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6 PRODOTTI LATERIZI
Luca Gardumi
MATERIALI DA COSTRUZIONE
Tubuli
Esemplari selezionati565,
non presenti nelle tavole:
Inv. n. 9307; A 8, US 311; 3 frammenti di tubuli fittili
recanti impressioni a losanga sulla superficie;
argilla color arancione.
Inv. n. 9308; A 8, US 312; 25 frammenti di tubuli
fittili recanti impressioni a losanga sulla super-
ficie; argilla color arancione.
Inv. n. 9309; A 9, US 316; 2 frammenti di tubuli fittili
recanti impressioni a losanga sulla superficie;
argilla color arancione.
Inv. n. 9310; AA 14-15, US 403; frammento di tubu-
lo fittile; argilla color arancione.
Inv. n. 9311; A 14, US 408; 28 frammenti di tubuli
fittili recanti impressioni a losanga sulla super-
ficie; argilla color arancione.
Inv. n. 9312; A 14, US 418; 25 frammenti di tubuli
fittili recanti impressioni a losanga sulla super-
ficie; argilla color arancione.
Inv. n. 9313; A 14, US 419; 9 frammenti di tubuli
fittili recanti impressioni a losanga sulla super-
ficie; argilla color arancione.
Inv. n. 9314; A 15, US 423; 10 frammenti di tubuli
fittili recanti impressioni a losanga sulla super-
ficie; argilla color arancione.
Inv. n. 9315; Fig. 60; A 14, US 425; 44 frammenti di
tubuli fittili recanti impressioni a losanga sulla
superficie; argilla color arancione.
Inv. n. 9316; AA 14-20, US 500;3 frammenti di tu-
buli fittili recanti impressioni a losanga sulla
superficie; argilla color arancione.
Inv. n. 9317; A 14, US 503; 3 frammenti di tubuli
fittili; argilla color arancione.
Inv. n. 9318; A 8, US 312; frammento di tubulo fitti-
le; argilla color giallo.
Inv. n. 9319; A 9, US 323; 3 frammenti di tubuli fit-
tili; argilla color giallo.
Inv. n. 9320; A 9, US 323; frammento di tubulo fittile
recanti impressioni a losanga sulla superficie;
argilla color giallo.
Inv. n. 9321; AA 14-15, US 403; 6 frammenti di tu-
buli fittili recanti impressioni a losanga sulla
superficie; argilla color giallo.
Inv. n. 9322; A 14, US 408; 5 frammenti di tubuli
fittili recanti impressioni a losanga sulla super-
ficie; argilla color giallo.
Inv. n. 9323; A 14, US 418; frammento di tubulo
fittile recanti impressioni a losanga sulla super-
ficie; argilla color giallo.
Inv. n. 9324; A 14, US 419; 5 frammenti di tubuli
fittili recanti impressioni a losanga sulla super-
ficie; argilla color giallo.
Inv. n. 9325; A 15, US 423; 12 frammenti di tubuli
fittili recanti impressioni a losanga sulla super-
ficie; argilla color giallo.
565 I frammenti di materiali laterizi (tubuli, tegole, embrici, mattoni) rinvenuti nel corso degli scavi sono stati tuttianalizzati, ma soltanto una parte selezionata in base alla conservazione di elementi caratterizzanti è stata sottopostaa inventariazione e documentazione fotografica.
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Inv. n. 9326; A 14, US 425; 22 frammenti di tubuli
fittili recanti impressioni a losanga sulla super-
ficie; argilla color giallo.
Inv. n. 9327; A 14, US 500; 9 frammenti di tubuli
fittili recanti impressioni a losanga sulla super-
ficie; argilla color giallo.
Inv. n. 9328; A 14, US 501; 7 frammenti di tubuli
fittili recanti impressioni a losanga sulla super-
ficie; argilla color giallo.
Inv. n. 9329; A 20, US 505; 3 frammenti di tubuli
fittili recanti impressioni a losanga sulla super-
ficie; argilla color giallo.
Inv. n. 9330; A 14, US 507; 3 frammenti di tubuli
fittili recanti impressioni a losanga sulla super-
ficie; argilla color giallo.
Inv. n. 9570; Fig. 61; A 14, US 418; frammento di
tubulo fittile recante impressioni a losanga sul-
la superficie; presenta un’apertura rettangolare
(cm 4 x cm 5,5; la seconda misura è incomple-
ta) su una faccia laterale; h. massima cm 17
ca.; lungh. cm 12,5-13; profondità: cm 8,5-9;
argilla color giallo.
Nell’ambito degli elementi edilizi provenientidalla villa romana di Isera, particolare menzionemerita la presenza dei cosiddetti tubuli fittili,utilizzati nel rivestimento di ambienti riscaldatiallo scopo di distribuire uniformemente il calo-re e di evitarne la condensa sui muri. Uno deilati maggiori presenta linee graffite a stecca cheformano motivi a losanghe e che probabilmenteavevano la funzione di facilitare l’aderenza al-l’intonaco (fig. 60).Il rinvenimento di tubuli parietali, oltre a rivelarel’esistenza di un evoluto sistema di riscalda-mento, permette anche di definire un terminus
post quem nella datazione dell’ambiente: infat-ti, sulla base delle evidenze archeologiche e diun passo di Seneca566, si può ipotizzare chel’adozione di tubi in sostituzione delle tegulae
mammatae avvenne a partire dalla metà del Isec. d.C.567. Non è pertanto da escludere l’ipo-
tesi che l’allestimento dell’impianto termaledella villa sia da collocare in una fase successi-va alla costruzione del corpo principale568.Il materiale fittile in questione è stato suddivisoin due grandi gruppi, distinti per le diverse di-mensioni e per le differenti caratteristiche del-l’impasto.Gruppo 1: comprende 198 frammenti di tubuliparietali, caratterizzati da dimensioni ridotte(spessore del corpo compreso tra cm 0,5 e 1,5),forme regolari e impasto di colore marrone.L’83,8% degli esemplari di questo gruppo siconcentra nei settori 8 e 9 (ambiente 14), il15,1% proviene dal settore 4 (ambiente 8),l’1,1% dagli ambienti 22 e 23.Gruppo 2: comprende 257 frammenti, che si di-stinguono da quelli del gruppo 1 per le dimen-sioni maggiori (spessore del corpo compreso tracm 1,5 e 2), le forme più arrotondate e l’impastodi colore giallino. Il 47,47% degli esemplari èattestato nei settori 8 e 9, il 50,59% negli am-bienti 22 e 23, l’1,94% nel settore 4. A questogruppo appartiene l’esemplare più integro, il qualepresenta sulle facce laterali i fori rettangolari checonsentivano la circolazione dell’aria calda an-che in senso orizzontale (fig. 61)569.Risulta difficile comprendere i motivi che die-dero origine ad una produzione diversificata:infatti, la differenza tipologica non sembra cor-rispondere ad una differente localizzazione nel-la villa (bisogna tuttavia tenere presente che gliambienti in questione sono interessati da unaforte presenza di strati rimescolati). Neppure ladiversa forma degli spigoli, se anche può deri-vare da un diverso metodo di fabbricazione,sembra in grado di giustificare la necessità didue produzioni ben distinte. È tuttavia possibileavanzare un’ipotesi al riguardo: le due diverseproduzioni potrebbero essere state richieste dadiverse esigenze di utilizzo all’interno dell’im-pianto termale. I tubuli del gruppo 1, ad esem-pio, potrebbero essere stati impiegati, a causa
566 Sen., Ep., 90, 25: “Quaedam nostra demum prodisse memoria scimus, ut speculariorum usum perlucente testaclarum transmittentium lumen, ut suspensuras balneorum et impressos parietibus tubos per quos circumfunderturcalor qui ima simul ac summa foveret equaliter”.
567 Per Rook, 1979, pp. 305-306 l’adozione dei tubuli risale a non prima della seconda metà del I sec. d.C.568 Cfr. supra, pp. 80-92.569 Lugli 1957, p. 581.
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delle ridotte dimensioni, in un ambiente secon-dario (forse un tepidarium), quelli del gruppo 2in un ambiente più vasto (forse un caldarium).Va però precisato che nelle abitazioni delle re-gioni settentrionali l’impiego dei tubuli potevaessere esteso anche al di fuori dei vani aventifunzione termale570. Al di là di una possibile di-stinzione legata alla distribuzione dei tubuli nel-l’edificio, l’impasto del gruppo 2 sembrerebbefar propendere per una produzione locale (an-che sulla base del confronto con le tegole diIsera e di Prà del Rovro571), mentre quello delgruppo 1 induce a non escludere una produzio-ne d’importazione.
Tegole
Esemplari selezionati,
non presenti nelle tavole:
Inv. n. 9331; AA 14-20, US 500; frammento di tegola
ad alette con risega; argilla color giallastro.
Inv. n. 9332; A 14, US 408; frammento di tegola ad
alette con risega; argilla color giallastro.
Inv. n. 9333; A 6, US 336; frammento di tegola ad
alette con risega; argilla color giallastro.
Inv. n. 9334; A 3, US 310; 3 frammenti di tegola ad
alette con risega; argilla color giallastro.
Inv. n. 9335; A 6, US 308; frammento di tegola ad
alette con risega; argilla color giallastro.
Inv. n. 9336; A 21, US 0; frammento di tegola ad
alette con risega; argilla color giallastro;
570 Mansuelli 1971, p. 174; Medici, Toffetti 1994, p. 37, nota 109 (con bibliografia relativa al nord Italia). Per quantoriguarda la presenza dei tubuli nella nostra regione, alle attestazioni già segnalate in Bassi 1995, p. 98, nota 105 vaaggiunta quella di Gries-Vicolo della Fossa (Bonfanti, Dal Ri 1985, p. 28, tavv. XX e XXIX, fig. 3.5).
571 Gardumi 1996, pp. 183-192.
Fig. 61 - Tubulo fittile frammentario(inv. n. 9570) (foto B. Maurina).
In alto:Fig. 60 - Frammenti di tubuli fittili(inv. n. 9315) (foto B. Maurina).
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Inv. n. 9337; Fig. 63; A 6, US 331; frammento di
tegola ad alette con risega; argilla color gialla-
stro.
Inv. n. 9338; A 6, US 335; frammento di tegola ad
alette con risega; argilla color giallastro.
Inv. n. 9339; AA 14-20, US 500; 2 frammenti di te-
gola ad alette con risega; argilla color arancio-
ne e giallastro.
Inv. n. 9340; A 7, US 245; frammento di tegola ad
alette resecate alle estremità; argilla color gial-
lo- rosato.
Inv. n. 9341; A 7, US 206; 2 frammenti di tegola ad
alette resecate alle estremità; argilla color gial-
lastro.
Inv. n. 9342; Fig. 62; A 6, US 204; 2 frammenti di
tegola ad alette resecate alle estremità; argilla
color giallastro.
Fig. 65; inv. n. 9343; A 21, US 343; frammento di
tegola ad alette resecate alle estremità; argilla
color giallo- rosato.
Inv. n. 9344; A 3, US 310; frammento di tegola ad
alette resecate alle estremità; argilla color gial-
lastro.
Fig. 66; inv. n. 9345; A 6, US 308; frammento di
tegola con lettere (?) graffite; argilla color gial-
lastro.
Fig. 67; inv. n. 9346; A 6, US 313; frammento di
tegola con impressione digitale curvilinea; ar-
gilla color giallastro.
Fig. 68; inv. n. 9347; A 14, US 408; frammento di
tegola con impronta di zampa di cane; argilla
color arancione.
Inv. n. 9348; A 3, US 310; frammento di tegola con
impronta di zampa di cane; argilla color gialla-
stro.
Inv. n. 9349; A 6, US 336; frammento di tegola con
impronta di zampa di gatto; argilla color gialla-
stro.
Inv. n. 9350; A 3, US 310; frammento di tegola con
impronta di zampa di cane; argilla color gialla-
stro.
Inv. n. 9352; A 3, US 314; frammento di tegola con
impressione digitale; argilla color giallastro.
Inv. n. 9354; Fig. 62; A 3, US 310; frammento di
tegola ad alette resecate alle estremità; argilla
color rosato.
Inv. n. 9355; Fig. 69; A 6, US 331; frammento di
tegola recante linee incise intersecantisi sulla
superficie; argilla color giallo-rosa.
Inv. n. 9458; Fig. 70; F5 80-100; frammento di te-
gola recante una serie di piccole impronte cir-
colari in incavo ad andamento ellissoidale (im-
pronta di suola di calzatura?); argilla color gial-
lastro.
Considerati a parte gli esemplari impiegati nel-l’ambito della costruzione delle strutture mura-rie della villa ancora in situ572, nel corso dellecampagne di scavo sono stati recuperati 1149esemplari pertinenti a tegole, tutti purtroppo allostato frammentario e privi di significative anno-tazioni epigrafiche. Tuttavia, è ormai accertatoche sia in età tardorepubblicana nell’ambito dellegrandi ville rustiche, sia in età tardoantica, esi-stevano forme di produzione autarchica di late-rizi, che non esigeva la bollatura dei prodotti573.La frammentarietà dei reperti non consente distabilire né le loro dimensioni né, per la mag-gior parte dei casi, la tipologia delle riseghe.Tuttavia, sulla base dei dati a disposizione, èpossibile ipotizzare l’esistenza di un sistema dicopertura che offriva una certa gamma di sceltatra i vari tipi di tegulae.Gruppo 1: comprende 34 esemplari (2,95% deltotale) caratterizzati dall’interruzione dell’aletta aduna distanza variabile (da cm 3,5 a 8) dal bordo.Tale interruzione, che doveva favorire la sovrap-posizione delle tegole, sembra essere stata otte-nuta tramite uno strumento a lama, visto che moltiesemplari presentano una tacca d’incisione incorrispondenza del termine dell’aletta.Gruppo 2: composto da 24 esemplari (2% deltotale), comprende le tegole caratterizzate darisega verticale e obliqua574.Gruppo 3: comprende 7 esemplari (0,6% deltotale) con risega obliqua575.
572 V. supra, il paragrafo sulla periodizzazione, e infra quello su edilizia e articolazione funzionale della villa.573 Rebecchi 1983, pp. 74-78.574 Brodribb 1987, fig. 7.5.575 Brodribb 1987, fig. 7.1; Uboldi 1991, tav. CCIV, tipo A.
Figg. 62-70 - Frammenti di tegole(inv. nn. 9335, 9354, 9337, 9342,9343, 9345-9347, 9355, 9458)(foto B. Maurina, A. Dardani).
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Gruppo 4: rappresentato da un unico esemplare(0,1% del totale) con risega verticale576.Gruppo 5: è formato da 12 esemplari (1% deltotale) che presentano l’aletta con incavo infe-riore di forma trapezoidale. Nel mondo romanoquesto tipo di tegola viene utilizzato sistemati-camente soltanto nell’area vesuviana, mentre inEtruria è attestato per la prima volta nella villadi Settefinestre577. Sembra essere stato moltodiffuso anche nell’area padana, in particolare inEmilia578.Fatta eccezione per il gruppo 1, che doveva es-sere caratteristico di tutte le tegole della villa, èinteressante notare nel materiale in questionela compresenza di laterizi “ad incavo” e di late-rizi “a risega”. Questa caratteristica, anche sesi deve tenere in debita considerazione la scar-sità di dati esaustivi riguardo le tipologie lateri-zie, sembra riaffermare una volta di più la cono-scenza, da parte dei costruttori (e dei fruitori)della villa, di tecniche edilizie, oltre che deco-rative, di chiara impronta italica.In assenza di bolli epigrafici, bisogna segnalarela presenza di alcuni motivi impressi acciden-talmente sulla superficie delle tegole: si trattaquasi sempre di impronte di zampe di animalidomestici (cani e gatti)579 (Fig. 68), in un casocompare la suola di una scarpa (Fig. 70), manon mancano esemplari recanti impressioni di-gitali a semicerchi concentrici, ormai largamenteattestate nella bibliografia specialistica580 (Fig.67). Sono state fornite molte ipotesi riguardo ilsignificato e la funzione di tali motivi: di volta in
volta sono stati considerati marchi di fabbrica,segni per il conteggio degli esemplari prodottio per il riconoscimento degli artigiani, identifi-catori di partite diverse581.
Coppi
Esemplari selezionati,
non presenti nelle tavole:
Inv. n. 9351; Fig. 71; sporadico; frammento di cop-
po recante impronta di zampa di cane; argilla
color giallastro.
Assieme alle tegole, l’altro elemento necessa-rio alla copertura del tetto era costituito dai coppi(imbrices), che generalmente erano posti a ca-vallo delle tegole adiacenti e del colmo del tet-to582. Talvolta erano impiegati anche nella co-struzione di canalette per lo scolo delle acque583.Venivano fabbricati modellando un foglio d’ar-gilla su una matrice curva, in modo tale da otte-nere una superficie interna scabra, mentre quella
576 Brodribb 1987, fig. 7.4; Uboldi 1991, tav. CCIV, tipo D.577 Celuzza 1985, pp. 33-34.578 Celuzza 1985, p. 34 e bibliografia ivi indicata; Campagnoli 1993, p. 70, nota 22 (per la bibliografia relativa all’area
padana); Campagnoli 1997, p. 173.579 Per un approfondimento della questione relativa alla presenza di impronte animali e umane su prodotti laterizi, v.
Cram, Fulford 1979, pp. 201-209.580 Per l’area trentina, v. Bassi 1994c, fig. 116; Bassi 1995, fig. 8; Gardumi 1996, figg. 4-6.581 Uboldi 1991, p. 148 e bibliografia ivi indicata; Brodribb 1979, pp. 211-220 e bibliografia ivi indicata. Facchini
1992, p. 12; 1995, p. 523 e Medici, Toffetti 1994, p. 37, considerano tali impressioni come il segno di una fasedella lavorazione o l’elemento distintivo di un singolo operaio, e non come marchi di fabbrica. Basandosi sulnumero delle impressioni e sulla loro posizione sul lato corto della tegola, Negrino (1993, pp. 222 e 225) ritieneche esse potessero segnalare le tegole modellate in un certo periodo rispetto a quelle modellate in un altro.L’ipotesi, formulata da studiosi inglesi, di un loro utilizzo come aiuto visivo per gli operai durante la messa in operasul tetto, non è giudicata accettabile da Capecchi (1994-1995, p. 530, nota 42 e bibliografia ivi indicata).
582 Adam 1989, pp. 229-230.583 Celuzza 1985, p. 34.
Fig. 71 - Frammento di embrice(inv. n. 9351) (foto B. Maurina).
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esterna veniva lisciata a mano o a stecca584. Nelcorso delle varie campagne di scavo sono statirinvenuti 822 frammenti di coppi, tutti privi dicaratteristiche significative; soltanto in un casosi segnala la presenza di un’impronta di zampadi cane (Fig. 69).
Laterizi
Esemplari selezionati,
non presenti nelle tavole:
Inv. n. 9286; Fig. 72a; AA 14-20, US 500; 5 mattoni
semicircolari per colonne o pilae; h. cm 6,5-6
ca.; diam. cm 17-16,5 ca.
Inv. n. 9287; Fig. 73; AA 14-20, US 500; mattoncino
di forma esagonale (esagonetta); h. cm 4,2 ca.;
lato cm 4 ca.
Inv. n. 9288; Fig. 73; A 20, US 505; mattoncino di
forma esagonale (esagonetta); h. cm 4 ca.; lato
cm 4 ca.
Inv. n. 9289; Fig. 72b; A 14, US 507; mattone circo-
lare per colonne o pilae; h. cm 6,5 ca.; diam.
cm 17 ca.
Inv. n. 9290; Fig. 73; A 14, US 507; 2 mattoncini di
forma esagonale (esagonette); h. cm 4 ca.; lato
cm 4 ca.
Inv. n. 9291; Fig. 73; A 14, US 408; mattoncino di
forma esagonale (esagonetta); h. cm 4 ca.; lato
cm 4 ca.
Inv. n. 9292; A 21, US 0; 2 frammenti di mattoni
semicircolari per colonne o pilae; h. massima
cm 4,5 ca.
Inv. n. 9293; AA 14-15, US 403; frammento di mat-
toncino a forma di parallelepipedo; h. cm 3,5
ca; lunghezza massima cm 12 ca.; l. massima
cm 6,5-6 ca.
Inv. n. 9294; Fig. 75; A 20, US 505; mattone a forma
di quarto di cerchio (forse originariamente se-
micircolare); h. massima: cm 3,5-3 ca.; rag-
gio: cm 14 ca. Presenta striature verticali lungo
il bordo.
Inv. n. 9296; A 6, US 336; frammento di mattone
recante sulla superficie apparenti tracce di im-
pressioni digitali.
Inv. n. 9297; A 7, US 206; frammento di mattone
munito di incavo (manubriato); h. cm 6,7-6,3.
Inv. n. 9298; Fig. 76; A 6, US 313; frammento di
mattone munito di incavo (manubriato); h. cm
6,7-6,5.
Inv. n. 9299; Fig. 77; A 8, US 311; frammento di
mattone munito di incavo (manubriato); h. cm
6 ca.
Inv. n. 9300; A 6, US 336; frammento di mattone
munito di incavo (manubriato); h. cm 6,8-6,3.
Inv. n. 9301; A 3, US 310; frammento di mattone
munito di incavo (manubriato); h. cm 6,3-6,1.
Inv. n. 9302; A 21, US 0; frammento di mattone
munito di incavo (manubriato); h. cm 6,7-6,3.
Inv. n. 9303; Fig. 78; AA 14-15, US 403; frammento
di mattone munito di incavo (manubriato); h.
cm 6,2-6.
Inv. n. 9304; A 14, US 408; frammento di mattone
munito di incavo (manubriato); h. cm 6,6 ca.
Inv. n. 9305; AA 14-20, US 500; frammento di mattone
munito di incavo (manubriato); h. cm 7,2-7.
Inv. n. 9306; Fig. 79; sporadico; frammento di matto-
ne munito di incavo (manubriato); h. cm 6 ca.
Inv. n. 9353; Fig. 80; A 6, US 301; frammento di
mattone con foro circolare passante.
Inv. n. 9356; Fig. 81; sporadico; frammenti ricom-
ponibili di mattone munito di incavo (manubria-
to); h. cm 7-6,5; lato cm 29.
Inv. n. 9502; AA 14-20, US 500; 3 mattoncini di
forma esagonale (esagonette); h. cm 4,5-3,7;
lato cm 4,5-4.
Inv. n. 9503; AA 14-20, US 500; mattone semicir-
colare per colonne o pilae; h. cm 6,5 ca.; diam.
cm 16,7 ca.
Inv. n. 9504; AA 14-20, US 500; mattone a forma di
quarto di cerchio; h. cm 3 ca.; raggio cm 20,5 ca.
Inv. n. 9510; A 14, US 512; 2 mattoni semicircolari
per colonne o pilae; h. cm 6,5 ca.; diam. cm
16,8 ca.
Inv. n. 9511; A 14, US 512; 2 mattoni semicircolari per
colonne o pilae; h. cm 6,8 ca.; diam. cm 16 ca.
Recano tracce di calce sulla superficie.
Inv. n. 9803; Fig. 82a,b; sporadico, Area I; 2 mattoni
sesquipedali, recanti ciascuno degli incavi cir-
colari disposti diagonalmente, in un caso riem-
piti di argilla; h. cm 6 ca.; lato cm 43,5 x cm 31
ca. Ex Inv. 2.112/4-5.
584 Celuzza 1985, p. 34; Uboldi 1991, p. 149.
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A lato:
Fig. 72a, b, c - Mattoni semicircolari(inv. n. 9286) e circolari(inv. 9289, 24469) (foto B. Maurina).Fig. 73 - Esagonette fittili(inv. nn. 9286, 9287, 9290, 9291)(foto B. Maurina).Fig. 74 - Mattoni circolari dasuspensurae dal teritorio ferrarese(da Uggeri 2002).Fig. 75 - Mattone a forma di quartodi cerchio (inv. n. 9294)(foto B. Maurina).Figg. 76-80 - Frammenti di mattonimanubriati (invv. nn. 9298, 9299,9303, 9306, 9353, 9356, 9295)(foto B. Maurina).Fig. 81 - Laterizio manubriato dalteritorio ferrarese (da Uggeri 2002).
Fig. 82a-c - Frammenti di tegulaemammatae, da US 0 e 206(inv. n. 9803 e senza n. inv.)(foto B. Maurina).
585 V. supra, Parte I, § 3.3, passim.586 V. supra, pp.76 e 89.587 Sul sesquipedale norditalico, si veda da ultimo Bacchetta 2003, p. 42.588 Vitr., VII, 4, 2 e Plin, nat., XXXV, 46, 159.
Inv. n. 24469; Fig. 72c; AA 22-23, US 600; mattone
circolare frammentario per colonna o pilae, con
tracce di malta sulle superfici superiore e infe-
riore; h. cm 6,7 ca.; diam. cm 16,5 ca.
Dallo scavo della villa romana di Isera sonoemersi 2 esemplari di laterizi interi e 96 fram-menti di dimensioni variabili, ai quali vannoaggiunti alcune decine di esemplari interi o par-zialmente frammentari, rinvenuti in situ negliambienti della basis villae. Di questi, la mag-gior parte erano utilizzati nelle testate dei muri585;inoltre 4 facevano parte della struttura (focola-re?) messa in luce nell’A 5 e 4 appartenevano alfocolare dell’A 6586. Questi ultimi presentano laparticolarità di recare ciascuno una coppia difori passanti, in un caso posizionata in prossi-mità delle estremità di uno dei due lati minori,
negli altri casi alle estremità di uno dei due latimaggiori (Parte I, figg. 57 e 75). Gli esemplariintegri sono riconducibili al mattone sesquipe-dale rettangolare, della misura di un piede emezzo per un piede, da cui il nome (misure:cm 43-45 x cm 29-31 ca.; altezza: cm 6-7 ca.).Si tratta del laterizio da costruzione tipico dellaCisalpina romana a partire dal II secolo a.C., chein base alle fonti antiche appare riconducibile almattone “lidio”, di piede “ionico-attico” (45 x30 cm circa)587.Sono stati inoltre messi in luce 11 esemplariappartenenti a lateres manubriati, dotati cioè diun incavo a forma semilunata che doveva facili-tare il trasporto a mano del pezzo (figg. 76-82).Va poi segnalata la presenza di alcuni esempla-ri di tegulae mammatae588, mattoni dotati di
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peduncoli distanziatori, generalmente collocatisui quattro angoli della faccia inferiore ma nelcaso di Isera in numero di due, disposti in dia-gonale, allo scopo di creare intercapedini di ven-tilazione lungo le pareti. Alcune delle tegulae
mammatae rinvenute ad Isera sono prive dellacaratteristica “mammella” (mamma, in latino),ma presentano l’incavo risultante dall’asporta-zione (intenzionale o accidentale) della stessa(Fig. 82a-c e Parte I, fig. 76d). Dall’esame de-gli esemplari in questione risulta evidente il pro-cesso di formazione di tali elementi laterizi: la“mammella” era ricavata da un grumo di argillache da una parte serviva a colmare la cavità pre-cedentemente creata nel mattone, dall’altra fun-geva da elemento adesivo rispetto alla parete oad un altro mattone.Appare poi particolarmente significativa la con-centrazione di elementi circolari, semicircolarie a settore di cerchio nei settori 7 (A 21) e 9(zona termale) (figg. 72, 75); infatti questo tipodi laterizio veniva utilizzato per la costruzione dicolonne (soprattutto i quarti di cerchio)589 e pi-
lae per suspensurae (in particolare quelli circo-lari: fig. 73)590. Gli esemplari di Isera presenta-no uno spessore compreso tra cm 3 e cm 6,8,mentre il diametro si aggira tra cm 16 e cm 17.Da segnalare, infine, il ritrovamento di 8esemplari di mattoncini di forma esagonale(“esagonette”), provenienti dal settore 9, le cuidimensioni sono generalmente attestate tra cm4 di lato x cm 4 di spessore (fig. 74). Questotipo di elementi in terracotta era impiegata perrivestire i piani pavimentali591. La pavimentazio-ne a mattonelle esagonali è in effetti assai diffu-sa in Italia centro- settentrionale (soprattutto in
Emilia Romagna592, con datazione generalmen-te compresa tra il I sec. a.C. ed il I sec. d.C.,seppur con frequenti attestazioni in età tardoan-tica, data la relativa semplicità del tipo593). Adifferenza degli esemplari provenienti dall’Emi-lia Romagna, che presentano prevalentementeun profilo troncoconico, i mattoncini di Isera pre-sentano un profilo diritto; dato che per il mo-mento non è possibile attribuire a questa diffe-renza una valenza cronologica, l’unica giustifi-cazione possibile consiste nel fatto che nelleesagonette troncoconiche la malta di allettamen-to poteva penetrare meglio tra le singole matto-nelle, dando maggiore stabilità al piano pavi-mentale594. Per quanto riguarda gli ambiti d’im-piego, questa pavimentazione è generalmenteassociata ad ambienti di servizio o annessi adimpianti produttivi595, oppure a cortili ed areescoperte596. Gli esemplari di Isera, date le lorocaratteristiche tipologiche e il luogo di rinveni-mento, sembrano rafforzare l’ipotesi dell’esi-stenza di un’area scoperta negli ambienti a norddel corpo centrale della villa.
INSTRUMENTUM DOMESTICUM
Pesi da telaio
Tav. XXXII.2; Fig. 83; inv. n. 9295; US 108; peso da
telaio di forma troncopiramidale a base rettan-
golare (cm 4 x cm.11,5 ca.), mancante della
parte superiore; h. massima cm 9,8; nell’asse
reca decorazione incompleta impressa a “spina
di pesce” entro cartiglio rettangolare.
Tav. XXXII.3; Fig. 59; Inv. n. 9683 (ex 2.112/6); spo-
radico; contrappeso di forma cilindrica, con foro
589 Uggeri 2002, p. 55.590 Celuzza 1985, pp. 35-36 e bibliografia ivi indicata; inoltre, Uggeri 2002, p. 55.591 Vd. infra, p. 314.592 A titolo esemplificativo, citiamo gli esemplari di Bergamo (Medici, Toffetti 1994, pp. 34-35), Concordia sulla
Secchia (Campagnoli 1993, pp. 76-77), della bassa Modenese (Campagnoli 1997, pp. 176-178), dell’Imolese(Garbesi, Mazzini 1994, pp. 83-87), del Polesine (Zerbinati 1986, p. 261), di Cassana (Travagli Visser 1978, pp.76-78). Per quanto riguarda la nostra regione, Bonfanti, Dal Ri, 1985, tavv. XIX e XXXI, fig. 1.10. V. inoltre infra, p.314.
593 Medici, Toffetti 1994, pp. 34-35 e note 85-87.594 Campagnoli 1993, p. 77 e Campagnoli 1997, p. 177. Medici, Toffetti 1994, p. 34, sostiene che le esagonette con
inserzione di tessere di mosaico potevano essere adatte ad ambienti di abitazioni di buon livello, mentre quelle ditipo più semplice si addicevano maggiormente a zone di servizio.
595 Chiesi 1988, p. 124; Ortalli 1994, p. 76; Medici, Toffetti 1994, p. 34 e nota 84.596 Mazzini 1998, p. 99.
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Tav. XXXII - Reperti in pietra e terracotta (disegni B. Maurina).
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circolare passante al centro; diam. cm 16,5;
altezza: cm 5,5; peso g. 1880,2.
Tav. XXXII.4; Fig. 59; Inv. n. 9684 (ex 2.112/7); spo-
radico; contrappeso di forma parallelepipeda,
con foro circolare passante al centro; diam. cm
11,5; h. cm 6,5; peso g. 1962,8.
Questo materiale, realizzato in terracotta, pietrao piombo, era impiegato nei telai verticali a pesiper mantenere tesi i fili dell’ordito, che veniva-no fissati al peso tramite anelli o sbarrette me-talliche597. Dal punto di vista cronologico, il te-laio verticale, attestato già in età preistorica598 eprotostorica599, perdurò fino alla metà del IIsec.d.C., quando venne soppiantato dall’intro-duzione del telaio orizzontale600. Tuttavia, il rin-venimento di pesi in contesti tardoromani sem-bra testimoniare a favore di un prolungato uti-lizzo del telaio verticale, soprattutto nelle pro-vince occidentali601.Al di là della questione riguardante i possibiliutilizzi di questo materiale, collegato, a secon-da dei contesti di provenienza, a funzioni voti-ve602, commerciali, funerarie603 (si segnalano,però, anche casi di utilizzo dei pesi come ele-mento pavimentale604), l’interesse maggiorenello studio dei pesi da telaio è rappresentatodalla frequente presenza, soprattutto sui pesitroncopiramidali, di motivi decorativi, impressinell’argilla ancora fresca, il cui significato è an-cora in gran parte oscuro. A tale proposito, l’uni-co esemplare di peso da telaio di forma tronco-piramidale proveniente dalla villa romana di Iserareca su una delle facce maggiori un motivo fi-
gurativo detto “a spina di pesce” o “ramo sec-co” (fig. 83), per il quale Rigato propone unalettura in chiave simbolica, riconducendo taleiconografia ad un retaggio culturale celtico605.Per quanto riguarda le caratteristiche di produ-zione e d’uso, l’esemplare in questione nonsembra in grado di fornire utili informazioni: ilpeso, infatti si presenta mutilo in tutta la suaparte superiore e così risulta impossibile rico-struirne la tipologia del profilo e il peso com-plessivo. Gli spigoli inferiori, parzialmente de-teriorati, appaiono arrotondati.Il rinvenimento di un unico esemplare ci ponecertamente di fronte ad alcuni problemi di in-terpretazione: infatti, nonostante alcuni studiosiaffermino che l’esistenza di un’attività tessile
597 Celuzza 1985, p. 69 e bibliografia ivi indicata; per un approfondimento delle tecniche di lavorazione, Medici1996b, p. 239, Rigato 1988, pp. 254-256.
598 Bassi 1995, p. 100, nota 115.599 In ambito etrusco, Vay 1988; in ambito paleoveneto, Tuzzato 1985, pp. 79-85.600 Celuzza 1985, p. 69 e bibliografia ivi indicata.601 In ambito locale, si segnalano gli esemplari datati tra il III ed il V sec. d.C., provenienti dal complesso produttivo di
Volano (Cavada 1985a, pp. 79-98) e dall’edificio rustico di Mezzocorona (Bassi 1994b, pp. 195-197).602 La presenza di pesi nei santuari, che sia legata ad un diretto dono votivo o all’offerta di vesti infantili o femminili, cui
restavano appesi (Mingazzini 1974, pp. 204-208), sottintende comunque la frequentazione dei luoghi di culto daparte di elementi femminili o di ceti subalterni impiegati nella tessitura (Comella 1986 pp. 93-94).
603 Anche il loro ritrovamento nei corredi funerari non deve essere ritenuto avulso dall’uso personale, con particolareriferimento al sesso e all’attività del defunto (Monacchi 1996, p. 213 e nota 2). Per quanto riguarda l’impiego deipesi nella sfera funeraria, si veda anche Di Vita 1956, pp. 40-44. Per un compendio delle varie ipotesi, Rigato1988, p. 253 e bibliografia ivi indicata; Bassi 1995, pp. 99-100 e note 110-113.
604 Bianco et al. 1997, pp. 20-21, fig. 8.605 Rigato 1988, pp. 261-264.606 Medici 1996b, pp. 239-240.
Fig. 83 - Peso da telaiotroncopiramidale in terracotta(inv. n. 9295) (foto B. Maurina).
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deve essere collegata al rinvenimento di nume-rosi pesi da telaio606, in questo caso risulta dif-ficile attribuire l’esemplare in questione a unafunzione diversa da quella prettamente produt-tiva. Inoltre, la frammentarietà dello stesso im-pedisce di ricostruire il suo valore ponderale,rendendone difficoltosa una sicura attribuzioneal gruppo dei pesi trentini. Tale gruppo, caratte-rizzato da un peso elevato, viene generalmentecollegato alla produzione di un filato particolar-mente grosso e pesante607, ma quest’ipotesi nonsembra prendere in debita considerazione unaquestione pratica, ovverosia in che modo unsemplice telaio ligneo avrebbe potuto sostene-re una serie di pesi di queste misure608. Non èperciò da escludere l’ipotesi avanzata da Ma-rie-Pierre Puybaret: “i piccoli pesi hanno potutofungere da zavorra quando le cimose (marginilaterali dei tessuti in pezza) erano tessute alletavolette, o quando il filo era molto fine (e quin-di fragile); i pesi grandi potevano servire al mo-mento dell’utilizzo di un telaio a quattro barre dilicci (per le armature di tipo batavia o saia): i filiavrebbero dovuto allora essere attaccati, trami-
te dei nastri di carda, a pesi di grandi dimen-sioni, che così non ostacolavano al momentodella tessitura”609.Di particolare interesse anche i due esemplaridi contrappeso discoidale, definiti anche con itermini di “anellone” o “ciambella” (fig. 59): sitratta di una tipologia ponderale poco documen-tata nella nostra regione, mentre non mancanoconfronti con contesti padani: al Forcello (Man-tova)610, nell’abitato di Monte Savino (Bolo-gna)611, con orizzonte cronologico che va dagliinizi del IV sec. a.C. alla fine del III- inizi del IIsec. a.C.-, nel sito protostorico di Frattesina diFratta Polesine (Rovigo)612, a Collegara (Mode-na)613, nell’insediamento di San Michele a Trino(Vercelli)614. Per quanto riguarda il contesto tren-tino, le attestazioni più significative sono relati-ve all’abitato palafitticolo di Fiavé-Carera615 e diDoss Zelòr di Castello di Fiemme616. È opportu-no precisare che tutti i confronti rilevati si riferi-scono all’esemplare inv. n. 9683, mentre perl’esemplare inv. n. 9684 non si sono identificaticonfronti puntuali.
607 Rigato 1988, p. 256; Bassi 1994b, p. 197; Bassi 1995, pp. 101-102; Roche Bernard, Ferdière 1993, p. 85.608 Citiamo, a mo’ di esempio, il rinvenimento di un peso del valore di kg. 3,5 in una domus bergamasca (Fortunati
Zuccàla 1986, p. 133). Questo stesso problema affiora anche in Macellari 1990, p. 122.609 Roche Bernard, Ferdière 1993, p. 85. Tale ipotesi trova una conferma nel telaio raffigurato sul tintinnabulo della
“Tomba degli ori” dell’Arsenale Militare di Bologna, dove le trecce di lana sono tenute a piombo da pesi di dimen-sioni diverse (Morigi Govi 1971, pp. 211-235, tavv. LIII-LIV).
610 Vay 1988; gli esemplari provenienti dalla casa R 18 sono caratterizzati da valori ponderali inferiori rispetto a quellidi Isera (inv. n. 9683: g 1880,2; inv. n. 9684: g 1262,8), dato che vanno dai 380 agli 800 g. Per la datazione delsito, De Marinis 1988 propone come termine provvisorio la metà del V sec. a.C.
611 Macellari 1990, pp. 119-126.612 De Min, Gerhardingher 1986, p. 122 e p. 134, tav. 6, fig. 51; per questi contrappesi ad anello la datazione proposta
è l’età del Bronzo finale.613 Cattani, Mussati 1988, p. 213, fig. 169.1; esemplare attribuito al V sec. a.C.614 Pistan 1999, pp. 435-438, fig. 165.7-9 e fig. 166.1; per ulteriori confronti nell’area piemontese, nota 77. In questo
caso l’orizzonte cronologico è estremamente ampio, dato che va dal III sec. d.C. all’XI-XIII sec. d.C. Particolarmenteinteressante il fatto che i valori ponderali dei manufatti locali sono simili a quelli di Isera, andando dai 700 ai 1400grammi di peso.
615 Perini 1994, p. 1019, con attribuzione cronologica al Bronzo medio; p. 756, tav. 156.tc2277-tc2278, p. 983, tav.219.tc21-tc23.
616 Panciera, Mengotti 1991, p. 152, con generica attribuzione all’età romana.
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