8 novembre Dimensione spirituale di Nazareth · Regala ciò che non hai Nelle relazioni di amore...

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dal 20 aprile all’8 novembre 2012 8 novembre Dimensione spirituale di Nazareth Charles de Foucauld ha vissuto ed ha trasmesso ai Piccoli Fratelli la spiritualità di Nazareth, della vita quotidiana, che può essere tanto vicina a tutti noi. In questo mese iniziato con la solennità di Tutti i Santi dobbiamo chiederci qual è la nostra vocazione alla santità. Egli scriveva in una lettera: Il Vangelo mi mostrò che il “Primo Comandamento” è d’amare Dio con tutto il cuore e che bisogna tutto includere nell’amore; ognuno sa che l’amore provoca l’imitazione. Io non mi sentivo fatto per imitare la sua vita pubblica con la predicazione: doveva dunque imitare la vita nascosta dell’umile e povero operaio di Nazareth. Questa sommessa e umile confessione ha un valore immenso: perché a Nazareth c’è l’umiltà, l’obbedienza, l’amore del raccoglimento, il silenzio, la preghiera solitaria, come ha commentato Voillaume, ma c’è anche la consapevolezza della sua missione che Gesù vive in modo nascosto, ordinario, dando senso e peso alle cose di ogni giorno, senza staccarsi dalla quotidianità (Voillaume “Come loro”). Vivendo l’ordinario in modo straordinario Questa è anche la nostra chiamata, valida per tutti, nessuno può dirsi fuori da questo invito. Gesù a Nazareth ci ha insegnato a vivere da santi le ore del giorno. Tutte le ore del giorno sono valide e capaci di contenere l’ispirazione divina, la volontà del Padre, la contemplazione della preghiera: la santità, insomma. Tutte le ore del giorno sono sante; basta viverle come Gesù ci ha insegnato a viverle (Carlo Carretto “Lettera dal deserto”). 5 novembre Noi Siamo l’argilla che il Vasaio desidera plasmare secondo il suo disegno, ma siamo spesso preoccupati di raggiungere finalità diverse. Ricordiamo che una cattiva inclinazione è prima passeggera, poi abituale, infine padrona. Coltivare noi stessi è la fatica più delicata e più redditizia. Noi mettiamo tanto accanimento nel migliorare la nostra condizione economica e sociale […] noi mettiamo abitualmente la nostra ambizione nel creare un’opera la quale sia migliore di noi: e se per caso essa davvero ci riesce, ecco siamo fieri del nostro frutto e ci sentiamo appagati…..Ora, è sempre consigliabile di compiere un’opera bella, ma è ancora più consigliabile di compiere quel lavoro interno che farà della nostra vita un capolavoro. Se faremo questo, ci prepareremo a creare non un’opera sola e sporadica, ma tutta una serie di opere, giacché il nostro spirito, affinato e potenziato dalla disciplina morale, sarà più profondo, più completo, e maggiormente produttivo.

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dal 20 aprile all’8 novembre 2012

8 novembre

Dimensione spirituale di Nazareth Charles de Foucauld ha vissuto ed ha trasmesso ai Piccoli Fratelli la spiritualità di Nazareth, della vita quotidiana, che può essere tanto vicina a tutti noi. In questo mese iniziato con la solennità di Tutti i Santi dobbiamo chiederci qual è la nostra vocazione alla santità. Egli scriveva in una lettera: Il Vangelo mi

mostrò che il “Primo Comandamento” è d’amare Dio con tutto il cuore e che bisogna tuttoincludere nell’amore; ognuno sa che l’amore provoca l’imitazione. Io non mi sentivo fatto perimitare la sua vita pubblica con la predicazione: doveva dunque imitare la vita nascostadell’umile e povero operaio di Nazareth. Questa sommessa e umile confessione ha un valore immenso: perché a Nazareth c’è l’umiltà, l’obbedienza, l’amore del raccoglimento, il silenzio, la preghiera solitaria, come ha commentatoVoillaume, ma c’è anche la consapevolezza della sua missione che Gesù vive in modo nascosto,ordinario, dando senso e peso alle cose di ogni giorno, senza staccarsi dalla quotidianità(Voillaume “Come loro”). Vivendo l’ordinario in modo straordinario Questa è anche la nostra chiamata, valida per tutti, nessuno può dirsi fuori da questo invito. Gesù a Nazareth ci ha insegnato a vivere da santi le ore del giorno. Tutte le ore del giornosono valide e capaci di contenere l’ispirazione divina, la volontà del Padre, la contemplazionedella preghiera: la santità, insomma. Tutte le ore del giorno sono sante; basta viverle come Gesù ci ha insegnato a viverle (Carlo Carretto “Lettera dal deserto”).

5 novembre

Noi Siamo l’argilla che il Vasaio desidera plasmare secondo il suo disegno, ma siamo spessopreoccupati di raggiungere finalità diverse. Ricordiamo che una cattiva inclinazione è prima passeggera, poi abituale, infine padrona. Coltivare noi stessi è la fatica più delicata e più redditizia. Noi mettiamo tanto accanimento nelmigliorare la nostra condizione economica e sociale […] noi mettiamo abitualmente la nostra ambizione nel creare un’opera la quale sia migliore di noi: e se per caso essa davvero ci riesce,ecco siamo fieri del nostro frutto e ci sentiamo appagati…..Ora, è sempre consigliabile dicompiere un’opera bella, ma è ancora più consigliabile di compiere quel lavoro interno che farà della nostra vita un capolavoro. Se faremo questo, ci prepareremo a creare non un’opera solae sporadica, ma tutta una serie di opere, giacché il nostro spirito, affinato e potenziato dalladisciplina morale, sarà più profondo, più completo, e maggiormente produttivo.

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1 novembre

La grandezza dei santi Il ricordo dei Santi con il quale inizieremo il novembre ci suggerisce alcune riflessioni: Abbiamo bisogno soprattutto di rinfrancare e rianimare lo spirito il quale è logorato dalla quotidiana fatica. Il bisogno del nuovo che è in noi non è una vana curiosità, è invece una profonda stanchezza intima di ciò che abbiamo, e la tendenza a raggiungere un risultato migliore. Siamo stanchi di dibatterci nel fango terrestre…Abbiamo bisogno di dir parole vere invece che belle, pure, invece che smaglianti. (…) Nei momenti in cui la società sembra allontanarsi da Dio…rimane più fitta la processione dei Santi. I quali passano in umile silenzio, trasmettendo l’uno all’altro la missione complessa e suprema. Ci proteggono, pregano per noi e ci insegnano con quella forma d’insegnamento che èprediletta dall’umanità e resa possibile dalla virtù: l’esempio. Bisognerebbe conoscere meglio le vite dei Santi. (…)Alcuni santi non seppero filosofare, nonseppero “inventare” non seppero creare un’immagine con pennello o scalpello: crearono unsolo capolavoro: la propria vita; e dettero agli altri l’immagine di questa chiara e magnificavita; questa l’effigie che disegnarono….Bisognerebbe farsi un vanto di conoscerle, invece diostentare la conoscenza della vita di certi laici, e invece di mostrare interesse, come fannoalcuni, per la vita del Re Sole, o di Pietro il Grande o di Elisabetta, o anche di tanti che si sonoresi famosi con delle colpe.

29 ottobre

Regala ciò che non hai Nelle relazioni di amore fraterno, di dono gratuito, c’è un superamento delle nostre povertà e dei nostri problemi, e “dando si riceve” (S. Francesco). Qui è il Manzoni che descrive bene tale esperienza: Occupati dei guai, dei problemi del tuo prossimo. Prenditi a cuore gli affanni, le esigenze di chi ti sta vicino. Regala agli altri la luce che non hai, la forza che non possiedi, la speranza che senti vacillare in te, la fiducia di cui sei privo. Illuminali dal tuo buio. Arricchiscili con la tua povertà. Regala un sorriso quando hai voglia di piangere. Produci serenità dalla tempesta che hai dentro. “Ecco, quello che non ho te lo do”. Questo è il tuo paradosso. Ti accorgerai che la gioia

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a poco a poco entrerà in te, invaderà il tuo essere, diventerà veramente tua nella misura in cui l’avrai regalata agli altri. Alessandro Manzoni

25 ottobre

Pregare la Parola Con questo titolo Enzo Bianchi, fondatore e priore della Comunità di Bose, ha descritto in un libretto agile le caratteristiche principali dell’orazione sulla Parola di Dio, profondamente radicata nella Chiesa fin dal monachesimo con la “lectio divina”, alla quale egli si vuole ricollegare. La Parola è quel seme che, seminato inabbondanza come ci dice la parabola del vangelo (Mt. 13,1-9 e paralleli), ha bisogno di un terreno buono per dare frutto, ha bisogno che i sassi, gli uccelli, i rovi, non danneggino la suacrescita. In questo periodo dell’anno il richiamo può essere duplice: è tempo di semina nella campagna, ma è anche tempo di inizio di un anno ecclesiale dedicato alla Fede, nel qualeabbiamo bisogno di accogliere il seme della Parola con cura e disponibilità. E’ infatti dono grande per tutta la Chiesa la lettura spirituale, orante della Scrittura, non mirata a conoscenze culturali, storiche o letterarie (anche se necessarie), ma ispirata e finalizzata adun dialogo vivo nello Spirito. Dialogo che suppone un metodo, una disciplina, una fedeltà. Così egli scrive: Ecco, perché la Scrittura ci consegni la Parola di Dio, va penetrata attraversol’intervento dello Spirito santo, va letta e accostata nella fede come Parola che viene da Dio e aDio conduce. Se, nonostante i progressi degli studi biblici e la loro divulgazione a larghi strati del popolo cristiano, noi oggi dobbiamo confessare una sterilità della Parola, è proprio perché ciaccostiamo a essa in un modo più intellettuale che sapienziale, più speculativo che conoscitivo,più meditativo che orante. Nel nostro accostarci alla Scrittura, non dobbiamo infatti cercare la manifestazione di un’idea ouna crescita di conoscenza, ma un impegno tra noi e Dio, tra Colui che ci parla e noi cheascoltiamo; dobbiamo cioè accostarci per stipulare un’alleanza.

(E. Bianchi “Pregare la Parola”)

22 ottobre

Consolare Offrire il proprio cuore significa consolare. I bambini hanno il potere di consolare gli adultiquando sono tristi. “Mammina, non voglio vederti piangere!”. Offri agli altri la gioia di vivereche c’è nel tuo cuore di fanciullo. Fra tutti i tuoi amici, preferisci coloro che hanno qualchedispiacere. Cerca di indovinare la pena degli altri, poiché il dolore si nasconde. Consolarequalcuno non consiste nel parlargli; può consistere nel tacere con lui, nel camminare in silenzio con lui. In questo caso, le parole trattenute sulle labbra parlano più chiaramente delle parolepronunziate. Consolare significa mostrare agli altri che ci si mette al loro posto. La solitudine èpiù penosa del dolore.

(Jean Guitton da “Il mio piccolo catechismo”)

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18 ottobre

Invito alla preghiera In questo mese in cui abbiamo festeggiato S. Francesco, ci vogliamo rivolgere al Signore con le Lodi composte da lui, che ha cantato in modo tanto sublime la grandezza del Creatore e del creato. La ripetizione all’inizio ci aiuta ad entrare in un ritmo di meraviglia e di lode per i tanti attributi divini, e questi versi possono essere ripetuti lentamente, gustando ogni particolare e fermandosi dove si è più attratti: Lodi a Dio Altissimo. Tu sei santo, Signore Dio unico, che compi meraviglie. Tu sei forte. Tu sei grande. Tu sei altissimo. Tu sei Re onnipotente, Tu Padre santo, Re del cielo e della terra. Tu sei Trino e Uno, Signore degli dei. Tu sei bene, ogni bene, sommo bene, Signore Dio vivo e vero. Tu sei amore, carità. Tu sei sapienza, tu sei umiltà. Tu sei pazienza. Tu sei bellezza. Tu sei sicurezza. Tu sei quiete. Tu sei gaudio e letizia. Tu sei speranza nostra. Tu sei giustizia. Tu sei temperanza. Tu sei ogni nostra sufficiente ricchezza. Tu sei bellezza. Tu sei mansuetudine. Tu sei protettore. Tu sei custode e difensore nostro. Tu sei fortezza. Tu sei refrigerio. Tu sei speranza nostra. Tu sei fede nostra. Tu sei carità nostra. Tu sei completa dolcezza nostra. Tu sei nostra vita eterna, grande ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore. (San Francesco d’Assisi)

15 ottobre

Vivere nella fede L’argomento centrale e continuo in quest’anno della fede appena cominciato, sarà una rilettura del Credo apostolico, per tornare al deposito della fede che ci è stato consegnato, e riscoprirlo come il nostro riferimento, vivo ancor oggi. Credo… Prima di prendere in mano il Credo che siamo abituati a recitare, riflettiamo sulla sete spirituale che è nel profondo di ognuno, la sete che spinge ad interrogarsi e a pregare, talvolta in modo confuso, a cercare il dialogo con un Tu, nel vivo dell’esperienza della

vita. Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me…(Gv. 7,37-38): la fede è la porta che permette questo incontro, ci fa cogliere la meraviglia del creato, ci fa sentire figli, ci dona lo stupore perquello che Dio fa per noi, e la gioia di conoscerlo. Tutta la forza e l’importanza del Credo si fonda sulla prima parola: credo. Credo in prima

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persona, credo io, scelgo di credere. Questo ci interroga profondamente, perché… scegliamodavvero? Se sfogliamo le pagine del vangelo molti incontri avuti da Gesù e molti miracoli hanno al centro la fede. La fede della Madonna e di Giovanni Battista, legata alla fede di Israele, la fede deidiscepoli, la fede dei malati e delle folle che lo ascoltavano… Molti episodi evidenziano il carattere diretto, personale di questo incontro: quando venne presentato il paralitico calato attraverso il tetto della casa Gesù, veduta la loro fede(Lc.5.20),perdonò i suoi peccati e poi lo guarì; nell’ascoltare le parole del centurione disse:neanche in Israele ho trovato una fede così grande (Lc. 7,9), mentre alla peccatrice disse: La tua fede ti ha salvata, va’ in pace (Lc.7,50) e all’emorroissa: Figlia, la tua fede ti ha salvata(Mc. 5,34), alla cananea: Donna, davvero grande è la tua fede! (Mt.15,28), a Marta, sulla tomba di Lazzaro: chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, nonmorrà in eterno (Gv.11,25-26). Che cosa è la fede che ha salvato queste persone e ha cambiato la loro vita? Non una fedeintellettuale, non una conoscenza arida della Legge o una dimostrazione matematica, ma un incontro vivo, dal quale sono venuti poi comportamenti adeguati. La nostra fede è prima ditutto la conoscenza personale, unica, con il Signore, che scalda il cuore, entra nei nostriproblemi, fa luce nelle nostre tenebre. Il Credo che recitiamo ci ricorda la verità di questo incontro, ci ricorda che prima di tuttodobbiamo entrare in gioco, e solo allora potremo capire e accettare le altre verità che derivanodalla persona del Signore, il quale è il primo ad invitarci a quest’amicizia. Il passaggio da questa fede spontanea e diretta alla professione battesimale di brevi testi, cheriassumevano l’essenziale dell’annuncio cristiano, avvenne nella Chiesa fin dai primi secoli.Gesù aveva detto: Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo…(Mt.28,19), e chi riceveva il Battesimo proclamava la suafede nella Trinità. Queste formule brevi vennero completate, per precisare la verità neiconfronti di alcune eresie, e vennero chiamate “simboli”, non nel significato odierno, ma nelsignificato di “frammento”: il più autorevole fu quello della chiesa di Roma, erede di S. Pietro,ed esso è, nel corpo centrale, il nostro Credo nella forma breve che non si usa nella liturgia se non in alcuni momenti particolari. Il testo odierno comprende anche altre verità meglioprecisate nei secoli successivi. Si chiama Credo apostolico proprio per ricordare l’origine antichissima della sua formulazione. Più tardi, nei concili di Nicea e di Costantinopoli, si elaborò una forma ampia e complessa,normalmente usata nell’Eucarestia domenicale.

11 ottobre

Cos’è la contemplazione, cos’è la preghiera? Abbiamo sempre bisogno di tornare alla fonte: Arturo Paoli esprime bene come questo bisogno non ci allontana dalla vita concreta, ma ci spinge a viverla meglio: È riscoprire vitalmente, esistenzialmente, non intellettualmente, la comunione con Dio con gli uomini con la natura. Mettetevi su questa strada, e in questa strada sentirete che la preghiera non è alienazione, non è fuga dal mondo, ma è star dentro la terra e l’umanità. (A. Paoli da “Svegliate Dio”)

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8 ottobre

Madonna dei nostri bambini Nel mese di ottobre, all’indomani della memoria della Madonna del Rosario, affidiamo a Maria le attività che cominciamo nel nuovo anno parrocchiale, scolastico e sociale. In particolare, i genitori possono affidare alla Vergine i bambini, e le loro piccole-grandi esperienze: Madre, che hai presentato al Tempio il tuo Bambino, a te presentiamo i nostri. Col battesimo che hanno ricevuto, tu sei divenuta loro Madre: perciò li affidiamo alla tua tenerezza e alla tua vigilanza. Dona loro salute e guardali dal peccato. Se rischiano di smarrirsi, sostienili col tuo amore. Fa’ che ottengano sempre perdono e rinascano a nuova vita. Aiutaci nei nostri compiti di genitori: donaci luce e amore; insegnaci ad aprire i loro occhi a tutto ciò che è bello, buono e vero. Insegnaci ad ascoltarli e capirli, perché siamo loro di aiuto nel loro crescere. Donaci di essere sempre discreti, quando verrà l’ora in cui prenderanno in mano la loro vita. Sii sempre loro vicina, o Madre, per proteggerli, custodirli, migliorarli. E fa’ che un giorno Tutti possano essere riuniti nella Casa del Padre con te e con noi. Amen Da V. Insolera “Parlare a Maria”

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4 ottobre Francesco architetto di Dio “Architetto” di Dio possiamo chiamare Francesco prima in senso letterale, poi in senso figurato: sappiamo infatti che all’inizio della sua nuova vita egli volle restaurare la chiesetta di S. Damiano, restauro per il quale entrò in serio contrasto col padre; successivamente restaurò la Chiesa di S. Maria degli Angeli, in località Porziuncola, culla dell’Ordine francescano. Nella chiesa della Porziuncola un mattino, meditando sul vangelo della missione data da Gesù agli apostoli, fece suo il mandato di predicare senza portare oro, argento, sandali, bastone da viaggio, ed ebbe la certezza della sua vocazione. Si mise a predicare in Assisi; così, da architetto di pietre, divenne architetto dello spirito,

e l’Ordine che nacque da lui riflettè il disegno divino di cui egli fu l’esecutore. Egli plasmò i suoi seguaci ad una rigorosa osservanza evangelica, mandandoli a due a due a predicare senza nessun possesso e senza nessuna garanzia. Come “pellegrini e forestieri” sifermavano negli ospizi, negli ospedali per curare i più abbandonati, mendicavano il pane, edesortavano tutti ad amare Dio e fare penitenza. La novità inaudita consisteva proprio nella mancanza di stabile dimora, mentre i monaciprecedenti erano stati legati ai loro monasteri. In questa novità Francesco seppe costruiredall’interno la famiglia francescana, rafforzando i legami tra i frati in una esemplare carità fraterna. L’amore per la povertà, l’obbedienza, la pazienza, il distacco dai beni terreni el’affabilità con gli altri erano i tratti che spiccavano in questo nucleo di coraggiosi: linee diun’architettura interiore che Francesco aveva ispirato. (cfr. Maria Beatrice Mistretta in “Francesco architetto di Dio”).

1° ottobre Il mio sì Come iniziare l’anno sociale e pastorale, gli impegni molteplici che ci interpellano, con una risposta semplice ma completa?

Io sono creato per agire e per essere qualcuno per cui nessun altro è creato. Io occupo un posto mio nei consigli di Dio, nel mondo di Dio: un posto da nessun altro occupato. Poco importa che io sia ricco, povero, disprezzato o stimato dagli uomini: Dio mi conosce e mi chiama per nome. Egli mi ha affidato un lavoro che non ha affidato a nessun altro. Io ho la mia missione. In qualche modo sono necessario ai suoi intenti, tanto necessario al posto mio quanto un arcangelo al suo. Egli non ha creato me inutilmente. Io farò del bene, farò il suo lavoro.

San Paolo scrive nella Seconda Lettera ai Corinzi che in Gesù c’è stato il “sì”. E in realtà tutte le promesse di Dio in lui sono divenute “sì” (2Cor. 1, 19-20). Anche ciascuno di noi può dire il

suo “sì” nella situazione personale in cui si trova, grande o piccola, consapevole che il compito che egli svolgerà è insostituibile:

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Sarò un angelo di pace, un predicatore della verità nel posto che Egli mi ha assegnato anche senza che io lo sappia pur ch’io segua i suoi comandamenti e lo serva nella mia vocazione. John Henry Newman

28 giugno

Partita notturna Nel clima dei mondiali di calcio questa bella meditazione su una partita notturna, che diventa immagine della partita piùgrande e impegnativa in cui siamo tutti coinvolti nella vita, ciricorda di essere presenti e di giocare il nostro ruolo, senzasognare di essere altrove, nel tempo e nello spazio:

Questa sera, allo stadio, la notte si agitava, popolata di diecimila ombre, e quando i proiettori ebbero dipinto in verde il velluto dell’immenso campo, la notte intonò un coro, nutrito di diecimila voci. Infatti, il maestro delle cerimonie aveva fatto segno di iniziare la funzione, l’imponente liturgia si svolgeva dolcemente. Il pallone bianco volava da ministro a ministro come se tutto fosse stato minuziosamente preparato in precedenza. Passava dall’uno all’altro, correva raso terra o volava sopra le teste. Ognuno era al suo posto, ricevendolo alla sua volta, con colpo misurato lo passava all’altro, el’altro era lì per accoglierlo e trasmetterlo. E siccome ognuno faceva il suo lavoro dove occorreva, siccome forniva lo sforzo richiesto, siccome sapeva di aver bisogno di tutti gli altri, lentamente, ma sicuramente, il pallone avanzava; e quand’ebbe raccolto il lavoro d’ognuno, quand’ebbe riunito il cuore degli undici giocatori, la squadra gl’impresse un soffio e segnò il goal della vittoria. ……………………………….. In questo mondo, Signore, abbiamo ognuno il nostro posto; allenatore previdente, da sempre Tu ce lo destinavi. Tu hai bisogno di noi qui, i nostri fratelli han bisogno di noi e noi abbiamo bisogno di tutti. Non ha importanza il posto che io occupo, Signore, ma la perfezione e l’intensità della miapresenza. Che importa se sono avanti o indietro, se sono al massimo quello che debbo essere? ………………….. Ecco, Signore, la mia giornata davanti a me… Non ho riparato troppo sul fallo, criticando gli sforzi degli altri, le mani in tasca? Ho tenuto bene il mio posto, e mi hai Tu incontrato sul campo quando lo guardavi? Ho ricevuto bene il “passaggio” del vicino e quello dell’altro all’estremità del campo? Ho “servito” bene i miei compagni di squadra, senza giocare troppo personalmente permettermi in mostra? Ho “costruito” il giuoco in modo da ottenere la vittoria con il contributo di tutti? Ho lottato fino in fondo nonostante gli scacchi, i colpi e le ferite?

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………………….. Ora vado a riposarmi negli spogliatoi, Signore; domani, se tu darai il calcio d’avvio, giocherò un altro tempo, e così ogni giorno… Fa’ che questa partita celebrata con tutti i miei fratelli sia l’imponente liturgia che Tu aspetti danoi, affinché quando il Tuo ultimo fischio interromperà le nostre esistenze noi siamo selezionati per la Coppa del Cielo. (Michel Quoist “Preghiere”)

25 giugno

Il “percorso” della fede Siamo in preparazione dell’anno della fede, e il Papa ha dissodato ilterreno già da tempo col documento “La porta della fede”:cogliamone una piccola parte , che ci introduce a capire non solo i contenuti della fede, ma il modo in cui siamo invitati ad accoglierli percompiere un vero atto di fede. Un atto con cui decidiamo di affidarci totalmente a Dio, in piena libertà (La porta della fede 10), una scelta del cuore, che diventa tutt’uno con i temi in cui crediamo, una scelta unificante. Con il cuore…si crede… - scrive San Paolo ai Romani (10,10) – e con la bocca si fa la professione di fede. C’è una decisione

di fondo di stare con il Signore per vivere con Lui (id.), “stare” che è insieme conoscere e testimoniare. Dal libro degli Atti Benedetto XVI cita un altro esempio illuminante, quello di Lidia, della qualesi dice che il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo (Atti 16, 14): si tratta di una apertura che è dono dello Spirito, col quale siamo invitati a collaborare. Ma questaapertura profonda si dilata in una responsabilità esterna, come accenna San Paolo, dicendo chesi fa la professione di fede, perché la vita cristiana non è un fatto privato: l’evento dellaPentecoste è il paradigma di come persone timide e spaurite divennero apostoli coraggiosi,capaci di annunciare il Regno di Dio. Per vie diverse, e in luoghi diversi, per annunciproporzionati ad ognuno di noi, anche la nostra forza viene da Dio, e la capacità di testimonianza è sostenuta da Lui. Questo percorso che si dice in poche parole – contenuti della fede, apertura del cuore, testimonianza – è invece un percorso interiore, spirituale che può durare lungo tempo,secondo l’impegno e la generosità di ognuno; può essere compiuto in breve e può non essereraggiunto mai. E’ comunque la strada con cui ci dobbiamo confrontare, ed esaminarci, perdisporci sempre meglio a credere in Gesù, nel Padre e nello Spirito. 21 giugno

Verso l’attuazione del progetto educativo Dopo aver preso coscienza dell’ampiezza e dell’importanza della questione educativa, il documento dei Vescovi suggerisce alcune linee operative, che partono dall’uomo.Occorre infatti curare anzitutto le relazioni personali, i legami gratuiti e stabili. Più che mai si avverte oggi il bisogno di relazioni profonde, formate nella verità e nella carità, si gioisce per il senso del dono nel rapporto educativo, non stretto dall’obbligo, ed infine si può attingere allaforza e alla fecondità della fede, che fa conoscere il Signore Gesù e apre la porta dellacomunità ecclesiale. Il convegno di Verona ha offerto molti strumenti per una pastorale integrata e missionaria.Questi spunti devono essere confrontati con il cammino particolare delle singole parrocchie ocomunità, con una particolare riguardo alla formazione dei catechisti e degli animatori

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pastorali: la visione cristiana condurrà a valorizzare la dimensione trascendente dell’educazione, per la formazione di persone aperte e Dio e capaci di dedicarsi al bene dellacomunità (Educare alla vita buona del vangelo, 53). In questa ottica vi sono alcuni ambiti prioritari: L’iniziazione cristiana, da riscoprire e rivivere come primo annuncio e rivolta non solo airagazzi, ma anche agli adulti, secondo itinerari che uniscano la catechesi, la celebrazione e lacarità, che mettano nella giusta luce il giorno del Signore, che siano vicini alle famiglie e ai disabili. Percorsi di “vita buona”, che risanino una mentalità distorta: la vita affettiva vissuta inmodo limpido e ricco, comunicata ai ragazzi nel suo valore più pieno anche nella fede;l’alternanza tra il lavoro e la festa, che permetta di scoprire “le proprie radici” e dia un voltoumano e solidale alla fatica e al riposo; l’attenzione alla fragilità umana, alla sofferenza,presente in mezzo a noi, e che conduce a contemplare il Crocifisso; la trasmissione dellatradizione vivente della Chiesa, anche attraverso gli strumenti di comunicazione; il senso dellacittadinanza e della collaborazione sociale, in particolare nelle forme del servizio civile e delvolontariato. Costruire la cooperazione tra famiglia parrocchia e società, attraverso progetti condivisi, cooperazione che si arricchisce dall’incontro dei catechisti con gli insegnanti, gli animatori, edaltre forme aggregative (ad esempio lo sport). La responsabilità dei laici, con figure particolari, quali accompagnatori dei genitori, catechisti dei giovani e degli adulti, formatori degli educatori: per questo è necessaria unaformazione seria nelle Scuole teologiche, negli istituti di Scienze religiose e di formazioneteologica. La formazione permanente degli adulti, e la riscoperta dell’opera educativa degli istituti di vitaconsacrata, delle associazioni e dei movimenti, aiuterà a dare ossigeno e solidità a moltipercorsi. La sfida educativa si presenta dunque in modo concreto, e non mancano suggerimenti perattuarla: essa richiede il confronto di quanti si sentono chiamati a dedicarsi a questo serviziocosì prezioso nella Chiesa e nel mondo di oggi. (Da “Educare alla vita buona del Vangelo”) 18 giugno

Invito alla preghiera Questa preghiera ci invita a parlare con Dio sottolineando che noi – dipendenti da Lui –possiamo essergli necessari, perché Egli desidera operare attraverso di noi nel mondo, oggi: “dipende”, in un certo senso, dalla nostra collaborazione al suo Regno, perché ci ha dato fiducia, come un tempo ai discepoli pur così deboli. Questa preghiera è stata scritta dopo che all’autore era stato diagnosticato un tumore, ed è una bella testimonianza di come i momenti di fragilità umana sono occasione di maggior impegno spirituale. Che io sia degno della tua fiducia Per qualche strano motivo, Signore, dipendi da me. Che bisogno puoi mai avere della mia spalla? Perché ti dovresti appoggiare a me? Eppure lo fai. Sono grato. E’ una sfida e una fiducia, un’ispirazione e una chiamata a essere forte. Se sei disposto a dipendere da me, debole e goffo quale sono, è mio desiderio non deluderti. Appoggiati a me, Signore.

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Almeno fingi che io ti sia di aiuto. Che la tua dolce finzione mi rende degno della tua più vera fiducia. Daniel A. Lord S.J.

14 giugno

Il Regno di Dio Concludiamo la riflessione sul Regno di Dio entrando, sia pur marginalmente, nella presentazione visiva che alcuni testi biblici ci offrono della signorìa di Gesù, nel cui nome tutto è stato creato, e verso il quale tutto ritorna. Già il vangelo di Marco diceva che Egli, sedette alla destra di Dio (Mc. 16,19), e Pietro annunciava nella sua prima predicazione (Atti 2, 30-35) il compimento del Salmo 110: Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra .Questo sedere alla destra di Dioesprime, con un’immagine umana, la piena partecipazione del Figlio alla regalità divina, e ci dice che Gesù è nella sua “gloria”, nella sua piena identità.

Anche l’Apocalisse è ricca di passaggi nei quali viene sottolineata questa sovranità: Gesù èdetto principe dei re della terra (Ap. 1,5), e poco dopo Egli stesso afferma nella lettera alla chiesa di Laodicea mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono (Ap. 3, 21), mentre l’Agnello viene detto più avanti Signore dei signori e Re dei re (17,14) “Re dei re” nel senso che San Paolo intuiva nella lettera ai Filippesi: Gesù è il Signore (Fil. 2,11), il Risorto, davanti al quale ogni realtà si inchina, riconoscendo l’amore che lo ha spinto adiscendere fino alla morte di croce per noi. Grazie a questo abbassamento Egli è stato innalzato, ed è l’unico re che ha vinto i suoi nemici con l’amore e il perdono. Egli è anche Colui che dà senso pieno a tutte le cose e alla storia (Col.1, 16-20), che conosce fino in fondo con piena verità il valore degli eventi e delle persone. Come ha promesso, èpresente accanto ai suoi, ed è riferimento sicuro per la vita della Chiesa nel tempo, per ogni scelta personale e comunitaria. La comunità ecclesiale vive nel mondo, ma è orientata alla pienezza della vita in Cristo che sirealizzerà alla fine della storia. Come ci indica San Paolo, Gesù consegnerà il regno a Dio Padre(1 Cor. 15,28), quando sarà compiuto il suo faticoso travaglio. Anche i fedeli, allora,riceveranno questa eredità e condivideranno questo regno (Ef. 5,5; Apoc. 3,21), el’Onnipotente ne prenderà possesso (Apoc. 19,6). Questa realtà profonda e invisibile in cui viviamo pur senza averne piena consapevolezza ciaiuta e ci dà forza nella misura in cui, attraverso la Parola, i sacramenti, la preghiera,impariamo a riconoscerla e a farla nostra.

11 giugno

Il Corpo e il Sangue del Signore Dalla tradizione della Certosa riprendiamo alcune righe di profonda riflessione sul mistero eucaristico. Follie d’amore: Queste vie del tuo amore possono sorprendere solo quelli che non sanno niente dell’amore. Ma chiunque ha gustato la gioia di sacrificarsi per coloro che ama le comprende e le ammira. La mangiatoia, la croce, l’altare, sono le tappe che ti hanno condotto fino ai nostri cuori. La mangiatoia ti ha fatto a nostra misura; la croce ti ha polverizzato e impastato; l’altare ti fa cibo che si assimila. La consacrazione che avviene sull’altare ne prepara dunque un’altra. Tu ti trasformi per trasformarmi; tu prendi una forma che io possa far passare in me al fine di potermi far passare in te. Il tuo sacrificio esige il mio sacrificio. Io devo essere pronto a morirea me stesso affinché tu mi comunichi la tua vita…

(François Pollien, certosino)

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7 giugno

I “tre cerchi” della comunione Il tempo liturgico che stiamo vivendo ci invita, fra l’altro,a riflettere sulla comunione: un filo, per così dire, che corre tra la solennità della Santissima Trinità, mistero diamore divino, e la solennità del Corpo e del Sangue del Signore, mistero di amore tra Dio e l’uomo e degli uomini tra loro. L’Eucaristia è unione con Gesù, e conduce all’unionefraterna; ci aiutano a riflettere alcune parole di Monsignor

Lambiasi: Possiamo dire che tre sono i cerchi della comunione: all’interno della singola comunità; fracomunità e comunità; aperti al mondo. Se ne ricava che solo dalla comunione scaturisce un autentico slancio missionario. Infatti la missione non è possibile là dove la comunità è divisafra membro e membro, fra gruppo e gruppo. La comunione vera, credibile, effettiva è sempreuna comunione in cammino: non è uno stato più o meno idilliaco, non è semplicemente l’appartenere a un gruppo, neanche mettersi seduti in cerchio con altri e stare bene assieme.La comunione deve essere insieme spirituale e visibile: non può non scaturire dalla condivisione della fede, speranza, carità, e di beni spirituali e materiali, sotto la guida dei pastori. Nella comunità cristiana il mistero pasquale del Signore è proclamato con lapredicazione, attualizzato nell’Eucaristia e nei sacramenti, vissuto nella carità. Per esserericonoscibile davanti al mondo il popolo di Dio si deve vedere: deve configurarsi come comunità di fede, di preghiera e soprattutto di rapporti fraterni. (F. Lambiasi “Fare i cristiani”)

4 giugno

Il principio di tutte le perfezioni La Santissima Trinità, che abbiamo celebrato, deve rimanere nel nostro cuore e al centro della nostra fede, perché abbiamo bisogno di scoprire la bellezza di questo mistero, di sentirlo vicino a noi. Talvolta siamo portati a metterla “in cornice”, a guardarla da lontano, ignorando la luce e il calore che essa ci dona se ci avviciniamo a lei. Inno

Tu sei la Bellezza che ha fatto tutte le bellezze e in loro si è riprodotta. Esse sono belle solamente del tuo riflesso in loro. Tu sei la Maestà e la Dolcezza, tu sei la Nobiltà e lo Splendore, tu sei la Potenza e la Ricchezza, tu sei la Santità e l’Eccellenza di tutto ciò che è maestoso e dolce, nobile e splendente, potente e ricco, eccellente e santo. Tu sei il Principio di tutte queste perfezioni; esse vengono da te; sono delle luci che ti fanno vedere, o meglio intravedere;

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esse sono le voci che pronunciano le innumerevoli sillabe del tuo nome unico; sono le sfaccettature iridate del tuo raggio infinito.

(Augustin Guillerand certosino)

31 Maggio

Magnificat Il maggio si conclude con la festa della Visitazione diMaria ad Elisabetta, nella quale ella pronunciò il canto del“Magnificat” come si tramanda il vangelo di Luca. Questa preghiera è entrata profondamente nelladevozione cristiana, viene ripetuta e pregata, ed esprime il sentimento più puro e più bello dell’ammirazione, dellariconoscenza e della lode al Signore. Dio la gradisce – scrive Ezio Morosi – perché è segno che abbiamo capito qualcosa di Lui. Esprime lode,gratitudine, ammirazione verso Colui che fa cose grandi per le sue creature e viene da queste esaltato per la suabontà. Maria, sensibile ed attenta più di ogni altroall’azione di Dio, ci suggerisce questa parola perchédivenga anche nostra. E’ la sua risposta, quando Elisabetta la riconosce “benedetta tra tutte le donne”; una risposta umile e nellostesso tempo entusiasta. Ci coinvolge tutti di fronteall’Autore della nostra vita che guarda con benevolenza

ad ogni sua creatura. Con la Vergine di Nazareth, vogliamo pronunciare spesso questa parola, purificandola, noi peccatori, da ogni forma di orgoglio, invidia, gelosia, perché Dio la gradisca come ha graditoquella della Madonna. (da Ezio Morosi “Pagine femminili del Vangelo”) 28 Maggio

Preghiera allo Spirito Santo II Rimaniamo nel clima della festa di Pentecoste con questa breve invocazione allo Spirito Santo: Spirito di Dio, quando le difficoltà sorgono sulla mia strada, donami il coraggio. Nel momento dell’insuccesso, quando tutto sembra perduto, donami la sapienza. Quando arriva la sofferenza donami il coraggio. Quando la sera discende con le sue stanchezze, donami il tuo amore. Donami, Spirito di Dio, l’intelletto per saper leggere al di là delle apparenze e non lasciarmi ingannare

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da ciò che non è importante.

26 maggio Preghiera allo Spirito Santo I Composta dal Servo di Dio Mons. Pio Alberto Del Corona - Vescovo di S.Miniato Spirito Santo, che sei la terza Persona della Trinità eterna, noi Ti adoriamo. Tu procedi per via di volontà dal Padre e dal Figlio, sei il nodo sostanziale di loro beata unione e ne termini in un incendio di amore la incomprensibile vita. Spirito Creatore, Tu infondesti la luce, la bellezza, la gioia nell’universo; Tu parlasti nei profeti svelando alle loro menti i misteri della Redenzione futura; Tu, sopravvenendo nella Vergine senza macchia, formasti nelle viscere di Lei la Umanità benedetta del Salvatore, colmandola di grazie senza misura: Tu accendesti nel petto degli Apostoli il fuoco d'inestinguibile carità e apristi sulle loro labbra il fonte della parola. Spirito Santificatore, Tu sei il consolatore dei giusti, a cui infondi le pure gioie; Tu censore e correttore dei vizi, di cui desti salutare compunzione nei cuori, Tu Maestro della Chiesa alla quale insegni ogni vero. O Divinissimo Amore, senza di Te nulla possiamo noi pensare, volere e fare di bene per l'eternità e perciò mandaci, te ne supplichiamo, il raggio della Tua luce che rischiara le nostre menti; infondici la unzione della carità che sani i nostri languori, sii scudo e sole in vita e in morte contro i maligni spinti, fa che ci addormentiamo nel bacio di Gesù e di Maria, per ridestarci in seno alla beatitudine dell'eternità. Così sia!

(Con approvazione ecclesiastica)

24 maggio

Una comunità educante I molteplici carismi presenti nella comunità cristiana che convergono a formare l’unità del corpo di Cristo si integrano per formare un’alleanza educativa che è interazione tra tutti coloro che hanno responsabilità. Vediamo quali sono i protagonisti principali di questa “alleanza” secondo il pensiero dei Vescovi italiani (v. “Educare alla vita buona del Vangelo). La famiglia è la culla dell’educazione, famiglia forte e fragile al tempo stesso, stretta tra condizionamenti esterni e crisi interne, tra stili di vita che rendono difficili le scelte permanenti. Ad essa è affidato l’arduo compito di far germogliare la fede; i sacerdoti e i catechisti sono chiamati a valorizzare questa opera educatrice, a sostenerla, a riconoscere la ministerialità propria del matrimonio, in modo tale che la parrocchia sia arricchita dalla presenza di coppie mature e sia quasi una “famiglia di famiglie”. La parrocchia è il luogo privilegiato per l’educazione alla fede, attraverso la catechesi, la liturgia e la carità. In essa si compie l’iniziazione cristiana, che è diventata sempre più un primo annuncio della fede in un mondo secolarizzato: la comunità cristiana è impegnata in una accoglienza sincera, in un’ amicizia autentica con chiunque, ed è impegnata in una maturazione seria della propria fede, che dia basi solide alla vita cristiana pienamente integrata nel mondo. In tal modo la parrocchia diventa un corpo armonioso in cui il contributo di educatori, catechisti, ed operatori si fonde nell’accoglienza e nel servizio. Di grande importanza è il dialogo con i giovani, che trovano spesso il loro spazio nell’oratorio. Accanto ad esso le associazioni e i gruppi, ed infine, tutte le manifestazioni di religiosità popolare rese più vive dalla Parola di Dio. La testimonianza degli istituti di vita consacrata, configurati a Cristo povero casto e obbediente, rappresentano un grande valore per ogni altra forma di vita cristiana. Altri importanti luoghi di educazione sono la scuola e l’università: i cristiani sono invitati a collaborare strettamente con la scuola, perché i valori umani, la solidarietà, la legalità, il rispetto del diverso siano trasmessi come premesse fondamentali. L’insegnamento della religione cattolica, e le scuole di ispirazione cristiana sono particolarmente adatti per trasmettere tali ideali. Il mondo universitario, animato da una adeguata pastorale, e rappresentato anch’esso da istituti di specifica ispirazione cristiana, promuove competenze di grande respiro. Questo rapido sguardo d’insieme ci fa intuire come, secondo il desiderio della Chiesa, la

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società intera dovrebbe essere una comunità che educa, attraverso il coinvolgimento delle famiglie, degli insegnanti, degli politici, degli imprenditori, degli artisti… Una sottolineatura particolare per l’uso dei media e per la cultura digitale, così diffusa: dato l’influsso che esercita sulle persone e sui gruppi, e date le potenzialità positive e negative che racchiude, è decisivo il modo di usare questi mezzi che dilatano gli spazi e i contatti, e su questo è necessaria una forte attenzione nei confronti delle giovani generazioni.

21 maggio L’Ascensione del Signore Abbiamo celebrato ieri l’Ascensione del Signore (festa che è documentata fin dall’anno 325), legata alla Pasqua, che ci introduce alla venuta dello Spirito Santo e alla realtà della nostra vita quotidiana, in un rapporto col Signore assente-presente, lontano-vicino. Riprendiamo una preghiera della liturgia bizantina, che sottolinea proprio la vicinanza del Signore ai suoi: Sei asceso nella gloria, o Cristo Dio nostro,e hai rallegrato i discepoli con la promessa dello Spirito Santo, essendo essi confermati per la tua benedizione, perché tu sei il Figlio di Dio, il Redentore del mondo. Avendo portato a termine la divina “economia” concernente noi e avendo unito le creature terrestri alle celesti, sei asceso al cielo in gloria, o Cristo Dio nostro,senza però allontanarti, ma restando sempre presente e dicendo a coloro che ti amano: “Io sono con voi e nessuno contro di voi”.

17 maggio

Invito alla preghiera Ci rivolgiamo a Maria con una preghiera di Jean Vanier,notissimo fondatore dell’”Arca”, comunità che accoglie idisabili di ogni tipo con un amore e una delicatezza totali. Jean Vanier ha maturato un solido e coraggioso modo dipensare che ha espresso in libri ricchi di riflessione e diesperienza viva. Madonna dell’accoglienza.

O Maria, donaci cuori attenti, umili e miti, per accogliere con tenerezza e compassione tutti i poveri che ci mandi. Donaci cuori pieni di misericordia per amarli e servirli; per spegnere ogni discordia e vedere nei nostri fratelli sofferenti e spezzati la presenza viva di Gesù, tuo Figlio. Signora, benedici noi con la mano dei tuoi poveri. Benedici noi con lo sguardo dei tuoi poveri.

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Accoglici, un giorno, nella felice compagnia dei tuoi poveri Jean Vanier

14 maggio

Il Regno di Dio In che modo Gesù ha presentato ai suoi la sua regalità durante la missione? Mentre ha parlato spesso del Regno, non ha messo in risalto la identificazione con la sua persona, anzi in molticasi l’ha nascosta. Emblematico l’episodio della moltiplicazione dei pani nel vangelo di Giovanni: quando la follavoleva farlo re, egli si nascose sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritiròdi nuovo sulla montagna, tutto solo (Gv. 6,15) In quel caso, però c’era un malinteso evidente, perché la gente mirava ad un re politico. Inrealtà, in circostanze ben più decisive, Gesù ammise apertamente di essere re, ma in modotutto nuovo. Entrando a Gerusalemme, poco prima della Pasqua, egli mandò a prendere un’asina e unpuledro, ed entrò acclamato dalla folla: Osanna al figlio di Davide! Questo titolo regale equesta accoglienza straordinaria – nota l’evangelista Matteo – gli furono riservati perché si adempisse la profezia: Dite alla figlia di Sion:/ Ecco, il tuo re viene a te/ mite, seduto su un’asina,/ con un puledro figlio di bestia da soma. (Mt. 21,4-9) Pochi giorni dopo, nell’Ultima Cena, mentre gli apostoli si preoccupavano di chi fosse il piùgrande fra loro, Gesù promise: io preparo per voi un regno, come il Padre l’ha preparato perme (Lc. 22,29), ma il vero riconoscimento e l’aperta affermazione della sua regalità fu durante il processo romano. Pilato lo interrogò: “Sei tu il re dei Giudei?”. Ed egli rispose: “Tu lo dici”(Lc. 23,3) In modo ancor più esplicito, secondo Giovanni, affermò: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perchénon fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Allora Pilato gli disse:“Dunque ti sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re…” (Gv. 18,36-37). Quel segreto messianico che aveva accompagnato a lungo la missione del Maestro perché nonfosse mal interpretata la sua predicazione, viene finalmente svelato prima della passione: egliè re in modo antitetico ai regni terreni, e il suo regno si fonda sulla verità e sull’amore. Leumiliazioni che accompagnarono la passione, impensabili per un re terreno assetato di onori,hanno svelato il vero volto della regalità divina, e secondo il vangelo di Giovanni è proprio sullacroce che Gesù appare sovrano e liberatore. 11 maggio

Incontrare Maria Perché oggi è diventato difficile per alcuni, si chiede Michel Quoist, incontrare la Madonna, o al contrario perché altri dilatano la devozione per Maria al punto di vederla dappertutto? E’ difficile accettare la sua testimonianza dell’”efficacia infinita dell’inefficacia”. Maria è al centro della storia con la sua adesione silenziosa al grande disegno del Padre. La Vergina Maria non è “moderna” agli occhi dei nostri contemporanei, ma il mondo moderno ha bisogno della Vergine che gli rammenti i valori fondamentali e vitali che esso dimentica……. Per perfezionare e trasformare la creazione, far progredire l’umanità, tu credi alla scienza, alla tecnica…all’energia atomica… Maria non è moderna senza gesti clamorosi, senza predicazione,

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senza azione, senza versare sangue, solamente dicendo sì a Dio in tutta la sua vita, ha donato il Cristo al mondo e con lui ha salvatoil mondo! Nel secolo che si esalta per l’elettronica, per l’automazione, per i missili interplanetari… Maria ti ricorda la potenza infinita della pura offerta, della presenza nell’amore, della disponibilità interiore, del silenzio. (M. Quoist “Riuscire”)

7 maggio

Tu sai quanto è difficile la vita… Ci rivolgiamo a Maria, nel mese dedicato a lei, invocandola come guida con una preghiera chesembra essere ispirata dai “giorni vuoti” che oggi molte persone vivono: Quanti giorni pieni, quanti giorni vuoti, in questa vita. Quante cose belle, quante cose tristi, in questa vita. Quante volte hai provato anche tu, Maria, cos’è la vita. Più grande del tuo sì non c’è niente e molti non lo sanno. Tu sai quanto è difficile la vita, l’hai vissuta come noi. Ti sento più che mai in mezzo anoi, ti sento più che mai con noi, in questo mare di incertezze: la nostra vita, o Maria, la vita senza fede non è niente e il mondo tutto questo non lo sa. E. Steid

3 maggio

Primavera Il freddo è lontano. La natura sfoggia un abito nuovo, sembra invitarci ad una festa. I campi verdeggiano, i prati si adornano di mille colori, i rami si coprono di foglie e di fiori. E’ il fascino spettacolare della primavera. Ci attrae ogni anno

come se non l’avessimo mai visto. E’ opera tua, Signore.

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Un pallido accenno della tua sapienza, della tua armonia. I colori più belli saziano lo sguardo dell’uomo, i profumi più delicati deliziano l’aria. “…E Dio vide che era cosa buona”, ci ricorda la Bibbia. Ne sei rimasto soddisfatto anche tu, Signore. Da quel ramo che sembrava ormai secco, da quell’albero tagliato alla base spunta ancora prepotente la vita pronta a rispondere alla tua chiamata. E’ un tempo pieno di sorprese, pieno di speranze. C’è una primavera anche nella vita dell’uomo, Tu lo sai bene, Signore. Ci dici di attenderla con fiducia Anche quando intorno a noi tutto sembra seccato, finito. Basta una scintilla della tua vita, della tua Grazia, basta un raggio del tuo Sole per spezzare il giogo della schiavitù e della morte, per rimetterci in cammino, per risorgere con Te. Quando la primavera è nel cuore l’uomo sta gustando i momenti più belli della sua esistenza terrena in attesa della primavera eterna. (Ezio Morosi “La tenda del convegno”)

30 aprile

Una disamina sul mio impiego del tempo Ammazzare il tempo. Come ammazzo il tempo? Contiamone i modi. Preoccupandomi delle cose che non posso controllare. Come il passato. Come il futuro. Mantenendo risentimento e rabbia rispetto a ferite reali o immaginate. Sdegnando l’ordinario o, piuttosto, ciò che io alquanto sbadatamente chiamo ordinario. Preoccupandomi di cosa c’è per me piuttosto di cosa c’è in me. Mancando di apprezzare quello che è a causa del “sarebbe potuto essere”,

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sarebbe dovuto essere sarebbe potuto riuscire. Questi sono alcuni modi in cui ammazzo il tempo. Gesù non ha ammazzato il tempo. Ha dato la vita ad esso, la sua. Leo Rock S.J.