75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del...

53
Periodico trimestrale Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) articolo 1, comma 1, LO/PV GIMLE GIORNALE ITALIANO DI MEDICINA DEL LAVORO ED ERGONOMIA VOLUME XXXIV - N. 3 LUGLIO-SETTEMBRE 2012 http://gimle.fsm.it F S M Centro Studi Fondazione Maugeri PAVIA - 2012 pime pime pime pime pime TIPOGRAFIA EDITRICE Srl 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale Uscire dalla crisi tutelando sicurezza e salute dei lavoratori: il ruolo del medico del lavoro consulente globale per la prevenzione Bergamo, 17-19 ottobre 2012 Editors: Pietro Apostoli, Giovanni Mosconi RELAZIONI

Transcript of 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del...

Page 1: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

Periodico trimestralePoste Italiane s.p.a.

Spedizione in Abbonamento PostaleD.L. 353/2003

(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)articolo 1, comma 1, LO/PV

GIM

LEGIORNALE ITALIANO DI MEDICINA DEL LAVORO

ED ERGONOMIAVOLUME XXXIV - N. 3LUGLIO-SETTEMBRE 2012 http://gimle.fsm.it

FSMCentro Studi Fondazione Maugeri

PAVIA - 2012

pimepimepimepimepimeTIPOGRAFIA EDITRICE Srl

75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale

Uscire dalla crisi tutelandosicurezza e salute dei lavoratori: il ruolo del medico del lavoroconsulente globale per la prevenzione

Bergamo, 17-19 ottobre 2012

Editors: Pietro Apostoli, Giovanni Mosconi

RELAZIONI

Page 2: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514
Page 3: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

Comitato Scientifico

Giuseppe Abbritti, Pietro Apostoli, Massimo Bovenzi, Stefano M. Candura, Plinio Carta, Luca Chiovato, Franco Franchignoni, Antonio Moccaldi, Giacomo Muzi, Franco Ottenga,

Enrico Pira, Pietro Sartorelli, Stefano Signorini, Francesco Violante

Comitato di Redazione

Giacomo Bazzini, Giorgio Bertolotti, Anna Federica Castoldi, Roberto Colombo, Paolo Crosignani, Giuseppina Majani, Giuseppe Minuco, Marco Monticone,

Gianna Moscato, Giandomenico Pinna

INTERNET: http://gimle.fsm.itE-MAIL: [email protected]: 0382-592514

REDAZIONE: Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed ErgonomiaFondazione Salvatore MaugeriCentro StudiVia Salvatore Maugeri, 1027100 PAVIA

Segreteria ScientificaMassimo Ferrari

EDITORE: PI-ME EditriceVia Vigentina 136A - Tel. 0382-572169 - Fax 0382-572102 - 27100 PAVIAE-mail: [email protected]

Associato all’USPI, Unione Stampa Periodica Italiana

Rivista di Medicina del Lavoro (Medicina occupazionale, Igiene del lavoro e ambientale,Tossicologia occupazionale) ed Ergonomia (Valutazione del rapporto uomo/lavoro,

Riabilitazione occupazionale, Psicologia del lavoro, Bioingegneria)

DirettoreMARCELLO IMBRIANI

GIORNALE ITALIANO DI MEDICINA DEL LAVOROED ERGONOMIA

Volume XXXIV, N. 3 Luglio-Settembre 2012

http://gimle.fsm.it Issn 1592-7830

Pubblicazione trimestrale - Direttore Responsabile: Prof. Marcello ImbrianiAutorizzazione del Tribunale di Pavia n. 229 del 16 Maggio 1978 - ROC 5756

Giornale indicizzato da Index Medicus, Excerpta Medica e Scopus

Page 4: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514
Page 5: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

GIORNALE ITALIANO DI MEDICINA DEL LAVORO ED ERGONOMIA

Volume XXXIV - N. 3 Luglio-Settembre 2012

I N D I C E

Aggiornamenti in tema di metallurgia

P. Apostoli, S. Catalani, I. Cortesi 216 Revisione dei principali contributi scientifici sullepatologie respiratorie dei lavoratori metallurgici

P.A. Bertazzi, V. Bollati, M. Bonzini 223 Le prospettive nello studio dei rischi inmetallurgia: La sfida epigenetica

P. Pedersini, F. Maier, G. Alessandro, M. Maion, 229 La produzione industriale di materiali refrattari,A. Romano natura chimica, processi di trasformazione ed aspetti

igienistici per la tutela della salute dei lavoratori

D. Cottica, E. Grignani, R. Ghitti, D. Festa, P. Apostoli 236 Misura degli agenti chimici in ambitometallurgico: acciaieria elettrica

P.L. Cavallotti 242 Quale futuro per la galvanica in Italia ed Europa

D.M. Cavallo, A. Cattaneo 247 Monitoraggio ambientale e biologico nell’industriagalvanica

A. Mutti, G. De Palma, M. Goldoni 251 Nuove prospettive nel monitoraggio biologicodegli elementi metallici: l’esempio del cromoesavalente

V. Loconsolo, M. Crespi 255 Rame e leghe di rame. Aggiornamenti tecnologici

G.B. Corsaro, V. Gabusi, A. Pilisi 259 Valutazione dei rischi alla salute nell’industria del riciclo dei rottami metallici: il caso di Brescia

Aggiornamenti in tema di edilizia

G. Mosconi, M.M. Riva, M. Santini 268 Edilizia: criticità e tutela della salute

C. Macchia 278 Materiali per l’edilizia

R. Leoni 285 Chimica per un’edilizia sostenibile: 20 anni di progresso

(segue)

75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale

Uscire dalla crisi tutelando sicurezza e salute dei lavoratori: il ruolo del medico del lavoro consulente globale per la prevenzione

Bergamo, 17-19 ottobre 2012

Editors: P. Apostoli, G. Mosconi

RELAZIONI

Page 6: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

GIORNALE ITALIANO DI MEDICINA DEL LAVORO ED ERGONOMIA

M. Manno 290 Valutazione del rischio chimico in edilizia: principi e criticità

D. Cottica, E. Grignani, M.L. Scapellato, 294 Percorsi di valutazione del rischio chimicoR. Butera, G.B. Bartolucci in edilizia

G.B. Bartolucci, G. Mosconi, M. Carrieri, D. Cottica 299 Esperienze di monitoraggio ambientale e biologicoin edilizia

E. Pira, P.G. Piolatto 302 Esposizione a Silice Libera Cristallina in edilizia: valutazione degli effetti biologici

M.M. Riva, C. Bancone, F. Bigoni, M. Bresciani, 306 Malattie lavoro-correlate e giudizioM. Santini, G. Mosconi di idoneità lavorativa in edilizia

Aggiornamenti in tema di trasporti

R. Giordano 314 Trasporti: un settore strategico per la nostra società

M. Martini, D. Ferrero 321 Tecnology innovation related to comfort on commercial vehicles

G. Tartara 328 Evoluzione tecnologica dei carrelli elevatori in riferimento alla sicurezza ed alla salute del conducente

A. Peretti, F. Bonomini, A. Pasqua di Bisceglie 335 Carrelli elevatori: vibrazioni, esposizione deiconducenti, interventi di riduzione del rischio

S. Garbarino 343 Sonno, stress, neurogenesi e performance alla guida

G. Costa 348 Lo stress nella guida: inquadramento generale

F. Ronchese, M. Bovenzi 352 Rischi e malattie nei lavoratori del settore dei trasporti di merci e persone

A. Cristaudo 360 Fattori di rischio ed effetti sulla salute nel comparto dei trasporti terrestri

P. Boffetta 365 A review of cancer risk in the trucking industry,with emphasis on exposure to diesel exhaust

Page 7: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale

Uscire dalla crisi tutelando sicurezza e salute dei lavoratori: il ruolo del medico del lavoro

consulente globale per la prevenzione

Bergamo, 17-19 ottobre 2012

Editors:Pietro Apostoli, Giovanni Mosconi

RELAZIONI

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3, 213-370 © PI-ME, Pavia 2012http://gimle.fsm.it ISSN 1592-7830

Page 8: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3, 267-312 © PI-ME, Pavia 2012http://gimle.fsm.it ISSN 1592-7830

AGGIORNAMENTI IN TEMA DI EDILIZIA

Page 9: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3, 268-277 © PI-ME, Pavia 2012http://gimle.fsm.it ISSN 1592-7830

Edilizia: criticità e tutela della salute

Unità Operativa Ospedaliera Medicina del Lavoro, Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo, Bergamo

Premessa

Nel 2008 pubblicavamo le “Linee Guida per la valuta-zione del rischio e la sorveglianza sanitaria in edilizia” dellacollana SIMLII (1). È stata l’occasione per affrontare il temadella tutela della salute in edilizia, a mio avviso, colpevol-mente dimenticato per molti anni, anche dalla nostra disci-plina. Il settore, strategico nel mondo e in l’Italia, è ai primiposti per numero di occupati e per fatturato, ma anche ad ele-vato rischio per la salute dei lavoratori. Le conoscenze inambito di prevenzione non sono così diffuse come sarebbenecessario e come auspicato dall’Agenzia Europea per la Si-curezza e la Salute sul Lavoro (2, 3). Negli ultimi anni si so-no fatti passi da gigante ed il congresso è l’occasione per fa-re il punto della situazione anche di una esperienza, nata aBergamo quasi 20 anni fa, in collaborazione con il Comita-to Paritetico degli edili (CPT) e il sostegno della ASL loca-le, delle parti sociali, dell’INAIL, della locale Scuola Edile,e di tanti amici e colleghi di discipline mediche e politecni-che, che ha portato alla realizzazione di un modello di pre-venzione e sorveglianza sanitaria unico in Italia. Pur nellaevidenza di significativi miglioramenti, frenati ultimamentedalla crisi economica, “Construction remain a dangerous bu-sisness”, come afferma il prof. David Snashall in un famosoeditoriale (4). Il Medico Competente (MC) di una impresaedile, oltre a sicure soddisfazioni professionali, si trova a ge-stire problemi di non facile soluzione, anche se con qualchestrumento in più rispetto al passato. Proprio su quale deveessere il contributo della Medicina del Lavoro e sul ruolo delMC, consulente globale dell’impresa, che ci vogliamo ci-mentare. Il percorso non può che partire dalla conoscenzadel lavoro, dall’osservazione e studio di come si svolge, dal-la valutazione degli strumenti e dei materiali utilizzati, dauna attenta analisi dell’organizzazione del lavoro in cantiere,per poi passare alla valutazione del rischio ed alla sorve-glianza sanitaria, temi specifici della nostra disciplina e del-l’attività del MC. Tutto questo con uno sguardo interessato acosa succede nel mondo, alle esperienze realizzate di altripaesi (12, 18, 20, 22, 24, 25, 27), alla letteratura scientifica esenza sottovalutare aspetti socioculturali (scolarità, immi-grazione, formazione…), di costume e di pratiche (consumodi sostanze psicotrope) che in questo settore possono rap-presentare veri e propri ostacoli alla realizzazione del benes-sere aziendale (4, 16, 20, 24, 25).

RIASSUNTO. Il settore dell’edilizia è strategico in Italia e nelmondo. Ai primi posti per occupati e fatturato, ma anche perinfortuni e malattie professionali. Il cantiere si caratterizzacome un luogo di lavoro ad alto rischio per la salute e per ladifficoltà a mantenere adeguati livelli di sicurezza. Negli ultimianni si sono fatti passi da gigante, la crisi economica non haperò favorito il miglioramento. Le conoscenze in ambito di prevenzione non sono così diffuse come sarebbe necessario e auspicato (OSHA -UE). Il Medico Competente, “consulenteglobale dell’impresa”, impegnato nella valutazione del rischio e nella gestione del servizio sanitario aziendale, deve tutelare la salute di una popolazione ad alto rischio per la salute, che invecchia e svolge lavori faticosi ed usuranti, senza unaadeguata formazione professionale e cultura, in condizioni di salute spesso precarie e con abitudini di vita a rischio.Esperienze positive ci sono nel mondo ed in Italia. Va implementata la ricerca applicata in campo tecnologico ed ergonomico, vanno migliorati i materiali e gli strumenti,l’organizzazione del cantiere, ridotto il carico di lavoro,migliorate le conoscenze degli effetti sulla salute, i percorsi di riabilitazione e di reinserimento al lavoro. Le procedure e processi devono migliorare la produttività e l’economicità ma essere anche più sicuri e meno pericolosi e le normedovrebbero essere più coerenti con le specificità del settore.

Parole chiave: edilizia, valutazione del rischio, prevenzione esorveglianza sanitaria.

ABSTRACT. CONSTRUCTION: CRITICAL ISSUES AND OCCUPATIONAL

HEALTH. Construction is strategic in Italy and worldwide, on topfor employees number and turnover but also for occupationalaccidents and diseases. The building site is at high risk and it isdifficult to maintain good levels of safety: in recent years theyhave had an improvement, but the economic crisis did not favourit. The knowledge in the field of prevention is not as widespreadas it would be necessary and as requested (OSHA - UE). The Occupational Physician, engaged in risk assessmentand management of medical services, must protect the health of workers at high risk for health, aging and performingtiring work, without adequate vocational training and culture,often in precarious conditions of health and lifestyle at risk. There are good experiences around the world and in Italy.Implementation of research in technology andergonomics, materials and the tools, reduction of workload areneeded, improvement of building site organization, of knowledgeabout health effects, the rehabilitation and reintegrationto work. The procedures and processes should improveproductivity and at the same time be safer and less dangerous and the lows should be more fitting with the specificcharacteristics of the construction industry.

Key words: construction, risk assessment, prevention and medicalsurveillance.

G. Mosconi, M.M. Riva, M. Santini

Page 10: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 269http://gimle.fsm.it

1.0 Il contesto

1.1 Il settore edileSecondo l’Agenzia Europea per la sicurezza e la salu-

te sul lavoro, il “settore dell’edilizia, ahimè, detiene in Eu-ropa uno dei peggiori record in materia di salute e sicu-rezza sul lavoro”. I lavoratori edili sono maggiormenteesposti ai fattori di rischio biologici, chimici ed ergono-mici, nonché a quelli creati da rumore e temperatura. Cir-ca il 45% dei lavoratori edili sostiene che il lavoro incidesul suo stato di salute. L’edilizia è uno dei settori più usu-ranti dal punto di vista fisico. I costi di infortuni e malat-tie registrati dal settore sono enormi sia per il singolo la-voratore che per il datore di lavoro e lo Stato. Più del 99%delle imprese edili in Europa è costituito da piccole e me-die imprese(2).

In Italia, nel 2011, gli occupati nel settore sono stati1.889.000, pari al 28,8% dei lavoratori dell’industria eall’8,2% del totale degli occupati dell’intero sistema eco-nomico nazionale (Tabella I).

Incidenza più elevata al sud dove il rapporto degli oc-cupasti in edilizia con gli addetti dell’industria e il totaledegli occupati salgono, rispettivamente, al 41,1% e al 9%,al centro risultano pari al 33,1% e all’8,5% e nell’ItaliaSettentrionale al 23,2% e al 7,7% (5). La stragrande mag-gioranza delle imprese sono di piccole dimensioni (90%occupano meno di 10 dipendenti) e ben il 38,38%(725.000) sono lavoratori indipendenti, imprenditori o li-beri professionisti. È anche il settore con il maggior nu-mero di immigrati: più del 18% occupati in edilizia (fonteINAIL). Nel 2010, gli investimenti nel settore sono statipari a 140.661 milioni di Euro.

1.2 La crisi economicaNel settore delle costruzioni la recessione è iniziata a

partire dal 2008 e porterà, alla fine del 2012, secondo AN-CE, ad un ridimensionamento degli investimenti del24,1% in cinque anni (2008 - 2012), tornando ai livellidella metà degli anni ’90. Nel primo semestre 2011 si ac-centua la riduzione degli occupati nel settore –4%, la piùelevata tra i settori di attività economica. Il calo è più mar-cato tra i lavoratori dipendenti –4,8% (era già –3,8% neidue anni precedenti) a fronte di un calo dei lavoratori in-dipendenti del –2,7%. I più colpiti sono i giovani sotto i 35anni (Fig. 1), passati dal 36,7% nel 2008, al 32% nel 2011,mentre la quota degli over 65 è stabile (da 1,3 a 1,2%).

La riduzione è maggiore fra gli occupati full-time ri-spetto agli occupati a tempo parziale anche se, questi ulti-mi, nel primo semestre 2011 sono in calo (5). La crisi pe-nalizza gli investimenti nella prevenzione e molte impresehanno oggettive difficoltà a mettere a disposizione le ri-sorse necessarie. In questo contesto, le segnalazioni di ma-lattia professionale e i giudizi di idoneità con limitazionepossono aumentare il rischio di perdere il posto di lavoro.Il lavoratore malato risulta pertanto doppiamente penaliz-zato: per la malattia e per il rischio di perdere il lavoro.

1.3 L’illegalitàI dati sull’occupazione non regolare diffusi dall’ISTAT

evidenziano anche nel 2010 un aumento di lavoro som-

Figura 1. Occupati nelle costruzioni e distribuzione percentuale in classi di età (fonte ANCE - 2011)

Tabella I. Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni (fonte ANCE - 2011)

OCCUPATI NELLE COSTRUZIONI IN ITALIA

Migliaia

Anni Dipendenti Indipendenti TotaleOccupati

2008 1.213 726 1.987

2009 1.213 736 1.962

2010 1.213 736 1.949

2011

I Trim 2011 1.130 729 1.859

II Trim 2011 1.1970 721 1.919

III Sem. 2011 1.164 725 1.889

var. % rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente

Page 11: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

270 G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3http://gimle.fsm.it

merso nel settore delle costru-zioni sicuramente favorito dallasituazione di crisi (5). Nel 2010il peso del lavoro sommerso inedilizia è risultato pariall’11,3% (10,7% nel 2009).Anche se in lieve crescita, il tas-so di irregolarità nel settore è aldi sotto della media del totaledei settori economici (pari a12,3%). Bianca La Rocca, cura-trice del XIII Rapporto per SOSImpresa del 2011 “Le mani del-la criminalità sulle imprese”,rapporto che offre un’ampia pa-noramica sulle attività illegalidelle organizzazioni mafiose,non ha dubbi: “la mafia è sem-pre più forte… e da anni al pri-mo posto degli investimentimafiosi c’è l’edilizia (seguonoautotrasporti, energie e i rifiuti,commercio, agricoltura, turi-smo e ristorazione)”. Accanto aquesti dati macroscopici c’è ununiverso di imprese, soprattutto di piccole dimensioni, chelavorano in subappalto, a cottimo, spesso ai margini dellalegalità. È anche chiaro che in queste imprese il mancatorispetto delle norme di prevenzione e sicurezza è più pro-babile. Alcune non attivano nemmeno la sorveglianza sa-nitaria. Il MC si trova pertanto coinvolto in situazioni nel-le quali è difficile lavorare in qualità.

1.4 Gli infortuni e le malattie professionali Sebbene difficile è la confrontabilità dei dati a livel-

lo internazionale, come si può vedere nella Fig. 2, anche

Tabella III. Infortuni mortali sul lavoro avvenuti negli anni 2001 - 2010 in Italia e denunciati all’INAIL

Casi mortali 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Industria e Servizi 1.369 1.287 1.305 1.137 1.124 1.205 1.088 979 907 845

Costruzioni 332 321 352 311 293 329 276 221 228 218

% Costruzioni 24,25% 26,06% 25,79%

(INAIL - Consulenza Statistico Attuariale)

Tabella II. Infortuni sul lavoro avvenuti negli anni 2001 - 2010 in Italia e denunciati all’INAIL

Infortuni nel complesso 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Industria e Servizi 920.649 894.664 880.241 869.406 844.957 836.329 825.974 790.279 705.241 693.025

Costruzioni 103.260 106.057 110.529 110.636 106.372 104.375 101.898 93.546 81.487 74.189

% Costruzioni 11,20% 12,20% 10,60%

(INAIL - Consulenza Statistico Attuariale)

Figura 2. Tassi di mortalità per 100.000 addetti in paesi occidentali (preso da CPWR -The construction Chart Book - 4th Edition. USA, 2008)

nei Paesi occidentali la mortalità per infortunio sul la-voro in edilizia è elevata e colloca l’Italia, al pari dellaSpagna, fra i paesi meno virtuosi (27). Anche se moltopeggio è nei Paesi del terzo mondo dove la mortalità su-pera anche di un ordine di grandezza le percentuali ri-portate nella figura (4), l’evidenza di situazioni netta-mente migliori di quella italiana impone una riflessionesul da farsi.

Nelle Tabelle II e III sono altresì riportati gli anda-menti degli infortuni, totali e mortali, degli ultimi 10 anniin Italia.

Page 12: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 271http://gimle.fsm.it

I risultati confermano, nel corso del decennio, l’elevataincidenza degli infortuni nel settore, di particolare rilevanzala mortalità: 1 deceduto su 4 è un edile. In netto incremen-to le segnalazioni di malattia professionale, aumentate intutti i settore ma più che raddoppiate in edilizia in 10 anniraggiungendo nel 2010 quasi il 17% del totale (Tabella IV).Le malattie prevalenti sono le patologie muscoloscheletri-che e le sordità (Tabella V). Nell’ambito del progetto “Tu-tela della salute nei cantieri edili” (7), tra il 2003 e il 2011,

sono stati sottoposti a sorveglianza sanitaria secondo il pro-tocollo della SIMLII (1), 2069 lavoratori. Sono 291 le ma-lattie professionali diagnosticate (prevalenza del 14.06%) in251 lavoratori (12.13% del campione). I risultati, vedi Ta-bella VI, confermano le sordità e le malattie muscolosche-letriche come prevalenti, seguite dalle dermatiti e da malat-tie da strumenti vibranti. L’incidenza cumulata è stata inol-tre superiore al 3,5%, simile ad altre casistiche (12), controuna media nazionale dello 0,22% (fonte INAIL - 2008).

Tabella IV. Malattie Professionali manifestatesi negli anni 2001 - 2010 in Italia e denunciate all’INAIL

Malattie professionali 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Industria e Servizi 27.133 25.522 23.928 25.239 25.070 24.984 26.782 27.802 30.494 35.585

Costruzioni 2.629 3.119 3.022 3.003 3.341 3.241 3.827 4.328 4.837 5.951

% Costruzioni 9,68% 13,32% 16,72%

(INAIL - Consulenza Statistico Attuariale)

Tabella V. Malattie Professionali manifestatesi nel 2010 e denunciate all’INAIL per tipo di malattia nell’Industria e Servizi e nelle Costruzioni

Tipo di malattia 2010

Industria e Servizi Costruzioni %

In complesso 35.585 5.951 16,72

principalmente:

Malattie osteo-articolari e muscolo-tendinee 20.766 3.777 18,18

di cui: – Affezioni dei dischi intervertebrali 7.147 1.506 21,07

– Tendiniti 7.282 1.326 18,02

– altre 6.337 945

Ipoacusia da rumore 5.748 1.421 24,72

Malattie da Asbesto (neoplasie, asbestosi, placche pleuriche) 2.379 94 3,95

Malattie respiratorie (non da asbesto) 1.676 224 13,30

Tumori (non da asbesto) 1.252 57 4,55

Malattie cutanee 665 106 29,12

Disturbi psichici da stress lavoro correlato 364 14 3,84

(INAIL - Consulenza Statistico Attuariale)

Tabella VI. Prevalenza delle patologie lavoro-correlate in 2069 edili e loro distribuzione (CPT-Bg)

Patologie lavoro-correlate N° casi ogni 1000 lavoratori Distribuzione sul totale delle patologie (%)

Ipoacusia da trauma acustico cronico 78.8 56.01

Patologia muscoloscheletrica 40.1 28.52

Neuropatia da intrappolamento 8.7 6.19

Dermatite eczematosa (allergica ed irritativa) 7.2 5.16

Angioneurosi da strumenti vibranti 3.4 2.41

Pleuropatia asbestosica benigna e silicosi 1.9 1.37

Neoplasia della cute 0.5 0.34

TOTALE 140.6 100

Page 13: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

272 G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3http://gimle.fsm.it

I lavoratori più colpiti sono i più anziani: è affetto damalattia professionale il 17% nei lavoratori fra i 40 e 50anni e il 41% sopra i 50 anni. Tra le cause più frequentedei giudizi di idoneità con limitazioni ci sono le patologiemuscoloscheletriche e quelle cardiovascolari che insiemerappresentano circa i 3/4 di tutte la cause, seguono le neu-ropatie, le malattie dismetaboliche e il diabete. Per quantoriguarda i 12 edili risultati non idonei, le malattie causadella non idoneità sono state: muscoloscheletriche in 5 ca-si, 1 caso rispettivamente per patologia respiratoria e neo-plasia; cinque i casi conseguenza l’abuso di sostanze psi-cotrope (4 positività ai test tossicologici per sostanze stu-pefacenti e 1 caso di alcoldipendenza). Il confronto con idati nazionali (6, 7) evidenzia la sottostima delle malattieprofessionali e pone il problema del peso delle malattieextraprofessionali, in particolare muscoloscheletriche ecardiovascolari, nel giudizio di idoneità alla mansione.

2.0 Il cantiere come luogo di lavoro e la valutazione del rischio

2.1 Il cantiere e l’organizzazione del lavoroL’osservazione di un cantiere, in giornate consecutive,

è molto istruttiva per apprezzare come muta l’ambiente dilavoro con l’evolvere della costruzione. Le fasi lavorativesi susseguano con una logica cadenzata dal (crono)pro-gramma dei lavori e si sviluppano in una serie di attività ocompiti che pur nella loro ricorrenza assumono, per quelcantiere, specificità uniche. È giusto affermare che neicantiere si realizzano prototipi (8). L’edilizia è un compo-sito universo di molteplici attività con caratteristiche mol-to diverse fra loro. Cosa accomuna la posa di una tegolacon la preparazione della malta, uno scavo con la prepara-zione di un cassero? Le tecnologie adottate sono moltepli-ci, sono numerose le tipologie di lavoro e le tecniche co-struttive utilizzate, i materiali sono numerosi, di varia na-tura e composizione, difficile è farne anche solo un elencocompleto, ci sono una varietà notevole di “modi di lavora-re” (costumi e pratiche), alcuni apparentemente molto si-mili, ma diversi per l’entità del rischio per la salute. I la-voratori edili sono esposti ad agenti fisici (rumore, vibra-zioni, raggi solari), chimici, polveri e fibre, ad agenti bio-logici (tetano, leptospira). Rilevante è ancora la movimen-tazione manuale dei carichi (MMC), frequenti i Movi-menti Ripetitivi (MR) e numerose sono le attività svolte inpostura incongrua (1, 12, 20). Si lavora all’aperto, espostiai raggi solari, al caldo, al freddo, sotto la pioggia, in al-cuni momenti anche in condizioni estreme. Il lavoro com-porta un impegno fisico medio-elevato e ad alto rischioinfortunistico (6, 27). L’organizzazione del lavoro prevedela presenza di lavoratori in appalto, subappalto, cottimo, dilavoratori autonomi o dipendenti di altre imprese, di pia-strellisti, lattonieri, idraulici, pavimentisti, elettricisti…,l’uso promiscuo di attrezzature e strumenti, in un accaval-larsi continuo di attività il cui coordinamento, sebbeneprevisto, non è sempre facile. Diffuso è il lavoro irregola-re; elevata è la mobilità e la professionalità della manodo-pera, generalmente, non è di buon livello (21). Il settore èin forte evoluzione e le nuove tecnologie, se da un latohanno ridotto alcuni rischi tradizionali, dall’altro ne hanno

introdotto di nuovi, non sempre di facile individuazione.C’è inoltre un intrecciarsi di competenze, ruoli e respon-sabilità tra le varie figure deputate alla prevenzione: coor-dinatori della sicurezza, RSPP, DL, Capocantiere e MC, dicui la norma prevede correttamente un coordinamento mache nella pratica trova scarsa applicazione (8). Le condi-zioni ambientali ed organizzative possano influenzare an-che la “prevedibilità” dell’esposizione ai fattori di rischio:“dove”, “come”, “quando” e per “quanto tempo” il lavo-ratore sarà esposto oltre a rappresentare un potenzialeostacolo alla prevenzione. In sintesi: “l’esposizione aiprincipali fattori di rischio professionali in un cantiereedile si caratterizza per una esposizione incostante per in-tensità, durata e frequenza, potendosi ripetere nel tempoad intervalli molto variabili e con punte anche di elevataintensità, esposizione quindi mutabile e non sempre pre-vedibile, in quanto soggetta all’influenza di variabili am-bientali (per es.: condizioni climatiche) ed organizzative(per es.: esposizioni indirette) difficilmente controllabili,ma che ne possono amplificare, anche in modo rilevante,l’entità” (1). In tali condizioni risulta difficile la stima delrischio con le metodiche tradizionali dell’Igiene Industria-le e stabilire con certezza la quota di rischio residuo. Nediscende che il rischio è più frequentemente presunto chevalutato.

2.2 La valutazione del rischio Qual è quindi la strategia più appropriata per una cor-

retta stima del rischio in cantiere? Sulla base dei rischi edelle modalità espositive ed organizzative è evidente chela stima dell’esposizione attraverso misure ambientali,giustamente considerata lo strumento più appropriato, èdifficilmente perseguibile, basti solo pensare alla provvi-sorietà logistica dei cantieri. Piuttosto che procedere aduna accurata misurazione dei fattori di rischio, ci sembrapiù efficace e vantaggioso, nel rapporto costo/beneficio,privilegiare la gestione del rischio adottando procedure edispositivi di protezione ambientali ed individuali (1). Lamisura andrebbe effettuata per le attività più a rischio, piùfrequenti, e svolte nelle condizioni peggiori per evitare pe-ricolose sottostime. Lo scopo è quello di ottenere una“banca dati dell’esposizione a rischio della impresa per at-tività/lavorazioni”, da aggiornare o integrare nel tempo eda utilizzare come riferimento per la stima dell’esposizio-ne in altri cantieri e per la produzione del PSC (Piano diSicurezza e di Coordinamento) e POS (Piani Operativi diSicurezza). Si rimanda al vol. 22 delle LG SIMLII per ap-profondimenti. Privilegiare la “gestione” del rischio piùche la sua “stima” coglie il duplice obiettivo di ottenerevalutazioni sufficientemente attendibili contendo i costi.La mutabilità dell’intensità e della durata della esposizio-ne, la contemporanea esposizione a più fattori di rischio,la non facile prevedibilità e le diverse modalità di esposi-zione, sono alcuni elementi che possono comunque crearedifficoltà nell’utilizzazione i dati così raccolti. Essi vannoconsiderati sempre con la dovuta precauzione. La stimadel rischio per singola attività e non per mansione (sommadi più attività) è un limite della procedura di valutazione.È altresì importante garantire un costante controllo dellecondizioni di lavoro in cantiere, verificare l’adozione del-

Page 14: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 273http://gimle.fsm.it

le misure di prevenzione e protezione con la supervisionedel capocantiere, del Coordinatore della Sicurezza, delRSPP dell’impresa, degli RLS/RLST. Ci sembra pertantoragionevole riportare nel “POS del cantiere” le informa-zioni presenti nel DVdR e viceversa, in una dinamica in-tegrazione dei documenti. Nel POS, in modo particolare,devono essere riportate nel dettaglio, con un linguaggiochiaro e direttamente fruibile, le misure di prevenzioneambientale e personale da adottare raccolte in specificheprocedure riportate o nel DVdR o nel PSC del cantiere.Premesso che per il MC è un obbligo la collaborazione al-la VdR e che il protocollo sanitario deve essere coerentecon la stessa, è utile ricordare che nelle piccole impreseedili, il DL è spesso anche RSPP. Frequentemente è malinformato sull’argomento, le sue fonti di informazione so-no in genere i “consulenti del lavoro” o le associazioni im-prenditoriali, ed il DVdR è quasi sempre una autocertifi-cazione. Il MC risulta quindi spesso l’unico specialistadella prevenzione presente in azienda e pertanto gravanosulla sua persona specifiche responsabilità. Il contributodel MC nella VdR è funzione delle sue competenze che gliderivano dalla sua formazione professionale. Oltre che laconoscenza dello stato di salute e delle abitudini di vitadella popolazione in sorveglianza, il MC conosce gli ef-fetti sulla salute dei FdR (fattori di Rischio), i rischi cor-relati alle esposizione plurime, le modalità di prevenzioneambientali e personali, le modalità di stima del rischio e diuso degli indicatori biologici di esposizione e di effetto. Alui spetta il delicato compito di dire l’ultima parola sul-l’entità del rischio, di definire l’accettabilità o non accet-tabilità dell’esposizione. Deve inoltre contribuire a defini-re le azioni di bonifica, di protezione ambientale e perso-nale. Più frequentemente il MC si trova a dover valutare esottoscrivere DVdR già redatti: per agevolare il compitodel MC abbiamo proposto e validato, con la collaborazio-ne di tecnici del CPT di Bergamo, una Check list che aiu-ta ad interpretare in modo corretto le informazioni conte-nute nel Documento (vedi atti del congresso). Non deveperò essere una scusa per evitare un coinvolgimento diret-to del MC nella VdR. Lasciano infatti un po’ di perplessitàsistemi di lettura rapida, che hanno un indubbia utilità pra-tica ma non sono di certo esaustivi e vanno pertanto uti-lizzati con cautela. Il Monitoraggio Biologico (MB) inedilizia, a mio avviso, necessita di un approfondimentoperché l’utilità di adottare un sistema avanzato di valuta-zione della esposizione si scontra con la difficoltà dellasua gestione in cantiere. L’uso degli agenti chimici valuta-bili con il MB, in edilizia, è spesso residuale: l’esposizio-ne è di breve durata ed incostante (colle, isolanti, coiben-ti, sigillanti…). In questi casi il consiglio è di privilegiarela protezione ambientale e personale. Il MB trova inveceindicazione per esposizioni relativamente prolungate e ri-petute, tipiche di alcune attività come l’asfaltatura, la po-sa di guaine bituminose, la verniciatura e tinteggiatura, lasaldatura. In questi casi è vivamente consigliato e va ef-fettuato nel rispetto delle procedure e della buona pratica.

2.3 La faticaÈ indubbio che il miglioramento delle tecniche co-

struttive e dei materiali utilizzati avvenuto negli ultimi de-

cenni ha ridotto il “carico di lavoro” e quindi la fatica, main molte attività il “contributo manuale” del lavoratore re-sta ancora rilevante per entità, ritmi e orari di lavoro. Leripercussioni sull’apparato muscolo-scheletrico e cardio-vascolare in termini di precoce usura sono note (7, 15, 20,22, 26, 27), come noto è il rapporto fra fatica ed incre-mento degli eventi infortunistici (9). Non può e non devesfuggire al MC la rilevanza del tema. Il Dispendio Ener-getico (DE) andrebbe pertanto valutato in quanto rischiospecifico di settore. Nella Figura 3 sono riportati i risulta-ti di un nostro studio conclusosi nel 2011 per valutare ilDE per mansione o attività su 10 lavoratori edili monito-rati per complessive 200 giornate lavorative (10). I valorisono espressi in RAS (Relative Aerobic Strain), media eDS, determinata sia attraverso l’utilizzo di un calorimetroportatile (colonne blu) sia della FC (colonne verde): i ri-sultati sono riferiti all’intero periodo di osservazione. Co-me si può notare, con la sola eccezione delle mansioni dicapocantiere e di gruista, tutte le attività analizzate hannovalori superiori alla “soglia di affaticamento” (RAS > del33%). Le attività tipiche del manovale (movimentazionedei materiali, demolizione e sgombero macerie, tracciatu-ra con flessibile, assistenza a muratori ed impiantisti) so-no risultate caratterizzate da un elevato carico di lavoro,ma anche le mansioni di carpentiere, muratore, addetto al-la posa di coperture, hanno ottenuto valori elevati. Il set-tore edile si conferma caratterizzato da carichi di lavoromedio-elevati e variabili in funzione delle singole attività.I risultati ottenuti sono uno stimolo per progettisti ed er-gonomi per migliorare le condizioni di lavoro, la sicurez-za (riduzione degli infortuni) e la prevenzione (riduzionedelle malattie da lavoro) nel settore delle costruzioni, nel-la prospettiva di contenere gli effetti sulla salute, diretti odindiretti, dell’affaticamento. I dati sono inoltre utili ai MCper il reinserimento dei lavoratori con patologie invali-danti, in particolare cardiovascolari o muscoloscheletri-che, che potrebbero controindicare l’esecuzione di lavoricaratterizzati da sforzo fisico medio-elevato (7). Oltre aproteggere il lavoratore malato da rischi di peggioramen-to del proprio stato di salute, è infatti importante poter ga-rantire anche un reinserimento al lavoro protetto. Troppospesso infatti un giudizio di non idoneità o di idoneità conlimitazioni viene espresso più su base “precauzionale” chesu una effettiva valutazione del carico di lavoro e ciò nonsempre favorisce il lavoratore, che vede ridotte le sue pos-sibilità di inserimento o reinserimento al lavoro.

3.0 La sorveglianza sanitaria in edilizia

3.1 IntroduzioneC’è un unanime consenso fra le agenzie internazionali

e nazionali (11, 12, 23) sul significato e ruolo della la sor-veglianza sanitaria. Essa deve promuovere e mantenere alpiù alto grado di benessere fisico, mentale e sociale i la-voratori in tutte le professioni; prevenire le malattie occu-pazionali; proteggere i lavoratori dai rischi derivanti dafattori nocivi per la salute; controllare l’idoneità in assun-zione e nel tempo dei lavoratori che devono operare in unambiente di lavoro adeguato alle loro capacità fisiologiche

Page 15: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

274 G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3http://gimle.fsm.it

e psicologiche (adattare il lavoro ai lavoratori). In sintesi,la sorveglianza sanitaria è una attività di prevenzione, par-te integrante del sistema aziendale di gestione dei rischiche mira mantenere e promuovere la salute e la capacità dilavoro, migliorare l’ambiente e le modalità di lavoro, fa-vorire una cultura della prevenzione e sicurezza. Così fa-cendo si migliora il clima aziendale, l’organizzazioneaziendale e la produttività delle imprese.

3.2 La Sorveglianza sanitaria L’edilizia, come detto, si caratterizza per l’alto rischio

infortunistico, l’elevata prevalenza di malattie occupazio-nali, un elevato tasso di mortalità in generale e per neo-plasie (polmone, stomaco, mesoteliomi…) (6, 7, 20, 22),l’oggettiva difficoltà a valutare la reale entità del rischio.È un “safety-critical work” per il quale la sorveglianza sa-nitaria è ritenuta necessaria (12, 1) proprio per i rilevantirischi per la salute presenti in cantiere. La SIMLII propo-ne una sorveglianza sanitaria per gli edili di tipo “precau-zionale”, che da una parte consideri la difficoltà, più volteribadita, di definire il profilo di rischio per il lavoratore equindi quella quota di “rischio residuo”, di difficile stimaa priori, che può esser presente anche colà dove gli inter-venti di bonifica sembrerebbero essere completi ed effica-ci, e dall’altra consideri l’elevato rischio infortunistico neiconfronti del quale (o soprattutto) il lavoratore va tutelato.C’è poi un terzo problema, di cui si è parlato, che è la fa-tica: l’impegno fisico spesso gravoso può giocare un ruo-lo fondamentale nel determinismo di alcune patologie la-voro correlate e essere concausa di infortunio (9, 10). I la-

voratori devono essere quindi in “buone” condizioni di sa-lute e con il pieno controllo delle proprie capacità psicofi-siche per svolgere in sicurezza la loro mansione. I respon-sabili aziendali che hanno l’obbligo e il dovere di tutelarela salute attraverso un efficiente ed efficace sistema di pre-venzione e di sicurezza in cantiere lo devono pertanto per-seguire anche attraverso la verifica dell’idoneità psico-fi-sica dei lavoratori (1, 12). È fondamentale che le condi-zioni di idoneità vengano mantenute nel tempo e quindivadano coerentemente valutate eventuali alterazioni dellecondizioni di salute intercorrenti che possono peggiorare acausa del lavoro o aumentare il rischio di infortunio (vediper es. cardiovasculopatie, epatopatie, neoplasie, disturbidell’equilibrio, della funzione visiva ed uditiva, il consu-mo di farmaci con effetti sulla vigilanza) anche se non so-no una conseguenza diretta dell’esposizione a FdR per lasalute in cantiere. Ciò vale anche per abitudini di vita a ri-schio, per esempio il consumo di alcol e sostanze stupefa-centi. Le malattie muscoloscheletriche e cardiovascolari el’abuso di sostanze psicotrope sono le cause principali deigiudizi di non idoneità e di idoneità con limitazioni: giu-dizi che vanno attentamente gestiti, in scienza e coscienza,perché, stante la cogenza del giudizio di idoneità alla man-sione specifica, è presente il rischio della perdita del postodi lavoro. È importante quindi verificare non solo even-tuali effetti sulla salute conseguenti l’esposizione a fattoridi rischio professionali ma anche considerare malattie oabitudini di vita che possono ridurre la performance equindi mettere in pericolo il lavoratore e i colleghi di la-voro. L’obesità, per esempio, aumenta il rischio di malat-

Figura 3. Valori medi di RAS (Relative Aerobic Strain) per attività e mansione calcolati con calorimetro portatile indiretto (blu)e frequenzimetro (verde)

Page 16: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 275http://gimle.fsm.it

tie muscoloscheletriche e cardiovascolari negli edili (24,25). È importante informare i lavoratori ad “imparare a ri-conoscere” i disturbi o sintomi precoci di malattia, a se-gnalarli ai responsabili della sicurezza e al MC e a sotto-porsi consapevolmente ai controlli sanitari periodici. Ilcoinvolgimento dei lavoratori, la loro formazione ed infor-mazione deve essere percepito non solo come obbligo macome un preciso impegno da parte del MC (21). L’uso diprotocolli sanitari validati (1, 12, 18) è auspicabile conl’accortezza di adattarli alle specifiche condizioni di lavo-ro dell’impresa. È necessario stabilire coerentemente lemodalità di conduzione, tempi e modi, che vanno definitiin base ai rischi valutati e ai conseguenti profili di rischio.La sorveglianza sanitaria necessita di una verifica e dieventuale adeguamento nel tempo. Gli organi ed apparatibersaglio dei FdR per la salute in cantiere sono facili da in-dividuare, l’importante per il MC è ricordare che il lavo-ratore svolge una mansione a rischio infortunistico, chel’impegno fisico sovraccarica non solo l’apparato locomo-tore ma anche quello cardiovascolare e che malattie inter-correnti, acute o croniche possono limitare il giudizio diidoneità.

3.3 Le maestranze Il termine stesso di “operaio edile” presenta problemi

interpretativi. Sono persone che svolgono mansioni più omeno qualificate: muratori, carpentieri, manovali, capo-cantiere, gruisti, ferraioli, pontisti, piastrellisti, pittori, fa-legnami, idraulici, elettricisti, lattonieri, saldatori… Spes-so svolgono attività che appartengono a mansioni diverse,nel percorso professionale cambiano, progredendo, man-sione: da manovale a muratore a capocantiere. Alcuni di-ventano imprenditori. Negli Stati Uniti gli “operai edi-li” sono divisi in più di 100 sottoclassi. Sono la dispera-zione degli epidemiologi occupazionali sia per questa par-cellizzazione sia per l’elevato turnover. Sono in genere“buoni bevitori”, è nota l’influenza dell’ambiente di lavo-ro sui comportamenti (lavoro faticoso, con scarso conte-nuto intellettuale e professionale, pericoloso, professionegregaria) e quindi per cultura e consuetudine l’alcol è piùpresente in cantiere. L’impatto sugli infortuni del consumodi alcol è stato documentato anche da nostri studi (9). Ele-vato risulta inoltre il consumo di sostanze stupefacenti (7).Modesta è in genere l’estrazione sociale, bassa è la scola-rità, vi è propensione all’illegalità, precarie sono le condi-zioni di salute (causa di numerosi di prepensionamenti) inlavoratori che hanno difficoltà ad accedere ai servizi sani-tari. La mobilità è elevata e la professionalità è scarsa. Il20% sono immigrati con problemi di lingua, di professio-nalità, di diversa cultura e costumi (impatto del ramadansui giudizio di idoneità), portatori di malattie endemichenei paesi di provenienza (anemie congenite, TBC, epatite…) che possono condizionare l’idoneità. Gli edili hannoanche una maggiore propensione al rischio documentatain studi sulla percezione (più del 30% degli edili intervi-stati non ritiene pericoloso il proprio lavoro) e una pro-pensione ad accettare il rischio come inevitabile, intrinse-co alla mansione (13, 14). Un nostro studio in corso sullostress occupazionale conferma, tra i lavoratori, un eccessodi stress a causa del sovraccarico di lavoro sia fisico sia

emotivo, di percezione di pressione a livello personale, dieccessiva responsabilità ed elevato grado di assorbimentorispetto al lavoro. Sebbene sia difficile documentare ilruolo dei fattori umani nel determinismo di infortuni e ma-lattie occupazionali in edilizia, è probabile che sia rilevan-te e che su questo tema non è pensabile che il MC non de-dichi una parte importante del suo lavoro. Nella nostraesperienza, risultati significativi sono stati raggiunti, sen-za eccessivo impegno, riducendo i forti bevitori di 2/3 inpochi anni. Alcune imprese hanno anche aderito a pro-grammi di promozione della salute. Il MC, in una sorve-glianza sanitaria coerente con gli obiettivi di tutela dellasalute, proprio in una logica di priorità, dovrebbe porsi ilproblema se è più utile in un edile di 45 anni, in sovrap-peso e iperteso, effettuare una glicemia (test non specificoper l’esposizione professionale) od un esame spirometrico(test specifico per l’esposizione professionale). C’è poi ilproblema dell’invecchiamento della popolazione lavorati-va. Negli ultimi 2 anni e mezzo il numero di addetti in edi-lizia è calato di circa 100.000 unità, come già riferito, afarne le spese sono stati soprattutto i giovani tra i 15 e i 35anni. L’invecchiamento porta con se l’inevitabile proble-ma della gestione di lavoratori con maggiori problemi disalute e di deficit funzionali. Il lavoro in edilizia è usuran-te, elevare l’età lavorativa aumenta anche il rischio diinfortuni, non in termini numerici, i lavoratori anziani nonhanno più infortuni dei più giovani, probabilmente perchépiù esperti, ma hanno esiti più gravi con costi terapeutici eriabilitativi superiori (15). Anche nella popolazione dellostudio bergamasco i risultati confermano una percentualepiù elevata di giudizi di idoneità con limitazioni nei lavo-ratori più anziani a causa della maggiore prevalenza di pa-tologie cronico degenerativo (7). Tema interessante è lasorveglianza sanitaria dei titolari di impresa, artigiani e la-voratori autonomi del settore edile, per i quali, il DLgs. n.81/2008 (art. 21, comma 2) ha stabilito la possibilità di be-neficiare della sorveglianza sanitaria su base volontaria. InItalia questi lavoratori sono più di 725.000 (il 38,38% de-gli addetti). Operano spesso in condizioni precarie, svol-gono i lavori più pericolosi, lavorano più di 8 ore al gior-no, subiscono gli effetti peggiori sulla propria salute. Sitratta di una popolazione frequentemente disattenta allatutela della propria salute, come testimonia l’elevata pre-valenza di infortuni e di malattie occupazionali. Nello spi-rito della norma è auspicabile che anche i titolari di im-presa e i lavoratori autonomi effettuino, in coerenza conquello che è stabilito per i lavoratori dipendenti, una sor-veglianza sanitaria periodica. A questo riguardo sarebbeauspicabile promuovere iniziative in collaborazione con leassociazioni imprenditoriali.

3.4 Gli aspetti gestionaliGià in un nostro precedente lavoro ponevamo il pro-

blema degli aspetti gestionali della sorveglianza sanitariain edilizia (16). L’Obiettivo è quello di definire percorsiche consentano di affrontare la sorveglianza sanitaria nelsettore in modo efficace e/o, quantomeno appropriato, de-finendo, dove possibile, gli standard minimi di qualità perla tutela della salute dei lavoratori edili. Il presuppostoteorico si basa su un lavoro di Apostoli et al. (17) nel qua-

Page 17: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

276 G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3http://gimle.fsm.it

le gli autori indicano un percorso attraverso il quale è pos-sibile individuare il modello più adatto. Sulla base di que-sto il CPT degli edili e la UOOML di Bergamo, hanno pro-mosso nel 1994 una iniziativa che si basava sul “ModelloConsortile di Settore”. Il modello prevede che l’organismoparitetico si faccia carico degli aspetti organizzativi e ge-stionali dell’attività: tenere i contatti con le imprese, orga-nizzare le visite mediche e gli accertamenti sanitari, invioreferti, invio della posta, stipula dei contratti, richiesta diinformazioni, supporto di segreteria… in sintesi, il rap-porto con le imprese è mediato dall’ente bilaterale. In piùil CPT garantisce il necessario supporto tecnico attraversoi propri specialisti e consulenti. Alla Unità Ospedalieraspetta la gestione della parte sanitaria, il coordinamentodei MC e l’effettuazione degli gli accertamenti sanitari.Gli operatori coinvolti seguono percorsi formativi specifi-ci, applicano procedure standardizzate e validate (1). IlMC effettua le visite mediche, esprime i GdI e collabora alreinserimento dei lavoratori con limitazioni, effettua i so-pralluoghi in presenza dei RLS/T e di tecnici del CPT, uti-lizzando una scheda di sopralluogo ad hoc, redige la rela-zione sanitaria, collabora alla VdR, visiona i POS, colla-bora alla formazione ed informazione ed effettua corsi diformazione sui rischi da lavoro e sul primo soccorso. Ef-fettua inoltre consulenze specialistiche (ergonomia, tossi-cologia, protezione personale…) supportato, in questo, daicolleghi della UOOML (secondo livello). Il complessodelle attività è certificato ISO 9000 e si inserisce nelle ini-ziative di eccellenza per la sorveglianza sanitaria nel set-tore con l’avallo dal Dipartimento di Prevenzione dellaASL locale. Il personale sanitario ed amministrativo delCPT, effettua incontri mensili per rivedere criticamente leprocedure adottate, analizzare problemi specifici e condi-videre scelte e proposte di miglioramento. Questo model-lo oltre a garantire il miglioramento delle prestazioni intermini di qualità ha anche garantito un contenimento deicosti. La sorveglianza sanitaria è inserita in un sistema in-tegrato di prevenzione che garantisce alle imprese, chehanno aderito al progetto “Tutela della salute nei cantieri”,anche consulenze in ambito igienico ambientale, di sicu-rezza sul lavoro, di formazione ed informazione, di pro-mozione della salute, difficilmente realizzabile autonoma-mente da una piccola impresa. Riteniamo che il modelloabbia in sé le potenzialità di migliorare effettivamente latutela sanitaria delle maestranze: i risultati biostatistici at-testano nei fatti un miglioramento delle condizioni di sa-lute e del controllo dei rischi lavorativi (per es. una nettariduzione dei nuovi casi di sordità da rumore). La fideliz-zazione delle imprese conferma che il modello trova anchetra gli imprenditori un buon grado di soddisfazione (19).L’organizzazione del servizio ha dato anche la possibilitàdi gestire, nel migliore dei modi, il reinserimento di lavo-ratori con limitazioni con la collaborazione del capocan-tiere che, opportunamente informato, garantisce il rispettodelle limitazioni. Sono state inoltre realizzate iniziative dieccellenza nell’ambito della riabilitazione (back school),della formazione (corsi e produzione di materiale origina-le), della promozione della salute (alimentazione, alcol edroghe) e della ricerca applicata che ha portato a soluzio-ni di alcune delle criticità documentate (19). Utilizzare i

risultati complessivi ottenuti su 1500 edili (lavoratori sor-vegliati annualmente presso il CPT) come se appartenes-sero ad una sola “grande impresa”, è stato utile per mi-gliorare la prevenzione e la tutela della salute delle mae-stranze in tutte le 174 imprese coinvolte, comprese le im-prese con pochi dipendenti. L’esperienza è stata sicura-mente positiva e in sintonia con esperienze analoghe fattein paesi a noi vicini (18, 20, 22, 24, 25, 26). Riteniamopertanto utile una sua diffusione ed il congresso è unagrande occasione per poterla discutere.

4.0 Conclusioni

In questi ultimi 20 anni, molti passi in avanti sonostati fatti nella prevenzione e tutela della salute dei lavo-ratori edili. Esperienze positive sono presenti in Svezia,Finlandia, Inghilterra e più recentemente in Olanda, Da-nimarca, Austria, Italia e, oltre oceano, negli Stati Unitied in Australia. Nonostante questo, i lavoratori edili siinfortunano e si ammalano più di altri e per questo han-no maggiore probabilità di essere espulsi dal mondo dellavoro. Il sistema sociale di prevenzione ed assistenza inItalia mostra i suoi limiti e la crisi economica ne ampli-fica l’evidenza: il sistema non è adeguato ai bisogni.Dobbiamo adottare modelli più efficaci, favorire e pro-muovere iniziative di miglioramento che nel mondo sistanno proponendo ed imponendo. Dobbiamo implemen-tare la ricerca applicata in campo tecnologico ed ergono-mico, migliorare la qualità dei materiali e degli strumen-ti di lavoro (macchine, utensili). In questo ambito glispazi di crescita sono molto ampi anche per lo sviluppodi procedure e processi più attenti alla produttività edeconomicità ma anche più sicuri e meno pericolosi, peresempio, “spostare fuori dal cantiere” attività pericoloseche possono essere svolte in ambiente più protetti (pre-parazione di malte, intonaci, prefabricati, armature, sal-dature…) (8). È necessario che le imprese sviluppino unacultura del lavoro più attenta ai problemi della sicurezzae prevenzione, migliorino l’organizzazione del lavoro incantiere che si deve svolgere in modo più coerente congli obiettivi di tutela (2). La prevenzione inizia a monte,partendo dalla fase progettuale, dalla scelta delle tecno-logie e dei materiali. È infatti più complessa e costosa,ma soprattutto meno efficace, se attuata durante la co-struzione (8). La ricerca va implementata anche in cam-po sanitario per meglio identificare gli effetti sulla salu-te, i percorsi di riabilitazione e reinserimento al lavoro,ma soprattutto per individuare le fonti di rischio e le mo-dalità di bonifica. Le maestranze devono essere informa-te, seguire percorsi professionali di formazione ed ag-giornamento(21), migliorare la loro cultura e le loro co-noscenze per meglio gestire il lavoro e i rischi in cantie-re. Per i MC delle imprese, giustamente preoccupati perla salute dei lavoratori, sono a disposizione strumenti eprotocolli sanitari appropriati (1, 12, 18, 19) ma anchepercorsi formativi e di aggiornamento che possono mi-gliorare la loro conoscenza sui rischi e quindi consentireal medico una partecipazione attiva e propositiva, nel ri-spetto del suo ruolo di “consulente globale”, alla valuta-

Page 18: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 277http://gimle.fsm.it

zione dei rischi dell’impresa migliorando l’efficacia el’efficienza del suo lavoro (1, 8, 21). Sono numerosi evalidi in letteratura i contributi sui rischi, le malattie oc-cupazionali, i percorsi diagnostici ma anche sulle moda-lità di gestione dei servizi sanitari aziendali (modelloconsortile in collaborazione con gli Enti Bilaterali (16))e sul reinserimento dei lavoratori con limitazioni o conproblemi di salute. Alcuni di questi suggeriscono che mi-sure preventive contro fumo, obesità, fattori psicosocia-li, nonché il miglioramento della professionalità contri-buiscono a ridurre le assenze dal lavoro (19, 20, 24, 25).Le norme, sia quelle che regolano il mercato del lavorosia quelle di prevenzione e sicurezza, sono inadeguate evanno migliorate considerando le specificità del settore.In Italia, le parti sociali e in particolare degli enti bilate-rali, il cui ruolo nella prevenzione è stato ribadito anchenel DLgs 81/08, hanno promosso interessanti iniziativeche hanno portato a significativi miglioramenti. L’espe-rienza bergamasca, promossa dal CPT (16), si inserisce apieno titolo in questo contesto e si presenta come model-lo da diffondere e da migliorare per aumentarne l’effica-cia. Anche la nostra disciplina e la società che la rappre-senta, così come le agenzie internazionali di riferimento,stanno facendo la loro parte. Le Linee Guida della SIM-LII si inseriscono in questo percorso e questo congressonazionale ne è una ulteriore testimonianza. L’obiettivo èquello di contribuire, in modo fattivo e coerente agliobiettivi societari e al programma di mandato, al miglio-ramento delle condizioni di salute dei lavoratori edili conproposte basate sulle migliori evidenze scientifiche inte-grate dall’esperienza della pratica quotidiana dei molti ebravi medici del lavoro impegnati in prima fila in un in-teressante, ma duro lavoro, che svolgono in stretta colla-borazione con i Datori di Lavoro, i Responsabili dei Ser-vizi di Protezione e Prevenzione, i Coordinatori della Si-curezza, i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza,i colleghi dell’INAIL e degli enti di controllo ed assi-stenza delle ASL, in un approccio multidisciplinare indi-spensabile al raggiungimento degli obbiettivi proposti.

Bibliografia

1) Linee Guida per la formazione continua e l’accreditamento delmedico del lavoro. Linee Guida per la valutazione del rischio e lasorveglianza sanitaria in edilizia. SIMLII. Volume 22. Ed. PIME -2008.

2) Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro. Occupa-tional safety and health and economic performance in small and me-dium-sized enterprises: a review. 2003, ISBN 92-9191-043-0.

3) Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro. Dichiara-zone di Bilbao, “Costruire in sicurezza”- Vertice europeo sulla sicu-rezza nell’edilizia - 22 novembre 2004.

4) Snashall D. Occupational Health in the construction industry. ScandJ Work Environ Health 2005; 31 suppl 2: 5-10.

5) ANCE. Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzio-ni, a cura della Direzione Affari Economici e Centro Studi - Di-cembre 2011.

6) Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavo-ro “Rapporto Annuale. Analisi dell’andamento infortunistico 2010.Luglio 2011.

7) Riva MM, Mosconi G. Malattie lavoro-correlate e la valutazionedell’idoneità lavorativa in edilizia. G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3(in press).

8) Macchia C. I materiali e le tecnologie utilizzati in edilizia. G ItalMed Lav Erg 2012; 34:3 (in press).

9) Mosconi G, Riva MM, Apostoli P. Il ruolo del medico competentenella prevenzione degli infortuni in edilizia. G Ital Med Lav Erg2008; 30:3, suppl: 95-100.

10) Borleri D, Manfredini F, Bresciani M, Ielapi M, Mosconi G. La fa-tica in edilizia: stima del dispendio energetico in alcune attività dicantiere. G Ital Med Lav Erg 2009; 31:3, suppl. 2: 104.

11) International Labour Office. Technical and ethical guidelines forworkers’ health surveillance. “Occupational Safety and Health Se-ries No. 72” Geneve - 1998.

12) Health and Safety Executive “Occupational health standards in theconstruction industry”. Res Report 585; 2007.

13) Gari S et al. La percezione e rappresentazione del rischio nei cantie-ri edili: Uno studio esplorativo. G Ital Med Lav Erg 2007; 29(3):373-375.

14) Health and Safety Executive. Recedivist risk takers who work at hei-ght. Report 201 - 2004.

15) Dong XS, Wang X, Daw C, Ringen K. Chronic diseases and func-tional limitations among older construction workers in the UnitedStates: a 10-year follow-up study. J Occup Environ Med 2011 Apr;53(4): 372-80.

16) Mosconi G. La sorveglianza sanitaria nell’artigianato e nella picco-la impresa: quale organizzazione?. G Ital Med Lav Erg 2009; 31:3,suppl. 2: 307-311.

17) Apostoli P et al. Modelli Organizzativi E Servizi Di Medicina DelLavoro Nelle Unità Produttive. In Atti Del Convegno Organizzazio-ne e costi dell’attività di Medico Competente nell’applicazione delDlvo 626/94” ALMLII. Bergamo 1995.

18) Julitta S Boschman et al. A trial of a job-specific workers’ health sur-veillance program for construction workers: study protocol. BMCPublic Health 2011, 11: 743.

19) Atti del convegno nazionale “ Ricerca e dimostrazione formale del-le basi scientifiche delle prove di efficacia in medicina del lavoro”.G Ital Med Lav Erg 2006; Volume XXVIII - supplemento al N 1.

20) Arndt V, Rothenbacher D, Brenner H, Fraisse E, Zschenderlein B,Daniel U, Schubert S, Fliender TM. Older workers in the construc-tion industry: results of a routine health examination and a five yearsfollow-up. Occup Environ Med 1996; 53: 686-691.

21) Atti del convegno nazionale “La formazione e l’informazione sullaprevenzione e sicurezza in edilizia”. G Ital Med Lav Erg 2006; Vo-lume XXVIII - supplemento al N 1.

22) Stocks SJ, McNamee R, Carder M, Agius RM The incidence of me-dically reported work-related ill health in the UK construction indu-stry. Occup Environ Med 2010 Aug; 67(8): 574-6.

23) Linee Guida per la formazione continua e l’accreditamento del me-dico del lavoro. La Sorveglianza Sanitaria. SIMLII: Vol. 11 Ed. PI-ME, Pavia, 2004.

24) Claessen H, Drath C, Brenner H. Overweight, obesity and risk ofwork disability: a cohort study of construction workers in GermanyOccup Environ Med 2009; 66: 402-409.

25) Alavinia SM et al. Impact of work-related factors, lifestyle, andwork ability on sickness absence among Dutch constructionworkers. Scand J Work Environ Health 2009; 35(5): 325-333.

26) Savinainen Minnaa and Nyberg Mikaa. Relationship between con-struction workers’ musculoskeletal disorders and occupationalhealth service activities. Work 2012; 41: 3753-3756.

27) Dong X, Men Y, Fujimoto A et al. The construction Chart Book - 4thEdition. USA, CPWR - The Center for Construction Research andTraining; 2008.

Richiesta estratti: Mosconi Giovanni - Unità Operativa Ospedaliera Medicina del Lavoro - Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti diBergamo, Largo Barozzi 1, 24128 Bergamo, Italy - Fax: 035/266866, Tel: 035/269196, E-mail: [email protected]

Page 19: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3, 278-284 © PI-ME, Pavia 2012http://gimle.fsm.it ISSN 1592-7830

C. Macchia

Materiali per l’edilizia

UdRD RED - Unità di Ricerca e Didattica Ricerche per l’Ergonomia e il Design, Dipartimento INDACO, Politecnico di Milano

Premessa

I materiali impiegati per le opere di architettura e di in-gegneria civile sono stati per secoli gli stessi, materiali na-turali e materiali artificiali con caratterizzazioni locali: glioperatori delle costruzioni conoscevano bene quelli a di-sposizione, sapevano sfruttarne le proprietà ed esaltarne levalenze, evitando errori che avrebbero potuto causare de-terioramenti, guasti, rotture.

Oggi il panorama è molto diverso; si può disporre ditantissimi materiali da costruzione e tanti specifici pro-dotti, caratterizzati da particolari prestazioni che consen-tono da un lato di soddisfare adeguatamente le diverse esi-genze dell’utenza finale e dall’altro di dare risposte appro-priate ai bisogni degli operatori del settore.

Lo scenario

Una possibile classificazione dei materiali non può an-cora oggi prescindere da quelli che sono i riferimenti clas-sici: distinguiamo materiali inorganici e materiali orga-nici; materiali naturali e materiali artificiali; materiali ce-ramici, metallici, polimerici, compositi. Si tratta di para-metri di base che continuano ad avere una loro validità peri comportamenti attesi in relazione alla destinazioned’uso.

In fase di progettazione delle opere è però semprepiù frequente operare delle scelte che trascurano i mate-riali tradizionali e si indirizzano verso prodotti o sistemispecifici, che da un lato garantiscono precise prestazionidel prodotto in opera, sostenute da puntuali documenta-zioni tecniche e corrispondenti certificazioni, e dal-l’altro, attraverso la definizione di procedure o vere eproprie linee guida, facilitano la posa in opera, favori-scono un appropriato risultato e, aspetto non secondarioda valorizzare, tengono in considerazione le problema-tiche di sicurezza e di igiene del lavoro in fase di realiz-zazione dell’opera.

Lo scenario appare quindi complesso e articolato. Èpossibile però richiamare alcuni fattori e caratteristicheche accomunano materiali, prodotti e sistemi attualmentedisponibili per progettare e costruire e che possono offrirespunti di lettura della situazione.

RIASSUNTO. Il settore delle costruzioni è caratterizzato da alta complessità per una serie di fattori.Le lavorazioni che si svolgono all’interno del cantiere sonomolteplici e richiedono l’utilizzo di materiali differenti chedevono essere utilizzati impiegando appropriate tecnologie.I materiali tradizionali si sono evoluti e diversificati, mentresono apparsi e continuano ad apparire materiali e prodottinuovi che offrono prestazioni rispondenti alle esigenzedell’utenza, ma che spesso compartano rischi per la salute dei lavoratori.La ricerca nel campo dei materiali ha portato ad interessantirisultati che sono stati recepiti dal mondo della produzione e codificati dagli enti normativi.

Parole chiave: materiali, tecniche produttive, costruzioni.

ABSTRACT. MATERIALS FOR CONSTRUCTION SECTOR. The construction sector is characterized by high complexity due to several factors.There are a lot of processes within the building sites and theyneed the use of different materials with the help of appropriatetechnologies.Traditional materials have evolved and diversified, meanwhilenew products and materials appeared and still appear, offeringservices which meet user needs, but that often involve risks to the health of workers.Research in the field of materials, promoted and carried out at various levels, has led to interesting results, encoded in the form of rules and laws.

Key words: materials, production techniques, construction.

Page 20: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 279http://gimle.fsm.it

• L’evoluzione e la varietàI materiali offerti dalla natura, molto diversi tra loto,

erano e sono parecchi, con le limitazioni e le criticità di cuiabbiamo acquisito in tempi recenti una certa consapevo-lezza. Alla pietra e al legno si sono affiancati materiali ce-ramici artificiali e poi metalli e leghe. La ricerca nelcampo dei polimeri ha dato risultati di estremo interesseper tutti i settori industriali ed anche il settore delle co-struzioni, sicuramente mai all’avanguardia nel panoramadell’innovazione tecnologica, ne ha, nel secolo scorso e inparticolare negli ultimi cinquant’anni, fortemente benefi-ciato. Non secondari sono stati anche gli studi e le speri-mentazioni riguardanti i materiali compositi, che insiemea certi polimeri hanno soppiantato almeno parzialmentealcuni materiali classici, anche strutturali.

La varietà dell’offerta di materiali e prodotti caratte-rizzati da nuove specifiche prestazioni, congiuntamente adaltri importanti fattori evolutivi del settore, ha inoltre con-tribuito ad aprire nuovi spazi alla progettazione e indottonuove tecniche costruttive.

• La forma e la modularitàLa varietà dei prodotti impiegati nelle costruzioni si

manifesta anche attraverso la forma, elemento non secon-dario in architettura, che influisce poi in modo evidentesull’aspetto dell’opera in diversi modi. Prodotti lineari(barre, travi, pilastri) e superfici (pannelli, lastre, lamiere),combinati tra loro in modo virtuoso, possono generare so-luzioni di solida efficacia tecnologica e prestazionale edanche di grande effetto formale. Determinante è la centra-lità degli elementi strutturali, in quanto con la loro formasanciscono lo scheletro, l’ossatura portante dell’opera.

Un ruolo non secondario è però affidato anche ai com-ponenti di chiusura e ai prodotti di finitura che interven-gono con le loro peculiarità a modellare alcune parti d’o-pera e in modo particolare le superfici, siano esse piane ocurve, verticali, orizzontali o inclinate. A questo propositoè necessario porre l’accento sull’importanza dei sistemiinformatici aided design che hanno consentito e consen-tono di facilitare e verificare le scelte progettuali.

Nel passaggio dalle materie prime ai prodotti, è statoconveniente e necessario stabilire criteri appropriati dimodularità, ricercati anche in tempi passati per la loro uti-lità in fase di realizzazione, per arrivare a definire spaziconfinati dimensionalmente fruibili e attrezzabili e primaancora per realizzare elementi costruttivi e parti d’operafacilmente coordinabili. La definizione geometrica e di-mensionale degli elementi riveste quindi un importanteruolo non solo per il risultato architettonico, ma anche dalpunto di vista esecutivo, con risvolti che interessano le lo-giche organizzative, le modalità di posa, l’impiego di at-trezzature idonee, i tempi di realizzazione.

• La complessità e la leggerezzaDalle materie prime ai manufatti complessi passiamo at-

traverso una scala di prodotti di crescente definizione: se-milavorati, elementi e componenti assommano in sé intelli-genza progettuale e appropriate caratteristiche prestazionali.

Gli elementi di base (argilla, legno, calci, cementi, ferro,marmi, …) vengono impiegati sempre meno frequente-mente nella loro forma originaria, mentre vengono inveceproposti in soluzioni composite, dove le peculiarità di unmateriale si fondono con quelle di un altro per ottenere unrisultato rispondente a precise e più avanzate esigenze.

Figura 1. Evoluzione nel tempo dei materiali per applicazioni ingegneristiche (Ashby M., 2005)

Page 21: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

280 G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3http://gimle.fsm.it

La leggerezza sostanziale e formale dell’opera di archi-tettura e di ingegneria civile è un obiettivo che si è cercatosempre di perseguire, in passato attraverso l’ingegnosa al-ternaza dei vuoti sui pieni ed oggi facendo riferimento aelementi che tendono a perdere sempre più peso, spessoree volume, fino a diventare trasparenti, ma comunque ca-paci di delimitare gli spazi e consentirne la vivibilità.

I materiali pieni si trasformano e diventano cavi,mentre gli elementi tecnici si riducono idealmente e geo-metricamente da volumi a superfici (lastre, fogli, mem-brane, tessuti) o a elementi lineari, limitando in modoestremo la propria sezione rispetto alla lunghezza (pu-trelle, tondini, trefoli, funi, tubi), senza per questo rinun-ciare alle necessarie resistenze meccaniche, garantite daldisegno del componente, attraverso idonee curvature, pie-gature, nervature, piuttosto che ai requisiti di coibenza de-rivante da ingegnose straficazioni e accoppiamenti.

Materiali di ieri e di oggi

Non bisogna pensare che i materiali tradizionali sianostati abbandonati: continuano ad essere sulla scena dellamaggior parte dei cantieri e lo saranno ancora per lungotempo, anche se le sollecitazioni al cambiamento sono nu-merose e pressanti, così come sono significative, soprat-tutto per le opere di elevato respiro, le spinte all’impiegodi tecnologie evolute.

È noto che il settore delle costruzioni – per le sue ca-ratteristiche strutturali, organizzative, economiche e cultu-rali – solitamente recepisce con un certo ritardo, rispetto adaltri comparti produttivi, le innovazioni di prodotto. Senzaentrare nello specifico, si possono comunque passare inrassegna alcune categorie di materiali che stanno segnandola progettazione e la realizzazione di nuove costruzioni,così come il recupero e il restauro di opere del passato.

• Materiali ceramiciI materiali ceramici continuano ad essere protagonisti

nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni edilizie: la-terizi, leganti, calcestruzzi, materiali lapidei rivestonoruoli determinanti.

I blocchi in laterizio impiegati per le chiusure verticalisono di grandi dimensioni, forati appropriatamente e do-tati di sistemi di incastro perimetrale per garantire l’af-fiancamento agli elementi adiacenti senza la necessità diutilizzo di malta, al fine di garantire una buona coibenzadell’elemento tecnico. Il tradizionale impasto di argilla eacqua viene addittivato con elementi che favoriscono l’al-leggerimento del prodotto.

Calcestruzzi e malte, utilizzati per la realizzazione distrutture e finiture, vengono progettati secondo le esigenzerichieste dall’opera o dall’elemento costruttivo, realizzatipresso centri di betonaggio specializzati, che assicurano larispondenza ai requisiti richiesti, e messi in opera con uti-lizzo di specifici impianti.

Ai marmi oggi si presta finalmente un’attenzione par-ticolare per tendenza all’esauribilità: in passato si è fattotanto spreco di materiale che oggi non è più ammissibile.Attraverso l’utilizzo di apposite macchine si possono otte-

nere spessori molto sottili, che necessitano però di ade-guati rinforzi data la fragilità del materiale: si ottengonocosì lastre leggere, resistenti e, quando richiesto, dotateanche di una strato isolante.

• VetriI vetri, pur facendo parte della famiglia precedente, me-

ritano una riflessione a parte per il grado di innovazioneche li ha cambiati. Le lastre a facce perfettamente paralleleconsentono di percepire le immagini da cui si è divisi inmodo perfetto, senza deformazione alcuna. Il loro abbina-mento, con interposizione di pellicole trasparenti, consentedi rendere sicuri questi prodotti per loro natura fragili e ten-denzialmente pericolosi. I diversi trattamenti superficialioggi effettuabili danno inoltre la possibilità di schermaresecondo necessità luce, calore, onde elettromagnetiche.

• Metalli e legheL’acciaio ha avuto un ruolo fondamentale nella storia

dell’architettura moderna: le strutture dei primi grattacielisono state concepite prevedendone l’utilizzo, con modifi-cazioni radicali nell’elevazione della struttura portantedell’opera, ma anche e soprattutto con cambiamenti nelmodo di lavorare. L’acciaio si è anche virtuosamente co-niugato con il calcestruzzo per la realizzazione della mag-gior parte degli edifici oggi esistenti.

Ma l’attenzione che dobbiamo porre oggi ai metalli ri-guarda soprattutto i diversi tipi di leghe, diffusamente im-piegate per i rivestimenti di quegli edifici geometrica-mente bizzarri a cui certi architetti delle ultime genera-zioni hanno dedicato la loro creatività.

• PolimeriI polimeri hanno occupato negli ultimi decenni spazi

sempre maggiori nelle costruzioni, essendo in grado didare risposte funzionali a specifici problemi: si sta fa-cendo riferimento in particolare a isolanti, impermeabiliz-zanti, sigillanti. Il panorama è però assai più vasto, inquanto i materiali polimerici sono ormai da tempo entratinella scena erodendo spazio, con sempre maggior inci-denza, a prodotti tradizionalmente realizzati con altri ma-teriali (serramenti, controsoffittature, impianti, ecc.). Lamotivazione è indubbiamente legata ai costi di produzionerelativamente vantaggiosi (materie prime, metodi di lavo-razione, temperature contenute, recupero degli scarti).

È inoltre opportuno ricordare che anche in questocampo, la ricerca ha portato a dare risultati particolar-mente interessanti e quindi nuove opportunità per questacategoria di materiali (ad esempio sono disponibili nuovipolimeri con caratteristiche di conducibilità elettrica).

• CompositiUn’altra eredità del passato, riveduta, corretta, aggior-

nata riguarda i materiali compositi di cui possiamo disporreper la messa a punto di diversi componenti edilizi, in parti-colare elementi strutturali e pannelli. Risultanti dalla com-binazione di due o più componenti ed in particolare di unamatrice all’interno della quale sono disposte ad arte fibrecompatibili con la matrice stessa, consentono di ottenereprestazioni superiori a quelle ottenibili dalle singole parti.

Page 22: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 281http://gimle.fsm.it

Sono utilizzate matrici organiche, minerali, metallichein combinazione con tanti tipi di fibre, tra le quali si citanole fibre di vetro, quelle di carbonio e quelle aramidiche. I risultati sono molto diversi a seconda degli abbinamenti:normalmente vengono comunque migliorate in particolarele prestazioni meccaniche, unitamente ad un vantaggiosorapporto peso-prestazioni.

• Nuovi materialiSono tanti i cosiddetti nuovi materiali, anche se non

nuovissimi perché nati e sperimentati in altri ambiti, ma pursempre di possibile nuova applicazione nelle costruzioni.

Senza la pretesa di entrare nel merito, si citano alcunecategorie che possono avere significative applicazioni,anche se limitate a determinati ambiti. Si fa riferimento adesempio ai compositi avanzati, migliorativi rispetto all’ac-ciaio per la più alta rigidità e miglior modulo elastico, i ce-ramici avanzati, in grado di sostituire certe leghe metal-liche in presenza di alte temperature, ed ancora vetri me-tallici, polimeri elettroconduttori, superconduttori, ecc.

I materiali a memoria di forma stanno trovandoqualche significativa applicazione anche in edilizia: adesempio, il materiale può agire sia come sensore, sia comeattuatore per dispositivi per l’apertura o la regolazione au-tomatica di finestre o sistemi di oscuramento.

I prodotti nanostrutturati per l’architettura costitui-scono un altro versante su cui si stanno concentrando le at-tenzioni sia per le nuove costruzioni che per gli interventidi restauro ed in particolare nel comparto dei Beni Cultu-rali: sono disponibili malte per il ripristino del calce-struzzo, cementi fotocatalititici, intonaci termoisolanti,prodotti di protezione. Di particolare interesse risultano lenanoceramiche utilizzabili per regolare elettricamente latrasparenza di vetri costituenti pareti o chiusure fino a ren-derle opache.

Si tratta di semplici esempi che consentono però di farintuire le prospettive che si stanno delineando.

I riferimenti normativi

La ricerca sui materiali da costruzione, sulle loro ap-plicazioni, sulla loro durabilità e su tanti altri aspetti im-

portanti quali i rischi per la salute e la sicurezza per i la-voratori del settore delle costruzione, per gli utenti delleopere e più in generale per l’ambiente è stata ampiamentepraticata a diversi livelli. I risultati sono stati tradotti inimportanti documenti che hanno coinvolto e interessato adiverso titolo progettisti, produttori, enti normatori, enti dicontrollo e certificazione, ecc.

Senza dimenticare o sottovalutare il vasto patrimonioculturale e scientifico, un riferimento tecnico-normativoche ha lasciato un segno profondo, per la sua sinteticità,chiarezza ed efficazia ma anche completezza, è la cosid-detta “direttiva materiali da costruzione”1, con la quale ve-nivano fissate circa vent’anni fa le condizioni per l’im-missione sul mercato dei prodotti da costruzione, stabi-lendo disposizioni armonizzate per le prestazioni che imateriali devono offrire e i requisiti essenziali che li de-vono caratterizzare. A distanza di tempo, la direttiva, di as-soluta importanza dal punto di vista tecnico, economico edanche progettuale, è stata archiviata, lasciando il passo adun atto più autorevole, il Regolamento 305/20112, che purriprendendo la sostanza della precedente direttiva, si ponein modo rinnovato ed ampliato.

Il Regolamento individua sette requisiti essenziali (Tabella I) che devono caratterizzare le costruzioni e, inparallelo, le condizioni di vita e di lavoro di chi le occupa,tramite l’utilizzo appropriato di materiali e prodotti diqualità, rispondenti ai dettati comunitari3.

In tutti questi campi sono stati effettuati e continuano adessere condotte ricerche per supportare la progettazione e mi-gliorare la realizzazione delle opere, per dare risposte appro-priate ai bisogni degli utenti e della comunità. Non si tratta diprincipi nuovi, in quanto sono stati sempre tenuti in conside-razione, in misura variabile a seconda delle epoche e dei con-testi; alcune sensibilità sviluppatesi maggiormente negli ul-timi decenni, con particolare attenzione al benessere dellepersone, alla sicurezza delle comunità e alla salvaguardia del-l’ambiente, hanno portato a sottolinearli in modo incisivo.

A questo proposito è interessante mettere in evidenzache già nelle premesse del Regolamento questi aspettioggi sostanziali e imprescindibili4 vengono messi in evi-denza insieme a diversi altri fattori altrettanto determi-nanti, tra i quali va evidenziata la protezione della salutedei lavoratori delle costruzioni.

1 Direttiva 89/106/CEE e corrispondente decreto di recepimento nazionale, DPR 21 aprile 1993, n. 246 “Regolamento di attuazione della direttiva89/106/CEE relativa ai prodotti da costruzione”.

2 Regolamento 305/2011 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 9 marzo 2011 (CPR - Construction Products Regulation) del Parlamento eu-ropeo e del Consiglio, pubblicato il 4 aprile 2011 sulla Gazzetta ufficiale europea, che fissa condizioni armonizzate per la commercializzazione dei pro-dotti da costruzione e che abroga la direttiva 89/106/CEE del Consiglio.

È qui opportuno ricordare che i Regolamenti Europei, a differenza delle direttive, non necessitano di decreto di recepimento nazionale e sonoquindi di più rapida implementazione; l’obbligo di attenersi al loro dettato deriva semplicemente dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Europea.

3 Regolamento 305/2011, Capo I, Art. 1 - Oggetto: “Il presente regolamento fissa le condizioni per l’immissione o la messa a disposizione sul mer-cato di prodotti da costruzione stabilendo disposizioni armonizzate per la descrizione della prestazione di tali prodotti in relazione alle loro caratteri-stiche essenziali e per l’uso della marcatura CE sui prodotti in questione”.

4 Tra i “considerando” preliminari del Regolamento vengono richiamati diversi aspetti di interesse per l’oggetto di discussione, ed in particolare i seguenti:– “secondo le norme vigenti negli Stati membri, le opere di costruzione sono concepite e realizzate in modo da non mettere a repentaglio la sicu-

rezza delle persone,… e da non danneggiare l’ambiente”;– “il …regolamento non dovrebbe pregiudicare il diritto degli Stati membri di prescrivere i requisiti che essi reputino necessari per assicurare la

protezione della salute, dell’ambiente e dei lavoratori nell’utilizzazione dei prodotti da costruzione;– “gli Stati membri hanno introdotto disposizioni, ivi compresi requisiti, concernenti non soltanto la sicurezza degli edifici e delle altre opere di

costruzione, ma anche la salute, la durabilità, il risparmio energetico, la protezione dell’ambiente, gli aspetti economici ed altri aspetti importanti di tu-tela di pubblico interesse…”.

Page 23: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

282 G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3http://gimle.fsm.it

Passando in rassegna i requisiti riportati dal regola-mento, si ricorda che nelle costruzioni l’attenzione allarealizzazione delle strutture è sempre stata ritenuta un ca-posaldo, in quanto può influire sulla durabilità delle operee soprattutto condizionare l’incolumità e la sopravvivenzadegli utenti. In tempi relativamente recenti, in seguito alverificarsi di catastrofi naturali, sono stati ricercati metodie soluzioni per rendere più sicure le strutture e le opereconnesse, conseguendo validi risultati facendo ricorso nonsoltanto a materiali affidabili, ma anche ad appropriate especifiche tecniche costruttive.

La sollecitazione allacorretta progettazionedelle strutture deriva an-che da un altro riferi-mento normativo di ele-vato interesse, rappre-sentato dagli Eurocodici,specificatamente definitied emanati a livello eu-ropeo per la progettazio-ne strutturale. Questo in-sieme di norme offre in-dicazioni di tipo genera-le e criteri di calcolo perla definizione di struttureda realizzare con i diver-si materiali classici e consoluzioni miste5.

Non meno vitale èl’attenzione al compor-tamento al fuoco deimateriali, anche perchéin caso di incendio le di-verse parti d’opera, e inparticolare le strutture,devono mantenere inal-terate, almeno per un pe-riodo predefinito in fasedi progettazione, le pro-prietà statiche e nonsprigionare sostanze no-cive, con l’obiettivo diconsentire sicurezza adoccupanti e soccorritori.La scelta di materiali eprodotti e delle loro va-rie combinazioni o stra-tificazioni a cui si fa ri-ferimento nella realizza-zione delle opere devetener conto dell’infiam-mabilità, della reazionee della resistenza al fuo-co, oltre che delle so-stanze nocive che si pos-

sono sprigionare in fase di combustione, andando ovvia-mente ad influire sulla sicurezza dei soggetti coinvolti.

Le condizioni di igiene degli ambienti confinati devo-no essere garantite da un’appropriata progettazione, chetenga in adeguata considerazione diversi parametri am-bientali rapportabili a luce, ventilazione, umidità, tempe-ratura, e non secondariamente le sostanze nocive che sipossono sprigionare nel tempo dai prodotti impiegati perla costruzione.

A questo proposito è opportuno ricordare che gli stessiprodotti che vengono posati in opera con le dovute moda-

Figura 2. Requisiti prestazionali di un edificio (Osbourn D., 1985)

5 In particolare sono considerate le seguenti soluzioni strutturali: EU2: strutture in calcestruzzo non armato, armato e precompresso; EU3: strut-ture in acciaio; EU4: strutture miste in acciaio-calcestruzzo; EU5 strutture in legno strutturale; EU6: strutture in muratura portante, armata e non, na-turale e artificiale; EU9: strutture in alluminio.

Page 24: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 283http://gimle.fsm.it

Tabella I. Requisiti di base delle opere di costruzione e tipologie di prodotti interessate

Requisito

1.Resistenza meccanica e stabilità

2. Sicurezza in caso di incendio

3. Igiene, salute, ambiente

4. Sicurezza d’uso

5. Protezione dal rumore

6. Risparmio energetico e ritenzione di calore

7.Uso sostenibile delle risorse naturali

Definizione (Allegato I - Regolamento 305/2011)

“L’opera deve essere concepita e costruita in modo che le azioni cui può essere sottoposta durante la costruzione e l’utilizzazione non provochino: – il crollo dell’intera opera o di una sua parte;– deformazioni di importanza inammissibile; – danni alle parti dell’opera o alle attrezzatureprincipali o accessorie in seguito a una deformazionedi primaria importanza degli elementi portanti;– danni accidentali sproporzionati alla causa che li ha provocati.”

“L’opera deve essere concepita e costruita in modo che,in caso di incendio: – la capacità portante dell’edificio possa esseregarantita per un periodo di tempo determinato; – la produzione e la propagazione del fumoall’interno dell’opera siano limitate;– la propagazione del fuoco a opere vicine sialimitata; – gli occupanti possano lasciare l’opera o esseresoccorsi altrimenti; – sia presa in considerazione la sicurezza dellesquadre di soccorso.”

“L’opera deve essere concepita e costruita in modo danon compromettere l’igiene e la salute degli occupantio dei vicini e in particolare in modo da non provocare– sviluppo di gas tossici;– presenza nell’aria di particelle o di gas pericolosi;– emissione di radiazioni pericolose;– inquinamento o tossicità dell’acqua o del suolo;– difetti nell’eliminazione dell’acqua di scarico, dei fumi e dei rifiuti solidi o liquidi;– formazione di umidità su parti o pareti dell’opera.”

“L’opera deve essere concepita e costruita in modo che la sua utilizzazione non comporti rischi di incidentiinammissibili, quali scivolate, cadute, collisioni,bruciature, folgorazioni, ferimenti a seguito di esplosione.”

“L’opera deve essere concepita e costruita in modo cheil rumore cui sono sottoposti gli occupanti e le personesituate in prossimità si mantenga a livelli che nonnuocciano alla loro salute tali da consentiresoddisfacenti condizioni di sonno, di riposo e di lavoro.”

”L’opera e i relativi impianti di riscaldamento,raffreddamento e aerazione devono essere concepiti e costruiti in modo che il consumo di energia durantel’utilizzazione dell’opera sia moderato, tenuto contodelle condizioni climatiche del luogo, senza che ciòpregiudichi il benessere termico degli occupanti.”

“Le opere di costruzione devono essere concepite,realizzate e demolite in modo che l’uso delle risorsenaturali sia sostenibile e garantisca in particolarequanto segue:a) il riutilizzo o la riciclabilità delle opere dicostruzione, dei loro materiali e delle loro parti dopo la demolizione;b) la durabilità delle opere di costruzione;c) l’uso, nelle opere di costruzione, di materie prime e secondarie ecologicamente compatibili.”

Principali fattori, tipologie di materiali e parti d’opera interessati

– strutture,– elementi tecnici,– materiali e componenti,– sistemi costruttivi tradizionali(murature e cls armato),– sistemi costruttivi con montaggio a secco,– …

– strutture,– impianti,– elementi tecnici,– materiali e componenti vari,– materiali isolanti,– materiali impermeabilizzanti,– materiali di finitura,– sistemi di protezione,– distribuzione degli spazi,– vie di fuga,– …

– caratteristiche del sito,– scelte progettuali (luce, aria,ventilazione,…),– caratteristiche degli impianti,– manutenzione degli impianti,– scelta dei materiali “sani”.

– praticabilità delle superficiorizzontali e inclinate (rampe e scale),– protezioni contro la caduta dall’alto,– qualità e certificazione degliimpianti– sicurezza degli elementi tecnici(infrangibilità, assenza di spigoli,…).

– isolamento dell’involucro opaco e trasparente,– isolamento delle partizioniverticali e orizzontali,– superfici assorbenti.

– isolamento dell’involucro opaco e trasparente,– materiali ad inerzia termica elevata,– caratteristiche degli impianti,– manutenzione ed efficienza degli impianti.

– progettazione e realizzzazione di costruzioni durevoli,– scelta di materiali sostenibili,– possibile riuso di materiali,– raccolta differenziata dei materialidi demolizione e possibile recupero.

Page 25: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

284 G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3http://gimle.fsm.it

lità, e spesso con impiego di materiali ausiliari, possonoessere causa di nocività anche per la salute degli operatoridel settore.

I materiali e i diversi elementi, componenti e parti d’o-pera devono anche contribuire ad assicurare condizioni disicurezza nell’uso degli edifici.

Il benessere ed anche la salute psicofisica sono condi-zionati oggi, soprattutto nelle zone urbanizzate, dal ru-more, un fattore che soltanto alcuni decenni fa non era an-cora considerato problema determinante, sia per la minorincisività del fenomeno, sia per la diversa composizionedegli organismi edilizi, dotati di solidi involucri, capaci diimpedire o almeno attutire la trasmissione del suono. Iprodotti e le tecniche oggi impiegati per migliorare l’iso-lamento e l’assorbimento acustico sono davvero tanti, so-litamente generati dal comparto dei polimeri, che serveadeguatamente anche un altro tipo di isolamento e cioèquello termico.

A proposito di quest’ultimo aspetto richiamato, il re-golamento lo individua come ulteriore requisito essenzialein abbinamento al risparmio energetico: non vi è dubbioche il benessere termico di cui si vuole godere dipendeoggi più che in passato da una combinazione progettualearticolata dove materiali, componenti, sistemi ed impiantivengono coniugati per dare risultati positivi per l’utente,tenendo in estrema considerazione i consumi energetici.

È importante considerare che la diffusione e l’impiegodi tecnologie alternative per l’approvvigionamento dienergia stanno, seppur debolmente, mitigando le preoccu-pazioni su questo versante, ma, a monte, bisognerebbe in-dirizzare le scelte progettuali verso soluzioni più consape-voli e sostenibili rispetto a quelle normalmente praticate,che vedono in modo diffuso un uso incondizionato di fac-ciate trasparenti, con le conseguenze che questo comporta.

L’ultimo requisito che il regolamento contempla, equello di più recente introduzione6, riguarda l’uso sosteni-

bile delle risorse naturali, andando ad ampliare la visualerispetto a quanto considerato nel punto precedente. I pro-dotti edilizi devono essere considerati in tutto il loro ciclodi vita, dalla disponibilità e reperimento delle materieprime, al ciclo produttivo che li genera, al loro impiego, alpossibile riuso, alla dismissione, all’eventuale riciclaggiodei materiali dismessi, ai consumi energetici che richie-dono. Le attuali scelte progettuali insieme alle modalitàcostruttive richiedono, diversamente da quanto avvenivain passato, frequenti interventi manutentivi, anche impor-tanti, dovuti in larga misura alla necessità di adeguare glispazi alle nuove necessità e soprattutto alla rapida obsole-scenza degli impianti.

Conclusioni

L’evoluzione dei materiali continua a segnare il settoredelle costruzioni con un’accelerazione non registrata inpassato. La sperimentazione condotta in altri ambiti pro-duttivi ha ricadute di grande interesse in questo comparto,per il quale la ricerca è praticata su tante direttrici innova-tive che si intersecano tra di loro e dove i materiali costi-tuiscono riferimento costante ed essenziale.

Bibliografia

1) Osbourn D. Introduction to building. London, Batsford Academicand Educational, 1985.

2) Gille B. Storia delle tecniche. Roma, Editori Riuniti, 1985.3) AA.VV. Manuale di progettazione edilizia. Vol. 5, “Materiali e pro-

dotti”, Milano, Hoepli, 1995.4) AA.VV. Costruire edifici sani. Rimini, Maggioli, 1999.5) Ashby M. La scelta dei materiali nella progettazione industriale. Am-

brosiana, Milano, 2005.6) Sposito A. (a cura di). Atti del I Convegno Internazionale “Nanotech

for Architecture”, Napoli, Luciano, 2009.

6 L’Allegato I del Regolamento enuncia i sette requisiti fondamentali indicati nella Tab. I, mentre il corrispondente Allegato I della Direttiva con-teneva solamente i requisiti da 1 a 6.

Richiesta estratti: Cesira Macchia, UdRD RED - Unità di Ricerca e Didattica Ricerche per l’Ergonomia e il Design, DipartimentoINDACO, Politecnico di Milano, Via Durando 38/a, 20158 Milano, Italy

Page 26: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3, 285-289 © PI-ME, Pavia 2012http://gimle.fsm.it ISSN 1592-7830

R. Leoni

Chimica per un’edilizia sostenibile: 20 anni di progresso

Mapei S.p.A., Milano

Come è noto, lo sviluppo sostenibile si basa su tre pi-lastri, economico, sociale e ambientale. L’industria chi-mica più responsabile, in particolare quella che sviluppamateriali per edilizia, da tempo cresce su questi tre pilastrie progetta nuovi prodotti con una profonda convinzione:non si possono considerare sicuri ed eco-sostenibili i pro-dotti di una impresa non eco-sostenibile. L’azienda di cuifacciamo parte, che nel 2012 ha compiuto 75 anni, nellasua costante crescita non ha mai trascurato la sua funzio-ne anche sociale: non ha mai usufruito di una sola ora dicassa integrazione per i suoi dipendenti, non ha eseguitolicenziamenti per riduzione d’organico, ha mantenuto otti-mi rapporti sindacali, reinveste localmente gli utili deri-vanti dall’attività all’estero, ha finanziato attività e proget-ti in ambito sportivo, artistico e scientifico/universitario,ha creato speciali servizi per i dipendenti, come le palestreattrezzate gratuite presso i luoghi di lavoro. Gli impianti diproduzione italiani sono certificati secondo i sistemi di ge-stione ambientale e di sicurezza EMAS, ISO 14001 e BSOHSAS 18001, utilizzano pannelli solari per una partedell’energia necessaria (dal 10 al 35%) ed hanno consumidi acqua molto limitati. I 59 impianti nel mondo sono ubi-cati strategicamente per permettere forniture alla mag-gioranza dei clienti entro un raggio di 600-800 km e con-seguente minimizzazione di produzione di CO2 da tra-sporto. Buona parte dei prodotti contiene fino al 20% disostanze riciclate, emettono bassissime quantità di com-posti organici volatili (VOC) e sono esenti da sostanzead alto rischio come solventi clorurati, PCB o metalli pe-santi. Un ulteriore contributo all’eco-sostenibilità è datopoi anche dallo sviluppo di prodotti con migliorate pre-stazioni meccaniche e durabilità, che, permettendo unpiù lungo ciclo di vita dei manufatti, comportano una ov-via riduzione di rifiuti e di consumo di materiali e di ener-gia per la ricostruzione.

Molto spesso però, nel comune modo di sentire, anco-ra oggi si identifica la sostenibilità unicamente con la ri-duzione di sostanze chimiche di sintesi, da sempre guar-date con sospetto e considerate tutte in qualche modo pe-ricolose.

Affrontando quindi questo aspetto e ritornando ai pro-dotti, val la pena di rilevare che la sostanza più diffusa inedilizia e potenzialmente pericolosa è un prodotto di ori-gine naturale, la sabbia silicea, sostanzialmente silice cri-stallina. La silice cristallina in polvere di dimensioni re-

RIASSUNTO. Lo sviluppo sostenibile si basa sui tre pilastri,economico, sociale e ambientale. Prodotti eco-sostenibilipossono essere sviluppati solo da imprese che crescono su questi pilastri, ma in edilizia spesso la sostenibilità èidentificata unicamente con la riduzione di sostanze sintetichepericolose. Da questo punto di vista, gli sforzi dell’industriachimica per l’edilizia si sono concentrati sulla riduzione diemissioni, polveri e composti organici volatili (VOC), dai prodotti, sostituendo, quando tecnicamente possibile, i componenti più pericolosi, come la formaldeide, gli ftalati, e i solventi aromatici o clorurati, e sviluppando prodottiall’acqua a bassissima emissione di VOC. Differenze nelladefinizione di VOC e nei metodi di misura delle emissionirendono però difficile scegliere il prodotto più sicuro e cresce in edilizia l’esigenza di standard di riferimento certi e certificazioni di prodotto a garanzia degli utilizzatori. Allo stato attuale, prodotti etichettati “bio”, “eco” o “senzasolvente” non significano necessariamente prodotti sicuri.

Parole chiave: edilizia, sicurezza, emissioni, sostenibilità.

ABSTRACT. CHEMISTRY FOR SUSTAINABLE CONSTRUCTION: 20 YEARS OF PROGRESS. Sustainable development is based onthree pillars, economic, social and environmental development.Sustainable products can be developed only by companies that grow on these pillars, but in building sustainability is oftenidentified only with the reduction of dangerous syntheticsubstances. From this point of view, the efforts of theconstruction chemicals industry have focused on reducingemissions, dust and volatile organic compounds (VOCs),replacing, if technically possible, the most dangerouscomponents, such as formaldehyde, phthalates, and chlorinatedor aromatic solvents, and developing water-borne products with very low VOC emissions. Differences in the definition of VOC and in the methods of measurement of emissions,however, make it difficult to choose the safest product and growsin the construction industry the need to reference trustedstandards and product certifications to guarantee users. At present, products labeled “bio”, “eco” or “solvent free” do not necessarily mean safe products.

Key words: building, safety, emissions, sustainability.

Page 27: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

286 G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3http://gimle.fsm.it

spirabili, oltre ad essere da tempo nota come causa di sili-cosi, è stata in tempi recenti riconosciuta dallo IARC co-me agente cancerogeno per gli esseri umani (Cat.1). An-che se la sabbia silicea può essere in alcuni casi parzial-mente sostituita da altre cariche minerali, come ad esem-pio il carbonato di calcio, per le sue caratteristiche tecni-che (prima di tutte la resistenza ad agenti atmosferici echimici aggressivi), la sua disponibilità, facile reperibilitàe basso costo resta e resterà in futuro un materiale di pri-maria importanza nel mondo delle costruzioni.

Come si possono quindi prevenire le malattie derivantidall’inalazione per tempi prolungati di silice cristallina re-spirabile? Le prime forme di prevenzione sono l’informa-zione e la formazione degli addetti all’edilizia. Le impreseedili devono comunicare ai lavoratori i rischi derivanti daun uso incontrollato e indiscriminato della sabbia silicea edei preparati che la contengono, promuovere l’uso di dispo-sitivi di protezione individuale in assenza di una opportunaventilazione o aspirazione delle polveri e istruire tutti gli ad-detti alla lettura delle informazioni contenute sulle etichettee nelle schede di sicurezza dei prodotti ed alla loro com-prensione. I fabbricanti di materiali per edilizia dal canto lo-ro devono impegnarsi a fornire prodotti in cui la frazione re-spirabile di silice cristallina sia assente o presente in quan-tità estremamente bassa, molto inferiore all’1% (Fig. 1) o,meglio ancora, prodotti a bassa polverosità, i cosiddetti pro-dotti “low dust”. Si tratta di malte e adesivi cementizi spe-ciali, di formulazione tecnologicamente avanzata, che per-mettono di ottenere una riduzione anche del 90% della pol-verosità durante i travasi e le manipolazioni.

Un secondo prodotto, non propriamente naturale, manon di origine petrolchimica e quindi non considerato“chimico” nel senso comune della parola, di cui l’edilizianon potrà sicuramente fare a meno per molti anni ancora,è il cemento Portland. Data la enorme quantità di ce-mento Portland usata nell’industria delle costruzioni e da-te le sue caratteristiche di potenziale nocività per gli uti-

lizzatori, questo prodotto rappresenta, dopo la silice cri-stallina respirabile, l’altro principale pericolo per gli ad-detti all’edilizia. Il cemento Portland, infatti, è fortementeirritante a contatto con la pelle umida, può causare gravidanni a contatto con gli occhi e nella forma “grigia” è an-che allergizzante a causa di piccole quantità di cromo esa-valente solubile, sempre presenti nel Portland grigio. Il ce-mento Portland bianco è invece sostanzialmente esente dacromo esavalente. L‘Unione Europea ha da anni ricono-sciuto questa pericolosità ed ha vietato l’immissione sulmercato di cementi contenenti più di 2 ppm di cromo esa-valente solubile. L’industria chimica è intervenuta a sup-porto dei fabbricanti di cemento fornendo delle opportunesostanze in grado di ridurre il cromo esavalente a cromotrivalente non pericoloso, e oggi tutto il cemento e le mi-scele contenenti cemento immesse sul mercato sono, o do-vrebbero essere, in grado di rispettare le prescrizioni co-munitarie. Attenzione però, perché l’effetto riducente de-gli additivi decade nel tempo e la durata di questo effettodeve essere riportata chiaramente sull’imballo delle con-fezioni contenenti cemento Portland. Questa prescrizioneci riconduce ancora alla necessità di formazione del per-sonale presente nei cantieri, che deve essere istruito ed ingrado di leggere le informazioni di sicurezza sugli imbal-li e nelle schede di sicurezza dei prodotti utilizzati.

A chiusura di questa nota sul cemento, vale la pena diricordare che oltre al cemento Portland esiste anche il ce-mento alluminoso, che deriva dalla cottura di bauxite ecalcare. Questo tipo di cemento, ampiamente utilizzato, adesempio, per la produzione di malte ed adesivi cementizi,non contiene cromo esavalente e, dato il suo pH in solu-zione molto più basso di quello del cemento Portland, nonrisulta irritante per la pelle e per gli occhi, oltre a non es-sere sensibilizzante. Ricordiamo infine la calce, non sen-sibilizzante, ma pur sempre pericolosa per la sua causticitàin grado di provocare gravi danni oculari e forte irritazio-ne della pelle.

Figura 1. Distribuzione granulometrica di una sabbia silicea fine (diametro medio delle particelle: 270 μm)

Page 28: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 287http://gimle.fsm.it

Un contributo alla sostenibilità dei prodotti cementiziusati nei cantieri viene anche dalla formulazione di adesi-vi alleggeriti, che permettono, a parità di volume, di ri-durre il peso dei sacchi dai tradizionali 25 kg a 15 kg, fa-cilitandone la movimentazione manuale, con indubbi be-nefici per i lavoratori.

Lasciando i prodotti inorganici e passando a quelli or-ganici usati in edilizia, possiamo distinguere due famiglie,quella degli additivi organici impiegati all’interno diprodotti cementizi (malte, calcestruzzi, cementi speciali,rasanti, livellanti, adesivi per ceramica, riempitivi cemen-tizi per fughe) e quella delle sostanze organiche usatesulla superficie di manufatti cementizi (vernici protetti-ve, primer, sigillanti, impermeabilizzanti, consolidanti, di-sarmanti per casseri, adesivi per pavimentazioni resilientie per parquet, pavimentazioni in resina, riempitivi per fu-ghe chimico-resistenti). Gli additivi organici all’interno diprodotti cementizi comprendono fluidificanti, flessibiliz-zanti, aeranti, ritenitori d’acqua, fibre sintetiche, mentre icomponenti dei prodotti usati sui manufatti edili sono le-ganti polimerici reattivi e non reattivi, disperdenti, ba-gnanti, disaeranti, addensanti, tackyfiers, plastificanti,biocidi e solventi (1, 2).

Molti di questi prodotti possono presentare rischi pergli utilizzatori e la continua crescita di conoscenza scien-tifica sulla natura e gravità dei pericoli dalle sostanze chi-miche ha portato negli anni ad una graduale eliminazionee sostituzione di quelle più pericolose o, quando ciò non èrisultato tecnicamente possibile, alla loro costante riduzio-ne nei formulati per edilizia.

Non è possibile in questa sede citare nel dettaglio tuttii miglioramenti conseguiti dall’industria chimica in questosettore, per cui ci limiteremo ad analizzare solo quelli piùsignificativi ottenuti negli ultimi anni.

Elemento comune a gran parte degli sforzi volti a mi-gliorare le qualità tossicologiche ed eco-tossicologiche deiprodotti usati in edilizia è la riduzione delle emissioni.

Una sostanza ormai diventata tabù in tutti settori, chesi cerca di evitare o ridurre in ogni applicazione, è la for-maldeide. In edilizia la formaldeide potrebbe essere pre-sente come impurezza in piccole quantità in alcuni fluidi-ficanti per malte e calcestruzzi o in alcuni biocidi, comepreservante di prodotti a base acquosa. In entrambi i casisono state trovate soluzioni alternative più sicure per la sa-lute. Da metà anni ’90 sono disponibili fluidificanti, o,meglio, superfluidificanti, a base di poliacrilati totalmen-te esenti da formaldeide o altre emissioni nocive, che han-no sostituito in buona parte quelli a base di condensati naf-talensolfonato-formaldeide o melaminsolfonato-formal-deide. I biocidi attualmente usati per pitture o adesivi al-l’acqua per edilizia sono a base di 2-bromo-2-nitropropa-no-1,3-diolo o isotiazolinoni e non rilasciano formaldeide.Gli isotiazolinoni sono sensibilizzanti per contatto con lapelle, ma nelle piccole quantità presenti nei preparati peredilizia, non presentano in generale rischi per gli utilizza-tori. Una miscela di isotiazolinoni molto diffusa in passa-to (5-cloro-2-metil-4-isotiazolin-3-one/2-metil-4-isotia-zolin-3-one) è risultata però un sensibilizzante particolar-mente potente ed oggi i formulatori più coscienti l’hannogià totalmente eliminata dai loro preparati.

Un’altra sostanza in via di eliminazione in edilizia è lacaseina. Questa sostanza organica di origine naturale èstata ampiamente utilizzata come fluidificante in rasanticementizi e considerata sicura per la salute. Si è poi sco-perto che l’effetto combinato dell’alcalinità del cemento,dell’umidità e dell’azione di alcuni microrganismi produ-ce un parziale degrado della caseina con sviluppo di ace-taldeide, cancerogena. L’avvento dei superfluidificantipoliacrilati ne ha reso possibile la sostituzione e la caseinain edilizia oggi è in fase di abbandono.

Gli ftalati sono una classe di sostanze sempre piùchiacchierate e indesiderate dagli utilizzatori, anche se ef-fetti reprotossici sono stati provati nei roditori ai massimilivelli di dosaggio solo per di-butil ftalato, benzil-butil fta-lato e di-etilesil ftalato e non esiste evidenza che gli ftala-ti siano distruttori del sistema endocrino per gli esseriumani. Ciononostante, i tre suddetti ftalati sono stati inse-riti nell’Allegato XIV (Lista delle sostanze soggette ad au-torizzazione) del Regolamento (CE) n.1907/2006 (REA-CH), il che implica la possibilità di un loro uso solo fino agennaio 2015 senza una autorizzazione per specifiche ap-plicazioni. Queste sostanze, usate nella formulazione diprodotti per edilizia come plastificanti per “ammorbidire”i polimeri, sono tuttora presenti negli articoli in PVC, masono in fase di totale dismissione negli adesivi e pitture,sostituiti da altri plastificanti (adipati, benzoati, paraffi-ne) o da polimeri intrinsecamente più morbidi (ad esem-pio copolimeri etilene-vinilacetato in sostituzione di vini-lacetato omopolimerico).

Anche il settore dei disarmanti, oli per il trattamentoantiadesivo delle casseforme, ha subito notevoli trasfor-mazioni. Negli anni si è passati dai vecchi prodotti a basedi non meglio precisati residui petroliferi, ricchi di perico-losi idrocarburi aromatici pesanti, ai non nocivi alchilben-zoli, puri o in dispersione acquosa, e infine agli oli vege-tali, tipicamente oleati e stearati. In questo caso il pro-gresso è stato non solo per la sicurezza dei lavoratori, maanche dell’ambiente, con l’uso di sostanze rinnovabili ebiodegradabili.

Fin dalla seconda metà degli anni ’50, lo sviluppo deipolimeri sintetici ha portato ad un uso intensivo di questiprodotti in edilizia, come già visto, sia all’interno deiprodotti da costruzione, sia sulla superficie dei manufat-ti come leganti in vernici protettive, adesivi, sigillanti,fuganti ecc. Questi polimeri si presentano all’impiegocome liquidi reattivi mono- o multi-componenti (poliure-tanici, epossidici, siliconici, sililati), in soluzione di sol-venti organici (policloropreni, polivinileteri) o in disper-sione acquosa (omo- e co-polimeri vinilici, acrilici, stire-ne-acrilici, SBR) (1).

I polimeri reattivi, prima dell’indurimento, contengo-no sostanze sensibilizzanti e nocive (resine epossidiche,ammine, isocianati) e devono essere manipolati con estre-ma precauzione. In questo campo l’industria chimica hafatto notevoli progressi per migliorare la sicurezza dei pro-dotti: oggi le resine epossidiche non contengono più di 5ppm di epicloridrina libera, il diamminodifenilmetano,ammina aromatica cancerogena, è stato bandito, perlome-no in Italia, come indurente, il nonilfenolo e gli ftalati so-no stati sostituiti da altri plastificanti, già citati in prece-

Page 29: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

288 G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3http://gimle.fsm.it

denza, le ammine e gli isocianati non sono quasi mai usa-ti al 100%, ma come prepolimeri liquidi, in cui queste so-stanze sono parzialmente pre-reagite in modo da dimi-nuirne drasticamente la volatilità e, quindi, la possibilità diinalazione durante la manipolazione, con chiari vantaggiper la salute. Nel caso degli adesivi poliuretanici, questivantaggi sono molto maggiori nei prodotti monocompo-nente, in cui l’isocianato libero può essere ridotto a 0,2-0,9%, nel caso di difenilmetan-4,4’-diisocianato (MDI),<0,1% nel caso di toluen-2,6-diisocianato (TDI). Bisognafar presente, però, che la tendenza dell’industria è versol’utilizzo preferenziale di MDI rispetto al TDI, per la bas-sissima tensione di vapore del MDI (<0,00001 mbar a20°C) e, quindi, per il rischio quasi nullo di inalazione del-l’isocianato nelle applicazioni a temperatura ambiente.Restano rischiose le applicazioni a spruzzo.

I polimeri in soluzione hanno ormai un ruolo margi-nale in edilizia e sono destinati a scomparire negli adesivi.Per tutti gli adesivi a solvente esistono ottime alternative abase acqua (fig.2), ma la loro presenza sul mercato nazio-nale resiste ancora per il costo più basso.

L’uso di solventi in edilizia è relegato solo ad alcuniprimer, impregnanti e svernicianti. Anche in questi campisono state formulate alternative a base acquosa, e, dovequesto non è stato possibile, sono stati eliminati i solventipiù nocivi, clorurati o aromatici. Così il cloruro di metile-ne è stato sostituito negli svernicianti da eteri alifatici e ali-ciclici, e un consolidante in idrocarburi aromatici per sup-porti lapidei, intonaci e pietre porose è stato sostituito da unmeno pericoloso copolimero vinilico in alcool isopropilico.

Passando ad adesivi e vernici all’acqua per edilizia,troviamo da una parte i prodotti tradizionali, che possonoancora contenere fino al 5-10% di solventi ed altri compo-sti organici volatili (VOC), e dall’altra i più recenti pro-dotti a bassissima emissione di VOC, solitamente sog-getti a certificazioni.

Questa distinzione ci permette di introdurre anche il te-ma delle emissioni a breve e a lungo termine dai prodottiutilizzati in ambienti abitati e di fare chiarezza su una que-stione importante: non soltanto i prodotti a solvente pos-sono dar luogo ad emissioni nocive, ma anche quelli a ba-se acquosa o a base di prodotti naturali, e non tutte le eti-chettature esistenti per indicare un basso contenuto o

l’assenza di solventi hanno lo stesso significato (3, 4). Inquesto campo per gli utilizzatori la scelta è obiettivamen-te difficile, perché esistono differenti criteri per la valuta-zione dei VOC. I solventi propriamente detti hanno in ge-nerale bassi punti di ebollizione e tensioni di vapore ele-vate, vengono emessi abbastanza rapidamente e, in pre-senza di adeguata ventilazione, eliminati dall’ambiente intempi relativamente brevi. Accanto a questi solventi sonoperò spesso presenti anche altre sostanze a punto di ebol-lizione più alto ma con una volatilità ancora sufficiente-mente elevata da permetterne un lento rilascio per tempiprolungati (Fig. 3).

Queste sostanze, che oltre ai solventi alto bollenticomprendono plastificanti ed altri componenti minori deiformulati all’acqua, come ad es. coalescenti, oltre ad esse-re potenzialmente dannose per i lavoratori durante l’usodei prodotti, permangono a lungo nelle costruzioni contri-buendo all’inquinamento degli ambienti abitativi a fineopera. Nella scelta di un prodotto all’acqua sicuro per lasalute, non è quindi solo importante avere informazionisul contenuto di solventi presenti nel fustino di vernice ocolla, ma anche sapere il comportamento emissivo a lun-go termine del prodotto dopo l’applicazione (Fig. 4) (3).

Misure di questo tipo si eseguono in opportune came-re ambientali, come quelle descritte dalle norme ISO16000, in cui i prodotti da analizzare vengono spalmati susupporti non adsorbenti, tipicamente vetro, introdotti nel-le camere a temperatura e umidità controllate, con un flus-so d’aria continuo che comporti il ricambio totale dell’arianella camera ogni due ore, raccogliendo l’aria in uscita suopportune cartucce adsorbenti per la durata di 3 e 28 gior-ni e analizzandone il contenuto mediante desorbimento ecromatografia GC/MS (Fig. 5).

Questi test vengono eseguiti secondo precisi protocollida laboratori specializzati, che al termine rilasciano certi-ficati di classificazione della qualità ambientale dei pro-dotti testati. L’esempio descritto è quello previsto dalla cer-tificazione dell’associazione tedesca GEV (GemeinshaftEmissionscontrollierte Verlegewerkstoffe e.V.) ed è nostraopinione che la valutazione delle emissioni di VOC secon-do la norma ISO 16000 con il protocollo del GEV (Tab.A)sia uno dei modi migliori per simulare la situazione realenegli ambienti chiusi (4). Questa valutazione può aiutare a

Figura 2. Adesivi a solvente in Germania Figura 3. Curve caratteristiche di eliminazione di VOC neltempo da adesivi, vernici ecc. dopo l’applicazione

Page 30: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 289http://gimle.fsm.it

serimento nel già citato Allega-to XIV. I borati sono consiglia-ti in bioedilizia per il trattamen-to preservante di fibra di cellu-losa ed altre fibre naturali. I ter-peni (ad es. limonene, pinene),sensibilizzanti (5) e tossici perl’ambiente, sono preferiti comesolventi in bioedilizia a quellisintetici, spesso meno nocivi.

Vorremmo infine conclude-re osservando che l’industriachimica ha operato ed opera ef-ficacemente per la sostenibilitàdei prodotti per l’edilizia e que-sto impegno deve continuare.La sostenibilità dovrebbe esserericonosciuta dal mercato comeun valore fondamentale: a que-sto scopo occorrono efficacistrategie d’informazione, stan-dard di riferimento certi, incen-

tivi per le soluzioni individuate e legittime barriere verso iprodotti che non rispondono a questi requisiti.

Bibliografia

1) Leoni R. Una chimica più sicura per l’edilizia. La chimica e l’Indu-stria, giugno 1999; 81, 611-615.

2) Maroni M, Leoni R. Use of organic chemicals in building materials:evolution and recent trends, 13th CIB World Building Congress, Am-sterdam, 1995.

3) Decio M, Abbà F, Cerulli T, Leoni R. Evaluation of emissions inpaints: comparison between in-can and test chamber methods, In-door Air Quality 2008, Copenhagen.

4) Decio M, Cerulli T, Leoni R. Adhesives&Sealants Industry: An Ap-proach for Green Building Product Labelling Requirements, HealthyBuilding 2012. Brisbane, July 7-12 2012.

5) Kirkeskov Jensen L et al. Health Evaluation of volatile organic com-pound emissions from wood and woodbased materials-VOC, Archi-ve of Environmental Health, Sept-Oct 2001.

Richiesta estratti: R. Leoni, Via Cafiero 22, 20124 Milano, Italy

Figura 4. Scelta di un prodotto a bassa emissione di VOC Tabella A. Criteri di classificazione GEV Emicode EC

Figura 5. Misura di emissioni di VOC in camera ambientale

garantire una migliore qualità dell’aria nel tempo, e di con-seguenza offrire una migliore tutela della salute.

A questo punto, ancora due parole sul tema della bioe-dilizia e della sicurezza dei prodotti chimici di origine na-turale. La bioedilizia spesso affronta il tema della chimicacon occhiali ambientalisti forse troppo ideologici e qualche volta dimostra di mancare di informazioni scientificheaggiornate. Prodotto chimico di origine naturale può volerdire prodotto biodegradabile ma non necessariamente pro-dotto sicuro per la salute di chi lo usa. Tra le sostanze con-sigliate nell’“Elenco base dei materiali per l’edilizia so-stenibile” della Regione Toscana (Allegato “E” DGR322/2005), ma anche in altri manuali di architettura soste-nibile si trovano, ad esempio, la caseina, già citata in pre-cedenza, i sali di boro e il limonene. I borati e l’acido bo-rico, reprotossici di Cat.3, sono “sostanze estremamentepreoccupanti” (SVHC) inserite nella “Candidate List” delRegolamento REACH, in attesa di decisione per il loro in-

Page 31: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3, 290-293 © PI-ME, Pavia 2012http://gimle.fsm.it ISSN 1592-7830

M. Manno

Valutazione del rischio chimico in edilizia: principi e criticità

Sezione di Medicina del lavoro e Tossicologia occupazionale, Dipartimento di Scienze Mediche Preventive, Università degli Studi di Napoli Federico II

Introduzione

Obiettivo della presente relazione è richiamare i con-cetti fondamentali della valutazione del rischio chimico ediscuterne alcuni elementi di criticità per la loro applica-zione ad un contesto lavorativo particolarmente complessoqual è quello che si riscontra in edilizia. Forse nessun altrosettore lavorativo presenta, soprattutto oggi, tali e tante cri-ticità (scarsa rappresentanza sindacale, lavoro illegale,scarsa formazione, fragilità nei confronti della crisi, molte-plicità di rischi, ecc.). Una migliore valutazione del rischio(VdR) riveste quindi un significato di particolare impor-tanza in questo settore e rappresenta un’esigenza irrinun-ciabile per il Medico del Lavoro/Competente (MLC), il cuiruolo nella partecipazione attiva alla stessa VdR è oggi de-finito per legge (D.Lgs 81/2008). In linea con la filosofiadelle Linee Guida SIMLII, tuttavia, non si cercherà qui difornire specifiche procedure applicative o protocolli prede-finiti da utilizzare tout court in specifici contesti lavorativi,quanto di far emergere i problemi e i limiti della valuta-zione del rischio in questo specifico settore al fine di aiu-tare il MLC a cercare e, se possibile, individuare di volta involta possibili soluzioni razionali ed efficaci.

I principi della valutazione del rischio chimico

Secondo la National Academy of Science la valuta-zione del rischio è la caratterizzazione dei potenziali ef-fetti avversi (sulla salute umana) dell’esposizione adagenti presenti negli ambienti di lavoro o di vita. Con lapubblicazione nel 1983 negli USA da parte del NationalResearch Council (1) del documento Risk Assessment inthe Federal Government, il cosiddetto “Red book”, preseforma strutturata quell’insieme di procedure che è gene-ralmente conosciuto oggi come Valutazione del Rischio. Iltesto rappresenta ancor’oggi, dopo quasi trent’anni, ilprincipale riferimento, e non solo storico, per quanti, ri-cercatori, professionisti, legislatori o regolatori, si avvici-nano alle problematiche della valutazione del rischio chi-mico e non solo. La rilevanza del documento nella comu-nità scientifica è stata da subito notevole, avendo esso perla prima volta posto le basi razionali di un processo relati-vamente nuovo per quei tempi e che ha visto espandersi in

RIASSUNTO. La valutazione del rischio (VdR) rappresenta il punto di partenza e uno strumento essenziale per la tuteladella salute dei lavoratori in tutti i settori, sia produttivi che nei servizi ed è stato pertanto giustamente indicato come una delle attività irrinunciabili (e sanzionabili) del medico del lavoro/competente (MLC). Storicamente le basi concettuali della VdR sono state elaborate avendo come riferimento il rischio chimico e sono ora applicatepressoché immodificate a tutti i fattori di rischio occupazionalie ambientali. In edilizia la valutazione del rischio chimicopresenta particolari difficoltà a causa delle specifiche modalitàdi lavoro e della frammentazione, complessità e variabilitàdell’esposizione. La presente relazione discute alcune di questecriticità e come possano essere affrontate e in parte superatedal MLC con un uso attento degli strumenti a suadisposizione, monitoraggio biologico in primis.

Parole chiave: valutazione del rischio, monitoraggio biologico,edilizia.

ABSTRACT. CHEMICAL RISK ASSESSMENT IN THE CONSTRUCTION

INDUSTRY: PRINCIPLES AND CRITICAL ISSUES. Risk assessment (RA)represents the first step to ensure the protection of the workers’health in all work sectors, production and services included. For this reason RA has become a legal duty for the occupationalphysician in his/her professional activity. The basic concepts of RA have been developed as a formal procedure for themanagement of chemical risks but they are currently applied to protect human health against all types of occupational and environmental risk factors. In the construction industry, in particular, chemical risk assessment is specially difficult dueto the complexity of the working condition, and the variabilityand multiplicity of exposure. The critical aspects of RA in theconstruction industry will be discussed here, in the attempt to highlight how the occupational physician, making use of traditional and new tools, including biological monitoring,can address and partly overcome them.

Key words: risk assessment, biological monitoring, construction industry.

Page 32: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 291http://gimle.fsm.it

modo geometrico sia gli ambiti d’interesse (ambiente dilavoro, aria, acqua, alimenti, ecc.) che il numero e la tipo-logia dei ricercatori e professionisti interessati.

Uno dei principali elementi caratterizzanti il docu-mento è la distinzione posta, sin dalle premesse, tra i duedistinti concetti di valutazione e di gestione del rischio. Ilprimo è un processo di tipo deduttivo e con forti basi scien-tifiche, che parte dalla considerazione dell’esposizione adun fattore di rischio per stimarne i possibili effetti sulla sa-lute. Il secondo è invece un processo di tipo induttivo e piùpragmatico, che parte dalla considerazione dei possibili ef-fetti dei fattori di rischio sulla salute e dalla loro rappre-sentazione e quantificazione (curva dose-risposta, dose-so-glia) per definirne i margini di sicurezza e i limiti di espo-sizione da applicare in ambito sia occupazionale che am-bientale. Sebbene l’elaborazione che è alla base del Redbook sia basata essenzialmente su fattori di rischio chimici,i concetti fondamentali che ne sono derivati sono in granparte applicabili praticamente a tutti gli altri contesti, ov-vero ai rischi fisici e biologici e in misura minore, anche aquelli ergonomici e organizzativi. Vediamoli brevemente.

Secondo la classica elaborazione del NRC la valuta-zione del rischio si articola in quattro fasi in logica se-quenza, ciascuna delle quali svolge una funzione essen-ziale nell’intero processo.1. Identificazione del fattore di rischio o pericolo: corri-

sponde alla necessità, che è il prerequisito per poter av-viare l’intero processo, di individuare con precisionel’agente o gli agenti o la condizione di esposizione di cuisi vuole valutare il rischio, ovvero la probabilità che sidetermini un effetto avverso nella popolazione esposta.

2. Definizione della dose-risposta: indica la forma, ilpunto d’origine e la pendenza, della curva che rappre-senta l’aumentare della percentuale di soggetti affetti(risposta) all’aumentare dell’esposizione (dose). Ilconcetto di “dose-risposta” rappresenta uno dei car-dini, assieme ai concetti di “dose-effetto” e “dose so-glia”, della valutazione del rischio chimico occupazio-nale e ambientale.

3. Misura dell’esposizione: una volta noti, per un determi-nato fattore di rischio, l’andamento della curva dose-ri-sposta e la dose soglia, è necessario determinare il livellodi esposizione di cui si vuole appunto stimare il rischio.

4. Caratterizzazione del rischio: l’ultima fase del pro-cesso mira alla stima quali-quantitativa del rischio, ov-vero di quale effetto è atteso per il livello di esposi-zione misurato e per quanti soggetti, inclusa una stima,ove possibile, dei fattori di variabilità intra- ed inter-in-dividuali e di quelli di suscettibilità individuale,nonchè delle possibili interazioni con altri fattori di ri-schio sia ambientali che individuali.

Specificità della valutazione del rischio in edilizia

In ambito occupazionale possiamo definire la Valuta-zione del Rischio Occupazionale (VRO) come la caratteriz-zazione (qualitativa e quantitativa) della probabilità che undeterminato effetto sulla salute si verifichi a seguito di unadeterminata esposizione ad un fattore di rischio lavorativo.La VRO ha tre strumenti di cui due più tradizionali, ovverola sorveglianza sanitaria e il monitoraggio ambientale, eduno di più recente introduzione, il monitoraggio biologico.Ai fini della presente relazione si prenderà in esame soprat-tutto quest’ultimo in quanto a nostro avviso presenta mag-giori vantaggi e potenzialità rispetto agli altri due.

La valutazione dei fattori di rischio per i lavoratori del-l’edilizia presenta notevoli difficoltà, come già detto soprae come riportato più dettagliatamente altrove (2). Ciò acausa delle particolari modalità e condizioni di lavoro,della variabilità e discontinuità dell’esposizione e di altrifattori caratteristici del settore. Un ulteriore elemento didifficoltà è costituito dalla formazione culturale e dallacomposizione stessa dei lavoratori, che sempre più hannonel nostro paese un’origine multietnica. L’individuazionedei fattori di rischio e della loro relativa rilevanza in ter-mini di possibili effetti sulla salute è dunque più com-plessa che in altri contesti lavorativi. La tabella I riporta in

Tabella I. Criticità presenti nelle diverse fasi della valutazione del rischio chimico in edilizia

Fase della VdR Specificità in edilizia Criticità

1. Identificazione Molteplicità degli agenti chimici utilizzati • Difficoltà ad individuare un programma di misure del fattore di rischio e loro scarsa etichettatura ambientali e/o biologiche in grado di identificare

tutti i fattori di rischio presenti

2. Determinazione Disomogeneità/flessibilità delle mansioni • Difficoltà/impossibilità di individuare gruppi della dose-risposta omogenei per esposizione

3. Misura dell’esposizione Elevata variabilità intra- ed inter-individuale • Inattendibilità/scarso significato dei dati dei livelli e modalità di esposizione di monitoraggio ambientale e biologico

4. Caratterizzazione Presenza di rischi non deterministici • Difficoltà di una stima qualitativa e quantitativadel rischio (immunoallergici, cancerogeni) o con elevata del rischio attendibile

suscettibilità individuale (solventi, vernici, collanti) • Bassa rilevanza dei limiti di esposizione ambientali Presenza di soggetti ipersuscettibili (TWA-TLV®) e biologici (BEI®)

• Difficoltà/impossibilità di individuare possibiliinterazioni tossicologiche (effetti sinergici o di potenziamento)

• Forza lavoro multietnica

Page 33: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

292 G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3http://gimle.fsm.it

sintesi alcuni di questi aspetti e le conseguenti difficoltà intermini di valutazione del rischio. Alcune delle problema-tiche più ricorrenti nella valutazione del rischio chimico inedilizia e alcune loro possibili soluzioni anche ai fini dellasorveglianza sanitaria sono invece riportate nella tabella IIa cui si rimanda integralmente. Si desidera ora approfon-dire qui un aspetto, quello del monitoraggio biologico, cheanche nelle dettagliate e peraltro documentatissime LineeGuida (2) a nostro modesto avviso non è stato trattato conl’attenzione che meriterebbe.

Il contributo del monitoraggio biologico alla valutazione del rischiochimico

Il monitoraggio biologico integra, e in larga misura so-stituisce, il monitoraggio ambientale come strumento pri-mario della valutazione dei rischi lavorativi. Esso costi-tuisce pertanto, o meglio dovrebbe costituire, pratica rou-tinaria in medicina del lavoro. Nonostante il suo notevolesviluppo nel corso degli ultimi venti o trent’anni (daqualche decina o centinaio di articoli si è passati alle mi-gliaia di pubblicazioni presenti oggi nella letteratura inter-nazionale), l’uso e l’interpretazione dei dati di monito-raggio biologico non sono tuttavia sempre ottimali.Inoltre, la necessità di un’idonea strumentazione, la varia-bilità biologica e analitica dei risultati, il loro non sempreunivoco significato e, non ultimo, alcuni limiti oggettivi ditipo organizzativo ed etico limitano talora le potenzialitàdi applicazione di questo strumento nella valutazione rou-tinaria del rischio occupazionale e ambientale. Per cercaredi affrontare, e se possibile superare, questi punti e perpromuovere e favorire il corretto utilizzo del monitoraggio

biologico nella valutazione del rischio occupazionale, ilComitato Scientifico di Tossicologia Occupazionale(SCOT) dell’International Commission on OccupationalHealth (ICOH) ha rivisto lo stato dell’arte sull’argomento(3). Parte delle presenti considerazioni si basano su queltesto, che ci auguriamo possa costituire uno stimolo alladiscussione e una base di partenza per un futuro docu-mento di consenso o position paper dell’ICOH sull’argo-mento. Il monitoraggio biologico contribuisce a tutte lefasi della valutazione del rischio: all’identificazione deifattori di rischio presenti negli ambienti di lavoro e di vita,alla definizione delle curve dose-risposta, alla misura del-l’esposizione sotto forma di dose interna e alla caratteriz-zazione e quantificazione del rischio. Per una più detta-gliata discussione di carattere generale su questi punti sirimanda al testo già citato (3).

A conclusione della presente relazione si ritiene utileinfine richiamare alcuni punti critici che riteniamo pos-sano favorire un uso maggiore e più efficace del monito-raggio biologico anche in edilizia, come peraltro trattatopiù in dettaglio in altra relazione di questa stessa sessione.Nella tabella III sono elencati alcuni potenziali vantaggi elimiti, rispetto al monitoraggio ambientale e alla sorve-glianza sanitaria, dell’utilizzo del monitoraggio biologiconella valutazione del rischio chimico in edilizia.

Concludendo, il rischio chimico presenta aspetti diparticolare complessità la cui valutazione richiede grandeimpegno da parte delle figure professionali coinvolte, edin particolare del medico competente. Nella figura 1 è ri-portata, sotto forma di diagramma di flusso, una propostapratica di programma utilizzabile per la valutazione del ri-schio chimico in edilizia. Il programma si articola in trefasi. La prima consiste nell’identificazione di tutti i fattori

Tabella II. Alcune delle problematiche più ricorrenti nella valutazione del rischio chimico in edilizia e loro possibili soluzioni ai fini della sorveglianza sanitaria

Problematica Possibile risposta

Quali criteri per la stesura del Documento di Valutazione dei Rischi? Criteri “pratici” (osservazionali) sono preferibili ai “teorici”(documentali)

Come definire i gruppi omogenei per esposizione? Per tipologia di rischio piuttosto che per reparto/luogo di lavoro

Come valutare l’esposizione? Il monitoraggio biologico è in genere preferibile a quello ambientale

Che valori-limite ambientali utilizzare? I TLV ceiling sono generalmente preferibili ai TLV-TWA

Con che priorità valutare i rischi per la sicurezza e/o per la salute? Sia l’una che l’altra, con priorità la prima

In che misura sono presenti rischi occulti? Più che in altri settori lavorativi più tradizionali

Come definire quali-quantitativamente i livelli di rischio? L’uso esclusivo di algoritmi può essere fuorviante (sopra- o sottostima)

Sono da valutare i rischi a terzi? La qualifica o la mansione ufficiali generalmente non sono sufficienti e vanno integrate con l’osservazione diretta, continuata, ripetuta e preferibilmente attuata con discrezione

Che monitoraggio biologico programmare e attuare? I dati vanno sempre ripetuti, almeno 3-5 misure/situazionelavorativa/lavoratore (una singola determinazione è inadeguata,anche in condizioni di esposizione apparentemente costante, a valutare una situazione lavorativa o un lavoratore correttamente)

Page 34: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 293http://gimle.fsm.it

edilizia, in cui la molteplicità e variabilità dei fattori di ri-schio e la fragilità e vulnerabilità dei lavoratori sono piut-tosto la regola che l’eccezione.

Bibliografia essenziale

1) NRC, Risk Assessment in the Federal Government: Managing theProcess. Washington, DC, National Academy Press, 1983.

2) Mosconi G, et al. Linee guida per la valutazione del rischio e la sorve-glianza sanitaria in edilizia. In Linee Guida per la formazione continuae l’accreditamento del medico del lavoro. Volume 22, PI-ME, 2008.

3) Manno M, Viau C. Biomonitoring for occupational health risk asses-sment (BOHRA). Toxicol Lett 2010; 192: 3-16.

di rischio presenti sia per attività indoor che outdoor. Laseconda prevede la determinazione più completa possibiledei livelli e delle modalità di esposizione dei lavoratori aisingoli agenti presenti. La terza e ultima fase mira a defi-nire e stimare quali-quantitativamente, mediante utilizzodi indici (algoritmi) o di altri modelli, i rischi per la salutedei lavoratori, confrontandoli con i risultati della sorve-glianza sanitaria, ove disponibili, e individuando i possi-bili fattori di suscettibilità individuale. Non è superfluosottolineare, ancora una volta, che nessun modello può so-stituire, da solo, l’attenta osservazione e valutazione dellecondizioni di lavoro da parte del medico competente. So-prattutto in un contesto difficile, come quello del lavoro in

Tabella III. Vantaggi e limiti del monitoraggio biologico per la valutazione del rischio chimico in edilizia rispetto al monitoraggio ambientale e alla sorveglianza sanitaria

Vantaggi Limiti

• Maggiore affidabilità del monitoraggio ambientale • Necessità di effettuare un numero adeguato di campionamentinel valutare l’esposizione per ciascun soggetto

• Maggiore sensibilità e specificità della sorveglianza sanitaria • Impossibilità di valutare esposizioni episodiche o/o di breve durata

• Possibilità di individuare situazioni/esposizioni occulte • Possibilità di valutare solo alcuni fattori di rischio

• Possibilità di valutare effetti precoci e reversibili • Eccessiva confidenza nei risultati e possibile sottostimadei fattori di rischio non monitorati o monitorabili

• Possibilità di valutare la suscettibilità individuale• Impossibilità di valutare i possibili rischi per la sicurezza

• Possibilità di valutare l’efficacia dei mezzi di protezione personali • Insufficienza o mancanza di adeguati valori di riferimento

• Possibilità di valutare esposizioni pregresse • Scarsa disponibilità di strutture analitiche e di personale qualificati

Figura 1. Diagramma di flusso proposto per la valutazione del rischio chimico in edilizia

Richiesta estratti: M. Manno - Sezione di Medicina del lavoro e Tossicologia occupazionale, Università degli Studi di Napoli Federico II,Via S. Pansini 5, 80131 Napoli, Italy - E-mail: [email protected]

Fase 1

Identificazione dei singoli fattori di rischio (sopralluogo e ciclo lavorativo, elenco dei materiali, schede di sicurezza, modalità e tempi di utilizzo, ecc.)

– per singola mansione– per lavoratore (sommatoria di mansioni)– videoregistrazione

Fase 2

Misura dell’esposizione– monitoraggio ambientale– monitoraggio biologico– documentazione pregressa

Fase 3

Caratterizzazione/stima del rischio – indici di rischio (algoritmi)– confronto coi dati della sorveglianza sanitaria– valutazione della suscettibilità individuale

Page 35: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3, 294-298 © PI-ME, Pavia 2012http://gimle.fsm.it ISSN 1592-7830

D. Cottica1, E. Grignani1, M.L. Scapellato2, R. Butera3, G.B. Bartolucci2

Percorsi di valutazione del rischio chimico in edilizia

1 Centro Ricerche Ambientali, Fondazione Salvatore Maugeri, IRCCS, Pavia-Padova, Padova2 Dipartimento di Medicina Molecolare, Sede di Medicina del Lavoro, Università degli Studi di Padova3 Unità di Tossicologia, Fondazione Salvatore Maugeri, IRCCS, Pavia

Premessa

Come già evidenziato da altri lavori, il comparto del-l’edilizia utilizza un innumerevole varietà di prodotti chi-mici a partire dai basilari, quali il cemento e la sabbia, perproseguire con gli additivi del cemento, i legnami ed i loroconservanti, gli isolanti termoacustici (fibre minerali arti-ficiali, schiume poliuretaniche, resine fenol-formaldei-diche), gli impermeabilizzanti (polimerici, catramosi), isolventi per vernici e pitture, i collanti (epossidici, poliu-retanici, siliconici), e finire con i prodotti che si formanoo si aerodisperdono a seguito delle lavorazioni e/o appli-cazioni di questi materiali (fumi di saldatura dagli elet-trodi, Idrocarburi Aromatici Policiclici dall’apllicazione acaldo di materiali catramosi, ecc.) (1-9).

Tra queste sostanze ve ne sono alcune che, per le lorocaratteristiche chimico fisiche e tossicologiche devono es-sere considerate ai fini della valutazione del rischio chi-mico per i lavoratori del comparto.

Comparto che, nell’ambito delle attività svolte, è ca-ratterizzato da un’esposizione professionale incostante perintensità, durata e frequenza, che può ripetersi nel tempoad intervalli molto variabili e con punte anche di elevataintensità, un’esposizione quindi mutabile e non sempreprevedibile, in quanto soggetta all’influenza di variabiliambientali (condizioni climatiche legate alla stagionalità,lavori all’aperto, ecc.) ed organizzative (esposizioni indi-rette per la contemporaneità di diverse attività) difficil-mente controllabili, ma che ne possono amplificare, anchein modo rilevante, l’entità.

Un ulteriore complicazione deriva dalle diverse situa-zioni che possono caratterizzare attività simili in diversicomparti dell’universo edilizia: la realtà organizzata dellegrandi opere ed infrastrutture (caratterizzata da grandi so-cietà, un percorso di progettazione/aggiornamento conso-lidato, un sistema di prevenzione, la formazione, la sorve-glianza sanitaria) paragonata alle piccole aziende dell’edi-lizia abitativa caratterizzata spesso da realtà artigianali chespaziano dalle nuove costruzioni, dove è possibile verifi-care fasi di progettazione e costruzione con conoscenzadei materiali impiegati e del periodo in cui verranno uti-lizzate, alle ristrutturazioni dove le fasi di progettazione,demolizione e ripristino risentono della realtà in cui si col-locano (tipologia dell’edificio; materiali presenti quali

RIASSUNTO. La presenza di agenti chimici in edilizia è certamente rilevante in termini di qualità, quantità e tossicità. La loro manipolazione può comportare unapotenziale esposizione sia per via inalatoria che per viacutanea. È quindi possibile e necessario identificare un elencodi sostanze da ritenersi significative ai fini della valutazionedel rischio e dell’eventuale monitoraggio ambientale per verificare la congruità della stima eseguita.Le numerose variabili insite nell’ambito dell’edilizia rendonooltremodo difficoltoso applicare le usuali metodicheigienistico-industriali in quanto se ne trarrebbero conclusioniscarsamente significative in termini di rappresentativitàspazio-temporale.SIMLII in una delle sue linee guida ha proposto un metodo ad indici in grado di fornire informazioni utili alle figure della prevenzione per le azioni di rispettiva competenza.La successiva introduzione del Regolamento REACH e degli scenari d’esposizione può ulteriormente contribuire ad affinare la valutazione del rischio chimico in edilizia.

Parole chiave: valutazione del rischio chimico, scenari d’esposizione, edilizia.

ABSTRACT. GUIDES TO CHEMICAL RISK ASSESSMENT IN THE

CONSTRUCTION INDUSTRY. The presence of chemical agents in construction is certainly relevant in terms of quality, quantityand toxicity. Their manipulation can result in potential exposureas inhaled and/or through the skin. It is therefore possible and necessary to identify a list of substances to be consideredrelevant for the risk assessment and the possible environmentalmonitoring to verify the adequacy of the estimate made.The many variables inherent in construction make it extremelydifficult to apply the usual methods of the industrial hygienebecause it would not very significant conclusions in terms of space-time representation.SIMLII in one of its guidelines have proposed a “indexes”method that can provide useful information to the figures of prevention for the actions of their competence.The subsequent introduction of the REACH Regulation and exposure scenarios may help to further sharpening the assessment of chemical hazards in construction.

Key words: chemical risk assessment, exposure scenarios, construction industry.

Page 36: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 295http://gimle.fsm.it

legni duri, materiali contenenti amianto, refrattari; inter-venti conservativi con agenti chimici; ecc.).

Questa frammentarietà, sia logistica che di processo,rende difficile applicare le tradizionali metodiche di igieneindustriale per la valutazione dell’esposizione agli agentidi rischio chimici che invece, vedi UNI EN 689/97 (10),richiedono che eventuali misure siano statisticamente rap-presentative dell’andamento spazio temporale dell’esposi-zione e della consistenza numerica del Gruppo Omogeneod’Esposizione.

Per queste considerazioni è emerso chiaramente cheuno dei modi più “produttivi” di procedere ad una valuta-zione del rischio chimico che sia attendibile e rappresen-tativa dell’esposizione in un determinato contesto tempo-rale dell’attività di un cantiere è l’applicazione di un me-todo ad indici (algoritmo) che può o forse meglio do-vrebbe prevedere verifiche mirate di conferma della stimadel rischio mediante misure in campo.

L’applicazione del Regolamento CE 1907/2006: Regi-stration Evaluation Authorisation Restriction of Chemi-cals (REACH) e degli scenari d’esposizione ha introdottoun’ulteriore strumento per la valutazione del rischio chi-mico che s’inserisce o meglio completa il percorso pro-posto dagli “algoritmi” prima di procedere alle eventualimisure strumentali ed oggettive dell’esposizione per laconferma della stima emersa dal processo di valutazione.

Considerata, per il comparto dell’edilizia, la preva-lenza dell’esposizione per via inalatoria, in questo lavoroviene proposto un percorso di valutazione solo dell’espo-sizione per questa via.

Valutazione del rischio chimico mediante il metodo ad indici

La valutazione del rischio deve prevedere un iter me-todologico che, partendo dalla identificazione degli agentichimici pericolosi sul luogo di lavoro, porti alla quantifi-cazione del rischio, al fine di definire gli interventi di eli-minazione e/o di riduzione del rischio attraverso la predi-sposizione di interventi tecnici, gestionali, operativi, disorveglianza sanitaria e di monitoraggio ambientale.

Il modello proposto e di seguito illustrato è quello re-cepito nelle Linee Guida SIMLII (11) può essere diviso indue fasi: una preliminare di raccolta delle informazionisulle sostanze, di analisi e descrizione delle procedure dilavoro e delle misure preventive generali e personali adot-tate; una seconda fase di determinazione ed attribuzionedegli indici di rischio per attività, partendo da informa-zioni sulla tossicità dei prodotti, sulle modalità di impiegodegli stessi, sui tempi di esposizione e sulle indagini am-bientali e/o biologiche effettuate. Il profilo di rischio diogni singolo lavoratore verrà poi determinato sulla basedelle attività svolte, per le quali si sia proceduto alle pre-cedenti analisi.

È evidente che un percorso di valutazione come quelloproposto presuppone che chi lo applica abbia le necessariecompetenze quali quelle attribuibili a figure professionalequali il Medico del Lavoro Competente (MLC), l’IgienistaIndustriale (II), il Responsabile del Servizio di Prevenzionee Protezione (RSPP) ed eventualmente il Tossicologo.

Nella prima fase, quella di identificazione degli agentichimici, il datore di lavoro dovrà raccogliere le schede disicurezza aggiornate e predisporre una lista completa ditutte le sostanze e preparati utilizzati a qualunque titolo inazienda. Si dovrà anche tener conto delle attività produttiveche vengono svolte, al fine di valutare se nel corso dellestesse vi siano processi o lavorazioni in cui si possono svi-luppare agenti chimici pericolosi, come ad esempio in casodi attività di saldatura, combustioni, lavorazione a caldo dimaterie plastiche (materiali termoplastici, bituminosi,ecc.). Particolare attenzione andrà posta alle sostanze aqualunque titolo presenti nel ciclo di lavoro se sono loro at-tribuibili proprietà cancerogene o mutagene.

Questa fase della valutazione preliminare andrà com-pletata con informazioni quali le modalità d’impiego ditutti i prodotti, i loro quantitativi ed i tempi di utilizzo, leprocedure preventive generali e personali attuate in ognifase lavorativa.

Le conclusioni cui si può pervenire al termine diquesta fase di valutazione preliminare sono: 1) che la na-tura e l’entità dei rischi non richiedano ulteriori approfon-dimenti valutativi (ad esempio in caso di utilizzo di quan-tità esigue di sostanze, di tempi assai ridotti di esposizionee comunque quando si ritiene che il rischio sia sotto con-trollo); 2) siano presenti sostanze utilizzate assiduamente,in quantitativi significativi, o classificate cancerogene omutagene, nel qual caso va intrapresa la successiva fase diclassificazione del rischio per la quale possono essere uti-lizzati metodi quantitativi ad indice (algoritmi).

Nel procedimento proposto dalla SIMLII per ogni atti-vità vengono analizzate le seguenti informazioni:– nome dell’agente chimico a cui il lavoratore è esposto;– stato fisico dell’agente chimico in oggetto, distin-

guendo tre differenti livelli a cui si attribuisce un pun-teggio crescente in funzione della capacità di aerodi-spersione:1 = solido compatto2 = liquido3 = polvere/fibra, gas o vapore;

– percentuale di contatto o meglio di potenziale espo-sizione all’agente chimico, che consiste nell’esposi-zione “funzionale” ad agenti chimici, derivante dallaparticolare natura della lavorazione, delle sostanze ma-nipolate e delle modalità e frequenza con cui tali lavo-razioni vengono svolte. Il valore da inserire consistenel rapporto tra le ore di esposizione al prodotto nel-l’arco dell’anno e le ore lavorative totali, espresso inpercentuale;

– modalità di esposizione/utilizzo della sostanza, di-stinguendo quattro differenti tipologie a cui si attri-buisce un punteggio crescente in funzione della proba-bile maggior esposizione:1 = operazioni verosimilmente prive di esposizione,

che avvengono a ciclo chiuso,2 = sistemi aperti ma protetti, con ventilazione o aspi-

razione localizzata,3 = sistemi aperti in assenza di aspirazioni o ventila-

zioni, eseguiti in ambiente aperto,4 = sistemi aperti in assenza di aspirazioni o ventila-

zioni, eseguiti in locali confinati;

Page 37: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

296 G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3http://gimle.fsm.it

– risultati del monitoraggio ambientale: ove presenteil valore d’esposizione della sostanza deve essere inse-rito rapportandolo al valore limite di esposizione (es.TLV-TWAACGIH) (12); in assenza di dati disponibili,qualora il campionamento non fosse stato effettuato onon fosse disponibile la metodica per eseguirlo, ci sideve porre in una condizione cautelativa e considerareche la sostanza sia presente nell’ambiente di lavoro alivelli sovrapponibili ai valori limite di riferimento;

– risultati del monitoraggio biologico: ove presente ilvalore di monitoraggio della sostanza deve essere in-serito rapportandolo ai valori limite biologici (es. Beidell’ACGIH) (12); in assenza di dati disponibili, qua-lora il campionamento non fosse stato effettuato o nonfosse disponibile la metodica per eseguirlo, ci si deveporre in una condizione cautelativa e considerare chela sostanza sia presente nelle matrici biologiche a li-velli sovrapponibili ai valori limite;

– tossicità della sostanza, distinguendo cinque diffe-renti classificazioni con punteggio crescente in fun-zione del potenziale danno derivante dall’esposizione:1 per sostanze irritanti;2 per sostanze corrosive;3 per sostanze nocive/sensibilizzanti;4 per sostanze tossiche o molto tossiche;5 per sostanze cancerogene.La determinazione degli indici di rischio come sopra

esposta non tiene conto dei possibili abbattimenti favoritidall’utilizzo dei DPI. Spetterà successivamente al com-mento tecnico e medico considerare l’adeguatezza o menodelle misure preventive adottate.

Dalla assegnazione dei valori agli indicatori sopra ri-portati viene infine ricavato l’indice di rischio (ir) relativoad ogni sostanza. Questo, nel modello proposto daSIMLII, viene ottenuto applicando il seguente calcolo:

(stato fisico/3) x (percentuale di contatto/100) x (modalitàdi esposizione/4) x (monitoraggio ambientale/TLV-TWA) x (monitoraggio biologico/BEI) x (tossicità/5)

La sommatoria dei singoli indici di rischio per so-stanza (ir) relativi a tutti i composti utilizzati durante laspecifica attività lavorativa oggetto di studio costituiscel’Indice di Rischio per attività (IR).

La valutazione del livello di rischio viene ricondotta adun giudizio su tre valori secondo la seguente tabella:– IR <0,1: rischio trascurabile/basso– IR tra 0,1 e 0,5: rischio alto (da monitorare nel tempo)– IR >0,5: rischio alto/molto alto.

Questa metodologia, come altre che si possano basaresu indici numerici, non devono mai essere utilizzate inmodo acritico, è dunque necessario che al termine del pro-cesso di valutazione vi sia la produzione di una relazionescritta da parte delle figure tecniche (II, RSPP) e del MLC,che commenti i risultati, esprima un parere sulle misureadottate e sugli eventuali interventi da disporre (modificadelle procedure, introduzione di nuovi DPI, misure am-bientali e/o biologiche da attuare, integrazioni al piano disorveglianza sanitaria).

Dopo la pubblicazione nel 2008 delle Linee GuidaSIMLII per la Valutazione del Rischio e la Sorveglianza

Sanitaria in Edilizia la recente entrata in vigore delREACH ha introdotto un elemento rilevante al fine dellavalutazione dell’esposizione professionale prima di proce-dere ad eventuali misure strumentali: gli “Scenari di Espo-sizione” (SE).

Lo SE è disponibile e deve essere predisposto solo per so-stanze prodotte o importate in quantità superiore alle 10 t/a.

Gli SE sono l’insieme delle condizioni, comprese lecondizioni operative e le misure di gestione dei rischi, chedescrivono il modo in cui la sostanza è fabbricata o utiliz-zata durante il suo ciclo di vita e il modo in cui il fabbri-cante o l’importatore controlla o raccomanda agli utilizza-tori a valle di controllare l’esposizione delle persone e del-l’ambiente. Questi scenari d’esposizione possono coprireun processo o un uso specifico o più processi o usi speci-fici, se del caso.

Il sistema di descrittori degli usi si basa su cinqueelenchi distinti di descrittori che, in combinazione tra diloro, formano una breve descrizione dell’uso o un titolo diuno scenario d’esposizione. Al fine della valutazione dell’e-sposizione professionale, anche in edilizia, assume rile-vanza il descrittore “Categoria di Processo” (PROC), chedescrive le tecniche di applicazione o i tipi di processo de-finiti dal punto di vista procedurale ed è strettamente corre-lato alla stima dell’esposizione per l’uomo. Le linee guidadell’ECHA propongono 28 categorie di processo (13).

Sebbene l’approccio per la valutazione del rischio pro-posta dal REACH attraverso gli SE sia basata su principitossicologici piuttosto che igienistico industriali, esso pre-vede che vengano considerati e valutati alcuni parametriche portano di fatto a dimostrare che applicando determi-nate tecnologie produttive, modalità d’impiego della so-stanza e misure di prevenzione è possibile stimare che il li-vello di rischio sia inferiore al Livello Derivato di Non Ef-fetto (DNEL) o al Livello Derivato di Effetto Minimo(DMEL).

In sintesi il REACH prevede che l’Utilizzatore Finale,praticamente il datore di lavoro che deve procedere allavalutazione del rischio perché utilizza un determinatoagente chimico od una miscela di agenti chimici, verifichila congruità del suo SE, inteso come l’insieme degli “Sce-nari Contributivi” e dei PROC, con quello proposto nellaScheda Dati di Sicurezza (SDS) del o dei prodotti utiliz-zati. Se l’analisi porta a concludere che vi è congruenzafra i due SE il datore di lavoro potrebbe concludere che ilrischio chimico sia sotto controllo in quanto rispetta ilDNEL.

Se da una parte gli SE sono elementi migliorativi delprocesso di valutazione dell’esposizione ad agenti chi-mici, d’altra parte, l’esperienza maturata con le registra-zioni presentate fino ad oggi all’agenzia europea delle so-stanze chimiche, indica che le informazioni contenute nelChemical Safety Report (CFR) e trasferite negli SE alle-gati alle schede di sicurezza, possono essere complesse,talora imprecise o gravate da errori.

Ciò, così come a valle di un processo di valutazionebasato su indici come quello precedentemente proposto(algoritmo), rende opportuna la convalida degli SE pre-visti per le sostanze pericolose già registrate, mediante ilriscontro sul campo degli effettivi livelli di esposizione.

Page 38: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 297http://gimle.fsm.it

Il monitoraggio ambientale fornisce infatti dati diesposizione oggettivi, che si suppone debbano essere con-frontabili con l’esposizione stimata.

Un percorso di valutazione del rischio che preveda lastima preliminare mediante algoritmi o il confronto con gliSE ed in fine la verifica delle stime mediante campionamentiambientali potrebbe seguire un percorso di questo tipo:1. raccolta delle informazioni relative al ciclo produttivo

(materie prime, intermedi, prodotti indesiderati, mac-chine ed impianti, parametri d’esercizio, misure di pre-venzione, ecc.) ed acquisizione delle SDS con gli SE;

2. stima del rischio mediante applicazione di algoritmi everifica della congruità dello SE in oggetto con quellodella SDS;

3. se le due stime portano a risultati simili il processo divalutazione del rischio può definirsi concluso a menodi specifiche esigenze legislative (agenti cancerogeni);

4. se le due stime sono divergenti e/o portano a conclu-dere che il rischio non è sotto controllo va program-mato un piano di monitoraggio ambientale ai sensidelle norme UNI EN (in particolare la 689/97) allegateal D.Lgs. 81/08 s.m.i.;

5. il piano di monitoraggio deve prevedere due tipologiedi campionamento:a) campionamenti personali sugli operatori addetti

alle mansioni previste nel ciclo produttivo e negliSE per valutare l’esposizione professionale ai sensidel D.Lgs. 81/08 s.m.i.;

b) campionamenti in posizioni fisse tenendo contodelle componenti tecniche (macchine, strumenti,impianti) e dei loro tempi di utilizzo che caratteriz-zano i PROC riportati negli Scenari Contributivi onello SE;

6. se i risultati dei campionamenti personali confermanoil rispetto dei TLV, secondo i requisiti della UNI EN689/97, il processo di valutazione può considerarsiconcluso ed al limite si andranno ad individuare le in-congruenze con i parametri della stima eseguita persuccessivi aggiornamenti della valutazione del rischioo interventi di miglioramento;

7. se i risultati confermano l’esistenza del rischio (supe-ramento dei TLV o comunque del livello d’azione cuisi è deciso d’attenersi) si ricorrerà ai risultati dei cam-pionamenti in posizioni fisse per individuare, all’in-terno dei PROC e dello SE, quale è o può essere la po-sizione/macchina che contribuisce al superamento delTLV in quanto non congruente con il PROC propostonello SE.

Conclusioni

È indubbio che la valutazione del rischio d’esposizionead agenti chimici più attendibile è data dalle misure og-gettive eseguite in ottemperanza a quanto previsto dallaUNI EN 689/97 tuttavia risulta evidente dalle motivazionisopra esposte, che in edilizia l’esecuzione delle sole mi-sure potrebbe frequentemente comportare una sottostimadel rischio correlata alla scarsa significatività statistica deidati (14, 15).

È quindi preferibile procedere preliminarmente ad unastima del rischio mediante la raccolta d’informazioni sullesostanze presenti correlate al processo ed alle lavorazionieseguite, informazioni che una volta “pesate” mediantespecifici indicatori portino ad una stima del livello di ri-schio espressa in termini numerici.

Questo approccio è validamente integrato dall’analisidella congruenza degli Scenari d’Esposizione previsti dalregolamento REACH con le realtà operative oggetto dellevalutazioni.

Nelle situazioni in cui sia fatto obbligo di valutare l’e-sposizione attraverso “misurazioni strumentali”, oppurenelle situazioni in cui la misura sia considerata utile, è op-portuno che queste siano eseguite nelle condizioni peg-giori possibili.

I risultati ottenuti dai vari livelli di approfondimentodella valutazione dell’esposizione ad agenti chimici comesopra descritti potranno rappresentare il riferimento espo-sitivo per altre condizioni analoghe, svolte in cantieri edilidiversi.

Le considerazioni di cui sopra, ci consentono di af-fermare che diventa sempre più attuale la necessità di in-tegrare le informazioni che derivano dal processo di va-lutazione del rischio chimico, con quelle provenienti dal-l’analisi e dal confronto con gli SE; ciò prevede il con-tributo multidisciplinare dell’Igienista Occupazionale,del Medico del Lavoro Competente ma anche del Tossi-cologo per la sua competenza nella definizione dei para-metri di valutazione del rischio previsti dalle nuoveSchede Dati di Sicurezza introdotte dal regolamentoREACH.

Bibliografia

1) Burkhart G, Sculte PA, Robinson C, Sieber WK, Vossenas P, RingenK. Job tasks, potential exposures, and health risks of laborers em-ployed in the construction industry. Am J Ind Med 1993; 24: 413-425.

2) Verma DK, Kurtz LA, Sahai D, Finkelstein MM. Current chemicalexposures among Ontario construction workers. Appl Occup En-viron Hyg 2003; 18: 1031-1047.

3) Muleski GE, Cowherd C Jr, Kinsey JS. Particulate emissions fromconstruction activities. J Air Waste Manag Assoc 2005; 55: 772-783.

4) Akbar-Khanzadeh F, Brillhart RL. Respirable crystalline silica dustexposure during concrete finishing (grinding) using hand-held grin-ders in the construction industry. Ann Occup Hyg 2002; 46: 341-346.

5) Flanagan ML, Seixas N, Becker P, Takacs B, Camp J. Silica expo-sure on construction sites: results of an exposure monitoring datacompilation project. J Occup Environ Hyg 2006; 3: 144-152.

6) Miscetti G, Bodo P, Garofani P, Abbritti EP, Luciani G, MazzantiM, Bessi L, Marsili G. A survey on workers’ individual exposure tocristalline silica in the building industry. Med Lav 2011; 102: 370-381.

7) Weideborg M, Kallqvist T, Odegard KE, Sverdrup LE, Vik EA. En-vironmental risk assessment of acrylamide and methylolacrylamidefrom a grouting agent used in the tunnel construction of Romerik-sporten, Norway. Wat Res 2001; 35: 2645-2652.

8) Ghitti R, De Palma G, Festa D, Leghissa P, Deleidi G, Facchinetti S,Mosconi G, Storto T, Apostoli P. Idrocarburi policiclici aromatici:monitoraggio ambientale e biologico. Atti del Convegno “Salute esicurezza nelle opere di impermeabilizzazione con guaine bitumi-nose”, Albino (BG), 18 dicembre 2009. Ed. CIMAL, Milano, pp. 51-64.

Page 39: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

298 G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3http://gimle.fsm.it

9) Facchinetti S, Leghissa P, Storto T, Deleidi G, Apostoli P, MosconiG. Stima dell’esposizione ambientale durante le operazioni di im-permeabilizzazione con guaine in poliolefine termoplastiche. G ItalMed Lav Erg 2008; 30 (Suppl. 2): 333-334.

10) European Committee for Standardization, EN 689/97, “Atmosferanell’ambiente di lavoro - Guida alla valutazione dell’esposizione perinalazione a composti chimici ai fini del confronto con i valori limitee strategia di misurazione”, 1997.

11) Mosconi G, Assennato G, Battevi N, Carino M, Coato F, Consonni D,Cottica D, Cristaudo A, Di Camillo G, Giachino GM, Leocata G,Macchia C, Manfredini F, Nano G, Negro C, Peretti A, Prandi E, Ra-menghi D, Riva MM, Rivolta G, Scarno G, Scopacasa L. Linee Guidaper la valutazione del rischio e la sorveglianza sanitaria in edilizia.Apostoli P, Imbriani M, Soleo L, Abbritti G, Ambrosi L. (Eds) Lineeguida per la formazione continua e l’accreditamento del medico del la-voro. Vol. 22. Tipografia PIME Editrice, Pavia, 2008, pp. 1-177.

12) American Conference of the Governmental Industrial Hygienists.TLVs and BEIs Based on the Documentation of the Threshold LimitValues for Chemical Substances and Physical Agents & BiologicalExposure Indices. Cincinnati, ACGIH, 2012

13) Guidance on information requirements and chemical safety asses-sment Chapter R.12: Use descriptor system. ECHA-2010-G-05-EN;22/03/2010.

14) Guide Operative di Igiene Industriale. Strategia di Controllo dei Fat-tori di Rischio Chimici negli Ambienti di Lavoro. Associazione Ita-liana degli Igienisti Industriali; Milano (1990).

15) Bartolucci GB, Bovenzi M, Cassano F, Cortesi I, Cottica D, Gia-chino GM, Manno M, Mutti A, Nano G, Pira E, Scapellato ML, SelisL, Soleo L, Apostoli P. Linee Guida per la valutazione del rischio.Apostoli P, Imbriani M, Soleo L, Abbritti G, Ambrosi L. (Eds) Lineeguida per la formazione continua e l’accreditamento del medico dellavoro. Vol. 9. Tipografia PIME Editrice, Pavia, 2004, pp. 1-86.

Richiesta estratti: Danilo Cottica - Centro Ricerche Ambientali Fondazione Salvatore Maugeri, IRCCS, Via Svizzera 16, 35127Padova, Italy - E-mail: [email protected]

Page 40: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3, 299-301 © PI-ME, Pavia 2012http://gimle.fsm.it ISSN 1592-7830

G.B. Bartolucci1, G. Mosconi2, M. Carrieri1, D. Cottica3

Esperienze di monitoraggio ambientale e biologico in edilizia

1 Dipartimento di Medicina Molecolare, Sede di Medicina del Lavoro, Università degli Studi di Padova2 Unità Operativa Ospedaliera Medicina del Lavoro, Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo3 Centro Ricerche Ambientali, Fondazione Salvatore Maugeri, IRCCS, Pavia-Padova, Padova

Premessa

Il settore dell’edilizia, come molti altri, sta subendo glieffetti della crisi economica: l’Associazione NazionaleCostruttori Edili stima per il quinquennio 2008-2012 unaperdita del 24.1% in termini di investimenti, con ritorno ailivelli di metà anni ’90; soffrono tutti i comparti, primo fratutti quello della produzione di nuove abitazioni che se-condo le previsioni perderà il 40.4%; sono in forte calo ilavori pubblici (-44.5%) e l’edilizia residenziale privata (-23.3%), mentre solo il comparto della riqualificazionedegli immobili residenziali evidenzia segnali positivi. Ciòha naturalmente riflessi negativi sull’occupazione, con unnumero di addetti per il 2010 pari a 1.930.000 unità in calodel 2% rispetto al 2008.

Questo fenomeno ha evidenti riflessi sul versante dellasalute e sicurezza per i lavoratori, con maggiore difficoltà astabilizzare quei miglioramenti che pur si erano registratinegli ultimi anni. Se infatti da una parte si registra una ri-duzione degli infortuni, pari a 74.189 nel 2010 (-20.7% ri-spetto al 2008), che rappresentano poco meno del 10% deltotale nell’industria (775.374 nel 2010), gli infortuni mor-tali tendono a rimanere sostanzialmente stabili (218 nel2010, contro 228 nel 2009 e 221 nel 2008) e rappresentanoil 22.2% del totale a rimarcare come l’edilizia rimanga ilsettore lavorativo a maggior rischio per gravità degli eventi.

Le malattie professionali in edilizia risultano inoltre incostante aumento: i casi denunciati all’INAIL nel 2009sono 5.169 (pari al 15% circa del totale nell’industria), innetto e costante aumento rispetto alle 3.435 nel 2006 e alle2.745 nel 2000. All’aumento contribuisce principalmentel’emersione di patologie in precedenza non segnalate:spicca tutt’ora l’ipoacusia da rumore, pur in progressivadiminuzione negli ultimi anni, si stanno rapidamente in-crementando le patologie muscolo-scheletriche da sovrac-carico biomeccanico e sono caratteristicamente presenti ledermatiti da contatto, le patologie da strumenti vibranti equelle dell’apparato respiratorio (in particolare quelle daesposizione ad amianto). Dal sistema di sorveglianza dellemalattie professionali attuato in Lombardia e Toscana (dueregioni che consentono di monitorare il 25% circa deglioccupati in Italia) risulta che il settore dell’edilizia, consi-derando il periodo 2000-2009, raggruppa la quota mag-giore di malattie professionali tra tutti i settori lavorativi

RIASSUNTO. Dopo aver sottolineato le caratteristichepeculiari del settore e la difficoltà di applicare le metodichetradizionali di igiene industriale per la valutazionedell’esposizione ad agenti di rischio chimici in edilizia, sipassano in rassegna le principali esperienze di monitoraggioambientale e biologico desumibili dalla letteratura scientifica.Anche se la determinazione dell’esposizione attraverso misureambientali va considerata lo strumento più appropriato, essa va riservata per l’approfondimento di specifiche attivitàmaggiormente a rischio, essendo preferibile nella maggiorparte delle situazioni utilizzare strumenti semplificati (quali algoritmi e banche dati) che indirizzino verso una stima del rischio e consentano l’adozione di procedure di lavoro in sicurezza e di dispositivi di protezione ambientali ed individuali.

Parole chiave: monitoraggio ambientale, monitoraggio biologico,edilizia.

ABSTRACT. EXPERIENCES OF ENVIRONMENTAL AND BIOLOGICAL

MONITORING IN THE CONSTRUCTION INDUSTRY. After emphasizingthe characteristics of the sector and the difficulty of applyingtraditional industrial hygiene methods for assessing exposure to chemical agents in the construction industry, we havereviewed the major experiences of environmental and biologicalmonitoring that can be derived from the literature. Although the determination of exposure through environmental measuresshould be considered the most appropriate instrument, it shouldbe paid for the study of specific activities, while it is preferablein many situations the use of simplified tools (such asalgorithms and databases) that allow the risk estimation and enable the adoption of safe work procedures andenvironmental and individual protection devices.

Key words: environmental monitoring, biological monitoring,construction industry.

Page 41: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

300 G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3http://gimle.fsm.it

(15.3%), rappresentate per il 2009 dal 58.9% di ipoacusieda rumore, 23.4% di malattie muscolo-scheletriche e11.1% di malattie neoplastiche.

Il settore è inoltre caratterizzato dalla presenza di nu-merose piccole e piccolissime imprese nelle quali è piùdifficile mettere in atto programmi di prevenzione, e ciòanche per la complessità dell’organizzazione del lavoroche influenza in modo significativo l’esposizione ai di-versi fattori di rischio; si è assistito anche ad una forte evo-luzione tecnologica, che se da un lato ha ridotto alcuni ri-schi tradizionali, dall’altro ne ha introdotto di nuovi di nonsempre facile individuazione.

Come già ricordato nelle Linee Guida SIMLII (1) “l’e-sposizione ai principali fattori di rischio professionali inun cantiere edile si caratterizza per una esposizione inco-stante per intensità, durata e frequenza, potendosi ripeterenel tempo ad intervalli molto variabili e con punte anchedi elevata intensità, esposizione quindi mutabile e nonsempre prevedibile, in quanto soggetta all’influenza di va-riabili ambientali (per es.: condizioni climatiche) ed orga-nizzative (per es.: esposizioni indirette) difficilmente con-trollabili, ma che ne possono amplificare, anche in modorilevante, l’entità”. Di qui la difficoltà di applicare le me-todiche tradizionali di igiene industriale per la valutazionedell’esposizione agli agenti di rischio chimici: non èsempre agevole infatti stabilire “dove”, “come”, “quando”e “per quanto tempo” il lavoratore sarà esposto.

Monitoraggio ambientale e biologico di agenti chimici

Molto numerose sono le sostanze chimiche alle qualipossono essere esposti i lavoratori dell’edilizia (2), tal-volta in piccole quantità e per brevi periodi (ad es. sigil-lanti e collanti) ed in altre circostanze per lunghi periodi ditempo e con impiego di grossi quantitativi (ad esempiosabbia, cemento, ecc.).

Il rischio maggiormente indagato è quello dell’esposi-zione a silice libera cristallina (SiO2), al quale si stima sianoesposti in edilizia circa 700.000 lavoratori negli USA e oltre117.000 in Italia: le operazioni che determinano tale tipo diesposizione sono quelle di martellatura e perforazione diroccia, cemento o mattoni, di frantumazione, demolizione erettifica dei vari materiali, di tracciatura di solchi e scavi, dipulizia a secco e sabbiatura abrasiva (a quest’ultimo ri-guardo sta per uscire un decreto che vieta tali lavorazioni inedilizia se eseguite con materiali contenenti SiO2).

Durante operazioni di finitura di calcestruzzo con sme-rigliatrici a mano sono state misurate concentrazioni diSiO2 da 0.02 a 7.1 mg/m3, con un media di 1.16 mg/m3;l’adozione di sistemi di aspirazione localizzata ha ridottoin modo significativo i livelli di esposizione (3). NegliUSA è stata condotta un’indagine che ha analizzato l’e-sposizione a SiO2 in quattro mansioni: i pittori (che com-pivano operazioni di sabbiatura) avevano l’esposizionemediana maggiore pari a 1.28 mg/m3, seguiti da operai(0.35 mg/m3), muratori (0.32 mg/m3) e ingegneri di can-tiere (0.075 mg/m3); l’esposizione è stata significativa-mente ridota bagnando le polveri e utilizzando cabine ven-tilate, mentre aumentava in lavori svolti in ambienti chiusi

(4). Un’altra indagine condotta successivamente su ampiascala (1374 campionamenti personali) ha evidenziato unvalore medio geometrico di concentrazione pari a 0.13mg/m3, con livelli di esposizione più elevati negli addettialla sabbiatura, smerigliatura di superficie, uso del mar-tello pneumatico e perforatrice di roccia (5).

Anche indagini effettuate in Olanda (6) e Polonia (7)hanno evidenziato il frequente superamento dei valori li-mite per SiO2; in un recente studio condotto in centro Italia(8) è stata riscontrata una percentuale di SiO2 nelle polverirespirabili dello 0.4-21% con una grande variabilità diesposizione nelle varie mansioni (le più elevate nel tagliodi pietra e di mattoni, spazzolatura di intonaci ed uso di tra-pano e martello pneumatico). Numerose indagini condottenegli ultimi anni nell’ambito dell’attività del Network Ita-liano Silice hanno evidenziato elevati livelli di esposizionesoprattutto nelle operazioni di taglio muratura e pareti consmerigliatrice, rimozione intonaco con martello rimozionemacerie, foratura meccanica di calcestruzzo. Le attività dicantiere hanno anche evidenziato elevato inquinamentoambientale da particolato fine (PM10-PM2.5) (9, 10).

Oltre alle polveri, i lavoratori dell’edilizia possono es-sere esposti a molteplici altri agenti chimici, quali fibrenaturali (asbesto) e minerali, resine, diesel esausti, sol-venti e metalli, a livelli tali da poter essere pericolosi perla salute (11). Elevati livelli di esposizione a piombo sonostati segnalati nei lavoratori edili della California (12), edanche in Italia sono stati riscontrati casi di intossicazionein addetti ad opere di manutenzione di palazzi storici (13).

Altro rilevante problema è l’esposizione a sostanze po-tenzialmente cancerogene soprattutto nei lavori stradali: alriguardo sono state evidenziate concentrazioni tra 0.1 e 2mg/m3 di fumi bituminosi e tra 10 e 200 ng/m3 dibenzo(a)pirene (14). Anche nel nostro Paese sono statefatte varie esperienze per la valutazione dell’esposizionead idrocarburi policiclici aromatici (IPA) durante i lavoridi asfaltatura stradale, riscontrando concentrazioni me-diane tra 0.03 e 426 ng/m3 (15, 16); in occasione di tali in-dagini è stato eseguito anche il monitoraggio biologicodegli esposti attraverso la misura urinaria dei metabolitiidrossilati ed in particolare dell’1-idrossipirene, che riflet-tono bene l’esposizione ambientale (16, 17).

Esposizione ad IPA si può avere anche durante la posadi guaine bituminose per la impermeabilizzazione: inun’ampia indagine effettuata in Lombardia sono state ri-scontrate concentrazioni di benzo(a)pirene tra 0.4 e 10.3ng/m3 con livelli di 1-idrossipirene urinario entro i valoridi riferimento della popolazione generale (18); analoghirisultati di basse esposizioni sono stati evidenziati conl’uso di guaine in poliolefine termoplastiche (19).

Durante le operazioni di scavo di tunnel in siti conta-minati sono state evidenziate anche elevate concentrazionidi benzene (fino a 18 ppm come esposizione media), chesono state tenute sotto controllo attraverso adeguate mi-sure di prevenzione ambientale e di protezione indivi-duale, monitorando la reale esposizione dei lavoratori condosaggi ripetuti di acido fenilmercapturico urinario (20).

Nel corso della realizzazione di tunnel è frequente-mente utilizzata anche l’acrilamide quale sostanza imper-meabilizzante, con possibilità di inquinamento ambientale

Page 42: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 301http://gimle.fsm.it

(21) ed effetti per la salute dei lavoratori esposti soprattuttoa livello del sistema nervoso periferico (22, 23). Attual-mente anche questo tipo di esposizioni è possibile control-larle con il monitoraggio biologico, o attraverso il dosaggiodi addotti all’emoglobina (24) o di metaboliti urinari (25).

Conclusioni

È del tutto evidente che l’effettuazione di misure am-bientali e/o biologiche rappresenta lo strumento più ap-propriato per la valutazione dell’esposizione ad agenti dirischio chimico. Tuttavia tale procedura è spesso difficileda perseguire in edilizia (11), in relazione alla particolareorganizzazione del lavoro caratterizzata da esposizioni in-costanti per intensità, durata e frequenza, per cui è utile ri-servarla all’approfondimento di particolari situazioni par-ticolarmente a rischio: al riguardo quando si effettuanomisure, per evitare pericolose sottostime è buona normaeffettuarle sempre nelle condizioni peggiori.

Nell’approccio iniziale alla valutazione del rischio è in-vece molto più utile ricorrere, nella stragrande maggioranzadei casi, a misure semplificate quali algoritmi e banche dati(la più nota delle quali è quella del Comitato Paritetico Ter-ritoriale di Torino) da utilizzare anche da parte dello stessoMedico Competente (26), che incrociando i dati con le ri-sultanze della sorveglianza sanitaria potrà trarre orienta-menti per la più efficace gestione del rischio attraverso l’a-dozione di procedure di lavoro in sicurezza e l’adozione didispositivi di protezione ambientali ed individuali.

Bibliografia

1) Mosconi G, Assennato G, Battevi N, Carino M, Coato F, Consonni D,Cottica D, Cristaudo A, Di Camillo G, Giachino GM, Leocata G,Macchia C, Manfredini F, Nano G, Negro C, Peretti A, Prandi E, Ra-menghi D, Riva MM, Rivolta G, Scarno G, Scopacasa L. Linee Guidaper la valutazione del rischio e la sorveglianza sanitaria in edilizia.Apostoli P, Imbriani M, Soleo L, Abbritti G, Ambrosi L. (Eds) Lineeguida per la formazione continua e l’accreditamento del medico del la-voro. Vol. 22. Tipografia PIME Editrice, Pavia, 2008, pp. 1-177.

2) Burkhart G, Sculte PA, Robinson C, Sieber WK, Vossenas P, RingenK. Job tasks, potential exposures, and health risks of laborers em-ployed in the construction industry. Am J Ind Med 1993; 24: 413-425.

3) Akbar-Khanzadeh F, Brillhart RL. Respirable crystalline silica dustexposure during concrete finishing (grinding) using hand-held grin-ders in the construction industry. Ann Occup Hyg 2002; 46: 341-346.

4) Rappaport SM, Goldberg M, Susi P, Herrick RF. Excessive exposureto silica in the US construction industry. Ann Occup Hyg 2003; 47:111-122.

5) Flanagan ML, Seixas N, Becker P, Takacs B, Camp J. Silica expo-sure on construction sites: results of an exposure monitoring datacompilation project. J Occup Environ Hyg 2006; 3: 144-152.

6) Lumens MEGL, Spee T. Determinants of exposure to respirable quartzdust in the construction industry. Ann Occup Hyg 2001; 7: 585-595.

7) Szadkowska-Stanczyk I, Stroszejn-Mrowca G, Mikolajczyk U, Ma-ciejewska A. Exposure to silica dust in the Polish construction indu-stry. Med Pr 2006; 57: 405-413.

8) Miscetti G, Bodo P, Garofani P, Abbritti EP, Luciani G, MazzantiM, Bessi L, Marsili G. A survey on workers’ individual exposure

to cristalline silica in the building industry. Med Lav 2011; 102:370-381.

9) Muleski GE, Cowherd C Jr, Kinsey JS. Particulate emissions fromconstruction activities. J Air Waste Manag Assoc 2005; 55: 772-783.

10) Chen B, Chen J, Zhao J, Zhang F. Particulate air pollution from com-bustion and construction in coastal and urban areas of China. J AirWaste Manag Assoc 2011; 61: 1160-1165.

11) Verma DK, Kurtz LA, Sahai D, Finkelstein MM. Current chemicalexposures among Ontario construction workers. Appl Occup En-viron Hyg 2003; 18: 1031-1047.

12) Waller K, Osorio AM, Maizlish N, Royce S. Lead exposure in the con-struction industry: results from the California Occupational Lead Re-gistry, 1987 through 1989. Am J Public Health 1992; 82: 1669-1671.

13) Liberatori R, Romeo R, Restieri R, Sarrini D, Parducci AD, PuccettiM, Loi F, Sartorelli P. Acute inorganic lead poisoning in workers em-ployed on building renovation. Med Lav 2010; 101: 335-340.

14) Burstyn I, Kromhout H, Boffetta P. Literature review of levels and de-terminants of exposure to potential carcinogens and other agents in theroad construction industry. Am Ind Hyg Assoc J 2000; 61: 715-726.

15) Cirla PE, Martinotti I, Buratti M, Fustinoni S, Campo L, Zito E,Prandi E, Longhi O, Cavallo D, Foà V. Assessment of exposure topolycyclic aromatic hydrocarbons (PAH) in Italian asphalt workers.J Occup Environ Hyg 2007; 4 (Suppl. 1): 87-99.

16) Campo L, Buratti M, Fustinoni S, Cirla PE, Martinotti I, Longhi O,Cavallo D, Foà V. Evaluation of exposure to PAHs in asphaltworkers by environmental and biological monitoring. Ann N Y AcadSci 2006; 1076: 405-420.

17) Buratti M, Campo L, Fustinoni S, Cirla PE, Martinotti I, Cavallo D,Foà V. Urinary hydroxylated metabolites of polycyclic aromatic hy-drocarbons as biomarkers of exposure in asphalt workers. Bio-markers 2007; 12: 221-239.

18) Ghitti R, De Palma G, Festa D, Leghissa P, Deleidi G, Facchinetti S,Mosconi G, Storto T, Apostoli P. Idrocarburi policiclici aromatici:monitoraggio ambientale e biologico. Atti del Convegno “Salute e si-curezza nelle opere di impermeabilizzazione con guaine bituminose”,Albino (BG), 18 dicembre 2009. Ed. CIMAL, Milano, pp. 51-64.

19) Facchinetti S, Leghissa P, Storto T, Deleidi G, Apostoli P, MosconiG. Stima dell’esposizione ambientale durante le operazioni di im-permeabilizzazione con guaine in poliolefine termoplastiche. G ItalMed Lav Erg 2008; 30 (Suppl. 2): 333-334.

20) Jones K, Mccallum J. Benzene exposure during tunnelling-usingbiological monitoring to assess control measures and working prac-tice. Ann Occup Hyg 2011; 55: 248-252.

21) Weideborg M, Kallqvist T, Odegard KE, Sverdrup LE, Vik EA. En-vironmental risk assessment of acrylamide and methylolacrylamidefrom a grouting agent used in the tunnel construction of Romerik-sporten, Norway. Wat Res 2001; 35: 2645-2652.

22) Mapp C, Mazzotta M, Bartolucci GB, Fabbri L. La neuropatia daacrilamide: prime osservazioni in Italia. Med Lav 1977; 68: 1-12.

23) Kjuus H, Goffeng LO, Skard Heier M, Sjoholm H, Ovrebo S, SkaugV, Paulsson B, Tornqvist M, Brudal S. Effects on the peripheral ner-vous system of tunnel workers exposed to acrylamide and N-methy-lolacrylamide. Scand J Work Environ Health 2004; 30: 21-29.

24) Hagmar L, Tornqvist M, Nordander C, Rosen I, Bruze M, Kau-tiainen A, Magnusson A-L, Malmberg B, Aprea P, Granath F, AxmonA. Health effects of occupational exposure to acrylamide using he-moglobin adducts as biomarkers of internal dose. Scand J Work En-viron Health 2001; 27: 219-226.

25) Huang Y-F, Wu K-Y, Liou S-H, Uang S-N, Chen C-C, Shih W-C,Lee S-C, Jean Huang C-C, Chen M-L. Biological monitoring for oc-cupational acrylamide exposure from acrylamide productionworkers. Int Arch Occup Environ Health 2011; 84: 303-313.

26) Bartolucci GB, Bovenzi M, Cassano F, Cortesi I, Cottica D, Gia-chino GM, Manno M, Mutti A, Nano G, Pira E, Scapellato ML, SelisL, Soleo L, Apostoli P. Linee Guida per la valutazione del rischio.Apostoli P, Imbriani M, Soleo L, Abbritti G, Ambrosi L. (Eds) Lineeguida per la formazione continua e l’accreditamento del medico dellavoro. Vol. 9. Tipografia PIME Editrice, Pavia, 2004, pp. 1-86.

Richiesta estratti: Prof. Giovanni Battista Bartolucci - Dipartimento di Medicina Molecolare, Sede di Medicina del Lavoro, Universitàdegli Studi di Padova, Via Giustiniani 2, 35128 Padova - E-mail: [email protected]

Page 43: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3, 302-305 © PI-ME, Pavia 2012http://gimle.fsm.it ISSN 1592-7830

E. Pira, P.G. Piolatto

Esposizione a Silice Libera Cristallina in edilizia: valutazione degli effetti biologici

Dipartimento di Traumatologia, Ortopedia e Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi di Torino

Introduzione

La silice (SiO2) è uno dei principali componenti dellacrosta terrestre e si trova diffusamente in natura sia informa cristallina sia amorfa. Con il termine Silice LiberaCristallina (SLC) si intendono comunemente le tre princi-pali forme di silice cristallina: alfa quarzo, cristobalite etridimite. La più stabile, e perciò la più frequente, forma disilice cristallina è l’alfa-quarzo.

Materiali come sabbia, sedimenti, pietra arenaria e gra-nito possono contenere elevate percentuali di alfa-quarzorappresentando una potenziale origine dell’esposizione aSLC dei lavoratori nel settore edilizio.

Sebbene i lavori scientifici presenti in letteratura de-scrivano la problematica dell’esposizione a SLC per il set-tore edilizio come reale e di interesse, allo stesso tempomettono in evidenza una grande variabilità delle concen-trazioni di esposizione a seconda degli ambiti lavorativi.

Uno studio dell’ACGIH (Flanagan, 2006) riporta un’a-nalisi dell’esposizione a SLC effettuata su 1374 operatoridell’edilizia negli Stati Uniti. La media geometrica delleconcentrazioni di esposizione era di 0.13 mg/m3, superiorequindi al TLV proposto all’epoca dall’ACGIH (0.05mg/m3). Le maggiori esposizioni sono state riscontratenelle operazioni di abrasione, spazzolatura, taglio di pietrae scavo con martelli pneumatici. Nella maggior parte dellemansioni indagate le concentrazioni di esposizione supe-ravano il TLV.

Nel rapporto SHEcan (socioeconomic, health and en-vironmental impact of possible amendments to the Euro-pean Carcinogens and Mutagens Directive) diffuso dal-l’IOM (Institute of Occupational Medicine) viene ripor-tata una stima del numero di lavoratori potenzialmenteesposti a SLC nell’Unione Europea, pari a 5.300.000, dicui 4 milioni nel settore edilizio. Sempre secondo il rap-porto SHEcan, la media geometrica complessiva dell’e-sposizione stimata a SLC in tutte le tipologie industriali ditutti i paesi dell’Unione Europea è di 0.07 mg/m3. La mag-giore esposizione stimata (0.09 mg/m3) si riscontra nelsettore costruzione e nelle industrie di fornitura gas, elet-tricità, acqua calda e vapore. Le percentuali di lavoratoriattualmente esposti a concentrazioni superiori a 0.05, 0.1e 0.2 mg/m3 nel settore costruzioni sono rispettivamente63%, 48% e 32%. Negli altri settori l’esposizione più ele-

RIASSUNTO. L’esposizione a Silice Libera Cristallina (SLC)coinvolge il settore edilizio, pur con grande diversificazione nei vari ambiti lavorativi. I valori ambientali riscontrati nelleattuali condizioni sono relativamente bassi. A titoloesemplificativo l’esposizione media a SLC stimata dallo IOM(Institute of Occupational Medicine) per tutte le tipologieindustriali nella Unione Europea è di 0.07 mg/m3. Vi sonopochi studi nel settore edile, che comunque mostrano valorisimili. Ciò non è ovviamente trasferibile alle condizioni delpassato. Un problema che persiste ancora oggi riguarda lemetodologie di campionamento ed analisi. L’effetto ben notodell’esposizione a SLC è la silicosi. Il problema dellacancerogenicità, tuttora oggetto di dibattito internazionale, è relativo alla questione se la SLC sia carcinogena di per sé o se l’azione carcinogena sia secondaria alla silicosi.Nonostante la IARC includa la SLC nel Gruppo 1(carcinogeno umano), il riferimento deve essere il regolamentoCLP, di cui l’analisi dei criteri di definizione dei carcinogeniconsente di affermare che non vi sono oggi elementi scientificisufficienti per classificare la SLC come cancerogena e cheappare più appropriato includere la stessa nelle variecategorie STOT.RE. Questo vale per l’industria edilizia comeper gli altri settori lavorativi.In Italia il valore limite di esposizione raccomandato è quellodella ACGIH di 0.025 mg/m3. A livello comunitario si stadiscutendo quale valore tra 0.2-0.1-0.05 mg/m3 rappresenti la scelta con il migliore rapporto costo/beneficio. Gli autoriritengono sia opportuno adottare il valore più protettivo.

Parole chiave: industria edilizia, silice, tumore.

ABSTRACT: THE EVALUATION OF BIOLOGICAL EFFECTS

OF EXPOSURE TO RESPIRABLE CRYSTALLINE SILICA IN BUILDING

INDUSTRY. The building industry entails the exposure to Respirable Crystalline Silica (RCS), though there is a largevariability among different sectors. The environmental valuesreported for the current conditions seem to be relatively low. For example the mean exposure estimated by IOM for allindustrial sectors in the EU is 0.07 mg/m3. There are few studies in the building sector which show similar values. This is obviously not representative of past exposure. Moreover, the problems of sampling and analysis techniques are still at issue.The well known effect of RCS exposure is silicosis. The carcinogenicity of RCS is still under debate, especiallyregarding the question of whether RCS is carcinogenic “per se” or whether the risk of developing lung cancer is mediated by silicosis.Although the IARC includes RCS in the Group 1 (humancarcinogen), the reference should be the CLP regulation, of which carcinogen definition criteria allow to state that today

Page 44: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 303http://gimle.fsm.it

vata è al di sotto di 0.03 mg/m3,con l’eccezione del settoredi produzione di minerali non metallici (0.045 mg/m3).

Un recente lavoro di Miscetti (2011) riporta una valu-tazione dell’esposizione a SLC di lavoratori operanti inquattro tipologie di cantieri (costruzione nuovi edifici, ri-strutturazione, costruzione strade, movimentazione mec-canica inerti in impianto di frantumazione) nella regioneUmbria. L’esposizione a SLC risultava essere presente intutte le fasi di lavoro, con elevata variabilità a secondadella tipologia di lavorazione.

La maggiore criticità è stata riscontrata nelle lavora-zioni di “taglio mattoni”, “spazzolatura pareti esterne”,“taglio pietra”. La percentuale di SLC nella frazione re-spirabile era tendenzialmente bassa, inferiore all’1% nel44% dei casi.

Le differenze significative sopra riportate nei livelli diesposizione, anche all’interno di uno stesso ambito lavo-rativo, sono imputabili a diversi fattori, come ad esempiola forte variabilità delle condizioni operative (procedure dilavoro, materie prime utilizzate, condizioni climatiche edambientali). La maggiore difficoltà nel confrontare i datidi letteratura deriva dal fatto che ad oggi sono disponibilia livello nazionale e internazionale molteplici metodi nor-mati che non specificano una procedura univoca di cam-pionamento, trattamento e analisi della SLC.

Ad esempio i campionatori disponibili per la raccoltadella frazione respirabile (<5 μm) sono numerosi e per-mettono flussi, tempistiche e scelta degli intervalli granu-lometrici estremamente variabili.

Inoltre, i substrati di raccolta sono diversi. Ad esempioil filtro in argento, comunemente indicato come l’op-timum per l’analisi di SLC in diffrattometria a Raggi X,non è trattabile né termicamente né chimicamente e per-tanto, quando utilizzato nei campionamenti durante leoperazioni di scavo, subisce le interferenze dovute alla na-turale presenza di argille nei terreni.

La metodica NIOSH 7500 prevede, per ovviare aquesto problema, il campionamento su filtri in esteri mistidi cellulosa o in PVC che possono essere trattati in labo-ratorio in modo da ridurre le interferenze chimiche e la ri-deposizione del campionato su filtro di argento. Date le ri-dotte concentrazioni di silice è evidente che l’aumentodelle operazioni di pretrattamento dei campioni comportaun’inevitabile perdita dell’analita, introducendo un consi-derevole incremento dell’errore. Inoltre in edilizia si la-vora in genere con elevati tassi di umidità per l’abbatti-mento delle polveri. I filtri in esteri misti di cellulosa ri-

sentono però dell’umidità tendendo ad occludersi ed even-tualmente inficiando la procedura di campionamento.

La valutazione della cancerogenicità

Gli effetti dell’esposizione a SLC sono tuttora oggettodi dibattito in ambito internazionale, in quanto la posizionedei vari enti ed istituzioni al riguardo della cancerogenicitàdella SLC non è univoca. Esistono infatti due linee di pen-siero, che brevemente sono riassumibili come segue:1. La SLC è cancerogena per sé e determina un eccesso

di rischio di tumore del polmone anche a dosi relativa-mente basse.

2. La SLC esplica la propria azione cancerogena comeeffetto secondario della silicosi, oppure con un mecca-nismo indiretto mediato dall’infiammazione conse-guente ad esposizione ad alte dosi.Recentemente è stata pubblicata la monografia IARC

100/C, che peraltro non fornisce ulteriori prove a supportodell’ipotesi che la silice sia cancerogena per sé. Infatti dauna attenta lettura del documento emerge che:– l’evidenza di cancerogenesi nell’uomo è documentata

nei soggetti silicotici e nei soggetti con stato di silicosinon definito;

– non vi è riferimento ad effetti cancerogeni nei soggettiesposti a silice non silicotici;

– l’evidenza di cui sopra è comunque limitata per laclasse di esposizione definita “alta”;

– l’evidenza sperimentale è limitata al ratto e non è pre-sente nei topi e nelle cavie;

– vi è ancora una certa incertezza nel definire il mecca-nismo d’azione e che comunque quello che pare il piùplausibile presenta vie di attivazione del tutto simili aquello della silicosi.La valutazione IARC non può essere comunque utiliz-

zata per un automatico trasferimento delle conclusioni inessa contenute al processo di classificazione ed etichetta-tura. Su questo aspetto, infatti devono essere di riferi-mento i contenuti del regolamento europeo su Classifica-tion, Labelling and Package (CLP).

I criteri di classificazione del regolamento CLP suddi-vidono le sostanze cancerogene in tre categorie:1 A sostanza nota per avere un potenziale cancerogeno

per l’uomo;1 B sostanza che si presume abbia un potenziale cancero-

geno per l’uomo;2 sostanza sospettata di essere un cancerogeno per l’uomo.

Il sistema CLP prevede pertanto l’approccio che uti-lizza il peso dell’evidenza scientifica a supporto della clas-sificazione finale. Nella valutazione di tale peso assumonoparticolare rilievo la potenza cancerogena ed il mecca-nismo di azione. In particolare secondo Mc Gregor (2010)“per i composti non genotossici l’analisi della potenza do-vrebbe prendere in considerazione ogni precedente effettotossico primario che precede l’azione carcinogenetica.Quando l’effetto tossico avviene a dosi inferiori a quelleche causano la carcinogenesi potrebbe non essere neces-sario classificare la sostanza come carcinogena poiché laclassificazione della tossicità primaria dovrebbe assicu-

there are not sufficient data to classify RCS as a carcinogen and that it seems more appropriate to include RCS in differentSTOT.RE categories. This is valid for building industry as wellas for the other industrial sectors.In Italy the recommended exposure limit is the ACGIH value of 0.025 mg/m3. At EU level it is still debated which is the bestchoice, based on cost/benefits evaluation, among the followinglimit values: 0.2, 0.1 and 0.05 respectively. The authorsobviously believe that the most protective value should beadopted.

Key words: building industry, silica, cancer.

Page 45: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

304 G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3http://gimle.fsm.it

rare una adeguata protezione anche nei confronti dell’ef-fetto cancerogeno”.

Brown e Rushton (2009) hanno condotto una “review”dei dati di letteratura relativi al rapporto tra l’esposizionea silice cristallina e tumore del polmone ed hanno identi-ficato la pooled analisi pubblicata da Steenland (2001)come documento perno della discussione sulla canceroge-nicità della silice.

Nel lavoro di Steenland, pur considerando alcuni limitimetodologici presenti nella definizione dei livelli di espo-sizione e nell’esclusione di parte della coorte (Piolatto ePira 2011), l’eccesso di rischio per tumore del polmone èsignificativo solo per condizioni di esposizione cumula-tiva maggiore a 6 mg/anno (review Brown e Rushton2009) ed in assenza di informazioni in merito alla pre-senza o meno di silicosi. Assumendo una vita lavorativa di40 anni, l’esposizione a SLC, per raggiungere un tale li-vello di esposizione cumulativa, deve essere superiore a0,15 mg/m3. Ne deriva che l’eccesso di rischio per tumoredel polmone risulterebbe dimostrato solo per alti livelli diesposizione a SLC (Morfeld 2010).

Altro aspetto di rilievo da analizzare per procedere aduna corretta valutazione su come classificare la SLC se-guendo i criteri CLP è la valutazione del meccanismo diazione della silice relativamente allo sviluppo del pro-cesso di cancerogenesi. Prevalentemente si attribuisce allasilice cristallina un potenziale potere cancerogeno di tipo“indiretto” che passa attraverso l’attivazione del processoinfiammatorio e con una catena di eventi che rappresen-tano un meccanismo molto simile se non del tutto sovrap-ponibile a quello che innesca lo sviluppo della silicosi(Greim 1999, Borm 2011). Inoltre l’effetto genotossicopuò essere prodotto in vitro solo per concentrazioni diSLC di gran lunga superiori a quelli che causano infiam-mazione. Borm (2011) ha dimostrato che la concentra-zione più bassa per causare un danno al DNA è di 40μg/cm2, valore 5 volte superiore a quello necessario perinnescare il processo infiammatorio in vitro e 60-120 volteper quello in vivo.

Inoltre, sempre secondo Borm (2011), non vi è evi-denza che la SLC sia in grado di raggiungere il nucleo cel-lulare ed in vivo le particelle di quarzo non sono state ri-trovate all’interno di cellule epiteliali. Quanto detto,specie sul piano epidemiologico, può essere approfonditoda quanto riportato nel documento SIMLII e nella pubbli-cazione di Piolatto e Pira del 2011.

In sintesi l’analisi dell’evidenza scientifica sul rap-porto tra silice e tumore del polmone porta, a nostro pa-rere, alle seguenti considerazioni:1. È documentato l’eccesso di rischio di tumore del pol-

mone nei silicotici, mentre la relazione silice e cancropolmonare in assenza di silicosi è ancora non chiara emeritevole di ulteriori indagini, opinione espressa daPelucchi (2006) e da Erren nel volume monograficodella Medicina del Lavoro 2011

2. L’eccesso di rischio di tumore è documentato per altilivelli di esposizione, verosimilmente almeno pari aquelli in grado di causare silicosi.

3. Il meccanismo d’azione attribuibile alla silice è indi-retto, non di tipo genotossico, ma legato alla sua

azione infiammatoria e molto simile al processo di fi-brogenesi.Riteniamo quindi che quanto affermato dallo “Scien-

tific Committee Occupational Exposure Level” (SCOEL)della Comunità Europea nel 2002 sia tuttora valido.

Lo SCOEL affermò che: “Il principale effetto sul-l’uomo dell’esposizione a silice cristallina nella sua fra-zione respirabile è la silicosi. Vi sono sufficienti informa-zioni per concludere che il rischio relativo di tumore delpolmone è aumentato nei soggetti con silicosi (e apparen-temente non nei lavoratori del settore estrattivo e dell’in-dustria ceramica). Pertanto prevenendo la silicosi si ri-durrà anche il rischio di tumore…”.

Analizzando i criteri di definizione delle sostanze can-cerogene previsto dal regolamento CLP e valutandoquanto esplicitato da McGregor (2010) ne deriva che nonvi siano oggi elementi di conoscenza scientifica sufficientiper classificare la SLC come cancerogena per l’uomo persé e che appaia più appropriato procedere a considerare lasilice cristallina nella sua frazione respirabile come:– STOT RE categoria 1 (corrispondente alla precedente

definizione di Tossico per inalazione) per inalazione sepresente in concentrazione uguale o superiore al 10%;

– STOT RE categoria 2 (corrispondente alla precedentedefinizione di Nocivo per inalazione) se presente inconcentrazione compresa tra 1 e 10%;

– Non classificabile come pericolosa per l’uomo se pre-sente in percentuale inferiore al 1%.

Il problema del valore limite

Per corrente limite di esposizione si intende general-mente il valore di 0.025 mg/m3 raccomandato dall’ACGIH.In realtà tale valore risulta essere di riferimento solo in Por-togallo ed in Italia ed oggetto di discussione in Spagna,mentre la maggioranza degli altri paesi utilizza valori diversipiù elevati (UK 0.1 mg/m3, Francia 0.1 mg/m3, Austria 0.15mg/m3, Svizzera 0.15 mg/m3). A livello comunitario si staattualmente discutendo, sulla base dei risultati del progettoSHEcan coordinato dallo IOM di Edinburgo, quale valoretra 0.2-0.1 e 0.05 mg/m3 rappresenti la scelta migliore ancheconsiderando il rapporto costo/benefici. Come si vede neldocumento SIMLII si è fatto riferimento, nell’ottica delprincipio di precauzione ed in linea con lo SCOEL, al valoreOEL più protettivo tra quelli in discussione a livello comu-nitario. Tale valore risulta in grado, secondo un metodo dicalcolo contenuto nel documento SHEcan e basato sulla re-lazione dose-risposta, di annullare praticamente il rischio dieccesso di tumore dl polmone negli esposti a silice cristal-lina. Le conclusioni del documento SIMLII appaiono quindicoerenti con quanto sopra esposto.

Il problema del valore limite è complesso: è evidenteper chiunque che ogni abbassamento di un OEL è in lineacon il principio di precauzione o migliore prevenzione, maè già stato precedentemente sottolineato il problema dellaprecisione delle misure.

Non risulta oggi agli autori che la “European Con-struction Industry Federation” (FIEC) abbia ad oggi ade-rito all’accordo europeo sulla silice (NEPSI) che rimanda

Page 46: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 305http://gimle.fsm.it

all’adozione delle “good practices”. Ciò sarebbe auspica-bile. Occorre infine ribadire che l’industria edile com-prende settori estremamente diversi e che la tecnologia siè modificata notevolmente nelle ultime decadi con ovvieimplicazioni sulla possibilità di valutazioni attendibili ri-guardo le esposizioni del passato.

Bibliografia

1) Flanagan ME, Seixas N, Becker P, Takacs B, Camp J: Silica Expo-sure on Construction Sites: Results of An Exposure monitoring DataCompilation Project, J Occup Environ Hyg 2006; 3: 144-152.

2) SHEcan Summary Report: Socioeconomic, Health and Environ-mental impact of possible amendments to the European Carcinogensand Mutagens Directive - P937/99, IOM; 2011.

3) Miscetti G, Bodo P, Garofani P, Abbritti EP, Luciani G, Mozzanti M,Bessi L, Marsili G. Indagine conoscitiva sull’esposizione personaledei lavoratori a silice libera cristallina in edilizia. Med Lav 2011;102 (4): 370-381.

4) Metodica NIOSH 7500, SILICA, CRYSTALLINE, by XRD (filterredeposition); 2003.

5) IARC Monographs on the Evalutation of Carcinogenic Risks to Hu-mans. Volume 100 Part C: Arsenic, Metals, Fibres and Dusts; 2009.

6) EU: Regulation (EC) No 1272/2008 of the European Parliament andof the Council of 16 December 2008 on classification, labelling andpackaging of substances and mixtures, amending and repealing Di-rectives 67/548/EEC and 1999/45/EC, and amending Regulation(EC) No 1907/2006. 2008: 1-1355. http://eurlex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2008:353:0001:1355:EN:PDF

7) ECHA Guidance to the CLP Regulation: Guidance to regulation(EC) n. 1272/2008 on classification, labelling and packaging of sub-stances and mixtures. 25 August 2009. IHCP: DG Joint ResearchCentre, European Commission; 2009.

8) McGregor D, Boobis A, Binaglia M, et al. Guidance for the classifi-cation of carcinogens under the Globally Harmonised System ofClassification and Labelling of Chemicals (GHS). Crit Rev Toxicol2010; 40 (3): 245-85.

9) Brown T, Rushton L. A review of the literature of the health effectsof occupational exposure to crystalline silica: silicosis, cancer andautoimmune diseases. European Association of Industrial Silica Pro-ducers. Brussels Ed. 2009: 1-178.

10) Steenland K, Mannetje A, Boffetta P, et al. Pooled exposure-re-sponse analyses and risk assessment for lung cancer in 10 cohorts ofsilica-exposed workers: an IARC multicentre study. Cancer CausesControl 2001; 12: 773-784.

11) Piolatto G, Pira E. The opinion of the Italian Society of OccupationalMedicine and Industrial Hygiene (SIMLII) on silica-exposure andlung cancer risk. Med Lav 2011; 102 (4): 336-342.

12) Morfeld P. Respirable Crystalline Silica: rationale for classificationaccording to the CLP Regulation and within the framework of theGlobally Harmonised System (GHS) of Classification and Labellingof Chemicals. 2010. Available at: http://www.crystallinesilica.eu/fileadmin/crystallinesilica/documents/Classification_CLP_GHS_RCS_Morfeld_27April2010_final.pdf

13) Greim H. Silica, crystalline: quartz dust, cristobalite dust and tridy-mite dust (respirable fraction). The MAK Collection for OccupationalHealth and Safety. Weinheim: Verlag Wiley-VCH, 1999: 205-71.

14) Borm P, Tran L, Donaldson K. The carcinogenic action of crystallinesilica: A review of the evidence supporting secondary inflammation-driven genotoxicity as a principal mechanism. Critical Reviews inToxicology 2011; 41 (9): 756-770.

15) Documento di consenso del Direttivo SIMLII, riunione del2/04/2012. http://www.simlii.it/it/news/2012/05/30/35/esposizione_a_silice_e_rischio_di_neoplasia_polmonare/

16) Pelucchi C, Pira E, Piolatto G, et al. Occupational silica exposureand lung cancer risk: a review of epidemiological studies 1996-2005. Ann Oncol 2006; 17: 1039-105.

17) Erren TC, Morfeld P, Glende CB, Piekarski C, Cocco P. Meta-analyses of published epidemiological studies, 1976-2006, point toopen causal questions in silica-silicosis-lung cancer research. MedLav 2011; 102 (4): 321-335.

18) SCOEL: Recommendation from the scientific committee on occu-pational exposure limits for silica, crystalline (respirable dust)SCOEL/SUM/94-final.2002

19) American Conference of Governmental Industrial Hygienists(ACGIH), Cincinnati, OH: Threshold limit value and Biological Ex-posure Indices; 2011.

Richiesta estratti: Prof. Enrico Pira - Dipartimento di Traumatologia, Ortopedia e Medicina del Lavoro dell’Università di Torino, ViaZuretti 29, 10126 Torino, Italy - Tel. 011.6933500, E-mail: [email protected]

Page 47: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3, 306-312 © PI-ME, Pavia 2012http://gimle.fsm.it ISSN 1592-7830

M.M. Riva, C. Bancone, F. Bigoni, M. Bresciani, M. Santini, G. Mosconi

Malattie lavoro-correlate e giudizio di idoneità lavorativa in edilizia

Unità Operativa Ospedaliera Medicina del Lavoro, Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo

Introduzione e scopo

I dati reperibili in letteratura nazionale ed internazionaleconfermano ancora oggi che l’edilizia è uno dei settori pro-duttivi con un numero di infortuni, anche mortali, tra i piùelevati ed ancora più elevata prevalenza di patologie lavoro-correlate (2, 3, 9). In proposito i dati forniti dall’Istituto Na-zionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro(INAIL: http://bancadati.inail.it/prevenzionale/) confer-mano che anche in Italia l’edilizia è stabilmente il settorecon il più alto numero assoluto di malattie professionali de-nunciate, in costante crescita. Analizzando infatti il quin-quennio 2006-2010 emerge che le patologie denunciate al-l’ente assicurativo riconducibili all’edilizia sono aumentatedell’83,6% (da 3241 nel 2006 a 5951 nel 2010), a fronte diuna occupazione certamente non in crescita. Nello stessoperiodo gli infortuni denunciati nel settore hanno visto nelloro complesso una riduzione del 28,9% (da 104.375 nel2006 a 74.189 nel 2010), anche i soli infortuni mortalihanno registrato un calo del 33,7% (da 329 nel 2006 a 218nel 2010). Questi andamenti sono chiaramente influenzatidal calo della occupazione e del numero di ore lavorate.

A partire dalla seconda metà degli anni ’90 è attivo inprovincia di Bergamo il progetto “Tutela della salute neicantieri edili” (7), promosso dal Comitato Paritetico Terri-toriale (CPT) e realizzato dalla Unità Operativa Ospeda-liera Medicina del Lavoro (UOOML) dell’Azienda Ospe-daliera Ospedali Riuniti di Bergamo. Il progetto prevedetra le altre cose lo studio della prevalenza delle patologieprofessionali (8) e delle idoneità lavorative condizionatenel settore edile, applicando una sorveglianza sanitariapreventiva e periodica secondo quanto previsto dalleLinee Guida della Regione Lombardia (1) e dalle più re-centi Linee Guida della Società Italiana di Medicina delLavoro ed Igiene Industriale (SIMLII) dedicate al settore(6). Il presente lavoro si pone l’obiettivo di sintetizzare irisultati emersi dallo studio in riferimento al periodo di os-servazione tra il 2003 ed il 2011.

Materiali e metodi

Negli anni dal 2003 al 2011, nell’ambito del progetto“Tutela della salute nei cantieri edili”, sono stati sottoposti

RIASSUNTO. L’edilizia è caratterizzata da un elevato numerodi infortuni, anche mortali, ed ancora più elevata prevalenzadi patologie lavoro-correlate. Scopo del presente lavoro è analizzare i risultati di un progetto di ricerca che ha tra gli obiettivi lo studio della prevalenza delle patologieprofessionali e delle idoneità lavorative nel settore.Nel periodo 2003-2011 sono stati valutati 2069 lavoratori edili,provenienti da 218 imprese (età media 37.9 anni, anzianitàlavorativa media 21.1 anni, di cui mediamente 17.1 trascorsinel settore edile). La prevalenza di patologie professionali èrisultata del 14.06%, al primo posto la ipoacusia da rumore,seguita dalle patologie muscoloscheletriche e dalle neuropatieda intrappolamento. Il 24.7% delle idoneità è risultatocondizionato dalla presenza di limitazioni, lo 0.6% dellapopolazione è risultata non idonea alla mansione specifica.La prevalenza delle patologie lavoro-correlate nel settore si conferma elevata, con picco tra i più anziani, ma ricorrenzasignificativa anche tra i più giovani. È rilevante la fetta di popolazione che presenta problemi di salute che limitano la capacità lavorativa.

Parole chiave: edilizia, malattie lavoro-correlate, idoneità lavorativa.

ABSTRACT. WORK-RELATED DISEASES AND THE FITNESS TO WORK

IN CONSTRUCTION INDUSTRY. The construction industry ischaracterized by a high number of fatal and non fatal injuriesand even higher prevalence of work-related diseases. The aim of this work is to analyze the results of a research project thathas among its objectives the study of the prevalence of work-related diseases and the fitness to work in construction industry.In the period 2003-2011 were evaluated 2069 constructionworkers, from 218 companies (average age 37.9 years, meanseniority 21.1 years, 17.1 in the construction industry). The prevalence of work-related diseases was 14.06%, in the first place the noise-induced hearing loss, followed by musculoskeletal disorders and entrapment neuropathies. The 24.7% of fitness to work was influenced by the presence of limitations, the 0.6% of the population was not suitable for the specific task.The prevalence of work-related diseases in construction industryis high, with a peak among the elderly, but also significantoccurrence among young people. It is important the percentageof the population with health problems that limit the fitness to work.

Key words: construction industry, work-related disease, fitness to work.

Page 48: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 307http://gimle.fsm.it

a visita ed accertamenti sanitari 2069 lavoratori di cantiere(operai e tecnici, escluso dunque il personale amministra-tivo e tecnico di ufficio). Il protocollo applicato è quelloprevisto dalle Linee Guida della SIMLII e della RegioneLombardia, integrato con accertamenti sanitari di secondolivello finalizzati ad ottenere una diagnosi certa, quandoassente, o una stadiazione aggiornata e completa di pato-logie già note. La coorte di lavoratori ha età media di 37.9anni (DS 15.6) ed anzianità lavorativa media di 21.1 anni(DS 13.4), di cui mediamente 17.1 (DS 13.2) trascorsi nelsettore edile. Sono 218 le imprese di provenienza dei la-voratori, con una media di 8 dipendenti ciascuna (range 1-120, con variabilità legata all’elevato turn-over del set-tore), dedite anzitutto a realizzazione di costruzioni ex-novo (attività prevalente per il 45% delle imprese) e ri-strutturazioni (attività prevalente per il 22%). Il restante33% delle imprese hanno attività molto diversificate epromiscue: edilizia industriale, opere di urbanizzazione edasfaltatura, scavi, manutenzione refrattari, posa guaine bi-tuminose, realizzazione coperture, installazione opereprovvisionali, impiantistica etc. In considerazione dellapolverizzazione e della promiscuità delle mansioni, do-vute alla complessità del settore ed all’intercambiabilitàrichiesta agli operatori in funzione delle esigenze di can-tiere, abbiamo raggruppato i lavoratori in 6 macrocate-gorie, il più possibile omogenee per tipologia di lavoro edunque per esposizione a rischio (Tabella I):– personale altamente specializzato, che si occupa pre-

valentemente del coordinamento dei lavori (com-prende tutti i capocantiere ed i caposquadra);

– operai specializzati per le fasi di carpenteria e muratura;– personale addetto ad opere di allestimento, finitura

cantiere o lavori speciali (ponteggisti, gruisti, impian-tisti, impermeabilizzatori, addetti a realizzazione opereurbanistiche etc.);

– operatori mezzi (conduzione macchine movimentoterra e autisti di mezzi su strada);

– apprendisti (addetti a varie attività);– personale non qualificato, addetto ad attività di sola

manovalanza.I lavoratori sono stati suddivisi anche secondo l’età in

5 fasce differenti: soggetti con età inferiore a 20 anni (185lavoratori), con età compresa tra 20 e 29 anni (414 lavora-tori), con età compresa tra 30 e 39 anni (537 lavoratori),con età compresa fra 40 e 49 anni (501 lavoratori) ed in-fine con età uguale o superiore a 50 anni (432 lavoratori).

I dati relativi alla raccolta anamnestica, alle visite me-diche ed agli accertamenti integrativi sono stati inseriti inun database realizzato ad hoc, che ha consentito le succes-sive rielaborazioni. La definizione delle patologie lavoro-correlate è avvenuta in presenza di una diagnosi certa, diesposizione professionale coerente con il danno (rapportotopografico, qualitativo, quantitativo e cronologico ade-guati, secondo quanto definito in letteratura) e previaesclusione di altre patologie o fattori di rischio extralavo-rativi che potessero da soli giustificare l’insorgenza deldanno.

Risultati

Per ottenere un corretto inquadramento diagnostico, incaso di sospetta patologia lavoro-correlata o per l’espres-sione dell’idoneità lavorativa, oltre a quanto previsto dalprotocollo sanitario, nell’8,1% dei casi è stato necessarioprescrivere esami strumentali o visite specialistiche inte-grative. Nella Figura 1 viene indicata la natura degli ac-certamenti, da cui si evince quali apparati sono risultati af-fetti da patologie di prima diagnosi o non adeguatamenteinquadrate.

Tabella I. Lavoratori divisi in gruppi omogenei per mansione

Età Anzianità AnzianitàMansione N° Media Lavorativa in edilizia

(DevSt) (DevSt) (DevSt)

Personale che si occupa prevalentemente del coordinamento dei lavori 296 41,8 23,5 21,8(12) (13,7) (14)

Operai specializzati per le fasi di carpenteria e muratura 852 40,4 24,2 20,5(11,2) (12) (12,6)

Personale addetto ad opere di allestimento o finitura cantiere o a lavori speciali 311 38,4 20,8 14,9(11,2) (12) (11,6)

Operatori mezzi 269 41,8 24,4 18(26,7) (11,5) (11,9)

Apprendisti 196 16,4 1,3 1(3,5)

Manovali 145 36 18,2 11,5(11,1) (11,6) (10,4)

TOTALE 2069 37,9 21,1 17,1(15,6) (13,4) (13,2)

Page 49: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

308 G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3http://gimle.fsm.it

Nella Tabella V viene quindi riportata laprevalenza delle patologie professionaliper i soli soggetti con età superiore a 39anni, divisi secondo la mansione preva-lente.

Per quanto concerne la valutazionedell’idoneità lavorativa, nella Figura 4vengono riassunti i giudizi espressi. Com-plessivamente il 24.7% delle idoneità è ri-sultato condizionato dalla presenza di li-mitazioni, di queste circa il 55-60% conimpatto significativo sulla capacità lavora-tiva del soggetto, tali dunque da portare adeffettive modifiche delle condizioni di la-voro e/o dell’organizzazione dello stesso.

Nella Tabella VI viene indicata la di-stribuzione delle idoneità lavorative permansione. Nella Figura 5 viene illustratocome si distribuiscono le sole idoneità conlimitazioni nelle diverse fasce di età.

Definire le ragioni sanitarie che hannoportato ad esprimere idoneità con limita-zioni può essere complesso, anche perché

sovente vi sono più cause che concorrono nel determinarela decisione finale. Le patologie di più frequente riscontrotra i soggetti limitati sono: patologie muscoloscheletriche(nel 71%), ipertensione arteriosa (nel 28.7%), neuropatiaperiferica o del SNC (nell’8.3%), patologia dismetabolicao endocrinopatia (nell’8%), cardiopatia (nel 7.7%), dia-bete (nel 6.8%) etc. Per quanto riguarda i 12 soggetti ri-sultati definitivamente non idonei, le ragioni del giudiziosono state: in 5 casi una patologia muscoloscheletrica, in4 casi gli esiti dei test tossicologici per sostanze stupefa-centi (introdotti solo a partire dal 2009), in 1 caso un pro-blema di alcoldipendenza, in 1 caso una patologia respira-toria ed infine in 1 caso una patologia neoplastica compli-cata. Precisiamo che tra i soggetti infine risultati idonei oidonei con limitazioni vi sono stati diversi casi di non ido-neità temporanea, ad esempio per positività ai test tossico-logici o dovuti a patologie (anzitutto cardiopatie e diabete)di prima diagnosi o già note ma non adeguatamente con-trollate.

Figura 1. Natura degli accertamenti integrativi al protocollo, necessari per lacorretta diagnosi di patologie lavoro-correlate o per l’espressione dell’ido-neità lavorativa

Tabella II. Prevalenza delle patologie lavoro-correlate riscontrate su una popolazione di 2069 edili e loro distribuzione

Patologie lavoro-correlate riscontrate N° casi ogni 1000 lavoratori Distribuzione sul totale delle patologie (%)

Ipoacusia da trauma acustico cronico 78.8 56.01

Patologia muscoloscheletrica 40.1 28.52

Neuropatia da intrappolamento 8.7 6.19

Dermatite eczematosa (allergica ed irritativa) 7.2 5.16

Angioneurosi da strumenti vibranti 3.4 2.41

Pleuropatia asbestosica benigna e silicosi 1.9 1.37

Neoplasia della cute 0.5 0.34

TOTALE 140.6 100

Nella popolazione oggetto dell’indagine sono stati ri-scontrati complessivamente 291 casi di patologia di so-spetta origine professionale, corrispondenti dunque ad unaprevalenza del 14.06%. Sono tuttavia 251 i soggetti risul-tati affetti da tecnopatie (12.13% della popolazione), chedunque in alcune circostanze hanno presentato più quadriassociati tra loro. Nella Tabella II viene indicata la preva-lenza delle patologie professionali riscontrate sul totaledella popolazione, divise per tipologia. Nella Figura 2 enella Tabella III viene riportata la prevalenza delle pato-logie lavoro-correlate considerando la divisione per fascedi età.

Nella Figura 3 viene indicata la prevalenza delle pato-logie professionali in base al tipo di mansione prevalente.Per rendere tra loro confrontabili questi gruppi, abbiamoselezionato per ognuno solo i lavoratori con età superiore39 anni (ovvero le fasce risultate a maggiore rischio di in-sorgenza di patologia professionale). Si tratta in tutto di933 lavoratori, distribuiti come indicato in Tabella IV.

Page 50: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 309http://gimle.fsm.it

del rischio. Ad ogni modo,nonostante l’ipoacusia rap-presenti ancora la patologianel complesso di più fre-quente riscontro (TabellaII), osservando la suddivi-sione per fasce di età (Ta-bella III) si intuisce comele prospettive future sianoindirizzate verso un incre-mento delle neuropatie daintrappolamento e delle pa-tologie muscoloscheletri-che. Queste già oggi rap-presentano una percentualerilevante dei casi totali dimalattie da lavoro (som-mate sono il 34.7% dellepatologie riscontrate) esono le più ricorrenti tracoloro che, pur avendo si-

gnificativa anzianità lavorativa ed esposizione a fattori dirischio, hanno iniziato la propria attività dopo l’emana-zione del D.lgs 277/91 o del D.lgs 626/94 (età 30-39anni, dove rappresentano il 66.6% delle patologie da la-voro). Il problema è che neuropatie da intrappolamento epatologie muscoloscheletriche, rispetto alla ipoacusia darumore, hanno un maggiore impatto sulla capacità lavo-rativa dei soggetti e sulla conseguente idoneità, oltre adessere sovente anche causa di ripetute assenze per ma-lattia. Il benessere personale del lavoratore, fisico edeconomico, ed il costo sociale di conseguenza ne risen-tono in maniera significativa.

Figura 2. Prevalenza delle patologie lavoro-correlate nelle diverse fasce di età

Tabella III. Prevalenza delle patologie professionali per età dei lavoratori e per tipologia

N° casi ogni 1000 lavoratori(% sul totale delle patologie)

Patologie Lavoro-correlate riscontrate

20-29 anni 30-39 anni 40-49 anni > 49 anni

Ipoacusia da trauma acustico cronico2.4 7.5 83.8 268.5

(20%) (16.7%) (49.4%) (65.5%)

Patologia muscoloscheletrica2.4 22.3 61.9 90.3

(20%) (49.9%) (36.5%) (22%)

Neuropatia da intrappolamento –7.5 14 16.2

(16.7%) (8.2%) (4%)

Dermatite eczematosa (allergica ed irritativa)4.8 7.5 8 11.6

(40%) (16.7%) (4.7%) (2.8%)

Angioneurosi da strumenti vibranti2.4

–2 11.6

(20%) (1.2%) (2.8%)

Pleuropatia asbestosica benigna e silicosi – – –9.2

(2.3%)

Neoplasia della cute – – –2.3

(0.6%)

TOTALE12 44.8 169.7 409.7

(100%) (100%) (100%) (100%)

Discussione

La prevalenza delle patologie lavoro-correlate nelsettore edile si conferma elevata, con picchi nelle fascedi maggiore anzianità, ma ricorrenza comunque signifi-cativa anche tra i giovani (Figura 2). È sicuramente de-ludente, in termini di efficacia degli interventi di preven-zione, che i casi di ipoacusia da rumore siano ancoraoggi così elevati, quando il semplice utilizzo di adeguatidispositivi di protezione individuale (DPI) dovrebbe ga-rantire il totale abbattimento dell’esposizione e dunque

Page 51: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

310 G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3http://gimle.fsm.it

detti ad opere murarie e di carpenteria. Il dato mette in ri-salto la problematica dell’ergonomia anche per tuttequeste attività accessorie, per nostra esperienza spesso tra-scurate in fase di valutazione dei rischi perché erronea-mente ritenute meno interessate dal problema.

La scarsa prevalenza di patologie professionali docu-mentata tra i manovali (Figura 3) non sorprende se si ten-gono in considerazione alcune caratteristiche della popo-lazione. Anzitutto l’età media dei soggetti e l’anzianità la-vorativa media nel settore, dunque in ultimo la durata del-l’esposizione ai fattori di rischio, sono decisamente infe-riori a quelle degli altri gruppi (Tabella I), anche conside-rando solo i lavoratori più anziani (Tabella IV). Tra i ma-novali inoltre vi sono numerosi soggetti affetti dalle pato-logie (professionali e non) più invalidanti, dunque con le

Figura 3. Prevalenza delle patologie lavoro-correlate nella popolazione divisa per mansione

Tabella IV. Lavoratori con età superiore a 39 anni, divisi per mansione

Mansione N°Età Media Anzianità lavorativa Anzianità in edilizia

(DevSt) (DevSt) (DevSt)

Personale che si occupa prevalentemente 157 51,1 33,8 31,8del coordinamento dei lavori (8) (9,5) (10,9)

Operai specializzati per le fasi 447 49,4 33,3 28,8di carpenteria e muratura (6,6) (8,1) (10,8)

Personale addetto ad opere di allestimento 143 48,6 31,1 21,9o finitura cantiere o a lavori speciali (6,7) (8,1) (12,6)

Operatori mezzi 136 52,4 33,8 25,6(34,1) (6,6) (10,9)

Manovali 50 48,8 31 19,2(6,3) (7,6) (12,3)

Nelle fasce di età a maggiore rischio l’analisi dellemansioni prevalenti (Tabella V) mette in evidenza che glioperatori mezzi, per il tipo di esposizione e per promi-scuità dei compiti tipica del settore, hanno una prevalenzadi patologie lavoro-correlate del tutto sovrapponibile alpersonale addetto ad attività di muratura e carpenteria,sebbene con qualche distinguo per quanto riguarda la ti-pologia delle stesse.

Interessante constatare come tra il personale addetto adopere di allestimento, finitura cantiere o lavori speciali(ponteggisti, gruisti, impiantisti, impermeabilizzatori, ad-detti a realizzazione opere urbanistiche etc.), oltre allasempre presente ipoacusia da rumore, vi sia una elevata ri-correnza di patologie a carico dell’apparato muscolosche-letrico, seconda solamente a quanto riscontrato tra gli ad-

Page 52: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3 311http://gimle.fsm.it

limitazioni di maggiore impatto. Abbiamo constatatodunque che la scelta di assegnare il lavoratore alla man-sione di manovale sovente deriva, oltre che dalla scarsaprofessionalità dello stesso, anche dalla necessità di affi-dare una mansione che consenta di gestire le problema-tiche di salute del soggetto. Tra i manovali dunque, oltre aiclassici “lavoratori di fatica” (i più giovani e sani) vi sonoanche i lavoratori meno produttivi e dunque meno espostiai fattori di rischio.

Non risultano esenti da patologie professionali nem-meno coloro che si occupano prevalentemente del coordi-namento dei lavori. Buona parte di questi soggetti infatti,sprovvista di titoli di studio superiori, non si è inserita nel

modo del lavoro occupando da subito ruoli di direzione,ma ha iniziato svolgendo compiti operativi ed ha avutouna progressione di carriera nel corso degli anni. Peraltromolte di queste figure ancora si dedicano anche alle atti-vità manuali affiancando le maestranze, senza limitarsi alsolo coordinamento.

È rilevante la fetta di popolazione che presenta pro-blemi di salute, professionali e non, che si ripercuotonoanche sulla idoneità lavorativa (Figura 4), sempre più fre-quenti con l’avanzare dell’età (Figura 5). È importante tut-tavia richiamare il fatto che solo una fetta delle limitazioniespresse (55-60%) ha un impatto significativo sulla capa-cità lavorativa dei soggetti, imponendo variazioni organiz-

zative o delle condizioni di lavoro. Sebbenesia interessante constatare che già tra i 20 ed i29 anni 1 lavoratore su 10 è affetto da pro-blemi di salute tali da condizionare limita-zioni, è a nostro avviso fonte di maggiorepreoccupazione il fatto che il rapporto salgaad 1 lavoratore su 2 sopra i 50 anni, età in cuiè certamente più difficile il ricollocamento ola riqualifica del soggetto e spesso è ancoradistante l’età pensionabile (4, 5). Nella nostraesperienza è stata proprio la gestione delleidoneità complesse l’attività più onerosa edimpegnativa da svolgere per il Medico Com-petente.

Concludiamo sottolineando come non siairrilevante la casistica dei soggetti risultati de-finitivamente non idonei alla mansione speci-fica (Figura 4), soprattutto se si considera che

Tabella V. Prevalenza patologie lavoro-correlate per mansione, lavoratori con età > 39 anni

N° casi ogni 1000 lavoratori con età > 39 anni

Patologie(% sul totale delle patologie)

Lavoro-correlateriscontrate

Addetti Operai specializzati Allestimento o finituraal coordinamento per carpenteria cantiere o lavori Operatori mezzi Manovali

lavori e muratura speciali

Ipoacusia da trauma 146.5 187.9 125.9 227.9 40acustico cronico (82.1%) (54.9%) (58.1%) (67.4%) (50%)

Patologia 25.5 100.7 83.9 58.8 20muscoloscheletrica (14.3%) (29.4%) (38.7%) (17.5%) (25%)

Neuropatia –

26.8–

14.7–da intrappolamento (7.8%) (4.3%)

Dermatite eczematosa –

15.7 7–

20(allergica ed irritativa) (4.6%) (3.2%) (25%)

Angioneurosi –

8.9–

14.7–da strumenti vibranti (2.6%) (4.3%)

Pleuropatia asbestosica 2.2 – 22.1–benigna e silicosi (0.7%) (6.5%)

Neoplasia della cute6.4

– – – –(3.6%)

TOTALE178.4 342.2 216.8 338.2 80(100%) (100%) (100%) (100%) (100%)

Figura 4. Ripartizione dei giudizi di idoneità per tipologia

Page 53: 75° Congresso Nazionale SIMLII Società Italiana di Medicina del …fad.saepe.it/docs/gimle3-2012_edilizia.pdf · 2016. 7. 1. · E-MAIL: massimo.ferrari@unipv.it FAX: 0382-592514

312 G Ital Med Lav Erg 2012; 34:3http://gimle.fsm.it

non pochi tra coloro giudi-cati idonei con limitazionisi trovano prossimi allalinea di demarcazione,spesso non ben tracciabile,della non idoneità assoluta.È possibile provare a ge-stire anche questi casi dinon idoneità, con nonpoche difficoltà, ma visono situazioni in cui oltreai problemi organizzativied all’assenza di postazionidi lavoro alternative, oltre adoversi scontrare con leesigenze di produttività diuna piccola impresa, anchela discrezionalità che sa-rebbe necessaria non è con-cessa al medico. È questo ilcaso dei soggetti giudicatidefinitivamente non idoneialla mansione specifica a causa dei test tossicologici persostanze stupefacenti, sul cui destino è comunque impor-tante riflettere.

A questo primo lavoro, che ha lo scopo di fornire uninquadramento generale della problematica delle pato-logie professionali e delle idoneità complesse nel settoreedile, faranno seguito pubblicazioni mirate a temi speci-fici, in cui verranno approfonditi alcuni degli aspetti dimaggiore interesse emersi dal progetto-studio.

Bibliografia

1) AAVV. Linee Guida Regionali per la Sorveglianza Sanitaria in edili-zia. BURL Anno XXXII, n° 305, 3° supplemento straordinario al n°51, Dicembre 2002.

2) Boschman JS, van der Molen HF, Sluiter JK, Frings-Dresen MH. Oc-cupational Demands and Health Effects for Bricklayers and Con-struction Supervisors: A Systematic Review. Am J Ind Med 2011; 54(1): 55-77.

3) Dong X, Men Y, Fujimoto A, et al. The construction Chart Book - 4th

Edition. USA, CPWR - The Center for Construction Research andTraining; 2008.

4) Dong XS, Wang X, Daw C, Ringen K. Chronic diseases and functionallimitations among older construction workers in the United States: a10-year follow-up study. J Occup Environ Med 2011; 53 (4): 372-380.

5) Hoonakker P, van Duivenbooden C. Monitoring working conditionsand health of older workers in Dutch construction industry. Am J IndMed. 2010; 53 (6): 641-53.

6) Mosconi G, Assennato G, Battevi N, Carino M, Coato F, Consonni D,Cottica D, Cristaudo A, Di Camillo G, Giachino GM, Leocata G,Macchia C, Manfredini F, Nano G, Negro C, Peretti A, Prandi E, Ra-menghi D, Riva MM, Rivolta G, Scarno G, Scopacasa L. Linee Gui-da per la valutazione del rischio e la sorveglianza sanitaria in edilizia.Tipografia Pime Editrice Srl. Pavia, 2008.

7) Mosconi G, Boleri D, Mandelli G, Prandi E, Belotti L. Le malattie dalavoro in edilizia. Med Lav 2003; 94 (3): 296-311.

8) Riva MM, Pavesi G, Bartolozzi F, Bancone C, Mosconi G. Differen-ze nella prevalenza di malattie professionali in edilizia tra la fine de-gli anni ’90 ed il 2006. G Ital Med Lav Erg 2007; 29 (3): 311-313.

9) Stocks SJ, Turner S, McNamee R, Carder M, Hussey L, Agius RM.Occupation and work-related ill-health in UK construction workers.Occup Med (Lond) 2011; 61 (6): 407-415.

Tabella VI. Giudizi di idoneità espressi in base alla mansione

Idonei o idonei Idonei con Non Mansione con prescrizionelimitazioni idoneispecifici DPI

Personale che si occupa prevalentemente del coordinamento dei lavori 78.8% 21.2% –

Operai specializzati per le fasi di carpenteria e muratura 67.0% 32.5% 0.5%

Personale addetto ad opere di allestimento o finitura cantiere o a lavori speciali 73.9% 25.4% 0.7%

Operatori mezzi 76.8% 20.9% 2.3%

Apprendisti 95.4% 4.6% –

Manovali 80.3% 19.7% –

Figura 5. Prevalenza di idoneità con limitazioni nelle diverse fasce di età

Richiesta estratti: Matteo Marco Riva - Unità Operativa Ospedaliera Medicina del Lavoro, Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti diBergamo, Largo Barozzi 1, 24128 Bergamo, Italy - Tel. 035.69196, Fax 035.266866, E-mail: [email protected]