numero 0. gennaio 2002 · Progetto Luca Biancini ... propria creatività. Come accade alla...

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Quadrimestrale edito da CERDOMUS Ceramiche S.p.A. Castelbolognese (RA) Progetto Luca Biancini Carlo Zauli Progetto grafico e impaginazione Elisa Sangiorgi/Pubblica comunicazione per Divisione immagine Cerdomus Coordinamento editoriale Pierluigi Papi Redazione Paolo Cannellini Marcello Cicognani Stefania Mazzotti Giorgio Melandri Pierluigi Papi Giuseppe Sangiorgi Foto Circolo Fotografico Casolano Luciano Morara Archivio Cerdomus si ringrazia per la preziosa collaborazione Maddalena Becca/Divisione immagine Cerdomus Traduzioni Omnitrad Castelbolognese Stampa www.golinelli.it ©CERDOMUS Ceramiche SpA tutti i diritti riservati Autorizzazione del Tribunale di Ravenna nr. 1173 del 19.12.2001 I Sensi di Romagna numero 0. gennaio 2002

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Quadrimestrale edito da

CERDOMUS Ceramiche S.p.A.Castelbolognese (RA)

Progetto

Luca BianciniCarlo Zauli

Progetto grafico e impaginazione

Elisa Sangiorgi/Pubblica comunicazioneper Divisione immagine Cerdomus

Coordinamento editoriale

Pierluigi Papi

Redazione

Paolo CannelliniMarcello CicognaniStefania MazzottiGiorgio MelandriPierluigi PapiGiuseppe Sangiorgi

Foto

Circolo Fotografico CasolanoLuciano MoraraArchivio Cerdomus

si ringrazia per la preziosa collaborazione

Maddalena Becca/Divisione immagine Cerdomus

Traduzioni

Omnitrad Castelbolognese

Stampa

www.golinelli.it

©CERDOMUS Ceramiche SpAtutti i diritti riservati

Autorizzazione del Tribunale di Ravennanr. 1173 del 19.12.2001

I Sensi di Romagna

numero 0.gennaio 2002

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rotagonista indiscussa di ee è la terra di Romagna.

O meglio gli elementi della terra di Romagna - earth element - “frutti” culturali

e naturali. Elementi che testimoniano come la storia sia legata al presente. ee rac-

conta gli elementi attraverso “narrazioni” scaturite dal dialogo/confronto/scontro

delle idee di persone che vogliono sfidare il normale modo di comunicare, attraver-

so parole che diventano i prodotti del proprio sapere, della propria esperienza, della

propria creatività.

Come accade alla Cerdomus, per volontà della quale la rivista è nata.

ee, che oggi si affaccia per la prima volta sul panorama editoriale, tenterà strade

diverse per far si che la memoria e la qualità dei ricordi non si disperdano nella pol-

vere dell’amnesia.

Da questa terra fertile nascono tutti gli elementi che l'uomo lega con alchimie da

sempre connaturate con la natura stessa: terra, acqua, fuoco, aria. Ecco perché l’ar-

gilla si trasforma in ceramiche; i frutti si trasformano in vino ed olio; la cultura in

arte; le passioni in motori; la storia in saggezza; le tradizioni in salvaguardia del ter-

ritorio. Tutti gli elementi si incontrano per la gente di Romagna e per quella di tutto

il mondo. ee intende radunarle, non solo per non disperderli ma, soprattutto, per

riconoscerne il valore.

Da milioni di anni gli elementi della terra si combinano tra loro con risultati straor-

dinari. Spesso riescono a moltiplicarsi e amplificarsi grazie a formule alchemiche

descritte dall’ingegno dell’uomo, teso a migliorare la qualità della vita delle persone.

ee parlerà proprio di questo. A suo modo.

The earth of Romagna is ee’s main feature. Trather, theelements of the earth of Romagna - earth element - thecultural and natural fruits. Elements that bear witness tohistory's connection with the present. ee recounts theseelements through stories originating form comparison ofthe ideas of people who want to challenge traditional waysof communicating, through words that become products,that originate from wisdom, experience and creativity. This is what happens at Cerdomus, the founder of thismagazine. ee, a new publication, will try to prevent memory andrecords from disappearing in the dust of amnesia.This rich earth produces all elements that people connectwith the alchemy that has always been deeply rooted innature itself: earth, water, fire and air. This is why clay isturned into pottery, fruit into wine and oil, culture into art,passions into motors, history into knowledge, traditionsinto safeguarding of the land. For the people of Romagnaand for the people of the world all elements meet. eewants to collect memory and records in order not to loosethem, but also and especially to acknowledge their value. The elements of the earth have been combining for yearswith excellent results. They are often multiplied and extended thanks to alchemic formulas worked out by people, with the purpose of improving the quality of human life. ee will deal with this subject. In its own way.

01Editor ia le

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Pubblica comunicazione

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Romagna is made of rivers that cross it and that havecreated the plain stretching beyond Via Emilia, the limitreached by the various buttresses branching out from theTuscan-Emilian ridges. Two of these ridges start from PassoRonchi di Berna and Passo della Colla, reaching the low hillsthat disappear in a plain which forms the nice Senio valley,after achieving heights exceeding 1000 metres. In autumn theSenio river flows calmly, exhausted by the dry summer and itswater spurts from its sources, in Tuscany, near Passo dellaSambuca. After crossing the centre of Acquadalto, surroundedby conifers, beeches and oaks, where the Shrine of theMadonna delle Nevi is located, the Senio river, which is still atorrent, reaches Palazzuolo, thus crossing the two neighbouringregions. For this reason Palazzuolo is known as the capital ofRomagna-Tuscany. Palazzuolo is a very tranquil place and anexcellent starting point for invigorating walks in the woods.The Abbey of Susinana is not far from Palazzuolo. Among themany abbeys that were in this valley, inhabited by monks whodrained the nearby territory, the Abbey of Susinana is the onlyone left that dates back to around 1000. The conqueringambitions of the legendary Maghinardo "Il lioncel dal nidobianco" (Inferno, XXVII 49-51), started from these places at theend of 1200. Maghinardo had his fortress near the abbey, buttoday the castles and abbeys are only ruins in the woods, likeships wrecked by bad weather. From Palazzuolo, following the state road, you reach CasolaValsenio, which is the centre of the so-called Valley of theHerbs: it is the meeting point between the Road of Lavender(from the east) and the Road of Plants and Trees of FormerTimes, to the west. This is a symbolic union, like an idealjunction of scents, of the history of four valleys. After Casola Valsenio the landscape is rougher, with the sharpedges of the erosion furrows and bare walls, withoutvegetation: this is the Vena del Gesso. It extends transverselyfor about 20 kilometres and has crystalline deposits withvariable dimensions (from few millimetres to several metres)which the inhabitants of this area call "pietra di luna " (moonstone) because they are very bright if lit by a special light. TheOrridi del Rio Basino is another natural spectacle offered bythe Vein of Gypsum. It is a labyrinth of gorges and small fallsthat have been dug by water through the centuries. The Grottadel re Tiberio is a place of prehistoric settlement, and legendhas it that the legendary treasure of this ancient king is stillkept in this cavern.The last stage of this itinerary is Riolo Terme, a villagesurrounded by the towers of the intact Fortress, where ancientand miraculous waters flow. From Riolo Terme, the hills rolldown to the plain, where the noise of the Via Emilia ends ourjourney.

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Siede la terra, dove nata fui,su la marina dove ‘l Po discenteper aver pace co’ seguaci sui.Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,prese costui de la bella personache mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende,Amor, ch’a nullo amato amar perdona,mi prese del costui piacer sì forte,che, come vedi, ancor non m’abbandona.

ue di questi, partendo dal Passo Ronchi di Berna e da quello della Colla e

terminando, dopo aver in più punti superato i 1000 metri, in modeste colli-

ne che svaniscono in pianura, formano la comoda e ben limitata valle del Senio.

Questo, in autunno, scorre indolente, come stremato dalla stagione secca, zam-

pillando dalla sorgente, in territorio toscano, vicino al Passo della Sambuca.

Dopo aver oltrepassato fra conifere, faggi e querce il centro di Acquadalto, dove

si trova il Santuario della Madonna della Neve, quello che è ancora un torren-

te giunge a Palazzuolo, bagnando, con le sue acque, le realtà delle due regioni,

poco oltre, confinanti. Non a caso, Palazzuolo è anche detta capitale della

Romagna-Toscana. È un luogo incredibilmente quieto ed un ottimo punto di

partenza per tonificanti passeggiate nei boschi. Poco oltre, sorge l’Abbazia di

Susinana, unica rimasta di quelle che, attorno all’inquieto anno 1000, fioriva-

no nella valle, popolate da monaci che bonificarono larghi tratti di territorio.

Sempre da questi luoghi partivano poi, verso la fine del Duecento, le mire di

conquista del mitico Maghinardo, “il lioncel dal nido bianco” (inf. xxvii 49-51),

che aveva la sua roccaforte vicino alla badia. Oggi di castelli e abbazie restano

solo relitti nei boschi, come navi naufragate per le intemperie del tempo.

Proseguendo lungo la statale si giunge a Casola Valsenio, il centro di quella

che viene, a ragione, definita “La Valle delle Erbe”: punto d’incontro fra “La

Strada della Lavanda”, ad Est, e “La Strada delle Piante di un tempo” verso

Ovest. Unione simbolica, come in un’ideale collana di profumi, per la storia di

ben quattro valli.

Oltre Casola Valsenio il paesaggio si fa più aspro, caratterizzato dai fianchi

taglienti dei calanchi e dalle nude pareti, inattaccate dalla vegetazione, della

Vena del Gesso. Questa si estende trasversalmente per circa 20 chilometri, con

depositi cristallini che vanno da pochi millimetri ad alcuni metri e chiamati,

dai locali, “pietra di luna” per la brillantezza che assumono in particolari con-

dizioni di luce. Altri spettacoli naturali della vena sono offerti dagli Orridi del

Rio Basino, un labirinto di gole e cascatelle scavati dall’acqua nel corso dei

millenni, e dalla Grotta del re Tiberio, luogo d’insediamenti preistorici e, forse,

ancora sede del leggendario tesoro dell’antico sovrano.

Ultima tappa è Riolo Terme, località dominata dai torrioni dell’intatta Rocca e

benedetta da antiche e miracolose acque. Ma da qui le colline defluiscono rapi-

damente nella pianura, dove i rumori della via Emilia pongono fine al nostro

viaggio.

Si può dire che la Romagna sia costituita dai fiumi che vi scorrono e che hanno formato

la pianura che si stende oltre la via Emilia, limite a cui giungono i vari contrafforti

che diramano dal crinale tosco-emiliano.

Pone

La Valle del Senioi t inerar io natural i s t ico

Siede la terra, dove nata fui,su la marina dove ‘l Po discenteper aver pace co’ seguaci sui.Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,prese costui de la bella personache mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende,Amor, ch’a nullo amato amar perdona,mi prese del costui piacer sì forte,che, come vedi, ancor non m’abbandona.

Dante Alighieri, Inferno, Canto V, 97-105

Terr i tor io04 I Sens i d i Romagna

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NATURE ITINERARY SENIO VALLEY

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07Terr i tor io06 I Sens i d i Romagna

Pone

Il territorio faentinodal mare verso F i renze

Adagiata ai piedi dell’Appennino tosco-emiliano e posta

di fronte all’ultimo lembo meridionale della pianura

Padana, che qui muore schiacciata tra i monti e il mare,

Ciò che scambiate per pazzia non è altro cheestrema godezza dei sensi

residenziali ha fatto crescere il peso della città, ciò è, per ora, avvenuto entro

limiti accettabili, contribuendo a conservare inalterato il rapporto osmotico e

sostanzialmente equilibrato col territorio. Rapporto, questo, che ha, dall’altro

lato, generato ed alimentato un singolare percorso dell’arte. Questa ha infatti

avuto, da sempre, manifestazioni notevoli, sino ad assumere, nel XV secolo, i

caratteri di una vera e propria scuola, specialmente nella pittura e soprattutto

nella maiolica.

Allora Faenza fu punto d’incontro e d’irraggiamento di diverse correnti; parti-

colarmente felice, al riguardo, il rapporto con l’ambiente artistico fiorentino

dell’età umanistica, che animò un ambiente già di per sé fecondo. Queste due

anime, che coesistono e si compenetrano, possono essere avvertite sia che si

scorrazzi fra ricche vigne e assolati campi di grano, sia curiosando fra i labo-

ratori di ceramica e le corti interne di palazzi eleganti.

At the foot of the Tuscan-Emilian Apennines and near thefinal southern tip of the Po Valley, which ends up wedgedbetween the mountains and the sea, Faenza has alwaysenjoyed a position that has permitted exchanges and relationsnot only with the piedmont and maritime towns of Romagna,but also with the other side of the Apennines. Faenza issituated on the Via Emilia (187 BC) at the junction with theequally old and large Via that links the port of Ravenna withthe internal basins of Tuscany. This strategic position has givena great boost to the development of this area. Rich soil, gentlysloping hills and very favourable climate have nourished theagricultural "vocation" of this town, which has delayed allindustrial development until the middle of the last century andlater. However, in the recent decades the inevitable growth ofthe industrial and residential areas has increased the town'simportance. To date this has taken place within acceptablelimits and has contributed to keeping the osmotic relationwith the territory unchanged and balanced. This relationshipalso generated and nourished a singular trend in art. there hasalways been important artistic expression and in the 15thcentury it became an actual school, especially with regard topainting and majolica.At that time Faenza was the interface and point of radiationof different currents. In this respect, the relationship with theartistic background of Florence in the humanistic age was veryimportant and enlivened a milieu that was already prolific.These two souls that coexist and interpenetrate can beperceived both by rambling through the rich vineyards and thesunny fields of wheat, and by looking about in the potteryworkshops and in the internal courtyards of elegant mansions.

aenza ha goduto in ogni tempo di un’ubicazione che le ha permesso scam-

bi e rapporti non solo con le altre città pedemontane e marittime romagno-

le, ma anche con l’altro versante degli Appennini. Inoltre, il suo essere situata

sulla via Emilia (187 a.C.) all’incrocio con la grande via, ugualmente vecchissi-

ma, che congiunge il porto di Ravenna con i bacini interni della Toscana, ha for-

nito l’impulso decisivo per lo sviluppo della zona. Una terra generosa, dolci col-

line e clima invidiabile hanno alimentato la “vocazione” agricola della città, che

ha rallentato ogni fenomeno di tipo industriale fin’oltre la metà del secolo scor-

so. Ed anche se negli ultimi decenni l’inevitabile aumento di zone industriali e

Edgar Allan Poe

Nasciamo tutti quanti matti. Qualcuno lo rimane.

Samuel Beckett

Dà due volte chi da subito.

Proverbio Latino

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THE TERRITORY OF FAENZAFROM THE SEASIDE TO FLORENCE

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Beppe Sangiorgi

Il capodanno celticoda Hal loween a San Mart ino

09Stor ia08 I Sens i d i Romagna

The spreading of Halloween celebrations in Italy hasdrawn people's attention to one of the most ancient andsuggestive traditions of Romagna: these two events aresimilar and share the same origins.In the United States, on the night before the first day ofNovember (whose name Halloween originates from thephonetic distortion of All Hallows' Eve) lots of wildteenagers dressed-up as witches and devils wander aboutshouting and screaming, knocking on doors asking forsmall presents or terrorising people and causing damageto property. Besides, they carry hollowed-out and carvedpumpkins that represent skulls.The same representation can be found in the traditionalnight procession that took place in Romagna until about1950 on the night of 11th November, i.e. the night of SaintMartin. A group of young people, with horns and cowbells,walked across the poorly lit lanes of the small villages. Theywere preceded by a standard bearer who carried aloft apumpkin with a lighted candle inside, resembling a skull.With cautious conspirators, they quietly approached thewindows of the presumed cuckolds and shouted "Let's seethe cuckolds! Let's see the cuckolds!".The processions, dins and masks of Halloween's night inthe U.S.A. and Saint Martin's night in Romagna originatefrom the social and religious Celtic rites that spread inEurope in the 5th century BC: from the Po Plain toIreland, from which these customs and beliefs reached theU.S.A. through immigration. All Saints' Day and the day ofSaint Martin open and close a period of 11 nights anddays, which correspond to the period to be added to theCeltic calendar, which had only 354 nights. It is a "timeout of time", a sort of New Year's Day, a period of passagefrom a farmer's year to the one that follows, when thedead come back to remove the negative influence andhelp the new farming year. The old customs of thegrandmothers of Romagna recall this: they used to wakeup their grandchildren before dawn because they had toleave their beds to the dead, who came back to have arest in their old beds. The spirits and the dead represented by the carvedpumpkins carried by teenagers had the task of purifyingthe community through public accusation that became asort of hunt for those who infringed the social and moralregulations of the community. It was a sort of ritual huntwhere the prey was the men who had not performed theirduty of male supremacy, such as the betrayed husbandswho had allowed their wives to create moral chaos andmess up life in the small communities. These husbandswere depicted with horns because in the Celtic tribes theprey par excellence was the large antlered deer that livedin the German woods.

La diffusione anche in Italia della Festa di Halloween ha riportato all'atten-

zione, per affinità ed origini comuni, una tra le più antiche e suggestive

tradizioni romagnole.

egli Stati Uniti, la notte che precede il primo novembre (detta notte di Halloween

per la deformazione fonetica di All Hallows’Eve, cioè vigilia di Ognissanti), turbe di

adolescenti scatenati, travestiti da streghe e diavoli, vanno e vengono tra strepiti ed urla,

battendo alle porte per chiedere doni ma anche per terrorizzare e fare danni. Ostentando

emblematicamente ostentano zucche svuotate ed intagliate che richiamano l'immagine

di un teschio.

La stessa figurazione la troviamo nella consuetudine del corteo notturno che in tutta la

Romagna si svolgeva fino alla metà del '900 la notte di San Martino, 11 novembre. Un

drappello di ragazzi, armati di corni e campanacci, percorreva i vicoli male illuminati

dei borghi, preceduto da un alfiere che inalberava una zucca infilata a mo' di teschio

con i buchi illuminati da una candela accesa posta all'interno. Con la circospezione dei

congiurati si portavano quatti quatti sotto le finestre dei mariti cornuti, o ritenuti tali, e

con gran schiamazzo urlavano: “Fuori i becchi, fuori i becchi". I cortei, gli schiamazzi e

le maschere della notte di Halloween in America e della notte di San Martino in

Romagna risalgono ai riti sociali e religiosi dei Celti che attorno al V° secolo a.C. si dif-

fusero in Europa: dalla pianura padana all'Irlanda da dove costumi e credenze segui-

rono poi gli emigranti verso l'America. Ognissanti e San Martino aprono e chiudono un

periodo di 11 giorni, corrispondenti al tempo che si doveva aggiungere al calendario cel-

tico che ne contava solo 354. È un “tempo fuori del tempo", una sorta di capodanno,

un periodo di trapasso da un anno agricolo all'altro, che vedeva il ritorno sulla terra dei

morti col compito di eliminare tutti gli influssi negativi e favorire la nuova annata agri-

cola. Ce lo ricorda anche l'usanza delle nonne romagnole che fino a mezzo secolo fa

svegliavano i bambini prima dell'alba del primo novembre, sollecitandoli a lasciare il

letto per fare posto ai defunti che tornavano a riposare nei vecchi letti di casa. Morti e

spiriti che, rappresentati dalle zucche intagliate portate dagli

adolescenti, si incaricavano di purificare la comunità, attra-

verso una denuncia pubblica che assumeva gli aspetti della

caccia ai trasgressori delle regole sociali e morali della comu-

nità. Era una caccia rituale che vedeva nel ruolo di preda chi

non aveva esercitato il dovere sociale della supremazia

maschile, come appunto i mariti traditi che avevano permes-

so alle mogli di creare caos e distorsioni morali nella vita delle

piccole comunità. Mariti raffigurati con le corna poiché, per le tribù celtiche, la preda

per eccellenza era il cervo dalle grandi corna ramificate che abitava i boschi germanici.

Un giorno nostro nonno,la schiena carica d’anni,

si è allontanatonel fitto del bosco,

si è trasformato in un alceed è sparito tra i boschi.

E il bambino nel cortile sta giocandotira sassi nel cielo e nel mare, ognivolta che colpisce una stella chiude gliocchi e si mette a volare.

Fabrizio De Andrè, Le storie di ieri

Il Sole è il padre di mio padre.

Egli mi ha dato tutte le canzoni,egli mi ha dato gli strumenti sacri,egli mi ha dato la casa dove vivoche dolcemente dondolaal soffio del vento notturno.Egli mi ha datotutto ciò che possiedo sulla terra.

Canto Cheyenne, Il sole è padre di mio padre

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Canto Cheyenne, Il sole è padre di mio padre

THE CELTIC NEW YEARS DAY: FROM HALLOWEEN TO SAINT MARTIN’S NIGHT

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11Stor ia10 I Sens i d i Romagna

Pone

Ravenna e il mausoleo di Galla Placidia

e la p ittura per l ’eternità

na volta divenuta, nel 402 d.C., capitale di un Impero d’Occidente che, pur

avendo già imboccato una spirale discendente, rimaneva il perno di una

vasta rete di interessi materiali e spirituali, Ravenna iniziò ad arricchirsi di que-

gli splendidi monumenti che, in gran parte ancor oggi, possiamo ammirare;

prodotti di un’arte, quella bizantina, che, proprio in quel periodo andava for-

malizzando il proprio canone estetico. Costruito fra il 425 e il 426, il mauso-

leo di Galla Placidia presenta un esterno in laterizio di una semplicità disar-

mante, ornato solo da lesene e arcate cieche che assecondano la sagoma della

pianta a croce latina. Nulla lascia presagire ciò che aspetta all’interno una volta

varcata la soglia. Qui, un calmo rivestimento di marmo giallo di Siena sale dal

pavimento fino agli spettacolari mosaici che decorano le volte dei quattro brac-

ci, le lunette di fondo e la cupola centrale. Nella magica luce che filtra attra-

verso le lastre d’alabastro delle finestrelle a strombatura, i mosaici, arte defini-

ta, a ragione, “pittura per l’eternità”, sembrano risplendere per virtù propria,

mentre le figure espresse acquistano significati misteriosi e solenni: effetto

amplificato da uno sfondo glauco che dilata mirabilmente lo spazio. Il sacello

di Galla Placidia non è il monumento più eclatante che l’arte paleocristiana ha

lasciato a Ravenna, ma è sicuramente quello che meglio incarna lo spirito del

tempo. Sullo sfondo di epocali mutamenti politici, sociali e ideologici che sfo-

ceranno nel Medioevo, l’arte, perduta la fiducia nell’uomo, levò lo sguardo

verso nuovi orizzonti stilistici, evitando ridondanti manifestazioni esteriori a

favore di un’interiorità tesa a riprodurre non più il reale ma l’universo infini-

to. Infatti, se la plasticità di certe figure ci parla ancora di romanità, tuttavia

l’effetto mistico dell’insieme già rivela tendenze artistiche nuove e quel sin-

cretismo per cui si può dire che Ravenna tenesse il piede sul suolo romano e

la faccia rivolta ad Oriente.

In 402 AD Ravenna became the capitalof the Western Roman Empire which,though close to its fall, was still thecentre of a large network of material andspiritual interests. As a result, Ravennabegan to enrich itself with splendidmonuments, most of which we can stilladmire today, the product of Byzantineart, which was formalising its aestheticcanon precisely in that period. TheMausoleum of Galla Placidia was builtbetween 425 and 426. Its exterior isextremely simple and made of brick. It isdecorated only with pilasters and blindarcades that follow the Latin cross.Nothing leads you to imagine what youwill see after crossing the threshold. A coating of Siena yellow marble runsfrom the floor to the spectacular mosaicsthat decorate the vaults of the four arms,the bottom lunettes and the centraldome. In the magic light that filtersthrough the alabaster slabs of the splayedwindows, the mosaics - art defined withgood reason "painting for eternity" - seemto shine their own light, while figuresdepicted take on mysterious and solemnmeanings. The effect is strengthened bythe blue-green background thatwonderfully enlarges the space. Thesacellum of Galla Placidia is not the mostimpressive monument that Palaeochristianart has left in Ravenna, but it is certainlythe one that best embodies the spirit ofthe time. Against the background of thepolitical, social and ideological epoch-making changes that led to theMiddle Ages, and of lost faith in man, artturned its attention to new stylistichorizons. It avoided pompous externaldisplays and preferred a spiritual life thatno longer reproduced real life, but ratherthe infinite universe. The plasticity of some figures still recalls theRoman spirit, but the mystic effect of thewhole reveals new artistic trends and thatsyncretism, according to which we mayargue that Ravenna held its foot on Romanground and its face turned to the East.

Le persone viaggiano per stupirsi delle montagne, dei mari,dei fiumi, delle stelle; e passano accanto a sè stessi senza meravigliarsi.

Sant’Agostino

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HISTORIC-ARTISTIC ITINERARYRAVENNA AND THE MAUSOLEUMOF GALLA PLACIDIA

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I frutti dimenticati

13Pass ioni12 I Sens i d i Romagna

ltre a questi, l'Appennino faentino propone anche i cosiddetti “frutti dimenticati".

Sono frutti quali sorbe, noci, avellane, azzeruole, cotogni, mele da rosa, pere vol-

pine, corniole, melegrane, prugnoli, giuggiole, castagne e nespole, consumati un tempo

dalla popolazione contadina della collina e che mutamenti sociali e di modi vita, insie-

me ad un nuovo mercato e nuove mode alimentari, hanno via via emarginato.

Dall'inizio degli anni '90, questi frutti sono riapparsi sulle bancarelle allestite dagli

agricoltori nelle sagre gastronomiche della collina: prima di tutte a Casola Valsenio

dove il terzo week end di ottobre si svolge appunto la “Festa dei frutti dimenticati"

ed anche nelle sagre gastronomiche organizzate a Riolo Terme e Brisighella.

Si tratta di piccoli frutti autunnali raccolti da vecchie piante sopravvissute ai muta-

menti colturali o da nuove piante collocate dopo la ripresa di interesse verso il

mondo contadino tradizionale ed in particolare verso un'alimentazione naturale,

sana, ricca di sapori che tengono il passo delle stagioni. Un mondo oramai scom-

parso che le feste recuperano anche negli addobbi delle bancarelle o nelle ricostru-

zioni di scorci di vita contadina. E di quel mondo, attraverso i frutti dimenticati,

vengono recuperati gli aspetti alimentari, medicinali ed anche culturali: dai modi di

dire agli indovinelli ed ai proverbi che spesso facevano riferimento a quei frutti da

tutti conosciuti e consumati.

La ripresa di interesse verso i frutti di un tempo è rivolta anche al recupero di anti-

chi metodi di conservazione, lavorazione e consumo con la preparazione di confet-

ture. Assieme a questo si è inoltre affermata, grazie all'intraprendenza di alcuni

ristoratori della valle del Senio, la “Cucina ai frutti dimenticati". Sono piatti che, nel

periodo autunnale, propongono i prodotti tradizionali del territorio attraverso una

interpretazione che si riflette in una cucina nuova, naturale, salutare e dal forte

potere evocativo. Basti ricordare piatti come la zuppa di castagne, i tortelloni in

salsa di prugnoli, l’insalata di mele selvatiche, azzeruole, giuggiole e sorbe oppure

la frittatina di pere cotogne.

Ed insieme al recupero alimentare e culturale, le feste gastronomiche della collina

propongono anche il recupero del paesaggio di un tempo attraverso la commercia-

lizzazione di piccole piante destinate ad incentivare la ripresa della produzione di

frutti dimenticati. O ad abbellire giardini e parchi, recuperando, attraverso la nasci-

ta, il cambio di colore e la caduta delle foglie, la stagionalità del nostro vivere, sem-

pre più appiattito in scenari di piante sempreverdi.

In autunno la collina romagnola si trasforma in una sorta

di paese di Bengodi. Di domenica in domenica, sagre e

feste gastronomiche portano in piazza una varietà

straordinaria di prodotti tipici: dal vino alle castagne,

dalla carne di maiale alla saba, dal tartufo all'olio.

In autumn the hills of Romagna become the land ofmilk and honey. Every Sunday gastronomic festivals offera large variety of typical products: wine, chestnuts, porkmeat, saba (an ancient recipe of syrup made with long-boiled must), truffles and oil. Moreover, the FaenzaApennines offer the so-called forgotten fruits: rowanberries, walnuts, hazelnuts, azaroles, quince, rose apples,wild pears, cornelian berries, pomegranates, wild plums,jujubes, chestnuts and medlars. They are called forgottenfruits because the rural population of these hills used toeat them in the past, but social changes, different lifestyles and new market and food trends have graduallyset them apart. At the beginning of the 90's farmers started to revivethese forgotten fruits with gastronomic festivals held inthe villages in the hills around Faenza. The CasolaValsenio Festival of Forgotten Fruits (third weekend ofOctober) is certainly the most important one, but alsothe gastronomic festivals of Riolo Terme and Brisighellaare also worth a visit. The forgotten fruits are small autumn fruits produced byold plants and trees that have survived cultivationchanges or by new plants and trees that have beenplanted following the new interest in traditional ruralsociety and in natural and healthy food, rich in taste andflavour, which follows the seasons. This is a world whichhas almost disappeared and which these festivals revivewith the decoration of their stalls and the reproductionof scenes from old rural life. The food, medicinal and

Beppe Sangiorgi

de l la col l ina faent inaPer governare

occorre saper

cogliere il semplice

e abbracciare

l’essenziale:

ma per far questo

occorre saper ridurre

il proprio io

e frenare

i propri desideri.

Lao Tzu

Tutto, ogni cosa che comprendo, la comprendo soltanto perché amo.

Leone Tolstoj

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cultural aspects of this ancient world are revivedthrough the forgotten fruits: from idioms to riddles andproverbs, which often referred to these widely knownand consumed fruits. The new interest in these forgotten fruits also includesthe revival of old methods for preserving, preparing andconsuming with the preparation of jams. Cooking withForgotten Fruits has also been promoted by someenterprising restaurateurs of the Senio valley. In autumn,they prepare dishes with the traditional products in anew interpretation that offers new, natural and healthyrecipes and a strong evocative power. Some typicaldishes are: chestnut soup, tortelloni with wild plumsauce, salad with wild apples, azaroles, jujubes androwan berries and omelette with quince pears.Besides reviving the cultural and food traditions, thesegastronomic festivals in the hills around Faenza promotethe revival of the landscapes of ancient times throughthe sale of small plants that increase cultivation of theforgotten fruits. These plants and trees also embellishgardens and parks and recover the seasonal nature ofour life, which is increasingly flattened by evergreenscenarios, through the rituals of birth, change of coloursand falling of leaves.

THE FORGOTTEN FRUITS OF THE HILLS FAENZA

O

Page 9: numero 0. gennaio 2002 · Progetto Luca Biancini ... propria creatività. Come accade alla Cerdomus, ... and miraculous waters flow. From Riolo Terme, the hills roll

15Pass ioni14 I Sens i d i Romagna

entre in Germania, inguaribili essenziali, dipin-

gono d’argento il metallo delle loro frecce.

Nessun dubbio anche in Italia, dove il colore da

corsa ha sempre coinciso con quello della passione:

rosso. Come le albe sull’Adriatico e i tramonti oltre

le Alpi. Rosso. Come una terra teatro di battaglie

antiche e i frutti sugli alberi in ricordo di quei

sacrifici. Rosso. Come le labbra di una ragazza da

baciare; lì, ora. Rosso. Come l’autunno,

quando un fuoco inesorabile appicca

ogni cosa, dentro e fuori, disfando e già

disponendo per un nuovo incendio. La

passione è una fenice. E quella per i

motori ha qui, in Emilia Romagna, il suo

cuore pulsante, dove sorgono le marche

che hanno fatto, e fanno, la storia del

motorismo da corsa, ed alcuni fra gli autodromi più

Per gli inglesi è verde, come la campagna che si spande a perdita d’occhio. I fran-

cesi, invece, hanno scelto il blu, per non dimenticare quant’è fresco e dolce il sapo-

re della libertà.

Pone

E mutori l co lore del la pass ione è i l rosso

For the English it is green, like the countryside that spreads out as far as the eye can see. The French, instead, have chosen bluebecause it reminds them of the fresh and sweet flavour of freedom. Germans, who are very essential people, paint the metal of theirarrows silver. No doubt in Italy, where the colour of racing has always coincided with that of passion: red. Like the dawns on theAdriatic Sea and the sunsets beyond the Alps. Red. Like a land where battles took place in ancient times and the fruits on the trees inmemory of those sacrifices. Red. Like holly at Christmas and the lips of a girl to kiss; there, now. Red. Like autumn, when everythingis set on fire inexorably, inside and outside, all is destroyed and a new fire is prepared. Passion is a phoenix. And passion for motorshas its beating heart in Emilia Romagna, where the marques that made and are still making motor racing history have theirheadquarters and some of the most beautiful and technical circuits in the world immediately meet the need to run hundreds of friskyhorsepower.This passion spreads along the winding roads of the passes on the Apennines, in the clanging gloom of isolated sheds and in uselessand harsh discussions at the bar on the evening after the Grand Prix.This passion breathes exhaust fumes and the smoke of burnt oil, stuffs itself with piadina and sausage, delights its ears with theharmonic roar of crackling cylinders and gets drunk with wine. Strictly red. This passion can also be seen in the elusive looks that aredarted from cars stopped at the traffic lights. Red, too. Colour of good omen before every new start.

belli e tecnici al mondo offrono uno sfogo imme-

diato al bisogno di correre di centinaia di cavalli

imbizzarriti.

È una passione che serpeggia lungo le strade sinuo-

se dei valichi sugli Appennini, nella penombra sfer-

ragliante di isolati capannoni ed in vane ed aspre

discussioni al bar la sera dopo il Gran Premio.

Una passione che respira gas di scarico e fumi d’o-

lio bruciato, si rimpinza di piadina e

salsiccia, delizia le orecchie con il

rombo armonico di file di cilindri

scoppiettanti e si ubriaca di vino.

Rigorosamente rosso. La si può avver-

tire anche nelle occhiate sfuggenti che

saettano dalle automobili ferme al

semaforo. Rosso anch’esso. Colore

beneaugurante prima di ogni nuova partenza.ph. d

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L’eloquenza è come la fiamma: ci vuole la materia peraccenderla, il moto perattizzarla, e mentrebrucia, illumina.

Tacito

Una bugia fa in tempo a viaggiareper mezzomondo mentre

la verità si sta ancora

mettendo le scarpe.

Mark Twain

“E MUTOR” THE COLOR OF PASSION IS RED

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17Enogastronomia16 I Sens i d i Romagna

arola di Stefano Ferrucci, titolare dell’omonima azienda vitivinicola posta

sulle prime pendici collinari di Castel Bolognese, località Serra.

Nei suoi 15 ettari di terreno, infatti, i vigneti vengono “accuditi” e “coccolati”

al fine di ottenere una produzione di vino dalle caratteristiche eccellenti tant’è

che più volte ha ricevuto importanti riconoscimenti a livello nazionale ed inter-

nazionale: ben 9 “Douja d'or” al concorso nazionale dei vini DOC di Asti, 1

“Oscar Regionale” a Pramaggiore, la “Medaglia d'Argento” a Vinalia ‘87 di

Valencia in Spagna, 1 “Albana del Vip” all'Enoteca Regionale di Dozza e il

“Cangrande della Scala 94” al Vinitaly di Verona, addirittura 28 “Vini del

Tribuno” del Tribunato di Romagna, di cui gli ultimi due grazie al Domus Caia

98 e Domus Aurea 98.

Ma la qualità del vino passa anche attraverso un altro punto fermo

dell’Azienda: volere unicamente vinificare le uve della propria

produzione, risultato di una continua selezione che inizia già

sulla vite con potature tendenti a favorire una raccolta quantita-

tivamente limitata, per proseguire alla sfioritura con un eventua-

le diradamento dei grappoli appena formati, per arrivare, infine,

alla vendemmia, con una scrupolosa scelta delle uve.

Recentemente, Ferrucci ha avviato anche un lavoro di ricerca e

sperimentazione per quanto riguarda le scelte clonali e vari tipi

di sesti di impianto atti a privilegiare la qualità delle uve.

Non è la quantità che fa la differenza ma la qualità.

DOMUS AUREA ALBANA DI ROMAGNA DOCG PASSITOProdotto con uve scelte di Albana della Serra (Clone AL 17 T)sottoposte ad appassimento naturale appese su telai mobili,quindi diraspate e vinificate con pressatura soffice e fermen-tate in parte in botti piccole a temperatura controllata inpresenza di lieviti selezionati. Ha colore giallo oro lucido consfumature ambrate, profumo ampio e persistente con sento-re di uva appassita, miele e frutta matura, sapore delicata-mente dolce.

STEFANO FERRUCCI BIANCO da uve stramatureProdotto con uve Malvasia raccolte acino per acino dopo lametà di Gennaio per sfruttare l'effetto di concentrazione delfreddo e del gelo vinificate a temperatura controllata conlieviti selezionati. Ha colore giallo paglierino, sentore dimuffa nobile, frutti tropicali, sapore pieno, leggermente aro-matico, di grande eleganza.

CENTURIONE SANGIOVESE DI ROMAGNA DOC SUPERIOREProdotto con uve scelte di Sangiovese (Clone R 24) diraspa-te, pigiate e lasciate in macerazione sulle vinacce almeno seigiorni. Ha colore rosso rubino brillante, profumo intenso epersistente di marasca e viola, sapore pieno e asciutto conbuon nerbo e stoffa.

Ma vediamo alcuni di questi nettari. Below is a brief description of some of Ferrucci's wines.

DOMUS CAIA RISERVA SANGIOVESE DI ROMAGNA DOCProdotto con uve Sangiovese (Clone R 24) scelte e sottopo-ste ad appassimento naturale, quindi diraspate, pigiate elasciate in prolungata macerazione sulle vinacce.Parte del vino viene passato per 12-14 mesi in botti piccole,quindi riassemblato prima di subire un lungo affinamento inbottiglia. Ha colore rosso rubino tendente al granato, profu-mo intenso ed etereo con sentore di marasca, prugna cotta erosa appassita, sapore asciutto, caldo, vellutato, armonico.

BOTTALE SANGIOVESE DI ROMAGNA DOC RISERVAProdotto con uve Sangiovese (Clone R24) scelte e sottopostead appassimento naturale, quindi diraspate, pigiate e lascia-te in prolungata macerazione sulle vinacce.Il vino viene posto per 24 mesi in botti piccole quindi affina-to per altri 12 mesi in bottiglia. Ha colore rosso rubino sufondo porpora, profumo intenso e avvolgente con sentore divaniglia, marasca, cassis, sapore asciutto caldo con nerbosaldo e stoffa ricca.

DOMUS AUREA ALBANA DI ROMAGNA DOCG PASSITOThis wine is produced with selected Albana della Serra grapes(Clone AL 17 T), which undergo a natural transition to driedout status on mobile frames. They are then destemmed andvinified with soft pressing and fermented in small casks undercontrolled temperature with selected yeasts. Shining goldenyellow, with an amber tinge, wide and persistent bouquet, witharoma of raisins, honey and mature fruit and a delicate sweettaste. STEFANO FERRUCCI BIANCO from very mature grapesThis wine is produced from Malvasia grapes, which areharvested grape by grape after the second half of January inorder to exploit the concentration effect of cold and frost.They are then vinified under controlled temperature withselected yeasts. Straw yellow, with aroma of noble rot andtropical fruit, it has a full taste, slightly aromatic and veryelegant. CENTURIONE SANGIOVESE DI ROMAGNA DOC SUPERIOREProduced from selected Sangiovese grapes (Clone R 24), whichare destemmed, pressed and left to soak on marc for at leastsix days. Brilliant ruby red, intense and persistent bouquet ofmarasca cherry and violets, full and dry taste with strong andfull body.DOMUS CAIA RISERVA SANGIOVESE DI ROMAGNA DOCWine produced from Sangiovese grapes (Clone R 24), which areselected and undergo a natural transition to dried out status.They are then destemmed, pressed and left to soak on marc fora long time. A part of the wine is then aged for 12-14 monthsin small casks, then it is added to the rest of the wine andimproved in the bottle for a long time. It has an intense rubyred colour with a garnet tinge, an intense and etherealbouquet with aroma of marasca cherry, baked plums andwithered rose. It has a dry, warm, velvety and harmonioustaste. BOTTALE SANGIOVESE DI ROMAGNA DOC RISERVAWine produced from Sangiovese grapes (Clone R 24), which areselected and undergo a natural transition to dried out status.They are then destemmed, pressed, and left to soak on marcfor a long time. The wine is then aged for 24 months in smallcasks and improved for 12 months in the bottle. It has a rubyred colour with a purple background, an intense and warmbouquet with aroma of vanilla, marasca cherry and cassia anda dry and warm bouquet with full and rich body.

These are Stefano Ferrucci's words, owner of the StefanoFerrucci wine growing and producing estate in the foothills of Serra, Castel Bolognese.Ferrucci's vineyards, which extend over 15 hectares, are"looked after" and "cuddled" to obtain wine with excellentproperties, which has often been rewarded with national andinternational prizes. It has received nine "Douja d'or" at theDOC wine national competition of Asti, one "Oscar Regionale"in Pramaggiore, the Silver Medal at Vinalia '87 in Valencia(Spain), one "Albana del Vip" at the Enoteca Regionale(Regional Wine Exhibition) in Dozza, the "Cangrande dellaScala 94" at Vinitaly in Verona and twenty-eight "Vini delTribuno" of the Tribunato di Romagna (Tribuneship ofRomagna). The wines Domus Caia 98 and Domus Aurea 98obtained these last two of these prizes.However, the quality of Ferrucci's wine is also guaranteed bythe desire to produce wine only from grapes cultivated on hisown estate. These grapes are the result of an uninterruptedselection that starts from the vine, with pruning techniquesfor the production of small quantities of harvested grapes,

withering and thinning out of the newly grownbunches and harvesting with a careful selectionof grapes. Stefano Ferrucci has recently started a researchand testing project involving the choice of clonesand different planting formations aimed atupgrading the quality of grapes.

L’amore come la golositàsono piaceridi grande soddisfazione

Italo Calvino

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FERRUCCI ...................

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19Terr i tor io18 I Sens i d i Romagna

Sangiovese is the only autochton Italian vine that isachieving international fame. Several wine producingestates in Romagna that cultivate the Sangiovese vine havereached the top of national oenology and are nowconsidered to be among the main Italian wine producers.However, someone realised that in Rimini, visited everyyear by thousands of tourists, Sangiovese and other localwines are not offered very often. Certainly a wastedopportunity. Inspired by this consideration and spurred bythe Regional Wine Exhibition and by local administrators, agroup of 14 wine producers has developed a project aimed

at promoting their image and "certifying"the quality of their products. This has ledto the foundation of the group "I Felliniani", i.e. the wines of the hills ofRimini. These wines are selected accordingto quality criteria, in compliance with theimage that this wine selection assumes,and boast a scroll ornament thatreproduces an Indian ink drawing madeby Federico Fellini. Can you remember thewonderful film I Vitelloni, shot in 1954,where the main protagonists are a groupof idlers in a wintry, desolate Rimini? The drawing is reminiscent of the sceneof "I Vitelloni", when they are on the

seashore, during a storm, dreaming of an impossible flightfrom the miserable routine of provincial life.The "judge" Luca Maroni, excellent wine taster andinventor of an original and innovative tasting method,guarantees the quality of the wines selected for the club "I Felliniani". More than 100 restaurateurs have taken partenthusiastically in this project, thus grantingunprecedented success. And Rimini, known all over theworld, is already bearing fruit, also in the field of export. Besides, a similar project is being worked out in Parma. Itresembles the project of Rimini and has a similar name: "I Verdini".

Giorgio Melandr i

I Fellinianila grande fama dei p iccol i produttor i

ualcuno però si è accorto che proprio a Rimini, dove transitano ogni anno

milioni di turisti, il Sangiovese, così come gli altri vini locali, era poco pro-

posto. Un'occasione sprecata, sicuramente. Partendo da questa considerazione

e sollecitati dall'Enoteca Regionale e dagli amministratori locali, un

gruppo formato da 14 produttori ha sviluppato un progetto con

l'obbiettivo di rendere visibile la loro immagine e “certificare" la

qualità del loro prodotto. Sono nati così “I Felliniani", vini dei colli

di Rimini che superata una certa soglia di qualità giudicata in linea

con l'immagine che si voleva dare alla selezione, possono fregiarsi

di un cartiglio che riproduce un disegno a china di Federico Fellini.

Ricordate “I Vitelloni", bellissimo film del ‘54 imperniato su un

gruppo di perdigiorno nella desolata Rimini invernale? Bene, il

disegno richiama l'immagine dei “vitelloni" in riva al mare in tempesta a sogna-

re una impossibile evasione dallo squallido tran tran della vita di provincia.

A garantire sulla qualità dei vini selezionati per il club "I Felliniani" è l'arbitro

unico Luca Maroni, bravissimo degustatore professionista inventore di un ori-

ginale e innovativo metodo di degustazione.

All'iniziativa hanno aderito con entusiasmo più di 100 ristoratori decretando

da subito il successo di una iniziativa senza precedenti, e la vetrina Rimini sta

già dando i suoi frutti anche in tema export.

Analogamente a Parma si sta pensando ad un'iniziativa simile che ricalca

anche nel nome, “I Verdini", quella riminese.

Il Sangiovese è l'unico vitigno autoctono italiano che

sta conquistando un rango internazionale e sono diverse

le aziende romagnole che grazie ad esso hanno scalato i

vertici dell'enologia nazionale, attestandosi con conti-

nuità tra i primi produttori del bel paese.

“I FELLINIANI” THE GREATRENOWN OF SMALL PRODUCERS

Chi virtùricco simile fanciullo

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determinato anche dall’attenta tecnica di preparazione del prodotto. Infatti, la

molitura delle olive deve avvenire obbligatoriamente entro 4 giorni dalla rac-

colta (novembre e dicembre), che viene eseguita manualmente per brucatura, in

quanto il territorio non permette alcun tipo di meccanizzazione. L’estrazione,

parte fondamentale del processo produttivo, avviene per sgocciolamento.

Ma veniamo ora alle caratteristiche organolettiche che fanno

dell’Olio di Brisighella un prodotto inimitabile ed esclusivo.

L’aroma è intenso e delicato, lievemente mandorlato, con note che

ricordano il carciofino verde. Fluido al palato, le note dolci-amare

e piccanti sono presenti in misura equilibrata ed armonica.

Gli abbinamenti gastronomici sono molteplici. Eccellente sul

pesce, ottimo nella preparazione di salse fuori fuoco con i liquidi

di cottura di pesce, carne, selvaggina.

(November and December). Olives are handpicked because notype of mechanisation can be used in this area. Oil extraction, a

crucial part of the production process, isobtained through dripping.The Oil of Brisighella is an incomparable andexclusive product thanks to its organolepticcharacteristics. It has an intense and delicatearoma, with a light almond flavour and hintsof green artichoke. On the palate, this oil issmooth and the sweet-and-sour and spicyhints are perfectly balanced. The gastronomiccombinations of the Oil of Brisighella aremanifold. It is excellent with fish and for thepreparation of uncooked sauces with thecooking sauces of fish, meat and game.

Romagna is traditionally a land of excellent gastronomy andboasts many typical top-quality products. In the area of Faenza one of the most valuable and nobleproducts is certainly the extra virgin oil of Brisighella, whichincludes the cru area Brisighello. The Brisighello oil boasts theDOP appellation (product of denominated origin). This oil is

produced from olive groves selectedaccording to production and phytopathologiccriteria and positioned exclusively in the hillsaround Brisighella. The excellent quality ofthis oil is guaranteed by the specialtechnique of production. Olive grinding mustbe carried out within four days from harvest

21Enogastronomia20 I Sens i d i Romagna

La terra di Romagna è tradizionalmente terra di ottima

gastronomia. Questo anche perché in Romagna sono nume-

rosi e di alta qualità i prodotti tipici.

Pone

L’olio di Brisighellaoro verde del le terre d i Romagna

el comprensorio di Faenza uno dei più nobili e pregiati è sicuramente l’o-

lio extra vergine di oliva di Brisighella, di cui esiste anche un cru

“Brisighello”, olio che può vantare la Denominazione di Origine

Protetta. Questo prodotto deriva dagli oliveti selezionati sotto l’a-

spetto produttivo e fitopatologico ed ubicati esclusivamente nelle

colline del comprensorio brisighellese. L’alto profilo qualitativo è

Saper riviverecon piacere il passatoe vivere due volte

Marziale

Ho ancora

la forza

di non tirarmi

indietro,

di scegliermi

la vita

masticando

ogni metro

Fabrizio De Andrè

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THE OIL OF BRISIGHELLA...................

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u nel dopo guerra che Biancini ricevette numerose commissioni pubbliche,

quando oramai già era noto alla critica nazionale e si stavano affermando le

seconde avanguardie, così lontane dal suo percorso artistico.

Biancini in quegli anni aveva già partecipato a numerose Biennali di Venezia e a

diverse Quadriennali di Milano. Era, insomma, un artista affermato a livello nazio-

nale ed internazionale. Alla fine degli anni Sessanta ricevette importanti commis-

sioni dall'estero. Nel 1967 una grande scultura raffi-

gurante Dante fu collocata nel parco nazionale di

Madrid, diversi istituti culturali statunitensi acquista-

rono alcuni suoi gruppi scultorei, in Canada fu allesti-

ta una sua personale, “Le dodici Tribù" vennero collo-

cate nella Sinagoga di New York e la maiolica raffigu-

rante “L'incontro di Paolo IV con Antenagora" a

Gerusalemme.

L'esordio della sua carriera avvenne prima della

seconda guerra. Nato nel 1911, nel 1929 si trasferì a

Firenze per frequentare l'istituto d'arte. Qui entrò a

bottega presso Libero Andreotti. L'incontro fu deter-

minante ed influenzò tutta la sua successiva produ-

zione artistica. Non tanto nella forma, ma soprattutto

nell'avvicinamento alle correnti di “ritorno all'ordine"

rappresentate prima dalla metafisica di Carrà e De

Chirico, poi dal gruppo “Novecento". “Valori plastici"

(il primo numero uscì nel 1920) era la rivista nella quale si teorizzava il rifiuto del

"modernismo" e l'idolatria della velocità della vita moderna propagandato dal futu-

rismo e si proponeva, a contrasto, la tranquillità della forma tradizionale. I princi-

pi erano quelli dell'individualismo del genio artistico, dell'irrazionalità e del recu-

pero delle suggestioni classiche ed arcaiche. Valori che in pieno periodo fascista si

trasformarono in forme imponenti e retoriche.

Biancini ereditò dal suo tempo questi pensieri e correnti di gusto. Nel 1936 giunse

la celebrità. Nello stesso anno fu presente alla Triennale di Milano con il “Ritratto

di bimba" e poi alla Biennale di Venezia, “Leone d’oro”, con la “Donna romagno-

la", opere nelle quali Biancini tentava l'allontanamento dal monumentalismo di

regime per una maggiore naturalezza e freschezza. Lo si nota soprattutto nel

“Prometeo", opera in bronzo eseguita nello stesso anno.

Nelle sue opere Biancini seppe sempre coniugare classicismo ad una sorta di natu-

ralismo raffigurato per lo più nella descrizione realistica dei volti. Il suo classicismo

fu soprattutto di ispirazione arcaica, non quello ideale ed equilibrato del

Rinascimento, ma quello romantico di riscoperta degli stili antichi, come quello egi-

ziano, la plastica etrusca, gotica, romanica e la ieraticità bizantina.

Arte24 I Sens i d i Romagna 25

Faenza, Casola Valsenio,Imola, Alfonsine, Cervia,Argenta, Forlì: each one ofthese small Romagna townsowns at least one sculptureby the Castelbolognese artistAngelo Biancini. It was in thepost-war period thatBiancini received numerouspublic commissions, when hewas already well known tonational critics and when thesecond avant-gardes, sodistant from his own artisticitinerary, were coming to thefore.In those years Biancini hadalready taken part innumerous Venice Biennialsand several MilanQuadrennials. He was, all inall, an artist recognised atnational and internationallevel. At the end of thesixties he received importantcommissions from abroad. In1967 a great sculpture ofDante was placed in theMadrid national park andvarious United Statesinstitutions purchasedseveral of his sculpturegroups; he had a one-manshow in Canada; his “Dodici

Stefania Mazzott i

Angelo Biancinile t radiz ioni e i va lor i mit ic i che res i stono

Tutti pensano

a cambiare

il mondo,

ma nessuno

pensa a cambiar

se stesso.

Leone Tolstoj

Faenza, Casola Valsenio, Imola, Alfonsine, Cervia, Argenta, Forlì, ognuna

di queste piccole città romagnole ospita almeno una scultura dell'artista

di Castelbolognese Angelo Biancini.

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ANGELO BIANCINI:TRADITIONS AND MITHICAL VALUES LASTING IN TIME

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27ArteI Sens i d i Romagna

a ceramica a Faenza già nel seicento aveva origini antichissime. La città sor-

geva e sorge ancora in un terreno ricchissimo di argille adatte alla foggiatu-

ra, tanto che quelle che si trovavano allo stato naturale nelle colline tra il fiume

Santerno e il torrente Samoggia, per la loro particolare composizione, andarono

a denominare un genere specifico di argilla.

L'argilla è uno dei materiali più comuni della crosta terrestre.

Prodotta con il raffreddamento della superficie terrestre e dall'a-

zione degli agenti atmosferici, a seconda delle origine geologica,

possiede diverse proprietà fisico e chimiche.

Le “Argille da Faenza" sono argille secondarie, di granulometria

omogenea e fine, con alte percentuali di calcare e considerevoli

quantità di ferro. Si cuociono a 960-990 gradi centigradi e, una

volta cotte, assumono la tipica colorazione rossiccia.

Risalendo la valle del fiume Lamone si attraversa una campagna intensamente

coltivata. Questo territorio, che comprende una fascia praticamente parallela alla

via Emilia, è caratterizzato fortemente dalla presenza delle argille. Ad Ovest è

delimitata dal confine con il comune di Riolo Terme, ad Est con il torrente

Samoggia, a Sud con la dorsale gessosa detta “Vena del Gesso" e a Nord dalle

località Beccadella, Rio Sanguinario, Monte Coralli, Pideura,

Sarna, Rio Vicchio, Marzeno e Santa Lucia. Il fenomeno della

sedimentazione di queste argille iniziò non appena le acque

dell'Atlantico andarono a riempire il bacino del Mediterraneo

rimasto per lungo tempo asciutto. Sulle rocce argillose, forte-

mente permeabili, si depositò poi uno strato di terreno a granu-

lometria più consistente che le proteggeva. Questi terreni, rico-

perti di boschi per secoli, oggi dopo il passaggio dalle coltiva-

zioni arboree a quelle estensive, sono stati erosi dall'acqua fino

a portare in affioramento le argille. I calanchi, diretta conseguenza di questa ero-

sione, sono diventati oramai la caratteristica del paesaggio collinare faentino.

26

Fu soprattutto nelle opere pubbliche intorno agli anni

Quaranta che si lasciò andare a forme monumentali e

retoriche. Nella decorazione del Ponte della Vittoria a

Verona del 1938 realizzò forme gonfie ispirandosi ad

un classicismo sacrale ed accademico. Lo stesso

avvenne nel 1940 con la scultura in ceramica di

Atteone, imponente e statica, allo stesso modo del

monumento ai Caduti di Imola. Nel decennio succes-

sivo il suo stile si allentò in forme più leggere, aggra-

ziate, intrise di naturalismo come nel “Bimbo derelit-

to” (1940), nel “Sarto Melandri" (1947) o nella "Bella

Carlina" (1948). Ma ben presto tornò alla sua voca-

zione originaria, non perdendo però la grazia e la leg-

giadria. Rivisitando un classicismo di sapore archeo-

logico nel 1954 realizzò il “Monumento a Dina Galli"

ispirato ai modelli sepolcrali etruschi e nel 1955 ese-

guì il monumento a Grazia Deledda a Cervia. Qui rap-

presentò la Pescatora e la Pastora con lo stesso gusto

per la pietra scalfita e sfaccettata di Arturo Martini.

Una pietra che così trattata risultava antica e conferi-

va continuità e potenza alle due figure popolari.

Negli anni Settanta le influenze ieratiche bizantine

dei mosaici ravennati diventarono determinanti. Lo si

può notare nel S. Tommaso d'Aquino, nel piazzale di

S. Domenico a Faenza, nei pannelli in ceramica “Lo

sposalizio della Vergine" e “La natività" di Arenzano,

realizzati senza profondità spaziale e con i colori bril-

lanti tipici dei mosaici. Ed è, soprattutto, nelle cera-

miche maiolicate con colori brillanti che Biancini

citava e rivisitava l'arcaico partendo dalle esperienze

avute nella fabbrica di Laveno negli anni Trenta con

le formelle che decoravano i grandi vasi. Queste rap-

presentavano icone varie, come stelle marine, capre,

elefanti alla maniera dei pavimenti delle basiliche

paleocristiane, oppure profili di uomini o donne come

nella ritrattistica romana. L'azzerare il sapere prospet-

tico rinascimentale, rifacendosi alle piatte raffigura-

zioni medioevali e proporre forme arcaiche significa-

va per Biancini recuperare con nostalgia un mondo

antico intriso di tradizioni e valori mitici, purtroppo

oramai travolti dalla modernità.

Angelo Biancini morì nel gennaio del 1988 a settantasei

anni, celebre e fedele alla sua poetica artistica. Ora la sua

opera rivive nelle piastrelle titolate “Frammenti

d'Antico", di marchio Cerdomus, eseguite per volontà

del figlio Cesare a memoria del lavoro del padre.

Tribù” were placed in the New York Synagogue and, inJerusalem, the majolica depicting “L’incontro di Paolo IV conAntenagora".His career began before the Second World War. Born in 1911,he moved to Florence in 1929 to attend Art School. Here heworked with Libero Andreotti. The meeting was a determiningfactor and influenced his entire subsequent artisticproduction. Not so much in form but above all in theapproach to the “return to order” trend, represented first bythe metaphysics of Carrà and De Chirico and later by the“Novecento” group. “Valori Plastici” (the first number cameout in 1920) was the magazine in which theories wereexpounded on the refutation of “modernism” and theFuturists’ propagandising about idolatry of the speed ofmodern life. What was proposed was the tranquillity oftraditional form. The principles were those of theindividualism of artistic genius, of irrationality and therecovery of classical and archaic evocations. Values whichwere transformed into imposing and rhetorical forms at theheight of the fascist period.From his age Biancini inherited these thoughts and trends oftaste. In 1936 he achieved celebrity. The same year he was atthe Milan Triennial with “Ritratto di bimba” and was thenawarded the “Leone d’Oro” at the Venice Biennial for “DonnaRomagnola”, a work in which Biancini tried to distancehimself from the regime’s monumentality and seek greaternaturalness and freshness. This may also be noted in his“Prometeo”, a bronze of the same year.In his works Biancini always knew how to merge classicismwith a sort of depicted naturalism, chiefly in the realisticrendering of faces. His classicism was above all of archaicinspiration, not the ideal and balanced kind of theRenaissance but the Romantic kind of rediscovering antiquestyles (such as the Egyptian), Etruscan, Gothic andRomanesque modelling, and Byzantine stateliness.It was above all in public works around the 40’s that he lethimself go with monumental and rhetorical forms. Indecorating the Ponte della Vittoria in Verona in 1938 hecreated inflated forms inspired by a stately and academicclassicism. The same happened in 1940 with the ceramicsculpture of Actaeon, monumental and static, like themonument to the Fallen in Imola. In the following decade hisstyle slowed down into lighter, more graceful forms steeped innaturalism such as “Abandoned Boy” (1940), “Melandri theTailor” (1947) and “Bella Carlina” (1948). However he was soonto return to his original vocation, but without losing graceand loveliness. Revisiting an archaeologically flavouredclassicism in 1954 he created the “Monument to Dino Galli”,inspired by the model of Etruscan tombs, and in 1955 the“Monument to Grazia Deledda” in Cervia. Here he depictedthe Fisherwoman and the Shepherdess with the same taste forscratched and faceted stone as Arturo Martini. A stone whichthus treated seemed antique and gave continuity and powerto the two popular figures.In the seventies the stately Byzantine influence of theRavenna mosaics became determining. This may be seen in theSt. Thomas Aquinas, in Piazzale S. Domenico in Faenza, and inthe ceramic panels “The Marriage of the Virgin” and “TheNativity” in Arenano, created without spatial depth and withthe brilliant colours typical of those mosaics. And it is aboveall in the majolica pottery with brilliant colours that Biancinicited and revisited the archaic from his experiences in theLaveno factory in the thirties, with the tiles that decoratedthe great vases. These depicted various icons such as starfish,goats and elephants in the manner of the floors of thePalaeochristian basilicas, or profiles of men and women as inRoman portraiture. For Biancini the zeroing of Renaissanceknowledge of perspective, the return to flat mediaevaldepictions and archaic forms, meant the nostalgic recovery ofan antique world of traditions and mythical values,unfortunately overcome by modernity.Angelo Biancini died in January 1988 at the age of seventy-six, celebrated and faithful to his artistic poetics. Now hiswork lives again in the Cerdomus trademark tiles called“Antique Fragments”, created in memory of his work inaccordance with the wishes of his son Cesare.

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Le “Argille da Faenza”

Faience: the style of the white perforated plates producedby 17th century Faenza majolica-ware craftsmen spreadthroughout the world to such an extent that this name wasidentified with pottery itself. Already in the 17th century there

was an ancient tradition of pottery inFaenza. The town stood, and still stands, onterrain rich in clays suitable for shaping, somuch so that those found in their naturalstate between the river Santerno and theSamoggia torrent came, as a result of theirspecial composition, to give their name toa specific kind of clay.Clay is one of the most common materialson the earth’s crust. Produced with thecooling of the earth’s surface and by theaction of atmospheric agents, it possessesdifferent physical and chemical propertiesdepending on geological origins.“Faenza Clays” are secondary clays with a

homogeneous and fine granule size, high percentages ofcalcareous rock and considerable quantities of iron. They arefired at 960-990 degrees Centigrade, after which they take onthe typical reddish colouring.Going up the river Lamone valley you cross intensivelycultivated countryside. This territory, which includes a strippractically parallel to the Via Emilia, is characterised by highquantities of clays. It is delimited to the west by the boundaryof the Commune of Riolo Terme, to the east by the Samoggia

torrent, to the south by the chalk ridgeknown as “The Chalk Vein” and to thenorth by the localities of Beccadella, RioSanguinario, Monte Coralli, Pideura, Sarna,Rio Vicchio, Marzeno and Santa Lucia. Thephenomenon of the sedimentation ofthese clays began as soon as the waters ofthe Atlantic filled the MediterraneanBasin, which had long been dry. On theclayey, extremely permeable rocks a layerof larger granule size earth was depositedwhich protected them. This terrain wascovered by woodland for centuries. Today,following the passage from forestry to

extensive cultivation, it has been eroded by water and the claybrought to the surface. The erosion furrows, a directconsequence of this action, have become a chief feature of theFaenza hills landscape.

Faience: così lo stile dei piatti bianchi traforati prodotti dai maiolicari faentini nel sei-

cento fece il giro del mondo fino a fare identificare con questo nome la ceramica stessa.

FAENZA CLAYS

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Page 16: numero 0. gennaio 2002 · Progetto Luca Biancini ... propria creatività. Come accade alla Cerdomus, ... and miraculous waters flow. From Riolo Terme, the hills roll

04Territorio

La Valle del Senioitinerario naturalistico

Nature Itinerary Senio Valley

Il territorio faentinodal mare verso Firenze

The Territory of Faenza from the seaside to Florence

08Storia

Il capodanno celticoda Halloween a San Martino

The celtic new years day:from halloween to saint martin’s night

Ravenna e il mausoleo di Galla Placidia e la pittura per l’eternità

Historic-artistic itineraryRavenna and the mausoleumof Galla Placidia

12Passioni

I frutti dimenticatidella collina faentina

The forgotten fruits of the hills Faenza

E mutor il colore della passione è il rosso

E mutorthe color of passion is red

24Arte

Angelo Biancinile tradizioni e i valori mitici che resistono

Angelo Biancinitraditions and mithicalvalues lasting in time

Le “Argille da Faenza”

Faenza Clays

16Enogastronomia

Ferrucciamanti appassionati e fedeli

Ferrucci...........

I Fellinianila grande fama dei piccoli produttori

I Felliniani the great renown of small producers

L’olio di Brisighellaoro verde delle terre di Romagna

The oil of Brisighella...........

28 I Sens i d i Romagna