8 ottobre 2014, fiducia al Jobs Act e Vertice Europeo sull’occupazione

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8 ottobre 2014, fiducia al Jobs Act e Vertice Europeo sull’occupazione: quale futuro per i lavoratori italiani? Ottobre 2014

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Mercoledì 8 ottobre 2014 l'Aula del Senato rinnova la fiducia al Governo approvando Jobs Act che prevede deleghe sul lavoro. L'idea è di intervenire, una volta per tutte, sul percorso contraddittorio di riforma del mercato del lavoro avviato nel 1997 con la legge Treu. È un progetto ambizioso che ha innescato un forte dibattito...

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8 ottobre 2014, fiducia al Jobs Act e

Vertice Europeo sull’occupazione: quale

futuro per i lavoratori italiani?

Ottobre 2014

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Primo giro di boa per il Jobs Act  

Mercoledì 8 ottobre 2014: 165 sì, 111 no e 2 astenuti

l'Aula del Senato rinnova la fiducia al Governo approvando il Ddl n. 1428 (cd. Jobs Act) che prevede deleghe sul lavoro. Malgrado i tumulti all'interno del partito di maggioranza, le minacce di scissione più o meno velate per via della linea del “prendere o lasciare” imposta da Renzi, il Disegno di legge ha compiuto, con l’approvazione in prima lettura, il suo primo giro di boa ed è arrivato all’esame della Camera dei Deputati.

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Facciamo  un  passo  indietro…

Aprile 2014: iniziano i lavori al Senato. Il Ddl proponeva deleghe al Governo su: !   ammortizzatori sociali, servizi per l'impiego e politiche attive

per il lavoro; !   semplificazione e razionalizzazione delle procedure sulla

costituzione e sulla gestione dei rapporti di lavoro; !   riordino delle tipologie dei contratti di lavoro; !   revisione della tutela della maternità e delle forme di

conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

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Una riforma per superare le contrapposizioni?

Il provvedimento si pone in sinergia con il D-L n. 34/2014 cd. Decreto Poletti sul rilancio dell’occupazione − convertito in legge nel maggio scorso − e mira a riformare l'intero assetto di regole in materia di lavoro.

«Dopo una lunga stagione di conflittualità, che è stata all’origine di ripetuti cambiamenti normativi,

Parlamento e Governo hanno ora l'opportunità di produrre una riforma fondata su un ampio consenso,

sintesi di culture politiche tradizionalmente contrapposte e auspicabilmente destinata pertanto

a durare nel tempo»

È l’augurio del Relatore Maurizio Sacconi (NCD) all’avvio dei lavori in Commissione Lavoro. Si parte dal presupposto che la stabilità delle regole e degli istituti garantisca in sé vantaggi per un mercato del lavoro più inclusivo…

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L'idea è di intervenire, una volta per tutte, sul percorso contraddittorio di riforma del mercato del lavoro avviato nel 1997 con la prima legge consigliata da Marco Biagi, meglio nota come legge Treu. Si vuole fare tesoro dell’esperienza di questi anni, delle azioni rivelatesi positive, come delle contraddizioni che si sono prodotte, per portare a compimento ciò che non si è definito

con l'equilibrio necessario

ovvero la combinazione di flessibilità e sicurezza.

Un progetto molto ambizioso

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Il provvedimento è stato bombardato dalle critiche. Prima fra tutte, la scelta della delega al Governo per l'intervento legislativo, vista come uno strategico mezzo per “svuotare il Parlamento delle sue prerogative” e impedire un confronto adeguato su un tema di cruciale importanza. Lungi dall’essere la sola questione irrisolta alla base della riforma, è poi emerso (nuovamente) un problema fondamentale: in presenza di una disoccupazione a livelli record e di un mercato del lavoro stagnante, appare cruciale definire le condizioni affinché si assuma. E quindi:

“Bastano le riforme a creare occupazione?”

(vedi http://slidesha.re/1ofBPaD)

Le critiche

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Un appuntamento importante… e il messaggio all’Europa

Il fulcro della discussione sul disegno di legge di riforma del mercato del lavoro indetto dall’Italia si colloca, strategicamente, a ridosso del vertice europeo dell’8 ottobre (o viceversa?). Nel bel mezzo di un confronto più o meno risolto per questioni nazionali interne (sindacati) e internissime (di partito), si punta a lanciare un messaggio all’Europa: l’Italia sta facendo il suo percorso di riforma… E quindi è opportuno che Bruxelles faccia di più per l’occupazione e

ridare slancio alla crescita!

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Le reazioni

Merkel «Jobs act passo importante»

Hollande «La priorità è la crescita»

Schultz «Non avremo mai bilanci sostenibili

se non c'è la crescita e migliori entrate, fare solo tagli non ha senso»  

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Ma quali sono i passaggi salienti della riforma?

!  Politiche attive per il lavoro: si prevede l’istituzione di un’Agenzia nazionale per l’occupazione, partecipata da Stato ed enti locali con competenze gestionali in materia di servizi per l’impiego, politiche attive e indennità di disoccupazione, operante in raccordo con l’INPS.

!  Riordino della disciplina dei rapporti di lavoro e tipologie contrattuali: in coerenza con le indicazioni europee, il contratto a tempo indeterminato diventa la forma privilegiata di contratto di lavoro, rendendolo più conveniente rispetto agli altri tipi di contratto in termini fiscali (oneri diretti e indiretti). Per le nuove assunzioni, si prevede l’introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio.

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E ancora…

! Demansionamento in caso di crisi aziendale: si prevede la possibilità che ciò avvenga solo sulla base di parametri oggettivi e con precisi limiti e che tenga conto dell’interesse dell’impresa e “dell’interesse del lavoratore alla tutela del posto di lavoro, della professionalità e delle condizioni di vita ed economiche”. Il demansionamento sarà possibile a condizione che non venga ridotto il salario.

!  Armonizzazione degli ammortizzatori sociali: l’obiettivo è estendere l’Assicurazione sociale per l’impiego (Aspi) ai lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.pro).

!   Cassa integrazione guadagni (Cig): si esclude la possibilità di integrazioni salariali in caso di cessazione di attività aziendale o di ramo d’azienda o nei casi in cui sia possibile, da un punto di vista contrattuale, la riduzione dell’orario di lavoro.

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Articolo 18… il grande assente

Anche se manca un riferimento esplicito nel testo finale del provvedimento (i pentastellati commenteranno soddisfatti che «il Presidente del Consiglio non è riuscito a portare al vertice europeo lo scalpo dell’art. 18»), il Ministro Poletti ha confermato che il famoso articolo dello Statuto dei lavoratori sarà ritoccato in futuro.

Sì, ma come? !   Niente più reintegro per i licenziamenti economici: verrà

sostituito con un indennizzo “certo e crescente” con l’anzianità di servizio.

!   Doppio regime per i licenziamenti disciplinari: il reintegro scatterà per i casi ingiustificati particolarmente gravi, nelle altre situazioni si avrà un indennizzo economico.

!   Per i licenziamenti disciplinari i casi di reintegro saranno indicati dalla legge con l’obiettivo di sottrarli alla discrezionalità dei giudici.

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Le polemiche non si placano, ma dall’Europa…

Mentre la Camera esamina il testo della delega sotto lo “spettro” della fiducia, il dibattito si fa sempre più rovente tra Leopolda a Firenze e un milione di cittadini in piazza con la Cgil a Roma… Ma dall’Europa arrivano nuovi commenti positivi:

«Con la riforma del lavoro l’Italia ce la farà» «Una mossa decisiva»

Sono le dichiarazioni del Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble che promuove il Jobs Act di Renzi, decisivo, a suo avviso, per far avanzare l’Italia,

«una nazione amica che i tedeschi vogliono forte e di successo»

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