44° Natale di Come Noi Sabato 27 Novembre 2010 - ore 15,30 ... · Grazie, Ines – di Stefano...

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Circolare interna per gli aderenti di COME NOI - Non in vendita COME NOI O.N.L.U.S - Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale - C.F. 97546260015 Via F. Valentino, 18 - 10136 TORINO (Italia) - Tel./Fax: 011/356000 - c/c postale 29696101 - www.comenoi.org [email protected] c/c bancario: Unicredit Banca - IBAN IT20.S02008.01107.000003911699 Spediz. in a.p. Art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Torino - N. 2/2010 Direttore Responsabile G. Germano - Comitato Organizzatore: Amari-Ferrero, Balliano, Caciagli, Calarco, Carlevaris, Casassa G., Casassa Balosso, Cavallini, De Vecchi, Faccenda, Ferraris, Fornero, Garis, Germano, Milanese, Mollea, Petruzzelli, Puccio, Rabajoli, Roggero, Rowinski, Salvi, Schiffo, Sibille,Tresso, Tuzii-Peyron, Urani - Autorizz. Trib. n. 3524 dell’11.4.1985 - Le opinioni esposte negli articoli firmati non impegnano la direzione, ma solo i singoli autori. novembre 2010 w w w. c o m e n o i . o rg Torna il Natale di Come Noi... “Non si deve temere la luce del sole con la scusa che è servita quasi sempre a illuminare un mondo miserabile.” (Magritte) 44° Natale di Come Noi Sabato 27 Novembre 2010 - ore 15,30 Istituto Sociale, Torino – Corso Siracusa 10 Cari amici, Vi invitiamo con rinnovato piacere al Natale di Come Noi per scambiarci gli auguri in un clima di incontro e di amicizia. Vi racconteremo un anno di lavoro e condivideremo con voi lo stupore per la fedeltà e la capacità di rinnovamento dei vecchi progetti, e la gioia di vederne crescere di nuovi. Non mancheranno i momenti ormai tradizionali: lo scambio dei salvadanai “leggeri” con quelli “pesanti”, la festa con chiacchiere e merenda, e l’intrattenimento speciale per i bambini. Portate, come sempre, le squisite torte, ma soprattutto portate quanti più amici potete: sarà un piacere allargare l’amicizia. Il Comitato Organizzatore VI ASPETTIAMO!

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Circolare interna per gli aderenti di COME NOI - Non in venditaCOME NOI O.N.L.U.S - Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale - C.F. 97546260015Via F. Valentino, 18 - 10136 TORINO (Italia) - Tel./Fax: 011/356000 - c/c postale 29696101 - www.comenoi.org [email protected]/c bancario: Unicredit Banca - IBAN IT20.S02008.01107.000003911699Spediz. in a.p. Art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Torino - N. 2/2010

Direttore Responsabile G. Germano - Comitato Organizzatore: Amari-Ferrero, Balliano, Caciagli, Calarco, Carlevaris, Casassa G., Casassa Balosso, Cavallini,De Vecchi, Faccenda, Ferraris, Fornero, Garis, Germano, Milanese, Mollea, Petruzzelli, Puccio, Rabajoli, Roggero, Rowinski, Salvi, Schiffo, Sibille,Tresso, Tuzii-Peyron, Urani - Autorizz. Trib. n. 3524 dell’11.4.1985 - Le opinioni esposte negli articoli firmati non impegnano la direzione, ma solo i singoli autori.

novembre 2010

w w w. c o m e n o i . o rg

Torna il Natale di Come Noi...

“Non si devetemere la lucedel sole conla scusa che è servita quasisempre a illuminare unmondo miserabile.”

(Magritte)

44° Natale di Come NoiSabato 27 Novembre 2010 - ore 15,30

Istituto Sociale, Torino – Corso Siracusa 10Cari amici,

Vi invitiamo con rinnovato piacere al Natale di Come Noi per scambiarci gli auguri in un clima diincontro e di amicizia.

Vi racconteremo un anno di lavoro e condivideremo con voi lo stupore per la fedeltà e la capacità di rinnovamento dei vecchi progetti, e la gioia di vederne crescere di nuovi.

Non mancheranno i momenti ormai tradizionali: lo scambio dei salvadanai“leggeri” con quelli “pesanti”, la festa con chiacchiere e merenda, e l’intrattenimento speciale per i bambini.

Portate, come sempre, le squisite torte, ma soprattutto portate quanti più amici potete: sarà un piacere allargare l’amicizia.

Il Comitato Organizzatore

VI ASPETTIAMO!

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In questo numero:

- Carissimi aderenti e amici… - di Franco Sibille- “Adotta la famiglia umana” - di Helder Camara

Appunti di viaggio:- Senegal - di Valentino De Vecchi- Brasile - di Franca e Piero Caciagli- Uganda - di Francesco Salvi

Notizie da e sui progetti:- Eritrea - di Francesco Tresso- Rwanda - di Annalisa e Franco Schiffo- Mozambico: qualche notizia... – il gruppo Mozambico- Ethiopia: lettera di Suor Carla Rita- MEIC: Torino la mia città - di Maria Adele Roggero

Notizie da amici e riflessioni:- Brasile: notizie da Vila Canoas - di Lidia e M. Giuliana Urani - Colombia: lettera di Padre Franco Nascimbene- Uganda: qualche pensiero - di Mons.Giuseppe Franzelli

- I flussi migratori – Incontro con Roberta Ricucci - di Giuliana Casassa

- Ricordando Ines Carignano – di M.C. Bertola PuccioGrazie, Ines – di Stefano Longo

- Un libro – di Franco Sibille- News dalle Javadhi Hills – di Franco Sibille- Notizie…Notizie…Notizie- Il sito web di Come Noi- Ringraziamenti- Lutti- Bilancio 2009-2010

CARISSIMI AMICI DI COME NOI,Qualche settimana fa abbiamo invia-to ad alcuni di voi una lettera chie-dendo un aiuto straordinario perpoter proseguire, con lo stesso livel-lo di impegno, i progetti iniziati neivari paesi dove operiamo.

Come potete vedere dal Bilancioriportato sull’ultima pagina, le dona-zioni ricevute nell’anno 2009-2010sono notevolmente diminuite siaperché sono venute a mancare alcu-ne grosse offerte, che ci sono rego-larmente pervenute da due enti pri-vati negli ultimi anni, sia per un leg-gero calo di quanto riceviamo damolti fedeli sostenitori, probabilmen-te anche a causa della crisi econo-mica in corso.

Come Noi è una Onlus di piccoledimensioni che vive della fiducia edella fedeltà di molti amici che cisostengono regolarmente da anni. IlComitato Promotore è formato da ungruppo di persone che vi si dedica-no con passione e profonda convin-zione della validità dell’ impegnoverso i poveri della terra.

Ognuno di noi segue particolariaspetti del nostro operare, nel pro-prio tempo libero e negli spazi rita-

gliati dagli impegni professionali efamiliari. Non abbiamo collaboratoriretribuiti né tantomeno dipendenti,perché vogliamo mantenere i costiamministrativi a livelli bassissimi ecercare di far pervenire tutto il dena-ro che riceviamo a coloro a cui voi lodestinate.

Per nostra scelta da circa dieci anniabbiamo rinunciato a cercare deif inanziament i pubblici (UnioneEuropea, MAE, Regione, ecc.) per-ché sono molto impegnativi sulpiano della gestione della docu-mentazione e ci era sembrato piùcorretto lasciare che ne usufruisse-ro altre associazioni più grandi ecapaci di noi. Fin dal 2006 parteci-piamo al beneficio fiscale del 5 permille che riceviamo da due anni eche, essendo frutto di “contribuentiitaliani” abbiamo destinato al “terzomondo qui”, ossia ai progetti delMEIC.

Il nostro impegno, grazie alla vostragenerosità, è proseguito solo con lenostre risorse, allargandosi, oltre aipaesi dove siamo presenti da moltotempo (Brasile, Eritrea, Mozambico),al Senegal e poi all’Uganda e, nuo-vamente, al Rwanda.

Il saldo disponibile per i progetti efine luglio è veramente molto mode-sto e ci ha indotto a chiedervi aiutoper poter contenere in qualchemodo i ritardi nell’invio di denaro aiprogetti che, gioco forza, si stannoverificando in questa seconda partedel 2010.

Contemporaneamente stiamo rive-dendo il nostro modo di operare e leprevisioni di spesa per i vari progettial fine di programmare al megliopossibile l’andamento dei interventie poter assicurare sempre più ainostri aderenti che ogni Euro chericeviamo è usato nel modo migliorepossibile.

Ringraziamo fin d’ora tutti voi che,non solo ci sostenete regolarmente,ma che ci aiuterete anche con lavostra generosità in questo momen-to di piccola difficoltà.

I vostri e nostri piccoli gesti di amoresaranno segni di speranza per tantepersone “Come Noi” che attendonoil nostro aiuto.

Franco Sibille presidente

Adotta la famiglia umanaQualunque sia la tua condizione di vitapensa a te e ai tuoi cari,ma non lasciarti imprigionarenell’angusta cerchiadella tua piccola famiglia.

Una volta per tutteadotta la famiglia umana!

Bada a non sentirti estraneoin nessuna parte del mondo.

Sii un uomo in mezzo agli altri.Nessun problemadi qualunque popolo, ti sia indifferente.

Appassionati alle gioie e alle speranzedi ogni gruppo umano.Fa’ tue le sofferenze, le umiliazionidei tuoi fratelli in umanità:vivi in scala mondialeo, meglio ancora, universale.

Cancella dal tuo vocabolario le parole:nemico, inimicizia, odio, risentimento, rancore.

Nei tuoi pensieri,nei tuoi desiderie nelle tue azionisforzati di essere,e di esserlo veramente,tollerante…… e dà il meglio di te stesso.

(Helder Camara)

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SENEGAL: Appunti di viaggio da Somone, il 9 giugno 2010(giornata caldissima: 43° all’ombra)

Cari amici “Come Noi”,Quest’anno appena giunto inSenegal, ancora non avevo disfattole valigie, il nostro Ibou ha volutofarmi e credo farvi una bella sorpre-sa, mi ha consegnato contento emolto orgoglioso un certificato uffi-ciale della Repubblica del Senegaldell’Ispettoria Scolastica di Thies,esattamente un “DIPLOME DER E C O N N A I S S A N C E” conferito aCOME NOI per la realizzazione deiprogetti culturali che da anni la nostraassociazione organizza nella Bi-blioteca della Somone/Ngaparou. Aprescindere del valore legale e ufficia-le, tale documento è senz’altro un ri-conoscimento importante che, daquanto mi è stato detto, non viene fa-cilmente concesso e che dà diritto adun rapporto “privilegiato” con le auto-rità locali sia in termini di permessiche di possibili futuri finanziamenti. Il fatto mi ha reso particolarmentecontento anche perché un similericonoscimento è stato del tuttospontaneo, non sollecitato in alcunmodo né da parte mia né da parte dialtre personalità locali, ciò significache quello che stiamo facendo nellascuola (la costruzione di un CentreCulturelle permanente e funzionante,corsi sulla malaria ed altri) ha trova-to un riscontro più che positivonon solo nella popolazione locale maanche nelle autorità; proprio graziealle nostre iniziative culturali, il colle-gio di Ngaparou/Somone, doveappunto è stata costruita la bibliote-ca, ha avuto nel 2009 il riconosci-mento dell’eccellenza.Dopo questo importante riconosci-mento che sarà per Come Noi sicura-mente un forte stimolo a continuaresu questa strada dei corsi nella biblio-teca ed altre similari iniziative, deside-ro darvi alcune brevi notizie sugli altriaspetti del nostro intervento.• Per prima cosa voglio parlare delprogetto del Neem, unica notadolente (ma si sa nella vita non tuttopuò andar bene) del mio soggiornoin Senegal. La vendita del terreno siè arenata diciamo per conflitti internialle due fazioni. Ho fatto presenteche si erano impegnati con tanto dilettera a vendere e realizzare unnuovo progetto. Sono stati comesempre cortesi e gentili e mi hanno

pregato di pazientare ancora un po’che la situazione si sarebbe sblocca-ta per forza di cose, una soluzionedovranno trovarla e presto (i tempiperò in Africa hanno una dimensionediversa da quella europea). Ibou chesegue tutti i nostri progetti conti-nuerà a “tallonarli” affinché la situa-zione si sblocchi. Una cosa peròpositiva a ben vedere c’è. Il pozzo diNgerigne dove ha sede il comitatodel Neem si è quasi prosciugato cosìla popolazione attualmente usufrui-sce del pozzo costruito nel terrenodel Neem e ciò se rappresenta unvantaggio non indifferente per lapopolazione crea però una difficoltàmaggiore nel vendere questo terre-no. Nella prossima riunione localecon i rappresentanti del progettoNeem cercherò di far passare il pro-getto di coltivare (prodotti a loroscelta) il terreno del Neem almenofinché non si vende, considerato chec’è l’acqua ed è un peccato lasciarloincolto…vedremo.• Il corso sul batik si è positivamen-te concluso, una piccola parte dei

batik prodottil i porto conme, così limettiamo invendita alNatale ComeNoi e il dena-ro r icavatopotrà esserer i n v e s t i t onella “forma-zione com-m e r c i a l e ”che fa partedi un secon-

do conclusivo progetto sulle donneche hanno partecipato al corso. Icosti del corso (tutti documentaticon ricevute) sono stati leggermentesuperiori al budget, la differenza èstata integrata dalle donne parteci-panti al corso con un contributoanche del nuovo Comune diNgaparou. Tutto ciò lo ritengo moltopositivo (cominciano a capire lo spi-rito di Come Noi). Tutte le donne chehanno partecipato al corso sonostate da me personalmente cono-sciute, le ho trovate motivate e sod-disfatte per questa iniziativa e possi-bilità che abbiamo dato loro. Comeprassi africana, ovviamente una bellafesta conclusiva (riferirò) e tanti rin-graziamenti a Come Noi. Ora con ilsecondo progetto si cercherà di“commercializzare” i prodotti.

• I corsi della malaria e tutti gli altri,compresa la premiazione finale aimigliori allievi si sono positivamenteconclusi. Come sempre un grande

successo soprattutto per quello dellamalaria, ma secondo me non vannosottovalutati neanche gli altri (cultu-rali, sanitari) che come abbiamopotuto concretamente constatarehanno dato un risvolto più che con-creto al nostro Centro Culturale chesta assumendo in tutto il circondarioun’importanza sempre maggiore(spero solo che ciò non sia fonte digelosia o rivalità e ci possa creare“problemi politici”, ma a tal propositoil buon e capace Ibou ben sorvegliae alla minima difficoltà in tal senso èstato allertato di avvisarci).• Ultima piccola cosa, che ritengoperò molto positiva: il progetto del-l ’ o r t o nel collegio di Ngaparou/Somone. Grazie al pozzo e al lapompa ora vi è acqua in abbondan-za e ho potuto vedere di personauna bella e ricca coltivazione diortaggi che vengono venduti e ilricavato versato nella cassa scolasti-ca, un piccolo ma positivo progettoche ora può continuare a camminarecon le sue gambe. Invece per quan-

to riguarda l’altro orto nella scuola diNgerigne le cose non riescono a fun-zionare sia a causa della mancanzadi una pompa ma soprattutto e que-sto secondo me è il vero problema:manca un’organizzazione locale (perquesto ritengo rischiosi e poco pro-dutt ivi ulteriori anche se piccolifinanziamenti).Il mio viaggio si è concluso a finegiugno, contento e motivato per lenuove iniziative di dicembre, mesenel quale dovrei tornare in Senegal.

Valentino De Vecchi

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APPUNTI DI VIAGGIO

SENEGAL•

UN’ALLIEVA AL CORSO DIBATIK MOSTRA ORGOGLIOSAIL SUO DIPLOMA

ALLIEVE E INSEGNANTI DELCORSO DI BATIK

IL CORSO DI PREVENZIONE DELLA MALARIA

L’ORTO DELLA SCUOLA DI SOMONE

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gruppo di p. Domenico, che vanno evengono dal terreno per lavorarlo.Tutti sono seguiti da un giovane tec-nico agrario, che lavora part-timeper la fazenda. Dei lavori finanziatida Come Noi tre anni fa (10000 e)restava da realizzare la porcilaia.Questa era funzionale alla produzio-ne di pesci nei bacini semi-naturalivicino al fiume, ma questa parte delprogetto è stata abbandonata. Ilfiume infatti invade talvolta i bacini e,siccome è molto inquinato, uccidegli allevamenti. I finanziamenti resi-dui sono stati invece usati perampliare l’area irrigata e di conse-guenza le colture di pregio cherichiedono irrigazione (frutticoltura,soprattutto). Il municipio di TeofiloOtoni ha quasi terminato l’impiantodi depurazione per gli scarichi dellacittà, causa dell’inquinamento, e siprevede che in 4 anni le acque delfiume torneranno ad essere pulite,per cui, in futuro, il “problema fiume”potrebbe trasformarsi in risorsa. Sivedrà.Da Teofilo Otoni, dove è venuto aprenderci don Sergio Stroppiana,siamo andati a Ouro Verde, dove ciha accolti Sebastião, uno dei socifondatori dell’ACOP, attualmentepresidente. Con lui abbiamo visitatoi l “sitio Paraguay” , i l terreno

Brasile: Minas Gerais, agosto 2010Il rapporto di Come Noi con alcunearee agricole del Minas Gerais durada così tanti anni che ad ogni visitacresce il numero di amici da anda-re a trovare, e così anche quest’an-no, in agosto, abbiamo visitato gliamici di Teofilo Otoni, di Ouro Verde,di Cachoeria de Pajeù, Corral deDentro e dintorni, ovvero le iniziativeche ancora sosteniamo o che abbia-mo sostenuto in passato in MinasGerais. Naturalmente abbiamo fattotappa anche a Vila Canoas, la e x-favela di Rio de Janeiro, ...macominciamo dall’inizio.

A Teofilo Otoni abbiamo incontratodon Giovanni Lisa e don PieroTibaldi, e, con loro, i responsabilidella ‘fazenda’ Itamunheque, unadelle molte iniziative della APJ.

Don Domenico Burzio, è mancato loscorso aprile, dopo lunga sofferen-za, la sua morte ha ridotto le forzedel gruppo ed ha accelerato il pro-cesso di trasferimento delle respon-sabilità alle forze locali, comportan-do anche una profonda ristruttura-zione della APJ. E anche la ‘fazenda’sta subendo dei mutamenti di indi-rizzo: da ‘fazenda’ gestita dall’APJ siè trasformata, in parte, in cooperati-va gestita da alcune famiglie, chevivono sul posto; l’altra parte è affi-data ad un gruppo di famiglie dell’ex

dell’ACOP, che è tutto coltivato,compatibilmente con la stagione‘invernale’ del Brasile (non fateviingannare, basta un golf ino al lasera!). La parte inondabile del sitio èin preparazione per la prossimasemina del riso. Il resto è molto bencoltivato, con una notevole espan-sione della parte dedicata alla pro-duzione degli ortaggi, dato che la

strada asfaltata consente di venderea Teofilo Otoni. Anche i piccoli baci-ni per l’allevamento dei pesci s isono moltiplicati e sono in piena atti-vità: ognuno è affidato ad una o due

famiglie, e, a parte qualche furto nelbacino più basso, quello più vicinoalla strada, tutto funziona benissimo.Andiamo a trovare anche la famigliadi Ildeus, una delle famiglie residentidel “s it io”; ci sono tutti , trannePaolinho, che è a scuola e fa il turnodel pomeriggio, e stanno producen-do farina di mandioca per terzi conun’attrezzatura a dir poco rudimen-tale! Al ritorno in paese visitiamo le

strutture dell’ACOP: la falegname-r i a, affittata ad un falegname ed inpieno lavoro, il deposito dei mezzi,con i l camioncino ed il trattore,entrambi rimessi in funzione con

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BRASILE•

IL BRASILE, IL MINAS GERAIS ED I LUOGHI DEI NOSTRIINTERVENTI

I TRE MOSCHETTIERI. TEOFILO OTONI: FEBBRAIO 2008.DA SINISTRA: DON DOMENICO BURZIO, DON PIEROTIBALDI E DON GIOVANNI LISA.

COLTURE INVERNALI NEL “SITIO” DELL’ACOP, A OUROVERDE DE MINAS (MG)

SEBASTIAO, ATTUALE PRESIDENTE DELL’ACOP, CONFRANCA, DON SERGIO E ILDEUS, UNO DEI SOCI, NEL“SITIO PARAGUAY” A OURO VERDE DE MINAS (MG)

L’AREA INONDABILE CHE SARÀ DESTINATA A RISAIA IN PRIMAVERA - PURO VERDE (MG)

ORTAGGI NELLA PARTE BASSA, PIÙ FACILMENTE IRRIGABILE, DEL “SITIO” DELL’ACOP, A OURO VERDE(MG)

UNA DELLE VASCHE PER LA PISCICOLTURA NEL“SITIO” DI OURO VERDE. IL RIBOLLIRE DELL’ACQUADENUNCIA LA PRESENZA DI ABBONDANTI PESCIRICHIAMATI DALLA DISTRIBUZIONE DI CIBO ‘FUORIORARIO’ DA PARTE DEI VISITATORI.

LA PRESSA ALQUANTO RUDIMENTALE USATA DALLA FAMIGLIA DI ILDEUS NELLA PRODUZIONE DELLA FARINA DI MANDIOCA, NEL “SITIO” DELL’ACOP AOURO VERDE

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fondi della cooperativa (erano guastie fermi due anni fa), e l a“ f a r i n h e i r a ”, il nostro primo aiutoal l’ACOP più di vent'anni fa. Ivent’anni li dimostra tutti, nell’edifi-cio e nelle attrezzature, ma funziona-no ancora 2 forni su 3 ed il restodelle macchine, ed è ancora usatadai soci e da terzi. All’assembleastraordinaria, alla sera, si parla delpassato, del presente, del futuro.Pianteranno presto 10000 piante dicaffè come patrimonio della coope-rativa. I soci vorrebbero costruireuna piccola “farinheira” tradizionale(poco meccanizzata) nel “sitio”, perle famiglie che vi abitano, per quelledei dintorni, e per trasportare inpaese il prodotto già finito invece deituberi. Hanno il locale, la pietra per ilforno, e un po’ di soldi per le opere

necessarie. La ristrutturazione deilocali sarà fatta da loro, lavorandocomunitariamente. Avrebbero biso-gno ancora di circa 6000 R$ (2500e) per la macchina che grattugia lamandioca (la “ralhadora”), la pressae qualche altra piccola attrezzatura.Inizia a questo punto una bella epartecipata discussione sull’oppor-tunità di questo progetto; ci si chie-de se non sia meglio ristrutturare lavecchia farinheira, si esaminano altresoluzioni. Alla fine tutti concordanosul fatto che avere la possibilità difare farina di mandioca nel sitio liaiuterebbe molto, diminuendo fatica,costi e tempi del trasporto, e favori-rebbe la produzione di mandioca,che in questo periodo è poco colti-vata ad Ouro Verde ed è moltorichiesta. Noi ci guardiamo attorno...non è che i soci siano tutti anziani, cisono anche soci tra i 30 e i 40,soprattutto donne, ma è chiaro chesono tra quelli che meno riescono adapprofittare delle innovazioni, del

salto di qualità che indubbiamente ilBrasile sta facendo. Ed è chiaro chela ACOP è ancora un’opportunitàimportante per la crescita in autono-mia e responsabilità per questefamiglie. Ci piace anche che questoprogetto parta da loro, che ne sap-piano discutere con serietà e con-cretezza, che abbiano messo daparte delle risorse per realizzarlo…anche se non abbastanza. Ci impe-gniamo a chiedere a Come Noiquanto manca per la costruzionedella farinheira nel “sitio”.L’indomani mattina guardiamo concura la Casa Come Noi, che ci ospi-ta e che ospita il progetto educativocollegato alla ACOP, e dalla ACOPgestito. L’ambiente è molto sempli-

ce, come sempre, e i bambini sonotra i più poveri della zona. Lo fre-quentano 40 bambini (su due turnidi 20, mattino e pomeriggio) tra i 3 egli 11 anni. Per loro ci sono alcunigiochi, alcune attività educative(qualche lavoretto per educare alla

manualità - con ago, filo, lana equant’altro -, l’allevamento dei pic-coli animali - conigli, galline, maanche tartarughe -, l’orto) e, un paiodi volte la settimana, il doposcuolaper quelli un po’ in difficoltà con icompiti. Per tutti c’è una refezione algiorno, semplice ma sostanziosa. Cisarebbe bisogno di rafforzare ildoposcuola e magari anche sostitui-re qualche gioco ormai a pezzi, macon i 5000 e dati da Come Noi inquest’anno (a fronte dei 7500 e del-l’anno precedente) sarà solo possi-bile sostenere le attività fino alla finedel 2010. Le attività sono ben gesti-te, la casa ben tenuta, l’orto ècuratissimo: è affidato ad alcunisoci che, con una suora, si fannocarico di seguire anche i bambininelle loro saltuarie attività; la quotadi prodotto che spetta alla ACOP,come da regolamento, viene usata

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per arricchire di fibre e vitamine larefezione dei bambini. Facciamo in tempo anche ad andarea trovare i Q u i l o m b o s ( d i s c e n d e n t idegli schiavi rifugiatisi in posti sper-duti e rimasti a lungo isolati dal restodel Paese) della comunità di SantaC r u z, non lontano da Ouro Verde.Siamo curiosi di vedere come fun-ziona la y o g u r t e r i a che Come Noiha in parte finanziato e alla cui inau-gurazione abbiamo partecipato dueanni fa, durante la nostra ultima visi-ta. Funziona alla grande! A n z i ,hanno differenziato la produzione;

per far fronte al calo di consumo diyogurt nella stagione invernale (!), inquesto periodo pastorizzano e con-fezionano il latte fresco del progettogovernativo “Latte per la vita”, su

LA FALEGNAMERIA DELL’ACOP A OURO VERDE, DI NUOVO IN FUNZIONE

PIETRA PER IL FORNO. L’EDIFICIO DOVE L’ACOP VORREBBE COSTRUIRE UNA PICCOLA “FARINHEIRA”NEL “SITIO” PARAGUAY. LA PIETRA È DESTINATA A COSTITUIRE IL PIANO DEL FORNO PER L’ESSICAZIONE DELLA FARINA DI MANDIOCA.

I BIMBI DEL TURNO DEL MATTINO NEL CORTILE DI CASA COME NOI, A OURO VERDE

I PICCOLI LAVORI, CON QUEL POCO CHE C’È,SERVONO AD ESERCITARE LA MANUALITÀ

L’INTERNO DI CASA COME NOI; SEMPLICE E FUNZIONALE. CI SONO ANCHE UN TELEVISORE ED UNLETTORE DI DVD PER INTRATTENERE I BAMBINI NELLERARISSIME OCCASIONI DI MALTEMPO

L’ORTO DELLA ACOP DEDICATO A CASA COME NOI;PRODUCE OTTIME VERDURE PER LA REFEZIONE DEIBAMBINI

LA “YOGURTERIA” DELLA COMUNITÀ QUILOMBOLA DISANTA CRUZ È IN PIENO FUNZIONAMENTO...

... PER PASTORIZZARE E CONFEZIONARE IL LATTE DELPROGETTO “LATTE PER LA VITA” SU COMMESSA DELGOVERNO FEDERALE DEL BRASILE

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commessa del governo federale bra-siliano. La comunità ha avuto anche,a seguito di progetti presentati alGoverno del Brasile, un trattore, lemacchine per una grossa “farinhei-ra” a meccanizzazione spinta, uncerto numero di computer collegatiad Internet via satellite per aumenta-re la possibilità di comunicare colmondo e con le altre comunità qui-lombolas del Paese.Nel pomeriggio, sempre con p.Sergio, ci mettiamo in viaggio versola sua nuova casa di Corral deDentro, dove si è trasferito, dopo lanostra ultima visita, da quando halasciato la parrocchia di Cachoeirade Pajeù, e dopo che Corral deDentro è diventata ufficialmente par-rocchia (prima era retta ad i n t e r i mdallo stesso p. Sergio). Il viaggiorichiede alcune ore e lungo il percor-so visitiamo una delle tante attività dip. Sergio a favore dei più poveri. ASão Francisco, lungo la strada Rio-Bahia, un gruppo di persone, con p.Sergio, si fa carico di una casa diaccoglienza per pellegrini e di unasilo con attività educative per i piùpiccoli. Il giorno dopo andiamo a Cachoeirade Pajeù, a visitare il Centro Edu-cacão e Trabalho (CET), l’iniziativaeducativa che p. Sergio ha fondatoanni fa a Cachoeira e che segue tut-tora, in quanto presidente della fon-dazione omonima. Restiamo colpitidalla nuova recinzione, resasi neces-

saria dopo la pavimentazione dellastrada, ad evitare che l’acqua dellepiogge, rare ma torrenziali, invada ilcortile, l’orto e le varie zone di atti-vità. Le nuove aule, costruite con un

contributo statale, sono state com-pletamente arredate e sono in fun-zione. La costruzione di questanuova ala, tre aule e i bagni, ha con-sentito di ristrutturare il resto deilocali del CET. E’ stato creato un

locale laboratorio di falegnameriaper i ragazzi, senza macchine uten-sili pericolose, separato dalla fale-gnameria vera e propria, e così leattività di educazione al lavoro infalegnameria potranno presto ripren-dere, dopo lo stop impostodall’Ispettorato al lavoro per motividi sicurezza. E’ stata ricavata unapiccola ‘reception, dove sono inmostra anche i lavori dei ragazzi, unnuovo bagno, è stata ampliata ladispensa e si è creato un passavi-vande tra la cucina ed il grande salo-ne, che serve anche per la refezionedei ragazzi. Anche l’orto è statocompletamente ristrutturato, rica-

vando uno spazio di gioco entro ilCET (prima i ragazzi giocavano instrada!). Tutto questo sotto la super-visione di un giovane coordinatore,Adney, che è veramente molto in

gamba, appassionato ed efficiente(speriamo che rimanga col CET alungo!). Frequentano il CET 80 trabambini e ragazzi in età scolare(primo e secondo ciclo - elementarie medie, un po’ più grandi di quelli diCasa Come Noi a Ouro Verde). AlCET lavorano 4 educatori, un coordi-natore (Adney), 2 insegnanti per icomputer, 2 per l’artigianato, 2 cuo-

che. Il CET negli ultimi quattro anni èstato finanziato completamente daCome Noi, grazie ad un generosocontributo di un nostro aderente,che ha reso possibi le anche lemigliorie di cui sopra ed ha datoautonomia economica al Centro finoalla fine del 2010. Ma dal prossimoanno dovremo tornare a finanziarlosolo in parte, pur sapendo che il fab-bisogno medio mensile del CET per

le spese correnti è di circa 3000 R$,ovvero, al cambio attuale, circa16.400 E l’anno. Dopo il pranzo ‘speciale, con tutti iragazzi ed il personale del CET, par-tiamo per il “sitio dell’AgriCaP”, lacooperativa fondata da p. Sergio suun terreno acquistato da Come Noicon progetto cofinanziato dall’Unio-ne Europea nel 1994-98. La Coo-perativa prosegue il proprio lavorocon un certo ricambio di soci. Il ter-reno è ben coltivato, la porcilaia,finanziata da Come Noi qualcheanno fa, è totalmente utilizzata (i socila usano a turno) e quando arriviamoè in corso un “mutirão” (lavorocomunitario cui tutti sono tenuti) perla raccolta dell’urucum, un colo-rante naturale che è fonte di redditoper l’AgriCaP (come a Ouro Verde loè il caffè). Notiamo che il tentativo difar crescere i banani in irriguo, di cuisiamo stati testimoni la volta prece-dente e per cui ComeNoi avevafinanziato l’impianto di irrigazione,non è andata a buon fine. Ma l’im-pianto di irrigazione è totalmente uti-lizzato per nuove culture di ortaggi,in particolare di zucche (abobora),molto apprezzate dal mercato loca-le. A proposito di irrigazione, durantela riunione con i soci si discute dellanecessità di ripulire il bacino di irri-

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CACHOEIRA DE PAJEÙ (MG). LA NUOVA RECINZIONEDEL CET (CENTRO EDUCACAO E TRABALHO)

UNA DELLE NUOVE AULE DEL CET, A CACHOEIRA DE PAJEÙ (MG)

L’ORTO DEL CET RISTRUTTURATO...

...E LO SPAZIO DI GIOCO PER I RAGAZZI .

ADNEY, QUI CON P. SERGIO, È IL NUOVO COORDINA-TORE DEL CET, A CACHOEIRA DE PAJEÙ

REFEZIONE SPECIALE AL CET, CON IL PERSONALE ETUTTI I RAGAZZI DEI DUE TURNI, IN OCCASIONEDELLA VISITA DELL’AGOSTO SCORSO

LE ZUCCHE IRRIGATE NEL “SITIO” DELL’AGRICAP, A CACHOEIRA DE PAJEÙ (MG)

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vendita nei paesi dei dintorni, saràun bell’incremento ai redditi dellefamiglie della comunità.Ripartiamo da Corral de Dentro,lasciando p. Sergio ai suoi lavorisociali e pastorali, molto soddisfattidi ciò che abbiamo visto, non solonei “nostri” progetti (sono i “loro”progetti, ma un po’ sono anchen o s t r i ! ), ma in generale in questaparte del Paese, che, grazie alla feli-ce concomitanza di un Governatoredello stato del Minas Gerais che sioccupa del lo stato e di unPresidente del Brasile che si occupadel Brasile, davvero sta vivendo unastagione di speranza e di sviluppo.Speriamo che duri!E sulla via del ritorno, attraverso ipaesaggi bellissimi del Minas e dellaparte nord dello Stato di Rio deJaneiro, non possiamo non faretappa a Vila Canoas, con moltagioia e un po’ d’angoscia. FrancoUrani non è più con noi, non è più lì,in favela, nella grande casa Uraniattaccata alla favela, eppure è ovun-que. La sua presenza/assenza ènelle strade, nelle case ristruttu-rate, nell’asilo funzionante a pienor i t m o, nelle decine di iniziative chefioriscono in favela, e più ancora neisilenzi di questa gente che salutaGiuliana con l’usuale grande rispet-to, ma con un po’ di imbarazzo perun dolore che non si sa esprimere. IBrasiliani, così esuberanti nella gioiae nelle manifestazioni di gioia, siritrovano timidi nel condividere undolore, quasi impacciati, e noi conloro.

Ma la vita prosegue, e con essa l’im-pegno della famiglia Urani per la ex-favela di Vila Canoas, ma soprattuttoper la gente della favela. Lidia Uraniha affiancato Giuliana nella gestionedelle “padrinizzazioni” e continuanoa fluire i contributi per i miglioramentialle abitazioni del “piano casa”, conun sempre maggior coinvolgimentodi responsabilità di alcune figurelocali di riferimento (Tatiana per laPara Ti; Isaias per le case), e, final-mente, anche con il coinvolgimentodi alcuni abitanti della São Conrado“bene”! Anche in questo il Brasilesta cambiando.

Franca e Piero Caciagli

gazione più a valle, da cui pesca lapompa per dare acqua alle nuovearee irrigate. Il costo previsto è di3000 R$. Il lavoro andrebbe fatto nelmese di settembre, prima delle piog-ge primaverili, in modo da immagaz-zinare l’acqua che si spera arrivi.L’AgriCaP ha la disponibilità di 1500R$. Noi offriamo, a nome di ComeNoi, il resto, la cifra poco più chesimbolica di 700 E, che verrannoanticipati da p. Sergio, per evitareche i tempi tecnici di trasferimentodel denaro ritardino i lavori di unanno. Torniamo a Corral de Dentro,nostra base, a notte, carichi di ortag-gi offerti a p. Sergio dai soci delsitio, ma anche di forti impressionipositive su una cooperativa chesempre più cammina con le propriegambe.L’indomani visitiamo la fondazioneBertolusso a Corral de Dentro. E’l’equivalente del CET di Cachoeira,fondata da Sergio con il sostanzialecontributo di una famiglia di amiciitaliani. L’anno scorso ci sono statealcune difficoltà finanziarie e ComeNoi si è fatto carico di una parte deicosti. Anche qui un centinaio diragazzi e ragazze in età scolarericevono educazione alla manualità,aiuto nei compiti, un pasto, ed in piùhanno i l corso di capoeira, permaschi e femmine. La struttura èben curata ed il gruppo di educatoriè guidato con molto polso dallacoordinatrice Maria Luisa. Seguia-mo un po’ i ragazzi nei loro lavori(compiti, per alcuni; macramè, per

altri) e notiamo che, come per lacapoeira, non ci sono distinzioni neilavori manuali tra ragazzi e ragazze:tutti sono invitati a fare tutto, senzadistinzioni di sesso, ed i ragazzirispondono bene a questo invito. Visitiamo anche la costruenda“farinheira” di Maristela, finanziatada Come Noi due anni fa ed ancoranon finita per problemi di fornituradelle macchine: nel senso che laditta cui è stato fatto l’ordinativo hafornito le macchine ma non i motorielettrici per farle funzionare, conconseguente causa giudiziaria eritardi nella realizzazione. Ma ormaisiamo al buono. I motori non sonoarrivati, ma almeno si è chiarito chela comunità può cercarli altrove e

mettere in funzione la “farinheira”.Un motore viene riciclato dalla vec-chia “farinheira” ormai smantellata.Per l’altro servono 1000 e, che sispera di recuperare dalla ditta aseguito della causa civile. Ci sembrache ci sia bisogno di una sferzata diottimismo, e offriamo la solidarietà diCome Noi per l’acquisto del motoremancante. Con l’impegno da partedella comunità di portare a termine ilavori in tempo per la raccolta dellamandioca: il muro di recinzione, levasche di decantazione, alcune fini-zioni interne. Le fotografie della“farinheira” sono state fatte daJaqueline O., giovane nipote dellapresidente dell’Associazione, chepoi ci scarica le foto su un “pendrive” mentre noi pranziamo con ziie genitori: anche questo è Brasile!E con questo avremmo concluso ilgiro delle attività in cui siamo ancoradirettamente coinvolti. Ma siamoandati anche a trovare gli amici diSumidoro, la prima comunità ruraleaiutata nel comune di Corral deDentro all’inizio degli anni ’90. Lecase del “sitio” sono quasi tuttevuote, la gente preferisce vivere inpaese e andare al sitio a lavorare,ma il sitio è ben coltivato. Sergio ciporta a vedere la cassa d’acqua el’impianto di irrigazione costruiti confondi statali ottenuti con un progettoad hoc presentato dalla comunità.

Ciò consente la produzione di ortag-gi su scala decisamente più vasta eper tempi prolungati nell’anno. Sepoi riusciranno ad ottenere il finan-ziamento per l ’acquisto di uncamioncino con cui organizzare la

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IMPARIAMO A LAVORARE ALL’UNCINETTO!FONDAZIONE BERTOLUSSO, CORAL DE DENTRO (MG)

LA COMUNITÀ DI MARISTELA (MG) RIUNITA NEI LOCALINUOVI DELLA “FARINHEIRA”, CON PARTE DEI NUOVIMACCHINARI PER LA PRODUZIONE DELLA FARINA DIMANDIOCA. CON UN PO' DI BUONA VOLONTÀ ED UNPICCOLO AIUTO, LA FARINHEIRA SARÀ PRESTO INFUNZIONE. (FOTO DI JAQUELINE O.)

LA NUOVA CASSA D’ACQUA CON IMPIANTO DI IRRIGAZIONE A SUMIDORO (MG). LA VASCA TIENEOLTRE 40000 LITRI D’ACQUA!

IL DOPOSCUOLA NEI LOCALI DELLA PARA TI, LA ONGFONDATA DAGLI URANI A RIO DE JANEIRO, NELLA EX-FAVELA DI VILA CANOAS

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Uganda, viaggio di agosto 2010

A che punto sono i gruppi diMinakulu ed Aliwang?Avevano iniziato dai semi per rico-minciare la vita dai loro orti dopoanni di confinamento nei campi pro-fughi (5 kg di semi a testa).Poi l’acquisto di capre, per riprende-re un po’ gli allevamenti (10 capreogni gruppo di 30 persone).Li avevamo lasciati alle prese con iloro aratri e buoi (un aratro e 2 buoiper ogni gruppo).Quali sono stati i cambiamenti?La sfida è grande perché sono quasi4500 aderenti. Ognuno rappresentauna famiglia in media di 8 membriquindi i beneficiari arrivano a 36mila.Come si misura il cambiamento?Come si fa a sapere quando è ora dismettere di sostenerli?Ci vorrebbero indicatori precisi perconoscere l’accrescimento econo-mico delle famiglie, il variare delguadagno procapite, il frutto chehanno dato i semi, le capre, gli aratri.Ma parliamo di una comunità dicirca 40 mila persone, sparse in unterritorio grande come le provincie diAsti ed Alessandria.È dura raccogliere i dati, basta pen-sare che la fonte più sicura per ilcensimento delle nascite (e parliamodi persone non di denaro) è lo sche-dario dei battesimi tenuto da padreGuglielmo, un arzillo missionariolombardo di 84 anni.È un po’ sordo e mezzo cieco ma èfunzionante. Arrivò la prima volta in Uganda nel1962 in moto. Si risvegliò in unospedale di Bergamo dove capì diaver malauguratamente centrato unamucca. Coma, risveglio, convale-scenza e poi di nuovo in moto inUganda. La contea di Orum usa ilsuo schedario come ufficio anagrafe.Per i non cattolici, e sono molti,pazienza.Cerchiamo di raccogliere più datipossibili, nel frattempo ci facciamoaiutare da tre eventi significativi perconoscere gli effetti del progetto. Il pr imo riguarda John BoscoObangele.

Vive da solo, o meglio col suo paras-sita.Gli ho chiesto come fa a sopravvive-re e lui mi ha ringraziato.“Perché?” gli chiedo io.“La tua gente aiuta il gruppo ObangaTwero (Dio può) col progetto, lorofanno i turni a portarmi il cibo”.Più tardi mi sono fermato a mangiaredella kasawa con Genesio Otim, eAlfred Ojok a casa di Tom Obua cheè l’atela (leader) del gruppo ObangaTwero.

Riconoscono di essere privilegiatiperché ricevono aiuti quindi hannofatto una cassa comune con i soldiche ciascuno restituisce.Insieme aff it tano e coltivano ilcampo di Obangele che rimarrebbeincolto perché lui non riesce a lavo-rare. Lo chiamano tic a lwak, lavorodel popolo. È un’antica usanza deilango, la tribù di questa zona.La stessa cosa coi campi di altri 5anziani soli che non sono membridel gruppo, ma ne beneficiano indi-rettamente. Il vantaggio è per ilgruppo che ha più terra e per glianziani che sono accuditi.Un po’ come da noi quando siacquista la casa di una persona chene mantiene l’usufrutto in vita. Soloche da loro non ha solo una valenzaeconomica. Per loro è vitale perchénon esiste il servizio sociale o sani-tario. Un orfano si salva con l’aiutodei vicini e dei parenti, un anzianoidem, il malato pure. La famiglia, ilclan, la tribù sono tutto.È nella loro cultura da sempre.La comunità cresce tutta insieme,non può che essere cosi.Per questo all’inizio hanno sceltoquesta strada: iryonget, unione fragruppi.Certo c’è anche chi cerca interessipersonali, chi ruba, chi ne approfitta,chi è corrotto.Ma qui avrebbe vita breve un pro-getto che aiuta solo un gruppo, solo

una cooperativa.Qui la comunità, il tessuto socialenon sono scelta di valore, scelta dicolore politico.Qui è sopravvivenza, è tradizione.Quindi cresce tutto insieme.Obangele fa parte dell’indotto delprogetto. Diff ici le sapere quantiObangele sparsi per il territorio.

Uganda l’ho conosciuta in una pic-cola riunione.Erano presenti solo una trentina dipersone appartenenti a 2 gruppi vici-ni, Ocir Can (scacciare la povertà) eAcan Penino Atenge (un povero nonpuò dormire). Siamo pochi cosi ci si presenta acelacel (uno a uno).È il suo turno:“Nyngia (mi chiamo) Uganda”“Come Uganda?” le chiedo.Lei mostra tutto il suo sorriso conpochi denti e storti.“Certo bel musungu (bianco)Uganda, hai mai sentito parlare dimiss Uganda? Ecco sono io”.Ridono tutti, lei molto rumorosamen-te, poi mi sussurra una canzone.Finita la nenia mi racconta che daquando esiste il progetto e si sonomessi in gruppo lei offre i l suocampo agli altri membri per il “tic alwak”. Lei non può tenere in mano la zappaquindi prepara da mangiare per tuttie il guadagno viene diviso.Dice che per la prima volta in 25 annisi è potuta permettere l’acquistodelle medicine che le consentono didormire la notte perché calmano ildolore alle mani.Una mamma dice che ha potutopagare la scuola ai figli, un uomoche ha imparato ad arare coi buoi, eche può insegnarlo ad altri della suazona.

Una ragazza dice che al suo matri-monio, nel 2006 non aveva invitatonessuno perché la guerra ha disper-so la sua famiglia. Non sa neppurechi sia vivo o morto.A giugno ha rifatto una festa coimembri dei gruppi vicini. Lei nonaveva i soldi per farla ma è stataincoraggiata e in riunione hannodeciso che ciascuno avrebbe porta-to qualcosa.Qui un matrimonio senza festa portamale.Effetti collaterali del progetto, dellavoro della gente, del tempo della

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UGANDA•

OBANGELE HA 58 ANNI, QUESTA È LA SUA CASA.

LUI MI CONFERMA CHE C’È UN ACCORDO NEL GRUPPO.

E QUESTO, DA 15 ANNI, È IL SUO PIEDE.

MISS UGANDA

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guerra che si allontana. Non finiscono più di ringraziare lefamiglie in Italia che consentono lorodi progredire.Ovvio che il grosso della fatica lofanno qui, ma per loro è normale.Conoscono solo i progetti dei gover-ni che distribuiscono aiuti.Invece sono piacevolmente stupitidel fatto che Come Noi sia costituitada famiglie “come loro” che usano irisparmi per aiutare famiglie lontane.Lo apprezzano, cosi come proteg-gono come prezioso il fatto che ledecisioni siano prese in assembleadopo lunghe discussioni.Discussioni tipo quella sul sapone:chiedo loro: “cosa sta cambiando?”una donna: “per la prima volta sonoriuscita a comprare un sapone, ma ècaro, 1200 scellini”“Quanto ti dura una barra di sapo-ne?”Ride: “Ho 6 figli mi dura solo unasettimana”“Quindi sono circa 50 barre all’anno,per tutti i membri di Aliwang sonocirca 125 mila barre”

Un uomo coglie il senso del ragiona-mento e continua lui:“Se comprassimo direttamente infabbrica per tutti insieme lo paghe-remmo 600 scellini la barra”Dopo pochi conti facciamo la diffe-renza.125 mila saponi a 1200 scellini fa150 milioni di scellini.A metà prezzo fa un risparmio di 60milioni. È il potere del numero.Da noi è un’idea già ben conosciuta,la grande distribuzione.Ad Aliwang ha un sapore diverso.Tanti poveri insieme non è vero chenon hanno potere.

Ma solo se si muovono coordinati lopossono utilizzare.Il progetto lavora anche per mettereinsieme.Altro effetto collaterale del progetto.

Un gruppo si è dato come nome MotMot Otero Dedek Ikulu, (piano pianoil lombrico raggiunge la zona umida).Spiega bene il senso di una comu-nità intera che lentamente sta rico-struendo il suo tessuto sociale, lasua microeconomia, il suo sistema disolidarietà in modo coerente alla suacultura.Mot mot.

Francesco Salvi

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SAPONE A BARRE AL CUK (MERCATO) DI ADWARI

UN’ASSEMBLEA AD ALIWANG.

NOTIZIE DAE SUI PROGETTI

ERITREA•

Tre sono i progetti che stiamo almomento seguendo in Er itrea,riguardanti altrettanti gruppi didonne che insieme si associano perimparare a cucire e a tessere, orga-nizzandosi poi per la vendita dei pro-dotti in modo da migliorare il bilanciofamigliare.Non è casuale che i nostri progetti sirivolgano a gruppi femminili, perchégeneralmente è più facile per unadonna sottrarsi al servizio militare,soprattutto se ha dei bambini picco-li. In Eritrea tutti i giovani, di entram-bi i sessi, continuano infatti ad esse-re obbligati a prestare il loro serviziomilitare, a partire dai 18 anni almenosino ai 40 compiuti, ma con possibilirichiami anche successivamente.Questo fatto, giustificato dal gover-no con la necessità di difendersi dapossibili attacchi dei paesi vicini,conseguenza anche dalla mai defini-ta questione dei confini con l’Etiopia,di fatto persegue la volontà di tenerela popolazione in perenne stato ditensione, sotto controllo e senza lapossibilità di organizzarsi. A un gio-vane è di fatto impedito di continua-re gli studi, di cercarsi un’occupazio-ne, di costruirsi una famiglia.Oltre a questo aspetto, la donna eri-trea è in genere più affidabile, capa-ce ad organizzarsi in gruppo, e sullesue capacità si basa in molti casil’intera economia domestica. Tutte le

ragazze coinvolte nei progetti ven-gono selezionate dai nostri referentilocali in base a criteri di serietà e dimaggior bisogno: molte sono ragaz-ze madri che vivono sole con figli acarico.Tutti e tre i progetti sono basati suiniziative di microcredito, cioè realiz-zati mediante finanziamenti che ven-gono nel tempo restituiti (almenoparzialmente) per consentire diavviare progetti similari a favore dialtre persone. Queste le notizie dai progetti:B a r e n t u (referenti local i mons.Thomas, Vescovo di Barentu e suorS i l v a n a): le ragazze del progettoNaitena (“vedremo” in l inguaKunama) proseguono nella loro atti-vità inviandoci resoconti periodici: inquesto periodo hanno sviluppatouna nuova linea di prodotti per lascuola (sacche, astucci), oltre a pre-parare collanine e vestiti tradizionalida inviare ad un gruppo di Kunamaemigrati in America. A dicembre,sotto Natale, hanno previsto di orga-nizzare una mostra dei loro prodottia Barentu, mentre continua la vendi-ta settimanale presso i mercati dellazona (il Gash Barka).Mendefera (referenti locali P. Mikaele Luchia): sono stati fatti costruire itelai per la produzione del Nesela, iltradizionale scialle di cotone, inmodo che una ventina di ragazze(organizzate in turni) possano iniziarei corsi di tessitura con la maestraFahna. Il nome dell’associazione chele ragazze hanno scelto è Tesfa(“speranza” in tigrino). Al termine delcorso che durerà sino alla prossimaestate le ragazze inizieranno a pro-durre scialli e a venderli in un nego-zio gestito dall’associazione.

S e n a f e (referenti locali P. Teame esuor Len Len): a Senafe le 4 ragazzea cui era stato comprato un telaioquasi 2 anni fa stanno mensilmentecompletando il pagamento del credi-to, consentendo ad un’altra decinadi ragazze di pagarsi i costi perseguire un corso di taglio e cucito. Ilmese scorso ci è arrivato il preventi-vo per l’acquisto di macchine dacucire e materiale (filo, stoffa ecc.)per poter avviare il corso, richiesta acui cercheremo di far fronte neiprossimi mesi.

Progetto per negozio da parrucchieraIn ultimo segnaliamo una richiestache ci è arrivata da mons.Thomas:tre sorelle di Asmara di età compre-sa tra i 14 e i 18 anni, rimaste orfanedi entrambe i genitori, vorrebberoaprire un piccolo negozio da parruc-chiera. I costi stimati per l’acquistodell’attrezzatura, l’affitto del localeper un anno e un minimo di sosten-tamento per il primo periodo, è del-l’ordine dei 1.500 Euro. Anche que-sto progetto si configura come unmicrocredito, e le ragazze si impe-gnano a restituire il prestito nell’arcodi un certo periodo per creare unfondo che consenta di avviare un’al-tra iniziativa similare. Se siete aconoscenza di occasioni quali matri-moni, battesimi o altre ricorrenze, odi gruppi di amici che intendano“adottare” questo progetto, contat-tatemi: sono a disposizione per fareda tramite e seguire l’ iniz iativa,incontrando le ragazze nel corso delprossimo viaggio.

Francesco Tresso

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Nel numero di aprile scorso abbiamorelazionato sulla nostra visita inRwanda ed in particolare sui progettifinanziati da Come Noi. Aggiorniamoora sulla situazione a distanza di seimesi:

LA SCUOLA PROFESSIONALE.

Ad ottobre, in occasione dell’incon-tro di Sciolze, abbiamo avuto il pia-cere di avere con noi Père Patrice,che ci ha presentato l’evoluzione delprogetto. Innanzi tutto vi è da direche la scuola è in piena attività, puravendo dovuto, in corso d’opera,modificare il tipo dei corsi attivati. Inparticolare si è dovuto inserire uncorso di alfabetizzazione per iragazzi e ragazze che non erano maiandati a scuola prima o avevanoabbandonato la scuola primaria daalcuni anni. Non si è potuto avviare ilcorso di meccanica perché le auto-rità rwandesi hanno stabilito che ilcorso deve durare tre anni dei quali ilsecondo ed il terzo sono stati affidatiad una ONLUS tedesca e quindi ivari centri professionali devono fareun primo anno propedeutico di cui siattende il programma. Inoltre è statoattivato da subito il corso per salda-tori che in un primo tempo era statorimandato.

Ma la notizia più importante è che,appena si è saputo che era nataquesta scuola, si sono presentati aPère Patrice molti ragazzi di strada(47, dai 10 ai 17 anni) provenienti davari luoghi, ma soprattutto dallacapitale Kigali, che è molto distante

da N y a g a t a r e (circa 4 ore).Questiragazzi e ragazze, di cui Patrice si èsempre occupato, sono per lo piùsenza famiglia e tutti senza unacasa. Molti di loro, circa il 40%,sono affetti da AIDS e alcuni fannouso di droghe (sniffano colla o benzi-na, fumano erba, ecc). I problemiche si sono posti sono stati due: darloro un tetto per dormire e nutrirli.Il primo problema è stato risolto adi-bendo un’aula della scuola a dormi-torio dalle otto di sera alle cinque delmattino e fornendo loro delle coper-te (che sono state acquistate) e deicartoni da metter sul pavimento chesi devono procurare loro, all’unicacondizione che smettano di usare ledroghe. Tutte le mattine alle cinque illoro compito è alzarsi, mettere in unangolo queste cose e riadattare l’au-la per la scuola. Per il nutrimento

Patrice ha fatto un accordo con unristoratore locale che, dietro paga-mento di e 1,20 al giorno, forniscead ogni ragazzo il cibo per pranzo ecena (dai 15000 ai 20000 euro all’an-no che Patrice confida di reperi-re….).Per rimanere a Nyagatare, nel nume-ro precedente avevamo detto cheera stata costruita una stalla per 12mucche, ebbene alle dodici mucchesi sono aggiunti 12 vitellini, quindi lastalla sta diventando strettina.

PROGETTO CHAMPIGNONS.Il progetto è avviatissimo e, dopoun’iniziale difficoltà nella produzionedelle talee, tutto si è risolto positiva-mente ed ora le vedove che hannoun terreno proprio, hanno già potu-to trapiantarvi le talee e p r o d u r r eloro stesse i funghi.Di per sé il progetto può dirsi felice-mente portato a compimento. Senon che il consumo dei funghi daparte delle famiglie è notevolmenteaumentato. Vi è infatti una sempremaggiore richiesta perché la gente licompera al posto della carne checosta troppo. Il problema è che peraumentare la produzione è necessa-rio reperire una materia prima perconfezionare i sacchetti delle talee ecioè segatura di legno, di pula di risoe di foglie di banano. Questa segatu-ra è difficile da produrre senza unmacchinario apposito, perché lamateria prima deve essere macinatamolto finemente ed in commercio sene trova molto poca. Sarebbenecessario poter possedere il mac-chinario per produrla che però ha uncosto che le vedove non sono ingrado di sostenere e perciò ci chie-dono se possiamo ancora aiutarle.

Noi torneremo in Rwanda a gennaio2011 e al nostro rientro di daremoulteriori aggiornamenti.

Annalisa e Franco Schiffo

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RWANDA•

RWANDA: A LEZIONE IN UN’AULA DELLA SCUOLA PROFESSIONALE DI NYAGATARE.

RWANDA: SCUOLA PROFESSIONALE DI NYAGATARE.UN GRUPPETTO DI ALLIEVI ELETTRICISTI.

RWANDA: SCUOLA PROFESSIONALE DI NYAGATARE.GLI ALLIEVI MURATORI.

RWANDA: DA DESTRA: PÈRE PATRICE, ANNALISASCHIFFO, PÈRE PAUL, PÈRE JEAN NEPO E FRANCOSCHIFFO

MOZAMBICO

I l progetto Kankhomba procedecome sempre nelle sue parti fonda-mentali. Come Noi da più di 10 annigarantisce la presenza di un infer-miere nel Posto de Saude del vil-laggio e la refezione alla mensadella scuola che ha superato datempo i 1000 allievi, anche pereffetto della scuola media da noicostruita. Un numero così rilevante èdovuto sicuramente anche al fattoche a scuola si può avere un pastocaldo ogni giorno. Nel mentre si ètentato di dare avvio ad un progettodi tipo agricolo che vedesse coinvol-ta l’associazione dei coltivatori delvillaggio che annovera tra le sue filacirca 90 famiglie.

E’ stato condotto, con il supporto ditecnici locali, un corso di formazio-ne per la gestione di impianti didistribuzione dell’acqua potabile,recentemente costruito dalle autoritàlocali, e di sistemi di irrigazione. Irisultati soddisfacenti hanno fattopensare all’opportunità concreta diproseguire il progetto. Poi alcuniavvicendamenti con l’organizzazionelocale di supporto (MAGIS) hannorallentato l’avvio dei lavori.Recentemente il MAGIS ha nomina-to un nuovo referente a Maputo;con quest’ultimo e con lo stessoMagis si esamineranno e valuteran-no le condizioni per un possibileproseguimento del progetto di irri-gazione, avviando nel contempo unpercorso verso l’autosufficienza delv i l l a g g i o .

Il gruppo Mozambico

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TORINO•

ETHIOPIA•

Il progetto “Un bicchiere di latte algiorno”, iniziato lo scorso ottobree integrato qualche mese dopocon “qualche biscutin” è statocompletato in agosto. Riportiamouna lettera ricevuta lo scorso giu-gno da Suor Carla RitaR o c c a f o r t e, missionaria dellaConsolata a Gambo.

“Carissimi amici di Come Noi, mi faccio viva ancora una volta perfarvi sentire tutta la mia riconoscen-za e quella dei piccoli e anche quelladei genitori che vedono come ciinteressiamo, o meglio, come voi viinteressate per venire incontro aibisogni dei loro bambini.Ai bambini continuiamo a dare il lattee già da un po’ abbiamo cominciatoa dare i biscotti due volte alla setti-mana. Cerchiamo di dare biscottinutrienti. Ce n’è un tipo chiamati

“protein” veramente buoni e dolci epiacciono tanto ai bambini. Sei statatu, Pinin, a darmene il suggerimentoe io ho preso la palla al balzo e conla somma che avete mandato abbia-mo pensato anche ai biscotti.Contiamo di con-tinuare il program-ma anche neimesi di vacanzache qui sono imesi di tantapioggia e di nienteraccolto e spessole famiglie, e quin-di anche i bambi-ni, patiscono lafame. Mi fa penavedere come chiha un pezzo diterreno e riescead avere un po’ diraccolto, provvede ai bisogni delmomento e il resto lo deve vendereper avere in mano dei soldi perpagare tutto il resto necessario inuna famiglia e pagare forse anchedei debiti fatti. Il brutto è che, almomento del raccolto, i cereali si

vendono a più basso prezzo e almomento della semina devonopagare le sementi a caro prezzo.Tante famiglie vengono a chiedereun prestito alla missione per potercominciare ad arare (se non hanno

buoi devono anchepagarne l’affitto) eseminare. Si aiutapensando che ilprestito, con tuttala buona volontà,forse non torneràpiù indietro.Vi ringrazio tantoper la vostra gene-rosità e pregosempre il Signoredi ricompensarviper il bene che civolete, di daretanta gioia a voi e

alle vostre famiglie e di esaudireanche voi che non avete bisogno delpane e della casa, ma il cuore haforse bisogno di tante altre cose.Carissimi saluti a tutti e tanta ricono-scenza.

Suor Carla Rita”

TORINO LA MIA CITTA’ riprendele attività dopo la pausa estiva

Hend è stata nostra allieva nel lon-tano 2005 quando eravamo ospitatia Porta Palazzo nei locali del laParrocchia di San Gioacchino. E’una giovane marocchina, sposata,con due bambini.Quest’anno durante le iscrizioni allaBiblioteca Primo Levi ci è venuta asalutare. Era raggiante, con il suofoulard azzurro che le avvolgeva ilbel viso. Ha accompagnato ad iscri-versi una sua amica e ha voluto rin-graziarci perché “grazie all’incontrocon voi, alla maestra Marina che miha insegnato l’italiano e mi ha datofiducia ho trovato il coraggio di iscri-vermi a un corso professionale e hotrovato lavoro. Mio marito continua-va a dirmi che non sarei stata capa-ce di fare nulla, ma io venivo da voi emi sentivo appoggiata e sostenutanel mio sforzo. Ora ho raggiunto loscopo che mi prefiggevo, i miei figlisono perfettamente integrati a scuo-la e con gli amici ed io mi sento qui aTorino come a casa mia. Ci tenevo avenirvi a dire che senza di voi non cel’avrei fatta”. Hend si è resa disponi-bile nella mattina in cui non lavora avenirci a dare una mano comevolontaria per “restituire qualcosadel tanto che ho ricevuto”. Poteteimmaginare come questa testimo-nianza ci abbia commosso e confer-mato nell’utilità del nostro impegno!Come Hend sono ormai tantissime ledonne che nel corso degli anniabbiamo formato e instradato ad unpercorso di autopromozione e di

integrazione.Con il mese di ottobre Torino la miacittà ha riaperto i battenti e siamoora in piena attività.Il 25 ottobre abbiamo organizzatocon l’associazione partner ProgettoTenda la festa di inaugurazione inVia Leoncavallo 23.In Barriera di Milano presso laBiblioteca civica Primo Levi abbiamodovuto chiudere le iscrizioni avendosuperato le 100 iscritte e ne abbiamo30 in lista di attesa… ma la bibliotecanon ha più spazi da concederci. Leallieve sono state divise in cinquegruppi. I bimbi sono numerosissimi ele due brave baby sitter maghrebinefanno fatica ad intrattenerli e a con-solare i più piccini non abituati aessere lasciati dalle mamme.

Al L i n g o t t o nei locali della Parroc-chia di Santa Monica abbiamo rag-giunto 40 iscritte divise in tre gruppi.In Borgo San Paolo le iscritte sono42 anch’esse divise in tre gruppi.Quest’anno abbiamo st ipulatoaccordi formali con i tre CentriTerritoriali Permanenti di zona peruna collaborazione sempre più inte-grata: i CTP ci inviano le donne chenon possono frequentare da loroperché hanno i bimbi troppo piccolie le nostre iscritte potranno stipularedei patti formativi integrati per poteressere ammesse a sostenere l’esa-me di licenza media o ottenere unacertificazione del percorso svolto

con il MEIC che serva da “creditoformativo” per l’anno successivo. Con le nuove regole che stanno peressere varate la conoscenza dellalingua, della cultura e costituzioneitaliana diventerà indispensabile perottenere o rinnovare il permesso disoggiorno, ma, come purtropposempre più spesso avviene in que-sto nostro confuso paese, le struttu-re pubbliche si vedono decurtare lerisorse finanziarie e di personale perattivare corsi adeguati. La nostra attività diventa quindi dianno in anno più indispensabile perintegrare ciò che gli enti pubblici nonriescono ad attuare.Partendo dall’insegnamento dellalingua italiana il nostro impegno èquello di offrire alle nostre iscrittela possibilità di prendere coscienzadel loro ruolo di donne, educatrici,lavoratrici e future cittadine. A par-tire da novembre infatti inizieremoanche il percorso di cittadinanza nelletre circoscrizioni attraverso laboratoriinterattivi ed incontri con esperte peraffrontare vari temi riguardanti le leggisull’immigrazione, la salute materno-infantile, la scuola e l’educazione deifigli, i servizi offerti dal la città.Quest’anno l’obiettivo che ci prefig-giamo è quello di riuscire a coinvolge-re in qualche occasione anche i maritiche spesso sono un freno alla vogliadi crescere delle donne.La forza del nostro progetto risiedesicuramente anche nell’entusiasmoe nella fedeltà dello stupendo grup-po di lavoro composto da più di 20persone che si dedicano con passio-ne a trasmettere non solo nozioni,ma soprattutto fratellanza e amiciziaalle donne maghrebine.Buon anno dunque e buon lavoroalle donne, alle maestre, alle media-trici e alle baby-sitter!

Maria Adele Roggero

TORINO: SI CONCORDANO I PIANI DI STUDIO, I PROGRAMMI E GLI INCONTRI PER CONTINUARE IL PROGETTO TORINO, LA MIA CITTÀ.

A GAMBO IL BICCHIERE DI LATTE È ACCOMPAGNATODA QUALCHE BUON BISCOTTO.

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A VILA CANOAS L’IMPEGNO CONTINUA…

Riportiamo uno stralcio della lette-ra inviata recentemente da Lidia eMaria Giuliana Urani, ai “padrini”dei bambini che continuano adessere sostenuti e aiutati attraver-so la Onlus locale ParaTì.

Cari e preziosissimi Amici,Vi scriviamo per comunicarvi dacuore a cuore quali sono gli sviluppidel progetto Para Ti negl i ultimimesi.La scomparsa di Franco è stata vis-suta da tutti noi con grande sofferen-za, ma anche con profondo senso diresponsabilità. Tutti insieme abbiamolottato per affrontare un momentomolto difficile nel migliore dei modi eper riuscire a mantenere il suo gran-de impegno nei confronti di centinaiadi persone in Italia e in Brasile.I vostri preziosi contributi sono staticonsegnati a tutti. Lidia e Maurohanno aggiornato insieme a MariaGiuliana tutte le schede dei bambini,corredandole anche di fotografie. Ilnostro lavoro continua a dare ottimi

risultati e il livello di educazione dibambini e ragazzi continua a cresce-re. Sono in particolare davvero sor-prendenti i risultati ottenuti nei corsidi informatica.Uno degli obbiettivi sui quali maggior-mente ci concentreremo in futurosarà quello di lavorare di più e piùprofondamente con gli adolescenti.Sono le persone che corrono i rischimaggiori, ma che presentano anchegrandi potenzialità da sviluppare.Andrea Urani che vive a Rio, graziealla Light, ha fatto mettere i contatoria tutte le abitazioni in cambio di 600f r i g o r i f e r i a basso consumo e a 6l a m p a d i n e a basso consumo perogni abitazione. Lidia ha fatto ingrandire lo spaziogiochi e grazie alla donazione di unasignora americana è stato acquistatoun ping-pong per giocare nei giornidi pioggia.Un'altra grande soddisfazione ècostituita dal fatto che diversi ragaz-zini usciti da Para Ti si offrono comevolontari per lo svolgimento deicompiti di scuola e sostegno agli

animatori con i più piccoli.Stiamo cercando di organizzarci nelmigliore dei modi per il futuro.Nel mese di luglio i bambini hannoorganizzato una festa Junina t r a d i-zionale alla quale abbiamo parteci-pato. Il lavoro con tutti loro procedecomunque quotidianamente seguitodagli insostituibili Tatiana, Rodrigo eJackson.Il 31 di luglio abbiamo commemo-rato Franco Urani con un’escur-sione a Pedra Bonita e con un pre-mio istituito a suo nome per ibambini di Para Ti.E’ stata una giornata emozionanteche ha coinvolto numerosi amici,anche provenienti dall’ Italia chehanno potuto apprezzare la musicadella Banda di Samba della Furiosala quale ha anche intonato il Sambadedicato a Franco.Abbiamo molte richieste da parte divisitatori che vorrebbero fare i volon-tari, ma siamo costretti per ovvieragioni logistiche ad accoglierle soloin parte.Tatiana e Rodrigo, operatori localidella Para Ti, sono sempre un gran-de sostegno.Vi ringraziamo tutti moltissimo per ilcontinuo e prezioso contributo econtinuiamo il nostro lavoro congrande speranza di aiutare questibambini e ragazzi ad avere un futuromigliore.Un caro saluto a tutti.

Maria Giuliana e Lidia Urani

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NOTIZIE DA AMICIE RIFLESSIONI

COLOMBIA

BRASILE•

I BAMBINI DI VILA CANOAS RICORDANO IL LOROGRANDE AMICO FRANCO

P. Franco Nascimbene, missio-nario comboniano, che vive delproprio lavoro, a Tumaco, su unapalafitta, in piena condivisione coni poveri, ci ha scritto raccontando-ci un po’ del suo impegno.Riportiamo e condividiamo con voiqualche passo della sua lettera.

Carissimi, rieccomi a voi dopo alcuni mesi disilenzio. Dopo molti mesi di piogge,da una settimana sembra che abbiasmesso di piovere. La pioggia è unpo’ noiosa, però ha i suoi vantaggi,soprattutto nei quartieri perifericidove, quando non piove è tutto pol-vere e dove, arrivando solo l'acquadel comune nella strada principale euna o due volte per settimana, l apioggia permette di raccogliereabbondante acqua dal tetto senzadoverla andare a cercare lontanoe caricarla in spalla.Tre mesi fa abbiamo fatto un tentati-vo di apertura di una comunità soloper coppie, ma la cosa non sta fun-zionando molto.Dopo due o tre riunioni un po' per

volta i mariti hanno cominciato asparire ed ora siamo rimasti quasisolo con le mogli. Vedremo come siandrà avanti. Da due mesi, una dellecomunità più antiche ha deciso dicominciare a prendersi l'impegnodi una visita quindicinale al carce-re della città. Abbiamo preso con-tatto con il direttore del carcere, poicon l'assistente sociale e dopodo-mani faremo già la nostra quartavisita. Ogni volta ci fanno entrare inuna delle sette zone in cui è diviso ilcarcere dove invitano i reclusi che lovogliano ad un incontro con noi.Dopo le presentazioni, proponiamoprima di tutto un gioco da ridere percreare fiducia reciproca e relazionidistese, poi facciamo qualche cantoe proponiamo un tema di riflessione,durante il quale si fa un momento diteatro preparato fra tutti e terminia-mo con un testo biblico che illuminila riflessione fatta ed un momento dipreghiera spontanea, dove di solitocontinuano ad affermare di essereinnocenti e chiedono a Dio che liliberi presto dal carcere. L ’ u l t i m avolta che siamo andati, alla fine,uno dei carcerati mi ha regalatoun braccialetto fatto da lui connoci di cocco. Per ora l'iniziativa vaabbastanza bene e spero che resistaalla prova del tempo.Sabato scorso è iniziato un secondo

gruppo giovanile nel quartiere. Sonomolto giovani, sui 14-15 anni, ma quise non cominci a quella età le ragaz-ze non le prendi più perchè molte sui15-16 anni rimangono incinte per laprima volta e da quel giorno i lorointeressi cambiano, centrandosi sulbimbo che nascerà e poi su comemantenerlo senza il papà, che nor-malmente sparisce, quando scopredi averla messa incinta.Da tre mesi ho cambiato il mio mododi lavorare la mattina. Ho trovatouna bicicletta usata in vendita conun grande portapacchi sulla ruotadavanti. L'ho comprata per 40euro, ho fissato sul portapacchiuna grossa e forte cassetta plasti-ca ed ogni mattina metto nellacassetta i miei due secchielloni dilatte di soia ed esco a vendere illatte in bicicletta. La nuova formulami permette di terminare il lavoroun'ora prima e molto meno stancoperchè i secchielli non li portano piùle mie spalle ma la bicicletta. Vi penso al ritorno dalle vacanzeestive ed all'inizio di un nuovo annoscolastico. Mando a voi tutti un carosaluto, carico di speranza che levostre e le mie attività possanoessere costruttrici di una società piùfraterna.Un abbraccio.

Franco

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Alcuni giorni fa, dal l’Uganda,abbiamo ricevuto una lettera daMons. Giuseppe Franzelli,vescovo di Lira, per la giornatamissionaria mondiale del 24 otto-bre. Ne abbiamo estratto alcunipassaggi significativi e stimolantiper una riflessione profonda.

Carissimi,[…] C’è un qualcosa di più profondoche non possiamo trascurare. Lagiornata missionaria mondiale èancora una volta qui a ricordarcelo.La Chiesa non è semplicementeun’agenzia che presta servizi socialie di assistenza, con particolareattenzione ai poveri e agli ultimi…[…] Il Sinodo dei vescovi per l’Africa,a cui ho avuto il privilegio di parteci-pare l’anno scorso a Roma, l’hadetto con grande chiarezza. La cosapiù importante è l’annuncio del van-gelo, l ’offerta del l ’ incontro conCristo, Figlio di Dio fatto uomo,nostro fratello, che condivide connoi una vita nuova. Più vado avanti nel mio servizio mis-sionario a questa giovane Chiesa,Famiglia-di-Dio a Lira, e più ne sonoconvinto. C’è ancora molto bisognodi un annuncio r innovato ed inprofondità del Vangelo nella sua

radicalità che esige una vera conver-sione e cambio di mentalità e dicuore. A ricordarmelo in modo vio-lento ed atroce, se pur ce ne fossestato bisogno, un fatto accadutoalcune settimane fa, che mi pesaancora sul cuore e che cerco di por-tare nella preghiera.[…] E’ successo in un villaggio diuna delle nostre parrocchie. Unagiovane mamma, dovendo andare afinire un certo lavoro nei campi,lascia in casa i suoi due ultimi bam-bini. Il più piccolo è affidato alle curedi una ragazzina. Dopo un po’ il pic-colo comincia a piangere e continuaa lungo senza che la ragazzina rie-sca a calmarlo. Decide allora di por-tare i l bimbo dal la mamma neicampi. Lascia in casa l’altra bambi-na, più grandicella, di tre anni emezzo. Terminato i l lavoro neicampi, un po’ più tardi, la mammatorna a casa, assieme al bimbo pic-colo e alla ragazzina. Non vedonol’altra bambina, rimasta a casa. Lachiamano e poi la cercano invano.Sparita. Temendo che si sia allonta-nata e poi persa, chiedono aiuto aivicini e continuano le ricerche fino anotte inoltrata. Nessuna traccia dellabambina. Alcuni giorni dopo, sabato,alcune donne si recano al fiume,sentono un forte fetore e trovanosulla sponda, nell’acqua il cadaveredella bimba. Constatano con orroreche il piccolo cadavere, con la testarasata, e’ stato orribilmente mutilato. […] Poco meno di un anno fa,l’Uganda è stata alla ribalta dei vari

giornali e sulla rete internet per epi-sodi di sacrifici di bambini. A parte leesagerazioni giornalistiche, è indub-bio che i l fenomeno esiste.Apparentemente è più diffuso alcentro e al sud del paese, ma ancheda noi al nord si riscontrano dei casi.Non è questo il tempo ed il luogoper un’analisi delle cause di questoterribile crimine. C’entrano la super-stizione, il credere che il sacrificio divittime innocenti sia propizio edassicuri buona fortuna negli affari, inamore, nella carriera… E c’è natural-mente chi – stregoni, fattucchiere,pseudo-sacerdoti di nuovi riti misti apratiche tradizionali che invocanospiriti tradizionali – approfitta dellacredulità della gente, fra cui si con-tano uomini d’affari, intellettuali epolitici, per il proprio tornaconto.[…] Quando succedono, questecose sono come un macigno che tipesano sul cuore e restano sullo sto-maco. Si tratta naturalmente di casiestremi. Ma assieme a tante altredifficoltà e situazioni negative eapparentemente senza via d’uscita,possono condurre talvolta ad unatentazione sottile, che colgo nell’e-spressione di qualche sacerdote, siamissionario che diocesano. Dopotanti anni, siamo ancora a questopunto? Quanto ci vorrà perchè ilvangelo penetri la cultura e tra-sformi il cuore della società afri-cana?[…] Buona missione a noi e a voi.Vostro,

p. Giuseppe

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UGANDA•

I FLUSSI MIGRATORI E IL LORO IMPATTO SOCIO-ECONOMICO

Abbiamo apprezzato molto la suainteressante relazione sul tema“L’impatto socio-economico dellacrisi fra immigrazione ed emigra-zione” e vi riportiamo alcuni passag-gi significativi della sua presentazio-ne.“L’Italia ha raggiunto solo recente-mente i livelli di immigrazione dellaGermania e della Francia, ma non hautilizzato la loro esperienza. La leggeBossi-Fini si è ispirata a quella tede-sca di 30 anni fa (basata sullavoro/occupazione) che nel frattem-po là è stata cambiata. L’Italia hauna pluralità di provenienze, diver-se a seconda delle regioni. E s i s t euna segregazione professionale(es. badanti) che determina una pre-destinazione anche per le generazio-ni future. Non sono state utilizzate leprofessionalità esistenti tra gli immi-grati, relegati ai cosiddetti l a v o r idelle 5 P (pesanti, pericolosi, poco-

pagati, penalizzati socialmente eprecari). Occorre tenere presente che l’immi-grazione non è più un fenomeno, maun aspetto strutturale del nostropaese, i n a r r e s t a b i l e, che bilancia ilcalo demografico italiano e rappre-senta un contributo positivo al siste-ma pensionistico (a fronte di 1 miliar-do di Euro di costi assistenziali degliimmigrati si valutano 4 miliardi digettito fiscale).I ricongiungimenti familiari sono pro-blematici perché i figli diventano“figli di stranieri” e la scuola ha gros-se difficoltà nell’accoglienza. I giova-ni aspirano alle occupazioni delle 3M (medici, magistrati, matematici) esi sentono troppo spesso relegatialle occupazioni dei loro genitori. Nel 2006 il 30% dei nati, a Torino,era figlio di stranieri e quindi l’ade-guamento della scuola è indispensa-bile. Purtroppo, il futuro, anche delle

seconde generazioni, è molto incertoe l’incertezza crea disagio e insoffe-renza.Nel mondo vi sono 700 milioni dimigranti. L’Italia non è tra i primi 10paesi di immigrazione. Spesso èsolo una tappa di approdo versol’Europa e non un paese di destina-zione. I principali flussi provengonodalla Cina, Ucraina e Bangladesh,tutti con caratteristiche diverse. La crisi socio-economica non haridotto l’immigrazione, gli immigratisono psicologicamente più prepa-rati ad affrontarla (abituati a “strin-gere i denti”, come risulta anchedalle analisi bancarie, dove i conti insofferenza degli immigrati sononumericamente inferiori a quelli degliitaliani) e spesso riescono, con gran-di sacrifici, a evitare di cadere insituazioni debitorie gravi.Sono stati rilevati: un’inversione delf lusso del le r imesse (verso ilMarocco crollo dell’11%, i cinesisostengono le loro comunità inItalia), un aumento delle immigrazio-ni irregolari, un nuovo processo di“disgiungimento familiare” conconiuge e f igli che ritornano neipaesi di origine, un maggior inseri-mento degli immigrati nel lavoronero, un forte aumento della disoc-

Lo scorso 25 settembre, in occasione della Giornata annuale di riflessio-ne, abbiamo incontrato la Dr.ssa Roberta Ricucci, ricercatricedell’Università di Torino e del FIERI, organismo universitario interfacoltà.Si occupa del fenomeno delle migrazioni da 15 anni.

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Riceviamo da Stefano Longo, che con Ines fu parte del GruppoRwanda, il suo commovente e affettuoso ricordo:

“Come bello e come vero è il ritrattodi Ines descritto nelle righe quisopra! Pare davvero di averla di fron-te, con quel suo modo deciso, con-vinto, sicuro, che mi ha sempredestato ammirazione e simpatia. E’quasi difficile aggiungere qualcosa,ma un pensiero pieno di affetto mideve essere concesso.Quando l’ho conosciuta ero “giova-ne” e reduce anche io di viaggi e diattività in Rwanda. Ora giovane nonlo sono più tanto, ma l’ammirazioneche ho nutrito fin da subito per lei èrestata immutata. Mica è da tutti almomento di andare in pensione sce-gliere di abbandonare la sicurezza e la tranquillità della vita in Italia per andare a lavorare e “lottare” (metto le vir-golette, ma forse neppure ci vorrebbero) in un posto così lontano e disagiato e difficile come il Rwanda, per por-tare avanti un progetto grande e innovativo come il suo. Difficoltà, contrasti, incomprensioni non l’hanno maispaventata o dissuasa: ha sempre saputo andare avanti. Davvero impossibile non ammirarla.Ero stato tre settimane a trovarla a Butare, per valutare insieme a lei gli ulteriori sviluppi del progetto che eraormai in fase avanzata. E la stessa fiducia e ammirazione che per lei provavo io, l’avevo percepita in tutti coloroche si trovavano a collaborare, o anche a discutere, con lei.Nei momenti critici si auto-incoraggiava con qualche proverbio (o brontolio) in piemontese e tornava alla suasicurezza.Una sicurezza che non aveva niente a che fare col “pieno di sé” che manifesta tanta gente… Gente che viaggiasu proprie convinzioni ed evita di confrontarsi col pensiero degli altri. Al contrario: la sua sicurezza era frutto disevere riflessioni fatte tra sé e sé e di aperte discussioni con chi non sembrava in accordo con lei. Alla fine il pen-siero giusto e la valutazione più completa quasi sempre risultavano i suoi.Tutti gli amici di Come Noi le devono molto, per quanto ha progettato, realizzato e tenacemente portato a com-pimento. E io le devo qualcosa più degli altri: come minimo il fatto di avermi lasciato un insegnamento di dedizio-ne e di costanza non facili da eguagliare. E mi vergogno un po’ per aver troppo poco imparato da lei…Grazie di cuore Ines, come “discepolo” non sono certo stato all’altezza, ma il segno lo hai lasciato. Grazie!”

cupazione maschile straniera,aumento della concorrenzialità tradonne immigrate e italiane nel mer-cato dell’assistenza, la ricerca (di chiha il permesso di soggiorno e/o lacittadinanza) di altre regioni o paesiin cui emigrare nuovamente.C’è un forte aumento delle richiestedi sostegno economico, di aiuti ali-mentari e di sussidi scolastici. M anon c’è ritorno nei paesi d’origine.

Il grosso impegno delle famiglie amantenere il percorso di istruzionedei figli è vissuto come un investi-mento per il futuro. Ma si assisteanche a fenomeni nuovi come legrandi difficoltà che incontrano lebambine e ragazze (figlie), soprattut-to maghrebine, che devono assume-re carichi familiari maggiori, perchéle loro madri sono, ora più spesso,obbligate e lavorare fuori casa.

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RICORDANDO INES CARIGNANO

Lo scorso 10 maggio è mancata InesCarignano e con la notizia della suascomparsa immediatamente sonotornati vividi alla memoria i ricordi delsuo instancabile lavoro, del suo entu-siasmo, del progetto di Come Noi inRwanda, di suor Emma Bertola, diClemente Bertola che, dopo averlaseguita e sostenuta per anni, la pre-sentò a Comenoi, di MonsignorBlaise Forissier, che ne subentrò nelprogetto, di Ananie per il progettoagricolo con gli scout, ecc.Ines era una donna forte, sbrigativa,concreta, allegra e coraggiosa, conun amore profondo per i l suoRwanda, ma sempre obiettiva nelvederne i problemi.

Si perseguono le strategie deldiventare imprenditori o del ri-emi-grare nuovamente con le compe-tenze professionali acquisite.In Europa si registra un indeboli-mento della cornice istituzionaleeuropea, la crisi dei modelli di inte-grazione tradizionali, un aumentodelle tendenze xenofobe di frontealle pressioni sulle frontiere esterneper nuovi ingressi.”

Giuliana Casassa

Assistente sociale in Italia, nel 1974,al momento della pensione si trasferìin Rwanda dove restò per 10 anni.Fondò i Centri O.C.A.R.R. di avvia-mento artigianale di falegnameria,meccanica e cucito, dislocati in variezone del Rwanda con l’intento dievitare l’inurbamento dei giovanidelle colline dando loro una possibi-lità di lavoro in loco.Al momento della tragica e sangui-nosa guerra civile del 1994 eranoattivi 5 centri: gli insegnanti furonotrucidati con le loro famiglie, i ragaz-zi dispersi ed i centri depredati ditutto.L’orrore di quanto accaduto colpìprofondamente Ines, ma non le tolse

la speranza e la fiducia verso il“paese delle mille colline”.Infatti in un articolo sul notiziario diComenoi del febbraio 1995 intitola-to: Il “mio” Rwanda c o n c l u d e v adicendo: “nasce una nuova menta-lità, un nuovo coraggio, una fermasperanza che se pur piccoli e contanto stento faranno rinascere,oltre ogni errore ed orrore, quellaterra e quella gente a me tantocara”.Siamo felici di essere di nuovo pre-senti in Rwanda con il progetto edu-cativo dei ragazzi di strada di PèrePatrice nel ricordo indimenticabile diInes e di quanti hanno lavorato conlei.

M.Consolata Puccio Bertola

INES CARIGNANO, NEL 1990, IN COMPAGNIA DI ANANIE BIZINAMA, COORDINATORE CON LEI DELPROGETTO OCARR, DI MARIA ADELE E DI PUPA.

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NOTIZIE ... NOTIZIE ... NOTIZIE... NOTIZIE ...

• Promuoviamo la nostra associa-zione!Vi saremmo molto grati se ci sugge-riste delle iniziative per fare cono-scere le nostre attività e i nostri pro-getti a chi fosse interessato. I mem-bri del Comitato Promotore sonodisponibili a incontrare gruppi par-rocchial i, associazioni, alunni discuole di ogni ordine e grado, perpresentarci e sensibilizzare giovani eadulti sui problemi dei paesi in via disviluppo e sulle finalità dei nostriprogetti.Contattateci con una email ac o m e n o i @ c o m e n o i . o r g o lasciandoun messaggio presso la nostra sede(011 356000).

• Indirizzario per il recapito delbollettinoContinuiamo a cercare di aggiornaresistematicamente gli indirizzi, ma vipreghiamo di segnalarci gli even-tuali cambi di intestazione o diindirizzo, inviandoci una segnalazio-ne scritta al nostro indirizzo di ViaValentino 18, 10136 Torino oppureuna email all’indirizzoc o m e n o i @ c o m e n o i . o r g o l a s c i a n d oun messaggio presso la nostra sede(tel. 011 356000).Purtroppo i versamenti effettuati amezzo bonifico bancario sono spes-so privi di indirizzo del versante (lebanche non sono più obbligate adindicarlo). Non siamo quindi in gradodi inserirne i nominativi nel nostroindirizzario. Vi preghiamo di precisa-re sempre alla banca la necessità diinserire anche il vostro indirizzo neidati del versante o di comunicarceli.Grazie.Molti aderenti effettuano versamenti

indicando un cognome diverso daquello che abbiamo in indirizzario(es. il cognome da nubile). In questocaso le famiglie riceveranno unadoppia copia del bollettino c h epotete usare per diffonderlo adamici o parenti che ancora non loricevono e far conoscere Come Noiad altre famiglie.

• Codici IBANVi ricordiamo l’ identificativo delconto bancario di COME NOI, pereseguire i bonifici:Unicredit Banca – IBANIT20.S02008.01107.000003911699Tra breve tempo chiuderemo i lconto corrente presso Cariparmaperchè poco usato e rappresenta uncosto aggiuntivo.

• Deducibilità fiscaleTutte le offerte a COME NOI Onlus,effettuate con versamento sul contocorrente postale o con bonifico ban-cario, sono fiscalmente deducibili.Chi avesse bisogno di una ricevutafiscale formale ci contatti, lasciandoun messaggio per noi al lo 011356000.

• 5 per milleAnche nel 2011, potrete sostenerciscegliendo di destinare il 5 permille delle vostre imposte a COMENOI. Vi ricordiamo che non è inalternativa all’8 per mille, ma un’op-portunità in più per sostenere i pro-getti di COME NOI.Sarà sufficiente indicare il nostrocodice fiscale 9 7 5 4 6 2 6 0 0 1 5 n e l-l ’apposito riquadro della vostraprossima denuncia dei redditi.

ABBIAMO LETTO...“Nel mare ci sono i coccodrilli” di Fabio Geda – ed. B.C.Dalai

Fabio è un amico da molti anni di al-cuni membri del Comitato Promotoree si occupa da tempo di disagio gio-vanile e animazione culturale. Alcunianni fa si è scoperto scrittore e hainiziato a dedicarsi alla narrativa,scegliendo temi e soggetti legati asituazioni di problematiche educati-v e .Il suo primo libro “Per il resto delviaggio ho sparato agli indiani”, usci-to nel 2007, ha ottenuto numerosiriconoscimenti letterali e lo ha spintoa scriverne un secondo, l’anno suc-cessivo: “L’esatta sequenza deigesti”. E poi l’incontro con quelloche sarà il protagonista del suonuovo libro, Enaiatollah Akbari, lo haindotto a narrare l’odissea di questoragazzo afgano che lasciò il proprio

villaggio a dieci anni per arrivare aTorino cinque anni dopo, attraversoincredibili peripezie. Il libro uscitoquest’anno è una testimonianzadelle terribili condizioni di vita deibambini e dei giovani afgani (epachistani e iraniani e…) costretti acrescere nell ’estrema povertà eoggetto di ogni forma di sopruso edi violenza. Il libro termina con una postfazione:“Enaiatollah ha finito di raccontare lasua storia poco dopo aver compiutoventuno anni (forse). La data del suocompleanno l’ha decisa la questura:1° settembre. Ha appena scopertoche nel mare ci sono davvero i coc-codrilli.”Un suggerimento per una piacevolestrenna di Natale, anche per un figlioo un nipotino, un po’ grandicello, daavviare alla lettura!

Franco Sibille

NEWS dalle Javadhi Hills!Farà piacere ai nostri sostenitoripiù anziani sapere che abbiamorecentemente avuto notizie sulleJavadhi Hills (India!) da Ugo DallaLonga, un amico di Valdobbia-dene che le ha visitate lo scorsofebbraio.Sono trascorsi quasi 20 anni daquando abbiamo concluso que-sto nostro primo grosso progettoche portò un forte sviluppo e cre-scita della popolazione tribale(tribals) delle Javadhi, graziesoprattutto al grande impegno eamore per i poveri del carissimoPadre Angelo Codello, morto, inquel remoto angolo del mondo,nel 1990.Qualche anno dopo concordam-mo con gli amici del “PloughN.A.” di cedere la farm ai Sa-lesiani che avevano avviato su unterreno confinante la costruzionedi un istituto. Ugo, insieme a ungruppo di amici di Valdobbia-dene, si è impegnato a lungo nelsostenere le iniziative locali deisalesiani e di altre congregazioni.Oggi, sulle Javadhi, vi è unIstituto Professionale con circa300 allievi a Jamnamarathur eun Istituto Agrario più piccolo aKovilur. Oltre all’ospedale gover-nativo, è in funzione anche unpiccolo ospedale gestito dasuore che segue i bambini disa-bili e gli anziani.La zona è sempre molto bella e siè molto sviluppata nelle comuni-cazioni, nell’artigianato e nei tra-sporti. La povertà è ancora moltodiffusa nei villaggi più remoti, male prospettive di crescita neltenore di vita e nell’istruzionesono certamente buone.

Franco Sibille

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BILANCIO COME NOI Onlus (Euro)1° agosto 2009 - 31 luglio 2010

Progetti Adozioni a distanza Gestione TotaliSaldo iniziale 77.931 10.797 88.728Entrate 120.479 (1) 99.401 (4) 244 220.124

dettaglio: dettaglio:donazioni 102.381 Brasile 62.8965 per mille 18.098 India 36.505

Totale disponibile 198.410 110.198 244 308.852Uscite -183.679 (2) -95.026 (4) -7.550 -286.255

dettaglio: dettaglio: dettaglio:Uganda 49.876 Brasile 60.139 postali 147Brasile 33.933 India 34.887 notiziario 5.271Rwanda 28.634 segreteria 1.690Mozambico 12.523 bancarie 442Senegal 11.360Eritrea 10.250Ethiopia 4.802MEIC 21.001Haiti 10.000Altri 1.300

Saldo finale 14.731 (3) 15.172 -7.306 (5) 22.597

Note:(1) - Le entrate per i progetti sono diminuite del 34% in parte per la mancanza di due grosse offerte di enti privati che abbiamo

ricevuto negli ultimi anni. Il livello di offerte, nonostante la crisi economica in atto, è ancora abbastanza buono GRAZIE ALLA GENEROSITA' DEI NOSTRI ADERENTI!

(2) - Le uscite per i progetti sono aumentate del 2,7% rispetto all'anno precedente a causa degli impegni pluriennali e dell'avviodi un nuovo intervento in Rwanda..

(3) - Il saldo netto dei progetti, ridotto dei costi di gestione, è di _ 7.425.(4) - Le entrate e le uscite per adozioni a distanza sono mediamente inferiori dell’10% rispetto all’anno precedente.(5) - Le spese amministrative sono aumentate notevolmente a causa del maggior costo di spedizione del notiziario (+36%) e del

nuovo sito web e rappresentano il 2,6% del totale delle uscite..

NUOVO SITO WEBDI COME NOI

E’ finalmente on-line ilnuovo sito web http://www.comenoi.org

Abbiamo cercato di ren-derlo più “vivo”, inse-rendo notizie di attua-l i tà, news sul nostrooperato e dai progetti, inotiziari, le relazioni diviaggio e altro ancora.

Siete tutti invitati a visi-tarlo e a farci avere levostre impressioni esuggerimenti.

Il sito vuole essere unostrumento per comuni-care, per scambiarciinformazioni e notizievarie da ogni angolo delmondo che volete con-dividere.

Lo scorso 24 ottobre è mancata,all’età di 104 anni, la SignoraMaria Bricarelli Scotti, mammadi Angioletta Rowinski. E’ statauna nostra grande sostenitriceper moltissimi anni, coinvolgendonel suo entusiasmo tanti parentie amici. Siamo vicini alla soffe-renza di Angioletta e Giorgio ealla loro famiglia, per la perditadella mamma che, nonostantel’età centenaria, è stata partecipedella vita intorno a lei fin quasiagli ultimi giorni.

LUTTI

GRAZIE! A Marta e AlessandroPidello per averci destinato unagenerosa offerta per festeggiarela nascita del piccolo Eugenio.AUGURI, AUGURI!

RINGRAZIAMENTI