaall’interno la galleria riccamente decorata già detta di Diana,ora denominata Grande Galleria. Il complesso comprendeedifici di servizio: scuderie, maneggi, citroniera, grandi giar-dini e la cappella di Sant’Uberto, edificio religioso con piantaa croce greca ad angoli smussi, di chiara matrice barocca.

L’età moderna (1492 - 1789)

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Vigna del Cardinal Maurizio, oggi Villa della Regina (Torino)

DOVE: Torino, via Villa della Regina.Posta sulla collina torinese, la villa è costruitasulla riva destra del Po, all’esterno delle muradella città barocca.

QUANDO: Già iniziata nel 1615 e ampliata nel 1657,è trasformata nel corso del Settecento.

PER COSA: Dimora suburbana di soggiorno tem-poraneo, è circondata da un giardino disegnatosfruttando la conca naturale del luogo in cui sisvolgevano le riunioni di un’Accademia di letterati.Intorno esistevano vasti appezzamenti coltivati avite, da cui deriva il nome “vigna” attribuito alcomplesso.

CHI E PER CHI: Ad Ascanio Vitozzi da Bolsena(1539-1615), architetto del duca Carlo Emanuele Idi Savoia (1562-1630), si deve la progettazione el’avvio della costruzione della vigna voluta dalCardinal Maurizio di Savoia (1593-1657), fratellodel Duca. Alla morte del Cardinale l’edificio vieneampliato da Ludovica di Savoia. Nel 1692 è desti-nato ad Anna d’Orléans, moglie di Vittorio AmedeoII di Savoia (1666-1732) che diviene re nel 1713: daqui deriva la denominazione attuale. Filippo Juvarra nel corso del Settecento e dal 1737

Giovanni Pietro Baroni di Tavigliano intervengononella riplasmazione dell’edificio. Nel 1786 e nel1788 l’architetto Felice Moraris si occupa dellacostruzione degli edifici rustici voluti dalla reginaAntonia Ferdinanda. È in atto il restauro della villae dei giardini.

DESCRIZIONE: Alla villa si giunge percorrendo lasalita lungo il viale alberato che conduce alla fon-tana bassa o Grand Rondeau e al soprastantepiazzale. L’edificio principale, fiancheggiato dadue giardini quadrati simmetrici all’italiana, ècostituito da un corpo di fabbrica a tre piani conpadiglioni laterali. La parte centrale, a doppio log-giato chiuso, è avanzata rispetto al filo dellacostruzione e coronata da una balaustra con sta-tue. Caratteristica delle facciate esterne è ladecorazione a finte finestre dipinte.La villa è arricchita da un bellissimo giardino informa di teatro che si estende sul lato posteriore,attraverso terrazzamenti tagliati da una scalinatache si conclude nel belvedere centrale. Esistonoancora le grotte seicentesche ornate da conchi-glie e mosaici, mentre statue ed elementi d’arredodel giardino sottolineano il percorso dell’acqua edelle fontane.

Schedatore: MB

L’età moderna (1492 - 1789)

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Castello del Valentino (Torino)

DOVE: Torino, viale Mattioli n. 39.Sorge sulla riva sinistra del Po, su cui si affacciavaun tempo il fronte principale dell’edificio. A mar-gine delle fortificazioni della città barocca, si ponein stretta relazione con la chiesa di San Salvario,oggi al fondo di corso Marconi, e con la vigna col-linare di Madama Reale (attuale villa Abegg).

QUANDO: Acquistati i terreni e il casino fluvialenel 1564, i primi lavori di sistemazione iniziano nel1577; proseguono nell’ampliamento del 1620 e siprotraggono durante tutto il Seicento. Fra il 1858 eil 1864 l’edificio subisce considerevoli interventi ditrasformazione.

PER COSA: Temporanea dimora sabauda fluviale evenatoria, diviene in seguito sede di rappresen-tanza della corte, oltre che luogo di loisir.Oggi è sede della Facoltà di Architettura delPolitecnico di Torino.

CHI E PER CHI: Al duca Emanuele Filiberto di Savoia(1528-1580) risalgono i primi interventi sull’edificiopreesistente e a Maria Cristina di Francia, mogliedel duca Vittorio Amedeo I (1582-1637), le succes-sive opere di trasformazione e ampliamento. Suprogetto dell’architetto ducale Carlo di Castel-

lamonte (1560-1641), si realizzano il corpo di fab-brica parallelo al fiume e le due torri laterali verso ilPo. Ad Amedeo di Castellamonte (1610-1683), subentrato al padre nel cantiere nel 1641, si devonoi due padiglioni più bassi che, con due gallerie por-ticate e terrazzate, si collegano alla manica principale e all’emiciclo di chiusura del cortile. Unsuccessivo progetto ottocentesco, di DomenicoFerri (1858) e Luigi Tonta (1862-1864), ribalta il fronteprincipale verso la città e sostituisce alle basse ter-razze seicentesche due nuove maniche più larghe.Anche l’emiciclo viene demolito e sostituito da unanuova cancellata di chiusura del cortile.

DESCRIZIONE: Quattro torri a padiglione segnanogli angoli dell’edificio e collegano la parte centralea tre piani alle più basse gallerie laterali, secondolo schema del pavillon-système. La residenza fluviale seicentesca era caratterizzata dall’impor-tanza attribuita al percorso d’onore costituito dalloscalone monumentale, dall’atrio e dalla loggiaaperta sul cortile. Al piano nobile si trovano gliappartamenti reali, simmetricamente dispostirispetto al grande salone centrale a doppiaaltezza. La ricca decorazione in stucco e affreschisi deve ad artisti originari del Canton Ticino appo-sitamente chiamati in Piemonte.

Schedatore: MB

L’età moderna (1492 - 1789)

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Castello di Rivoli (Rivoli, TO)

DOVE: Rivoli, piazzale Mafalda di Savoia. Si erge sulla collina di Rivoli ed è visivamente col-legato alla basilica di Superga (v. scheda n. 3.16),nella direzione tracciata dalla Strada reale diFrancia (v. scheda n. 3.14).QUANDO: I primi lavori iniziano nel 1562 e prose-guono tra il 1584 e il 1670. Distrutto da un incendionel 1693, è ricostruito tra il 1703 e il 1727. È oggettodi nuovi interventi nel 1793, senza essere però maicompletato.PER COSA: Antico luogo fortificato sabaudo dalXIII secolo (quando Amedeo IV di Savoia entra inpossesso del castello), diviene da metà Cinque-cento residenza ufficiale in quanto il ducaEmanuele Filiberto, prima di entrare in Torino, loabita dal 1560 al 1562. Qui nasce il figlio CarloEmanuele il 12 gennaio 1562.CHI E PER CHI: A Francesco Paciotto da Urbino(1521-1591), architetto e ingegnere incaricato dellacostruzione della Cittadella di Torino, EmanueleFiliberto duca di Savoia (1528-1580) affida la trasfor-mazione del castello fortificato preesistente. Nel1584 il duca Carlo Emanuele I di Savoia incaricaAscanio Vitozzi di proseguire il cantiere, conclusoda Carlo di Castellamonte e dal figlio Amedeo (finoal 1670). Dopo l’incendio causato dalle truppe fran-cesi, il duca Vittorio Amedeo II promuove la

ricostruzione nel primo Settecento su progetto diMichelangelo Garove e, alla morte di quest’ultimo(1713), di Filippo Juvarra. L’ipotesi di grandiosoampliamento non viene mai realizzato, mentre lavoriparziali di sistemazione sono effettuati a opera diCarlo Randoni (1762-1822) dopo la cessione delcastello al duca d’Aosta Vittorio Emanuele (1759-1824). Nel 1979 la Regione Piemonte incarica l’architetto Andrea Bruno del restauro del castello,come sede del Museo d’Arte Contemporanea.DESCRIZIONE: Il complesso è costituito da un corpocentrale chiuso da padiglioni angolari, da unagrande galleria detta Manica Lunga e da un ampiogiardino terrazzato. Il castello, sviluppato su quattro livelli, si presentaparzialmente incompiuto, come risulta dai frontilaterali interrotti in corrispondenza dell’atrio, for-mato unicamente da parte degli elementi di soste-gno. La facciata rivolta alla basilica di Superga,caratterizzata dai due avancorpi laterali, è l’unicaportata a termine secondo il progetto juvarriano. Lefacciate sono in mattoni paramano, ad eccezione diuna porzione intonacata con cui Carlo Randoniripropone il progetto di Juvarra. Nelle sale internesono presenti alcuni affreschi di artisti luganesi e unsalotto cinese settecentesco.

Schedatore: MB

L’età moderna (1492 - 1789)

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Castello di Moncalieri (Moncalieri, TO)

DOVE: Moncalieri, piazza Baden Baden.Sulla collina di Moncalieri si trova in posizionedominante rispetto al borgo omonimo.

QUANDO: Antico insediamento fortificato, ampliatonella seconda metà del Quattrocento, è ricostruitotra il 1580 e il 1630. Oggetto di nuovi lavori a partiredal 1647, è completato nel 1687. Nel corso del Sei-Settecento si susseguono interventi di allestimentiinterni, che proseguono nell’Ottocento.

PER COSA: Dimora ducale e residenza di villeggia-tura dei duchi di Savoia e della corte.

CHI E PER CHI: Le prime notizie riguardano un inse-diamento sul luogo del castello relative ad alcunilavori di difesa (una torre e una porta) promossi daTommaso III di Savoia nel 1277.Nella seconda metà del Quattrocento il castello èampliato da Jolanda di Valois, morta nel 1478,moglie di Amedeo IX di Savoia. Ricostruito e deco-

rato per volontà del duca Carlo Emanuele I (1562-1630), il castello dal 1647 è trasformato su progettodi Andrea Costaguta negli anni della reggenza diMaria Cristina di Francia e, dopo il 1653, sotto ladirezione dell’architetto ducale Amedeo di Castel-lamonte. I lavori all’interno vedono attivi GiovanniBattista Piacenza nel 1789, Carlo Randoni nel 1820e Domenico Ferri nel 1852-1853.

DESCRIZIONE: Sviluppato secondo lo schema delpavillon-système, l’edificio è costituito da quattropadiglioni angolari collegati da due gallerie, e daun corpo centrale che forma, nel lato a sud, ilfronte principale del castello. Dall’ingresso incor-niciato da due torri medioevali, si accede all’atrioseicentesco e allo scalone (1822) a tre rampe checonduce agli appartamenti reali. Dal medesimoingresso si passa alla cappella reale settecente-sca decorata con stucchi.Il castello racchiude una grande corte d’onorequadrata che si collega al giardino terrazzato e alparco superiore di disegno seicentesco. Il com-plesso dei giardini è nuovamente rinnovato nelSettecento su progetto di Michel Benard, direttoredei Reali Giardini.

Schedatore: MB

L’età moderna (1492 - 1789)

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Palazzina di caccia di Stupinigi (Nichelino, TO)

DOVE: Nichelino (TO), piazza principe Amedeo n. 7.Sorge nell’antico borgo di Stupinigi, a fianco del vec-chio castello tuttora esistente, in una zona boschiva asud-est della città di Torino cui è collegata da un vialerettilineo, progettato insieme alla palazzina.QUANDO: Il complesso barocco iniziato nel 1729, èconcluso nel 1736 e successivamente ampliato tra il1739 e il 1779.PER COSA: La Palazzina di caccia, ideata per ospitareil re durante le battute venatorie di corte, è situata alcentro di vasti possedimenti attraversati da stradeinterne o rotte. Oggi dipende dall’Ordine dei SS.Maurizio e Lazzaro e ospita il Museo dell’Arredamento.CHI E PER CHI: L’architetto regio Filippo Juvarra, nel1729, è incaricato da Vittorio Amedeo II, re diSardegna, di progettare una residenza di caccia. Lapalazzina, ultimata alla morte di Juvarra, è ampliata daBenedetto Alfieri per volontà di Carlo Emanuele III diSavoia a partire dal 1739. In tale occasione vengonoaggiunte due nuove ali per ospitare gli appartamentidei duchi del Chiablese e di Savoia. Ulteriori interventisono volti alla sopraelevazione delle scuderie e deicanili, nel 1761, e all’innalzamento, nel 1765-1766, deltetto del salone. L’impianto è nuovamente ampliato nel1771 da Ignazio Birago di Borgaro con la costruzionedi nuovi canili. Infine, nel 1779, Ludovico Antonio Borealizza nell’anticorte le nuove scuderie.

DESCRIZIONE: Il grandioso complesso barocco, purtrasformato, riflette ancora il progetto di FilippoJuvarra che assume il salone d’onore di forma ellitticacome centro del sistema delle rotte di caccia diramatesul territorio. Al termine del lungo viale alberato che lacollega alla città, la palazzina conclude un percorsod’onore di arrivo sottolineato dal grande cortile esa-gonale d’onore da cui prendevano avvio i cortei dicaccia. In origine tale cortile era aperto in corrispon-denza degli angoli verso i sentieri tracciati per la caccia. L’edificio juvarriano è incentrato sul saloned’onore all’incrocio delle brevi ali laterali, secondouno schema a croce di Sant’Andrea. Il salone, svilup-pato a doppia altezza e scandito dalla balaustradorata prende luce dai grandi finestroni che si apronoverso i viali e il giardino, ed è scenograficamentedecorato da affreschi dei fratelli Giuseppe eDomenico Valeriani chiamati a Torino dallo stessoJuvarra, raffiguranti il trionfo di Diana. Sulla sommitàdella copertura si staglia la statua di un cervo, copiadella scultura di Francesco Ladatte, collocata nel1766, simbolo della destinazione della palazzina. A sud si sviluppa il vasto giardino a forma di buco diserratura circondato da un muro progettato, dal 1740,dal giardiniere francese Michel Bernard secondo imodi dei giardini delle grandi corti europee.

Schedatore: MB

L’età moderna (1492 - 1789)

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Forte di Exilles (Exilles, TO)

DOVE: Exilles.Costruito dove la Valle di Susa si restringe, sorgesu uno sperone rialzato, sul confine storico tra ilDelfinato e il marchesato di Susa.

QUANDO: La primitiva struttura fortificata di anticafondazione apparteneva ai Francesi. Passata aiSavoia nel 1713, fu in seguito demolita per ordinedei Francesi che avevano invaso il Piemonte, tra il1796 e il 1798. Con il ritorno dei Savoia (1814) ilforte è ricostruito dal 1818 e terminato nel 1830.

PER COSA: Fortificazione di montagna su un con-trafforte roccioso naturale, edificata per la difesadel territorio, accoglieva le divisioni militari. Oggi è sede di aree museali dell’architettura forti-ficata e delle truppe alpine.

CHI E PER CHI: Grandioso complesso di massiccecostruzioni è progettato per volere del Sovranodagli ingegneri militari addetti alle fortificazioni. Ilcolonnello del Genio Giovanni Antonio Rana èincaricato della ricostruzione della fortezza sulleesistenti fondazioni. Il cantiere è poi affidato, nel1825, al capitano Francesco Antonio Olivero checonclude i lavori.

DESCRIZIONE: Costruito sulla sommità del rilievoche domina l’abitato di Exilles, si presenta comeun sistema difensivo complesso dalla strutturaimponente. L’accesso avviene mediante la salitadella Rampa Reale che conduce al ponte levatoioantistante il portale. Varcato l’ingresso si apre lasuccessione di edifici organizzati su diversi livellia partire da quello dell’Ospedale posto sulla PrimaTenaglia, sino a giungere al complesso del Cava-liere che si trova nel punto più elevato, per poi ridiscendere verso il Dente del Rivellino, il BassoForte e la Caponiera. Il forte, che sfrutta la confor-mazione del terreno, ha nella costruzione del fossato e dello spalto elementi aggiuntivi allastruttura difensiva.

Schedatore: MB

L’età moderna (1492 - 1789)

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Arco trionfale o Arco di Piazza (Chieri, TO)

DOVE: Chieri, piazza Umberto I all’angolo con viaVittorio Emanuele. A parziale chiusura della via principale, l’arco siaffaccia sulla piazza centrale della città.

QUANDO: Realizzato nel 1580, è ricostruito tra il1586 e il 1587 e trasformato nell’intervento direstauro che inizia dal 1761.

PER COSA: Eretto quale omaggio della città alduca di Savoia Emanuele Filiberto (1528-1580),viene interamente ricostruito per onorare lanascita di Filippo Emanuele (1586), figlio del ducaCarlo Emanuele I di Savoia (1562-1630).

CHI E PER CHI: Non esiste alcuna testimonianzadella prima realizzazione. La nuova costruzione èprogettata dall’architetto Pellegrino Tibaldi (1527-1596) su richiesta dalla cittadinanza chierese.L’arco, di proprietà comunale, è oggetto di inter-venti di restauro e di trasformazione secondo iprogetti elaborati, nel 1761, dall’architetto Ber-nardo Antonio Vittone ripresi nel 1785 dal suoallievo, l’architetto Mario Ludovico Quarini.

DESCRIZIONE: Percorrendo la via che attraversala città si giunge alla piazza centrale su cui l’Arcosi affaccia. Inserito trasversalmente tra gli edificiche prospettano sulla via, presenta due frontiuguali caratterizzati dalla grande apertura cen-trale che, definita da quattro colonne poggianti suun alto basamento, è sovrastata da un’altana con-clusa da un coronamento a timpano triangolare.Le due piramidi che si ergono ai lati sulla trabea-zione simboleggiano in particolare nel Seicentol’architettura monumentale. Esempio di ingresso trionfale alla città che inepoca barocca è elemento comune alle cittàdotate di mura, cui si attribuisce in molti casi unvalore celebrativo di importanti avvenimenti.

Schedatore: MB

L’età moderna (1492 - 1789)

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Castello di Racconigi (Racconigi, CN)

DOVE: Racconigi (CN), piazza Castello n. 1.Al centro della piana compresa tra i fiumi Macra e Mellea,sorge a lato del borgo di Racconigi, sulla principale via dicomunicazione che unisce Torino, Cuneo e Nizza.

QUANDO: Le preesistenze medievali sono ampliate a par-tire dal 1620. Tra il 1670 e il 1677 il castello è oggetto di trasformazioni; nel 1756 la facciata verso l’ingresso sud èrimodellata e rinnovati gli ambienti interni. Nel 1787 il parco,realizzato nel secolo precedente, è oggetto di parziali tra-sformazioni; nel 1820 di una completa riconfigurazione. Trail 1833 e il 1842 si susseguono interventi di rinnovo degliambienti interni e di ampliamento della residenza.

PER COSA: Residenza extraurbana del ramo cadetto deiprincipi Savoia Carignano con finalità produttive e dicaccia, dopo la salita al trono di Carlo Alberto nel 1831diviene sede di Reali villeggiature.

CHI E PER CHI: Carlo Morello è incaricato dal principeTommaso di Savoia Carignano (1596-1656), fratello delduca Carlo Emanuele I (1562-1630), di elaborare un pro-getto di trasformazione del nucleo preesistente delcastello. A Guarino Guarini (1624-1683) e André Le Nôtre(1613-1700) è affidata la trasformazione dell’edificio e delparco, mentre si deve a Giambattista Borra (1712-1786)l’intervento successivo voluto dal principe Luigi di Savoia

Carignano (1722-1778). L’architetto scenografo GiacomoPregliasco (1759-1823), su committenza di Giuseppina diLorena, interviene sul giardino poi trasformato su pro-getto di Xavier Kurten. Ernest Melano (1792-1867) ePelagio Palagi (1775-1860) rinnovano e ampliano la resi-denza secondo il volere di re Carlo Alberto.

DESCRIZIONE: Varcata la cancellata si accede al grandecortile su cui si affaccia il castello formato da un corpoprincipale, definito lateralmente da due padiglioni agget-tanti e da maniche laterali simmetriche. La parte centraledell’edificio presenta una scalinata che conduce alla ter-razza da cui si passa agli ambienti interni. La successione delle sale è organizzata a partire dalsalone d’Ercole, elemento centrale da cui si sviluppanole due ali simmetricamente ordinate intorno alle cortiinterne. Il vastissimo parco situato dietro il corpo di fabbrica principale è organizzato secondo l’assialitàprincipale del castello e accoglie numerosi edifici al suointerno, prevalentemente costruiti nell’Ottocento: laMargaria e le Serre. Nel parco, che riflette oggi l’imma-gine legata al progetto ottocentesco, trovano posto lepiccole fabriques decorative, tra cui la grotta di magoMerlino e un tempietto neoclassico.

Schedatore: MB

DOVE:

QUANDO:

PER COSA:

CHI E PER CHI:

DESCRIZIONE:

L’età moderna (1492 - 1789)3

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