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Speciale energia

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Cos'è Mente Critica

Un Web Log nasce per essere la condivisione sulla rete di un diario. Un diario è una cosa molto personale e condividerlo sulla rete planetaria è cosa rivoluzionaria.

Con queste pagine, i fondatori hanno voluto andare oltre la fase di condivisione di un diario in pubblico. Si è inteso creare un diario collettivo, dove le persone possano esprimere liberamente la loro opinione sulle questioni che, da cittadini, vivono continuamente.Rifuggendo l’idea che l’arena della politica sia quella sguaiata e spettacolare della televisione.

Questo è un foro pubblico dove l’unica regola è proporre le proprie opinioni con metodo civile e razionale. Non è importante trovarsi d’accordo, l’importante è ritrovare l’amore per la discussione garbata ed informata. Qui non c’è spazio per urla, fondamentalismi e persone certe di quello che dicono.

Questo è il posto dove si incontrano persone che hanno dubbi, vogliono capire e trarre arricchimento dalle opinioni degli altri.

Se vi piace litigare andate altrove. Non mancano alternative. E’ opinione dei fondatori che la più grande ricchezza di questo paese è sempre stata la cultura.

Lo scopo è evitare facili quanto inutili indottrinamenti favorendo la libertà di espressione di ognuno, garantendo sempre il rispetto per le opinioni altrui e cercando di dar vita al vero, costruttivo dialogo.

Solo in questo modo si può ritenere di possedere, sempre più, una mente critica, dove non esistono questioni di principio.

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Immagine in copertina: Tempi moderni / Modern times di AldoAldoz

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41 Gigawattun confronto tra i diversi sistemi per produrre energia e il loro impatto ambientale

di Fully

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41 GigawattPrima parte

2 Luglio, 2008

Se avete già capito tutto dal titolo, saltate pure questo pezzo. Se invece il titolo vi sembrerà incomprensibile anche dopo che vi avrò aiutato dicendo che ha a che fare con l’energia elettrica, allora questo articolo (insieme a quelli che lo seguiranno) può essere d’aiuto proprio a quelli come voi, che di energia sapete poco e vi piacerebbe sapere appena un po’ di più, tanto per farsi un prima idea del problema energetico nel nostro Paese.

E’ a voi che rivolgo, per iniziare, una domanda facile facile: “Avete mai cambiato casa?”. Ed ora non chiedetemi: “E che c’azzecca?”: un po’ di pazienza e ci arriviamo. Se avete cambiato casa almeno una volta nella vita saprete che una delle prime cose che facciamo in una casa nuova è rivolgersi ad un ente fornitore per farci “allacciare la corrente”, e la prima domanda che ci viene rivolta è: “Caro signore, quale potenza vuole impegnare?”. Quasi tutti rispondono con un numeretto e una sigla: 3 kW (si legge chilowatt, questo già lo sapete, no? come pure che 3 kW sono pari a 3000 watt).

Che cosa vuol dire “3 kW”? Che noi, o per esperienza diretta o perché ce l’ha suggerito il vicino di casa, riteniamo che richiedere di impegnare questa quantità di potenza elettrica sia sufficiente a coprire il nostro fabbisogno massimo di energia elettrica in un’ora. [1] Il conto è presto

fatto: un frigorifero sempre acceso consuma in un’ora intorno ai 250 W, uno scaldabagno elettrico intorno ai 1200 W. Se con loro due in funzione accendiamo anche il nostro bel forno elettrico (2000 W) e lo teniamo acceso per un’ora ecco lì che richiediamo 3450 W e allora… TAC!… “salta” la corrente, perché abbiamo superato la potenza oraria massima che ci viene messa a disposizione dal fornitore.

Come tutti - ahimé - sappiamo, quello che il fornitore ci fa pagare sono[2] i consumi, che sono misurati in chilowattora (kWh). Una lampadina da 100 W consuma un decimo di una stufetta da 1000 W. Ma attenzione: se utilizziamo la stufetta per un’ora consumiamo solo 1 kWh (1 kW x 1h) , se lasciamo accesa la lampadina per 24 ore alla fine la lampadina avrà consumato ben 2,4 kWh (0,100 kW x 24h).

La mia bolletta del bimestre scorso diceva che in due mesi a casa mia si sono consumati 655 kWh (questo grazie anche a mia figlia che dimentica accese tutte le luci di casa). Accipicchia! Di questo passo consumerò quasi 4000 kWh in un anno! Molti di più di una famiglia media italiana, che ne consuma 2700. Mah, spero che almeno voi stiate più attenti di mia figlia, spegnate le luci inutili e cerchiate pure di spendere meno usando lampade a basso consumo…

Ma torniamo a noi. [3] I dati forniti da Terna (la SpA nata dall’ENEL che è il massimo ente italiano erogatore di energia elettrica) ci dicono che, sommando i consumi di energia elettrica di tutti noi italiani in un anno (che naturalmente non sono solo quelli delle famiglie, ma anche quelli dell’industria, dei trasporti ferroviari, ecc.) arriviamo a poco meno di 340.000.000.000 kWh: trecentoquaranta miliardi di chilowattora (dati

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riferiti al 2007). Per non farci spaventare troppo da cifre così lunghe, usiamo i multipli del chilowattora.

1 MWh (megawattora) corrisponde a 1000 kWh.

1 GWh (gigawattora) corrisponde a un milione di kWh (e anche a 1000 MWh).

Quindi si può dire che gli italiani consumano in un anno circa 340.000 GWh, ma bisogna garantirne un po’ di più (diciamo 360.000) perché un po’ di energia viene persa nella distribuzione. Rispetto al 2000 c’è stato un incremento di circa il 10%, e non è poco. Noto questo dato, è facile calcolare quant’è l’energia che dovrà essere resa disponibile in un’ora: basta dividere 360.000 GWh per il numero dei giorni dell’anno (365) e per il numero di ore della giornata (24). Non disturbatevi, il conto ve l’ho già fatto io e il risultato - indovinate un po’? - è proprio quello del titolo: 41 Gigawatt (GW).

Ecco svelato l’arcano! Servono 41 GW di potenza elettrica oraria complessiva a mandare avanti l’Italia. Naturalmente questo è un dato medio, perché esistono ore del giorno e periodi dell’anno in cui il consumo orario è più alto, altri in cui è più basso. Ma a noi basterà ricordare questa quantità (41 GW) per cercare di ragionare un po’, in un prossimo intervento, sul problema dell’approvvigionamento energetico nel nostro Paese.

Vi do solo una piccola anticipazione. Tra i vari sistemi - ce ne sono tanti, sapete? - si può fare una prima grande distinzione: alcuni producono energia elettrica utilizzando materie prime “ad esaurimento” (carbone, gas, petrolio, uranio, ecc.), altri invece sfruttano fenomeni naturali di durata virtualmente illimitata, le cosiddette “fonti rinnovabili”, come l’acqua, il sole, il vento, i moti ondosi ed il vapore acqueo che scaturisce dalle viscere della Terra.

Forse vi potrà interessare sapere in che misura contribuiscano le varie fonti. Ecco qui: il fabbisogno nazionale lordo di energia elettrica (dati 2006) viene coperto per 29 GW (70% del totale di 41 GW) mediante centrali termoelettriche che bruciano principalmente combustibili fossili (carbone, gas,…) in gran parte importati dall’estero. Altri 6,5 GW (16%) vengono ottenuti da fonti rinnovabili, soprattutto da centrali idroelettriche. La rimanente parte (5,5 GW, pari al 14%) la importiamo: nel 2006 abbiamo

acquistato oltre 50.000 GWh di energia elettrica prodotta per lo più da impianti nucleari in Svizzera, Francia, Slovenia, Austria e Grecia (fonte AEEG 2006). Negli ultimi dieci anni il bilancio energetico è sempre risultato negativo con una quota di energia importata pari al 14-15%.

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41 Gigawatt Seconda parte

17 Luglio, 2008

[1] La volta scorsa abbiamo visto che 41 GW è il fabbisogno orario di potenza elettrica nel nostro Paese. Vedremo ora i sistemi e le tecnologie con cui la produciamo. Abbiamo anche detto che il 70% di questo fabbisogno (29 GW) viene coperto da centrali termoelettriche, e dunque è da queste che cominciamo il giro.

1. Centrali termoelettriche.

Come funzioni una [2] centrale termoelettrica è presto detto: l’acqua contenuta in una caldaia si fa riscaldare usando un combustibile qualunque fino a che, a determinati valori di temperatura e pressione, si trasforma in vapore surriscaldato, cioè vapore portato ad una temperatura superiore a quella di vaporizzazione. Il vapore surriscaldato così prodotto viene immesso in una [3] turbina e ne fa girare le pale (il principio è quello stesso dei mulini ad acqua). La rotazione delle pale è associata alla rotazione dell’albero di un [4] alternatore, che genera corrente elettrica, un po’ come fa la dinamo della vostra bicicletta. All’uscita dalla turbina il vapore viene raffreddato, in modo da cambiare nuovamente di stato e trasformarsi di nuovo in acqua (condensazione). L’acqua che si ottiene in questo modo viene rimessa in circolo nella caldaia e si ricomincia da capo.

Il rendimento di una centrale termoelettrica di tipo tradizionale si aggira sul 38%. Come dire che,

su 100 unità di energia messe in gioco, 62 servono a “far girare” il sistema e 38 rappresentano la quota utile, ossia l’energia elettrica che si produce. Un rendimento molto migliore (58%) si ottiene nelle centrali a turbogas, il cui funzionamento è un po’ più complicato e non sto qui a spiegarlo: ve lo dico solo perché poi non diciate in giro che non ve l’ho detto.

Per scaldare l’acqua c’è bisogno di un combustibile, che sia gas naturale, nafta, carbone o altro. Anche rifiuti, perché no? Noi in Italia non abbiamo giacimenti di petrolio, né immense riserve di gas o carbone; di monnezza invece ne avremmo in abbondanza, se solo riuscissimo a fare una raccolta differenziata seria (ma questa è un’altra storia). Quindi un primo aspetto negativo di queste centrali è che per farle funzionare dobbiamo importare i combustibili necessari a riscaldare l’acqua fino a trasformarla in vapore surriscaldato.

Il secondo aspetto negativo è l’inquinamento atmosferico che esse producono. Queste centrali sono tra le più inquinanti, soprattutto se fanno uso di combustibili che contengono sostanze nocive, come lo zolfo. Le meno inquinanti, che sono quelle alimentate a gas naturale, emettono comunque ogni giorno nell’atmosfera forti quantità di anidride carbonica, e sono tra le maggiori responsabili di alcuni fenomeni negativi per l’ambiente come l’[5] effetto serra (surriscaldamento del pianeta), [6] le piogge acide e [7] le polveri (smog).

2. Centrali idroelettriche.

Il secondo sistema di produzione di energia elettrica in Italia per quantità di energia prodotta è quello idroelettrico. Attualmente la produzione

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annua si attesta intorno a 50.000 GWh, pari al 14% dell’italico fabbisogno (che, vi ricordo, è pari a 360.000 GWh) per una potenza oraria di circa 5,5 GW dei famosi 41 GW del titolo.

Una [8] centrale idroelettrica funziona sfruttando l’energia che una massa d’acqua, raccolta in un bacino, è in grado di fornire quando viene fatta cadere da una quota superiore ad una quota inferiore. In genere viene creato un lago artificiale per mezzo dello sbarramento di una gola fluviale con una diga. Da questo bacino l’acqua viene convogliata in una [9] condotta forzata fino alla turbina, che muove l’alternatore e produce energia elettrica. L’acqua che ha attraversato la turbina viene poi scaricata nel fiume a valle dell’impianto. Questo è il principio di funzionamento delle centrali idroelettriche “a caduta”, di gran lunga le più importanti in termini di produzione e di investimento iniziale. Meno importante è il contributo che viene fornito dalle piccole centrali fluviali (principio del mulino ad acqua), che sfruttano semplicemente il flusso dei corsi d’acqua che le attraversano.

L’energia prodotta dalle centrali idroelettriche è tra le più pulite, perché non presenta emissioni né residui di lavorazione o scorie. E’ di tipo rinnovabile in quanto, almeno in teoria, l’acqua può essere riutilizzata infinite volte per lo stesso scopo. In pratica, purtroppo, una parte della rinnovabilità è legata al permanere del volume annuo degli afflussi.

Problemi ambientali possono essere costituiti dal fatto che le dighe bloccano il trasporto solido dei fiumi (sabbie e ghiaie) alterando l’equilibrio tra l’apporto solido e l’attività erosiva nel corso d’acqua a valle fino al mare dove, per il minore apporto solido si assiste al fenomeno dell’erosione delle coste. Grandi bacini idroelettrici inoltre possono in alcuni casi avere impatti ambientali e socio-economici di diversa entità o gravità sulle zone circostanti (modifica del paesaggio e distruzione di habitat naturali, spostamenti di popolazione, perdita di aree agricole, ecc.). Va da sé che, perché una centrale idroelettrica possa considerarsi sicura, occorre che le imponenti opere che la accompagnano siano progettate bene, altrimenti sono [10] cavoli amari.

Le centrali idroelettriche a caduta possono produrre energia per potenze di alcune centinaia di megawatt/h. L’efficienza è molto bassa, siamo circa al 3%, ma ciò nonostante il costo per watt è

ancora molto competitivo. Il vero problema è che ormai abbiamo praticamente saturato la possibilità di fare centrali idroelettriche, dal momento che abbiamo utilizzato la stragrande maggioranza dei corsi d’acqua di cui disponiamo. Tanto è vero che un tempo con questo sistema semplice e pulito riuscivamo a garantire la maggior parte del nostro fabbisogno, ma da quando abbiamo cominciato ad avere “fame” di energia (dagli anni Sessanta in poi) abbiamo dovuto ricorrere alle centrali termoelettriche.

Abbiamo visto per grandi linee i due principali sistemi di produzione di energia elettrica in Italia. Da soli coprono circa l’84% del fabbisogno lordo ed oltre il 95% dell’energia elettrica autoprodotta.

Scommetto che per ora ne avrete abbastanza. Nei prossimi articoli della serie passeremo in rassegna gli altri sistemi coi quali produciamo il restante 5% scarso dell’energia autoprodotta: solare, eolico, geotermico, biomasse. Gli appassionati di nucleare dovranno pazientare ancora un po’: visto che in Italia oggi non c’è (ma si vorrebbe reintrodurlo) ne parleremo per ultimo.

Vi state chiedendo dove andremo a parare? Beh, una volta completata la panoramica, proveremo insieme a tirare le somme e faremo “mentecriticamente” un gioco.

Quale gioco? Un po’ di pazienza e lo scoprirete. Per adesso: [11] alla prossima (sempre se vi va).

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41 Gigawatt

Terza Parte

P 1 Agosto, 2008

[1] Nell’articolo precedente abbiamo parlato del principale sistema con cui in Italia si produce energia elettrica da fonti rinnovabili: quello che utilizza centrali idroelettriche, con cui produciamo circa 5,5 GW degli ormai famosi 41 GW di cui abbiamo bisogno. Da questo terzo articolo in poi passeremo in rassegna gli altri sistemi di produzione di energia elettrica attualmente utilizzati o comunque disponibili in Italia. Tenete presente che – tutti insieme – producono meno di due miseri GW dei 41 necessari: insomma una quisquilia. Questo dato la dice lunga sulle possibilità di sviluppo per l’utilizzo di queste fonti nell’immediato futuro.

3. Energia solare

Per produrre energia elettrica dall’irraggiamento solare conosciamo due sistemi: il fotovoltaico e il solare termodinamico. Pur avendo entrambi il Sole come fonte primaria, i due sistemi funzionano secondo principi totalmente diversi.

3.1 Fotovoltaico

Quando un raggio di luce solare investe una particella di silicio in presenza di condizioni particolari si genera una differenza di potenziale e quindi una corrente elettrica (si chiama [2] effetto

fotoelettrico). Un tal Becquerel se ne accorse nella prima metà dell’Ottocento ma fu solo nel 1905 che l’umanità riuscì a spiegarne il perché ed a sfruttare il fenomeno grazie ad [3] un impiegato dell’ufficio brevetti abbastanza sveglio. A noi che non siamo altrettanto svegli basterà sapere che la tecnologia fotovoltaica consente la trasformazione diretta della luce solare in energia elettrica utilizzando materiali semiconduttori (silicio ma non solo). Punto e a capo.

Per produrre energia elettrica con questo sistema si utilizzano “celle” che vengono raggruppate l’una a fianco all’altra in pannelli piani. Il sistema venne dapprima sviluppato negli USA (Bell, 1955) e le prime celle vennero prodotte industrialmente dalla giapponese Sharp nei primi anni Sessanta.

Allo stato attuale della tecnologia, per ottenere 1 kW di potenza elettrica oraria (in realtà si dovrebbe parlare di kW di picco, lo dico per i soliti precisini) occorrono 7-10 mq di pannelli. Forse non tutti sanno che in Italia funziona da anni (1995) una delle più grandi centrali fotovoltaiche del mondo, l’impianto ENEL di Serre (vicino a Salerno). Si sviluppa su un’estensione di territorio pari a circa 5 ettari e mezzo, con una superficie di pannelli installati di 26.500 mq (cioè più di tre campi di calcio regolamentari) ed una potenza erogabile di 3,3 MW: ora che siete bravi a districarvi tra kW, MW, GW avrete già fatto il conto: è l’energia che serve a 1100 famiglie che installano i famosi 3 kW, diciamo 3000 persone. A Serre il campo fotovoltaico (ossia il complesso di tutti i pannelli) è suddiviso in dieci sottocampi di cui nove a pannelli fissi ed uno chiamato “ad inseguimento solare”: in questo, infatti, i pannelli variano automaticamente la propria inclinazione in modo da trovarsi sempre nella posizione ottimale per raccogliere il massimo di luce dal sole nell’arco della giornata.

Non ci vuole molto per capire che quello del “consumo di territorio” è uno dei problemi più seri per le centrali fotovoltaiche: il conto è presto fatto: per servire una città di medie dimensioni, diciamo 200.000 abitanti, composta da 70.000 famiglie, ciascuna col famoso fabbisogno di 3 kW occorrerebbe installare 210 MW di pannelli fotovoltaici per circa 1.600.000 mq, quanto 220 campi di calcio, con un consumo di territorio, tra annessi e connessi, circa doppio: diciamo 300 ettari. Non è poco.

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Però il bello del fotovoltaico è che – proprio grazie alla trasformazione diretta “sole-corrente elettrica” - non c’è solo la possibilità di centralizzare la produzione e poi distribuirla (come avviene negli altri tipi di centrali): col fotovoltaico ciascuno può prodursi in casa l’energia elettrica di cui ha bisogno. Tenete presente questa caratteristica, perché ne riparleremo quando arriveremo alle conclusioni. Se pensiamo ad una palazzina di 20 appartamenti, ciascuno con una potenza installata di 3 kW, ecco che bastano 450 mq di pannelli ben soleggiati (per esempio la superficie della falda del tetto o delle facciate esposte a sud) per rendere autosufficiente il condominio. Pensate allora a quali potenzialità avrebbe, questa tecnologia, se implementata ad esempio su tutte le coperture di capannoni industriali, sulle facciate cieche di edifici civili o industriali, sulle pensiline delle stazioni di servizio,… Tanti modi di produrre energia senza “consumare” ulteriore territorio.

I pregi del fotovoltaico stanno nella sua relativa semplicità, nella modularità (ossia la possibilità di calibrare accuratamente l’installazione in funzione della quantità di energia che si vuole produrre), nell’assenza di emissioni dannose, di rumori e di scorie residue da smaltire (a parte i pannelli che però hanno una durata teorica di 80 anni ed una pratica di non meno di 25). I limiti sono costituiti dal costo delle celle ancora elevato (ma in diminuzione per effetto dell’utilizzo di nuovi materiali di sintesi invece del silicio), dal fatto che si utilizzano tecnologie proprietarie e quindi oligopoliste, dalla necessità di ampi spazi di installazione (ma abbiamo appena visto che questo non vale per le installazioni “puntuali”) e, naturalmente, dall’intermittenza di produzione

legata al ciclo giornaliero-stagionale del sole ed ai capricci della meteorologia. A quest’ultimo limite si può però rimediare attraverso l’accumulo in apposite “batterie”.

In Italia per l’installazione del fotovoltaico sono concessi incentivi economici e la possibilità di vendere l’energia autoprodotta al gestore nazionale (c.d. [4] “conto energia”): i costi d’impianto sono ancora abbastanza salati (6.000-10.000 € per kWp a seconda del tipo di celle, quindi 18-30.000 € per unità abitativa da 3 kW) ma la spesa iniziale si “ripaga” in 11-15 anni. In Europa è la Germania (3000 MWp installati) che guida la corsa al fotovoltaico. L’Italia con 58 MWp installati è al terzo posto, dopo la Spagna (118 MWp). Ce n’è di strada, da fare, ancora!

A chi volesse approfondire suggerisco di dare un’occhiata [5] qui, [6] qui e [7] qui

3.2 Solare termodinamico a concentrazione

Mettiamo subito in chiaro una cosa: questo sistema non va confuso con quello utilizzato nei comuni [8] pannelli solari termici che generano l’acqua calda a bassa temperatura per farvi la doccia. Il solare a concentrazione permette invece di produrre calore a media ed alta temperatura (fino a 600°) e ne rende possibile l’uso in applicazioni industriali per la generazione di elettricità.

Di solare termodinamico a concentrazione abbiamo parlato su MC poco tempo fa e [9] proprio lì vi rimando per saperne di più. Qui ricorderò soltanto che il sistema si basa su una serie di specchi parabolici che concentrano la luce diretta del sole su un tubo ricevitore. Dentro il

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tubo scorre un fluido a base di sali che assorbe l’energia e la trasporta in un serbatoio di accumulo, necessario se si vuole supplire ai momenti di scarsa o nulla insolazione. L’accumulo è in contatto con uno scambiatore di calore che genera il solito vapore (proprio come si fa in una centrale termoelettrica) e questo viene utilizzato per muovere le solite turbine collegate ai soliti alternatori così da produrre la … solita corrente elettrica.

Il vantaggio, rispetto al fotovoltaico, è una produzione di energia ininterrotta, causa lo sfruttamento indiretto dell’energia solare. La tecnologia termodinamica permette infatti di produrre energia anche di notte o in caso di cattivo tempo, grazie a quel particolare fluido di cui si è detto sopra che, una volta riscaldato, mantiene la sua altissima temperatura per alcuni giorni anche senza essere in contatto con la sua fonte.

Il principale problema anche di questi impianti è il grosso “consumo di territorio”. Grosso sì, ma, a pensarci bene, non poi così tanto: secondo Carlo Rubbia – grande sostenitore di questa tecnologia - un ipotetico quadrato di specchi di 40.000 km² (200 km per ogni lato) basterebbe per alimentare tutto il pianeta: se pensate a quanto territorio non sfruttato esiste ancora sulla Terra (pensate ai grandi deserti d’Africa, Asia, America ed Oceania), non è poi granché. Sempre secondo Rubbia per alimentare un terzo dell’Italia (ora lo sapete: un terzo di 41 GW fa circa 14 GW, cioè 14 medie centrali termoelettriche o nucleari da un GW) basterebbe un’area vasta quanto quella racchiusa entro il grande raccordo anulare di Roma, che ha un diametro di circa 20 km. Insomma, il problema della disponibilità dello spazio potrebbe essere superato costruendo gli impianti solari nel Sud Italia, che oltre a godere di migliori condizioni di soleggiamento, dispone di molte più zone utilizzabili rispetto al Centro-Nord; in questa direzione sono stati già avviati alcuni progetti, in Sicilia (Priolo) e non solo.

E’ tutto, per adesso. [10] Alla prossima (sempre se vorrete).

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41 Gigawatt

Quarta Parte

8 Agosto, 2008

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Proseguiamo nella rassegna delle principali tecnologie per produrre energia elettrica. Nelle precedenti puntate abbiamo cominciato ad esaminare le fonti rinnovabili ([2] idroelettrico, [3] solare), ora continuiamo con gli altri sistemi che utilizzano fonti rinnovabili: il vento (eolico), il calore terrestre (geotermico), le biomasse.

4. Eolico: quando l’energia nasce da un soffio di vento.

L’energia ottenuta con [4] la tecnologia eolica nasce dal moto delle pale generato dal vento: l’asse di rotazione delle pale è anche l’asse della solita turbina che, collegata al solito alternatore, produce una corrente elettrica.

Questo tipo di energia è assolutamente pulito: se vogliamo proprio cercare il pelo nell’uovo l’unico inquinamento è di tipo acustico (più pale vicine

che girano velocemente fanno un po’ di casino). Si sfrutta una materia prima a costo zero (il vento) che ha purtroppo la sola controindicazione di essere “capricciosa”, in quanto irregolare sia sulla direzione che sulla velocità. Con le pale eoliche tradizionali il limite minimo per rendere produttiva un’installazione è di avere per almeno 100 giorni all’anno un vento che abbia velocità superiore a 4 m/s (tipica 12-15 m/s). In Italia queste condizioni si raggiungono abbastanza frequentemente sul crinale appenninico e nelle fasce costiere meridionali. I costi del sistema sono tra i più bassi in assoluto (grosso modo gli stessi dell’energia prodotta dalle centrali termoelettriche), l’installazione è semplicissima e veloce.

Il maggiore limite attuale di questo sistema è costituito dalla bassa produzione ottenibile da un singolo impianto: la tecnologia attuale consente di ricavare da una pala eolica di ottima efficienza non più di 2,5-3 MW di potenza oraria. E’ per questo che per arrivare a produrre potenze significative (comparabili con quelle di una centrale termoelettrica o nucleare di media potenza, ossia 1 GW) occorrerebbero 330-400 pale, il che - come si può immediatamente comprendere - comporterebbe un impatto visivo non trascurabile, sia che l’installazione avvenga lungo un crinale, sia che avvenga in mare aperto (off-shore). Tenete presente che le turbine “terrestri” sono installate su sostegni alti 120-130 m da terra (quanto un grattacielo di 40 piani) ed il diametro della superficie rotante è dell’ordine di 70 m; quelle off-shore che si stanno utilizzando in Scozia e in Spagna sono ancora più imponenti (200 m di altezza per 100 di diametro).Attualmente il massimo utilizzo di questo sistema in Italia si trova in Puglia, Sicilia, Campania e Sardegna dove si produce la maggior parte dei poco meno di 1,3 GW complessivamente installati nel nostro Paese.

La tecnologia che si basa sul vento sta rapidamente crescendo, spinta dal grande successo che sta incontrando nel mondo (dal 2001 al 2006 gli impianti sono quadruplicati). Così si stanno affacciando sul mercato turbine sempre più performanti e silenziose, dalle configurazioni diverse. Il vento viene utilizzato in molti modi, addirittura ci si sta dedicando alla produzione energetica con [5] qualcosa di simile agli aquiloni. Ma, fra le tante proposte, l’evoluzione più significativa mi sembra quella delle turbine a

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levitazione magnetica ([6] maglev), impianti eolici in grado di erogare potenze dell’ordine del GW ed anche di più.

Questa potrebbe essere la soluzione del futuro (non a caso il massimo interesse lo si ritrova in Cina) e sembrerebbe risolvere sia i limiti di scarsa potenza del singolo impianto, sia l’eccessivo impatto visivo e di ingombro territoriale. Staremo a vedere.

5. Energia geotermica: il pianeta che… sbuffa

Anche se se ne parla molto poco, in Italia esiste una produzione non trascurabile di energia elettrica per via [7] geotermica. Dalle parti di Pisa, a [8] Larderello per la precisione, esistono impianti che sfruttano i famosi “soffioni” (in inglese “geysers”) e producono circa 400 MW, un terzo del fabbisogno di energia elettrica della Toscana.

Quale è il principio? Saprete che più si scende verso il centro del pianeta, più aumenta la temperatura degli strati che attraversiamo: circa 3° centigradi ogni 100 m di profondità, quindi, a profondità particolarmente elevata (dell’ordine di alcuni kilometri) gli strati della crosta terrestre sono molto caldi. Le acque che raggiungono quella profondità si riscaldano fino ad essere vaporizzate; tali vapori, utilizzando le fenditure degli strati rocciosi createsi per gli assestamenti della superficie terrestre o in seguito ad eruzioni vulcaniche, salgono fino a livelli in cui possono essere utilizzati come fonte di calore per produrre energia elettrica. Attraverso trivellazioni il vapore viene portato in superficie e convogliato in tubazioni, chiamate vapordotti, mediante i quali il

vapore viene indirizzato alla solita [9] turbina, che lo trasforma in energia elettrica attraverso il solito [10] alternatore. Insomma, quel vapore che in una centrale termoelettrica viene prodotto bruciando gas, petrolio o carbone, in Toscana ce lo troviamo già bell’e pronto che sbocca dal sottosuolo (col suo tipico odorino di uova marce).

La geotermia è un [11] fenomeno geologico naturale che fa la fortuna delle zone in cui è attivo. In Islanda, per esempio, ci producono tutta l’energia di cui hanno bisogno, così come a San Francisco dove si trova la regione col maggior “giacimento” del pianeta: 1,4 GW. Una bella fortuna, no?

I limiti di questo sistema sono legati alla sua localizzabilità: non sono poi tante le zone che si prestano (in Italia e altrove) ad un conveniente sfruttamento di questa risorsa naturale. Laddove ci si riesce, non è che il panorama di questi vapordotti sia fra quelli più ameni, come si può vedere dalla foto.

6. Energia da biomasse: legna (e non solo) per corrente elettrica

Con il termine di [12] “biomasse” (o biocombustibili) si indicano vari materiali di origine biologica (non fossile), appositamente prodotti (riforestazione) o derivati come scarto di attività agricole, zootecniche ed industriali (ad esempio industria agroalimentare, della carta, del legno), utilizzati in apposite centrali per produrre energia elettrica. Quindi potremmo dire che

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questo sistema non è altro che una variante di quello che abbiamo già visto (centrali termoelettriche), solo che ciò che si brucia nel ciclo [ acqua > vapore > turbina > alternatore > corrente elettrica ] non sono combustibili fossili, bensì vegetali.

I biocombustibili forniscono energia relativamente pulita: liberano nell’ambiente le sole quantità di carbonio che hanno assimilato le piante durante la loro formazione ed una quantità di zolfo e di ossidi di azoto nettamente inferiore a quella rilasciata dai combustibili fossili. L’inquinamente prodotto viene in qualche modo compensato dalle opere di riforestazione, che permettono di recuperare terreni altrimenti abbandonati da destinare alla produzione di biomasse migliorando così - attraverso l’assorbimento dell’anidride carbonica da parte delle piante - la qualità dell’aria che respiriamo.

Il fatto che l’energia dalle biomasse si basi anche sugli scarti di produzione delle attività produttive è un ulteriore vantaggio in quanto il settore riutilizza e smaltisce rifiuti in modo ecologico. In Finlandia, ad esempio, gran parte degli scarti della lavorazione della carta e del legno sono destinati alle centrali termiche per produrre energia dalle biomasse, evitando in questo modo di dover stoccare gli scarti in discariche o pagare per il loro incenerimento. Per ridurre l’impatto ambientale è però necessario che le centrali siano di piccole dimensioni ed utilizzino biomasse locali, evitando in questo modo il trasporto da luoghi lontani.

Il concetto di biomassa non va confuso con quello della termodistruzione dei rifiuti: le biomasse sono esclusivamente scarti di origine vegetale e non vanno confuse con i rifiuti delle attività umane.

I principali limiti delle biomasse sono costituite dalla stagionalità delle colture e soprattutto dal loro scarso potere calorifico (circa la metà del carbone): volendo ad esempio alimentare a biomasse la centrale termoelettrica di Porto Tolle (2,7 GW, attualmente alimentata a carbone) sarebbe necessario dedicare alla coltura delle biomasse una superficie maggiore dell’intera Pianura Padana.

Attualmente in Italia sono attivi 27 impianti di questo genere, per lo più collocati nelle fasce boschive di Lombardia, Piemonte, Trentino, Veneto, Emilia-Romagna, Calabria,… per una potenzialità complessiva di circa 260 MW. Le singole potenzialità sono dell’ordine di 2-20 MW. L’impianto più grande e moderno si trova a Strongoli, in Calabria (40 MW). Per saperne di più potete andare [13] qui e qua.

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Con questo articolo abbiamo completato l’esame delle tecnologie attualmente adottate in Italia per la produzione di energia elettrica. La prossima volta parleremo di un sistema parecchio controverso, non più utilizzato dal 1987 e di cui si discute tanto per il fatto che l’attuale governo intenderebbe reintrodurlo. Parlo - l’avrete capito - dell’energia elettrica prodotta da centrali nucleari. Spero che lo troverete interessante.

qui per [14] la quinta puntata della serie.

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Quinta Parte

3 Settembre, 2008

Completata la carrellata sulle tecnologie con cui nel nostro Paese già si produce energia elettrica, non potevo chiudere la rassegna senza parlare di un altro sistema con cui la si vorrebbe produrre nel medio termine. Parlo dell’energia elettrica derivabile dalle tanto discusse [1] centrali nucleari.

7. Centrali nucleari.

Quando si parla di uranio e di centrali nucleari, più che di trattare di tecnologia sembra di entrare in una disputa teologica dove nuclearisti e antinuclearisti si comportano come adoratori di divinità diverse e nemiche fra di loro. Su internet ci sono centinaia di siti che parlano di energia nucleare, non sempre con un approccio “neutrale”: qui ho cercato - nei limiti delle mie possibilità - di riportare solo gli elementi conoscitivi essenziali (senza pretendere di esaurire in poche righe una materia tanto complessa) lasciando a ciascuno l’onere e il piacere di formarsi, confermare o modificare le proprie opinioni.

- Che cos’è una reazione nucleare?

Una reazione nucleare è un tipo di trasformazione

della materia che riguarda il [3] nucleo di un [4] atomo di uno specifico elemento chimico, che viene convertito in un altro. La conversione avviene quando l’atomo perde o guadagna alcuni [5] protoni, assorbendo o rilasciando in queste trasformazioni grandi quantità di energia. Questa conversione si può ottenere in due modi: per fusione o per fissione.

Sulla fusione si basa il principio della [6] bomba H, (dove H sta per Idrogeno, non per Hunziker). Detta in soldoni, consiste nell’urto tra due nuclei atomici (tipicamente il Deuterio e il Tritio, due isotopi dell’Idrogeno) che dà luogo a uno “scombussolamento” della materia che si “fonde”, dando luogo ad enorme sviluppo di calore. Il fenomeno, nella sua forma controllata, è ancora in fase di sperimentazione e la prima centrale a fusione ([7] ITER, un progetto USA-UE-Giappone-Russia-Cina) non dovrebbe vedere la luce prima del 2030-2035. Troppo in là per parlarne qui, ora.

Quelle di cui ci interessa parlare ora sono invece le centrali nucleari a fissione. [8] Fissione è un termine astruso per indicare una scissione, una separazione indotta da qualche agente esterno, un po’ come succede quando in un tranquillo menage matrimoniale irrompe un/una amante.

La fissione nucleare consiste nella disintegrazione del nucleo dell’atomo di alcuni particolari elementi, detti fissili (come l’isotopo 235 dell’Uranio), per mezzo di piccolissime particelle (neutroni) che lo colpiscono e lo spezzano in due nuclei piu’ leggeri (Cripton e Bario) con qualche neutrone sparso in sovrappiù.

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La somma dei prodotti della fissione ha una massa piu’ piccola di quella del nucleo originale: poiché, [9] come ben sapete, “nulla si crea e nulla si distrugge” ciò significa che, durante il processo, una parte della materia si trasforma in qualcosa d’altro. Questo qualcosa è energia, e per circa la metà è di tipo termico, ossia “calore”. Ora non crediate che sia poco, questo calore: pensate che dalla fissione di un solo chilogrammo di uranio si produce il calore che può essere generato dalla combustione di alcune tonnellate di legna.Quei neutroni sparsi (ma sì, quelli che si liberano durante la fissione) si divertono, a loro volta, a colpire nuovi nuclei, e così via: si innesca una reazione a catena che deve però essere tenuta costantemente sotto controllo, altrimenti… BUM!!!. Per controllare la reazione, attenuandola o stoppandola quando occorre, si usano dei marchingegni che si interpongono come barriere tra questi neutroni liberi birichini e i gli altri nuclei che ne potrebbero essere colpiti.

Fin qui è chiaro? Ehm… mi sa di no: l’ho spiegato talmente da cani che [10] il nostro caro Prof si starà rivoltando nella tomba… Ma se anche non aveste capito nulla, niente paura, tutto quello che ho detto fin qui non è essenziale. E’ invece essenziale che ricordiate tre cose.

La prima è che questa reazione si svolge nel [11] reattore nucleare, ed è all’interno del suo nucleo (comunemente chiamato “nocciolo”) che si sprigiona questa enorme energia sotto forma di calore: e che ne facciamo? Lo usiamo per vaporizzare l’acqua contenuta nel “pentolone” dalle spesse pareti d’acciaio che circonda il nocciolo. Il vapore prodotto serve… (ma sì, avete indovinato!) a far girare le pale della solita turbina che a sua volta fa girare il solito alternatore che produce la solita corrente elettrica.

La seconda cosa è che la reazione nucleare è in grado di autoalimentarsi (reazione a catena) e che quindi va tenuta sotto costante, attento e competente controllo. Vi sono vari gradi di avaria o malfunzionamento, dalle perdite di acqua di raffreddamento dal pentolone (ricorderete il caso recente della centrale di [12] Tricastin), alla fusione del nocciolo non abbastanza raffreddato, fino all’esplosione quando non si riesce a controllare la reazione a catena. Come sappiamo, [13] le conseguenze di serie avarie possono essere gravissime.

La terza cosa da tenere presente è che il materiale

che viene trattato è [14] radioattivo, e quindi non è per niente igienico esserne contaminati, perché induce gravi malattie alle vie respiratorie, alla tiroide, alle ossa, ecc. Per di più, quando la reazione si è completata restano residui di lavorazione anch’essi radioattivi: le cosiddette “scorie”.

- La situazione in Italia e nel mondo.

E’ convinzione di molti, soprattutto dei più giovani, che l’Italia abbia scelto, tramite [15] i tre referendum del 1987, di non convertirsi al nucleare. Non si sa - o si è dimenticato - che in Italia si produceva (eccome!) energia elettrica dal nucleare sin dal 1959, anno di costruzione del primo reattore di ricerca italiano costruito ad Ispra (VA) e lo si è fatto fino al 1986 con quattro centrali funzionanti (Latina, Caorso, Trino Vercellese, Garigliano) e una in costruzione (Montalto di Castro, poi convertita in termoelettrica con costi allucinanti). Anzi, nel 1966 l’Italia era il terzo produttore mondiale di energia elettrica derivata dal nucleare: sembra incredibile, eh?

Molto è cambiato da allora. Il reattore di Ispra era di “prima Generazione”, rientrava nella fase sperimentale. Il reattore di Chernobyl apparteneva invece alla cosiddetta “seconda Generazione”, più sicura di gran lunga della prima ma, come si è visto, non abbastanza da scongiurare un disastro che i più, peraltro, fanno risalire alle carenti condizioni di manutenzione e di protezione della centrale.

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Sono oggi in esercizio nel mondo 439 reattori nucleari (di cui 218 in [16] Europa compresi i 68 negli ex stati satelliti dell’URSS) per una potenza installata di 372 GW. Essi coprono circa il 15% della produzione mondiale di energia elettrica. La maggiore capacità produttiva è negli USA con 98 GW, seguiti da Francia con 63 GW, Giappone 48 GW, Russia 22 GW. Per quanto attiene la percentuale di energia elettrica prodotta con centrali atomiche in Europa, è in testa la Francia con il 78%, seguita da Lituania 72%, Slovacchia 56%, Belgio 54%, Svezia 48%, Ucraina 47%, Bulgaria 42%, Slovenia 40%, Svizzera 40%, Repubblica Ceca 30%, Finlandia 29%, Germania 28%, Spagna 26%, Gran Bretagna 19%, Russia 16%, ecc. Il trend attuale vede in prima fila per la “rinascita” del nucleare (indovinate un po’?) Cina ed India.

La maggioranza del parco mondiale attuale è costituito da reattori della cosiddetta “seconda Generazione”, corrispondente alla tecnologia nucleare sviluppata negli anni 60-80. La “terza Generazione”, sviluppata negli anni 90, rappresenta lo stato dell’arte attuale, ovvero i reattori disponibili oggi sul mercato. La differenza più rilevante degli impianti nucleari di terza Generazione rispetto a quelli di seconda consiste nell’adozione di sistemi di sicurezza passiva (ossia che non richiedono il controllo attivo mediante meccanismi automatici oppure tramite l’intervento dell’operatore) per la gestione di eventuali malfunzionamenti del sistema. Inoltre i reattori di III Generazione, detti anche “evolutivi”, rappresentano un avanzamento rispetto alla II Generazione per essere caratterizzati da:- standardizzazione del progetto, con riduzione del costo e dei tempi di realizzazione;

- semplificazione e maggior “robustezza” del reattore, che ne rende l’esercizio più semplice e quindi meno vulnerabile ai malfunzionamenti operativi;- vita operativa più lunga prima dello smantellamento (in gergo “[17] decommissioning“), che può essere effettuato dopo 60 anni contro i 30-40 della generazione precedente;- riduzione del rischio di fusione del nocciolo;- riduzione dell’impatto ambientale a parità di energia prodotta;- migliore efficienza di combustione, con conseguente riduzione del volume dei rifiuti ad alta radioattività.

Tra 15-20 anni dovrebbe essere matura la transizione ai reattori di “quarta Generazione”: è un progetto che va avanti dal 1999 e che ha in programma la realizzazione di impianti che assicurino la sostenibilità ambientale, sempre più sicurezza ed un forte risparmio di gestione e d’impianto. E’ un programma planetario che vede coinvolti direttamente grandi Stati come Argentina, Brasile, Canada, Francia, Giappone, Sudafrica, Corea del Sud e Inghilterra. In questo quadro geografico vanno inoltre incluse le centrali nucleari presenti in Svizzera, Germania e Slovenia.

Con tutto questo fermento viene perfino superfluo osservare che, qualora avvenisse un nuovo disastro nucleare in uno dei paesi vicini, [18] l’Italia si troverebbe comunque ad affrontare gravi problemi ambientali e sanitari. Sappiate che la Francia si alimenta grazie alle 59 centrali presenti sul suo territorio (e l’equivalente del prodotto di 8 di queste lo vende a noi italiani). Sono 17 invece le centrali presenti in Inghilterra e Germania. In Spagna sono 11, mentre 10 centrali sono presenti in Svezia, 7 in Belgio e 5 in Svizzera.

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- Vantaggi e svantaggi

Il rinnovato forte interesse per l’opzione elettronucleare deriva essenzialmente:- dalla sua sostanziale indipendenza dal costo della materia prima: il costo di approvvigionamento dell’uranio incide appena per il 5% sul costo totale; è invece assai impegnativo l’investimento iniziale sull’impianto e la spesa per il deposito delle scorie e per lo smantellamento finale;- dalla necessità di garantire una produzione elettrica priva di emissioni in atmosfera. L’energia ottenuta dal nucleare è di tipo “pulito”, sotto il profilo dei rilasci nocivi di CO2 in atmosfera (se si trascura l’inquinamento indiretto causato dal trasporto della materia prima).

Non si può parlare di un’energia “rinnovabile” perché il processo è alimentato da materiale (Uranio) presente in natura in quantità finita, seppure si possa stimare in circa 70 anni (così si esprime l’[20] ASPO, ma c’è chi si spinge a calcolare che siano [21] oltre 400 anni e c’è pure [22] chi prova a dimostrare che è un falso problema) la durata dei giacimenti presenti soprattutto in Australia, Canada e Kazakhstan, almeno al ritmo attuale della domanda. Certo, se poi si sviluppassero[23] reattori che anziché l’Uranio utilizzano il Torio (elemento molto più disponibile in natura e che darebbe meno problemi anche di scorie) allora la musica cambierebbe di parecchio; ma oggi in questo campo siamo ancora alla sperimentazione, nonostante le appassionate raccomandazioni di fisici del calibro di [24] Carlo Rubbia.

Un altro grande pregio di questa tecnologia è la possibilità di ricavare molta energia da ciascun impianto centralizzato. La potenzialità tipica delle centrali nucleari è dell’ordine del Gigawatt, ed una centrale di questa taglia ha un “consumo di territorio” dello stesso ordine di grandezza di quello di una centrale termoelettrica di pari potenzialità: sta cioè in un’area quadrata di poco più di un chilometro di lato.

Di alcuni dei problemi di sicurezza che l’energia nucleare comporta abbiamo accennato: come ogni sistema nato dalla mente umana e gestito dall’uomo, anche il sistema nucleare presenta rischi di malfunzionamento: ancorché questi rischi, nelle centrali di tipo recente, siano molto diminuiti in termini probabilistici rispetto a quelli dei primi esemplari, tuttavia risultano elevati in termini di potenziali conseguenze dell’evento.

Detto in parole povere, le centrali non si “rompono” così facilmente come poteva accadere trent’anni fa, ma quando si “rompono” allora sono guai grossi. Questo fatto comporta un rischio indiretto: le rende obiettivi “sensibili” per il sabotaggio, il che, in tempi di terrorismo, non è che ci renda allegri.

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Un altro problema spesso trascurato è che questi sistemi hanno una dannata sete di acqua di raffreddamento: forse qualcuno ricorderà che nella torrida estate del 2003 in Francia per la siccità si dovettero rallentare i reattori, si dovettero far spegnere i condizionatori d’aria e ci furono furiose polemiche.

C’è ancora un fattore che non fa vedere di buon occhio il nucleare: il parallelismo tra l’uso civile e quello militare di questa tecnologia. Dalla reazione nucleare si genera anche un po’ di plutonio, che è un ottimo ingrediente per fabbricare bombe. E’ questo un fattore (più geopolitico che tecnologico) che io non mi sento in grado di valutare appieno, specie nell’attuale momento storico, e che quindi lascio al vostro eventuale [26] approfondimento.

Ma forse il problema più sentito oggi è quello delle scorie, che sono [27] pericolose da maneggiare e difficili (dunque costose) da smaltire. Con il termine di “scorie” si indica il combustibile esausto originatosi all’interno dei reattori nucleari nel corso dell’esercizio. Esse rappresentano un sottoinsieme dei rifiuti radioattivi, a loro volta suddivisibili in base al livello di attività in tre categorie: basso, medio ed alto. Oddio, non

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crediate che siano montagne di robaccia: una bella centrale da 1 GW produce in un anno appena 4 mc di scorie altamente radioattive (un volume pari a quello del vostro armadio quattrostagioni) e 100 mc di scorie mediamente radioattive (il volume di due belle camere da letto): solo che il loro impatto biologico è devastante e sono dure a morire (le prime restano attive per decine di migliaia di anni, le seconde per qualche secolo) quindi vanno trattate con un certo rispetto. Fino ad oggi le scorie sono state stoccate principalmente presso le centrali stesse, ma prima o poi bisognerà organizzare “discariche” idonee ed adeguatamente controllabili: sul pianeta ne esiste per ora solo una, in [28] Nevada (USA), nata tra le polemiche dei locali e non ancora mai utilizzata se non per farci visite guidate.

Last but not least, un ulteriore problema del nucleare in Italia è che siamo … italiani! Da noi l’effetto NIMBY (cioè “fate pure quel che a me serve, ma non vicino a me”) si esprime con particolare virulenza (vedi il problema discariche, inceneritori, TAV,…): l’installazione sul territorio troverebbe dunque fortissime resistenze da parte delle popolazioni locali. Inoltre, da noi sarebbe un problemone organizzare e gestire lo smaltimento delle scorie (prendi il problema monnezza e moltiplicalo per mille). Infine, ci sono i tempi biblici che noi italiani impieghiamo per la costruzione delle grandi opere: anche ammesso che la costruzione di una nuova centrale si decidesse domani mattina, occorrerebbero anni (chi dice almeno dieci, chi dice anche di più) per tirarci fuori il primo kWh.

Bene, cari amici. Siamo arrivati alla fine di questa cavalcata tra i vari sistemi che consentono (o potrebbero consentire) al nostro Paese di produrre l’energia elettrica di cui ha bisogno.

Queste le puntate precedenti:[29] Prima parte - Introduzione[30] Seconda parte - Termoelettrico ed Idroelettriche[31] Terza parte - Solare fotovoltaico e Termodinamico a concentrazione[32] Quarta parte - Eolico, Geotermico, Biomasse[33] Nella prossima puntata - l’ultima della serie - metteremo a confronto i vari sistemi, ne vedremo i costi comparati e cercheremo di trarre qualche valutazione conclusiva.

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Sesta Parte

8 Ottobre, 2008

Ed eccoci all’ultimo round. Ora che abbiamo almeno un’infarinatura sulle principali tecnologie utilizzate per produrre energia elettrica, è giunto il momento di tirare le somme e chiedersi: quali sono le scelte “giuste” per farlo?

Mettetevi comodi, tirare le somme non sarà una cosa breve, ci sono tanti aspetti da considerare. Vediamo di esaminare almeno i più importanti, e partiamo dall’analizzare le esigenze che devono essere soddisfatte in questo tipo di valutazione.Inizierei da queste tre (non necessariamente in ordine di importanza):

a) il contenimento della spesa

b) l’autonomia produttiva

c) il rispetto dell’ambiente e del territorio

Vediamole una per volta.

a) Il contenimento della spesa.

Coi conti pubblici che abbiamo, meno spendiamo, meglio è: lapalissiano vero? Invece - come forse saprete - l’Italia è uno dei Paesi europei in cui l’energia elettrica per grandi utenze (oltre 7500 kWh quelle delle industrie, dove i costi incidono sulla competitività) costa di più. Nella tabella seguente sono riportati i prezzi di un kWh (in centesimi di euro) nei vari paesi europei.

La tabellina è un po’ vecchia: con il recente aumento del petrolio qualche spostamento dovrebbe esserci stato. Comunque salta immediatamente agli occhi che il costo dell’energia italiana per le utenze medio-alte è dell’ordine del doppio di quello che pagano i nostri competitors tedeschi, inglesi e francesi, e comunque oltre il 50% in più della media europea. Se lo fate notare all’ENEL, però, vi risponderà che in compenso la casalinga di Voghera per fare la lavatrice spende la metà che la sua collega di Hannover, e non avrebbe torto…

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Il contenimento della spesa si può ottenere in due modi, che possono convivere e concorrere all’obiettivo: il primo è spendere meno possibile per produrre (o acquistare) energia, il secondo è ridurre la quantità di energia consumata, ossia usare meno energia a parità di livello di prestazione richiesto ([1] “efficienza energetica”).

Minimizzare la spesa vuol dire rivolgersi preferibilmente a quelle tecnologie che comportano un minore costo di produzione del singolo kWh ([2] altrimenti poi non lamentiamoci se il costo della bolletta è salato!). Nella tabella che segue sono riportati i costi industriali di produzione (in centesimi di euro per kWh) relativi alle fonti energetiche che abbiamo analizzato negli articoli scorsi. La valutazione dei costi, per assumere valenza davvero strategica, dovrebbe avere un orizzonte esteso almeno ai prossimi 20/30 anni, ma nessuno di noi (e neanche i più accreditati organismi internazionali, fidatevi) possiede la sfera di cristallo, quindi i valori che ho riportato si riferiscono all’ordine di grandezza del (possibile) costo attuale, in Italia, con un’indicazione solo qualitativa della sua probabile variazione per i soli aspetti legati all’evoluzione della tecnologia:(=) vuol dire “costo pressoché stazionario”, (+) e (-) stanno per “in aumento” e “in diminuzione”, il tutto al netto dell’inflazione.

termoelettrico carbone/turbogas 3 - 5 +

idroelettrico 2 - 5 =

solare fotovoltaico 45 - 65 -

solare termodinamico 20 - 26 -

biomasse 2 - 3 =

eolico 6 - 7 -

fissione nucleare 4 - 5 =

Devo ammettere che reperire i costi è stato piuttosto complicato; i valori che ho scritto sono il risultato di una ricerca condotta attraverso svariate fonti dissonanti (e non è difficile capire perché) che trovate in coda all’articolo: prendeteli

con beneficio d’inventario. Per quanto riguarda il nucleare, ai 4-5 €cent/kWh vanno aggiunti i costi del controllo dei depositi di scorie per XXXX anni, ma questo è un costo che nessuno sembra in grado di ipotizzare, e quindi non mi ci azzardo neanche io.

Sul fronte del contenimento del consumo di energia si può operare in varie direzioni:

- un edificio, qualunque sia il suo uso (abitativo, commerciale, uffici, industriale,..) se ben progettato (orientamento, apporti solari, aperture, isolamento delle pareti) e ben costruito consuma per i bisogni di riscaldamento, climatizzazione e di ventilazione, molto meno in apporti esterni di energia di un immobile ordinario. Con un clima come il nostro, specie al Sud, qualsiasi apporto esterno di energia può essere enormemente ridotto o addirittura evitato.

- per uno stesso livello d’illuminazione, una lampadina a fluorescenza consuma fino a cinque volte meno di una lampadina ad incandescenza; la diffusione di elettrodomestici migliori (il consumo dei frigoriferi è il più importante) permetterebbe di economizzare quasi il 40% del consumo di elettricità rispetto la situazione attuale.

- i trasporti collettivi urbani, soprattutto i tram e le metro, consumano molto meno energia, inquinano molto meno e subiscono molto meno incidenti delle automobili private; è lo stesso per il treno in relazione ai camion per quanto riguarda i trasporti di tipo commerciale.

- a parità di produzione, il miglioramento o il cambiamento di processi industriali e macchinari permettono dei risparmi che possono raggiungere dal 30 al 50% dei consumi di energia.

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b) L’autonomia produttiva.

Riuscire a produrre in casa nostra l’energia di cui abbiamo bisogno ci renderebbe meno soggetti al rischio black-out o al ricatto commerciale di altri paesi. Riassumo la potenza nominale degli impianti attualmente in funzione (espressa in MW):

centrali termoelettriche

29.000

centrali idroelettriche

5.500

solare fotovoltaico

58

solare termodinamico (in costruzione)

20

biomasse 260

eolico 1.300

geotermico 400

In totale fanno circa 36.500 MW ossia 36,5 GW. Come vedete, la maggior parte della nostra energia elettrica (29 GW installati) oggi si produce in centrali termoelettriche che funzionano a gas, a olio combustibile o a carbone: tutti combustibili di cui abbiamo in casa una parte infinitesimale rispetto al fabbisogno e che importiamo a caro prezzo soprattutto dai Paesi OPEC, dall’Algeria e dalla Russia. La stessa cosa dovremo fare con l’uranio nel caso ci si orientasse davvero al ritorno al nucleare.

Quindi stiamo bene attenti quando parliamo di autonomia produttiva: una vera autonomia produttiva dovrebbe prevedere l’utilizzo tendenzialmente esclusivo delle materie prime che abbiamo in casa. Ciò che abbiamo in casa in quantità relativamente abbondante sono l’acqua, il sole e il vento. Sullo sfruttamento dei corsi d’acqua abbiamo già accennato al fatto che esso è per noi ormai prossimo alla saturazione (ma con 5,5 GW installati già copriamo con un sistema rinnovabile una bella quota del fabbisogno, circa il 12%).

Sarebbe bello affidarsi al vento e al sole per coprire il resto e renderci totalmente autonomi!Ma è possibile farlo? Proviamo a vedere.

Sappiamo che l’attuale fabbisogno medio di potenza installata è di 41 GW, che corrisponde all’energia elettrica di 360.000 GWh consumata in Italia in un anno. Però, nella realtà, nei momenti di picco, il fabbisogno può arrivare a sfiorare anche [3] 57 GW (come accadde nel luglio 2007), e, nei momenti di bassa richiesta, può essere di molto inferiore ai canonici 41GW. Ad esempio, mentre sto scrivendo - sono le 5.00 del 27 settembre - il fabbisogno di potenza è di appena 29 GW. Se voleste divertirvi, [4] sul sito di Terna SpA potete trovare il valore istantaneo dell’energia che l’Italia sta “succhiando” in tempo reale.

Se la somma di tutte le potenze “nominali” installate in Italia è di poco superiore ai 36,5 GW, a renderci “indipendenti”, a parità di consumi, sembrerebbero mancare solo 4,5 GW, ma abbiamo appena visto che in particolari momenti il “sistema paese” di GW può richiederne anche 57 e, allora, al conto ne mancherebbero la bellezza di 20,5: per essere sicuro al 100% di non rimanere al buio va tenuta presente questa eventualità ed occorre attrezzarsi di conseguenza per fronteggiarla. Ci si dovrà dunque affidare a sistemi che siano dotati di potenza effettiva (ossia non solo “potenziale”) in misura tale da erogarne quanta ne serve quando ce n’è bisogno, e lasciarsi una riserva per i picchi. Purtroppo è un problema serio, questo dell’erogazione continua, a cui non c’è altra soluzione che “pompare” energia in tempo reale alla potenza richiesta.

Cerco di spiegarlo meglio con un esempio. Siamo all’interno di un tunnel ed è buio pesto. Prendiamo una normale lampadina ad incandescenza da 100 W ed immaginiamo di fornirle 1 kWh di energia con la potenza di 100 W (cioè la sua stessa potenza nominale): la lampadina resterà accesa per 10 ore. Se la stessa energia di 1 kWh gliela forniamo con una potenza di soli 1 W (ossia ad un centesimo dei suoi 100 W nominali) non è che la lampadina resterà accesa per 1000 ore con una luce più fioca. No, la lampadina non si accenderà affatto, perché le abbiamo sì fornito energia, ma ad una potenza inferiore a quella che serve per eccitare il filamento, e così noi avremo buttato al vento il nostro kWh di energia.

Mettiamo invece il caso che quella lampadina sia all’aperto, in piena luce, e che io possa farle

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arrivare il suo bel kWh, alla potenza giusta di 100 W, ma solo a partire dalle 7 di mattina. La lampadina resterà accesa per le sue dieci ore, ma la sua luce non mi servirà a un tubo, perché ci si vedeva benissimo ugualmente visto che ero in pieno giorno e c’era il sole.

Questa particolarità dell’energia elettrica costituisce il tallone d’Achille dei sistemi discontinui: se il vento non tira le pale eoliche non girano, se il sole non c’è la cella fotovoltaica non produce corrente elettrica, e se in quel momento il sistema elettrico globale ha bisogno proprio di quella potenza ed io non riesco a fornirla, l’intero sistema collassa (black-out). Proprio come succede a casa vostra quando accendete un elettrodomestico di troppo e sforate la potenza che avete impegnato.Naturalmente vale anche il discorso inverso: se il vento e il sole ci sono ma non ho bisogno, in quel preciso momento dell’energia che essi producono in quel preciso momento, questa energia va sprecata. A meno che…. A meno che non trovi un sistema per accumularla. Ma allora devo mettere in conto un sostanzioso costo aggiuntivo sia in termini economici che ambientali per immagazzinare quella prodotta in eccesso durante i periodi di minor richiesta ed usarla nei periodi di maggior richiesta.

Se mi avete seguito fin qui, ora sapete il perché per mandare avanti la baracca non si può fare affidamento esclusivo su fonti discontinue (vento, sole) ed è solo attraverso un accurato studio previsionale dell’attività (giornaliera-stagionale-annuale) che si riesce ad avere una discreta produzione stabile di energia da queste fonti. E’ quello che fanno in Germania. Dovete infatti sapere che la Germania, pur essendo in Europa uno dei principali fautori delle fonti rinnovabili,

continua a produrre oltre l’80% della sua energia elettrica da impianti a combustibile (oltre il 50% da termoelettico a carbone e oltre il 30% dal nucleare).

Insomma, quando serve energia ed il sole non c’è oppure il vento non soffia, questa energia deve essere erogata da impianti a funzionamento continuo. Neanche l’idroelettrico può considerarsi, a rigore, un sistema continuo, perché ogni tanto le condotte devono essere chiuse per mantenere entro certi livelli l’acqua dell’invaso. Si può dunque sostenere che il solare fotovoltaico e l’eolico possono essere ragionevolmente integrativi, ma non completamente sostitutivi dei sistemi a combustibile (termoelettrico, nucleare). Potrebbe invece esserlo [5] il solare termodinamico a concentrazione, che - come abbiamo visto - ha la possibilità di accumulo di energia fra le sue più interessanti prerogative.

c) Il rispetto dell’ambiente e del territorio.

Ai più attenti non sarà sfuggito che nei precedenti articoli e fino ad ora non è mai comparsa una parolina chiave: [6] Kyoto. Ebbene, è ora di parlarne, poiché una risposta sull’energia non può prescindere dall’impatto che la produzione energetica ha sull’ambiente che ci circonda, ed in primis sul clima del pianeta.Il Protocollo di Kyoto, elaborato nel 1997 ed entrato in vigore il 16 febbraio 2005, introduce degli obiettivi quantitativi di riduzione per i soli Paesi industrializzati, in base al principio di responsabilità comune ma differenziata. ll Protocollo di Kyoto rappresenta il primo importante simbolo della crescente preoccupazione riguardante le tematiche ambientali e, insieme, il primo e ancora unico strumento assunto a livello internazionale per dare risposta comune alla sfida dei cambiamenti climatici. A conclusione del primo periodo di monitoraggio del Protocollo si evidenzia tuttavia una parziale inefficacia nel controllo delle emissioni di gas-serra. L’Italia non si sta comportando bene nei riguardi del rispetto degli impegni internazionali assunti: l’obiettivo europeo al 2020 è di raggiungere il 30% di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, il 20% di efficienza energetica in più e il 20% di energia prodotta da fonti rinnovabili (”30-20-20″ è la sigla del progetto). Il nostro trend è lontano da tutti questi obiettivi parziali e (a meno di dare un forte impulso a tutto il settore) questi obiettivi non saranno raggiunti. Non crediate che la cosa sia

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indolore: la sottoscrizione del protocollo è un impegno e il disattenderlo costa. Se volete sapere quanto costa, [7] lo potete trovare qui. (Ehi, attenzione però: c’è anche chi pensa che [8] Kyoto sia un bluff !)

Comunque, se ci dessimo da fare, potremmo anche farcela a rispettare almeno una parte della [9] Direttiva Europea, quella che fissa gli obiettivi del ricorso alle fonti rinnovabili per il 12% del fabbisogno entro il 2010 e per il 20% del fabbisogno entro il 2020. Vi ricordo che, dei sistemi esaminati, quelli ad emissione nulla in atmosfera sono il solare, l’eolico, l’idroelettrico, il geotermico e il nucleare. Invece il termoelettrico (a carbone, a gas, a petrolio) emette CO2 ed altri inquinanti: poiché proprio questo (accidenti!) è il sistema che oggi copre la maggior parte del fabbisogno (29 GW), esso dovrà essere gradualmente ma rapidamente soppiantato da altri sistemi, ovvero dovranno essere messi in campo [10] grandi investimenti per la riduzione delle sue emissioni entro limiti compatibili ([11] in questo documento uno studio sulle emissioni di centrali a gas naturale, le meno inquinanti fra le termoelettriche).

Non è solo il clima e l’atmosfera che vanno salvaguardati, ma anche il resto dell’ambiente. E’ quindi importante, nell’impostare la soluzione al problema, considerare l’impatto territoriale che ciascuna delle possibili scelte energetiche si porta appresso. Un parametro di cui si sente parlare poco è il diverso grado di “consumo di territorio” dei vari sistemi. Ecco l’ordine di grandezza della

superficie di territorio che viene occupata dall’installazione di sistemi produttivi di potenza nominale pari a 1 GW. Perché fosse di più immediata percezione ho pensato di esprimerla in ettari (1 ettaro = 10.000 mq): considerate che in un ettaro entrano quasi due campi di calcio.

centrali termoelettriche/ biomasse 100-120

centrali idroelettriche (escluso invaso) 80-100

centrale solare fotovoltaica (*) 1400-1600

centrale solare termodinamica 1600-[12] 3200

geotermico variabile

parco eolico (**) 500-700

centrale nucleare 100-120

(*) la tecnologia fotovoltaica consente anche una produzione “puntuale” (utilizzando ad esempio le coperture degli edifici) ed in quel caso non vi sarebbe ulteriore consumo di territorio, ferma restando la superficie complessiva da garantire.(**) A differenza di quanto avviene per le altre centrali, il parco eolico consente almeno lo sfruttamento agricolo o zootecnico dei suoli che lo ospitano

Il “consumo di territorio” non è certo il solo parametro sensibile legato alla compatibilità territoriale: non posso tornarci sopra, ma non dimenticate i problemi legati all’impatto visivo-paesaggistico (presente soprattutto nelle [13] installazioni eoliche e [14] nei sistemi solari centralizzati) né tantomeno quelli legati alla sicurezza delle [15] installazioni nucleari ed all’efficace smaltimento dei loro residui di lavorazione. Tutti aspetti da non trascurare, per la disamina dei quali vi rimando agli articoli precedenti.

—–

Abbiamo visto cosa comporta svolgere l’analisi attenti a quelle che sono le tre esigenze primarie che riguardano la produzione dell’energia nel nostro tempo. Sono - io credo - esigenze sulle quali non si può non convenire. Fin qui ho cercato di

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rappresentare solo dati e fatti, evitando, per quanto possibile, di farmi influenzare dalle mie personali opinioni. Ora faccio un piccolo strappo, ed alle tre esigenze che ho rappresentato vi proporrei di aggiungerne una quarta: non perdere il treno dello sviluppo tecnologico: se vogliamo (continuare ad) essere un paese industrializzato dobbiamo tenerci aggiornati sulle tecnologie, il che non vuol dire semplicemente essere informati su quello che succede in giro, bensì contribuire con le nostre idee e la nostra ricerca all’evoluzione tecnologica mondiale. Per mantenere il proprio elevato standard di vita agli italiani non basta la Ferrari, Armani, il Parmigiano Reggiano o il Brunello di Montalcino, ci vogliono anche aziende che siano competitive sulle tecnologie avanzate. E questo deve valere - secondo me - per tutti i campi della tecnologia, dall’eolico al solare, dalle biomasse al nucleare. Non sappiamo dove andrà il mondo, ma potete scommettere che se il mondo si rivolgerà al nucleare per fusione, i nostri figli potrebbero rimproverarci di essercene disinteressati quando su questa tecnologia ci si sarebbe potuto formare un prezioso know-how: è anche su questo che ci giochiamo il futuro.

—–

Bene, io spero che questo ciclo di articoli abbia fornito gli elementi di valutazione di base per formarvi un’opinione sul problema energetico nel nostro Paese. Queste le puntate precedenti:

• [16] Prima parte - Introduzione • [17] Seconda parte - Termoelettrico ed

Idroelettrico • [14] Terza parte - Solare fotovoltaico e

Termodinamico a concentrazione • [13] Quarta parte - Eolico, Geotermico, Biomasse • [15] Quinta parte - Nucleare

Credo che a questo punto dovreste avere se non tutte almeno la maggior parte delle informazioni utili a formarvi un’opinione sul problema dell’approvvigionamento elettrico nel futuro del Paese.A questo punto forse vi aspettavate che vi proponessi la “mia” soluzione? E no, troppo comodo!Ora tocca a voi. Ricordate che vi anticipai che avremmo concluso questo ciclo con un gioco? Ecco, il gioco che vorrei proporvi è questo:Se doveste decidere voi, come fareste a garantire all’Italia l’energia elettrica necessaria, nel rispetto delle esigenze

esposte sopra?

Chi se la sente, si faccia sotto: non si vince niente, al massimo si può perdere un po’ di tempo.Chi non se la sente, pazienza: spero almeno che abbia le idee un po’ più chiare su come dovrebbe essere inquadrato il problema e che si renda conto di quanto possa essere superficiale sostenere “NO a questo, SI a quello” prima di aver valutato a fondo i tanti aspetti della questione energetica.

Vi lascio una [18] tabella comparativa dei vari sistemi, contenente una sintesi di quello che abbiamo dibattuto in tutto il ciclo di “41 GigaWatt”, e di seguito alcuni link che possono aiutarvi ad approfondire tutta la materia (oltreché a svolgere il nostro giochino, se vorrete parteciparvi).

[18]

versione ingrandita in appendice

[19] Il recentissimo rapporto ENEA sull’energia (31.07.08 - pdf 1.0 MB)[20] e la critica di Greenpeace e di Legambiente e [21] studio costi nucleare Legambiente[22] Il rapporto ISES sulle rinnovabili [23] Il convegno Amici della Terra - Partito Radicale (11.07.08) - [24] Sintesi - [25] Video (che vi raccomando!)[26] Le interviste di Repubblica a Silvestrini e [27] a Rifkin[28] Vari articoli di Battaglia (Galileo 2001), noto “nuclearista” italiano[29] Un approfondito studio dell’Università di Pisa sui costi del nucleare

Vi raccomando poi [30] un sito in cui potete reperire tante indicazioni su tutta la tematica energetica.Chi ne sa di più è pregato di mettere a disposizione di noi tutti le sue conoscenze per approfondire meglio questi temi, e ovviamente correggere gli

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errori o le imprecisioni in cui sono incappato in questo umilissimo tentativo di divulgazione terra-terra.E infine il mio sentito “grazie” a quelli che hanno avuto la pazienza di seguirmi fin qui.

Appendice

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Energia: Rubbia Dice Sciocchezze… Ma Solo Quando Parla in Italiano.9 Giugno, 2008

Ci sono cose per me misteriose. I premi Nobel sono in genere tenuti in grande considerazione: si accorda loro un ruolo-guida nei campi in cui hanno ricevuto l’ambito riconoscimento. Sono personaggi ascoltati, un po’ come succede da noi con la Levi-Montalcini e Dario Fo nelle rispettive discipline. [1] Carlo Rubbia è anche lui un premio Nobel, lo vinse nel 1984 per la Fisica. Il suo attuale campo di ricerca riguarda l’energia, uno dei grandi temi del nostro tempo e qui in Italia ormai dramma quotidiano vista la nostra dipendenza pesantissima da un petrolio sempre più caro. Ebbene, nonostante sia un premio Nobel, nonostante operi in un campo strategico, a me pare che le sue tesi, qui in Italia, non vengano tenute in grande considerazione.

La sua storia degli ultimi anni è singolare. Avevo gioito quando, nel 1999 venne nominato presidente dell’ENEA: finalmente l’uomo giusto al posto giusto. Sono rimasto quindi un po’ basito quando, nel 2005, ne venne rimosso su due piedi, a quanto pare per dissidi col governo Berlusconi. Venne poi richiamato come consulente di Pecoraro Scanio all’Ambiente nel governo Prodi, ma anche con questo governo non riuscì a sintonizzarsi, tanto da decidere di abbandonare l’Italia per la Spagna.

Ho raccolto alcune sue interviste dal 2003 ad oggi. C’è tutto quello che occorre sapere sullo stato dell’arte della ricerca nel campo energetico, i pro e contro di ciascuna tecnologia disponibile o allo studio.[2] anno 2003[3] anno 2004[4] anno 2005[5] anno 2007[6] anno 2008

L’intervista più recente è un piccolo, chiarissimo manuale condensato di Fisica applicata: il professore spiega, tra l’altro, la “sua” soluzione legata all’energia solare, di durata illimitata, di modesto impatto ambientale e di tecnologia relativamente poco costosa (qualora entrasse in produzione in scala adeguata): si chiama “[7] solare termodinamico a concentrazione“.

Dietro il nome difficile si nasconde un principio che è noto a tutti da quando, da bambini, volevamo far bruciare un pezzetto di carta senza fiammiferi: riflettere i raggi del sole mediante uno specchio e concentrarne il flusso. Esattamente quello che progettò Archimede oltre duemila anni fa per incendiare le navi romane che assediavano la sua Siracusa.

Notevoli sono i lati positivi di questa fonte di energia: non ci sono emissioni inquinanti o di gas-serra, non è necessario il trasporto di combustibili, non si producono - come nel caso del nucleare - scorie difficili da smaltire, la centrale non è pericolosa per gli abitanti nei dintorni e non si presta ad attentati terroristici. Un impianto di questo genere produce energia che può essere stoccata e quindi ha la possibilità di essere trasportata ed anche rivenduta.

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In tempi relativamente brevi i Paesi che godono di favorevole soleggiamento - come il nostro - potrebbero raggiungere l’autosufficienza energetica grazie ad approvvigionamenti naturali inesauribili. Ed anche - perché no? - arricchirsi come finora hanno fatto gli sceicchi arabi vendendo energia (pulita, però!) al resto del mondo, che ne avrà sempre più bisogno.

Un [8] impianto pilota era stato programmato da ENEL ed [9] ENEA a Priolo, dalle parti di Siracusa, nel 2004 (è nell’intervista dello stesso anno). Un progetto naufragato nel nulla per l’allontanamento di Rubbia dall’ENEA e più recentemente [10] “ripescato” ma - secondo Rubbia - senza troppa convinzione. E questo mentre, invece, da qualche tempo anche [11] i tedeschi lo stanno guardando con grande interesse.Così Rubbia se n’è andato a sviluppare la sua tecnologia in Spagna, dove gli hanno dato quello che chiedeva (è nell’intervista del 2005). Quindi tra un po’ la Spagna avrà un impianto all’avanguardia, con tecnologia perfezionata da un italiano ma un po’ snobbata dall’Italia.Insomma, pare proprio che Rubbia, se vuole essere creduto, non debba parlare in italiano: noi italiani le sue “sciocchezze” non ce le beviamo. Lui dice: “Per rifornire di elettricità un terzo dell’Italia, un’area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo anulare di Roma”.

Io gli avrei detto: “Prego, professore: si accomodi, faccia pure!”.

Il governo spagnolo l’ha fatto, i nostri governanti invece sembrano ignorarlo, e tornano a dirigersi decisi verso il [12] nucleare.

Secondo Rubbia quello che manca è solo la volontà politica, legata a precisi interessi, e all’intervistatore che gli domanda: “Se è così semplice, perché allora non si fa?” il professore risponde, col suo sorriso sornione: “Il sole non è soggetto ai monopoli, e non paga la bolletta“.

Per saperne di più sulla tecnologia del solare termodinamico:dal sito dell’ENEA ([13] file pdf, 1,3 MB)

Commenti

#1 flavioP

un nuovo reality…

#2 mattions

E’ tutto vero.

D’altronde c’è anche la possibilità geotermica. Che è green e non crea scorie.

Perchè dobbiamo fare questo nucleare, quando un referendum dice che non lo vogliamo e quando abbiamo delle alternative più economiche, più sicuro ed a minore impatto ambientale?

Inoltre il nucleare utilizza l’uranio, che non è rinnovabile, ma è un materiale fossile che subirà la stessa sorte del petrolio.

La francia sta bruciando le sue bombe atomiche per tenre il prezzo dell’uranio giù.

#3 Paolo

E’ la famosa dimostrazione per autorità: questa affermazione è vera perché lo dice Rubbia che ha vinto un Nobel per la fisica.

Il problema è che con questo sistema puoi dimostrare tutto ed il contrario di tutto. Ad esempio, Fermi ed Amaldi erano per il nucleare, e sull’argomento penso che ne sapessero più di Rubbia. In particolare Amaldi, fondatore dell’INFN e del CERN, di cui fu anche il primo direttore, è colui che ha salvato la fisica italiana dal disastro. Amaldi ha sempre lottato per l’indipendenza energetica dell’Italia, ma le sue idee si sono scontrate con i Pecoraro Scanio ed i Beppe Grillo dell’epoca, quelli contrari a priori ad

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ogni progresso.

E così dopo mezzo secolo, gli italiani ancora si fanno le pippe mentali sognando di soddisfare le esigenze dell’intera nazione con energia pulita e rinnovabile, e intanto comprano energia prodotta in Francia col nucleare. La verità è che senza l’energia nucleare (quella della Francia, in questo caso), la nostra bella nazione sarebbe paralizzata.

E la storia si ripete con i rifiuti. Noi ci facciamo le pippe mentali su quanto sono brutti e dannosi gli inceneritori, e poi spediamo treni di rifiuti destinati ad essere INCENERITI in Germania (o pensate che in Germania i rifiuti dei napoletani vengano riciclati?).

#4 Paolo

PS: anche Tullio Regge è per il nucleare. Anche il gruppo Galileo 2001, che raccoglie 200 fra i più importanti scienziati italiani (fra i fisici: Cabibbo, Frova, Bernardini, Pontecorvo, Ragnisco, solo per citarne qualcuno). Ma si sa, loro non hanno vinto il nobel quindi le loro opinioni non contano (mi pare fosse la Carlucci a dire una cosa del genere, vedere dibattito contro Carlucci vs. Maiani).

#5 Doxaliber

Cerco Tullio Regge e trovo un’intervista sul Corriere della Sera, in cui il fisico afferma: “«È ora di smetterla di raccontare frottole sul pericolo nucleare. Il più grande disastro energetico internazionale è legato alla diga del Vajont, con 1.900 morti, mentre le vittime riconosciute del più sbandierato incidente della centrale atomica di Chernobyl sono state solo 57»”

L’opinione di chi parla di soli 57 morti per il disastro nucleare di Chernobyl non può essere proprio presa in considerazione. A proposito del Vajont, che Tullio Regge descrive come il più grande disastro energetico della storia, bisognerebbe riportare a Tullio Regge la sicumera con cui gli ingegneri descrivevano l’impianto che veniva costruito nel Vajont, nonostante gli oppositori e nonostante alcuni studi geologici che rivelavano la pericolosità del progetto.

#6 Paolo

Per quel che ne so il numero esatto di vittime è

ignoto. Doxa, se hai fonti più precise (ma fonti vere, non wikipedia insomma) sul numero di vittime, puoi postare il link.

Il numero di morti accertate è di una sessantina, quindi dire che “il numero RICONOSCIUTO di morti è 57″ è all’incirca esatto, ed è l’unico dato ufficiale. In ogni caso, non si può prendere l’eccezione - il disastro di Chernobyl - e farne la regola. A fronte del disastro di Chernobyl ci sono centinaia di altri impianti che non hanno mai dato problemi, dei quali naturalmente non parla nessun giornale.

Vorrei anche sottolineare che Regge è un ex-PCI, quindi dubito che sia manovrato dall’attuale governo.

Per concludere, Doxa sappi che il tuo computer molto probabilmente è alimentato con energia prodotta in Francia in qualche impianto nucleare. Ogni volta che lo accendi favorisci la produzione di scorie radioattive, e contribuisci a rendere un pò più insicuro il mondo. Se vuoi essere credibile, attacca il PC ad un pannello ad energia solare.

#7 Paolo

Patrick Moore, uno dei fondatori di Greenpeace, è a favore del nucleare.

#8 Paolo

Se l’esempio del Vajont non ti piace, eccone un altro: ogni anno muoiono 5000 persone nelle miniere di carbone. Nella sola Cina,quasi 3000 morti in 8 mesi ([26] ).

#9 Paolo

Qualche numero.

In Giappone hanno 52 centrali nucleari funzionanti, nonostante sia zona sismica.

In Svizzera hanno 5 centrali per 7.5 milioni di abitanti, e ne vogliono costruire ancora ([27] ).

In Svezia ne hanno 11 per 9 milioni di abitanti.

Persino la Spagna ne ha 9, nonostante la moratoria di 25 anni fa sull’uso del nucleare.

La Francia ne ha 58 per 65 milioni di abitanti (il 75% dell’energia è prodotta in questo modo).

Ora, vogliamo essere esterofili fino in fondo o solo

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quando ci fa comodo? (vedere discussioni sui redditi on-line, immigrazione clandestina, etc.)

#10 Saint

Ammesso che le tue argomentazioni fin qui fossero tutte ineccepibili, che le centrali si costruissero (fino in fondo) e che si riuscisse a trovare un sito per le scorie, Paolo, a chi le faremmo gestire poi, alla fibe? O nomineremmo supermegaultracommisario per le scorie Bertolaso, coadiuvato dalla de Gennaro?Non è detto che le gestirebbero come la spazzatura, naturalmente; più realisticamente, per quella data, semplicemente, non potrebbero più venire intercettati.

#11 Marco Bastianello

Che tristezza. Fuga dei cervelli si chiama. Una peste.

#12 Comandante Nebbia

La perplessità non è solo sulla tecnologia, ma su chi la gestisce.perché non vogliamo dirci chiaro e tondo che il nucleare è una forma di energia inadatta agli italiani, non all’Italia.Richiede una coerenza ed una disciplina che il sistema paese Italia non ha. Punto e basta.

Non tutti possono guidare una macchina sportiva. Secondo me occorre prendere atto che al massimo possiamo metterci al volante di una Grande Punto.

Compriamo l’energia da francesi, tedeschi e inglesi. Loro hanno un altro sistema paese e sanno come fare a non farsi male. Noi nemmeno più la mozzarella possiamo fare. E’ inutile continuare a giocare al settimo paese più industrializzato del mondo. A questa stupidaggine non ci crediamo più nemmeno noi quando la diciamo.

#13 Paolo

Innanzitutto, quello che contesto sono le argomentazioni portate dall’opinione pubblica contro il nucleare. Le critiche ad esempio su: disastri tipo Chernobyl, smaltimento dei rifiuti, convenienza economica, dimostrazioni per autorità, etc. Sono inoltre profondamente contrario a chi si schiera a priori contro ogni tipo

di cambiamento, atteggiamento tipico degli ambientalisti nostrani.

I problemi reali sono: il grave ritardo tecnologico del nostro paese e la nostra incapacità a gestire qualcosa di così delicato.

La domanda fondamentale dunque è: “siamo capaci di gestire delle centrali?” Poiché non siamo tutti napoletani (chiedo venia per la franchezza), io non sarei totalmente pessimista. Le cose si possono (si devono) fare bene anche in Italia. Se siamo convinti del contrario, se gettiamo la spugna prima di cominciare perché tanto in Italia non siamo capaci, allora forse conviene veramente sperare nell’estinzione della nostra disgraziata razza.

#14 Paolo

CN, ho postato prima di leggere il tuo commento.

La mia risposta è la stessa: o impariamo ad essere coerenti e disciplininati, oppure per il bene del mondo è meglio se ci estinguiamo! Io sono convinto che con un pò di buona volontà si possono fare grandi cose. Il problema è che è proprio la volontà a mancare a buona parte degli italiani.

#15 ilBuonPeppe

Evidentemente Paolo dà i numeri.

Questi qui invece fanno i fatti: http://www.sanyo.com/solarark[28]

#16 Comandante Nebbia

Paolomi sembra di intuire che tu condividi con me la formazione scientifica.Allora sai benissimo che un approccio sistemico prevede prima la costituzione dei supporti di sicurezza e poi la messa in esercizio dei fattori di rischio.

Non si può pensare di cancellare decenni di decadenza sociale incominciando a costruire le centrali ed affidando la gestione delle scorie e di eventuali problemi alle stesse persone che hanno contaminato intere regioni di questo paese.

Io credo che lo scotto che dovremo pagare per esserci abbandonati a noi stessi sarà enorme ed il

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conto energetico è solo l’inizio. Se io fossi presidente della commissione europea proporrei una mozione che impedisca all’Italia l’esercizio della produzione di energia attraverso il nucleare a fronte della provata incapacità sistemica di gestire disciplinatamente i delicatissimi processi che sottendono tale tecnologia.

Nessuno cambierà il suo modo di fare perché invece di diossina si tratterà di radiazioni. Il denaro impone la legge in questo paese e la criminalità organizzata è il suo sacerdote. Nient’altro.

#17 ilBuonPeppe

Dimenticavo…Che ci siano persone a favore del nucleare non significa automaticamente che sia una scelta valida. Come del resto è vero il contrario.Quindi vale la pena lasciar stare dichiarazioni e numeri e guardare ai fatti:- l’uranio è raro e costoso- l’uranio si esaurirà- costruire una centrale nucleare richiede tempi molto lunghi e somme elevatissime- una centrale nucleare va smantellata con tempi e costi altissimi- le scorie nucleari non si sa come e dove smaltirle

#18Paolo

x ilBuonPeppe: se ci sono numeri che non ti convincono, sei pregato di essere più chiaro. Non c’è bisogno di arrivare agli insulti.

Il numero di centrali in Giappone è qui [29] .Per il 2017 ci si aspetta un incremento del 40% nella produzione di energia nucleare ([30] ).

Il numero di impianti in Francia è qui: [31] .

Per la Svizzera ho già riportato la fonte. Per Spagna e Svezia se mi date tempo cerco qualcosa di più affidabile di wikipedia, se proprio volete essere scettici fino in fondo.

#19 Fully

Condivido con Paolo le argomentazioni pro-nucleare.Condivido con Doxa, CN ed altri le perplessita sul come gestirlo da parte di noi italiani.Nessuno però che mi spieghi NEL MERITO perché

il progetto di Rubbia (che poi ha perfezionato un sistema americano) non dovrebbe funzionare.

#20 Paolo

x CN: sono parzialmente d’accordo. Gli ostacoli per una corretta gestione sono enormi, ed il nostro ritardo tecnologico pure. Ma la possibilità di impianti nucleari deve essere perlomeno presa in considerazione. Presa in considerazione non vuol dire naturalmente accettare il nucleare senza riflettere. Ma bisogna andare oltre l’idea che certi argomenti sono tabù. Se ne può e se ne deve parlare.

Un’idea un pò ingenua, ad esempio, può essere di affitare tutto ad una equipe di esperti stranieri (ripeto: è un’idea forse ingenua). Certo, la gestione delle scorie non deve essere lasciata nelle mani di Bassolino, per fare un esempio. Ma non ci si può arrendere ancora prima di iniziare a discuterne. Se si rinuncia in partenza - anche all’idea di cambiare la mentalità del popolo italiani - è impossibile sperare in qualche miglioramento.

#21 Paolo

Chiaramente volevo dire “affidare” non “affittare”.

#22 Doxaliber

Il numero di morti accertate è di una sessantina, quindi dire che “il numero RICONOSCIUTO di morti è 57″ è all’incirca esatto, ed è l’unico dato ufficiale.

Quale dato ufficiale del cavolo! Vallo a dire ai migliaia di bambini ucraini che muoiono negli ospedali, spesso senza cure adeguate! Ci vuole una faccia tosta grande così per negare una così palese evidenza! In realtà nessuno, tranne le persone in malafede, si azzardano a riportare cifre come quelle riportate da te e da Rugge. Si sa che gli effetti delle radiazioni producono morti e malattie per decenni dopo la contaminazione. Il fatto che non si possano stimare realmente i morti causati da Chernobyl è semmai un fatto che dovrebbe destare ulteriore preoccupazione e non un’argomentazione da utilizzare a proprio vantaggio! Il fatto che ci sia stato un solo incidente nucleare (cosa tra l’altra non vera, ce ne sono stati

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altri) non avvalla la tesi di chi sostiene che il nucleare non è pericoloso. Un incidente ogni 20 anni, in grado però di portare danni per decine di secoli e morti per decenni è più che sufficiente per valutare il nucleare pericoloso. Le immagini della città di [32] sono eloquenti a sufficienza.

Per concludere, Doxa sappi che il tuo computer molto probabilmente è alimentato con energia prodotta in Francia in qualche impianto nucleare. Ogni volta che lo accendi favorisci la produzione di scorie radioattive, e contribuisci a rendere un pò più insicuro il mondo. Se vuoi essere credibile, attacca il PC ad un pannello ad energia solare.

Paolo, proprio ieri ho letto un articolo che riguarda la produzione di energia elettrica in Puglia, regione in cui vivo. Sappi che la Puglia esporta l’82% dell’energia che produce in loco, questo vuol dire non solo che è autosufficiente e non importa energia dalle centrali nucleari francesi, ma che produce talmente tanta energia da darne via la grande maggioranza. Siamo anche la prima regione per produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.

Se l’esempio del Vajont non ti piace, eccone un altro: ogni anno muoiono 5000 persone nelle miniere di carbone.

Certo, ed ogni anno muoiono migliaia di persone a causa dell’alcool e del fumo! Che razza di argomentazioni sono queste?

Prima di costruire le centrali nucleari che spieghino quanto tempo ci vorrà per costruirle, dove reperiranno l’uranio, quanto costerà (o credi che te lo diano gratis?), e soprattutto dove saranno conservate le scorie radioattive.

La domanda fondamentale dunque è: “siamo capaci di gestire delle centrali?” Poiché non siamo tutti napoletani (chiedo venia per la franchezza)

Naturalmente non poteva mancare l’insulto velatamente razzista. Tu cosa sei un efficente padano? Mi preme ricordati che il Presidente Napolitano, proprio qualche giorno fa, ha ricordato che molti dei rifiuti tossici presenti in Campania provengono da [33] , totalmente

incapaci di smaltire i loro rifiuti. Ora, che una nazione in cui esistono industrie incapaci di smaltire rifiuti tossici meno pericolosi dell’Uranio e rifiuti solidi urbani decida di costruire centrali nucleari a me sembra francamente ridicolo. Abbiamo dimostrato in più di un’occasione di non essere in grado. Devo ricordarti il casino successo a Scanzano Ionico pochi anni fa, dove si volevano stoccare materiale radioattivo risalente alle vecchie centrali nucleari ormai dismesse da 20 anni? Tutti ricordano che volevano metterli a Scanzano Jonico, io mi chiedo: e prima dove diavolo stavano?

Inoltre, molto bla bla bla sul nucleare ma nessuno che spieghi perché non dovremmo investire sulle energie alternative, tanto più quando il progetto in questione è stato realizzato da un nostro fisico, tra l’altro premio nobel.L’unica cosa certa è che un impianto solare, anche se piccolo, si fa in pochi mesi, una centrale nucleare richiede molti più anni. Noi siamo una nazione piena di sole, se solo si obbligassero i nuovi edifici ad impiantare impianti fotovoltaici nei tetti ed a costruire case termoisolate hai idea di quanta energia potremmo produrre.

Mi chiedo perché invece dobbiamo essere sempre quelli che inseguono. Noi decidiamo per il nucleare 20 anni dopo gli altri, la prima centrale nucleare la avremmo, se tutto va bene, nel 2020, nel frattempo gli altri magari saranno passati a fonti di energia rinnovabili. Noi siamo così, arriviamo dopo, come i mentecatti. Mi chiedo inoltre come sia possibile che città tedesche, zona d’Europa di certo non famosa per il clima tropicale, abbiano già ora raggiunto la quasi totale autonomia energetica grazie al sole, vedi ad esempio [34] , mentre noi, che abbiamo sole e vento in abbondanza non produciamo quasi niente con le energie rinnovabili.

#23 pacatoegentile

Paolo: si, ufficialmente si parla di 60 morti per chernobyl, tuttavia non dimenticare che oltre alle morti ufficiali vi sono tutte le persone ammalate di leucemia e tutti i mutati che quel disastro ha generato.Diro’ di piu’ la zona attorno a chernobyl e’ ancora abbastanza radioattiva, mentre nel caso del vajont longarone e’ gia’ stata ricostruita “da mo”.Se vuoi discutiamo anche del vajont e del fatto che il disastro e’ nato non dalla diga in se’ ma dalla

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situazione ambientale circostante, il che traslato per le centrali nucleari vuol dire che anche se la centrale viene fatta “con tutti i sacri crismi” una bella scossetta di terremoto o un terreno friabile non rilevato potrebbero portare al disastro.

Il problema del nucleare e’ che e’ molto rischioso e personalmente ritengo che i rischi siano maggiori dei vantaggi.

Questo ovviamente non vuol dire che dobbiamo ignorare il problema energetico ma portare avanti soluzioni alternative (che esistono) e che il nucleare - se proprio deve essere - deve essere usato come ultima carta disponibile, non - come invece sta accadendo - come prima carta.

A questo aggiungi che gli investimenti nel settore energetico non ci sono stati per nulla, non e’ che oggi siamo nella situazione in cui siamo perche’ tutte le alternative provate sono risultate fallimentari; oggi stiamo cosi’ perche’ non e’ stato fatto pressoche’ NULLA se non comprare energia dall’estero; anzi l’enel qualche anno fa vendeva pure condizionatori in offerta.

Come al solito si chiudono gli occhi fino a che “l’acqua” non e’ arrivata a livello della bocca e all’improvviso scoppia l’emergenza energia e bisogna correre ai ripari con soluzioni drastiche e senza neanche pensarci tanto e senza neanche sacrifici; citi i verdi/ambientalisti, personalmente a quelle persone andrei a requisire l’automobile il cellulare e il condizionatore, non solo non hanno aiutato l’ambiente ma grazie a loro e al loro pressapochismo, qualsiasi idea innovativa, qualsiasi proposta per l’ambiente, prima ancora di essere analizzata, perde di credibilita’ viene classificata come “vaneggiamenti di pseudo-fricchettoni che vanno in giro ad abbracciare gli alberi”.

Magari Rubbia e’ solo un cog***ne col nobel, pero’ mi piacerebbe vederlo ad un porta a porta o ad un matrix e discutere di numeri e di fatti con i tecnici del governo, sicuramente la trasmissione non farebbe audience ma almeno alla fine avremmo fatti e numeri su cui basare le nostre decisioni piu’ che opinioni “opinabili”.

#24 Comandante Nebbia

ufficialmente si parla di 60 morti per chernobyl, tuttavia non dimenticare che oltre alle morti ufficiali vi sono tutte le

persone ammalate di leucemia e tutti i mutati che quel disastro ha generato.Diro’ di piu’ la zona attorno a chernobyl e’ ancora abbastanza radioattiva, mentre nel caso del vajont longarone e’ gia’ stata ricostruita “da mo”.Se vuoi discutiamo anche del vajont e del fatto che il disastro e’ nato non dalla diga in se’ ma dalla situazione ambientale circostante, il che traslato per le centrali nucleari vuol dire che anche se la centrale viene fatta “con tutti i sacri crismi” una bella scossetta di terremoto o un terreno friabile non rilevato potrebbero portare al disastro.

ineccepibile.La battuta sui napoletani, Paolo, una brutta caduta di stile. Peccato.

#25 pacatoegentile

Permettetemi inoltre di uscire un po’ dalla notizia in se e descrivere la situazione del solare in italia.Anzi lo schifo della situazione in cui siamo.Parliamo del solare a livello domestico - privato:Il solare puo’ essere usato in una casa per due cose: riscaldamento dell’acqua (quindi risparmio di riscaldamento ) e elettricita’ .I due sistemi sono indipendenti, ossia utilizzano pannelli solari termici (nel primo caso) e fotovoltaici (nel secondo).A causa dei costi del materiale e dell’installazione quando si fa uno e’ consigliabile fare anche l’altro, peccato che questo comporti una serie di problematiche :Nel caso termico bisogna modificare i tubi del riscaldamentoNel caso del fotovoltaico bisogna modificare l’impianto enel e possibilmente installare anche degli accumulatori e una centralina differente da quella che enel propone comunemente per impianti fotovoltaici normali, questa centralina ha la possibilita’ di farvi accumulare l’energia in casa e quindi di rendervi autonomi, cosi’ in caso di black out non restate al buio.Peccato che enel fino a poco tempo fa non permettesse l’installazione di questo tipo di centralina ma solo di recente la permetta (anche se con costi maggiorati per scoraggiare coloro che sono un po’ indecisi).

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A questo aggiungiamo il costo dei pannelli, che “stranamente” in italia e’ molto maggiore che in altre parti d’europa; la scusa ufficiale e’ che il mercato non si e’ ancora affermato, la scusa non ufficiale e’ che le ditte di installazione maggiorano il prezzo ben sapendo che c’e’ il contributo del GCRN; guarda caso alla fine se fai un po’ di conti

costo impianto in italia=costo impianto resto d’europa + contributo GCRN

Dov’e’ lo stato ? Perche’ non controlla queste furbate ? Perche’ gli installatori esteri non riescono ad entrare nel mercato italiano e proporre i loro prezzi, ma sono costretti a rivendere a “rivenditori locali” che poi applicano le loro maggiorazioni “a naso” ?

Collaboro da diversi anni con un impresa edile che offre soluzioni quando la casa e’ ancora da costruire: e’ stato nel loro interesse informarsi sulle ultime tecnologie disponibili sia per la costruzione (materiali) sia per l’abitabilita’ (domotica e impianti di cui sopra ad esempio) .Quante case a basso impatto ambientale sono riusciti a costruire? 3! e lo sapete perche’ ? perche’ la casa a basso impatto ambientale costa 20 - 30 mila euro in piu’ di una normale a causa dei costi spropositati proposti qui in italia.

L’alternativa altrimenti e’ comprare dei pseudo - prefabbricati creati in irlanda da un’azienda che per dare un’idea e’ una specie di ikea versione edile, peccato che all’italiano che vuole la casa che tiene 100 anni non sia proponibile una casa prefabbricata , anche se questa costa un terzo di una normale.

Dov’e’ lo stato ? perche’ permette quest’inflazione sui prezzi quando invece dovrebbe calmierarli ? L’ambiente e’ importante da esso dipende la nostra salute, lo stato controlla e non permette che le farmacie facciano cartello e vendano le aspirine a 100 euro la confezione eppure fa orecchie da mercante per quanto riguarda questo problema come che l’ambiente sia una cosa per i bambini piccoli, i fricchettoni intossicati di mariuana e licia colo’ piu’ impegnata a masticare caramelle alla menta per i suoi orsi che non a documentarsi seriamente.

#26 Paolo

x Doxaliber: io non ho usato la storia dei 57 morti a mio vantaggio. Nel mio primo commento non ho

neppure menzionato Chernobyl.Sei tu che hai citato quel passo di Regge, io ho solo risposto che quelli in effetti sono i numeri ufficiali.

I morti sono certamente molti di più, ma noi non li sappiamo quantificare. Le stime non ufficiali vanno dalle migliaia ai milioni di morti. Fluttuazioni un pò troppo larghe per essere prese come dato scientifico.

Certo, non poteva mancare l’insulto velatamente razzista. Tu cosa sei un efficente padano?

Anche qui, non sono io che ho tirato fuori la storia della gestione dei rifiuti a Napoli. Una delle critiche al nucleare era: se non riusciamo a smaltire rifiuti ordinare (cf. l’emergenza in Campania, ma anche in altre regioni), figurarsi nel caso di rifiuti radioattivi.

Non sono certo io a dire che gli italiani non sono in grado di gestire impianti nucleari. Quindi per favore non dare a me del razzista. Con questo rispondo anche a CN: non sono io che ho tirato in ballo la mondezza.

Per quanto riguarda le industrie che smaltiscono rifiuti tossici a sud: che vengano individuate e punite! Ma non si può certo incolpare tutto il nord. Comunque - per la cronaca - io sono nato Frosinone e cresciuto a Roma, e non voto Lega.

Inoltre, molto bla bla bla sul nucleare ma nessuno che spieghi perché non dovremmo investire sulle energie alternative,

E questo chi l’ha detto? Il progetto Archimede è stato finanziato, segno che c’è un notevole interesse visto che in Italia è difficilissimo smuovere soldi per la ricerca, e fra meno di due anni dovrebbe entrare in funzione. Se poi in Italia il progetto naufraga, ma ha successo in Spagna, potremo sempre comprare da loro energia pulita.

In ogni caso le due cose, nucleare e solare, non si escludono a vicenda. Soprattutto, non è possibile puntare tutto su una sola risorsa, almeno finché non si è sicuri del risultato.

E non ho neanche detto di essere favorevole al nucleare: ho molti dubbi! Ad esempio, visto l’elevato numero di morti bianche è evidente che in materia di sicurezza sul lavoro dobbiamo farne di strada. Ho solo contestato l’atteggiamento di chi

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è contrario “senza se e senza ma”.

Sappi che la Puglia esporta l’82% dell’energia che produce in loco

Non sapevo che fossi pugliese: non avrei fatto quel commento. So che la Puglia si sta convertendo alle rinnovabili, e che c’è tensione perché in molti vorrebbero realizzare proprio in Puglia siti di stoccaggio per le scorie radioattive (che è un bell’affronto, visto che la politica energetica pugliese va in direzione completamente opposta).

città tedesche, zona d’Europa di certo non famosa per il clima tropicale, abbiano già ora raggiunto la quasi totale autonomia energetica grazie al sole

Questo è vero. Ma si tratta di città non grandissime. Globalmente, in Germania solo il 12-13% dell’energia prodotta viene da fonti rinnovabili ([35] ). Ci sono paesi come Svezia o Austria che arrivano a 50%, ma sono paesi con pochi abitanti (rispetto all’Italia), e molto più ricchi. In ogni caso, i dati si riferiscono a tutte le fonti rinnovabili, non conosco i dati riguardanti soltanto il solare.

Anche qui, non sono io che ho tirato fuori la storia della gestione dei rifiuti a Napoli. Una delle critiche al nucleare era: se non riusciamo a smaltire rifiuti ordinare (cf. l’emergenza in Campania, ma anche in altre regioni), figurarsi nel caso di rifiuti radioattivi.

Non sono certo io a dire che gli italiani non sono in grado di gestire impianti nucleari. Quindi per favore non dare a me del razzista.

Per quanto riguarda le industrie che smaltiscono rifiuti tossici a sud: che vengano individuate e punite! Ma non si può certo incolpare tutto il nord. Comunque - per la cronaca - io sono nato Frosinone e cresciuto a Roma.

Inoltre, molto bla bla bla sul nucleare ma nessuno che spieghi perché non dovremmo investire sulle energie alternative,

E questo chi l’ha detto? Il progetto Archimede è stato finanziato, segno che c’è un notevole interesse visto che in Italia è difficilissimo smuovere soldi per la ricerca, e fra meno di due anni dovrebbe entrare in funzione. Se poi in Italia

il progetto naufraga, ma ha successo in Spagna, potremo sempre comprare da loro energia pulita.

In ogni caso le due cose, nucleare e solare, non si escludono a vicenda. Soprattutto, non è possibile puntare tutto su una sola risorsa, almeno finché non si è sicuri del risultato.

E non ho neanche detto di essere favorevole al nucleare: ho molti dubbi! Ad esempio, visto l’elevato numero di morti bianche è evidente che in materia di sicurezza sul lavoro dobbiamo farne di strada. Ho solo contestato l’atteggiamento di chi è contrario “senza se e senza ma”.

Sappi che la Puglia esporta l’82% dell’energia che produce in loco

Non sapevo che fossi pugliese: non avrei fatto quel commento. So che la Puglia si sta convertendo alle rinnovabili, e che c’è tensione perché in molti vorrebbero realizzare proprio in Puglia siti di stoccaggio per le scorie radioattive (che è un bell’affronto, visto che la politica energetica pugliese va in direzione completamente opposta).

città tedesche, zona d’Europa di certo non famosa per il clima tropicale, abbiano già ora raggiunto la quasi totale autonomia energetica grazie al sole

Questo è vero. Ma si tratta di città non grandissime. Globalmente, in Germania solo il 12-13% dell’energia prodotta viene da fonti rinnovabili ([35] ). Ci sono paesi come Svezia o Austria che arrivano a 50%, ma sono paesi con pochi abitanti (rispetto all’Italia), e molto più ricchi. In ogni caso, i dati si riferiscono a tutte le fonti rinnovabili, non conosco i dati riguardanti soltanto il solare.

#27 Paolo

x pacatoegentile: scusa non ho fatto in tempo a leggere il tuo commento. Rimedio al più presto.

#28 Paolo

Scusate, una correzione: volevo dire che Svezia o Austria superano il 50% (le cifre esatte sono nella pagina linkata).

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#29 Doxaliber

Per quanto riguarda le industrie che smaltiscono rifiuti tossici a sud: che vengano individuate e punite! Ma non si può certo incolpare tutto il nord.

Come di certo non si possono incolpare tutti i napoletani. La storia di Napoli è una storia di inefficenze che partono dall’alto (ovvero dai governi centrali) per finire alle amministrazioni locali, alle industrie del nord ed alla camorra. In parole povere è un problema di “sistema” che non funziona.

Questo è vero. Ma si tratta di città non grandissime.

Che poi è la realtà della maggior parte delle città di provincia italiane. Friburgo fa oltre 200.000 abitanti, molto più di molti capoluoghi di Provincia italiani. Tu dici che la Germania produce solo il 13% dell’energia dalle rinnovabili, ma che Austria e Svezia arrivano addirittura al 50%, mi sembrano percentuali altissime, che andrebbero verificate. Ma tu hai presente qual è il clima austriaco e soprattutto qual è il clima svedese? Se davvero in quei paesi raggiungono cifre così alte, calcolando la quantità di sole dell’Italia e la sua estensione potremmo raggiungere livelli davvero ragguardevoli.

#30 tritumbani

quotoNel caso termico bisogna modificare i tubi del riscaldamentoNel caso del fotovoltaico bisogna modificare l’impianto enel epossibilmente installare anche degli accumulatori e una centralinadifferente da quella che enel propone comunemente per impiantifotovoltaici normali, questa centralina ha la possibilita’ di farvi accumularel’energia in casa e quindi di rendervi autonomi, così in caso di black outnon restate al buio.….

Non è proprio così. Per il solare termico basta una valvola termostatica ad Y da collegare alla caldaia e due tubi da collegare ai pannelli. Per il fotovoltaico non è assolutamente conveniente

usare sistemi di accumulo (batterie), il “Conto Energia” funziona proprio perché si mette in rete l’energia prodotta che viene remunerata ad un prezzo spropositato rispetto a quello di mercato, ma è l’unico modo per incentivare davvero l’installazione. I prezzi nel resto d’Europa non mi sembra siano molto inferiori a quelli italiani ma potrei sbagliarmi ed anche in Italia sono in calo.

La casa ecologica a basso impatto ambientale costerebbe circa il 5-10 % in più dei costi di costruzione, ma il prezzo di mercato della casa è assolutamente slegato dai costi di produzione e stabilito solo dal lato dell’offerta, quindi ai costruttori non interessa proporre qualcosa di appena più costoso. Il problema si risolve solo con regolamenti edilizi “spinti” in questo senso e con il solito problema italico dei controlli/collaudi seri.

Una volta il sole 24 ha pubblicato un articolo sul confronto tra i costi delle diverse forme di energia, comprensivo del costo ambientale. Lì eolico e solare passano addirittura in testa a tutti

X DoxaLa Puglia sta ancora investendo sull’eolico. La Capitanata ha in progetto decine di altre pale da 1 MW grazie alla la legge regionale di febbraio.

Ciò che serve è indirizzare l’avidità delle persone nella giusta direzione e risolveremmo tutti i nostri problemi.

ps come si fa a quotare con la linea azzurra?

#31 Paolo

x pacatoegentile: sono d’accordo su tutta la linea.

x Doxaliber:

Come di certo non si possono incolpare tutti i napoletani.

Questo è più o meno quello che volevo dire io: che non si può generalizzare e accusare di inefficienza tutti gli italiani (e la stessa cosa vale per i napoletani). Anche se mi rendo conto rileggendo la frase che il messaggio sembra tutt’altro.Mi scuso con tutti i napoletani per il commento inopportuno.

Sulle percentuali, ho linkato la fonte. Dovrebbe essere un comunicato ufficiale da Bruxelles. Su wikipedia parlano di 26%, riferito alla Svezia, ma io tenderei a fidarmi più dei numeri linkati sopra. Comunque ripeto che il dato riguarda le energie

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rinnovabili in generale, non il solo solare (in Svezia vuol dire soprattutto idroelettrica). Probabilmente il trucco è nella definizione di “fonti rinnovabili”.

Che poi è la realtà della maggior parte delle città di provincia italiane. Friburgo fa oltre 200.000 abitanti, molto più di molti capoluoghi di Provincia italiani.

Sì, ma bisogna vedere quanti soldi hanno investito a Friburgo (magari hanno avuto sovvenzioni dal governo) e se tali investimenti sono possibili in tutte le città tedesche. Un conto è rifornire di energia 200 mila persone, un conto 80 milioni (mi riferisco sempre alla Germania).

Con il vecchio solare (non il solare termodinamico proposto da Rubbia) si parlava di coprire il 3% del suolo italiano per soddisfare il 70% del fabbisogno energetico (scusate, ma non ritrovo la fonte). Il problema è che la morfologia dell’Italia è varia, ci sono catene montuose, boschi, zone con condizioni climatiche poco favorevoli (la pianura Padana ad esempio). Inoltre ricoprire il 3% del suolo con pannelli vuol dire variare la temperatura del terreno sottostante (che non è più esposto alla luce del sole), con conseguenze sul clima difficili da prevedere.

Il solare deve essere integrato con altre forme di energia rinnovabile. L’eolico in alcune zone d’Italia può essere una grande risorsa, se non fosse che ci sono persone che si oppongono per ragioni estetiche (io non ho mai visto dal vivo una distesa di turbine, quindi non posso giudicare, ma sono certamente più antiestetici i tralicci dell’alta tensione, o le miriadi di ripetitori per la telefonia mobile - anche di questi, tra l’altro, si ignorano gli effetti a lungo termine dovuti alle radiazioni).

Certo, finché i finanziamenti per le rinnovabili finiscono in termovalorizzatori è un bel problema.

#32 Paolo

Il secondo blockquote doveva essere chiuso, invece l’ho messo aperto. Admin, puoi correggere l’ultimo commento?

#33 Doxaliber

Il problema si risolve solo con regolamenti edilizi “spinti” in questo

senso e con il solito problema italico dei controlli/collaudi seri.

Quoto, è proprio questo il nodo gordiano che nessuno sembra voler sciogliere!

La Puglia sta ancora investendo sull’eolico.

Si, lo so, si sta investendo sull’eolico e sul solare un po’ in tutta la Puglia. Si stanno provando anche soluzioni alternative come i Kite Gen, aquiloni che producono elettricità.

ps come si fa a quotare con la linea azzurra?

[blockquote]Il testo all’interno viene quotato con la linea azzurra[/blockquote]

Solo che devi sostituire le [ ] con <>.

#34 Doxaliber

Corretto il blockquote. Concordo sul fatto che i tralicci elettrici non sono certo meno invasivi e brutti da vedere delle pale eoliche. Ne discutevo proprio pochi giorni fa. Confermo che quando parlo di fonti rinnovabili non mi riferisco solo al solare ma a qualsiasi metodo per produrre energia utilizzando fonti inesauribili (sole, vento, energia cinetica).

noltre ricoprire il 3% del suolo con pannelli vuol dire variare la temperatura del terreno sottostante

Mah, dipende. Io ad esempio immagino i pannelli votovoltaici sui tetti dei palazzi e delle case, lì il problema del raffreddamento del suolo non susisterebbe. Semmai un problema legato ai pannelli fotovoltaici potrebbe essere legato alla loro riciclabilità. Una volta esausti il materiale che li compone può essere riutilizzato?

#35 tritumbani

x doxa grazie ci provo

Io ad esempio immagino i pannelli votovoltaici sui tetti dei palazzi e delle case, lì il problema del raffreddamento del suolo non susisterebbe. Semmai un problema legato ai pannelli fotovoltaici

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potrebbe essere legato alla loro riciclabilità. Una volta esausti il materiale che li compone può essere riutilizzato?

da un punto di vista ambientale l’ideale per le installazioni fotovoltaiche sono i condomini e le enormi superfici sui tetti. Lì ridurrebbero addirittura il riscaldamento delle superfici sottostanti. Ma avete mai provato a far fare qualcosa ad un condominio? Io sto tentando da due anni con il mio.

Una volta esausti il materiale che li compone può essere riutilizzato?

non ho dati precisi ma visto che per quelli cristallini si tratta di silicio, vetro, un pò di rame e un foglio di materiale plastico facilmente separabile direi di si. In ogni caso parliamo di durate certificate di 20 anni e di durate presumibili di oltre 30.

#36 pacatoegentile

tritumbani:la valvola termostatica ad y serve appunto a collegare l’impianto ai pannelli ergo poi ci sono dei tubi che dai pannelli “entrano in casa” e si collegano all’impianto, ergo bisogna modificare i tubi del riscaldamento , cioe’ buttar giu’ muri , non una spesa da poco, comunque ti ringrazio perche’ hai spiegato meglio quello che volevo dire e che invece ho scritto male nella fretta.

per il fotovoltaico, enel ha l’interesse perche’ tu non metta accumulatori, tuttavia la soluzione “indipendente” dalla rete elettrica italiana e’ la migliore, ti permette di continuare a vivere quando casca il prossimo rametto in svizzera

dici:

“La casa ecologica a basso impatto ambientale costerebbe circa il 5-10 % in più dei costi di costruzione, ma il prezzo di mercato della casa è assolutamente slegato dai costi di produzione e stabilito solo dal lato dell’offerta, quindi ai costruttori non interessa proporre qualcosa di appena più costoso.”

immagino che il 5/10 % sia perche’ hai gia’ detratto contibuti statali (e.g. GCRN) e locali e europei (contributi per la costruzione di case a

basso impatto ambientale, in realta’ il costo e’ maggiore ed e’ questo lo schifo: i produttori di materiali aumentano il prezzo proprio perche’ sanno di questi contributi.

In realta’ un costruttore avrebbe tutto l’interesse a proporre una casa a basso impatto ambientale: e’ un’offerta in piu’ da proporre al cliente, un’immagine di professionalita’ di azienda aggiornata, purtroppo la questione costi e’ ancora quella che ferma il cliente dall’accettarla, specie se il cliente non e’ una persona che conosce l’argomento.

Il mio esempio sul solare era per parlare di qualcosa che conosco per esperienza ma e’ ovvio che vada integrato con altro ad esempio l’eolicoe anche l’IDROELETTRICO, siamo pieni di vecchie centrali mezze chiuse che potrebbero essere ammodernate: l’impatto ambientale c’e’ gia’ perche’ non usarle ? morfologicamente possiamo usare questa risorsa, e non la sfruttiamo intelligentemente, le montagne sono piene di vecchie centrali in disuso che potrebbero essere riattivate.

@doxa:

Semmai un problema legato ai pannelli fotovoltaici potrebbe essere legato alla loro riciclabilità. Una volta esausti il materiale che li compone può essere riutilizzato?

I vecchi fotovoltaici alla fine erano silicio ergo materiale speciale che puo’ essere riciclato con alcuni accorgimenti, cosi’ come avviene con le schede elettroniche. I nuovi fotovoltaici.. son cosi’ nuovi che non esistono catene di riciclaggio “stabili” ma ci stanno lavorando.Di sicuro si ricicla di piu’ di una barretta di uranio vetrificata.

28 commenti fino ad ora e la discussione e’ stata piu’ interessante di due ore di matrix o porta a porta, e’ mentecritica che attira persone intelligenti o semplicemente la televisione che e’ un inno alla lobotomizzazione ?

#37 pacatoegentile

tritumbani:

da un punto di vista ambientale l’ideale per le installazioni fotovoltaiche sono i

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condomini e le enormi superfici sui tetti. Lì ridurrebbero addirittura il riscaldamento delle superfici sottostanti. Ma avete mai provato a far fare qualcosa ad un condominio? Io sto tentando da due anni con il mio.

A questo servirebbe il governo: introdurre una legge che obblighi tutti entro il 2015 (una data a caso) a contribuire energeticamente.

#38 ilBuonPeppe

Caro Paolo sei un po’ suscettibile. Dire che “dai i numeri” non è un insulto, ma poco più di una battuta; o perlomeno questa era l’intenzione, comunque chiedo venia.In ogni caso qui i numeri si sprecano (e non solo da parte tua) ma non portano a niente, perchè ai numeri si può far dire quasi qualsiasi cosa.Invece vedo ben poco sulle questioni che, secondo me, sono veramente importanti:- scarsa disponibilità dell’uranio- elevato costo dell’uranio- esaurimento dell’uranio- costi e tempi di costruzione delle centrali nucleari- problemi di smantellamento delle centrali nucleari- gestione delle scorie nucleariAggiungo che gran parte dell’Italia è ad elevato rischio idrogeologico: giusto la settimana scorsa si è temuto per un deposito di scorie nucleari in Piemonte, solo perchè è piovuto più del solito.Comunque la si pensi, l’Italia ha perso il treno del nucleare, ed è abbastanza inutile chiedersi se sia stato un bene o un male. Il treno è passato e non tornerà. Pensare di riprenderlo oggi è pura follia.E chiudo con un’osservazione tutta politica. A quei geni dei nostri politici (sia della maggioranza che della teorica opposizione) che parlano del nucleare come della panacea, non frega assolutamente niente del problema energetico e di tutto ciò che ne deriva: per loro il nucleare è solo un’ottima scusa per mettere in circolazione un mucchio di quattrini da poter manovrare a loro piacimento. Potremmo anche costruire 100 centrali e non metterle mai in funzione: a loro andrebbe bene comunque.

#39 Adetrax

La Spagna ritiene di poter soddisfare fino all’80% del suo fabbisogno energetico con vento e sole entro i prossimi 20 anni, ma si tratta di una nazione privilegiata soprattutto per quanto riguarda il sole.

In Italia l’unica regione realmente appetibile per le centrali eoliche e` la Puglia, mentre per il solare termico le regioni piu’ adatte sono 3: Puglia, Calabria e Sicilia; le altre possono ovviamente giovarsene (ad es. Sardegna, ecc.)

L’Italia necessita’ da 35 a 40 Gigawatt/h con un minimo di 25-30 durante la notte; attualmente e’ necessario importare da 4 a 8 Gigawatt/h.

Per costruire una centrale nucleare da 1 Gigawatt/h bisogna investire almeno 4-5 miliardi di euro e attendere da 10 a 12 anni (se va bene, il che e’ statisticamente improbabile visti i precedenti).

Le grosse centrali solari termiche da 0.1 a 0.5 Gigawatt si potrebbero costruire in 1/5 o 1/10 del tempo necessario per una centrale nucleare, per quelle eoliche basta 1/20 dello stesso tempo.

Sul solare termico si stanno buttando a pesce tutti, inclusi gli svizzeri che con le loro [36] sono stati gia’ accolti bene dai paesi arabi.

Sull’eolico ci sono molte speranze, in un successivo commento riportero’ dettagli e un collegamento (max. 1 per commento); in ogni caso il vento e’ abbastanza incostante e richiede dei sistemi di immagazzinamento dell’energia per poter risultare affidabile con grandi potenze installate.

Attualmente un palo eolico con eliche a 3 pale di grandi dimensioni fornisce un paio di megawatt ma e’ rumoroso ed e’ efficiente solo con velocita’ del vento sufficientemente alte; ci sono pero’ progetti innovativi con nuovi tipi di turbine ultra-silenziose che permetterebbero potenze di 0.5 - 1 Gigawatt in spazi ridotti, es. in rettangoli di 700 x 500 metri.

Ci sono anche progetti misti, fra cui le torri vento-solari, che consistono in torri verticali alte centinaia di metri, in cui si sfruttano le correnti d’aria ascensionali prodotte dal riscaldamento al suolo e lungo la torre.

Io concordo con Rubbia, CN e altri, ci vuole prudenza e tenacia sulle energie alternative, ma anche fiducia perche’ l’energia disponibile e’ enorme e sono molte piu’ sicure nella gestione e

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sperimentazione che le centrali nucleari.

Se perfino in Giappone, con la loro precisione maniacale, hanno incidenti di vari tipi e se la loro piu’ grossa centrale e’ stata temporaneamente disattivata perche’ sorge su una faglia e si e’ danneggiata con l’ultimo terremoto, non oso pensare a cosa potrebbe succedere in Italia se la cricca spregiudicata e facilona che ci governa, riuscisse a metterci le mani.

Alla fine si spenderebbero da 40 a 80 miliardi di euro per delle colate di cemento e per impianti che sarebbero affetti da problemi vari e che avrebbero bisogno di infinite manutenzioni, oltre che di “protezione”.

Con 5-6 centrali solari termiche da 300 - 400 Megawatt l’una in Sicilia, un paio in Puglia e un paio in Sardegna si arriverebbe a 2-3 Gigawatt garantiti per almeno 10-11 mesi all’anno, con un costo di 4-5 miliardi di Euro.

Se si risolvesse il problema dell’immagazzinamento dell’energia eolica, con altre 7-8 centrali eoliche di nuova generazione da 0.5 Gigawatt l’una si avrebbero altri 3-4 Gigawatt e l’importazione di energia si potrebbe ridurre a 0 - 3 Gigawatt (nella peggiore delle ipotesi), con un costo di altri 2-3 miliardi di euro.

Rubbia nel filmato ricorda che con il geotermico non sfruttato si potrebbero aggiungere altri 4-5 Gigawatt (ma 2 o 3 sarebbero sufficienti) di energia costante.

Ricordiamoci che il picco di energia si verifica di giorno, con nuove fonti alternative, si potrebbe compensare meglio l’alternanza di sole, pioggia e vento e porre le basi per ulteriori miglioramenti nel settore.

In breve, se si volesse, nell’arco di 3 - 6 anni, si potrebbero ottenere altri 8-9 Gigawatt dal solare, dall’eolico e dal geotermico e questo prima ancora che una sola centrale nucleare giunga al 50% del suo completamento.

#40 Adetrax

Per quanto riguarda le isole solari, vale la pena evidenziare [37] .

#41 Adetrax

Per quanto riguarda l’eolico, non si puo’ non citare

la [38] a lievitazione magnetica.

Per ora sono gia’ in vendita dei modelli a bassa potenza, a breve arriveranno modelli sempre piu’ potenti.

#42 Adetrax

Ecco qua un altro articolo sulla [39] (ce ne sono centinaia in rete).

#43 Adetrax

Ci sono poi altri esempi di turbine eoliche simili che sfruttano pero’ anche l’effetto Tesla (moto laminare del vento su dischi a poca distanza fra loro) per aumentare ulteriormente l’efficienza.

In conclusione, piu’ che di inventare qualcosa di nuovo, si tratta di combinare fra loro principi e tecnologie gia’ conosciute per creare impianti ottimizzati; in parole povere, teniamoci i cervelli invece di farli emigrare.

La cosa interessante e’ che in questi ambiti c’e’ spazio per tutti, tutte le figure professionali coinvolte, dalla progettazione alla costruzione possono contribuire con le loro piccole-grandi idee al risultato finale.

#44 tritumbani

Riassumendo: qualche centrale solare termica, bellissimo il filmato delle solar Islands) che mi permette anche di sopperire alla incostanza di vento e sole, ottimizzazione dei consumi nazionali con fasce orarie (bellissimo il filmato su report con la casalinga tedesca che avviava gli elettrodomestici in base al prezzo istantaneo della corrente) per ridurre i picchi di assorbimento (che costringono ad avere più centrali del necessario)Un altro pò di eolico con nuove tecnologie da kite gen a maglev alle torri a vento australiane, fotovoltaico su tutti i tetti, con generatori di idrogeno in garage (Rifkin) et voilà problema risolto con rischio italico zero.SI PUO’ FARE! …. o no?Lo ammetto io votai per conservarlo il nucleare, ma ormai è un treno perso con costi e rischio ambientale (leggi anche concussione, corruzione, mafia) altissimi e pericolo di forte militarizzazione del territorio

X CN

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si potrebbe fare uno speciale energia con un pò di numeri da far girare? se riesco a ritrovare dei dati proverò a postare qualcosa

#45 Cambiamo Pianeta

Considerazione semplice e ingenua: ogni sistema che consumi risorse e/o produca scarti in esso non reintegrabili è un sistema fallimentare.Sostituire il petrolio con l’uranio significa semplicemente spostare il problema su altra risorsa finita, quindi esauribile…oltre che molto più pericolosa.

#46 Cambiamo Pianeta

Altra considerazione semplice e ingenua: a parte i dati che trovo nei commenti qui sopra e altri brandelli di informazioni qua e là per la rete, in generale posso affermare con assoluta certezza che io mi sento profondamente ignorante sulla problematica energetica del mio paese…e credo di essere uno di quelli che si sbatte abbastanza per tenersi al corrente su certi temi cruciali. Immaginiamoci quale possa essere la situazione a livello nazionale…quanti italiani sono sensibili al problema? Quanti informati? La sensazione generale, per citare ilBuonPeppe, è proprio che si stia dando i numeri. Si potrebbe fare un paio di centrali eoliche lì, 3/4 solari là…ripristinare qualche vecchia centrale geotermica, sfruttare meglio le potenzialità dell’idroelettrico…etc…etc…etc…ma in Italia abbiamo realmente idea di quanta energia ci serva e di quali siano le reali potenzialità del territorio alla luce delle tecnologie disponibili, affidabili e consolidate? Sarei ben felice di una immediata e sonora smentita, ma non credo (o almeno non ne sono a conoscenza) vi sia in Italia un progetto in questa direzione, ovvero non mi risulta che si stiano facendo valutazioni di questo tipo…questo presuppone da un lato una conoscenza capillare del territorio, delle sue caratteristiche geofisiche e climatiche…dall’altro una serie di accurate e complesse simulazioni che collochino impianti di produzione diversi nei luoghi più adatti ad accoglierli, relative integrazioni per minimizzare i rischi di calo produttivo e la previsione nel medio termine che tenga conto degli sviluppi tecnologici in corso e dell’andamento dei consumi per arrivare ad una copertura totale e definitiva del fabbisogno energetico nazionale.

#47 Fully

@tritumbani@cambiamo pianetaIn effetti basterebbe avere qualcuno al governo che - occupandosi solo di energia e possibilmente senza essere troppo sensibile alle pressioni delle lobbies si occupi di come riuscire a rendere indipendente il nostro Paese e possibilmente farlo con energie inesauribili (ancorché intermittenti) e prive di controindicazioni sul piano ambientale.All’attualità il fabbisogno energetico italiano è dell’ordine di 45 GW. Si tenga presente che la ex centrale nucleare di Caorso (la più grande in Italia ed in via di smantellamento) aveva una potenzialità di 840 MW = 0,84 GW.Coprire il fabbisogno italiano solo col nucleare sarebbe folle (occorrerebbe costruire 60 centrali come Caorso) oltre che - probabilmente - impossibile.Questo ci fornisce la risposta: un giusto mix di varie tecnologie, senza escluderne alcuna pregiudizialmente, ma stando attenti ai pregi e difetti di ciascuna di esse (impatto, costi, tempi, residui e loro smaltimento).

Il solare termodinamico a concentrazione è solo una delle possibili fonti. L’unico neo è rappresentato dall’estensione di territorio che saremmo disposti a destinare a questo tipo di impianti. Lo stesso Rubbia, peraltro, non ne fa una questione di fondo: gli impianti potrebbero essere costruiti nel deserto e l’energia potrebbe essere trasportata altrove con un costo di trasferimento (perdite di carico) dello stesso ordine di grandezza di quello necessario per il gas russo o algerino.

Approfitto per ringraziare tutti per l’interessante dibattito che siete stati capaci di sviluppare.Ho proposto io stesso a MC di fare uno speciale sull’argomento. Lo metteremo in cantiere appena possibile. Nel frattempo ogni contributo sarà ben accetto.

#48 Adetrax

Fino agli anni ‘60 l’Italia era completamente autonoma e soddisfava il 95% del suo fabbisogno energetico solo con le centrali idroelettriche.

Ora la richiesta di energia e’ piu’ che quadruplicata e la differenza e’ stata in parte coperta con le centrali termiche (carbone, gas, ecc.).

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In linea di massima non sarei contrario al nucleare sicuro, ma visto che fra 10-12 anni arrivera’ quello di quarta generazione e poi ci sara’ probabilmente la fusione fredda (fra 25 - 40 anni), sarei cauto sulla costruzione diffusa di tante centrali di terza generazione che richiedono parecchio impegno per essere mantenute in efficienza (senza contare poi la questione delle scorie, che, se le gestiscono come i rifiuti urbani o quelli speciali, allora siamo veramente a posto).

Stabilito che per eliminare l’importazione continua di energia dall’estero e coprire l’aumento della domanda nei prossimi 5 anni, ci servono altri 10 Gw, piu’ altri 20 Gw, nei prossimi 15-20 anni, per ridurre al massimo l’utilizzo delle centrali a combustibile, credo che la soluzione piu’ veloce sia quella di usare e sperimentare piu’ tecnologie, tenendo presente che fra quelle alternative, quella piu’ economica e’, per ora, quella eolica fatta con le nuove turbine da centinaia di MegaWatt (centrali che si realizzano in 6-12 mesi).

Se proprio va male e bisogna tamponare la scarsita’ di energia, in un paio d’anni, con soli 300-400 milioni di euro si fa una centrale a gas da 1 GigaWatt, quindi con i soldi di una centrale nucleare da 1 Gw si fanno 10-12 centrali termiche a metano per complessivi 10-12 Gw (certo ora anche il metano costa, quindi anche questa non sarebbe la migliore soluzione).

Il discorso che stanno facendo adesso di costruire nuove centrali nucleari poteva essere fatto 10 anni fa, stabilendo fin da subito che erano comunque soluzioni temporanee in attesa di un maggiore sviluppo delle fonti alternative; farlo adesso, quando la credibilita’ dello stato e’ prossima allo zero e quando si sa che ci sono altre interessanti soluzioni, non ha molto senso.

Certo, volete mettere la sicurezza dissuasiva di una centrale nucleare, nei confronti di potenziali vandali, rispetto a un’inoffensiva centrale solare o eolica ?

#49 Fully

@Adetrax (ed altri)Sono interessato a sviluppare una mappatura delle principali tecnologie capaci di produrre energia ai migliori costi e con i maggiori benefici, tenuto conto dell’impatto ambientale.Sarei felici se lei (ed anche altri) che mi paiono particolarmente interessati alla materia volessero

contribuire con le loro conoscenze a formare un quadro aggiornato della situazione italiana.Dando per dato di partenza l’attuale fabbisogno nazionale (a me risulta circa 45 GW) cercherei di definire all’attualità e nel medio-lungo periodo:a) Copertura del fabbisogno in percentualeb) Costo attuale per unità di energia prodottac) Impatto ambientale (pro-contro)

Internet è piena di fonti (non tutte disinteressate, ovviamente) e sto cercando di formarmi (anche per i lettori di MC) un’idea la più precisa possibile.Vorrei invitare chi può e vuole a scrivere brevi articoli o segnalare siti che possano contribuire a questa indagine.

Intanto, girando qui e là mi sono imbattuto in questa “invenzione” che - ove verificata - sembrerebbe rivoluzionaria anche se ignota al grande pubblico:

[40]

Qualcuno ne sa qualcosa?Grazie a chi vorrà contribuire.

#50 Adetrax

@FullyGrazie per l’invito, cerchero’ di contribuire in qualche modo, pur con la cronica scarsita’ di tempo che da parecchi mesi mi affligge.

Circa un mese fa (dopo una pausa di parecchi mesi) ho comunque ripreso la raccolta di informazioni sul tema delle fonti alternative e devo dire che la parte piu’ impegnativa (in termini di tempo) e’ quella relativa alla ricerca e alla valutazione delle poche relazioni tecniche con dati oggettivi presenti in rete.

L’ideale sarebbe che allo speciale partecipassero persone esperte nel ramo produzione energia, ma come per l’invito nel caso dei rifiuti, sospetto che siano tutti o all’estero o attentamente sorvegliati affinche’ non divulghino dati oggettivi di prima mano.

In ogni caso concordo che sarebbe un buon obiettivo quello di riuscire a fornire una panoramica delle varie soluzioni attualmente disponibili in modo che siano comparabili, con i loro vantaggi e svantaggi, le loro potenzialita’, ecc., senza scadere ne’ nelle descrizioni prolisse prive di dati, ne’ negli ipertecnicismi con troppe formule matematiche, di solito poco comprensibili e/o utili

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per la maggioranza dei lettori.

La scoperta segnalata nel sito indicato mi pare estremamente interessante e meritoria di una seria ricerca applicata orientata all’utilizzo reale dei dati rilevati durante gli esperimenti.

Quando si verificano eventi di questo tipo mi commuovo; leggere che il professore C. spera solo di non essere perseguitato per il suo contributo (chiesto e non spontaneo) e’ un classico delle saghe italiche, mi ricorda altri casi del passato; “viva l’Italia che non muore” (F. De Gregori).

#51 Comment By Adetrax On 14 Giugno, 2008 @ 10:36

Quando si parla di tempismo …[41] .

Per ora nessun problema.

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NotePrima parte:

[1] Il conto è presto fatto: http://www.windoweb.it/guida/famiglia/elettrodomestici.htm[2] i consumi: http://www.mentecritica.net/enelenergia-il-mistero-buffo-della-tariffa-bioraria-tutte-le-informazioni-che-servono-per-decidere/consumo-criticamente/yy/2218[3] I dati forniti da Terna: http://new.terna.it/default/Home/SISTEMA_ELETTRICO/statistiche/dati_statistici/tabid/418/Default.aspx

Seconda parte:

1] La volta scorsa: http://www.mentecritica.net/pronto-41-gigawatt/il-pianeta-che-ride/fully/4388/[2] centrale termoelettrica: http://www.enel.it/visitacentralihtml/VisitaCentralihtml/termoelettrica/termoelettrica.asp[3] turbina: http://it.wikipedia.org/wiki/Turbina_a_vapore[4] alternatore: http://it.wikipedia.org/wiki/Alternatore[5] effetto serra: http://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_serra[6] le piogge acide: http://it.wikipedia.org/wiki/Pioggia_acida[7] le polveri (smog): http://it.wikipedia.org/wiki/Smog[8] centrale idroelettrica: http://www.enel.it/VisitaCentralihtml/VisitaCentralihtml/idroelettrica/idroelettrica.asp[9] condotta forzata: http://it.wikipedia.org/wiki/Condotta#Condotta_forzata[10] cavoli amari: http://www.vajont.net/

Terza parte:

[1] Nell’articolo precedente: http://www.mentecritica.net/41-gigawatt-seconda-parte/il-pianeta-che-ride/fully/4404/[2] effetto fotoelettrico: http://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_fotoelettrico[3] un impiegato dell’ufficio brevetti: http://it.wikipedia.org/wiki/Albert_Einstein[4] “conto energia”: http://it.wikipedia.org/wiki/Conto_energia[5] qui: http://www.ambiente.regione.lombardia.it/webqa/dgri/bandofotovoltaico/guida_che.htm[6] qui: http://www.futureenergy.it/images/futureenergy/documenti/rapporto_preliminare_cnes_solare_fotovoltaico.pdf

[7] qui: http://www.myenergy.it/fotovoltaico/fotovoltaico.aspx[8] pannelli solari termici: http://it.wikipedia.org/wiki/Pannello_solare[9] proprio lì: http://www.mentecritica.net/energia-atomica-e-centrali-nucleari-rubbia-dice-cazzate-ma-solo-se-parla-in-italiano/il-pianeta-che-ride/fully/4241/

Quarta parte:

[1] Prima parte: http://www.mentecritica.net/pronto-41-

gigawatt/il-pianeta-che-ride/fully/4388/[2] Seconda parte: http://www.mentecritica.net/41-gigawatt-seconda-parte/il-pianeta-che-ride/fully/4404/[3] Terza parte: http://www.mentecritica.net/41-gigawatt-terza-parte/il-pianeta-che-ride/fully/4445/[4] la tecnologia eolica: http://it.wikipedia.org/wiki/Energia_eolica[5] qualcosa di simile agli aquiloni: http://www.kitegen.com/pagine/tecnologia.html[6] maglev: http://www.envirowarrior.com/maglev-wind-turbines/[7] geotermica: http://www.mentecritica.netIl principio di funzionamento di una centrale geotermica è alquanto semplice per linee logiche. Il flusso di vapore proveniente dal sottosuolo produce una forza tale da farmuovere una turbina, l

[8] Larderello: http://www.siena-agriturismo.it/soffioni_di_larderello.htm[9] turbina: http://it.wikipedia.org/wiki/Turbina[10] alternatore: http://it.wikipedia.org/wiki/Alternatore[11] fenomeno geologico naturale: http://www.geotermia.it/geotermia_cosa_e/index_it.htm[12] “biomasse”: http://it.wikipedia.org/wiki/Biomassa[13] qui: http://www.energymanager.net/index.php?option=com_content&task=view&id=29&Itemid=47

Quinta parte:

1] centrali nucleari: http://it.wikipedia.org/wiki/Centrale_nucleare[2] l’audience: http://www.mentecritica.net/mentecritica-e-una-cagata-pazzesca/informazione/fully/5533/[3] nucleo: http://it.wikipedia.org/wiki/Nucleo_atomico[4] atomo: http://it.wikipedia.org/wiki/Atomo[5] protoni: http://it.wikipedia.org/wiki/Protone[6] bomba H: http://it.wikipedia.org/wiki/Bomba_all[7] ITER: http://it.wikipedia.org/wiki/ITER[8] Fissione: http://it.wikipedia.org/wiki/Fissione_nucleare[9] come ben sapete: http://www.mentecritica.net/nulla-si-crea-e-nulla-si-distrugge/il-pianeta-che-ride/mc/4594/[10] il nostro caro Prof: http://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_Fermi[11] reattore nucleare: http://www.fisicamente.net/index-495.htm[12] Tricastin: http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/ambiente/francia-blocco-centrale/francia-blocco-centrale/francia-blocco-centrale.html

[13] le conseguenze di serie avarie possono essere gravissime: http://www.mentecritica.net/scelta-nucleare-italiana-dopo-22-anni-chernobyl-e-ancora-una-minaccia-per-tutto-il-continente-i-nuklearisti-dellultima-ora-lo-sanno/il-pianeta-che-ride/vortexmind/4428/

[14] radioattivo: http://it.wikipedia.org/wiki/Radioattivit%C3%A0[15] i tre referendum del 1987: http://www.zonanucleare.com/questione_scorie_italia/referendum_nucleare_1987.htm[16] Europa: http://europa.tiscali.it/futuro/news/200207/17/nuclear.html

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[17] decommissioning: http://www.nea.fr/html/rwm/reports/2004/nea5868-decom-italian.pdf[18] l’Italia si troverebbe comunque ad affrontare gravi problemi ambientali e sanitari: http://www.geocities.com/energia_nucleare/nucleare/news_nucleare_pericolo_paesi_vicini.htm[19] Image: http://www.mentecritica.net/wp-content/uploads/2008/08/suse_html_35c64607.png[20] ASPO: http://aspoitalia.blogspot.com/2007/11/aspo-italia-sullenergia-nucleare.html[21] oltre 400 anni: http://www.kensan.it/articoli/Energia_Nucleare.php[22] chi prova a dimostrare: http://www.archivionucleare.com/index.php/2008/07/01/situazione-risorse-combustibili-nucleari/[23] reattori che anziché l’Uranio utilizzano il Torio : http://it.wikipedia.org/wiki/Reattore_ad_amplificazione_di_energia[24] Carlo Rubbia: http://www.youtube.com/watch?v=8xrqu4GeU1c[25] Image: http://www.mentecritica.net/wp-content/uploads/2008/08/mappa_nucleare.jpg[26] approfondimento: http://ecoalfabeta.blogosfere.it/2006/08/problemi-del-nu.html[27] pericolose da maneggiare e difficili (dunque costose) da smaltire: http://www.zonanucleare.com/scienza/scorie_nucleari.htm[28] Nevada (USA): http://en.wikipedia.org/wiki/Yucca_Mountain[29] Prima parte - Introduzione: http://www.mentecritica.net/pronto-41-gigawatt/il-pianeta-che-ride/fully/4388/[30] Seconda parte - Termoelettrico ed Idroelettriche: http://www.mentecritica.net/41-gigawatt-seconda-parte/il-pianeta-che-ride/fully/4404/[31] Terza parte - Solare fotovoltaico e Termodinamico a concentrazione: http://www.mentecritica.net/41-gigawatt-terza-parte/il-pianeta-che-ride/fully/4445/[32] Quarta parte - Eolico, Geotermico, Biomasse: http://www.mentecritica.net/pronto-41-gigawatt-quarta-parte/il-pianeta-che-ride/fully/4940/

Sesta parte:

[1] “efficienza energetica”: http://www.rinnovabili.it/efficienza-energetica[2] altrimenti poi non lamentiamoci se il costo della bolletta è salato!: http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/economia/tariffe-rincari-1/aumenti/aumenti.html[3] 57 GW (come accadde nel luglio 2007): http://www.terna.it/default/Home/Terna_WebMagazine_1/Terna_WM_energia_13/tabid/1091/Default.aspx[4] sul sito di Terna SpA: http://www.terna.it/[5] il solare termodinamico a concentrazione: http://www.mentecritica.net/energia-atomica-e-centrali-nucleari-rubbia-dice-cazzate-ma-solo-se-parla-in-italiano/il-pianeta-che-ride/fully/4241/

[6] Kyoto: http://it.wikipedia.org/wiki/Protocollo_di_Ky%C5%8Dto[7] lo potete trovare qui: http://www.kyotoclub.org/index.php?

go=30a162[8] Kyoto sia un bluff: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=224993[9] Direttiva Europea: http://www.mentecritica.netDirettiva Comunitaria 2001/77/CE[10] grandi investimenti: http://www.peacelink.it/ecologia/a/26932.html[11] in questo documento: http://www.arpa.emr.it/documenti/energia/armarolipo.pdf[12] 3200: http://www.galileo2001.it/materiali/documenti/Franco_Battaglia/07_02_21_battaglia.php[13] installazioni eoliche: http://www.mentecritica.net/pronto-41-gigawatt-quarta-parte/il-pianeta-che-ride/fully/4940/[14] nei sistemi solari centralizzati: http://www.mentecritica.net/41-gigawatt-terza-parte/il-pianeta-che-ride/fully/4445/[15] installazioni nucleari: http://www.mentecritica.net/pronto-41-gigawatt-quinta-parte/il-pianeta-che-ride/bfully/5249/[16] Prima parte - Introduzione: http://www.mentecritica.net/pronto-41-gigawatt/il-pianeta-che-ride/fully/4388/[17] Seconda parte - Termoelettrico ed Idroelettrico: http://www.mentecritica.net/41-gigawatt-seconda-parte/il-pianeta-che-ride/fully/4404/[18] tabella comparativa: http://www.mentecritica.net/wp-content/uploads/2008/10/41-gigawatt-table.pdf[19] Il recentissimo rapporto ENEA sull’energia (31.07.08 - pdf 1.0 MB): http://www.enea.it/produzione_scientifica/pdf_volumi/V08_05Analisi2008.pdf[20] e la critica di Greenpeace e di Legambiente : http://www.helpconsumatori.it/news.php?id=19698[21] studio costi nucleare Legambiente: http://www.legambiente.eu/archivi.php?idArchivio=2&id=4695[22] Il rapporto ISES sulle rinnovabili : http://www.ilsoleatrecentosessantagradi.it/index.php?option=com_content&task=view&id=238&;Itemid=93

[23] Il convegno Amici della Terra - Partito Radicale (11.07.08): http://www.amicidellaterra.it/adt/index.php?option=com_content&task=view&id=374&Itemid=1[24] Sintesi: http://www.ilpareredellingegnere.it/index.php?option=com_content&task=view&id=656&ac=0[25] Video: http://www.radioradicale.it/scheda/258246[26] Le interviste di Repubblica a Silvestrini: http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/ambiente/nucleare1/atomo-parla-silvestrini/atomo-parla-silvestrini.html

[27] a Rifkin: http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/ambiente/rifkin-idorgeno-italia/rifkin-energia/rifkin-energia.html

[28] Vari articoli di Battaglia (Galileo 2001), noto “nuclearista” italiano: http://www.galileo2001.it/materiali/documenti/energia/index.php[29] Un approfondito studio dell’Università di Pisa sui costi del nucleare: http://www2.ing.unipi.it/~d0728/GCIR/Costi.pdf[30] un sito : http://www.energoclub.it/doceboCms/

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Rubbia dice cazzate ma solo se parla in italiano

[1] Carlo Rubbia : http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Rubbia[2] anno 2003: http://www.repubblica.it/online/scienza_e_tecnologia/idrogeno/sole/sole.html[3] anno 2004: http://www.repubblica.it/2004/e/sezioni/scienza_e_tecnologia/archicentrale/archicentrale/archicentrale.html

[4] anno 2005: http://www.repubblica.it/2005/i/sezioni/scienza_e_tecnologia/rubbiaene/rubbiaene/rubbiaene.html[5] anno 2007: http://www.agoramagazine.it/agora/spip.php?article65[6] anno 2008: http://www.repubblica.it/2007/03/sezioni/ambiente/energie-pulite/rubbia-solare/rubbia-solare.html[7] solare termodinamico a concentrazione: http://it.wikipedia.org/wiki/Solare_termodinamico[8] impianto pilota : http://it.wikipedia.org/wiki/Progetto_Archimede[9] ENEA: http://www.enea.it/com/solar/lab/dimostrativo.html[10] “ripescato”: http://www.repubblica.it/2006/11/sezioni/ambiente/solare/progetto-archimede/progetto-archimede.html[11] i tedeschi lo stanno guardando con grande interesse: http://www.repubblica.it/2006/11/sezioni/ambiente/solare/solare/solare.html[12] nucleare: http://www.mentecritica.net/in-arrivo-le-centrali-nucleari-diventiamo-tutti-fisici-nuclari-con-poche-semplici-lezioni/accademia-dfc/redazione/4235/

[13] file pdf, 1,3 MB: http://www.enea.it/com/web/pubblicazioni/Calore_alta_temp.pdf[14] Image: http://www.mentecritica.net/cosa-e-mentecritica/[15] Image: http://www.mentecritica.net/aiuta-mc-gratis[16] Image: http://www.mentecritica.net/mandaci-un-articolo/[17] Image: http://www.mentecritica.net/amici/[18] Image: http://www.mentecritica.net/contatti/[19] Image: http://feeds.feedburner.com/Mentecritica[20] Image: http://technorati.com/faves?sub=addfavbtn&add=http://www.mentecritica.net[21] Image: http://www.mentecritica.net/disclaimer/[22] : http://realityshop.wordpress.com[23] : http://www.mentecritica.netjavascript:void(0)[24] : http://mediacenter.corriere.it/MediaCenter/action/player?uuid=3ab3b52c-ee81-11dc-bfb4-0003ba99c667[25] : http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2006/04/14/AR2006041401209_2.html[26] : http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=7312[27] : http://www.ecoblog.it/post/2862/la-svizzera-costruira-nuove-centrali-nucelari[28] : http://www.solar-ark.com/english/[29] : http://www.japannuclear.com/nuclearpower/program/[30] : http://www.world-nuclear.org/info/inf79.html[31] : http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/europe/7179189.stm[32] : http://pripyat.com/en/photo_gallery/photo_contest/[33] : http://blog.panorama.it/italia/2008/06/05/napolitano-la-camorra-ha-portato-rifiuti-tossici-dal-nord/[34] : http://www.google.com/url?sa=t&ct=res&cd=1&url=http%3A%2F%2Fwww.programmavision.it%2F

gallery%2FBP2_Friburgo.PDF&ei=_2FNSKjnKpmSwQHQh4TEBA&usg=AFQjCNExXVkgPl4XIoK7TD0twi6gm3Ukgw&sig2=srRRq0bE80tTHFKNtxEhZw

[35] : http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=MEMO/07/12&format=HTML&aged=0&language=IT&guiLanguage=en

[36] : http://www.solar-islands.com/[37] : http://www.youtube.com/watch?v=D1XyR3YOVZQ&feature=related[38] : http://www.inhabitat.com/2007/11/26/super-powered-magnetic-wind-turbine-maglev/[39] : http://www.envirowarrior.com/maglev-wind-turbines/[40] : http://redhero.splinder.com/post/17182366/Fabio+Cardone+e+il+nucleare+pu[41] : http://www.corriere.it/esteri/08_giugno_14/giappone_sisma_0bba392e-39d8-11dd-9e9f-00144f02aabc.shtml

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