52 VS Luglio - Agosto 2011

16
L’impatto economico del volontariato 5-8 ottobre: Chiamati a partecipare volontariato V Forum “il volontariato al centro” a pag. 1 5 a pp. 2-3 Il decreto legge 98/2011 comporta mi- sure di finanza pubblica che dovreb- bero avere un effetto crescente sulla riduzione dell’indebitamento netto nel quadriennio 2011-2014: poco più di 2 miliardi nel 2011, circa 5,6 miliardi nel 2012, 24,4 nel 2013 e infine 48 miliar- di dal 2014. Considerando che in gene- rale si tratta di misure permanenti nel tempo, da queste cifre si capisce anche qual è l’entità dell’intervento in cia- scun anno, dopo i 2 miliardi iniziali del 2011: 3,6 miliardi nel 2012, circa 19 nel 2013 e poco meno di 24 dal 2014. Questi sono i numeri certificati (bolli- nati, si dice in gergo) dalla Ragioneria Generale. Si vede subito che circa il 90% della correzione è rimandato al biennio 2013-2014. Dossier a pp. 8-9 P untuale come un orologio sviz- zero, nel mese di luglio, l’Istat presenta la sua fotografia sulla po- vertà in Italia. Per restare in gergo, potremmo asserire che per questa nuova istantanea, l’istituto sia dovu- to passare al grandangolo. Le com- parazioni sono fatte rispetto al 2009 e i dati non sono certamente esaltan- ti. Il trend generale è sostanzialmente peggiorativo. Circa il 15% delle fa- miglie italiane ha serie difficoltà di sussistenza... Continua pag. 12 Q uando arriva l’estate tutti siamo un po’ stanchi, e allora diven- tiamo più tolleranti. Ma in queste fasi di calo della tensione civile accade di tutto. Al “ritorno in noi” ci ritroviamo, spesso, in un mondo totalmente diver- so. Allo splendido Salento in questi giorni sta accadendo di tutto: incendi, tutti dolosi, quasi tutti sulla costa, che preparano nuovi spazi per l’avanzata del cemento; a Porto Miggiano, su una splendida falesia costruiscono una pi- scina hollywoodiana; i 49 depuratori con la pioggia, caduta ripetutamente in questo periodo, perdono il controllo e scaricano in mare di tutto, veleni e batteri; l’inarrestabile avanzata di 22 inutili km di autostrada tra Montesano e Leuca, sponsorizzata dai partiti, pre- para il più grande massacro di territo- rio vergine, di ulivi secolari ; e gli abu- sivismi piccoli e grandi sulle coste; e i rifiuti per le strade di campagna; e i fumi di Cerano; e il fotovoltaico sel- vaggio... Ma i sindaci e gli assessori e i consiglieri comunali che fanno? Invece di mettersi alla testa della pro- testa per salvare la loro terra perché preferiscono un complice silenzio? Però, non è solo questione di politica corrotta, di lassismo, tolleranza. C’en- tra anche l’ignoranza e la sub cultura mafiosa. Un operaio di Corsano, ve- dendomi l’altro giorno fare il bagno a Funnuvojere, mare che ho difeso con tutte le forze, con tanti altri volontari, dall’inquinamento e dalla distruzione, fino a subire querele e minacce, mi ha apostrofato con questa durissime pa- role: “Che ci fai tu qui? Vattene via! Non sei degno di questo mare, perché lo hai sputtanato”. Ecco, appunto, ol- tre la tolleranza e il lassismo, c’è an- che il rovesciamento dell’etica e della morale. E allora, forse, meglio non andare in ferie. Meglio riprendere, su- bito, la battaglia per i “beni comuni”, sempre più uniti, sempre più decisi. TANTI PESI UNA MISURA POVERI NOI le parole che contano “Non c’è nulla che sia più ingiusto di far parti uguali tra diseguali” Don Milani Giorni duri per il Centro immigrazio- ne in sostegno ai migranti appartenen- te al progetto “Li- bera” di Lecce. Il progetto prevede l’accoglienza e la tutela dei migran- ti che denunciano situazioni di abu- si, di violenze e di soprusi nei loro confronti. Finan- ziato con fondi ministeriali, il progetto conta su una parte dei dipendenti messi a di- sposizione dalla Provincia di Lecce la quale ha competenza anche sulla sede di attuazione del progetto. In un periodo in cui si assiste ad una ripresa della tratta de- gli esseri umani sulla rotta turco- greca ed albane- se, la denuncia della segretaria confederale del- la Cgil Lecce Antonella Caz- zato è rivolta proprio all’ente provinciale. Continua pag. 11 L’OMBRA DELLO SFRUTTAMENTO Luglio - Agosto 2011 - Anno VI - n.52 Previsioni sul costo sociale della manovra finanziaria 2011 L’editoriale di Luigi RUSSO FERMIAMO L’ASSALTO AL SALENTO

description

Volontariato Salento - mensile delle associazioni di volontariato della provincia di Lecce

Transcript of 52 VS Luglio - Agosto 2011

Page 1: 52 VS Luglio - Agosto 2011

L’impattoeconomico del volontariato

5-8 ottobre:Chiamati apartecipare

volontariatoV Forum “il volontariato al centro”

a pag. 1 5a pp. 2-3

Il decreto legge 98/2011 comporta mi-sure di finanza pubblica che dovreb-bero avere un effetto crescente sulla riduzione dell’indebitamento netto nel quadriennio 2011-2014: poco più di 2 miliardi nel 2011, circa 5,6 miliardi nel 2012, 24,4 nel 2013 e infine 48 miliar-di dal 2014. Considerando che in gene-rale si tratta di misure permanenti nel tempo, da queste cifre si capisce anche qual è l’entità dell’intervento in cia-scun anno, dopo i 2 miliardi iniziali del 2011: 3,6 miliardi nel 2012, circa 19 nel 2013 e poco meno di 24 dal 2014. Questi sono i numeri certificati (bolli-nati, si dice in gergo) dalla Ragioneria Generale. Si vede subito che circa il 90% della correzione è rimandato al biennio 2013-2014.

Dossier a pp. 8-9

Puntuale come un orologio sviz-zero, nel mese di luglio, l’Istat

presenta la sua fotografia sulla po-vertà in Italia. Per restare in gergo, potremmo asserire che per questa nuova istantanea, l’istituto sia dovu-to passare al grandangolo. Le com-parazioni sono fatte rispetto al 2009 e i dati non sono certamente esaltan-ti. Il trend generale è sostanzialmente peggiorativo. Circa il 15% delle fa-miglie italiane ha serie difficoltà di sussistenza...

Continua pag. 12

Quando arriva l’estate tutti siamo un po’ stanchi, e allora diven-

tiamo più tolleranti. Ma in queste fasi di calo della tensione civile accade di tutto. Al “ritorno in noi” ci ritroviamo, spesso, in un mondo totalmente diver-so. Allo splendido Salento in questi giorni sta accadendo di tutto: incendi, tutti dolosi, quasi tutti sulla costa, che preparano nuovi spazi per l’avanzata del cemento; a Porto Miggiano, su una splendida falesia costruiscono una pi-scina hollywoodiana; i 49 depuratori con la pioggia, caduta ripetutamente in questo periodo, perdono il controllo e scaricano in mare di tutto, veleni e batteri; l’inarrestabile avanzata di 22 inutili km di autostrada tra Montesano e Leuca, sponsorizzata dai partiti, pre-para il più grande massacro di territo-rio vergine, di ulivi secolari ; e gli abu-sivismi piccoli e grandi sulle coste; e i rifiuti per le strade di campagna; e i fumi di Cerano; e il fotovoltaico sel-vaggio... Ma i sindaci e gli assessori e i consiglieri comunali che fanno? Invece di mettersi alla testa della pro-testa per salvare la loro terra perché preferiscono un complice silenzio? Però, non è solo questione di politica corrotta, di lassismo, tolleranza. C’en-tra anche l’ignoranza e la sub cultura mafiosa. Un operaio di Corsano, ve-dendomi l’altro giorno fare il bagno a Funnuvojere, mare che ho difeso con tutte le forze, con tanti altri volontari, dall’inquinamento e dalla distruzione, fino a subire querele e minacce, mi ha apostrofato con questa durissime pa-role: “Che ci fai tu qui? Vattene via! Non sei degno di questo mare, perché lo hai sputtanato”. Ecco, appunto, ol-tre la tolleranza e il lassismo, c’è an-che il rovesciamento dell’etica e della morale. E allora, forse, meglio non andare in ferie. Meglio riprendere, su-bito, la battaglia per i “beni comuni”, sempre più uniti, sempre più decisi.

TANTI PESI UNA MISURA

POVERI NOI

le parole che contano

“Non c’è nulla che sia più ingiustodi far parti uguali tra diseguali”

Don Milani

Giorni duri per il Centro immigrazio-ne in sostegno ai migranti appartenen-te al progetto “Li-bera” di Lecce. Il progetto prevede l’accoglienza e la tutela dei migran-ti che denunciano situazioni di abu-si, di violenze e di soprusi nei loro confronti. Finan-ziato con fondi ministeriali, il progetto conta su una parte dei dipendenti messi a di-sposizione dalla Provincia di Lecce la

quale ha competenza anche sulla sede di attuazione del progetto.

In un periodo in cui si assiste ad una ripresa della tratta de-gli esseri umani sulla rotta turco-greca ed albane-se, la denuncia della segretaria confederale del-la Cgil Lecce Antonella Caz-zato è rivolta

proprio all’ente provinciale.Continua pag. 11

L’OMBRA DELLO SFRUTTAMENTO

Luglio - Agosto 2011 - Anno VI - n.52

Previsioni sul costo sociale della manovra finanziaria 2011

L’editoriale di Luigi RUSSO

FERMIAMO L’ASSALTO AL SALENTO

Page 2: 52 VS Luglio - Agosto 2011

2CSVS INFORMA SPECIALE FORUM

Il 5 ottobre si apre il V forum provinciale “Volontariato al centro” con un convegno e l’8 tuttiin piazza con le associazioni salentine

Ha un sapore speciale, quest’anno, il consueto appuntamento annua-

le con il Forum provinciale del volon-tariato organizzato dal Centro Servizi Volontariato Salento. Ha il gusto sapido che la cit-tadinanza, finalmente attiva, ha fatto assaporare agli italiani durante le manifestazioni in di-fesa dei beni comuni e del dirit-to alla partecipazione alla cosa pubblica. Piazza Sant’Oronzo sarà teatro, ancora una volta, del fermento che anima le as-sociazioni di volontariato della Provincia di Lecce, chiamate più che mai a promuovere la cultura del dono, della gratuità, della difesa dei beni comuni per la costruzione di una società re-sponsabile.Partecipazione e sussiddiarie-tà sono due facce della stessa medaglia: il cittadino consapevole e responsabile del proprio destino non è vittima di un sistema economico, poli-

tico e sociale che lo sovrasta ma crea con le istituzioni efficaci sinergie che rendono più saldo il corpo sociale.

Il principio di sussidiarietà, sancito dall’art. 118 della Costituzione e ri-chiamato nella L. 328/2000 sarà il tema

principe del Forum, inaugurato dal con-vegno del 5 ottobre dal titolo “Chiamati a partecipare. Le opportunità della sus-

sidiarietà per una società responsabile”, in programma presso l’Aula Conferen-ze del Rettorato alle ore 17.30.

Il convegno vedrà la partecipazione delle istituzioni e di importanti relatori provenienti dal mondo del volontariato,

del terzo settore e del mondo accademico.Nella giornata di sabato 8 ot-tobre, oltre 100 organizzazio-ni di volontariato animeranno Piazza Sant’Oronzo con le loro attività e i loro progetti.«La strada percorsa in questi anni – dice Luigi Russo, pre-sidente del CSV Salento – ha evidenziato il ruolo e la capa-cità di azioni volontarie sem-pre più di cittadinanza attiva, idonee non solo a rispondere alle emergenze, ma, soprattut-to, ad aprire la strada a risposte coerenti anche sul piano politi-co e culturale. È questo il mes-saggio che vogliamo contribu-ire a diffondere». Ed è questo

il filo conduttore del V forum: invitare i cittadini ad essere protagonisti, chia-marli a partecipare.

IL PROGRAMMA: MATTINAA scuola di giochi, musica, esperimenti e seminari

Fitto il programma di eventi che partirà alle 9.30 con i seminari e i laboratori dedicati alle scuole e si concluderà in tarda serata con uno spettacolo di danza e musica. Nella mattinata i bambini delle scuole elementari e medie potranno seguire e, nello spirito del Forum, “partecipare” a tre interessanti laboratori promossi dalle associazioni: quello gestito da “Culturambiente”, che prevede la costruzione di un pannello solare, quello a cura di “Amis Onlus”, nel quale i rifiuti solidi urbani di-venteranno materia prima per la costruzione di strumenti musicali ispirati a quelli delle culture tribali e popolari di tutto il mondo e, infine, il laboratorio sulla biodi-versità organizzato da “Wwf Salento”, durante il quale si invit eranno gli studenti a realizzare un “batbox”, un nido-rifugio per pipistrelli con materiale di recupero.Mentre i più piccoli saranno “con le mani in pasta”, i ragazzi delle scuole supe-riori potranno seguire due interessanti seminari, il primo curato dall’associazione “Popoli e Culture” e dedicato al tema dell’acqua attraverso la presentazione del libro “Sete” di Alberto Riva alla quale seguirà un momento di riflessione e con-fronto sul tema con Margherita Ciervo del comitato “Acqua bene comune”; il secondo organizzato dall’associazione “Cre-activity” e dedicato al tema della le-galità con la presentazione del libro di Antonio Nicola Pezzuto “Mafia Economy”, un libro denuncia, un atto di accusa, una ricerca certosina sulle infiltrazioni ma-fiose nell’economia “sana”. Obiettivo di queste iniziative rivolte agli studenti salentini è quello di costruire, di concerto con le scuole, percorsi che favoriscano la conoscenza delle tematiche del volontariato e momenti di incontro dentro e fuori la scuola che avvicinino i ragazzi alle pratiche di cittadinanza attiva percorribili alla loro età.Le attività del mattino non finiscono qui. Giocolerie, artisti di strada, clown delle associazioni “SOS Clown” e “Sensazioni” divertiranno grandi e piccini. Previsto alle ore 11.00 uno spettacolo del famoso Mago Fracasso, promosso dall’asso-ciazione “ADMO”. Il mago salentino porterà in piazza il suo progetto “Cambia

gioco” e inviterà i bambini ad abbandonare le loro armi giocattolo, simboli di violenza, consegnando loro un gioco nuovo. Per non rischiare di perdere le impressioni, le voci e l’allegria che ogni anno si respirano in Piazza, l’associazione “Follevola” raccoglierà i “Suoni del volonta-riato”: i momenti più belli fatti di voci, di suoni prodotti durante la mattinata dalla gente e dagli strumenti musicali creati dai ragazzi durante i laboratori saranno registrati e rielaborati dai volontari che offriranno al pubblico, immediatamente prima dello spettacolo finale, una traccia sonora della giornata.

Page 3: 52 VS Luglio - Agosto 2011

3CSVS INFORMA SPECIALE FORUM

Nel pomeriggio un ricco cartellone. Alle 16.30 flash mob dell’associa-

zione “Marco 6,31” e alle 17.00 simu-lazioni di soccorso delle associazioni di protezione civile che, con la loro professionalità mostreranno al pubbli-co come si comportano i volontari in situazioni di emergenza e di perico-lo. E poi tanta musica e danza con la street band “Bandita”, con il concerto “per la Vita e la Missione” dei Giemic1 promosso dalla Comunità Emmanuel e con uno spettacolo di musica e dan-za cubana promosso dall’associazione “Che, Ernesto Guevara” con l’obietti-vo di promuovere la cultura del popolo cubano.Di particolare interesse gli eventi col-laterali, che vedono impegnati da una parte l’associazione “Anyway Accessa-lento”, dall’altra il Gruppo speleologi-

co Leccese ‘Ndronico.Anyway organizza per quella giornata una passeggiata accessibile nel cuore del barocco leccese, con partenza alle

17.30 da Piazza Sant’Oronzo. L’asso-ciazione ha tracciato un percorso senza barriere, adatto ad essere fruito con fa-

cilità dalle persone con difficoltà mo-torie. Il Gruppo Speleologico Leccese ‘Ndro-nico, avvalendosi della collaborazione

dello studioso Gianni Binucci, partirà da Piazza Sant’Oronzo alle ore 21.00 per far godere il pubblico del Forum del

fascino delle chiese e degli edifici del borgo antico della città, alla scoperta del passato, di curiosità e misteri che si nascondono tra le bellezze del barocco.Numerose le attività che le associazio-ni realizzeranno negli stand allestiti in piazza: la proiezione de “la riabili-tazione in acqua” a cura dell’associa-zione “A.I.S.M Onlus – Associazione Italiana Sclerosi Multipla”; i video realizzati da “Emergency” e presentati dall’associazione S.A.L.V.A; l’esposi-zione di prodotti della “Fattoria socia-le” curata dall’associazione “Amici del Museo di Tuglie”; i lavori artigianali in mostra presso lo stand di UNIC.EL; i reading letterari organizzati da “Non solo Ros@” e l’esposizione di ausili informatici per persone con handicap, come il puntatore oculare, nello stand di “Solidarietà civile Onlus”

Alle spalle degli stand, per tutta la giornata, saranno allestite due importanti mostre: la mostra documentario “IntegrAzione” realizzata da Vittorio Arcieri

per “Integra Onlus” e “ITACA – Storie del Salento” realizzata dal fotografo Gio-vanni Marrozzini per l’associazione “SOS Costa Salento”. La prima documenta con professionalità, ma soprattutto con grande umanità l’intensità degli sbarchi degli albanesi del 1991, i volti segnati dei migranti, le mani delle madri che strin-gevano i figli, gli occhi dei bambini puntati verso una nuova realtà, un futuro di-verso, di speranza; e poi l’accoglienza del popolo italiano, l’impegno delle forze dell’ordine, gli sforzi delle istituzioni. Le immagini documentano, una dopo l’al-tra, pagine di storia per ricordare a tutti il significato profondo della parola “mi-grante”. La seconda, legata al progetto “ITACA – Storie d’Italia”, metterà in scena uno spaccato del Salento, i luoghi di interesse storico e artistico, le meraviglie e le ricchezze naturali ma, allo stesso tempo, gli scempi ambientali, le aggressioni a cui è sottoposto il nostro territorio, con l’obiettivo di risvegliare in ognuno di noi il senso di responsabilità rispetto ai beni comuni e la voglia di difenderli e salvaguardarli.

Per concludere una giornata così intensa niente di meglio della

buona musica. Lo spettacolo finale del V Forum Pro-vinciale del volontariato sarà all’inse-gna della musica che ha fatto cono-scere il Salento in tutto il mondo: la pizzica. Un incontro del tutto inedito, quello tra “Officina Zoè” e “Tarantarte”. Due gruppi di professionisti che contribu-iscono non solo alla diffusione e al successo della musica popolare salen-tina, a livello nazionale e internazio-nale, ma anche al suo rinnovamento, attraverso l’incontro e la contamina-zione con musiche e danze provenien-ti da tutta l’area mediterranea.

Speciale a cura di VALENTINA VALENTE

Alle spalle degli stand, per tutta la giornata, saranno allestite

due importanti mostre: la mostra documentario “IntegrAzione” rea-lizzata da Vittorio Arcieri per “In-tegra Onlus” e “ITACA – Storie del Salento” realizzata dal fotografo Giovanni Marrozzini per l’associa-zione “SOS Costa Salento”. La pri-ma documenta con professionalità, ma soprattutto con grande umanità l’intensità degli sbarchi degli al-banesi del 1991, i volti segnati dei migranti, le mani delle madri che stringevano i figli, gli occhi dei bambini puntati verso una nuova re-altà, un futuro diverso, di speranza; e poi l’accoglienza del popolo ita-

liano, l’impegno delle forze dell’or-dine, gli sforzi delle istituzioni. Le immagini documentano, una dopo l’altra, pagine di storia per ricorda-re a tutti il significato profondo del-la parola “migrante”. La seconda, legata al progetto “ITACA – Storie d’Italia”, metterà in scena uno spac-cato del Salento, i luoghi di interes-se storico e artistico, le meraviglie e le ricchezze naturali ma, allo stes-so tempo, gli scempi ambientali, le aggressioni a cui è sottoposto il nostro territorio, con l’obiettivo di risvegliare in ognuno di noi il sen-so di responsabilità rispetto ai beni comuni e la voglia di difenderli e salvaguardarli.

IL PROGRAMMA: POMERIGGIO

IL PROGRAMMA: LE MOSTRE

IL PROGRAMMA: SERATA IN MUSICA

LA BIBLIOTECA VIVENTE

Musica, proiezioni, flash mob, passeggiate e tanto altro

Sguardi sul sociale

Officina Zoè e Tarantarte per una serata di grande musica

Page 4: 52 VS Luglio - Agosto 2011

4ASSOCIAZIONI

L’associazione a tutela degli animali e dell’ambiente incassa il successo dell’approvazione delle modifiche della legge 281/91

Anche quest’estate partono le campagne di sicurezza stradale promosse da associazioni ed enti, ma salta il Discoinbus

NASCE SPORT&TOURA Lecce una nuova associazione di volontariato con l’obiettivo di monitorare e tutelare il territorio

Cresce la famiglia del volontariato salentino. È nata a Lecce, infat-

ti, l’organizzazione di volontariato “Sport&Tour” che ha costituito un gruppo di volontari, il cui principa-le mezzo di trasporto e spostamento è rappresentato dalla bicicletta, in segno di rispetto nei confronti della natura ma anche per far fronte ai li-miti di movimento dei classici mezzi a motore. Muniti di mountainbike, i volontari sono in grado non solo di superare ostacoli insormontabili alle vetture, ma anche di raggiungere luo-

ghi altrimenti inaccessibili come la fitta macchia mediterranea o gli angu-sti tratti costieri di cui è ricco il Sa-lento. La missione dell’associazione è mirata al monitoraggio del territorio affinché eventi calamitosi possano es-sere scongiurati in anticipo e riguarda sia l’ambiente naturale come pinete, coste rocciose, grotte, vore, che gli ambienti antropici come masserie ab-bandonate, pozzi e cisterne. Un altro aspetto dell’attività dell’associazione riguarda la salvaguardia e la tutela del preistorico patrimonio megalitico,

con costanti sopralluoghi presso i siti interessati.La mission si può riassumere in tre parole: previsione, prevenzione e in-formazione. La previsione è ad opera di un team di studiosi, esperti cono-scitori del territorio salentino: grazie alle loro costanti ricerche, infatti, sarà possibile identificare e monitorare le aree a maggior rischio di calamità e segnalarle alle autorità competenti per un pronto intervento. La prevenzione sarà affidata a pattuglie in bicicletta, appoggiate anche da vetture fuoristra-

da e personale a piedi, la cui attività è rappresentata non solo dal costante monitoraggio del territorio ma anche da esercitazioni, addestramento e ag-giornamento in tema di tecniche di protezione civile.L’informazione, infine, sarà costituita da incontri, seminari e corsi, al fine di mettere in grado la popolazione di conoscere le caratteristiche e i rischi legati al territorio ma anche di reagire con sicurezza per sé e per gli altri nei casi di calamità di varia natura.

Antonio Carbone

A.N.P.A.N.A. INCASSA 7 VITTORIE A TUTELA DEGLI ANIMALI

COMUNI COLPEVOLI DI RANDAGISMO

CHI NON MUORE SI RIVEDE… IL GIORNO DOPO!

Grande successo per A.n.p.a.n.a., associazione nazionale protezione anima-li natura ambiente che si occupa della tutela degli animali e dell’ambiente.

Le proposte che l’associazione ha portato avanti in Parlamento in merito alla legge 281/91 inerente il “randagismo”, infatti, sono state approvate. Ben 7 le istanze dell’associazione a tutela di animali e ambiente: modifiche al codice di procedura civile per l’impignorabilità assoluta degli animali d’affezione; isti-tuzione di corsi per guardie eco-zoofile aventi funzioni di polizia giudiziaria, impartiti solo con l’ausilio di docenti qualificati e di comprovata esperienza; invito ai rifugi a stipulare convenzioni con il Ministero della Giustizia e con il presidente del Tribunale al fine di usufruire delle prestazioni di soggetti con-dannati a lavori di pubblica utilità dai Giudici di Pace della sezione penale; ob-bligo giuridico, da parte di Asl e polizia locale, di intervenire con propri mezzi o ausilio di altri enti per il soccorso di animali d’affezione feriti; erogazione di servizi veterinari pubblici anche a cani liberi accuditi; divieto di offrire in premio animali, non solo in luoghi pubblici ma anche in altre lotterie private e, infine, l’introduzione del concetto (già pacificamente fatto proprio dalla giuri-sprudenza) di benessere psico-fisico degli animali.

Antonio Carbone

Parte dalla rete e ancora una volta dal mondo delle associazioni la de-nuncia sul problema del randagismo. È nato su facebook, infatti, il

gruppo “Comuni colpevoli del randagismo” promosso da “Zampa libera” allo scopo di raccogliere segnalazioni e testimonianze sul problema so-ciale, civile e civico del randagismo. In particolare, il gruppo vuole far emergere il rimpallo di responsabilità dei Comuni, del mondo politico e isti-tuzionale e della polizia municipale sul mancato rispetto delle leggi a tu-tela degli animali. Il gruppo sarà un vero e proprio archivio, un luogo di memoria e un mezzo per aggiornare le notizie in merito a questa spinosa questione con l’auspicio che, grazie all’informazione, si stimoli uno stato di diritto e di diritti per richiamare e condannare i colpevoli di omissioni, di illegalità e di lassismo nei confron-ti del problema del randagismo. Una fetta di cittadinanza, in forte crescita, non vuole più accettare o subire tutto questo ed esigono di vivere in una condizione civile ed etica, di una dimensione di relazioni plurime dove la parola d’ordine sia “rispetto”.

Antonio Carbone

Si mobilita con nuovi appelli alla vita il Salento del-le associazioni che combattono con l’obiettivo e la

speranza di fermare altre stragi sulle strade. Ritornano, facendo i conti con il portafoglio della crisi, le campa-gne estive per la sicurezza stradale. Tra queste la cam-pagna nazionale “La vita non è uno scherzo… Prendila sul serio”, promossa dall’associazione culturale Cam-pus Giovani di Novoli con il patrocino della Provincia di Lecce, che ha come testimonial d’eccezione Mingo De Pasquale, il quale si è offerto volontariamente e gratuitamente a sostegno dell’iniziativa. L’idea è quel-la di lanciare un “monito d’amore”, un slogan che di-venti un “tormentone tra i giovani” (“Chi non muore si rivede… il giorno dopo!”) per tenere alta l’attenzione e creare una nuova cultura della sicurezza sulla strada. Si è già partiti con l’affissione dei poster nei paesi del-la provincia, con particolare attenzione ai centri della costa e alle località più affollate. Locali e discoteche salentine stanno preparando dei party ad hoc duran-te i quali saranno presenti i promotori dell’iniziativa e saranno distribuiti i gadgets della campagna che si concluderà con l’evento “Mingo & Friends”, una fe-sta finale in cui alla riflessione sui temi della sicurezza stradale si affiancheranno la musica, il teatro e l’arte.

Salta invece, conti in rosso della Stp alla mano, l’iniziativa “Discoinbus”, il servizio di sei linee di autobus destinate al trasporto dei giovani verso e dai luoghi di maggior richiamo istituito dalla Provincia di Lecce. Il Salento si mobilita sul fronte legislati-vo: l’associazione A.G.U.V.U.S. “Gruppi Uniti Tutela e Giustizia per le Vittime del-la Strada”, che ha sede a Lecce, ha infatti lanciato una campagna di sensibilizzazio-ne, con petizione e raccolta firme, per la modifica dell’attuale legge e l’integrazione del reato di omicidio stradale. La proposta di legge, predisposta attraverso un lavoro comune fra diverse associazioni in Italia, si inserisce in quei casi di lesioni gravi o morte provocate da un guidatore di un vei-colo che si pone alla guida in condizioni di ebbrezza (tasso alcol superiore a 0,8 g/l) e/o sotto l’ef-fetto della droga ed implica l’applicazione di misure che passano dal reato di “omicidio colposo” a quello di “omicidio stradale, l’arresto in flagranza di reato e la revoca definitiva della patente di guida (www.giusti-ziavittimestrada.org).

Un’ultima considerazione in tema di sicurezza: da mesi l’incrocio Lucugnano-Tricase-Montesano-Spec-chia è in condizioni indecenti, con il semaforo non funzionante e i segnali divelti ormai da mesi. Perché l’Anas non provvede alla messa in sicurezza dell’af-follata 275 Maglie-Leuca?

Silvana Sarli

Page 5: 52 VS Luglio - Agosto 2011

5ASSOCIAZIONI

Come nella scorsa estate le associa-zioni “Tre Giri di Te” e “Rio de

Oro” con il fondamentale supporto della cooperativa “L’Adelfia” hanno ospitato nel Capo di Leuca 8 bambini disabili provenienti dai campi profughi Sahara-wi nel Sud dell’Algeria. I bambini hanno alloggiato nella struttura “Chora” in via Stazione ad Alessano (Le) dal 27 luglio al 7 agosto 2011. Il progetto, denomi-nato “Piccoli Ambasciatori di Pace” si colloca all’interno di un programma nazionale di accoglienza e ha riscosso l’entusiasmo di molti salentini che anco-ra una volta hanno dimostrato la loro so-lidarietà. Gli obiettivi principali dell’ac-coglienza sono fornire visite e cure mediche ai bambini che normalmente non hanno adeguata assistenza sanitaria,

dare visibilità alla drammatica storia del popolo Saharawi che da decenni lotta per la sua autodeterminazione, permet-tere ai bambini di evadere dall’isola-mento forzato del deserto, regalando ai

promotori stessi la possibilità di vivere incontri indimenticabili per il loro valore umano e culturale. I bambini diventano il mezzo per comunicare la diversità, per dare voce a chi non ne ha, il segno tan-

gibile dell’apertura del popolo Saharawi e dei suoi sforzi per la pace. Un magico incontro che dona felicità ai bambini e lascia un segno ad ogni volontario pro-veniente da tutta Italia. I bambini sono stati impegnati in una serie di attività ludiche prevalentemen-te balneari e sono stati ospiti di diverse manifestazioni che in quel periodo ca-ratterizzano l’estate del Capo di Leuca. Il progetto è stato realizzato grazie al supporto di diversi partner, tra cui la cooperativa “L’Adelfia”, la rete “Parco In Festa”, il Centro Servizi Volontariato Salento, Jàpige Circolo Arci Corsano, il Comune di Alessano, le associazioni “Il Seme della Speranza”, “Le Miriadi49”, “Vazca” e “Mobbasta” e la Fondazione Don Tonino Bello.

Nel 1945 Roma diventa “città aperta” grazie alla verve creativa del maestro Rossellini. Nel 2011

Lecce prova a farsi “città pubblica”. Anche in questo caso la missione è affidata alla creatività, ma lo sforzo non lo si richiede ad una mente individuale, bensì ad un pensare plurale, partecipato e collettivo.“Lecce città pubblica”, è un concorso di idee lanciato dall’associazione “Lecce2.0dodici”, che ha concluso il suo percorso con la presentazione pubblica dei risultati nelle giornate del 15 e 16 luglio. L’intento dell’inizia-tiva è l’avvio di una riflessione condivisa e parteci-pata sullo spazio pubblico urbano, per stimolare nuove forme di protagonismo civico. Un ripensamento degli spazi riservati alle attività collettive, non soltanto in-teso come spazio aperto (strada, marciapiede, piazza, parco), ma anche luoghi culturali (biblioteche, musei), per l’istruzione, per lo sport, per i servizi. Nessun limite all’identità del partecipante al concorso, se non la maggiore età, e solo poche, ma ferree regole da seguire nella costruzione della proposta progettua-le: il dialogo con la popolazione del quartiere scelto come teatro della propria idea e la presentazione di un documento sottoscritto da un numero minimo di asso-ciazioni locali, entità commerciali e cittadini residenti, che dichiarino di aderire idealmente al progetto propo-sto e di essere stati coinvolti nell’ideazione.Aldilà del pregio intellettuale delle diverse proposte avanzate, e dell’innovatività dei progetti vincitori, il concorso di idee si staglia sulla ribalta del discorso e della discussione culturale, per un elemento di singola-rità fondamentale: la ri-pubblicizzazione dello spazio collettivo, per rifarci ad un tema abbastanza caro, in questi tempi, all’attualità sociale.

Mentre su altri fronti (leggasi ss 275 per restare in ambito salentino, o Tav per spaziare oltre confine) cittadini e amministratori si fronteggiano aspramente per imporre e difendere la propria visione dello spa-zio infrastrutturato, nella città di Lecce si consuma il

primo atto di una dimensione sinergica di ripensamen-to e definizione di luoghi e servizi. Mentre altrove si celebra o si fronteggia “l’idea” imposta dall’alto, so-stenuta e fondata sul narcisismo della grande firma (nell’ipotesi più innocente) o su più oscure motivazio-ni (a libera interpretazione del lettore), l’associazione “Lecce2.0dodici” rimescola le carte e riporta al centro il cittadino, il reale bisogno, la comunione degli intenti. “Lecce città pubblica” è stato un percorso che ha en-tusiasmato. Ben 23 sono stati i progetti presentati, da singole persone o da gruppi di lavoro, provenienti non solo dal Salento, ma anche da Roma, Genova, Napoli, Varese, Potenza. Il primo premio è stato assegnato al

progetto “Ciclopica”, una rivisitazione dello spazio ur-bano in chiave di fruibilità ciclistica. Finite le celebrazioni però, rimane il nodo più impor-tante della questione. Un vecchio adagio ricorda che una rondine non fa primavera e l’idea di “Lecce città

pubblica” rimane, allo stato attuale, l’idea di un’asso-ciazione di cittadini. Il nuovo traguardo da raggiungere si sposta ora nella direzione del dialogo con l’ammini-strazione comunale, per far si che le proposte premia-te, e la metodologia generale di lavoro non rimangano solo tracce cartacee di un’idea bella quanto estempo-ranea.L’associazione promotrice sembra non volersi sottrar-re alla sfida, e anzi rilancia. Partirà a settembre, infatti, una nuova iniziativa sulle linee guida di quella già spe-rimentata, che abbia al centro della costruzione di sce-nari partecipati e condivisi, la dimensione del welfare.

Luca Spagnolo

Torna anche quest’anno il progetto “Amico Mare”, promosso dall’Am-ministrazione comunale di Lecce al fine di scongiurare eventuali situa-

zioni di pericolo per i bagnanti nelle marine leccesi e a difesa dell’ecosiste-ma costiero grazie ai controlli degli ispettori ambientali.Il progetto, infatti, si arricchisce ora di un nuovo servizio di vigilanza che mira ad evitare scempi ambientali, come lo sversamento di sostan-

AMBASCIATORI DI PACE DAL SAHARA AL SALENTO

IL PUBBLICO CHE RITORNA PUBBLICO

A TUTELA DELL’AMICO MARE

Per il secondo anno l’associazione “Tre Giri di Tè” ospita 8 bambini disabili provenienti dai campi profughi Saharawi dell’Algeria del Sud

Parte il progetto del Comune di Lecce per la tutela dei bagnanti e dell’ecosistema costiero

A Lecce un concorso di idee per restituire ai cittadini gli spazi cittadini

ze o rifiuti in mare o sul litorale.Il servizio di prevenzione andrà avanti fino al 31 agosto, con l’ausilio delle associazioni di volontari “Tecnica Sommozzatori” e “Sea Guardians”, che pre-sidieranno le spiagge libere ogni fine settimana e nei giorni festivi. I volontari, di concerto con l’assessorato alla Protezione Civile, pattuglieranno con gom-moni attrezzati anche i tratti di mare da San Cataldo a Casalabate, impedendo ad imbarcazioni e natanti di avvicinarsi pericolosamente ai bagnanti.Verrà prestato anche soccorso ai mezzi in avaria, mentre sulle spiagge libere saranno utilizzate due torrette fisse di avvistamento, dotate di postazioni di primo soccorso collegate con i servizi di emergenza sanitaria del 118.

Page 6: 52 VS Luglio - Agosto 2011

6DISABILITÀ

IL TEMPO DELLE MEDIE

IL COMMENTO

TRASPORTO DISABILI, SIGLATO UN PROTOCOLLO D’INTESA Anci e Regione Puglia regolano i rapporti tra Comuni e Asl definendo compiti e ruoli in materia ,

mettendo fine ad annosi contenziosi tra i due enti

Secondo il Censis per le persone affette da sindrome di down la vita dopo la scuola è sempre più ardua e la famiglia rimane l’unica prospettiva

Per Maria Teresa Calignano, Coordinatrice del Gruppo lavoro sul Lavoro del CoorDown in Puglia l’occupazione delle persone affette da sindrome di down è sempre più un miraggio

Ci voleva un protocollo di intesa per mettere fine alle annose questioni

che hanno visto Comuni e Asl rimbal-zarsi le competenze rispetto al trasporto delle persone disabili. È quello sotto-scritto il 30 giugno scorso da Anci Pu-glia e l’assessorato regionale alle Politi-che della Salute.Un primo aspetto risulta chiaro in tutta la sua immediatezza: il trasporto delle persone disabili verso i Centri riabili-tativi convenzionati con le Asl è per il 60% a carico dei Comuni e per il 40% a carico delle Asl. È totalmente a carico dei Comuni, invece, il trasporto scola-stico verso le scuole inferiori mentre sono esclusivamente le Province ad

occuparsi del trasporto delle persone disabili verso gli istituti superiori.La competenza organizzativa dei tre servizi ricade nel primo caso sulle Asl che, per la parte comunale, faranno ri-ferimento al comune di residenza della persona disabile. Nel secondo caso, in-vece, spetta ai Comuni di residenza dei beneficiari, nel terzo caso alle Province. Il protocollo prevede anche la realizza-zione di un puntuale monitoraggio dei tre profili di servizio (trasporto presso i centri riabilitativi, trasporto verso gli istituti inferiori, trasporto verso gli isti-tuti superiori) a livello di ambito territo-riale che tenga conto dell’effettiva pre-senza del servizio, dei numeri ad esso

collegati, delle modalità di gestione e di erogazione. Il monitoraggio sarà di estrema utilità anche nella definizione della situazione debitoria/creditoria tra Comuni e Asl. Infatti in Puglia, nel-la maggior parte dei casi, il servizio è stato svolto finora dalle Asl, anche per conto dei Comuni e spesso senza alcun accordo siglato tra le parti. Questa si-tuazione, protratta nel tempo, ha porta-to le Asl a vantare fortissimi crediti nei confronti dei Comuni debitori. In alcu-ni casi, questo ha significato la paralisi del servizio a tutto danno dei cittadini disabili che si sono visti privare di un servizio essenziale. Anni di ingiunzioni di pagamenti, cause e spesso, appunto,

disservizi. Il protocollo cerca di sanare questa questione prevedendo la possibilità di rateizzare fino a trent’anni le situazioni debitorie dei Comuni nei riguardi delle Asl. Per la realizzazione del monito-raggio da parte delle Asl, il protocollo appena siglato prevede tempi ristrettis-simi: 60 giorni a partire dalla sottoscri-zione del Protocollo e dunque entro la fine di agosto. Quale supporto tecnico il Protocollo prevede la nomina di un gruppo formato da un rappresentante della Asl, uno dei Comuni e uno della Regione per l’attuazione degli obiettivi del Protocollo d’Intesa.

Serenella Pascali

Un’indagine Censis, sviluppata nell’ambito del progetto “Centralità della persona e della

famiglia: realtà o obiettivo da raggiungere?” della Fondazione Cesare Serono, con la collaborazio-ne dell’Associazione Italiana Persone Down, ha cercato di analizzare i momenti salienti della vita dall’infanzia e dal periodo scolare della persona down fino all’accesso al mondo del lavoro. Si è ri-levato come i ragazzi down frequentino quasi tutti la scuola con una percentuale del 97% fino ai 14

anni. Il giudizio delle famiglie prese a campione è abbastanza positivo: per il 65% di loro è di qualità la scuola d’infanzia e quella secondaria di secondo grado, mentre la scuola primaria lo è solo per il 56%. Le problematiche rilevate riguardano per il 43% la preparazione degli insegnanti di sostegno e per il 39% di quelli curriculari; il 41% lamenta l’impossibilità ad ottenere le ore di sostegno. Le difficoltà di integrazione con i compagni è un pro-blema solo per il 16% delle famiglie. Per quanto

riguarda la riabilitazione, il 53% delle famiglie ha scelto autonomamente la sede più adatta e il 40% si è rivolta a servizi privati.Il problema irrisolto resta quello dell’accesso al mondo del lavoro: finito il periodo scolare solo il 31% degli adulti riesce a trovare un impiego. L’unica prospettiva per il futuro diviene quindi re-stare in casa con la propria famiglia: lo fanno il 50% dei ragazzi con più di 24 anni.

S.B.D.A.

Volendo fare un raffronto tra i dati emersi e il nostro territorio, per quan-to riguarda la scuola, salvo casi particola-

ri, i dati del Censis possono ritenersi abbastanza reali.Qualche problema in più lo si riscontra nella scuola secondaria di secondo grado dove mag-giormente si avvertono inadeguata formazione degli insegnanti, stereotipi e pregiudizi ancora molto resistenti e poche ore di sostegno con conseguente riduzione dei tempi di presenza in aula dell’alunno disabile. Per quanto riguarda l’aspetto riabilitativo, nonostante la normati-va faccia riferimento al “progetto di vita” del-la persona, ancora oggi la presa in carico del bambino non prevede interventi individualizzati e globali, ma si assiste a un processo di seg-mentazione e parcellizzazione da cui i genitori vengono esclusi.Il termine “presa in carico riabilitativa globa-le” significa che si debba operare un interven-to che consideri tutti i bisogni di sviluppo del bambino, compresi quelli della sua famiglia e dell’ambiente sociale in cui vive e quindi un “intervento riabilitativo multidisciplinare” che formuli il progetto terapeutico globale con la cooperazione di più figure professionali. Il pro-blema è la qualità del servizio offerto.A questo si aggiunge la “dimissione” dai servizi

riabilitativi, in genere intorno ai 12 anni di età, e così il progetto di vita, mai iniziato, rimane a carico delle famiglie non essendoci alcun altro servizio.Sono le famiglie, supportate dalle associazioni, a dare capacità di autonomia ai loro figli, so-prattutto nel sud. Autonomia che è prerequisito essenziale per l’inserimento lavorativo.Il Gruppo lavoro sul Lavoro del CoorDown, di cui sono coordinatrice nazionale, ha condotto due indagini nazionali sull’inserimento lavora-tivo delle persone con sindrome di down: una nel 2007 e l’altra nel 2009.I dati elaborati riferiscono che, su un campio-ne di popolazione maggiorenne di persone con sindrome di down censita, nel 2007 solo il 10% lavorava, mentre nel 2009 la percentuale era salita al 13%. Risultati che si discostano molto da quelli del Censis che registrano un dato del 31%.Non conoscendo le modalità di somministrazio-ne e quali dati hanno contribuito a determinare una percentuale così alta (sono state incluse le borse lavoro, i tirocini formativi, ecc.?), diventa difficile esprimere qualsiasi considerazione.Quel che è certo è che le percentuali di inse-rimento lavorativo delle persone con sindrome di down in Puglia sono insignificanti, per cui il termine “miraggio” è quanto mai appropriato.

Page 7: 52 VS Luglio - Agosto 2011

7SALUTE

A tre anni dal regolamento regionale 11/2008, l’assessorato regionale

alle Politiche della salute, emana una circolare per condividere alcune que-stioni centrali nella salute mentale a livello regionale e per sollevare le Asl dalla mancata applicazione del rego-lamento stesso. Infatti la nota è tesa a chiarire che se non esistono percorsi assistenziali alternativi al ricovero re-sidenziale delle Comunità Riabilitative Assistenziali Psichiatriche (Crap) a 24 ore di assistenza, che siano adeguati ed appropriati in relazione ai bisogni spe-cifici del paziente, non è pensabile l’ap-plicazione pedissequa della norma. In-fatti il regolamento regionale 11/2008, detta tre anni quale tempo massimo

per le dimissioni di quei pazienti la cui permanenza nelle Crap ha raggiunto i limiti previsti di 36 mesi (cioè 18 mesi rinnovabili di altri 18). A fondamento di questa nota di chiarimento ci sono senza dubbio la centralità dei bisogni dell’utente e l’appropriatezza del per-corso assistenziale.Tuttavia la situazione è davvero spi-nosa. Infatti, da un monitoraggio ef-fettuato dal Tavolo regionale di con-fronto sulla riabilitazione psichiatrica, i cui dati si riferiscono al marzo 2011, risulterebbero inseriti nelle Crap 941 pazienti. Di questi il 75% circa, cioè 705 pazienti, raggiungerebbero i limiti di permanenza previsti dal regolamen-to 11/2008 e quindi dovrebbero essere

dimessi. Non esistendo una alterna-tiva valida e percorribile alla perma-nenza in Crap, il Tavolo di confronto regionale prende in esame una serie di questioni per formulare al Governo regionale, in tempi brevi, una soluzio-ne percorribile. Tra le questioni già affrontate e che hanno rallentato l’iter di dimissioni dalle Crap dei pazienti, il Tavolo ha evidenziato: i tempi lun-ghi per le procedure di autorizzazione delle strutture riconvertite, la necessità di rivedere gli standard regionali per le strutture leggere, ipotizzandone un au-mento, il numero insufficiente di Case per la vita, nonostante fossero previste nei Piani sociali di zona, la difficoltà dei Comuni di compartecipare al paga-

mento delle rette.Ulteriori criticità, evidenziate dal mo-nitoraggio, rendono impossibile l’at-tuazione del regolamento e dunque la dimissione dei pazienti: ad esempio, per il 33% dei pazienti non è indica-ta nelle schede di ricovero una data di dimissione e per il 14,5% si tratta di pazienti non dimissibili, mentre per 44 utenti l’inserimento è stato disposto dall’autorità giudiziaria.Sulla base delle criticità emerse, il Ta-volo di confronto regionale si è suddi-viso in sottogruppi che, nel più breve tempo possibile, formulerà delle pro-poste alternative all’amministrazione regionale.

Serenella Pascali

È stata presentata alla fine di giugno l’annuale relazione al Parlamento sulle droghe. Secondo

il rapporto, complessivamente si registrano grossi cali rispetto al 2010, in quasi tutti i settori: dagli utenti Ser.T., ai poliassuntori ecc. L’uso di droghe si è spostato dall’eroina alla cocaina, con partico-lare evidenza nella fascia d’età 19-44 anni (tra il 1999 ed il 2002 i trattamenti per cocaina, quale sostanza d’abuso primaria, hanno registrato un in-cremento complessivo dell’80%). Emerge, inoltre, dalla relazione curata dall’Osservatorio del mini-stero del Lavoro e delle Politiche sociali, la diversa diffusione delle droghe fra i giovani dai 15 ai 19 anni relativamente alle aree territoriali. I derivati

della cannabis sembrano essere diffusi in maggior misura nelle regioni del Nord e del Centro; l’uso di cocaina sembra trovare nel Centro Italia l’area di maggior diffusione relativa, mentre la massima concentrazione nell’uso di eroina si riscontra nel meridione. Il consumo di ecstasy sembra invece presentare caratteristiche di maggior omogeneità territoriale tra nord, centro, sud e isole. Non sem-brano però dello stesso avviso le associazioni e le cooperative che aderiscono al Cnca (Coordina-mento nazionale comunità di accoglienza). «Anche quest’anno l’on. Giovanardi e il dipartimento per le Politiche Antidroga, presentando la Relazione annuale al Parlamento sulle droghe, ci hanno co-

municato una fotografia in-credibile, quella di un paese in cui si riducono drasticamente i consumi di sostanze: un milione di consumatori in meno in due anni è un dato quasi impossibile da credere»: è quanto dichiara Riccardo De Facci, responsabile dipendenze del Cnca.«Peccato che tutti gli altri dati in nostro possesso (da quelli Onu a quelli dell’Osservatorio Europeo di Lisbona) – precisa De Facci –, così come le va-lutazioni di tutti gli addetti ai lavori e, credo, di tutti i cittadini italiani, siano ben diversi. In veri-tà, il consumo di sostanze appare stabile ormai da qualche anno».

L.C.

È netta la contrapposizione di vedute tra l’Onu e il Dap (Dipartimento politiche antidroga) sulla

strategia internazionale per combattere la diffusio-ne, sempre più perva-siva, delle droghe. Se da una parte il rapporto della Global Commis-sion on Drug Policy del giugno scorso segna una netta inversione di ten-denza nel trattamento dell’emergenza mondiale contro la droga, dicendo «basta alla criminalizzazione e trattando l’emergen-za mondiale per quello che è: una questione sanita-ria», dall’altra «salvaguardare la salute e la sicurez-za dei cittadini e non accedere a nessuna politica di liberalizzazione della droga che otterrebbe effetti totalmente contrari ai primi due obiettivi», secondo il sottosegretario con delega alle politiche antidroga Carlo Giovanardi, sono gli obiettivi individuati dagli accordi tra Stati Uniti e Italia in materia di contrasto

alle tossicodipendenze presentati pochi giorni fa a Palazzo Chigi. Così mentre l’Onu prende atto che «cinquant’anni di

guerra alla droga hanno fallito ed è necessario avviare una seria cam-pagna mondiale a favore della cessazione delle misure repressive rivolte a produttori, trafficanti e consumatori di sostanze stupefacenti, che oltre a rivelarsi costosissime

e inefficienti, hanno impedito l’adozione di misure sanitarie volte alla riduzione dell’HIV e delle pato-logie legate al consumo di droga», il nuovo accor-do tra Stati Uniti e Italia favorirà lo svolgimento di ricerche per migliorare la diagnosi, il trattamento dell’uso di droga e la dipendenza, sviluppando delle aree che comprendono la ricerca, la diagnosi precoce, lo screening, il trattamento e gli interventi brevi per disturbi da dipendenza soprattutto tra adolescenti e

giovani adulti. E soprattutto dice di no a chiare let-tere alla liberalizzazione delle droghe, sottolineando la pericolosità della cannabis al pari di tutte le altre droghe. «La posizione dell’amministrazione Obama è chiara – ha detto Kevin Sabet, consigliere presso l’Ufficio della Casa Bianca per le politiche nazionali di controllo della droga (Ondcp) –. Siamo assolu-tamente contrari a qualsiasi tipo di legalizzazione. Alcuni giorni fa il presidente Obama ha ribadito che non c’è assolutamente alcuna disponibilità e volon-tà, né è previsto nulla all’interno del programma dell’amministrazione riguardo alla liberalizzare l’uso di qualsiasi sostanza. La liberalizzazione porterebbe ad un aumento dell’uso e della disponibilità e delle conseguenze così come è stato possibile riscontrare con l’alcolismo, col tabagismo, con l’utilizzo di far-maci su prescrizione che sono appunto quasi legali che hanno portato a tutta una conseguenza di abusi».Tra le due posizioni, c’è il rischio serio che le strate-gie rimangano ferme al palo e al palo ci restino anche i tossicodipendenti con i loro problemi e i loro guai.

Luigi Conte

PSICHIATRIA, UNA CIRCOLARE CHIARISCE I CRITERI PER LE DIMISSIONI

RELAZIONE DROGHE 2011 AL PARLAMENTO

DROGHE, ONU E DAP DUE VISIONI OPPOSTE

Scadono i tre anni per le dimissioni dalle strutture di ricovero h 24 ma per ora, grazie ad una circolare regionale, per i 941 pazienti psichiatrici pugliesi non sussiste il rischio di dimissioni imminenti

Secondo il Dipartimento per le politiche antidroga sono in calo i consumi di sostanze. Ma le associazioni ritengono i dati “in-credibili”

L’Onu propone dopo 50 anni di proibizionismo, di cambiare registro e tentare la liberalizzazione. Il Dipartimento politiche antidroga italiano, d’accordo con gli Stati Uniti, nega la legalizzazione

e punta sulla ricerca, la diagnosi precoce, lo screening, il trattamento e gli interventi brevi

Page 8: 52 VS Luglio - Agosto 2011

8DOSSIER

TANTI PESI UNA MISURA

EFFETTO DISUGUAGLIANZA

I TAGLI CHE ALLARGANO LA FORBICE

La manovra realizzata con il decreto legge 98/2011, diventata poi legge 111/2011, approvata il 15 luglio scorso, è quantitativamente coerente con il quadro stilato nel DEF, Documento di Economia e Finanza, di pochi mesi fa, ma ha una composizione i cui effetti sono socialmente iniqui e potenzialmente negativi per la crescita economica.

L’effetto complessivo è di un federalismo rovesciato che divarica le disuguaglianze: chi ha, continuerà ad avere e chi non ha, avrà sempre meno. Dalle famiglie, ai redditi bassi, ai disabili, al volontariato ecco chi pagherà i costi della pesante manovra del governo

Il decreto legge 98/2011 com-porta misure di finanza pubblica

che dovrebbero avere un effetto crescente sulla riduzione dell’in-debitamento netto nel quadriennio 2011-2014: poco più di 2 miliar-di nel 2011, circa 5,6 miliardi nel 2012, 24,4 nel 2013 e infine 48 mi-liardi dal 2014. Considerando che in generale si tratta di misure perma-nenti nel tempo, da queste cifre si capisce anche qual è l’entità dell’in-tervento in ciascun anno, dopo i 2 miliardi iniziali del 2011: 3,6 mi-liardi nel 2012, circa 19 nel 2013 e poco meno di 24 dal 2014. Questi sono i numeri certificati (bollinati, si dice in gergo) dalla Ragioneria Generale. Si vede subito che circa il 90% della correzione è rimandato al biennio 2013-2014. In questo c’è una (relativa) coerenza tra il decreto 98/2011 e il DEF, il Documento di Economia e finanza, pubblicato ad aprile 2011. In realtà, nel DEF si escludeva la necessità di alcun in-tervento per il biennio 2011-2102, mentre nel decreto (dopo l’emenda-mento al Senato) vengono previste risorse aggiuntive per coprire spe-se che, evidentemente, erano state sottostimate nel DEF (non risulta, infatti, che gli obiettivi di indebi-

tamento netto per il biennio siano mutati rispetto a quelli dichiarati nel DEF). La correzione avviene in mi-sura leggermente inferiore a quella ritenuta necessaria (in particolare per il 2012) da alcune istituzio-ni internazionali (la Commissione Europea e il Fondo Monetario) ma la differenza residua corrisponde a qualche decimale di punto di PIL. L’aspetto più criticato della mano-vra delineata nel DEF, tuttavia, era proprio la scansione temporale de-gli interventi, con il rinvio dell’in-tervento al 2013-2014 un biennio lontano e, soprattutto, che si pone a cavallo della fine della legislatura. Questo aspetto è stato sostanzial-mente mantenuto con una rilevante novità (non positiva) in termini di composizione della manovra.Le conseguenze più macroscopiche della manovra sono legate agli ef-fetti sociali che, come da più parti associazioni, esperti e cittadini de-nunciano, finiscono per divaricare una forbice già abbastanza larga, tra chi ha e chi non ha, generando effet-ti i cui danni in termini di disugua-glianze potrebbero essere davvero drammatici. E c’è già chi parla di «costruzione istituzionale della di-suguaglianza».

SANITÀ Se nei primi giorni di luglio le cronache italiane riportavano alla ribalta, dopo la pub-blicazione dei dati Istat, l’emergenza di vecchie e nuove povertà nel nostro Paese, la manovra varata il 15 luglio, a distanza di pochi giorni, ha rivelato che i “sacrifici” de-gli italiani peseranno maggiormente su chi è già sottoposto dagli effetti della crisi ad un bilancio familiare al limite del sopportabile. Infatti si è calcolato che il peso della manovra, andrà a ricadere, soprattutto, sui redditi bassi, per il 13,3%, mentre sfiorerà i redditi alti per il 5%. La prima prova proviene dai ticket sanitari. La manovra prevede un costo aggiuntivo per ogni prestazione specialistica di 10 euro più 25 euro sui codici bianchi del pronto soccorso, questo indifferentemente che un cittadino guadagni 600 euro al mese o 5.000 euro al mese. Con l’effetto che, con molta probabilità, chi guadagna 600 euro al mese potrebbe anche rinunciare alla prestazione specialistica perché insopportabile è il peso del costo sul bilancio familiare, mentre, verosimilmente, chi guadagna 5.000 euro al mese continuerà ad assicurarsi la stessa assistenza medico-specialistica di sempre. Il provvedimento è doppiamente discriminante: infatti, non solo penalizza le fasce a reddito ridotto ma viene applicato solo in alcune regioni d’Italia, cioè in quelle regioni che non possono permettersi il lusso di venir meno al dictat normativo, perché meno ricche e già soggette, come nel caso della nostra Puglia, al piano di rientro in sanità. Senza parlare del fatto che in Puglia, proprio per effetto del piano di rientro, i

ticket delle prestazioni specialistiche erano già lievitati nelle settimane scorse. FAMIGLIE E PENSIONIFamiglie, lavoratori dipendenti, pensionati, imprese e risparmiatori le fasce che pro-gressivamente soffriranno di più le conseguenze della manovra correttiva 2011-2014. I meccanismi attraverso cui si metterà le mani in tasca al ceto medio italiano porte-ranno a tagli del 5% nel 2013 e del 20% nel 2014 su 480 agevolazioni esistenti. Il valore sociale di questi meccanismi di detrazioni, deduzioni e bonus fiscali ad oggi è di 161milioni di euro e con i tagli lineari approvati diminuiranno di 4miliardi nel 2013 e di 20miliardi nel 2014. Tagliare le agevolazioni fiscali significa, in soldoni, aumentare l’Irpef, sul pagamento del quale agiscono gli sconti stessi. Tante le voci che subiranno forti ridimensionamenti, tra cui le detrazioni per il lavoro dipendente e per le spese sanitarie, le deduzioni per la prima casa e per gli interessi del mutuo, quelle per carichi di famiglia (figli, coniuge, ecc.) e così via. Un salasso che – surre-ale ma vero – andrà a incidere soprattutto sui redditi medio bassi, quelli che ad oggi beneficiano di un maggior numero di agevolazioni. Secondo le proiezioni dell’effetto regressivo della manovra calcolato da Massimo Baldini su lavoce.info, una famiglia con reddito tra i 16 e i 27mila euro annui nel 2014 perderà il 21% delle agevolazioni cui ha diritto e, quindi, 620 euro su 3mila. Una famiglia con un reddito superiore ai 54mila euro, invece, lascerà allo Stato 364 euro annui. La divaricazione della forbice di diseguaglianza sarà possibile perché le agevolazioni aumentano al diminuire del

Previsioni sul costo sociale della manovra correttiva 2011-2014

A cura di Luigi RUSSO e Serenella PASCALI

Page 9: 52 VS Luglio - Agosto 2011

FOCUS

9DOSSIER

COLPEVOLI DI DISABILITÀ OLTRE IL MERCATO NULLA

I NUMERI DELLA MANOVRA

L’attuale manovra restituisce la sen-sazione che, nella nostra società,

la disabilità sia stata de-umanizzata e ridotta a mera voce di passività di bilan-cio. Il disabile diviene allora il profit-tatore che dev’essere stanato e neutra-lizzato. È accaduto quando la verifica di invalidità ha determinato la “guari-gione” di migliaia di persone e la loro promozione a rango di truffatori dello stato. È accaduto con i piani di rientro dove la spesa assistenziale è definita come indice di “non virtuosità”. Acca-de con la riduzione degli sconti fiscali che d’un tratto raffigurano la disabilità come una pretesa “scusa” per non pagar le tasse.Viene perciò drasticamente diminuito il valore delle agevolazioni per figli a carico, spese mediche di assistenza, acquisto di ausili tecnico sanitari. Tra-dotto: si paga di più. Venendo inoltre a incidere queste voci sulla composizio-ne del reddito, si rischia il salto di fascia d’imposta. Tradotto: si paga di più. Non solo. Si anticipa, nella futura riforma del 2013, l’eliminazione delle sovrap-posizioni tra prestazioni assistenziali e agevolazioni fiscali. Tradotto, chi per-cepisce una pensione non ha diritto a detrazioni.Le insidie non finiscono qui. L’INPS non riesce a fronteggiare i contenzio-si che nel 2011, a seguito dei controlli

straordinari, sono impennati esponen-zialmente. Per arginare questo effetto, la manovra introduce prima del ricorso, un “accertamento tecnico” di conci-liazione, operato da un consulente no-minato dal giudice. In assenza di con-testazioni del parere entro 30 giorni, il giudice omologa il parere con decreto inappellabile. Nel caso di contestazione invece si dispone di 30 ulteriori giorni per presentare il ricorso introduttivo. Anche in questo caso la successiva sen-tenza sarà inappellabile.Le perplessità su questo iter, effettiva-mente più snello, riguardano due punti. Il primo è il problema della competenza del consulente tecnico, che assumendo ora una centralità radicale, amplifica i problemi sulle frequenti attuali incon-gruenze fra la specializzazione del peri-to e la patologia da valutare. Il secondo attiene alla costituzionalità di un decre-to che limita ad un solo grado di giu-dizio il potere oppositivo del cittadino.Infine il sostegno scolastico per gli alunni con disabilità: la manovra indica un docente ogni due alunni disabili, affidando il compito dell’in-tegrazione tanto a questi, quanto ai docenti curricolari. Nella particolare forma di scrittura però, il richiamo ai docenti di classe può essere letto come deroga di funzione in assenza di personale specifico.

Tempi duri anche per il mondo del vo-lontariato. Dopo la stangata del taglio delle agevolazioni delle tariffe postali al non profit di aprile scorso, l’attuale manovra porta con sé tagli lineari a de-ducibilità e detrazioni fiscali e alle age-volazioni sull’imposta relativa al reddi-to, cui si aggiunge il blocco dei regimi speciali di cui gli enti non commerciali possono usufruire. Un duro colpo che cerca di recuperare circa 81milioni di euro sui 403 di cui il mondo delle as-sociazioni usufruisce in termini di age-volazioni. Il messaggio è chiaro: il non profit deve fare i conti con il mercato.

DonazioniPrimo punto caldo è quello delle do-nazioni. Scalfita inesorabilmente la cosiddetta norma “+ Dai – Versi” che dal 2005 consente la deduzione delle erogazioni liberali in denaro e in na-tura a favore degli enti del terzo set-tore sino a un tetto massimo di 70mila euro. Un’agevolazione utilizzata a regime da quasi 600mila tra persone e aziende e che è uno degli sconti fi-scali più usati. Una manovra da cui lo Stato conta di recuperare 17milioni di euro come conseguenza della minore possibilità delle imprese di dedurre. L’obiettivo finale è quello di diminuire l’agevolazione fiscale per le donazioni alle onlus, alle aps e agli altri enti del 20% nel 2014 (passando dall’attuale 19 al 15,2%) con una fase di passag-gio nel 2013 in cui la detrazione si at-testerà al 18,5%. A regime, quindi, su una donazione di 1.000 euro se ora è possibile risparmiare 190 euro (19%) tra due anni la convenienza passerà a 152 euro (15,2%). Donare, quindi, diventerà sempre meno conveniente, con il rischio di disincentivare il sup-porto economico di privati e aziende nei confronti del mondo del non proi-fit, risucchiando così utili risorse.

Agevolazioni fiscaliTagli lineari anche per quanto riguar-da le agevolazioni. Una prima voce riguarda l’Ires (Imposta sul reddito di società) nei confronti di enti e istitu-zioni di assistenza sociale, società di mutuo soccorso, enti di assistenza e beneficenza ecc., le cui agevolazioni saranno tagliate del 20% per un recupe-ro delle case statali di circa 33milioni di euro. Ad oggi, infatti, la percentuale da pagare per gli enti non commerciali si attesta al 27,5% (a fronte di un 50% applicato alle relatà attive sul mercato) e da una prima proiezione la manovra dovrebbe spostarla al 33% circa.

Regimi specialiAltro blocco è quello riferito ai regimi speciali di cui gli enti non commer-ciali possono usufruire. Si tratta nello specifico della non commerciabilità delle attività svolte dagli enti associa-tivi e dei proventi derivati dalle attività direttamente connesse. A rigor di logi-ca, quindi, gli enti non commerciali, onlus e associazioni che gestiscono at-tività interne come ad esempio il bar, da cui ricavano risorse da reinvestire in attività sociali, dovranno pagare tasse e Iva. Non solo: le associazioni le comunità che agiscono in conven-zione con gli enti pubblici per servizi quali ad esempio l’accoglienza di mi-nori o il recupero di tossicodipenden-ze, adesso vedranno tassato il proprio utile. La stima dei fondi recuperati da questa azione si attesta sugli 11-12mi-lioni di euro. Un’azione che significa che ha come unica chiave di lettura la tassazione del lavoro dei volontari, che già di per sé è un ossimoro, col ri-schio di infierire su di un sistema già sovraccarico, chiamato in questi e nei prossimi anni a supplire anche i forti tagli al sistema del welfare già appro-vati da questo stesso Governo.

COSTO TOTALE DELLA MANOVRA: - CIRCA 79 MILIARDI DI EURO NEL PERIODO 2011-2014- IL 60% DA ENTRATE FISCALI (O RIDUZIONE DI BENEFICI FISCALI)- IL 40% DA TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA NEGLI ANNI:2011: 2,108 MILIARDI2012: 5,577 MILIARDI2013: 24,405 MILIARDI2014: 47,972 MILIARDI

Si risparmia sui diritti tagliando agevolazioni fiscalie garanzie sociali e legali Tassato il mondo del non profit

reddito e, di conseguenza, chi oggi ha più sconti in quanto più povero, domani paghe-rà di più di chi ha un reddito più alto. A tutto questo si aggiunge un ulteriore aspetto della manovra: la diminuzione dell’applicazione dell’Iva agevolata al 4 e al 10% su beni quali la spesa alimentare, le medicine, i libri, i giornali, i cellulari, le bollette, la benzina ecc. I beni di prima necessità, quindi, potrebbero essere soggetti alla più diffusa Iva al 20%, con una forte ricaduta sui prezzi. La manovra prevede, inoltre, l’aumento dell’età pensionabile delle donne che inizierà a crescere progressivamente dal 2020, quando si attesterà a 60 anni e un mese. L’obiettivo dichiarato, però, è quel-lo del 2032, quando si raggiungeranno i 65 anni. Una modifica da tempo voluta dal Governo che ha rifiutato, però, la proposta avanzata dalle Regioni nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni di riutilizzare i fondi recuperati grazie a questa operazione per ridare vita al Fondo per la non autosufficienza, ad oggi azzerato. Un atto dovuto, considerando che il lavoro di cura per le persone non autosufficienti grava soprattutto sulle spalle delle donne.SPESA SOCIALENegli ultimi cinque anni la scure delle scelte del governo nazionale si è drammatica-mente abbattuta sulla spesa sociale: in Europa uno degli Stati con spesa sociale ridot-tissima. Ci hanno pensato poi le politiche nazionali del Governo Berlusconi a fare il resto: negli ultimi anni il Fondo nazionale politiche sociali è stato ridotto dell’85% e

il Fondo nazionale per la non autosufficienza totalmente azzerato. La manovra appena adottata rincara la dose, intervenendo su Regioni e Comuni. Ve-diamo come. La Manovra incide anche sul patto di stabilità che impegna lo Stato ed enti locali a mantenere la spesa entro certi limiti, introducendo con l’articolo 20 i cosiddetti “parametri di virtuosità”. L’osservanza di questi parametri consentirà una maggiore flessibilità e autonomia per il rispetto del Patto di stabilità. Tra i parametri previsti, a fianco del possesso del numero di auto blu, viene indicato anche “il tasso di copertura dei servizi a domanda individuale”, cioè di quei servizi sociali quali case di riposo per anziani, asili nido, mense scolastiche, corsi extra scolastici etc., tutti servizi a fortissimo impatto sociale, su cui gli enti locali e le regioni hanno operato scelte differenti in termini di partecipazione alla spesa da parte dei cittadini. Stando alla Manovra, saranno privilegiati (è questo uno degli indicatori di virtuosità) quei comuni che hanno investito meno in spesa sociale e che hanno richiesto negli anni una maggiore compartecipazione al costo dei servizi e delle prestazioni ai cittadini. Tradotto: per essere considerato un Comune o una Regione virtuosi devo offrire meno servizi ai cittadini e farli pagare di più, in questo modo gli enti locali potranno fruire di benefit sul patto di stabilità. È del tutto evidente che questa previsione penalizzerà in particolar modo gli enti locali del Sud Italia, dove i servizi pubblici, rischieranno di essere ancora più scarsi che in passato.

Page 10: 52 VS Luglio - Agosto 2011

10IMMIGRAZIONE

VITE ACCAMPATE

LASCIATECIENTRARE!

INGAGGIAMO CONTRO IL LAVORO NEROIl 2011 è stato un anno di sbarchi, di morti in mare, di occhi con lo sguardo

smarrito di chi sembra aver trovato la terra promessa .È stato difficile trovare un posto, un riparo per questa gente, e molti di loro hanno dormito nelle campagne nelle fredde notti d’inverno. Una piccola parte della marea di lavoratori migranti ha la fortuna invece, di essere accolta nella masseria Boncuri di Nardò che già da un anno è aperta ai braccianti grazie al lavoro delle associazioni “Finis Terrae” e “Brigate di Solidarietà Attiva” e il partenariato del comune di Nardò, Provincia, Asl, ma anche Regione Puglia e Prefettura.«È in fase di partenza una parte consistente dei lavoratori tunisini, che rappre-sentano il nucleo storico della raccolta delle angurie mentre Sudanesi, Ghanesi e migranti dell’Africa sub-sahariana vertono verso la coltura del pomodoro.» Racchiude così, Gianluca Nigro, di “Finis Terrae” e responsabile del campo di Nardò, il quadro dei migranti presenti che soffre l’incalzare della crisi delle angurie. «Nel 2011 la composizione sociale – continua Nigro – risente molto della presenza del campo di Manduria e si ripetono alcuni fenomeni di sposta-mento dalle fabbriche e dai cantieri del nord Italia in crisi. La crisi dell’anguria ha determinato un profondo cambiamento nel fenomeno migratorio nella nostra

terra, il numero di persone impiegato contemporaneamente nella raccolta si è ridotto drasticamente e il ricorso alla figura del caporale si è amplificato no-tevolmente. “Ingaggiami contro il lavoro nero” è lo spot della campagna con cui cerchiamo di contrastarlo che – sostiene Nigro – utilizza due strumenti: la maglietta con il logo della campagna e un depliant in quattro lingue: italiano, inglese, arabo e francese, in cui si spiegano i diritti dei lavoratori in posses-so dell’ingaggio, oltre a informazioni di tipo medico e legale. L’obiettivo del campo di Nardò spiega ancora il responsabile del campo – è di tenere insieme accoglienza ed emersione dal lavoro nero. Nel 2011 il numero di ingaggi pro-dotti, circa 80, rispetto al numero di persone effettivamente impiegate, 120, si può considerare un dato confortante. Riteniamo, comunque, che il lavoro di emersione debba essere implementato anche nei prossimi anni e assunto da tutte le istituzioni come una priorità. Le associazioni “Finis Terrae” e “Bri-gate di Solidarietà Attiva” si pongono l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni ad una maggiore attenzione evitando, naturalmente, di criminalizzare il sistema delle imprese a cui chiediamo di collaborare anche assumendosi le proprie responsabilità».

Laura Mangialardo

Dopo la bufera delle prime settimane, sulle sorti di quella che per molto tempo è stata

sommariamente definita la “tendopoli” di Mandu-ria, per mesi sembra essere calato il silenzio me-diatico. Il campo prese vita frettolosamente a se-guito dell’inizio della guerra in Libia per “gestire” il flusso di profughi dal Nord Africa. Un continuo tira e molla sulla sua esistenza, gestione e durata, ma dopo circa 4 mesi il campo è ancora lì. A gestire la situazione, dopo varie pressioni, il consorzio naziona-le Connecting People con i due consorzi territoriali di Taranto e Brindisi – Solidale e Nuvola. Intanto, da luogo indefinibile, la tendopoli si è definitivamen-te trasformata in un Cai (Cen-tro di prima accoglienza), altro spazio normativamente confu-so, le cui leggi vengono spesso mutuate dai Cie. Anche i flussi, inevitabilmente, sono mutati: le persone immigrate rimangono solitamente pochi giorni, il tem-po che le loro pratiche vengano smistate dalla Questura in col-laborazione con la Protezione civile, per poi essere trasferite in altri centri d’Ita-lia. Intanto il centro è di nuovo sold out, con circa 1.500 persone in attesa di spostarsi nuovamente. Con l’estate, dopo il freddo e la pioggia, è il tem-po dell’allarme afa. Nonostante le tende siano cli-matizzate, infatti, i servizi del campo rimangono

comunque precari: basti pensare che gli “ospiti” del Cai – tra i quali ci sono molti minori – at-tendono da mesi le agognate cabine telefoniche, l’unico strumento per mettersi in contatto con i propri cari. Ad oggi, infatti, è possibile farlo solo grazie ad alcuni cellulari che i migranti usano a turno, a disposizione solo per alcune ore del gior-

no. È in questo quadro di precarietà che arriva la notizia dello smantellamento del campo. La decisione è stata diffusa con una nota della Pro-vincia di Brindisi e comunicata dal responsabile nazionale della Protezione civile Franco Gabrielli ed è il frutto di un incontro tenutosi a Roma alla

presenza degli assessori alla Protezione civile e all’immigrazione della Regione Puglia, Fabiano Amati e Nicola Fratoianni, del presidente della Provincia di Brindisi, Massimo Ferrarese, e rap-presentanti del Comune di Brindisi e del Comune di San Vito dei Normanni. L’alternativa conside-rata è quella di utilizzare come struttura ponte per

l’accoglienza umanitaria l’ex base Usaf di San Vito dei Nor-manni. Un luogo che presenta, però, una pecca enorme quanto difficilmente superabile in tempi stretti: la presenza di amianto. Per utilizzare la zona, quindi, sarebbe necessario innanzitutto bonificarla, ma l’estate non è più alle porte e l’afa imperversa or-mai da settimane. L’ulteriore ti-more sollevato soprattutto dalle autorità istituzionali brindisine è che, con questa programmazio-ne così incerta e tempi indefini-ti, la struttura dell’Usaf possa a sua volta diventare definitiva per risolvere emergenze di ogni tipo ma, come ha ribadito il vice sin-daco di Brindisi Mauro D’Attis, «la città non è nelle condizioni

di farsi carico di un’altra struttura di accoglienza visto che sul suo territorio sono già ospitati un Cie, un Cara ed una struttura di accoglienza in via Provinciale San Vito dove trovano ospitalità più di cento immigrati».

Lara Esposito

Al grido di “lasciateCientrare”, giorno 25 giugno decine e decine di giorna-listi italiani e stranieri hanno manifestato in tutta Italia per rivendicare il

diritto di entrare nei Cie (centri identificazione ed espulsione) e nei Cara (Centri accoglienza per i richiedenti asilo), vietato da una circolare del ministro dell’In-terno, Maroni (n. 1305 del 1 aprile 2011). La mobilitazione è stata lanciata dall’Ordine dei giornalisti e dalla Federazione nazionale della stampa. Promo-tori dell’iniziativa sono anche l’Asgi, Articolo 21 e associazioni internazionali come l’Open Society Foundations e European Alternatives. Un divieto che non

trova motivazioni plausibili e a cui sembra tristemente dare una spiegazione una notizia di cronaca diffusa pochi giorni fa e risalente ai primi di giugno 2011. Una giovane donna tunisina reclusa nel Cie di Roma, a Ponte Galeria, mostra evidenti segni di percosse e manganellate sulla schiena e sul braccio. A provarlo le immagini scattate all’interno del Cie consegnate da una fonte anonima a Fortress Europee e rese note attraverso Redattore Sociale. La diffusione è stata possibile solo oggi che la ragazza è stata rimessa in libertà.

L.E.

Previsto lo smantellamento del Cai di Manduria in vista dell’utilizzo della zona dell’ex Usaf a San Vito dei Normanni

Accoglienza, informazione e diritti, i tre elementi principali dell’esistenza del campo migranti a Nardò

Page 11: 52 VS Luglio - Agosto 2011

11IMMIGRAZIONE E LAVORO

LA PROTESTA INFINITA

OPERAI DI TUTTO IL MONDO

SOSTEGNO E TUTELA AI MIGRANTI, MA SENZA PRIVACY È TUTTO INUTILE

Non si placano le polemiche rispetto alla questione degli schiavi del fotovoltaico: altre 160 persone si aggiungono ai 300 lavoratori in attesa di essere pagati

Ancora sfruttamento nei campi, nonostante le lotte nella storia dei braccianti. Quello dei migranti è solo l’iceberg di un mondo di lavoratori sfruttati per una misera paga

La Cgil denuncia il rischio che il progetto “Libera” venga snaturato

Giorni duri per il Centro immi-grazione in sostegno ai migranti

appartenente al progetto “Libera” di Lecce. Il progetto prevede l’acco-glienza e la tutela dei migranti che denunciano situazioni di abusi, di vio-lenze e di soprusi nei loro confronti. Finanziato con fondi ministeriali, il progetto conta su una parte dei di-pendenti messi a disposizione dalla Provincia di Lecce la quale ha com-petenza anche sulla sede di attuazione del progetto.In un periodo in cui si assiste ad una ripresa della tratta degli esseri umani sulla rotta turco-greca ed albanese, la denuncia della segretaria confederale della Cgil Lecce Antonella Cazzato è rivolta proprio all’ente provinciale. L’accusa è sia di voler licenziare il personale qualificato che lavora allo sportello e sia di voler trasferire la sede presso i palazzi di viale Marche, in piena città ed in una zona altamente trafficata. «Le due decisioni – spiega Cazzato – mettono in serio pericolo non solo il lavoro del progetto, ma anche e soprattutto compromettono la privacy e l’incolumità delle vittime che cercano sostegno nel denunciare

atti di violenza e di soprusi commessi molto spesso da organizzazioni cri-minali». La risposta della Provincia

non ha tardato ad arrivare per bocca dell’assessore per le Pari opportuni-

tà Filomena D’Antini che definisce strumentali le accuse del sindacato. Aldilà delle polemiche, quello che

sembra sfuggire è il cuore del problema che riguarda la tutela della persona, di donne e uomini che cerca-no nelle istituzioni la forza per denunciare i soprusi ed uscire allo scoperto ma che si ritrovano oggetto di con-tese e discordie.La scelta della Provincia di Lecce di trasferire la sede del progetto negli stabili di viale Marche anziché in quelli precedentemente identificati nell’ex asilo in-fantile di piazza D’Enghien nel centro storico, sembra non comprendere cosa vuol dire, per una donna o per un uomo vittime di vio-lenza, doversi esporre alla città per denunciare orga-nizzazioni criminali.Lo stesso discorso vale an-che per la scelta di licen-

ziare alcuni lavoratori dello sportello ormai qualificati e che hanno conse-

guito negli anni le competenze per occuparsi di casi così delicati banden-do successivamente un concorso per l’assunzione di personale con le stes-se mansioni ma, secondo Antonella Cazzato «senza il rispetto di requisiti stabiliti dal ministero».Sono scelte amministrative e buro-cratiche che rischiano di mandare in frantumi un decennio di attività del progetto, che mettono in pericolo l’in-columità delle vittime delle violenze e che rischiano di inibire queste stesse persone con il rischio di un loro ritor-no al silenzio ed all’isolamento.Oltre alla tratta degli esseri umani, lo sportello finora ha lavorato anche in sostegno ai lavoratori “schiavi” del fotovoltaico e di Tecnova che hanno trovato nel progetto “Libera” un so-stegno fondamentale. Il rischio reale è che senza un serio supporto questi uomini potrebbero allontanarsi e non partecipare al processo, ritornando a vivere nell’angolo buio dei margi-ni della comunità, senza i diritti e le tutele che si devono ad ogni singolo essere umano, aldilà della propria na-zionalità e dell’appartenenza sociale.

Luigi Apollonio

Non si è ancora arrestata la protesta di quelli che sono stati ribattezzati gli “schiavi del fotovol-

taico”, i lavoratori sfruttati nei campi del Salento da Tecnova, la società spagnola del settore della co-struzione di pannelli fotovoltaici con una sede an-che in Italia. Dopo aver denunciato alcuni mesi fa la condizione di sfruttamento, sono scesi nuovamente in piazza a Lecce per chiedere con forza il rispetto di patti ed il pagamento degli indennizzi.La forza e la coesione dei lavoratori sfruttati ha po-

sto le basi per una vera e propria rivolta scoppiata qualche mese fa ed alla quale, negli ultimi giorni, si sono aggiunte 160 persone che hanno manifesta-to per le strade della città e che si aggiungono agli oltre 300 lavoratori che diedero il via alle proteste ed alle denunce.Un importante di ruolo di sostegno ai migranti sfruttati è ricoperto dal Centro Immigrazione del progetto “Libera” che offre a loro sostegno per po-ter essere in grado di denunciare situazioni come

queste, di violenza e sfruttamento. É indispensabi-le, infatti, per questi lavoratori migranti avere un sostegno umano ed istituzionale per poter denunciare le loro condizioni ed uscire allo scoperto in una comunità che tende sempre più ad emarginare ed a considerare povertà e debo-lezza come una sorta di condizione predestinata rispetto alla quale spesso l’emarginato viene considerato quasi colpevole.

Luigi Apollonio

Se almeno andassero in paradiso, sarebbe una garanzia, al momen-

to però, i braccianti che arrivano dai paesi poveri per la raccolta delle an-gurie, bruciano al caldo di un sole sa-lentino, con il peso di angurie pesanti e la testa china per la loro raccolta.E se in tutto questo delirio di fatica e prodotti chimici usati sulle angurie che provocano l’emicrania, almeno guadagnassero quello che gli spetta, quegli schiavi neri sulla terra rossa, sarebbero ad un passo dal purgatorio.Invece no, per 14 ore di lavoro, e so-

prattutto di un lavoro a testa in giù sotto il sole, guadagnano circa 30 euro al giorno. Facendo un calco-lo sul peso si tratta di un centesimo per ogni chilo di angurie mentre, di norma, un lavoratore assunto per rac-cogliere angurie in base al contratto provinciale concordato tra sindacati e aziende del settore costerebbe 6,3 euro all’ora, per una paga giornalie-ra che si aggira intorno ai 40 euro, per un massimo di 6 ore al giorno. Troppo costoso per un’azienda? No, se si considera che ad aiutarle ci

sono sgravi fiscali con defiscalizza-zione al 67 % degli oneri previden-ziali e assicurativi. Nonostante ciò, sono ancora pochi i braccianti con un contratto e quei pochi lottano tra loro per lavorare, schiavi tra l’altro di quel sistema di caporalato che ge-stisce le vite umane. Dopo anni di scene simili nel Salento, i sindacati hanno cominciato a sentire le voci di lamento che giungono dai campi e a rispondere a quel blues soffocato dal-le cicale. Quest’anno la Flai Cgil, sta conducendo un programma di sensi-

bilizzazione sullo sfruttamento del lavoro in agricoltura, un’iniziativa volta a svolgere attività sindacale nei campi, volantinaggio nelle piazze dei Comuni, incontri sul tema del lavoro in agricoltura, sulla legalità e sulle leggi che riguardano l’immigrazione. Direttamente nei campi, i sindacalisti della Flai stanno svolgendo un lavoro di monitoraggio del lavoro, di infor-mazione sui contratti, sui diritti e sul-la legislazione che regola i rapporti lavorativi nel settore agricolo.

Laura Mangialardo

Page 12: 52 VS Luglio - Agosto 2011

12POVERTÀ

La Caritas Lecce rilancia la questione dei barboni che dormono in stazione. Una situazione gestibile se solo ci fosse più attenzione da parte delle istituzioni

MOROSITÀ FORZATAA Lecce sono 643 gli sfratti esecu-

tivi nel periodo gennaio-dicem-bre 2010. Il dato arriva dall’Ufficio statistico del ministero dell’Interno ed è stato reso noto dal SICeT Cisl di Puglia. Complessivamente, i dati re-gionali raccontano di 3.707 famiglie che rischiano lo sfratto esecutivo per cause da addebitare per l’85% a mo-rosità e per il 15% a finita locazione. Lecce a parte, quindi, gli sfratti ese-cutivi sono così ripartiti: 535 a Bari,

283 a Brindisi, 1864 a Foggia e 82 a Taranto.«Nel corso del 2010 – osserva il segretario generale del SICeT Cisl, Paolo Cicerone – il dato degli sfratti supera di quasi due punti percentuale quello della media nazionale, atte-standosi all’8,37% con le seguen-ti criticità: Bari 1236 (+ 12,67%), Foggia 584 (+ 16,10%), Lecce 495 (+5,32%), Taranto 647 (+ 0,15%), Brindisi 198 (- 1%), unico dato con

segno negativo».Queste statistiche, secondo il SICeT Cisl di Puglia, testimoniano l’ulte-riore aggravamento della condizione abitativa delle famiglie causato sia dalla mancanza di alloggi a basso canone che dalla riduzione ai mini-mi termini del fondo sostegno affitti, drasticamente tagliato dal Governo e che scomparirà del tutto dal 2014.Il segretario del sindacato inquilini della Cisl di Puglia chiede alle isti-

tuzioni e ai parlamentari di sostenere la piattaforma sindacale di Cgil-Cisl-Uil e dei relativi sindacati degli in-quilini che punta ad attuare una nuo-va strategia della politica abitativa.«Basti pensare – conclude Cicero-ne – che solo in Puglia circa 25 mila famiglie hanno chiesto un alloggio popolare ed oltre 50mila nuclei fa-miliari si rivolgono agli enti locali per un contributo economico al ca-none d’affitto».

POVERI NOI

SUI CLOCHARD SOLO AZIONI SPOT

Puntuale come un orologio svizzero, nel mese di luglio, l’Istat presenta la sua fotografia sulla povertà in Italia. Per restare in gergo, potremmo asse-

rire che per questa nuova istantanea, l’istituto sia dovuto passare al grandan-golo. Le comparazioni sono fatte rispetto al 2009 e i dati non sono certamente esaltanti. Il trend generale è sostanzialmente peggiorativo. Circa il 15% delle famiglie italiane ha serie difficoltà di sussistenza, con un quasi 5% attestato nella fascia di povertà assoluta (famiglie con una spesa mensile inferiore a quella minima necessaria per acquisire l’insieme di beni e servizi considerati essenziali). Parlando in termini di numeri, su una popolazione di circa 60mi-lioni di abitanti, circa 8milioni di persone vivono in condizione di povertà.Come da cliché, il trend di peggioramento è più evidente nel Mezzogiorno e per le famiglie più numerose, soprattutto con presenza di figli minori. I redditi pensionistici diventano sempre meno adeguati. Scavando però, nelle diverse dimensioni campionarie dei dati, l’indagine offre anche retroscena inaspettati. Ad esempio, si scopre che la condizione di famiglia in stato di povertà assoluta non coincide per forza con livelli socio-culturali degradati ma, sono in au-mento i nuclei composti da almeno una persona con titolo di studio superiore e laurea. Fin qui i dati crudi, ma per poter comprendere nella realtà effettiva l’impatto di questi numeri sul tenore degli italiani, è necessario entrare nelle pieghe più in-time dell’indagine. Luciano Gallino, sociologo, ad esempio, mette il luce una chiave di lettura poco appariscente, ma sostanziale: l’approccio più comune considera la lettura Istat come se si trattasse di una misurazione dei redditi: «in realtà ad essere presa in esame è la spesa al consumo. Le spese per i consumi si possono fare anche contraendo debiti con le carte di credito oppure attraverso canali informali, come amici e parenti o peggio attraverso l’usura. Un dato, quest’ultimo, che può mascherare gli eventuali effetti della crisi».Secondo Marco Revelli, docente di Scienze dell’Amministrazione, i dati Istat confermano la persistenza e l’aggravamento, di tutte le caratteristiche che sono state indicate come tipiche del “modello di povertà” italiano. In primo luogo lo squilibrio Nord-Sud con il 67% della povertà italiana che continua a concen-

Al netto della retorica sulla questione povertà, arriva il richiamo di chi davvero se ne occupa

ogni giorno. «La verità è che nessuno si muove e le istituzioni continuano a lasciarci soli»: è questa la denuncia che Don Elvi, presidente della Caritas di Lecce muove nei confronti della gestione dei clochard che “vivono” nella stazione del capoluo-go salentino. La dichiarazione arriva in seguito alle recenti azioni della Polfer regionale che ha iniziato una sorta di “pulizia” della stazione leccese, elimi-nando i pochi averi (coperte, qualche oggetto o poco più) dei clochard e chiudendo le porte dei bagni. Il tentativo è quello di dissuaderli dall’alloggiare lì –

come se fosse immediato che in questo modo pos-sano trovare una soluzione alternativa. «Quest’in-verno – racconta Don Elvi – Caritas, Croce Rossa e vigili urbani hanno convocato il difensore civico del Comune di Lecce per esaminare il problema. Siamo andati insieme per capire la situazione e informarli dell’esistenza di una via istituita appositamente per dare loro la possibilità di avere una residenza e usu-fruire, così, di alcuni servizi. Il punto – continua il presidente della Caritas – è che tutto è finito lì, è stato un evento spot cui non è seguita nessun’altra azione per aiutare concretamente queste persone». Ciò che rende la gestione del problema ancora più

inspiegabile è che i numeri non sono affatto eleva-ti: si tratta di 15, massimo 20 persone che tendono ad aumentare, anche se di poco, nel periodo esti-vo. «Una città come Lecce non offre dormitori per queste persone. Come Caritas – continua Don Elvi – gestiamo una casa alloggio per immigrati e ora stiamo ristrutturando un edificio nel centro storico delle monache benedettine che tra un anno dovrebbe essere attivo, ma le istituzioni ci hanno abbandona-to. Abbiamo più volte chiesto la disponibilità di lo-cali per attivare l’accoglienza dei clochard, ma non abbiamo mai avuto risposte».

Lara Esposito

In Puglia sono 3.707 le famiglie che rischiano di rimanere senza un tetto e nell’85% dei casi le cause sono da addebitare a morosità

L’Istat fotografa i poveri d’Italia: sempre più foto di gruppo

trarsi nel Mezzogiorno, nonostante vi risieda appena il 31% della popolazione. A seguire, l’altissima incidenza della povertà tra le famiglie numerose, in parti-colare quelle con figli minori a carico, che fa dell’Italia la maglia nera in Euro-pa per quanto riguarda la povertà, quella dei minori, che qui raggiunge la per-centuale record del 25% (secondo l’agenzia statistica europea Eurostat). Infine l’alto livello di povertà, sia relativa sia assoluta nella categoria dei lavoratori.Un dato sconcertante, che rischia di diventare ancora più dolente sotto gli effet-ti della manovra finanziaria appena varata, che prevede il taglio delle detrazioni fiscali per figli minori e asili nido o per le cure pediatriche.

Luca Spagnolo

Page 13: 52 VS Luglio - Agosto 2011

13AMBIENTE

AL VIA NUOVE MISURE PER LA BONIFICA DELL’AMIANTOLa Conferenza programmatica regionale sui rifiuti si mobilita per smantellare

i 2milioni di metri cubi il materiale cancerogeno in circolazione

Il “Comitato 275” lancia una campagna contro la mega strada tra Montesano Salentino e Leuca mentre gli illeciti arrivano alla Procura della Repubblica

Un’indagine di Confcommercio giovani evidenzia le lacune del trasporto pubblico nella provincia di Lecce

Secondo la mappatura delle coperture di amianto effettuata dalla Regione Puglia nel 2005, i tetti a rischio sono 5.000 e ricoprono fabbriche e case

per un volume di circa 2milioni di metri cubi. Dopo l’analisi della situazione e l’informazione sull’entità del problema, si è passati alla fase successiva: pro-muovere lo smaltimento dell’amianto in collaborazione con i cittadini, spesso impossibilitati a sostenere gli alti costi di bonifica.La II Conferenza programmatica sui rifiuti ha dato grande contributo allo svi-luppo del “Piano Regionale di Protezione dell’Ambiente, Decontaminazione, Smaltimento e Bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivati dall’amian-to in Puglia”. Sono state previste apposite misure di sostegno per i cittadini che vogliono liberarsi dell’amianto, sulla scia del programma “Eternit – free”, promosso da “Legambiente” e dalle Provincie, che concede contributi agli im-prenditori che sostituiscono l’amianto con pannelli fotovoltaici.Si è anche parlato di previsione e di sorveglianza sanitaria verso questo agente chimico che crea malattie polmonari, spesso latenti anche per vent’anni prima

di divenire tumori mortali. Sono state messe a punto metodologie per dia-gnosticare le malattie prima che diventino mortali, grazie al riconoscimento di mutazioni che provoca nel Dna. Un occhio particolare è per le categorie a rischio come ex lavoratori e cittadini che vivono vicino le ex industrie. Si sfrutterà quindi la mappature delle coperture delle strutture private e pubbliche in Puglia per avviare una seria bonifica sia degli ambienti di lavoro che delle abitazioni.Per la completezza del piano e per renderlo di più facile attuazione, la Regione Puglia sta formando dei gruppi di lavoro in collaborazione con 42 associazio-ni. Si realizzerà un piano partecipato che sarà portato all’attenzione del Con-siglio regionale e che permetterà al terzo settore di fare proposte innovative. Un’iniziativa portante sarà poi definire, con la partecipazione dei Comuni, le migliori azioni da intraprendere come ad esempio dare contributi a chi investe in fotovoltaico in sostituzione dell’amianto.

Sara Beaujeste D’Arpe

LA SIRENA SALENTINA CONTRO LA 275

ALTRO CHE KYOTO

Il canto della sirena incalza. Inutile tapparsi le orecchie o cambiare tragitto: il suo richiamo è

forte e distinto e abbraccia i due mari per strega-re i viaggiatori con la sua bellezza, la stessa che – come scriveva un grande narratore rus-so – salverà il mondo. La sirena disegnata da Norman Mommens, artista belga trasferitosi qualche decennio fa nelle campagne di Salve, è diventata testimonial della campagna del “Comitato 275” contro lo scempio archeolo-gico, storico e ambientale dell’ultimo tratto previsto dal progetto della Maglie-Leuca. Alla battaglia legale contro l’inutile invasio-ne di cemento progettata per congiungere il tratto tra Montesano Salentino e Leuca, in-fatti, si aggiunge la necessità di coinvolgere il più possibile la cittadinanza su cosa signi-fichi realmente, al netto della propaganda, la costruzione di quella strada. Donata dai ni-poti dell’artista scomparso ai promotori della battaglia contro il progetto della 275 – ap-provato nel marzo scorso con un accordo tra Regione Puglia, Anas e Provincia di Lecce, alla presenza del ministro per Rapporti con

le Regioni Raffaele Fitto – la sirena salentina rappresenta una nuova fase dell’impegno di as-sociazioni e comitati contro la costruzione della

mega statale nella zona di finibus terrae. La nuo-va campagna nasce grazie alla collaborazione tra il comitato e Big Sur, agenzia di comunicazione

di Lecce da sempre sensibile alle tematiche sociali. «La sirena è lo spirito di questa terra – racconta Francesco Maggiore, art director dell’agenzia e anima creativa della campa-gna –, la cui forza comunicativa risiede nel-la sua bellezza». La scelta di non proporre l’immagine di un territorio sventrato, infatti, è fortemente voluta. L’idea è, al contrario, di stimolare una presa di coscienza indirizzata alla tutela del territorio facendo leva proprio sulle sue meraviglie. E se la macchina comunicativa ha intrapre-so una strada nuova, quella legale continua: i presunti illeciti nella gestione del progetto denunciati più volte dalle associazioni am-bientaliste, infatti, sono arrivati alla Procura della Repubblica. Illeciti sollevati, inoltre, anche all’interno del ricorso al Tar presenta-to dai proprietari dei terreni espropriati nella zona di Tricase.

L.E.

La speranza che le emissioni di anidride carbonica nel Salento

inizino un percorso discendente sem-brano sempre più flebili. Tra i tanti colpevoli, spunta la sempre verde questione della mobilità pubblica, uno strumento che, se potenziato e valorizzato, sarebbe preziosissimo non solo per contrastare l’inquina-mento – che nel periodo estivo non fa che aumentare inesorabilmente – ma un utile volano per lo sviluppo del tu-rismo. A evidenziare un sistema che non funziona, un’indagine elabora-ta dal Gruppo Giovani Imprenditori Confcommercio Lecce risalente a maggio 2011. L’idea è semplice: si-

mulare viaggi e viaggiatori tipo, per tastare con mano cosa significa muo-versi nel Salento. Tre gli itinerari scelti: un uomo di mezza età stranie-ro, con minime conoscenze di lingua italiana che deve raggiungere Torre San Giovanni partendo dall’aeroporto di Brindisi Papola-Casale, un giovane che usa programmare gli spostamenti tramite internet e che ricerca le infor-mazioni di viaggio sul web prima di partire per Santa Maria di Leuca da Lecce e, infine, un uomo anziano con le valigie che non sa usare internet e che appena sceso al City Terminal di Lecce intende raggiungere Otranto. In tutti e tre i casi, il disastro è evidente.

Per raggiungere Torre San Giovan-ni da Papola-Casale, ad esempio, il tempo di percorrenza totale è di 4 ore 40 minuti, a fronte di circa un’ora e 15 minuti su quattro ruote. Con una chicca finale: a Ugento, la stazione delle Sud Est più vicina alla meta, i trasporti si fermano e per raggiungere il mare l’unica speranza è riposta nel-la magnanimità di qualche passante. Le cose non vanno meglio se da Lec-ce si vuol raggiungere Otranto. Sono solo 54 chilometri, ma arrivati al City Terminal il turista ha una sola oppor-tunità (l’indagine è di maggio) per raggiungere la «Città dei Martiri»: il treno delle Fse. Attraversa la super-

strada e compra il biglietto della Sgm. Alla fermata non ha alcun tipo di in-formazione sulle linee. L’infopoint delle Fse è privo di informazioni esposte aggiornate. Dopo aver cam-biato tre treni diversi, arriva a Otranto dopo circa 3 ore. Il sistema di servizi pubblici pugliesi, infine, garantisce la tratta dall’aeroporto di Brindisi a Leuca, ma con molta calma: tempo di percorrrenza, soste comprese, 6 ore e 20 minuti. Tempi biblici anche per chi vorrebbe gustare a pieno la lentezza di questo territorio, tanto biblici da rendere l’automobile l’unico mezzo possibile.

Lara Esposito

Page 14: 52 VS Luglio - Agosto 2011

14DIRITTI

IL BIOTESTAMENTO DELLA DISCORDIA

BEBÈ INFEROCITI

Divieto di eutanasia o aiuto al suicidio, diritto di scegliere

le terapie da attivare ma non quelle da rifiutare, libertà del medico nel valutare le Dat (Dichiarazioni an-ticipate di trattamento), divieto di rinunciare ad alimentazione e respi-razione artificiale a meno che non siano più efficaci nella fase termi-nale della vita, diritto alle cure pal-liative. Con 278 sì, 205 no e 7 aste-nuti, il 12 luglio scorso la Camera ha approvato il disegno di legge sul testamento biologico che a settem-bre passerà al Senato in terza lettura e che potrebbe essere legge già dal

prossimo autunno. Ma c’è già chi parla di referendum abrogativo. Il testo, nato nel 2008 sulla scia della vicenda di Eluana Englaro, è com-posto da otto articoli che regolano le modalità con cui ogni cittadino può indicare le sue volontà in meri-to agli ultimi anni della sua vita, ma lascia in sostanza l’ultima parola al medico e circoscrive l’applicazione della Dat, che potrà essere presa in considerazione solo in caso di «ac-certata assenza di attività cerebrale integrativa cortico-sottocorticale» – e quindi quando ci si trova in sta-to vegetativo. Le indicazioni della

Dat, inoltre, non possono influire sulla sospensione dell’alimenta-zione e dell’idratazione artificiale, non è obbligatoria e indica un mero orientamento del paziente che non è in grado di comunicare su quali terapie preferisce in previsione di un’eventuale futura perdita delle proprie capacità di intendere e di volere. Può indicare solo le tera-pie a cui vuole essere sottoposto, ma non quelle a cui non vuole es-sere sottoposto. Avrà una validità di 5 anni e potrà essere rinnovato e modificato in qualsiasi momento, dovrà essere redatto in forma scritta

o dattiloscritta con firma autografa-ta dal soggetto interessato davanti al medico curante. Le Dat saranno poi raccolte in un Registro tenuto all’archivio unico nazionale infor-matico presso il ministero della Sa-lute. Prevista, infine, la possibilità di nominare un fiduciario. Se que-sto non avviene, la responsabilità passa di mano ai familiari. Il me-dico curante valuterà, infine, «in scienza e coscienza e in applicazio-ne del principio dell’inviolabilità della vita umana», le disposizioni del paziente conferite nelle Dat.

Silvana Sarli

HABEMUS GARANTEAnni di richieste, ma alla fine il nome è giunto.

Nominato quasi ad unanimità Pietro Rossi in qualità di Garante dei detenuti in Puglia

A larga maggioranza passa il discusso disegno di legge nato dalla vicenda Englaro che sul fine vita lascia l’ultima parola al medico ma non considera le volontà del paziente

Il ministero delle Finanze ha inoltrato la richiesta per la restituzione dei bonus erogati dal 2005/06

Fumata bianca: il Consiglio regio-nale della Puglia ha eletto a larga

maggioranza il Garante dei detenuti. Dopo anni di battaglie, da quando questa figura è diventata un’istituzio-ne, anche i detenuti pugliesi potranno fare affidamento su un riferimento ancora travagliato per alcuni aspetti.Se per alcuni è ritenuta superflua, il ruolo che gli viene affidato è tuttavia di grande importanza occupandosi della protezione e la tutela non giu-risdizionale dei diritti delle persone presenti negli istituti penitenziari, negli istituti penali per minori, nei centri di prima accoglienza e di as-sistenza per stranieri e nelle strutture sanitarie per chi è sottoposto al tratta-mento sanitario obbligatorio. A tutto questo si aggiunge la tutela delle fa-miglie dei detenuti stessi.Le Regioni che fino ad oggi hanno istituito il Garante sono solo tre: La-zio, Sicilia e adesso Puglia.Il Garante eletto in quest’ultima, è un criminologo riconosciuto come esperto, Pietro Rossi.

Un bel passo avanti verso un siste-ma civile, soprattutto se si pensa alle condizioni difficili in cui versano le

carceri pugliesi. La Puglia conta al momento qua-si 4.500 detenuti, più del doppio del numero consentito. Lecce, in particolare vive da tempo ormai un’emergenza, oggi con 1.600 dete-nuti presenti sui 600 consentiti. Ma

l’emergenza non è fatta di numeri in sé, bensì di situazioni, di sofferenze, di mancanza di sostegno umano per

quella gente che viene privata della propria libertà. Solo il mese di luglio ha visto l’ennesimo caso di suicidio nel Borgo San Nicola, un uomo di 46 anni di Francavilla Fontana che ha deciso di mettere fine alla sua vita impiccandosi con i lacci delle scar-

pe. Un uomo, ancora una volta, che avrebbe forse potuto continuare a vivere se solo avesse avuto l’appor-to psicologico necessario a superare anche una colpa. Il carcere di Lecce, come molti, non riesce a far fronte al grande numero di ospiti neanche da questo punto di vista. Il problema non è infatti, solo una questione di spazi. Allora, quando nessuno riesce ad ascoltare, interviene il Garante, figura in grado di registrare quel pro-blema che non tutti sono in grado di prendere in considerazione. Sia per il gran numero di detenuti, sia per la tipologia di problematiche, non si può pensare che a farsi carico di tan-te responsabilità possano essere solo i magistrati di sorveglianza, in grado si registrare le denunce dei detenuti, tuttavia sempre coperti da quella toga che li obbliga a mantenere un distac-co poco umano. Il Garante penetra quella linea sottile, interpretando le problematiche sconosciute ad un mondo chiuso fuori le sbarre.

Laura Mangialardo

Correva l’anno 2005/06, ed il Governo decretava l’erogazione di un bonus di 1.000 euro per le fa-

miglie, entro una certa soglia di reddito, che avessero avuto la gioia di mettere al mondo un figlio. Corre l’anno 2011 ed il ministero delle Finanze, a molte di quelle famiglie ora richiede la restituzione della som-ma percepita e una sanzione di 3.000 euro.Ma perché il Ministero, a distanza di 5 anni, recrimi-na su queste assegnazioni? La motivazione fornita si richiama a controlli effettuati dall’Agenzia delle En-trate che hanno evidenziato sinora circa 8.000 casi di autocertificazioni non veritiere. L’Aduc (Associazio-ne per i diritti degli utenti e consumatori), però, pren-

de posizione e puntualizza che il problema di fondo della questione, non è da ricercarsi in una illiceità della condotta di migliaia di cittadini, quanto in una scorretta campagna informativa sulle condizioni di accessibilità al bonus, operata negli anni in oggetto. In particolare, non fu chiarificato se il limite di reddi-to stabilito in 50mila euro annui, fosse da intendersi al netto o al lordo. Questo particolare ha fatto si, che diversi cittadini avessero ritenuto in buona fede, di poter esser beneficiari del bonus. Ancora l’Aduc fa notare che lo stesso procedimento di richiesta della restituzione è da considerarsi ille-gittimo, in quanto sarebbero già trascorsi cinque anni

dall’erogazione, e pertanto, seppur ci fosse stato il reato presunto, sarebbe già soggetto a prescrizione. Un’ultima considerazione, infine, riguarda la sanzio-ne amministrativa, in quanto, sempre l’Aduc fa nota-re, viene presentata come un onere a cui adempiere immediatamente ed in contemporanea alla restituzio-ne del bonus, mentre in realtà, occorre attendere la pronuncia del giudice penale per stabilire se sia tale sanzione sia effettivamente dovuta o meno. Un altro pasticcio della burocrazia che si riversa sulle famiglie italiane di basso reddito, ormai sempre più compresse dalla crisi economica.

Luca Spagnolo

Page 15: 52 VS Luglio - Agosto 2011

Mensile delle associazioni di volontariato della Provincia di LecceLuglio-Agosto 2011 - Anno VI - n.52

Iscritto al n.916 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 24/01/2006

Direttore Responsabile: Luigi Russo

Redazione: Serenella Pascali (coordinatrice), Luigi Conte, Sara Mannocci, Lara Esposito, Sara D’Arpe, Laura Mangialardo, Luca Spagnolo, Silvana Sarli

Grafica e impaginazione: Sergio De Cataldis

Sede: Centro Servizi Volontariato Salento - via Gentile, 1 - LecceTel. 0832.392640 - Fax 0832.391232 - Direttore: 335.6458557

www.csvsalento.it [email protected] Stampa: BLEVE PUBBLICITÀ - Tel e Fax 0833.532372

15SPECIALE VOLONTARIATO

È possibile quantificare economicamente le atti-vità di volontariato? La risposta arriva da una

ricerca finalizzata proprio alla valorizzazione eco-nomica del lavoro volontario nel settore non profit e svolta dall’Istat, su commissione dell’Osservatorio sull’economia sociale del Cnel. Presentata a Roma lo scorso il 5 luglio, la ricerca,, ha seguito le in-dicazioni contenute nel “Manual on the Measure-ment of Volunteer Work”, vero e proprio manuale per la misurazione del lavoro volontario, pubblicato dall’Ilo (International Labour Organisation) lo scor-so ottobre. Il metodo utilizzato è quello del costo di sostituzione, che permette di determinare il sa-lario teoricamente più appropriato per remunerare il lavoro volontario. Il metodo è semplice e si basa

sull’assegnazione di un valore economico al tempo offerto gratuitamente dai volontari, in base al costo che si sarebbe dovuto pagare acquistando gli stessi servizi sul mercato. Le ore donate vengono trasfor-mate in unità di lavoro equivalente e, in seguito, in numero di occupati full-time. I risultati della ricerca hanno evidenziato che le at-tività di volontariato, svolte in Italia da 3,3milioni di cittadini, benchè in forma gratuita, hanno un va-lore economico che sfiora gli 8miliardi di euro ed equivalgono al lavoro svolto da 835mila lavoratori full-time. Aggiungendo a questi, i 630mila impiega-ti regolarmente retribuiti, si ottiene che la capacità occupazionale dell’area non profit è superiore al mi-lione di addetti e il volume delle entrate maggiore a

45miliardi di euro.Le ore prestate dai volontari all’interno delle or-ganizzazioni equivalgono ad oltre 700milioni, che corrispondono a 384.824 unità di lavoro full-time per 38 ore settimanali e 48 settimane lavorative an-nue. Il valore mediano della retribuzione dei dipen-denti full-time, calcolato per ogni settore di attività prevalente, è pari a 7.779milioni di euro, cioè 7 mi-liardi di euro. In termini relativi questa stima corri-sponde al 7% del Pil riferito al 1999 e, se sommata al totale del valore della produzione di tutte le or-ganizzazioni non profit, condurrebbe a quantificare la ricchezza prodotta da questa settore in Italia al di sopra del 4% del Pil. Il metodo VIVA (Volunteer Investment and Value Audit) inoltre, mette in relazione gli input finalizza-ti a sostenere il volontariato (come le risorse per il reclutamento, la gestione, la formazione, i rimborsi spese, ecc.) con gli output (il valore economico del tempo offerto dai volontari). Questo indicatore è pari a 11,8 per cui, in media, ogni euro rimborsato ai volontari corrisponde ad un ritorno economico di circa 12 euro. La ricerca fa riferimento al censimento Istat dell’in-dustria e servizi del 2001 e a quello delle istituzioni non profit del 1999, ed essendo triplicata la propen-sione degli italiani al volontariato tra il 1993 e il 2008 essa rischia di sottostimare il reale peso del lavoro volontario. Secondo Gian Paolo Gualaccini, coordinatore dell’Osservatorio del Cnel, il risultato più impor-tante della ricerca è quello di dimostrare che il vo-lontariato non è un atto individuale, ma ha un valore economico e sociale. Il presidente del Cnel, Anto-nio Marzano, durante la presentazione dei risultati ha dichiarato «c’è una buona Italia che si dà da fare per gli altri. Sono gli uomini e le donne del volonta-riato, che arrivano dove lo Stato non può arrivare».

Alice Mi

Accolte le pressioni delle Ong per salvare volontari e cooperanti DIETROFRONT DEL GOVERNO SULLA COOPERAZIONE

RICERCA ISTAT-CNEL: 3,3 MILIONI DI VOLONTARI PRODUCONO IL 4% DEL PIL

Le figure dei volontari e dei coope-ranti, previste nella legge 49/87

sulla cooperazione, hanno rischiato di essere cancellate dal decreto omnibus approvato il 12 luglio scorso. I due ar-

ticoli che minavano la sopravvivenza dei volontari nelle Ong erano nascosti nel decreto di proroga delle missioni militari internazionali. Questo ulte-riore taglio alle già irrisorie risorse

disponibili avrebbe colpito l’operati-vità delle Ong, dell’ufficio VII della Direzione Generale Cooperazione e Sviluppo del ministero degli Esteri (DGCS) e dell’intera cooperazione italiana. Dopo i tagli ai fondi per la Coopera-zione allo Sviluppo, il tetto al 5 per Mille, l’aumento del 500% delle ta-riffe postali agevolate, questo sarebbe stato un ulteriore attacco al Terzo set-tore ed ai valori che esso rappresenta e avrebbe minato irrimediabilmente l’esistenza e l’operabilità delle onlus e della Cooperazione allo sviluppo.L’intervento, fatto all’insaputa degli organismi interessati, ha suscitato la reazione delle Ong italiane, che hanno denunciano il colpo di mano e chiesto a maggioranza e opposizione di eliminare in sede di approvazione parlamentare l’articolo 3 (commi 14 e

15) del decreto missioni n.107 del 12 luglio 2011.In data 20 luglio, il Governo ha ac-colto le richieste dell’Associazione delle Ong italiane e, tornando sui suoi passi, ha abrogato i commi 14 e 15 dell’articolo 3. L’Associazione delle Ong italiane, ha accolto la no-tizia con grande soddisfazione, e il suo presidente, Francesco Petrelli si è dichiarato contento per il succes-so dell’iniziativa di mobilitazione affinché fossero abrogati i commi in questione. «Abbiamo evitato – ha di-chiarato Petrelli – che in pieno anno europeo del volontariato il Governo colpisse con queste norme volontari e cooperanti, cittadini che fanno onore al nostro Paese e con il loro impegno solidale sono garanti della sua credi-bilità e del suo ruolo internazionale».

Alice Mi

Page 16: 52 VS Luglio - Agosto 2011

5° FORUM PROVINCIALE

Regione Puglia Città di LecceProvincia di Lecce Università del Salento

con il patrocinio di

16