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Riprende la formazione del CSV Salento Più verde per Lecce, con Culturambiente csv informa associazioni a pag. 2 a pag. 4 Hanno toccato quota 38mila nella provincia di Lecce le persone che risultano aver bisogno del sostegno sul fronte alimentare fornito dal Banco delle Opere di Carità. Quello che colpisce, prima ancora che il va- lore numerico del dato, è soprattutto la rapidità con cui risulta evolversi, evidenziando quindi un disagio che non accenna a ridursi. Questa ulti- ma rilevazione effettuata dal Banco delle Opere di Carità, relativa alla metà di dicembre 2010 e indicativa quindi rispetto all’andamento per il 2011, segna infatti una distanza non indifferente rispetto al dato delle 25mila persone censite ad ottobre 2010, dato di per sé già più che dop- pio rispetto ai numeri di sei anni fa. Dossier da pag. 8 Anche se considerata una malattia tipica dell’età pediatrica, la celia- chia può comparire in qualsiasi pe- riodo della vita e con sintomi molto diversi, che vanno da malfunziona- menti dell’apparato digerente a do- lori muscolari ed ossei. L’intolleranza al glutine condiziona la vita di migliaia di pugliesi, anche se negli ultimi anni sono stati fatti molti passi avanti verso una nuova stagione di diritti per il celiaco. Continua a pag. 6 di Luigi Russo 2011: L’AGENDA DEI LAVORI DEL VOLONTARIATO Questo è l’anno che l’Unione Eu- ropea ha dedicato al volontariato. Ci sono 100.000 persone che nel vecchio continente dedicano parte del loro tempo agli altri, alla cul- tura, all’ambiente. Ma non sem- pre i volontari, che sono donne e uomini del fare, sono consapevoli del grande ruolo, anche politico, che essi hanno. Specialmente in questo tempo in cui la grave crisi economica e l’affermazione della cultura edonistica e materialistica stanno erodendo i vincoli comuni- tari ed etici. E allora proviamo a fare una agenda delle cose da fare. Occorre continuare ad affermare in tutto il paese, e anche nell’Eu- ropa, che la cultura del dono e della solidarietà sono centrali e non residuali (e soprattutto non sono semplicemente e banalmen- te alternative o opposte a quelle dell’efficacia-efficienza); che dal dono si origina il seme della cul- tura della responsabilità, e quindi si affermano i vincoli comunitari, si impara a governare e ad agire per costruire il Bene Comune, nella logica delle reti e della col- laborazione. Per ottenere questo risultato oc- corre promuovere anche una cul- tura democratica e istituzionale che superi i vecchi steccati ide- ologici tipici delle culture socia- liste o liberiste, nate ed afferma- tesi nell’ultima parte del secondo millennio. Oggi un vero sistema politico-istituzionale deve saper mettere in relazioni tutti i sogget- ti portatori di interessi, che sono lo Stato, il Mercato, il Terzo Set- tore. LA SFIDA DELLE NUOVE POVERTÀ Il disagio sociale e la crisi del ceto medio nella provincia di Lecce, tra comuni che navigano a vista e terzo settore supplente editoriale SPECIALE CELIACHIA le parole che contano “Volontari! Facciamo la differenza!” Slogan dell’Anno Europeo del Volontariato Continua a pag. 14 Il caso della centrale a biomasse “Heliantos 2”, un impianto da 25 megawatt voluto da Italgest Ener- gia nei dintorni di Casarano, giun- ge ad una nuova svolta a seguito delle indicazioni che L’Agenzia Re- gionale Per l’Ambiente ha sottoposto all’attenzione dell’opinione pubblica, bocciando di fatto il progetto che, fina dalla sua nascita, ha visto l’opposizione di migliaia di cittadini e associazioni del terri- torio, a salvaguardia dell’ambiente salen- tino e del diritto a re- spirare aria pulita. Continua a pag. 14 CASARANO: L’ARPA NON DA L’OK AL PROGETTO “HELIANTOS 2” Gennaio 2011 - Anno VI - n.46

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Volontariato Salento - mensile delle associazioni di volontariato della provincia di Lecce

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Riprende la formazionedel CSV Salento

Più verde perLecce, conCulturambiente

csv informa associazioni

a pag. 2 a pag. 4

Hanno toccato quota 38mila nella provincia di Lecce le persone che risultano aver bisogno del sostegno sul fronte alimentare fornito dal Banco delle Opere di Carità. Quello che colpisce, prima ancora che il va-lore numerico del dato, è soprattutto la rapidità con cui risulta evolversi, evidenziando quindi un disagio che non accenna a ridursi. Questa ulti-ma rilevazione effettuata dal Banco delle Opere di Carità, relativa alla metà di dicembre 2010 e indicativa quindi rispetto all’andamento per il 2011, segna infatti una distanza non indifferente rispetto al dato delle 25mila persone censite ad ottobre 2010, dato di per sé già più che dop-pio rispetto ai numeri di sei anni fa.

Dossier da pag. 8

Anche se considerata una malattia tipica dell’età pediatrica, la celia-chia può comparire in qualsiasi pe-riodo della vita e con sintomi molto diversi, che vanno da malfunziona-menti dell’apparato digerente a do-lori muscolari ed ossei.L’intolleranza al glutine condiziona la vita di migliaia di pugliesi, anche se negli ultimi anni sono stati fatti molti passi avanti verso una nuova stagione di diritti per il celiaco.

Continua a pag. 6

di Luigi Russo

2011: L’AGENDA DEI LAVORI DEL VOLONTARIATOQuesto è l’anno che l’Unione Eu-ropea ha dedicato al volontariato. Ci sono 100.000 persone che nel vecchio continente dedicano parte del loro tempo agli altri, alla cul-tura, all’ambiente. Ma non sem-pre i volontari, che sono donne e uomini del fare, sono consapevoli del grande ruolo, anche politico, che essi hanno. Specialmente in questo tempo in cui la grave crisi economica e l’affermazione della cultura edonistica e materialistica stanno erodendo i vincoli comuni-tari ed etici. E allora proviamo a fare una agenda delle cose da fare.Occorre continuare ad affermare in tutto il paese, e anche nell’Eu-ropa, che la cultura del dono e della solidarietà sono centrali e non residuali (e soprattutto non sono semplicemente e banalmen-te alternative o opposte a quelle dell’efficacia-efficienza); che dal dono si origina il seme della cul-tura della responsabilità, e quindi si affermano i vincoli comunitari, si impara a governare e ad agire per costruire il Bene Comune, nella logica delle reti e della col-laborazione.Per ottenere questo risultato oc-corre promuovere anche una cul-tura democratica e istituzionale che superi i vecchi steccati ide-ologici tipici delle culture socia-liste o liberiste, nate ed afferma-tesi nell’ultima parte del secondo millennio. Oggi un vero sistema politico-istituzionale deve saper mettere in relazioni tutti i sogget-ti portatori di interessi, che sono lo Stato, il Mercato, il Terzo Set-tore.

LA SFIDA DELLE NUOVE POVERTÀIl disagio sociale e la crisi del ceto medio nella provincia di Lecce,

tra comuni che navigano a vista e terzo settore supplente

editoriale

SPECIALECELIACHIA

le parole che contano

“Volontari!Facciamo la differenza!”

Slogan dell’Anno Europeo del Volontariato Continua a pag. 14

Il caso della centrale a biomasse “Heliantos 2”, un impianto da 25 megawatt voluto da Italgest Ener-gia nei dintorni di Casarano, giun-ge ad una nuova svolta a seguito delle indicazioni che L’Agenzia Re-gionale Per l’Ambiente ha sottoposto

all’attenzione dell’opinione pubblica, bocciando di fatto il progetto che, fina dalla sua nascita, ha visto l’opposizione di migliaia di cittadini e associazioni del terri-torio, a salvaguardia dell’ambiente salen-tino e del diritto a re-spirare aria pulita.

Continua a pag. 14

CASARANO: L’ARPA NON DA L’OKAL PROGETTO “HELIANTOS 2”

Gennaio 2011 - Anno VI - n.46

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2CSVS INFORMA

IL NUOVO SERVIZIO CIVILE ALLE GRIGLIE DI PARTENZA

Promozione culturale, difesa dell’ambiente e cura delle persone anziane: tre progetti, 15 volontari coinvolti. Attività al via a febbraio

Tre quest’anno i progetti di ser-vizio civile del Csv Salento, sui

temi della promozione culturale, del-la difesa dell’ambiente e sulla cura delle persone anziane, per un totale di 15 volontari dislocati nelle varie sedi coinvolte. Le attività, della dura-ta di un anno, prenderanno il via il 1 febbraio 2011.“Terra del Fare” è un progetto teso alla promozione della cultura del volontariato. Due gli obiettivi fon-damentali delle attività: da una par-te l’intento di favorire l’incontro fra quanti hanno desiderio di esprimersi attraverso un impegno spontaneo in favore del prossimo e quelle asso-ciazioni che si offrono disponibili ad accogliere e formare nuovi volontari. Su un altro versante, i 10 volontari impegnati nella realizzazione delle attività, si porranno come anello di congiunzione fra i bisogni di servizio espressi dai cittadini, e le associazio-ni che possono offrire risposta a tali richieste. Il progetto vede le sue sedi nella città di Lecce e nei comuni di Scorrano e Tiggiano. Questi i ragazzi che insieme allo staff del CSV Salen-to, affronteranno la sfida per il rag-giungimento degli obiettivi: Bisanti Biagio Pasquale, Esposito Lara, Ma-

rotta Francesca, Miceli Marco, Mon-tillo Maria, Paladini Roberto, Rizzo Annalisa, Rosafio Giuseppina, Sici-liano Maria Serena, Todisco Paola.“Difendiamo il Salento dagli incen-di” è invece un progetto, co-realizza-to con gli enti soci del CSV Salento, Ala Azzurra, Avotus e Associazione Nazionale Vigili del Fuoco in conge-do, impegnate nella protezione civile. Il progetto, prevede il monitoraggio costante dei territori del nord Salen-to, ed in particolare dell’area natura-le “Bosco del Rauccio” al fine della prevenzione degli incendi. Previste inoltre, attività di sensibilizzazione ad una maggiore attenzione a resi-denti e turisti. I 3 volontari impegnati in questo progetto sono: Buongiorno Claudio, Miglietta Mauro, Murrieri ValentinaInfine “Persone Al.. Centro”, il terzo progetto per 2 volontari, co-realizza-to con le associazioni Avocad e cen-tro di solidarietà Madonna della Col-tura, che ha come obiettivo principale delle sue attività il miglioramento della qualità della vita delle persone anziane non autosufficienti. I volon-tari sono: Letizia Francesco e Lezzi Ilenia Luisa.

Luca Spagnolo

RIPRENDE LA FORMAZIONE DEL CSV SALENTOCon il seminario “Rapporto tra Organizzazioni di Volontariato e Pubblica Amministrazione” il 28 gennaio ricominciano

gli appuntamenti formativi del CSV Salento dedicati ai volontari della Provincia di Lecce

Il 28 gennaio p.v., alle ore 18:00 presso la sede di via Gentile 1 a Lecce, ripar-

tono le attività del CSV Salento legate alla formazione dei volontari delle Odv della nostra provincia. In particolare, prende il via il seminario formativo “Redazione del rendiconto gestionale da parte delle Odv”, mirante a descrivere le modalità secondo le quali ogni associa-zione deve chiudere e rendicontare, da un punto di vista contabile, l’esercizio amministrativo appena trascorso.Seguirà il 16 febbraio, stessa sede e stes-so orario del precedente, il seminario formativo dal titolo “Rapporto tra Or-ganizzazioni di Volontariato e Pubblica Amministrazione”, col quale si intende illustrare come il Volontariato eserciti, attraverso le attività prestate e l’apporto di risorse e specificità proprie, una vera e propria funzione pubblica, che lo col-loca, nel perseguimento degli obiettivi di benessere sociale, rispetto alla Pub-

blica Amministrazione su un piano di co-responsabilità progettuale e non di mera collaborazione funzionale ed inte-grativa.Sempre in febbraio (data da definire) si terrà il seminario formativo “La sicurez-za sui luoghi di lavoro”, che affronterà la

vigente normativa in materia di sicurez-za sul luogo di lavoro (D. Lgs 106/2009 e D. Lgs 81/2008); la responsabilità civi-

le e penale connesse; gli organi di vigi-lanza e di controllo; gli adempimenti di sicurezza previsti dalla legge.A seguire il seminario su “Orientamen-to e motivazioni per i nuovi volontari”, rivolto ad aspiranti volontari (giovani e adulti) che intendono sperimentare per-

corsi di volontariato nelle associazioni del nostro territorio. Un modo per rac-cogliere le aspettative e analizzare le

motivazioni di ciascun partecipante e riflettere sul significato che ciascun par-tecipante attribuisce al concetto di vo-lontariato e all’agire da volontario.Chiuderà questa prima tornata di for-mazione per il Volontariato salentino il seminario “Creazione e gestione di un ufficio stampa”, previsto il 16 marzo alle ore 18:00 presso la sede di via Gentile 1 del CSV Salento. Saranno affrontati argomenti, quali: il comunicatore so-ciale come agente del cambiamento; le attività principali di un ufficio stampa; il comunicato stampa; i diversi eventi e il ruolo dell’ufficio stampa; la conferenza stampa e le attività correlate.Il CSV Salento è a disposizione per informazioni su date e luoghi delle proposte sopra evidenziate al numero 0832.392640 o all’indirizzo e mail [email protected]

Luca Dell’Anna

ALLE ASSOCIAZIONI IL 3,75 PER MILLE

Il Decreto integra il 5 per mille, privato però di 100 milioni di euro vincolati dal Governo alla ricerca e assistenza dei malati di Sla

Ritardi, tagli, false promesse: il cammino del 5 per mille in Ita-

lia sembra non trovare pace. E anche l’apparente reintegrazione della mi-sura nel Decreto Milleproroghe, ap-provato dal Governo e pubblicato il 29 dicembre in Gazzetta Ufficiale, si è invece tradotta in una diminuzione di fatto del 25% dei fondi destinati. Se da un lato il 5 per mille è stato portato a 400 milioni rispetto ai 100 origina-riamente previsti dalla Legge di stabi-lità, non si può trascurare il fatto che 100 di questi 400 sono stati vincolati dal Governo alla ricerca e assistenza dei malati di Sla. Senza nulla voler togliere alla nobiltà dell’iniziativa questo vincolo di destinazione, già presente nella Legge di Stabilità 2011, si configura come un provvedimento che nulla ha a che vedere con il 5 per mille, che è una libera scelta dei con-tribuenti, che ogni anno decidono di destinare una parte delle proprie tasse ad una realtà non-profit, da loro scel-ta. Il quadro che ne risulta, ancora una volta, è quello di un 5 per mille che è diventato di fatto un 3,75 per mille, con un tetto effettivo di 300 milioni, 100 in meno rispetto all’anno scorso e alle indicazioni espresse dai cittadi-ni nel 2008. Un 5 per mille erogato, per giunta, di media con 2 anni di ri-

tardo: le associazioni stanno ancora aspettando l’erogazione relativa alle dichiarazioni del 2009 e del 2010. Di fondo emerge un’errata considerazio-ne di questa misura, ancora intesa nel nostro Paese (e solo nel nostro Paese) come un “regalo” al volontariato, una concessione governativa che è sempre possibile mettere in discussione, men-tre giace in Senato un proposta di leg-ge in merito condivisa all’unanimità da tutte le forze politiche ma che con-tinua ad essere bloccata dal Governo che non dà la copertura finanziaria per questo importante strumento di sus-sidiarietà fiscale. Ma d’altronde il ta-glio a questa misura è solo una faccia dell’ormai consolidato atteggiamento governativo nel campo delle politiche sociali. Come dimenticare il taglio che la Finanziaria di quest’anno ha attua-to sui fondi sociali, diminuiti del 63% rispetto allo scorso anno, la diminu-zione del 34 % dei fondi al servizio ci-vile mentre stiamo ancora aspettando il decreto che dovrebbe parzialmente reintrodurre (30 milioni anziché 50) le agevolazioni per il non-profit sulle tariffe postali, tolte il 1 aprile 2010? Il 2011 Anno Europeo del volontariato non si è certo aperto sotto i migliori auspici.

Daria Caione

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3DIRITTI

NASCE A LECCE LA CONSULENTE DI FIDUCIA

LINEE GUIDA PER L’ACCESSO AL FONDO DI SOLIDARIETÀ

VARATO IL PIANO STRAORDINARIO PER IL LAVORO

Figura istituita dall’ateneo salentino in attuazione del codice di condotta. La tutela della pari dignità tra i compiti previsti.

Sottoscritto un protocollo con Anmil e Federcasalinghe. Il lavoro domestico non retribuito, in caso di infortunio, viene equiparato al lavoro retribuito

Trecentoquaranta milioni di risorse, divise in sei linee di intervento, stanziati dalla Regione Pugliaper far fronte all’emergenza occupazionale che afflige il territorio

Di fronte ad una situazione che fa della precarietà la regola e dell’oc-

cupazione regolare l’eccezione, la Regio-ne Puglia ha deciso di reagire ricorrendo alle risorse e agli strumenti operativi che ricadono nella propria sfera di compe-tenza e responsabilità. Certamente, risultati più efficaci potrebbero esse-re raggiunti se a livello nazionale fosse possibi-le rivedere le normative sul lavoro e costruire un nuovo sistema di welfa-re che superi la precarie-tà e riconsegni diritti e prospettive di futuro alle nuove generazioni. Trecentoquaranta milio-ni di risorse, divise in sei linee di intervento, che si declinano a loro volta in 43 interventi ri-volti a 52.035 potenziali destinatari. Sono questi i numeri del piano pro-gettato dalla Regione Puglia per risollevare l’occupazione. Il gover-no regionale ha voluto fornire così una risposta immediata ad una situazione sempre più difficile e in-sostenibile che colpisce con particolare durezza i giovani e le donne. Tuttavia, analizzando le linee di interven-

to, si deduce che in buona parte si tratta di azioni già programmate (in particolare quelle relative all’utilizzo dei fondi di provenienza U.E.) che hanno trovato nel piano solo una sintesi.Entrando nello specifico del “Piano

straordinario per il lavoro in Puglia”, si legge che lo stesso tende a muoversi secondo due obiettivi: nuova occupa-zione e salvaguardia dell’occupazione. Nel primo caso si propone di innalzare

i livelli occupazionali di quella parte di forza lavoro che presenta prospettive di occupazione più basse come i giovani, le donne e i soggetti espulsi o a rischio di espulsione dai processi produttivi, nel secondo di valorizzare il capitale umano inteso come strumento per migliorare la competitività delle imprese. Alla nuova occupazione sono destinati 269,8 milio-ni di euro per un numero di destinatari potenziali pari a 38.335 persone, per la salvaguardia dell’occupazione, invece, i milioni di euro impiegati sono 70,9 e i destinatari potenziali 13.700. I destinatari dell’intero piano sono lavoratori in cassa integrazione, occupati, lavoratori atipici, imprese, disoccupati, donne disoccupate, donne imprenditrici, donne occupate, giovani disoccupati, apprendisti, persone disabili disoccupate, immigrati e richie-denti asilo, ultracinquantenni, lavoratori socialmente utili (LSU), giovani laureati, ricercatori, manager e imprenditori. Per loro i 340 milioni del piano, che vale da solo lo 0,6% del Pil regionale 2009. Sei le linee di intervento: il lavoro dei gio-vani; il lavoro delle donne; il lavoro per l’inclusione sociale; il lavoro per la qua-lità della vita; il lavoro per lo sviluppo e l’innovazione; più qualità al lavoro. Al lavoro dei giovani è destinato il pac-chetto più ampio di risorse: 122,6 milioni di euro che saranno spesi per formazione, lavoro e impresa. Sono divisi in 8 inter-venti, rivolti a 15.400 destinatari. Il lavo-

ro per l’inclusione sociale è una linea che conta 7 interventi per 47 milioni di euro totali destinati a sostenere, contrastando le povertà e promuovendo l’inclusione, almeno 11.600 persone in difficoltà. Altrettanti gli interventi destinati al la-voro per la qualità della vita. Con 32,9 milioni di euro totali e un popolo di po-tenziali destinatari pari a 5.150 persone, la linea si propone di promuovere il la-voro per uno sviluppo equo e sostenibile. Al lavoro per lo sviluppo e l’innovazio-ne, che destina posti ad alta intensità di conoscenza per i giovani e i ricercatori pugliesi, è riservato il pacchetto di risor-se secondo solo a quello per il lavoro dei giovani: 70,5 milioni per 3.385 destinata-ri. Ben nove gli interventi. Più qualità al lavoro è la linea che investe nelle legali-tà, nella sicurezza del lavoro e nell’emer-sione del lavoro nero. Sei gli interventi per un monte risorse di 34,9 milioni di euro, divise tra 5.700 potenziali fruitori. Il piano appena strutturato, seppur decli-nato con l’integrazione delle politiche di cinque assessorati regionali, in una pro-spettiva di lungo periodo non fornisce indicazioni di particolare rilievo riguardo alle scelte strategiche da effettuare per contrastare le dinamiche economiche na-zionali e internazionali che rischiano di rendere marginale il sistema economico pugliese.

Luigi Conte

“L’idea è contagiosa e noi speriamo di contagiare tutto il resto del Paese”. Lo ha detto il presidente della regione Puglia Nichi Vendola presentando lo scorso 21 dicembre a Bari presso la sala stampa della Presidenza, insieme con l’assessore regionale al Welfare Elena Gentile, le linee guida per l’accesso al Fondo di solidarietà regionale e il pro-tocollo d’intesa con due associazioni che da anni sono impegnate nella tutela del-le condizioni di lavoro e nell’assistenza alle famiglie, la A.n.m.i.l. e la Federca-salinghe.L’idea contagiosa è quella di illuminare una zona molto buia, “quel luogo arti-colato che è il luogo domestico” dove il lavoro casalingo, sempre deprezzato, miete di continuo vittime che, da oggi in Puglia (unica regione in Italia), saranno riconosciute quali vittime sul lavoro. In altre parole il lavoro non retribuito sarà

equiparato al lavoro retribuito nel mo-mento in cui ci dovesse essere un infor-tunio mortale sul lavoro. Il fondo prevede l’erogazione ai familiari delle vittime di due somme: una a soste-gno del reddito, l’altra, come misura una tantum, per il sostegno socio-educativo, scolastico, formativo e del tempo libero dei figli delle vittime, per un importo complessivo massimo di 8mila euro.Sempre nei giorni scorsi l’assessore Gentile ha sottoscritto anche il proto-collo d’intesa con i rappresentanti di A.N.M.I.L. e Federcasalinghe. “Un pro-tocollo non banale – ha detto l’assessore al Welfare – un nodo importante della rete di attenzione verso le donne che ab-biamo costruito in Puglia. Vorremmo in futuro evitare il triste primato che ancora contiamo per gli incidenti. Occorre pre-venire ed educare nei luoghi di lavoro”.

Alice Mi

In linea con la normativa europea in materia di “tutela della dignità

delle donne e degli uomini sul luogo di lavoro”, l’Università del Salento ha istituito la figura della “consigliera di fiducia”: una figura di garanzia per l’applicazione e il rispetto delle “Nor-me per la prevenzione delle molestie sessuali e le discriminazioni di gene-re nei luoghi di lavoro” approvate dal Senato accademico e dal Consiglio di amministrazione dell’Ateneo.La “consigliera di fiducia” è infatti una specialista nella tutela delle lavo-ratrici e dei lavoratori in tema di mo-lestie sessuali e morali sui luoghi di lavoro. I suoi compiti vanno dal so-stegno e l’orientamento per la tutela civile, penale e amministrativa della vittima di molestie sessuali e mora-li, alla consulenza e assistenza alle/ai dipendenti oggetto di attenzioni

moleste; dalla promozione di azioni che contribuiscano alla creazione di un clima organizzativo idoneo ad as-sicurare pari dignità alle lavoratrici e ai lavoratori alle iniziative di forma-zione ed informazione rivolte alle/ai dipendenti.A seguito di procedura pubblica, l’in-carico è stato affidato, a titolo gratui-to, a Paola Martino che da anni lavora nel campo delle politiche di genere e nelle pari opportunità. A partire da martedì 11 gennaio 2011 la consulen-te è a disposizione delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Università del Salento tutti i martedì dalle 16 alle 18 presso la sede del Comitato Pari Opportunità in viale Gallipoli 49. Per contatti: telefono 0832/293013; e-mail [email protected].

Daria Caione

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4ASSOCIAZIONI

Apre, promosso dal Consorzio Emmanuel, uno sportello della società non profit nazionale che svolge mediazione tra domanda e offerta di lavoro con un’attenzione specifica alle fasce deboli

L’associazione di volontariato di Nardò invita i cittadini ad aderire, svolgendo attività di sensibilizzazione e vigilanza. Sedi attive anche a Copertino e Tiggiano

PIÙ VERDE PER LECCE, CON CULTURAMBIENTEGrazie al progetto proposto dall’associazione, ben 800 piante tra alberi e cespugli saranno collocate

in zone della città ancora sprovviste di vegetazione

Ridare vita, con 800 piante tra al-beri e cespugli, alle zone di Lecce

destinate a verde ma ancora sprovviste di vegetazione. Questo l’obiettivo del progetto “Più Verde per Lecce”, pro-posto da CulturAmbiente Onlus, e che verrà concretamente realizzato dalla stessa associazione, dal Comune di Lecce Assessorato ai Lavori Pubblici - cui spetta la cura e l’implementazio-ne del verde cittadino - e dal Servizio Foreste della Regione Puglia che ha provveduto a donare le 800 piante che verranno posizionate sul territorio urbano. La vegetazione sarà colloca-ta principalmente in Viale Roma, Via Lodi, Via Agrigento, Piazzale Stadio e Via Vecchia Carmiano. Inoltre con la collaborazione dell’Istituto Compren-sivo Stomeo - Zimbalo verrà curata la didattica dell’intervento ed il coin-volgimento dei ragazzi della scuola e i residenti delle zone interessate. In par-

ticolare per l’attività di piantumazione sarà organizzata con i ragazzi una gior-nata con momenti divulga-tivi in cui comunicare in maniera scienti-fica ed artistica l’importanza del nostro p a t r i m o -nio natu-rale ur-bano ed extraur-bano, e in cui sarà rivolto un invito ai cittadini per l’adozione degli alberi precedente-mente piantati. Obiettivi specifici dell’iniziati-va sono naturalmente far conoscere alla

cittadinanza – in modo particolare stu-denti di elementari e e medie - le specie

autoctone del territorio con particolare riferimen-

to a quelle della macchia medi-

terranea, far capire l’im-p o r t a n z a della pre-s e n z a del verde a l l ’ i n -terno del c o n t e s t o

urbano ed extra urba-

no, far impa-rare concreta-

mente a piantare e prendersi cura di un al-

bero. I promotori dell’iniziativa ringraziano inoltre Apulia Eco Sapiens

per la fornitura di innovativi tutori per gli alberi, realizzati totalmente in pla-stica riciclata e riutilizzabili per innu-merevoli volte e che vede il Comune di Lecce come ente pilota nel loro uti-lizzo. Le 800 piante saranno così sud-divise per specie: acacia saligna n° 80, alloro n° 20, bagolaro n° 100, bosso n° 20, carrubo n° 80, corbezzolo n° 40, leccio n° 100, pino domestico n° 80, quercia vallonea n° 80, rosmarino n° 20, roverella n° 80, cipresso comune n° 80, oleandri n° 20. “Abbiamo così poco tempo per evitare i danni e gli effetti negativi del cambiamento climatico – è il messaggio che intendono diffondere i promotori dell’iniziativa raccogliendo le parole di Achim Steiner, Unep Exe-cutive Director - . Esistono numerose soluzioni alla portata di tutti, come so-stengono molti economisti, soprattutto se paragonate a ciò che si spende per soddisfazioni personali”.

NASCE A LECCE UNA FILIALE DI “IDEA AGENZIA PER IL LAVORO”

LE GUARDIE DIFESA AMBIENTALE A TUTELA DELLA NATURA

Avrà sede a Lecce in via 95° Regg.to Fanteria una filiale del Con-

sorzio nazionale “Idea Agenzia per il lavoro”, prima società non profit a svolgere servizi di mediazione tra do-manda ed offerta di lavoro, costituita nel novembre 2000 da una serie di consorzi e cooperative sociali. Un vero e proprio innovativo anello di con-giunzione, dunque, tra chi è in cerca di un impiego e chi intende incrementare il proprio organico. La filiale leccese della società - pro-mossa dal Consorzio Emmanuel s.c.a.r.l., capofila, consorzio di coo-perative sociali sia di tipo A che B –

nasce grazie al contributo finanziario della Regione Puglia nel contesto del Fesr 2007-2013. Lo sportello avrà come obiettivi specifici aiutare le aziende nella ricerca della persona giu-sta per il posto giusto, assumendo un importante ruolo di problem solver, e supportare nello specifico la ricerca di occupazione da parte di persone deboli sul mercato del lavoro, avviando an-che percorsi di inserimento lavorativo e sociale. Fondamentale sarà anche la funzione di creare un ponte tra l’azien-da ed il candidato lavoratore, costruen-do un sistema di relazioni fiduciarie con le aziende e con i lavoratori, strin-

gendo collaborazioni e partnership con gli enti pubblici ed in particolare con il Centro per l’Impiego della Provincia di Lecce, quest’ultima partner del pro-getto. Intento della filiale sarà inoltre valorizzare l’esperienza del non profit all’interno di nuovi ambiti lavorativi, e favorire processi di responsabilità so-ciale delle imprese.Tra le categorie di persone a favore di cui lo sportello leccese svolgerà la pro-pria attività ci sono i lavoratori disa-bili di cui alla legge 68/’99, lavoratori svantaggiati, lavoratori extracomuni-tari, adulti che vivano soli con uno o più figli a carico. Tra gli obiettivi che

lo sportello si propone di raggiungere nel corso del primo anno di attività c’è il costituire di una sorta di banca dati “salentina” in cui siano inseriti i curricula dei lavoratori svantaggiati e dei soggetti deboli, creare convenzioni con le imprese del territorio sogget-te agli obblighi della legge n. 68/99, creare convenzioni anche con le co-operative sociali di tipo B, per legge obbligate ad assumere una determinata percentuale di lavoratori svantaggiati, stipulare convenzioni infine anche con gli enti pubblici per svolgere tirocini formativi, azioni di tutoraggio e ac-compagnamento per persone disabili.

L’associazione di volontariato Guardie Difesa Ambientale onlus

cerca persone desiderose di svolgere attività volontaria di impegno a difesa della natura e dell’ambiente. L’associa-zione, che ha la direzione generale e la sede provinciale a Nardò, si propone come punto di riferimento per il cit-tadino, operando sul territorio e svol-gendo un’azione di sensibilizzazione e vigilanza sul patrimonio ambientale, ponendo il proprio servizio di tutela e cura dell’ambiente e della natura a di-sposizione di tutti. Le Guardie Difesa Ambientale offrono la propria consu-

lenza ed il proprio operato a titolo vo-lontario e gratuito nell’interesse della natura, dell’ambiente e delle persone, e sono anche pronte ad affiancare le autorità competenti, qualora queste lo richiedessero. Il Presidente Alessandro Rizzo ha costituito all’interno dell’as-sociazione una sezione specifica, il nucleo operativo delle Guardie Difesa Ambientale Ittiche, che è cooperato dai volontari in possesso di apposito Decreto del Presidente della Provincia. La nomina delle Guardie Ittiche avvie-ne secondo quanto sancito dall’art. 138 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica

Sicurezza (T.u.l.p.s.) che stabilisce i re-quisiti di cui occorre essere in possesso per diventare Guardie Particolari Giu-rate. Ai sensi dell’art. 31 R.D. 1604/31, infatti, le suddette Guardie sono Guar-die Particolari Giurate (Gpg) con fun-zioni di Polizia Giudiziaria.E’ semplice riuscire ad entrare a far parte delle Guardie Difesa Ambientale: possono infatti essere ammessi tutti co-loro che abbiano compiuto il 18° anno di età, di entrambi i sessi e che siano di sana e robusta costituzione fisica, non abbiano riportato condanne pena-li e siano cittadini italiani. C’è anche

un’altra interessante opportunità a di-sposizione di chi sia intenzionato ad impegnarsi in questo ambito. Chiunque sia amante della natura e della salva-guardia dell’ambiente e abbia la vo-lontà di costituire nel proprio territorio una sede autonoma delle Guardie Di-fesa Ambientale, può farlo contattando l’associazione all’indirizzo [email protected], oppure telefonando al numero 346-2245349,www.guardiedifesaambienta-le.it. Le Guardie sono inoltre già pre-senti anche nei comuni di Copertino e Tiggiano.

A cura di Antonio CARBONE

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5ASSOCIAZIONI

UNO PER TUTTI, TUTTI PER SARA

“I tre moschettieri”, il tema del calendario che l’associazione Sara Famiglie Bambini Cardiopatici propone per il 2011

L’associazione Sara Famiglie Bambini Cardiopatici onlus di

Copertino sceglie una veste nuova e simpatica per il calendario 2011, un appuntamento che si rinnova di anno in anno, per essere sempre presenti, riproponendo i temi dell’associazio-ne. L’associazione “Sara” nasce a Coper-tino sei anni fa, formata da un gruppo di amici con in comune lo spirito di solidarietà verso chi soffre, in partico-lare verso le famiglie e i bambini che hanno problemi di cardiopatie con-genite ed acquisite. Per molto tempo l’impegno maggiore dell’associazio-ne è andato verso la riapertura del reparto di cardiochirurgia pediatrica presso l’ospedale Giovanni XXIII di Bari, Centro regionale di riferimento per la diagnosi e la cura delle cardio-patie congenite. Ed è proprio di qual-che tempo fa la notizia della riapertu-ra a pieno regime del reparto, anche grazie agli sforzi compiuti dall’asso-ciazione per tanto tempo.“Per noi – sottolinea Massimo Se-verino, presidente dell’associazione Sara – proporre ogni anno un tema diverso nel calendario, significa rap-presentare alla cittadinanza il lavo-ro che silenziosamente percorre la quotidianità dell’associazione, nello sforzo costante di consentire ai bam-

bini e alle loro famiglie, di vincere la malattia o, più semplicemente, di tro-vare cure adeguate e non dispendiose, soprattutto di mettere fine ai costosis-simi ‘viaggi della spe-ranza’ che oltre a com-promettere le tasche dei f a m i l i a r i , creano un grave danno alla sanità regionale. I tre moschet-tieri del re proprio que-sto stanno a significare: ‘tutti per uno, uno per tutti’. Solo con la solidarietà e l’impegno si conquistano gli obiettivi più impor-tanti. Ora – conclude soddisfatto Se-verino – possiamo dire che le nostre battaglie e gli sforzi profusi in questi anni non sono stati affatto vani: dav-vero un bel modo per iniziare un nuo-vo anno!”.

Alice Mi

A LECCE UN DOPOSCUOLA “INTERCULTURALE”Lo organizza l’associazione Popoli e Culture a favore degli alunni di scuole elementari e medie figli di immigrati

La scuola come specchio della so-cietà, caleidoscopio di lingue e cul-

ture. L’ inserimento dei bambini venuti da lontano si rivela spesso difficoltoso: la scuola, da sola, non basta ed allora si mobilita il mondo del volontariato. Reduce dalla felice esperienza dello scorso anno, l’associazione Popoli e Culture di Lecce ha rinnovato anche per il 2011 il suo impegno nell’orga-nizzazione di un doposcuola “intercul-turale” dedicato agli alunni di scuola elementare e media, figli di immigra-ti. L’obiettivo è quello di assistere gli alunni stranieri nello svolgimento dei compiti per casa, puntando soprattutto ad aiutarli nella comprensione dei testi e a facilitarli nell’acquisizione e nella pratica del vocabolario specifico delle diverse discipline scolastiche. Superate le difficoltà della “lingua di comunica-zione” spesso infatti questi ragazzi si trovano a vivere notevoli problemi con

la “lingua dello studio”. “Sono tutti bambini che parlano italiano – confer-ma Maria Giovanna Mayo, presidente dell’associazione – ma spesso a man-cargli è proprio il supporto e l’aiuto nello studio da parte dei genitori, che in

molti casi hanno difficoltà ad esprimer-si correttamente nella nostra lingua”. Le attività di doposcuola si protrarran-

no fino alla fine dell’anno scolastico e si svolgeranno ogni lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 15,30 alle 17,30 presso la sede dell’Azione cattolica in via S. Venere 10 a Lecce. A seguire i ragazzi docenti italiani e albanesi cui si

aggiungeranno presto tirocinanti invia-ti dall’Università del Salento. La bon-tà e l’utilità dell’iniziativa, avviata lo

scorso mese, ha già riscosso il consen-so delle famiglie: già 28 gli alunni par-tecipanti. Tante le etnie rappresentate: filippini, che sono la presenza più nu-merosa, ma anche cinesi, albanesi, afri-cani, rom. “Siamo doppiamente felici per un’iniziativa che oltre a venire in-contro alle esigenze delle famiglie stra-niere residenti nel nostro territorio ha rafforzato la rete tra le tante associazio-ni che si occupano di immigrati. Grazie al successo dello scorso anno, infatti, l’iniziativa può vantare quest’anno la collaborazione del Centro Intercultura-le Migrantes, del Cif, dell’associazione Maestri cattolici, dell’Azione cattolica che ci ha anche messo a disposizione la sede” aggiunge la presidente. Per ulteriori informazioni sulle attività del doposcuola è possibile contattare l’as-sociazione Popoli e culture al numero 0832/311363.

Daria Caione

UN CALENDARIO PERRACCONTARE LA LEGALITÀ

Lo ha realizzato un gruppo di detenuti del carcere di Borgo San Nicola da un’idea dell’associazione Il Bruco. Vignette con riflessioni su legalità

Quando in un carcere si comincia a riflettere in maniera seria sulla

legalità, allora la possibilità effettiva che hanno detenuti e detenute di riper-correre la loro storia e di ricollocarla

nei pezzi di un nuovo dive-nire, diviene davvero reale. Se a questo si aggiunge una tensione verso altri, ancora meno meno fortunati, al-lora non solo si abbattono i muri interiori, ma si può finire per valicare an-che quelli fisici dello stretto spazio in cui si è ristretti. È quello che sta accadendo con

l’iniziativa di un piccolo gruppo di detenuti leccesi che hanno inventato un calendario per dire qualcosa al di là del muro di Borgo San Nicola. L’idea nasce nato da un’iniziativa dell’as-sociazione “Il Bruco” diretta da Don Raffaele Bruno. Dell’associazione fanno parte una serie di volontari da tempo impegnati nelle attività di re-

cupero svolte all’interno del carcere e al momento dieci detenuti. Il senso del calendario? Raccontare attraverso le vignette la riflessione su legalità e carta costituzionale che il gruppo dell’associazione ha fatto durante una serie di incontri nel corso del 2010, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Infatti ogni mese del calendario commenta un articolo della Costituzione, una satira che però “vuole essere un invito alla respon-sabilità e alla partecipazione”. Non mancano una buona dose di satira, condita dall’amarezza di alcuni temi, come quello che commenta l’articolo 27 della Costituzione e rappresenta una cella super affollata con letti a castello debordanti e la nuvola fuo-ri che annuncia “avanti c’è posto!” e il commento di è dentro: “vicini, vicini!”. Il calendario, è quanto ha chiesto don Raffaele Bruno a Libera, l’associazione contro tutte le mafie, potrebbe rientrare tra gli strumenti didattici da utilizzare nelle scuole per la celebrazione del 150° anniversario della Costituzione. Inoltre la vendita del calendario servirà a raccogliere un fondo di solidarietà da destinare ai ragazzi di strada di Brazaville, in Con-go, dove Fra Adolfo dei Frati Minori è impegnato nella gestione di un centro di accoglienza.

Daria Caione

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6SPECIALE CELIACHIA

QUESTIONE DI GLUTINEA cura di Sara BEAUJESTE D’ARPE

Cos’è la celiachia?“La malattia celiaca è un’ente-

ropatia immunomediata che si ma-nifesta nei soggetti geneticamente predisposti a seguito dell’ingestione del glutine. (…) La malattia si mani-festa con quadri clinici estremamen-te diversi e polimorfi”. Definizione dell’Accordo del 20 dicembre 2007 tra il Governo, le Regioni e le Pro-vince autonome su “Documento di inquadramento per la diagnosi ed il monitoraggio della celiachia e relati-ve patologie associate”.

Diagnosi e numeriPur essendo la celiachia considerata una malattia tipica dell’età pediatri-ca, questa intolleranza può compa-rire in qualsiasi periodo della vita e con sintomi diversi che vanno da malfunzionamenti dell’apparato di-gerente a dolori muscolari e ossei. La sua diagnosi non è sempre facile.Il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali ha effettuato nel 2008 un censimento dei malati di celiachia: sono 5360 in Puglia, di cui 1780 i maschi e 3580 le donne. Sono 0 i bambini celiaci tra 6 mesi e 1 anno, 98 fino a 3 anni e mezzo, 1089 fino a 10 anni e 4173 in età adulta.

Quali agevolazioni?Le agevolazioni si riferiscono all’eroga-zione gratuita degli alimenti senza gluti-ne. Gli alimenti si possono ritirare nelle farmacie, nella GDO (Grande Distribu-zione Organizzata) e nei negozi specia-lizzati. L’importo mensile è fissato dal Decreto del 04 maggio 2006, così diviso per fasce: da 6 mesi ad un anno 45 euro, fino a 3 anni e mezzo 62 euro, fino a 10 anni 94 euro e in età adulta 140 per gli uomini e 99 per le donne.In “Norme per la protezioni dei sog-getti malati di celiachia” (2005) questa patologia viene definita espressamente

“malattia sociale” e sono previsti degli interventi per “favorire il normale inse-rimento nella vita sociale dei soggetti affetti da celiachia”.Si parla di “agevolare l’inserimento dei celiaci nelle attività scolastiche, spor-tive e lavorative attraverso un accesso equo e sicuro ai servizi di ristorazione collettiva”. Inoltre “ nelle mense delle strutture scolastiche e ospedaliere e nel-le mense delle strutture pubbliche devo-no essere somministrati, previa richiesta degli interessati, anche pasti senza glu-tine.”

IL PARERE DELL’ESPERTOQuali sono le difficoltà

quotidiane delle persone celiache?

Abbiamo chiesto il pareredella rappresentante di

IMID Esther Paola Pattoli

Tante le difficoltà e i problemi ancora irrisolti per una malattia

dal carattere sempre più “sociale”.La parola a Esther Paola Pattoli, rappresentante di IMID “Immune Mediated Inflamatory Disorders”. “Le agevolazioni finanziarie sono assolutamente insufficienti e i costi dei prodotti proibitivi, perché sono pochi a produrli. Grandi le difficol-tà negli ospedali: i ricoverati spesso devono portare il cibo da casa o lot-tare per ottenere un diritto sancito per legge.Anche le mense pubbliche sono un problema: una donna dipendente dalla marina non ha potuto più la-vorare in barca per l’impossibili-tà di avere pasti gluten free. Oltre agli ingredienti, ci sono difficoltà anche con le pentole, le posate: chi cucina non deve utilizzare gli stessi attrezzi. Ci sono persone che han-no reazioni mortali con un minimo contatto.Nella grande distribuzione, c’è il problema dei macchinari: spesso si usano le stesse macchine per pro-dotti “normali” e per celiaci.Per quanto riguarda le etichette, poi, i produttori non sono costretti a riportare tutto ciò che contiene un prodotto e a volte appare la dicitura “fibre in traccia”e si finisce in ospe-dale.Le persone affette da queste patolo-gie sono bloccate nella loro libertà, le limitazioni sono mille. In viag-gio devono prevedere tutto prima di partire, pensare all’accoglienza alberghiera ed è ancora più difficile per i bambini”.

LA STORIA: ANTONELLA, SEI ANNI, CELIACA

“TANTI PASSI AVANTI VERSO I DIRITTI DEL CELIACO”

Serena è una giovane mamma come tante che lavora e si prende cura della sua bambina Annalisa, sei anni, celia-ca. Nelle sue parole le quotidiane diffi-coltà di un genitore costretto a dolorosi “no” e a scontrarsi con le mancanze di un sistema che ancora ignora le esigen-ze di chi contrae questa malattia.Annalisa ha cominciato a stare male all’età di soli quattro anni. Serena si è subito rivolta al medico di medicina generale, che come spesso accade, non ha riconosciuto la celiachia, accusan-dola al contrario di essere esagerata-mente apprensiva. Ma il tempo passa-

va ed la bambina stava sempre peggio, dimagriva, non dormiva bene ed era sempre più sciupata e stanca. Da qui la decisione di rivolgersi ad uno speciali-sta che ha finalmente diagnosticato la celiachia spiegando ai genitori come comportarsi con questa patologia le-gata all’alimentazione. La bimba non può infatti mangiare molti prodotti co-muni come il pane, i biscotti, le pizzet-te ed gelati. Quando è a passeggio o a casa di altre persone, spesso non può toccare nulla. Al bar, sua madre chie-de gli ingredienti dei dolci o se hanno qualcosa che con certezza sia sicura.

Serena ha un buono da spendere per la spesa fornitoli dall’ASL, ma non è suf-ficiente a coprire i bisogni della bambi-na. Deve sempre integrare di tasca sua.L’estate scorsa Annalisa è stata rico-verata in ospedale a Lecce per una gastroenterite. La madre ha subito co-municato al personale dell’ospedale il problema della bimba, ma una mattina si è distratta e Annalisa ha mangiato dei biscotti. Può sembrare strano, ma è grave che neanche in ospedale siano attenti a questa patologia e in alcuni centri non siano disponibili pasti glu-ten free.

Qual è l’incidenza della patologia in Italia e in Puglia?

Secondo l’AIC nazionale l’inciden-za di questa intolleranza in Italia è stimata in un soggetto ogni 100 per-sone. I celiaci potenzialmente sa-rebbero quindi 600.000, ma ne sono stati diagnosticati ad oggi poco più di 100.000. Ogni anno vengono ef-fettuate 20.000 nuove diagnosi con un incremento annuo di circa il 20%. L’AIC Puglia conta circa 5400 soci, ma possiamo stimare che la popola-zione celiaca nella nostra Regione sia

tra i 10000 e 15000 soggetti diagno-sticati. Nella Provincia di Lecce con-tiamo circa 600 soci.Molte persone che hanno a che fare direttamente e indirettamente con la malattia, si lamentano dell’insuffi-cienza della quote e di come sia ingiu-sta questa differenziazione tra uomini e donne. Cosa ne pensa?Chiaramente abbiamo chiesto incontri al Ministero per la parificazione delle quote ma ci è stato ripetuto che i loro esperti alimentari hanno accertato un fabbisogno alimentare superiore

nell’uomo rispetto alla donna. Abbia-mo chiesto alla Regione Puglia allora di integrare la differenza. La risposta non è stata negativa, ma la strada è lunga ed impervia.È davvero così difficile la situazione negli ospedali?I maggiori disagi per un pasto senza glutine li abbiamo soprattutto negli ospedali, per usare un loro termine siamo ad un codice rosso!Ci sono degli effettivi passi avanti?Sono passi da gigante quelli fatti in questi tre lustri, soprattutto grazie

Intervista ad Antonio Mercuri, coordinatore provinciale dell’associazione Italiana Celiachia (AIC)

all’associazione. Basti pensare alle tante strutture che fanno parte del network della ristorazione, alla spen-dibilità dei buoni su tutto il territorio regionale, il frazionamento dello stesso buono e la spendibilità presso strutture convenzionate con l’ASL. Altri traguardi sono l’esenzione per alcune analisi costosissimi e la legge 123 del 4 luglio 2005 che considera la celiachia non più solo una malattia rara, ma una malattia sociale. Questo però non ci appaga e conti-nueremo a lottare per raggiungere nuovi obiettivi, tutti con lo stesso fine: ottenere una migliore qualità di vita per i celiaci.

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7SALUTE

SERVIZI TRASFUSIONALI, APPROVATI I REQUISITI MINIMI

UN’ANALISI DEL SANGUE PER SCOPRIRE L’ALZHEIMER

Plauso della Fidas all’approvazione dell’accordo Stato-Regioni. Una base per l’erogazione uniforme dei livelli essenziali di assistenza

Grazie alle ricerche di un istituto americano l’Alzheimer potrebbe essere presto diagnosticato precocemente grazie ad un semplice esame. Una buona notizia che alimenta la speranza

Buone notizie arrivano dalla ri-cerca scientifica riguardo la

diagnosi precoce del morbo di Al-zheimer. Le novità provengono dallo Scripps Research Institute, in Florida, organizzazione biomedica no-profit tra le più importanti del mondo, i cui ricercatori hanno speri-mentato un test grazie al quale l’Al-zheimer potrebbe essere diagnostica-to precocemente tramite un semplice esame del sangue.L’approccio innovativo sperimenta-to dal professor Kodadek e dal suo team di ricerca, consiste nell’utilizzo di un’ampia gamma di molecole, de-nominate peptidi, per cercare gli an-ticorpi presenti nel flusso sanguigno di pazienti con specifiche patologie.Il morbo dell’Alzheimer causa la produzione di proteine modificate, nei confronti delle quali l’organismo reagisce. I ricercatori sono riusciti ad identificare tali proteine proprio gra-zie all’utilizzo dei peptidi, una serie di molecole che svolgono un lavoro di ricerca sugli anticorpi potenzial-mente modificati che circolano nel sangue. Con l’utilizzo di circa mille peptidi si è individuata una piccola

percentuale di proteine modificate che contraddistinguono i campioni di sangue dei soggetti colpiti dalla

malattia. Questa rilevazione è stata trasferita sul morbo di Alzheimer ri-uscendo così a identificare tre peptidi

che differenziano le persone malate da quelle sane. Lo studio, pubblicato sul numero del

7 gennaio 2011 del-la rivista scientifica Cell, dovrà ora essere ripetuto con campio-ni più numerosi di soggetti provenienti da diverse parti del mondo e che mostra-no diversi gradi della patologia. Affinchè il test abbia una larga diffusione, bisognerà tuttavia individuare una procedura più ac-cessibile per costi e complessità.In passato un gruppo di ricercatori del Co-lumbia University Me-dical Centre di New York, ha già provato ad utilizzare l’analisi del sangue per scopri-re un’eventuale ma-

lattia di Alzheimer nei pazienti. Gli studiosi hanno scoperto che la con-centrazione di un particolare peptide

nel flusso sanguigno potrebbe essere indice di un rischio piuttosto elevato di sviluppo futuro dell’Alzheimer. Elevati livelli di Amiloide Beta 42, il nome del peptide in questione, erano infatti presenti nel sangue dei pazienti che avrebbero sviluppato in seguito l’Alzheimer. Subito dopo l’inizio della malattia questi stessi livelli tendono a diminuire. Ciò è spiegato da una compartimentazione del peptide nel liquido cerebrospina-le (o liquor), la cui analisi comporta un prelievo spinale molto più inva-sivo e doloroso rispetto a un esame del sangue. Sarebbe dunque molto importante poter ricorrere a un sem-plice prelievo sanguigno per tenere sotto controllo il livello del peptide. In questo modo si disporrebbe di uno strumento per una diagnosi preventi-va capace di contrastare la patologia. In malattie come l’Alzheimer o altri tipi di demenza, infatti, la diagnosi precoce è di fondamentale impor-tanza per prevenire in tempo, con le dovute terapie o più semplicemente modificando alimentazione e stile di vita, il rischio di ammalarsi.

Alice Mi

La Conferenza Permanente per i rap- _porti tra lo Stato, le Regioni e le

Province autonome di Trento e Bolzano, nella seduta del 16 dicembre, ha defini-tivamente approvato i requisiti minimi organizzativi, strutturali e tecnologici dei Servizi Trasfusionali e delle Unità di Raccolta ai sensi dell’articolo 19, com-ma 1 della legge 21 ottobre 2005, n. 219, nonché il modello per le visite di verifica di cui al D.lgs 261/2007. “Con viva sod-disfazione si prende atto dell’avvenuta approvazione di questo fondamentale accordo sancito dalla Conferenza Stato Regioni – afferma Aldo Ozino Caligaris, presidente nazionale della Fidas (Fede-razione italiana associazioni donatori sangue) –. Questo accordo, che definisce i requisiti minimi delle strutture trasfu-sionali, costituisce la base imprescindi-bile per l’erogazione uniforme dei livelli essenziali di assistenza in materia di at-tività trasfusionali, anche attraverso la qualificazione dei servizi trasfusionali e delle unità di raccolta. Garantisce, inol-tre, trattamenti omogenei ai donatori e ai pazienti riceventi terapie per emocom-ponenti ed emoderivati, pur nel rispetto

delle scelte e dei modelli organizzativi regionali”.La predisposizione di questo atto norma-tivo è stata affidata al Centro nazionale sangue dalla Commissione salute degli assessori alla sanità di Regioni e Pro-vince Autonome e dal ministero della Salute. Il testo è stato approvato dalla Consulta tecnica permanente per il siste-ma trasfusionale con il parere favorevole di Aifa. Con la concreta applicazione di questa norma, inizia un percorso indi-spensabile per l’accreditamento delle strutture trasfusionali nel rispetto delle normative nazionali e europee, percor-so che dovrà essere completato con due ulteriori passaggi normativi imprescin-dibili: la predisposizione del Decreto ministeriale di istituzione dell’elenco nazionale dei valutatori del sistema tra-sfusionale, e l’emanazione da parte del Centro Nazionale Sangue delle linee gui-da per l’accreditamento di cui all’articolo 20 della legge 219/2005, che dovranno interessare prevalentemente aspetti qua-litativi di standardizzazione e razionaliz-zazione delle attività trasfusionali.

Daria Caione

Non c’è nessun legame tra il vaccino trivalente e l’auti-

smo. Questa la scoperta del gior-nalista scientifico Brian Deer che mette in discussione lo studio che per dodici anni ha affermato il contrario.Nel 1998, il medico britannico Andrew Wakefield pubblicava sulle pagine della rivista scienti-fica Lancet un articolo che soste-neva un legame tra l’utilizzo del vaccino trivalente e l’autismo. Secondo lo studio il vaccino triva-lente per morbillo, parotite e ro-solia potrebbe scatenere, in alcuni casi, infezioni intestinali legate all’autismo. Questa tesi ha avuto come effetto la diminuzione delle vaccinazioni soprattutto in Gran Bretagna e Stati Uniti.Brian Deer in un articolo pubbli-cato sul British Medical Journal smentisce la tesi di Wakefield, portando prove evidenti a soste-gno di quanto da lui affermato. Innanzitutto, in cinque dei bambi-ni analizzati nello studio di Wake-

field i sintomi dell’autismo erano apparsi prima della vaccinazio-ne e non dopo. In secondo luogo sono state riscontrate discordanze tra quanto dichiarato dai famiglia-ri dei bambini e quanto riportato dal ricercatore. Infine, ben 10 dei 13 ricercatori che avevano preso parte allo studio hanno deciso di ritirarsi non condividendone le conclusioni. Brian Deer rivolge delle pesanti accuse al dottor Wakefield, che, secondo il giornalista, si sarebbe basato su dati falsi e avrebbe vo-lontariamente manomesso le in-formazioni. Wakefield dal canto suo, continua a difendere il suo lavoro, definen-do infondate le accuse nei suoi confronti e incolpando a sua volta Deer di essere un emissario delle case farmaceutiche, preoccupate per la diminuzione delle richieste di vaccinazioni da parte delle fa-miglie, in seguito a quanto asseri-to dal suo studio.

Alice Mi

AUTISMO E VACCINI:NON C’È LEGAME?

Uno studio sembra smentire le accreditate teorie su un legame tra il vaccino trivalente e l’autismo. Ma la discussione resta aperta

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8DOSSIER

Bisogno alimentare, lavoro, casa: le diverse facce del di-

sagioHanno toccato quota 38mila nella provincia di Lecce le persone che risultano aver bisogno del sostegno sul fronte alimentare fornito dal Banco delle Opere di Carità. Quello che colpisce, prima ancora che il va-lore numerico del dato, è soprattutto la rapidità con cui risulta evolversi, evidenziando quindi un disagio che non accenna a ridursi. Questa ultima rilevazione effettuata dal Banco del-le Opere di Carità, relativa alla metà di dicembre 2010 e indicativa quindi rispetto all’andamento per il 2011, segna infatti una distanza non indif-ferente rispetto al dato delle 25mila persone censite ad ottobre 2010, dato di per sé già più che doppio ri-spetto ai numeri di sei anni fa. Nel-la provincia di Lecce inoltre risulta crescere in modo regolare il numero delle persone disoccupate, le fami-glie con un solo reddito rischiano di scivolare nel disagio. In base ai dati dei Centri per l’impiego, poi, appare elevato il tasso di precarietà, con il 75% degli avviamenti regi-strati nel 2007 a tempo determinato, mentre la Cgil provinciale mette in luce il rischio di crescente margi-nalizzazione industriale dell’area

salentina evidenziando il dato degli oltre 8milioni di ore totali di cassa integrazione utilizzate da gennaio ad ottobre 2010. E se l’emigrazione dei giovani nelle regioni del Nord spesso non li mette più al riparo dal bisogno di sostegno da parte della famiglia di origine, tende a contrarsi contemporaneamente la capacità di risparmio delle famiglie stesse e le banche lanciano il mutuo “finaliz-zato alla liquidità”. Sul fronte casa l’osservatorio dell’Istituto autono-mo case popolari legge il disagio re-gistrando l’aumento degli inquilini concentrati nelle classi più deboli, che pagano l’affitto minimo non senza difficoltà: l’Unione Inquilini della provincia di Lecce denuncia infatti l’esempio di Copertino con un tasso di morosità rispetto agli af-fitti minimi pari al 70%. E se sul territorio fa ancora fatica a concretizzarsi quel rapporto di rete tra amministratori, enti locali e associazioni che consentirebbe di offrire soluzioni sempre meno as-sistenziali, le buone prassi comun-que presenti sembrano tracciare una strada da seguire: promuovere il lavoro femminile, sostenere le idee e l’imprenditoria dei giovani, ridare fiducia alle famiglie che oppresse dal disagio l’hanno persa, offrire

linfa ad una comunità che può cre-scere prima di tutto dal suo interno. Il lavoro delle associazioni di vo-lontariato, delle parrocchie, delle Caritas, mostra un bisogno di pro-mozione, crescita e valorizzazione dell’individuo che sfugge a qualun-que statistica.

In provincia di Lecce circa 38 mila persone assistite attraverso

il Banco delle Opere di CaritàIl Banco delle Opere di Carità di Pu-glia, con sede centrale ad Alessano e con un nuovo deposito a Squinzano per servire meglio l’area a nord di Lecce, recupera prodotti alimenta-ri attraverso varie fonti di approv-vigionamento - l’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), l’industria alimentare, la grande distribuzione organizzata, le ini-ziative come la raccolta alimentare e la settimana della solidarietà – e li distribuisce mensilmente e gra-tuitamente agli enti assistenziali e caritativi convenzionati. Sono ad oggi già circa 311 - in base all’ul-timo aggiornamento di metà dicem-bre e con un salto notevole rispetto ai 126 registrati nel 2009 – gli enti che, tra mense per i poveri, case di accoglienza, centri di recupero, co-munità, caritas parrocchiali, gruppi

di volontariato vincenziano, colla-borano con il Banco e che ricevuti i prodotti, li mettono a disposizione delle famiglie bisognose. “Dal 2004 abbiamo visto più che raddoppiare le persone che hanno bisogno – ci dice Don Lucio Ciardo, parroco di Tiggiano, Presidente del Banco del-le Opere di Carità -. L’aumento del numero degli enti implica natural-mente anche l’incremento delle per-sone assistite attraverso il Banco, considerando l’intera provincia di Lecce, fino a Squinzano, parliamo di circa 38mila persone che avran-no la nostra assistenza nel corso del 2011, sono invece circa 43 mila se aggiungiamo le altre 5mila persone distribuite in una decina di comuni della provincia di Brindisi, dove si estende il nostro raggio di azione. Tra queste persone ci sono colo-ro che abbiamo sempre sostenuto, come le famiglie con difficoltà ad inserirsi nel tessuto sociale, o che si trovano al di sotto della soglia di 800 euro al mese, in situazioni di povertà assoluta, e anche coloro che oggi si trovano in difficoltà ad arri-vare alla fine del mese. In concreto: gli enti ci chiedono più sostegno per le famiglie. Se prima bastava un sostegno ‘soft’, ora ce ne vuole uno forte”.

Il disagio sociale e la crisi del ceto medio nella provincia di Lecce, tra comuni che navigano a vista e terzo settore supplente. In crescita le persone assistite dal Banco Opere di Carità e gli inquilini delle

case popolari che pagano l’affitto minimo

LE SFIDE DELLE NUOVE POVERTÀA cura di SARA MANNOCCI

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Rispetto all’area provinciale un riscontro abbastanza indicativo delle dinamiche in atto – pur se con il limite di lasciare fuori la realtà del

lavoro sommerso - si può ricavare dalle registrazioni effettuate presso i Centri per l’impiego di Lecce e provincia. Emerge dai dati a disposi-zione che nel triennio 2007-2009 la quota della popolazione in cerca di occupazione (includendo sia disoccupati – persone che hanno perso una precedente occupazione – che inoccupati – persone in cerca di pri-ma occupazione) è cresciuta in modo regolare, passando dalle 154.724 unità del 2007 alle 197.954 del 2009, in termini percentuali rispetto alla popolazione in età lavorativa dal 22,16% al 26,65%. Inoltre si evidenzia come la proporzione tra disoccupati e inoccupati tenda a sbilanciarsi ancor di più, nei tre anni presi in considerazione, a favore dei primi, che nel 2009 costituiscono ben il 72% (pari a 142.629 persone) del totale della popolazione in cerca di lavoro contro il 66% del 2007.

“Quella legata al lavoro è una delle povertà più vere qui al Sud” af-ferma Don Macculi. Il territorio salentino si mostra oggi coinvolto in

un processo di impoverimento avviato dall’inizio del 2000, prima della crisi economica di cui si stanno ancora producendo gli effetti. Un con-testo di crescente marginalizzazione sul piano industriale, riduzioni dei salari e del reddito, contrazione o meglio alterazione della composizio-ne merceologica dei consumi delle famiglie. Spiega il prof. Guglielmo Forges Davanzati, professore associato di Storia del pensiero economi-co all’Università del Salento: “Il Salento è un’area periferica e deserti-ficata sul piano industriale perchè la concentrazione delle imprese tende a crearsi nelle zone centrali e più ricche. Questo determina, ancora di più dopo la crisi del Tac, un’ulteriore marginalizzazione dell’area, po-polata da imprese di piccole dimensioni con alta incidenza di economia irregolare che esprimono una domanda di lavoro bassa, e in cui i sala-ri sono bassi e decrescenti”. In più le imprese meridionali, in grande maggioranza di piccole dimensioni, sono caratterizzate da un accesso al credito più difficile rispetto a quelle grandi e con tassi di interesse più elevati. Del rischio di una sempre maggiore desertificazione industriale del territorio parla anche la Cgil provinciale, “un rischio confermato – afferma il sindacato – dai dati aggiornati al 31 ottobre 2010 sulla cassa integrazione: 8.164.874 ore totali utilizzate nella provincia di Lecce da gennaio a ottobre”.

“Mense della Caritas affollate. Spesso si tratta di persone sen-

za problemi fino a qualche anno fa”, titola il Nuovo Quotidiano del 12 agosto scorso, e non sembra un titolo ad effetto. Don Attilio Mesa-gne è direttore della Caritas dioce-sana di Lecce e parroco della zona 167, presso la Chiesa di San Gio-vanni Battista, dove si concentra gran parte del disagio sociale cit-tadino. Ci dice che se prima erano tutti immigrati, da qualche anno a questa parte sono anche italiani i nuovi poveri: “ci sono persone che hanno lavorato tutta una vita ma si trovano senza nulla, uomini se-parati, ad esempio mariti proprie-tari di un appartamento che hanno dovuto uscire di casa e lasciarla a

moglie e figli. C’è anche chi aveva un lavoro ed una famiglia ed era benestante, così come chi per dieci euro lavora tutta la giornata stando accanto ad una persona anziana o facendo le pulizie. Sono tante le situazioni di questo genere, alle mense sono italiane un buon 25-30% del totale delle persone”. I primi due lunedì del mese, presso San Giovanni Battista, vengono distribuiti i pacchi dono con gli alimenti di base: pasta, zucchero, farina, latte, formaggio. “E’ una cosa assurda – sottolinea Don Me-sagne -, alcuni giorni qua sembra il dopoguerra. Distribuisco 200-250 pacchi a persone che arrivano da tutta la diocesi, e a volte si esauri-sce tutto in una o due ore”.

Marisa Tamburretto e Anna Panzera sono volontarie

da circa dieci anni alla Caritas della parrocchia di San Pio. Non mancano i problemi anche in questa zona che, man mano che la città andava allargandosi, si è sentita abbandonata a se stessa. La dispensa Caritas è ben fornita di prodotti alimentari distribuiti attraverso il circuito della Co-munità Europea e di quelli che arrivano in dono dai cittadini. Anche l’Ipercoop di Lecce, gra-zie ad una convenzione, dà il proprio contributo, mettendo a disposizione confezioni aperte o lesionate, con i prodotti perfet-tamente integri ma che non pos-sono più essere venduti. I pacchi

dono, da qualche tempo a questa parte, vengono assegnati solo a coloro che, italiani e non, dimo-strano di risiedere nel quartiere. “E’ un modo per cercare di evi-tare che qualcuno provi a fare il giro delle parrocchie – ci dicono le volontarie – e che altre perso ne che hanno bisogno rimanga-no senza. Nel complesso andia-mo incontro a circa 50 famiglie, negli anni non sempre le stesse, si tratta in maggioranza di situa-zioni familiari in partenza già precarie ma non solo. Man mano che conosciamo chi ha bisogno, componiamo i pacchi di conse-guenza, pensando in particolare alle esigenze delle persone a cui vanno”.

Le Caritas a Lecce. “A San Giovanni Battista 200-250 pacchi dono esauriti anche in un

paio d’ore”

San Pio: “i pacchi solo ai residenti per

evitare ‘il giro delle parrocchie!”

LAVORO. CRESCITA REGOLARE DELLE PERSONE IN CERCA DI OCCUPAZIONE:

DAL 22% DEL 2007 AL 26,6% DEL 2009

LA MARGINALIZZAZIONE DELL’AREA SALENTINA. DA GENNAIO A OTTOBRE OLTRE 8 MILIONI DI ORE DI CASSA INTEGRAZIONE

L’ultimo rapporto Swimez sull’economia del Mezzogiorno evidenzia per quanto riguarda la Puglia come il prodotto

interno lordo nel 2009 risulti calato del 5% rispetto al 2008 e l’occupazione segni una riduzione del 3,8%

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10DOSSIER

“La flessibilizzazione e la precarietà del rapporto di lavoro – commenta ancora Davanzati – rendendo credibile la minaccia di licenziamento possono porre i datori di lavoro nella condizione di pagare meno. Di fronte ad un contratto a tempo determinato, in presenza di alta disoccupazione, l’unica possibilità è rimanere disoccupati o accettare le condizioni di impiego, e quindi anche i bassi salari”. Un meccanismo che, soprattutto in relazione ai giovani e a quelli in particolare molto scolarizzati, può portare alla disoccupazione volontaria, alla sottoccupazione intellettuale o all’emigrazione. “E’ grave che i giovani non vedano un futuro nella propria terra – fa riflettere Don Ciardo - Anche la precarietà, se all’inizio può essere vista come un’opportunità di ingresso nel lavoro, non può comunque durare per sempre”. Oggi appare di nuovo forte l’emigrazione dei giovani dalla Puglia, ha ripreso a crescere dal 2005 dopo che, negli anni passati, aveva avuto una battuta d’arresto. L’Istituto pugliese di ricerche economiche e sociali (Ipres) “segnala – afferma Don Macculi, che nel 2009 sono andate via dalla regione circa 10mila persone laureate”.

Certamente l’emigrazione non è un fatto nuovo, e implica trasferimento di produttività verso il nord, ma anche trasferimento di domanda, considerando la maggiore propensione al consumo delle fasce giovanili. Il fatto nuovo invece sta nella circostanza che i giovani salentini che emigrano generino oggi rimes-se negative: “i giovani non riescono più a trasferire denaro alle famiglie di origine, e continuano comunque ad essere mantenuti dalle famiglie – afferma Davanzati -. Anche questo contribuisce a spiegare la riduzione della propen-sione al risparmio delle famiglie pari a circa il 2%”. Le famiglie meridionali - per ragioni prevalentemente culturali legate ad una società di industrializza-zione lenta meno orientata all’investimento - esprimono una propensione al risparmio relativamente alta che però a causa dell’impoverimento ora tende a ridursi, e si trovano quindi ad attingere ai loro risparmi e a non riuscire a tenere denaro da parte, “dovendo mantenere i propri figli fuori casa o per rimanere in linea con un certo target di consumi”. La questione della sempre crescente difficoltà nel risparmio da parte delle famiglie viene sottolineata anche dal funzionario di una Banca di livello nazionale da noi contattato. “La capacità di risparmio è solo per le persone che hanno redditi altissimi – afferma –. Chi ha redditi elevati riesce anche a risparmiare ed investire, mentre il ceto medio si avvicina sempre più alla soglia di povertà. Non a caso si sta diffondendo anche qui a Lecce, ma ancora di più nelle città del Nord, il fenomeno delle nuove aperture di uffici in cui si acquista oro, a cui i cittadini si rivolgono pur di avere liquidità”.

Un aspetto, questo, evidenziato dall’Istituto autonomo case popolari provinciale, dal Comune di Lecce e dall’Unione Inquilini della provincia di Lecce, che non nascondono il feno-meno delle occupazioni abusive degli alloggi e dell’occupazione di abitazio-ni da parte di chi non ha più i requisti per risiedervi. Da una verifica efficace in questo senso risulterebbe probabil-mente una disponibilità di alloggi, tale se non da porre rimedio quanto meno da alleviare il problema della caren-za di abitazioni. Il primo problema è comunque è dare una risposta ai circa 170 leccesi che, sui 350 che aveva-no fatto richiesta in base alla vecchia graduatoria, risultano ancora in attesa di una casa. Il nuovo bando, che sarà pubblicato a fine gennaio, diventerà quindi operativo solo quando sarà data una risposta concreta ai cittadini già assegnatari e in attesa. Una disponi-bilità di alloggi arriverà anche grazie al finanziamento regionale di cinque milioni di euro sulla base del quale il Comune, con il supporto di soggetti privati, sistemerà gli alloggi esistenti e provvederà alla realizzazione di nuovi. Istituto case popolari: “Crescono gli inquilini nelle classi più deboli, con l’affitto minino”Attraverso il lavoro quotidiano e l’ot-tica di osservazione dello Iacp trova conferma com’era prevedibile la lettu-ra del progressivo impoverimento che il territorio provinciale si trova a vive-re: “l’ultima relazione sull’inquilinato realizzata tra il 2009 e il 2010 ha evi-denziato – afferma ancora Zappatore - un crescendo degli inquilini collocati nella prima e seconda classe, quelle più deboli, con l’affitto che viene ab-battuto al minino di 25 euro”. Gli uffici dello Iacp si trovano a gestire natural-

mente anche le situazioni di mora. Su questo fronte il Coordinatore dell’Isti-tuto leccese precisa che, di concerto con il sindacato degli inquilini, è stata data priorità – proprio per evitare di gravare ulteriormente sulle famiglie - al recupero dei locali che si trovano normalmente al piano terra degli stabi-li e attribuiti a locazione commercia-le. Chi è moroso nei confronti dello Iacp, però, prima o poi dovrà trovarsi a pagare, fermo restando che di fron-te alle situazioni di particolare gravità la legge regionale prevede che ne sia data comunicazione ai servizi sociali dei comuni. “Fino ad oggi lo Iacp è in-tervenuto con sfratti portati a termine solo nei confronti di classi di inquilini alte o di coloro che risultavano già pro-prietari di un’altra abitazione – conclu-de -. Di fronte al disagio conclamato proprio con i comuni cerchiamo di trovare le soluzioni migliori perchè a noi sfugge la realtà socioeconomica delle famiglie, ne conosciamo dalla situazione reddituale solo quella eco-nomica. Il disagio invece è registrato dal comune, che può sapere se quella famiglia che dichiara zero è effettiva-mente una famiglia che non percepi-sce reddito o una che non ha bisogno di sostegno sociale”. Le fasce d’affit-to negli alloggi popolari sono quelle, prima e seconda fascia, che hanno un reddito inferiore ai 15mila euro l’anno, pagano 25 euro di affitto, le altre fa-sce anche 50 euro. Cifre minime, che tuttavia molte famiglie non riescono a sostenere. Copertino e Gallipoli ne sono l’esempio: il primo con il 70% di morosità, il secondo con picchi che ar-rivano al 90%. I sindacati interagisco-no con le amministrazioni, ma anche nel campo degli alloggi, sono spesso divisi.

In linea generale sembra emergere un atteggiamento di paura da parte delle famiglie, una prudenza nei confronti dei consumi che denuncia situazioni di difficoltà oggettiva e che spinge le banche a rivolgersi alla clientela offrendo nuove soluzioni. Nasce in questa logica il mutuo finalizzato alla liquidità: “un tempo si faceva ricorso al credito finalizzato: le persone venivano in banca per avere soldi per poter comprare un bene, innescando così un meccanismo virtuoso – ci spiega il funzionario -. Ora la banca si è inventata il mutuo fine liquidità, le famiglie chiedono soldi non allo scopo di comprare un bene ma proprio per arrivare alla fine del mese, far fronte a debiti assunti in precedenza, soprattutto aiutare i figli”. Non a caso un aspetto interessante che emerge dal Primo rapporto regionale sulla povertà in Puglia, realizzato dall’Università di Bari e pubblicato nel 2008, si riferisce proprio ad un fenomeno di “solidarietà

Una progressiva riduzione dei salari e dei redditi tende a contrarre o meglio a orientare diversamente i consumi delle famiglie – che sembrano diminuire

quelli di base e aumentare invece quelli dei beni per-cepiti come meno cari – e a impoverire soprattutto i giovani, la parte più debole sul piano contrattuale

Oggi rimesse negative dai giovani che emigrano. Si diffondono gli uffici

in cui si acquista oro

In evoluzione sul territorio la situazione sul fronte casa, con una realtà del disagio che sembra manifestarsi con proporzioni maggiori

su Lecce e in modo meno grave a livello provinciale. Rispetto alle case popolari, mentre il Comune di Lecce ha emanato, a distanza di undici anni dal primo, il nuovo bando sulla cui base aggiornare la graduato-ria ai nuovi bisogni, appare urgente contestualmente una verifica delle

situazioni di irregolarità delle situazioni abitative sul territorio

Il mutuo? Serve ad arrivare alla fine del mese

I GIOVANI AL CENTRO DELLA CRISI. RICATTABILI E DI NUOVO

IN EMIGRAZIONE

DENTRO IL DISAGIO ABITATIVO. PUBBLICATO IL NUOVO

BANDO ALLOGGI ERP

intergenerazionale al rovescio”: sono i nuclei composti da anziani a sostenere emotivamente ed economicamente i componenti più giovani. Le famiglie compo-ste da anziani infatti, in quanto percettori di reddito fisso, diventano il principale meccanismo di difesa contro lo scivolamento nella povertà economica dei figli, anche se ciò le sottopone ad un processo di indebolimento. Ribadisce il funzio-nario richiamando in causa la questione della precarietà del lavoro: “prima un figlio raggiunta la maggiore età prestava un aiuto al genitore anziano, adesso sono i genitori anziani le ultime persone che possono usufruire di un reddito certo da pensione. Un giovane oggi, finchè si laurea, si specializza, trova un impiego a tempo indeterminato, arriva a trent’anni sottopagato. Come si fa a vivere con 600 euro a Milano, Roma o all’estero? Ecco che la famiglia deve ricorrere a mantenere questi giovani”.

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11DOSSIER

I COMUNI? NAVIGANO A VISTA, TRA SCARSITÀ DI RISORSE E RAPPORTI A SINGHIOZZO CON IL TERZO SETTORE

GRUPPO VINCENZIANO DI GALATINA

NA MANU ONLUS E CENTRO MADONNA DELLA COLTURA

CASA SAN VINCENZO DE’ PAOLI

L’andamento dei Comuni rispet-to al contrasto della povertà -

così come ci appare nei limiti delle sei amministrazioni contattate sul territorio provinciale attraverso gli assistenti sociali (Lecce, Mon-teroni, Nardò, Casarano, Tricase, Copertino) - mostra una situazione non facile, di stallo, accompagnata d’altra parte da alcuni tentativi di incidere in modo più efficace attra-verso azioni fuori da una logica pu-ramente assistenziale e di emergen-za, per agevolare l’autonomia delle persone bisognose, la formazione, il lavoro, la riconquista di un ruo-lo attivo all’interno della società. Una priorità questa, che viene ri-badita all’interno del Piano di Zona 2010-2012 dell’Ambito sociale territoriale di Lecce, sottolinean-do anche come punto di debolezza dell’azione portata avanti finora la presenza di interventi residuali e non integrati. Il rapporto delle am-ministrazioni locali con il volonta-riato inoltre, tranne qualche buona eccezione, risulta assente o ridotto ad un supporto di amministrazioni in empasse. L’associazionismo così

continua a rischiare di essere non solo non supportato e valorizzato appieno, ma piuttosto “sfruttato” e confinato nel compensare la scarsi-tà di risorse delle istituzioni. Il la-voro sul territorio delle associazio-ni attive sul fronte povertà è fatto soprattutto di presenza, ascolto, vi-cinanza alle situazioni di maggiore disagio. I volontari cercano di fare quello che possono con i mezzi che si trovano a disposizione. Il quadro che qui prendiamo di riferimento ci arriva dalle voci delle associa-zioni appartenenti alla Consulta povertà-terza età attiva presso il Csv Salento che hanno partecipato all’indagine (Na Manu onlus di Or-telle, Centro di solidarietà Madon-na della Coltura di Parabita, Casa di Riposo San Vincenzo di Paoli di Lecce) e dal Gruppo di volon-tariato vincenziano di Galatina. Le associazioni aderenti alla Consulta evidenziano la quasi assenza di un rapporto con vero con i Comuni, ed una penuria di risorse delle ammi-nistrazioni rispetto a cui il volon-tariato può diventare un appiglio nell’emergenza. Fornire assistenza, ribadiscono

tutte le associazioni, oltre che nel pagamento di bollette, affitto o nell’acquisto di farmaci si concre-tizza anche nel dare ascolto. Le vo-lontarie vincenziane di Galatina sono preparate a fornire un servizio anche morale, di formazione: “spesso ci confrontiamo con famiglie che hanno un componente in carcere o agli ar-resti domiciliari, ci sono coppie gio-vani, i problemi principali si concen-trano nella mancanza di un alloggio e di un lavoro stabile. Ma oltre alle necessità economiche queste persone

molto spesso devono essere educate. Bisogna conoscere l’ambiente in cui vivono, perché il contesto dice tante cose che le parole non esprimono”. Nel 2009 a Galatina si sono rivolte al volontariato vincenziano 59 fami-glie, considerando solo i primi mesi di quest’anno se ne contano già 70, un aumento senza dubbio consistente nella realtà di un paese, per quanto grande. “Ci potrebbe essere da par-te del Comune una maggiore assi-stenza – sottolineano le vincenziane - soprattutto per quanto riguarda la casa”.

Le istituzioni, ribattono Suor Co-sima Perlangeli e Suor Maria

Mancuso, della Casa San Vincenzo De’ Paoli di via Petraione a Lecce, “si devono far carico di questi pro-blemi. Non abbiamo rapporti con il Comune, non esiste un lavoro di rete pubblico-privato, noi lavoriamo con la Caritas diocesana”. Alla mensa di via Petraione arrivano oltre 40 persone al giorno, anche famiglie con bambini, al centro di ascolto si rivolgono circa 70 persone. L’obiet-tivo è cercare di seguire le persone da quando chiedono aiuto, passo pas-

so nel cammino verso l’uscita dalla povertà. “La Casa è vicina alla sta-zione – aggiunge Suor Cosima – ci raggiungono le persone che girano qui intorno, sia italiani che stranie-ri, sono soli, non hanno punti di ri-ferimento. Situazioni molto critiche riguardano le famiglie di separati. Vengono a raccontare i loro proble-mi, perché c’è anche bisogno di un aiuto morale. Alcuni arrivano da noi quando ormai hanno già da pagare anche duemila euro di affitto, e si tro-vano senza luce e acqua. Facciamo quello che si può ”.

Afferma Luigia Giannetta, pre-sidente di Na Manu onlus: “Il

Comune si disinteressa delle persone che hanno bisogno e che cerchiamo di aiutare. Se una famiglia si rivolge all’assistente sociale, allora il Comu-ne cerca in qualche modo di andare incontro e in questi casi si può creare una collaborazione con noi. Quan-do il Comune non riesce proprio ad erogare nulla, l’assistente sociale si rivolge a noi chiedendo che possibi-lità abbiamo. Alcune famiglie poi, se non passano attraverso l’assistente so-ciale e hanno una specifica situazione di emergenza arrivano direttamente a noi”. Na Manu onlus aiuta una deci-na di persone l’anno. Aiuto per loro significa andare incontro economica-mente ad una mamma per far frequen-

tare la piscina al figlio bisognoso di cure, pagare la mensa scolastica, con-tribuire nel sostenere frequenti spese di viaggio a causa di malattie. Dome-nica Stanca, presidente del Centro di solidarietà Madonna della Coltura, fa parte anche della Caritas della Parroc-chia S. Antonio di Parabita attraverso cui vengono assistite una trentina di famiglie in gran parte della zona 167. “Quando gestivamo l’associazione Meridiana con l’amministrazione co-munale c’era più collaborazione, ora non ci sono rapporti. I Comuni sono così indebitati che….In alcuni casi il Comune dirotta qui al Centro di soli-darietà i casi di disagio. Noi ci occu-piamo della distribuzione di alimenti, cerchiamo di intervenire pagando le bollette”.

“Bisogna conoscere. Il contesto delle famiglie dice cose che le parole non esprimono”

“Quando i Comuni proprio non ce la fanno, si rivolgono a noi”

Un lavoro pubblico-privato non esiste

Le voci delle associazioni

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12DISABILITÀ

Si chiama “Qualify-care Puglia. Per-corsi integrati innovativi per la presa

in carico domiciliare di persone grave-mente non autosufficienti”, avrà durata di 18 mesi e sarà coordinato dall’Ufficio In-tegrazione Sociosanitaria dell’Assessora-to al Welfare, il progetto che il Ministero del Lavoro e Politiche Sociali, con appo-sito decreto dirigenziale del 29 dicembre 2010 ha approvato e ammesso a finanzia-mento per 2,3 milioni di euro circa, che vanno ad aggiungersi al cofinanziamento della Regione Puglia, dedicato per 1,7 milioni di euro al finanziamento di pro-getti assistenziali individualizzati per il ritorno a casa di persone non autosuffi-cienti gravi già ospitate in strutture sani-tarie e sociosanitarie residenziali, e per 2 milioni di euro circa al finanziamento di contributi economici a sostegno dei piani di assistenza individualizzati (PAI).Il progetto ha come obiettivo generale quello di sperimentare la costruzione di pacchetti integrati e innovativi di soste-gno per le famiglie di persone non auto-sufficienti, mediante la più appropriata ed efficiente valutazione multidimensionale dei casi, l’integrazione di strumenti dif-ferenziati e multilivello per la presa in carico e la promozione della maggiore qualità complessiva dei progetti di pre-sa in carico e delle prestazioni fruite nei singoli PAI.Si articolerà in 5 linee di intervento: la

Linea 1 per la costruzione della Gover-nance di progetto,la Linea 2 dedicata alla implementazione della SVAMDI e di condizioni efficienti per garantire l’accesso integrato alla rete dei servizi e la maggiore appropriatezza dei PAI, con la totale informatizza-zione e gestione on line delle schede e dei PAI prodotti dalle Unità di valuta-zione multidi-mensionale, la Linea 3 per la pro-mozione di percorsi di de-isti-tuzionaliz-zazione e/o di progetti assistenziali domiciliari ad elevata inten-sità assistenziale, con l’integrazione di misure di sostegno eco-nomico sia per l’acquisto di prestazioni domiciliari di base a ca-rattere continuativo sia per l’acquisto di ausilii e tecnologi domotiche personaliz-zate, la Linea 4 necessaria per il monito-raggio della qualità dei percorsi assisten-ziali implementati e studio di fattibilità

per l’estensione della modalità di inter-vento e, per ultima, la Linea 5 dedicata alla attivazione di una rete di riferimento di punti regionali per la consulenza alle famiglie su ausilii protesici, informatici e

domotici.Dopo la forma-

lizzazione d e l l a

con-

ven-z i o n e

tra Regione Puglia e Mini-

stero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il progetto prenderà av-vio entro il mese di febbraio 2011.“Ho già espresso grande soddisfazione a tutta la struttura che ha operato per can-didare un ottimo progetto e per ottenere

un importante finanziamento, perché Qualify-care Puglia giunge in una fese decisiva: da un lato il 2011 è l’anno dell’azzeramento dei fondi per la non autosufficienza, e l’avere strappato in extremis a fine anno un nuovo finanzia-mento è un segnale di speranza, peraltro il finanziamento non è stato assegnato a tutte le Regioni, il che ancor più ci gra-tifica. Inoltre questo progetto giunge a sostenere gli sforzi già attivi in Puglia per costruire una rete concreta di servizi e di contributi economici alle famiglie per la realizzazione di progetti integrati di so-stegno per le persone non autosufficienti, con l’attivazione degli assegni di cura, dell’assistenza indiretta personalizzata, e dei centri ausilii come dei centri di con-sulenza per la demotica sociale che sono ormai numerosi sul territorio regionale”.Dopo l’Emilia Romagna, la Puglia sarà la prima regione che investe in modo integrato sia rispetto alle fonti di finan-ziamento che rispetto alle modalità di intervento a sostegno delle famiglie, con PAI capaci di assicurare prestazioni domiciliari, accessi ai centri diurni, con-tributi economici e finanziamenti mirati per implementare soluzioni domotiche presso le abitazioni delle persone non au-tosufficienti con la consulenza di una rete di centri specializzati, operanti in Puglia e già sostenuti dalla Regione.

Serenella Pascali

QUALIFY-CARE PUGLIA PER LA NON AUTOSUFFICIENZAApprovato dal Ministero del Lavoro e Politiche Sociali e finanziato per 2,3 milioni di euro il progetto che la Regione Puglia ha presentato lo

scorso dicembre per un piano integrato di interventi a favore della permanenza a domicilio di persone non autosufficienti gravissimi

DALLA UE LA RATIFICA UFFICIALE DELLA CONVENZIONE ONU

Per l’Europea disability forum un passo storico verso il rispetto dei diritti. Ma su 27 Paesi membri dell’Unione ancora 11

non hanno ratificato la Convenzione

L’Unione europea ha ufficialmen-te ratificato la Convenzione delle

Nazioni unite sui diritti delle persone con disabilità lo scorso 23 dicembre. A darne notizia è lo European disa-bility forum (Edf) che spiega come per la prima volta l’Unione europea diventa nel suo insieme parte con-traente di un trattato generale sui diritti umani. Un risultato raggiunto anche grazie all’impegno dello stes-so Forum che definisce la conferma dello scorso dicembre una “ratifica storica che segna un passo in avanti nel rispetto dei diritti delle persone disabili e che contribuirà a miglio-rare la vita di 80 milioni di persone con disabilità in Europa”. Ad oggi, però, la Convenzione non è stata an-

cora ratificata da tutti i paesi dell’Ue. All’appello mancano ancora 11 Pae-si membri su 27, ma per il Forum la ratifica rappresenta un risultato che contribuirà a favorire il rispetto dei diritti umani per tutti gli europei e farà in modo che la disabilità salga in cima all’agenda dei diritti umani. “Non è soltanto un importante passo nella storia dell’Unione europea - ha sottolineato Yannis Vardakastanis, presidente dell’European Disability Forum -, ma anche l’invio di un se-gnale positivo per i suoi Stati mem-bri che non hanno ancora ratificato la Convenzione: è giunto il momento di impegnarsi per i diritti delle persone con disabilità”.

Daria Caione

Dopo le tariffe per le struttu-re residenziali non sanitarie

rivolte alle persone anziane, fis-sate nel febbraio 2010, la giunta regionale nel dicembre scorso, ha approvato le tariffe per le strut-ture sociali e sociosanitarie resi-denziali e diurne rivolte alle per-sone disabili.Si tratta delle tariffe massime di riferimento che vanno ad ap-plicarsi esclusivamente per le prestazioni residenziali e semire-sidenziali per disabili già autoriz-zate in via definitiva e adeguate agli standard strutturali, funzio-nali e organizzativi previsti dal regolamento regionale 4/2007. Le tariffe regionali di riferimento riguardano sei tipologie di strut-ture residenziali, sia a carattere sociale, sia a carattere sociosani-tario, e due tipologie di strutture semiresidenziali. Le tariffe per le strutture residenziali vanno da un

massimo di 70,40 euro (RSSA) ad un minimo di 39,98 euro (gruppo appartamento). I due centri diurni previsti considerano quale tariffa regionale massima, a persona, al giorno, 62,24 euro per il centro diurno socio riabilitativo e 63,65 euro per il centro diurno per sog-getti affetti da demenza, parame-trate su una ipotesi di occupazio-ne dei posti-utenti pari al 90% della capienza. Tutte le tariffe vanno considerate per persona, al giorno, e sono state determinate sulla base di uno studio di fatti-bilità e della successiva concerta-zione con i componenti del tavolo di lavoro, allargato alle principali associazioni di categoria in rap-presentanza dei soggetti gestori, ancorando i costi di gestione alla applicazione dei contratti collet-tivi nazionali di lavoro più im-portanti nel settore privato.

Alice Mi

ECCO LE TARIFFE REGIONALI PER LE STRUTTURE DEI DISABILIStabilite nella giunta regionale dello scorso 30 dicembre 2010, le tariffe massime per le strutture residenziali e diurne. Si applicano

alle strutture sociali e sociosanitarie autorizzate e adeguate agli standard previsti dal regolamento regionale 4/2007

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13SPECIALE ACQUA

ANCHE LA PIOGGIAIl film spagnolo della regista Iciar Bollaín parla della privatizzazione dell’acqua

LA CASSAZIONE DÀ IL VIA AL REFERENDUM SULL’ACQUAUn movimento popolare, forte e travolgente come un mare, si sta muovendo verso la conquista di diritti antichi

Si chiama “Anche la pioggia” l’ul-timo film della regista spagnola

Iciar Bollaín, che ha siglato la pelli-cola “Ti do i miei occhi”. La pellico-la, candidata all’Oscar, uscirà presto anche in Italia e parla della grande rivolta contro la privatizzazione dell’acqua in Bolivia, anche l’acqua della pioggia, anche su quella il go-verno ha messo un’imposta, mentre racconta di un film che una troupe sta girando su Cristoforo Colombo.Si apre con la troupe spagnola nella selva, intenta a realizzare un film sul-

la Conquista spagnola del continente americano, ma porta in primo piano un personaggio come frate Bartolomé de las Casas per far emergere la vio-lenza degli spagnoli contro i nativi, sfruttati e ridotti in schiavitú. Dalle testimonianze del frate traspare il suo desiderio e la sua impotenza nel pren-derne le difese. Parallela scoppia, ai nostri giorni, la protesta contro mul-tinazionali che vogliono privatizzare l’acqua. Per la troupe il problema si pone quando l’uomo scelto come protagonista del film, Daniel (Juan

Carlos Aduviri) si rivela essere il capo della protesta. Finisce in prigio-ne, la lavorazione del film si ferma, e il produttore riesce a farlo liberare dietro cauzione. Terminata la lavora-zione, la polizia torna a reclamare il prigioniero, mentre tumulti scoppia-no nelle città e alla troupe non resta che raggiungere l’aeroporto. Bene in evidenza,per tutto il film, le ragioni dei potenti, di ieri e di oggi, per ri-cordare che la colonizzazione non si è mai fermata.

Daria Caione

Un’altra battaglia è stata vinta, ma la guerra ancora no.

Questa è una lotta cominciata ormai da diverso tempo e che da parte del comi-tato promotore a favore dell’acqua pub-blica, ha visto applicare una sola stra-tegia: l’esclusione di simboli di partito.E’ stata condotta con la comunicazione popolare e con la forza data da chi vuole il bene dei molti.Era nell’aria la perce-zione della vittoria in arrivo, si è cominciato ad avvertirla già dal 19 luglio, quando il Comita-to Promotore aveva con-segnato presso la Corte Suprema di Cassazione oltre 1.400.000 firme a sostegno di ciascuno dei tre requisiti referendari che richiedono l’abro-gazione di tutte le nor-me che hanno permesso la gestione del servizio idrico da parte di sogget-ti privati.Oltre un milione e quat-trocentomila donne e uomini di questo Paese hanno firmato i tre quesiti refe-rendari promossi dal Forum italiano dei Movimenti per l’acqua e da una gran-dissima coalizione sociale raccolta nel Comitato Promotore. Con grande soddisfazione, il Comitato e i suoi numerosi sostenitori, il 12 gen-naio hanno accolto la risposta da parte della Corte Costituzione.Risultato: due vittorie. La prima che ha visto l’ammissione di due dei tre requi-siti referendari, la seconda che segna il primato unico nel Paese, cioè quello di aver tolto ad una battaglia sociale così importante, ogni cappello partitico. La Corte Costituzione ha infatti bocciato il quesito referendario posto dall’Ita-lia dei Valori, in competizione con il

Comitato. Con l’ammissione dei due requisiti, dunque, la Consulta lascia la possibilità di abrogare il nucleo cen-trale del Decreto Ronchi che obbliga i comuni ad affidare l’erogazione del servizio a società private con capitale misto e almeno al 40% del privato e contemporaneamente dichiara decadu-

te le attuali gestioni in house a meno che non mettano sul mercato il 40% del pacchetto azionario entro il 31 dicem-bre 2011.La Consulta, ha anche ammesso il que-sito che potrebbe impedire alle aziende di trarre profitti dalla vendita dell’ac-qua.Il rifiuto al restante quesito, resta così, un rifiuto a metà, nel momento in cui, infatti, non ci sarà più profitto dalla vendita dell’acqua, in Italia spariranno anche i volontari privati interessati.Soddisfazione, dunque, ma nonostan-te ciò, i festeggiamenti non possono ancora cominciare, non solo perché la vittoria definitiva non è ancora giunta, ma anche perché il Comitato in questo tempo restante, non può fermarsi.

L’obiettivo da raggiungere subito, è un altro. Il Comitato, infatti ha in que-sto momento la priorità di ottenere un provvedimento di Moratoria sulle sca-denze previste dal “decreto Ronchi” e sulla normativa di soppressione delle Autorità d’Ambito territoriale. Le scadenze imposte dall’art. 23 bis del-

la Legge n. 133/2008 e successive mo-dificazioni, 31 dicembre 2010 in alcune situazioni e 31 dicembre 2011 per altre, e quelle previste dalla Legge 42/2010 sulla soppressione delle A.ATO, come organi di decisione da parte dei Comuni sui modelli di affidamento, rischiano di far accelerare i processi di privatizza-zione in corso e vanno di conseguenza posticipate dopo il referendum. Contemporaneamente, poiché in caso di elezioni anticipate, la scadenza re-ferendaria, attualmente prevista per la primavera 2011, verrebbe posticipata di un anno, il Comitato ha immediatamen-te avanzato la richiesta alle forze politi-che e istituzionali perché si impegnino ad approvare, nel caso si renda neces-sario, un provvedimento di deroga a

quanto previsto dalla Legge 352/1970, in modo da poter svolgere i referendum entro il 2011. Le richieste del Comitato ancora una volta vanno verso gli enti pubblici lo-cali, verso i comuni, a cui si rivolge chiedendo di procedere verso la ripub-blicizzazione del servizio idrico e la sua

gestione pubblica e partecipativa, e di fermare tutte quelle iniziative che predispon-gono l’ingresso dei privati nelle società, l’ulte-riore aumento delle loro quote di capitale e tut-te le manovre societarie di in-globamento dei grandi gestori nei confronti delle piccole gestioni. La straordinaria raccolta di firme referendaria e la diffusa consa-

pevolezza sociale sul tema dell’acqua richiedono il rispetto di una volontà popolare già espressa, quella di poter votare il prima possibile su un tema es-senziale per la vita delle persone. La stessa Assemblea delle Nazioni Unite, ha riconosciuto quest’anno, con il voto favorevole del Governo italiano, che “l’acqua potabile è un diritto fon-damentale, essenziale per il pieno go-dimento del diritto alla vita e di tutti i diritti dell’uomo” ed ha rivolto l’invito agli Stati ed alle organizzazioni inter-nazionali a fornire tutte le risorse finan-ziarie. Sperando di poter ottenere la moratoria richiesta, il Comitato si prepara al re-ferendum.Quello di primavera, sull’acqua e sul nucleare, sarà come un banco di prova di una nuova politica che supera i partiti e suoi rappresentanti e che ridà il pote-re a chi dovrebbe averlo di diritto: gli elettori.Fino a questo momento i cittadini han-no dimostrato una coscienza che in Ita-lia è molto spesso nascosta, come è pur-troppo noto dagli ultimi referendum, la speranza è che tra il 15 aprile e il 15 giugno, quegli stessi cittadini non si lascino prendere dalla pigrizia, questa volta la battaglia non può essere fatta da qualcun altro.Soprattutto però, fino ad ora i cittadini hanno dimostrato la volontà di riappro-priarsi dei beni comuni, lo Stato a que-sto punto non può ignorarla.

Laura Mangialardo

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14AMBIENTE

L’ARPA DICE STOP AD HELIANTOS 2Tra polemiche e interessi, i cittadini subiscono le conseguenze di politiche ambientali discutibili. L’Arpa si oppone, sostenendo la salute

pubblica, denunciando l’aumento di neoplasie nel Salento e bocciando il progetto di una nuova centrale a biomasse a Casarano

Il caso di Heliantos 2, a centrale a biomasse da 25 megawatt vo-

luta da Italgest Energia, la società parte di una Holding che spazia dall’energia, agli immobili, alla co-municazione, sta creando non pochi problemi sul territorio di Casarano.La miccia, questa volta, non è stata accesa però dai comitati cittadini, ma dal direttore dell’ARPA Puglia, Giorgio Assennato, che ha voluto richiamare l’attenzione su un fe-nomeno che diventa sempre più preoccupante: i tumori in Puglia. Di fatto, Assennato, ha bocciato de-finitivamente il progetto su cui da mesi, la città di Casarano sembra trovarsi tra l’incudine e il martello.La motivazione è legata intanto a notevoli carenze tecniche ma soprat-tutto all’elevato tasso di mortalità per tumore nella provincia di Lecce. Ac-canto a queste gravi considerazioni anche le carenze tecniche.Secondo l’ingegnere Antonio De Giorgi, quello della centrale Helian-tos 2 è un problema notevole perché comporta carenze sostanziali come quelle legate al sistema di monito-raggio e per l’abbattimento dei fumi. Non solo, il problema riguarda anche la caratterizzazione della materia prima, lo studio degli inquinanti, e l’impatto degli impatti elettromagne-tici, la gestione dei rifiuti prodotti e sistemi di trattamento acque, per non parlare dalla totale difformità dalle linee guida nazionali e dalle direttive europee in materia.E se queste motivazioni possono apparire già gravi nel decidere se rilasciare o no l’autorizzazione per l’impianto, quelle presentate da Giu-seppe Serravezza, medico oncologo e presidente della LILT di Lecce, non lasciano dubbi. In particolare, secon-do le parole del direttore Assennato, il problema riguarda il cancro al pol-mone, e la situazione particolarmente

vulnerabile del territorio salentino, che non potrebbe più reggere ulterio-ri pressioni a carattere ambientale.Questo “no” non fa che confermare quelli già espressi dalla Asl e dalla Provincia di Lecce ed è stato tra-smesso il 23 dicembre scorso dall’uf-ficio regionale proposto al rilascio dell’autorizzazione dell’impianto. In tale occasione, il dottore Serravez-za, in prima linea nel Coordinamento Intercomunale “No alla Centrale”, ha espresso la sua soddisfazione non solo per la risposta negativa in-cassata dall’Italgest, ma soprattutto perché questa risposta crea un prece-dente importante affermando che né a Casarano, né negli altri comuni del territorio salentino, ci sia spazio per impianti centrali a biomasse, di qual-siasi taglia.A dimostrarlo non sono più solo sem-plici parole dei cittadini infuriati, ma note nere e un drammatico Atlante delle cause di morte della Regione Puglia 2000-2005, elaborato dall’Os-servatorio epidemiologico regionale e che traccia nella zona salentina una marcata presenza di morti legati alla neoplasia polmonare.Secondo i dati dell’Osservatorio, in-

fatti, nella provincia di Lecce la mor-talità per cancro va dal 5 al 20% in più rispetto alla media regionale.Se questo è il quadro con cui l’area salentina deve fare i conti, è impos-sibile pensare di aggiungere alla sua drammaticità, un’ulteriore fonte di malessere.Nella relazione della Asl, che già nello scorso ottobre si era espressa con voto contrario alla centrale, sono stati messi in luce altri aspetti tecni-ci che potrebbero incidere negativa-mente sulla salute dei cittadini.Le perplessità presentate, riguardano aspetti cruciali del potenziale impat-to della centrale, sulla salute degli abitanti della zona, con particolare riferimento alla composizione della biomassa impiegata.La Asl infatti non dispone dei dati riguardanti la provenienza, quantità e tipologia del combustibile che do-vrebbe essere impiegato.E quel che è più grave è che, sempre secondo la relazione della Asl, non si dispone neppure delle adeguate ga-ranzie riguardo il grado di efficienza del sistema di abbattimento degli in-quinanti.Concordano in questo, diverse asso-

ciazioni, che nella lotta contro la centrale a biomasse hanno deciso con unanimità.Lilt, Cittadinanza Attiva, Io conto, Energia ambiente e Vita, Forum ambiente e salute, Legambiente e altre associazioni assieme a partiti e movimenti hanno infatti sostenu-to e dimostrato quanto detto.La Puglia e il Salento in particola-re detengono il triste primato delle emissioni industriali.Secondo l’ultimo rapporto regiona-le dell’Arpa, dal 2002 al 2006 si è registrato un aumento preoccupante delle emissioni di CO2, e con mag-giore precisione si può notare come dalle 765.450 tonnellate del 2002, si è passati a 1.018.493 del 2006.

Nello stesso periodo è stato registrato l’aumento di CO, da 1116.8 tonnella-te del 2002 a 1960.2 del 2006. Vele-ni chimici provocati dalle principali attività industriali che dovrebbero operare sono con l’autorizzazione in-tegrata ambientale.Questa vicenda, si è protratta nel tempo con polemiche politiche che hanno coinvolto destra e sinistra ma anche i lavoratori.Nella questione infatti, alcuni media locali si sono schierati considerando il comitato contro la centrale come una causa della mancanza di posti di lavoro per operai in cassa integrazio-ne.Nella realtà dei fatti, anche per quan-to riguarda questo aspetto, lo stesso comitato ha chiarito la sua posizione denunciando situazioni che non pos-sono essere determinate da un movi-mento a favore della salute.Tra il ricatto e l’interesse, quella del-la centrale ha assunto nel tempo una gravità insostenibile, le cui conse-guenze ricadono sulla cittadinanza e sul futuro delle generazioni.

Laura Mangialardo

2011: L’AGENDA DEI LAVORI DEL VOLONTARIATOEDITORIALE: Continua da pag.1

La crescita della cultura matura del volontariato va di pari passo con la crescita della cultura matura dello Stato e dell’Impresa; anche qui i valori sono la razionalità, la solida-rietà, la sussidiarietà.Per stringere sulla Puglia occorre ottenere alcuni obiettivi immediati.1. Costruire un sistema che sappia far convergere le diverse anime del

cosiddetto terzo settore (coopera-zione, aps, volontariato, e ci met-terei anche la ricerca) in un unico progetto; ciò significa che è neces-sario consolidare il Forum Terzo Settore a livello regionale e a livel-lo provinciale (utilissimo il percor-so finanziato dalla Fondazione Sud su FQTS e il Bando reti), nel quale devono trovare rappresentanza le piccole e le grandi realtà.2. Consolidare i rapporti tra Forum

Terzo Settore, CSV Puglia Net, Osservatorio Regionale del Volon-tariato e altre Reti informali, e pre-disporre un programma condiviso, che poi va socializzato con gli orga-ni politici regionali e locali; quello della socializzazione della politica alla presenza del Terzo Settore atti-vo e competente è una priorità, non solo per il nostro mondo, ma per l’intero sistema Regione.3. Nell’anno europeo del volonta-

riato, e in seguito anche ai risultati della ricerca Regione Puglia-CSV Puglia Net sul volontariato che sarà pubblicate in febbraio, avrebbe grande valore mettere le mani sulla legge regionale 11/1994 in modo da renderla più adeguata ai tempi e in modo che dipani alcune critici-tà attualmente presenti, soprattutto nei rapporti con i Comuni e con la Regione.

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Lunga 2 chilometri e mezzo, tra-sporterà e scaricherà in fondo al

mare, lontano dalla costa, le acque reflue provenienti dal depuratore di Otranto: grazie a un finanziamento europeo di 3,6 milioni di euro sarà realiz-zata una condotta sottomarina, con inizio dei lavori previsto a settembre per salvaguardare la stagione estiva. Nei giorni scorsila giunta regionale ha approvato la delibera che san-cisce la natura prioritaria del finanziamento. Attualmente, infatti, l’impianto di depurazione di Otranto scarica nel sottosuolo, procu-rando non pochi problemi di natura ambientale e non pochi disagi conside-rata anche la sua localizzazione in pros-simità della costa adiacente ad alcuni stabilimenti balneari molto frequentati. Decisivo per la risoluzione propositiva è stato il tavolo tecnico del 10 gennaio scorso convocato sulla questione nel-

la sede dell’assessorato regionale alle Opere pubbliche e Protezione civile a

Bari dall’assessore Fabiano Amati e al quale hanno partecipato il sindaco di Otranto Luciano Cariddi, l’asses-sore ai Lavori pubblici della Provincia di Lecce Massimo Como, il direttore dell’Ato Puglia Vito Colucci, il diret-tore generale dell’Aqp Massimiliano Bianco e la dirigente del settore Tu-tela delle Acque della Regione Puglia Maria Antonietta Iannarelli. Il progetto

preliminare è pronto e la provincia di Lecce ha già espresso il parere di Valu-

tazione d’impatto am-bientale. Dalla riunione in Regione è emerso che il progetto è inte-ramente finanziabile con il Fondo europeo di sviluppo regionale (Po Fesr 2007-2013) e, sussistendo motivazio-ni che rendono l’opera prioritaria, si è pensato di finanziarla immedia-tamente, senza atten-

dere tempi dettati dai procedimenti di presentazione di tutti gli altri progetti finanziabili con i fondi Fesr. Un pro-getto, allo stato attuale, con i migliori metodi di smaltimento dei reflui, utile anche per realizzare, in una fase suc-cessiva, il collettamento reflui dell’im-pianto di Uggiano la Chiesa che serve anche i comuni di Giurdignano e Mi-nervino di Lecce.

Anche nel 2009, Brindisi e la Puglia restano saldamente al

comando della classifica dei siti in-dustriali più inquinanti in Italia. Lo conferma il rapporto di Legambiente che ha elaborato i dati del registro eu-ropeo delle emissioni (CITL Commu-nity Independent Transaction Log) e, dati alla mano, ha denunciato la linea programmatica del governo il quale ha deciso di aprire nuove centrali in Italia continuando a investire sul carbone, la fonte fossile più climalterante e mag-giormente in contrasto con la lotta ai cambiamenti climatici, il protocollo di Kyoto e il pacchetto energia e clima (il cosiddetto 20-20-20). Accordi vin-colanti di riduzione dei consumi ener-getici e delle emissioni di anidride

carbonica in atmosfera, che in caso di mancato rispetto, obbligheranno l’Ita-lia al pagamento di pesanti sanzioni. In Italia, secondo i dati diffusi da Le-gambiente, sono attive 12 centrali a carbone che nel 2009, a fronte di una produzione di solo il 13% di elettrici-tà, hanno emesso addirittura il 30% dell’anidride carbonica prodotta com-plessivamente dal settore termoelettri-co, con circa 36 milioni di tonnellate (Mt) di CO2 sul totale di circa 122. Il peggior impianto per emissioni di CO2 si conferma anche nel 2009 la centrale Enel di Brindisi Sud-Cerano (2.640 MW) pari a 13 Milioni di ton-nellate (Mt) di CO2, il 33% del settore termoelettrico, a seguire l’impianto di Fusina (Veneto), con 4,3 Mt pari a

OTRANTO, ARRIVA LA CONDOTTA SOTTOMARINA

A BRINDISI LA CENTRALE A CARBONE PIÙ INQUINANTE DI ITALIA

Sembra arrivata ad una svolta la situazione del depuratore di Otranto. Una condotta lunga due chilometri e mezzo scaricherà lontano dalla costa le acque reflue

Mensile delle associazioni di volontariato della Provincia di LecceGennaio - Anno VI - n.46

Iscritto al n.916 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 24/01/2006

Direttore Responsabile: Luigi Russo

Redazione: Serenella Pascali (coordinatrice), Luigi Conte, Sara Mannocci,Sara D’Arpe, Daria Caione, Laura Mangialardo, Luca Spagnolo

Grafica e impaginazione: Sergio De Cataldis

Sede: Centro Servizi Volontariato Salento - via Gentile, 1 - LecceTel. 0832.392640 - Fax 0832.391232 - Direttore: 335.6458557

www.csvsalento.it [email protected] Stampa: SERAFINO ARTI GRAFICHE - TRICASE - Tel e Fax 0833.541866

AMBIENTE

Brava la Puglia! Il 31 dicembre scor-so, con un giorno di anticipo rispetto a quelle nazionali, sono entrate in vigore le linee guida regionali per le energie rinnovabili, pubblicate sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia (BURP. n. 195). Cambiano le regole e si snelliscono le proce-dure per l’installazione in Puglia di impianti di energie rinnovabili, con più tutela per l’ambiente, il territorio e l’agricoltura senza compromettere lo sviluppo. “Il Regolamento per le aree non idonee”, attua quanto sta-bilito dalle “Linee Guida nazionali per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili” (va-rate dal ministero per lo Sviluppo economico con il decreto attuativo del 10 settembre 2010), che si atten-devano da sette anni, e individua le aree e siti non idonei all’installazio-ne di specifiche tipologie di impianti alimentati da fonti rinnovabili. La portata del Regolamento è rilevante in quanto riconduce nell’alveo della normalità la sentenza di incostitu-zionalità della Corte Costituzionale sul “Regolamento regionale sugli impianti eolici” (n. 16 del 2006). La Puglia, individua dettagliatamente (165 pagine) tutte le zone soggette a qualsiasi tipo di vincolo: parchi, ri-serve, siti Unesco, beni culturali, im-mobili e aree dichiarate di notevole interesse pubblico, territori costieri, laghi, fiumi, torrenti e corsi d’acqua, boschi, zone archeologiche, tratturi, grotte, lame e gravine e versanti. Il Regolamento prevede, inoltre, una disciplina di protezione anche per le aree agricole interessate da pro-duzioni agroalimentari di qualità (marchi, DOP, DOC, IGT, IGP e atri) e per i cosiddetti “coni visuali”, cioè le vedute panoramiche tra le quali Otranto, Santa Maria di Leuca e il santuario de Finibus Terrae, la strada da Ruffano a Casarano con la Cripta del Crocifisso, la Montagna Spaccata e Porto Selvaggio di Nardò.Il nuovo iter si allinea alle Linee Gui-da nazionali, ma con una particolari-tà unica in Italia: è completamente on line. Non si potranno più presentare domande cartacee e le richieste viag-geranno esclusivamente via web, a mezzo posta elettronica certificata, attraverso il portale www.sistema.puglia.it. Gli stessi progetti dovran-no essere digitali, immediatamente proiettabili sulla cartografia del SIT, il Sistema Informativo Territoriale. Questo semplificherà e renderà più veloci le procedure autorizzative consentendo di arrivare all’espressio-ne del parere entro il 180° giorno.

LE LINEE GUIDA PER LE RINNOVABILI

circa il 9%, e quello di Fiume Santo (Sardegna), di proprietà di E.On con 4,1 Mt, altro 9%. Sesta, la centra-le Edipower di Brindisi Nord (1.280 MW), con 1,8 Mt di CO2. Quest’ulti-ma solitamente tiene in esercizio solo la metà dell’impianto, ma da diversi mesi lavora a singhiozzo visti gli alti costi di esercizio. Negli ultimi mesi si è riaperta la partita relativa alla ridu-zione del consumo di carbone dell’in-tero polo energetico brindisino come previsto negli accordi già firmati alla metà degli anni ’90, rimasti ancora ampiamente disattesi. Recentemente l’Enel ha provveduto ad implemen-tare l’impianto di abbattimento delle polveri, con un sistema più efficiente. Alla società si deve anche l’inquina-mento dei terreni agricoli adiacenti il nastro trasportatore del carbone. Gli agricoltori sono stati risarciti e sui terreni è prevista la costruzione di ser-re o la loro utilizzazione per prodotti agricoli “no food”. Sempre secondo il rapporto di Legambiente, tra i die-ci impianti più inquinanti di Italia, tre sono ubicati in Puglia e figurano nelle prime quattro posizioni. Oltre al pri-mato della centrale ENEL a carbone Brindisi Sud – Cerano, figurano in se-conda posizione la centrale EDISON a Gas di altoforno di Taranto, con 5,9 milioni di tonnellate di CO2 e quarta l’acciaieria ILVA di Taranto con 5,2 milioni di CO2.

A cura di Silvana SARLI

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