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Centro Polifunzionale “La Campanella” – Bovisio Masciago (MB) 5 a Edizione Concorso Nazionale di Poesia Poesie premiate Domenica 21 ottobre 2012

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5a Edizione Concorso Nazionale di Poesia

Poesie premiate

Domenica 21 ottobre 2012

Centro Polifunzionale “La Campanella” – Bovisio Masciago (MB)

5a edizione concorso nazionale di poesia “la Campanella” 2

SEZIONE ITALIANO ............................................................................................................................................... 3

PRIMO PREMIO ........................................................................................................................................................... 3

SECONDO PREMIO ....................................................................................................................................................... 4

TERZO PREMIO ........................................................................................................................................................... 5

MENZIONE DELLA GIURIA.............................................................................................................................................. 6

MENZIONE DELLA GIURIA.............................................................................................................................................. 7

MENZIONE DELLA GIURIA .............................................................................................................................................. 8

FINALISTA .................................................................................................................................................................. 9

FINALISTA ................................................................................................................................................................ 10

FINALISTA ................................................................................................................................................................ 11

SEZIONE DIALETTO ............................................................................................................................................. 12

PRIMO PREMIO ......................................................................................................................................................... 12

PRIMO PREMIO - VERSIONE ITALIANA ............................................................................................................................ 13

SECONDO PREMIO ..................................................................................................................................................... 14

SECONDO PREMIO - VERSIONE ITALIANA ........................................................................................................................ 15

TERZO PREMIO .......................................................................................................................................................... 16

TERZO PREMIO - VERSIONE ITALIANA ............................................................................................................................ 17

MENZIONE DELLA GIURIA............................................................................................................................................ 18

MENZIONE DELLA GIURIA – VERSIONE ITALIANA .............................................................................................................. 19

PREMIO SANGALLI ..................................................................................................................................................... 20

PREMIO SANGALLI – VERSIONE ITALIANA ........................................................................................................................ 21

PREMIO BALLABIO ..................................................................................................................................................... 22

PREMIO BALLABIO – VERSIONE ITALIANA ........................................................................................................................ 23

PREMIO GIURIA POPOLARE .......................................................................................................................................... 24

PREMIO GIURIA POPOLARE – VERSIONE ITALIANA ............................................................................................................. 25

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Sezione Italiano

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SEZIONE ITALIANO

Primo Premio

HAMLET di Gustavo Narra Ti guardo, per cercare nei tuoi occhi velati di stanchezza un barlume di speranza, ma nel silenzio di questa stanza rotto solo dal gorgogliare dell'ossigeno che t'aiuta a respirare, non vedo sbocchi. Vorrei darti una mano, levarti dal buio che ti cinge, vincere l'enigma dell'interna sfinge che m'assilla sul levare della tua sera. Forse, solo una preghiera anche se non so quale profferire. Chiedere al Padre di lasciarti la vita facendoti quindi ancora patire, o con tristezza infinita invocare senz'alcuna ipocrisia che l'Angelo della morte dolcemente ti porti via. Ma sono un vigliacco, l'amore mi frena, così ti guardo e faccio mia la tua pena, mentre sfiorando il tuo scarno viso l'amaro calice tristemente ingoio, quando, con uno stanco sorriso dietro un soffio mi dici: “perché non muoio”.

Motivazione Il tema trattato in questa poesia, stare accanto a una persona amata nei suoi ultimi momenti, non è facile anche se molto dibattuto. Qui è svolto con delicatezza: l'affetto e il dolore vanno di pari passo. I sentimenti sono descritti nelle loro sfumature con versi delicati e pregnanti. Chi legge partecipa alla “incertezza” del protagonista vivendo lo stesso dolore, provando il medesimo affetto.

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Secondo Premio

IL PESO DELL’ANIMA di Marco Managò

A Stefania, vittima di sé

della sua anoressia

Lascia che una foglia si posi su di te e, nel ticchettio della pioggia faccia breccia nel tuo silenzio sino a far parte del tuo corpo. Non peserà più di quel che temi... Afferrane l'essenza e la fragranza respirane i caldi e gentili effluvi. Cogli il gesto dell'albero accosto che, come anima cortese porge il suo ramo e i frutti generati. Fai quel suo dono coltiva in te la speranza e abbi fiducia nell'altro la tua àncora di salvezza. Non aver paura leggera e leggiadra creatura: getta il freddo specchio rendi la tua anima unica come musica del corpo nuovo di un nuovo corso. Accetta la foglia che scende e scrollati di dosso la polvere!

Motivazione

L'anoressia, un tema di attualità, è trattato in una forma poetica e suggestiva. Il desiderio di aiutare un'amica a uscire dalla sua malattia è svolto con sincera passione. La fragilità di una foglia, le gocce di pioggia non devono essere viste con paura, ma accettate come una forma di aiuto. Le immagini suggestive e leggere con l'esortazione finale fanno trasparire la speranza di uscire da un tunnel di dolore.

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Terzo Premio

MISERA POVERTÀ di Antonio Bicchierri

Guardare impotenti

quella misera povertà, in un mondo d'infanzie rubate,

di fiori recisi, di abbandoni: fame, freddo, paura, odio.

Per tutto il non amore lontano tu vivi

in un mondo indifferente urlando il tuo dolore,

verso l'umana crudeltà. Corpi che giacciono

a terra sfiniti, mamme denutrite;

larve umane i loro corpi dalla fame straziati.

Là dove scompaiono i colori tra sogno e destino aggrappato,

tu lontano vivi e guardi oltre i confini del tuo mondo,

con lacrime di un pianto disperato, Nessuno al superfluo avrà diritto,

finché tu uomo vedrai, non odierai e amerai dolcemente

accarezzando quel visto per vedere negli occhi

non un lacrima ma un sorriso.

Motivazione

La miseria, la povertà di chi è allo stremo della vita sono raccontati con passione, i versi forti, le immagini di orrore, il ritmo incalzante creano una poesia che fa vibrare sentimenti ed emozioni. Il poeta esorta a non rimanere indifferenti, ma a comprendere che nella rinuncia al proprio superfluo è possibile raggiungere una forma di giustizia, che permetta a tutti di godere dei beni della terra

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Menzione della Giuria

SULLA PANCHINA di Giuseppina Porro

Sulla panchina col capo reclino due occhi stanchi, dopo una notte bianca, il suo volto ha la stessa domanda; la sua mano che passa sul viso sporco il suo gesto disperato è privo di richiesta d'aiuto mentre passa indisturbata. Solo foglie ricurve dal peso dell'acqua piovana sullo sfondo plumbeo si fondono con la sua tristezza: un quadro di umana solitudine, all'alba, nei pubblici vivai dove, formiche indaffarate seguono la scia, incuranti degli eventi quando un piede le calpesta.

Motivazione

Capita spesso di incontrare un clochard che vive ai margini della nostra società opulenta. Spesso gli si passa accanto indifferenti, ma il poeta sa comprendere il dramma di chi è senza più niente, farcene partecipi e non solo spettatori. È una riflessione sulla esistenza umana, creata con immagini nitide, che ci fa considerare come l’entrare in relazione con chi ci passa vicino è momento fondamentale per la nostra umanità.

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Menzione della Giuria BERSAGLI

di Salvatore Nicolosi

Le strade deserte, dal buio coperte.. Le stragi, lo scempio, intorno silenzio.. Un vecchio inghiotte un altro lamento.. La pioggia, la notte in balia del vento.. Sono lontane le coste amare risposte.. Ma chi l'ha decisa per me se la guerra, pane non è..! Già si muore senza di lei, chi vi perdonerà mai! Cos'hanno fatto di male i bambini.. Macchie di sangue su quei vestitini.. Urla di madri che squarciano il cielo..! Le bombe! Gli spari..! Le fiamme! Le grida..! Piango, mi sento mancare, c'è troppo dolore..! Ma io non mi rassegnerò, mai d'amore mi svestirò..! Qui, siamo bersagli di chi vuole la storia così..! Vedo terrore sui corpi straziati.. Pezzi di cuore sconfezionati.. Riesco a sentire da un filo di voce: “Si deve morire per vivere in pace..?!”

Motivazione

La guerra, la fuga dalle bombe, la perdita di familiari e amici spingono a dire che solo la morte da riposo a chi è colpito da questa sciagura. Una luce di speranza appare nel buio: qualcuno non si rassegna a perdere la propria umanità. I suoni e le immagini di questa composizione colpiscono per la loro drammaticità, descrivono le peggiori azioni umane: ma proprio con questa discesa a vedere il male è possibile trovare come arginarlo..

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Menzione della giuria GIOVENTÚ

di Giuseppe Gambini

Verranno gli amori

e avranno il tuo sguardo, torneranno i sogni

e avranno il tuo viso, parleranno i rimpianti

e avranno la tua voce, rideranno i ricordi

e avranno il tuo sorriso ma le speranze no!... quelle non torneranno

rinsecchite ed ingiallite come foglie sul prato verde

né ritorneranno le follie uscite dalle bucate tasche di vecchi pantaloni alla zuava

né riemergeranno le fantasie lentamente dal tempo mutate in disarmoniche malinconie...

dove sono finiti i sassolini

seminati lungo il percorso per ritrovare la tua capanna?...

forse li avrà portati via il lieve alitare della solitudine

o li avrà ricoperti, forse, la sottile polvere delle inquietudini...

indietro tremante mi volto a cercarti,

ma tu, beata Gioventù, non esisti più!

Motivazione

In questa poesia di sentono gli echi di poeti del passato, ma il tema della fugacità della vita trova nuove forme espressive. Nonostante la tristezza del tema, l'autore riesce a mantenere un tono lieve grazie a una scelta attenta del lessico e a una felice capacità di comporre immagini suggestive.

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Finalista

BIBLIOTECA di Giuseppe Solaro

Ordino e poi ricomincio ancora. Tra i libri scorrono gli anni in una biblioteca senza fine. Ordino questa schiera di libri, fiume di parole, in un insieme armonico. Ordino libri ma con essi il mio cuore pallido e la mia mente inquieta. Una biblioteca è lo specchio di noi stessi, del nostro grande amore, della nostra vita quasi perduta. Per questo ordino e ordino ancora, perché mi illudo di trovare un giorno il libro che contiene tutte le mie parole..

Motivazione

L'autore desidera mettere ordine nella propria vita e lo fa utilizzando un'immagine piuttosto inconsueta per la poesia: una biblioteca. I libri contengono tutto, anche una vita; nella loro eterogeneità è possibile trovare l'armonia che aiuta a vivere. Accostamento felice e originale dal quale deriva una continua ricerca interiore per raggiungere la conoscenza di sé e del mondo.

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Finalista

UNA SERATA A MAGGIO di Fulvia Marconi

Profumo di lavanda e rose rosse e quella bianca casa addormentata;

il cigolar stizzito d'altalena, nello slanciare gli incanti verso il cielo.

Sussurri fra le coltri dell'estate, fragore d'un silenzio che m'acquieta, Si spegne piano, piano, un'altra luce, portando fra le nubi una preghiera.

È la magia pacata della sera, che si diffonde fra le acacie e i fossi, dove il torpore suggerisce attese...

attese e seduzioni spasimate. Si adagiano i pensieri e la mia mente nella serata arresa al di dì maggio; corre la vita in fretta e a piedi nudi,

avverte molte spine fra le carni e quando nell'archivio dei miei giorni io cercherò l'istante che non muore, nel parco dei destini abbandonati, percorrerò della tristezza il tempo.

Ma è troppo bella e calma questa notte, e l'altalena sta gemendo ancora.

Tiepida è l'aria e crudo è odor di campo. Guardo il soffitto e dico...”Ave Maria!” solo un soldino per un sogno appena, solo una rosa schiusa per campare,

questa è la vita: ”una serata a maggio” e un pizzico di luna per sognare

Motivazione

Il profumo dei fiori, l'aria della sera suscitano pensieri che fanno ripercorrere la propria vita. Le emozioni sono espresse con limpidezza cercando nella pacatezza della sera primaverile un momento di serenità. E’ proprio la serenità della sera che aiuta a ripensare i periodi tristi, ad alleviare la sofferenza e il dolore sempre presenti in una continua altalena. Le immagini delicate di questo componimento portano il lettore a sentire la forza rasserenante della poesia.

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Finalista

E SARÒ NEL VENTO di Donato Ladik

Un giorno sarò nel palmo della tua mano protesa verso l'immenso azzurro del mare cristallino. Un vortice di vento mi solleverà lieve verso l'infinito per disperdermi. Polvere imperlata da spruzzi di salsedine irrorati da una luce brillante che acceca. Resterò per sempre nel silenzio degli abissi per riecheggiare poi nel sibilo del vento. E ritornerò ogni volta che il tuo pensiero sfumerà il mio ricordo per non cadere nell'oblio

Motivazione

Immagini delicate: la spuma del mare, il vento lieve, l'azzurro dell'acqua marina... anche il ricordo di una vita può svanire, ma c’è il pensiero del poeta, la sua opera che permettono un ricordo duraturo, oltre il silenzio e l'oblio. Il tema della poesia che mantiene vivo e presente il ricordo è espresso con nitidezza e immagini suggestive.

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Sezione Dialetto

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SEZIONE DIALETTO

Primo premio ME VEGN UN DÜBI

di Mauro Marchesotti

Ai temp de frequenza di scör medi, s'evi cumpagn de class du la Piera e dato che s'evi un student de valòor s'evi stai fai capuclass dai prufessòor Durant 'na nuiosa leziùun de francées ho vist la Piera e la cumpagna de banch giügàa de scundiùun a bataglia navàal : visàa la proff l'eva mè cumpit naturàal. Giüsta la nota che i dò tusànn duveven fàa firmàa dai genitòor. Dopu trìi dì la Piera l'eva mia firmada; l'è stai lì ch'ho fai 'n' altra vigliacada. Fort du la mansiùun de capoclass, senza minim rimors ho visà la proff che la Piera la nota l'eva mia firmada: ul düü sul register 'na roba scuntada. Me regordi cume el fudèss adèss ul sguard piéen de rabbia du la Piera: le m'ha vardà de brütt e tütt d'un fiàa: "giuri che stavolta te la farò pagàa". Tanti ann dopu la Piera l'ho spusada e par mì l'é stai un spusalizi d'amòor, ma dopu cinquant'ann che sun spusà, sun mia sicüür de cugnòss la verità. Ogni tant sunt assalì da un dübi e resti lì par un pöö söra penséer: le me vör béen, me vegn de pensàa, o le m'ha spusà par famela pagàa?

Motivazione

Un ricordo di scuola per certi versi persino banale viene narrato con grande sagacia e altrettanta simpatia laddove il rigore, insistito, del giovane studente capoclasse nei confronti della compagna un po’ discola si trasforma in un rovello che si prolunga nella vita matrimoniale tra i due protagonisti e che dopo cinquant’anni lascia intatto il dubbio tra una scelta d’amore e una perfida vendetta. Un quadretto di vita reale che fa sorridere e al contempo riflettere sulla vera natura dei sentimenti, anche più profondi.

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Primo premio - versione italiana

MI VIENE UN DUBBIO di Mauro Marchesotti

Quando frequentavo le scuole medie, ero compagno di classe della Piera e, dato ch'ero uno studente di valore, ero stato fatto capoclasse dai professori. Durante una noiosa lezione di francese ho visto la Piera e la compagna di banco giocare di nascosto a battaglia navale : avvisare la proff era mio compito naturale. Giusta la nota che le due ragazze dovevano far firmare dai genitori. Dopo tre giorni la Piera non l'aveva firmata; è stato allora che ho fatto un'altra vigliaccata. Forte della mansione di capoclasse, senza minimo rimorso ho avvisato la proff che la Piera la nota non l'aveva firmata : il due sul registro una cosa scontata. Mi ricordo come fosse ora lo sguardo pieno di rabbia della Piera; mi ha guardato con cattiveria e tutto d'un fiato: " giuro che stavolta te la farò pagare". Tanti anni dopo la Piera l'ho sposata e per me è stato un matrimonio d'amore, ma dopo cinquant' anni da che son sposato non sono sicuro di conoscere la verità. Ogni tanto sono assalito da un dubbio e rimango li un attimo sopra pensiero : mi vuole bene, mi vien da pensare, o mi ha sposato per farmela pagare?

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Secondo premio MAGON

di Antonio Dossena

Te scrivi per ditt che stoo propi ben, gh'hoo bon apetitt, l'ambient l'è seren. Me tratten de scior con tanto de inchin, me metten i fior fin sul ciffonin. La vista del lagh l'è na meraviglia, me senti imbriagh anch senza bottiglia. Me manca nagott, bisogn gh'hoo de nient, ma dann on risott che l'è sempr'al dent. La carna l'è bonna, el vin l'è altrettant, gh'emm anca ona donna che serviss coj guant Hoo faa tanti amis, se femm compagnia, chi l'è on paradis ma...quand ven la sira,

me ciappa la voeuja de vess a cà mia... Podessi vosà : t'el giuri el faria Me senti on magon che me streng la gora... Son propi on veggion, nissun me tottora. E preghi che 'I sogn, con la soa carezza, el scoeuda el bisogn de 'sta tenerezza. Me strengi con forza al coeur el cossin: la dura mia scorza la cerca un basin. Me giri in del lett come on disperaa... Fam minga on dispett: "Fioeu, portom a cà!"

Motivazione

Una poesia struggente che rappresenta con grande realismo la condizione degli anziani costretti loro malgrado a trascorrere gli ultimi anni dell’esistenza in una casa di riposo ineccepibile e inappuntabile sul piano dei servizi, dell’assistenza e persino del paesaggio che la circonda. Ma la nostalgia e il desiderio della propria casa prende il sopravvento ed affiora prepotente lo struggimento interiore che sfocia nella richiesta quasi disperata al figlio di essere riportato alla propria abitazione.

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Secondo premio - versione italiana

MAGONE di Antonio Dossena

Ti scrivo per dirti che sto proprio bene, ho buon appetito, l'ambiente è sereno Mi trattano da signore con tanto d'inchino, mi mettono un fiore persino sul comodino. la vista del lago é una meraviglia, mi sento ubriaco anche senza bottiglia Non mi manca nulla, non ho bisogno di niente, mi danno un risotto che é sempre al dente. La carne é buona, il vino altrettanto, abbiamo anche una donna che serve coi guanti Ho fatto tanti amici, ci facciamo compagnia, qui é un paradiso ma...quando viene la sera,

mi prende la voglia di essere a casa mia... Potessi gridare: te lo giuro lo farei. Mi sento un Magone che mi stringe la gola... Sono proprio un vecchione, nessuno mi coccola E prego che il sonno con la sua carezza, soddisfi i I bisogno di questa tenerezza Mi stringo con forza al cuore iI cuscino la dura mia scorza cerca un bacino. Mi giro nel letto come un disperato... Non farmi un dispetto:

"Figliolo, portami a casa! "

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Terzo premio

EL ROSARI CINES di Umberto Cavallin

Sent l'ultima Roberto, ier ho legiuu su' I Giornal, a pagina dodes ona notizia che la m' ha faa pensà. Qna ditta che la vend i rosari l' ha faa ona ordinazion de desmila pèzzi, ai cines. Fin chi niént de mal, Se sa che in Cina la mandòpera la costa nagotta, ma ell bell, a l'è che, gh'hann faa ona gionta, senza di nient, gh' hann taccaa cinqu grànn in pù, i fil eren de vundes al pòst de des. Apriti cielo! El padron de la ditta el toeù sù el telefono el ghe fa notà la differenza di rosari, cont el sò campion. El cines, tant gentil, el gh'ha risponduu; El campion l'era tròpp piccol el ghe passava nò per el coo e inscì per fall passà, ghe n' emm taccaa cinqu e adess per el coo ghe passen senza fadiga. El padron de la ditta el ghe fa notaa che l'è nò ona collana ma on stument de fede. El cines de rimand; E me le cunta sù adess, doveva dimmel prima

che cren nò collànn, che ne soo mì de la vostra religion, numm credevom de fagh on piase e de fagh on des per cent de scunt. Intanta ch' hin lì che bacajavenn, la Madòna in ciel la rideva, e la diseva; Quei che cred nò, Hann faa aumentà i orazion del des per cent, Chi l'è che l'è sta quell sant, che el gh'ha daa l'ispirazion al cines? La ved l'Ambroeus che se la rid, La Madòna la gh'ha dii; Ambroeus: tì te ne see nient? L'Ambroeus de rimand; A dì la verità, avevi suggerii el vint per cent, per fann una donzena per fila, a l' antigà, come ai mè temp! Roberto t' hee capii che notizia! Inde la vita aumenta tutt, insci hinn aumentaa i preghier, Ma la curia l' ha minga acceetaa L' ha ordinaa de scortà i rosari. Che peccaa! El padron dei rosari, l' ha tira giò i Ave Maria. In Polonia hann tiraa gio… el scunt che hann fa i cines, E cosi sia.

Motivazione

Una divertentissima quanto soprattutto originale storia che intreccia globalizzazione, economia e religione con rosari fatti fabbricare in Cina dove, credendoli collane, vengono aumentati i grani di ogni decina al fine di farli passare per la testa. Ancora più caustiche sono poi le considerazioni a proposito di sconti e aumenti in materia di preghiere e di fede.

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Terzo premio - versione italiana

IL ROSARIO CINESE di Umberto Cavallin

Senti l’ultima Roberto, ieri ho letto sul Giornale, a pagina dodici una notizia che mi ha fatto riflettere. Una ditta che vende i rosari ha fatto un’ordinazione di diecimila pezzi, ai cinesi. Fin qui niente di male. Si sa che in Cina la manodopera non costa niente, ma il bello, è che, senza dire niente, hanno aggiunto cinque grani in più, le file erano di undici invece di dieci. Apriti cielo! Il padrone della ditta ha alzato il telefono e ha fatto notare la differenza del rosario, con il suo campione. Il cinese, molto gentile, gli ha risposto: “Il campione era troppo piccolo non passava per la testa e così per farlo passare, ne abbiamo aggiunti cinque e adesso per la testa ci passano senza fatica”. Il padrone della ditta gli ha fatto notare che non è una collana ma uno strumento di fede. Il cinese di rimando: “E me lo dice adesso, doveva dirmelo prima

che non erano collane, che cosa ne so io della vostra religione, noi credevamo di farvi un piacere e farvi un dieci per cento di sconto. Mentre erano lì che discutevano, la Madonna in cielo rideva e diceva: “Quelli che non hanno fede, hanno fatto aumentare le preghiere del dieci per cento. Chi è stato quel santo, che ha dato l’ispirazione al cinese?” Vede Sant’Ambrogio che se la ride, la Madonna gli dice: “Ambrogio: tu non sai niente?” Sant’Ambrogio di rimando: “A dire la verità, avevo suggerito il venti per cento, per farne una dozzina per fila, all’antica, come ai miei tempi!” Roberto hai capito che notizia! Nella vita aumenta tutto, così sono aumentate le preghiere. Ma la curia non ha accettato e ha ordinato di accorciare i rosari. Che peccato! Il padrone dei rosari, ha tirato giù un po’ di “Ave Maria” In Polonia hanno tirato giù… lo sconto che hanno fatto i cinesi. E così sia.

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Menzione della Giuria

EL BOFFON di Giulio Redaelli

L'alter di in del caminà in campagna hoo vist on praa pien de boffon- Dondaven el coo pian pian quasi a vorè ciamam. ‘Dasi 'dasi, per minga schisciai sont andaa visin n'hoo cattaa vun e, come ona volta hoo vouruu fa el mè gioeugh. Sottvos, cont i oeugg saraa me son mettuu a bisbilià: “Boffa, boffon fa vedè chi de sbiottat l'è 'I pussee bon...” Intant vedevi i mè fastidi i mè delusion trasportaa in quell boffon e mì boffavi, boffavi semper pussee, per casciai via via, lontan de mì. Ma che fotton, quand in del dervì i oeugg el bianch del boffon l'era ancamò tutt lì taccaa al sò picoll. Allora hoo capii che dovevi tegnì per mì el bon e 'l gram de tutt i mè ann fa on fagott cont i magagn e portal in spalla in silenzi senza parlan. E m'ha ciappaa on gran magon; “O che omm de pocch che var nient son pù nanca bon de sbiottà on boffon...".

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Menzione della Giuria – versione italiana

IL SOFFIONE di Giulio Redaelli

L'altro giorno nel camminare in campagna ho visto un prato pieno di soffioni Dondolavano la testa piano piano quasi a voler chiamarmi. Adagio adagio, per non schiacciarli sono andato vicino ne ho colto uno e, come una volta ho voluto fare il mio gioco. Sottovoce, con gli occhi chiusi mi sono messo a bisbigliare: “Soffia, soffione fai vedere chi di spogliarti è il più bravo…” Intanto vedevo le mie preoccupazioni le mie delusioni trasportate in quel soffione ed io soffiavo, soffiavo sempre più, per cacciarli via via, lontano da me. Ma che rabbia, quando nell'aprire gli occhi il bianco del soffione era ancora tutto li attaccato al suo stelo. Allora ho capito che dovevo tenere per me il buono e il cattivo di tutti i miei anni fare un sacco con le contrarietà e portarlo sulle spalle in silenzio senza parlarne. E mi ha preso una grande tristezza: “O che uomo di poco conto che vale niente non sono più neanche capace di spogliare un soffione…”.

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Premio Sangalli

UN TASEN D’ACQUA DULSA di Maria Anzani

Tra i ricordi de tuséta che in sti tèmp me vègn in mènt la figüra de mè pấ l'è sèmper dènt, Al vedi in stù mumènt curvâ sul caretén ch'èl mèt a pòst i réden al Baio, ul sò cavalén. E intònta che 'l fa quèst al cerca de cunvìncem a andà insèma de lü a catà i lœuf de furmentón che avrèsem pö pelâ propi denòns di câ. Me gh'éri poca vœuia, vurévi amò giugà e bruntulàvi piòn, menàvi sœu ul turón... Mè pâ la mìa vusâ, al m'ha ciapâ visén e 'l m'ha dî sotvûs: “Se te vègnet a vutòm, d'acqua cònt ul sücher e un tuchèl de pòm te 'ndô un bèll tasén.” Alùra sò saltàda dedrê del caretén e in del terèn sò nada insèma a stu puerén. Ma l'éra un brœut mestê: in mèss al furmentón ònca sénsa i sciœum a me mancàva 'l fiâ, me se frisàva i brasc (s'éri sensa scusâ!). De lœuf de furmentón fasévem di muntón asê de impiendè 'l carr per pö menàl a câ. Un pô de riscundón mè pâ al mé vardàva e paréva ch'èl ridéva: l'éra 'na róba rara che me cumuvéva. Sitàda gió sui lœuf avòlt al caretén se sentìvi 'na regina 'nca con sœu un strascén. Apèna ruàda a câ, mè pâ l'è saltà gió e sensa 'na paróla l'è nâ a tòm ul tasén: l'acqua frésca e dulsa l'éra cum'è un rusòli e cònt un tuchèl de pòm la gustavi debón… Mia mòm la bruntulava perché s'éri lecàrda, mè pâ' però al g'ha dî: "Sta citú té, Richèta, perchè al l'ha meritâ e pö in fén de la féra ghe l'éri prumetú". Mé, sensa parlà, ho finî stù bòn mangià e pö tüta cunténta sò nada amò a giugà. 3 gennaio 2003

Motivazione

Il ricordo pieno di nostalgia e simpatia di un’infanzia divisa tra i giochi e la fatica di aiutare il padre nel lavoro dei campi si accompagna alla gioia di una ricompensa tanto gradita quanto segno di una povertà comunque vissuta con grande dignità. La scodella di acqua zuccherata con un pezzo di pane è motivo di ulteriore riflessione rispetto ad un presente fatto di soddisfazione di ogni desiderio ma anche di sprechi.

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Sezione Dialetto

5a edizione concorso nazionale di poesia “la Campanella” 21

Premio Sangalli – versione italiana

UNA SCODELLA D’ACQUA DOLCE di Maria Anzani

Tra i ricordi di bambina che in questi tempi mi vengono in mente la figura di mio papà è sempre dentro. Lo vedo in questo momento curvo sul carretto che sistema le redini al Baio, il suo cavallino. E intanto che fa questo cerca di convincermi ad andare con lui a cogliere le pannocchie di granturco che avremmo poi sfogliate proprio davanti alle case. Io non avevo tanta voglia, volevo ancora giocare e brontolavo piano, non la smettevo più. Mio papà non ha gridato, mi ha preso vicino e m'ha detto sottovoce: "Se vieni ad aiutarmi, d'acqua con lo zucchero e un bel pezzo di pane te ne do una bella scodella. Allora sono saltata dietro al carretto e nel terreno sono andata con 'sto poveretto. Ma era un brutto mestiere: in mezzo al granoturco anche senza le cime a me mancava il fiato, mi si scorticavano le braccia (ero senza grembiule con le manichette). Con le pannocchie facevamo un bel mucchio abbastanza da riempire il carro per portarlo a casa. Un po' di nascosto mio papà mi osservava e pareva che ridesse: era una cosa rara che mi commuoveva. Seduta sulle pannocchie in alto al carretto mi sentivo una regina anche con addosso uno straccetto. Appena arrivata a casa, mio papà è saltato a terra e senza una parola è andato a prendermi la scodella: l'acqua fresca e dolce era come un rosolio e insieme al pezzo di pane la gustavo davvero. Mia mamma brontolava perché ero golosa, mio papà però le ha detto: “Stai zitta tu, Enrichetta, perché l'ha meritato e poi in fin della fiera glielo avevo promesso”. Io, senza parlare, ho finito questo buon mangiare e poi tutta contenta sono tornata a giocare. 3 gennaio 2003

Centro Polifunzionale “La Campanella” – Bovisio Masciago (MB)

Sezione Dialetto

5a edizione concorso nazionale di poesia “la Campanella” 22

Premio Ballabio

L’È ÒNA FORTUNA di Mauro Di Pietro

Fà fregg, el piœuv e ml son tutt bagnaa gh'è nanca ón can che gira su la via, Per riscaldamm ón poo e tirà el fiaa, me càsci denter in ón'osteria. L'ambient l'è quasi vœui, gh'è domà ón tal ch'el g'à sul tavol ón quartin de vin. El guarda cont i œucc fiss, forse el stà mal: el me fà ón segn de andà a lù visin. El versa ón poo de vin in duu biccer «Cin-cin» - el fa - e pœu cont ón soris: «Brindèmm a la mia donna che da ier, l'è pù chi insemma a nun... l'è in Paradis. Vivevum sott al ciel la nott e 'l dì, nun sérom del Navili i duu padrón; mi son restaa ón barbón... ma de per mi, e adess de tirà inanz son minga bón. L'è da 'na vita che son senza cà e vivi, mangi e dormi su la strada: de tant in tant me fann la carità e spetti el dì che la sarà finida.» Mi mandi giò ón gottin cont el magón e g'oo in del cœur 'na gran malinconia perchè 'l me fà ón mar de compassión … L'è mèi che resti nò… che vàga via. Son stracch, tra ón poo saroo in del mè lett che l'è de sott a ón pónt in su l'Olona e pensi che per mì che son poverett, la sort l'è semper stada minga bòna, Adess pœeuv pù e splend in ciel la luna E credi che la mort, per num poveritt…

…l’è óna fortuna.

Motivazione

La vicenda dell’incontro tra due diseredati viene raccontata con un linguaggio insieme molto poetico e intriso di grande tristezza. Una vita di privazioni e di disperazione viene descritta e vissuta in attesa di una morte che non solo viene considerata una liberazione ma addirittura una fortuna.

Centro Polifunzionale “La Campanella” – Bovisio Masciago (MB)

Sezione Dialetto

5a edizione concorso nazionale di poesia “la Campanella” 23

Premio Ballabio – versione italiana

…È UNA FORTUNA di Mauro Di Pietro

Fa freddo, piove e io sono tutto bagnato non c è nemmeno un cane che gira per la via, Per riscaldarmi un po' e tirare il fiato, mi caccio dentro in un'osteria. L'ambiente è quasi vuoto, c'è solo un tale che ha sul tavolo un quartino di vino, Guarda con gli occhi fissi, forse stà male: mi fa un segno di andargli vicino. Versa un po' di vino in due bicchieri «Cin-cin» — fà — e poi con un sorriso: «Brindiamo alla mia donna che da ieri, non è più qui insieme a noi... è in paradiso. Vivevamo sotto il cielo la notte e il giorno, noi eravamo del Naviglio i due padroni; io sono rimasto un barbone... ma da solo, e adesso di tirare avanti non sono capace. E' da una vita che sono senza casa e vivo, mangio e dormo sulla strada: di tanto in tanto mi fanno la carità e aspetto il giorno che sarà finita..» Io mando giù un goccino con il 'magone' e ho nel cuore una gran malinconia perché mi fa un mare di compassione... E' meglio che non resto... che vado via. Sono stanco, tra poco sarò nel mio letto che è sotto un ponte sull'Olona e penso che per me che sono poveretto la sorte non è mai stata buona. Adesso non piove più e splende in cielo la luna e credo che la morte, per noi poveretti...

…è una fortuna

Centro Polifunzionale “La Campanella” – Bovisio Masciago (MB)

Sezione Dialetto

5a edizione concorso nazionale di poesia “la Campanella” 24

Premio giuria popolare

LA FONTANA SÙCIA di Osvaldo Codiga

Grazie a chissà chi l’è anmò lì al so posc’t…. Forse perché quaidün, a ment serena e col pel sül sc’tomich, l’ha insisc’tuud da mai demolila, da tegnila bona…. Quaidün che da sicuur, e per amoor del sò paees, pensando ai pori vec’ u ga po’ mia tanti pretes…. E chissà quanti volt i ga già giraad in gir Per met a posc’t i sentée o la sc’trada… A pensaagh ben l’è già un miracol se lì l’è resc’tada…. Con l’andament del dì d’incöö, con i manii da grandez che gira in torno, l’è molto sc’trano che i la mai tocada…. L’è un’opera picada föra dal granìit tanti an fa, a man, da un bravo picapreda ormai sc’parìid…. Quanti boch l’avrà inumidiit…. Quanti famigli lì i sé serviit…. Quanti besc’ti i sé fermàat…. Incöö a gh’è pü vach che gira in paées…. A gh’è pü gnanca müi che porta in gir i pées…. A gh’è pü nisün che sa ferma a béev…. I bagai i vosa, i üselit i canta, i can i boia, ma incöö la fontana l’è müta perché oramai quaidün l’ha vörüda sücia….

Motivazione

La fontana, luogo simbolico della vita di un paese, è la protagonista di una amara riflessione. Da un lato infatti vi è il sospiro di sollievo per lo scampato pericolo della sua distruzione ad opera di una inarrestabile avanzata del cemento, dall’altro lato la tristezza per la sua condizione di trascuratezza e di mancanza dell’acqua che l’alimentava non solo fisicamente ma anche spiritualmente.

Centro Polifunzionale “La Campanella” – Bovisio Masciago (MB)

Sezione Dialetto

5a edizione concorso nazionale di poesia “la Campanella” 25

Premio giuria popolare – versione italiana

LA FONTANA ASCIUTTA di Osvaldo Codiga

Grazie a chissà chi è rimasta al suo posto…. Forse perché qualcuno, con ardito coraggio, ha insistito molto per non demolirla, per tenerla buona…. Qualcuno che sicuramente, e per amore del suo paese, pensando ai poveri anziani e non ha poi tante pretese…. E chissà quante volte ci son passati vicino per costruirvi i sentieri o la strada…. A pensarci bene è un vero miracolo se lì è restata…. Con i tempi che corrono, con le manie di grandezza del giorno d’oggi, è perfin strano che non l’abbiano mai toccata…. E’ un’opera scolpita nel granito tanti anni fa, a mano, da un bravo scalpellino ormai sparito…. Quante bocche avrà inumidito…. Quante famiglie lì si son servite…. Quante bestie si sono abbeverate…. Oggi non ci son più le mucche nei paesi…. Non ci sono più muli che trasportano pesi…. Non c’è più nessuno che si fermi a bere…. I bambini gridano, gli uccellini cantano, i cani abbaiano, ma la fontana oggi è muta perché qualcuno l’ha voluta asciutta.