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È noto a tutti il valore dell’acqua nellageografia delle risorse naturali, ma per co-glierne il significato più completo è moltoimportante, oggi, considerare questavalenza soprattutto nel contesto di tutte lerisorse con le quali concorre a definire inumerosi e delicati sistemi ambientali.

In tutto il mondo, ed in Sardegna inparticolare, parlare di acqua significasoffermarsi unicamente sulle problemati-che relative alla sua disponibilità e qualità:sono spesso dimenticate le valutazioni piùgenerali riguardanti il delicato ciclo natu-rale di questa risorsa, i suoi meccanismi diinterazione, le modalità del suo movimen-to nei vari ambienti e le velocità di trasfe-rimento da uno all’altro, valutazioni cheaiuterebbero ad interpretare e meglio defi-nire, nei diversi ambiti di una regione, lecontinue e significative variazioni didisponibilità.

Se soffermiamo l’attenzione sui tempidi permanenza dell’acqua nei diversiambienti, vediamo che nell’atmosfera, peresempio, il suo tempo medio di permanen-za è di circa nove giorni, mentre i tempi dipermanenza delle acque continentali sonodiversi e di difficile determinazione aseconda della posizione geografica e dellostato fisico che si vuole considerare: leacque superficiali possono ritornare all’at-

mosfera immediatamente, addirittura subi-to dopo essere piovute, le stesse però pos-sono scorrere e raggiungere in tempi più omeno lunghi il mare, oppure possono esse-re trattenute in un lago naturale o artificia-le privo di emissari, o possono infiltrarsinel sottosuolo ed in tal caso si muovonocon una velocità che è in funzione dellapermeabilità del substrato; esse potrannorimanere nel sottosuolo un breve periododi tempo o centinaia di anni e, se assorbitedalle argille, potranno rimanere sottrattealla circolazione per un tempo indefinito.

I continui spostamenti dell’acqua da unambiente all’altro fanno parte del grandefenomeno, chiamato ciclo idrologico,secondo il quale l’acqua degli oceani passaall’atmosfera e dall’atmosfera, dopo iltransito più o meno lungo nei continenti,ritorna all’oceano. Tale fenomeno è attiva-to da un enorme gioco di energie e ad essosono collegati numerosi processi seconda-ri: senza le acque dolci continentali, peresempio, non avremmo altre forme di vitase non quelle oceaniche e senza il loroscorrimento la morfologia terrestre nonsubirebbe la continua evoluzione e muta-zione che subisce.

Sotto il profilo più strettamentequantitativo, il ciclo idrologico si articolasu fattori ed elementi che variano da luogo

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Fig. 21. 11 recente invaso artificiale di Pattada, alle pen-

dici del Monte Lerno.

a luogo e nello stesso luogo con il trascor-rere del tempo. Negli oceani, come mediaannua, a fronte di una precipitazione di1120 mm ed una evaporazione intorno ai1250 mm, abbiamo un eccesso di evapora-zione, pari a 130 mm, che determinerebbe,se non ci fosse il contributo delle acquefluviali da tutti i continenti, un abbassa-mento del livello delle acque. Nelle areecontinentali si verifica il fenomeno oppo-sto in quanto si registra un’evaporazionedi 410 mm ed una precipitazione mediaannua di 720 mm: i 310 mm di precipita-zione eccedenti compensano, una voltaraggiunto il mare, il deficit oceanico. Que-sta restituzione di acqua all’oceano non èimmediata, per i già citati fenomeni di dif-ferente velocità di movimento dell’acquanei diversi ambienti continentali (transitodell’acqua nei ghiacciai, nel sottosuolo cdin superficie), per cui il bilancio si chiudein parità solo in tempi assai luoghi.

Dall’equatore ai poli le aree continenta-

li presentano caratteristiche climaticoambientali diverse, per cui la distribuzionedelle zone con eccesso o difetto di precipi-tazione rispetto all’evaporazione è resa piùaleatoria dalla variabilità degli stessi fatto-ri ed elementi climatici: è certo, tuttavia,che, nella stessa regione, al crescere del-l’altitudine corrispondono maggiori appor-ti d’acqua e minori perdite.

In Sardegna questa correlazione traquota, precipitazioni e giorni piovosi èstata calcolata su 232 stazioni pluviometri-che: i risultati, anche se con una significa-tività statistica bassa (coefficiente di corre-lazione uguale a 0.70), hanno evidenziatouna precipitazione media ed un numeromedio di giorni piovosi, a zero metri sullivello del mare, rispettivamente di 450mm e di 48 giorni piovosi e, per ogniincremento di 100 metri di quota, unaumento medio di 100 mm di pioggia e di7 giorni piovosi (Figg. 25 e 27). Pertantoda questa valutazione scaturisce che le pre-cipitazioni sono, nelle aree con 500 e 1000metri di quota, distintamente doppie e tri-ple rispetto a quelle delle zone costiere a

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Fig. 22. L’invaso artificiale di Bau Mugeris dell’alto

Flumendosa nel periodo estivo.

livello del mare. L’ulteriore analisi tra que-sti valori di afflusso e quelli relativi all’e-vaporazione ed evapotraspirazione reale epotenziale (questi ultimi strettamente lega-ti alla temperatura e dunque più bassi conil crescere della quota), conferma l’incre-mento del valore della risorsa idrica al cre-scere della quota.

Infatti tra gli ambiti territoriali, per que-sto fenomeno, le aree montanerappresentano i luoghi nei quali si registra-no, nello spazio di un anno, i surplus idri-ci più alti: in queste zone tali surplus costi-

tuiscono un patrimonio idrico importanteed irrinunciabile soprattutto per la funzio-ne di equilibrio idrologico che esercitanonei confronti anche delle aree adiacenti.

Complessivamente tale patrimonio,nonostante l’estensione dei rilievi dellaSardegna sia solo di 280.000 ha, pari cioèad un valore del 12% della superficie del-l’intera Isola, rappresenta il 30% dellerisorse idriche totali. Questo valore, scatu-rito dall’elaborazione dei dati pluviometri-ci e dalle considerazioni di bilancio in rap-porto con i caratteri litologici e strutturali,evidenzia l’importanza delle aree monta-nee nel loro insieme e fa intuire la tipicità

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Fig. 23. Lago di Nuraghe Arrubiu, secondo invaso del

Flumendosa.

particolare delle singole realtà nell’ambitoterritoriale ed idrologico di appartenenza.

Le morfologie della Sardegna definite eridefinite dagli eventi orogenetici e tettoni-ci e modellate dalla continua attività eso-gena offrono alla vista un paesaggio moltoeterogeneo a carattere prevalentementemontuoso. Questo carattere la Sardegna lodeve, non tanto alle condizioni altimetri-che, giacché solo il 15% dell’Isola occuparilievi superiori ai 500 metri, quanto aquello più strettamente morfologico inrelazione alle pendenze dei versanti dei

bacini idrografici ed alle profonde incisio-ni presenti negli stessi. In questo contesto ibacini idrografici e i complessi idrogeolo-gici (fig. 26) caratterizzano un territorio ilcui regime idrologico è estremamentevariabile, dove i corsi d’acqua durantegran parte dell’anno, quando non sono ali-mentati da reflui urbani, sono asciutti e seintercettati a monte da sbarramenti perinvasi artificiali diventano a regime occa-sionale.

La presenza di un’area montana estesain un bacino idrografico assume un valoreidrologico notevole sia dal punto di vistaquantitativo per il surplus idrico presenteche da quello qualitativo per le migliori

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Fig. 24. Diga dell’invaso di Nuraghe Arrubiu.

caratteristiche chimiche delle stesse risor-se idriche.

Le interrelazioni di queste risorse idri-che con i vari tipi litoidi nelle diversemorfologie, le risultanze di bilancio tradeflussi, infiltrazioni e perdite, le caratteri-stiche fisiche, fisico-chimiche, chimiche ebiologiche identificano, nel loro insieme,questo patrimonio idrico che, oltre la fun-zione di serbatoio polmone, esercita, inconsiderazione della sua stessa natura edentità, una presenza tipizzante qualitativadella stessa regione.

Le risorse idriche superficiali e profon-de delle aree montane della Sardegna, acausa della bassa densità antropica, hanno,in generale, ottime caratteristiche chimi-che, chimico-fisiche e biologiche, mentrevia via che da monte si scende verso valle,con l’incrementarsi della popolazione edunque dei valori inquinanti di origineorganica ed inorganica, le acque, in moltearee, sono abbastanza compromesse congrave rischio per lo stesso sviluppo diquelle zone. Le caratteristiche chimiche diqueste acque non derivano, solo dall’inte-razione con i tipi litoidi con cui vengono acontatto come recitava Plinio quandososteneva “Tales sunt aquae qualis est

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Fig. 25. Regressione lineare del rapporto tra quota (in

m) e precipitazioni (in mm) di 232 stazioni pluviometri-

che della Sardegna sui dati disponibili tra il 1921 ed il

1980. Si evidenzia un aumento di precipitazioni di circa

100 mm di incremento ogni 100 m di altitudine.

terra per quam fluunt” da cui il concettoche la qualità delle acque è in relazioneall’ambiente geologico di provenienza ecioè al tipo di circuito idrogeologico e alladurata del contatto acqua-roccia, ma spessoderivano soprattutto dalla interazione consostanze tossiche ed indesiderate, presentinel terreno, provenienti da attività produtti-ve e di servizio. Più alti sono i valori di que-ste sostanze più alte sono le probabilità chele acque ditali ambienti se ne arricchiscano,fino a risultare inutilizzabili e dannose.

Pur senza rinunciare a riconoscere a cia-scuna area montana, sotto il profilo stretta-mente idrologico, una propria identità am-bientale, possiamo individuare, tuttavia, a-nalogie e caratteristiche molto vicine fra le

diverse realtà. I territori del Monte Limba-ra, del Monte Lemo e il gruppo montuosodei Sette Fratelli, presentano tra loroparticolarità ambientali molto simili inconsiderazione del substrato geologico cheli caratterizza, ma anche dal punto di vistadelle morfologie e del regime idrico. Altret-tanto si può dire, per il gruppo montuosodel Gennargentu, che per la sua estensionedi 60.000 ha è il più rappresentativo dellaSardegna, e per i gruppi montuosi del Sul-cis sia per affinità litoidi di affioramentoche per le caratteristiche idrogeologiche.

I gruppi montuosi di natura calcarea,Monte Albo ed i monti di Orosei, si disco-stano notevolmente dalle altre aree monta-nee per le loro caratteristiche idrogeologi-che che danno luogo a regimi idrici conuna circolazione sotterranea ricca di feno-meni carsici e con manifestazioni sorgenti-zie di grande interesse.

I rilievi montani del Montiferro per lecaratteristiche di permeabilità, spesso assai

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bassa, delle vulcaniti, presentano fenome-ni opposti a quelli dell’ambiente calcareo,cioè regimi idrici legati unicamente ad unacircolazione superficiale e rare manifesta-zioni sorgentizie interessanti.

La salvaguardia e la tutela del patrimo-nio idrico delle aree montane, di cui damolto tempo si parla, è un aspetto delleproblematiche ambientali che non puòessere più rinviato. Le molteplici situazio-ni di degrado che, con molta indifferenza,in questi ultimi anni siamo stati abituati adosservare ci devono indurre ad una rifles-sione molto attenta e ad una radicale edurgente presa di posizione per garantirealle acque ed a tutte le risorse naturali una

qualità ambientale rispettosa dei suoinumerosi e delicati equilibri.

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Fig. 26. Carta della Sarde-

gna 1:1.000.000 con

indicazione dei principali

bacini idrografici. (Base

orograficada Atlante della

Sardegna, a cura di R.

Pracchi e A. Terrosu Asole,

delimitazione dei bacini:

originale).

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