Mocellin Pellegrini - Press selection

23
Press selection Mocellin Pellegrini *

description

 

Transcript of Mocellin Pellegrini - Press selection

Page 1: Mocellin Pellegrini - Press selection

Press selection

Mocellin Pellegrini*

Page 2: Mocellin Pellegrini - Press selection

Urban 1/1

Milano, March, 2003

Page 3: Mocellin Pellegrini - Press selection

Cosa voglio da te - Tiziano scarpa Einaudi

Page 4: Mocellin Pellegrini - Press selection

la Repubblica 1/1

Napoli, April, 2008

Page 5: Mocellin Pellegrini - Press selection

1/1

July, 2005

Page 6: Mocellin Pellegrini - Press selection

14/04/11 22:54Messico famigliare - LASTAMPA.it

Pagina 1 di 2file:///Volumes/My%20Book/FONDAZIONE%20MERZ%20VARIE%20CARTELLE/press/Messico%20famigliare%20-%20LASTAMPA.webarchive

versione accessibile SERVIZI METEO FOCUS DOSSIER PIU' MULTIMEDIA RADIO LAVORO LEGALI TUTTOAFFARI

TORINOSETTE 22:5313:48

GiovedìGiovedì 14/4/16/5/0

OPINIONI POLITICA ESTERI CRONACHE COSTUME ECONOMIA TECNOLOGIA CULTURA&SPETTACOLI LA ZAMPA SPORT TORINO

ARTE FOTOGRAFIA BENESSERE CUCINA MODA MOTORI SCIENZA SCUOLA VIAGGI I TUOI DIRITTI PERIODICI

TORINOSETTE15/1/2010 - OTTONELLA MOCELLIN E NICOLA PELLEGRINI ALLA FONDAZIONE MERZ

Messico famigliare

LISA PAROLA

La ricerca di Ottonella Mocellin e Nicola

Pellegrini è sempre una forma intima di dialogo

sociale che si misura con l’intorno, iltempo, e

interroga chi ci è di fronte. Anche in occasione

della mostra ideata per la Fondazione Merz,

presentata da Francesca Pasini, il progetto ideato

dai due artisti racconta parte delle loro

biografiemamolto guarda ancheagli altri. Guarda

il contesto che viviamo, i suoi cambiamenti come

le sue resistenze. Mai come in questi anni la

famiglia - i ruoli e le identità che la compongono -

sta vivendo radicali trasformazioni: da nucleo

numeroso a cellule composte da non più di tre, dalla cura unica della madre alla presenza costante

del padre, dalla genitorialità naturale a quella adottiva. «Questa mostra - spiegano i due artisti - è

come una sorta di lettera a nostra figlia; raccontiamo un po’ di noi stessi, del nostro passato, della

società in cui viviamo, del nostro lavoro ».

«Messico famigliare» non si presenta solo come un’esposizione ma anche come luogo che accoglie

persone, al di là della loro età anagrafica. Un gruppo di bambini in età prescolare viene infatti

coinvolto nella realizzazione dell’opera, un work in progress che si sviluppa attraverso una serie di

laboratori condotti dagli artisti e dal Dipartimento Educativo.Qui i bambini sono sollecitati a

riflettere sull’idea di casa, sul loro rapporto con lo spazio domestico e attraverso questi temi

raccontare storie. A conclusione dei laboratori, sarà presentato il lavoro svolto raccolto in un volume.

Per i bambini è stata ideata anche un’installazione di grandi dimensioni «Messico famigliare»: una

struttura rovesciata, un ingrandimento abitabile della classica casa giocattolo composta da 4 pareti e

il tetto spiovente. Uno spazio pensato dagli artisti come immagine di leggerezza e precarietà nella

quale all’esterno, su pannelli di plexiglass, sono incise frasi, luoghi comuni e pregiudizi legati al tema

dell’adozione.

In mostra anche il video «Generalmente le buone famiglie sono peggiori delle altre»: un montaggio di

filmati di memorie delle famiglie d’origine dei due artisti. Unracconto per immagini e parole ma

anche pieno di vuoti e silenzi. Un viaggio nella memoria, ricordi confusi e frammentati che riaffiorano

come un sogno. Un’eredità affettiva da tramandare alle generazioni future. «Messico famigliare» ha

avuto il supporto della Galleria Lia Rumma.

«MESSICO FAMIGLIARE» OTTONELLA MOCELLIN NICOLA PELLEGRINI

FONDAZIONE MERZ, VIA LIMONE 24

Orario: mar-dom 11-19

ULTIMI ARTICOLI SEZIONI

30 aprile 2010Arriva il Papa, Torino è in festa

30 aprile 2010Primo Maggio cambia la piazza

30 aprile 2010Riecco Figaro l'amato Barbiere

30 aprile 2010Branciaroli uno e trino Per "Edipo" basta lui

tutti gli articoli

FEED

PUBBLICITA'

SPAZIO DEL LETTOREBLOG LETTORI tutti i blog

La Grecia tra aiutiausterità e protesteDemata

Box auto dove Cesare

PUBBLICITA'

la Stampa 1/1

lastampa.it - January, 2010

Page 7: Mocellin Pellegrini - Press selection

ArtKey Magazine 1/3

teknemedia.net - February, 2010

14/04/11 22:57Messico Famigliare: Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini alla Fondazione Merz di Torino - Fondazione Merz

Pagina 1 di 3file:///Volumes/My%20Book/FONDAZIONE%20MERZ%20VARIE%20CARTE…one%20Merz%20di%20Torino%20-%20Fondazione%20Merz.webarchive

Versione cartaceaVersione inglesePer inviare materialeIscriviti alla newsletterAbbonamenti e servizi

Tutto TeKnemedia Cerca »

HomeArt AgendaArtKey MagazineGalleria OperePagine Gialle ArtePubblicitàContatti

AbbonamentiIn Primo PianoDistribuzioneRecensioniIntervisteNumeri arretratiFlash ItaliaFlash Estero24 ore d'arteRedattori

ArtKey Magazine | Articolo

Messico Famigliare: Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini allaFondazione Merz di TorinoAutore: Francesca Berardi

Data: 03.02.2010

Vai all'evento: Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini - Messicofamigliare

Vai alla sede: Fondazione Merz

Gli artisti correlati: Ottonella Mocellin, Nicola Pellegrini

Aprire l’articolo su una mostra partendo da sé non è certamente una regolada manuale, ma proprio per questo mi permetto di fare un’eccezione. Uscitadalla Fondazione Merz di Torino dopo aver visitato la mostra “MessicoFamigliare” di Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, avevo la sensazione diaver ascoltato un racconto di alcune intime questioni che da sempre, e inmaniera sempre diversa, mi accompagnano. Attraverso la loro “riflessionepersonale sul concetto di famiglia, che nasce dalla memoria delle proprie

ArtKey Magazine Seleziona rubrica

---------

In Primo Piano

IV Biennale Donna -Memorie velate. ArteContemporanea dall’IranRUFFO E SAVINI AICARIO ARTEDominique Gonzalez-Foerster a Londra framemorie e visioni5 x 1 = 1 periodicoJosé Damasceno: IntegratedCircuitPhilip Wiegard - Uomini-statua-oggetto

RecensioniFlash

Recensioni | ArteContemporaneaTobias Rehberger allagalleria Giò MarconiRecensioni | ArteContemporaneaINTERIORS ALLA

Page 8: Mocellin Pellegrini - Press selection

ArtKey Magazine 2/3

teknemedia.net - February, 201014/04/11 22:57Messico Famigliare: Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini alla Fondazione Merz di Torino - Fondazione Merz

Pagina 2 di 3file:///Volumes/My%20Book/FONDAZIONE%20MERZ%20VARIE%20CARTE…one%20Merz%20di%20Torino%20-%20Fondazione%20Merz.webarchive

personale sul concetto di famiglia, che nasce dalla memoria delle proprieorigini e dalla recente esperienza di genitori adottivi”, ho avuto modo difermarmi a pensare anche a me e alla mia storia, e ho la certezza di nonessere stata la sola.D’altronde uno dei grandi poteri dell’arte contemporanea è che, nonostantel’enorme quantità di immagini e stimoli che offre contribuiscano a educare lavista a una percezione superficiale, a uno sguardo che tende a sorvolare osintetizzare, in certi casi riesce a rapirci per parlare del mondo in cuiviviamo, di tutte quelle vicende a cui pensiamo, ma su cui non sempreriflettiamo con attenzione.La mostra, curata da Francesca Pasini, si apre al piano terra dellaFondazione con l’insegna luminosa di una frase che la madre di NicolaPellegrini ha pronunciato sovrappensiero ai figli quando erano bambini. Sitrovavano in cucina e facevano un po’ di capricci su ciò che volevano omeno mangiare. “Cosa volete bambini, gas?”. A chiarire il senso dellascritta, sulla parete opposta si trova un lightbox di un disegno ritrovato daOttonella Mocellin nei cassetti della madre in seguito alla sua morte. Sitratta di ritratto realizzato alla fine degli anni Ottanta, con tutta probabilitàun autoritratto immaginario, che rappresenta una donna impiccata con inmano un grande mazzo di fiori. A fianco si legge: “Ai miei figli, grazie per gliauguri. Natale 1987”. Oltre a rivelare un certo talento e abilità nel tratto, ildisegno denuncia la grande ironia di una madre capace di esorcizzare,attraverso parole e visioni grottesche, un comune momento diesasperazione. Sempre allo stesso piano, la mostra prosegue con l’installazione “Messicofamigliare”: una struttura a forma di grande casa giocattolo, col tipico tettospiovente, rovesciata su di un lato, al cui interno si scopre una vecchiafonovaligia che trasmette un racconto inciso su vinile. Il temadell’installazione, così come quello della fiaba, è l’adozione, chiaramentelegato alla recente esperienza degli artisti . Sulle pareti della casa sonoinfatti incise frasi e luoghi comuni frequentemente e tristemente legate aquesta scelta, quasi tutte dettate da mentalità irrimediabilmente razziste odall’idea che un figlio adottato non possa essere un “vero” figlio, ma unripiego, eventualmente un modo per rassicurarsi e rilassarsi abbastanza dariuscire a concepirne uno proprio. Ottonella Mocellin e Nicola Pellegriniavviano così una profonda riflessione sul concetto di famiglia oggi. Puòancora avere un senso, se mai lo ha avuto, insistere sugli ipocriti schemidella tradizione, sebbene siano di fatto, sempre di più, palesemente messi indiscussione? In un’epoca in cui risulta quasi impossibile costruire un alberogenealogico in verticale, ma si tratta sempre più spesso di sviluppiorizzontali, incroci tra persone e nuclei diversi, “estranei”, può davveroconsiderarsi un famigliare solo chi ha nelle vene il nostro stesso sangue? Larisposta degli artisti è una bambina vietnamita appena adottata, a detta lorola “migliore figlia che potessero mai immaginare” e una mostra che sisviluppa come“una sorta di lettera a nostra figlia, nella quale raccontare un po’ di noistessi, del nostro passato, della società in cui viviamo, del nostro lavoro diartisti”.L’installazione al piano interrato è una chiara realizzazione di questoproposito. Ad accoglierci una piccola opera, un tappeto luminoso, che ciracconta qualcosa della bambina dei due artisti, ma ci introduce anche alletematiche affrontate nel video proiettato sulla grande parete di fronte,tematiche personalissime che alludono a questioni universali. Sul tappetoluminoso, attraverso il quale si apre un cielo notturno in cui si incrociano lediverse costellazioni dei tre componenti della famiglia, compare scritta laprima frase pronunciata dalla bambina, “Qui buio c’è perché?”, e vicino aessa una traccia della sua esistenza fisica, la sagoma dei suoi piedinirealizzata con l’aiuto del padre.Il video, dal titolo “Generalmente le buone famiglie sono peggiori delle altre”è un immersione di venti minuti nella vita e nei ricordi di Nicola Pellegrini eOttonella Mocellin, un collage di vecchi filmati sui quali scorre la voce deidue artisti. Le loro parole, pronunciate dal tono intimo di chi legge unalettera immaginaria, si rivelano fondamentali per la comprensione delsignificato più profondo e personale delle immagini, e sono decisive ancheper innescare nello spettatore il processo di riflessione e immedesimazione.Il film, come un sogno, accontenta la comune voglia di guardare qualcosa diinguardabile: la nostra storia famigliare, le intricate dinamiche tra parenti,la paura dell’ abbandono che si trascina dall’infanzia, la difficoltà dielaborare il ruolo di un genitore dopo la sua perdita, il processo diidentificazione e il timore di non soddisfare un’aspettativa, il confronto conuna famiglia portatrice di una tradizione con la quale, nei fatti, non ècoerente, il desiderio di appartenenza che fatica a conciliarsi con quello diseparazione. E incastrati nella voragine di questi pensieri si delinea poi unagrande verità, l’idea che la vita non sia solo biologia, ma anche e soprattuttobiografia. Ecco perché un lessico famigliare può trasformarsi in Messicofamigliare, perché ciò che arriva da lontano può esserci più vicino di chicondivide con noi lo stesso patrimonio genetico. In questa nuova enecessaria concezione di famiglia aperta alle vicende della vita, alle diverseculture e realtà in cui siamo inevitabilmente immersi al giorno d’oggi,assume un’importanza fondamentale imparare a vivere nel presente, dandoal passato il valore di un insegnamento che, come tale, dobbiamo essere ingrado di mettere da parte per scoprirne l’utilità. E così come la vita famigliare, anche la mostra non si configura comequalcosa di finito e chiuso, ma piuttosto come un work in progressattraverso l’attività di un gruppo di bambini che durante il periododell’esposizione partecipano ad un laboratorio dal titolo “Little Boxes”. Ipiccoli protagonisti saranno portati ad esprimere, in un percorso tracciatodal Dipartimento Educativo della Fondazione, la loro idea di casa e il lororapporto con lo spazio domestico. Il lavoro sarà poi presentato il 28 febbraioin occasione del finissage della mostra.

GALLERIA UGOFERRANTI DI ROMARecensioni | ArteContemporaneaIl doppio sogno dell'arte daRaucci / SantamariaRecensioni | Lo scaffale

nell'arte in BasilicataRecensioni | ArteContemporaneaStefano Arienti alla GalleriaMassimo MininiRecensioni | ArteContemporaneaGhostrack: alla NOTgallerydi Napoli

ARTKEY 13 gennaio febbraio

Rubriche

EVENTIMIX&MATCHARTECONTEMPORANEACULTURADIGITALELO SCAFFALEFAIR ART FAIRMUSIKEYNOT FOR PROFIT

ArtKey

Bimestrale

144.400.500 GLIACQUISTI PIÙ FDOSSIER ELETTUREARTKEYEXHIBITIONARTKEY DIARYPOLITICHECULTURALIPROJECT ROOMARTE E IMPRESA

Art atlante

regioni

Menù Regioni

Altre segnalazioniEsteroAbruzzoBasilicataCalabriaCampaniaEmilia RomagnaFriuli Venezia GiuliaLazioLiguriaLombardiaMarche

Page 9: Mocellin Pellegrini - Press selection

ArtKey Magazine 3/3

teknemedia.net - February, 2010

14/04/11 22:57Messico Famigliare: Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini alla Fondazione Merz di Torino - Fondazione Merz

Pagina 2 di 3file:///Volumes/My%20Book/FONDAZIONE%20MERZ%20VARIE%20CARTE…one%20Merz%20di%20Torino%20-%20Fondazione%20Merz.webarchive

personale sul concetto di famiglia, che nasce dalla memoria delle proprieorigini e dalla recente esperienza di genitori adottivi”, ho avuto modo difermarmi a pensare anche a me e alla mia storia, e ho la certezza di nonessere stata la sola.D’altronde uno dei grandi poteri dell’arte contemporanea è che, nonostantel’enorme quantità di immagini e stimoli che offre contribuiscano a educare lavista a una percezione superficiale, a uno sguardo che tende a sorvolare osintetizzare, in certi casi riesce a rapirci per parlare del mondo in cuiviviamo, di tutte quelle vicende a cui pensiamo, ma su cui non sempreriflettiamo con attenzione.La mostra, curata da Francesca Pasini, si apre al piano terra dellaFondazione con l’insegna luminosa di una frase che la madre di NicolaPellegrini ha pronunciato sovrappensiero ai figli quando erano bambini. Sitrovavano in cucina e facevano un po’ di capricci su ciò che volevano omeno mangiare. “Cosa volete bambini, gas?”. A chiarire il senso dellascritta, sulla parete opposta si trova un lightbox di un disegno ritrovato daOttonella Mocellin nei cassetti della madre in seguito alla sua morte. Sitratta di ritratto realizzato alla fine degli anni Ottanta, con tutta probabilitàun autoritratto immaginario, che rappresenta una donna impiccata con inmano un grande mazzo di fiori. A fianco si legge: “Ai miei figli, grazie per gliauguri. Natale 1987”. Oltre a rivelare un certo talento e abilità nel tratto, ildisegno denuncia la grande ironia di una madre capace di esorcizzare,attraverso parole e visioni grottesche, un comune momento diesasperazione. Sempre allo stesso piano, la mostra prosegue con l’installazione “Messicofamigliare”: una struttura a forma di grande casa giocattolo, col tipico tettospiovente, rovesciata su di un lato, al cui interno si scopre una vecchiafonovaligia che trasmette un racconto inciso su vinile. Il temadell’installazione, così come quello della fiaba, è l’adozione, chiaramentelegato alla recente esperienza degli artisti . Sulle pareti della casa sonoinfatti incise frasi e luoghi comuni frequentemente e tristemente legate aquesta scelta, quasi tutte dettate da mentalità irrimediabilmente razziste odall’idea che un figlio adottato non possa essere un “vero” figlio, ma unripiego, eventualmente un modo per rassicurarsi e rilassarsi abbastanza dariuscire a concepirne uno proprio. Ottonella Mocellin e Nicola Pellegriniavviano così una profonda riflessione sul concetto di famiglia oggi. Puòancora avere un senso, se mai lo ha avuto, insistere sugli ipocriti schemidella tradizione, sebbene siano di fatto, sempre di più, palesemente messi indiscussione? In un’epoca in cui risulta quasi impossibile costruire un alberogenealogico in verticale, ma si tratta sempre più spesso di sviluppiorizzontali, incroci tra persone e nuclei diversi, “estranei”, può davveroconsiderarsi un famigliare solo chi ha nelle vene il nostro stesso sangue? Larisposta degli artisti è una bambina vietnamita appena adottata, a detta lorola “migliore figlia che potessero mai immaginare” e una mostra che sisviluppa come“una sorta di lettera a nostra figlia, nella quale raccontare un po’ di noistessi, del nostro passato, della società in cui viviamo, del nostro lavoro diartisti”.L’installazione al piano interrato è una chiara realizzazione di questoproposito. Ad accoglierci una piccola opera, un tappeto luminoso, che ciracconta qualcosa della bambina dei due artisti, ma ci introduce anche alletematiche affrontate nel video proiettato sulla grande parete di fronte,tematiche personalissime che alludono a questioni universali. Sul tappetoluminoso, attraverso il quale si apre un cielo notturno in cui si incrociano lediverse costellazioni dei tre componenti della famiglia, compare scritta laprima frase pronunciata dalla bambina, “Qui buio c’è perché?”, e vicino aessa una traccia della sua esistenza fisica, la sagoma dei suoi piedinirealizzata con l’aiuto del padre.Il video, dal titolo “Generalmente le buone famiglie sono peggiori delle altre”è un immersione di venti minuti nella vita e nei ricordi di Nicola Pellegrini eOttonella Mocellin, un collage di vecchi filmati sui quali scorre la voce deidue artisti. Le loro parole, pronunciate dal tono intimo di chi legge unalettera immaginaria, si rivelano fondamentali per la comprensione delsignificato più profondo e personale delle immagini, e sono decisive ancheper innescare nello spettatore il processo di riflessione e immedesimazione.Il film, come un sogno, accontenta la comune voglia di guardare qualcosa diinguardabile: la nostra storia famigliare, le intricate dinamiche tra parenti,la paura dell’ abbandono che si trascina dall’infanzia, la difficoltà dielaborare il ruolo di un genitore dopo la sua perdita, il processo diidentificazione e il timore di non soddisfare un’aspettativa, il confronto conuna famiglia portatrice di una tradizione con la quale, nei fatti, non ècoerente, il desiderio di appartenenza che fatica a conciliarsi con quello diseparazione. E incastrati nella voragine di questi pensieri si delinea poi unagrande verità, l’idea che la vita non sia solo biologia, ma anche e soprattuttobiografia. Ecco perché un lessico famigliare può trasformarsi in Messicofamigliare, perché ciò che arriva da lontano può esserci più vicino di chicondivide con noi lo stesso patrimonio genetico. In questa nuova enecessaria concezione di famiglia aperta alle vicende della vita, alle diverseculture e realtà in cui siamo inevitabilmente immersi al giorno d’oggi,assume un’importanza fondamentale imparare a vivere nel presente, dandoal passato il valore di un insegnamento che, come tale, dobbiamo essere ingrado di mettere da parte per scoprirne l’utilità. E così come la vita famigliare, anche la mostra non si configura comequalcosa di finito e chiuso, ma piuttosto come un work in progressattraverso l’attività di un gruppo di bambini che durante il periododell’esposizione partecipano ad un laboratorio dal titolo “Little Boxes”. Ipiccoli protagonisti saranno portati ad esprimere, in un percorso tracciatodal Dipartimento Educativo della Fondazione, la loro idea di casa e il lororapporto con lo spazio domestico. Il lavoro sarà poi presentato il 28 febbraioin occasione del finissage della mostra.

GALLERIA UGOFERRANTI DI ROMARecensioni | ArteContemporaneaIl doppio sogno dell'arte daRaucci / SantamariaRecensioni | Lo scaffale

nell'arte in BasilicataRecensioni | ArteContemporaneaStefano Arienti alla GalleriaMassimo MininiRecensioni | ArteContemporaneaGhostrack: alla NOTgallerydi Napoli

ARTKEY 13 gennaio febbraio

Rubriche

EVENTIMIX&MATCHARTECONTEMPORANEACULTURADIGITALELO SCAFFALEFAIR ART FAIRMUSIKEYNOT FOR PROFIT

ArtKey

Bimestrale

144.400.500 GLIACQUISTI PIÙ FDOSSIER ELETTUREARTKEYEXHIBITIONARTKEY DIARYPOLITICHECULTURALIPROJECT ROOMARTE E IMPRESA

Art atlante

regioni

Menù Regioni

Altre segnalazioniEsteroAbruzzoBasilicataCalabriaCampaniaEmilia RomagnaFriuli Venezia GiuliaLazioLiguriaLombardiaMarche

Page 10: Mocellin Pellegrini - Press selection

MOCELLIN PELLEGRINI QUELLA SENSAZIONE DI ‘ETERNA FELICITÀ CHE SI TROVA ALLA FINE DELLE FAVOLE SENZA FINE, (2005) STAMPA LAMBDA SUALLUMINIO, 100×135 CM. EDITION OF 3 COURTESY GALLERIA LIA RUMMA – MILANO

Terzo appuntamento con Relazioni Reciproche, la mostra che inaugura a Bergamo il 31 ottobre ( a curadi Claudia Santeroni).

ATPdiary – in collaborazione con Caterina Molteni – ha dedicato al progetto tre interventi in cui, acoppie, i diversi artisti selezionati hanno risposto a una breve intervista approfondendo quel “processo dicreazione collettiva condivisa”, centrale nella mostra.

Il terzo appuntamento, coinvolge Botto&Bruno e Mocellin Pellegrini

ATP: Mi raccontate brevemente quando avete deciso di lavorare assieme?

Botto&Bruno: Ci siamo incontrati all’accademia di Belle Arti e da subito abbiamo sentito la necessità diconfrontarci e di discutere intensamente sui progetti. Per noi l’unico modo di fare arte era quello di farloinsieme. L’unione dei nostri due mondi era la strada giusta per costruire una nuova poetica.

M.P: In un certo senso abbiamo sempre lavorato insieme, anche quando firmavamo separatamente inostri progetti. Vivendo insieme da quando eravamo studenti, ci siamo sempre confrontati ed aiutati sullavoro reciproco e anche prima di diventare una coppia sul lavoro abbiamo realizzato una serie diprogetti a quattro mani. Poi a partire dalla fine del 2001 abbiamo passato un anno al PS1 di New York eli abbiamo capito che effettivamente era molto più sensato collaborare su tutti i progetti. Diciamo che ladecisione è stata una conseguenza diretta della direzione che i nostri percorsi artistici avevano preso.

Art Texts Pics 1/3

atpdiary.com - October, 2013

Page 11: Mocellin Pellegrini - Press selection

ATP: Come si svolge nella genesi dell’opera la vostra collaborazione? Avete dei ruoli precisi che si sonoconsolidati nel corso del rapporto?

Botto&Bruno: Abbiamo sempre cercato di non avere ruoli definiti. Entrambi fotografiamo, disegnamo,realizziamo collage e video. Ma sempre in ogni lavoro c’è l’intervento di entrambi. Se uno dei due iniziaun disegno sicuramente ci sarà la mano dell’altro a terminarlo. Ci piace molto l’idea di fondere le nostredue identità e crearne una nuova. Avere dei ruoli precisi ci avrebbe ingabbiato.

M.P: Non abbiamo ruoli precisi, soprattutto per quanto riguarda la genesi di un lavoro.

ATP: Ci sono dei compiti che vi siete suddivisi a seconda delle vostre inclinazioni o interessi?

Botto&Bruno: Essendo cresciuti insieme da un punto di vista artistico dai tempi dell’accademia i nostriinteressi coincidono. Anche se viviamo praticamente in simbiosi siamo comunque due persone diversecon i relativi interessi ma nella nostra professione non ci siamo attribuiti compiti definiti. Forse c’è unacosa in cui ci siamo dati dei ruoli: uno lava i piatti e l’altro prepara da mangiare!!

M.P: Dipende dai casi, anche se possiamo dire che Nicola ha una sensibilità più legata alla gestione dellospazio e all’aspetto fotografico del lavoro mentre Ottonella forse è più incline a confrontarsi con lascrittura e la parte sonora del lavoro. In ogni modo i nostri ruoli sono abbastanza interscambiabili.

ATP: C’è un’opera che, più di altre, ritenete riveli il vostro sodalizio professionale? Un opera chesimboleggia, per molti versi, la vostra relazione?

Botto&Bruno: Ci piace pensare che ogni lavoro che abbiamo fatto e che faremo conferma il nostrosodalizio. Ogni progetto è il risultato di un cammino fatto insieme. Se però ci costringono a sceglieresicuramente il lavoro che abbiamo presentato alla biennale di Venezia è stato una esperienza totalizzante:dalla iniziale difficoltà del lavoro ed alla sua realizzazione poi, all’emozione nel conoscere il curatoreSzeemann. Una esperienza irripetibile che abbiamo conquistato insieme e che ci ha dato la possibilità diun percorso lavorativo all’estero.

M.P: Essendo la nostra ricerca incentrata sul tema dell’identità e delle ralzioni interpersonali, molti deinostri lavori nascono anche proprio da una riflessione sulla nostra relazione, anche se cerchiamo sempredi usare noi stessi per parlare di temi più ampi. In ogni modo la performance e video installazione ‘IlGioco della Verità’, realizzata alla Fondazione Olivetti a Roma nel 2001, la video installazione ‘I’m toosad to tell you’ esposta al PS1 di NY, alla galleria Lia Rumma di Napoli e all’Atelier des Artistes diMarsiglia nel 2002 e tutta la mostra ‘Messico famigliare’ del 2010 alla Fondazione Merz di Torino sonoforse le opere più significative in questo senso.

ATP: Che opere esponete nella mostra Relazioni Reciproche’?

Botto&Bruno: Presentiamo un video Kids riot che abbiamo realizzato riprendendo tre fratelli rom chegiocano su di una piazza in quel momento di transizione della chiusura del mercato quando diventaspazio di nessuno. Iniziano a giocare con degli scatoloni abbandonati. Sembra un gioco violento ma inrealtà i bambini fanno attenzione a non farsi male , è solo un gioco liberatorio. Il secondo lavoro è unagrande stampa in pvc che si intitola This is a love song.

Art Texts Pics 2/3

atpdiary.com - October, 2013

Page 12: Mocellin Pellegrini - Press selection

M.P: Il video ‘Generalmente le buone famiglie sono peggiori delle altre’ del 2010, e la fotogtafia ‘Quellasensazione di eterna felicità che si trova alla fine delle favole senza fine’ del 2005. Il video, che facevaparte della mostra ‘Messico Famigliare’, nasce dall’idea di scrivere una lettera a nostra figlia, che nellaprima fase di progettazione del lavoro aveva circa un anno ed era da poco arrivata in Italia dal Vietnam.Il racconto si sviluppa sulla traccia di un testo scritto e attraverso un montaggio di immagini direpertrorio che ritraggono la vita delle nostre famiglie a partire dai primi del 900. Con il pretesto diraccontare la storia delle nostre famiglie a nostra figlia, il lavoro offre al pubblico una riflessione, personale e al tempo stesso duplice, sulla storia del nostro paese. Lo scatto invece fa partedell’installazione permanente ‘Le cose non sono quello che sembrano’, di cui l’elemento principale èun’installazione permanente elaborata specificamente per il giardino della Fondazione La Marrana diMonte Marcello. Il progetto affronta il tema della relazione attraverso la metafora dell’incesto e il libroche stiamo leggendo nella fotografia è “Ada o ardore” di Nabokov, che racconta una storia d’amoreincestuosa tra fratello e sorella.

BOTTO&BRUNO, HOUSE WHERE NOBODY LIVES, 2001,VEDUTA INSTALLAZIONE,WALL PAPER E PVC CALPESTABILE, 49° BIENNALE DI VENEZIA

Art Texts Pics 3/3

atpdiary.com - October, 2013

31 OTTOBRE 2013Relazioni Reciproche ☞☜Botto&Bruno Mocellin Pellegrini

Relazioni

Reciproche

☞☜

Botto&Bruno

Mocel l in

Pel legrini

Page 13: Mocellin Pellegrini - Press selection

Exibart.com 1/1

November, 2013

20 novembre 2013 delle ore 17:04

pagina 1

Relazioni Reciproche/ Mocellin Pellegrini

Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini sono una coppia da tanti anni, non solo nell'arte ma anchenella vita. E la famiglia è, a tutti gli effetti, una componente forte della loro poetica. Ecco la quartaintervista dedicata alle “Relazioni Reciproche” in mostra a Bergamo.

Relazioni Reciproche: L'unione fa la forza e ilconfronto è costante, o ciascuno si prende ipropri tempi e le singole personalità siincontrano al momento mettere nero su biancoun lavoro, ciascuno con le proprie idee? Qualisono le dinamiche della vostra creazione? «Vivendo insieme da quasi 30 anni le nostrepersonalità si incontrano abbastanza spesso!Discutiamo sempre tanto e non solo su questionirelative al lavoro, ci confrontiamo sul da farsia proposito di quasi tutti gli aspetti della nostravita, comprese le mansioni quotidiane, gliaspetti educativi ed affettivi legati alla famiglia,i progetti per il futuro. Il lavoro per noi aderiscemolto alla vita e ne influenza l’andamento. Ledinamiche cambiano in base al contesto, e leidee circolano: ogni tanto uno dei due ha unavisione e ogni tanto l’altra, poi si discute e iprogetti prendono forma. Essenzialmente ciaffidiamo molto l’una all’altro e non abbiamoun problema di paternità delle idee, per fortuna!» Cosa significa essere coppia nell'arte? Aveteriscontrato delle difficoltà nella vostra carrierapresentandovi in duo? «Perché mai? Ci sonotanti che lavorano in collaborazione, anzi, ci sidividono i compiti. L’unico problema è che sesi vende un lavoro ci mangiamo in due, anzi intre»

Che lavoro avete scelto di presentare alla Portadi Sant'Agostino, e perché? «Abbiamopresentato due pezzi che fanno parte di progettidiversi, la fotografia Quella sensazione dieterna felicità che si trova alla fine delle favolesenza fine del 2005, che affronta il tema dellarelazione di coppia, e il video Generalmente lebuone famiglie sono peggiori delle altre del2010, che da una visione più ampia dellarelazione, perché affronta il tema dellagenitorialità, come allargamento della relazionea due e consiste, come molti dei nostri lavori,in una narrazione che nasce da due sguardiseparati. Il video, che faceva parte della mostraMessico Famigliare, nasce dall’idea di scrivereuna lettera a nostra figlia, che nella prima fasedi progettazione del lavoro aveva circa un annoed era da poco arrivata in Italia dal Vietnam. Ilracconto si sviluppa sulla traccia di un testoscritto e attraverso un montaggio di immaginidi repertorio che ritraggono la vita delle nostrefamiglie a partire dai primi del 900. Con ilpretesto di raccontare la storia delle nostrefamiglie a nostra figlia, il lavoro offre alpubblico una riflessione, personale e al tempo

stesso duplice, sulla storia del nostro paese. Loscatto invece fa parte dell’installazionepermanente Le cose non sono quello chesembrano, di cui l’elemento principale èun’installazione permanente elaborata specificamenteper il giardino della Fondazione La Marrana diMonte Marcello. Il progetto affronta il temadella relazione attraverso la metaforadell’incesto e il libro che stiamo leggendo nellafotografia è Ada o ardore di Nabokov, cheracconta una storia d’amore incestuosa trafratello e sorella».

Page 14: Mocellin Pellegrini - Press selection

NOTIZIE

Crash, Pellegrini e Mocellin spaccano i muridell'albergo degli artisti

Roma. La ristrutturazione di uno storico albergo al centrodi Roma diventa pretesto per un’installazione site specific,oscillante tra voyeurismo e ricerca del tempo perduto.Un’affascinante narrazione polifonica che prende forma daimoltissimi episodi che compongono la storia di un luogo«sospeso su un confine tra privato e pubblico, tramovimento e staticità, tra luogo e non luogo», come l’hotel

Locarno. A dare voce al racconto, Nicola Pellegrini e Ottonella Mocellin con l’operaintitolata «Crash», suono onomatopeico che indica rottura, crollo. Ed è ciò che gli artistifanno, anche materialmente, nelle stanze dell’hotel, ricavando brecce e squarci nellospessore murario delle pareti che custodiscono racconti e storie silenti, sedimentatisi neltempo. Mentre i telefoni squillano e gli ospiti, rispondendo, possono ascoltare aneddotilegati all'hotel, raccolti attraverso interviste fatte allo staff e ai clienti.Aperto nel 1925 e ubicato a pochi metri da piazza del Popolo, l’hotel Locarno è statofrequentato dagli artisti che, negli anni Sessanta, si ritrovavano al bar Rosati e presso legallerie «La Tartaruga» di Plinio de Martiis, «L’Attico» di Fabio Sargentini, e quelle di viadell’Oca e via Margutta. Tra i frequentatori anche personalità come Federico Fellini eGiulietta Masina, oltre a Gino De Dominicis, Enzo Cucchi, Sandro Chia, Cy Twombly, EliseoMattiacci, Francesco Clemente, Lucrezia De Domizio e Joseph Beuys, MichelangeloPistoletto, Carla Accardi e tanti altri.«Crash» sarà visibile nello spazio defunzionalizzato dell’albergo solo fino al 24 novembreprossimo, dalle 12 alle 24. Dopodiché avranno inizio i lavori di ristrutturazione che sarannocompletati in primavera.

di Anna Saba Didonato, edizione online, 18 novembre 2013

ALTRI ARTICOLI DIANNA SABA DIDONATO

Diritto di seguito: la Siae oraascolta i galleristi

Come sale Bonalumi

Guarienti, antico e ambiguo

I restauri della Giaquinto

San Michele va all’Opera

Alla Stazione Tiburtina ilviaggiatore diventaspettatore

Calvesi: nel 2015 Burrifinalmente in America

Entrate nell'opera, prego

Mascherata la perla delBarocco leccese

Cultura contemporanea neiborghi medievali abruzzesi

GLI ALTRI ARTICOLI DINOTIZIE

L'arte sui giornali. Larassegna stampa di oggi

ArteFiera, un programmachilometrico

La rinascita di Carditello:iniziano i restauri

L'arte sui giornali. Larassegna stampa del 3dicembre 2014

Una vita per il restauro: unagiornata in ricordo diGiuseppe Basile

Bologna, storici dell'artecontro Sgarbi per la mostradedicata a Longhi

L'Europa di Magliabechi

L'arte sui giornali. Larassegna stampa del 2dicembre 2014

Per l’Abruzzo si è scelto ilmodello Friuli perchéUmbria e Marche erano di

RICERCA

Vedere a ...

Home Abbonamenti Chi siamo Newsletter Contatti Privacy RSS Translate

Notizie Archeologia Documenti EconomiaAntiquariato EconomiaAste EconomiaGallerie Fotografia Libri Mostre Musei Opinioni Restauro Fondazioni Arte e Imprese Lettere algiornale

4 dicembre 2014

CondividiCondividi

Il Giornale dell’Arte 1/1

ilgiornaledellarte.com - December, 2014

Page 15: Mocellin Pellegrini - Press selection

domus 1/4

domusweb.it - November 2013

Studiomobile: Jellyfish Barge, una serra modulare galleggiante che garantisce sicurezza idrica e alimentare senza pesare sulle risorse esistenti

Architettura / Design / Arte / Prodotti / Archivio Storico / ShopContenuti Notizie / Interviste / Opinioni / Portfolio / Speciali / Recensioni / Video / Dall'archivio / Competition

Rivista Questo mese / Edizioni localiNetwork Il tuo profilo / RSS / facebook / twitter / instagram / pinterest / LOVES

Piace a Maria VittoriaCapitanucci, David Moretti ealtre 401.005 persone.

Mi piaceMi piace

Dal 1928

Search Domus...

EnglishSign up / LogIn

PhotographyMauro Sostini

Published18 Novembre 2013

LocationRoma

SectionsArte, Notizie

KeywordsCaterina Valente, Crash, Demolition Party, HotelLocarno, installazione, Maria Teresa Celli, NicolaPellegrini, Ottonella Mocellin, restauro

Like on Facebook Share on Twitter

Pin to Pinterest

Network

“Fare della demolizione di un hotel un’opera d’arte, per metternein luce la storia nascosta, per rivelare relazioni inaspettate”:questo il concept dell’installazione-performance Crash, che si èsvolta venerdì 15 novembre all’Hotel Locarno di Roma.

Pellegrini Mocellin: CrashCogliendo l’occasione del restyling dello storico Hotel Locarno di Roma, gli artisti Nicola Pellegrini eOttonella Mocellin hanno creato un’installazione site-specific, sospesa tra il desiderio liberatorio di

spaccare tutto e la possibilità di preservare storie, suoni e suggestioni.

Arte

Studiomobile: Jellyfish Barge, una serra modulare galleggiante che garantisce sicurezza idrica e alimentare senza pesare sulle risorse esistenti

Architettura / Design / Arte / Prodotti / Archivio Storico / ShopContenuti Notizie / Interviste / Opinioni / Portfolio / Speciali / Recensioni / Video / Dall'archivio / Competition

Rivista Questo mese / Edizioni localiNetwork Il tuo profilo / RSS / facebook / twitter / instagram / pinterest / LOVES

Piace a Maria VittoriaCapitanucci, David Moretti ealtre 401.005 persone.

Mi piaceMi piace

Dal 1928

Search Domus...

EnglishSign up / LogIn

PhotographyMauro Sostini

Published18 Novembre 2013

LocationRoma

SectionsArte, Notizie

KeywordsCaterina Valente, Crash, Demolition Party, HotelLocarno, installazione, Maria Teresa Celli, NicolaPellegrini, Ottonella Mocellin, restauro

Like on Facebook Share on Twitter

Pin to Pinterest

Network

“Fare della demolizione di un hotel un’opera d’arte, per metternein luce la storia nascosta, per rivelare relazioni inaspettate”:questo il concept dell’installazione-performance Crash, che si èsvolta venerdì 15 novembre all’Hotel Locarno di Roma.

Pellegrini Mocellin: CrashCogliendo l’occasione del restyling dello storico Hotel Locarno di Roma, gli artisti Nicola Pellegrini eOttonella Mocellin hanno creato un’installazione site-specific, sospesa tra il desiderio liberatorio di

spaccare tutto e la possibilità di preservare storie, suoni e suggestioni.

Arte

Page 16: Mocellin Pellegrini - Press selection

domus 2/4

domusweb.it - November 2013

L’idea dell’installazione artistica di Nicola Pellegrini eOttonella Mocellin nasce da un’intuizione delle proprietariedell’albergo, Maria Teresa Celli e Caterina Valente, che hannocolto l’occasione del restyling dell’Hotel Locarno, nel pienorispetto della sua identità e del suo stile unico, per ospitare unevento artistico di grande respiro.

Nicola Pellegrini e Ottonella Mocellin, Crash. Photo Mauro Sostini

“Sospeso su un confine tra pubblico e privato, tramovimento e staticità, tra luogo e non luogo, l’albergo è dunqueun posto, dove si vive in modo altro da come si vive a casa.Nonostante ciò alcuni alberghi possono diventare, per qualcuno,una casa e alcuni alberghi, come l’Hotel Locarno, con le suestanze diverse l’una dall’altra, la sua storia e i suoi spaziaccoglienti, possano essere più casa degli altri”, spiegano gliartisti Nicola Pellegrini e Ottonella Mocellin, a propositodell’installazione presso l’Hotel Locarno. “Con lo sguardo duplicedi chi è abituato a osservare il mondo da un altro punto di vista,cercheremo di trovare alcune di queste tracce e farle affiorare insuperficie”.

Page 17: Mocellin Pellegrini - Press selection

domus 3/4

domusweb.it - November 2013

Nicola Pellegrini e Ottonella Mocellin, Crash. Photo Mauro Sostini

Gli artisti progetteranno un’installazione site-specific inhotel che riveli, da una parte, il desiderio liberatorio di spaccaretutto per creare qualcosa di nuovo e dall’altra la possibilità dipreservare qualcosa: frammenti di storie, suoni, suggestioni, checomporranno una narrazione a più voci, spezzata e circolare altempo stesso.

Page 18: Mocellin Pellegrini - Press selection

L’Hotel Locarno è da sempre l’indirizzo di riferimento per

il mondo dell’arte, del cinema, della letteratura. Ha spessoospitato artisti ed eventi, in linea con la sua vocazione artistica econ l’amore per l’arte dei suoi proprietari. Ed oggi è ancora unluogo amato da intellettuali. L’Hotel Locarno è stato inauguratonel 1925 dagli allora proprietari svizzeri con i manifestipubblicitari del famoso artista e cartellonista Anselmo Ballester.

Fino al 24 novembre 2013Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini: CrashHotel Locarnovia della Penna 22, Roma

Nicola Pellegrini e Ottonella Mocellin, Crash. Photo Mauro Sostini

domus 4/4

domusweb.it - November 2013

Page 19: Mocellin Pellegrini - Press selection
Page 20: Mocellin Pellegrini - Press selection

26/02/15 13:24Relazioni Reciproche: Mocellin Pellegrini | PIZZA Digitale

Pagina 2 di 6http://www.pizzadigitale.it/main/relazioni-reciproche-ottonella-mocellin-nicola-pellegrini/

La quinta coppia di artisti racconta l’inconsueta mostra in corso a Bergamo presso la Sala alla Porta di Sant’Agostino.

Concludiamo con Mocellin Pellegrini l’approfondimento di Relazioni Reciproche, a cura di Claudia Santeroni in collaborazione con Paolo Simonetti, Marco Ronzoni, fino al24 novembre presso la Sala alla Porta di Sant’Agostino a Bergamo. Ci sarebbero state altre due coppie, Allis / Filliol e Richard Sympson, ma hanno deciso di non concedereinterviste e approfondire con noi il loro percorso artistico a due. Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini hanno vissuto a Londra dove hanno studiato reciprocamente ArtePubblica alla Chelsea School of Art e Architettura alla Architetural Association. Tra il 2001 ed il 2002 hanno rappresentato l’Italia per il PS1 International Studio Program diNew York. Le loro installazioni, video e performances sono state esposte e realizzate in alcuni dei più importanti musei nazionali ed esteri. Ricordiamo “Messico Famigliare”alla Fondazione Merz di Torino nel 2010 e “An incongruous beam of beauty over the Gaza Strip”, Partecipant Ink, New York.

Come risponderete a quest’intervista, dando singole risposte o una risposta unica per il duo? Mi spiegate il motivo della scelta?

Alle interviste rispondiamo sempre con un’unica voce che contiene un duplice punto di vista, perché anche questo è parte del nostro lavoro e dare risposte separate sarebbecome produrre due versioni separate del lavoro.

Cosa significa per voi, relazionarvi reciprocamente, nella vita e nel lavoro?

Beh, ci vorrebbe molto tempo per rispondere a questa domanda, stiamo insieme da più di 30 anni e ci confrontiamo su tutto. Se consci il nostro lavoro, saprai che per noi ilfare arte aderisce molto al vivere, quindi relazionarci sul lavoro è solo uno dei tanti aspetti della nostra interminabile esperienza condivisa. La condivisione è qualcosa chearricchisce molto, ma per la quale bisogna anche lavorare tantissimo.

Da quanto lavorate in coppia?

In modo permanente dal 2002, quando abbiamo soggiornato per un anno al PS1 di New York, ma anche prima facevamo, almeno una volta all’anno, un progetto a 4 mani.

Avete iniziato un percorso artistico come singoli o vi siete approcciati all’arte subito come coppia?

Come si evince dalla nostra risposta alla tua domanda precedente, i nostri percorsi artistici sono iniziati separatamente anche se si sono spesso incrociati, poi ad un certo puntosi sono uniti in un unico, duplice percorso.

Qual è la vostra poetica?

La poetica della relazione!

Come si sviluppa e s’intreccia il vostro procedere creativo?

Parlando, ricercando, litigando. Ogni tanto si parte dalla visione di uno o dell’altra e poi si porta avanti il lavoro continuando a confrontarsi, a fare ipotesi che poi magarivengono scartate e a discutere. In ogni progetto ci dividiamo i compiti in virtù di quello che serve, ma non abbiamo una suddivisione del lavoro sempre uguale, i nostri ruoli

Piazza Digitale 1/2

November 2013by Federica Tattoli

Page 21: Mocellin Pellegrini - Press selection

26/02/15 13:24Relazioni Reciproche: Mocellin Pellegrini | PIZZA Digitale

Pagina 3 di 6http://www.pizzadigitale.it/main/relazioni-reciproche-ottonella-mocellin-nicola-pellegrini/

sono abbastanza interscambiabili.

Mi descrivete il lavoro presentato a “Relazioni Reciproche”?

Abbiamo presentato due pezzi che fanno parte di progetti diversi: Il video Generalmente le buone famiglie sono peggiori delle altre del 2010, e la fotografia Quella sensazionedi eterna felicità che si trova alla fine delle favole senza fine del 2005. Il video che faceva parte della mostra Messico Famigliare, nasce dall’idea di scrivere una lettera a nostrafiglia, che nella prima fase di progettazione del lavoro aveva circa un anno ed era da poco arrivata in Italia dal Vietnam. Il racconto si sviluppa sulla traccia di un testo scritto eattraverso un montaggio di immagini di repertorio che ritraggono la vita delle nostre famiglie a partire dai primi del 900. Con il pretesto di raccontare la storia delle nostrefamiglie a nostra figlia, il lavoro offre al pubblico una riflessione, personale e al tempo stesso duplice, sulla storia del nostro paese. Lo scatto invece fa parte dell’installazionepermanente Le cose non sono quello che sembrano, di cui l’elemento principale è un’installazione permanente elaborata specificamente per il giardino della Fondazione LaMarrana di Monte Marcello. Il progetto affronta il tema della relazione attraverso la metafora dell’incesto e il libro che stiamo leggendo nella fotografia è Ada o ardore diNabokov, che racconta una storia d’amore incestuosa tra fratello e sorella.

Prossimo progetto?

CRASH, installazione site-specific, progettata per i locali demoliti dell’Hotel Locarno di Roma. Aperta dal 16 al 24 novembre. Il lavoro, che abiterà lo spaziodecontestualizzato dell’hotel in fase di ristrutturazione solo per pochi giorni, riflette sulla natura precaria dell’esperienza umana. L’installazione, che consiste in un interventoarchitettonico sullo spazio e una serie di tracce sonore, è in bilico tra il desiderio liberatorio di spaccare tutto per creare qualcosa di nuovo e la volontà di preservare unamemoria: frammenti di storie, suoni, suggestioni, che compongono una narrazione a più voci, spezzata e circolare al tempo stesso.

Pizza preferita?

Napoli.

Segui Federica su Twitter: @FedericaT

23/11/2013 A CURA DI FEDERICA TATTOLI

TAGS: Mocellin Pellegrini, Nicola Pellegrini, Relazioni Reciproche

POST CORRELATI

Piazza Digitale 2/2

November 2013by Federica Tattoli

Page 22: Mocellin Pellegrini - Press selection
Page 23: Mocellin Pellegrini - Press selection