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Poste Italiane Spa - Spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46), Art. 1, comma 1, DCB-Modena 4,00

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CircoWeb Site: www.circo.it - E-mail: [email protected] serie - Anno XXXVIV - N. 4 Aprile 2007Direttore responsabile Egidio PalmiriRedazione Alessandro Serena, Claudio MontiCollaboratoriSerena Bassano, Roberta Battistin,Dario Duranti, Roberto Fazzini, Antonio Giarola,Luciano Giarola, Jordì Jané, Michele Laganà, Ruggero Leonardi, Massimo Malagoli,Flavio Michi, Francesco Mocellin, Alessandra Litta Modignani, Ettore Paladino.Con la collaborazione diCircus Zeitung (Germania)Circus Planet (Germania)

Editorialedi Egidio Palmiri p. 4

Flavio ieri e oggidi Ruggero Leonardi p. 8

Intervista a Martin Lacey Jr.di Flavio Michi p. 10

Circo Massimo torna in Tvdi Rocco Maggiore p. 14

Charlie Riveldi Massimo Locuratolo p. 16

Animali esoticidi Ettore Paladino p. 22

Las Vegasdi Francesco Mocellin p. 26

Clown pigmeidi Marco Martini p. 30

SOMMARIO

In copertina: Martin Lacey Junior al Medrano (pag.10).Foto di Flavio Michi

Riflessioni preoccupate nell’editoriale diEgidio Palmiri. Come si diventa Flavio Togniin un ritratto di Ruggero Leonardi. L�arte diammaestrare felini: intervista a Martin LaceyJunior. Tutti attaccati allo schermo, su Rai3torna Circo Massimo. I pensieri di CharlieRivel, clown “romantico”, tradotti da MassimoLocuratolo. Attitudini e caratteristiche deglianimali esotici in pista. Spettacoli a LasVegas, il circo in prima fila. I pagliacci pigmeiin un articolo di Marco Martini.

Riflessioni preoccupate nell’editoriale diEgidio Palmiri. Come si diventa Flavio Togniin un ritratto di Ruggero Leonardi. L�arte diammaestrare felini: intervista a Martin LaceyJunior. Tutti attaccati allo schermo, su Rai3torna Circo Massimo. I pensieri di CharlieRivel, clown “romantico”, tradotti da MassimoLocuratolo. Attitudini e caratteristiche deglianimali esotici in pista. Spettacoli a LasVegas, il circo in prima fila. I pagliacci pigmeiin un articolo di Marco Martini.

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Dopo pochi giorni d’estate, siamo tornati in pieno inverno.Non si capisce cosa stia succedendo: sembra che ancheil clima rispecchi l’impazzimento generale che sta domi-nando la scena politica, ed ora, anche il mondo deicircensi, o presunti tali.Grazie ai miei decenni (non pochi) di esperienza, datempo mi ero convinto che non tutti coloro che gestisconoun circo fossero dei “circensi”, ma avevo sempre evitatodi rendere pubblica questa mia convinzione. Mi sonodeciso a farlo oggi perché qualcuno sta toccando ilfondo. C’è chi ha addirittura escogitato una nuova attività:dopo gli “affitti”delle attrezzature, è stato inventato l’affittodel nome! Incredibile ma vero. E gli ideatori della trovatasono proprio coloro che per primi erano ricorsi ai tribunaliper difendere il proprio “nome”.Si tratta di una “pensata” ingiustificabile da tutti i puntidi vista. Non può essere tollerata nemmenofacendo ricorso alla scusantedella crisi che stiamo at-traversando. Non sipuò in alcun modo,insomma, pren-dere a prestitoil famoso e or-mai accanto-nato proverbioche recita: “lanecessità aguzzal’ingegno”. No. Con-trariamente a quello cheaffermano i necrofori dellospettacolo circense, i settanta circhie i cinquantacinque “circoli” esistenti in Italia,continuano la loro attività. Anzi, forse il nostro rimane ilsettore dello spettacolo che, tutto sommato, risente menodella crisi. Chissà se la Commissione ministeriale,nell’aggiudicare la percentuale di contributo relativa allaqualità, terrà conto di questo fattore.

Ritenendo di avere un “nome”- mi scuso per lapresunzione - che abbia un certo valore, e perdi più non sfruttato, mi sono detto: non ho piùpensieri per quando sarò vecchio! Affittando ilnome potrò vivere di rendita.Per restare nel clima ironico, aggiungo d’averappreso di recente che i titolari dei circhi hannoinsegnato qualcosa ai gestori dei cinema: unsacchetto di pop-corn viene venduto a 3,50 euro!E’ ora di mettere da parte l’ironia e di guardare

alla realtà per ciò che è: decisamente preoccupante.Forse l’atmosfera creatasi durante l’ultima Assemblea,mi ha indotto ad essere troppo ottimista facendomielencare le normative che avrebbero dovuto agevolare– anche se solo in parte – la nostra attività, eliminandocerte disposizioni inique che rendevano difficile la riscos-sione dei contributi. Ne è prova il sostanziale esuberodel 2005 che ci ha, tra l’altro, impedito di usufruiredell’aumento del FUS per il 2006: l’esubero è statoassorbito totalmente nei preventivi del 2006 e purtropponon è stato sufficiente per assegnare i contributi richiestia preventivo. La conseguenza di questa situazione,ovviamente, dipende principalmente dell’esiguità dellapercentuale assegnata al Circo ed ai Giostrai, ma nonvede applicate quelle modifiche da me annunciate inAssemblea. Ho avuto sentore di questa situazione dopo

aver appreso l’ammontare del contributoattribuito al circo di Loredana

Bellucci.Credo di non aver mai

nominato un circo– a t i to lo d iesempio – neimiei editoriali,m a q u e s t avolta devo venir

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di Egidio Palmiri

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meno a questo principio, in quanto il fatto accadutochiarisce una situazione gravissima ed ingiusta. Credoche tra i circhi medi quello di Loredana Bellucci sia trai migliori, se non il migliore: ambiente ottimo, non si èfatto contagiare dalla mania del “kolossal”, dispone dimateriale bello ed in ottimo stato, svolge una pubblicitàcontenuta (non imbratta i muri delle città con quintalidi manifesti), basata principalmente sulle televisioni esui giornali locali. Infine, lo spettacolo: pur non allonta-nandosi dal circo classico, risulta moderno e presentatocon una forma che crea un’ottima atmosfera. Sono elogiper me inusuali, ma indispensabili per dimostrare chenon ho esagerato definendo la nostra situazione“gravissima ed ingiusta”. Avrei potuto usare anchel’aggettivo tragica. Ebbene, il circo di Loredana Bellucciha effettuato 450 spettacoli e versato regolari onerisociali. E sapete che contributo gli è stato assegnato?Ventimila euro! È chiaro che non avendo fondi a sufficienza

questi tagli verranno applicati a tutti i complessi e nonsolo a quello di Loredana Bellucci.La conclusione è la seguente: se il ministro FrancescoRutelli non troverà il tempo per analizzare la nostrasituazione e individuare rapidi ed efficaci rimedi, ritengoche sia giunto anche per noi il momento di scendere inpiazza. Ho sempre sperato, e per questo sono semprestato di parere contrario a questa iniziativa, che non sisarebbe mai dovuti arrivare a tanto. Ma il bicchiere ètracimato, perciò se per farci “sentire” dovremo dimostraredi saper gridare e bloccare le strade di una grande città,con molto rammarico sapremo adattarci. Fino ad oggisiamo stati coscienti e responsabili nel dare tempo altempo, nel riconoscere la situazione del nostro Paese,ed abbiamo – con notevoli sacrifici – rinviato azioniplateali. Ma tutto ha un limite, ed il nostro è statooltrepassato.

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L’impegno del Cedacper il Museo GrockIl restauro di Villa Grock a Imperia, che fu ladimora del grande clown, procede spedito.Dopo l’inaugurazione del parco che circondala villa, splendidamente restaurato, avvenutal’anno scorso, adesso la Provincia di Imperia,proprietaria dell’immobile, sta predisponendola gara d’appalto dei lavori per il restauroconservativo. L’edificio, oltre ad un modernocentro congressi, è destinato ad ospitare ancheun museo “vivo” dedicato alla memoria delpiù grande clown di tutti i tempi. Si prevedeche i lavori, che dovrebbero iniziare in autunno,dureranno all’incirca tre anni.Il Presidente della Provincia di Imperia, Avv. GianniGiuliano, al quale si deve l’acquisto e il recupero delcelebre monumento, ha annunciato che la somma ne-cessaria all’effettuazione dei lavori è già stata reperitae accantonata dall’amministrazione provinciale.Per discutere le linee guida che dovranno ispirare lanascita del futuro Museo Grock, il 14 marzo scorso si ètenuta un’importante riunione nella sede veronese delCedac, il Centro di Documentazione delle Arti Circensi,che da anni segue le vicende di Villa Grock e che moltosi è impegnato, d’intesa con l’amministrazione provincialedi Imperia, per il recupero della villa e della memoria delgrande clown. Con il direttore del Cedac Antonio Giarola

e il giornalista e scrittore Roberto Bianchin, consulentedel Centro, c’erano l’assessore al bilancio della Provinciadi Imperia Mariano Porro, l’avvocato Maria Donata Bianchiche per conto della Provincia si sta interessando alrecupero dei reperti appartenuti a Grock, il funzionariodella provincia Roberta Corte e il presidente dell’Asso-ciazione “Amici della Fondazione Grock” Ezio Lavezzi. Nelcorso dell’incontro il CEDAC ha dichiarato la disponibilitàdelle proprie strutture e dei propri esperti a concorrerealla progettazione del costituendo Museo Grock, nell’in-tento di dar vita a una struttura unica in Europa, cultu-ralmente prestigiosa e largamente fruibile da parte di unvasto pubblico. A questo scopo è stata ipotizzata lacostituzione di un apposito comitato tecnico scientifico.

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Rispolvero un taccuinodi 30 anni fa eleggo cose stranescritte con lamia calligrafia,ben riconosci-bile perché unapeggio nel mon-do non c’è. “Flaviofa sollevamento pesie ginnastica prima deititoli di testa (30 secondi)…Elefante prende la rincorsa e lo fa

saltare dalla bascula (10 secondi)… Saltodalla bascula per finire in terza colonna, esercizioche non sempre riesce: 40 secondi in tutto, conEnis che regge la longia…”.Detto così, non è che si capisce molto: ma subitovado a spiegare. Si tratta di un documentario tvrealizzato nel 1977 da Riccardo Fellini per unatrasmissione intitolata Odeon. Io ero stato chiamato

all’arduo compito delcommento delle

immagini, checonsiste nel pi-giare parole dispiegazione inquel gruzzolo di

secondi che èconsent i to dal

montaggio. Più chiarapuò risultare la cosa se

qui riporto fedelmente l’iniziodel commento al documentario da

me consegnato ai realizzatori di Odeon.Cappello dopo i titoli di testa sulle immagini di Flavio Togniche fa ginnastica: “Vivere nel circo con l’animale, guada-gnarsi da vivere lavorando con l’animale, convincerel’animale a lavorare come l’uomo vuole, è sempre ecomunque una prova di forza da parte dell’uomo. Sel’uomo non si alza, il mattino, sentendosi dentro così forteda poter convincere l’animale, il mestiere di ammaestratore

di Ruggero Leonardi

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Un giovane Flavio Togni

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non è per lui perché il più forte sarà l’animale”… Inizianoa scorrere le immagini di Flavio con gli elefanti: “Ma FlavioTogni, ultima generazione di una dinastia di artisti che ènel circo dal secolo scorso, non ha di questi problemi.Con la forza dei suoi 17 anni, che già gli ha permesso distrappare un prestigioso Clown d’Argento al Festival delCirco di Monte Carlo, affida ogni mattina con fiducia lasua vita agli elefanti. Questo che vediamo è un esercizioche mette a dura prova sia l’uomo sia l’animale. Flaviopesa 80 kg ma il suo peso è una piuma rispetto alle 3tonnellate dell’animale. Se il pachiderma appoggia il suozampone sulla basculla senza dosare il colpo, il giovanepuò volare ben oltre la terza colonna…”Ma ecco le immagini del padre con la longia e così continuail commento. “Finché si sbaglia alle prove non succedenulla. Flavio è legato con quella corda che i circensichiamano longia, e a tenergli la corda è il padre in persona,Enis Togni, ex acrobata, ex domatore, e ora uscito di gabbiaper mettersi dietro una scrivania a risolvere i mille problemiche dà la direzione di un complesso come il Circo Ameri-cano, vera azienda viaggiante”.Il padre è anche in una bobina realizzata da Riccardo Fellini.Sono domande e risposte in cui Enis risponde proprio daEnis. Secco, breve, riconducendo tutto alla nuda realtà. Si“spreca”, ma solo un poco, quando l’intervistatore gli fa

vibrare la corda paterna. Dopo aver ricordato che Flavio havinto a Monte Carlo il suo primo Clown d’Argento, precisache ne ha vinto pure un altro, “più ambito”. Parole sue: “E’il premio della giuria Junior. Sono bambini e quindi non èche sono influenzati né dal nome né da niente. Sono propriospontanei. Quindi questo premio, benché abbia meno valoreprofessionistico, in realtà ha più valore dell’altro per chi selo guadagna”. E con le “effusioni” si finisce qui. Mi sonodivertito a confrontare questo testo registrato con quello diNando Orfei, egli pure intervistato perché partecipe delprogramma. Non esagero se dico che il raffronto quantitativoè una riga (Enis) contro quattro o cinque (Nando). Nonesagero neppure se dico che il raffronto è emblematicodelle differenze di stile, di modo di essere e presentarsi, frale due grandi famiglie circensi.Adesso però ripercorro il dialogo intercorso tra Fellini eBruno Togni, il fratello scomparso troppo presto. Anchequi c’è l’icasticità dei Togni, ma spesso illuminata da unsorriso o addirittura da una risata. Enis ha detto chiaro enetto: “Non sono mai stato un domatore, l’ho fatto perchédovevo farlo. Mancava un domatore, mi hanno detto diandare in gabbia, ci sono andato…”. Altro è il rapporto diBruno con gli animali. Non ha difficoltà ad ammettere checon i leoni, con cui aveva convissuto more uxorio per 18anni, l’aggressione subita da due leonesse (“centododici

Flavio in pista con gli elefanti

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punti di sutura”, sintetizza) era stata una gran bruttaesperienza ma precisa che, fosse stato per lui, in gabbiaci sarebbe pure tornato. “Diciamo che è stato un impedi-mento della famiglia”. “Il padre?”, chiede Riccardo. EBruno: “Il padre, la madre, la moglie, i figli…”. Una pausae poi: “Ma tornerei, eh! Prima di finire la mia carriera,diciamo, ancora voglio presentarmi con le bestie feroci”.Intanto si consola pensando al nipote Flavio: “E’ moltobravo, è un ragazzo che ama molto le bestie e cominciaa capirle, a capire cosa vogliono”.Mi sono ritornate alla mente come in un lampo, questeparole dello zio, una sera in cui Flavio mi strappò dallamia sedia durante il suo numero con gli elefanti. Vidi unpachiderma incombere su di lui, vidi Flavio scompariresotto quel carico di tonnellate, vidi che non sapevo piùche cosa vedevo. Poi ricomparve e fu chiaro che si eratrattato di un gioco di equilibrio molto pensato, moltodelicato e molto pericoloso fra due pesi tanto diversi. VidiMassimo Alberini e Pino Correnti schizzare dai loro postisul palco davanti a me come forsennati e anche questoera uno spettacolo nello spettacolo. Che io fossi colto disorpresa significava ben poco. Che fossero colti di sorpresadue come loro, che parevano avere nel circo tutto visto etutto vissuto, questa era davvero una scena che meritavadi essere guardata.

Ma insomma, ecco l’alveo familiare da cui secondo menasce il fenomeno Flavio Togni. Il rigore del padre, il sorrisodello zio. Qualunque cosa faccia, Flavio trasmette alpubblico lo stupore quasi incredulo che proprio a lui siastato riservato di essere lì, sulla pista, a realizzare quelsortilegio carico di mistero che è il gesto circense. L’ho dinuovo goduto di recente a Roma, quel gesto, mentre eroin un palco con le mie nipotine Miriam e Elena (cui il miolibro Sospeso nel vuoto è dedicato assieme al cuginettoGiulio). E accanto a me era la mamma delle bambine,Esther, che sul circo ha sue proprie riserve mentali ma difronte allo spettacolo di quegli elefanti che si inseguivanonel semibuio trascinati da vocalizzazioni espresse in anglo-tedesco-indostano, di quei mastodonti che vincevano illoro tonnellaggio grazie a una acquisita levità possibilesolo nella assurda dimensione circense, ha ceduto allavoce del cuore rivolgendo alla fine a Flavio ringraziamentiassolutamente sinceri.Da quel documentario di Riccardo Fellini sono trascorsi30 anni esatti. Ma che senso ha dire che il ragazzo diallora ha oggi 47 anni? Chi vive il circo intimamente comelui è partecipe di un gioco che è incominciato chissàquando e chissà come e finirà chissà quando e chissàcome. E per chi è dentro a questo sublime groviglio, parlaredi anni è fuori luogo.

Egidio Palmiri si congratula con Flavio, Clown d’Argento a Monte Carlo nel 1976

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Abbiamo incontratoMartin Lacey Juniora Firenze al CircoMedrano. E’ unodei migliori ad-destratori dianimali ferocidell’ultima ge-nerazione. Stardel Circus Krone,in Germania, Clownd’Argento a Monte Carlo

nel 2000, grandepersonalità e carisma. Ilsuccesso che ha ottenuto, in ognispettacolo, anche qui da noi, parla da solo. E’stato in Italia tre mesi, da novembre (a Torino),sino allo scorso 25 febbraio (a Prato). Lascia unpo’ di malinconia negli appassionati. Le sue leo-nesse, il maschio Kassanga, il leone bianco KingTonga avevano viziato gli amanti del genere. Maanche i “normali” spettatori, che applaudivanoentusiasti ad ogni replica. E Martin? Ecco cosaci ha raccontato.

Una famiglia inusuale:padre, madre, due

fratelli, addestra-tori di animaliferoci di ottimolivello. Chepercorso haiseguito?

Mio padre è ab-bastanza cono-

sciuto in Inghilterra peril proprio lavoro, anche se

non tantissimo in Europa. Sialui che mia madre lavoravano in

parchi zoologici, così hanno iniziato ad ad-destrare animali, non solo feroci. E noi siamo cresciuti inmezzo a questi. Abbiamo imparato moltissimo dai nostrigenitori, ma anche da Dick Chipperfield. È come un secondopadre per me e penso sia molto importante imparare dapersone diverse, da più parti, da più “scuole”.Poi i miei genitori hanno avuto l’esperienza del Gerry CottleCircus, un complesso che mio padre decise di rilevare. Luilavorava con gli animali feroci, ed io con gli esotici. Ma in quelperiodo noi ragazzi studiavamo e passavamo col circo solo

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di Flavio Michi

inte

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teMartin Lacey al Medrano (le foto di questo servizio sono di F. Michi)

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le vacanze. Dopo qualche anno decidemmo di cambiarenome al circo che divenne Harlequin, ma gli affari nonandarono bene. In seguito i miei si separarono e mia madreandò in America a lavorare per Cuneo con le tigri bianche.Io e mio fratello decidemmo di andare in giro a vedere circhie così vidi Krone per la prima volta, l’Austrian National Circus,Barum, Bush Roland, Knie, Roncalli. Era un buon periodo edin giro si potevano incontrare moltissimi spettacoli di ottimolivello.Quando gli affari al circo cominciarono a non funzionare ioe mio fratello decidemmo di viaggiare. Alex andò in Irlanda,dove conobbe quella che è poi diventata sua moglie, e io,per molte ragioni, decisi di spostarmi in Europa con un gruppodi leoni.

Come hai iniziato la tua carriera in continente?Dal Belgio. Dick Chipperfield aveva portato il gruppo di tigriche era stato in Francia con Arlette Gruss sino in America.Io, invitato dal figlio Richard, mio ottimo amico, assistetti allapremiere di Ringling. Purtroppo in seguito ci fu il terribileincidente di Richard. La situazione dei Chipperfield era difficile.Dick aveva numeri in giro per tutta Europa. Andai a dargli unamano per spostare dei gruppi di animali da un posto all’altro.Anche i 13 leoni che si trovavano al Ringling, quelli mandatidall’altro fratello Graham, furono inviati in Spagna per le festedi Natale. Ma mancava chi avrebbe lavorato con loro. Parlaicon Dick e facemmo velocemente un contratto. Fu moltodifficile perché non conoscevo neanche i loro nomi. Ricordoche passavo molto tempo al telefono.Iniziai con cinque, otto, infine 12, anche se il Circo Pawelsdove lavoravo non era grande. Sono stato molto bene lì inBelgio. Poi sono arrivati Lille, il Festival di Massy e Pinder,anche se con altri animali. Anche George Kobann al CirqueArlette Gruss ha lavorato con quegli esemplari per unastagione. Alcuni dei leoni che ho adesso provengono da quelgruppo storico. Li abbiamo addestrati in Inghilterra e dopoil Festival di Massy ho fatto una stagione con il Cirque Kino’s.Poi sono stato nell’ex Germania dell’Est, a Dresda al BushRoland, con tre elefanti e i leoni di Graham Chipperfield chenel frattempo erano tornati anch’esso dagli States.Infine Monte Carlo e l’Argento, a 22 anni. Poi un contrattoper un mese da Krone, dove ho incontrato Jana, la miaragazza. Quindi in Olanda con il Circus Renz per la stagione.Poi alcuni Gala, il programma televisivo Stars in der Manegeallo stabile di Krone a Monaco, di nuovo da Renz per Natale.E poi il contratto per le stagioni da Krone! Un sogno diventatorealtà.

Il tuo numero � introdotto da un bel video in cui vediamoalcuni grandi domatori. Che ne pensi dei tuoi predecessoridi ieri e di oggi?Mi piacciano molto gli addestratori di una volta e quando èpossibile amo vedere i loro filmati. Credo che l’obbiettivo degliammaestratori sia fare spettacolo, creare interesse nel pubblico.

Ci sono persone che vogliono avere successo come piloti dimoto o di Formula 1. Altre, come me, che amano gli animalie vogliono raggiungere questo obbiettivo con loro. Ho cercatodi mostrarlo nella prima parte del video, mentre la secondaè dedicata a contrastare le persone che sono contro il circoe a far vedere che noi abbiamo cura degli animali e li amiamo.Da Krone facciamo vedere due video distinti e il messaggioè più chiaro e più immediato: il sogno del bambino e poil’attenzione che abbiamo per gli animali. Ma le persone chesono contro il circo non cambiano la loro opinione nemmenose metti un leone in un hotel a cinque stelle. Ma alla gentea cui piace il circo sta a cuore anche la cura verso gli animali.A Monte Carlo o qui da Medrano, per esempio, se sai comesono tenuti gli animali e se li vedi personalmente al di fuoridalla pista, apprezzi ancora di più quello che vedi nellospettacolo. Per me e mio fratello, per mia madre, è moltoimportante tutto quello che c’è “fuori”. Il lavoro più difficileè proprio lì. In pista si tratta di fare spettacolo.

La critica loda il tuo stile dinamico.Riguardo al lavoro sotto i riflettori, a ben guardare col mionumero non ho inventato niente. Cerco di prendere il megliodai bravi addestratori. Ho molti idoli, non solo uno. Oltre aimiei genitori e Dick Chipperfield, ho visto dei filmati di ClydeBeatty, Gilbert Houcke e molti altri campioni del passato. Tuttoè già stato fatto, ma bisogna avere il proprio stile. Questo èquello che conta. Quando segui troppo qualcun altro finiscisolo per stargli alle spalle! Devi cercare di fare qualcosa didiverso. Puoi vedere i leoni che mi attaccano a comando. Lifermo quando sono troppo vicini e mi piace questasituazione. Poi gli do un bel bacio e questo è moltointrigante perché la gente li vede quando mi attaccanoe poi quando li bacio. Vogliono vedere questo. Ilproblema però, secondo me, è quando li baci troppo.Allora la gente pensa: “oh, ma sono dei gattoni!”Mi piace far vedere alla gente anche il pericoloperchè il pubblico viene al circo anche per questo.E’ emozionante per loro ed è anche il motivo percui ho avuto un buon esito a Monte Carlo, mi hadato l’opportunità di avere buoni contratti per la in

terv

iste

I Lacey al completo

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stagione, e da Medrano qui in Italia, un ottimo complessoche è un orgoglio per la nazione.

Hai lavorato sia sotto chapiteau del Medrano che nelgrande palasport di Firenze. Che ne pensi del pubblicoitaliano?I pubblici sono diversi fra loro. Quello tedesco, per esempio,è più facile da conquistare. Ma anche quello francese e quellospagnolo mi sono piaciuti moltissimo. A Madrid al Gran CircoMundial c’era sempre un pubblico entusiasta. Da Medranoc’è una bella atmosfera. Anche se al palasport MandelaForum di Firenze è stato strano, con il pubblico molto lontano.In tutti i palazzi dove ho lavorato non c’è la stessa intimitàdello chapiteau. Ma in generale posso dire che gli italianiamano il circo. Dopo lo spettacolo la gente mi avvicina e misaluta. Spesso mi ringrazia.Quando faccio il mio numero e ho qualche problema lascioun po’ di tempo in più alla gente per comprendere quello chesta accadendo. Quando il numero dura di più, per qualcheproblema, per esempio un leone che non scende subito dalsuo posto o qualcosa di simile, allora ci sono più applausi.Forse, diversamente, può apparire troppo facile al pubblicoitaliano.Dopo oltre un mese di permanenza ho cercato di cambiarequalcosa per il pubblico, per regalargli qualche sorpresa in

più. Come penso sia giusto facciano sempre gli artisti.In America ho visto la gente che mangiava e parlava durantelo spettacolo, vanno al circo come se andassero ad una festa.In Germania, invece, la gente resta silenziosa in osservazione.In Italia le famiglie, parlano. Mi piace molto lavorare qui. Lagente che viene allo zoo la mattina dopo aver visto lo spettacolomi riconosce e inizia a chiacchierare. “Mi sono piaciuti moltoi tuoi leoni. Ma uno ti ha attaccato. É pericoloso?” Mi piaceparlare con loro. A volte in pista mi sembra che la reazionedel pubblico non sia così forte, ma poi vengono a farmi icomplimenti.

Il circo del futuro continuer� ad essere con gli animali?Io credo di sì. Ci sono molte persone che la pensano diver-samente, ma abbiamo molti circhi in Europa che si comportanoin modo tale da rendere quasi certo il futuro del circo conanimali. Sia in Italia, che in Francia o in Germania. Inoltre oral’ECA (European Circuì Association) potrà tutelare questaidentità anche presso le istituzioni europee. Credo che conla qualità della vita il futuro sarà con gli animali.Certo esistono spettacoli come il Soleil che incontrano gransuccesso. Ma credo che per la maggior parte il pubblicovoglia ancora vedere artisti che lavorano con animali. Perquanto mi riguarda proprio non posso farne a meno. Holavorato già con dieci generazioni di leoni. Kassanga è

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l’undicesima. La mia famiglia ne è molto orgogliosa, e i mieianimali sono parte della mia famiglia e della mia vita. Il leonebianco Tonga è come un figlio per me. Abbiamo anche unospazio in Inghilterra dove possono ritirarsi alla fine della lorocarriera.Tutti mi possono vedere quando addestro i miei animalivedendo quello che faccio. Da Krone molta gente mi vede lamattina mentre provo in circo e anche fuori con i miei animali.Il mio mestiere è “l’addestramento degli animali”. Se aqualcuno non piace può non venire a vedermi. Se ci fosseuna legge in questo senso dovrei rispettarla. Ma non mipossono fermare perché non apprezzano. Ci sono ancheristoranti non buoni, per esempio. E’ molto facile per unGoverno dire “vietato”, ma non è una cosa giusta. Il circo nonè qualcosa che è stata inventata ora, ma centinaia di annifa. Il circo è storia. Non si può combattere contro la storia.Solo in Italia c’è così tanta gente del circo. Famiglie moltonumerose come i Casartelli. Pura storia del circo. Ci sonocosì tanti addestratori di animali e tanto potremmo imparare.Ci sono moltissime cose che la gente dovrebbe sapere daloro. L’addestramento degli animali è un’arte. E’ molto specialetutto quello che possiamo fare con gli animali. Credo chenon debba essere la generazione delle Christel SembachKrone, Moira Orfei o dei Casartelli a dimostrarlo, ma quelladei più giovani: Jana, Brian, Stefano. Dobbiamo fare qualcosaper questo e dobbiamo farlo ora!Penso che il circo debba educare, invitare scuole, studentiuniversitari a venire e a vedere. Naturalmente lavoriamo inuno spettacolo, abbiamo animali, mettiamo della musica,costumi, luci, ma dobbiamo spiegare una cosa: perché lofacciamo. Il punto è proprio l’educazione, far vedere alla gentecome addestriamo gli animali. Ho questo sogno: mi piacerebbeinvitare i ragazzi, ogni volta che visitiamo una città con Krone,per far vedere loro come si addestrano gli animali. So chenon è facile perché ci sono grosse campagne contro il circocon gli animali e queste riescono ad avere milioni di euro. Lasola cosa che possiamo fare oggi è cercare di educare lenuove generazioni. E’ l’unico modo per sopravvivere. Educarela gente. “Perchè avete animali nel circo?” Perchè questa èun’arte e vogliamo mostrarla alla gente.

Pensi che l�ECA sia ancora in tempo per poter fare qualcosaper questo?Sì e no. Perchè avere tutti i circhi insieme, uniti, è moltodifficile. Questo è il problema più grosso.Ma dobbiamo fare qualcosa comunque perché altrimentifinisce male. E dobbiamo farlo perché ci crediamo. Dici cheforse è tardi ma molti problemi vengono affrontati in ritardo.Adesso stanno occupandosi del problema che c’è in Austria.Io, te, noi non sappiamo se sia tardi o no, ma bisogna farqualcosa adesso. Da una parte abbiamo un Governo europeoe dall’altra ogni città che emana le proprie leggi locali. Siamoin Europa. L’ECA sta lavorando in questa direzione. Io nonposso far qualcosa da solo. Tutti, insieme, possiamo farlo.

Vedi quanti circhi ci sono in Italia? E’ incredibile.Voglio combattere non per me stesso, ma per il nome delcirco e se un circo si comporta male dobbiamo contrastarlo.Spero e penso che lo spettacolo dal vivo come il circosopravvivrà, forse cambiando, ma sopravvivrà!

Stai pensando di inserire Tonga nel numero con gli altrileoni?Non è una cosa automatica o scontata. Ci sto pensando, macerto non questi leoni, forse con un nuovo gruppo. Tonga èun leone particolare. Quando era più giovane lo portavo fuoria cena con Christel Sembach Krone. Ora già non più, perchése c’è qualcosa che non gli piace è difficile tenerlo. E’ moltoforte. Kassanga era 320 chili tre anni fa ed ora è circa 350.Tonga invece è sui 280 chili. Anche le mie femmine sonogrosse. Sono molto orgoglioso di loro. Lavoriamo tanto peravere animali come questi.

L�Inghilterra � la culla dell�arte circense. Ci tornerai primao poi?In Inghilterra la situazione è complessa. Eppure mio padrecontinua a lavorare lassù con leoni e tigri. Anche a costo diinstallare il circo lontano da alcuni centri abitati, fatto cheprovoca un trend negativo degli affari perché la gente devefare parecchi chilometri per andare al circo. Ma mio padreè molto determinato e vuole combattere per i propri diritti.Lo stimo molto per questo. Mi spiace non lottare al suo fianco,ma se devo dire la verità, le sirene dei grandi spettacolicantano in maniera troppo dolce. Lavorare a Monte Carlo, daKrone o da Medrano dona delle soddisfazioni senza eguali.Mi piace il mio lavoro, quello che faccio, viaggiare, fare il mionumero, lavorare in bei posti in Italia, Francia, Germania,mostrare al pubblico quello che faccio. Credo che il pubblicosenta questo mio entusiasmo e in parte per questo lo sostenga.In conclusione sento molto il richiamo della madre patria,ma per il momento voglio portare il mio lavoro, la mia arte,nel mondo.

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Martin Lacey Junior con il leone Tonga

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Circo Massimo è da sette anni un appuntamento imperdibileper gli appassionati di circo italiani (ma il programma vain onda anche in molte altre nazioni). Dal 2000 ha fattovedere quasi 500 numeri provenienti da ogni parte delglobo. Ospitando tutte le più importanti star della pistanostrana e numerosi loro pari grado di tutto il mondo. Nelcast di sette edizioni figurano decine di premiati a MonteCarlo, ma anche molte promesse lanciate proprio dallatrasmissione televisiva. Solo per citare alcune delle glorietricolore: Moira Orfei, Flavio Togni, David Larible, Fumagalli,Stefano Orfei, gli Errani, i Bellucci, Yvette De Rocchi, iGiurintano, i Jasters, i Curatola, i Bello e molti giovanicome i Dell’Acqua, i D’Amico o il clown Devis Vassallo. Perquanto riguarda i “forestieri” ricordiamo soltanto AnatolyZalewsky, Andrei Jgalov, i Navas, Oleg Izossimov, MarioBerousek, gli Alegria, i Nock, i Puzanovy.E quest’anno la rete dimostra di voler non soloconfermare la fiducia al mondo delcirco ma di rilanciare. Lepuntate da quattro di-ventano otto, con ilcoinvolgimento diun centinaio dinumeri prove-nienti dai cinquecontinenti. Laconduzione è af-fidata ad uno degliuomini di punta dellereti nazionali, Fabrizio Frizzi,con la bella compagnia dellagiovane argentina Belen Rodriguez e lasignorina “buonasera” Giorgia Wurth.Ma non sono solo queste le novità. Ogni puntata avrà untema: l’oriente, il cinema, l’Africa, il brivido e così via.Quindi molti dei numeri di ogni puntata seguiranno l’argo-mento in questione. Nella puntata dedicata al brivido cisarà il filo alto e la ruota della morte di Laslo Simet e OlgaDennisova e le balestre di Guy Tell. In quella dedicata airitmi latini il giocoliere Rafael De Carlos, la troupe cubanadei Los Febles, ma anche il numero di funambolo di ErikNiemen (visto a Latina). In quella dedicata al cinema idalmata di David Busnelli e l’acrobatica in banchina dei

Matrix (dal Bolshoj di Mosca). E così via. Altranovità il collegamento con il Cirque du Soleil. Inogni puntata verrà mostrato un filmato tratto daglispettacoli di Vegas del famoso complesso cana-dese, una vera e propria esclusiva planetaria, visto

che di questi spettacoli non è mai stato trasmesso niente.Ulteriore particolarità sarà la presenza in studio di unartista che tenterà un record del mondo. Come PeterRosendahl che al monociclo tenterà di saltare la cordaper 170 volte in un minuto. O Miss Be Have che proveràad ingoiare 17 spade in una volta. O ancora Fan Yang checercherà di intrappolare in una bolla di sapone una ventinadi persone ed altre stranezze del genere.Il circo è da sempre un contenitore di discipline spettacolari,quest’anno a Circo Massimo saranno presenti esibizionidi discipline “altre” rispetto alla pista, ma sempre dicarattere popolare e di sicuro impatto visuale. Per esempioi barman acrobatici, le lotte di gladiatori, i giocolieri difreesbee e così via. Anche quest’anno si prospetta inte-ressante la partecipazione di artisti italiani. Mario Belluccipresenterà la nuova versione del numero con sei elefanti.

Willy Colombaioni, con ogni probabilità il più fortegiocoliere italiano del momento,

presenterà alcuni dei suoiexploit con uno stile es-

senziale e moderno.Ci saranno poi i

quattro fratelliPellegrini conesercizi unici nelloro genere. E i

cinque leoni ma-schi e due tigri

dell’ammaestratoreRedy Montico.

novità più interessanti la rubricadedicata ai bambini del circo. Ogni

puntata verranno presentati dei giovanissimi artisti (dagliotto agli undici anni) spesso provenienti dalle più importantifamiglie del circo italiano (Togni, Orfei, Bellucci, Larible)impegnati nelle più classiche discipline della segatura,dalla giocoleria, all’acrobazia equestre, all’ammaestramentodi animali esotici. Questo spazio è reso possibile grazieal gemellaggio con l’Accademia del Circo di Verona checonquista così un’ulteriore visibilità e riconoscimento delprezioso lavoro svolto.Il programma, che sarà registrato da metà aprile a finemaggio, andrà in onda in prima serata su Rai 3 tutti imercoledì dal 13 giugno al 2 agosto. Insomma, la prossimaestate Circo Massimo pianterà le sue tende nel salotto diogni casa italiana, e di certo invoglierà gli spettatori acorrere sotto gli chapiteau “piantati” nelle piazze di tuttaItalia.

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di Rocco Maggiore

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ia

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Troupe Boysov – Russia – Barra RussaTroupe Matrix – Russia – Acrobati in banchinaTroupe Pellegrini – Italia – EquilibristiTroupe Dragaliev – Russia – GiocolieriDaniel – Francia – Mimo comicoTroupe Ambaradan – Italia – Mimi comiciDavid Busnelli – Italia – DalmataGianni Mattiolo – Italia – Grandi illusioni con animaliRedy Montico – Italia – Tigri e leoniFamiglia Montico – Italia – Fantasia equestre gitana e fantasia orientaleTrio Tampobros. – Russia – Trampolino acrobaticoDuo Ulan Baator – Mongolia - ContorsionisteDiana Puchova – Russia – Anelli alle CinghieDuo Galenchik – Ucraina – Doppio trapezio e tessuto aereoSemen Krachinov – Russia – GiocoliereKapersky Bros. – Russia – Equilibristi mano a manoDavis Vassallo – Italia – ClownDuo Duss – Svizzera – Otarie ammaestrateDuo Strackov – Russia – Equilibristi mano a manoErix Niuman – Italia – FunamboloFraser Hoper – UK – Mimo comicoBilly Wilson Smart – UK – Cani ammaestratiTroupe China – Cina – Acrobazia

Walter Martini – Italia – Coccodrilli e serpentiMama Africa – Africa – AcrobaziaI �Tognini� – Italia – Discipline equestriI �Tognetti� – Italia – Acrobati comiciMike Togni – Italia – Acrobata a cavalloRenato Bellucci – Italia – Arca di NoèDavid Pierre Larible – Italia / Messico – GiocoliereMoira Junior e Walter Junior – Italia / Russia - EquilibristiSos Petrossian Junior – Russia – Piccolo illusionistaSos Petrossian – Russia – TrasformistiMario Bellucci – Italia – Elefanti ammaestratiLos Febles – Cuba – Acrobati alla barra russa e all’altalenaTrio Bokafi – Ungheria – Acrobati alla basculaPaolo Giua – Italia – Magia degli OscarAlona – Russia – Verticali in cuboAcqua – Germania – Contorsioni in vascaDuo Simet – Ungheria – Ruota della morte, filo alto, corda verticaleGuy Tell – USA – BalestreDuo AZ2 – Australia/Canada – Trapezio fisso, corda oscillante, cinghie aereePeter Rosenthal – Germania – MonocicloMiss Be Have – UK – Ingoiatrice di spadeWilly Colombaioni – Italia – Giocoliere

Il cast di Circo Massimo 2007

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Charlie RivelIl clown romantico

Le anime del clown

Charlie Rivel al trucco (Foto Archivio Cedac)

di Massimo Locuratolodi Massimo Locuratolo

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Jos� Andreu y Lasserre, �Charlie Rivel� (1896-1983), figlio diuna coppia di artisti ambulanti, nacque per caso a Cubelles,un minuscolo borgo a sessanta chilometri da Barcellonadove i genitori si erano fermati per dare spettacolo. A dueanni faceva gi� parte della troupe famigliare, a venti coi fratelliaveva montato un�attrazione internazionale di successo edal 1935 fece ditta da solo, diventando da quel momentouno dei pi� amati e richiesti clown mondiali.Dopo una lunga stagione nel corso della quale si esibiva inequilibrio sulla testa della sorella Nena al circo stabileLambert, presso Parigi (che chiuse i battenti alle primeavvisaglie della Grande Guerra), la famiglia si trasfer� nellaneutrale Spagna per lavorare, dal 1913, al circo Tivoli diBarcellona e poi al Cortez di Valencia. In seguito gli Andreufondarono un�impresa propria — il circo Reina Victoria — e fuin quel periodo che Jos� vide al cinematografo una delleprime comiche mute di Chaplin, restandone talmenteimpressionato da decidere di imitare aspetto e atteggiamentidi Charlot nel corso del suo numero al trapezio, ottenendoimmediatamente un successo strabiliante. In seguito misein piedi un numero coi fratelli, in cui musica, acrobazia edialoghi si fondevano mirabilmente. Il suo carisma oscur�presto il ruolo dei fratelli, e questo fatto cre� una situazioneincresciosa di invidie e conflitti che esplose definitivamentenel 1933. Jos�, amareggiato, lasci� la formazione.Si ripresent� in pista nel 1935 con un nuovo trucco (in cuispiccava il naso a cubo — immortalato con un uccellino bluappoggiato sopra nel famoso manifesto realizzato da VangRasmussen per la sua stagione al circo Schumann del 1967),un nuovo costume (una lunga tunica rossa indossata suipantaloni), e un nuovo personaggio (il clown romantico conla rosa tra le mani) straordinariamente riusciti, che loconsacrarono presto come stella assoluta del circo e delmusic-hall.La sua estrema sensibilit�, messa molto bene in evidenzain un film di produzione tedesca del 1943 diretto da WolfgangStaudte, �Akrobat scho-o-o-n�, in cui, oltre a prodursi comeclown in un numero comico al trapezio basso, dimostr�interessanti doti di attore puro, unita all�incredibile capacit�di toccare le corde delle emozioni con la sola mimica, loconsacrarono prima come maggiore clown spagnolo e poicome una delle pi� importanti attrazioni comiche internazionali,pari come fama e come richieste solo a Grock e ai Fratellini.Nel 1944, profondamente addolorato dalle atrocit� dellaSeconda Guerra Mondiale cui aveva assistito in Germania,decise di lasciare le scene all�apice della popolarit�, e solonel 1952, convinto da Grock, riprese a esibirsi in pubblico.Nel 1971 Federico Fellini lo intervist� per il film �I clowns�.Nel 1974 ricevette dalle mani del principe Ranieri il primoClown d’Oro del Festival del Circo di Monte Carlo. Tenne lospettacolo d�addio nel 1982 a Madrid.Di lui hanno detto: �E� la quintessenza del clown� (JacquesFabri). �Ø Picasso. Picasso che, con tre o quattro tratti soprauna tela, disegna e dona tutta la sua vita... perch� dietroquesti tre o quattro tratti inimitabili vi � la maturit� di unuomo�. �Superarlo? Sinceramente impossibile� (Aarhus).�Personaggio leggendario, come Grock, come i Fratellini, unodei nomi pi� illustri del circo� (Joan de Sagarra).Nel 1971 Charlie Rivel ha scritto l�autobiografia, �Pobre

payaso�. Fu pubblicata inizialmente in Danimarca, paese dalui amatissimo e da cui era ugualmente riamato, per poiessere tradotta in spagnolo e stampata a Barcellona nel1973. Di seguito, nella traduzione dallo spagnolo di MassimoLocuratolo, sono riportati dei brani in cui l�artista ben evidenziala dimensione sentimentale del suo clown, e racconta ilrapporto con Charlot e con Grock.

E adesso mi tocca raccontare la mia vita, la vita del clown.E’ multicolore e variopinta come il suo volto. La sua caricaturainvita al riso e all’allegria, ma può cambiare all’istante eriflettere il dolore: allora dai suoi occhi sgorgano le lacrimeamare del fanciullo.Il clown è un personaggio da fiaba. Caratterizza il suo aspettodi fronte allo specchio e ciò lo mette in relazione con la vitainteriore dell’uomo, coi suoi sentimenti. Il goffo naso rossorisalta sulle guance dipinte, e la bocca imbiancata si atteggiain un eterno sorriso. Ma il clown sorride veramente?C’è un clown dentro ogni essere umano. Lui appare nellapista del circo per insegnarci le molteplici sfaccettature dellavita: così sono io, tu sei così. Racconta le avventure comunia chiunque, rivelandoci i sentimenti più intimi.Intendo raccontarvi la storia del clown esattamente come laconosco. Del clown che ride e di quello che piange; e diquello che si trova sempre in viaggio e il cui destino è lavorare,e non conosce il riposo mentre il circo si riempie di gente:di gente che viene per ridere e per piangere con lui.Il clown esiste da molti, moltissimi anni. E’ il successore delbuffone. Forse costui fu più intelligente, più umano, e qualchevolta il suo cuore fu più grande di quello del re medesimo;nonostante ciò, agli occhi di tutti, lui, il buffone, era un poverodiavolo, un disgraziato, un miserabile – il bersaglio delladerisione e del disprezzo di chiunque. Per il clown è esattamentela stessa cosa. Tutti ridono di lui. E’, è stato e sempre sarà ilpovero sciocco, lo zimbello che riceve gli schiaffi. Gli buttanoaddosso l’acqua, lo macchiano con la meringa delle torte.Il clown inciampa nelle sue enormi scarpe, cade rovinosamente,e quando si dirige all’uscita piangendo come un fanciulloaddolorato gli cascano giù i pantaloni troppo larghi. La gentelo aspetta, e il suo dovere è far ridere gli altri con le suedisgrazie. Povero clown! Chi non lo disprezza? E’ inferiore atutti, e nel mondo del circo si trova al gradino più basso dellascala sociale. Esiste solo per suscitare risate: non è importanteche il suo cuore soffra. Compie il suo ingresso in pista mentregli altri si affrettano ad istallare le reti e i trapezi per i veriartisti, e i bambini lo indicano col dito. Povero clown!Nella mia vita ho incontrato molti clown, e tranne pochissimeeccezioni sono tutti finiti in disgrazia e in miseria. Una voltane ho conosciuto uno che amava appassionatamente unaragazza. Anche lei era innamorata di lui, ma poco a poco glisi allontanò perché lui non era altri che un clown, uno sciocco,uno scemo che la gente non faceva altro che deridere. Lei lolasciò, e il clown ne soffrì così tanto che finì per togliersila vita. Ci fu poi un altro clown che aveva imboccatola via per raggiungere la fama. I suoi successi eranoeclatanti in tutto il mondo, e stava quasi per ritenersiil più grande di tutti. Ma un bel giorno la gente iniziòa non ridere più delle sue buffonerie. Lui iniziò a sentirsiinsicuro di se stesso, e il dolore gli solcava il volto cl

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truccato. Cercò di obliarsi nell’alcol. Il pubblico, quandorecitava, non tardò a cessare di ridere del tutto, e così la suatendenza al bere aumentò. Quando ciò avviene non c’è piùniente da fare, perché a quel punto il clown non ha più senso.Anni dopo lo andai a trovare. Non era null’altro che una rovinaumana. Ah, il clown! Quel povero diavolo, quel fantoccio,quella bambola di cenci, quel personaggio che tutti consideranosempre il più disgraziato dei disgraziati! Però, nonostantetutto, il lavoro del clown esige da lui che sia più intelligente,più umano, più sensibile di tutti gli altri. Proprio per questola sua vita finisce quasi sempre in tragedia. Povero clown!(…)Da Barcellona ritornammo a Parigi. Lì rimasero mamma e itre piccoli, René, Marcel e Roger, mentre Nena, Polo e ioandammo a Gandes, una splendida e antica città belga, perlavorare in un teatro di varietà, il Folies Bergère. Fu lì che vidiper la prima volta Charlie Chaplin. Non potevo ancora sospettareciò che quel ragazzo avrebbe significato per me e per tantialtri. A quell’epoca era completamente sconosciuto, e sarebbepassato molto tempo prima che iniziasse a girare dei film.Recitava nel nostro stesso programma, in uno sketch comicointitolato “Tingel-Tangel”. Sebbene possa sembrare incredibile,a nessuno venne in mente che il suo nome sarebbe arrivatoun giorno a eclissare tutti gli altri. (…)Quegli anni mi portarono qualcosa di nuovo, qualcosa cheavrebbe avuto un significato decisivo per la mia carrieraartistica, e che avrebbe dato inizio a una nuova tappa dellamia vita. Una sera mi trovavo per caso al cinema con un’amicae proiettavano un film di Charlie Chaplin, che in Spagnachiamavano Charlot. Il film si intitolava “Charlot campione diboxe”. Era la prima volta che lo vedevo sullo schermo e avevole lacrime agli occhi tanto ridevo. Quella notte, nel miocamerino, mi guardai allo specchio cercando di atteggiarmicome lui. Mi feci i baffetti e le grandi sopracciglia con unamatita nera, indossai la bombetta e presi il bastoncino cheusavo per il trapezio. Trovai pure delle scarpe enormi e leindossai, scambiate, ai piedi. Così trasformato uscii dalcamerino, e gli artisti continuavano a ridere: “Ma sei proprioCharlot! Che somiglianza impressionante!” Entrai in pista pereseguire il numero comico al trapezio truccato in quel modo.Al termine, mio padre mi riprese molto seriamente e mi proibìdi rifare quella parodia nello spettacolo successivo. Nel 1916andammo a Madrid, dove il circo Reina Victoria si istallò nelquartiere di Atocha. Tutti i giornali, così come i manifesti,annunciavano che Charlot in persona si sarebbe esibito alcirco Price. Ero entusiasta di poterlo ammirare, e la notte deldebutto andai lì. Chaplin fece una pantomima con una giovanedonna che, stando al programma, si chiamava Miss Mabel.La pantomima era davvero pessima, e Charlot mi sembravapiù Cyrano de Bergerac che l’autentico Chaplin, dal momentoche, ovviamente, non c’era Charlot in persona ma un imitatoresenza scrupoli che si spacciava per lui. Il pubblico non tardòa reagire e si udirono fischi, piedi pestati e urla che dicevano“fuori… , fuori… ”. Alla fine, il tutto si trasformò in un tumultodi dimensioni enormi: il falso Charlot non riuscì a terminareil numero. La scarsa qualità di quello spettacolo mi diede ilcoraggio di mettere in piedi la mia parodia.Mio padre, con qualche limitazione, mi diede il permesso dirappresentarla un’unica volta. Io debuttai, ottenendo un

successo trionfale. Mio padre ne rimase così soddisfatto cheda quel momento non pose più nessuna obiezione. Da quelmomento il numero venne annunciato su manifesti speciali:“Pepe Andreu nella sua prodigiosa imitazione di Charlot”. AMadrid restammo tre mesi. Sempre con l’intenzione diintrodurre cambiamenti continui al programma, presi la brigadi svolgere ogni genere di ruolo: acrobata, trapezista,volteggiatore a cavallo, giocoliere, equilibrista, saltatore e nonso quante altre cose ancora. Lo spettacolo includeva pureuna pantomima, ed ebbi così l’opportunità di recitare purein un ruolo comico. L’elemento comico mi appassionava, econtinuavo a sognare di arrivare un giorno a fare il clown. Aun certo punto mi decisi a farlo sapere a mio padre: “Papà,perché non prepariamo un buon numero di clown?” “Forsenon sarebbe una cattiva idea” rispose. “Il numero comicopotreste farlo tu e Polo”. La cosa mi rallegrò moltissimo: stavorealizzando il mio desiderio di sempre. Mi tornarono in mentele parole che papà Lambert pronunciò quando ero piccolo:“Un giorno diventerai un grande clown”. Presto la mia allegriafu oscurata da una nube, però: mio padre decise che avreidovuto recitare la parte dell’Augusto, invece che quella delClown; ruolo, questo, destinato a mio fratello Polo e che tantomi piaceva. Dal momento che tutti i numeri erano eseguitidai membri della famiglia, il nome “Andreu” sui manifestiritornava sempre. Mi sembrava eccessivo: si aveva l’impressioneche nel nostro circo non ci fossero altri artisti. I fratelli Andreuapparivano continuamente: sui trapezi volanti, nellaincomparabile parodia di Charlot, nel geniale numero diacrobazia, nella famosa entrata clownesca… Non si vedeva

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Charlie Rivel assieme al figlio

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che quel nome ovunque.Proposi a mio padre di cambiare denominazione, per evitarequeste ripetizioni. Mi accinsi quindi a scrivere le lettere su unfoglio e a unirle in combinazioni differenti. Da questo rompicapone uscì una che mi piacque in maniera particolare: consistevanelle lettere R.I.V.E.L. “Ci siamo!”, esclamai.Charlot Rivel. Lo ripetei mille volte. Giunsi infine alla conclusioneche la versione inglese del nome, Charlie, per il numero altrapezio suonava meglio. E fu così che nacque il mio nomed’arte, Charlie Rivel. Ma a mio padre quel Charlie non piaceva,e per il numero di clown decise che avremmo lavorato comeBobby e Polo. Si stamparono altri manifesti coi nuovi nomi,e ricominciammo a girare per tutto il territorio spagnolo, finoa Pamplona, dove ci presentammo per la festa di San Firmino.(…)Quando ancora lavoravo al varietà “Scala” venne a vedermiWilly Schumann, direttore del miglior circo di Copenhagen,che portava il suo nome. Ci mise sotto contratto per la stagione1928. Prima di andare in Danimarca continuai a girare laGermania. Recitammo a Colonia, Amburgo, Dusserdolf e inaltre grandi città. In seguito fummo al teatro “Empire” di Parigi,per il quale firmai un contratto per tutti e due i miei numeri.Lì sorse un altro problema. Per quello stesso periodo i direttoriDufresne e Varna avevano inserito in programma comeattrazioni principali il debutto del mondialmente famosoGrock, oltre che me. Venni messo al corrente della situazionedai sopra citati signori quando raggiunsi Parigi. Non sapevanoche pesci pigliare. Grock pretendeva che nessun altro clownfigurasse nel medesimo programma in cui appariva lui. Esigevache il contratto venisse rispettato, e nel contratto c’era scrittoche l’attrazione principale doveva essere lui.Facemmo un colloquio coi direttori, durante il quale ebbil’occasione di conoscere personalmente Grock, la qual cosami diede davvero un’immensa soddisfazione personale.Giungemmo presto a un accordo. Con tutto il rispetto che

avevo sempre provato per lui, accettai di non essere iol’attrazione principale, rinunciando perdipiù a presentarequalsivoglia numero di carattere comico per tutti i quindicigiorni della sua presenza all’ “Empire”. Facemmo solo ilnumero al trapezio e la parodia. In seguito a quell’avvenimento,Grock ed io stringemmo un’amicizia cordialissima. Il suo ruoloavrebbe significato tantissimo per me, e mai me ne sareidimenticato in seguito. (…)Nel 1964 trascorremmo un lungo periodo a Geneviève surMarne. Nel corso delle lunghe passeggiate nel parco,accompagnato dal mio cane Putch, potevo vedere all’altrolato del muro di cinta, in mezzo a un orto di alberi da frutta,un cartello a grandi caratteri che diceva: “Residenza CharlieRivel”. Avevano costruito cinquanta appartamenti proprio lì.Un giorno Carmen mi chiamò: “Pepe, c’è il tuo amico Sergeal telefono”. Risposi, e Serge disse che stavano organizzandoun festival internazionale di Clowns in Italia. Si sarebbe tenutoil 12 dicembre a Campione, sulle rive del lago di Lugano.Avrebbero aggiudicato il trofeo Grock, pensato per onorarel’illustre artista, e gli organizzatori ci tenevano in modoparticolare che io fossi presente. Era un debito che avevocontratto con il vecchio amico Grock. Mi recai a Campionee venni presentato come ospite d’onore. Il festival si svolsecon molto successo. Trasmesso in Eurovisione in una decinadi paesi, si calcola che fu visto da 70 milioni di persone.Come arrivai a Campione venni assalito dai giornalisti, daifotografi e dagli intervistatori delle radio di ogni paese. Ci fuun grande spettacolo al Casino, con la partecipazione delballetto della Scala di Milano, del celebre tenore GiuseppeCecilio, dell’attore comico Polydor, dei cantanti Tony Renis eDomenico Modugno e della mia. Il successo fu pieno e totale.La sala, ridondante di fiori, era esaurita in ogni ordine di postida un pubblico elegante. Al termine dello spettacolo, il Ministroitaliano del Turismo, Achille Corona, salì sul palco e mi consegnòla coppa d’argento del Festival.

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Gli Andreu Rivels

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Per il secondo annoconsecutivo la regia delCirco Nazionale Olan-dese “Herman Renz” èstata affidata ad AntonioGiarola. Lo spettacolo, che debutterà il 23 marzo a Delft,si intitolerà “Bellissimo” e sarà, come di consuetudine,completamente cambiato rispetto all’edizione precedente.Del cast, diretto dal “monsieur Loyal” Robert Ronday, oltreai clowns Milko, Frenkie e Bruno Chiky, sono stati confermatiMichel Jarz che manderà il numero di otto cavalli grigispagnoli dell’American Circus di Flavio Togni e la russaTamara con due numeri acrobatici inediti. Nel nuovo castfigurano tra gli altri i funamboli Carrillo, Tommy Dieck (leoni),i Pedersen (otarie), i Faltini (giocolieri e acrobati) e gliitaliani Ferrandino (equilibrio e contorsionismo). L’orchestra,

composta da otto elementi, sarà diretta daRobert Rzeznikdi. Anche in questa

occasione Giarola privilegeràestetiche di tipo classico

con vari accenni alfolklore italiano.

La Troupe Bukovina alBlackpool Tower Circus. Termi-

nato il contratto con il Circo Medrano, gli acrobatirussi della Troupe Bukovina, con i salti alle corde el'acrobatica alle basculle, si trasferiscono in Gran Bretagna.A partire dal 31 marzo, infatti, faranno parte del nuovospettacolo del Blackpool Tower Circus dal titolo "Mooky'smascarade", che avrà per tema il ballo mascherato e legags del clown Mooky.

Shirley Dean e Alessio Fochesatoal “Moira Orfei”. La brava giocoliera americana, figliadi Don Martinez, è tornata a far parte dello spettacolo delCirco Moira Orfei dopo alcuni anni. Il debutto è avvenutoa Salerno. Due settimane dopo ancora un nuovo numero:i pappagalli di Alessio Fo-chesato, che ha riscossomolto successo al CircusKrone-Bau nello spettacolodi febbraio. Molto bello ilvolo di tre pappagalli sopragli spettatori. Una dimo-strazione di cosa si puòottenere con la passione eda giovane ragazzo vicen-tino trasformarsi in artistaapprezzato nei circhi piùimportanti!

Kate Winslet domatrice nel circo. L'attrice, notaper il suo ruolo da protagonista in “Titanic”, vestirà i pannidella domatrice di tigri Mabel Stark, una celebrità neglianni Venti, in un film diretto dal maritoSam Mendes. Da tempo laW i n s l e t s o g n avad' interpretare i lpersonaggio e lasocietà di pro-duz ione diproprietà diMendes, laNeal StreetProductions,infatti, ha de-ciso di comprarei diritti del libro de-dicato alla Stark scrittoda Robert Hough.

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Si è inaugurata il 21marzo la stagione delTeatro Circo Price.Scomparso dal 1970 edalla Plaza del Rey il CircoPrice rinasce quindi allaRonda de Atocha. Il nuovospettacolo "Charivari" è la creatura di Joan MotanyésMonti, responsabile della programmazione circense, edè diretto da Joseph Bouglione che ha chiesto ed ottenutoil corpo di ballo francese Megalithe e l'orchestra direttadal maestro Germán Díaz Guerrero.

a cura di Flavio Michi

I fratelli Gartners al Circus Benneweis. I fratelliGartners, fino a poco tempo fa nella compagnia del CircoColiseum Roma della famiglia di Eugenio Vassallo, fannoparte del nuovo spettacolo del danese Circus Benneweis.Oltre a loro con la "ruota della morte" ed i due elefanti indianilo spettacolo è formato da: Mario Berousek, giocoliere; FaustoScorpions, icariani; Bobylevs, clowns; Diana Vedyaskina, canibassotti; Miguel Ferreri, filo basso; Karl Ferdinand Trunk, poniese animali della fattoria; Judy Glosted, presentazione; MissKai, "il mondo a testa in giù".

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Cannavaro e "Alegria""Cannavaro è il miglior giocatore di tutta Europa" hannotitolato i giornali. Il bravissimo difensore della nostranazionale di calcio e del Real Madrid ha vinto il palloned'oro. Prima dell’assegnazione del prestigioso premio,Fabio si è concesso un momento di svago e, insieme allasua famiglia, ha assistito ad uno degli spettacoli di Alegriaa Madrid.

La metamorfosi di IndianaJones! Un principe arabo si aggiranella pista del Circo Medrano? Saràsicuramente un parente di Aladinopenserà qualcuno! E invece no! E'proprio lui, Indiana Jones, che percambiare un pò ha vestito di nuovoi panni che sono stati i suoi inpassato, ma anche quelli di suononno e di suo papà: KARAH

KHAVAK. Anche il nuovo allestimento è ancora in fase dievoluzione e porterà Karah Khavak nella pantomima di"Aladino", dove rimarranno gli elefanti, recentemente reinseriti.Il quadro esotico, già dalla tournée in Grecia appena iniziatada Trikala, verrà presentato a parte.

Il restauro del Cirque d'HiverIl Cirque d'Hiver si rifà il look fino alla fine dell'anno.L'associazione per la salvaguardia del Circo ha ottenuto lesovvenzioni necessarie al restauro della sua facciata. "Incentocinquant’anni di esistenza, non è stata mai restaurata,confida Paule Latrille, assistente della direzione del Cirqued'Hiver. Tuttavia, le pietre cadono, le statue sono rovinate edi fregi si degradano… bisognava farlo da tempo" Un bilanciopesante. Per questo, l'associazione doveva trovare quasi duemilioni di euro. Se la direzione regionale degli affari culturali,la Città di Parigi, la Regione e i Fratelli Bouglione avevanoaccettato di partecipare al progetto, tuttavia mancava ancoraquasi il 20% del bilancio. "Abbiamo rischiato di perdere lesovvenzioni, ma fortunatamente i lavori sono iniziati".Così, dal 12 gennaio scorso, degli operai specializzati inrestauro si danno da fare per ridare vita ai muri esterni delcirco. Ma tutto questo non disturberà per niente gli spettacolidei Bouglione né gli eventi previsti, come la serie di concertidi inizio maggio.

Ricatturano 3 leoni scappati da un circo a LosMuermos. Carabinieri e personale del circo “ÁguilasHumanas” installato nel comune di Los Muermos (Cile),a circa 30 chilometri dalla città di Puerto Montt sonoriusciti a riprendere 3 leoni che erano scappati questamattina all'alba e che hanno tenuto col fiato sospeso,per quasi 5 ore, gli abitanti del luogo.Come hanno informato i carabinieri, le belve, scapparonoin diverse direzioni-forse- per una disattenzione delpersonale. Una di loro è stata ripresa nella Piazza d'Armi.Un'altra delle fiere, considerate pericolose per il personaledel circo, è stata ricatturata nella strada che unisce LosMuermos con Porto Montt, ed un terzo animale è statoacchiappato in un quartiere cittadino.

Un Reality Circus in Uru-guay! Susana Giménez preparail suo ritorno trionfale alla televi-sione con "Il circo delle stelle",dove 16 vips dovranno realizzarenumeri circensi per aiutare unascuola rurale.La diva sudameri-cana ritorna sul piccolo schermoed ha fatto alcune anticipazionisul suo programma. "Il circo dellestelle" sarà un reality show dove un gruppo di vips dovràaffrontare la sfida per trasformarsi in stelle di circo. Si stannosottoponendo ad un'intensa preparazione fisica, allenandosida due mesi. Per partecipare al programma, ogni vip favoriràuna scuola rurale o di frontiera che riceverà dei benefici. Chivincerà avrà un premio extra.

Quando il circo diventa una metafora delle provenella vita.Donatella Trotta Riki Blanco è un illustratore spagnolo chenon ha solo una personale cifra stilistica calda ed evocativa:sa anche giocare con le parole, oltre che con i colori(pastosi e mediterranei). E dopo averci suggerito comesaper vedere oltre le apparenze nel suo delizioso e ironico“libro solo per miopi”, offre ora a lettori dai nove anni insu una nuova convincente prova del suo talento grafico-narrativo, con una raccolta di 14 racconti surreali appenapubblicati con il titolo Il domatore di pulci (Orecchio Acerbo,pagg. 21, euro 14). Protagonisti dell’albo illustrato, uncaleidoscopico campionario di personaggi circensi, sorri-dente metafora della vita. Ciascuno con un limite, o unadote: superati grazie a piccoli e improvvisi cortocircuitidopo i quali nulla è più come prima.

L’ECA rassicura: la circolare della ComunitàEuropea non si applica ai circhiLa circolare della Comunità Europea che stabilisce normemolto restrittive per il trasporto degli animali, aveva sollevatomolte preoccupazioni anche fra i circhi. Ma l’ECA, che siè subito interessata alla questione, informa che la circolarenon viene applicata ai circhi. D’altra parte, le norme inessa contenute non sarebbe stato possibile applicarle pergli animali al seguito degli chapiteaux.

Un gradito omaggio per l’AccademiaLa ditta “A Tre Alban F.lli srl” ha fatto un gradito omaggioall’Accademia d’Arte Circense. Si tratta di tre materassie di altrettante protezioni da applicare alle antenne. Unsentito ringraziamento alla ditta che ha sede aMussolente (Vi) e che produce teloni e coperture in Pvc.

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Siamo tantie veniamoda lontanoIl “gruppo esotico”

di Ettore Paladino

Questa foto e quella della pagina seguente sono tratte da: Ruth Malhotra, Manege freiQuesta foto e quella della pagina seguente sono tratte da: Ruth Malhotra, Manege frei

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Degli attuali numeri dei circhi i gruppi esotici sono forsequelli che più affondano le radici nell’antichità e neglispettacoli dell’epoca romana. Se già presso le corti di Faraonie Persiani erano in voga le collezioni di animali, simili ainostri zoo, furono i Romani a creare veri spettacoli, eventiimportanti e destinati a un vastissimo pubblico popolare. Avolte era solo un mostrare gli animali catturati nei territoripiù lontani dell’immenso impero, in altri casi erano lottesanguinarie con i gladiatori o invece esercizi presentati daimansuetari, precursori dei nostri domatori. Nel clima generaledi decadenza e austerità del Medio Evo gli spettacoli popolaripiù sontuosi furono abbandonati, per ritornare in auge dal1600 in poi. Già nel ‘700 si hanno testimonianze di adde-stramento di specie animali insolite (alla fiera di Saint-Germain, sobborgo di Parigi, nel 1770 un addestratorepresentò un numero con varie specie di uccelli, lepri, topi eapi). L’‘800 fu l’epoca d’oro dei serragli girovaghi, cheattraevano un folto pubblico per la varietà di animali selvaticied esotici, anche se venivano esibiti soltanto all’interno deicarrozzoni-gabbia. Karl Hagenbeck, spinto dalla sua passioneper tutti i tipi di animali e per l’addestramento, concepì unaforma di spettacolo in cui gli animali del serraglio venivanoesibiti sotto uno chapiteau, con esercizi più o meno evolutio con semplici passerelle, puntando sul fatto che anche soloil movimento libero di tanti animali crea un quadro dieccezionale fascino e bellezza. L’impresa si chiamò Zoo-Circo, nacque nel 1893 ma durò poco. Le spese eranoeccessive e presto si arrivò al fallimento. Con il ‘900 e ledue guerre gli spettacoli kolossal conobbero una giustificatacrisi; un po’ in tutta Europa i circhi, scampati con pochi mezzialla II guerra mondiale, investirono prima in strutture e animalipiù tipici per lo spettacolo. Fu negli anni ’60 che, soprattuttonei paesi dell’area anglosassone, tornarono in voga i numericon animali esotici. Fra i precursori del genere vanno ricordatii Knie, che si cimentarono per primi con una giraffa, unrinoceronte e con tanti e svariati animali, tant’è che crearonoun vero e proprio zoo di appoggio a Rapperswill, sede delquartiere invernale. In Italia pionieri del genere furono iCasartelli: Leonida investe molto nel parco zoologico delproprio circo, e accanto ad animali destinati necessariamentesolo allo zoo, altri vengono affidati al figlio Heros che creail primo numero di gruppo esotico del circo italiano deldopoguerra. Si cominciò con cammelli, cavalli e zebre, epoi via via arricchito da altri animali fino a giraffa e rinoceronte.Fu solo all’inizio degli anni ’80 che il gruppo esotico divennein Italia un’attrazione di punta e diffusissima. Nascono numeriimportanti nei grandi circhi ma anche circhi piccoli e mediacquistano parecchi animali e creano numeri più o menoricchi. Probabilmente il successo di tali numeri fu dovuto aun meccanismo simile a quello suscitato dai primi domatoridell ‘800. Se ormai ci eravamo abituati a vedere lavorareelefanti, leoni e tigri, scopriamo che anche zebre, giraffe,ippopotami, rinoceronti e quant’altro possono essere adde-strati, e quindi possono instaurare un rapporto con l’uomo.Ovviamente il pubblico non vuole adesso vedere nellospettacolo la supremazia dell’uomo sull’animale, ma piuttosto

la possibilità di superare ulteriori limiti, di poter costruireun’intesa con specie ritenute intrattabili o addirittura pericoloseper l’uomo e fra loro stesse. Certo l’insieme di animali cosìdiversi che diventa in pista un insieme armonioso suscitamolta ammirazione. Un messaggio estetico e culturaleconfacente alla nuova sensibilità nei confronti degli animalinata proprio in quel periodo. Cerchiamo adesso di conosceremeglio queste specie, cominciando col precisare che, se glianimali che vediamo sono tutti, o quasi, esotici, nel sensoche vivono abitualmente nei paesi extra-europei, non tutti,anzi pochi, sono selvatici. Molte delle specie addestrate neicirchi sono addomesticate da secoli presso le loro terred’origine, al punto che non esistono più popolazioni allostato selvatico; per altre se ne è iniziato l’allevamento piùdi recente, e spesso anche in Europa. Oltre allo stato didomesticità, un’altra caratteristica importante da considerareè la diversa intelligenza ed adattabilità delle specie. In moltedi esse prevalgono comportamenti istintivi, in quanto legatialle caratteristiche genetiche; anche in natura il comporta-mento è poco modificato dagli stimoli ambientali e quindidall’apprendimento. Proprio la minore intelligenza, intesacome capacità di associazione mentale, rende più difficilel’addestramento e meno eclatanti i risultati. Alcune di questespecie animali non hanno abitudini sociali, e anche questocomplica i rapporti con l’uomo.Facciamo adesso una carrellata sulle specie più tipiche deicirchi. I dromedari, le navi del deserto, citati anche nellaBibbia, sono stati addomesticati sin dal tempo degli Egiziani.Originari dell’Africa settentrionale, furono e sono tuttoraimportantissimi per le popolazioni indigene come indispen-sabili animali da lavoro nelle zone desertiche, ma utilizzatianche come fonte di carne e latte. Proprio per le suecaratteristiche preziose, l’area di diffusione di questoanimale si è allargata ad opera dell’uomo in tuttal’Asia minore. Anche in Italia, in Toscana, nel 1660fu attivato un allevamento di dromedari, che simantenne fino alla fine dell’‘800. Sono animaliintelligenti, docili dopo l’addestramento, molto velocie plastici nei movimenti. Il cammello ha una diffusionelimitata ad alcune zone dell’Asia centrale; di corporaturapiù massiccia rispetto al dromedario, ha caratteristiche

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simili, ma di carattere è più pauroso, meno docile; è piùlento nei movimenti, più adatto su terreni impervi di montagna.Più volte è stato usato nei circhi per numeri di jockey; fra ivari addestratori ricordiamo Romano Bellei, di origini italiane.In Sud America vivono i parenti stretti dei cammelli: vigogna,guanaco, alpaca e lama. Questi ultimi sono usati soprattuttocome animali da soma, hanno un carattere docile, sonoobbedienti, ma vanno trattati con molta dolcezza. Li vediamospesso nei circhi, anche perché si riproducono facilmente;l’esibizione classica sfrutta i loro movimenti agili e soprattuttol’abilità nel saltare. Più rari a vedersi guanachi e alpaca, faciliad addomesticarsi solo da giovani; le vigogne, celebrisoprattutto per la lana pregiata, più che addomesticatevengono catturate e allevate, ed infatti è raro vederle neicirchi. Parecchi bovidi vengono spesso presentati nei gruppiesotici. L’unica specie veramente selvatica è il bisonte, anchese in America e adesso anche in Europa sono nati moltiallevamenti per la produzione di carne. E’ un animale timido,pauroso, poco irritabile ma difficile da fermare se in predaa un accesso di rabbia o di paura. I primi bisonti che arrivarononegli zoo europei si spaventavano solo all’avvicinarsi di

persone; ma nel giro di pochi mesi si abituaronoalla gente e prendevano il cibo dalle mani deiguardiani. In Italia uno dei primi fu presentato, legato,nel circo di Darix Togni in un semplice giro di pistacon altri animali. In realtà dai bisonti non si è maipotuto ottenere molto di più che qualche giro velocedi pista, anche se da liberi e non più legati. Le altrespecie esotiche sono comunque domestiche comeyack e zebù, preziosissimi nelle loro terre d’origine,

e il bufalo indiano, allevato già dai Persiani e oggi soprattuttonel Sud-Est asiatico ma anche in Italia. Dalla mole possentee dall’aspetto poco rassicurante, in realtà è un animaledocile, calmo e poco reattivo agli stimoli dell’ambiente chelo circonda. Spesso sono stati usati nei numeri di circo anchecomunissimi bovini presenti nei nostri allevamenti, o razzepiù insolite come i pelosissimi e buffi Higland scozzesi. Daiprimi numeri degli Hagenbeck a fine ‘800 arriviamo fino aquelli di Monica Georgi, visto a Monte Carlo ’85, e dei Knienel simpatico numero della fattoria (1988). Spesso infattii nostri animali domestici vengono presentati insieme, acostituire veri e propri “gruppi misti”; fra le specie più comunile capre, molto intelligenti e disponibili al rapporto conl’uomo, ed i maiali. Il maiale vanta una lunga storia nell’ad-destramento: Piovitt nell’‘800 presentò un maiale funambolo,Uwe Schwichtenberg li fece lavorare con animali esotici,J.A.Hoppe li utilizzò con le oche in un eccellente numerovisto anche in Italia. Animale intelligente ma irascibile, vienepresentato soprattutto in chiave comica; molti celebri clownlo ebbero come loro partner: Billy Hayden, Giacomino, iDurov, clown politici, con vere e proprie pantomime insiemead altri animali. L’addestramento in clown fu molto in voganell’‘800 ma poi divenne sempre più raro; in realtà è unapresentazione che dietro una cornice di allegria nascondemolta difficoltà. Tutto ciò che sembra improvvisato deveinvece essere ben preparato ed avere un decorso fisso.Parente del maiale, l’ippopotamo è molto più lento e moltomeno adattabile, anche se i Romani riuscivano a catturarloe trasportarlo a Roma per gli spettacoli negli anfiteatri. Daltemperamento tranquillo, vive in branchi e trascorre la maggior

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L’esotico di Eros Casartelli al festival di Monte Carlo del 1987

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parte del giorno in acqua, preferendo muoversi di notte perla ricerca del cibo. Si adatta comunque bene alla cattività.Forse i primi addestratori ad utilizzarlo furono i Durov, cheriuscirono a fargli fare persino una capriola su se stesso!Darix Togni ne portava uno nella pista inondata del suo Circonell’Acqua, semplicemente a bearsi di quel lago artificiale.Il rinoceronte condivide lo stesso habitat dell’ippopotamo,ma vive fra gli arbusti della savana. Poco sociale, non formabranchi e tende a muoversi solo se stimolato dal cibo, anchese nella corsa è parecchio agile. Cervellati nel 1961 lodefiniva “bestione stupido, feroce e indomabile”, ma già gliEgiziani e i Romani riuscivano a catturarli e presentarli inspettacoli. Ed anche il Brehm li considerava ammansibili setrattati bene. Ed infatti nel 1966 arriva il primo rinocerontein un circo europeo, da Knie. Era un esemplare femmina,Ceyla, giustamente entrato nella storia; dopo soli due annidebuttò in pista, con Fredy che gli saliva in groppa, e nel1972 si esibì in un numero con una tigre. Exploit incredibilee a tutt’oggi non più ripetuto. Anche se il nostro Davio Tognicreò un esercizio simile saltando in groppa al suo rinocerontetenendo un leopardo sulle spalle. E Flavio Togni fu incartellone da Ringling con un quadro simile.Altri animali africani sono le giraffe e le zebre. Le prime hannoun carattere tranquillo, si abituano alla cattività e si riproduconofacilmente; animali sociali, instaurano un buon rapporto conl’uomo. La loro particolare conformazione fisica limitacertamente la possibilità di imparare esercizi e movimentiparticolari. In Italia il primo circo a possederne una fu ilMedrano dei Casartelli, nel 1972. Le zebre viceversa, purvivendo in branchi numerosi, anche insieme con altri animali,mantengono un carattere restio all’addestramento. I primia cimentarsi con esse incontrarono parecchie difficoltà; ErosCasartelli nel suo numero esotico doveva tenerle per ultimenella fila, perché la presenza di altri animali alle spalle lerendeva troppo nervose. Col passare degli anni, vuoi lamaggiore esperienza degli addestratori vuoi una certaselezione e abitudine delle zebre allevate nei circhi, hannoportato a risultati sicuramente notevoli, impensabili qualchedecennio fa. Le antilopi si sono viste in Italia solo al circodi Moira Orfei, sotto la guida sicura di Stefano. Belle earmoniche in pista, docili nei movimenti, anche se addestrabilisolo con molto tempo e pazienza.Dall’Australia arrivò in Italia il primo canguro nel 1897 alcirco Roussier; animali sociali, i canguri sono abbastanzadocili ma molto paurosi. L’addestramento è complicato dalfatto che ogni stimolo nuovo tende a provocare stress, ancheforte. In realtà le esibizioni dei canguri più che da unaddestramento vero e proprio nascono dal seguire le loroinclinazioni naturali: corsa con salto di ostacoli, o la lotta inposizione eretta che, fatta con una persona, diventa la parodiadi un incontro di boxe. Numero parecchio in voga in passato,riproposto negli anni ’80 al circo di Moira Orfei con notevolesuccesso, e comunque non privo di difficoltà perché il cangurotende spesso a esagerare e grazie alla sua notevole forzafisica può fare parecchio male al suo addestratore.Dopo un decennio di grande fortuna dei numeri esotici, negli

ultimi anni il fenomeno si è molto ridotto; i circhi chemantengono il numero presentano meno specie, di solito lepiù comuni e domestiche. Passati a miglior vita ippopotami,rinoceronti, bisonti, difficilmente vengono rimpiazzati. In realtài problemi esistono, non solo per l’approvvigionamento, maanche per la detenzione: ci vogliono spazi e attrezzatureadeguate, difficilmente per le specie più rare si riesce aformare un gruppo o almeno una coppia, venendo meno auna necessità importante di tutti gli animali, quella di unarelazione sociale con i propri simili. Anche l’estetica deinumeri tende un po’ a segnare il passo: al pubblico nonbasta più la semplice visione dell’animale o qualche sem-plicissimo esercizio. Nello spettacolo vogliamo vedere ormaiuna interazione sempre più stretta con l’addestratore ed unlavoro fatto insieme, cose oggettivamente non possibili conalcune specie. Per questo, seguendo la tendenza generaledei numeri con animali, credo che nel futuro si dovrebbepuntare più che alla quantità e alla rarità degli animali, auna sempre maggiore interazione con l’uomo, utilizzando lespecie più domesticate e docili, da cui si può ottenere dipiù. Anche i nostri animali domestici potrebbero essere unavia da seguire visto che chi vive nelle città vede sempre piùraramente gli animali da fattoria, che nel circo potrebberotrovare una nuova dimensione.L’obiettivo è sempre lo stesso; con animali che ci sono vicini,o con quelli di terre più lontane, ricreare con lo spettacolouna dimensione, forse esistita ma sicuramente sognata, diun mondo in cui animali e uomini vivono insieme.

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di Francesco Mocellin

Postcardsfrom the “Strip”Reportage da Las Vegas,capitale senza sensi di colpadello shobiz e dell’effimero

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Il circo – a dispetto delle numerose forzature di cui è vittimanegli ultimi anni – è un orgoglioso membro della grandefamiglia dell’entertainment. Questa parola pare una sorta ditabù, soprattutto nella polverosa Europa, tant’è che il varietà,lo spettacolo leggero, la commedia, l’intrattenimento in generetra cui lo stesso circo - appunto – paiono sempre sul puntodi necessitare o richiedere legittimazioni e sdoganamenticulturali di varia natura.Un luogo dove questo rischio non si corre affatto è Las Vegas.La capitale mondiale dell’entertainment, dell’effimero, delgioco d’azzardo, vive senza alcun complesso di colpa o –peggio - di inferiorità la sua leggerezza, financo la sua vacuità,il suo perseguire il kitsch quasi con sistematica volontà diricerca innalzandolo a sublime sistema. E’ ormai divenuto unluogo dell’anima dopo che l’immaginario collettivo – grazieal cinema, in massima parte – l’ha resa così tipica e abusatache quando vi si approda per la prima volta sembra comunquedi esserci già stati.La città sta soprattutto nel celeberrimo “Strip”, ovverosial’interminabile Las Vegas Boulevard sul quale si affacciano ifaraonici “Hotel Resort” a tema, dotati tutti di mastodonticicasinò. I nomi sono quelli consacrati dal grande schermo edalle cronache mondane e non: partendo da Downtown –cuore della “vecchia città” (le virgolette sono d’obbligo vistoche qui di vecchio pare non esserci veramente nulla) –ritroviamo lo Stratosphere con la sua torre che rappresental’edificio più alto degli Usa ad ovest del Mississipi, il Sahara,il Circus Circus e, dall’altro versante della strada, il leggendarioRiviera reso celebre da Frank Sinistra e dal suo clan, loStardust, il New Frontier, il nuovo e lussuosissimo Wynn, ilTresor Island, il Venetian conosciuto per essere null’altro cheuna sorprendente riproduzione del capoluogo del Veneto, ilMirage, l’Harras, il pacchiano ed enorme Caesar’s Palace, il

Flamingo – inaugurato nel ’46 dal gangsters “Bugsy” Siegel(che al cinema ha avuto il volto di Warren Beatty), il pomposoBellagio, il Paris-Las Vegas, l’Aladdin del gruppo PlanetHollywood in costante rifacimento, il Monte-Carlo, il New York-New York con le sue montagne russe, il colossale MGM Grand– il più grande albergo del globo terracqueo - il Tropicana,l’Excalibur, il Luxor con la sua inconfondibile piramide nera,l’elegante Mandalay Bay con l’acquario con tanto di squalibianchi. In ognuna di queste cattedrali, dentro le quali ci sipuò perdere e dalle quali i giocatori incalliti – i gamblers –tendono a non uscire mai - troviamo uno o più teatri capacidi ospitare eventi di qualsiasi dimensione e portata.Alcune di queste strutture rappresentano oggi il volto un po’decadente della Vegas di qualche lustro fa: il Sahara, il Riviera,lo Stardust, il New Frontier, il Bally’s, l’Imperial Palace, lostesso Flamingo paiono accusare i segni del tempo e hannoceduto il posto nella top list ai megaresort costruiti dagli anninovanta in poi. Anche il Circus Circus sembra rientrare nellacategoria dei “fasti del tempo che fu”: la clientela è di tipofamiliare e la lingua che si coglie in prevalenza è quellaispanica, la moquette andrebbe rinfrescata e il profumodolciastro del pop corn pare essere penetrato ovunque. Maè sempre una tappa imperdibile per tutti i circofili per ciò cherappresenta. La silouhette del complesso immobiliare cheriproduce uno chapiteau è assolutamente inconfondibile eall’interno un palco assai spartano ospita un numero circenseogni mezz’ora accompagnato da una piccola orchestra (noiabbiamo visto Sacha Gasser al rola rola, Chy Mei Ling conle verticali – già da Ringling nel 2002/2003 e precedentementeper anni da Krone, i Flyng Poemas al trapezio volante) mentretutto intorno e al piano di sotto il rumore delle slot machinenon cessa mai.Ciò che pare mancare veramente in questo periodo in città

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Circo Medrano (Foto Pierluigi Di Napoli)

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è un varietà del genere e del livello del dismesso “Splash”,per anni in scena al Riviera. “V - Ultimate Variety Show” vistoin un teatro poco più che parrocchiale all’Aladdin Hotel, ciè parso indegno anche per una cittadina di provincia e iltenore di alcuni numeri passati sul modesto palcoscenicoricordavano davvero gli spettacoli amatoriali.Sullo stesso palcoscenico, invece, ha lasciato un'ottimaimpressione lo show di Gregory Popovich. Il target è quellodegli spettacoli pomeridiani riservati al pubblico delle famigliecon bambini, un settore di mercato che Las Vegas non trascuramai, non dimenticandosi di essere sì un luogo di perdizione- per così dire - ma aperto a grandi e piccini, privo com'è diqualsiasi connotazione oscura. Ricordiamo l'artista russonell'edizione del Festival di Monte Carlo 1988 col suo numerodi jonglerie in equilibrio sulla scala libera: oggi questaperformance viene riproposta all'interno di una piccolaproduzione di oltre un'ora che coinvolge sei persone e ungran numero di piccoli animali - in prevalenza cani e gatti -con buon gusto, timing e qualità di addestramento.A Las Vegas la magia è sempre protagonista e tra le numeroseproposte in cartellone (se ne contano almeno otto) abbiamoscelto una certezza come Lance Burton, "Master Magician",di scena al classicissimo teatro del Montecarlo Hotel. In effettil'appellativo è meritato e la sensazione che ne abbiamoricavato è stata assolutamente soddisfacente: lo stile ètradizionale (piace molto al nostro Silvan, infatti, che loconsidera uno dei grandi contemporanei), magari un tantinoridondante e dopo un inizio non travolgente la serata prendequota e la lievitazione in coppia, la ricomparsa del mago dalgrande lampadario posto sul soffitto, la scomparsa e successivariapparizione della famosa Corvette bianca rappresentanodei grandi momenti di spettacolo.Un vero rimpianto è dato dalla cancellazione della celeberrimaquanto straordinaria performance di Sigfried & Roy al Miragedopo il grave e famigerato incidente occorso a Roy Horn: achi capitasse da queste parti non resterà che visitare ilrilassante "giardino" dove sono custoditi gli animali che finoa poco tempo fa animavano uno dei più grandi magic showdi sempre.Ma oggi parlare di grandi produzioni a Las Vegas significa,soprattutto, occuparsi del Cirque du Soleil che sta conquistandola leadership assoluta dell'entertainment. Cinque diversi showin cartellone nei più prestigiosi Hotel Resort e un marketingcapillare rappresentano una forza d'urto difficile da contrastareper chiunque. Un ulteriore spettacolo è pronto al debutto alLuxor e vedrà protagonista il mago punk Chris Angel.Il ventaglio delle offerte del colosso canadese è vario, segnodi una svolta stilistica e di una volontà di copertura di diversisegmenti di mercato. Ci si può sbizzarrire col classico Mystèreal Treasure Island, in scena dal '93, o col fortunatissimo Odel '98 al Bellagio - entrambi diretti da Dragone. Oppure coiprodotti del terzo millennio: Zumanity al New York - New York,prodotto nel 2003 e diretto da Dominic Champagne, chedovrebbe mostrare il volto erotico del Soleil, Kà in programmadal febbraio 2005 al MGM Grand, ideato da Robert Lepageche ha pensato ad una combinazione di arti marziali, acro-batica, video interattivi e giochi pirotecnici per narrare la

saga dei due gemelli protagonisti, oppure Love al Mirage,pensato ancora da Champagne e risultato di una joint venturecon la Apple di Sir Giorge Martin. Quest'ultimo spettacolo,concepito come omaggio ai Beatles e frutto dell'amiciziapersonale di Lalibertè e Harrison, ha preso immediatamenteil posto lasciato libero, loro malgrado, da Sigfried & Roy.Ma la vera sorpresa nel ricchissimo panorama di proposteè arrivata da Le reve, un altro spettacolo acquatico, in questocaso di scena al Wynn. Il lusso sfrenato dell'hotel avvolge glispettatori nel tragitto fino al teatro da oltre duemila posti: lastruttura di per sé vale il costo del biglietto. Si tratta di unvero e proprio circo stabile rotondo, con una cupola alta oltreventi metri che si apre e chiude in continuazione durante laperfomance per far salire e scendere gli artisti e per fungereda sfondo a proiezioni video in differenti punti. Gli accessialla pista d'acqua sono tre e la tecnologia permette pressochéqualsiasi effetto, fino al travolgente finale con tuffi in sequenzada differenti piattaforme che continuano ad apparire escomparire dalla supeficie liquida. La maggior parte dellacompagnia - composta da elementi giovanissimi - trascorrequasi tutta la durata della rappresentazione immersa nell'acquasottoponendosi ad un tour de force notevole. Anche questaproduzione è diretta da Dragone che fuoriuscito dal clichédel Soleil prima maniera dà il meglio di sé con una creazioneenergetica e potente che lascia davvero il segno, sorretta dauna colonna sonora lontana dalle banalità new age.Insomma, anche una produzione celebratissima come O -che oggi sconta evidentemente pure lo scorrere del tempooltre che una concezione limitata dalla prospettiva frontale- finisce a sua volta ridimensionata: anche questa è LasVegas…

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Come già segnalato (Circo, agosto/settembre 2000, pp.24/25), tra i popoli di interesse etnologico esistono figureistituzionalizzate di pagliacci solo nel sud-ovest degli USAe nel nord-ovest del Messico. Le origini di questo personaggioaffondano però le loro radici in società più primitive di quelledei sopra citati agricoltori amerindi, e troviamo figure di clowngià abbozzate sin dal livello dei cacciatori-raccoglitori, il piùarcaico sistema di vita della specie homo: nei popoli artici(dalla Siberia agli Eschimesi) e tra i pigmei BaMbuti dellaforesta equatoriale africana. Quest’ultima etnia è caratterizzatada un elemento arcaicissimo: l’autorità non ha gerarchiefisse, ma viene assunta di caso in caso da chi “dimostra dipossedere l’abilità di interpretare e soddisfare i desideri dellaGrande Foresta” (Colin Turnbull, Wayward servants, 1966, p.82), uomo o donna che sia. Già, perché il loro EssereSupremo è proprio lei, la Foresta, l’unico ambiente in cui sisentono al sicuro come nel grembo di una madre e dal qualeattingono ogni cosa di cui hanno bisogno. Piacere alla Forestasignifica anche possedere capacità tecniche, predisposizionied abilità particolari a seconda dell’ attività da svolgere.Tutti possono provarsi a risolvere le dispute e le questioniche inevitabilmente insorgono in ogni gruppo umano, el’esperienza ha con il passare del tempo insegnato ai BaMbutiche il miglior mezzo per venirne a capo è di stemperare ilclima, di polarizzare l’attenzione generale attorno a qualchealtro elemento. Si possiedono esempi di uomini e donnequalsiasi che hanno seguito questa strada, tuttavia esistetra loro un vero e proprio maestro specializzato nel settore,con capacità mimiche e teatrali superiori alla media: il clown.Non viene investito di tale compito ufficialmente, non esisteun termine della lingua indigena per definirlo, non è unafigura rituale, ma al momento opportuno compare. General-mente, spiega Turnbull, è il più maldestro nella caccia che,evidenziando capacità di ridere di se stesso e degli erroriche compie, mostra più di tutti questa inclinazione; e daquel momento, all’insorgere di qualsiasi questione, accorrea sedarla servendosi della comicità. Un’arma quasi sempreinfallibile. E pare che la sua abilità fosse ben vista, oltre chedalla Sacra Foresta, anche dai monarchi degli antichi egloriosi regni africani dei Bantu, in alcuni dei quali sono statisegnalati da storiografi e viaggiatori dei buffoni di corteappartenenti appunto alla etnia pigmea.Nella nostra società i pigmei hanno fatto invece solo fugaciapparizioni, non arrivando mai a poter dimostrare questeloro qualità. In Italia li vedemmo per la prima volta nel 1874,come mostra la copertina di una rivista dell’epoca, ma furonooggetto solo di studi scientifici (per lo più antropometrici)e, semmai, di curiosità e meraviglia.

di Marco Martini

Clown e pigmeidella forestaIl riso nelle culture del Messico.

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Picassoe il circoin mostra in Svizzeradi Flavio Michi

Picasso, Bambina sulla palla (1905)

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Sono state raccolte ed esposte in una mostra che si terràa Martigny, in Svizzera, dal 9 marzo al 10 giugno, numeroseopere che dimostrano il rapporto di Picasso con il mondodel circo. Tali legami sono stati molto frequenti lungo tuttala sua carriera. Nella Barcellona di fine Ottocento, Picassovede i circhi di passaggio in città anche se non resta tracciadi questo momento nella sua opera. Più tardi i circhiambulanti di Parigi diventeranno un luogo di incontro abitualeper il giovane Picasso e i suoi amici in occasione dei primisoggiorni in quella città. È alla fine del 1904 e nel 1905che il circo - il Medrano è un punto di riferimento nella suavita e nella sua opera - diventa il tema centrale del suolavoro di artista. Crea così scene immaginarie in cui acrobatied equilibristi (che compaiono già nella tradizione letterariae pittorica del romanticismo per simboleggiare la solitudinee la sofferenza dell’uomo) recitano ruoli della vita quotidiana,esprimono i loro problemi personali, la loro solitudine el’incomprensione a cui i loro sentimenti sono soggetti. Lescene di famiglia, dove i saltimbanchi e gli arlecchinidiventano i protagonisti di questo periodo, sono eredità deigruppi familiari che affondano le radici nel periodo blu.Queste composizioni saranno l’origine di un grande dipintocui Picasso pensava da tempo, La Famille de saltimbanques,realizzato nel 1905. Come succederà negli anni Trenta peril Minotauro, l’Arlecchino diventa l'alter ego dell'artista.Questo personaggio che rimanda ai personaggi marginalidel periodo blu è il vero eroe di quello che verrà definitocome il periodo rosa.

Negli anni del cubismo, la famiglia di Arlecchino ricomparein modo isolato in un insieme di oli eseguiti nel 1909.La si distingue sullo sfondo nella natura morta Pains etcompotier aux fruits sur une table. La disposizione deglielementi di questo dipinto rimanda a una composizioneprecedente, Carnaval au bistrot, i cui personaggi sonooggetto di una metamorfosi che dà come risultato idiversi elementi che compongono la natura morta inquestione. Nel 1915 Picasso compie una serie di ricerchenelle quali prosegue la sua analisi della rappresentazionedi Arlecchino. Esse confluiscono nel dipinto Arlequin diproprietà del Museum of Modern Art de New York, cheaccompagna una serie di acquerelli e che, secondol’artista stesso, costituisce il momento più alto della suainterpretazione di Arlecchino. Questo genere di esercizio

intensivo si ripeterà due anni più tardi in occasione diParade, la sua prima e ambiziosa collaborazione teatrale.La ricostruzione della vita di un baraccone da fiera glifornisce il pretesto per una serie di esperimenti plastici.In questo modo, le acquisizioni cubiste si alternerannoa un naturalismo che annuncia il classicismo monumen-tale che egli svilupperà nel corso degli anni seguenti,dove il personaggio di Arlecchino continuerà ad occupareun posto centrale.A partire dal 1920 il tema di Pierrot e Arlecchino ritornadi forza e, rifacendosi ai personaggi del 1917, dà luogoalle due grandi versioni decisive dei Trois musiciens - dovel’artista rappresenta di nuovo se stesso come Arlecchino- che costituiscono uno splendido sbocco delle influenzeche gli derivano dal viaggio in Italia.I cinque magnifici ritratti monumentali del pittore JacintSalvadó, sempre rappresentato in abito da Arlecchino,realizzati nel 1923, costituiscono un’altra prova dell’interessedi Picasso per la Commedia dell’arte e della traccia cheessa ha lasciato in lui.Negli anni Trenta, la personalità del Minotauro, nel qualel’artista si identifica al punto da farne il suo alter ego,sostituisce progressivamente quella di Arlecchino per finiredi raccogliere le sue spoglie in un disegno simbolico: LaDépouille du Minotaure en costume d'Arlequin.La traccia del mondo del circo resta presente lungo tuttala sua vita. Nelle sue ultime opere, lo spettacolo del circoassume una importanza particolare e l’artista esorcizza inumeri del circo della sua gioventù. Le amazzoni e i clownrisorgono in un esercizio ricco e vario dove la sua operasfida l’inesorabile fugacità della vita. Picasso non esita alasciarsi fotografare in più riprese nella figura del clown,simbolo della sua personalità nello stesso tempotriste ed eroica.Magnifiche testimonianze di tutto ciò si ritrovanonelle opere dei suoi amici fotografi David DouglasDuncan, André Villers e Edward Quinn.

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“Picasso crea scene immaginarie in cuiacrobati ed equilibristi recitano ruoli dellavita quotidiana, esprimono i loro problemipersonali, la loro solitudine e l’incomprensio-ne a cui i loro sentimenti sono soggetti”.

Picasso, Circo (1933)