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Tre pioniere in un mondo che all’epoca apparteneva solo e soltanto agli uomini. Sono loro che hanno ispirato la storia e mosso i passi di una donna che tempo dopo avrebbe portato avanti il loro esempio, leggendo le loro storie dai libri di scuola. Ce- lestina Tinelli, prima don- na a presiedere l’Ordine degli avvocati di Reggio, già membro laico del CSM e del Consiglio Nazionale Fo- rense. Classe 1958 la Tinelli è stata eletta con 8 voti, dal nuovo consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia formato da 15 mem- bri. Di prime volte in tal senso, la Tinelli ne ha avute tante. Reggiana di elezione (’tutta la mia vita l’ho pas- sata qua’, ndr ), nata a Vi- gevano da padre parmigiano, è approdata nella città del Tricolore da piccolissima, all’età di 9 anni. Fin da subito ha mostrato la passione viscerale e siste- matica per la lettura e per quei personaggi femminili che avrebbero influenzato la sua storia personale e la sua carriera in futuro. Un’epoca, quella in cui è cresciuta che non lasciava molto spazio alle donne, in che modo si è avvicinata al mondo dell’avvocatura? Ho sempre avvertito, sin da piccola il bisogno di vivere nella società, è stato un pò quello il mio punto di ri- ferimento e il motivo che mi ha condotto a fare l’avvo- cato, insieme al forte de- siderio di studiare. Leggere mi piaceva tan- tissimo, trascorrevo ore ed ore a passare in rassegna le storie sulla vita delle nostre madri costituenti e le loro opere, che gettavano le basi per la parità di genere. Il ‘68 l’ha vissuto da ra- gazzina, come lo ricorda? Ero piccola ma me lo ri- cordo bene. Nascevano le prima contestazioni ai padri, essere donna era più com- plicato. Per mio fratello era tutto molto più facile, dall’uscita fino a tardi a tante altre cose, per me non era così, dovevo guadagnarmi la libertà passo dopo passo a volte anche litigando con mio padre . Non volevo es- sere relegata a certi ruoli prettamente femminili. Lo ha dimostrato a par- tire dalla scelta del liceo... Si, optai per il liceo scien- tifico, una scelta non proprio ’femminile’. Materie come la matematica, la chimica non erano affini all’ essere donna. C’erano pochissime ragazze nel mio liceo. Non ho badato a certe categorie mentali paternalistiche e an- che in questo mi sono dif- ferenziata. Ero brava in ma- tematica, proprio come mio padre. Non le bastava più stu- diare quelle materie... No, più studiavo e più av- vertivo il desiderio di stare nella società. Geografia astronomica, fisica, sono campi affascinanti ma che tuo malgrado ti isolano... Ho capito che giurisprudenza era la scelta giusta. Volevo fare qualcosa per i diritti delle donne e dei più deboli, cercare di limare quelle che erano le disugua- glianze sociali e per fare que- sto dovevo conoscere la leg- ge... per cambiarla era ne- cessario darsi da fare e di- ventare competente in quel campo. Si è buttata anima e corpo nel mondo forense e ce l’ha fatta... Lavoravo e studiavo. All’inizio facevo tirocinio dalla notaia Mori, era una pioniera, lei mi ha insegnato ad organizzare il lavoro, mi ha dato un equilibrio sia la- vorativo che culturale. Poi la pratica forense l’ho fatta dall’ avvocato Altomani, in un anno. Dopo aver soste- nuto l’esame a Bologna sono diventata avvocato al primo tentativo. Ha avuto anche una breve esperienza nel pubblico ? Feci un concorso in USL che poi ho vinto. Ho passato lì 9 mesi, nel frattempo mi sono sposata e ho iniziato a fare l’avvocato. Si è mai pentita di aver lasciato un posto sicuro per fare la libera professione? Assolutamente no, anzi. E’ stata proprio la libertà a farmi intraprendere la strada del mondo forense ed è il motore che mi fa andare avanti. Se non amassi l’indipen- denza e l’autonomia avrei fatto altro nella vita, di certo non l’avvocato. Tanti i traguardi impor- tanti conseguiti ... Quello più importante for- se è stata l’elezione in CSM ( Consiglio Superiore della Magistratura) a 48 anni, trat- tandosi di un organo di ri- levanza costituzionale pre- sieduto dal capo dello Stato. Ero solo un avvocato di pro- vincia ma mi hanno inserito nel comitato di controllo. Per me questo passo ha rappre- sentato un grande arricchi- mento e mi ha dato la pos- sibilità di conoscere il mon- do della politica giudiziaria. Ho trovato una connessione con il mondo dell’avvocatura nella settima commissione che si occupa dell’organiz- zazione del lavoro del ma- gistrato. Mi dicono che sono stata l’unico laico a presie- dere la settima. Anche nel Cnf (Consiglio nazionale forense) ha la- sciato il segno... Dal governo dei magistrati sono tornata alla mia casa di elezione che è quella dell’av- vocatura. Dal mio insedia- mento nel 2015 ho sempre cercato di fare rete e di ga- rantire la massima traspa- renza possibile. Quest’espe- rienza mi ha permesso di avere uno sguardo locale su quelli che erano i mecca- nismi e i problemi legati al lavoro forense. Dunque un approccio che guarda ai di- versi distretti ma che ab- braccia il nazionale e l’av- vocatura di tutto il territorio italiano. In tanti sono legati alla poltrona, lei alla fine è tor- nata a fare l’avvocato per- chè ? Si, è più forte di me, amo il mio lavoro, sono legatissima ad esso. Il ricordo più bello della sua carriera? Probabilmente quando il presidente del Consiglio dell’Ordine di Reggio, l’av- vocato Eugenio Chierici mi ha conferito la medaglia d’oro alla carriera malgrado avessi vent’anni di lavoro sulle spalle e non cinquanta. Per me è stato un pezzo di riconoscimento importante per il mio impegno. Una sorta di appoggio, l’ho vis- suto come un vero e proprio regalo. Il presidente allora mi disse che aveva la certezza che sarei tornata a fare l’av- vocato dopo il CSM. Così è stato. Molti hanno considerato la sua elezione una sorta di risveglio, lei cosa ne pen- sa? Sono d’accordo. Molti mi dicono che era ora. Cambiamenti in vista all’Ordine ? Ce ne saranno sicuramente. Innanzitutto il primo step è quello di garantire una mag- giore trasparenza, altro non posso svelarvi. Di sicuro non lavorerò da sola. Essere in squadra per me è fondamen- tale, non mi piace fare il lupo solitario. La ricetta per diventare un buon avvocato? Bisogna sentire l’esigenza di essere liberi. Se si è di- sposti a vivere questo tipo di indipendenza in tutto e per tutto allora puoi fare questo mestiere. Un lavoro fatto di sacrifici e di una buona dose di coraggio, in caso contrario l’avvocatura non è la scelta giusta. Poi bisogna lavorare per essere preparati. La com- petenzaè garanzia di indi- pendenza. Trova che ci siano troppi avvocati in giro? Gli avvocati non sono mai troppi, rappresentano il pre- sidio della democrazia. Nei Paesi totalitari infatti sono pochissimi, a numero chiuso e dipendono dallo Stato. Do- ve ce ne sono pochi c’è da preoccuparsi. Vuol dire che non c’è pluralismo. Una categoria, la sua che non è ben vista Beh si, siamo un pò pe- nalizzati così come i gior- nalisti. Ritengo che si tratta di ruoli fondamentali per la libertà sociale e di pensiero. Ha qualche rimpianto? No, nessuno. Non sono una che vive nel passato. So che ama Kipling... Una sua poesia rappresenta un vero e proprio faro per me. “Se riesci a parlare con la folla e a conservarti retto, e a camminare coi re senza perdere il contatto con la gente, tua è la terra e tutto ciò che è in essa”. Lo considero un passaggio fondamentale che ha influenzato in tutto e per tutto il mio lavoro. Alla fine l’avvocato lavora per gli altri e lavorando per gli altri appaga se stesso. Se dovesse lasciare il pia- neta domani cosa porte- rebbe ? Sono una che progetta sem- pre, in continuazione, mi ba- sterebbe la mia borsa dove c’è sempre tutto il neces- sario. Prenderei quella e sarei pronta ad andare dappertut- to. “La libertà è una condizione indi- spensabile per poter fare questo mestiere. Ci sono troppi avvocati? Non credo. Più ce ne sono meglio è. Gli avvocati sono il presidio della democrazia e del pluralismo” Celestina Tinelli, prima donna nella storia della città eletta presidente dell’Ordine degli avvocati reggiani, si racconta a ‘La Voce’

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Celestina, una guerriera al vertice degli avvocati«Il nostro è un mestiere per persone libere e coraggiose, nel mio lavoro ho trovato me stessa».

di Morena Iapaolo

Madame Curie, Nilde Iotti eRita Levi Montalcini. Trepioniere in un mondo cheall’epoca apparteneva solo esoltanto agli uomini. Sonoloro che hanno ispirato lastoria e mosso i passi di unadonna che tempo dopoavrebbe portato avanti il loroesempio, leggendo le lorostorie dai libri di scuola. Ce -lestina Tinelli, prima don-na a presiedere l’Ordinedegli avvocati di Reggio,già membro laico del CSM edel Consiglio Nazionale Fo-rense. Classe 1958 la Tinelliè stata eletta con 8 voti, dalnuovo consiglio dell’Ordinedegli Avvocati di ReggioEmilia formato da 15 mem-bri. Di prime volte in talsenso, la Tinelli ne ha avutetante. Reggiana di elezione(’tutta la mia vita l’ho pas-sata qua’, ndr ), nata a Vi-gevano da padre parmigiano,è approdata nella città delTricolore da piccolissima,all’età di 9 anni.

Fin da subito ha mostrato lapassione viscerale e siste-matica per la lettura e perquei personaggi femminiliche avrebbero influenzato lasua storia personale e la suacarriera in futuro.

Un’epoca, quella in cui ècresciuta che non lasciavamolto spazio alle donne, inche modo si è avvicinata almondo dell’av vo c a t u r a ?

Ho sempre avvertito, sin dapiccola il bisogno di viverenella società, è stato un pòquello il mio punto di ri-ferimento e il motivo che miha condotto a fare l’avvo -cato, insieme al forte de-siderio di studiare.

Leggere mi piaceva tan-tissimo, trascorrevo ore edore a passare in rassegna lestorie sulla vita delle nostremadri costituenti e le loroopere, che gettavano le basiper la parità di genere.

Il ‘68 l’ha vissuto da ra-gazzina, come lo ricorda?

Ero piccola ma me lo ri-cordo bene. Nascevano leprima contestazioni ai padri,essere donna era più com-plicato. Per mio fratello eratutto molto più facile,dall’uscita fino a tardi a tantealtre cose, per me non eracosì, dovevo guadagnarmi lalibertà passo dopo passo avolte anche litigando conmio padre . Non volevo es-sere relegata a certi ruoliprettamente femminili.

Lo ha dimostrato a par-tire dalla scelta del liceo...

Si, optai per il liceo scien-tifico, una scelta non proprio’femminile’. Materie comela matematica, la chimicanon erano affini all’ esseredonna. C’erano pochissimeragazze nel mio liceo. Nonho badato a certe categoriementali paternalistiche e an-

che in questo mi sono dif-ferenziata. Ero brava in ma-tematica, proprio come miopadre.

Non le bastava più stu-diare quelle materie...

No, più studiavo e più av-vertivo il desiderio di starenella società. Geografiaastronomica, fisica, sonocampi affascinanti ma chetuo malgrado ti isolano... Hocapito che giurisprudenza erala scelta giusta.

Volevo fare qualcosa per idiritti delle donne e dei piùdeboli, cercare di limarequelle che erano le disugua-glianze sociali e per fare que-sto dovevo conoscere la leg-ge... per cambiarla era ne-cessario darsi da fare e di-ventare competente in quel

campo.Si è buttata anima e corpo

nel mondo forense e ce l’hafatta...

Lavoravo e studiavo.All’inizio facevo tirociniodalla notaia Mori, era unapioniera, lei mi ha insegnatoad organizzare il lavoro, miha dato un equilibrio sia la-vorativo che culturale. Poi lapratica forense l’ho fattadall’ avvocato Altomani, inun anno. Dopo aver soste-nuto l’esame a Bologna sonodiventata avvocato al primot e n t a t ivo .

Ha avuto anche una breveesperienza nel pubblico ?

Feci un concorso in USLche poi ho vinto. Ho passatolì 9 mesi, nel frattempo misono sposata e ho iniziato a

fare l’av vo c a t o .Si è mai pentita di aver

lasciato un posto sicuro perfare la libera professione?

Assolutamente no, anzi. E’stata proprio la libertà a farmiintraprendere la strada delmondo forense ed è il motoreche mi fa andare avanti.

Se non amassi l’indipen -denza e l’autonomia avreifatto altro nella vita, di certonon l’av vo c a t o .

Tanti i traguardi impor-tanti conseguiti ...

Quello più importante for-se è stata l’elezione in CSM (Consiglio Superiore dellaM ag i s t ra t u ra ) a 48 anni, trat-tandosi di un organo di ri-levanza costituzionale pre-sieduto dal capo dello Stato.Ero solo un avvocato di pro-

vincia ma mi hanno inseritonel comitato di controllo. Perme questo passo ha rappre-sentato un grande arricchi-mento e mi ha dato la pos-sibilità di conoscere il mon-do della politica giudiziaria.Ho trovato una connessionecon il mondo dell’av vo c a t u r anella settima commissioneche si occupa dell’organiz -zazione del lavoro del ma-gistrato. Mi dicono che sonostata l’unico laico a presie-dere la settima.

Anche nel Cnf (Consiglionazionale forense) ha la-sciato il segno...

Dal governo dei magistratisono tornata alla mia casa dielezione che è quella dell’av -vocatura. Dal mio insedia-mento nel 2015 ho semprecercato di fare rete e di ga-rantire la massima traspa-renza possibile. Quest’espe -rienza mi ha permesso diavere uno sguardo locale suquelli che erano i mecca-nismi e i problemi legati allavoro forense. Dunque unapproccio che guarda ai di-versi distretti ma che ab-braccia il nazionale e l’av -vocatura di tutto il territorioitaliano.

In tanti sono legati allapoltrona, lei alla fine è tor-nata a fare l’avvocato per-chè ?

Si, è più forte di me, amo ilmio lavoro, sono legatissimaad esso.

Il ricordo più bello dellasua carriera?

Probabilmente quando ilpresidente del Consigliodell’Ordine di Reggio, l’av -vocato Eugenio Chierici miha conferito la medagliad’oro alla carriera malgradoavessi vent’anni di lavorosulle spalle e non cinquanta.Per me è stato un pezzo diriconoscimento importanteper il mio impegno. Unasorta di appoggio, l’ho vis-suto come un vero e proprio

regalo. Il presidente allora midisse che aveva la certezzache sarei tornata a fare l’av -vocato dopo il CSM. Così èstato.

Molti hanno consideratola sua elezione una sorta dirisveglio, lei cosa ne pen-sa?

Sono d’accordo. Molti midicono che era ora.

Cambiamenti in vistaall’Ordine ?

Ce ne saranno sicuramente.Innanzitutto il primo step èquello di garantire una mag-giore trasparenza, altro nonposso svelarvi. Di sicuro nonlavorerò da sola. Essere insquadra per me è fondamen-tale, non mi piace fare il luposolitario.

La ricetta per diventareun buon avvocato?

Bisogna sentire l’esigenzadi essere liberi. Se si è di-sposti a vivere questo tipo diindipendenza in tutto e pertutto allora puoi fare questomestiere. Un lavoro fatto disacrifici e di una buona dosedi coraggio, in caso contrariol’avvocatura non è la sceltagiusta. Poi bisogna lavorareper essere preparati. La com-petenzaè garanzia di indi-pendenza.

Trova che ci siano troppiavvocati in giro?

Gli avvocati non sono maitroppi, rappresentano il pre-sidio della democrazia. NeiPaesi totalitari infatti sonopochissimi, a numero chiusoe dipendono dallo Stato. Do-ve ce ne sono pochi c’è dapreoccuparsi. Vuol dire chenon c’è pluralismo.

Una categoria, la sua chenon è ben vista

Beh si, siamo un pò pe-nalizzati così come i gior-nalisti. Ritengo che si trattadi ruoli fondamentali per lalibertà sociale e di pensiero.

Ha qualche rimpianto?No, nessuno. Non sono una

che vive nel passato.So che ama Kipling...Una sua poesia rappresenta

un vero e proprio faro perme. “Se riesci a parlare con lafolla e a conservarti retto,

e a camminare coi re senzaperdere il contatto con lagente, tua è la terra e tutto ciòche è in essa”. Lo consideroun passaggio fondamentaleche ha influenzato in tutto eper tutto il mio lavoro. Allafine l’avvocato lavora per glialtri e lavorando per gli altriappaga se stesso.

Se dovesse lasciare il pia-neta domani cosa porte-rebbe ?

Sono una che progetta sem-pre, in continuazione, mi ba-sterebbe la mia borsa dovec’è sempre tutto il neces-sario. Prenderei quella e sareipronta ad andare dappertut-to.

“La libertà è unacondizione indi-spensabile per

poter fare questomestiere. Ci sonotroppi avvocati?

Non credo. Più cene sono meglio è.Gli avvocati sonoil presidio della

democrazia e delp l u ra l i s m o ”

Celestina Tinelli, prima donna nella storia della città eletta presidente dell’Ordine degli avvocati reggiani, si racconta a ‘La Voce’