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5i ha bisogno di santi. Di uomini che non abbiano paura, che non si smarriscano dinan-zi al compito sovrumano di una "salvezza di questo mondo" e dirigano il cammino delmondo perché non sia contro Cristo ma incontro a Lui. Il compito in verità è sovru-mano - deve essere Dio che ci sostiene, e può essere Lui solo.Questo è il più grande pericolo e il segno di una futura rovina: si è finito per crede-re che il lavoro dell'uomo fosse più importante dell'uomo.La Chiesa deve dare i santi al mondo. Di contro al movimento grande ma tragicamen-te pauroso, perché cieco, del mondo economico, politico e industriale, perché il mondonon sfugga alla salvezza, deve sorgere impetuoso di forza il movimento religioso dellaChiesa, che convogli nel suo alveo tutte le acque trascinandole al mare.

D.Barsotti, " La fuga immobile", pag. 166

NUMERI UTILI

Segreteria della Comunità: c/o Casa San Sergio, via Crocifissalto 2, 50135 Settignano Firenze.Telefono e fax: 055.6557849, risposta telefonica diretta lunedì e mercoledì, segreteria e fax tutti i gior-ni 24 ore su 24; e-mail: [email protected] correntepostaleComunità: Conto corrente numero 23703507 , intestato a "Comunità dei figli diDio", via Crocifissalto 2, 50135 Settignano Firenze.Per pagamento libri: Conto corrente postale numero 32466518, intestato a: Bravi Rienzo — MestiPasquale, via Crocifissalto 2, 50135 Settignano Firenze. Attenzione: in questo conto corrente pagareesclusivamente i libri ordinati sia da Casa San Sergio che da Casa San Giuseppe, o comunque paga-menti dei libri del padre ricevuti in qualche modo.

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1 L2 M B. Vergine Maria delle Grazie al Sasso: preghiamo per il Gruppo di Firenze3 M4 G B. Piergiorgio Frassati: preghiamo per il Gruppo di Torino5 V6 S7 D S. Maria delle Grazie: preghiamo per il Gruppo di Roccella Ionica8 L S. Adriano III Papa: preghiamo per il Gruppo di Spilamberto (MO)9 M S. Paolina Visentainer: preghiamo per il Gruppo di Bolzano10 M Esercizi Spirituali Acquavona (Calabria)11 G Esercizi Spirituali Acquavona (Calabria)

S. Benedetto: preghiamo per il Gruppo di Prato12 V Esercizi Spirituali Acquavona (Calabria)13 S Esercizi Spirituali Acquavona (Calabria)

S. Clelia Barbieri: preghiamo per il Gruppo di ModenaB. Teresa de Los Andes: preghiamo per il Gruppo di Melbourne – Australia

14 D Esercizi Spirituali Acquavona (Calabria)B.Kateri Tekakwitha: preghiamo per il Gruppo di Melbourne – Australia

15 L16 M17 M Esercizi Spirituali a Domodossola18 G Esercizi Spirituali a Domodossola

65°ANNIVERSARIO SACERDOZIO PADRE (S. Messa alla Madonna del Sasso, ore 11,00).Rientro di p. Paolo e compagni dalla Colombia

19 V Esercizi Spirituali a Domodossola20 S Esercizi Spirituali a Domodossola

S. Elia: preghiamo per il Gruppo di Gela (CL)21 D Esercizi Spirituali a Domodossola

S. Lorenzo da Brindisi: preghiamo per il Gruppo di Brindisi22 L S. Maria Maddalena: preghiamo per i Gruppi di Oristano e di Negambo Sri-Lanka23 M S. Apollinare: preghiamo per il Gruppo di Ravenna24 M Incontro di preghiera dei giovani – Medjugorie25 G Incontro di preghiera dei giovani – Medjugorie

S. Giacomo: preghiamo per il Gruppo di Pistoia26 V Incontro di preghiera dei giovani – Medjugorie

S. Anna: preghiamo per il Gruppo di Cuneo27 S Incontro di preghiera dei giovani – Medjugorie28 D Incontro di preghiera dei giovani – Medjugorie29 L Incontro di preghiera dei giovani – Medjugorie30 M Incontro di preghiera dei giovani – Medjugorie31 M

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Con la resurrezione di Cristo gli uomini hannoricevuto l'impegno di portare a tutti il messaggiodella salvezza. Questo chiede il Risorto a Mariadi Magdala, questo ripete il Vangelo di Luca,non più solo come annuncio che il Cristo havinto la morte, ma come anche messaggio di unavita che ora Dio partecipa al mondo. Sotto ilsegno della povertà, gli uomini devono vivere ilmistero della resurrezione, ed è proprio questomessaggio il contenuto più vero della missioneche noi consacrati abbiamo ricevuto da Dio nellaComunità.E' vero che nonostante quando crediamo, sem-bra che la sofferenza ancora si accompagnaall'uomo nel suo cammino che ha termine solodopo la morte, ma la sofferenza non è la notafondamentale della vita umana; il Cristo risor-gendo non si è separato da noi; al contrario, pro-prio nella sua resurrezione Egli è divenuto unodi noi, e perciò ci fa partecipi della sua stessavittoria.Che cosa può volere dire tutto questo, se non chedobbiamo essere testimoni del Risorto in unavita nuova che abbiamo ricevuto da Lui? Sì,nonostante tutto, non la sofferenza distingue chivive oggi nel mondo, ma la gioia pasquale, per-ché questa gioia nel Cristo è stata partecipata atutta l'umanità, e l'uomo ora non vive più che lapresenza del Cristo, nella misura che nella fedesi apre ad accogliere il dono del risorto. Certo,non dobbiamo dimenticare che il peccato impe-disce all'uomo di accogliere il dono divino:come sempre tutto quello che Dio compie nel-l'uomo e attraverso di lui esige il consenso allaSua volontà, esige cioè una fede che deve vince-re nell'uomo non solo il peccato, ma anche ilsenso del peccato, se questo può in qualchemodo escludere la gioia della presenza di Lui.Come ci insegna il Vangelo di Giovanni, noiviviamo già al di là del tempo presente: nonpotremmo vivere la presenza del Cristo se inqualche modo non avessimo già superato il con-fine che separa l'uomo da Dio, che separa ilmondo presente dal mondo divino. Siamo giàcompagni degli angeli, siamo fratelli dei santi; la

nostra comunione più vera non è la comunionecon il mondo visibile, ma con il mondo invisibi-le, perché anche il Cristo risorgendo è asceso neiCieli, ed è ora invisibile al mondo. Così l'invisi-bilità non significa esclusione della gioiapasquale, non dice lontananza da Dio, ma è piut-tosto il segno di questa Presenza che nel misterorimane l'ultima verità che l'uomo vive fino daora.Nella Comunità noi abbiamo ricevuto da Dionon il compito di salvare il mondo, ma la mis-sione di annunciare questa presenza divina, lamissione di dare al mondo la testimonianza dellagioia del Cristo risorto. Il mondo ha bisogni diquesto, perché senza questa presenza sentiamoche vincerebbe in noi l'angoscia di una solitudi-ne umana, la visione del peccato nel quale sem-bra essere precipitata l'umanità. No, il segno delpeccato non può escludere al presenza di Coluiche è risorto, e che risorgendo ha fatto partecipitutti noi della sua medesima vita.Dobbiamo essere dunque i testimoni della resur-rezione.Lo siamo nella misura che vivrà in noi la vitto-ria del Cristo sul peccato e sulle conseguenza delpeccato: la tristezza, la solitudine, la morte.

il padre

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Carissimi,in treno, tornando da Verona, il mio ultimo viag-gio di questo anno comunitario, ho pensato aitanti che incontrato e, Indirizzario alla mano, hoattribuito un volto e una storia a ogni nome. In unnome tutta la ricchezza di una vita! Molti di voimi affidano le cose più intime, vi ringrazio eanche se non ci si sente non vuoi dire che non ciabbia presenti. Ringrazio anche tutti quelli chesenza saperlo, semplicemente col loro esserci,dimostrano cosa significa la consacrazione nellanostra Famiglia. Tanti vivono fedelmente pur neili miti umani, altri cercano di mantenere la pro-messa tanto incauta quanto veritiera fatta a Dio:cerco Dio solo. E in questo modo stannocostruendo mattone per mattone la loro vita cri-stiana contemporaneamente a quella della CFD.A coloro che invece fanno più fatica, a coloroche dopo l'entusiasmo iniziale si stanno impi-grendo, a coloro che forse sono troppo presi dairitmi e riti della vita, a tutti dico di pregare ilSignore. E poiché io stessa rientro di volta involta in ognuno di questi stati d'animo e situa-zioni mi unisco a voi. Preghiamolo perché ciaiuti a ritrovare l'amore di prima; non si puòvivere troppo a lungo solamente obbedendo.Preghiamolo perché ci faccia rivivere il sensodella consacrazione e rinnovi in noi la gratitudi-ne per averci chiamati nella CFD.Perché ci suggerisca i modi per superare le diffi-coltà che ci impediscono di esserci. Perché ciaffianchi nelle scelte che, da persone mature econsapevoli, dobbiamo comunque fare. Perché cidia il coraggio di dire dei no anche a cose buoneapparentemente irrinunciabili di cui il rampino siserve per distoglierci dalla via maestra. Perché cirenda sempre generosi nei servizi che ci possonovenire richiesti e ci faccia accettare di non averalcun incarico per lasciarci vivere a volte la con-sacrazione nel nascondimento.Perché consoli sempre tutti coloro che vorrebberoma non possono essere presenti agli incontri

comunitari.Preghiamolo perché comunque ci lasciamo gui-dare.Citavo proprio a Verona un aforisma che dice:"la vita è quello che ci capita mentre facciamodei progetti".Al momento ricordo che mi era piaciuto poi riflet-tendo ho pensato che per noi cristiani non può enon deve essere così nel senso che la vita non èun accidente che spesso non coincide con i nostriprogrammi. Dove sarebbe, se fosse così, la veritàin ciò che diciamo ogni giorno, più volte al gior-no "Sia fatta la Tua volontà?"Sappiamo ben che la vita ci viene data per traf-ficare i nostri talenti provando già ora a viverequello che cristianamente speriamo poi di fareper sempre; proviamo quindi, per quanto ci èdato di fare, di prendere saldo il timone, docili acambiare rotta quando il Signore lo prevede peraffrontare tempeste e bonacce.Per noi in particolare vivere vuoi dire progettarela vita seguendo la via maestra: la Comunità.S'impone a questo punto una verifica. Ci credia-mo che è la via maestra? Ci crediamo veramen-te?Meditare su quanto si è detto, ricordandoci chesiamo consacrati, potrebbe esser il compito dellenostre vacanze.Non faccio più l'errore di dire che un altro annoper me si è concluso (giustamente sono stata rim-proverata con affetto per questo), ma permettete-mi di augurare a tutti un periodo di meritato ripo-so dalle fatiche del lavoro, non certo dalla pre-ghiera e dagli impegni comunitari che, pur ridot-ti ad un regime estivo, dovrebbero continuare.

Roberta Grandi

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Riportiamo qui di seguito alcune deliberazioni dell'ulti-mo Consiglio, riunitosi nel mese di maggio a Casa SanGiuseppe. Non sono tutte le deliberazioni del Verbale,ma solo quelle di interesse comune.

- Incontro di preghiera biblica. E' essenziale chequesto incontro sia veramente vissuto con uno spi-rito religioso secondo quanto indicato dal padrefondatore nella Circolare L'incontro di preghierabiblica (voi III, pag 51). E' necessario far capire aquanti non sono abituati a privilegiare il silenzioreligioso, che si tratta della forma di preghiera piùelevata. Per i gruppi che sono in difficoltà a recepi-re questa esigenza, l'Assistente di Famiglia si faràcarico di chiarificare, affinché si arrivi a ridurre almassimo le riflessioni per privilegiare il silenzio ele preghiere che lo Spirito intendesse suggerire.

- Quota mensile dei sei euro. Si ribadisce che non sideve sentire la quota come una tassa, ma come unsegno di Comunione con la Comunità. E' implicitoche in caso di difficoltà, l'Assistente di Famiglia hacompetenza per intervenire.

- Calendario e pellegrinaggio. Vengono garantiteper ogni Famiglia tre visite durante l'arco dell'annocomunitario. Alcune visite hanno carattere di gover-no (Padre generale, Assistenti generali, Vice-Assistenti generali), altre sono visite che non hannocarattere di governo (membri del IV ramo, sacerdo-ti e non). Riguardo al pellegrinaggio del prossimoanno comunitario 2002-2003, si terrà in una rio-ne italiana (già stabilita, ma verrà comunicato iltutto dopo il pellegrinaggio in Romania). Vieneaccettato l'invito da parte dei fratelli dellaDelegazione australiana di avere un pellegrinaggioin Australia nel successivo anno 2004, organizzatointeramente dagli australiani.

Beni immobili della Comunità. L'Economato rela-ziona sui lavori di ristrutturazione delle nostre Case.Sono state attuate risistemazioni anche a livello diCatasto. Lavori sono stati effettuati a Casa SanSergio, Casa delle Beatitudini, Casa MaterMisericordiae, il tutto con approvazione delConsiglio.

Libri del padre – Si rende necessaria la ricerca diuna nuova distribuzione per i libri del padre, cosa dicui si occuperà la Fondazione. Si è approvata laristampa dei testi La fuga immobile e Pasqua, dopoche si saranno trovati gli adeguati mezzi per laristampa dei libri.

Inserto del Notiziario – Il Consiglio si esprime afavore della manutenzione come allo stato attualedell'inserto centrale del padre sul Notiziario.Occorre però trovare una persona che possa opera-re una certa scelta delle meditazioni del padre trattedai libroni verdi e prepararle mese per mese. Sonostate fatte alcune proposte che occorrerà verificare.

- Traduzione dei testi del padre in altre lingue –Questo punto ha occupato molto tempo e vi è statalunga discussione. Occorre assolutamente tradurre itesti principali del padre in inglese, e farlo in manie-ra non dozzinale ma professionale, affinché la tra-duzione sia la più fedele possibile. Per l'Australia siverificherà la possibilità di riuscirvi con il supportodi una casa editrice locale, magari indicata daiVescovi nella cui Diocesi è presente la Comunità.Per i libri veri e propri del padre, qualora si trovas-se una Casa editrice che stampi in italiano i testi delpadre, si può chiedere la loro disponibilità che pro-cedano loro alla traduzione in inglese (questa linguasembra al momento prioritaria) dei testi.

- Visite dei superiori. I Vice Assistenti generali nonverranno in visita nelle Famiglie secondo un calen-dario stabilito, va verranno inviati dagli Assistentigenerali di volta in volta ora qua ora là a secondadelle necessità e dei bisogni che via via si manife-stano.

Adunanze e incontro di formazione permanenteanno 2002 – 2003. Per l'incontro di formazionepermanente, come deciso nello scorso Consiglio, sicontinuerà la lettura e la meditazione sulVademecum. Il tema scelto per le adunanze del pros-simo anno comunitario è: "I santi russi e la spiri-tualità dell 'Oriente cristiano ".

- Australia. Si procede alla creazione di una nuovaFamiglia della CFD: la Famiglia dell'Australia. E'la prima Famiglia al di fuori dell'Italia, Famigliache fino a questo momento era stata Delegazione.La Presidenza nomina Adrian Pervan Assistente diFamiglia.

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Deuteronomio = Seconda Legge,Copia della Legge. Come il titolosuggerisce, il libro raccoglie i rac-conti, i testi giuridici e l'interpre-tazione sacerdotale dell'avveni-mento del dono della Legge daparte di Jahve, fatta al popolod'Israele, per le mani di Mosè. Ildecalogo, le "dieci parole", scrittesulle tavole del Sinai, che promul-ga la legge fondamentale morale ereligiosa dell'alleanza (Es. 20, 2 –17 e Dt. 5, 6 -18), viene ripresonella parte centrale delDeuteronomio (12, I-26, 15) che ripropone adamplia quanto era contenuto nel Codicedell'Alleanza dell'Esodo. La stesura definitiva deltesto del Deuteronomio, che pare indipendentedagli altri 4 libri del Pentateuco (Genesi, Esodo,Levitico, Numeri), risale quasi sicuramente a dopol'inizio della cattività babilonese e forse dopo ilprimo rientro dall'esilio intorno al 600-580 a.C.Pur non facendo parte delle tre grandi tradizionibibliche d'Israele: Jahvista, Eloista e sacerdotale, ilDeuteronomio dà chiari segni di essere stato com-posto in ambiente sacerdotale – levitico , in unmomento in cui la vita religiosa stava passando dalculto locale dei vari santuari al culto centrale del-l'unico tempio dell'unico Dio. Esso riunisce testistorici, testi formativi, testi giuridici, di diversa pro-venienza e di diversa antichità. Fra questi ce nesono alcuni di importanza essenziale che attestanol'accresciuta maturità spirituale e religiosa d'Israele e rivelano le fondamenta spirituali della reli-gione giudaica.La Legge appare come il grande dono di Dio, nelcontesto dell'alleanza e della promessa fatta aiPadri: "Ascolta Israele le leggi e le norme che iooggi proclamo davanti a voi"(5,1). Scrive il padre:"L'avvenimento centrale della storia d'Israele è lateofania del Sinai e il dono della Legge ........... Ladifferenza che c'è fra la religione cosmica e la reli-gione d'Israele è precisamente questa: il Creatorediviene il Dio d'Israele. L'alleanza che egli stringecon l'uomo stabilisce un rapporto che prima nonera possibile.... Dio pone di fronte a Sé l'uomoperché egli ascolti la Parola e la Parola di Dio esigee suscita una collaborazione umana.......La Parola diDio diviene Legge per l'uomo e l'uomo compien-

do la Legge fa la volontà diDio."(1) Il Deuteronomio, serven-dosi di una finzione letteraria,mette in bocca a Mosè sottoforma di prediche o discorsi gliinsegnamenti sulla Legge e lenorme del vivere pratico che nederivano. Presenta anche l'assettogiuridico che storicamente nederiva.L'intercalare "Ascolta Israele"che è proprio di questo stile, ha ilpregio di far giungere al cuoredell'ascoltatore ,attraverso la

mediazione dello strumento eletto (Mosè), la paro-la stessa di Dio. Ascoltando Mosè il popolo ascoltaDio. Quando il credente prega lo"Sheman"(Dt.6,4-9), si pone in ascolto di Dio.Tuttavia, nella storia che il Deuteronomio ci rac-conta vediamo che "Israele che conosce e dice lo"Sheman" non risponde a questa parola divina, lalegge data a Israele non fa che rendere Israele piùconsapevole del suo peccato, senza però dargli laforza, la grazia, di fare quanto la legge prescri-ve."(2)Il Dio che si rivela nel Deuteronomio non è soltan-to Creatore del cielo e della terra; Egli si fa cono-scere come "Signore" del popolo eletto.Continuamente viene presentato con l'appellativo:"Il Signore Dio tuo". Egli ha parlato al suo popo-lo, lo ha scelto per sé, ma anche si è dato a lui ,mantenendo le promesse dell'alleanza, per sempre:"Il Signore tuo Dio è in mezzo a te Dio grande e ter-ribile"(7,21); "Il Signore tuo Dio che sta in mezzoa te è un Dio geloso"(6.14); "Voi invece il Signorevi ha presi perché perché foste un popolo che gliappartenesse"(4,20). Che cosa doveva fare Israele?"Guardatevi dal dimenticare l'alleanza che ilSignore Dio vostro ha stabilito con voi..."(4,23),"Tu ti convertirai, obbedirai alla voce del Signore emetterai in pratica questi comandi che oggi tido"(30,10) Ma Israele non è stato capace di obbe-dire "L'efficacia della Parola divina – scrive il padre– doveva dipendere dall'uomo: Dio l'aspettava dalui... che cosa ci insegna la storia d'Israele se nonquasi una delusione di Dio, il fallimento delle suesperanze?"(3) Eppure, proprio nel Deuteronomio lalegge di Dio si colora di amore; i comandi che Eglidà, la risposta che Egli chiede lo rivelano come un

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Dio che ama e che esige una risposta d'amore: "IlSignore vi ha scelti perché vi ama e ha voluto man-tenere il giuramento fatto ai vostri Padri"(7,8); "TuAmerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, contutta l'anima e con tutte le tue forze."(6,5) "Seobbedirete ...amando il Signore vostro Dio e ser-vendolo con tutto il cuore e con tutta l'ani-ma..."(11,13)Ma Israele non ha saputo obbedire: dopo il castigo,al ritorno dall'esilio, il suo cuore si volge di nuovoal Signore, egli vive la conversione: "il Signore vidisperderà fra i popoli... ma là cercherai il tuo Dioe lo troverai perché lo cercherai con tutto il cuore econ tutta l'anima.... Con angoscia, negli ultimigiorni tornerai al Signore e ascolterai la sua voce,poiché il Signore tuo Dio è un Dio misericordio-so... non dimenticherà l'alleanza che ha giurato aituoi padri"(4, 27-31).E' bene fare riferimento a due libri dell'A.T. quasicontemporanei al Deuteronomio per coglierne ilmessaggio spirituale: quello di Osea che è la primagrande rivelazione dell'amore di Dio e quello diGeremia che dà a questa una coloritura personale einteriore. Seconda legge è il Deuteronomio ancheper questo. Perché se nella prima, dell'Esodo, siaffermava con chiarezza la legge di Dio, qui, nellaseconda, se ne mette in rilievo quell'aspetto interio-re e spirituale che Israele, dopo aver disobbedito edopo aver subito il castigo era ormai capace dicogliere e di accettare.Il Signore aveva posto il popolo di fronte ad unascelta, prima dell'ingresso nella terra promessa: "iopongo oggi davanti a voi una benedizione e unamaledizione: la benedizione se obbedirete aicomandi del Signore vostro Dio, che oggi vi do, lamaledizione se non obbedirete ..."(11,26), maIsraele non aveva saputo obbedire; nella sua miseri-cordia Dio perdona e rinnova la promessa: "Tu ti

convertirai, obbedirai alla voce del Signore e mette-rai in pratica tutti questi comandi che oggi ti do,....il Signore gioirà di nuovo per te facendoti felice,come gioiva peri tuoi padri"(30,10) (Leggere tuttoil capitolo). Dio purificherà il cuore, darà un cuorenuovo "Scriverò la mia legge sul loro cuore"- diràGeremia (31,33): Israele si sta orientando ad unculto centrale, unico, ma anche ad un culto spiritua-le, interiore. Dio si è fatto vicino (come citerà Paoloin Rom.,10.8/b-10)Attraverso il dono della legge Egli ha raggiunto ifigli che lo ascoltano, nell'intimo: "Questo coman-do che oggi ti ordino non è troppo alto per te nétroppo lontano da te, anzi, questa parola è moltovicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perchétu la metta in pratica."(30,11-14): Forse soltanto il"piccolo resto" d'Israele raccolse questa rivelazio-ne; la consapevolezza della vicinanza di Dio avreb-be dovuto preparare il popolo eletto sia all'appros-simarsi storico dell'evento dell'incarnazione, sia apercepire che la vicinanza di Dio è, più che prossi-mità nel tempo e nello spazio, pura Presenza. Lalegge fu il perno della vita religiosa e storicad'Israele, ma col tempo cadde nelle mani dei Fariseie degli scribi; il suo scadimento a vuota forma giu-ridica impedì loro di riconoscere in Cristo ilMessia, Colui che era venuto a darle compimento(Mt. 5,17). Guai a voi scribi e farisei ipocriti...."

A cura di Bona Betti

1) Il Mistero Cristiano e la Parola di DioD.Barsotti — p.97

2) Vademecum C.F.D. — pp. 57-583) Il Mistero Cristiano e la Parola di Dio

D. Barsotti — p.98

- Viene costituita la Famiglia dell'Australia (finora Delegazione). Assistente di Famigliaviene nominato Adrian Pervan.Con questa nuova Famiglia, le Famiglie della Comunità diventano quindici.

- Nella Delegazione di Ragusa viene nominata Delegata Grazia Scifo. Succede aFrancesca Bruno.

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Corsi di esercizi spirituali

1) Domodossola, 17-21 luglio. Organizza: Filippina Vella, via papa Giovanni XXIII n.16, 13876 Sandigliano(BI), tel 015.691640. Trattasi di un santuario chiamato "Sacro Monte Calvario". Antica casa restaurata, concamere singole e doppie, fresca d'estate e con servizi in camera. Grande parco attorno alla Casa e posizionepanoramica sotto i monti. In questo Santuario è vissuto per quattro anni Antonio Rosmini, e qui ha scritto ilsuo famoso libro "Le cinque piaghe della Chiesa". La camera di Rosmini è ora trasformata in cappella.Invitiamo tutti a venire, anche perché abbiamo assicurato alla Casa 50 posti, e c'è ancora posto. Come arri-varvi. In treno: da Milano con la linea internazionale del Sempione, scendere a Domodossola. Da Novara c'èla linea Novara – Domodossola. Una volta scesi alla stazione salire al "Sacro Monte Calvario" in autobus (tra-gitto di pochi minuti); ci sono i seguenti orari di partenza: 9.55, 11.10, 15.15, 17.35. In macchina: AutostradaA9 e A26: Milano – Gravellona Toce proseguendo sulla superstrada sulla superstrada per il Sempione fino aDomodossola. Autostrada A26 Genova Voltri – Sempione, proseguendo oltre Gravellona Toce fino all'uscitadi Domodossola. Uscendo dalla superstrada, girare a destra verso Domodossola, poi seguire le indicazionistradali per il "Sacro Monte Calvario" a sinistra.Indirizzo della Casa: Padri Rosminiani, Centro Spiritualità Rosminiana, Sacro Monte Calvario, 28845Domodossola VB. Telefono 0324.44460.

2) Acquavona (Calabria), 10-14 luglio. Organizza: Rosetta Franco, via Palmare 9, 89047 Roccella Ionica (RC),tel 0964.84105

3) Ostuni (Brindisi), 7-11 agosto. Organizza: Giorgio Raduano, via Brin 12, 72011 Brindisi Casale, tel0831.418800. Inviare caparra di 25 euro.

4) Lecceto (Firenze), 4–8 settembre 2002. Organizza: Casa San Sergio, via Crocifissalto 2, 50135 SettignanoFirenze, tel 055.6557849

Incontri estivi

1) Madonna del Sasso. Due turni: 22 giugno – 3 luglio e 3 luglio – 13 luglioPrenotarsi presso: Piero Pierini, via alle Croci 8/B, 50060 Santa Brigida (FI); tel. 055.8300579. Per ulteriori infor-mazioni vedi Notiziario di novembre, pag. 16.2) Asiago: 24 – 31 agosto. E' un incontro–vacanza. A chi usa fare un periodo di riposo presso qualche luogo divilleggiatura, anziché farlo da solo o con il piccolo nucleo familiare e basta, offriamo la possibilità di stare insie-me in questa struttura alberghiera, ma con momenti "comunitari" (S.Messa quotidiana, preghiera, scambio e fra-ternità), ad un costo tra l'altro assolutamente concorrenziale. Telefonare alla segreteria della Comunità:055.6557849

Altri incontri

- Incontro giovani di preghiera. Dal 24 al 30 luglio 2002, a Medjugorie. Segnarsi presso Casa San Sergio.Ricordarsi che occorre il passaporto.

- Incontro per le famiglie al Falzarego sulle Dolomiti, dal 18 al 25 agosto. Per famiglie con bimbi (e non) checomunque fanno qualche giorno di vacanza. Farlo insieme è assai più bello. Ci saranno anche alcuni della vitacomune per la liturgia (la Messa) e la fraternità. I prezzi sono bassissimi, e la cosa è fatta apposta per noi dellaComunità. Prenotarsi quanto prima presso: Dario e Alfonsina Albertazzi, via San Vitale est 4270, 40059Crocetta di Medicina, tel 051.851004.

- Incontro per sacerdoti. A Firenze (Giogoli) nei giorni 2-6 settembre. Segnarsi presso Casa San Sergio.

- Mini-corso di musica a Roma nei giorni 5-6-7-8 settembre tenuto da Stefano e Doroteo. Iscrizioni presso:Stefano Albertazzi, Via del Rossellino 7, 50135 Settignano Firenze, tel 055.697101.

- Incontro Il – III ramo: 29 ottobre – 1 novembre 2002 a Lecceto (FI). Organizza Casa San Sergio, viaCrocifissalto 2, 50135 Settignano Firenze, tel 055.6557849.

Pellegrinaggio RomaniaDal 19 al 26 agosto. come programma. Informazioni presso Paolo e Giovanna Andalò. Prenotazioni e informa-zioni presso Agenzia "Frate Sole", tel. 051.6440168; 051.369630, oppure presso gli Andalò: tel 051.390735.

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1 Enrico Palandri + 1969 Roma Alma Albonetti + 1995 BolognaIvana Di Lorenzo + 2001 Napoli 20 Ida Iervolino + 1985 Napoli

2 Rosaria Petta + 1991 Palermo 21 Marta Panigada + 1998 Lucca3 Rosa Sannino + 1995 Biella Ciro di Troia + 1999 Foggia

Giacomina Dore + 2000 Oristano 22 Lidia Lotti + 1997 Mirandola (MO)Beppe Nuccio + 2001 Palermo 23 Gastone Ogniben + 1989 Merano (BZ)

4 Carlo Olivieri + 1999 Verbania 25 Maddalena Traldi + 1981 Bologna7 Dino Poggi + 1998 Firenze 26 Enzo Annino + 1986 Siracusa15 Laura Zuccolini + 1963 Bologna 27 Rachele Donatiello + 1987 Napoli

Ida Maria Finzi + 1973 Venezia 29 Donatella Strazzeri + 1971 PalermoAdelino Di Michele + 1995 Lucca Margherita Giampaglia + 1988 FirenzeLucia Di Falco + 2001 Siracusa Arma Maria Cipollaro + 1992 Firenze

16 Emma Mercatelli + 1981 Firenze 30 Antonietta Ferroni + 1986 Viareggio (LU)17 Elisa Giannini + 1960 Firenze 31 Tina Poluzzi + 1992 Bologna

Concettina Faraci + 1992 Palermo

Conoscevo Nilla da tempo per i fortuiti incontri chesi verificavano nelle strade del quartiere e da sempremi salutava ed accoglieva con quel suo pacato maintenso sorriso che ha potuto e saputo conservarefino all'ultimo. Dopo diverso tempo dalla mia entra-ta in Comunità me la sono ritrovata come sorellaavendo compreso essere quella la strada e la volontàdi Dio per lei. Prima del suo ingresso in Comunitàgià da anni la nipote Attilia si era consacrata edaveva introdotto nel cammino alcuni della sua fami-glia; segno questo di quale profondo discernimentoe personale convinzione l'abbia mossa a decidersiper il cammino nella CFD. Purtroppo la nostra fre-quentazione, ormai non più da conoscenti ma daveri e propri fratelli, non è stata molto lunga perchéil mio ingresso nel IV ramo mi sottraeva alla possibi-lità, di una vicinanza più prossima, anche se lenumerose testimonianze scritte, verbali e anche disemplice partecipazione gioiosa alle successive

tappe del mio cammino mi hanno sempre più evidenziato di come ormai, la Comunità fosse entratainteramente in lei e che quel rapporto che ci legava continuava a mantenersi vivo e gioioso. La suapartecipazione agli atti comunitari era sempre umile e rispettosa ma non per questo poco vigile e par-tecipe; bastava la vivacità dello sguardo a garantire il suo interesse di partecipazione. L'improvvisa edinaspettata scomparsa quando ancora in ottima salute si accingeva a compiere i suoi anni - senzaocchiali e senza bastone come commentavo sempre io – non può altro che alimentare in noi quellosguardo di fede che rende sicura e stabile la nostra vita, perché nelle Sue mani.

Daniele Palumbo

Nilla Todinidi Roma

Nata: 31 Gennaio 1905Consacrata: 4 Dicembre 1994

Morta: 27 Marzo 2002

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Nel cap. 68, che riprende edamplia un argomento tratta-to nel quinto e settimo capi-tolo, si affronta il caso incui un monaco si trovidinanzi ad una obbedienzaimpossibile. Lo scrittore sisofferma a delineare le virtùrichieste in una tale circo-stanza: piena sottomissioneal superiore, mansuetudine,disponibilità al dialogo conl'abate qualora ci sianomotivi tali da impedire alfratello di eseguire l'ordine,pazienza, scelta delmomento adatto per espri-mere il proprio pensiero esoprattutto umiltà profonda.Di nuovo l'obbedienza deveessere soprannaturale e per-fetta, come quella di Cristosulla croce. Perciò chi sce-glie la vita monastica devesforzarsi di vivere congenerosa e semplicità dicuore il quotidiano sacrifi-cio di sé e della propriavolontà, senza superbia, pigrizia, né compromessi.Il capitolo successivo condanna chi duramente leeventuali discussioni difende un confratello, anchese parente, "perché ne potrebbero derivare gravissi-mi scandali" (cap. 69,3). Quindi per chi fa vitaseparata dal mondo non contano più i legami di san-gue, le parzialità, né le regole di comportamentoaccettate dalla mente umana, perché l'unico vinco-lo valido per i monaci è dettato dalla fede nelSignore.Il cap. 70 esalta l'importanza dell'accettazione di sestessi e degli altri, scagliandosi contro la violenzafisica, in particolare contro le percosse. Il colpevo-le di questa grave mancanza deve ricevere un'am-monizione dinanzi agli altri, secondo le parole quicitate di I Tim 5,20. Tornano qui temi fondamentalicome l'unione spirituale di tutti i fratelli nel misti-co corpo del Figlio nonché il rispetto di Dio nelprossimo. la disciplina, l'equilibrio ed il discerni -

mento, elementi essenzialiper la concordia dei monaci.Il cap. 71 approfondisce ilvalore dell'obbedienza,definita "un bene così gran-de che i fratelli devono sen-tire il bisogno non solo dioffrirla all'abate, ma anchedi scambiarsela tra di loro,convinti che esclusivamenteper questa via dell'obbe-dienza andranno a Dio"(cap.71,1-2). Il progressoverso la santità monasticaconsiste dunque in granparte nel grado di carità chedeve caratterizzare la sotto-missione al superiore ed aifratelli, in quanto quest'ulti-ma è strumento di purifica-zione interiore e docilitàspirituale. Il capitolo suc-cessivo è strutturato in baseal contrasto già scritturisticotra zelo cattivo e buono: daquest'ultimo derivano l'a-more fraterno e le altre virtùdel monaco, ricordate sulla

scia di vari passi soprattutto paolini. Il cap.73 con-clude la Regola, presentandola come insufficiente emodesta a descrivere la perfezione della sequela diCristo. Con umiltà e mitezza s. Benedetto rimandaalla Sacra Scrittura, alle opere dei Padri ed a scrittiascetici a lui precedenti per capire meglio l'argo-mento trattato.Il destinatario della Regola è "chiunque si affrettiverso la patria celeste" (cap.73,8), e non manca nelversetto finale un collegamento con il prologo, perle tematiche, identiche in entrambi i casi, del pro-gresso spirituale e della fiducia che l'autore espri-me sulle capacità del monaco a raggiungere vette didottrina e virtù. Scrive p. Barsotti: "La misura deldono divino è nella fede dell'uomo. Nella fede noioffriamo a Dio una più o meno grande capacità,perché Egli la colmi di sé" (Ascolta o figlio, p.295).

A cura di Gabrile Dini

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Sollecitato dalla richiesta di qualcuno, il padreha dettato qualche ricordo sul suo periodo alConvento "cosiddetto della Calza" (1945 –1953). Qui è sorto il primo gruppetto dellaComunità, con le famose sei donne che si feceroavanti per chiedere al padre di prendere la guidadel loro gruppetto. Dal momento che sembra nonesservi accordo sul nome di quelle sei, abbiamochiesto al padre uno sforzo, ed egli senza faticaha ricordato i nomi di tutte. Ci sembra impor-tante per la cronaca e la storia della Comunità.

Venuto a Firenze, il Cardinale mi mandò comeRettore nella chiesa dell'Adorazione perpetuanella zona di Porta romana. Dovevo fare benpoco: mi si chiedeva di celebrare la Messa allamattina per la comunità delle suore insegnanti.Poi dovevo esporre il Santissimo Sacramento ela sera, dopo una breve funzione liturgica,deporLo nel tabernacolo.Dopo qualche tempo , dal mio insediamento, ini-ziò col primo maggio una funzione che dovevafarsi ogni giorno per tutto il mese dedicato allaMadonna. Mi ricordo che la chiesa si riempiva,ma una volta finita la funzione, tutto ritornavanel silenzio e io rimanevo solo. Dopo i primigiorni, al termine della funzione serale, un grup-petto di umili donne chiese di parlami . Una, anome di tutte, mi disse che da tempo ricevevanouna certa assistenza da un padre domenicanoprima, e da un padre carmelitano poi, ma chetutti e due i padri avevano lasciato Firenze peraltre missioni. Mi chiesero se potevo aiutarlefacendo per loro una meditazione ogni settima-na. Erano donne di nessuna cultura, tranne una,che era stata assistente dell'architetto Fagnoni,famoso in città. Risposi che non mi sarei rifiuta-to, e anzi le ringraziavo di questo piccolo servi-zio che mi si chiedeva.Erano sei donne, tutte di età matura. Quella chesembrava dirigere il gruppetto era VittoriaPacchioni. C'era poi Silvia Lonzar, la più giova-ne di tutte, c'era la sua mamma – di cui ora misfugge il nome - la quale lasciò in seguito addi-rittura la Chiesa cattolica per entrare in una spe -

cie di setta musulmana. Vi era poi Rita Giani,che dopo alcuni incontri sparì dalla circolazione,quando capì che si cominciava a fare sul serio...evidentemente non si sentiva di impegnarsi. Poivi erano Carmelina di Cara, l'unica al momentoancora vivente, e Bruna Fiorentini, che poi fu laprima sorella defunta della Comunità (morì nel1956). Bruna era già malata di tumore quandovenne in quel primo incontro. Quando in segui-to, ormai verso la fine della vita, andai a trovar-la, le dissi che ormai era giunta per lei l'ora. Iparenti non volevano assolutamente che le sidicesse che cosa aveva. Una volta appresa lanotizia, ella rispose: "allora desidero avere qui lesorelle della Comunità, e una volta tutte lì, reci-tammo solennemente la Salve Regina. Brunamorì dopo una decina di giorni da questo episo-dio.Il primo maggio iniziò questo mese mariano, masentivo che mancava la cosa per me più impor-tante: un contatto, una comunione con personeche fossero una presenza viva del mondo cultu-rale di Firenze. Così mi impegnai anche il saba-to a fare una sorta di lezione aperta a tutti. Certo,l'incontro con il gruppetto delle donne ebbe poiuna importanza decisiva nella mia vita: da quelgruppetto nacque la "Comunità dei figli di Dio".L'impegno che ho vissuto nella mia lunga vita ingran parte fu quello di assistere e di aiutare que-ste donne nel loro cammino di fedeltà a Cristo ealla Chiesa.In quel tempo alla Calza però facevo ancheun'altra cosa: tutti i sabati tenevo una meditazio-ne su un libro della Sacra Scrittura. Avevo cono-sciuto alcune persone per l'amicizia che avevo inqualche modo stretto con Gianni Meucci. Pensoche fu lui ad invitare il sabato alcuni suoi amici.Di uno soprattutto mi piace parlare: veniva ognifine settimana uno che mi è sembrato un veropoeta in quella Firenze dove ormai ero divenutocittadino: Nicola Lisi. Le sue opere erano di unapurezza che riflettevano mirabilmente la suasemplicità. E' stato fedele fino all'ultimo a que-sti incontri del sabato; mi voleva bene come unpadre, e anche io mi sentivo legato a lui non solo

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da ammirazione, ma da affetto sincero. Fu lui asuggerirmi che cosa lui e gli altri che venivanoad ascoltare si aspettavano da me: "Tra i libridella Sacra Scrittura — mi diceva — vi èl'Apocalisse; per noi ci sono pagine incompren-sibili, dovresti aiutarci a meditare questo libro,ma in generale sentiamo di avere bisogno di uncommento dei Libri soprattutto dell'AnticoTestamento". Nacquero così, da queste lezionidel sabato, il commento all'Apocalisse, laMeditazione dell'Esodo, il libro di Giona.Purtroppo questa amicizia non poté essere dilunga durata. Ogni anno in estate egli andava nelpaese natio, a Scarperia: quell'anno vi morì, e ionon potei nemmeno vederlo perché appresi lanotizia quando ormai tutto era compiuto...Continuai la mia lezione del sabato. Erano ormaidiversi a desiderare questo incontro settimanale.Era una meditazione sulla parola di Dio, maanche un incontro fraterno. Comunque, dopodiversi anni, l'impegno cessò.

Quello che non cessò fu l'incontro con quelleprime donne che mi avevano chiesto di aiutarlenel loro cammino. Alcune di quelle prime sei siallontanarono; a presiedere il gruppo rimaseVittoria Pacchioni, ma fedelissima fu CarmelinaDi Cara. Intanto si sentiva il bisogno di cambia-re il nome di questo piccolo gruppo: alla spiri-tualità combattiva dei primi anni, seguì una spi-ritualità dominata di più dal mistero dell'adozio-ne filiale. Così il gruppo ebbe nome di"Comunità dei Figli di Dio". Di quelle sei si con-sacrarono soltanto Vittoria e Carmelina, ma siaggiunsero via via sempre più altre donne, diumile condizione, ma di grande pietà. Ricordosoprattutto Elisa Giannini. Quelle che venivanodesideravano che il gruppo non soltanto avesseun nome, ma avesse una certa consistenza per ilnumero e per l'impegno spirituale che dovevaunirle nella testimonianza di una vita di preghie-ra e di amore fraterno. E così fu.

Il padre

Unafoto recente di Carmelina Di Cara, l'unica vivente di quel primo gruppo di sei donne.Carmelina oggi ha 90 anni, e si è consacrata il 1 gennaio 1947 (55 anni di consacrazione!).Nella foto è qui ritratta con Thierry M'Boma, 22 anni, consacrato del Benin, che nella suavisita in Italia è voluto andare a conoscere Carmelina. Qualcuno ha commentato: potrem-mo intitolare la foto: "Il passato e il futuro..."

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Continuo a scrivere, perché è mio desiderio farvi cono-scere tante persone meravigliose che ho incontrato inSri-Lanka. Sono nostri fratelli e sorelle e ho potutoconstatare la differenza che passa tra il saper l'esisten-za di una persona e il conoscerla. Voi direte: "Bellascoperta!", ma un poco io mi struggo al pensiero che lemie parole non basteranno per farvi innamorare di queinostri fratelli.Da chi posso cominciare se non da coloro che mihanno accompagnato e ospitato in Sri-Lanka?Prima di passare con lei circa quindici giorni conosce-vo sr. Maria Amata solo per sentito dire: "Donna irre-quieta". Bisogna confermare che in quello scricciolo disuora vi è la potenza di un vulcano: in tutti quei giorninon ho mai voluto che mi lasciasse solo a causa dellalingua, anche quando si prevedeva la possibilità per medi parlare in inglese. Però il mio inglese è un tradurremalamente dall'italiano, il loro inglese è pensato insingalese, cosicché non ci si capiva mai (come facessep. Serafino, non lo so); addirittura in casa di MaureenSeimon (d'ora in poi scriverò i cognomi in grassettoper distinguerli dai nomi), mamma del nostro Ignazio,un suo lontano e anziano cugino, il cosiddetto Watson-uncle (zio Watson), preso dalla disperazione avevacominciato a parlarmi in latino! Per tornare a sr.M.Amata, vi lascio immaginare lo sforzo continuo cheha dovuto sopportare per tradurre in singalese tutto ciòche dicevo e in italiano tutto ciò che mi dicevano. Unodegli ultimi giorni si mise a parlare con sua cognata initaliano e con me in singalese... Che risate si feceSamànthi e anche noi. Ovunque andassimo, dopo l'in-contro ufficiale o la Messa, intorno a lei si raccoglievaun nugolo di persone, solitamente ragazze, e passava-no dei buoni quarti d'ora in cui potevo parlare solo consorrisi o... con Piero. Di giorno in giorno, sr. M.Amata mi spiegava usi e costumi del paese, mi parlavadi una persona o di un'altra, si prestava a qualsiasi ser-vizio: segretaria, lavandaia, cuoca, animatrice dellapreghiera... Una sera era così stanca che non riuscivapiù a connettere, per cui la traduzione di ciò che avevodetto la fece una ragazza che aveva capito il mio pen-siero. Questa giovane, di nome Shanti, era stata postu-lante per otto mesi presso una congregazione italiananel varesotto: era partita avendo capito che in quell'i-stituto avrebbe vissuto una vita contemplativa, mentretrovò una spiritualità diversa. Approfondendo la cosacon la sua superiora, insieme avevano convenuto dirivolgersi ad altre realtà. Telefonarono a p. Leo, sacer-dote singalese, referente a Firenze per i suoi connazio -

nali cattolici, ed egli suggerì la Comunità. Shanti, met-tendosi d'accordo con sr. M. Amata, si preparò a parti-re e la trovammo sul nostro stesso aereo, da Milano.Ricordo che a un certo punto del viaggio decidemmodi alzarci per fare un giro di "ricognizione" o, meglio,per farci notare, dato che non avevamo mai vistoShanti. Improvvisamente, in una fila alquanto piùavanti della nostra, scattò in piedi una ragazza e si pre-sentò lei. Cominciò una lunga conversazione in singa-lese, ogni tanto tradotta in italiano, ma nel frattempoavevo notato che era iniziata la proiezione di "A nightat the Opera" ("Una notte all'Opera"), mitico film deifratelli Marx. Cominciavo a fremere perché volevovederlo, anche se in inglese. In quel lungo viaggio hofinito col vederlo tre volte, anche perché era l'unicofilm "serio" (per così dire) che davano sull'aereo. ConShanti abbiamo fatto il trasbordo a Dubai e poi cisiamo persi di vista nell'aeroporto di Colombo. Però sr.M. Amata si era già messa d'accordo con lei ed eccoche una mattina, il 13 marzo, arrivò elegantissima, conuna piccola borsa, accompagnata dal fratello, pure ele-gantissimo. Bisogna dire che laggiù, pur avendo unacerta tendenza al "kitsch", sanno vestirsi con moltogusto anche tra i poveri. Inoltre i Singalesi sono moltobelli nei lineamenti, hanno tratti europei pur essendoscura la pelle, ma questa caratteristica li fa apparirepieni di salute e ne rende ancora più smagliante il sor-riso e vivaci gli occhi. L'unico che assolutamente nonvoleva diventare scuro – anche se lo era già - era il pic-colo Sahàn, il figlio di Anùra, che alcuni hanno cono-sciuto in Italia e di cui avete letto sul Notiziario. Conlui ho giocato tanto in casa sua e ci siamo voluti pro-prio bene. Mi colpiva tantissimo il fatto che se a unqualsiasi momento dicevo "stop", immediatamenteobbediva e continuava a giocare per conto suo. Ma tor-niamo a Shanti: il fratello, pescatore di professione,volle sincerarsi, per conto dei genitori, di cosa stesseaccadendo. Sr. M.Amata spiegò in breve dellaComunità e si mise d'accordo sui giorni che la ragaz-za avrebbe trascorso con noi. Perciò Shanti ci accom-pagnò sempre fino al 17, giorno di adunanza generalea Nàgoda-Kandàna, di trentaquattro consacrazioni edel suo aspirantato. Alla fine della S. Messa (duratadue ore e mezzo) l'altro fratello di Shanti, sacerdote,venne per riportarla a casa e si fermò per il rinfresco acasa di Anùra; ora è arrivata una lettera di Shanti in cuiracconta il grandissimo stupore del fratello prete nel-l'aver visto tutta quella gente consacrata a Dio e felice.L'episodio sopra citato, in cui Shanti si improvvisò

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interprete, risale proprio al giorno del suo arrivo. Il 13,a pranzo, eravamo invitati a casa di HenritaGunawardéna, la mamma di sr. Francesca. Una dellesorelle è cuoca di professione. Dico qui che in Sri-Lanka usa mettere a tavola gli ospiti con tutti gli onori,ma chi ospita (anzi, solo il capofamiglia) resta in piedia servire e a controllare che non manchi nulla, perònon mangia con l'invitato. Solo insistendo abbiamoavuto a tavola con noi Henrita, ma ha mangiato pochis-simo e quasi nascondendosi. A casa di Anùra, dove hodesinato quasi sempre, solo due volte lui e Samànthihanno mangiato al tavolo con noi; qualche volta in piùne ha avuto il permesso il piccolo Sahàn. A Moratùwa,a casa di Maureen, era più il tempo che lei passava acorrere per servirci che quello che restava seduta connoi a guardarci mangiare. Dopo che avevamo finito,anche lei mangiava in cucina qualcosa. A Màdampeavevano preparato due tavoli: uno per gli ospiti d'ono-re, cioè altri tre sacerdoti, sr. M. Amata, Piero e io, estavamo seduti; un altro per i nostri accompagnatori,che mangiavano in piedi e hanno iniziato qualcheminuto dopo di noi. Alla fine del nostro pranzo, man-giarono anche i membri del gruppo che nel frattempoerano convenuti. Per ultimi, i padroni di casa: anzi,Victor Silva (papà del nostro Damiano) era rimastotutto il tempo a sorvegliare che non mancasse nulla enon intervenne mai nelle nostre conversazioni, poichédavanti a quattro sacerdoti e a una suora non avrebbemai osato senza essere interpellato. Sua moglie,Margaret, fu l'ultima di tutti. Riguardo a pranzi, cene ecolazioni, bisogna aggiungere che sr. M.Amata avevaavvertito tutti per tempo perché non mettessero pepe-roncino o simili nelle cibarie, a causa di Piero e mia.Siamo perciò stati risparmiati, nonostante lo stuporedei nostri ospiti, che si domandavano perplessi e diver-titi di che sapessero i nostri piatti senza il "tocco" pic-cante. Vi lascio immaginare la prova che mi toccò alpranzo, dal quale siamo partiti per questa digressioneconvivial-culinaria, a casa di Henrita, quando in predaalle fiamme dovetti avvertire Piero di non toccare ipresunti "fagiolini": avevo messo in bocca un interopeperoncino, di quelli che fanno piangere anche unSingalese!Tornando al racconto, dopo questo ottimo ma lacrimo-so pranzo si è radunato il gruppo. Ne faceva parteanche la straordinaria nonna di sr. M.Amata, che arrivòal braccio di una "dama di compagnia" buddhista,rimasta tutto l'incontro. Quando vide la nipote primadel bacio le diede un buffetto, facendo l'offesa per nonessere stata mai visitata ogni volta che la suora era tor-nata in Sri-Lanka per affari della Comunità. Davantialla sua anzianità non poteva passare neppure l'obbe-dienza. Pace fu presto fatta, ma ad ogni tanto il ditodella nonna si alzava ad ammonire: "La prossima voltadovrai venire a salutarmi!". In quell'incontro conobbipure le mamme di sr. Martina, Janet De Hcedt, e di sr.Clelia e Malka. Nita Hapuarachchi; vi era anche lasimpatizzante tamìl di cui si parlò nello scorso

Notiziario. Due ore e mezzo di incontro, un piccolorinfresco, i saluti e (già le 18.00!) eravamo stravolti,ma bisognava andare ad un altro gruppo, quello intito-lato ai beati Giacinta e Francesco Marto (i pastorelli diFatima) e costituito di soli simpatizzanti. Occorre spe-cificare che i due gruppi di quel giorno erano fruttodella tripartizione (aprile 2001) del gruppone di StellaFernando, che aveva superato quota 60! A "capo" diquei simpatizzanti stava Rénuka Perera, una donnamolto umile e attenta: in una stanza grande come ilpresbiterio di casa San Sergio, per fare un paragoneconosciuto ai più, erano raccolti diversi adulti e moltiragazzi e bambini. Chiedevano una introduzione allaComunità, perciò partii dal Battesimo, ma nel frattem-po anche sr. M.Amata era... partita! Improvvisamentemi venne l'illuminazione: "Ha capito Shanti cosa hodetto? Perché non lo traduce lei?". Un poco di italianolo aveva imparato, così quella sera fu lei a tradurre espiegare. E pensare che era con noi apposta per impa-rare! La ragazza ci accompagnò in tutte le visite comu-nitarie e alla fine, piena di entusiasmo, entrò in aspi-rantato nel "Messone" del 17 marzo a Nàgoda-Kandàna. A casa di Anùra, dormiva in camera con sr.M.Amata.Avevo già spiegato come Anùra, Samànthi e i loro duefiglioletti si fossero trasferiti nella attigua casa deigenitori di lei, per lasciare a nostra disposizione la loroabitazione. Erano parecchi nell'altra casa — non ho maicapito quanti - ma i Singalesi sono abituati a stare tantiinsieme. Mi capitò di benedire una casa di tre piccolestanze con dentro tre famiglie... Ve lo racconterò. APiero era toccata la camera degli sposi, la più grande;a me la cameretta di Sahàn. Oltre a queste stanze vierano una cucina in due locali, il bagno, un vano perpranzare e un salotto. Tutte le camere si aprivano suuna stanza centrale con in mezzo una vasca per i pesci(tantissimi e alcuni molto belli). Mi ricordava gli studiclassici: le antiche dimore romane, strutturate intornoa un cortiletto centrale. In Sri-Lanka, praticamente,non esiste il condominio (se non in alcuni quartieripopolari di Colombo): chiunque ha un tetto sulla testaha la sua casetta, con un poco di terra attorno. Girandoper andare da un gruppo ad un altro, abbiamo vistotante zone. Spesso accanto a case molto ricche si tro-vano casupole assai modeste o poverissime. AMoratùwa, la mamma di Ignazio, Maureen, abita aduecento metri dall'oceano e dalle poverissime capan-ne dei pescatori. La sua casa però dimostra ancora uncerto lusso. Credo infatti che l'arredamento non siacambiato dall'epoca del marito, deceduto ormai unaventina d'anni fa, un direttore di banca. Direi che nonc'è la nostra mentalità consumistica: infatti anche chipotrebbe non butta il vecchio se non dopo averlo usatoal massimo. Per esempio era frequente vedere rivendi-te più o meno lecite — non so - di sedili per pullmini odi altri pezzi di macchine ormai distrutte. Anche lacasa di Kingsley è bella, più moderna. Ci accompagnòlì, insieme con il suddetto Watson-uncle, l'autista di

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Maureen sulla macchina che era stata di Ignazio (unalussuosa berlina. È raro vedere automobili: solo chi èmolto ricco può permettersi un mezzo di trasporto perpoche persone. Si preferisce il pullmino che magari èstato comprato in società e con il quale si può lavoraretrasportando persone o cose. Di pullmini ce ne sonomoltissimi; poi vi sono camion, con il cassone di legnoscolpito e dipinto, e centinaia di "ape-taxi". Tutti que-sti mezzi si vedono spesso sovraccarichi, per non par-lare degli autobus governativi o privati, sui quali è dif-ficile salire, tanto sono pieni, e non so come se nepossa scendere a una qualunque fermata). In quell'oc-casione l'autista espresse il desiderio che benedicessila sua casa: ne parlò con il sig. Watson e questi, un po'autoritariamente, rifiutò la cosa. Sr. M.Amata intese ildiscorso, ovviamente in singalese, e me lo riportò,ovviamente in italiano. Più tardi, allora, andato via lo"zio", chiedemmo a Maureen (è difficile trovare perso-na più remissiva e buona di lei: persino Maggie, ladonna di casa, la comanda a bacchetta) e sulla via delritorno a Nàgoda-Kandàna, alle 10.00 di sera, andam-mo tutti in massa (eravamo in sei sulla macchina, com-presa Maggie) alla casetta dell'autista. Veramente sor-presi e intimoriti per la presenza di un sacerdote, di unasuora e della "padrona" del capofamiglia, i suoi ci

accolsero a lume di candela (mancava la luce come alsolito. Vedi la cronaca precedente). Per benedire lacasa chiesi dell'acqua e vidi tutte le stanze, poche epoverissime, in ognuna delle quali trovavo persone epersone: le tre famiglie a cui accennavo poco fa. Eratale la loro gioia che... tornò persino la luce. Credo cheper loro sia stato un evento: e sono felice di essercistato anch'io. Ma la casa più povera che ho visitato èstata quella di Damayànthi Sòysa. Ricorderete che par-lai di lei la volta scorsa (quella che aveva la febbre a40°). La conobbi con le figlie, Shimànthi e Rénuka,entrambe aspiranti, il giorno stesso che arrivai, a casadi Anùra. Ella, come tanti altri, ci chiese una visita acasa sua. Quasi fu l'unico invito che accettammo, per-ché sr. M.Amata volle privilegiare la sua estremapovertà. La prima volta che le vidi erano vestite cosìelegantemente che non avrei immaginato la loro realecondizione. Probabilmente gli abiti sono ciò che rima-ne del loro antico benessere. Il giorno seguente il fati-cosissimo doppio incontro a Wàttala, insieme a Shanti,siamo partiti dopo pranzo alla volta di Minuwàngoda.A quell'ora, caldissima, escono i ragazzi dalle scuole edappertutto incrociavamo gruppi e gruppetti di bambi-ni, bambine, giovani e ragazze tutti vestiti di bianco eportando la cravatta coi colori della loro scuola: tanti

P.Paolo e sr. Maria Amata e i bambini

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bambini come in Sri-Lanka non ricordo di averli vistidal tempo delle mie elementari. Arrivati a destinazio-ne, il pullmino fu parcheggiato sul ciglio della strada:dall'altro lato iniziava un sentiero stretto tra la recin-zione di una bella casetta col pratino all'inglese e unaserie di capanne in muratura. Sr. M.Amata andò primada sola per annunciare la nostra visita: non avevamopreavvisato per non far sentire Damayànthi in doveredi offrire da bere o da mangiare, cosa veramente al dilà delle sue possibilità. Dopo cinque minuti, la suoratorna a chiamarci. L'aveva trovata a letto con il febbro-ne già più volte citato: erano otto giorni che a inter-mittenza si presentava questa febbre e non aveva lapossibilità di farsi visitare. In quei cinque minuti si eraalzata, vestita meglio che poteva, aveva chiamato lamadre che viveva vicino e piazzato alcune sedie, quel-le che entravano nel "soggiorno". Tra le casette tutte aschiera, la sua era la più piccola, e la sola di fango contetto di lamiera (non vi dico il caldo che vi faceva: daimpazzire). La porta di ingresso sul lato corto dellacasetta (due metri e poco più di facciata), dava insiemea una finestrella sulla prima stanzetta, che con cinquesedie abbiamo riempito completamente. Dopo un pocoperò arrivarono due aspiranti anziane e riuscirono ainfilarsi e sedersi su due sgabelli. Le figlie erano allavoro, non so di quale genere, ma così poco rimunera-tivo che appena sopravvivevano. Solo due mobili: unbuffettino per le poche stoviglie e con le vetrinette rottee un armadietto verticale con affissi due annunci mor-tuari, di quelli che si trovano anche là affissi ai muriper le strade. Si trattava del marito e del figlio più pic-colo. Quest'ultimo, che non sarà arrivato ai quindicianni, si era ammalato gravemente nella prima adole-scenza. Allora c'era il babbo e la famiglia era bene-stante e con tanta speranza si dettero da fare perché ilfigliolo fosse curato. Spesero tutto per lui, che peròmori nel gennaio del 1999. Dopo un anno anche ilpadre morì di dolore, lasciando moglie e figlie in unapovertà tale da sconvolgere pure Anùra e Samànthiquando andarono a trovarla. Al di sopra del muro inter-no che chiudeva la stanzetta parallelamente alla faccia-ta (al di sopra, proprio, perché i muri divisori non rag-giungevano il colmo del tetto) si trovava l'altarino contutte le immagini del Sacro Cuore, della Madonna e dimolti santi e il lumino acceso. Chiesi al nostro foto-grafo ufficiale (è stata la principale funzione di Piero)di riprendere insieme al nostro gruppetto anche la stan-za perché ci si potesse rendere conto. Al di fuori dellafoto la camera finisce: Piero infatti dovette uscire dal-l'ingresso per riprenderci tutti. Anche qui potei vedereil resto della dimora, perché dovevo benedirla. Dietroal "soggiorno" l'unica camera da letto, così piccola checi entrava solo un letto a una piazza e mezzo (come usain Sri-Lanka), dove –credo - ci dormivano in tre.Dietro ancora si esce dalla casa, pure sotto il tetto dilamiera. e, semiaperta, vi è la cucina, consistente insolo pavimento: il fuoco si fa in terra con i sassi a cer-chio. usando i rami e i gusci di cocco che ho visto

ammassati su un ripiano. Fine della casa, a cinque o seimetri dopo la facciata. La situazione di Damayànthi ècosì misera che i gruppi di Nàgoda e di Wàttala stannofacendo una colletta per racimolare il bastante da rico-struirle la casetta in muratura. Per i prezzi di laggiù, cela possono fare ed è un grande gesto, che fanno all'in-saputa della beneficata stessa: solo quando sarannopronti, la ospiteranno da loro per il tempo necessario allavoro. Damayànthi si è consacrata nel gruppone ditrentaquattro, il 17 marzo 2002, a Nàgoda-Kandàna.Prima della Messa, venne a casa di Anùra a portare ilsuo piccolo contributo al rinfresco che avrebbe conclu-so la serata: aveva fatto dei dolcetti tipici di farina dicocco. Non vi dico quanto ci siamo rammaricati, quan-do, alla fine di tutto, abbiamo trovato il pacchettinodimenticato in un angolo: Samànthi si è messa le maninei capelli per il dispiacere e ancora adesso mi si strin-ge il cuore. Quei dolcetti erano proprio come l'obolodella vedova evangelica.Un'altra casa visitai: quella di KrishàntaKumarasìngha, il nostro autista ufficiale (non quellopersonale di Maureen). Krishànta è il fratello di sr.Saraed è uno dei primi consacrati (novembre 2000). Vive aRàgama, ma frequenta il gruppo di Nàgoda-Kandàna acasa di Anùra, il gruppo della "Madonna del perpetuosoccorso", di cui ora è assistente. Come lavoro,Krishànta fa proprio il "trasportatore" di persone, soli-tamente turisti, con il suo pullmino, che sta ancorafinendo di pagare. Nell'accompagnarci quasi ovunqueè sempre stato discreto e silenzioso: neanche io sapevocosa dire con lui, anche perché non capiva facilmenteil mio pessimo inglese. Alla fine del nostro soggiornoci siamo posti il problema di ricompensarlo per tantigiorni di lavoro persi per noi: Anùra avrebbe cercato difargli accettare qualcosa dalla magra cassa comunita-ria. Krishànta ha tre figli, di cui due gemelle omozigo-te, proprio uguali. Il figlio più grande, che avrà quin-dici anni, soffre di una specie di epilessia per cui ognitanto è in terra svenuto. L'ultima sera, quella stessadella partenza, 19 marzo, eravamo invitati a cena daloro, ma la moglie, che si era consacrata il 17, si erasentita male e non se ne fece nulla. Solo andammo atrovarli a casa, a Ràgama. Ci accompagnò Anùra. Lacasa appariva. modesta ma bella; nel giardino, il fatidi-co pullmino, veicolo di tante "avventure" (guidanocome dei pazzi!). Ci fecero accomodare nell'ampioingresso-soggiorno dove è presente il consueto altarinocol lume. Anche lì vidi la casa perché mi chiesero dibenedirla. Tutto ciò che avevano di presentabile eraesposto in soggiorno: le altre stanze non erano neppu-re imbiancate. Un tavolo in una, un letto in un'altra, ilfornelletto da campo in cucina.Che contrasto: tanta povertà tanti guai e tanta, tantissi-ma gioia e serenità.

p.Paolo(continua)

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Grazie padre!

Domenica 21 aprile la Famiglia della Toscana occi-dentale si è data appuntamento a Casa San Sergio,a Settignano, per una visita al padre, sentita da tuttidoverosa, date le sue ultime condizioni di salutenon troppo rassicuranti. Commovente la mattinatacon la meditazione del padre stesso, tenuta dopo larecita delle Lodi, con la sua omelia che ha avutoproprio inizio dalla sua spontanea risposta alladomanda che tutti avevano in cuore: "Come stapadre?" La sua voce tremante durante la liturgiaeucaristica ha coinvolto di commozione l'animo ditutti: lo si palpava nell'aria. Alla fine della S. Messapoi il padre si è lasciato avvolgere dal nostro"abbraccio", ascoltando ad uno ad uno tutti coloroche personalmente l'hanno voluto salutare. Anche ilmomento del pranzo ha avuto quel sapore di condi-visione fraterna che fa bene al cuore. Quando nelpomeriggio p. Serafino ci ha riuniti nella biblioteca,quasi il "sancta sanctorum" della casa, per intratte-nerci amabilmente e sapientemente come lui safare, prima di tutto ha chiesto chi di noi per la primavolta veniva a San Sergio; io ho alzato timidamente

la mano con un senso di colpa per aver aspettatotanto a fare questa conoscenza e mi sentivo nellacondizione di chi si merita un rimprovero. Invecec'è stato uno speciale saluto rivolto proprio a colo-ro che per la prima volta andavano lassù. Ho senti-to una volta di più che la Comunità è amore. E l'a-more è emerso da ogni cosa in ogni momento dellagiornata: la gioia quasi fanciullesca del padre, visi-bilmente felice di averci vicini, il suo messaggio dicredere fermamente che Dio ci ama, lo zelo deiconfratelli nell'accoglienza premurosa. Credevamodi andare a vedere una persona fiaccata dal male,comprensibilmente stanca e afflitta, eravamo prepa-rati quasi ad un triste commiato; invece abbiamotrovato la gioia, il sorriso della vita. Pensavamo diportare un certo conforto, invece siamo stati confor-tati e riempiti di tanta serenità, di carica d'amoreche ci accompagneranno rendendo più dolci lenostre vicende quotidiane.Grazie padre per quel suo volto sorridente. GrazieCasa San Sergio per quello che ci hai dato in questagiornata!

Armanda

Gruppo S. Agostino di Ripa

Napoli 5 maggio, tre dei quattro neoconsacrati di quel giorno. Da sinistra: FiorellaContino, Paola Persico, Giovanni Irlandese (manca Elisa De Maio)

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Un trittico della Comunità napoletana

Il giorno 12 aprile 2002, per la consueta adunanzamensile ci siamo riuniti nella cripta della Basilica diSan Gennaro ad Antignano. Eravamo un bel gruppoe, dopo le rituali preghiere e Vespri, il nostro fratel-lo Raffaele Sannino ha tenuto una relazione su"Bibbia e Liturgia".Ci ha dato la possibilità di comprendere quanto siaimportante distinguere queste due parole. La"Liturgia", l'Atto Liturgico, è Atto di Gesù contem-poraneamente lode ed intercessione. Bisogna quin-di partecipare alla Liturgia: una partecipazionevera, autentica, ricordandosi che occorre esserecoscienti che ciò che compiamo nella Liturgia nonè atto nostro, ma un atto di tutta la Chiesa: è l'attodel Cristo totale.La Bibbia, invece, è mezzo adoperato da noi perascoltare la parola di Dio.Il giorno 25 aprile, in occasione della festa di SanMarco, ci siamo riuniti nella chiesa di Santa Mariadel Buon Consiglio a Confalone per una SantaMessa di preghiera per il nostro padre fondatore inoccasione del suo ottantottesimo compleanno. LaSanta Messa è stata officiata dal parroco che nellasua omelia ha per lui riservato parole di lode e si èunito alla Comunità nell'augurare a don Divo disuperare questo momento critico per la sua salute.La domenica seguente, il ritiro dalle suoreDomenicane ci ha visti raccolti in una meditazionesullo Spirito Santo da Pia Lottini. Mi auguro che laComunità napoletana, con l'irrinunciabile guidadello Spirito Santo, prosegua nel suo percorso verso

orizzonti sempre migliori.

Anna Bacchini

Nove nuovi consacrati in Calabria

Nei giorni 12,13,14 aprile, la CFD di Cosenza èstata allietata dalla gradita visita del padre superio-re. La comunità ha vissuto momenti intensi, pieni diprofonda spiritualità e comunione fraterna. Ungruppo di giovani, provenienti da diverse città haaccompagnato p. Serafino. La loro presenza è statauna fresca ventata di giovanile entusiasmo per lagioiosa spontaneità con la quale hanno condivisotutti i momenti dei vari incontri. Sono venuti aCosenza anche i fratelli di Roccella Ionica eCastrovillari. In questa occasione sono entrati inaspirantato diverse persone e nove persone, sette diCastrovillari e due di Cosenza, hanno fatto la con-sacrazione. È stato questo un momento di grandeemozione di gaudio e di lode al Signore, unico tes-sitore e artefice dell'esistenza, che ha voluto rega-larci questa gioia. Dio ama tutti in generale ma,come dice San Paolo "Dio ama me". Importante èstato il colloquio di p. Serafino con un nutrito grup-po di giovani. Questi, dopo averlo ascoltato in silen-zio, sono poi intervenuti con domande e chiedendospiegazioni. P. Serafino, nelle sue meditazioni, hafocalizzato l'attenzione sull'apparizione di Gesùrisorto ai discepoli di Emmaus che rappresenta unchiaro esempio di come l'incontro con il Signoretrasformi le persone. I discepoli di Emmaus sono

Maggio 2002,consacrazionedella giovaneGiada Ghezzi,di Firenze, alSantuariodella Madonnadel Sasso.

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guidati da Gesù a rileggere la scrittura e a trovarciche, la passione sopportata dal Signore, per entrarenella gloria non è stata un incidente imprevisto econtrario al disegno di Dio ma ne è stata il compi-mento. Anche l'uomo può incontrare il Signorerisorto, ma, è necessario, che abbia occhi limpidi,sinceri, pieni di fede. La lettura della parola di Dioe la partecipazione all'Eucarestia gli apriranno gliocchi e gli faranno comprendere che il Signore èvivo e cammina al suo fianco. "L'ascolto e la pre-ghiera" sono indispensabili per imparare a vivere dabuoni cristiani e rendersi disponibili all'azionedello Spirito Santo.

Maria Gabriella Ventura

Un giorno importante

Cosenza - Giorno 14 aprile 2002 nella cappelladelle suore Canossiane, mi sono consacrata a Dionella CFD. Naturalmente non ero sola, insieme ame c'erano altre otto sorelle, sette di Castrovillari euna di Cosenza. Con cuore aperto e animo sinceroposso affermare che è stato il giorno più bello dellamia vita e vi assicuro che la mia affermazione nonè pura formalità. L'emozione, la gioia, la felicità,che ha invaso il mio spirito e il animo quando leg-gevo l'atto della consacrazione è indescrivibile. Inquel momento mi sono sentita come avvolta dalcalore umano dei miei fratelli e sorelle della CFD e,nello stesso tempo da un grande sentimento di ras-sicurazione che era quello datomi senz'altro dalSignore, come a dirmi "Sono con te ora e sempre"e, proprio in quel momento tutte le mie amarezze etutto ciò che mi turbava è andato scomparendo.Oggi posso senz'altro affermare che il Signore miha concesso una grande grazia, che è quella di aver-mi fatto incontrare la Comunità, grazie alla qualepotrò fare un cammino spirituale sereno. E, sonoanche convinta che dopo la mia consacrazione tantecose sono iniziate a cambiare e cambierannosenz'altro (con l'aiuto del Signore) nella mia fami-glia. A tal proposito voglio ringraziare p. Serafinoche è riuscito a far restare mio padre in chiesa pertutta la S. Messa, cosa che non accadeva da tempoe, chissà se questo non è un primo passo di cammi-no per la conversione... Voglio ringraziarlo ancoraper l'ingresso in aspirantato della mia mamma, mavoglio dargli il mio grazie più grande e più sinceroper la benedizione che ha dato a me e al mio futuromarito Pasquale davanti l'altare durante la S.Messa, alla presenza dei fratelli della Comunità,non poteva farmi regalo più grande per le mie futu -

re nozze. Sono veramente felice e serena e ringra-zio tutti voi fratelli e sorelle della Comunità diCastrovillari, Cosenza e Roccella per aver condivi-so la gioia di un evento così bello per la mia vita.Pregherò il Signore affinché fra di noi possa esser-ci sempre un sentimento di amore fraterno. Un ulti-mo pensiero ma non per questo meno importante vaalle mie due madrine Angelina e Rita. Le mie guidespirituali, le mie amiche, le mie sorelle, le mie con-sigliere che ho avuto sempre vicino nei momentibelli e brutti della mia vita. Sono convinta che ilSignore me le da poste vicino proprio perché con laloro umiltà e dolcezza mi guidassero nei sentieritortuosi della vita. Vi voglio tanto bene. Uniti nel-l'amore profondo di Cristo.

Francesca D 'Elia

Sardegna

È sempre un avvenimento bello incontrare un sacer-dote della nostra famiglia che viene a portarci alParola di Dio e ad invitarci a proseguire insieme ilcammino con la stessa immutata gioia del giornodella consacrazione nel quale abbiamo pronunciato leparole di grazia: "Cerco Dio solo". Il 26 aprile è venu-to in Sardegna, ad Oristano, p. Paolo, portando con sedue cose molto importanti per noi: la Parola di Gesù"Io sono la Via, la Verità, la Vita" (Gv.14,6) ed unaventata di spiritualità autentica della nostra Comunitàin quei di Firenze, dove il cuore d'ogni consacrato,che ama la famiglia, abita con i fratelli di vita comu-ne e con il nostro amatissimo padre Barsotti.Le giornate dal 26 aprile al 28 sono state piene evissute alla luce delle parole di Gesù, che p. Paoloci ha fatto meditare, catturando l'attenzione di unanutrita assemblea di consacrati e no. L'invito aseguire Gesù, via verità e vita, è stato incisivo e par-ticolare per la Comunità, in quanto, senza via non sicammina, senza verità, non si conosce, senza vitanon si vive e mai, come in questo momento, lanostra Famiglia sarda sperimenta la via della Crocedi Gesù, la verità della Sua parola, la vita che Eglipromette, poiché mai, come in questo momento,tanti nostri fratelli vivono l'esperienza della soffe-renza, conoscono ed accettano la via della Croce.La S. Messa della domenica 28 aprile ha visto lapiena partecipazione della comunità e dei parenti,amici e simpatizzanti che sono venuti a far festa aquanti si sono consacrati in quel giorno: Ignazio,Piera, Tiziana e Luciana, ma anche a coloro chehanno preso i voti: Rosina, con i voti perpetui, ed ame e Vittorio che abbiamo preso i primi voti annua-

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Palermo, maggio 2002. Le nuove consacrate durante la S.Messa di consacrazione.Da sinistra: Gina Vaccarino, Giovanna Lo Monaco, Silvana Amato, Concetta Maniaci.

li di povertà, castità coniugale, ed obbedienza; datoche il Signore, pur chiamandoci singolarmente,contemporaneamente ci ha voluti ancora una voltain coppia dopo 39 anni di matrimonio. C'è stataancora la richiesta di iniziare il cammino dei voti diMaria Rosaria a conclusione della S. Messa; manon è tutto, durante le due giornate di visita di p.Paolo abbiamo contato l'ingresso in aspirantato diben dieci fratelli e sorelle: Rosa, M.Grazia,Annarella (di Sassari), Caterina, Giovanna, Luigi,A.Maria, Angela Elisa, Antonello, Alberto, che, conil loro entusiasmo, daranno una spinta maggiore atutta la Comunità! Quanta grazia di Dio, quantagioia c'era sui nostri volti, tanta che ricordato leparole degli Atti Ap. (2,47) "Il Signore aggiungevaogni giorno al gruppo coloro che accettavano la sal-vezza" .Da queste pagine voglio ringraziare don GerardoPitzalis, parroco di Nurachi (OR) e la sua comunitàper l'accoglienza che ha dimostrato alla nostrafamiglia ospitandoci il primo giorno, nella sua par-rocchia San G. Battista e nel contempo ringraziareil parroco della parrocchia San Sebastiano, donTitino Usai, che ci ospita per i nostri ritiri e frater-nità ogni volta che se ne presenta l'occasione.La visita di p.Paolo è terminata domenica quando,per il rientro, lo abbiamo salutato e tra un buonviaggio ed un arrivederci non è mancata la commo-zione nel vederlo partire, poiché per noi più anzia-ni è stato come lasciare un figlio che si allontana eper i più giovani un fratello che parte, con il qualeabbiamo sperimentato che veramente Gesù è tra noi

e ci unisce nell'amore in Lui, nella Sua fedeltà dob-biamo confidare e non perdere mai di vista la SuaSanta Croce, via verità e vita, ripetendo con il sal-mista: "a Te sono volti gli occhi miei – in Te confi-do (Sal. 140,8 – Sal. 24,2).

Franca - Oristano

Verbania

Incontro a Intra con p. Bernardo e Antonio. Il temaè stato "l'esperienza della Pasqua". È stato poi toc-cato il problema della manifestazione della gioia, ildolore, e l'unità della Chiesa o meglio il sentirsiparte integrante di essa. Da Biella sono state connoi: Francesca e Filippina, mentre di Verbania eranopresenti Anna, Pinuccia, Vittoria, Olga, Alessandroe Roberto. Era assente Lucia perché il suo bambinosi è fatto male. Nonostante il cattivo tempo ci siamotrovati tutti puntuali nella saletta della famigliaStudenti, luogo accogliente pratico e inoltre concappella dedicata al S. Crocifisso. P. Bernardo ci haparlato di questa gioia della Pasqua facendoci capi-re che oltre a farla nostra, dovremmo essere capacidi comunicarla agli altri. Come? Con i nostri com-portamenti, con le nostre parole, con il nostro sorri-so. Ci ha parlato del dolore facendoci capire che nelmomento del dolore fisico o morale dovremmoessere più vicino a Dio. A proposito si è parlato delpadre e della sua sofferenza che sta vivendo. Dopo

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la S. Messa che ci ha raccolti nella cappellina,abbiamo pranzato insieme in gioiosa compagnia.Dopo p. Bernardo, accompagnato dal gruppo diBiella si è recato a far visita alle anziane BellottiPina Aletto Emilia e Bocchiola Rachele.

Una consacrata di Verbania

Napoli

Nei giorni 3-5 maggio abbiamo avuto la visita delnostro padre Superiore, p. Serafino, e con lui due fra-telli del IV ramo, Ireneo ed Ignazio, nonché una cop-pia di sposi consacrati toscani, a cui si è aggiuntaMaddalena, aspirante di Priverno, tutti ospitati congrande disponibilità da fratelli e sorelle comunitarie.Le visite dei superiori sono considerate occasioni digrandi grazie, per cui in tanti ci siamo ritrovatiintorno al nostro p. Serafino e alla sua gioiosa bri-gata per pregare, lodare e ringraziare il Signore. NelPiccolo consiglio si era stabilito di dare un'impo-stazione nuova alla visita sacerdotale organizzandoincontri più impegnativi ed incisivi per la nostra

vita spirituale e vari momenti di convivialità frater-na per sviluppare o rinsaldare il senso comunitariodi agape fraterna. Pertanto il sabato abbiamo avutoil ritiro per l'intera giornata con pranzo a sacco e ladomenica un incontro-adunanza aperto anche aifamiliari e simpatizzanti con pranzo preparato dallesuore dell'ordine di S. Brigida, che gestisconol'Eremo dei Camaldolesi, un complesso conventua-le immerso nel verde, nella pace e nel silenzio. Edè qui che sabato 4 maggio abbiamo vissuto momen-ti di preghiera e di raccoglimento. Durante l'adora-zione eucaristica ci siamo messi davanti al signorericonoscendo le nostre colpe, ci siamo spogliatidella corazza con cui siamo solito coprirci per farebuona impressione e ci siamo presentati a Lui cosìcome siamo: deboli, infedeli, peccatori, superficia-li, egoisti, avidi ecc...Pian piano ci siamo aperti alPadre in atteggiamento di figli amati da sempre,abbiamo invocato lo Spirito Santo e siamo entrati inun rapporto sempre più intimo con Lui.La domenica eravamo in tanti, più di cento, una pre-senza che superava di gran lunga le nostre aspetta-tive. Eravamo felicissimi di vedere tra noi sorelle efratelli che non sempre sono assidui agli incontricomunitari e abbiamo ringraziato il Signore per i

Visita del gruppo di Brindisi e Orla a Casa San Sergio (maggio 2002). IN basso a sinistra:il Delegato Giovanni Oggiano. Il alto: Giovanni Parlangeri, consacrato del leccese, sta pertamburare selvaggiamente un Puffo di nome Silverio.

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tanti doni che ci elargiva e che ci avrebbe ancoraelargito. Infatti durante la celebrazione della S.Messa due nostre sorelle, Anna Bacchini e ClaraRomano, hanno emesso i voti perpetui, si sono poiconsacrati al Signore Elisa Di Maio, CelesteScognamiglio di Arzano, Fiorella Contino (prossi-ma ad unirsiin matrimonio con Sergio aspiranteCFD e trentino di adozione), Paola Persico (Deogratias!) e Giovanna Irlandese. Al termine ci sonostati anche due ingressi in aspirantato. A tutti augu-riamo un cammino di fedeltà e di unione con Cristoper essere suoi testimoni efficaci nel mondo!Dopo pranzo, le foto di rito e i saluti, siamo andatia far visita al carissimo Placido Pucino, le cui con-dizioni di salute al momento sono stazionarie.Placido ha voluto ringraziare i pellegrini itinerantirecitando in dialetto napoletano stralci della com-media da lui composta e intitolata "Che peccato! Èproprio nu peccato!" ambientata nella CFD dellaFamiglia napoletana.L'attività frenetica dei tre giorni cede il passo a tanteimmagini che rievocano i momenti salienti dellavisita. Visite agli ammalati, colloqui personali,celebrazione di una S. Messa il giorno 3 maggio insuffragio di una giovane di 18 anni, Maria diArzano, la cui mamma ha fatto l'ingresso in aspi-rantato, trasferta ad Ercolano dopo il giorno del riti-ro per celebrare la S. Messa alle 19.00 nella chiesadel SS.mo Salvatore gremita di fedeli desiderosi disalutare Ireneo (nativo di Ercolano) e di conoscereil superiore della Comunità, omelie, meditazioni,confessioni, benedizioni ecc.... " Ma come fai areggere una visita così intensa? Gli ho chiestodurante la trasferta ad Ercolano, " da dove attingitanta forza, tanta energia, tanto entusiasmo?" edegli mi ha risposto con grande semplicità, comefosse la cosa più logica del mondo: " da voi! Da voitutti! Quando vedo che in una Famiglia si ama laComunità, si vive un amore fraterno, si è in pace, incomunione con gli altri nella gioia e nell'intesareciproca, io sono contento, e mi carico di energie!"

Maria Persico

tutti noi presenti, è grande. Sono stanca per il viag-gio lungo, ma la presenza del padre ha riempito ilmio animo di una tale forza da farmi dimenticaretutto. Il momento più intenso è stato quando cisiamo ritrovati tutti intorno all'altare per far festa alSignore. Il padre ci ha parlato con struggente com-mozione dicendo di essere felice per averci vistoriuniti in comunione d'amore verso Dio. La suavoce flebile ma decisa, sicura; è contento di averseminato bene ed ora, i suoi frutti sono lì davanti alui e ci invita a camminare sempre verso il Dio dimisericordia, a testimoniarlo, a vivere la nostravocazione. È felice e dice "....cosa posso volere dipiù? Potrei morire anche in questo momento..."Piange di gioia e ci chiama figli nella preghiera,nella volontà di Dio, nell'amore di tendere semprealla santità. E noi più commossi che mai ci sentiamoveramente uniti e protesi all'ascolto delle sue paro-le, dei suoi insegnamenti, dei suoi incoraggiamentie far sì che possiamo dare pienamente la nostrarisposta alla chiamata del Signore. Al pranzo comu-nitario partecipano tantissime persone ed il padre haper ognuno di noi una parola dolce: per Antonino,per Fernanda, Pina, Salvatore, Franco, Rita,Francesco, insomma a tutti tende la mano e da tuttisi lascia accarezzare, quasi coccolare. Arriva la torta(un' enorme cassata siciliana preparata dal "pastic-cere palermitano " e portata in regalo dai nostri fra-telli di Siracusa). Il viso sorridente del padre è anchesulla torta e spegne le candeline per i suoi 88 annifra canti, applausi e tantissime foto. Quanta unionefraterna, ricca di amore e carità che mi auguro siasempre costante nella nostra Comunità!Voglio ringraziare Fernanda e tutti i fratelli e lesorelle di Siracusa che mi hanno permesso, con que-sto viaggio da loro organizzato, di poterci incontra-re nella consapevolezza che tutto ciò che abbiamovissuto è un dono di Dio che ci ha creato, che ciaiuta e che non ci abbandona mai. Grazie ancora alpadre ed a tutti o suoi figli della vita comune: Diovive e chiama ciascuno di noi, seguiamolo sempre.

ChiaraCFD di Castrovillari

Una consacrata della Calabria va aFirenze a trovare il padre...

I giorni che hanno preceduto la visita al padre, sonostati per me di grande e trepidante attesa e, final-mente il 25 aprile eccomi davanti a lui con una talegioia dentro da commuovermi appena lo vedo e, dalsuo sguardo capisco che il suo amore per me, per

Svegliati, o tu, che dormi!

Brescia - Domenca 5 maggio si è tenuta a Brescial'adunanza dei gruppi della Lombardia dal nostroAssistente generale Paolo Canal. Abbiamo attesocon gioia questo incontro anche per conoscerlo per-ché non era mai stato con noi della Leonessa d'Italia.Ci siamo ritrovati verso le nove sul sagrato di

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Sant'Alessandro per partecipare prima alla S.Messa che è stata bene animata e partecipata.Anche l'omelia sulle tre letture è stata ricca di inse-gnamenti di fede sull'azione dello Spirito Santo cheGesù ci manda per santificarci. C'erano fra i cari esimpatici convenuti lombardi anche Raoul eGraziella nostri Assistentitanto cari al nostro gruppo.Dopo la S. Messa ci siamoportati a Casa Sant'Angelae abbiamo iniziato l'adu-nanza con le quattro pre-ghiere d'obbligo e le Lodi.Ha preso per prima la paro-la Sandra nostra Assistentedi gruppo sul tema: Marianostra Madre e modello dicontemplazione. Hannofatto i loro interventi ancheRaoul e Graziella. Anche ilnostro Assistente generaleci ha parlato di Maria nostramadre che intercede per noianche nel suo umile silen-zio e noi, ha detto, non dob-biamo dare tanta importan-za alle visioni o apparizioni.Paolo, ci ha parlato in modocosì accorato, incisivo epersuasivo sul nostro dove-re di monaci contemplativida farci molto riflettere. Ciha detto di portare tutte lenostre azioni sul piano dellafede a incominciare dasubito. Dobbiamo arrivare auna meta: il Paradiso! Eallora si prega per chiederela fede, il cui canale è l'ascesi, la penitenza, la con-versione, la generosità, la perseveranza....Nel pomeriggio voleva parlare solo ai gruppi diBrescia e Bergamo. Io che avevo programmato ditornare a casa per il pranzo, giacché Marina mi davaun passaggio, ho cambiato parere sentendo comeparlava il nostro caro Assistente generale. Così nelpomeriggio ci ha convocati insieme al gruppo diBergamo spronandoci ad essere fedeli agli incontrie a tutti gli altri impegni comunitari. Il gruppo diBrescia è un po' ... sonnolento perché è compostoda persone più o meno anziane e malandate in salu-te, ma Paolo con la sua parola ferma, incisiva e per-suasiva ha spazzato via tutti i nostri alibi e ha datoa tutto il gruppo una rinnovata giovinezza dello spi-rito. Il giorno dopo ho saputo che è avvocato. Sfido

io, ma avvocato del Consolatore!Grazie caro Paolo per lo... scossone che ci hai datosvegliandoci dal nostro torpore e come ci hai sug-gerito aggiungeremo, ai nostri impegni quotidianila lettura spirituale di una circolare del padre.

Palmira TiveronGruppo di Brescia

Oria e Brindisi aCasa San Sergio

I giorni 10,11,12 maggioda Brindisi ed Oria siamoandati a Settignano in visi-ta dal padre. Siamo statiospitati per due notti e duemezze giornate dai fratellidella Madonna del Sasso,condividendo con loro nonsolo la preghiera, ma anchemomenti di fraterna comu-nione mangiando insieme,parlando conoscendo cosìmeglio ognuno di loro. Ilsabato mattina p. Paolo checi ha spiegato la storiadella Madonna del Sassoed ha fatto anche una medi-tazione. Ha parlato del-l'importanza del IV ramonella Comunità, del suoruolo che è quello di essereun richiamo per tutti glialtri, ci ha fatto capire chechi appartiene al IV ramo

non è in cattedra per fare il maestro, perché"Maestro" è uno solo. Il pomeriggio di sabato c'èstato l'incontro tanto atteso con il padre. Scesi dallemacchine, ci dirigevamo verso Casa San Sergio,quando in lontananza venivano verso di noi due car-rozzine affiancate: in una c'era Sara spinta da Piero,nell'altra c'era il padre spinto da Romain. Ci siamoletteralmente precipitati verso di lui, commossi econtenti di vederlo in buone condizioni. Anche lui èstato contento di vederci ed ha avuto per tutti paroledi gratitudine: "Voi, per venire qui, avete sostenutoun viaggio, le spese, avete lasciato le vostre fami-glie...."e di affetto. Ha parlato con noi in modo spe-dito per almeno 20 minuti. La S. Messa è stato unmomento di unione profonda tra noi e il padre. Lìsull'altare ha offerto la sua sofferenza, la sua fedeltàal Cristo, e noi ai piedi dell'altare gli abbiamo dona-

Ecco l'aspirante neozelandese!Questo bravo giovane, vivamenteinteressato alla Comunità e cristianoottimamente impegnato, saluta tuttala Comunità e chiede preghiere per-ché anche in Nuova Zelanda da luisorga un gruppo della CFD . Si chia-ma Matthew Mawkes. Di professio-ne fa il regista cinematografico!

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to il nostro amore di figli e l'impegno di essere sem-pre degni della nostra consacrazione. Le omelie poi,sono stati teneri messaggi di paterno affetto, paroleaccorate espresse con dolcezza e con tono partico-lar mente commosso, ci ha spronato ad avere semprefede anche nei momenti della prova, perché Dio ècon noi e ci sostiene con il Suo immenso amore. Èstato particolarmente tenero con Giulio, il marito diTina, una nostra sorella aspirante, che durante la S.Messa è entrato in aspirantato. Intorno a noi, in que-sti due giorni, un'atmosfera di pace, fratellanza,appagamento. Grati al Buon Dio per tutto ciò, rin-graziamo di cuore i nostri fratelli per la loro acco-glienza. I loro sorrisi, i loro fraterni abbracci li abbia-mo racchiusi nel cuore, insieme alla figura del padre,così paterna ed affettuosa.Caro padre, il tempo, la sofferenza possono cam-biarvi il fisico, ma non possono intaccare minima-mente la vostra spiritualità.

Paola Buccolieri, Anna Maria Manfreda

Modena

Domenica 5 maggio un consistente gruppo dellaComunità modenese, capeggiata dall'Assistente difamiglia Adolfo Morandi, si è recato a San Sergioper far visita al padre.È stato un bel viaggio siamo partiti con il solesiamo arrivati col sole. Durante il viaggio però, ciha sorpreso un temporale ma, il calore umano nelritrovarci insieme e l'ansia dei nostri cuori per il

prossimo incontro con il padre era superiore a tuttociò che ci circondava. Non si può descrivere l'emo-zione di questo incontro. Il padre era sereno e feli-ce ed ha avuto la forza di parlare con ciascuno dinoi. Nella meditazione introduttiva la sua voce eraferma e sicura come sempre.Ci ha raccomandato di vivere in dipendenza all'a-zione dello Spirito Santo e, durante l'omelia dellaS. Messa, ha spiegato che il cammino dei figli diDio, nasce dal Padre segue il Figlio, termina nelloSpirito Santo.Il pranzo è stato gioioso; avere il padre vicino cidava un senso di pace e di letizia. Dopo un breveriposo ci ha voluto lasciare il suo testamento. Hadato appuntamento a tutti; lassù sarà la grandeassemblea dove vivremo la gioia dell'amore. La pre-ghiera che ci unisce è il Gloria perché ci dice cos'èDio per noi. Dio è il silenzio, nel silenzio Egli sicomunica all'anima. Mentre così parlava le lacrimeinondavano il nostro viso, le sue parole erano toc-canti: resteranno nei nostri cuori indelebili. Siamotornati a casa felici per questa giornata speciale cheDio ci ha concesso e nel pullman, che ci riportava aModena, per diverso tempo il silenzio è stato totale.Domenica 12 maggio la Comunità di Modena eprovincia si è riunita come al solito all'IstitutoSacro cuore per l'adunanza mensile. L'argomentoscelto da don Giacomo Morandi è stato ispirato daun passo particolare del cap. 6 della Lettera agliEfesini dell'apostolo Paolo. Le parole di donGiacomo ci hanno fatto fare un buon esame dicoscienza. Bisogna però andare avanti sicuri e fidu-ciosi prendendo forza dalla preghiera costante per-ché, con le proprie forze, non è possibile affrontare

Ecco le nostre ladine della Val Gardena. Da sinistra: Elisabeth Perthoner, Helga Senoner,Anneliese Senoner

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il nemico con coraggio.Giorgio Cavani, il marito della nostra sorellaMaude di Spilamberto, è deceduto in questi giorni.Siamo vicini a lei nella preghiera, certi che ilSignore la conforterà in questo momento di prova.

Clara Turrini

Dalla Val di Fiemme

Giovedì 25 aprile 2002. Abbiamo atteso questogiorno da molto tempo, quasi come una mammache aspetta la nascita del suo bambino; il GruppoSan Bernardo infatti oggi vede nascere la radice diquello che forse sarà un altro gruppo: oggi si con-sacrano quattro sorelle e fratelli di Castello diFiemme: Anna e Maria Paola Cavada, Inger eFranco Nones. Padre Serafino è venuto con ungruppo di giovani da Firenze e da Cantù (lascio aloro la cronaca del loro incredibile soggiorno) edora, riuniti con noi nell'Istituto delle Figlie delSacro Cuore di Cavalese, riempiono la Chiesa deiloro bellissimi canti. Oggi è anche l'88esimo com-pleanno del padre; vado indietro con la memoria acontemplare le tante volte ch'egli venne qui per par-larci, per stare con noi...Che continuità meraviglio-sa lo Spirito Santo opera nella Comunità! Quindioggi rallegriamoci, senza dimenticare le nostresorelle che ci hanno preceduto alla Casa del Padre:Adarosa, Ilda, Virginia...Durante la consacrazionedei nuovi figli di Dio, mi pare di vedere tutti gli altrifratelli e sorelle sparsi per il mondo e chiedo alSignore di allargarci il cuore: solo Franco e Ingerhanno, umanamente parlando, un'esperienza "mon-diale", ma non possiamo tutti, anche nei nostri pic-coli paesi, dilatarci nella carità?Padre Serafino ci invita ad una concreta aperturaallo Spirito Santo che viene a visitarci; Spirito diIntimità, Spirito di Onnipotenza: ci richiama a radi-carci nel "nocciolo divino" della fede che è in noi,che fa la nostra vera santità e che dobbiamo adimparare a riconoscere anche nei nostri fratelli.Avremo nei prossimi giorni d'incontro molte altreoccasioni di gioire insieme. Oggi è stata un donogodere insieme ai fratelli venuti da fuori ( Bolzano,Cantù, Cortina, Firenze e Trento, Merano) sia dellegioie dello spirito che di quelle umane dell'acco-glienza e dell'ospitalità. Raccomandiamo alSignore anche il nostro futuro: la crescita nell'unio-ne fraterna, nell'intimità con il Signore, nello spi-rito di preghiera e di contemplazione. Ma anchel'apertura al mondo perché lo spirito profetico cheil Signore ci dona esige una grande dilatazione

verso altri popoli, verso altri paesi. Maria Madre diDio interceda per noi !

Il Gruppo San Bernardo

Lo Spirito Santo e noi

Lo Spirito Santo e noi: è stato questo l'argomentodella meditazione di p. Serafino a Bolzano, dome-nica 28 aprile, nella sala del convento deiCarmelitani, dove si è riunita tutta la Famiglia delTrentino –Alto Adige e presenti molti invitati.Atmosfera di festa per le quattro consacrazioni diMaurizio e Graziella Albertin, di Libero eFranca Fattarini, per i primi voti di Edda Crescinie di Ginetta De Marchi e per l'ingresso in aspiran-tato di Liliana Persello, mamma del nostro giovaneconsacrato Alessandro e di Silvana e Mario Valercon Anna dell'Ucraina.Durante la S. Messa, celebrata nel contesto felice ditante consacrazioni, credo che ciascuno dei presentiabbia sentito nel proprio cuore un sentimento diriconoscenza per il più grande carisma che lo SpiritoSanto continuamente rinnova nel sacerdozio cristia-no, dato alla Chiesa per il bene di tutti. Il pane e ilvino, transustanziati nel Corpo e nel Sangue diCristo per opera dello Spirito Santo invocato dalsacerdote, sono offerti ai fedeli dalle sue mani con-sacrate; per loro tramite il bimbo riceve, con il bat-tesimo, la dignità di figlio di Dio; esse tracciano, ilsegno dell'assoluzione sul peccatore pentito esegnano con l'olio santo la fronte del malato, affi-dandolo alla misericordia di Dio. Insostituibile cari-sma, dunque, concesso a coloro che Dio chiama ariceverlo, di cui tuttavia ciascun credente in Cristofruisce. Nella bella chiesa dedicata alla Madonnadel Carmelo aleggiava, sul finire della messa, unospirito di dolcezza e di pace. Era vivo in noi unsenso di gratitudine per il momento che il Signore ciconcedeva di vivere; in esso si faceva presente ilricordo commosso del nostro caro padre, di cui p.Serafino ci aveva portato buone nuove; la consape-volezza che, se eravamo insieme, se davvero, cia-scuno di noi era ricco dei carismi di tutti, più che adogni altro dovevamo questa straordinaria ricchezzaal padre della Comunità dei figli di Dio. La suafiducia in Dio, incrollabile anche nel momento dellasofferenza, l'amore a Cristo, alla Vergine e ai Santie – non ultima – l'umiltà che ha sempre accompa-gnato l'espressione di questi carismi, hanno dato edaranno luce e speranza al nostro stesso cammino.

Liliana Bordone

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Per comprendereappieno il cristiane-si mo, che non è soloOccidente ma ancheOriente, è indispen-sabile capire il cri-stianesimo russo.

Il cristianesimooccidentale è ricco evario, quello orienta-le è esclusivamenteuna liturgia, unamistica, ed il cuoredi questo cristianesi-mo è il monte Athos.La mistica orientale è

più intellettualistica e meno emotiva di quella occi-dentale, conserva un accento più casto, più intimo,più semplice e questo è chiaramente evidente nel libropiù sacro per i Russi, dopo la Bibbia: la"Dobrotoliubie".

Forte è la dipendenza del cristianesimo russo dal-l'ellenismo, anche se, per gli ortodossi, spesso elleni-smo sta per bizantinismo; ma i santi russi non sonomeri imitatori dei bizantini, a dir meglio, sono supe-riori ai bizantini perché più umani, ricchi di dolcezzae pervasi da una luminosità che il cristianesimobizantino non conosce.

A caratterizzare i santi russi c'è, poi, forte l'influen-za dell'ambiente naturale: il silenzio delle foreste e illento e ampio corso dei fiumi contribuirebbero acreare intorno a loro un silenzio immenso dove la vitanon è che adorare Dio e vivere come Lui. Religioso èil legame del popolo russo alla terra che è madre einduce a venerare la Madre, Vergine Maria. Eccoperché la vita eremitica, anche nelle forme più primi-tive, è per gli orientali l'unica spiritualità riconosciutae il più alto ideale di vita religiosa.

La santità esige il distacco dal mondo, il silenzio, lacontemplazione; e, il santo è l'essere più vicino aCristo, ha ricevuto e possiede lo Spirito di Dio nelladolcezza e nell'umiltà.

Nel contatto fisico col Cristo, operato attraverso iSacramenti, avviene la "divinizzazione" dell'uomo edella natura e, poiché tutta la vita cristiana è immer-sa nella liturgia, a imporsi non è il Cristo della storia

in terra, ma il Cristo della Resurrezione che vive nellaChiesa e attraverso essa si incarna: la Chiesa èChiesa della Resurrezione. La mistica occidentale èmistica della Crocifissione, la Mistica orientale è misti-ca della Resurrezione: in Cristo risorto non solo l'uo-mo ma tutta la creazione si trasfigura e santifica.Anche la divinizzazione non è perfezione dell'uomosoltanto, ma è il fine a cui tende l'intera creazione. Equando gli uomini bagnano la terra con le loro lacri-me e la abbracciano, si riconciliano con Dio. Lacalma della terra si confonde con la pace dei cieli e ilmistero terrestre confina col mistero di Dio. E' unmondo di pace che trova tutto in sé e non cerca nullaal di fuori di sé, è l' "apateia" che rende all'uomo lasua unità e lo spinge ad imitare Dio. Questa unione,questa assimilazione l'uomo la realizza nella pre-ghiera, la esprime mediante la pietà, la ottiene grazieall'astinenza.

Come si è detto, il più alto ideale religioso rimane lavita eremitica: il distacco assoluto nella astinenza per-fetta dal mondo crea la condizione di una ininterrot-ta preghiera. Non è più l'amore al vertice della vitaspirituale ma la grazia della preghiera che uniscel'essere a Dio e lo separa dal mondo. Si comprendeda questo che la spiritualità essenzialmente monasti-ca e mistica di questo cristianesimo non può presen-tarci una grande varietà di santi: sono monaci, fon-datori di monasteri, startzi. Sono uomini ebbri dipovertà, di nascondimento, di solitudine perché ebbridi Dio. Non sapremmo nulla di loro se non ci fosserole testimonianze dei monaci loro compagni, eppure lecorrenti religiose del pensiero, dell'arte e della vitarusse, espresse negli scritti di grandi pensatori –Chomjakov, Leotjev, Solovjov... - hanno in fondoun'unica sorgente: il monachesimo orientale.

E come non riconoscere che all'inizio della storiamoderna del popolo russo c'è Sergio di Radonez?Contemporaneo di Santa Caterina da Siena, anelòsempre alla solitudine, fondò il Monastero dellaTrinità, il più celebre di tutta la Russia. Come S.Francesco d 'Assisi, l 'anima di San Sergio si smarriscenell'estasi del Cantico dove tutto è così interiorizzatoe puro, e, non solo l'uomo è divinizzato, ma la crea-zione tutta. Ebbe meravigliose visioni: vide la BeataVergine con i due Apostoli Pietro e Giovanni; con unsegno di croce fece sgorgare una fonte; fece ritorna-

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re alla vita un bambino morto; come Antonio ilGrande, liberava gli ossessi.

Dio colmò di celesti favori anche San Serafino diSarov. Sono note le sue visioni; rimase per mille gior-ni e mille notti in ginocchio sopra una pietra; come S.Francesco conversava con le fiere, viveva con gli orsi.Sensibile alle miserie e sofferenze umane fu avvicina-to da tanti che gli chiedevano aiuto e nessuno mai siallontanò da lui senza essere consolato; conoscevasolo la bontà ed assumeva su di sé la responsabilitàdei peccati del mondo. Una sola cosa esigeva: lasemplicità della Fede. La sua unione con Dio era cosìprofonda che non sembrava ci fosse più differenzafra Paradiso e terra: la vita terrena è principio dellavita celeste. La dottrina mistica di Serafino di Sarov ècolma di sereno ottimismo soprannaturale ed ha lagioia e la freschezza del miracolo; molto Dostoevskijsi è ispirato a lui.

Dottore e maestro per eccellenza di vita spirituale fuTeofano il Recluso; per lui "l'educazione, di tutte leopere sante, è la più santa" e fu pastore di anime ededucò per tutta la vita anche quando, dopo esserestato vescovo di Vladimir e di Tambov, decise di ritirarsinella solitudine del deserto monastico di Vjscen dondecontinuò ad educare tramite una fitta corrispondenzaepistolare. Dovere fondamentale del cristiano è perTeofano la preghiera che non consiste nelle parole main un sentimento di attenzione costante a Dio.

A rivelare l'amore di Dio fu chiamato Giovanni diCronstadt con lui la santità ortodossa ha lasciato lemura dei monasteri ed è entrata nel mondo. Convintoche la santità apostolica è operosa e feconda dimo-strò che per mezzo della preghiera tutto si ottiene daDio poichè la preghiera dell'uomo realizza I'onnipo-

tenza creatrice.Quella di Silvano del Monte Athos fu una vita da

monaco comune, ma non priva di interventi sopran-naturali. La Vergine gli infuse un tal pentimento deipeccati per la sua vita trascorsa da sentirsi comeavvolto dalle fiamme infernali, tuttavia non disperòmai, non dubitò mai dell'amore di Dio e obbedì alcomandamento dell'amore verso i nemici, un amoreuniversale che esige il dono di sé.Fra tutti i filosofi e mistici russi il più occidentale è da

considerarsi Chomjacov che donò alla sua chiesa lamistica della libertà cristiana: "la Chiesa accetta nelsuo seno solo le anime libere, chi offre un'accettazio-ne servile, senza credere in essa, non vive nellaChiesa..." .

La mistica dell'uni — totalità viene da Solovjov profes-sore filosofo e poeta mistico. "... Non si tratta di sop-primere la nostra individualità morale e religiosa, madi completarla dandole l'impulso di una vita progressi-va e universale . II nostro solo dovere è quello di rico-noscere quello che siamo in realtà: una parte organicadel grande corpo cristiano..." La cattiva unità è vuotoe niente, la vera unità è l'essere Uno che ha tutto in sé.

Da questi principi ed insegnamenti possiamo facil-mente dedurre che la Chiesa è una: ci fa uni ilBattesimo, uni i Sacramenti, è uno il sacerdozio vali-do. E la Chiesa non sarebbe cattolica se non dovesseessere la vita di tutte le nazioni, ma non sarebbe cat-tolica nemmeno se dell'apporto di ogni civiltà nonavesse bisogno, per esaurire totalmente nell'atto lastupenda validità della sua vita unica e immensa.

Maria De Cata

Lettura biblica del meseNel mese di luglio si legge il libro del Siracide (i capitoli 1-15; 24; 42-51)

65° Anniversario sacerdozio padre, 18 luglioI1 18 luglio ricorre il 65° anniversario di sacerdozio del padre. Quest'anno viene di venerdì. Ci ritro-veremo tutti, insieme al padre naturalmente, al Santuario della Madonna del Sasso per ringraziareinsieme il Signore di questa ricorrenza.Programma:

- ore 10.00 momento di preghiera e/omeditazione- ore 11.00 S.Messa solenne- ore 13.00 Pranzo al sacco

ore 15.00 incontro conclusivo e VespriInvitiamo quanti più possibile ad essere presenti, è una occasione davvero bella per stringerci anco-ra una volta attorno al padre (quante altre volte lo potremo ancora fare?) per ringraziare insieme ilSignore per quello che ha fatto grazie a lui per noi e per tante altre anime. Non importa avvisare, per-ché chiunque intende venire dovrà venire con il proprio pranzo al sacco. Vi aspettiamo!

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Forse non tutti sanno che in Australia circola ilNotiziario CFD. Naturalmente in inglese. Non èstato facile mettere su l'apparato delle traduzio-ni e della distribuzione. Noi siamo una piccolafamiglia senza mezzi... ma forse per questoguardiamo questi traguardi raggiunti con tantopiacere e spirito di lode.Funziona così: quando il Notiziario è preparatoin Italia, vengonospediti in Australiatutti gli articoli viae-mail. Adrian ealcuni altri guarda-no gli articoli initaliano e decidonoquali tradurre; traquesti sempre lacircolare del padree dell'Assistentegenerale, l'insertobiblico, stralci dimeditazioni delpadre, alcune cro-nache della vitadella Famiglie, e divolta in volta altriarticoli ritenutiimportanti.Rimandano inItalia l'elencodegli articoli chehanno scelto, e quida noi si procedealla traduzione ininglese. Una voltafatto questo, gliarticoli ritornanoin Australia sempre via e-mail, ma questa voltain inglese. Nel frattempo una piccola redazionedel Notiziario australiana produce degli articolipropri sulla loro vita, il programma delle loroattività, le notizie che sono necessarie da scam-biare e comunicare. Molto bella è una rubricafinale che loro chiamano "Prayer list": vi sono

tutti i nomi di coloro per i quali la Comunitàintende pregare in modo particolare: gli amma-lati, coloro che vivono momenti difficili perqualsiasi motivo. Abbiamo trovato in questa listaanche persone non della Comunità: un Vescovoaustraliano che ha avuto un ictus, la mammaanziana di un consacrato, e anche alcuni consa-crati italiani che hanno conosciuto e per i quali

ora essi pregano(e magari gli inte-ressati non losanno neanche!).Ora hanno inizia-to a mettere anchealcune fotografie.Nell'ultimonumero hannopubblicato l'elen-co completo ditutti i consacrati easpiranti, conindirizzo e nume-ro di telefono(notare che inAustralia nonsono tutti vicini:ci sono consacratia Melbourne, aWagga Wagga, aShepparton, aPerth, e traMelbourne e Perhc'è la stessadistanza che c'ètra Roma eMosca!).Una volta prodot-

to il Notiziario se lo mandano in giro imbucan-dolo nella cassetta della posta, come si faceva danoi qui in Italia nei primi tempi. Il numero dellepagine di ogni Notiziario è attualmente di 14 –16 pagine. Riportiamo qui la copertina delNotiziario australiano. E' il primo fratello delNotiziario italiano. Bello, vero?

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Il 25 aprile si è consacrato nella Comunità FrancoNones, di Castello di Fiemme, provincia di Trento.Con lui si è consacrata la moglie Inger, svedese,ormai da tanti anni in Italia. Franco Nones è notoperché nel 1968 vinse la medaglia d'oro alleOlimpiadi nella disciplina dello sci di fondo. Allora fuuna cosa clamorosa, perché quel campo era dominioincontrastato degli scandinavi e dei russi, e nessunopoteva sperare la vittoria di un italiano nei confrontidi quei giganti. Invece vinse Franco Nones, e passò,per così dire, alla storia.Poi egli continuò a gareggiare e a vincere (ha ancheun oro nei campionati mondiali), e una volta appesigli sci al chiodo si è dedicato al commercio di artico-li sportivi, rimanendo sempre nel suo ambito dellosport con compiti e qualifi-che varie che ora nonsaprei ben precisare.Due anni fa me lo vidiarrivare al breve pellegri-naggio che facemmo aMedjugorie, e in quellaoccasione fece l'ingressoin aspirantato con lamoglie. Mi colpì la sempli-cità di quest'uomo di mon-tagna, i suoi valori genui-ni, eredità ricevuta da unasanta mamma, quellesante mamme di unavolta. Parlammo a lungodi quella famosa gara, maanche della malattia che ebbe successivamente, dellasua devozione alla Madonna, del suo eventuale inte-grarsi in un gruppo, della sua bella famiglia (Francoe Inger hanno quattro figli).Ora si è consacrato. Non che questo debba per forzasignificare qualcosa di speciale, ma in un certo sensosì. La Comunità è di carattere laicale e, come sappia-mo, è aperta a tutti. Tutti possono farne parte, non visono lecite condizioni di vita, stati, o altre cose che neprecludano l'appartenenza (Statuto art.9); ed è veroche la Comunità è bella quando è rappresentata poidi fatto un po' da tutte le "categorie": anziani e gio-vani, uomini e donne, persone semplici e professori diuniversità. Ultimamente questa apertura è ancora piùevidente con l'arrivo di fratelli di altri continenti e altreculture: Asia, Australia, Africa, grazie alle quali laricchezza della Comunità è ancora più completa.Guardando l'archivio e considerando le occupazionie professioni dei nostri consacrati, ne troviamo di

diverse... ma in fondo non troppo varie. A parte igiovani che ancora studiano e gli anziani in pensio-ne, tra i nostri consacrati ci sono impiegati e profes-sionisti, casalinghe e insegnanti, ci sono dentisti emedici, veterinari e commessi. Manca però un cinea-sta, un pilota d'aerei, una hostess, una attrice delcinema, uno stilista, un pilota di Formula uno. Voi midirete: che c'entra questo? Ci interessa forse una rap-presentatività in mondi che tutto sommato non ciappartengono? Ma quei mondi devono appartenerea Dio, cui nulla deve rimanere estraneo. E chi portaquei mondi a Dio? Chi li porta, se non soprattutto chici sta dentro? Ecco perché io sono contento cheFranco Nones si sia consacrato nella Comunità: nonsolo per lui personalmente, ma anche per quello che

lui rappresenta, per quelmondo che rappresenta. Eil mondo che rappresentaè quel mondo di notorietàe pubblicità che può anchestordire, che può faredimenticare i valori prima-ri e quella necessità prima-ria che ha sempre e soloun nome soltanto: Dio.Non che Franco Nonesdebba ora andare in gironel suo mondo dello sci emettersi a fare delle predi-che su Dio o sullaComunità o su quant'altro.No: basta che ci sia. Basta

che lui, lì nel suo mondo dello sport, sia lì, e sia con-sacrato a Dio, e sia consapevole della propria consa-crazione. Lui lì, nel suo cuore, porta al Signore dal didentro il suo mondo, e prega, e intercede, ed è testi-mone con la sua fede tra i suoi compagni di viaggio.Tutto qui. Poco? Considerando il suo mondo, appun-to, non credo che sia poco.Per questo motivo mi piacerebbe davvero tanto che siconsacrassero nella Comunità (ossia: a Dio) AlbertoTomba, Gina Lollobrigida, Sean Connery, RobertoBaggio, Raffaella Carrà, Carlo Azeglio Ciampi, leSpice Girls e Gianni Morandi.A voi no?

Quando ho consegnato la Madonna Nicopeia aFranco Nones gli ho detto: "Questa è la tua più bellamedaglia d'oro, Franco!"

p.Serafino

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Come possiamo riconoscere Gesù presente in ognipersona che incontriamo?.. Ogni persona che vediamo– lo sappiamo - è infinitamente amata dal Signore, ètutta la Sua ricchezza, il Suo tesoro... Gesù è mortosulla Croce per renderla eternamente felice ed oraattende pazientemente una sua risposta..."Lo sappiamo"... ma non lo viviamo. Lo diamo perscontato, ed è molto fastidioso quando qualcuno ce loricorda!.. Forse ci siamo rassegnati: diciamo che èuna cosa "troppo difficile" e, al massimo, resta pernoi un ideale astratto, che non giungeremo mai a met-tere in pratica pienamente. Come viviamo, poi, seabbiamo questa rassegnazione nel cuore? Non cimuoviamo più in base alla fede, ma in base ai nostripunti di vista e dunque, alla fine, in base ai nostri inte-ressi. Per noi le persone con cui entriamo in contattohanno valore non per se stesse, ma in base all'appa-renza, a ciò che noi abbiamo ricevuto da loro, allenostre impressioni e a quanto sentiamo dire sul loroconto. Se non esercitiamo la fede, la persona, ilnostro fratello non è più per noi un sacramento di Dio,ma acquista valore in base a... "quanto ci dà".Ora, per aver questa fede occorre pregare: pregareperché il Signore ce la doni, pregare per poteramare... pregare per coloro che incontriamo: prima ditutto per quelli che non conosciamo. Perché? Nonsarebbe più giusto partire da chi ci sta accanto? Inrealtà, anche coloro che diciamo di conoscere, non liconosciamo affatto: c'è come un velo che ritarda oimpedisce di vedere le persone e le situazioni più vici-ne a noi con gli occhi della fede. Partiamo allora dadove è più facile. Capita ogni giorno di imbatterci inpersone sconosciute: le vediamo per strada, sui mezzidi trasporto, alla televisione, sui giornali... e infinenei cimiteri: tante tombe, tante fotografie, tantinomi... Qui non si scappa: non abbiamo alcun moti-vo immediato per interessarci di loro, anzi "abbiamogià tante cose a cui pensare!". L'unico motivo perconsiderarli più attentamente – e come nostri fratelli -è la fede. Innanzi tutto, essi non sono una massa

uniforme, ma ognuno di loro è un fratello o sorella,con un volto, giovane o anziano, attraente o meno...Ebbene, noi possiamo cambiare la loro vita! Sì, pos-siamo offrire silenziosamente al Signore ciascuno diloro, con la certezza che qualcosa di bello accadrà,anche se magari non lo vedremo mai, quaggiù. Peresempio, ora vedo un uomo anziano passare lenta-mente alla guida di un motofurgone... oppure vedo ungiovane che lava i vetri delle macchine ferme alsemaforo... - "Gesù, Maria, lo affido a Voi...con tuttala sua vita, i suoi cari, le sue sofferenze, le sue spe-ranze..." – E mentre prego così vedo più chiaramenteche quell'uomo è come me, Dio l'ha voluto fin dal-l'eternità per farlo eternamente felice al Suo cospetto:chi sono io davanti a quest'opera?.. Magari quellapersona non sa, non crede tutto questo, e tuttavia spe-rimenta nella propria vita, almeno qualche volta, ildesiderio del bene... Sicuramente sente anche la pro-pria pesantezza, pigrizia, cattiva volontà, davanti atante occasioni buone... E anche questo fratello,come me, si sente combattuto: anzi, forse ha ormaiperso la speranza e si è abbandonato ad una vitamediocre... Ora, il Signore mi ha fatto il dono dellafede e della Sua consolazione... e oggi ha messo sullamia strada questo fratello che prima non conoscevoper donargli qualcosa. Sì la benedizione di Dio, ades-so, deve passare attraverso di me: purtroppo, non c'èqui (visibilmente!) né Madre Teresa, né Padre Pio, néalcun altro santo del presente o del passato. Il Signorevuole servirsi della mia fede, del mio amore, perquanto poveri, per entrare nella vita di tanti fratelli ame "sconosciuti": non con grandi cose, ma attraversoun sorriso, un pensiero, un atto di fede... con amore.E sono convinto che questo amore crescerà in noiquanto più sapremo cogliere l'occasione, anzi la per-sona che incontriamo, affidandola subito a Colui chesolo può e vuole farla felice... insieme a noi.

Doroteo

DA A Euro

Gruppi di Bolzano famiglia bisognosa 645.00

Toscana OccidentaleTempora per i poveri 290.00

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Vittoria Pacchioni fu la primaAssistente Generale. Fu tra quellefamose prime sei che andarono dall'al-lora giovane don Divo Barsotti in ungiorno dell'anno 1946 chiedendogli sepoteva assumere la guida di un grup-petto di sei donne. Da quella richiestanacque in pratica la Comunità. Vittoria Si consacròil 1 gennaio 1947, insieme al padre stesso, e colla-borò subito con il padre appunto come Assistentegenerale per una decina di anni, tanto da essereconsiderata da molti la co- fondatrice (il padre stes-so ha scritto: "La Comunità è nata con lei ").Ma chi era Vittoria Pacchioni? Pochissimi sonoquelli che l'hanno conosciuta e sono ancora vivi;Vittoria infatti è morta nel 1966. Fiorentina, nubile,conobbe la Comunità a cinquantacinque anni, emorì esattamente vent'anni dopo. Fu una delleprime donne-architetto che si videro all'opera incittà: allora infatti gli architetti erano tutti uomini;e ciò ci può dire anche qualcosa della volontà, dellecapacità di questa nostra madre-sorella.Ma noi vogliamo sapere di più. E per questo inizia-mo con questo numero la rubrica "ConosciamoVittoria Pacchioni ". Cercheremo di conoscerlaattraverso le lettere che scriveva alle prime consa-crate di quegli anni, lettere in cui appare un amoreper la Comunità straordinario. Ripubblicheremoanche qualcosa di quello che dissero alcune sorellesu di lei quando morì. Ma soprattutto faremo par-lare lei nelle lettere; ne abbiamo molte: alcune maianalizzate, altre raccolte in un quadernetto (ormaiintrovabile). Sarà bello così conoscere e scoprirenon solo Vittoria Pacchioni, ma anche la Comunitàdelle origini.

Cominciamo da una lettera che Vittoria scrisse aMaria Marinetti, il 22 novembre 1953:

"E' per me una grande ricreazione dello spirito loscrivere alle mie sorelle, vorrei sempre parlare dellanostra Comunità! Eppure c'è chi non sa dire dueparole e forse ha ragione. E' così profondo, dolce,delicato il suo spirito che soltanto chi veramente lovive sa che cos'è. E' vero, non è facile parlarne; iostessa – e chi sono io se non la più incapace? - chedovrei parlarne a meraviglia, non so che dire, temodi sconfinare nelle evanescenze e nelle leziosità.Eppure il nostro spirito è fondato sopra un dogma,

dolcissimo sì, ma così completo, cosìreale e vivo che non c'è da temere, mada adorare, ammirare, ringraziare.Dobbiamo imitare Gesù, farci trasfor-mare dalla sua Grazia in Lui stesso pergiungere alla sua stessa gloria. Quantagrazia in questo mistero! Bisogna

lasciarci penetrare fin dal più intimo da questa gra-zia che il Signore vuole farci attraverso laComunità. Chiediamogliela attraverso la Comunità,vivifichiamola nella Comunità. Che il mondo vedache cosa vuole dire essere figli di Dio, avere unPadre nei Cieli, essere noi miseri in comunione conil Padre misericordioso e datore di ogni bene inGesù, Redentore, Mediatore, nel cui sangue sonorimessi i nostri peccati, nel quale siamo innestatiper avere parte con Lui. Quanto bisogna pregare! Ecome bisogna dare agli altri questo senso cristianodella vita in una fede sicura, in una speranza certadei beni futuri e di ogni bene necessario, anche qui,in un amore che riempie la vita e trabocca comeluce e fuoco!

A Ida Finzi, che entra in Comunità

(...) II nostro ideale è grandioso, ma è anche tantosemplice. Quando un'anima si è donata può abbrac-ciare tutto nel suo Dio, per il quale, con il qualevive. E' questo dono totale di sé che la Comunitàrichiede ai suoi membri; ma questo non spaventaun'anima che ormai da tempo ama veramente ilSignore, perché sa che se Lui richiederà da quell'a-nima qualche cosa ne avrà aiuti adeguati, non aven-do a disposizione nulla di proprio. Siamo nellemani di Dio; un nulla che possiede una cosa soltan-to: la volontà. In piena libertà interiore anche tu,come vuoi, ti sei data a Colui che ti ha chiamato: glihai dato la tua pronta risposta. Brava! A Dio sirisponde sempre sì. Ti ringrazio del tuo sì alSignore che ci dà una cara sorella in più.Noi vogliamo essere una lode di Dio, mi è caro dir-telo, affinché in questo ardente desiderio della lodedi Dio, ci troviamo uniti a te, a tutte le sorelle lon-tane. La gloria di Dio è la nostra felicità, perché loamiamo tutti i nostri difetti e imperfezioni; questanostra felicità è un bene che ci dà tanta gioia e chesentiamo di doverci comunicare a vicenda, per vive-re tutte nella stessa allegrezza dello spirito.

(1 gennaio 1949)

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In Australia il nucleo centrale della Comunità è aMelbourne (stato del Victoria). C'è però un grup-po in una cittadina vicina a Perth, Bumbury, for-mato da tre consacrate. Due di queste, Paulineed Elly, sono andate a Melbourne (quattromilachilometri) a trovare e conoscere il resto dellaComunità. Sono state ospitate dai fratelli e sorel-le di Melbourne, Shepparton, Wagga Wagga. E'stata una cosa molto bella. Ascoltiamo la lorotestimonianza.

Carissimo Adrian,vorrei ringraziarti tanto per il nostro viaggio aMelbourne per incontrare i vari gruppi diMelbourne, Shepparton e Wagga-Wagga. Èstata un'esperienza spirituale arricchente comepotrebbe essere stato un ritiro per tutte e due.Prima dei viaggio mi sentivo abbastanza stanca;il sentirmi accolta circondata d'affetto con tantapremura, la magnifica torta di Vale, il vassoiocon le fette d'arancia preparate da Terri, il tuttoin casa di George ha ribaltato il mio stato fisicoe morale. Essere allergica al glutine mi fa sentirespesso a disagio, ma non questa volta grazie alpane di George che era presente ovunque! PeterWright ci ha fatto da pilota speciale, da guidaturistica (tutti luoghi sacri) e anche da "guida spi-rituale". Grazie anche a Jane che ci ha portatoin visita a Hawthorn. Abbiamo apprezzato l'ar-chitettura dei quartieri più vecchi, come anche lavisita dei più bei luoghi sacri di Melbourne, conTerri ed in particolare con Adrian appena torna-to dalla Nuova Zelanda quella mattina.E stata una grande esperienza la possibilità gior-naliera di poter partecipare ai vari incontri dellaComunità per familiarizzare con il modo di svol-gersi di questi incontri, la preghiera comunitariadell'ufficio, e quest'ultima è stata di grande aiutoper sentirci nel cuore della Comunità. Infatti ci hafatto sentire parte di una comunità, e il calore edil senso di appartenenza che sembrano essere lo

specifico dello spirito della CFD. Questo hamesso in risalto la ricchezza presente, pur nelladiversità dei gruppi.Questa esperienza ha accresciuto cento voltetanto il nostro amore per la Comunità mettendo-ne in luce la sua importanza e spiritualità.Già da prima del viaggio riflettevo, dopo unatelefonata provocatoria da parte dei Testimoniodi Geova, riguardo al dogma della Trinità, ecosa curiosa proprio padre Burn ad una delle sueMesse ha trattato del tema della Trinità. Poi Ellyha cominciato a parlare di un'icona di cui avevaletto essere stata dipinta per la chiesa di SanSergio rappresentante la Trinità. Al monasterocistercense, dove Peter ci ha portati abbiamo tro-vato l'icona della Trinità rappresentante le trepersone divine sotto forma di angeli. A casa diBernadette, Kay ha tenuto un incontro interessan-te e stimolante su San Sergio seguito da unincontro sulla formazione fatto da Beverly.Questo ci ha dato a tutte due di capire perché lascelta di San Sergio come uno dei santi patronidella Comunità e ci ha mostrato l'importanzadella Trinità e della contemplazione.Ringrazio per la gioia, la gentilezza e l'amoreche mi hanno dimostrato tutti. Aggiungo che sonori masta impressionata dalla forza del cattolicesi-mo vissuto in questa parte dell'Australia, e mi hafatto sentire che qui c'è ancora fede e vita viva.Con affetto dalla Comunità australiana occidentale

Pauline Caldwell

Adrian Pervan mi ha chiesto di scrivere le mieimpressioni in seguito alla nostra visita aMelbourne.L'invito del nostro gruppo a recarsi a Melbourneper l'adunanza, dove avrei fatto la consacrazio-ne, hanno prodotto in me sentimenti misti del tipo"troppo bello per essere vero" e ho sperimentato

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gioia e stupore insieme a un po' di timore per lepratiche previste dal rito di consacrazione.Sapevo nel mio intimo che Dio mi chiedeva que-sto. Purtroppo per motivi validi il nostro respon-sabile di gruppo, Marian, non è potuta venire.Per fortuna invece Pauline è potuta venire dan-doci così l'occasione di viaggiare assieme come"comunità" e di approfondire così la nostraconoscenza reciproca.Il grande giorno è arrivato, il viaggio è andatobene e abbiamo trascorso una settimana cosìricca di grazie e benedizioni che potrei andareavanti a raccontare pagine e pagine, così mili miterò a condividere i principali punti con voi.Sento una grande gratitudine a Dio per la miavocazione ad essere consacrata nella Comunità,per la presenza di Mons. P.J. Elliott, per i padri-ni, Adrian e Peter, per i tanti fratelli e sorelledella Comunità, per gli amici, familiari e sacer-doti che mi hanno sostenuto con la preghieralungo questo viaggio.Poter partecipare all'incontro dell'adunanza èstato di aiuto poi per capire di cosa trattano. Il

nostro primo incontro con i membri di Melbourneci ha aiutato a capire concretamente cosa vuoldire essere accolti a far parte di una famiglia. Hoapprezzato in particolare l'impegno di Adrianverso la Comunità in quanto ha dovuto conci-liare una situazione critica con la mamma moltoammalata il fratello maggiore con un grave han-dicap.Grazie Val e Anthony, Peter, Bev, Jane, Adrian,Herman per aver provveduto a tutti i nostri tra-sporti dall'aeroporto, per la partecipazione aivari incontri locali e anche in luoghi molto distan-ti e per le visite dei santuari, monasteri o chieseper partecipare alla messa o per visite. Il miograzie poi va ai responsabili che hanno organiz-zato i nostri incontri con i vari gruppi e gli incon-tri tra i vari gruppi insieme per poter incontrarlitutti condividendo la preghiera e beneficando diun incontro sulla formazione sul tema di SanSergio, che fino allora era solo un nome per noi,ora invece sappiamo che c'è questo santo alquale possiamo rivolgerci nella preghiera e checi aiuta ad avere una conoscenza più viva eprofonda della spiritualità della comunità.Il vostro impegno, gioia e spirito di preghiera ci

ha così impressionato perché ovunque siamostati la preghiera è sempre stata la priorità tra dinoi. Il vostro sostegno nella preghiera per noidurante questi ultimi due anni è stato il vero lega-me che ci ha unito e ne abbiamo avuto la con-ferma durante la nostra permanenza pregandocon voi. Vi assicuro che anche voi siete nellenostre. Ho sperimentato che siamo uno nellafede, speranza, amore e carità, che siamo fami-glia, indipendentemente dalle distanze, possia-mo essere uniti ogniqualvolta preghiamo gli uniper gli altri. Ora possiamo unire un volto specifi-co a ciascun nome per il quale si prega.Sono rimasta profondamente colpita dall'incon-tro con persone di diverse culture e con diversicammini di vita, nessuno escluso. Ho sperimenta-to un vero "ascolto" e condivisione delle gioie edei dolori e sofferenze nelle vite di ciascuno nonsolo con noi stessi ma tra di noi.Quando è venuto il tempo di tornare a casa,diverse persone ci hanno telefonato per espri-merci la loro gioia di averci incontrato auguran-doci un buon viaggio di ritorno, altre sono venu-te per cenare con noi da Beverly e poi accompa-gnarci all'aeroporto per vederci partire. Questoci ha fatto sentire ancor più di appartenere a unafamiglia che ci ha accolto come se fossimo uno diloro, che, come noi, sentiva il dolore frammistoalla gioia di sapere che nonostante la distanzasiamo legati insieme nella stessa famiglia di Dio.Possiamo scriverci, telefonarci, usare e-mail oincontrarci a vicenda.E stato bello tornare a casa, essere accolti da miomarito che con tanta generosità ha fatto tutti queiservizi nascosti, gratuiti a casa e al lavoro, per-mettendomi di fare questo viaggio, che il Signorelo rimeriti come Lui solo può. Il riposo necessarioper riprendermi mi ha dato tempo per riflettere,pregare ed "essere". Il mio cuore è pieno digioia, gratitudine e pace. So che la nostra visitaè stata di beneficio reciproco per tutti i nostrigruppi ma specialmente per il nostro! Grazie atutti per avermi arricchito di così tanti bei ricordi,che il Signore vi benedica ciascuno con abbon-danza per la vostra bontà e Vi colmi del Suoamore, gioia e pace.

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A Casa San Sergio i fratelli della vita comune hannoorganizzato degli incontri di carattere spirituale eculturale (uno ogni due mesi circa) aperti a tutti.Sono venuti relatori di primo piano che hanno tenu-to incontri davvero importanti. Nel mese di maggiovi è stata una relazione dal titolo un po' particolare:"La presenza del Cristo pellegrino nelle novelle

popolari". Relatore era il professore Carlo Lapucci,molto famoso in Toscana per avere studiato per lungotempo le novelle popolari dal punto di vista cristiano.Manco a dirlo, il prof. Lapucci è un grande estimato-re del padre, ma è anche da lui sinceramente corri-sposto: se è vero che il padre ha studiato la presenzadi Cristo nella letteratura (tra suoi libri su questo:quello su Leopardi, quello su Dostoevskji e "Dalmito alla verità", libri per i quali è stato anche pre-miato), altrettanto ha fatto Lapucci con le favole, esoprattutto con le novelle popolari. La cosa non èperegrina, se anche altri hanno avuto lo stesso pen-siero, per esempio il Cardinale Giacomo Biffi hascritto un libro sulla teologia di Pinocchio.Il professore Lapucci ha raccolto decine e decine dinovelle che si trovano scritte nei libri antichi, chevengono dalla tradizione orale, andando a cercaremateriale non solo in Toscana o in Italia, ma ancheall'estero. Del frutto delle sue ricerche ha scritto unlibro, ma a noi della Comunità ha dato l'anteprimaassoluta, dal momento che tale testo ancora non èpubblicato.Ebbene, quello che risulta da questa ricerca, è che cisono molti racconti che hanno per protagonista il

Signore Gesù, il quale gira nel mondo sotto forma dipellegrino, di povero, e incontra la gente. Lo schemadi questi racconti – ci ha detto – ricalca sorprenden-temente lo schema dei discepoli di Emmaus: Gesù siaccompagna al cammino degli uomini, senza che essilo riconoscano, parla con loro, si interessa delle lorocose, poi quando gli uomini sono coinvolti compionoverso di lui un atto di amore (invito a restare a cena),dopodiché Egli si fa in qualche modo riconoscere. Ilracconto serve sempre per smascherare i cattivi e perriconoscere i buoni, con il conseguente castigo pergli uni e premio per gli altri. Castigo e premio a voltesi manifestano in "metamorfosi", ossia cambiamentodi natura: si diventa animali, piante, si regredisce astati di natura inferiori, o anche superiori in caso dipremio.Sono dunque novelle che contengono sempre unamorale; anzi, il succo centrale della relazione diLapucci è stata proprio questa: quando si presentavain famiglia un caso, una discussione, un problema, lamamma (o anche il papà, il nonno, eccetera) rispon-deva al bambino con la novella, che veniva applicataal caso, e in questa maniera la risposta al problemarimaneva molto più impressa nella memoria. Non acaso il Signore parlava ai suoi in parabole, ossia rac-contando loro delle novelle, delle "profacole" – que-sto infatti è il termine toscano per indicare la novellache ha per protagonista il Signore o i santi.La tradizione del Cristo pellegrino che gira per ilmondo è fortissima in Russia, e anche in questoabbiamo voluto cogliere un importante aggancio con

Il professoreC a r l oLapuccidurante lasua conver-sazione

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la sensibilità del padre per questo mondo orientale.Il racconto della novella è non solo un mezzo educa-tivo di straordinaria efficacia per i bambini, maanche un potente mezzo di evangelizzazione. SanBernardino da Siena, per esempio, è diventato famo-so per essere stato un grande predicatore, ma nontutti sanno che non vi era omelia in cui non raccon-tasse una profacola, che entusiasmava gli uditori, eche certamente veicolava in un modo efficacissimo-la verità che il santo voleva trasmettere.La relazione del professore Lapucci è stata entusia-smante. L'abbiamo registrata e chi la vuole ascoltarene chieda copia a Casa San Sergio.Chiudiamo questo articolo riportando una delle pro-facole che ci ha letto il professore durante la sua rela-zione. Si intitola: "San Pietro e le rane". Potrebbeavere come sottotitolo questo: "Se Cristo venissenella gloria, tutti lo accoglierebbero, ma per interes-se, non per amore". (Ecco allora perché in questeprofacole Gesù gira sempre nelle vesti dimesse di unpovero viandante). Ecco dunque il racconto:"Un giorno il Signore volle fare un giro sulla terraper vedere come erano gli uomini, dopo tanta predi-cazione del Vangelo. Prese con sé san Pietro e comin-ciarono a camminare per le vie del mondo.Contrariamente ad altre volte, però, il Signore giravacon l'aureola sul capo, in modo che tutti potesseroriconoscerlo. Passando vicino ad un campo coltivato,gli si fece incontro un uomo, il quale, riconosciuto ilSignore, gli si gettò ai piedi, e dopo averlo salutato elodato, gli rivolse una accorata supplica: "Ti prego,Signore, avrei bisogno di una grande grazia!""Dimmi", gli rispose benevolmente Gesù. "E' tantoche non piove, il raccolto del mio orto è in pericolo,ti prego, manda la pioggia!". Il Signore stette unpoco pensoso in silenzio... "Vedremo - disse dopoun po' – vedremo..." e proseguì. Fatte poche decinedi metri, gli corse incontro una donna che aveva assi-stito di lontano il dialogo, e gli si prostrò ai piedi sup-plicando: "Signore, anche io vorrei da te una grazia"."Quale?" domandò Gesù facendo cenno alla donnadi rialzarsi. "Non fare piovere! Quell'uomo è il piùegoista del villaggio, non merita un bel niente!"

"Vedremo, vedremo", disse Gesù congedandosi eproseguendo. Poco dopo arrivarono ad un fiume, evidero il barcaiolo tutto sconsolato sulla sponda,appoggiato ad un masso. "Perché sei così afflitto,amico?" gli chiese il Signore. "Oh, perché non pioveda tempo, e il livello del fiume si è abbassato, cosìche nessuno ha più bisogno della mia barca per pas-sare all'altra sponda. Ma, ti prego, Signore, fammi lagrazia: fai piovere!" Anche in questo caso Gesùrimase pensieroso, ma poi rispose alla stessa manie-ra: "Vedremo, vedremo..." E proseguì. Poco più in làun vasaio stava ponendo i suoi vasi al sole perché siasciugassero, dopo il duro lavoro della creta. "Oh, ilSignore!" esclamò il vasaio vedendo Gesù. "Signore,Signore, una grazia ho da chiederti: fa' che nonpiova, perché ho appena terminato i vasi e si devonoseccare al sole!" Gesù sorrise, e continuò il suo cam-mino dicendo: "Vedremo, vedremo...".Dopo non molto, Gesù e Pietro arrivarono presso unostagno mezzo seccato, dove tante rane stavano lan-guendo per la mancanza di acqua. Appena visto ilSignore, le rane raccolsero le poche forze rimaste egli corsero incontro gracchiando: "Signore, Signore,acqua! Abbi pietà di noi... stiamo morendo tutte,senza più acqua nello stagno". Il Signore le guardòuna ad una con quel suo sguardo colmo di misericor-dia, stette in silenzio, ma anche a loro disse dolce-mente: "Vedremo, vedremo..." e salutandole prose-guì oltre. Dopo qualche minuto, Pietro intervenne:"Però, quelle povere rane, Signore... loro davveromeriterebbero un po' di acqua per la loro vita..."Gesù si fermò, guardò il suo buon Pietro, e gli detteragione: "Sì, Pietro, faremo piovere per le rane"."Oh, bene – esclamò Pietro – ma quando, Signore,mica subito, vero?" "Certo, un bell'acquazzone subi-to, Pietro, per le rane che ne hanno tante bisogno""Ah no! – riprese Pietro allarmato - non vorrai forseche ci infradiciamo d'acqua qui sulla via!" Ma ilSignore non lo ascoltò. E fu così che, mentre comin-ciavano a cadere i primi goccioloni, il povero Pietro,alzato il cappuccio sul capo, sveltendo il passo, corsedietro a Gesù verso il primo villaggio, rassegnato adarrivarci tutto ben bene inzuppato".

- Cicogna in volo. Attesa a Medicina (Bologna) per la coppia Giuseppe e MelinaBellobuono. E in arrivo il secondogenito. Anche a Milano ci informano che Fabrizio eAlessandra Capelli sono in... aspettativa del primo loro figlio. Alleluia! (mitico il matri-monio della suddetta coppia: quando lei arrivò, trovò lui svenuto sulla soglia dellachiesa. Dovette dire all'autista di compiere quattro o cinque volte il giro dell'isolato,mentre preoccupatissima col telefonino si informava sulle condizioni dello sposo inattesa che i parenti e amici lo rimettessero in piedi! Dopodiche si sposarono).

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Prosegue la serie di "Dai nonna racconta". Le giova-ni generazioni si siedono attorno al caminetto acceso(questa volta il caminetto c'era davvero) e ascoltanola "nonna" della Comunità che racconta la sua espe-rienza comunitaria. Vi è così una "trasmissione " nonsolo di un carisma, ma di una esperienza di vita, diuna lunga vita di fedeltà al Signore nella Chiesa enella Comunità. Nella prima puntata i giovani hannoascoltato Rachele Bocchiola, di Pallanza (Verbania),

nella seconda Anna Nuccio di Palermo. Ora è statala volta di Bona Betti, di Cavalese (Trento). I giovanisi sono recati con lei e altri a Lavazè, tra Trento eBolzano, e una sera, seduti attorno a lei, le hannodetto, tutti insieme: "Dai nonna, racconta!" E Bona hacosì iniziato....

"...A dire il vero dovreste dire: "Dai zia racconta",perché forse mi identifico più in una zia che in unanonna, comunque sia, eccomi ora qui con voi... "

- Bona, raccontaci come sei entrata nella Comunità.In quel tempo avevo circa trent'anni, e cercavo di

sapere se Dio esistesse o meno. Conobbi a Trento uncerto Guido Lorenzi, che mi regalò un libro diGuardini, "Il Signore", ma non fu lui a farmi cono-scere la Comunità. Erano gli anni del Concilio; miricordo che mi colpì una immaginetta di papaGiovanni XXIII con questa frase: Accelera in noi itempi di maturazione dello Spirito" e questo rispon-deva alla mia ansia di allora, capire se Dio ci fosse onon ci fosse.Nel 1965 ebbi un invito da parte di una amica diPalermo, una certa Olga Trigona: mi propose di veni-re con lei a Firenze per quattro giorni (io dal Trentino,lei da Palermo) a quello che io avevo capito si trat-tasse di un ciclo di conferenze. Accettai. Proprioall'ultimo momento, quando tutto era fissato, Olga mitelefona da Palermo dicendo che non poteva più veni-re... Certamente la cosa mi dispiacque, ma ormai ioavevo tutto pronto, e partii per Firenze. Arrivai alconvento francescano dove ci si trovava, vidi il padre,e vedendo tutte quelle donne che lo ossequiavanocapii che si trattava di una Comunità. Comunque,dato che ero lì, vi rimasi, nonostante non conoscessinessuno e nonostante non si trattasse di quello per cuiero venuta. Ricordo che il padre, commentando illi bro della Sapienza (dovete sapere che in quel tempo

io ero infarcita di spirito razionalista) parlò degli"empi" in un modo che non avevo mai sentito.Confesso che ero incuriosita da quel padre e da quel-la gente... così chiesi colloquio con il padre, ancheperché, passati tre giorni, sentivo che per me era oradi ritornare a casa. Il padre mi trattò severamente.Decisi di rimanere sino alla fine. Durante la Messafinale vidi alcune di queste donne che si avvicinaronoall'altare e formularono alcune promesse; quandosentii dire "fino alla morte", capii che quella era unacosa seria. In un certo senso attratto, da non so checosa, mi avvicinai al padre al termine della Messa,anche per salutarlo, e lì fui sorpresa di udire la miavoce che diceva: "chiedo di essere ammessa in aspi-rantato...!" Diventai aspirante così.Poi sull'autobus che mi portava in stazione ebbi unaviolenta crisi: "che cosa ho fatto? Dove sono finita?Accidentaccio al momento in cui sono venuta aFirenze!" Poco dopo Firenze fu invasa dall'alluvio-ne...

Come era allora I'aspirantato?Potrei rispondere di come fu il mio. In quel tempo inTrentino non c'era nessuno! In realtà vi era una con-sacrata a Rovereto, Ines Del Pero, ma stava più chealtro a Milano, e non vi era possibilità di incontrarsi.Fui affidata a una che stava nelle Marche, a IolandaPifferi. II padre mi fece leggere dei libri di Danielou edi Von Balthasar in lingua francese (in italiano nonc'era molto di questi autori). Anche quello fu il mioaspirantato. Poi lessi tutti i libri del padre. Provavouna grande gioia. La Comunità, dire il vero, non miinteressava proprio per niente... Posso dirlo?Cominciai a capire la Comunità non prima di sei annidalla consacrazione.

Come era la Comunità quando ti consacrasti?

Potrei dire che era un "assemblaggio di individui",nel senso che vi erano sante persone (soprattuttoerano donne allora), ma non vi era una "famiglia".Quello che contribuì certamente a fare della CFD unafamiglia fu l'usanza dei cosiddetti "esercizi grandi",ossia gli esercizi spirituali estivi, che per anni si fece-ro a La Verna. Pensate: era l'unico corso di eserciziche si teneva: tutti i consacrati andavano lì, che venis-sero dal sud, dal centro o dal nord. Duravano dieci

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giorni, ed era la grande occasione di conoscerci tranoi e fare famiglia. Lì davvero si formò da quelle cheerano persone singole, la "famiglia", Si faceva unità,ci sentivamo veramente Uno. Per me fu anche l'unio-ne tra il nord e il sud, che avveniva nell'affetto, a livel-lo di cuori, nell'amore e non sulla carta.

Come si è sviluppata la Comunità successivamente?Innanzitutto feci abbastanza presto i voti. Posso direche quella Bona tutta razionalità aveva ceduto ilposto ad una Bona innamorata di Gesù. Per questofeci i voti, e lì capii che l'impegno non era solo serio,ma definitivo.Piano piano nascevano le strutture della Comunità.Ricordo che intorno agli anni '70 il padre aveva labella abitudine di mandare a tutti i consacrati deiquestionari con una lunga serie di domande, persapere che cosa si pensava su questo o su quello: perle decisioni importanti c'era dunque un concorso ditutti. I documenti (lo Statuto, le costituzioni) sono frut-to anche di queste consultazioni. Il padre tenevaconto di tutto. Questo anche per le nostre preghiere.Per esempio, non so se lo sapete, al padre fu chiestodi mettere come obbligatorie non quattro preghiere,ma cinque. Il padre non lo permise, dando la suaspiegazione. Io chiesi invece, sempre attraverso que-sti questionari, di mettere come preghiera — nonobbligatoria, ma nel Manuale – la preghieraall'Arcangelo Michele. Il padre naturalmente nonrispondeva direttamente; di fatto poi vidi che nelManuale, quando si fede la prima stampa, vi era lapreghiera all'Arcangelo Michele... e così ho sentitoche nelle cose della Comunità c'era anche qualcosadi mio! E' per questo che se ci sono dei cambiamentioggi (cambiamenti sostanziali, intendo) io ne provodispiacere.

Andavi spesso a Casa San Sergio?C'è stato un tempo un cui i rapporti con Casa SanSergio erano molto frequenti: per sei anni ci sonoandata una volta al mese. Il motivo era perché erostata nominata "Assistente nazionale per la forma-zione" . Oggi questa carica non c 'è più: ogni Famigliaha il proprio Responsabile della formazione degliaspiranti. Allora invece quando uno entrava in aspi-rantato veniva affidato ad un incaricato, ma non viera poi una figura di formazione cui l'incaricatodovesse rispondere. Il padre allora mi diede l'incari-co di Assistente nazionale degli aspiranti, nel sensoche dovevo incontrare e conoscere tutti gli aspirantiprima della consacrazione. Tutti gli aspiranti in Italia!Capite bene che ciò voleva dire andare in continua -

zione in Sicilia, a Napoli, a Bologna, a Venezia, edovunque c ' erano aspiranti... Per questo motivo nonpotevo non passare continuamente da Casa SanSergio.

Com'era allora Casa San Sergio?C'erano alcuni fissi e alcuni che andavano e veniva-no. Non c'era un vita ben definita come c'è ora. Nel1 969 andò a viverci per qualche tempo don GiorgioMazzanti (veniva da Pesaro), poi poco dopo donVieri Vivoli. Noi capivamo che il padre desideravadei sacerdoti, ma poi si vedeva che la cosa non sipoteva realizzare. Non nascondo che certo nondoveva essere facile vivere vicino al padre... ecomunque era una vera e propria scuola di santifica-zione, in tutti i sensi.Noi della Comunità, soprattutto con le sante donne diVenezia, cominciammo a pregare perché potessenascere una forma stabile di vita comunitaria a CasaSan Sergio. Ci fu un momento che si pregava in tuttaItalia. Ora posso dire che le preghiere hanno avutobuon esito.

Bona, chi è per te il padre?Il padre è un uomo di Dio, uno staretz, ma è ancheun "pisanaccio". Ciò non toglie l'amore, la venera-zione. Nei miei confronti ha sempre avuto stima, maa volte l'ho visto cauto e guardingo, come se avesseti more che io potessi cambiare qualcosa che lui avevaimpostato a suo modo. Di questo ho sofferto. Poiandai ad un pellegrinaggio a Medjugorie, e laMadonna mi ha fatto capire che tutto ciò era infanti-le. C'è stato un periodo in cui non ho avuto alcunincarico comunitario, e in quel periodo ebbi comerisposta chiara dal Signore quel versetto che dice:"Cercate di rendere sempre più salda la vostra voca-zione." Questa era la vera risposta.

II padre è stato anche colui che, girando, ha fattoconoscere la Comunità. Ora che non gira più, qualepensi possa essere il modo più proprio per noi perfarla conoscere?Io personalmente non mi sono mai presentata allepersone presentando la Comunità, ma cerco di par-lare (prima, di viverlo) dell'essere radicalmente cri-stiani. Il nostro segreto è quel "Cerco Dio solo", indi-pendentemente dalle persone che lo presentano. Ilnostro monachesimo è questo. La Comunità può esse-re la motivazione che ti fa arrivare a Dio. Si devearrivare a poter dire, a proposito della Comunità:"questa è la mia casa".

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In tutti questi anni di vita nella Comunità non hai mai

avuto qualche momento di stanchezza?Stanchezza, no. Qualche scoglio da superare sì. Lacosa più bella che ho avuto è l'obbedienza.L'obbedienza fa bene, ha un effetto positivo su di te.Accetti la volontà di Dio in modo puro.

Rispetto ai primi tempi, dicci una nota in positivo euna in negativo.In negativo è che allora mi sembra ci fosse più il sensodel sacro e del raccoglimento. Durante gli esercizi,durante i ritiri, durante le nostre giornate di incontroe preghiera... vi era come questa aria sacrale e divi-na che riempiva tutto. Di meglio oggi trovo che ci siauno spirito più aperto, sia all'interno che all'esterno.

Mi è piaciuto quando hai detto che il padre diretta-

mente ti ha dato dei testi da leggere...Sì, era una cosa buona, come anche gli obblighi deivoti: mi hanno aiutata tantissimo alla fedeltà e allacostanza.

Come erano le adunanze?

All'inizio l'adunanza veniva fatta solo a Firenze. Poisi è iniziata a farla laddove vi erano dei gruppi che sipotevano riunire. Negli anni settanta vi erano sette –otto persona che giravano anche nelle varie Famigliee tenevano l'adunanza. Erano sempre argomenti dicultura. L'adunanza durava tutto il giorno.

Tra tutti quelli che hai conosciuto e che ora sono giàmorti, chi ricordi più volentieri?Impossibile dire chi ricordo più volentieri... ho cono-sciuto anime davvero sante, e non voglio fare torto anessuno. Tuttavia due sorelle voglio ricordare, vistoche me Io chiedete. La prima è Maria Pottino, diPalermo. Non ho mai incontrato una che pur mante-nendo la sua totale umanità mi facesse presenteCristo, come lo faceva Maria Pottino. E poi ValentinaCeccuzzi, di Firenze, creatura santa, umilissima, ine-sauribile a darsi a tutto e a tutti. Fu per pochi mesianche Assistente Generale, ma con fatica per la suaumiltà. Per me aveva il dono della "cardiognosia"(saper leggere nei cuori, ndr).

Bona, un'ultima tua raccomandazione a noi giovanidella CFD

Sì, una raccomandazione di preghiera. Il padre cifece scoprire la bellezza della invocazione del nomedi Gesù. Ultimamente mi sembra che in Comunità sene parli un po' meno. Eppure è tutta la grandezzadella preghiera della Chiesa Orientale, alla quale inqualche modo ci richiamiamo. E' una preghiera chesi inserisce in quelle "grazie liturgiche" di cui laComunità è singolare fautrice. Sì, ragazzi: pregatecon la preghiera di Gesù... e farete scoppiare ilmondo.

Grazie nonna... faremo tesoro dei tuoi consigli edelle tue esperienze!

Bona Betti duran-

te il suo "Dai

nonna racconta"

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Al ritorno dalla Terrasanta il padre parlòalle sue figliole del pellegrinaggio comedi una "grazia di preparazione", "unagrazia fatta alla Comunità, prima che ilpadre si incammini verso la nuova viache l'aspetta"; il suo pensiero era infattitutto teso alla prossima partenza per lavita eremitica da condurre insieme adAntonio Spezzani a Montesenario. Il 4settembre 1955 tutta la Comunità va avisitare l'eremo dei Servi di Maria, sullacollina poco distante da Firenze; si sof-ferma soprattutto ad osservare l'eremodi San Filippo Benizzi dove i dueandranno ad abitare: "La visita ci esaltae ci commuove – scrive Vittoria – quan-ti pensieri vengono, e quanta preghiera, quanta pre-ghiera!"Nell'imminenza della partenza il pensiero e la paroladel padre sono fissi ai vertici della sua vocazione: lavita eremitica; una certa somiglianza con l'esperienzadella solitudine di San Sergio, di San Serafino di Sarovcondizionano le sue aspirazioni, le sue speranze. Egliparla ripetutamente, fra la fine del `55 e l'inizio del `56dei grandi temi della vita spirituale, monastica, dicedella vita eremitica che "è una fuga". Una fuga immo-bile nella pace ineffabile di una intimità con Dio pre-sente. Silenzio, solitudine piena della vita di Dio, diattenzione alla sua parola. Quando in ottobre di quel-l'anno riprendono le relazioni alle adunanze, egliaccentua l'abitudine di completare con parole propriele esposizioni fatte dalle relatrici; molte volte i suoiinterventi sono un vero "voltar pagina" rispetto la men-talità corrente: dopo il discorso di Lia Maschietti cheha parlato della verginità usando il frasario del tempo(rinunzia, tentazioni, obblighi, repressioni...) egliaggiunge un infervorato intervento: "Fra natura esoprannatura c'è una tensione – la natura non può esse-re soppressa, ma sublimata dalla grazia. Non può esse-re sublimato l'impulso fisiologico, ma l'affetto sì, anzil'amore è assai più impegnativo nei vergini, più delica-to e universale – basta considerare i santi. L'anima con-sacrata ama. Il vergine ha una missione che apre l'ani-ma sua, la dilata, la impegna .... la maternità delle ver-gini supera la natura perché viene da Dio... la verginitàè una vocazione è un carisma... Grande aiuto per lanostra tranquillità è la preghiera... La purezza è tra-sparenza dell'anima, verità, massima spiritualizzazio-ne di noi stessi. Avere però il senso della nostra fragi-lità.... Non parlare sempre di gigli e di aurore (educa-zione falsa): inopportunità per noi di una spiritualitàdella fuga (Dio ci fa vivere nel mondo), avere il lin-guaggio della S.Scrittura che a tutte le cose dà il loronome. Non vivere nella luna, affinché la cosa che cisiamo proibita non diventi per noi un precipizio".Il 2 ottobre 1956 ha inizio a Montesenario la vita ere-mitica della CFD – Il 9 ottobre diventa stabile per chiha i voti l'impegno a partecipare al Ritiro mensile che

è, fin dall'inizio, improntato al raccogli-mento, al silenzio e alla preghiera. Ilpadre predica sul "raccoglimento":un'umile attenzione a Dio nel silenzio",ma non è il solo silenzio che crea il rac-coglimento, "è la fede che alimenta ilcolloquio divino: ascoltare nella fede enel silenzio, tutto svanisce di fronte aDio: Dio non è puro concetto, ma Realtàvivente, Persona. Rispondere a Uno checi parla, che ci chiede qualcosa, la suavolontà è nel nostro stesso cuore."Intimior intimo meo", mistero di unaintimità, della presenza di Uno che miama e che sempre mi parla. Dio abita nelpiù profondo della mia anima: qui

debbo scendere, qui avviene la spinta intima che crea esolleva tutto il mio essere..." Dopo il Ritiro il padretorna a Montesenario, dice alle sue figliole che "lelascia nelle mani di Dio". Era forse solo, nello slancioche lo spingeva ad entrare nella solitudine della vitaeremitica? Gli altri erano maturi, erano pronti a viverela radicalità del distacco per il quale egli in quelmomento si sentiva chiamato? Rileggendo i fatti diquegli anni, Montesenario ci appare ora come un espe-rimento non riuscito, sebbene la sua dimensione spiri-tuale non sia estranea alla vita di tutta la Comunità. Lavita eremitica può esser interiorizzata, può divenirealla portata anche di coloro che vivono nei mondo. Delresto il padre aveva intuito il valore relativo dell'ere-mitismo già nel 1944 quando scriveva: "Vita viva: nonla rinuncia del solitario che abbandona il mondo, lapace sapientemente difesa di un eremo – ma l'abban-dono di un'anima alla potenza dell'amore: l'anima èsquassata come dall'uragano: non rimane inerte in unostato di pura passività contemplante, ma è trascinata,scossa, portata via nel movimento della vita divina ediviene in Dio quasi il soggetto stesso della universaleattività che crea e fa la storia del mondo".Si manifestava quell'aspetto trascendente della voca-zione che la Comunità viveva alle origini, per cui l'a-more assoluto alla volontà di Dio divorava le realizza-zioni stesse che sembrava nascessero per sua ispirazio-ne. Solo alla fine veniva raggiunta la forma definitiva,la "creazione" perfetta , l'opera di Dio più grande dellamente umana, incredibilmente conforme alla promessadivina. Così funziona la storia quando la storia si sot-tomette pienamente alla volontà di Dio. Le "origini"della CFD trapassavano dagli avvenimenti umani alpiano della creatività divina e non potevano non conte-nere in ogni fase della loro genesi, la luce dell'oro pro-vato nel crogiolo mescolata alle scorie di ciò che veni-va purificato (non scartato!) da Dio. Talvolta qualcunosembrava andare alla deriva. Per questo resta validal'esclamazione di Vittoria Pacchioni: "Quanta preghie-ra! quanta preghiera!"

A cura di Bona Betti

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Visita di p.Paolo, sr.Maria Amatae Piero dello scorso marzo

Noi siamo il gruppo San Martino di Porres. Chegrande sorpresa è stata per noi vedere al posto dipadre Serafino un altro fratello; ma ben presto cisiamo accorti che cambiava solo la fisionomia, per-ché il timbro della Comunità, cioè la semplicità, ilsorriso e la profondità della preghiera è stata ugua-le anche in lui. Prima di tutto grazie di essere venu-to nella nostra povera casa, perché hai voluto che ilgruppo fosse fatto così come era stato stabilito. Iltuo approfondimento sulla Comunità, sull'ugua-glianza, la fraternità, ancora di più ci ha conferma-to la nostra presenza nella Comunità, ma vorrei direanche a voi che siete quelli che "attirano gli altriverso il cerco-Dio-solo". Questa è stata la vostratestimonianza di vita. Grazie perché ci siete, In que-sto modo noi possiamo vedere Dio nella nostrachiamata. E' troppo bello questo aspetto dellaComunità, uniti in una unica consacrazione, ognu-no per la sua strada ma con un unico cuore. Cidispiace molto perché la nostra conversazione èstata molto limitata, dopo l'incontro di gruppo, mala vostra presenza, il vostro sorriso ancora risuonanei nostri cuori.Uniti nella preghiera, un cuore solo.

Ramani Perera

Noi siamo del gruppo "Madonna Consolata" diGanemulla. Molti di noi entrarono in aspirantatonel novembre 1999 con padre Serafino. Anche seeravamo solo aspiranti, non ci è mancato l'appog-gio di tutti gli altri fratelli e sorelle della Comunità.Una volta al mese Anura, Samanthi, Surange,Krishanthe e bro. Ajith sono venuti per la presenta-zione del libro biblico del mese; anche tutte le let-tere che ci avete mandato mensilmente dall'Italia,dopo che abbiamo fatto il gruppo, ce le siamo pas-sate a vicenda. Dato che una di noi era andata all'e-stero per sei mesi, non abbiamo mancato di spedir-le le fotocopie di tutto il materiale perché anche leipotesse continuare il cammino fino a noi. Poiché iosono entrato in Seminario, il mio gruppo mi hasostenuto in tutto; e questa secondo voi non è unafamiglia? Il Signore è grande , e continua a fare

meraviglie. A noi tutti sembra di stare vivendocome i primi cristiani negli "Atti degli apostoli", ecome dice anche la preghiera degli incontri: "laChiesa nascente".Ci tenevo molto a raccontare a padre Serafino lamia chiamata, e chiedendo un particolare permessoal rettore del Seminario, partendo alle 4.00 dellamattina, sono arrivato al gruppo; ecco che padreSerafino mi sembrava un po' diverso e ringiovani-to... ma poi che meraviglia è stato trovare un altrofratello al suo posto, un altro volto in nome dellaComunità: che sia Paolo o Apollo, tutti in nome diDio guidano i nostri cuori verso "cerco Dio solo".La liturgia delle Ore che ci ha introdotto nell'in-contro è stata meravigliosa, sulle orme del ReDavide, innamorato di Dio come il padreFondatore... Grazie padre Paolo per la testimonian-za e l'incoraggiamento; grazie anche a Piero che havoluto condividere la sua chiamata con noi. Grazieper avere accettato di condividere la cena con noi,grazie che mi avete permesso di passare la giornatacon voi a Madampe. Accanto a voi mi sentivo unpoì come quello storpio seduto davanti al tempio:passando Pietro disse: "Nel nome di Gesù alzati ecammina". P.Paolo carissimo, grazie, grazie, grazieancora per avere rinforzato i passi di noi tutti. Unsaluto a tutti della Comunità.

Anthony Mohan

Domenica mattina, puntuali alle ore 9.00, sono arri-vati padre Paolo, sr. Maria Amata e Piero, mentrenoi eravamo ancora tutti indaffarati. Comunque èstata una bellissima sorpresa: erano carichi di bre-viari, borse e borsette. In questo modo abbiamocapito che con Dio ricevi da Lui ogni bene.Avevamo preparato l'incontro e la S.Messa, con leconsacrazioni di persone che venivano daHanwella, nella nostra casa, essendo un po' lontanida Colombo. Abbiamo cominciato l'incontro conl'introduzione alla liturgia delle Ore, poi p.Paolo ciha spiegato, passo per passo, la consacrazione. Cirendevamo conto che è una grande responsabilitàquella che ci stavamo assumendo: eravamo un po'spaventati ma p.Paolo ci ha incoraggiati. Ci hannodato le istruzioni su come si recitano i Salmi delSaletrio in coro; è stato bello perché p.Paolo e Piero

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recitavano i salmi in italiano e noi in silonese....siamo o no un'unica famiglia? Per la celebrazionedella Messa è venuto anche il nostro parroco padreJude, e alla fine eravamo una quarantina. Ci sonostate nove consacrazioni e otto ingressi in aspi-rantato. Siccome il Vangelo di quella domenica eraquello del cieco nato, ci ha colpito l'omelia delcelebrante, che ha detto che con la consacrazioneavremmo "avuto la vista". Però i problemi del cieconato cominciano proprio da lì, dall'aver ricevuto lavista. Noi siamo all'inizio del nostro cammino, masiamo sicuri che tutti voi "fratelli maggiori" dellaComunità ci accompagnerete con la preghiera per-ché noi possiamo dire sempre: chi è il Figlio di Dioperché io possa credere in Lui?"Dopo pranzo, p.Paolo ci ha voluto conosceremeglio uno ad uno. Grazie per questa squisita caritàche ci ha fatto conoscere tra noi ancora meglio, perpoter essere veramente un'unica famiglia .Abbiamo finito la giornata con i Vespri. In quelmomento sono arrivati anche i fratelli di Colombo:Krishante e la sua famiglia. Suranga di Kandana eMohan di Ganemulla. Quando siete partiti ci avetelasciato un vuoto, ma con quella scia di luce checontinuava a brillare nei nostri cuori: "Cerco Diosolo". Uniti in Gesù.

Noi siamo gli ultimi arrivati nella Comunità: siamoil gruppo "Beati Francesco e Giacinta" di Fatima.Con grande emozione abbiamo accolto p.Paolo, sr.Maria Amata e Piero, tutti, i simpatizzanti e tutti ibimbi degli aspiranti. Nonostante avessi ricevuto lelettere da voi dall'Italia, noi eravamo proprio alleprime armi; ma con tanta pazienza padre Paolo si èmesso a spiegare lentamente l'aspirantato e i variaspetti della CFD, dal momento che noi ci incontra-vamo già da nove mesi. Durante l'incontro ci senti-vamo come Gesù quando parlava ai discepoli diEmmaus: "ardeva il nostro cuore". Dopo l'incontrotutti hanno fatto l'ingresso in aspirantato. Graziep.Paolo, le tue parole saranno forza per il nostrocammino. Noi non conosciamo né il padre fondato-re né il padre superiore che è stato in Sri Lanka,però nel giorno delle consacrazioni tutti ci dicevanoche voi siete tutti una cosa sola. Ora abbiamo ini-ziato anche noi, con l'aiuto del Delegato per lo SriLanka Anura. A tutti voi chiediamo di accompa-gnarci con la preghiera.

Renuka Perera

Consegna ufficiale del breviario in singalese

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Abbiamo avuto un grande ingresso di libri del padre usati. Ecco qui di seguito l'elenco. Ci sonoanche dei libri esauriti da tempo e introvabili. Si possono richiedere telefonando alla nostra segrete-ria CFD: 055.6557849. Il prezzo si concorda di volta in volta, anche in dipendenza dai quantitativirichiesti (maggiore è il numero dei libri acquistati, maggiore è lo sconto).

LIBRI DISPONIBILI

1. Nella santa Russia (libro della Pifferi)2. Credo nella vita eterna 42. La parola e lo Spirito (2 copie)3. La mia giornata con Cristo (vecchia edizione) 43. Meditazione sui due libri di Samuele4. Esistenza cristiana 44. Tre mistici e il loro messaggio (2 copie)

(vecchia edizione, 2 copie) 45. Meditazioni cristiane sulla spiritualità5. Con parola umana (poesie) giapponese6. La parola e silenzio (poesie) 46. Introduzione al Cantico dei Cantici7. Nella comunione dei santi (2 copie) 47. Cerco Dio solo (saggio per 1'80° del padre)8. La Chiesa e Israele (3 copie) 48. Meditazione sul libro di Rut9. L'acqua e la pietra 49. Ascesi di comunione10. Nello Spirito Santo (vecchia edizione) 50. Meditazione sul Cantico dei Cantici11. La luce e l'umiltà 51. Chiedere Dio a Dio12. Nel Figlio al Padre (Diario) 52. Meditazione sul libro di Giosuè13. Fede, speranza e carità nella vita cristiana 53. La rivelazione dell'amore

(vecchia edizione) (vecchia edizione)14. Il Signore è uno (vecchia edizione) 54. Meditazione sulla lettera di Giacomo15. In Cristo (Diario) 55. Meditazioni bibliche16. Per l'acqua e per il fuoco (Diario) 56. Dalla fede alla visione17. Fissi gli occhi nel sole (Diario) (Necrologio dei defunti dei primi venti anni18. La religione di Giacomo Leopardi della Comunità)19. Diario giapponese 57. Meditazione sulla preghiera a Gesù20. La fuga immobile (Diario, raro!) 58. Forti nella fede21. Il mistero cristiano nella liturgia 59. Relazioni di un pellegrino22. Le lodi di Dio altissimo 60. Prediche al Papa23. La presenza donata (Diario) 61. Introduzione ai Salmi24. Giuseppe Frainademetz 62. Meditazione sul libro di Malachia25. Dio è misericordia 63. Fondamenti di una spiritualità missionaria26. Una madre tra noi (Saggio di Emilio Grasso sul padre)27. Meditazioni sull'Apocalisse 64. L'Eucarestia negli scritti di Divo Barsotti28. Meditazione sul libro di Giuditta (raro!)29. Esercizi spirituali per la vita religiosa 65. Ascolta o figlio (vecchia edizione)30. La preghiera di santa Teresa d'Avila 66. La vita in Cristo (vecchia edizione)31. Vademecum (vecchia edizione, 3 copie) 67. La spiritualità di sant'Angela Merici32. Parola e silenzio (Diario) (2 copie)33. Meditazioni sulle apparizioni del Risorto 68. Testimoni di Dio34. Meditazione sulla prima lettera di Giovanni 69. Cristianesimo russo (vecchia edizione)35. Circolari, I volume (vecchia edizione) 70. Alla vigilia dell'evento cristiano36. Circolari, II volume 71. Cor ad cor

(vecchia edizione, 3 copie) 72. Questo è il mio testamento37. Dimensioni della carità 73. Itinerario dell'anima a Dio38. Vivere la fede oggi (2 copie) (vecchia edizione)39. La fede nell'amore 74. Sacerdoti per la salvezza del mondo

(vecchia edizione, 2 copie) 75. Nel dolore conobbi Dio40. Dio solo e Gesù crocifisso (Lettere di Gregorio Sannino)41. La vita religiosa nella CFD 76. Un breviario, volume unico

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A Palermo i coniugi Giovanni e Giuseppina Aliotosi prodigano da anni per organizzare incontri conaltre coppie di sposi e famiglie, allo scopo diaffrontare di volta in volta insieme agli sposi ilsignificato profondo della consacrazione alla lucedel sacramento del matrimonio. Questa volta hannopreso armi e bagagli e sono andati in campagna....

"...Benedici Tu o Dio, questa mia offerta che io fac-cio a Te nella Comunità dei figli di Dio e degnati diaccettarla rendendo efficace la mia volontà nellafecondità di una vita concepita evissuta come missione apostolica".E' con queste ultime parole dellaformula della consacrazione cheabbiamo voluto iniziare l'incontrodelle coppie di Palermo che sotto-lineano l'impegno di ciascun con-sacrato, ma che significano anchel'impegno di una famiglia quandodue consacrati si ritrovano comeconiugi. Allora la missione aposto-lica di ciascuno, nella coppiadiventa missione apostolica dellafamiglia.In una giornata uggiosa del mese diaprile a Montevago, provincia di Agrigento, a casadei coniugi Ientile ci siamo fermati a riflettere sullostile di vita apostolico che le nostre famiglie devo-no tenere per essere coerenti con l'impegno assun-to."Andate in tutto il mondo a predicare il mioVangelo". E' un richiamo per tutti noi per conosce-re il mondo, sapere tutto ciò che in esso succede,ma non per fare proprie le cose del mondo, ma peramarlo e servirlo anche ponendosi in contrasto conla cultura e la mentalità corrente.La nostra famiglia diventa così segno della grandefamiglia che è la Chiesa e da essa dipende l'aposto-licità della Chiesa stessa. La nostra casa diventa illuogo dell'annuncio e della testimonianza, il luogodove gli sposi realizzano i due pilastri della fede:amore di Dio e amore del prossimo.E' chiaro che per testimoniare tutto ciò la nostravita deve essere una vita religiosa, una vita di pre-ghiera. La preghiera comune in famiglia deve esse-re un esercizio continuo, un aiuto dell'uno all'altrarispettandone le sensibilità e i tempi.

Arrivare a pregare insieme è un cammino che alcu-ne volte risulta difficile proprio per le diverse sen-sibilità e per i diversi modi di sentire. A queste dif-ficoltà spirituali aggiungiamo quelle materiali, peresempio il tempo. Magari siamo convinti che con iltempo che dedichiamo alla preghiera sottraiamotempo alle necessità della famiglia e quindi pregarepotrebbe risultare una fatica aggiuntiva ai tantiimpegni e distrazioni che la società e il lavoro ciimpongono. Quindi la preghiera perdespazio. Dobbiamo fare in modo di sapere ritagliare

il tempo per salvare il silenzio estare con Dio.Facciamo sì, per esempio, che l'at-to religioso dello stare a tavola siaveramente un atto religioso. Allorase riusciamo a creare la nostrafamiglia sulla preghiera, la missio-ne apostolica viene da sé, perché ilfiglio di Dio dimora in mezzo anoi e " per mezzo di Lui abbiamoricevuto la grazia dell'apostolato"(Rom. 1,5).E' stata una giornata che non halasciato spazi vuoti questa trascor-sa a Montevago, con la presenza di

tanti bambini che hanno favorito il clima familiare.Appesantiti da zaini, sacchi, birilli e palle con benotto macchine ci siamo recati al vicino boschettoattrezzato. Appena liberati dalle zavorre e sistematii bambini con i vari giochi ci siamo predisposti perrecitare l'ora sesta, quando siamo stati raggiuntidalla pioggia. Nel giro di cinque minuti ci siamoritrovati tutti nelle otto macchine raggiunte conmezzi di salvataggio vari. Anna Nuccio e LinaSpilla avanzavano spedite sotto una coperta di lana;un piccolo ombrello gentilmente offerto da AnnaRita Mallia conteneva le teste di almeno cinquebambini e due adulti.Così abbiamo continuato a casa la nostra giornatache finalmente è iniziata con la recita dell'ora sesta,poi visto l'orario e la protesta dei bambini (e nonsolo) abbiamo pranzato in un clima di grande fra-ternità e familiarità, che ci ha fatto capire che siamoveramente fratelli, figli di un unico Padre.

Giusi e Giovanni Alioto

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I santi "navigano " su internet?Voglio raccontarvi la mia esperienza che,penso, possa essere di aiuto ad altri.Dopo mesi di ricerca, per reperire materia-le, sulla vita del santo del gruppo di cui fac-cio parte, Michelangelo (mio marito), aven-do sentito di questa difficoltà, ha provato suinternet e, incredibile ma vero, ha trovato unsito sul "più improbabile dei santi", il santoche cercavo.Non vi nascondo la miagioia e la mia sorpresa, inquanto avevo quasi persola speranza di riuscire nelmio intento. La notiziasulla vita del santo e lapreghiera, erano in inglesee spagnolo, ma fortunata-mente la mia laurea ininglese mi ha soccorso.E inutile dirvi che per me èstata un'esperienza moltocostruttiva e gratificante.Mi è sembrato, così, diconoscere più intimamentesan Lorenzo Ruiz, e diavere trasmesso ai compo-nenti del mio gruppo la mia emozione.Quindi consiglio che mi sento di suggerire è,che si può "navigare" con i santi anche suinternet.

Angela Montana (Canicattì)

La reincarnazioneMi ha molto colpito la difficoltà in cui si ètrovata la "sorella psicologa" (vediNotiziario di Maggio) a proposito della teo-ria sulla reincarnazione.Dopo qualche indecisione, ho ritenuto diiscrivere le mie riflessioni. Personalmente,sono del parere che un vero cristiano nondovrebbe mai lasciarsi intimidire o condi-zionare da dottrine in aperto contrasto conla nostra.Gli Atti degli Apostoli che stiamo meditan-do in questo mese dovrebbero insegnarci ilcoraggio ricevuto dallo Spirito Santo. I

discepoli, una volta così titubanti e paurosi,dopo la Pentecoste hanno affrontato derisio-ni, beffe, scherni e persecuzioni ben piùgravi, fino al martirio, per quella forza deri-vante dal possesso della verità assoluta.Non dimentichiamo mai che Gesù ha affer-mato: " Io sono la Via, la Verità, la Vita".Inoltre san Pietro ci ammonisce: "Meglioper noi obbedire a Dio, anziché agli uomini"(At 4,19). Quindi, di fronte a persone cheparlano di filosofie come la reincarnazione o

altro, si può ribattere parlan-do della Verità di Cristo, congrande serenità, ma con asso-luta fermezza . D'altronde l'e-sperienza cristiana è piena ditestimonianze relative a dolo-ri persistenti (o anche patolo-gie ben più gravi) dissolti inseguito ad accorate preghie-re, magari supportate da ade-guate cure mediche. Io stessaho vissuto più volte questeesperienze. È inutile eviden-ziare che i risultati positivinon sono certo dipesi dallaricerca di presunte vite pre-cedenti. Io penso che la rein-

carnazione sia solo una dottrina di comodo,capace a volte di suggestionare chi vi ricor-re. In realtà noi sappiamo che il Signore haper ciascun uomo un progetto unico e irripe-tibile, per cui la vita terrena non può cheessere una e si gioca tutta adesso e qui. Nonvi è possibilità di appello per il credente, néspazio per la reincarnazione e il nostro futu-ro è la vita eterna vissuta nella luce di Cristoo, Dio non voglia, nelle tenebre. Infine, sonocerta che, se la "sorella psicologa" si affidaallo Spirito Santo, le suggerirà le parole e gliargomenti più adatti per "giustificarsi consapienza".Grazie per l'attenzione e tanti cari auguriper una testimonianza efficace di GesùCristo che riporti al Suo unico ovile anchechi se ne è allontanato seguendo facili illu-sioni.

Laura (Foggia)

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Ai fratelli della DelegazioneCalabria S. Francesco di Paola

Ricevo con umiltà e gioia questo incaricoaffidatomi dai superiori della Comunità, macon una consapevolezza maggiore del lega-me che l'obbedienza ha con la missione.Non è certo l'uomo che da solo cerca lavolontà di Dio, ma è Dio stesso a cercarel'uomo per affidargli un compito grande nel-l'opera di salvezza.Lo Spirito Santo che mi è stato donato possafarmi agire sempre con profonda carità evivere, con una donazione completa, la mia

vita al servizio di Dio e della Comunità. Ungrande dono mi è stato offerto ed io chiedo alSignore di farmi svolgere questa missionecon fede, responsabilità, sapienza e soprat-tutto con amore uguale per tutti, impegnan-domi con la responsabilità, la docilità, con lapreghiera e con la carità a far crescere tra dinoi un'unione fraterna, viva, vera in un'atmo-sfera di pace e serenità. Il Signore faccia dime la sua serva fedele alla sua volontà, con lapreghiera che voi tutti mi sosteniate in que-sto cammino, che uniti, ci porterà a Dio.

Chiara Gatto (Castrovillari)

Il nome (o almeno, il cognome) è di quelli famosi:Michele Sannino. Gli anziani di Comunità ricor-deranno chi è. Ma i giovani conoscono se non altroGregorio Sannino, quello delle lettere sul dolore,quel fratello di Comunità che morendo giovane(aveva 29 anni) lasciò pagine di stupefacentematurità spirituale. Molti anche conosconoIolanda Sannino, di Biella, in Comunità da unavita, e in diversi hanno conosciuto pure la mammadi Iolanda (e di Gregorio, Michele, e di tutti glialtri fratelli Sannino), Rosa, figura davvero belladi mamma veramente cristiana, pure lei consacra-ta nella Comunità.Forse però pochi sanno che Michele Sannino face-

va parte di quei famosi sei giovani che negli anni '60 — '65 costituirono la prima vita comune insiemeal padre, prima a Casa San Sergio, poi per un periodo anche alla Fornace a Palaia in provincia di Pisa.Michele fu l'ultimo ad aggregarsi alla squadra... Era allora giovanissimo, e dal momento che pocodopo il gruppo si sciolse, l'esperienza finale di Michele fu di poca durata. Di quei sei di allora duesono morti: don Antonio Spezzani (deceduto da poco) e Martino (Adolfo Frej), morto diversi anni fain un incidente stradale; di uno si sono perse completamente le tracce (Benedetto Collini), uno èSergio, attualmente a Casa San Gregorio a Biella; uno (Giovanni Lampis) dopo essere sparito di cir-colazione per anni, ma con una vita piuttosto agitata e movimentata, è venuto un paio di anni faimprovvisamente a reincontrare il padre a Casa San Sergio. L'ultimo è appunto Michele Sannino.Dopo la sua dipartita dalla Fornace, Michele è andato a vivere in Francia, prima a Lione, poi nellaparte occidentale della Francia, in Bretagna, dove si è sposato e dove tuttora vive.In questi ultimi tre-quattro anni Michele si è fatto vivo con il padre, dapprima timidamente, poi piùapertamente, ha scritto, è venuto a Settignano, la sua figlia è andata in Africa e si è recata nella nostraCasa delle sorelle a Parakou, si è interessato a reperire breviari in francese per loro...Nel mese di maggio Michele è ritornato a Casa San Sergio, chiedendo di essere riammesso "a pienotitolo" nella Comunità. Immaginarsi il padre! Nella foto vediamo i due a tavola, poco dopo questa"ufficializzazione". E' stato un momento grande e commovente. Con Michele Sannino torna inComunità un pezzo di storia che non si può cancellare, un pezzo unico, determinante. Tra l'altroMichele è testimone vivente di esperienze come quella della Fornace, della vita di allora con il padre,dello stesso rapporto con il fratello Gregorio, che sarebbe davvero bello e importante potere racco-gliere. Speriamo che capiti l'occasione di potere incontrare Michele Sannnino e potergli "strappare"qualcosa della sua esperienza di quegli anni.Sì, la presenza di Michele Sannino, oltre grande dono personale per il padre, è dono importante ancheper tutta la Comunità.

Indirizzo di Michele Sannino: 18 Rue Poincarè - 22000 Saint Brieuc, FRANCIA