4. L'economia della Cina nel 2004 e gli scambi con l'Italia

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Cina 1 Report d'indagine S E S S U M S T C istema conomico, istema colastico e niversitario, obilità per motivi di tudio, ratti ulturali

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Cina

1Report d'indagine

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S S U

M S

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istema conomico,istema colastico e niversitario,obilità per motivi di tudio,ratti ulturali

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�����Il report è stato prodotto nel quadro delle attività di indagine previste dal Progetto IMOS - International MObility Survey(PA 2004-0010/Ab; 2004-0011/Ab; 2004-0012/Ab), finanziato da ARSTUD di Bologna nell’ambito del programma FSEOb. 3 Mis. A2 – Anno 2004.

Il progetto è stato realizzato dall’Associazione Temporanea di Impresa composta da ASTER, PROFINGEST,FONDAZIONE ALDINI VALERIANI.

Il report fa parte di una collana che comprende i seguenti titoli:

• Cina, a cura di Romeo Orlandi – PROFINGEST• India, a cura di Sauro Mezzetti - ASTER• Marocco, a cura di Claudia Cantagalli e Adriano Gasperi - FONDAZIONE ALDINI VALERIANI• Tunisia, a cura di Adriano Gasperi – FONDAZIONE ALDINI VALERIANI

Le attività progettuali sono state coordinate da Maria Grazia D’Angelo - ASTER

Bologna, novembre 2005

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INDICE

1. METODO DI LAVORO E PIANO DELLA RICERCA 1

2. I TRATTI CULTURALI 3

3. DESCRIZIONE DEL PAESE E DEL SISTEMA ECONOMICO 5

3.1. I dati di base 5

3.2 La storia antica 8

3.3 La storia moderna 9

4. L’ECONOMIA DELLA CINA NEL 2004 E GLI SCAMBI CON L’ITALIA 14

4.1. La congiuntura economica 14

4.2. Limiti alla crescita 17

4.3 Le variabili macroeconomiche 19

4.4. Rapporti economici con L’Italia 24Un mercato incompiuto. 24

4.5. Il turismo cinese in Italia 33

5. L’ISTRUZIONE IN CINA 35

5.1 Introduzione 35

5.2. La struttura scolastica 36

5.3. Le istituzioni legislative ed amministrative 40

5.4. L’istruzione universitaria in Cina 41

5.5 L’istruzione per adulti ed il ruolo del corpo insegnante 46

5.6 L’esame “Gao Kao” 47

5.7. La China Europe International Business Scool (Ceibs) di Shanghai 48

5.8. Le scuole internazionali in Cina 51

6. ANALISI DELL’EMIGRAZIONE E DEI FLUSSI DEGLI STUDENTI CINESI ALL’ESTERO 54

6.1 La presenza cinese nel mondo 54

6.2 La presenza cinese in Italia 56

6.3 L’istruzione universitaria per gli studenti cinesi all’estero 59

6.4 Il sistema universitario e le necessità dell’economia 61

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�����6.4 Il sistema universitario e le necessità dell’economia 61

6.5 La presenza degli studenti cinesi all’estero 64

6.6 La presenza degli studenti cinesi in Italia 67

6.7 La situazione corrente e le iniziative in corso 69

6.8 Il Progetto Marco Polo 70Il Programma 71Chi partecipa 71Perché in Italia 72

6.9 La partecipazione italiana al CIEET 74

6.10 L’attività dell’Ambasciata d’Italia a Pechino 76

6.11 Il Comitato Intergovernativo Italia - Cina 79

6.12 La visita in Cina del Ministro della Pubblica Istruzione Letizia Moratti e gli accordi scaturiti 80

6.13 Il Collegio di Cina 85

6.14 Il Corso di specializzazione manageriale di Unindustria Treviso, la Fondazione Cassamarca e l’UniversitàCa’ Foscari. 87

6. 15 Interviste ad esperti ed operatori italiani 91

6.16 Il punto di vista delle controparti cinesi 95

7. CONCLUSIONI E SUGGERIMENTI 99

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1. Metodo di lavoro e piano della ricerca

Una ricerca sulla mobilità degli studenti cinesi verso l’Italia deve necessariamente comprendereal suo interno molte discipline ed informazioni. Sono evidentemente interessati differenti campidi analisi che sono alla base delle motivazioni che spingono a considerare l’Italia una metaappetibile per completare i propri studi universitari. Ciò vale sia per i corsi universitari che per lespecializzazioni.

Un approccio multidirezionale è necessario ed opportuno perchè il nostro paese, sia intermini oggettivi che agli occhi dei cinesi, presenta svantaggi ed opportunità di non facilepercezione. Inoltre essi agiscono in maniera spesso non definita, dove il confine tra i rischi e leopportunità è spesso labile od addirittura complementare.

La prima analisi da intraprendere, pur nella limitatezza del terreno della ricerca, è quellaculturale o più segnatamente ideologica. Questo non solo perché l’esame della weltanschauungè sempre fondamentale, ma anche perché in Cina “la visione filosofica del mondo” svolge unruolo centrale nelle decisioni conseguenti. I comportamenti, le scelte, i costumi, più che da altreparti del mondo dipendono da coordinate mentali strutturate e codificate. Esiste unadiscendenza verticale tra quello che si ritiene giusto e l’azione giornaliera. I principi ideologicidell’agire sono codificati dalla sedimentazione secolare di idee e scelte politico-sociali chehanno reso la Cina un paese unico nella sua specificità. La conseguenza direttadall’affermazione dei caratteri originali alle caratteristiche attuali della Cina è sempre statastudiata. Anche se le teorie più tradizionali relative all’ “immobilismo” della società cinese sonostate giustamente riconsiderate, non c’è dubbio che vada rintracciata, più facilmente che peraltre civiltà, una linearità marcata che ha preservato i tratti distintivi della cultura e della civiltàdel Paese.

Per questo motivo la ricerca ha posto nella prima parte una breve analisi della percezioneculturale della mobilità, dell’importanza dello studio, della funzione di riscatto sociale edindividuale che ad esso viene assegnato.

Nella seconda parte verrà descritto il Paese nelle sue linee generali. Si tratterà diun’introduzione alla storia ed alla geografia del gigante asiatico. Si cercherà di comprenderecome quest’ultimo abbia mantenuto nel tempo una fortissima coesione sociale ed etnica. Ladescrizione dell’emersione economica nello scacchiere internazionale sarà più articolata. Inrealtà la Cina è oggi percepita, e spesso temuta, per le sue straordinarie performanceeconomiche. La visione orientale ed esotica ha lasciato il passo ad un esame più realistadell’ingombro che sulla scena della globalizzazione ha comportato il recupero della Cina alconsenso degli scambi. Saranno esaminate più in dettaglio le variabili macroeconomiche, apartire dal mondo per proseguire con l’Italia. Come spesso accaduto nella storia della Cina, lemotivazioni economiche hanno trainato migrazioni sostenute verso i paesi ospiti. Un paragrafofinale sarà dedicato ai flussi turistici, capaci di far apprezzare più compiutamente l’Italia e diindirizzare di conseguenza le scelte universitarie.

Il quarto capitolo descrive il sistema dell’istruzione ed universitario cinese. Sarannoesaminati inizialmente il ruolo che la cultura e l’istruzione rivestono in una società che ambiscenon solo ad un nuovo ordine sociale, ma anche a riaffermare la propria posizione nellaconsiderazione del mondo esterno. Verranno studiate le ripercussioni sulla scelta delleUniversità straniere da parte degli studenti cinesi.

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L’offerta didattica del Paese sembra infatti da una parte estremamente selettiva, dall’altrainsufficiente ad assorbire una scolarizzazione di massa diffusa e con punte di disponibilità direddito inconsuete per la recente storia cinese. L’analisi culturale e sociale del gao kao(l’esame che garantisce l’accesso all’Università e che ora si avvia a non essere più richiesto daquelle italiane) servirà a comprendere le trasformazioni in atto nella scelta dell’Universitàgiudicata più valida. Il capitolo si chiude con un’analisi dell’offerta didattica internazionale inCina.

Nel capitolo successivo vengono analizzati i flussi degli studenti all’estero. Saranno fornitedelle statistiche sulla presenza di studenti cinesi nei paesi dove questa è più consolidata e in cuicomunque sono più richiesti. Questo esame sarà preceduto da una breve analisi sulla presenzacinese nel mondo, la diaspora, che ancora consente una fittissima rete di relazioni, la “bamboonetwork”, soprattutto nel bacino del Pacifico. Sarà poi descritta la presenza cinese in Italia,un’immigrazione relativamente giovane che proviene prevalentemente dalle ricche provincecostiere. Di questa immigrazione saranno presentate anche le caratteristiche occupazionali, conl’indicazione dei settori coinvolti.

Dal punto di vista più strettamente riguardante la ricerca, nel sesto capitolo, sarannopresentati: la situazione attuale della presenza studentesca in Italia, le procedure necessarieper attivare i tirocini nel nostro paese, le esperienze più significative registrate finora. Verrà poimessa in evidenza l’iniziativa del governo italiano tesa a far aumentare il numero di studenticinesi in Italia. Saranno portate ad esempio le esperienze di alcune Università e quelle di altrisoggetti particolarmente attivi, come il Collegio di Cina di Bologna. Sarà infine dato spazio alpunto di vista cinese, sia riportando voci del governo che le esperienze quotidiane ecomplessive degli studenti. Nello stesso capitolo verrà analizzato il riconoscimento reciproco deititoli.

La ricerca verrà poi completata con alcune conclusioni tratte dal lavoro e l’indicazione delle fontiutilizzate.

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2. I tratti culturali

E’ possibile, ed intellettualmente auspicabile, delineare soltanto alcuni tratti culturali relativialla ricerca in corso. Questo non soltanto perché l’aspetto culturale risulterebbe, sepropriamente trattato, debordante rispetto all’oggetto della ricerca, ma anche perché lospessore della storia e della civiltà cinese è talmente stratificato che una sua analisi compiuta,anche solo limita alla mobilità, richiederebbe maggiori spazi e competenze.

La Cina ha una struttura sociale tradizionalmente verticale e fortemente ispirata a disciplina edobbedienza. L’espressione spesso usata di “miracolo cinese”, come se il paese avessebeneficiato di una serie fortuita di circostanze, è in realtà impropria. Nello straordinario successoeconomico del paese non c’è nulla di miracoloso. La storia, ormai più della cronaca, rileva unapotente emersione economica e sociale proprio perché la classe dirigente del paese si èimpegnata affinché ciò succedesse. Non c’è stato il libero gioco delle forze di mercato dietro il“miracolo cinese”, ma l’applicazione cogente e sistematica di decisioni prese da un ristrettogruppo di persone che guidano l’intero paese. Il processo è stato sofferto e non privo dicontraddizioni, ma è innegabile che ha raggiunto i risultati che si era prefisso.

Uno degli obiettivi più importanti è stato far recuperare alla Cina la posizione che ha sempretenuto nella storia. L’apertura verso l’estero è stata strumentale a questo fine. Solo l’influsso dicapitali e di tecnologie straniere erano in grado di fornire al paese le competenze tecniche, nonnecessariamente quelle etiche e morali, per abbandonare rapidamente una situazione disottosviluppo. Si è trattato per la Cina di una scelta drammatica perché tradizionalmente ilpaese è ancorato ad una concezione sino-centrica della civiltà. Lo stesso nome “Cina” in cinese(Zhong guo) significa “Regno di mezzo”.

Il più famoso monumento cinese è una muraglia, costruita per difendere un’ideologia più che unterritorio. Militarmente è valsa a poco contro le invasioni delle popolazioni nomadi. Il suoretaggio è rimasto invece nella percezione dell’isolamento e dell’autosufficienza del popolocinese. Ancora oggi la popolazione cinese, nonostante le variazione dei confini, è per il 95%della stessa etnia Han.

Un’antica e potente civiltà contadina, con la Grande Muraglia, si è racchiusa al suo interno, fortedella sua prosperità, conscia soprattutto dell’unicità delle sue forme culturali i cui bastioni eranol’alimentazione, la lingua, i culti. Fino alla metà dello scorso millennio la Cina era il paese piùprospero e popolato al mondo. Il suo isolamento è stata una delle cause della sua decadenza,motivata, altresì, dalle aggressioni dei paesi industrializzati che con eccessivo ottimismoproiettavano nella Cina l’immagine distorta del più grande mercato del mondo.

Un paese a mentalità contadina, lontano dai ritmi di una moderna società industriale,amministrato dagli stessi insegnamenti confuciani per secoli, non aveva bisogno di mobilità. Eraquest’ultima un pericoloso strumento per acquisire e trasmettere nuove idee, per trasmettereconoscenza e saperi, ostacolo imprevisto ad un mondo antico ma organizzato.

Nel 1877 il primo tratto ferroviario fu costruito in Cina, vicino Shanghai, da un consorzio diaziende straniere. La corte imperiale lo acquistò e lo distrusse immediatamente. Le ferroviefurono il simbolo dell’invasione straniera, attaccate e distrutte sia nel corso della rivolta deiBoxer che della prima guerra mondiale.

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Sono oggi ovviamente cambiati gli approcci verso l’estero e gli stranieri, ma il cambiamentointervenuto trae le motivazioni più forti dall’apertura strumentale all’estero e dall’accettazionedella diversità. Così come l’iniezione di tecnologia occidentale è stata necessariaall’industrializzazione del paese, oggi l’acquisizione di competenze dai paesi più avanzati èredditizia nel tentativo di trovare una scorciatoia verso un paese economicamente rispettato.L’apertura verso l’offerta didattica straniera risponde a questa esigenza.

Serve anche ad offrire un’alternativa ad una classe emergente il cui reddito è aumentato e chenon trova la possibilità di inviare i figli nelle migliori università cinesi, che rimangono di granlunga l’obiettivo accademico più ambito.

Quanto sopra descritto ha un valore non soltanto culturale ma anche economico. Attrarrestudenti cinesi è una doppia opportunità d’affari. Serve ad aumentare i ricavi delle Università,ma ha anche una redditività differita, derivante dalla fidelizzazione degli studenti verso la loroAlma Mater nel futuro.

Le necessità dell’economia non piegano la forza delle idee, almeno nel contesto cinese. Siaffiancano loro, tuttavia, nella convinzione che lo sviluppo economico, del quale la mobilitàcinese è strumento, servirà anch’esso ad un progetto più grande, legato alla costruzione di unpaese non più facile preda degli stranieri.

Sarebbe, dunque, affrettato concludere che aprendosi, la Cina si omologa al consessodominante o che addirittura accetti o ricerchi le suggestioni dell’Occidente. La mobilità deglistudenti è funzionale al loro avanzamento sociale. Quest’ultimo è in linea con quello del paese.Due concetti tipici della cultura cinese trovano conferma: l’individuo si scioglie nel gruppo a cuiappartiene (famiglia, clan, società, stato) e dell’occidente si ammira la forza economica. Ilgraduale e costante ritorno degli studenti cinesi in Patria si spiega con la permanenza di rigidicapisaldi intellettuali, come quelli poeticamente espressi dal proverbio “ye luo gui gen” ovvero“quando cadono, le foglie tornano alle radici”.

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3. Descrizione del paese e del sistema economico

3.1. I dati di base

La Cina ha un’estensione di 9.6 milioni di Km, pari al 6,5% del totale del pianeta terra. E’dunque il terzo paese al mondo per estensione, dietro alla Russia e vicino al Canada: Copre lezone centrali ed orientali del blocco continentale euro-asiatico, sviluppandosi per 5.200 kmnell’asse est-ovest e per 5.500 nella distanza massima di quello nord-sud.

L’immensità del territorio si riflette anche nei confini la cui lunghezza tocca i 20.000 km. La Cinaha frontiere con la Corea del Nord a nord-est, con la Mongolia a nord, con la Russia a nord-este nord-ovest, con l’Afghanistan, il Pakistan, il Tajikistan, il Kirghizistan, il Kazakistan ad ovest,l’India, il Nepal, il Buthan a sud-ovest, la Birmania, il Laos ed il Vietnam a sud. Ad est siprotende verso il Mar Giallo (verso la Corea ed il Giappone) ed a sud est verso le Filippine,l’isola di Taiwan (che la Cina considera una provincia ribelle) e le Isole Spratley che rivendicaper diritti storici.

Le grandi variazioni di latitudine causano enormi diversità tra nord e sud, tra le zone secche econtinentali e quelle umide e tropicali. Le analoghe differenze di longitudine provocanoconsistenti movimenti atmosferici, con le zone della costa spesso interessate dai monsoni e levaste aree occidentali, aride, brulle e desertiche. Le differenze tra i rilievi sono ugualmenteimpressionanti. La cima più alta è il Qomolangma (cioè il versante cinese dell’Everest) chetocca gli 8.848 metri, mentre la depressione di Turfan scende fino a -154 metri. I fiumi principalisono il Huang He (Fiume Giallo) a nord e lo Yangtze che divide in due longitudinalmente la Cinae sfocia nel delta di Shanghai. Dall’altipiano del Tibet nascono i grandi fiumi dell’AsiaMeridionale: il Mekong, l’Indo, il Gange ed il Brahmaputra.

La Cina settentrionale, al confine con la Mongolia esterna (cioè lo stato con Ulan Bator comecapitale) è stepposa ed arida, ma resa fertile dal loss dello Huang He. L’ex Manciuria, a nord-est, è ugualmente fertile e pianeggiante, con un rigidissimo clima continentale. La zonameridionale, umida e pianeggiante, è densamente popolata e vi si concentra la maggiore attivitàagricola. I rilievi iniziano con le colline terrazzate del Sichuan, nel cuore del Paese. Le altitudini

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crescono fino a raggiungere i 5.000 metri del plateau del Qinghai e del Tibet. Ad ovest prevalel’aridità del paesaggio con i deserti di Gobi e del Taklimakan.

La Cina è il paese più popoloso al mondo, con più di 1.300.000.000 abitanti. Si tratta di unasupremazia consolidata nei secoli. Durante l’epoca Ming il paese, primo al mondo, superò i 100milioni di abitanti, raggiungendo i 313 milioni nel 1794 ed i 430 nel 1850. Nel 1949, l’anno dellaproclamazione della Repubblica Popolare Cinese, la cifra raggiunta era di 514 milioni di abitanti.Secondo previsioni diffuse tra i demografi, la Cina dovrebbe perdere questo primato a vantaggiodell’India entro i prossimi due decenni. La Cina ha infatti adottato uno stretto controllo dellenascite, al contrario dell’altro gigante asiatico. Dal 1980, in congiunzione con la riformaeconomica denghista, ha prevalso l’idea che uno sviluppo demografico incontrollato fosse unostacolo piuttosto che uno stimolo all’aumento del benessere economico della popolazione. Sitrattava di un ribaltamento della vecchia tesi maoista che aveva fatto crescere la popolazionedella Cina, nella convinzione che le condizioni di arretratezza fossero il risultato delle restrizionisocio economiche e non dell’eccesso di popolazione. Da 25 anni prevale lo slogan “yi ge hao”,uno va bene. Le coppie sono disincentivate, con forti pene pecuniarie, arretramento di carriere,eliminazione delle facilitazioni sociali, ad avere più di un figlio, comunque dopo i 24 anni.Nonostante le critiche a cui il drastico provvedimento è stato sottoposto, i risultati raggiunti sonostati soddisfacenti ed ora si assiste ad un relativo rallentamento delle misure, che indirettamenteconfermavano lo sbilanciamento della composizione per sesso del paese (dove i maschi sono il51,5% della popolazione), che tradizionalmente conferisce maggiore successo ed avanzatasociale alla nascita di un figlio maschio.

Nonostante esistano in Cina 56 minoranze etniche e nazionali, la loro popolazionecomplessiva non raggiunge i 100 milioni, circa il 7% del totale. I gruppi etnici più importanti efamosi sono gli Zhuang, i Mongoli, i Tibetani e gli Uiguri di religione mussulmana, che vivonotutti nelle zone di frontiera. La quasi totalità della popolazione cinese appartiene dunque all’etniaHan, caratteristica che si è riflessa sulla filosofia e sulle scelte politiche dei governanti.

Pechino è la capitale della Cina. Dalla sua fondazione, 7 secoli fa, ha costituito il centropolitico, amministrativo e culturale del Paese. L’alternarsi delle vicende storiche le hanno fattoperdere temporaneamente la titolarità della sede dell’Impero e del Governo, ma è indubbio chela città, che oggi conta almeno 14.000.000 di abitanti, costituisca la città simbolo della storia edella cultura della Cina.

La divisione amministrativa e territoriale rileva 4 Municipalità, 5 Regioni Autonome, 22Province. Le 4 Municipalità Pechino, Shanghai, Tianjin e Chongqing dipendono direttamentedal Governo centrale. Le 5 regioni autonome, Mongolia Interna, Xinjiang, Ninxia, Tibet, Guangxi,rappresentano prevalentemente le unità amministrative delle minoranze nazionali. Vanno poiconsiderati il territorio di Taiwan, con 23 milioni di abitanti, e le due Sar, Special AdministrativeRegion, di Hong Kong e Macao. Queste ultime due ex colonie, rispettivamente del Regno Unitoe del Portogallo, sono ritornate sotto l’autorità politica della Cina nel 1997 e nel 1999.Mantengono tuttavia un’ampia autonomia (amministrazione locale, moneta, statistiche, garantitedall’impostazione “one country, two systems”) che garantisce loro il mantenimento del sistemacapitalistico e maggiori libertà individuali.

Le differenze di dimensioni, popolazione e soprattutto reddito tra le varie unità amministrativerappresentano uno dei problemi sociali più urgenti che la dirigenza cinese si trova ad affrontare.Lo spessore della questione è desumibile dalla tabella allegata.

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Provincial/regional population wealth and area, 2000-2001Rank

per capitaincome

Territory GDP 2000per capita

RMB

GDP 2001per capita

RMB

GDP 2001Total

RMB mld.

Population2001mln.

Area2001

sq.km1 Shanghai *** 34.547 37.382 495,1 16,1 5.8002 Beijing *** 22.460 25.523 284,6 13,8 16.8003 Tianjin *** 17.993 20.154 184,0 10,0 11.0004 Zhejiang ** 13.461 14.655 674,8 46,1 100.0005 Guangdong ** 12.885 13.730 1064,7 77,8 187.0006 Jiangsu ** 11.773 12.922 951,2 73,6 100.0007 Fujian ** 11.601 12.362 425,4 34,4 120.0008 Liaoning ** 11.226 12.041 503,3 41,9 150.0009 Shandong ** 9.555 10.465 943,8 90,4 150.00010 Heilongjiang ** 8.562 9.349 356,1 38,1 460.00011 Hebei ** 7.663 8.362 557,8 67,0 190.00012 Xinjiang * 7.470 7.913 148,5 18,8 1.600.00013 Hubei ** 7.188 7.813 466,2 59,8 180.00014 Hainan ** 6.894 7.135 54,6 8,0 33.00015 Jilin ** 6.847 7.640 203,2 26,9 180.00016 Inner Mongolia * 5.872 6.463 154,6 23,8 1.100.00017 Hunan ** 5.639 6.054 398,3 66,0 210.00018 Henan ** 5.444 5.924 564,0 95,6 160.00019 Chongqing *** 5.157 5.654 175,0 31,0 82.40320 Shanxi ** 5.137 5.460 178,0 32,7 150.00021 Qinghai ** 5.087 5.735 30,1 5,2 720.00022 Anhui ** 4.867 5.221 329,0 63,3 130.00023 Jiangxi ** 4.851 5.221 217,6 41,9 160.00024 Ningxia * 4.839 5.340 29,9 5,6 66.00025 Sichuan ** 4.784 5.250 442,2 86,4 477.59726 Yunnan ** 4.637 4.866 207,5 42,9 380.00027 Tibet * 4.559 5.307 13,9 2,6 1.200.00028 Shaanxi ** 4.549 5.024 184,4 36,6 190.00029 Guangxi * 4.319 4.668 223,1 47,9 230.00030 Gansu ** 3.838 4.163 107,3 25,8 390.00031 Guizhou ** 2.662 2.895 108,5 38,0 170.000

China Mainland $858/7.084 $913/7.543 9593,3 1268 9.600.000

Hong Kong $ 24.811 $ 24.386 $ 164,0 6,7 1.099

Macao $ 14.394 $ 14.281 $ 62,0 0,4 25,8

Taiwan $ 12.916 $ 11.820 $ 288,3 22,4 36.000

Fonte: China Statistical Yearbook 2002; Elaborated by ICE BeijingNote: *** Municipal City ** Province * Autonomous Region

La lingua ufficiale è il Cinese Mandarino, vale a dire la lingua parlata intorno a Pechino e checostituisce il mezzo di comunicazione per tutta la nazione. Da più di 50 anni la scrittura delcinese è stata semplificata per consentire una più facile alfabetizzazione. Ad Hong Kong, Macaoe Taiwan si continuano invece ad usare i caratteri tradizionali. Molti dialetti sono diffusi al suddel paese.Per quel che riguarda i trasporti, il viaggio aereo Italia - Cina più veloce è la rotta non stop traMilano/Roma e Pechino/Shanghai delle linee aeree cinesi Caac. L’Alitalia opera 3 voli asettimana tra Milano e Shanghai. Da Bologna esistono inoltre numerosi collegamenti con iprincipali hub europei con proseguimento verso la Cina

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3.2 La storia antica

La Cina vanta una storia straordinaria ed una sorprendente e duratura unità politica. Rispettoalle altre grandi nazioni che si sono storicamente formate, essa rappresenta un blocco socialemonolitico. E’ stato uno dei primi luoghi a sviluppare una civiltà stanziale, dandosi una strutturasociale evoluta e prospera. La storiografia spesso si ammanta di leggenda e non ha riscontriscientifici. Ad esempio della prima dinastia Xia , del 21^ secolo a.C., si hanno soltanto notizieletterarie di origine successiva e nessuna evidenza archeologica certa. Tuttavia è possibileaffermare che alcune caratteristiche di una economia contadina e di una società sviluppata, cheutilizzava il bronzo e costruiva palazzi regali con mura perimetrali, erano già presenti in questoperiodo. Dalla seconda dinastia codificata, quella degli Shang, inizia la coltivazione del frumentoe la Cina con essa si avvia ad approfondire le differenze con le popolazioni ai suoi confini con lequali si troverà in guerra per quasi tutta la sua storia. E’ a questa differente visione del mondoed alla conseguente organizzazione sociale che gli storici fanno risalire l’origine dei conflitti con inomadi delle steppe, principalmente i Tibetani ed i Mongoli. Questi ultimi soprattutto hannocondotto una guerra secolare che li ha visti più volte conquistare il potere politico dell’interaCina. Era un conflitto tra l’agricoltura e l’allevamento, tra un uso stanziale ed un altro mobiledella terra, tra la costruzione di città e la vita in accampamenti, tra un’alimentazione a base dicereali e verdure ed un’altra fondata su carni e derivati del latte. Progressivamente la capacitàdi produrre reddito e generare sovrappiù ha determinato una crescita esponenziale dellapopolazione cinese che ha visto affermare la sua supremazia.L’unificazione politica della Cina avviene nel 221 a.C., quando il re dello stato di Qin divenne ilprimo imperatore Qin Shihuang. La capitale era allora Xian, dove l’imperatore fu sepolto con ilsuo esercito di terracotta. Iniziò da allora una figura di governante semi-divino, investito dal“mandato del cielo” ed obbligato a mostrarsi sempre in armonia con la natura ed a conoscernele manifestazioni per assicurare i raccolti e la sopravvivenza dei suoi sudditi. I vertici dell’arte edella raffinatezza vennero raggiunti con le dinastie Tang e Song, quando la lavorazione dellaceramica e del bronzo produsse capolavori straordinari, in congiunzione con una marcatatolleranza multietnica.

Le dinastie cinesiDinastia Xia 21°-16° sec. a.C.Dinastia Shang 16°-11° sec. a.C.

Dinastia Zhou Occidentali 11° sec. - 771Dinastia Zhou

Dinastia Zhou Orientali: 770-256 a.C.

Dinastia Qin 221-207 a.C.

Han Occidentali 206 a.C.-8 d.C.Dinastia Han

Han Orientali 25-220

Wei 220-263

Shu Han 220-265

Tre Regni

Wu 220-280

Jin Occidentali 265-317Dinastia Jin

Jin Orientali 317-420

Song 420-479

Qi 479-502

Dinastie del Sud e del Nord Dinastie del Sud

Liang 502-557

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Chen 557-589

Wei Settentrionali 386-534

Wei Orientali 534-550

Wei Occidentali 535-556

Qi Settentrionali 550-577

Dinastie del Nord

Zhou Settentrionali 557-581

Dinastia Sui 581-618

Dinastia Tang 618-907

Liang Posteriori 907-923

Tang Posteriori 923-936

Jin Posteriori 936-946

Han Posteriori 947-950

Cinque Dinastie

Zhou Posteriori 951-960

Wu 902-937

Wuyue 907-978

Han del Sud 907-971

Chu 907-951

Shu Anteriori 908-925

Min 909-944

Jingnan 913-963

Shu Posteriori 934-965

Tang del Sud 937-975

Dieci Regni

Han del Nord 951-976

Song del Nord 960-1127Dinastia Song

Song del Sud 1127-1279

Dinastia Liao 916-1125

Dinastia Jin 1115-1234

Dinastia Yuan 1279-1368

Dinastia Ming 1368-1644

Dinastia Qing 1644-1911

Repubblica di Cina 1912-1949Repubblica Popolare Cinese fondata nel 1949

3.3 La storia moderna

Nel 1271 Qubilai Khan, nipote del condottiero mongolo Gengiz Khan, conquistò la Cinaorientale e successivamente meridionale, dando origine alla dinastia Yuan.Fu un periodo di progresso materiale ed intellettuale, con la costruzione di opere pubbliche,soprattutto di ingegneria idraulica, e di contatti con il mondo esterno. In questo periodo ebberoluogo le prime missioni francescane in Cina ed il soggiorno prolungato di Marco Polo.

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La capitale fu trasferita a Khanbalig, cioè l’odierna Pechino. In quel periodo la differenza tra laciviltà cinese e quella dell’occidente europeo si acuì, a vantaggio della supremazia cinese intermini di reddito, produzione agricola, scoperte scientifiche.

La tabella sottostante riporta il paragone tra le conquiste tecnologiche dei due versanti delmondo.Per prima la Cina ha inventato strumenti indispensabili al progresso come la bussola e lapolvere da sparo.

Tuttavia, come ricorda Enrica Collotti Pischel, le applicazioni non furono aggressive: la polvereda sparo serviva per i fuochi d’artificio e la bussola per la geomanzia.Nella prima parte della dinastia Ming, che aveva riportato l’etnia Han al potere nel 1368, la Cinaaveva consolidato la propria posizione nello scacchiere asiatico, soprattutto costruendo unaflotta potente, moderna e temuta.

Al comando dell’Ammiraglio Zheng He, la flotta cinese dominava l’Oceano Indiano e Pacifico,riuscendo ad arrivare alle coste dell’Africa e dell’Arabia.

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Le Date della Superiorità Tecnologica

Fonte: Elaborazione da Seeds of change, Henry Hobhouse

XVIII sec.III - VII sec.• Porcellana

c.1400740• Stampa a caratteri mobili

1150105• Carta

XIII sec.c.850• Polvere da sparo

1180VIII sec.• Timone a dritto di poppa

XIII sec.II sec. a.C.• Lavorazione della ghisa

c.1200231• Carriola

17571310• Mantici industriali

1556180• Ventola a rotazione

EuropaAmerica

CinaInvenzione/scoperta

Anche il reddito pro capite, secondo uno studio meticoloso ed accurato, fino al 1350 rimasesuperiore in Cina rispetto all’Europa. Tuttavia, mentre quest’ultima entrò in una fase di grandeprosperità, la Cina privilegiò una visone sino-centrica della propria civiltà e rinunciò ad ognitentazione egemonica, rinchiudendosi all’interno di una Grande Muraglia ideologica. Secondol’interpretazione prevalente tra gli storici, questo orgoglioso isolamento la rese estranea aiprogressi che il mondo occidentale sperimentava, come ad esempio le nuove tecniche per lacantieristica navale, l’utilizzo di armi sempre più potenti, l’instaurazione di rotte commercialinuove, in sintesi: la conquista del Pacifico. Il reddito della Cina rimaneva stabile mentre quelloEuropeo, attraverso fasi drammatiche come la rivoluzione industriale e l’affermazione delle ideedella Rivoluzione francese aumentava la sua potenza politica e militare.

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Dopo i primi impatti complessivamente pacifici, come la felice esperienza di Matteo Ricci e dialtri gesuiti nel ‘600, nel 19^ secolo lo scontro con il colonialismo europeo diventò tragico.Dopo la prima Guerra dell’Oppio (1840-1842) iniziò per la Cina il “secolo delle umiliazioni”,iniziato con la cessione di Hong Kong alla corona britannica e terminato con la sconfittagiapponese nel 1945.

La Cina dell’ultima dinastia Qing, di etnia mancese, vide prevalere gli aspetti più conservatori enazionalisti della propria cultura, che condannarono il paese ad un immobilismo dannoso chel’ha resa estranea alle correnti del progresso internazionale. Quando l’ultimo imperatore lasciò ilsuo trono nel 1911, la Cina era un paese da tempo soggiogato dalle potenze occidentali.

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3.4. La storia contemporanea

La proclamazione della Repubblica di Cina mise fine ad un impero millenario ma non potérisolvere i problemi di arretratezza, sottosviluppo, carestie e degrado che aveva ereditato dalladecadenza della dinastia Qing. Il paese aveva perso, e non ritrovò per molto tempo, la propriaunità politica, il comando militare, la fiducia nel suo futuro. L’aggressività delle potenzestraniere, ed in modo particolare il militarismo giapponese, ebbe facilmente ragione di un paesepovero nei mezzi e fiaccato nel morale. Nonostante le occupazioni delle sue partieconomicamente più sviluppate, la Cina non perse mai la propria indipendenza, non divennecioè mai una colonia. A Shanghai, nel 1921, nella concessione francese, era stato fondato ilPartito Comunista Cinese, il cui radicalismo iniziale non lasciava presagire gli enormisconvolgimenti politici di cui sarebbe stato attore protagonista. L’occupazione giapponese nel1931 e l’attacco alle grandi città costiere nel 1937 (con la pagina traumatica dell’eccidio diNanchino, dove 300.000 Cinesi furono trucidati dai Giapponesi) segnarono l’inizio della secondaguerra mondiale in Asia. Dopo la sconfitta dei Giapponesi, la guerra civile tra i nazionalisti diChiang Kai Shek ed i comunisti di Mao Ze Dong si risolse con la vittoria di questi ultimi e la fugadei nazionalisti a Taiwan. Il 1^ Ottobre 1949, a Piazza Tian An Men a Pechino, venneproclamata la Repubblica Popolare Cinese.

I primi 10 anni della sua storia sono stati dedicati alla ricostruzione morale e materiale. La Cinauscita dalla seconda guerra mondiale, sebbene formalmente vittoriosa, era un paese stremato,senza industria e con un’economia basata soltanto su una fragile agricoltura di sussistenza.Entrò nell’orbita dell’Unione Sovietica e del campo socialista, ma, ben presto, le differenzeideologiche con un forte contenuto nazionalista, emersero e dall’inizio degli anni ’60 la Cina sitrovò praticamente isolata, se si eccettuano alcune relazioni con paesi in via di sviluppo. La fortecaratterizzazione politica e l’estremo rigore ideologico trovarono negli anni della RivoluzioneCulturale (1966-76) la loro forma più compiuta. Il Paese era pervaso da una ricerca di purezzapolitica che aveva oggettivamente messo in secondo piano lo sviluppo dell’economia(considerata la “scienza borghese” per eccellenza). Alla morte di Mao Ze Dong sono riemersinel paese gli esponenti del Partito Comunista più sensibili all’affermazione di una Cina potenteeconomicamente e politicamente, attraverso un rafforzamento dell’iniziativa imprenditoriale,prima in mani pubbliche e progressivamente in quelle private. Gli investimenti dall’estero sonostati resi possibili con leggi speciali ed una generale situazione di rincorsa al benesserecollettivo e privato (fatti spesso coincidere) ha trainato il paese. L’architetto di questa fase èstato Deng Xiao Ping, ex compagno di Mao, ma arrestato 3 volte per “deviazionismo di destra”.La sua parola d’ordine “to get rich is glorious” (arricchirsi è giusto) ha liberato energie didinamismo e di intraprendenza che erano state oscurate negli anni egualitari del Maoismo.

Dal 1978 la Cina sta registrano un progresso economico e sociale che non ha paragoni nellamoderna storia economica.

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4. L’economia della Cina nel 2004 e gli scambi con l’Italia

4.1. La congiuntura economica

Le ultime statistiche pubblicate dal governo cinese e relative all’intero 2004 denotano unaumento del prodotto interno lordo del 9,5%. Malgrado l’adozione di misure volte a raffreddarel’espansione economica ed a contrastare l’inflazione, il PIL ha raggiunto un valore monetariosuperiore a 13.688 Mdi di Rmb, pari a 1.653 m.di Usd. Si tratta di cifre superiori alle aspettativee corroborate da altri indicatori favorevoli.La Cina è ora la sesta potenza economica mondiale, avendo scalzato l’Italia da questaposizione nel 2002.

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Maggiori economie in termini di GDP e GDP/PPP

Fonte: elaborazione da The Economist. World in Figures, 2005 Edition

PosizioneGDP

Paese /Territorio

Valore$m.di

PosizioneGDP/PPP

Paese /Territorio

Valore$m.di

1 U.S.A. 10.383,1 1 U.S.A. 10.308

2 Giappone 3.993,4 2 Cina 5.861

3 Germania 1.984,1 3 Giappone 3.425

4 Regno Unito 1.566,3 4 India 2.800

5 Francia 1.431,3 5 Germania 2.236

6 Cina 1.266,1 6 Francia 1.601

7 Italia 1.184,3 78

Regno Unito 1.549

8 Canada 714,3 Italia 1.525

9 Spagna 653,1 9 Brasile 1.355

10 Messico 637,2 10 Russia 1.186

11 India 510,2 11 Canada 925

12 Corea del Sud 476,7 12 Messico 905

13 Brasile 452,4 13 Spagna 878

14 Paesi Bassi 417,9 14 Corea del Sud 807

15 Australia 409,4 15 Indonesia 683

16 Russia 346,5 16 Australia 556

17 Taiwan 281,6 17 Paesi Bassi 470

18 Svizzera 267,4 18 Sudafrica 457

19 Belgio 245,4 19 Turchia 445

20 Svezia 240,3 20 Iran 438

28 Hong Kong 161,5 24 Taiwan 387

40 Hong Kong 183

Continua dunque la spettacolare crescita del paese asiatico che raggiunge traguardi sconosciutinon soltanto alle economie industrializzate ma anche ad altri paesi in via di sviluppo. Ciò chesorprende non è tanto il valore assoluto della crescita, comunque ragguardevole, ma la suaregolarità: la Cina cresce ad un tasso medio annuale del 9% dal 1979. Si tratta di un boomininterrotto, come se fosse scontato o appartenesse all’ordine naturale delle cose.

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Fonte: Elaborazione N. R.Lardy, Institute for international Economics

China GDP Growth 1992-2004

I tentativi governativi di frenare l’esuberanza della domanda globale, trainata da investimenti econsumi, non sono stati sufficienti. Le manovre messe in campo, come la riduzione dell’offertadi moneta, hanno avuto il risultato di limitare gli effetti dirompenti di uno sviluppo eccessivo, cherischia di uscire dal controllo del Governo e di aumentare le sperequazioni sociali. Il pericoloavvertito, soprattutto dalla nuova dirigenza, è la divaricazione sociale del paese, tra chirappresenta la classe emergente e chi non riesce ad intercettare i vantaggi dellaglobalizzazione. Il reddito medio pro capite in Cina è di circa 1.000 Usd (questa cifra simoltiplica per 4,5 volte qualora venisse usato il sistema del PPP, purchasing-power parity chemisura il valore del reddito a parità di potere d’acquisto). Tuttavia nelle campagne il redditoscende a 300 Usd, mentre in alcune grandi città della costa (Xiamen, Hangzhou, ShenzenShanghai, Guangzhou) sale a 4.000 usd annui.

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GDP per capita e GDP per capita/PPP

Fonte: elaborazione da The Economist. World in Figures, 2005 Edition

Posiz.GDP pc

Paese /Territorio Valori$m.di

Posiz. GDPpc/PPP

Paese /Territorio USA=100

1 Lussemburgo 46.930 1 Lussemburgo 147,6

2 Norvegia 42.330 2 Norvegia 101,6

3 Svizzera 37.150 3 U.S.A. 100,0

4 Stati Uniti 35.990 4 Bermuda 97,5

5 Bermuda 35.710 5 Isole Cayman 96,9

6 Danimarca 32.630 6 Svizera 88,2

7 Giappone 31.320 7 Danimarca 84,7

8 Irlanda 31.140 8 Irlanda 81,9

9 Isole Cayman 30.240 9 Islanda 81,0

10 Qatar 29.910 10 Austria / Canada 80,1

11 Islanda 29.850 16 Hong Kong 76,1

12 Svezia 27.310 18 Giappone 75,8

15 Regno Unito 26.240 20 Germania 74,7

19 Germania 24.200 21 Regno Unito 73,6

28 Singapore 20.710 22 Italia 72,5

29 Italia 20.630 26 Singapore 65,7

45 Taiwan 12.520 42 Taiwan 49,8

53 Corea del Sud 10.060 46 Sud Corea 47,0

Cina 980 Cina (4.498) 12,5

Da alcuni anni è in atto, con risultati alterni, un intervento del Governo teso a riequilibrare idifferenziali di reddito (desumibili dalla cartina sottostante) attraverso il massiccio trasferimentodi risorse verso le zone non costiere. Nonostante gli incentivi, i progressi più forti sono ancoraregistrati nella porzione orientale del paese, alla quale le zone meno ricche continuano a fornireincessantemente manodopera e materie prime.

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Differenze di reddito tra le maggiori città della Cina

Il Rmb ha mantenuto il suo valore (8,28) nei confronti del dollaro Usa, svalutandosi diconseguenza nei confronti dell’Euro. Non soltanto è stata così confermata l’intenzione di noninnescare svalutazioni competitive in Asia che avrebbero danneggiato le riprese economiche deipaesi limitrofi, ma nel corso del 2005 la Cina, seppure in misura ritenuta insoddisfacente, hadeciso l’aggancio del Rmb non solo al Dollaro statunitense ma ad un paniere di monete. Ciò hacomportato una rivalutazione di circa il 2% della divisa cinese. Il paese ha inoltre incrementatole proprie riserve valutarie del 50%, raggiungendo 610 miliardi usd. Pur senza sommare laragguardevole posizione di Hong Kong, è il secondo detentore mondiale di riserve valutarie.

4.2. Limiti alla crescita

Le rilevazioni dimostrano che l’azione di governo ha continuato a dare i suoi frutti. Per più di 25anni, con l’eccezione del periodo successivo agli incidenti di Piazza Tian An Men, questa nuova

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politica economica ha garantito degli spettacolari tassi di crescita, un più diffuso benessereeconomico e un ruolo più importante nello scacchiere politico mondiale. La Cina sta migliorandoil proprio assetto produttivo, anche la tutela del business environment, seppure con progressioniprudenti, registra attenzioni non occasionali. In questa cornice sostanzialmente positiva nonmancano aspetti controversi e non appaiono dissipati i dubbi sulla solidità strutturale del paese,soprattutto alla luce delle prossime sfide che si troverà a fronteggiare. Tale valutazione, propriadella maggior parte degli analisti, non desta sorpresa. La Cina è infatti avviata da anni versouna liberalizzazione economica interna ed una politica di apertura verso l’estero strumentali adun rapido progresso materiale del paese. La sua antiquata base industriale e l’arretratezza dellecondizioni di vita della popolazione hanno suggerito, alla fine del ’78, l’adozione di una politicache, mettendo da parte la supremazia ideologica, potesse liberare le forze produttive esistenti ecrearne altre con l’iniezione di tecnologie occidentali.

L’inserimento della Cina nel consenso internazionale ha, tuttavia, reso paradossalmente la Cinapiù fragile, perché ora è più esposta alle fluttuazioni economiche straniere. Un rallentamentodella crescita sarebbe difficilmente sopportabile per il paese. Laddove non venisse prodottasufficiente ricchezza, le previsioni di un cambiamento veloce ed efficace dovranno essererimesse in discussione. Solo con un aumento costante e sostenuto di tutte le attivitàeconomiche sarà possibile rinnovare l’apparato industriale, assorbire la disoccupazione,migliorare le condizioni di vita nelle campagne e aggiungere qualità alla produzione di merci.L’ingresso del paese nel WTO, sancito nella riunione di Doha il 10 Novembre 2001, è per laCina decisivo per raggiungere questi obiettivi. Per gli altri paesi, nelle laboriose trattative haprevalso la convinzione che una nazione così grande ed importante, facendo parte delconsesso internazionale, possa più facilmente uniformarsi alle regole dell’economia e delbusiness. Parallelamente alla sua crescita economica, il paese ha infatti visto emergerel’inadeguatezza della sua struttura produttiva, commerciale, finanziaria e del quadro legale chela garantisce. Non a caso i governanti pongono costantemente l’accento sul “rule of the law”,nella consapevolezza che il rispetto di regole certe ed universalmente riconosciute (contratti,bilanci, debiti, apertura alla concorrenza, trasparenza) siano non solo doverose ma soprattuttofunzionali al progresso del paese. E’ tuttavia altrettanto forte la consapevolezza che un’aperturanon misurata possa essere esiziale alla stabilità del paese. I dazi e le altre barriere proteggonoindustrie obsolete o nascenti: una liberalizzazione indiscriminata, che spiani cioè l’ingresso alleaziende straniere più avanzate, potrebbe impedirne la crescita e l’ammodernamento. Unosmantellamento affrettato delle protezioni del mercato comporterebbe dei costi non soltantoeconomici ma anche sociali difficilmente sopportabili dalla dirigenza cinese. D’altra partequest’ultima sembra persuasa che solo attraverso una prosecuzione della riforma economica laCina potrà compiere il necessario salto di qualità che la farà uscire dalla condizione di paese invia di sviluppo.

La ricerca di equilibrio non è nella Cina attuale un esercizio di moderazione. Segnala, invece, lacomplessità di un progetto di dimensioni impressionanti, teso a far emergere il paese da secolidi arretratezza senza fargli smarrire le sue peculiarità, l’orgoglio della propria cultura, laconvinzione della propria unicità. I cambiamenti spettacolari degli ultimi 20 anni hanno, almenofino ad ora, prodotto contraddizioni ma non lacerazioni. Un tessuto sociale forte e coeso hapotuto assorbire fenomeni altrimenti dirompenti come la ridefinizione della proprietà individuale,l’accesso ai consumi, la fine dell’isolamento, l’emergere di nuovi soggetti economici, la crescitadella disoccupazione, le differenze di reddito e l’antagonismo tra città e campagne. L’economiadella Cina nel 2004 si segnala dunque per la mancanza di dati clamorosi e per aver rimandato ilatenti conflitti interni ed internazionali. Colpisce la sua regolarità, come se la crescita el’armonia appartenessero all’ordine naturale delle cose. L’industria e i servizi fanno ora parte diun ambiente a loro storicamente ostile, dominato dalla burocrazia e dall’agricoltura. Le imprese

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straniere sono ora attratte, senza timore che il contagio possa erodere la sovranità nazionale eminacciare le tradizioni. L’economia sta trainando un cambiamento senza precedenti nella storiadella Cina. La sua dignità scientifica è riconosciuta e le sue leggi vengono rispettate. Al di làdelle cifre il suo compito è delineato: continuare una rivoluzione, in silenzio e senza il clangoredelle armi.

4.3 Le variabili macroeconomiche

Gli investimenti dall’estero, i consumi e le esportazioni hanno sostenuto la domanda globale,anche se con pesi differenti rispetto agli anni passati. I primi sono aumentati del 21,6%; si trattadi un dato importante che conferma la crescita dopo la stasi negli anni a cavallo del millennio.La capacità di attrarre capitali stranieri è infatti essenziale per l’acquisizione di tecnologiainnovativa, della quale la Cina è ancora largamente deficitaria, per modernizzare la strutturaproduttiva del paese. Anche se le cifre ufficiali (che rilevano decine di migliaia di nuoviinvestimenti stranieri ogni anno) vanno probabilmente ridotte, denotano comunque un precisosegnale di fiducia da parte della comunità economica e finanziaria internazionale. Non sonostate estranee a questi valori le aspettative legate sia ai risultati ormai consolidati dell’ingressodella Cina nel WTO sia all’assegnazione a Pechino dei Giochi Olimpici del 2008 (chedeterminerà da sola un aumento annuo dello 0,3-0,4% del Pil).

Nel 2004 gli investimenti dall’estero con capitale utilizzato (“actual foreign investments”) sonostati pari a 64 m.di Usd. La Regione Speciale di Hong Kong è ancora di gran lunga il maggioreinvestitore in Cina. Ben note ragioni di totale affinità e di intervento consolidato hanno resoquesta supremazia inattaccabile negli anni. Da Hong Kong proviene tuttora il 30% degliinvestimenti, ma i suoi valori assoluti e soprattutto relativi hanno avuto una significativa flessionedal 1997. Un esame degli ultimi 5 anni fa emergere, pur tra dati spesso non univoci od opachi,una progressiva sostituzione nell’origine degli investimenti. L’importanza relativa dei paesi e deiterritori più prossimi (Hong Kong, Taiwan e Singapore) è diminuita. Si registrano altresì valorimarginali per i paesi del sud-est asiatico, colpiti dalla crisi finanziaria ’97-’99 e dai suoitrascinamenti. Contemporaneamente è cresciuto l’afflusso di capitali dai paesi industrializzati edai paradisi fiscali. E’ dunque possibile intravedere una sostituzione lenta, altalenante madefinita degli investimenti della diaspora cinese con quelli della comunità finanziariainternazionale. E’ verosimilmente un segnale di maturazione dell’economia della Cina, unpassaggio da interventi basati su vincoli etnici o personali a valutazioni orientate ai criteri tipicidel mondo degli affari.

INVESTIMENTI STRANIERI IN CINA CON CAPITALE UTILIZZATO 1999- 2004ESCLUSI I PRESTITI $ bln.

PAESE - TERRITORIO 1999 2000 2001 2002 2003 2004Posiz2004 Totale - di cui 40,4 40,71 46,85 52,74 53,50 64,07

1 Hong Kong 16,4 15,50 16,71 17,86 17,70 18,992 Virgin Islands 2,7 3,83 5,04 6,12 5,78 6,733 Corea del Sud 1,3 1,49 2,15 2,72 4,49 6,254 Giappone 3,0 2,92 4,35 4,19 5,05 5,455 U.S.A. 4,2 4,38 4,43 5,42 4,20 3,946 Taiwan 2,6 2,30 2,98 3,97 3,38 3,127 Cayman Islands 0,4 0,62 1,06 1,18 0,87 2,048 Singapore 2,6 2,17 2,14 2,34 2,06 2,019 West Samoa 0,2 0,27 0,50 0,88 0,99 1,13

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10 Germania 1,4 1,04 1,21 0,93 0,86 1,0611 Olanda 0,5 0,79 0,78 0,57 0,73 0,8112 Gran Bretagna 1,1 1,16 1,05 0,90 0,74 0,7913 Australia 0,3 0,31 0,34 0,38 0,59 0,6617 Francia 0,9 0,85 0,53 0,58 0,60 0,6614 Canada 0,3 0,28 0,44 0,59 0,56 0,6115 Macao 0,3 0.35 0,32 0,47 0,42 0,6016 Mauritius 0,2 0,26 0,30 0,48 0,52 0,3918 Malaysia 0,2 0,20 0,26 0,37 0,25 0,3919 Italia 0,2 0,21 0,22 0,18 0,32 0,28

Fonte: China Statistical Yearbook 1999 - 2004. Elaborazione dati ICE Pechino.

I consumi delle famiglie hanno confermato il positivo andamento dell’anno precedente, rilevandoun aumento del 13%. E’ dunque confermata la ripresa della fiducia dei consumatori in attesadegli effetti delle ristrutturazioni che stanno avendo luogo nei sistemi di previdenza sociale,istruzione, sanità ed edilizia pubblica. Il rapido abbandono del welfare assistenzialista avevainfatti indotto le famiglie ad un atteggiamento di radicata prudenza, nutrita anche dall’incipienteaumento dei licenziamenti per la ristrutturazione delle aziende statali non più fonti di profitto.L’aumento dei consumi ha consentito di riconsiderare la consistenza degli investimenti pubblici,il cui mantenimento agli stessi livelli sarebbe stato possibile solo a prezzo di un alto deficit dibilancio. Il sostegno alla domanda globale ha comunque svolto un ruolo decisivo, soprattutto perle zone non costiere del paese che hanno beneficiato di una politica economica tesa a ridurre loscarto esistente con le prospere province orientali. E’ continuata la costruzione di infrastrutture,nel quadro di una manovra di stampo keynesiano che ha visto abbassare i tassi di interesse edaumentare i sussidi di disoccupazione e gli stipendi ai dipendenti pubblici. L’intervento delloStato nella sfera economica sarà conservato e si arricchirà di una migliore attenzioneall’equilibrio sociale del paese. Mentre sempre maggiori margini di manovra verranno lasciatialle imprese private, la funzione redistributiva della ricchezza, anche attraverso una rinnovataimposizione fiscale, sarà detenuta dallo Stato. Si tratterà dunque non solo di produrre, masoprattutto di regolare. Sarà un cambiamento lento e rischioso ma epocale per le sueimplicazioni sull’intero assetto del paese. Ne sarà coinvolta in primo luogo la funzione di guidadel Pcc che si è recentemente arricchita di un contributo teorico teso ad allargare la base deipropri iscritti a nuovi oggetti emergenti.

L’interscambio commerciale ha registrato incrementi spettacolari, anche superiori alle previsioni.Nel 2004 l’import/export ha registrato un aumento del 35,6%, ancor maggiore di quelloregistrato negli anni più validi. Le ripercussioni economiche degli attacchi dell’11 Settembre, cheavevano amplificato la contrazione dei flussi commerciali per il rallentamento o la recessionedelle principali economie industrializzate, sono ormai un lontano ricordo.

Le importazioni continuano a crescere più velocemente delle esportazioni, seppure condifferenze marginali. La bilancia commerciale della Cina è, quindi, ancora in attivo. Questasituazione è usata dalle autorità cinesi per respingere la critica che le viene mossa di invaderecon le sue merci gli altri mercati.In realtà essa importa ciò che è necessario per produrre: macchinari, componenti e materieprime. Il prezzo internazionale di queste ultime è in continua ascesa a causa della domandacinese.

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INTERSCAMBIO E SALDO COMMERCIALE DELLA CINA $ m.di.1999 2000 2001 2002 2003 2004 VAR. %

2004/2003

importazioni 165,7 225,1 243,6 295,2 412,8 560,8 35,76esportazioni 194,9 249,2 266,7 325,6 438,4 593,7 35,39interscambio 360,6 474,3 511,3 620,8 851,2 1154,5 35,63saldo 29,2 24,1 23,1 30,4 25,6 32,9

Fonte: China Monthly Statistics 1999 – 2004. Elaborazione dati ICE Pechino

Giappone e Stati Uniti si sono confermati i 2 principali partner commerciali della Cina. Laposizione nipponica tra i paesi fornitori è ancora dominante, seguita a lunga distanza da U.S.A.,Taiwan, Sud Corea e Germania.

IMPORTAZIONI 2001- 2004 DELLA CINA. PRINCIPALI PAESI FORNITORI $ bln.Posiz.2004

Paese /Territorio

2001anno

2002anno

2003anno

2004anno

%totale2004

Var.%2004/2003

Totale - di cui 243,6 295,2 412,84 560,81 100 35,76

1 Giappone 42,8 53,4 74,15 94,19 16,8 26,94

2 Taiwan 27,3 38,0 49,36 64,76 11,55 31,19

3 Corea del Sud 23,4 28,5 43,13 62,17 11,09 44,03

4 U.S.A. 26,2 27,2 33,86 44,65 7,96 31,78

5 Germania 13,7 16,4 24,34 30,16 5,38 23,64

6 Malaysia 6.2 9,2 13,99 18,16 3,24 29,75

7 Singapore 5,1 7,1 10,48 14,00 2,50 33,52

8 Russia 8,0 8,4 9,73 12,09 2,16 24,25

9 Hong Kong 9,4 10,7 11,12 11,08 2,10 5,95

10 Tailandia 4,7 5,6 8,83 11,54 2,06 30,68

11 Australia 5,4 5,8 7,30 11,53 2,06 57,89

12 Francia 4,1 4,2 6,10 7,66 1,37 25,66

13 Canada 4,0 3,6 4,37 7,35 1,31 67,83

14 Indonesia 3,9 4,5 5,75 7,21 1,29 25,33

15 Italia 3,8 4,3 5,08 6,44 1,15 26,74

16 Regno Unito 3,5 3,3 3,57 4,75 0,85 33,04Fonte: China Monthly Statistics 2001 – 2004. Elaborazione dati ICE Pechino

I 3 principali paesi o territori fornitori sono asiatici: Giappone, Taiwan e Corea del Sud. Tra imembri dell’UE solo la Germania detiene una posizione rilevante.

La composizione merceologica delle importazioni vede una netta prevalenza della meccanicastrumentale. Il fenomeno è immediatamente associabile alla necessità di una diffusaindustrializzazione da raggiungere attraverso la tecnologia straniera. Le altre voci più importantiper l’import sono quelle riconducibili alla “new economy”, intesa sia come settore autonomo checome fornitore di componenti alle altre industrie.

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COMPOSIZIONE MERCELOGICA (PRODOTTI PRINCIPALI) DELLE IMPORTAZIONI DELLACINA DAL MONDO NEL 2004 Mld. $

VALORE TOTALE DELLE IMPORTAZIONI 560,811 Var.% 2004/200335,76

Machinery & mechanical appliances, electrical machinery andequipment and parts thereof; sound recorders and reproducers,television image and sound recorders and reproducers, andparts and accessories of such articles (code 84,85).

233,581 33,03

Mineral fuels, mineral oils and products of their distillation;bituminous substances; mineral waxes (code 27)

48,027 63,91

Optical, photographic, cinematographic, measuring, checking,precision, medical or surgical instruments and apparatus; partsand accessories thereof (code 90)

40,125 59,60

Plastics and articles thereof (code 39) 28,064 33,37Organic chemicals (code 29) 23,811 48,66Iron and steel (code 72) 23,633 6,32Vehicles other than railway or tramway rolling-stock; aircraft,spacecraft, the parts and accessories thereof (code 87,88)

17,907 9,85

Ores, slag and ash (code 26) 17,270 140,55Copper and articles thereof (code 74) 10,477 46,33Paper and paperboard; articles of paper pulp, of paper or ofpaper-board (code 48)

4,637 5,50

Others 113,279 --Fonte: World Trade Atlas, China Edition 2004. Elaborazione dati ICE Pechino

Gli Stati Uniti continuano ad essere il primo mercato di destinazione con una quota del 21% eprecedono Hong Kong, Giappone e Sud Corea. Il saldo commerciale con gli Usa, il più alto dellaCina, ha superato l’astronomica cifra di 80 miliardi usd. Rispetto alle importazioni, la posizionedei paesi europei, in particolare Germania, Olanda e Regno Unito, è più rilevante.

ESPORTAZIONI 2001- 2004 DELLA CINA. PRINCIPALI PAESI DI DESTINAZIONE Mld. $posiz2004

paese/territorio

2001 2002 2003 2004 % totale2004

var.%2004/2003

Totale – dicui

266,9 325,6 438,37 593,65 100 35,39

1 U.S.A. 54,3 69,9 92,5 124,97 21,05 35,09

2 Hong Kong 46,5 58,4 76,3 101,13 17,04 32,503 Giappone 45,1 48,4 59,4 73,54 12,39 23,694 Corea del

Sud12,5 15,4 20,1 27,81 46,9 38,32

5 Germania 9,8 11,3 17,5 23,75 4,0 36,156 Olanda 7,3 9,1 13,5 18,52 3,12 37,167 Regno Unito 5,8 8,1 10,8 14,98 2,52 38,318 Taiwan 5,0 6,5 9,0 13,55 2,28 50,39 Singapore 5,8 6,9 8,9 12,70 2,14 43,0810 Francia 3,7 4,1 7,3 9,93 1,67 36,0411 Italia 4,0 4,8 6,7 9,23 1,55 38,50

Fonte: China Monthly Statistics 2001 – 2004. Elaborazione dati ICE Pechino

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I prodotti elettrici e meccanici rappresentano di gran lunga la porzione più consistentedell’export. Anche se si tratta sovente di prodotti con tecnologia matura, è un segnale che laCina si sta rapidamente affrancando da una connotazione tipica dei paesi in via di sviluppo. Nelmacrosettore dei beni di consumo va sottolineato il miglioramento qualitativo di prodotti del“sistema persona”, spesso derivanti dalle joint-venture di società multinazionali che hannodelocalizzato le basi produttive.

COMPOSIZIONE MERCEOLOGICA (PRODOTTI PRINCIPALI) DELLE ESPORTAZIONI DELLACINA VERSO IL MONDO NEL 2004 Mld. $

VALORE TOTALE DELLE ESPORTAZIONI 593,647 Var. %2004/2003

35,39Machinery & mechanical appliances, electrical machinery andequipment and parts thereof; sound recorders and reproducers,television image and sound recorders and reproducers, andparts and accessories of such articles (code 84,85)

248,023 43,82

Garments and clothing accessories (code 61, 62) 54,788 19,70Furniture; bedding, mattresses, mattress supports, cushions andsimilar stuffed furnishings; lamps and lighting fittings, notelsewhere specified or included; illuminated signs, illuminatedname-plates and the like; prefabricated buildings (code 94)

17,319 34,27

Optical, photographic, cinematographic, measuring, checking,precision, medical or surgical instruments and apparatus; partsand accessories thereof (code 90)

16,266 53,85

Footwear, gaiters and the like; parts of such articles (code 64) 15,206 17,36Toys, games and sports requisites; parts and accessoriesthereof (code 95)

15,092 13,63

Mineral fuels, mineral oils and products of their distillation;bituminous substances; mineral waxes (code 27)

14,475 30,26

Plastics and articles thereof (code 39) 13,111 31,25Articles of leather; saddlery and harness; travel goods,handbags and similar containers; articles of animal gut (otherthan silk-warm gut) (code 42)

10,263 7,85

Others 189,104 --Fonte: World Trade Atlas - China Edition 2004. Elaborazione dati ICE Pechino

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4.4. Rapporti economici con L’Italia

Un mercato incompiuto.Le relazioni economiche tra Italia e Cina hanno avuto andamenti distinti per l’interscambiocommerciale e gli investimenti. Carpire una porzione significativa dello sviluppo economicocinese è la difficoltà più grande che incontrano le aziende italiane. Nonostante un numerocrescente di imprese esporti od investa in Cina, nonostante i flussi commerciali siano in regolareaumento, prevale tra gli imprenditori italiani una generale insoddisfazione sull’andamento degliaffari, come se la Cina non mantenesse le sue aspettative. La percezione ricavata è quella di unpaese e di un mercato che continuano a crescere senza tuttavia riservare ai partner stranieri laredditività sperata, sia in relazione alle attese economiche, sia alle assicurazioni fornite dallecontroparti istituzionali. Lo scarto tra le aspettative ed i risultati è grande, perché l’apertura delPaese al business internazionale lasciava presagire una rapida omologazione alle procedureinternazionalmente accettate. La Cina sembra trarre per se stessa la porzione di gran lunga piùsignificativa dell’aumento della sua ricchezza, lasciando spesso delusi coloro che auspicavanouna “win win situation”.

Il fenomeno non investe solamente l’Italia. Assume tuttavia un peso maggiore per il nostroPaese perché la prevalente struttura societaria - che vede una diffusissima presenza dellepiccole e medie aziende - amplifica le difficoltà operative. E’ fortemente avvertita laconsapevolezza che la Cina sia un attore protagonista della scena economica mondiale ed èaltresì diffusa la convinzione che le prospettive di maggiore crescita risiedano in Cina,attribuendo addirittura a quest’ultima il ruolo di locomotiva dell’economia mondiale. Eppure ledifficoltà dell’approccio prevalgono ancora sulle opportunità offerte, il disorientamento sconfinaspesso nella disillusione: non sono poche le aziende italiane che, pur malvolentieri, rimandano illoro impegno verso la Cina dopo una prima esperienza non soddisfacente.

Le cause di questa situazione sono molteplici ed investono sfere più complesse, come quelladell’ideologia, della cultura, della politica e del costume.Da un punto di vista economico è possibile rintracciare la genesi di queste difficoltà nei 2versanti coinvolti, quello italiano e cinese che si riassumono nel seguente modo:

1. In Italia, sin dall’apertura denghista del 1978, c’è stata una sopravalutazione delmercato cinese. Con un’operazione superficiale si è fatto coincidere il paese piùpopoloso con il mercato più vasto, confondendo gli abitanti con i consumatori. Lasperanza di una rapida apertura del gigante asiatico ai flussi del commerciointernazionale si è rivelata incompiuta, perché nata da una disinvolta analisi cheassegnava alla Cina una ricettività che il Paese non poteva e non voleva avere. Inrealtà l’integrazione nello scacchiere economico si è connotata fin dall’inizio comeun’operazione nella quale il timone è stato saldamente in mani cinesi. Il Governo –ispirato da un forte dirigismo di stampo sia confuciano che leninista – ha fatto proprie lenecessità dello sviluppo per dare alla Cina quel ruolo di potenza che aveva perso negliultimi secoli. L’apertura all’estero è stata strumentale a queste decisioni. Una svoltaepocale come quella intrapresa non aveva alternative ad un rigido controllo interno, neilimiti ovviamente di un’operazione che portava il Paese nell’agone internazionale e chelo rendeva dunque relativamente meno stabile. La Cina ha fissato dunque le propriepriorità. Conseguentemente ha scelto i settori da sviluppare o da trascurare, i partnerstranieri da blandire o da eliminare. L’apertura del mercato – la sua trasformazione da“potenziale” a “reale” – ha paradossalmente seguito regole “non di mercato” mafortemente dirigiste e che spesso hanno deluso gli operatori stranieri.

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2. In Cina, la nascente classe media non ha avuto aggregazioni sociali, frustrando leaspettative che le assegnavano un ruolo economico trainante. Un nuovo ceto sociale èemerso, proiettandosi verso più alti livelli di consumo. Esso tende a diversificarsi dallapassata omologazione, ricercando prodotti di qualità e status symbol. La popolazioneaffrancata da un’economia di sostentamento e capace di acquistare beni prodottiindustrialmente è stimabile intorno a 300 milioni. Si tratta di un’utenza impressionante,soprattutto per la velocità con la quale questa porzione della Cina (il 23%) è entrata nelcircuito di una moderna società industriale. I consumatori abbienti, i “nuovi ricchi” chepossono acquistare a prezzi tipicamente occidentali sono circa 80 milioni. Essi tuttavia,nonostante le aspettative, non costituiscono ancora un mercato strutturato e compiuto.Quest’ultimo, oltre al reddito, ha bisogno di un’efficiente rete distributiva, di un modernosistema bancario, di un più sofisticato approccio ai servizi, al marketing ed allacomunicazione. La Cina, è noto, in questi comparti ha avuto uno sviluppo non in lineacon quello del reddito nazionale.

3. La perseveranza nel considerare Hong Kong come canale privilegiato ha lasciatomargini di profitto nell’ex colonia britannica ed ha precluso molte opportunità nella Cinacontinentale che non fosse la Provincia del Guangdong. Soprattutto dopo il ritorno diHong Kong alla Cina, le peculiarità dell’ex “porta d’ingresso” sono sbiadite. I suoi livellidi reddito e la sua familiarità con il business internazionale sono ancora inarrivabili perla Cina, ma le dinamiche del mercato e la padronanza dei mezzi di comunicazionerendono ormai quest’ultima affrontabile anche senza intermediazioni. Nonostante lesue differenze e le sue comodità, Hong Kong è oggi sempre meno necessaria peroperare in Cina. Inoltre continuando a sottovalutare il processo di integrazione di HongKong nella Cina continentale, se ne smarriscono le ampie opportunità in termini didirezione degli investimenti che Hong Kong sta sapientemente attrezzandosi peroffrire.

4. La Cina presenta delle difficoltà oggettive per gli operatori economici italiani. L’aumentodella ricchezza non ha sviluppato una rete distributiva adeguata, un sistema di sanzionicerto, un’affidabilità nelle risoluzioni delle dispute commerciali. I governanti cinesiinsistono sull’applicazione del “rule of the law” perchè avvertono che l’autorità dellalegge lascia spesso la precedenza a regole che non appartengono a quelle delconsesso economico internazionale. Se aperta ai servizi ed alla mentalità occidentale,la Cina avrebbe fatto cadere molte delle barriere invisibili che l’hanno messa al sicuroda metodi di lavoro più efficienti e dunque pericolosi per un sistema arretrato edobsoleto. La collaborazione con i paesi industrializzati – e con l’Italia fra questi – si èrealizzata dunque con flussi commerciali ed investimenti, lasciando pressochéinalterate le altre barriere al pieno dispiegarsi di un’economia aperta.

5. In Cina, la necessità di una veloce industrializzazione ha privilegiato la costituzione dijoint-venture con aziende multinazionali. Spinte da accordi intergovernativi, questeultime sono state il referente quasi esclusivo per la Cina. L’identificazione delle j.v. congrandi partner stranieri è stata automatica, rafforzata dallo spirito emulativo tra leProvince cinesi. Le aziende italiane sono state penalizzate da questo approccio perchèle loro dimensioni non hanno consentito di competere pur se erano portatrici ditecnologie all’avanguardia.

6. Esiste, infine, un forte aspetto culturale intriso di nazionalismo nel modo di condurre letransazioni economiche in Cina. Più degli altri paesi l’Italia ha sofferto la diffusa praticaimitativa. L’indubbio fascino del Made in Italy ha stimolato sia la copia che la

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contraffazione. Tutto ciò è avvenuto certamente in violazione delle norme internazionalima anche grazie ad una concezione meno rigida del copyright che affonda le radici inatteggiamenti culturali ed artistici da tempo presenti nella mentalità dominante. Inoltrel’affermarsi di marchi nazionali nel settore dei beni di consumo ha privilegiato l’acquistodi prodotti cinesi, a scapito di quelli italiani. Recenti indagini hanno dimostrato,contrariamente ad una percezione largamente diffusa nell’occidente, che i consumatoricinesi, anche se abbienti, preferiscono l’acquisto di prodotti autarchici e che sirivolgono a quelli stranieri soltanto quando percepiscono in essi delle qualità esclusive.

Commercio ed investimenti.Secondo una valutazione sintetica ma efficace, i rapporti economici tra Italia e Cina sonoconsiderati soddisfacenti per l’interscambio commerciale ed insufficienti sul versante degliinvestimenti. E’ un’opinione diffusa tra gli analisti e suffragata dalle rilevazioni. Essa tuttaviadivide rigidamente i due aspetti - commercio ed investimenti - e stenta a coglierne i forti legamisinergici.

Negli ultimi anni l’interscambio commerciale tra Italia e Cina è stato in linea con gli altri paesieuropei. Alle spalle dell’inarrivabile Germania, l’Italia ha conteso le prime posizioni a GranBretagna, Francia ed Olanda. Si tratta comunque di valori ancora relativamente ridotti, dato chela Cina, con l’eccezione della Germania, trova tradizionalmente nell’Asia Orientale e negli StatiUniti i partner commerciali più validi. L’Italia occupa tra i paesi fornitori una posizione di rilievo.Per anni è stata il secondo fornitore della UE, perdendo e recuperando questa posizione inconcorrenza con la Francia ed il Regno Unito. Nel 2004 è stata preceduta tra i Paesi dell’UE daGermania e Francia, raggiungendo un valore di merci esportate pari a 6,4 miliardi di US$. Sel’aspetto monetario non è insoddisfacente, la dinamica delle esportazioni è invecepreoccupante. Nonostante un incremento del 26,7%, nel 2004 l’Italia ha perso quote di mercatoperchè le importazioni dal mondo sono cresciute al tasso spettacolare del 35,8%. Si confermadunque che il nostro Paese non riesce a tenere il passo dell‘import globale: la quota italiana sultotale è scesa dall’1,6% del 1999 all’1,1% dello scorso anno.

Quota dell’Italia sul totale delle importazioni della Cina1998 % 1999 % 2000 % 2001 % 2002 % 2003 % 2004 %

1,64 1,63 1,38 1,56 1,46 1,23 1,15Fonte: World Trade Atlas, China Edition 2004. Elaborazione dati ICE Pechino

L’export italiano verso la Cina è tradizionalmente caratterizzato dalla meccanica strumentale:macchine dell’industria leggera e per la trasformazione delle materie prime che hannoassecondato le necessità del paese, dopo la svolta denghista del 1978, di una velocemodernizzazione produttiva. Macchine, parti e semilavorati mantengono una posizioneinattaccabile nella composizione dell’export italiano, risultato di una lungimirante sceltaaziendale e di una valida strategia di sostegno pubblico. Questo impegno combinato ha avutonegli anni ’80 un esito spettacolare. Ogni manifestazione promozionale si trasformava in unsuccesso commerciale; nelle prime fiere in Cina i macchinari erano venduti quasiautomaticamente: il marketing era un’opzione ma non una necessità. I beni di consumo hannoregistrato al contrario valori modesti. Raramente appaiono nelle statistiche dell’import cinese iprodotti che hanno reso il Made in Italy conosciuto al pubblico internazionale: abbigliamento,moda, tessuti, pelletteria, calzature, gioielleria, vino e prodotti alimentari. Questa lontananzaderiva dall’incrocio di una serie di fattori.In primo luogo va considerata la capacità d’acquisto dei consumatori cinesi. I prezzi dei prodottiitaliani, gravati in aggiunta da dazi, sono eccessivi per la grandissima maggioranza della

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popolazione. Sono dunque accessibili solamente ad alcune decine di milioni di consumatori checomunque non costituiscono un mercato organizzato. Ugualmente importante è la mancanza diun’efficace distribuzione. La rete commerciale in Cina è agli albori e costituisce l’ostacoloprincipale all’introduzione di qualsiasi bene proveniente dall’estero. Agenti, importatori edistributori sono figure nuove, spesso di derivazione burocratica e fortemente despecializzate.Questa arretratezza, sopportabile nel caso dei beni strumentali (dove c’è un rapporto diretto traproduttore ed utilizzatore) diventa esiziale per prodotti destinati al grande pubblico e per i qualil’intermediazione è necessaria. Un’offerta locale, di basso prezzo ma qualitativamente increscita, costituisce inoltre una forte concorrenza. Va infine menzionato il ritardo delle aziendenell’aver affrontato le pur oggettive difficoltà della Cina, spesso lasciata ad un inefficacecontrollo da parte dei propri distributori di Hong Kong. Il risultato finale è che i beni di consumoitaliani in Cina sono spediti, venduti, ma non esportati. Sono mancanti cioè di una continuitàe di una strategia di penetrazione capaci di farli radicare e dare al loro flusso una forteconnotazione economica (per la reputazione del Made in Italy dei beni di consumo si veda piùavanti).

COMPOSIZIONE MERCEOLOGICA DEI PRINCIPALI PRODOTTI IMPORTATI IN CINADALL’ITALIA NEL 2004. Mld. $

VALORE TOTALE IMPORTAZIONI 6,44 Var.%2004/2003

26,74Machinery & mechanical appliances, electrical machinery andequipment and parts thereof; sound recorders and reproducers,television image and sound recorders and reproducers, and partsand accessories of such articles (code 84,85)

3,75 24,62

Raw hides and skins(other than fur skins) and leather (code 41) 0,35 19,17Organic chemicals; pharmaceutical products (code 29,30) 0,28 19,25Optical, photographic, cinematographic, measuring, checking,precision, medical or surgical instruments and apparatus; parts andaccessories thereof (code 90)

0,22 13,91

Plastics and articles thereof (code 39) 0,17 52,1Wool, fine or coarse animal hair; horsehair yarn and wovenfabric(code 51)

0,15 15,23

Articles of iron or steel (code 73) 0,13 112,09Miscellaneous chemical products (code 38) 0,089 33,93Man-made staple fibres (code 55) 0,058 31,23Salt; sulphur; earths and stone; plastering materials, lime andcement ( code 25)

0,054 41,23

Others 1,18 --Fonte: World Trade Atlas - China Edition 2004. Elaborazione dati ICE Pechino

Le esportazioni dalla Cina verso l’Italia sono invece cresciute ad un tasso superiore a quellogenerale: 38,5% rispetto a 35,4%. L’Italia è ora la 10^ destinazione delle merci cinesi, al 4^posto in Europa dopo Germania, Olanda, Regno Unito e Francia. La quota sul totale è inleggero aumento, posizionata intorno ad una percentuale dell’1,5%;

Le esportazioni cinesi in Italia sono molto variegate e comprendono differenti settori produttivi.Alcuni di essi sono coincidenti con tradizionali produzioni italiane e per questo l’export cinese èspesso avvertito come una minaccia concreta. La qualità dei prodotti va infatti nettamentemigliorando rispetto agli anni precedenti, quando occupava posizioni marginali rispetto alladomanda di mercato.

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Composizione merceologica dei principali prodotti esportati dalla cina verso l’italia nel 2004Mld. $

VALORE TOTALE ESPORTAZIONI 9,23 Var. % 2004/200338,50

Machinery & mechanical appliances, electricalmachinery and equipment and parts thereof; soundrecorders and reproducers, television image andsound recorders and reproducers, and parts andaccessories of such articles (code 84,85)

3,04 67,55

Garments and clothing accessories (code 61, 62) 0,90 30,48Silk; silk yarn, fabric; Wool, fine or coarse animal hair;horsehair yarn and woven fabric (code 50, 51)

0,33 25,23

Organic chemicals (code 29) 0,31 17,91Articles of iron or steel (code 73) 0,30 59,62Articles of leather; saddlery and harness; travelgoods, handbags and similar containers; articles ofanimal gut (other than silk-warm gut) (code 42)

0,29 12,23

Furniture; bedding, mattresses, mattress supports,cushions and similar stuffed furnishings; lamps andlighting fittings, not elsewhere specified or included;illuminated signs, illuminated name-plates and thelike; prefabricated buildings (code 94)

0,26 45,26

Toys, games and sports requisites; parts andaccessories thereof (code 95)

0,25 14,89

Footwear, gaiters and the like; parts of such articles(code 64)

0,22 -6,44

Others 3,31 --Fonte: World Trade Atlas - China Edition 2004. Elaborazione dati ICE Pechino

Le rilevazioni dell’Istat appaiono più penalizzanti per l’Italia. Il valore totale dell’interscambio èleggermente superiore a quello di fonte cinese, ma risultano molto differenti le 2 componenti.Secondo l’Istat le fonti cinesi sottostimano i flussi commerciali dalla Cina verso l’Italia esovrastimano quelli nel senso opposto. Ne risulta un deficit commerciale per l’Italia di un valorepari a circa 1/4 di quello italiano. Il peso della Cina come destinazione dell’export italianocontinua comunque ad essere marginale, con una quota pari all’1,6% del totale. Il valoreanalogo per le importazioni dalla Cina è del 4,2%.

INTERSCAMBIO CINA-ITALIA: raffronto fonti statistiche1999 2000 2001 2002 2003 2004 VAR.%

04/03IMPORT IN CINA 2,69 3,08 3,78 4,31 5,08 6,44 26,7

EXP. VERSO CINA 1,83 2,38 3,27 4,02 3,85 4,44 15,4

EXP. VERSO L’ITALIA 2,93 3,80 4,01 4,82 6,65 9,23 38,5

IMPORT IN ITALIA 5,00 7,03 7,48 8,31 9,54 11,83 23,8

INTERSCAMBIO 5,62 6,88 7,79 9,13 11,73 15,67 33,6

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INTERSCAMBIO 6,83 9,41 10,75 12,33 13,39 16,27 8,6

SALDO PER L’ITALIA -0,24 -0,72 -0,23 -0,51 -1,57 -2,79

SALDO PER L’ITALIA -3,17 -4,65 -4,21 -4,29 -5,69 -7,39

Gli investimenti italiani si sono confermati di dimensioni ridotte (si veda la tabellaprecedente). Nei confronti della Cina – la principale destinazione al mondo degli investimentidiretti all’estero – l’Italia si colloca al 19° posto, con valori che dal 1999 al 2004 sono oscillati tra200 e 300 milioni di dollari all’anno. Queste cifre sono da mettere in relazione sia alle dimensionisocietarie dell’industria Italiana, sia all’inerzia nel comprendere le opportunità del mercatocinese affidando alle esportazioni un ruolo che si è progressivamente assestato senzamiglioramenti.

Uno studio recente, condotto da Osservatorio Asia, ha rilevato 1202 presenze di aziendeitaliane in Cina. Il numero non è particolarmente ridotto, anche se le aziende direttamentecoinvolte nella produzione sono 445, vale a dire poco più di 1/3. Le restanti sono costituite dauffici di rappresentanza che spesso surrogano la mancanza di una rete distributiva. Altre volteindicano la presenza di studi legali, banche, società di spedizione e di consulenza. E’ negativainfine la dimensione media degli investimenti italiani che riflette la dimensione societaria dellastruttura economica del paese.

La presenza italiana in CinaTOTALE AZIENDE ITALIANE IN CINA 1202

Investimenti riconducibili a società registrate in Italia 1085Investimenti riconducibili a società straniere a capitale italiano 117JV 282WOFE 163RO 573Non classificabili 176Altro (sedi legali, showroom) 8Attività manifatturiere di società con capitale italiano ›445

Fonte: Osservatorio Asia

Gli investimenti produttivi hanno avuto luogo prevalentemente in 3 poli industriali della Cina:Shanhgai (la capitale economica del paese), il Guandong, (la Provincia a ridosso di Hong Kong)e nel Jiangsu (dove gli insediamenti del gruppo Fiat sono i più importanti nel panorama italiano).

$ m.di Fonte: elaborazione dati World Trade Atlas, Ice Pechino

€ m.di Fonte: elaborazione dati ISTAT, ICE

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La presenza economica italiana in CinaOsservatorio Asia 9 di N

Presenza attività manifatturieraper Provincia cinese

4,68%

7,96%

1,41%

6,32%3,51%

1,41%1,64%

2,34%

1,17%2,81%

8,67%

18,97% 18,97%20,14%

Shangh

ai

Beijin

g

Guangd

ong

Jiangs

u

Shandon

g

Zhejian

g

Tianjin

Liaonin

g

Sichuan

Fujian

Hebei

Henan Jil

inAltr

o

In via generale si può affermare che la contrapposizione analitica tra commercio ed investimentiha trovato il suo punto di crisi. E’ difficile infatti compensare l’esiguità degli investimenti conl’ampiezza dell’export. Sempre di più in Cina sono gli IDE a trainare le esportazioni: un flussoridotto di investimenti nel lungo periodo avrà effetti deprimenti anche nel versante commerciale.La gestione della produzione consente un controllo del mercato altrimenti impossibile con lesole esportazioni. Molto spesso queste ultime sono al seguito degli investimenti produttivi. Lejoint-venture e le wfoe (wholly foreign owned enterprise) acquistano infatti semilavorati, parti ecomponenti che hanno origine nel paese dell’investitore, ma destinati alla trasformazione inCina. Questa politica industriale – che trova nel caso della Germania l’applicazione più compiutae redditizia – è ineludibile sia perché la Cina si conferma come un’immensa macchinaindustriale, un grande opificio del mondo, sia perché crisi economiche, come quella derivantedalla Sars, riversano il loro impatto negativo molto più facilmente sugli scambi commerciali chenon sugli investimenti.

Minaccia o concorrenza.Nel 2003 la Cina è stata la 5^ potenza commerciale al mondo, sia per le esportazioni che per leimportazioni (la posizione sale al 3^ ed al 2^ posto se si includono i valori di Hong Kong). Ilgrafico sottostante mostra l’impressionante sviluppo del commercio estero della Cina. Dal 1978al 2003 quest’ultimo è cresciuto di 8 volte, quello della Cina di 59 volte. Le conseguenze sullequote del commercio mondiale sono state dirette.

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www.osservatorioasia.it

% delle Esportazioni della Cina sul Commercio Mondiale

1,66%

2,80%

3,88%

7,60%

8,60%

0,00%

1,00%

2,00%

3,00%

4,00%

5,00%

6,00%

7,00%

8,00%

9,00%

1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

E

Fonte: Elaborazione su dati WTO e Global Insight

Per la Cina, dal 1988 al 2004, la quota del commercio mondiale è quasi triplicata, passandodall’1,7 al 7,6%. L’Italia è l’8° paese esportatore ed il 7° importatore.Dal 1998 la sua quota sul commercio mondiale è passata dal 4,5 al 3,9%. E’ inevitabile che i 2paesi siano in concorrenza, come peraltro tutti gli attori operanti nell’era della globalizzazione.

Si tratta inoltre di 2 Paesi manifatturieri, connotati entrambi da un’attività di trasformazione.Tuttavia la semplice concorrenza acquista dimensioni più preoccupanti sia per la grandezzadelle cifre riportate, sia per tre altre considerazioni che stanno emergendo e che sono:

1. La specializzazione produttiva della Cina tende a sovrapporsi a quella italiana. Ilfenomeno ha doppie ripercussioni, all’interno e nella conquista dei mercati mondiali. Ilventaglio produttivo si è allargato, comprendendo comparti che non appartengono ad unpaese di prima industrializzazione. Le merci cinesi non sono più esclusivamente discarso valore aggiunto e di basso costo unitario. La disponibilità di moderna tecnologia,spesso importata attraverso le joint-venture, combinata con una riserva di manodoperaed una mentalità più spregiudicata, consentono ora alla nazione asiatica di accreditarsicome fornitore di beni tradizionalmente appannaggio dei paesi industrializzati ed in modoparticolare dell’Italia. La concorrenza maggiore ha luogo per alcuni settori altamenterappresentativi del Made in Italy: illuminazione, ceramica, mobili, abbigliamento,calzature, valvolame. Le dimensioni del fenomeno sono variamente interpretate dagliesperti, ma è innegabile che gli spazi di mercato per l’Italia si stiano riducendo. L’impattoè, infine, rilevante per l’economia e l’occupazione nei distretti industriali e percorre tutta la“filiera della qualità della vita” (alimentazione, abbigliamento, casa).

2. I semilavorati, uno dei capisaldi della struttura produttiva italiana, sono minacciatidalla disponibilità di prodotti finiti cinesi. Non solo dunque le merci italiane sonoesposte alla concorrenza cinese, ma quest’ultima influenza l’intero processo produttivo.

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Ne risulta un doppio bersaglio colpito: il mercato di sbocco dei semilavorati italiani el’industria loro utilizzatrice nello stesso paese.

3. Persistono in Cina condizioni di vita e di lavoro che oggettivamente danno deivantaggi rispetto ai concorrenti internazionali. Non si tratta ovviamente di legittimecapacità produttive o specializzazioni industriali ma di un “dumping sociale” che gettaombre sulla genuinità della sfida cinese. Le critiche degli osservatori si basano sumolteplici aspetti della struttura economica e sociale, come la diffusa violazione degli IPR(Intellectual property rights), il rigidissimo controllo del mercato del lavoro, una scarsaattenzione agli standard ambientali, l’assenza dello yuan dal mercato dei cambi checontrasta con l’integrazione economica del Paese.

Sanzioni od innovazioni.L’emersione della Cina come potenza economica mondiale ha ricevuto un’attenzione eclatantequando più immediate sono diventate le ripercussioni sull’industria italiana. Soprattutto levalutazioni dell’ingresso del Paese asiatico nel WTO sembrano essere rovesciate: dallasperanza di un’apertura del mercato cinese si è passati al timore di un’invasione delle mercicinesi. Se l’eliminazione delle barriere appariva il viatico per la conquista di milioni diconsumatori, ora il suo reciproco, cioè la possibilità di ergerle a propria difesa, viene menoproprio per le regole del WTO.

La Cina rispetto all’Italia si presenta dunque con una articolazione di letture analitiche. Essarappresenta contemporaneamente concorrenza, opportunità e minaccia. Da queste opzioniderivano le differenti proposte dalle sfere istituzionale, economica ed imprenditoriale. Laprofondità del problema ha provocato l’impellenza delle soluzioni. La maggioranza degli addettiai lavori si è espressa per una soluzione negoziale con la Cina e per l’adozione di interventi inlinea con gli accordi multilaterali che potessero proteggere l’industria nazionale da concorrenzasleale.

Il primo strumento è di competenza governativa e gli auspici vanno verso un controllo piùsevero delle regole internazionali: la lotta alla contraffazione, l’obbligatorietà delle etichette perle merci di importazione, l’apertura alla concorrenza, la trasparenza negli appalti pubblici, lariduzione dei sussidi all’esportazione.

Sul versante interno le richieste sono per misure di maggiore controllo alle dogane (contro lecontraffazioni o le importazioni senza certificati d’origine) ed anche per l’imposizione di misureunilaterali, come i dazi e le quote su selezionate importazioni cinesi. Il WTO impedisce che unsingolo paese eserciti ritorsioni commerciali nei confronti di altri membri. Esiste invece lapossibilità di ricorrere al WTO per essere autorizzati ad applicare delle sanzioni contro un altromembro che abbia violato le regole dell'Organizzazione. Inoltre il protocollo di adesione dellaCina contempla la possibilità di richiedere misure di protezione, anche di dazi e quote, perprodotti colpiti dalla concorrenza cinese. Tali misure sono state già concesse in precedentioccasioni dopo un'indagine della Commissione e dopo la ricerca di una soluzione con le autoritàcinesi, tese ad esempio ad una restrizione volontaria delle esportazioni.

Al di là comunque dell’asprezza delle misure da adottare è forte e comune la convinzione chel’approccio debba attingere più dall’economia che dalla legge. L’imposizione di misure unilateralipuò rimandare il problema ma non risolverlo. Se si vogliono intercettare alcune delle possibilitàofferte è opportuno che prevalga la giusta priorità da assegnare alla Cina. Ciò significa coglieredi quel mercato le specificità – e talvolta le ostilità – per poterle controllare senza dovernerimanere vittima.

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Conclusioni.In Cina non è stata la dimensione del mercato a determinarne la ricettività, quanto le suemodalità. La dinamica interna che lo caratterizza ha limitato gli ostacoli legati alle bassacapacità di acquisto. Oggi un numero rilevante di acquirenti, per i beni di consumo, e diutilizzatori, per i beni strumentali, continua a guardare ai prodotti italiani con ammirazione ecomunque con il rispetto riconosciuto ad un Paese industrializzato appartenente al G8. Ilmercato cinese è lungi dall’essere saturo. Nella costante domanda di prodotti di qualità l’Italiapuò continuare a svolgere un ruolo di primo piano, soprattutto con prodotti che facciano leva suciò che li caratterizza al meglio: la qualità, l’innovazione incorporata, l’eleganza, il prestigio.Sono le tipicità più difficilmente imitabili e per le quali all’Italia viene ancora riconosciuta unasupremazia. Se questa è il traguardo del Made in Italy in Cina, il reddito locale diventaparadossalmente un ostacolo secondario. La sua diffusione in Cina è infatti legata a fattori chespesso esulano dal prezzo di vendita ed attengono invece alle restrizioni del mercato, barriereinvisibili ma insormontabili. Far arrivare un abito di griffe in una vetrina di Pechino è più difficileche venderlo.

E’ tuttavia l’investimento diretto a poter trarre maggior vantaggio dalle risorse della Cina.L’apertura del mercato, l’accettazione delle regole internazionali renderanno possibileassemblare, produrre, approvvigionarsi di semilavorati, trasformare le materie prime e destinarei prodotti finali in Cina, in Italia od in mercati terzi. Con le stesse finalità, sebbene con minoreradicamento nel Paese, si muovono già le aziende attive nella committenza sui mercati esteri.

Si tratta in sintesi di prevedere un approccio articolato, ancora non delineato con precisione enel quale l’intraprendenza aziendale gioca un ruolo centrale. Appare complessivamente unasfida, con tutti i rischi presenti ed i risultati possibili, quella che la Cina propone. Essa è ormai unattore a pieno titolo della scena economica internazionale, con la quale mantiene però unrapporto eccentrico e conflittuale. Da questa contraddizione derivano l’altalenanza el’insoddisfazione dei rapporti economici con le aziende italiane. Eppure le possibilità appaionosenza limiti: dal commercio agli investimenti, dall’outsourcing alla cessione di tecnologia, dallemerci ai servizi. La Cina, proprio perché lontana e difficile, costringe l’imprenditoria a mostrare lesue qualità più apprezzate: l’innovazione, la ricerca, l’esplorazione di percorsi produttivi e disbocchi di mercato non ancora praticati. Per un Paese così nuovo per la globalizzazione - econtemporaneamente così determinato - non esistono ricette se non la motivazione acompetere. Più la Cina cresce, più è necessario per le aziende attrezzarsi per gareggiare.Laddove si innesti un circolo virtuoso, laddove la presenza delle aziende italiane nel Paese diMezzo diventi stabile e redditizia, scompariranno anche i timori collegati all’afflusso di mercicinesi e gli scambi tra i 2 Paesi, se bilanciati ed in regola con le leggi, sembreranno appartenereall’ordine naturale delle cose.

4.5. Il turismo cinese in Italia

L’accordo ADS che concede all’Italia la “destinazione turistica autorizzata” per la Cina, firmatonell’Ottobre 2003, ha aperto validissime prospettive per l’industria del turismo. Come per lasvolta architettata da Deng Xiao Ping nel 1978, si ha la percezione o la speranza che il Paese diMezzo costituisca una riserva inesauribile di turisti e viaggiatori. E’ un’attesa ragionata, chetrova la motivazione più forte nello straordinario successo economico del paese nell’ultimoquarto di secolo e dunque nell’aumentato potere di acquisto di una parte della popolazione. Giàsono arrivati in Italia i primi turisti, i cui viaggi sono stati organizzati dai Tour operator cinesiautorizzati. I visti concessi per diporto dalla rete diplomatica della Farnesina in Cina sono in

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crescita e stanno raggiungendo il numero di quelli dei paesi europei, come la Germania, chevantavano un accordo Ads già da alcuni anni.

Tutti i maggiori tour operator italiani stanno analizzando le opportunità di un paese chesolamente ora si sta affacciando nell’arena internazionale del turismo, suscitando auspici piùche apprensioni.

I primi derivano dall’indiscutibile fascino che l’Italia esercita nell’immaginario collettivo dellaCina.La tradizione culturale del nostro paese costituisce la maggiore attrazione. Il flusso ininterrotto diarte e storia riscontrabile in Italia incute rispetto in una nazione orgogliosa della propriatradizione millenaria. Esiste inoltre una diffusa benevolenza verso il nostro paese. Non averpartecipato, se non marginalmente, alle occupazioni della Cina durante il “secolo delleumiliazioni” terminato con la seconda Guerra Mondiale pone l’Italia, nei riguardi di un paesefortemente nazionalista, in posizione di vantaggio rispetto ad altre destinazioni europee. Vaconsiderato infine lo stile di vita associato all’Italia, la dolcezza del clima, la bellezza delpaesaggio. La visita alle grandi città d’arte è tra le massime aspirazioni dei turisti cinesi, cosìcome lo shopping di lusso ed il turismo culturale.La stessa simpatia si riscontra verso la cucina italiana e le più popolari manifestazioni sportive.Le prime rilevazioni sui flussi turistici denotano lo shopping e le visite artistiche come le attivitàpreferite. I prezzi più alti rispetto alla Cina sembrano non costituire una barriera agli acquisti.Vengono invece lamentate la mancanza di sicurezza, l’impossibilità di parlare cinese, unarelativa mancanza di disciplina.

I dubbi ed i timori attengono all’incrocio di una serie di fattori.In Cina il turismo internazionale è ancora pochissimo sviluppato. Soltanto 28 milioni di cittadinisi sono recati all’estero nel 2004 (dei quali più di 20 milioni nelle regioni speciali di Hong Kong eMacao) e di essi soltanto 650.000 in Europa. La metà circa di questi ultimi ha visitato l’Italia.In aggiunta, il reddito pro capite in Cina è ancora basso e largamente differenziato. Supera dipoco i 1.000 usd l’anno, ma nelle campagne non raggiunge i 300 usd. Nelle ricche zonecostiere, nelle metropoli di Pechino, Canton e Shanghai invece sono diffusi redditi superiori a4.000 usd e sono in crescita i consumatori con capacità d’acquisto pari ai livelli occidentali.L’ultima considerazione vede il turismo interno, con circa 800 milioni di movimenti, prevalerenettamente su quello estero. Esistono chiaramente motivazioni di costo, ma non va trascurata lapropensione a privilegiare la propria civiltà, a valorizzare la scoperta della natura e della storia diun paese orgoglioso della sua cultura ed incline a mantenere le proprie abitudini. Se dunque ilflusso dei turisti cinesi è contemporaneamente portatore di speranze ed illusioni, di buoni affarie di delusioni, il suo cammino può trarre utili insegnamenti dall’andamento commerciale deiprodotti del Made in Italy. L’apertura della Cina al commercio internazionale, 25 anni fa, avevainfatti aperto scenari analoghi a quelli del turismo dopo la firma dell’accordo ADS (si veda laparte precedente di questa sezione espositiva).

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5. L’istruzione in Cina

5.1 Introduzione

L’istruzione in Cina ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale nell’organizzazione della vitasociale. Un paese vasto e con tratti culturali marcati ha sempre teso ad avere una classedirigente elevata nella proprie cognizioni per i compiti che era chiamata ad assolvere, vale a direla prosperità del paese e l’obbedienza all’Imperatore. La necessità dunque di dotare la societàdi una serie di intellettuali e di burocrati era essenziale più che allo sviluppo del Regno diMezzo, alla sua stabilità ed alla conservazione dei suoi punti di riferimento.

La proclamazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949 da un lato riprende questa anticavocazione alla cultura, dall’altra la connota con un allargamento della base interessata, fino a fardiventare l’istruzione, per la prima volta nella storia della Cina, un avvenimento di massa.

Secondo le statistiche cinesi, alla fine della guerra cinese con i nazionalisti di Chiang Kai Shek,nel 1949, 4 anni dopo la fine dell’occupazione giapponese e della seconda guerra mondiale,l’80% della popolazione non era in grado di leggere e scrivere. Questa drammatica percentualeraggiungeva valori ancora più alti per le donne, tradizionalmente condannate a lavori umili ed aminore considerazione nel pensiero culturale del paese. Basti pensare all’inveterata abitudine difasciare i piedi a milioni di donne, impedendo loro i più semplici movimenti, con motivazioni chetrovavano in decisioni maschili l’unica origine. Dalla Liberazione le donne hanno avuto garantitolo stesso accesso degli uomini alle scuole.

La cifra sopra riportata non è verificabile e forse esagerata. Comunque le condizioni di vita edunque di istruzione della Cina alla fine della guerra erano disastrose.Il Governo si assunse allora un compito che aveva 2 motivazioni principali:

• riportare la cultura della Cina a livelli dignitosi (e comunque in linea con lo splendore storicodel paese);

• costruire attraverso di essa una nazione socialista, nella quale la Cina non solo siaffrancasse dalle miserie e dalle umiliazioni del passato, ma potesse costruire una societàispirata a criteri di uguaglianza.

Da allora la Cina si è mossa con altalenanza tra questi due bastioni ondeggiando anchevertiginosamente tra le 2 estremità. Il momento più estremo della concezione della cultura comestrumento di costruzione di una società nuova si raggiunse durante gli anni della RivoluzioneCulturale (1966 – 1976) quando decine di milioni di studenti furono inviati per anni a lavorarenelle campagne con il doppio compito di trasmettere la loro istruzione alle masse contadine edottenere da queste ultime in cambio la possibilità di sperimentare la vita semplice dei campi e dinon cadere prigioniere dell’ideologia borghese. Nei periodi di massima tensione le scuole e leUniversità furono chiuse, perché teatro di durissimi scontri tra le opposte fazioni del PartitoComunista.

Oggi l’istruzione, seguendo una valutazione differente, è vista come uno strumento per farcrescere il Paese ed innalzare il livello di vita della popolazione. La strategia della Cina è“rivitalizzare il paese attraverso la scienza e l’istruzione”. Inoltre “l’istruzione sarà orientata versola modernizzazione, il mondo ed il futuro”, nella politica di “essere al servizio della modernitàsocialista e combinarsi con le forze produttive per rafforzare le generazioni presenti e future con

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uno sviluppo completo di doti morali, intellettuali, fisiche ed estetiche per la causa socialista”. Sitratta dunque di innestare nuovamente l’istruzione nell’alveo della tradizione cinese, pur in uncontesto di grande dinamismo sociale. Sono stati recuperati alcuni grandi valori della tradizionecinese come la disciplina, il rispetto delle gerarchie e soprattutto la meritocrazia.

5.2. La struttura scolastica

Il diagramma dell’organizzazione scolastica in vigore in Cina è il seguente:

Pre-SchoolEducation

PrimaryEducation

Secondary Education Higher Education

Compulsory Education

Kindergarten

Pre-primaryClasses

PrimarySchool

RegularLowerSecondarySchools

LowerSecondaryVocationalSchool Regular Upper

Secondary Schools

SpecializedSecondary Schools

Technical WorkerSchools

Upper SecondaryVocational Schools

Universities &Colleges

SpecializedSchools of HigherEducation

Short-cycleVocationalColleges

Tertiary VocationalTechnical Schools

GraduateEducation

Master’s Program

Doctoral ProgramsFonte: Ministry of Education

La struttura scolastica cinese comprende gli asili infantili, l’istruzione primaria, l’istruzionesecondaria inferiore, l’istruzione secondaria superiore, l’istruzione universitaria e quella postlaurea (queste ultime due sono raggruppate con altre nella “higher education”, v. diagramma).Questa ripartizione è diramata a livello nazionale, ma nelle zone rurali vengono interpretate conun’elasticità che viene tollerata od incoraggiata dal Governo Centrale. Nonostante i grandi passiavanti nella scolarizzazione di massa, le scuole nelle campagne risentono infatti ancorapesantemente di un generale clima di arretratezza. Viene dunque consentita l’adozione dipratiche iniziali di istruzione non sempre coerenti con le direttive del Ministero dell’IstruzioneEsistono inoltre delle scuole con programmi ridotti che insegnano le 4 materie principali: cinese,matematica, conoscenze generali ed etica. Nelle scuole itineranti si insegnano soltanto le prime2 materie ed esiste un insegnante unico.

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Ripartizione tra i vari tipi di scuola cinese

21,20%

66,90%11,30%

0,30%

0,25%

0,05%

Kindergartens

Primary Schools

Ordinary Secondary Schools

Schools of Special Education

Ordinary Higher Education Institutions

Universities & Research Institutions

Fonte: Ministry of Education

Gli asili si curano dei bambini di età superiore ai 3 anni, con programmi prescolastici che durano3 anni. Le strutture sopperiscono all’impiego esterno di entrambi i genitori. Molto spesso, primae dopo i 3 anni, i bambini vengono affidati alla sorveglianza dei nonni.

La scuola dell’obbligo in Cina è regolata da una legge del 1986, che fissa il termine dipermanenza in 9 anni. Questi comprendono l’istruzione primaria e quella secondaria inferiore.Non esiste una regola cogente per determinare la composizione del periodo temporale, purmantenendone la durata. La versione più diffusa è quella “6+3 system” (per questa e le altredurate si vedano i grafici successivi) anche se sono ancora in corso sistemi “5+4” o addirittura“1-9” di derivazione sovietica. La costante di questa impostazione è che la scuola dell’obbligo ècomposta da 2 cicli scolastici. Si accede alla scuola primaria a 6 anni compiuti ed a quellasecondaria a 12. La seconda frazione (di 3 o 4 anni) ha un corso regolare oppure unaspecializzazione di avviamento al lavoro (Lower Secondary Vocational School).

La materia è regolata dalla “Compulsory Education Law of the People’s Republic of China” cheafferma: “Tutti i bambini che hanno raggiunto l’età di 6 anni, si iscriveranno a scuola ericeveranno un’istruzione obbligatoria, indipendentemente dal gruppo sessuale ed etnico esenza relazione alle loro difficoltà. In alcune zone l’inizio della scuola dell’obbligo può essereposposto a 7 anni. La disposizione è obbligo dello Stato, delle Comunità e delle famiglie”.

Nella prima parte della scuola dell’obbligo, nella scuola elementare, gli allievi sono tenuti adimparare 2.500 – 3.000 caratteri, cioè a leggere ed a scrivere correntemente, sapendo dunqueanche l’alfabeto fonetico. Devono inoltre padroneggiare la matematica con le operazionifondamentali (con numeri interi, decimali e frazioni), saper ragionare secondo un percorso

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logico, risolvere problemi semplici della vita quotidiana. Nel versante scientifico molta attenzioneè posta, oltre a fisica, chimica e geografia, alla salute del corpo ed all’alimentazione.

Gli studenti iniziano a frequentare la scuola secondaria superiore a 15 anni e la durata deglistudi è di 3 anni. Sono possibili molte specializzazioni che avviano gli studenti al mondo dellavoro, soprattutto come tecnici. Risulta evidente in questo caso la necessità del Paese didotarsi di una forza lavoro in grado di garantire una veloce industrializzazione e di risponderealle sollecitazioni del mondo economico. Ad alcuni corsi non si può accedere se si sono superatii 22 anni di età.

Nell’istruzione superiore (“higher education”), i corsi principali sono quelli delle Laureetradizionali che durano 4 o 5 anni. Le Lauree in Medicina possono avere una durata di 7 o 8anni. Sono contemplati anche corsi più brevi per titoli professionali (si veda l’approfondimentosuccessivo).

Esistono due livelli di istruzione post-laurea: master e dottorato. Per il primo l’ingresso èconsentito fino a 40 anni ed il corso dura 2-3 anni; per il secondo fino a 45 anni con una duratadi 3 anni.

Soltanto nel 1995 sono state introdotte le tasse di iscrizione per le scuole superiori e per lahigher education. Fino ad allora tutte le scuole erano gratuite, cioè a carico dello Stato. Oggi lagratuità rimane soltanto per la scuola dell’obbligo, anche se le famiglie devono contribuire allespese per la gestione della scuola e per l’acquisto di libri. Esistono inoltre dei correttivi a questocoinvolgimento delle famiglie con sussidi statali. Ne risulta una situazione mista, che confermacome la Cina stia comunque progressivamente uscendo da una logica di garanzia di servizibasilari ma gratuiti da parte dello Stato.

Per tutte le scuole l’anno scolastico è diviso in 2 semestri. Il primo inizia il 1 Settembre e terminaa Febbraio, quando viene concesso un mese di vacanza in congiunzione con la Festività delCapodanno Cinese, la più importante del Paese. Il secondo semestre è compreso tra Marzo eLuglio. L’orario dipende dalle aree di ubicazione della scuola. Generalmente prevede da 23 a 27ore settimanali, con frequenza su 6 giorni. E’ tradizione che vengano assegnati compiti a casa.

I programmi vengono stabiliti a livello nazionale, ma spesso sono corretti da variazioni locali,sempre su base amministrativa e dunque consentita, che tengano conto della specificità delterritorio. La lingua di insegnamento è il Cinese Mandarino, cioè la lingua nazionale o putoghua.Nelle zone di frontiera e nelle aree abitate da minoranze nazionali la lingua locale è utilizzata acomplemento. L’inglese, la lingua straniera più conosciuta, viene insegnato a partire dallascuola secondaria superiore, anche se la sua diffusione si sta registrando nelle grandi cittàanche dalle scuole elementari. I programmi governativi, fortemente dettagliati e cogenti, hannola finalità di “garantire la trasmissione dei saperi e l’acquisizione di una serie di norme e dicondotta che dovranno accompagnare il bambino in tutta la sua vita futura”.

In via generale si può affermare che la scuola cinese sia molto selettiva. Gli studenti sonoincoraggiati a competere e ad applicarsi per estrarre dalle loro possibilità i migliori risultati perloro e per il Paese. Iniziare con ottimi risultati anche le prime classi costituisce una garanzia dicontinuità perché consente di poter accedere alle scuole migliori in una linea teorica dalla qualedifficilmente si può deragliare. A questa tradizione cinese, che trova applicazione in tutta l’Asiaorientale, si stanno dando tuttavia connotati più moderni. I responsabili dell’Istruzione pubblicahanno infatti appurato che bisognava introdurre elementi che scardinassero capisaldi delvecchio sistema per renderlo più congeniale alle necessità di una moderna società industriale.

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E’ stata dunque favorita una maggiore integrazione tra scuole e mondo del lavoro ed alcontempo sono stati allentati alcuni vincoli come la memorizzazione eccessiva di alcune operedella letteratura classica e l’accento ideologico che accompagna anche le pubblicazioniscientifiche.

Età media per gli studenti cinesi al termine dei loro cicli scolastici.

Average Ages For Chinese Students to Finish Their Education at Different Levels

6

12

18

28

0

5

10

15

20

25

30

Pre-School Education Primary Education Secondary Education Higher Education

Education Level

Ag

e

Fonte: Elaborazione scrivente su dati Ministry of Education

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Anni di studio per ogni corso della scuola cinese

0

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

Pre-School Education Primary Education Secondary Education Higher Education

Level of Education

Year of Chinese School Education

Fonte:Elaborazione scrivente su dati Ministry of Education

5.3. Le istituzioni legislative ed amministrative

Le leggi relative al sistema dell’istruzione del Paese sono formulate e promulgate dal NationalPeople’s Congress of China, vale a dire il Parlamento Cinese, il supremo organo legislativo. Leseguenti 7 leggi sono in vigore dal 1949: Education Law, Compulsory Education Law, HigherEducation Law, Vocational Education Law, Law on Teachers, Law on Minor Protection, Law onthe Prevention of Minor Criminal Offences.

Lo State Council, cioè il Governo, ha inoltre stabilito più di 10 regolamenti e decreti (relativi aidisabili, ai riconoscimenti dei migliori insegnamenti, alle qualifiche dei docenti, alla conduzionedegli asili nido e delle scuole private).

A completamento delle direttive nazionali, i legislatori dei Governi locali hanno promulgato altreleggi e regolamenti che tengono conto delle specificità del loro territorio. La somma delle 3 fontidi legge costituisce il tessuto legale del sistema di istruzione in Cina.

La struttura amministrativa per l’istruzione in Cina si compone di 4 livelli:1) il Governo Centrale a Pechino;2) quello provinciale, delle regioni e delle 4 Municipalità autonome;3) le amministrazione delle città (prefetture);4) le amministrazioni delle contee (si veda il diagramma sottostante).

L’articolo 14 della Education Law (la più importante delle 7 menzionate) afferma: “Il Consiglio diStato ed i governi locali a tutti i livelli guidano ed amministrano il lavoro relativo all’istruzione,secondo i principi di gestione a differenti livelli con appropriata divisione di responsabilità.

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L’istruzione fino al livello della scuola secondaria è amministrata dai governi locali sotto la guidadel Consiglio di Stato. L’istruzione superiore è amministrata dal Consiglio di Stato e dai governidelle Province, delle Regioni e Municipalità autonome. L’articolo seguente stabilisce che: ”Ildipartimento amministrativo dell’istruzione sotto il Consiglio di Stato è responsabile per tutto ilPaese. Fornirà la pianificazione generale, il coordinamento e la gestione delle attività e delleprocedure”.Questo sistema altamente centralizzato ha dato luogo negli anni ad inefficienze esovrapposizioni che hanno prodotto rallentamenti burocratici. Inoltre la situazione di finanzaderivata per le amministrazioni locali imponeva loro una dipendenza diretta da Pechino. Lacapacità di attrarre fondi si legava alla bontà dei risultati raggiunti che venivano spesso misuraticon rilevazioni e statistiche di dubbia correttezza.Infine la scolarizzazione di massa incideva fortemente sul Bilancio dello Stato che era chiamatoa conciliare le necessità di sviluppo con una rigorosa politica di bilancio che non desse forzaall’inflazione.

Da alcuni anni il sistema ha subito riforme progressive, impostate ad una conduzione piùmanageriale e meno automatica dei trasferimenti. Si è iniziato ad erogare le risorse solo in basea risultati verificabili ed un accorpamento degli istituti superiori (vedi dopo) ha dato luogo allariduzione di sprechi e duplicazioni.

Schematic Diagram of Educational Administration in China from the State to Township level

Fonte: Ministry of Education

5.4. L’istruzione universitaria in Cina

E’ compresa nel più complesso sistema dell’istruzione superiore (higher education). Include leUniversità ed i Collegi (questi ultimi per gli undergraduated), le Scuole Specializzate, le Scuole

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professionali di breve termine, le Scuole professionali per il terziario, le Scuole di istruzione dilaurea, i Programmi Master ed i Dottorati. Si tratta chiaramente di un sistema complesso e dinon facile definizione. Anche i programmi risentono di questa eccessiva frammentazione. Infinela divisione delle competenze tra responsabilità del governo centrale e quello locale(principalmente provinciale) rende l’intero argomento di non facile classificazione.

Nel 1949 le HEI (Higher Education Institutions) erano solamente 205 in tutta la Cina. Nel 2001 illoro numero aveva raggiunto 1.911, dei quali 1.225 con corsi Universitari propriamente detti e686 dedicati all’Istruzione per adulti (un fenomeno politico-sociale di grande importanza in Cinadel quale si parlerà in un successivo paragrafo). Gli studenti iscritti sono stati 11.750.500, deiquali 7.190.700 per i Corsi universitari e 4.559.800 per l’Istruzione per adulti. Le cifre sonochiaramente ultra dettagliate e probabilmente riflettono l’inaccuratezza e la propaganda chepromanano talvolta dalle statistiche. Questo fenomeno ha assunto dimensioni più vaste ed hacausato accesi dibattiti tra gli economisti, ad esempio nello stabilire le variazionimacroeconomiche del paese, e tra gli osservatori internazionali quando si è trattato di darestatistiche attendibili durante l’epidemia della Sars.

Al di là delle cifre riportate, è più opportuno dare alcune valutazioni sul cambiamento in atto nelsistema universitario cinese, tenendo come base le seguenti rilevazioni numeriche e sociali:

1. Negli anni correnti la Cina ha più di 2.000 Università e Collegi Universitari.

2. Gli studenti iscritti nel 2004 sono stati 16.000.000.

3. La percentuale di iscritti rispetto alla popolazione della stessa età (e dunque iscrivibile) èdel 15%.

4. Negli Stati Uniti sono iscritti la stessa quantità di studenti (16.000.000), sebbene in 4.000Università. La percentuale sul totale della popolazione relativa è del 55%.

5. La Cina produrrà 3.100.000 laureati nel 2005 (negli Stati Uniti saranno 1.300.000).

6. La Cina produce 600.000 nuovi ingegneri ogni anno, 9 volte l’analoga cifra degli StatiUniti.

7. Dei 1.600.000 giovani ingegneri in Cina, solo 160.000 (10%) hanno le competenze e leconoscenze professionali e linguistiche per lavorare con una multinazionale.

8. La stessa percentuale (10%) si applica agli studenti di tutte le facoltà. L’analogo valoreper l’India è del 25%.

9. La Laurea in Ingegneria è ritenuta la più importante ed in linea con le necessità delPaese. Gli alti rappresentanti del Partito e del Governo sono spesso ingegneri. Lo sonoHu Jin Tao e Jiang Ze Min, rispettivamente attuale Segretario del Partito ComunistaCinese ed il suo predecessore.

10. L’ammissione alle Università è regolata da un severo sistema centralizzato, nel quale IlMinistero dell’Istruzione nomina delle Commissioni a livelli Provinciale. L’ingresso ai corsiuniversitari è stabilito su qualifiche accademiche (v. più avanti il capitolo sull’esame gaokao), fisiche e morali. Alcuni posti sono riservati per le minoranze nazionali e per i Cinesid’oltremare.

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11. L’iscrizione, la frequenza e l’alloggio sono gratuiti e dunque a carico dello Stato. Glistudenti sono ospitati nei campus, dove la loro vita è regolata autonomamente ecollettivamente, attraverso la sezione locale della China Students’ Federation alla qualetutti appartengono.

Le principali considerazioni che si possono ricavare sono:

• Il sistema universitario per molti anni è stato uno dei bastioni della tradizione cinese.Ispirato da una ideologia conservatrice e successivamente fortemente politicizzato, permolto tempo ha rappresentato una notevole resistenza al cambiamento. Soltanto dal1978, anno d’inizio della riforma economica, è iniziato un forte dibattito sul ruolodell’istruzione universitaria. Sebbene con molta lentezza, è stata valorizzatal’impostazione che vede l’Università al servizio del progresso economico e sociale delPaese e di conseguenza sono state intraprese importanti riforme.

• Un doppio sistema di competenze si è affermato, con responsabilità ripartire tra i governicentrali e provinciali. Molte delle sovrapposizioni, sia amministrative che di programmisono state eliminate. Come risultato molte istituzioni (HEI) sono state cancellate ed allafine del 2000 566 HEI sono state ridotte a 232.

• I professori sono ora chiamati ad avere maggiore aderenza a criteri di professionalità edefficienza che prevedono anche retribuzioni differenziate.

• Il numero di studenti è cresciuto in maniera esponenziale e sarà quasi quadruplicato in12 anni nel 2010.

Year Number of Students Enrolled

1998 6 million

2002 14 million

2004 16 million

2010 23 million(projected)Fonte: Madelyn C. Ross: China’s Universities Look Outward

• La struttura fisica delle Università è cambiata. Molti centri sono stati inglobati per darluogo a “comprehensive universities” e nuove strutture sono state create lontano daicentri storici. Il rettorato e gli uffici più importanti costituiscono spesso il centro di unsistema satellitare dove vengono tenute le lezioni e gli esami,

• E’ stato creato un sistema di doppia qualità universitaria. Le HIE modello sono destinateagli studenti più dotati ed hanno il compito di coltivare la qualità, stimolando la cultura efornendo attrezzature per la ricerca. Generalmente queste Università sono quelle sotto ildiretto controllo del Governo centrale. Quest’ultimo, attraverso il Ministero dell’istruzione,ha recentemente ridotto il numero delle Università modello (o “key Universities”) da 200 a72.

• Un forte concorrenza si è stabilità tra le Università cinesi per attrarre i migliori talenti egodere dei finanziamenti governativi. Il Governo ha infatti stabilito con il “211 Plan” del1997 di voler progressivamente limitare i trasferimenti alle Università, concentrandolesulle migliori 100. Esistono già delle classifiche sul valore delle Università cinesi. Quella

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riportata è il risultato di un complesso e sofisticato sistema di rilevazioni del portaleNetbig, su quelle comprese nel “211 Plan”. La classifica delle prime 40 è stata stabilitacon i criteri dei programmi di Dottorato, di Master e di materie di studio offerte, sulladisponibilità di laboratori, sulla selezione d’entrata degli studenti, sull’andamentoscolastico, sull’inserimento nel mondo del lavoro, sulla proporzione di laureati checontinuano gli studi, sulla disponibilità di libri e di fondi per la ricerca

China Ranking

General and Science SchoolsRank General and Science Schools Overall Score 100%

1 Tsinghua University 99.17

2 Peking University 86.33

3 Nanjing University 74.83

4 Fudan University 68.49

5 University of Science & Technology of China 65.87

6 Zhejiang University 64.81

7 Nan'kai University 58.08

8 Shanghai Jiaotong University 55.93

9 Tianjin University 51.71

10 Harbin Institute of Technology 50.8

11 Wuhan University 50.39

12 Beijing University of Aeronautics & Astronautics 49.85

13 Beijing Normal University 47.92

14 Tongji University 47.63

15 Xi'an Jiaotong University 47.62

16 Huazhong University of Science & Technology 47.09

17 Beijing Institute of Technology 46.59

18 Southeast University 46.1

19 Jilin University 45.44

20 Zhongshan University 43.32

21 Beijing Medical University 43.18

22 China Agricultural University 42.96

23 Dalian University of Technology 42.48

24 Northwest Polytechnic University 42.17

25 Renmin University of China 41.82

26 Beijing Science & Technology University 40.47

27 Northeastern University 40.43

27 Xiamen University 40.43

29 South China University of Technology 40.07

30 Shandong University 39.03

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31 Beijing Institute of Posts & Telecommunications 38.69

32 Sichuan University 38.56

33 Shanghai Medical University 38.55

34 North Jiaotong University 38.26

35 East China Normal University 36.88

36 Chongqing University 36.8

37 Zhongnan Industry University 36.63

38 Lanzhou University 35.26

39 Nanjing University of Science & Technology 34.41

40 Central China Agricultural University 34.22Fonte: Portale Netbig

• Una inadeguatezza professionale in relazione alla nuove sfide che la Cina si troverà adaffrontare. Il grande sforzo sostenuto per ottenere una base colta e competente rischia diessere insufficiente se la Cina, come appare evidente, dovrà dare maggioresofisticazione alla propria struttura economica. Finora le Università e gli Istituti tecnicihanno assecondato le necessità del Paese di un’industrializzazione prevalentementequantitativa. La Cina ha acquisito negli anni una fisionomia che non le consentirà dimantenere a lungo una specializzazione produttiva per settori con beni a basso valoreaggiunto e basso costo unitario. Progressivamente il paese si sposterà versoun’economia basata sulla conoscenza e sui servizi. Uno studio recente della McKinseyha rilevato, con profondità d’analisi, che gli studenti non ricevono le competenzelavorative e di attitudine per un team-work, privilegiando invece una cultura accademica,basata sui numeri e con poca creatività, rigorosamente concentrata su un approccioverticale dal docente e poco incline dunque alle invenzioni. Lo studio rileva unaconclusione paradossale per la Cina: tra la quantità impressionante di laureati, solo unaminoranza è utilizzabile per le necessità di una moderna società industriale. Il 33% deglistudenti universitari frequenta i corsi di ingegneria (20% in Germania, 4% in India),eppure la disponibilità di valide professionalità è pressoché uguale rispetto ad altri Paesi.

• Una scarsa mobilità dei laureati. Soltanto 1/3 degli studenti che termina il ciclouniversitario ha studiato nelle 10 principali città universitarie. Si veda al riguardo la tabellache le elenca con indicazione della numerosità delle Università presenti in ogni città.Soltanto ¼ di tutti i laureati vive in una città o zona vicina ad un aeroporto internazionale.La conseguenza più importante riguarda la mobilità: solo 1/3 dei laureati si trasferisce inun’altra Provincia per lavoro.

• Forte difficoltà delle aziende nazionali ad assumere laureati di talento. A causa dei fattoricitati al punto precedente, la concorrenza per avvalersi di giovani preparati è acuta manon sufficiente alle necessità. Altre nazioni, come ad esempio l’India e le Filippine,seppur con una crescita inferiore, sono in grado di immettere relativamente più giovani dipreparazione internazionale nel mercato del lavoro.

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5.5 L’istruzione per adulti ed il ruolo del corpo insegnante

Per completare il quadro del sistema dell’istruzione in Cina vanno dedicati alcuni cenni a 2argomenti che sono molto importanti per il Paese: l’istruzione per gli adulti e la formazione delcorpo insegnante.

L’istruzione per adulti riveste una fortissima connotazione politica e sociale in Cina. Nel 1949 i“Common Guiding Principles” della Costituzione stabilivano che “Il tempo libero dei lavoratori ela formazione dei quadri deve essere rafforzato”. Era una scelta precisa e cogente, per unpaese nel quale, alla fine della guerra civile, i 4/5 della popolazione era analfabeta. Da allora leattività hanno risentito delle variazioni del clima politico. Anche se è cambiato il nome deiprogrammi (da “istruzione degli operai e dei contadini” ad “istruzione per adulti”) l’ambizione èrimasta immutata: dare una base culturale sufficiente ad uscire dalla povertà, fornire al paeselavoratori più qualificati, elevare il livello morale e culturale della popolazione.

Più specificatamente i programmi tendono a:

1. fornire le competenze tecniche e professionali per chi entra per la prima volta nel mondodel lavoro o vuole od è costretto a cambiarlo;

2. insegnare a leggere ed a scrivere;

3. continuare gli insegnamenti per chi ha lasciato la scuola e vuole successivamenteacquisite titoli di studio;

4. offrire corsi di aggiornamento professionale,

5. offrire corsi di istruzione generale, come ad es.: elementi di diritto, salute per le donne, ibambini e gli anziani, economia domestica, alimentazione e nutrizione, giardinaggio, ecc.

Le organizzazioni responsabili non sono soltanto le stesse per l’istruzione regolare (vedi ildiagramma precedente), ma anche le strutture direttamente coinvolte, come i dipartimentiterritoriali che promuovono ed assistono le industrie, l’agricoltura, le miniere. Un ruolo altrettantoimportante è svolto dalla Women’ Federation, dalla Lega Giovanile Comunista, dai Sindacati,dagli altri Partiti.

L’istruzione viene impartita attraverso lezioni in classe o nei posti di lavoro, attraverso la radio ela televisione, gli istituti specializzati, le scuole serali. I risultati raggiunti sono statiimpressionanti: 77 milioni di persone hanno imparato a leggere ed a scrivere tra il 1978 ed il1998; più di 200 milioni dal 1949. L’analfabetismo è quasi scomparso dalle città, mentrepersiste, come forte retaggio del passato, nelle campagne. Fonti cinesi e del settimanale TheEconomist, che riprende fonti delle Nazioni Unite, rilevano la stessa percentuale del 16% dianalfabetismo tra gli adulti.

Il ruolo del corpo insegnante è molto importante ed i maestri e professori sono tradizionalmenterispettati e riveriti. Agli studenti vengono insegnanti obbedienza e deferenza verso i loro docenti.I ruoli, le competenze, i diritti ed i doveri degli insegnanti sono stabiliti per legge (la Law onTeachers of the People’s Republic of China, promulgata nel 1993). Nel 1985, è stato stabilitoche il 10 Settembre di ogni anno venga celebrato il Teacher’s day, la prima volta che unacelebrazione così importante viene riservata ad una professione.

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Gli insegnanti sono divisi in 7 categorie che si applicano alle scuole di destinazione. Esistonocosì insegnanti per: kindergarten, scuole primarie, scuole secondarie inferiori, scuolesecondarie superiori, scuole secondarie professionali, scuole tecniche e scuole di istruzionesuperiore. La divisione è piuttosto rigida ed ogni livello di insegnamento richiede una differentecurriculum per i docenti.Nel 2000 la Cina contava più di 16.000.000 di docenti ed impiegati nell’istruzione, la consistenzapiù alta al mondo. Gli insegnanti a tempo pieno erano 12,4 milioni. Uno sforzo costante èesercitato dalle autorità politiche per migliorare il loro livello retributivo, rimasto ai livelli diun’economia prettamente socialista. La legge sopracitata prevede esplicitamente che “lostipendio medio non dovrà essere inferiore a quello degli altri impiegati dello Stato e saràelevato gradualmente”. Si tratta in realtà di un intervento tardivo, teso a far sì che un pilastrodella cultura e dell’istruzione non sia lasciato ai margini dello sviluppo economico del paese cheha consentito a vasti strati della popolazione che hanno intrapreso attività autonome diarricchirsi velocemente.

5.6 L’esame “Gao Kao”

Il gao kao è l’esame che consente di essere ammessi all’Università cinese. Appartiene adun’antichissima procedura di reclutamento dei funzionari imperiali, in vigore con regolarità dalladinastia Tang. Costituisce un tentativo, per secoli riuscito con alterni successi, di creare lecondizioni per governare l’Impero con la saggezza e non con la forza. Rappresenta l’epitomedell’insegnamento confuciano, teso a fornire al Figlio del Cielo un’aristocrazia intellettuale,competente e virtuosa. La classe di governo doveva essere profonda conoscitrice delletradizioni per riuscire nel suo intento di guidare il paese in maniera mite, saggia, organizzata.

Proprio i classici confuciani costituivano la base dell’esame, per il quale si dovevanomemorizzare fino a 40.000 ideogrammi ed il cui successo era l’1 od il 2% anche ai livelli menoalti. Per accedere a cariche importanti, i candidati dovevano sottomettersi ogni tre anni a provedefatiganti per dimostrare la loro abilità e la fedeltà agli insegnamenti dei vecchi maestri.

Un risultato dell’emersione di questa aristocrazia intellettuale fu la continuità del paese e dellasua civiltà anche durante le fasi storiche di grandi tumulti. La burocrazia resistette aicambiamenti di politica e di dinastia. Perfino invasioni straniere che conquistarono la Cina,come quelle dei Mongoli e dei Mancesi, mantennero il sistema della classe dirigente chetrovarono.

Il sistema degli esami di reclutamento era escluso alle donne ed aperto a tutti gli uomini, adeccezione degli attori e degli schiavi. In realtà solo chi poteva studiare per molti anni senzadovere lavorare poteva prepararsi ad un passaggio così impegnativo. Comunque non sonomancate eccezioni e la letteratura cinese è piena di descrizioni di famiglie povere che affidano ilproprio destino al successo del figlio destinato con lo studio a riscattare un passato disofferenze.

Il sistema è rimasto sostanzialmente invariato per secoli, anche quando nelle Universitàoccidentali si iniziavano ad insegnare nuove materie oltre a quelle classiche e letterarie, comel’economia, l’ingegneria, le scienze naturali. In Cina è stata dunque perpetuata una tradizioneper molti versi anacronistica, almeno rispetto ai progressi ed alle scoperte che il mondooccidentale stava registrando. Gli studenti venivano inflessibilmente premiati per la loroaderenza al passato, proprio mentre il futuro si affacciava in altre parti del mondo.

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Anche se gli Esami Imperiali sono stati eliminati nel 1905, il gao kao moderno può essereconsiderato l’Esame di Ingresso all’Università Nazionale. Esso infatti si basa sugli stessi metodidel passato e cioè su una rigidissima selezione, aperta a tutti gli strati sociali. Oggi i programmid’esame sono cambiati (con maggiore attenzione a quelli scientifici) ma il meccanismo diselezione rimane identico.Superare il gao kao è necessario per essere ammessi alle Università cinesi, dove vige dunquela politica del numero chiuso. Ugualmente importante è la posizione, spesso affidata avalutazioni fortuite, di ogni candidato vittorioso. La classifica consente infatti di essere ammessialle Università più prestigiose, capaci di garantire un lavoro più importante e dunque meglioremunerato.

Il giorno del gao kao riveste un’importanza particolare in Cina ed è avvertito in tutta la suagravità dagli studenti e dalle famiglie. I numeri dell’esame del 2005 sono impressionanti: icandidati sono stati 8.670.000, 1.440.000 in più rispetto al 2004. I posti disponibili sono stati4.700.000. Sono aumentate moltissimo le opportunità, ma solo molto poche riusciranno a darela garanzia di un futuro di successo e di prosperità.

Aver superato l’esame del gao kao era necessario per essere ammessi alle Università italiane.Dall’anno accademico 2005-2006 questa richiesta è in via di sospensione per facilitare il flussodi studenti cinesi verso l’Italia (vedi più avanti nelle ricerca).

5.7. La China Europe International Business Scool (Ceibs) diShanghai

La China Europe International Business Scool, conosciuta sotto l’acronimo di Ceibs, è una nonprofit joint venture, fondata nel 1994 a seguito di un accordo tra il Moftec (Ministry of foreigntrade and economic cooperation, ora Moc, Ministry of commerce nel governo cinese) e laCommissione dell’Unione Europea. I firmatari della joint venture sono la Jaotong University diShanghai (una delle più prestigiose Università cinesi, con più di 100 anni di insegnamento) e loEuropean Foundation for management development (Efmd). Quest’ultima, fondata nel 1971, èla principale organizzazione europea per la formazione manageriale internazionale, con 400associati in 40 Paesi. La nuova j.v è l’ideale prosecuzione del CEMI, China – EC ManagementInstitute, fondato a Pechino nel 1984. Il campus e gli insegnamenti principali sono ora aShanghai, mentre a Pechino ed a Shenzen esistono uffici di rappresentanza ed insegnamentiminori. Dal 2002 l’Academic Degree Committee del Governo cinese ha riconosciuto al titoloMBA della Ceibs l’equipollenza con i Master cinesi. Due anni dopo il Ceibs ha ricevutol’International Accreditation dallo European Qualiy Improvement System.

La scuola offre 3 tipi di programmi: il Full time MBA (Master in Business & Administration),l’Executive Mba ed un ventaglio di corsi come Executive Education. La scuola è moltoorgogliosa dei suoi successi e della scalata costante che sta effettuando nella classifica dellescuole più prestigiose. La Ceibs è la sola business school della Cina popolare ad avere ricevutoun riconoscimento internazionale e la sola in Asia ad essere classificata secondo standardinternazionali per tutti i suoi 3 programmi. Questi ultimi sono stati valutati nel modo seguente:MBA, 22^ nel mondo, 11^ in Asia (Financial Times, Gennaio 2005);EMBA, 13^ nel mondo, 3^ in Asia (Financial Times, Ottobre 2005);Executive Education Open Programmes, 45^ nel mondo, 1^ in Asia (Financial Times, Maggio2004)

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Le valutazioni della scuola sono cresciute in maniera spettacolare. Per l’MBA le posizioni erano92^, 90^ e 53^ negli ultimi 3 anni. Per l’EMBA dal 2002 al 2004 la classifica ha rilevato i posti42^, 34^, 20^.

La scuola è stata creata per coprire, almeno parzialmente, una mancanza di managercompetenti ed internazionalmente preparati che potessero accompagnare e favorire lo sviluppoeconomico della Cina e la sua integrazione nel consesso economico mondiale. La scelta dellaUnione Europea ha avuto dunque una connotazione politica tesa a favorire l’integrazione ocomunque lo scambio tra l’Occidente Europeo e la Cina. Non è casuale che l’attenzione degliinsegnamenti è posta, oltre alle conoscenze del business e del marketing internazionale, ancheall’etica, ai valori, al rispetto dell’ambiente e alla responsabilità d’impresa.

L’internazionalità è il tratto peculiare della scuola. L’inglese è la lingua di insegnamento, anchese vengono tenuti corsi di Spagnolo, Francese e Cinese mandarino. In 10 anni si sono laureati4.000 studenti, provenienti da facoltà di tutti i continenti. L’MBA full time è frequentato da 180studenti ogni anno, mentre tale cifra supera i 500 per l’Emba part time.Il corpo insegnante proviene da differenti nazioni. I guest speaker appartengono a vari paesi edistituzioni internazionali. Gli studenti intrattengono stage di lavoro presso le multinazionalipresenti in Cina.La Ceibs è guidata da un Consiglio di Amministrazione composto da 10 membri, inrappresentanza di istituzioni accademiche ed ambienti economici dell’UE e della Cina. IlPresidente è il Prof. Xie Sheng Wu, ex Preside della Shanghai Jiaotong University. Il CdA èresponsabile delle scelte politiche, economiche ed aziendali della scuola.L’impostazione accademica è decisa dall’Academic Council. Esso assicura gli standardinternazionali della scuola ed ha inoltre il compito dell’innovazione dei programmi e della ricerca.E’ composto da 12 professori universitari, cinesi, europei, statunitensi. Vi fa parte il prof. LuigiVittorio Tava dell’Università Bocconi di Milano.L’organo di consultazione e consulenza, il Ceibs Corporate Advisory Borad, completa il quadrodelle istituzioni. E’ composto da personalità del mondo imprenditoriale ed istituzionale e siriunisce una volta l’anno.I fondi per il funzionamento della Ceibs derivano dal sostegno della Commissione Europea edella Municipalità di Shanghai, dai pagamenti degli studenti e dalle sponsorship di numeroseaziende cinesi e multinazionali e di Università.

Per completare le informazioni è stato sottoposto nell’Ottobre 2005 un questionario a Mr.Michele C. Tung MBA Manager, International Marketing and Media Relations Marketing andCommunications Department.

Le domande poste e le risposte ricevute sono le seguenti:

1. Quanti studenti si sono iscritti al CEIBS?

MBAAnno Numero di studenti

1995 Approx.. 601996 Approx. 601997 Approx. 1201998 Approx. 1201999 1142000 1222001 127

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2002 1292003* 1122004 126Total 1093

* Nel 2003 gli iscritti sono diminuiti a causa della SARS.

EMBAAnno Numero di Studenti

1995 421996 1451997 1091998 1851999 2702000 2902001 4162002 4302003 4922004 559

La Ceibs è la più grande Business School della Cina come si evince dai 7000 partecipanti iscrittiall’Executive Education e dal fatto che l’EMBA è il master più importante del Paese.

Malgrado l’elevato numero di domande di iscrizione all’MBA, la CEIBS è cresciuta solomarginalmente negli ultimi 5 anni. Ciò ha permesso di mantenere alti livelli selettivi fin dalleprove di selezione e di raggiungere nel migliore dei modi la missione della Scuola.

Fino allo scorso anno, la CEIBS prevedeva un unico corso suddiviso in 2 classi di 62partecipanti ciascuna. A causa dell’incremento delle domande di ammissione all’MBA, la Scuolaha deciso di espandere il suo programma permettendo così a circa 180 studenti di partecipareall’MBA (edizione 2005) che ha avuto inizio a settembre 2005.

Il numero degli ammessi è limitato in modo da assicurare la qualità del percorso formativoinsieme alla selezione dei candidati migliori; questo è il motivo per cui negli ultimi 8 anni, ilnumero degli studenti si è aggirato attorno a 120.

La CEIBS ha migliorato i propri servizi a supporto degli studenti: faculty e staff che si occupa deljob placement (Career Development Centre) ora sono tali da permettere di incrementare ilnumero degli studenti ammessi.

Executive EducationDal 2005, il numero dei partecipanti ammessi all’Executive Education Open Programme siaggira attorno a 2500 persone per l’Open Programs. In totale gli ammessi sono 8000 incluso ilCSP.

2) Quanti studenti si sono iscritti nel 2005?

MBA 2005172 studenti

EMBA 2005182 a Beijing

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314 a Shanghai63 a Shenzhen

3) Qual è la percentuale di studenti cinesi proveniente dal continente Cina?

MBA36 su 172 studenti (21.4% della classe) provengono da: Stati Uniti, Tailandia, Svezia, Spagna,Corea, Belgio, Lussemburgo, Italia, Irlanda, India, Guatemala, Germania, Francia, Canada,Olanda e Australia.

EMBACirca l’ 85%.

4) Quanto costa frequentare l’EMBA e l’MBA?

MBA (edizione 2005)Formazione: RMB 148,000 per studenti cinesi ; USD 25,000, per studenti stranieri;Alloggio: RMB 850 o USD 105 / monthVitto: RMB 600 – RMB 1,000 / month

EMBA (edizione 2005)L’iscrizione per 2 anni di corso è di RMB 268,000 (USD32,400).

5.8. Le scuole internazionali in Cina

Fino a qualche anno fa l’offerta delle scuole internazionali in Cina era molto limitata. Si trattavadi istituti autorizzati dallo Stato e condotti privatamente da imprese straniere. Le scuole piùdiffuse, da quelle materne alle medie superiori erano quelle in inglese, rivolte alla maggioranzadei figli degli stranieri in Cina. Esistevano, inoltre, scuole francesi (secondo una consolidatatradizione di presenza culturale all’estero), tedesche e scandinave. Sul versante asiatico eranoattivi insegnamenti in giapponese e coreano, oltre alle scuole di Singapore e di Taiwan.

Le scuole occidentali rappresentavano pressoché l’unica alternativa per le famiglie deidiplomatici, dei giornalisti e della comunità d’affari. I loro costi erano ed ancora rimangono moltoalti ed erano spesso pagate dalle organizzazioni di appartenenza nei paesi d’origine. Per unascuola materna il costo annuale è tutt’oggi superiore ai 10.000 Usd e tale cifra più cheraddoppia negli ultimi anni di High School.

La novità recentemente intervenuta è l’allargamento dell’offerta didattica che offre moltealternative sia agli stranieri che alla nuova classe sociale cinese che vuole avviare i propri figli(sarebbe meglio scrivere: il proprio figlio, a causa della politica del figlio unico imposta dalleautorità) verso un’istruzione internazionale o comunque ponendoli in contatto con compagni diclasse di altri paesi. Ad oggi già 70 scuole elementari, sia a Shanghai che Pechino, consentonol’iscrizione di allievi stranieri.

Questi ultimi sono indotti a soluzioni più economiche per differenti motivi. Il primo è che leorganizzazioni di appartenenza hanno ridotto gli stipendi per i loro addetti in Cina. Il paese si starapidamente evolvendo e le sue connotazioni di disagio tendono ad attenuarsi. Di conseguenzanon è difficile convincere un proprio addetto a trasferirsi senza eccessivi incentivi economici.

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Inoltre, è più facile per alcune famiglie decidere di stare in Cina un tempo non necessariamentebreve, scadenzato dal lavoro assegnato all’estero. Sempre più frequentemente la Cina stadiventando una destinazione relativamente stabile.

Infine, va considerata la crescente diffusione della lingua cinese tra i cittadini dell’Occidente,attratti sia dal valore culturale che dalle possibilità di impiego.

Nell’offerta didattica esistono una serie di scuole così sintetizzabili:

1. scuole pubbliche cinesi aperte agli stranieri;2. scuole private e semi-private, con studenti internazionali e cinesi;3. scuole con corsi internazionali. Programmi separati condotti in cinese. Forte

insegnamento dell’inglese;4. scuole internazionali bilingue. Insegnamenti bilingue ed istruzione multiculturale;5. scuole internazionali. Insegnamento in inglese ed insegnanti occidentali.

Come si può vedere dalla tabella sottostante i costi variano moltissimo e per una scuolaelementare passano dai 400 usd per semestre nel primo caso ai 10.000 usd per semestrenell’ultimo caso.

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Costi semestrali di una scuola non pubblica in Cina

Fonte: ricerca a Shanghai

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6. Analisi dell’emigrazione e dei flussi degli studenti cinesiall’estero

6.1 La presenza cinese nel mondo

Non è agevole, né in termini linguistici, né strettamente concettuali, definire i cinesi che vivonoall’estero. Una serie di definizioni si sono incrociate, ognuna insufficiente ma con unacomponente di precisione. In realtà questa indeterminatezza riflette un movimento demograficovasto, continuo nei secoli e con caratteristiche e destinazioni differenti. Pur se fortemente legatialla propria terra ed alla propria civiltà, milioni di cinesi hanno emigrato verso altri paesi, conmotivazioni prevalentemente economiche. Ovunque hanno mantenuto l’attaccamento allapropria patria ed ai propri costumi. In un caso particolare, a Singapore, sono divenuti la grandemaggioranza della popolazione.

Fonte: Lynn Pan, The Encyclopedia of Chinese Overseas.

Il diagramma riportato consente di definire meglio il fenomeno, ripartendo le differenti divisionidella geografia cinese:

A) il circolo interno rappresenta i Cinesi residenti nella Repubblica Popolare di Cina.Rappresentano ovviamente la porzione di gran lunga più consistente dei Cinesi, circa1.250 milioni di persone;

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B) il secondo cerchio comprende: 1) i cittadini della RPC che risiedono all’estero e che,laddove non ritornassero nel Paese d’origine e laddove si stabilissero all’esteropossono essere spostati nel cerchio C; 2) studenti cinesi all’estero (che possonoseguire lo stesso percorso); 3) Cinesi che vivono a Taiwan che non si consideranocittadini della RPC, 4) Cinesi che vivono ad Hong Kong e Macao

C) il cerchio degli Overseas Chinese, comprende i “Cinesi d’Oltremare”, cioè quelli che sisono stabiliti all’estero ed hanno una differente nazionalità (sino-canadesi, sino-tailandesi, ecc.)

D) l’ultimo cerchio comprende i Cinesi che hanno contratto matrimonio con appartenentiad altre etnie e si sono assimilati ad altre culture.

L’oggetto di questo paragrafo è il terzo cerchio, quello comunemente chiamato della diasporacinese e che si è recentemente arricchito con fenomeni di nuova emigrazione anche in Italia.

Diffusione nel mondo della diaspora cineseContinent/Country Population % of local population % of Overseas Chinese

population

Asia 28,800,000 (1998) 81%Cambodia 150,000 (2003) 1.2%Indonesia 7.3 million (2003) 3.1%Japan 175,000 (2003) 0.1%North Korea 50,000 (2003) 0.2%South Korea 100,000 (2003) 0.2%Laos 50,000 (2003) 1%Malaysia 7 million (2004) 30%Myanmar 1.3 million (2003) 3%Philippines 1.5 million 2%Singapore 3.4 million (2004) 76.8%Thailand 7.3 million (2003) 12%Vietnam 2.3 million (2003) 3%Americas 5,020,000 (1998) 14.5%Canada 1.2 million (2004) 3.69%United States 2.4 million (2000) 0.8%Europe 945,000 (1998) 2.6%Russia 680France 300United Kingdom 247,403 (2001) 0.4%Oceania 564,000 (1998) 1.5%Australia 454,000 (2003) 2.5%New Zealand 115,000 (2003) 2.8%Africa 126,000 (1998) 0.3%South Africa 100,000 (2003) 0.2%

Total 35,175,000 100%Fonte: Wilkipedia

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La grande maggioranza dell’emigrazione cinese si è diretta nel nord est e, principalmente, nelsud est asiatico. Dei 35 milioni di cinesi d’Oltremare, solo il 19% vive fuori dall’Asia. I flussi sonoiniziati nel X secolo, ma solo tra il XVI ed il XIX secolo hanno raggiunto livelli ragguardevoli. Icinesi costituiscono oggi significative minoranze in Tailandia, Vietnam, Filippine, Malesia edIndonesia. Rappresentano inoltre più dei ¾ della popolazione di Singapore. In ognuno di questipaesi detengono un forte controllo delle attività economiche, ma una scarsa partecipazione,esclusa la città-stato, alla vita politica.

L’emigrazione verso l’America del Nord è legata alla ricerca di lavoro e più recentemente daaspirazioni di studio e carriera. I flussi verso l’Europa sono iniziati successivamente, anche seguidati dalle stesse motivazioni. Le province inizialmente più interessate sono state quellecostiere del sud, cioè il Guandong ed il Fujian. Recentemente anche lo Zhejiang ed il Jiansuhanno notevolmente contribuito all’incremento dei flussi.

6.2 La presenza cinese in Italia

Nel 2004 le presenze regolari dei cinesi in Italia sono state calcolate in 100.019. Questo valoreè il 5° tra i gruppi nazionali degli emigranti. Si tratta di una rilevazione per difetto, perché nontiene conto dei minori e soprattutto dell’emigrazione clandestina, che secondo alcune fonti èpressoché uguale a quella regolare. In 5 anni, dal 1999 al 2004 il numero ufficiale di presenzecinesi è raddoppiato. Esse costituiscono il 4,6% delle presenze straniere in Italia.

Permessi di soggiorno concessi a cittadini cinesi in Italia al 1 gennaio degli anni di riferimento.Anni 1996/2003

Anni Cinesi Stranieri % sul totale degli stranieri

1996 29.073 1.095.622 2,65

1997 37.838 1.240.721 3,05

1998 31.436 1.033.235 3,04

1999 47.108 1.251.994 3,76

2000 60.619 1.388.153 4,37

2001 56.566 1.362.630 4,15

2002 62.312 2.469.324 2,52

2003 100.109 2.193.999 4,60

Fonte: Caritas, anni diversi

Storicamente, i flussi migratori dei Cinesi verso l’Italia possono essere raggruppati in 3 periodi,tutti iniziati nel secolo scorso.La prima ondata è iniziata dagli anni ’20 ed è terminata nel 1972. I migranti cinesi giunsero dallaFrancia e si stabilirono prevalentemente a Milano, dove divennero famosi per l’abitudine divendere cravatte nelle strade. Prima della seconda guerra mondiale, vivevano in Italia non più di50 cinesi, principalmente studenti, diplomatici e commercianti. Inizialmente la comunità cineseera composta quasi esclusivamente da uomini non sposati, di buona istruzione e con validecapacità imprenditoriali. Successivamente venne consentito alle famiglie di ricongiungersi inItalia e dunque aumentò l’immigrazione dalla Cina, senza tuttavia raggiungere livelli

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ragguardevoli. Alla fine degli anni ’60 la popolazione cinese residente in Italia non superava le700 unità.

Il secondo significativo flusso migratorio è iniziato nel 1972, probabilmente a seguito delristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina nel 1971. Anche se i dati ufficialirilevano soltanto 375 cinesi residenti nel 1980, è verosimile che essi siano stati 8-9.000. Ilfenomeno nuovo, rispetto alla prima ondata, è la provenienza diretta dalla Cina verso l’Italia,cioè senza il passaggio intermedio della residenza in altro paese europeo. Molti Cinesiarrivarono dal sud della Cina, vale a dire dalla Provincia del Guangdong e da Hong Kong.

Secondo la prof.ssa Antonella Ceccagno dell’Università di Bologna (i cui lavori sui vari aspettidell’emigrazione cinese in Italia costituiscono un necessario riferimento per chi voglia studiare lamateria), “le recenti migrazioni dalla Cina verso il mondo esterno hanno preso avvio alla finedegli anni ‘70 dopo circa tre decenni di (relativa) chiusura del paese. Si tratta di un fenomeno diampie dimensioni: basti pensare che dal 1978 sono usciti dalla Cina più di 2 milioni e mezzo dilavoratori esclusivamente per progetti di cooperazione intergovernativa in 180 paesi del mondo.A queste migrazioni guidate dall’alto e intese come circoscritte nel tempo vanno aggiunte quelleintraprese al di fuori dei canali ufficiali (ma non per questo ostacolate dalle autorità locali dellearee di origine) per le quali tutte le stime esistenti risultano approssimative”.

L’Italia ha intercettato una parte delle emigrazioni verso l’Europa, dove sono presenti quasi unmilione di cinesi. Questi ultimi hanno tratto vantaggio sia dall’apertura politica ed economica deiPaesi dell’Europa Orientale che dei cambiamenti intervenuti in quella occidentale, conl’integrazione che ha consentito i movimenti di persone, merci e capitali senza restrizioni.

La motivazione principale della mobilità cinese è economica. Di conseguenza gli spostamenti siconcentrano dove sono più alte le opportunità. La flessibilità del lavoro, oltre ovviamente ad unapolitica di non chiusura delle autorità, costituisce lo stimolo principale al trasferimento. Questidue aspetti costituiscono la base per un veloce arricchimento, reso possibile da un lavoroimpegnativo, che spesso assume le caratteristiche di auto-sfruttamento e di sfruttamento deifamiliari o di persone provenienti dalle stesse zone della Cina. Ne consegue che ogni attività èflessibile e temporanea. Non c‘è attaccamento alla professione, vista soltanto come unostrumento per un rapido arricchimento, molto spesso per ritornare in Cina.

La concentrazione dell’emigrazione cinese si è registrata dunque dove sono nate le attivitàeconomiche di matrice etnica. Nel settore del commercio e dei servizi, al primo insediamento diMilano (nella Chinatown di Via Paolo Sarpi) hanno fatto seguito quelli di Roma, nel quartieredell’Esquilino, e numerosi altri di consistenza più ridotta, diffusi in tutto il territorio nazionale. Leattività prevalenti sono l’apertura di ristoranti (sia cinesi che italiani), la gestione di negozialimentari, il commercio all’ingrosso ed al dettaglio di beni di consumo. Per questi ultimi duesettori spesso le attività in Italia costituiscono il trampolino per lo smistamento e la vendita neipaesi dell’est europeo e dei Balcani.

Il versante manifatturiero si è concentrato in prossimità delle zone dove l’industria italiana erapiù concentrata per i settori della maglieria, delle confezioni e dell’abbigliamento in pelle. Questeattività produttive sono labour intensive e l’immigrazione cinese ha progressivamente sostituitosia gli addetti che le imprese italiane.

Le concentrazioni più importanti si sono avute nell’area di Prato-Empoli-Firenze, in quella diCarpi e di Terzigno-San Giuseppe Vesuviano. All’inizio l’impiego di manodopera era soprattuttonel terzismo dell’abbigliamento. A questa attività iniziale, faticosa e poco remunerativa, si sono

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aggiunti importanti fenomeni che hanno consolidato l’emigrazione cinese ed hanno anche datovitalità economica alle zone interessate. Le caratteristiche e le variazioni più importantidell’emigrazione cinese in Italia possono essere così sintetizzate:

• vi è stata una costante crescita di aziende di proprietà cinese, desumibile dalle tabellesuccessive. Nel Settembre 204 erano 18.554 in Italia, con una crescita del 28%rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

• Le attività manifatturiere sono quasi equivalenti a quelle commerciali, con unanumerosità di 8.972 rispetto al totale di 18.554. Le attività agricole sono statisticamenteinsignificanti rispetto a quelle industriali.

• Queste ultime, lo rilevano alcuni studi più approfonditi, registrano una diversificazioneinteressante delle attività. A Prato, in modo particolare, i migranti Cinesi hanno iniziatouna redditizia produzione di abbigliamento e confezioni che si è aggiunta a quellatradizionale della filatura e della tessitura. Ne è derivato un miglioramento complessivodella capacità produttiva del territorio.

• Le attività produttive sono raggruppate in 4 Regioni principali: Toscana, Lombardia,Emilia-Romagna, Veneto.

• I settori produttivi sono quasi esclusivamente il tessile-abbigliamento e la pelletteria.

Attività economiche con titolare della Repubblica Popolare Cinese. Settembre 2004Macrosettore economico Microsettore produttivo Numero attivit

Agricoltura 27

Attività manifatturiere Confezioni 5.661

Attività manifatturiere Cuoio e articoli da viaggio 2.155

Attività manifatturiere Industrie tessili 575

Attività manifatturiere Industrie alimentari e delle bevande 342

Attività manifatturiere Fabbricazione mobili e altre industriemanifatturiere

132

Attività manifatturiere Altro 107

Attività manifatturiere Totale 8.972

Commercio ingrosso e dettaglbeni per la persona e la casa

7.735

Alberghi e ristoranti 1.274

Attività immobiliari, noleggio,informatica

176

Costruzioni 114

Trasporti, magazzinaggio ecomunicazione

82

Intermediazione monetaria efinanziaria

12

Altro 162

Totale 18.554Fonte: elaborazione Azione 3 Emersione - Consorzio Spinner su dati CCIAA

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Attività economiche con titolare della Repubblica Popolare Cinese in alcune regioni italiane-Settembre 2004

Regione Toscana Lombardia Em.-Rom. VenetoAtt. manifatt. 3.644 1.820 1.394 1007di cui industrie tessili,confezioni ed articoli in pelle

3.580 1.687 1.263 935

Altro 874 1.845 607 682Totale 4.518 3.665 2001 1.689

Fonte: elaborazione Azione 3 Emersione - Consorzio Spinner su dati CCIAA MO

6.3 L’istruzione universitaria per gli studenti cinesi all’estero

In un Paese fortemente ideologizzato ed incline ad una concezione verticale della società,quanto stabilito dalla legge si trasforma immediatamente in applicazioni dirette. Non faeccezione quanto stabilito dalla “Education Law” e dalla “Higher Education Law” chestabiliscono che “Lo Stato incoraggia la cooperazione e gli scambi internazionali nel campodell’istruzione”.

Come conseguenza sono state intraprese una serie di relazioni con l’estero che coinvolgono igoverni, le istituzioni incaricate dell’istruzione e le organizzazioni non governative, sia bilateraliche multilaterali. Infatti il governo della Cina ha siglato accordi di scambio e cooperazione inmateria di istruzione con 160 Paesi ed organizzazioni internazionali. Uno dei numerosi aspetti diquesti accordi è stato lo stabilimento di 657 scuole straniere in Cina, gestite congiuntamente dainvestimenti pubblici o privati stranieri e l’amministrazione cinese. Le forme che hanno assuntogli accordi internazionali prevedono lo scambio di docenti, quello di studenti e le attività comuniper condurre istituzioni miste. In questo capitolo verranno analizzati gli aspetti legati al secondotipo di attività cioè la mobilità degli studenti, soprattutto quella cinese verso l’estero e l’Italia.

Secondo fonti del Ministero dell’Istruzione, la Cina è il Paese che invia più studenti all’estero intutto il mondo. Negli ultimi 25 anni si sono trasferiti oltre confine 700.200 studenti, destinativerso 108 Paesi e territori. Di questi, 172.800, poco meno di ¼, sono ritornati in patria al terminedegli studi, con un trend in grande crescita negli ultimi anni. 527.400 studenti sono rimasti(temporaneamente per il Ministero cinese) all’estero e 356.600 stanno continuando studi ericerche. Una recentissima ricerca mostra che l’80% degli studenti all’estero ha intenzione diritornare in Patria. Una delle occupazioni più frequenti per i Cinesi che tornano in Cina è lacarriera universitaria: quasi la metà dei Presidi o Vice Presidi degli atenei cinesi ha studiatoall’estero.

Number of Postgraduates and Students Studying AbroadNumber of Postgraduates

Year ActiveStudents

StudentsEnrolled Graduates

Number ofStudentsStudyingAbroad

Number ofReturnedStudents

1952 2763 1785 627 231

1957 3178 334 1723 529 347

1962 6130 1287 1019 114 980

1965 4546 1456 1665 454 199

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1975 245 186

1978 10934 10708 9 860 248

1980 21604 3616 476 2124 162

1985 87331 46871 17004 4888 1424

1986 110371 41310 16950 4676 1388

1987 120191 39017 27603 4703 1605

1988 112776 35645 40838 3786 3000

1989 101339 28569 37232 3329 1753

1990 93018 29649 35440 2950 1593

1991 88128 29679 32537 2900 2069

1992 94164 33439 25692 6540 3611

1993 106771 42145 28214 10742 5128

1994 127935 50864 28047 19071 4230

1995 145443 51053 31877 20381 5750

1996 163322 59398 39652 20905 6570

1997 176353 63749 46539 22410 7130

1998 198885 72508 47077 17622 7379

1999 233513 92225 54670 23749 7748

2000 301239 128484 58767 38989 9121

2001 393256 165197 67809 83973 12243

2002 500980 202611 80841 125179 17945

2003 651000 269000 111000Fonte Ministry of Education

Dalle cifre riportate è possibile ricavare due informazioni di base:

1. La mobilità degli studenti cinesi all’estero ha accompagnato lo sviluppo economico delPaese. Così come la struttura economica e produttiva della Cina era inadeguata per unveloce decollo, ugualmente tradizionale ed arretrata era la preparazione universitaria,almeno per le necessità di un Paese ancora lontano da un’industrializzazione diffusa.

2. Il massiccio ritorno dei laureati o post laureati cinesi riflette le migliori opportunità che siaprono in Cina. La politica economica intrapresa dal Governo di Pechino incoraggial’imprenditoria privata e considera il profitto aziendale un traino per l’arricchimento di tuttoil Paese. Inoltre la continua presenza di multinazionali straniere in Cina rende più diffusal’assunzione di responsabilità da parte di manager cinesi, a condizione che essi parlinouna lingua straniera (quasi sempre l’inglese) ed abbiano una formazione inclineall’internazionalità. Sempre più frequentemente i responsabili di aziende multinazionali inCina, soprattutto gli uffici di rappresentanza e nelle posizioni medio alte, sono costituiti daaddetti assunti localmente. Quest’ultimi possono vantare, rispetto agli stranieri, laconoscenza linguistica e culturale e rappresentano un notevole risparmio di costigestionali. Un recente articolo del “South China Morning Post” –il quotidiano in linguainglese più diffuso ad Hong Kong- affermava “le imprese straniere perderanno dal 16 al20% del loro staff cinese nel 2005 perché gli addetti locali troveranno migliori retribuzioniin altri ambiti di lavoro” (“Foreign companies in China are suffering from a heavy brain

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drain”, 16 Novembre 2005) L’indagine è stata condotta dallo Shanghai Association ofForeign Invested Companies che ha intervistato 300 dirigenti di società straniere in Cina.

6.4 Il sistema universitario e le necessità dell’economia

La svolta sostenuta dalla Cina nell’ultimo quarto di secolo ha segnato dei cambiamenti epocali.Un paese a mentalità e struttura contadina è uscito da secoli di arretratezza ed immobilismo e siè messo sul cammino di un rapidissimo progresso economico e sociale. Le competenzeeconomiche e scientifiche sono state sapientemente importate perché le idee dominanti, siaconfuciane che quelle tipiche di un paese socialista, privilegiano altri tipi di insegnamenti. I primianni del rinnovato sviluppo cinese, e per molti versi quelli ancora in corso, sono staticaratterizzati da uno sviluppo prevalentemente quantitativo. L’obiettivo principale era far uscire ilpaese dai retaggi del passato e dalla povertà. La veloce industrializzazione ha consentito di faremergere una base di massa incline ai consumi e di poter guidare una continua acquisizione diprimati economici, soprattutto in termini di aumento del PIL. La produzione ha avuto il ruolocentrale. Una quantità impressionante di merci è stata immessa nei mercati nazionali edinternazionali. Tuttavia, l’affermazione economica di un paese sarebbe incompleta se nonaffrontasse anche l’altro macrosettore, quello dei servizi o del terziario. Preoccupata dicontinuare ad essere “il più grande capannone industriale del mondo” la Cina ha trascuratoquesto settore. Ora sta cercando di recuperare terreno, anche perché l’economia dellaconoscenza sta affiancando quella della produzione, perché il settore dei servizi può assorbiredisoccupazione e creare ricchezza, perché dotarsi di software oltre che di hardware innalza illivello qualitativo dei prodotti offerti.

Una recente indagine della McKinsey (già citata nelle pagine precedenti) rileva il ritardo delleUniversità cinesi a fornire al Paese ed al mercato un numero sufficientemente valido di laureatiper le nuove necessità dell’economia. La tabella seguente rileva il ruolo predominante svoltonella formazione del PIL in Cina del settore manifatturiero. Nei servizi la posizione della Cinanon soltanto è inferiore a quella dei paesi industrializzati, ma anche a quella di altri vicini asiatici,come le Filippine, la Malesia e l’India. La tentazione di un veloce circolo virtuoso è alla base delcrescente numero di studenti inviati nelle Università straniere.

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L’offerta di talenti sul mercato del lavoro in Cina è contraddittoria.Nessun paese al mondo produce maggiore disponibilità: nel 2003 erano disponibili in Cina 8,5milioni di laureati giovani con almeno 7 anni di esperienza e 97 milioni di persone candidate alavori di staff. Nonostante questa offerta vastissima, meno del 10% dei candidati cinesi per unlavoro in una società straniera è stato reputato adatto. L’analisi è stata accurata perchécondotta su un campione di 83 professionisti impegnati nel settore delle risorse umane in settoriin paesi con bassi salari e stipendi. I lavori richiesti attenevano ad occupazioni tipiche di unasocietà moderna od in crescita: ingegneri, esperti di finanza, contabili, analisti, ricercatoriscientifici, medici, infermieri, impiegati generici e di staff.

Le ragioni di questa impreparazione sono addebitabili alla scarsa conoscenza dell’inglese, allostile di comunicazione ed al tratto culturale. Infine, il retaggio di un’ideologia votataall’uguaglianza non favorisce la dinamica di una economia basata sui servizi.

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Va considerata infine la frammentazione dell’insegnamento universitario: dei 1.700.000 laureaticinesi nel 2003, che provengono da più di 1.500 Università, solo il 30% ha frequentato le primemigliori 10 della Cina (si veda tabella sottostante).

Un semplice esame quantitativo evidenzia la scarsezza di personale qualificato che possatenere il passo di un’economia con crescita spettacolare. Dal 1998 al 2002 l’impiego presso lewofe (società interamente straniere) e le j.v è cresciuto rispettivamente del 12 e del 23%, per untotale di 2.700.000 posti di lavoro. Anche se la crescita si manterrà stabile, ed assumendoinoltre che almeno il 30% dei nuovi assunti in queste aziende sia dotato di una laurea, ne risultache ci sarà bisogno di 750.000 nuovi laureati. Considerato che la Cina sarà in grado di offrirecomplessivamente 1.200.000 nuove immissioni in questo mercato del lavoro, ciò significa che lerimanenti centinaia di migliaia di aziende vedranno ridotto il mercato potenziale delle assunzionidel 60%. Una conferma di questo scenario viene dai ridotti margini di disoccupazione per

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addetti con qualificazioni internazionali: 1% per i laureati del corso completo, 6% per i laureati alcollege.

E’ dunque molto verosimile che le aziende, per risolvere questa scarsezza di offerta qualificata,ricorreranno alla pratica della formazione interna o alla ricerca presso altre aziende, conconseguente innalzamento delle retribuzioni. Un’alternativa relativamente rapida, favorita dalloStato ed intrapresa da molti giovani, è quella di laurearsi o specializzarsi all’estero.

6.5 La presenza degli studenti cinesi all’estero

Gli accordi siglati tra le Università cinesi e quelle straniere costituiscono il retroterra giuridico perlo spostamento di studenti cinesi all’estero. Gli accordi vengono autorizzati dal Ministry ofEducation cinese e comprendono dettagliatamente le fasi operative. Alla fine del 2003 eranostati autorizzati 103 accordi interuniversitari. Di essi, più di ¼ riguardavano gli Stati Uniti,altrettanti Hong Kong (classificato come un’entità indipendentemente in questo caso) e la parterimanente tutti gli altri paesi, principalmente quelli dell’Europa Occidentale, Il Canada el’Australia.I dati estremamente accurati del Ministry od Education fissano in 117.330 il numero deglistudenti inviati all’estero nel 2003. Le destinazioni per continente sono indicate nella tabellasottostante.

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Destinazione degli studenti cinesi all’esteronell’anno 2003 (% e valore assoluto)

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20

40

60

80

100

120

12,317 2,111 58,416 18,064 26,392 117,3

Asia Africa Europa America Oceania Totale

Continente

%d

elto

tal

Fonte: Elaborazione scrivente su dati Ministry of Education

I 117.300 studenti all’estero hanno nella grande maggioranza dei casi finanziatoautonomamente i propri studi. Le statistiche del Ministry of Education rilevano questaripartizione:

• 109.200 con autofinanziamento,• 5.144 con finanziamento dell’azienda di appartenenza,• 2.638 con finanziamento statale

Secondo l’emittente televisiva statale CCTV, che probabilmente rappresenta la situazione conmaggiore realismo, ogni anno si recano all’estero per studiare 25.000 cinesi. Il loro numerocomplessivo ha raggiunto i 380.000. Quasi tutti pagano con propri fondi le rette; sussidi statalisono diretti soltanto a 2.000 studenti. Si tratta di numeri inimmaginabili soltanto fino a pochedecine di anni fa, quando pochi studenti Cinesi venivano inviati nei paesi del blocco socialista (siveda la tabella del paragrafo precedente).

Combinando le statistiche disponibili si può affermare che gli studenti cinesi in Europa sianocirca 250.000, dato che il loro numero è in aumento vertiginoso. I paesi della UE accolgono ilpiù alto numero di studenti cinesi al mondo. La Gran Bretagna contende agli Stati Uniti il titolo didestinazione preferita. Secondo fonti dell’Ambasciata cinese a Roma le principali presenze distudio in Europa sono:

• 90.000 nel Regno Unito,• 70.000 in Francia,• 60.000 in Germania.

Dell’analoga cifra in Italia (1.300-1.500 studenti) si parlerà nel capitolo successivo.

Le statistiche ufficiali rilevano accuratamente anche il numero degli studenti che ritornano inCina, quantificandoli in 20.100 nel 2003. La loro provenienza è la seguente:

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Ritorni in Cina degli studenti cinesi all’esteronell’anno 2003, in % del totale (valore assoluto=

20.100)

25.1

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42.7

22.7

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0

10

20

30

40

50

Asia Africa Europa America Oceania

Continente

%d

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tale

Fonte: elaborazione scrivente su dati Ministry of Education

Un’immediata rilevazione statistica pone l’Oceania come destinazione favorita per rimanereall’estero. Lo scarto esistente tra la percentuale di studenti destinati (22.500) e quella deglistudenti che ritornano in Cina (9.300) testimonia l’attrazione che esercita il continentenuovissimo. Meno eclatanti ma comunque importanti sono le analoghe rilevazioni per l’America(che identifica prevalentemente Stati Uniti e Canada) e l’Europa. Appare invece che ledestinazioni asiatiche ed africane sono viste come temporanee.

Il ritorno degli studenti in Patria è considerato dalle autorità cinesi strategico per la crescita delPaese. E’ fortissima la convinzione che il miglioramento culturale e materiale dello studentedebba combinarsi con quello del Paese (si veda a questo proposito la presentazione dei tratticulturali all’inizio del lavoro). Il Ministry of Education ha chiamato gli studiosi all’estero a “dare illoro contributo alla Cina in forme differenti, come ad es. tenere lezioni durante i brevi ritorni inCina, favorire gli scambi accademici, condurre ricerche congiunte, elaborare progetti e fornirealle aziende consulenze ed informazioni tecniche”. Di fronte tuttavia al prevalere di sentimentimaggiormente individualistici, il Governo ha adottato una serie di misure per favorire il rientro inPatria dei talenti necessari. Si tratta di agevolazioni per i visti di uscita, per una più rapidacarriera universitaria e per il finanziamento di studi e ricerche. Il successo di queste iniziative èstato trattato in precedenza.

Con 37 accordi siglati tra Università dei 2 Paesi, gli Stati Uniti hanno rappresentato per moltianni la destinazione più numerosa degli studenti cinesi all’estero. Senza sorprese, la sceltadelle materie di studio riflette la necessità di formare negli Stati Uniti studenti preparati per lenecessità più impellenti del Paese. Più della metà degli studenti è iscritta ai corsi di economia ebusiness, mentre la seconda materia più richiesta è l’information technology.

Dal dopoguerra la presenza studentesca cinese negli stati Uniti ha conosciuto 2 fasi moltodistinte. Dal 1950 al 1979 non si è registrata nessuna presenza. Ciò è chiaramente attribuibileall’ostilità politica dei 2 paesi, dovuta principalmente al clima della Guerra Fredda e dagli

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interessi divergenti nello scacchiere del pacifico, in modo particolare per la questione di Taiwan,la guerra di Corea (dove le truppe di Cina e Stati Uniti si fronteggiarono con gravi perdite) equella del Vietnam.

Dalla fine del Maoismo ed a seguito della politica di apertura dell’era di Deng gli scambi distudenti sono cresciuti con ritmi sostenutissimi negli anni ’80 (vedi tabella successiva). Nel1988-89 (anno quest’ultimo degli incidenti di Piazza Tian An Men) gli studenti cinesi inviati negliUsa sono diventati più numerosi di quelli Taiwanesi, conquistando la prima posizione tra glistudenti stranieri negli Usa. Da allora questa supremazia è stata conquistata a turno dalGiappone, l’India e la Cina. Quest’ultima è la prima origine degli studenti stranieri anche inGiappone.

Educational Exchange - China and the United States

Year Number of Studentsfrom China

% of Total Foreign Studentsin U.S.

Number of U.S. Study AbroadStudents Going to China

2002-03 64,757 11.0 -2001-02 63,211 10.8 3.911 (+33%)2000-01 59,939 10.9 2,9421999-00 54,466 10.6 2,9491998-99 51,001 10.4 2,2781997-98 46,958 9.8 2,116Fonte: Madelyn C. Ross, China's Universities Look Outward

6.6 La presenza degli studenti cinesi in Italia

Una semplice rilevazione numerica è sufficiente ad indicare il drammatico ritardo dell’Italia,rispetto agli altri paesi europei. Anche se non esistono dati univoci si può ragionevolmentequantificare in poche centinaia il numero di studenti cinesi. Secondo l’Ambasciata Cinese aRoma il loro numero è posizionabile tra 1.300 e 1.500. E’ la cifra più alta rilevata nel corso diquesta indagine. Essa tiene probabilmente conto di tutte le presenze registrate, non escludendodunque i rientri e comprendendo gli studenti impegnati in corsi fuori dall’Università (ad es. perrestauro, canto, musica, ecc) e quelli registrati ma non frequentanti. Stime delle Università sonopiù ridotte e valutano complessivamente gli studenti iscritti ai corsi in circa 500-700. Qualunquesia il numero reale è spettacolarmente lontano da quello registrato in Gran Bretagna (70.000),Francia (70.000), Germania (60.000), Olanda (30.000), Irlanda (20.000). Secondo alcune fonti cisono più di 1.000 Cinesi che studiano l’italiano nel Canton Ticino.

Questa posizione è unanimemente riconducibile a 2 motivazioni:

1. la ridotta offerta italiana e la sua scarsa conoscenza in Cina,2. la severa applicazione delle procedure per consentire la permanenza e l’iscrizione

degli studenti cinesi ad Università italiane.

Per quanto riguarda il primo punto, l’ambiente Universitario italiano si è mosso con lentezzaverso la Cina, probabilmente perché ha confinato l’interesse verso la sfera linguistica oculturale. Negli ultimi decenni un’attenzione maggiore è stata dedicata al versante politico, incoincidenza con l’esperimento maoista. Quest’ultimo costituiva un’eccezione nel panoramasociale e veniva analizzato soprattutto per la sua eccentricità, risultando ostile al sistema

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capitalista ed anche estraneo ed antagonista all’esperienza dell’Unione Sovietica. L’emersionedella Cina ha avuto una connotazione prevalentemente economica. Un paese di antica civiltà edi grande forza politica ha trovato nella dimensione della “scienza triste” o della “scienzaborghese” il modo di imporre la sua presenza ingombrante nella scena internazionale. Avercompreso in ritardo questa emersione ha avuto delle ripercussioni anche in ambito universitario.Un articolo dello scrivente, pubblicato dal quotidiano “Europa” lo scorso 2 Novembre affermava:“Nei nostri atenei l’attenzione verso le economie asiatiche è sconfortante. L’irrompere dellepotenze orientali sullo scacchiere internazionale è ancora visto come un fenomeno transitorio, dicostume, del quale ci si può preoccupare ma che va studiato più per passione che per sceltaconsapevole. In realtà si sta assistendo ad una ridefinizione degli assetti geo-economicimondiali, ma si rimane ancorati a stereotipi oppure prigionieri di nuove paure. I primi sonol’immagine sbiadita di un Asia che non cambia, le seconde riflettono l’ignoto che avanza eminaccia. Entrambi sono il risultato della lontananza conoscitiva”. Gli aspetti economici“sembrano eccentrici rispetto ai programmi universitari prevalenti. Esistono alcune valideeccezioni, come l’Università di Bologna, ma gli insegnamenti tradizionali privilegiano laletteratura, la lingua, l’archeologia, la religione. Abbiamo avuto grandi tibetanologi, ma pochiesperti di business internazionale. I laureati che conoscono il cinese sono costretti a veloci corsidi economia aziendale se vogliono lavorare a Shanghai”.Non avere attratto a sufficienza gli studenti cinesi è l’immagine speculare di questo ritardo. Oltread aver sottostimato la dirompente crescita economica, non si è compreso a sufficienza che lacrescita di una nuova classe sociale poteva determinare, come è successo, valide opportunitàeconomiche, soprattutto in un campo tradizionalmente valorizzato come quello dell’istruzione.La politica del figlio unico ha reso ancora più vitale la scelta delle famiglie cinesi perché il loroarricchimento veloce si è ripercosso immediatamente sugli investimenti accademici per il futuro.Nel secondo caso, invece, è bene sottolineare come le difficoltà per ottenere l’iscrizione, il vistoed il permesso di residenza, siano lamentate dagli studenti e dalle autorità cinesi come i loroostacoli principali. Secondo le loro dichiarazioni (si veda successivamente) nessun paeseeuropeo interpreta le misure in maniera stringente come l’Italia. In particolare vengono lamentatila severità nella concessione dei visti e l’obbligo di conoscere la lingua italiana per poteraccedere ai corsi. Questa richiesta viene spesso resa più complessa dalla procedura disottoporre il candidato ad un esame in Cina, molto spesso dopo che questi ha studiato in Italia.Lo studente cinese si vede dunque costretto a dover tornare in Cina a sue spese. Alcunicorrettivi a questa situazione sono stati già adottati e verranno esaminati successivamente.I due aspetti qui brevemente delineati attengono comunque al più generale approccio delSistema Paese verso la Cina. Aver conquistato valide posizioni nell’interscambio con la Cina hapresumibilmente fatto trascurare che per seguire il passo del paese e dei partner/concorrenti ilflusso delle merci non era più sufficiente. L’Italia perde infatti quote di mercato econtemporaneamente non riesce ad conquistare posizioni su altri bastioni fondamentali nellerelazioni tra stati: gli investimenti in Cina, l’attrazione di quelli cinesi in Italia, l’istruzione, lareputazione di un paese moderno ed affidabile, non soltanto una testimonianza di un passatoglorioso e di una eccellente qualità della vita.E’ utile riportare al riguardo, per le relazioni con l’immagine, anche accademica, dell’Italia, lapercezione che essa evoca in un campione rappresentativo della popolazione cinese.

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www.osservatorioasia.it

21

20

15

8

5

2

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1

1

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

Abbigliamento

Calcio

Cibo e vini

Località italiane

Paesaggi

Arte

Qualità di vita

Cinema

Musica

Fonte: Ricerca Istituto Piepol Spa 2004i

Cosa le evoca, cosa le fa venire in mente l’Italia?

Per ironia, l’Italia è prevalentemente conosciuta per la sua vita sociale ed artistica, mentre lasua presenza economica è quasi interamente dovuta al macrosettore dei beni strumentali.

La rilevazione più frequente tra gli operatori, non solo economici, che si interessano alla Cina èl’eccessiva frammentazione e disorganicità dell’intervento italiano in Cina.Per troppo tempo l'Italia è stata rappresentata ma non programmata o strutturata, con missioniche guardavano poco ai risultati e molto alle ricadute medianiche nazionali. Un mercato difficilema già appetibile è stato lasciato all’intraprendenza degli attori, spesso bravi ma senza regia.

La lontananza conoscitiva dalla Cina ha dunque motivazioni complesse. Se è vero chel’atteggiamento degli imprenditori è stato spesso di eccessiva speranza, scarso dinamismo efinale disincanto, anche il “Sistema paese” che doveva aiutarli ha agito a macchia di leopardo.Le istituzioni presenti in Cina appaiono attrezzate e consapevoli del proprio ruolo, ma si trovanospesso ad agire in condizioni di solitudine. Basti pensare ad esempio che fino al 2003 non erapresente in Cina nessun corrispondente di quotidiani nazionali, della Rai o di altre televisioniitaliane. Soltanto nel 2004, dopo un’inspiegabile sospensione di 3 anni, l’Alitalia ha ripreso ipropri voli verso la Cina (su uno scalo molto lontano dai principali vettori europei). Non èescluso che le decisioni di invertire questa tendenza al disinteresse siano state dovute ancheallo scoppio della Sars, che ha portato la Cina sotto la luce dei riflettori internazionali.

6.7 La situazione corrente e le iniziative in corso

La consapevolezza del ritardo è emersa in tutta la sua gravità in occasione della visita delpresidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in Cina nel Dicembre 2004. Da allora si è

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registrata una serie di iniziative tese a rilanciare la collaborazione universitaria, l’immaginedell’Italia ed a considerare la formazione e l’insegnamento delle opportunità economiche.Quest’ultimo punto sembra il più urgente, a causa degli ineludibili rapporti economici con laCina. Si è affermata con forza la consapevolezza che la Cina non si possa negligere, che la suapresenza nel mondo della globalizzazione è ormai massiccia, preoccupante, ma anche foriera diopportunità.

La formazione di quadri cinesi che parlino italiano è una risorsa fondamentale. L’Italia da questopunto di vista è attrezzata ma non organizzata. Le sue Università sono tra le migliori, l’attrazioneverso la Cina è innegabile, esistono vastissime materie nelle quali l’Italia può esercitare la suaeccellenza. Non soltanto la meccanica e l’ingegneria italiana possono ancora vantare unasupremazia netta (anche se ridotta), ma anche altre espressioni tipiche del nostro paesepossono costituire motivo di attrazione per gli studenti cinesi. Sono tutte le materie afferentiall’arte (musica, canto, restauro, design) ma anche alla “filiera della qualità della vita” (le “3A” diabbigliamento, alimentazione, arredamento).

Più specificatamente i laureati che padroneggiano l’italiano sono impiegabili per 2 motivi:

1. Continuare nella vita professionale la preferenza verso i prodotti e la tecnologiaitaliani. E’ un comportamento ben conosciuto dai formatori. Fa leva su sentimentopsicologici oltre che economici. Avere studiato su testi italiani od essersi formati conprofessori italiani costituisce inevitabilmente un retroterra spesso decisivo nelle scelteprofessionali (ad es. l’acquisto di una macchina per la fabbrica dove si è impiegati).

2. Assumere posizioni di rilievo in aziende italiane in Cina. Gli investimenti italiani sonoancora ridotti, ma tenderanno inevitabilmente ad aumentare. La tipica figura di“espatriate” inviato dall’Italia è statisticamente in declino, a causa dei costi eccessivi edelle difficoltà generalmente incontrate a relazionarsi con la cultura locale.Progressivamente la Cina si integra nel consesso internazionale e sarà possibile sempredi più affidarsi a manager locale, approfondendo una tendenza già in atto.

Le iniziative in corso.Nei mesi successivi alla visita del Presidente Ciampi è stata creata, accelerata e finalizzata unanutrita serie di iniziative. Esse sono state corredate da interventi normativi, visite governative,accordi tra i 2 governi, creazione di strutture, revisione delle procedure. Per questa ricerca èstata raccolta una copiosa documentazione e sono state effettuate numerose interviste, adesponenti sia italiani che cinesi. Si riportano di seguito i testi e le interviste raccolte, con alcunenote di commento, ed un rapporto sulla fiera CIEET (China International Education ExhibitionTour).

6.8 Il Progetto Marco Polo

Il Progetto Marco Polo è un programma per studiare, fare ricerca e tirocini in Italia per studenticinesi. Il richiamo al mercante veneziano evoca le antiche relazioni culturali tra 2 paesi digrande civiltà e tradizioni di scambi. L’aspetto economico, così come nel viaggio di Marco Polo,accompagna lo scambio accademico. La presenza della Confindustria garantisce il forteinteresse imprenditoriale ad avere disponibilità di dirigenti industriali da utilizzare nelle aziende.

Di seguito sono riprodotte: 1) le pagine di presentazione del progetto, 2) il comunicato stampa dipresentazione.

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1)

E sappiate se quella avventura non fosse istata,a grana fatica e con molta pena saremmo mai partiti,sicchè a pena saremmo mai tornati in nostro paese" ( Marco Polo, Il Milione)"

Il ProgrammaPer rendere ancora più forte il patrimonio di scambi culturali, sociali ed economici fra Italia eCina, inaugurati nel tardo Medio Evo, la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane hacreato Marco Polo.

Il programma nasce per rafforzare la cooperazione accademica tra Italia e Cina, contribuendo alconsolidamento di un sistema di relazioni tra i due paesi.

A Marco Polo aderiscono su base volontaria le università italiane, Confindustria (l’associazionedegli industriali italiani) tutti gli altri soggetti interessati.

Due uffici, uno in Cina e uno in Italia, garantiscono il coordinamento di studenti, dottorandi,ricercatori e stagisti.

Chi partecipaIl programma Marco Polo è rivolto a:

Studenti cinesi in Italiafornendo informazioni sui corsi di studio, sulle misure di accoglienza disponibili negli ateneiindividuati, sui corsi di lingua e cultura italiana e sulle pratiche da avviare per l’iscrizione;

Dottorandi cinesi in arrivo in Italiainformando sulle tipologie di dottorati attivi negli atenei individuati, provvedendo a facilitare laformazione linguistica e l’individuazione degli alloggi;

Ricercatori cinesi in arrivo in Italiarealizzando, in collaborazione con partner cinesi, una continua analisi delle potenzialità dimaggior collaborazione scientifica e tecnologica tra il sistema di ricerca pubblico e privatoitaliano e quello cinese, favorendo, inoltre, lo scambio di ricercatori;

Stagisti cinesicollocando laureandi e giovani laureati cinesi che vogliano effettuare stage presso industrieitaliane - incluse quelle presenti con proprie sedi in Cina - e che abbiano un’adeguataconoscenza della lingua italiana.

BackgroundIl programma Marco Polo rappresenta una delle sei azioni del protocollo operativo firmato dallaConferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) e da Confindustria.

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Le azioni congiunte riguardano le seguenti aree d'intervento:

1. un nuovo modello di programmazione, governance, finanziamento, valutazione,accreditamento;

2. collaborazione tra Università e Imprese;

3. azioni per favorire il trasferimento tecnologico tra impresa ed università;

4. mobilità dei ricercatori e collaborazione tecnica e scientifica tra Italia e Asia;

5. CampusOne per la qualità della didattica e della ricerca;

6. L'orientamento universitario verso le lauree tecnico-scientifiche e verso l'attività di ricerca.

Perché in ItaliaTradizioneLa prima università della storia fu fondata in Italia, ed è qui che risiedono alcuni fra i più antichiatenei del mondo

La prima università del mondo nasce a Bologna nel 1088 da un gruppo di maestri digrammatica, di retorica e di logica che iniziano ad applicarsi al diritto

CulturaLa cultura scientifica e umanistica italiana ha antiche e nobili origini. Esse hanno semprestimolato la società occidentale a dialogare e collaborare con le altre culture del pianeta

Leonardo Da Vinci, scienziato, artista, scrittore, nacque nel 1452 a Vinci, una cittadina neipressi di Firenze

InnovazioneL’università italiana sta attraversando un’intensa fase di innovazione tecnologica, gestionale edidattica che la rende all’avanguardia in Europa.

L’Italia è stata fra i primi paesi a proporre la creazione di uno spazio comuneeuropeo per l’istruzione e la ricerca

OspitalitàLe università italiane accolgono da decenni studenti e ricercatori stranieri. Negli atenei sono incostante evoluzione procedure e strutture di accoglienza.

Nel solo anno 2003, 31800 studenti stranieri hanno frequentato corsi universitari in Italia,contribuendo ad un indispensabile scambio di conoscenze

OpportunitàIl tessuto produttivo italiano, dinamico e sempre interessato al confronto interculturale, offreconsistenti opportunità di stage e tirocini.

Grazie alla lunga tradizione di dialogo e scambio di risorse umane fra università e tessutoproduttivo, nel solo 2003 svariate migliaia di giovani hanno trascorso un periodo di formazionein un’ impresa italiana

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AccoglienzaGli italiani sono un popolo cordiale, da sempre al centro di intensi flussi migratori. All’ospitalitàdelle gente si unisce quella del clima.

2)

Prende il via Marco PoloGrande successo della missione in Cina della CRUI.A partire dal 2005 oltre 2000 studenti cinesi studieranno nelle Università italianePrende il via Marco Polo, un programma operativo di relazioni accademiche Italia-Cina.www.crui.it/marcopolo

Roma, 17 dicembre 2004.Importante successo della missione CRUI in Cina coordinata da Pier Ugo Calzolari, delegatoper le relazioni internazionali della CRUI e Rettore dell'Università di Bologna, nell'ambito dellavisita di Stato del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Presentato dallo stessoPresidente della Repubblica nel corso di una riunione ad altissimo livello tenutasi a Pechino allapresenza dei massimi esponenti del sistema universitario cinese, prende ufficialmente il via ilprogramma operativo Marco Polo, per la creazione di un sistema stabile di relazioniaccademiche tra Italia e Cina.Con il programma, che mette in pratica quanto previsto dal protocollo d'intesa sottoscritto daCRUI e Confindustria, si consolida un sistema stabile di relazioni tra Italia e Cina e vengonocostituiti due uffici, uno in Cina e uno in Italia, per il coordinamento dei soggetti interessati agliscambi (studenti, dottorandi, ricercatori, stagisti, università, rappresentanze diplomatiche ecc.)"E' ora di dare forma a un partenariato di tipo nazionale - ha dichiarato il Rettore Calzolari - ed èper questo che il programma Marco Polo nasce dalle università, investe tutte le università, masarà coordinato dalla CRUI: proprio per garantire l'attuazione di una strategia complessiva delsistema, per promuoverne l'attrattività e le potenzialità in un'ottica di espansione verso nuovearee geografiche di collaborazione."

Quattro i livelli del programma:

1. Coordinamento degli studenti cinesi in arrivo in ItaliaGli uffici Italia-Cina costituiranno il polo di riferimento per gli studenti cinesi che voglianoiscriversi presso le università italiane facenti parte del programma, fornendo loro informazionisui corsi di studio, sulle misure di accoglienza disponibili negli atenei individuati e sui corsi dilingua e cultura italiana. Sono oltre 2.000 gli studenti cinesi previsti a partire dal prossimo annoaccademico.

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2. Coordinamento dei dottorandi cinesi in arrivo in ItaliaLa CRUI, attraverso gli Uffici menzionati, fungerà da centro di coordinamento per lacollocazione di dottorandi cinesi interessati a frequentare corsi di dottorato presso le universitàitaliane aderenti al progetto. Gli uffici provvederanno inoltre agli aspetti relativi alle misure diaccoglienza e alla formazione linguistica.

3. Coordinamento di ricercatori cinesi in arrivo in ItaliaCRUI e Confindustria, con l'intento di favorire lo sviluppo degli accordi di collaborazionescientifica e dei programmi di ricerca e innovazione tra università, imprese e istituti di ricerca deidue Paesi, realizzeranno, in collaborazione con partner cinesi da identificare, un'analisi dellepotenzialità di maggior collaborazione scientifica e tecnologica tra il sistema di ricerca pubblicoe privato italiano e quello cinese e favoriranno lo scambio di ricercatori.

4. Coordinamento di stagisti cinesiGli uffici Italia-Cina si occuperanno anche della collocazione di laureandi e giovani laureaticinesi che vogliano effettuare stage presso industrie italiane, incluse quelle presenti con propriesedi in Cina. Il collocamento degli stagisti avverrà dopo che abbiano frequentato e superatocorsi intensivi di lingua italiana, organizzati in Italia oppure in Cina (a livello centrale o locale).

La CRUI ha accolto con vivissima soddisfazione il risultato ottenuto con la missione in Cina delproprio delegato alle relazioni internazionali Pier Ugo Calzolari. Risultato di grande importanzaper l'intero Paese, reso possibile grazie ad una felice intuizione dello stesso Presidente dellaRepubblica Carlo Azeglio Ciampi e all'opera incessante svolta dall'Ambasciatore italiano aPechino Gabriele Menegatti.

6.9 La partecipazione italiana al CIEET

La China International Education Exhibition Tour, una fiera itinerante, è la più importantemanifestazione cinese dedicata agli scambi economici nel settore dell’istruzione all’estero.Fondata nel 1999, la manifestazione ha registrato 10 edizioni. Ad essa hannocomplessivamente partecipato, come espositori, 830 istituzioni, organizzazioni ed universitàinternazionali. I visitatori sono stati oltre 800.000, conferma eclatante dell’interessedell’argomento in Cina. La fiera è cresciuta progressivamente d’interesse e per la prossimaedizione gli organizzatori hanno ambiziosamente programmato sei manifestazioni quasiconcomitanti secondo il calendario sottostante. Più del 90% degli spazi espositivi è stato giàprenotato. La fiera è organizzta dal Chinese Service Center for Scholarly Exchange, una societàdel Ministry of Education.

City Date and Time

Beijing Feb. 18�19 (9:00 - 17:00)

Xian Feb. 21�22 (13:00 - 18:00)

Chongqing Feb. 23 (13:00 - 19:00)

Shanghai Feb. 25�26 (9:00 - 17:00)

Xiamen Feb. 28�Mar.1 (13:00 - 18:00)

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Shenzhen Mar. 4�5 (13:00 - 18:00)

All’edizione 2005 del CIEET (Zhongguo guoji jiaoyu xunhuizhan, letteralmente “Mostra itinerantedell’istruzione cinese”) è dedicato l’inizio di un interessante articolo della prof.ssa SandraLavagnino nel numero 123 di “Mondo Cinese”. L’autrice sottolinea l’attenzione dei media cinesialla prima partecipazione italiana su larga scala, guidata ad un ente collettivo prestigioso come ilCrui. Riferendosi ad un articolo del giornalista Shi Kedong, corrispondente a Roma delquotidiano del PCC e profondo conoscitore della realtà italiana, la prof..ssa Lavagnino scrive:“Se da un lato mette in evidenza la quasi totale assenza del nostro Paese in un qualunqueimportante progetto formativo cinese, sottolinea per altri versi come nella spregiudicata Cina diquesti ultimi anni anche la formazione dei giovani, e in particolare l’istruzione superiore, vieneormai assai pragmaticamente considerata soprattutto come un aspetto, e molto importante, diquel globale mercato nel quale bisogna a tutti i costi, e in tempi rapidi, assicurarsi un postopreminente”. L’articolo procede affermando: “Da tempo sono stati archiviati gli anni dello strettocontrollo dello stato (e del partito) sulla preparazione dei ‘rossi ed esperti’ (you hong you zhuan),dei ‘continuatori della causa rivoluzionaria ’(geming shiye jiebanren), di quella ristretta élite cheveniva selezionata per frequentare le pochissime università e poi ‘assegnata’ (fenpei) d’ufficioalle diverse ‘unità di lavoro’ (danwei) in base alle esigenze della pianificazione centrale. Ilsistema di istruzione superiore e universitario è ormai diventato, in seguito a una serie di riformesempre più ‘radicali’, una complessa megastruttura che produce annualmente milioni e milioni dilaureati e diplomati che si affacciano su un mondo del lavoro ormai estremamente diversificato,e per molti versi difficilmente controllabile”. La partecipazione alla CIEET è vista come un primosegnale di un nuovo ed obbligato interesse: ”Rispetto alla situazione di totale assenza che findall’anno scorso lamentavamo dalle pagine di questa stessa rivista qualche cosa è stato fatto”.

Le università italiane presenti come espositrici, sotto l’egida del Crui, all’edizione 2005 delCIEET erano le seguenti:

• Università di Bari• Politecnico di Bari• Università di Bergamo• Università di Bolzano• Università di Bologna• Università Magna Grecia di Catanzaro• Università della Calabria• Università di Camerino• Università di Cassino• Università di Firenze• Università di Genova• Università di Lecce• Università di Macerata• Università di Messina• Università di Milano Bocconi• Università di Milano statale• Libera Univ. di Lingue e Comunicazione (IULM)• Università di Padova• Università Mediterranea di Reggio Calabria• Università di Roma Tor Vergata• Università di Sassari

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• Università di Siena• Università dell'Insubria - Varese• Università di Verona• Istituto Universitario di Architettura Venezia• Alma Laurea

6.10 L’attività dell’Ambasciata d’Italia a Pechino

L’azione della rete diplomatica ha coinvolto le controparti cinesi, soprattutto il Ministry ofEducation che ha accolto con grande favore l‘aumento dell’offerta didattica da parte dell’Italia.L’Istituto italiano di cultura ha preparato un sito, in italiano ed in cinese, che per la prima voltaoffre un quadro organico e completo delle possibilità offerte dalle Università e dalle accademieitaliane. Molto importante appare l’assistenza fornita on line per la parte procedurale, sia per lascelta della sede di studio sia per ottenere una buona preparazione dell’italiano ed i visti.Un’ultima sezione molto utile per gli studenti è quella relativa alle informazioni sulla vita in Italia,tutt’altro che scontate per uno studente cinese. La scelta di uno stile di presentazione snello,immediato, non involuto è una garanzia per suscitare l’interesse di chi per la prima volta siaffaccia su un’esperienza di vita in un paese straniero.Il comunicato stampa di seguito riportato sembra dare conferma della bontà del lavoro svolto.Successivamente vengono riportate alcune informazione tratte dal sito www.studyinitaly.cn/italy

Comunicato stampaIn forte aumento il numero degli studenti cinesi nelle Università italianeAllo scadere dei termini per le pre-iscrizioni degli studenti stranieri presso le Università italiane, idati dell’Istituto Italiano di Cultura di Pechino, che ha canalizzato tali pre-iscrizioni, mostrano unforte incremento d’interesse da parte degli studenti cinesi verso l’offerta formativa italiana. Se lepre-iscrizioni verranno confermate, per l’anno accademico 2005-06 oltre 500 studenti cinesi, tramatricole e specializzandi, potranno iscriversi alle nostre Università (nel 2004-05 il numero erastato inferiore a 80). Le facoltà economiche e quelle tecnico-scientifiche sono risultate le piùrichieste.Questa forte crescita d’interesse cinese verso il sistema formativo italiano è il risultatodell’azione svolta, in totale collaborazione e raccordo, tra Ministero degli Affari Esteri (tramite ilCoordinamento del Comitato Governativo Italia-Cina), MIUR e CRUI, e costituisce una concretarisposta alle sollecitazioni provenienti dalle più alte cariche istituzionali, volte a favorire unapresenza più consistente di studenti cinesi nelle università italiane.Seppure il numero di studenti cinesi così raggiunto è ancora lontano da quelli che si registranoin altri Paesi europei, rappresenta un forte e positivo segnale di tendenza, che conferma lavalidità di affrontare le diverse tematiche favorendo un lavoro congiunto da parte delle diverseamministrazioni competenti.Una più ampia presenza di studenti cinesi nei nostri Atenei – oltre che promuovere la nostracultura – costituisce altresì un’importante risorsa per il nostro sistema universitario, sotto diversiprofili. Tale fenomeno convoglierà inoltre maggiore attenzione verso il nostro Paese nel suoinsieme da parte del mondo cinese, e consentirà all’Italia, con il tempo, di poter fare affidamentosu dirigenti e funzionari che, una volta tornati nel loro Paese, diventeranno parte della classedirigente cinese e quindi fondamentali punti di riferimento per i nostri imprenditori o per i nostriconnazionali che hanno attività in Cina.

Informazioni utili dal sito www.studyinitaly.cn/italy

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Perché l’Italia?Perché scegliere l’Italia per studiare? Perché è, come la Cina, una civiltà millenaria proiettataverso il futuro. Perché è la culla dell’arte e della letteratura ma anche una delle economie piùavanzate del mondo. Perché la sua stessa posizione geografica, al centro del Mediterraneo, larende un ponte naturale tra culture. Perché tra le sue 78 università ci sono le più antiche delmondo e puoi decidere di specializzarti in archeologia, come in meccanica quantistica. Perchénelle accademie e nei conservatori, puoi imparare il delicato mestiere del restauro, studiare dasoprano, sperimentare le ultime tendenze artistiche occidentali. Perché l’Italia offre opportunitàdi ricerca nei settori di punta, dalle biotecnologie all’informatica. Perché è il Paese dellabellezza, dei paesaggi più vari, delle certose medievali, del Rinascimento, della musica, delcinema, della moda. Il Made in Italy non è solo un marchio d’origine, è un’arte di fare, che vieneda lontano, è ingegno e passione, artigianato che diventa alta tecnologia. Gli italiani sonosimpatici, cordiali, accoglienti. L’Italia è qualità della vita, una piazza in ogni paese, tradizionipopolari, amore per lo sport, gastronomia, gusto e raffinatezza.Perché scegliere l’Italia? Perché Italia e Cina sono partner strategici e considerano lacooperazione nel settore della formazione prioritaria per il futuro dei rapporti bilaterali. Perchél’Italia ha deciso d’investire e impegnarsi per accrescere la presenza di studenti e ricercatoricinesi nelle sue università. Ambiente, conservazione e gestione del patrimonio culturale, sanità,architettura, distretti industriali, design, turismo sono solo alcuni dei settori in cui l’Italia eccelle ein cui più stretta è la collaborazione tra i due Paesi.Per scegliere bisogna conoscere. Conoscere cosa studiare e dove. Conoscere, prima di tutto, ilsistema universitario italiano, la struttura (europea) di lauree, master e dottorati, i sistemi divalutazione, la lista degli atenei, tutti i possibili corsi offerti. Conoscere il vasto mondo nonuniversitario: delle accademie di belle arti, dei conservatori, delle scuole di specializzazione.Tante sono le opportunità. A partire dal Collegio di Cina, una struttura in grado di accogliere aBologna- presso l’Università più antica d’Europa – i migliori studenti e ricercatori cinesi. Inquesto sito potrai trovare i posti disponibili in tutte le università, le borse di studio, gli accordi traatenei italiani e cinesi, i corsi in inglese. Già, l’inglese è importante. Ma studiare in un altroPaese significa anche avere l’opportunità d’impararne la lingua, diversificare il propriocurriculum, acquisire uno strumento fondamentale per poi lavorare con il Paese prescelto. Eccoquindi tutte le possibilità per imparare l’italiano in Cina (anche on line) e poi perfezionarlo inItalia.T’interessa la prospettiva di un periodo di studio o ricerca in Italia, hai già un buon livellolinguistico? È il momento di fare domanda. Ecco, quindi, le istruzioni per l’uso e i moduli dacompilare. Se passi la selezione e l’università italiana accetta la rescrizione, allora non ti restache chiedere il visto. Anche in questo caso, troverai qui la procedura da seguire (con tanto diformulari e documenti da allegare) a seconda che tu segua un corso di laurea o postlaurea, chetu sia un borsista o abbia optato per altri tipi di formazione.

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È fatta. Le valigie sono pronte. Davanti a te, un periodo intenso di studio o ricerca, ma anchel’opportunità di sperimentare direttamente il piacere di vivere in Italia. Certo, all’inizio bisogneràorganizzarsi: il permesso di soggiorno, il codice fiscale, l’assistenza sanitaria, il conto in banca,la ricerca dell’alloggio. Qui troverai qualche indicazione utile per facilitarti la vita. E qualche buonconsiglio per godertela, una volta risolti i problemi pratici. Il problema, dopo, diventeràl’imbarazzo della scelta: tra cinema, teatri, musei, ristoranti, viaggi. Una cosa è certa: non avraitempo di annoiarti!

Universita’Sei uno studente cinese e vorresti iniziare o proseguire i tuoi studi universitari in Italia ma nonsai come fare. Perché, da dove cominciare?In questa sezione del sito troverai una semplice spiegazione del sistema educativo superioreitaliano (Laurea, Laurea Magistra, Dottorato) per farti un’idea di come funzionano le Università edi quanto costano.I corsi di Laurea sono tanti e non sai come fare a sceglierne uno? Non ti preoccupare! Puoicercare quello che fa per te attraverso la lista aggiornata di tutti i corsi (classi di I e II livello) diLaurea presenti nelle Facoltà italiane; oppure, se c’è una città in particolare in cui ti piacerebbeandare a studiare ma non sai che tipo di corsi offre la sua Università, allora ti convieneconsultare la nostra lista completa di tutti i singoli atenei italiani.Vuoi frequentare un Master di I o II livello o un MBA?Eccoti una lista di tutti i Master italiani ufficialmente riconosciuti.Se invece ti interessa la ricerca scientifica, puoi controllare fra i tanti Centri di Ricerca presenti inItalia e trovarne uno adatto a te.

Come iscriversiQui troverai tutte le informazioni per poter fare domanda d’iscrizione. Presso l’Istituto Italiano diCultura a Pechino o ad uno dei Consolati Generali competenti per la tua Provincia, potrairichiedere moduli e documenti necessari per inoltrare la tua domanda alle università italiane.Una volta ottenuta la prescrizione, presso i Consolati stessi, potrai fare richiesta di visto.

Finalmente in italia!Ecco per te che sei appena arrivato una guida pratica che ti fornirà innanzitutto informazioni dicarattere generale sull’Italia, quali geografia, clima, istituzioni e religione. Troverai cosa fare perimmatricolarti all’università, registrarti in Questura, usufruire dell’assistenza sanitaria o aprire unconto in una banca italiana.

Cerchi un alloggio temporaneo o hai bisogno di affittare una stanza ma non sai a chi rivolgerti?La guida ha una sezione dedicata esclusivamente alla ricerca dell’alloggio con informazioni utilianche riguardanti i prezzi degli affitti.Se è già da un po’ che sei arrivato in città e hai voglia di fare il turista, oltre a darti informazionigenerali sui mezzi di trasporto pubblici e privati italiani, urbani e nazionali, ti consigliamo inoltredi dare un’occhiata alla sezione riguardante le città d’arte italiane e al sito dell’ENIT, EnteNazionale Italiano del Turismo, per sapere come passare un piacevole weekend tra le bellezzepaesaggistiche e culturali italiane.Infine, oltre lo studio, per sfruttare al meglio il tuo tempo libero e trovare nuovi amici, tiraccomandiamo di entrare in quest’ultima sezione, dove troverai informazioni su cinema,stampa e libri, teatro e musica, gastronomia e sport.Non resta che augurarti buon divertimento!

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6.11 Il Comitato Intergovernativo Italia - Cina

La nascita del Comitato Intergovernativo Italia - Cina rappresenta un importante accordo tra idue Paesi. Il Coordinamento del Comitato, costituito presso il Mae sotto la direzione del MinistroAlberto Bradanini “funge da impulso, coordinamento ed esecuzione delle direttive chepromanano dal Comitato”, la cui presidenza è affidata ai Ministri degli Esteri dei due Paesi.Il Coordinamento del Comitato esplica la sua attività in una molteplicità di iniziative coordinateche riflettono la ricchezza e le criticità dei rapporti tra Italia e Cina. Il tema della presenza deglistudenti stranieri in Italia, dalle due parti auspicato in aumento, è uno dei più dibattuti.Si riportano di seguito la breve presentazione del “Coordinamento del Comitato intergovernativoItalia - Cina” e la dichiarazione politica dell’ultimo Comitato Intergovernativo sul tema sopracitato.

Presentazione del Coordinamento del Comitato intergovernativo Italia – CinaChi siamo, cosa facciamoIl 7 maggio 2004 è stato istituito il Comitato Governativo Italia-Cina, tramite un accordocongiunto firmato dal Primo Ministro cinese e dal nostro Presidente del Consiglio. Funzione delComitato è di dare concretezza e contenuti ad una “partnership strategica” tra Italia e Cina,rafforzando e facilitando le relazioni bilaterali a tutto campo. Il progetto di creare un ComitatoGovernativo italo - cinese risale alla visita del Premier Berlusconi in Cina, realizzata nel mese dinovembre 2003 durante il semestre italiano di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea. IlComitato è stato posto dai due Primi Ministri sotto la regia dei rispettivi Ministri degli Esteri ed hail compito essenziale di coordinare le attività intraprese dalle altre amministrazioni e istituzioni avario titolo coinvolte nel processo di rafforzamento delle relazioni bilaterali italo - cinesi.

Tale struttura, di cui la Cina non dispone con alcun altro Paese europeo, vuole rappresentare unsignificativo salto di qualità per le potenzialità che essa dischiude agli interessi italiani in quelPaese. Il Coordinamento del Comitato è stato costituito presso la Direzione Generale per iPaesi dell’Asia, dell’Oceania, del Pacifico e l’Antartide del Ministero degli Esteri. Sudesignazione dell’allora On. Ministro, Franco Frattini, il Ministro Plenipotenziario AlbertoBradanini assolve l’incarico di coordinatore per la parte italiana del Comitato alle direttedipendenze del Direttore Generale per i Paesi dell’Asia, dell’Oceania, del Pacifico edell’Antartide.Il Coordinamento funge da impulso, coordinamento ed esecuzione delle direttive chepromanano dal Comitato, assicurando, in stretto contatto con la nostra Ambasciata a Pechino,lo scambio di informazioni, di proposte e di comunicazioni con la controparte cinese e, sul latoitaliano, l’interazione con tutti gli attori, istituzionali e non, operanti o aventi intenzione di operarein Cina, esaltando ogni possibile sinergia. Il Coordinamento del Comitato contribuisce adindividuare - in stretto coordinamento con le strutture della Direzione Generale Asia Oceania diquesto Ministero degli Affari Esteri - le priorità dell’azione italiana in Cina e si attiva per losviluppo di iniziative qualificanti per le relazioni bilaterali, nel necessario coordinamento con leistanze pubbliche e private del “Sistema Italia”, in attuazione dell’incarico attribuito dall’On.Ministro in relazione all’attività del Comitato.L’obiettivo comune di tale struttura è infatti il rafforzamento dei rapporti economici, commerciali,finanziari ed industriali con la Cina sia per quanto attiene alla fase di pianificazione degliinterventi, sia in quella di coordinamento ed esecuzione.

Dichiarazione politica dell’ultimo Comitato IntergovernativoMemorandum d’Intesa della Prima Riunione Congiunta del Comitato Governativo Italia-Cina

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Dal 17 al 18 marzo del 2005, si è tenuta a Roma la prima riunione congiunta del ComitatoGovernativo Italia-Cina, istituito in base alla decisione presa dai due Capi di Governo dellaRepubblica Italiana e della Repubblica Popolare di Cina nel maggio del 2004.Il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri della RepubblicaItaliana, Gianfranco Fini, ed il Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese, LiZhaoxing, hanno partecipato alla sessione finale della prima riunione del Comitato GovernativoItalia – Cina.I membri delle due Delegazioni hanno avuto uno scambio ampio e approfondito in meritoall’attuale stato della cooperazione bilaterale nei vari settori e sullo scenario della futuracollaborazione. La riunione ha avuto luogo in un’atmosfera franca, amichevole e concreta. Ledue Delegazioni hanno concordato quanto segue.

Le due Parti ritengono che la cooperazione e lo scambio nell’ambito dell’istruzione e dellaformazione costituiscono un elemento importante per promuovere e rafforzare le relazionibilaterali. Si registra con soddisfazione che – anche a seguito di quanto convenuto dai leaderdei due paesi - lo sforzo congiunto dei competenti organismi ha portato all’avvio in Cina e inItalia di programmi per agevolare l’iscrizione degli studenti cinesi in Italia.Il Ministero dell’Educazione cinese esprime la volontà di dare la propria disponibilità acanalizzare flussi di studenti verso l’Italia.La Parte italiana auspica che vengano sostenute le necessarie misure finalizzate ad offrireulteriore appoggio e agevolazioni per lo studio e la vita agli studenti cinesi in Italia.Le due Parti hanno dichiarato di voler rafforzare la comunicazione al fine di incoraggiare esostenere gli studenti che si rechino nell’altro paese per studiare. Per promuovere lacooperazione e gli scambi universitari tra i due paesi, le due Parti hanno assunto altresìl’impegno a sollecitare la conclusione di un accordo sul reciproco riconoscimento dei titoli distudio.Le due Parti condividono l’esigenza di cooperare nell’ambito della formazione del personale dialto livello, sostengono la proposta di creare congiuntamente master e dottorati nel camposcientifico e della ricerca e sottolineano l’importanza di promuovere una maggiorecooperazione nei settori dell’istruzione professionale.Le due Parti hanno dichiarato che la diffusione delle rispettive lingue nell’altro Paese ha unimportante significato per lo sviluppo delle relazioni bilaterali e per incrementare l’amicizia tra idue popoli, e concordano di rafforzare la cooperazione in questo campo. La parte italianaauspica un diretto coinvolgimento del Ministero dell’Educazione cinese per agevolare i progettiin corso di elaborazione da parte italiana e si impegna ad offrire assistenza al progetto diistituzione dell’Accademia di Confucio: a tale riguardo la Parte cinese esprime i suoiapprezzamenti. La Parte italiana si impegna a favorire, su base di reciprocità, il reperimento diuna sede idonea a Roma per l’Accademia di Confucio.La Parte cinese accoglie con favore l’iniziativa relativa al progetto “Laboratorio Multimediale”presso l’UIBE di Pechino.Le due Parti auspicano che nelle Università e nei Centri di formazione cinesi siano attivati corsidi italiano e che le istituzioni italiane elaborino e mettano a disposizione materiali didattici asupporto di tali corsi, anche ricorrendo alle più moderne tecnologie.

6.12 La visita in Cina del Ministro della Pubblica Istruzione LetiziaMoratti e gli accordi scaturiti

Durante la visita in Cina nel Luglio del 2005 del Ministro Moratti sono stati firmati importantiaccordi nel campo delle relazioni intergovernative italo - cinese nel settore dell’istruzione. IlComunicato stampa relativo al viaggio afferma: “… nel corso della visita in Cina il Ministro

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Moratti ha firmato, con il Ministro dell’Educazione Zhou Ji, un protocollo d’intesa e una serie diaccordi tecnici, che, oltre alla creazione dell’Università italo-cinese, prevedono il mutuoriconoscimento dei titoli di studio, il potenziamento di attività per la cooperazioneinteruniversitaria e lo scambio reciproco di studenti, secondo il modello inaugurato con ilprogetto “Marco Polo”, l’offerta di specifiche borse di studio per corsi di lauree magistraliriservate a studenti cinesi presso il Politecnico di Milano e la nascita di programmi congiunti didottorati di ricerca e corsi post-doc.

Un aspetto importante della collaborazione sancita riguarda la promozione dell’insegnamentodella lingua italiana in Cina, utilizzando soprattutto le tecnologie Internet e satellitari, e ilpotenziamento dei laboratori di Italianistica presso l’Università di Economia e commercio conl’estero di Pechino: a tal proposito, saranno anche realizzate le “Settimane della lingua e dellacultura cinese” nelle scuole secondarie italiane, e le “Settimane della lingua e della culturaitaliana” in quelle cinesi. Nell’Università La Sapienza di Roma verrà infine attivata per la primavolta una sede dell’Istituto Confucio, istituzione presente in altre 7 grandi capitali del mondo, checonsentirà l’insegnamento e la diffusione della lingua cinese in Italia”.

Un accordo molto importante è quello siglato per l’istituzione a Shanghai nel 2006 diun’Università italo - cinese. Il comunicato così lo presenta: “Nel 2006 Shanghai ospiterà lanuova Università italo - cinese, con corsi di laurea in Ingegneria ed Economia, per rafforzare irapporti culturali, scientifici ed economici tra Italia e Cina. Il neonato campus italo - cinese, alquale collaboreranno - in prima battuta - per la parte italiana i Politecnici di Milano e Torino e leUniversità Luiss e Bocconi e per la parte cinese le Università Tongji e Fudan di Shanghai, è unadelle molte iniziative messe in cantiere dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della RicercaLetizia Moratti, in questi giorni in visita nella Repubblica Popolare Cinese, con tappe a Pechinoe Shanghai. Hanno finora aderito come “sponsor” per il finanziamento della nuova Universitàitalo-cinese importanti aziende ed enti bancari quali Fiat, Merloni, Finmeccanica, Telecom,BancaIntesa, Unicredit, Fondazione Cariplo, Banca Popolare di Milano e Fondazione Banca delMonte di Lombardia.Per quanto riguarda l’Università italo-cinese di Shanghai, i primi corsi di studio ad essere attivati– ai quali parteciperanno ottocento studenti – saranno una laurea di primo livello nel settoredell’ingegneria ed una laurea “magistrale” in Economia e management. Queste due iniziativehanno registrato un alto interesse da parte di istituti bancari ed imprese cinesi e possonocostituire l’occasione anche per l’ulteriore sviluppo dei rapporti economici tra i due Paesi, daperseguire anche attraverso la nascita di una “Casa Italia” in Cina. Di grande rilievo è poil’accordo intergovernativo per il riconoscimento dei titoli di studio, che pone le premesse per unsignificativo rafforzamento della cooperazione inter-universitaria e dello scambio di studenti,ricercatori e docenti tra i due Paesi: Italia e Cina hanno raggiunto un consenso per arrivare intempi brevi alla firma di un accordo per snellire le procedure per il rilascio dei visti di ingressoagli studenti cinesi in Italia e per la loro iscrizione presso le Università italiane”.

Un altro accordo molto significativo raggiunto durante la visita è quello sotto riportatoconcernente il reciproco riconoscimento dei titoli di studio dell’altro paese. Dopo la firmal’accordo, per essere valido ed applicato, dovrà seguire il consueto iter burocratico, ancora nonultimato. E’ da notare che l’accordo mantiene l’obbligatorietà di avere ottenuto il gao kao (cioè ilcertificato che si ottiene al termine di un esame che consente l’iscrizione all’Università cinese, siveda un paragrafo precedente). E’ possibile che vengano studiate formule che ne sospendanol’obbligatorietà da parte italiana, per facilitare l’iscrizione degli studenti cinesi. In effetti il gao kaoè necessario per l’iscrizione ad una Università cinese e per quelle italiane rappresenta soltantouna garanzia indiretta della validità dello studente.

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Accordosul reciproco riconoscimento dei titoli attestanti studi universitari o di livello universitario rilasciatinella Repubblica Italiana e nella Repubblica Popolare Cinese

Il Governo della Repubblica Italiana e il Governo della Repubblica Popolare Cinese (d’ora inavanti denominati Parti Contraenti) convengono quanto segue circa il riconoscimento reciprocodei titoli di studio rilasciati dalle Istituzioni universitarie della Repubblica Italiana e dellaRepubblica Popolare Cinese.

Articolo 1Ambito di validitàa) il presente Accordo regola il reciproco riconoscimento dei periodi e dei titoli di studio ai soli

fini dell’accesso e della prosecuzione degli studi nelle Istituzioni universitarie dei due paesie le modalità di uso sociale in uno dei due paesi dei titoli conseguiti nell’altro Paese;

b) in ottemperanza delle normative vigenti nei due Paesi, l’Accordo si applica ai titoli di studioconseguiti nelle Istituzioni universitarie della Repubblica Italiana e della RepubblicaPopolare Cinese;

c) in base al presente Accordo l’espressione “Istituzione Universitaria” include: per la parteitaliana: le Università, gli Istituti Universitari, i Politecnici, le Istituzioni di Alta FormazioneArtistica e Musicale, statali e non statali, legalmente riconosciuti, abilitati a rilasciare titoliaventi valore legale secondo le leggi della Repubblica Italiana; - per la parte cinese: leIstituzioni di Istruzione Superiore e gli Istituti di Ricerca abilitati da istituzioni Statali cinesipreposte all`istruzione ad emettere titoli accademici e certificati (Zhuanke);

d) le Istituzioni universitarie italiane e cinesi cui si applica il seguente Accordo sono elencaterispettivamente negli Allegati A e B, costituenti parte integrante dell’Accordo stesso.

e) Ogni Parte contraente si impegna a notificare all’altra Parte per le vie diplomaticheeventuali aggiornamenti da apportare all’elenco delle proprie istituzioni universitarie, aseguito di intervenute soppressioni o nuove istituzioni.

Articolo 2Individuazione di titoli di livello corrispondentePer l’accesso ai corsi di livello successivo, è riconosciuta la corrispondenza di livello dei titoliaccademici dei due Paesi quale indicata nella seguente tabella, a condizione che non vi sianorilevanti differenze nei percorsi formativi.

Repubblica Italiana Repubblica Popolare CineseLivelli Livelli

1° LIVELLOLaurea Xueshi(D.M. 270/04, durata minima 3 anni o 180 crediti ECTS) Durata 4/5 anniDiploma Accademico di I livello(durata minima 3 anni, 180 crediti)

2° LIVELLOLaurea Magistrale Shuoshi(D.M. 270/04, durata 2 anni dopo la laurea triennale) durata 2/3 anniDiploma di laurea ex legge 341/90(durata del corso da 4 a 6 anni secondo le discipline)Diploma Accademico di II livello

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(durata minima 2 anni, 120 crediti)

3°LIVELLODottorato di Ricerca Boshi(durata minima 3 anni) durata 3 anni

Articolo 3Riconoscimento dei titoli finali di scuola secondaria ai fini dell’accesso alle istituzioniuniversitarieAi fini dell’ammissione alle Istituzioni universitarie di una delle due Parti è obbligatorio ilpossesso del titolo finale degli studi secondari superiori dell’altra Parte completato dalsuperamento dell’eventuale esame di idoneità al corso universitario che fosse previstonell’ordinamento del Paese di origine.Sono fatte salve le disposizioni del Paese di accoglienza relative alle verifiche della conoscenzadella lingua nazionale e alla disponibilità di posti riservati agli studenti stranieri, nonché leprocedure di selezione previste per l’accesso ai corsi di laurea magistrale a numero chiuso.Sono esonerati dalla prova di competenza linguistica e dal limite numerico di posti riservati aglistudenti stranieri, coloro che attestino di aver frequentato una scuola secondaria nel cuiprogramma sia stato inserito per almeno un triennio l’insegnamento della lingua del Paeseospite.

Articolo 4Riconoscimento di certificati (Zhuanke Zhengshu), di periodi di studio e di esami.

I certificati (Zhuanke Zhengshu) rilasciati dalle istituzioni di cui all’allegato B, consentonol’iscrizione ai corsi universitari di studio di primo livello delle universita’ italiane. La valutazionedei crediti ottenuti e dei corsi frequentati e’ effettuata dall’Universita’ di accoglienza sulla basedel certificato di studi e dell’attestazione degli esami sostenuti al fine di convertili in crediti utiliper la continuazione degli studi.Su richiesta degli studenti che intendono proseguire il corso di studi avviato in un Paese pressoun’istituzione universitaria dell’altro Paese, possono essere riconosciuti reciprocamente icertificati rilasciati dall’istituzione di origine, attestanti periodi di studio svolti con profitto e ilsuperamento di esami relativi a insegnamenti di contenuto corrispondente .Al fine di facilitarne la valutazione e l’equo riconoscimento, le Istituzioni Universitarie rilascianoidonea ed adeguata certificazione.La competenza ad esprimere un giudizio sull’equivalenza degli esami e dei periodi di studiosvolti con profitto spetta all’istituzione universitaria di accoglienza.Devono essere recuperati gli esami obbligatori negli ordinamenti didattici dell’Istruzioneuniversitaria di accoglienza, ove non siano già stati superati nell’istituzione universitaria diorigine.

Articolo 5Riconoscimento di titoli finali di studio per l’accesso a corsi di livello successivo

Le Parti convengono che lo studente di un Paese che sia in possesso di un titolo di istruzioneuniversitaria valido in tale Paese per l’accesso ad un corso universitario di secondo o terzolivello, ha diritto di candidarsi presso le istituzioni universitarie dell’altro Paese all’iscrizione adun analogo corso universitario, rispettivamente di secondo o di terzo livello.La valutazione della corrispondenza sostanziale, in termini di crediti e di contenuti formativi, deisuindicati titoli accademici di uno dei due Paesi ai titoli nazionali richiesti per l’accesso ai corsiuniversitari di livello superiore nell’altro Paese, è di competenza dell’Istituzione universitaria di

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accoglienza che può, eventualmente, richiedere un’integrazione del percorso formativo oaccordare crediti utili ad abbreviare il corso di studi prescelto.L’iscrizione effettiva sarà concessa nel rispetto di eventuali ulteriori condizioni e requisiti previstidalla legislazione e dagli ordinamenti didattici dell’istituzione universitaria di accoglienza perl’accesso ai singoli corsi.Ai fini della valutazione e del riconoscimento dei titoli validi per l’accesso potrà anche esseretenuto conto di attestati relativi a corsi di perfezionamento universitario svolti dal candidato conesito positivo nella istituzione di origine.

Articolo 6Accesso al Dottorato di RicercaI titoli accademici italiani di “Diploma di Laurea in…” ex legge 341/90 e di “Laurea magistrale exDM 270/04 che danno accesso in Italia agli studi di Dottorato di Ricerca sono riconosciuti nellaRepubblica Popolare Cinese ai fini dell’ammissione ai corsi di Boshi (PHD), nel rispetto dellecondizioni di ammissione previste dalla legislazione cinese per i candidati in possesso deicorrispondenti titoli accademici nazionali.I titoli accademici cinesi Suoshi che danno accesso in Cina ai corsi di Boshi (PHD)sonoriconosciuti nella Repubblica Italiana per l’accesso agli studi di Dottorato di Ricerca, nel rispettodelle condizioni di ammissione previste dalla legislazione italiana per i candidati in possesso deicorrispondenti titoli accademici nazionali.

Articolo 7Uso del titolo accademicoI possessori di un titolo accademico conseguito presso un’istituzione universitaria di uno dei duePaesi hanno diritto di fregiarsi di questo titolo nell’altro Paese nella forma linguistica, intera edabbreviata, prevista dalle disposizioni del Paese di origine.

Articolo 8Commissione Mista Permanente di EspertiLe Parti contraenti concordano di costituire una Commissione mista permanente di Esperti coni seguenti compiti:- discutere e chiarire eventuali questioni applicative dell’Accordo- procedere agli aggiornamenti periodici dell’Accordo che si rendessero necessari in

funzione di eventuali sostanziali modifiche di uno o entrambi i sistemi universitari derivantisia da norme nazionali che da impegni contratti in sede internazionale

Per la costituzione della Commissione Mista di Esperti ogni Parte contraente nomina unmassimo di sei membri, i cui nominativi sono comunicati all’altra Parte per le vie diplomatiche.La Commissione Mista di Esperti si riunisce su richiesta di una delle Parti e la sede dell’incontroè concordata per le vie diplomatiche.I chiarimenti interpretativi dell’Accordo e gli aggiornamenti periodici del medesimo forniti dallaCommissione Mista permanente di Esperti avranno efficacia attraverso uno Scambio di Noteper le vie diplomatiche.

Articolo 9Periodo di validità ed entrata in vigoreIl presente Accordo entra in vigore il primo giorno del terzo mese successivo alla data diricezione della seconda delle due notifiche con cui le parti contraenti si sono reciprocamentecomunicate l’avvenuto espletamento degli adempimenti interni previsti a tal fine.Il presente Accordo resta in vigore per un periodo di tempo illimitato.Ciascuna Parte contraente può denunciarlo in qualsiasi momento. La denuncia avrà effettodopo sei mesi dalla data della sua notifica all’altra Parte.

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Sono fatti salvi i diritti acquisiti per i titolari di diplomi e certificati di studio che abbianopresentato le istanze di riconoscimento prima della denuncia dell’Accordo.

Firmato a ……………….., il…………………..

in due versioni originali, italiana e cinese, ambedue i testi facenti ugualmente fede.

Per il Governodella Repubblica Italiana

Il Ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca

Letizia Moratti

Per il Governodella Repubblica Popolare Cinese

Il Ministro dell’Istruzione

Zhou Ji

6.13 Il Collegio di Cina

Dopo una veloce gestazione è nato recentemente a Bologna il Collegio di Cina. Rappresentaprobabilmente il tentativo più organico e strutturato in Italia di condurre la promozione deirapporti tra gli Atenei della Regione Emilia Romagna e della Cina. Lo scambio non è soltantoaccademico. E’ infatti dedicato anche all’assistenza degli studenti cinesi, che vengo orientati intutte le prime fasi. Alla maggioranza viene garantita un abitazione al Residence “Il Castellaccio”e tutti sono seguiti da un tutor bilingue. Il Collegio erogherà delle borse di studio e leassociazioni industriali metteranno a disposizione dei fondi per l’abbattimento dei costi. Ilcoinvolgimento del territorio, attraverso i suoi rappresentanti istituzionali ed economici, èfondamentale per l’istituzione del Collegio che garantisce agli imprenditori, in un futuroravvicinato, quadri preparati per le loro aziende. Il Collegio di Cina è diretto dal Prorettore alleRelazioni Internazionali, Roberto Grandi.

Si riporta di seguito la presentazione del Collegio di Cina e la ripartizione degli studenti cinesi inbase alle Facoltà di iscrizione.

Associazione collegio di CinaL’Associazione Collegio di Cina, fondata nell’Ottobre 2005, si ispira alla tradizione dei CollegiUniversitari che hanno ospitato gli studenti stranieri che studiavano all’Alma Mater-Università diBologna fin dalla sua fondazione nel 1088.

L’Associazione Collegio di Cina ha 14 soci fondatori che rappresentano le più importantiistituzioni amministrative, culturali, economiche, imprenditoriali e sociali della regione Emilia-Romagna (una delle più ricche regioni europee).∗

Gli scopi dell’Associazione Collegio di Cina sono vari:

1. Orientamento e accoglienza degli studenti cinesi

∗ Oltre all’Alma Mater-Università di Bologna, la Regione Emilia-Romagna, la Provincia di Bologna, il Comune diBologna, la Camera di Commercio, Unioncamere, la Fiera di Bologna, l’Associazione Industriali di Bologna ,l’Associazione Piccole Imprese di Bologna, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato di Bologna, la FondazioneDel Monte, la Fondazione Alma Mater, la Ceur, la Compagnia delle Opere.

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Il primo obiettivo è informare e orientare la scelta degli studenti cinesi che decidono di studiarepresso l’Università di Bologna. Informare, anche attraverso Internet, sui corsi tenuti all’Universitàdi Bologna: Lauree di Primo Livello, triennali; Lauree di Specializzazione, biennali; Dottorati diRicerca, triennali. Orientare nella scelta significa anche indicare quei corsi di laurea che piùrispondono alle esigenze degli studenti cinesi e che offrono, allo stesso tempo, a questi studentila possibilità di realizzare tirocini e stage in istituzioni e imprese italiane che sono interessate asviluppare rapporti con la Repubblica Popolare Cinese.

L’ accoglienza degli studenti cinesi viene organizzata attraverso la presenza di un tutor di madrelingua cinese che aiuta questi studenti, fin dal momento in cui giungono a Bologna, nellarisoluzione di tutti i problemi legati alle pratiche amministrative che riguardano sia i permessi disoggiorno sia le scelte universitarie.L’accoglienza prevede anche la possibilità per gli studenti cinesi di affittare alloggi sia presso laResidenza Collegio di Cina (un nuovo Collegio Universitario di 50 posti letto) sia pressoappartamenti privati.

L’Associazione Collegio di Cina organizza anche Corsi di Lingua Italiana per gli studenti cinesi.L’orientamento e l’accoglienza riguarda sia gli studenti che si iscrivono ai Corsi di Laurea e aiMaster dell’Università di Bologna sia gli studenti cinesi di scambio, ossia gli studenti cinesi chetrascorrono all’Università di Bologna un anno accademico all’interno di accordi tra l’Università diBologna e le Università Cinesi.

Questo scambio riguarda anche i numerosi studenti italiani che studiano la lingua, la cultura el’economia cinese all’Università di Bologna e che si recheranno in università cinesi in qualità distudenti di scambio.

2. Borse di Studio e rapporti con istituzioni e impreseL’Associazione Collegio di Cina mette a disposizione ogni anno alcune Borse di Studio per glistudenti cinesi più meritevoli: queste borse tendono a coprire la quasi totalità delle spese dialloggio.L’Associazione Collegio di Cina, insieme ai propri associati, organizza periodi di tirocinioformativo presso istituzioni o imprese della nostra regione per fornire una conoscenza checompleta quella accademica. Questa iniziativa è importante perché aumenta il valore el’esperienza del percorso formativo degli studenti cinesi.

3. Corsi Post LaureaL’Associazione Collegio di Cina partecipa alla elaborazione e realizzazione di Corsi diFormazione Post Laurea rivolti sia a studenti europei sia a studenti cinesi. Questi corsi possonoanche essere ideati e realizzati insieme alle università cinesi con le quali l’Università di Bolognaha rapporti di scambio.

4. Percorsi culturali di integrazioneL’Associazione Collegio di Cina, insieme all’Università di Bologna, organizza varie iniziativeculturali e turistiche per fare conoscere agli studenti cinesi le caratteristiche del contesto sociale,economico e culturale della regione Emilia-Romagna.

5. RicercaL’Associazione Collegio di Cina realizza un monitoraggio delle ricerche realizzate dai ricercatoridell’Università di Bologna e di altre organizzazioni della regione Emilia-Romagna sulla realtàcinese. L’Associazione Collegio di Cina si sforza anche di agevolare lo sviluppo di ricerche neivari settori disciplinari tra ricercatori italiani e cinesi.

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6. Iniziative culturaliL’Associazione Collegio di Cina, oltre a favorire lo scambio di studenti e ricercatori, promuoveanche insieme ad istituzioni culturali iniziative (seminari, conferenze, convegni, mostre, eventi)per fare conoscere la realtà culturale cinese in Italia e la realtà culturale italiana in Cina.

7. Organizzazione di servizi alle istituzioni e impreseL’Associazione Collegio di Cina organizza iniziative specifiche di formazione, viaggi di studio eapprofondimenti per accrescere la competenza degli operatori culturali ed economici italianisulla Cina e degli operatori cinesi sull’Italia e sull’Europa.Per concludere, l’Associazione Collegio di Cina si propone come un ponte attivo e sensibile permigliorare gli scambi formativi, economici e culturali tra l’Italia e la Repubblica Popolare di Cina.

Ripartizione degli studenti cinesi in base alle Facoltà di iscrizione.

Alma Mater Studiorum - Universita' di Bologna A.A. 2005/2006

FACOLTA' iscritti 1anno

iscritti 2anno

iscritti annisuccessivi

Agraria 3 2 1Conservazione beni culturali 0 1 0Economia - Bologna 28 1 3Economia - Forli' 7 9 0Economia - Rimini 9 2 0Farmacia 1 0 1Giurisprudenza 2 0 0Ingegneria 5 2 0Ingegneria II Facolta' - Forli' Cesena 1 1 0Lettere e Filosofia 12 4 1Lingue e Letterature Straniere 4 1 2Medicina e Chirurgia 0 0 2Scienze MM.FF.NN. 4 0 0Scienze Politiche - Bologna 2 1 0Scienze Politiche R. Ruffilli - Forli' 2 2 0Scienze Statistiche 2 2 0Totale 82 28 10 120

6.14 Il Corso di specializzazione manageriale di Unindustria Treviso,la Fondazione Cassamarca e l’Università Ca’ Foscari.

E’ uno degli esperimenti più interessanti e validi per la formazione di quadri cinesi su tematicheitaliane. Si basa su una collaborazione tra i soggetti che agiscono territorialmente. L’interventodi Unindustria garantisce l’interesse del mondo imprenditoriale trevigiano ad avvalersi diprofessionalità cinesi che conoscano la lingua e l’economia italiana. La provincia di Treviso,secondo la citata ricerca di Osservatorio Asia, vanta già 23 stabilimenti produttivi in Cina. Nelleclassifica delle province italiane si colloca al terzo posto (insieme a Bologna e Brescia) dietroMilano e Torino.

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Presentazione del progetto.

Interscambio culturale Italia -CinaCorso di specializzazione manageriale. Definizione Progetto

ObiettivoUnindustria Treviso, la Fondazione Cassamarca e l’Università Ca’ Foscari di Venezia sede diTreviso intendono sviluppare un programma di formazione mirata alle esigenze delle impreseche si internazionalizzano e rappresentare pubblicamente l’impegno verso la valorizzazione delcapitale umano. Il corso si propone una collaborazione strategica con la Cina sul piano dellaformazione allo scopo di gestire rapporti di scambio culturale, economico e tecnologico tra i duePaesi. Il corso ha l’obiettivo di formare dei giovani neo-laureati di nazionalità cinese chesappiano muoversi agevolmente nella società e nel tessuto produttivo italiano. Attenzioneparticolare sarà riservata all’analisi e all’interazione con la realtà trevigiana e del nord-estitaliano, attraverso un percorso didattico finalizzato ad un profilo professionale flessibile, nelquale le competenze in campo culturale, linguistico, legislativo, economico e normativointeragiscono con le esigenze dell’imprenditoria locale. L’iniziativa riceve il sostegno anche dellaCamera di Commercio di Treviso.

DestinatariIl corso si rivolge a 25 giovani di nazionalità cinese recentemente laureati in materieeconomiche, tecniche, giuridiche e umanistiche in possesso di buona conoscenza della linguaitaliana. L'eventuale conoscenza, anche della lingua inglese, costituirà titolo preferenziale insede di selezione. Al termine del corso le imprese trevigiane che operano nei mercati asiaticipotranno avvalersi della collaborazione delle risorse cinesi.

Fasi operativeLa fase preparatoria del progetto prevede l’avvio dei contatti con le seguenti Università cinesi:

University of International Business and Economic, Beijing Language and Culture University,Shanghai International Studies University, Nanjing Normal University e la successivaformalizzazione di un accordo tra le parti per il riconoscimento ufficiale del progetto .La comunicazione agli studenti cinesi sarà fatta attraverso la pubblicazione di un bando chedescriverà i criteri di selezione e le modalità di partecipazione.

PatrociniIl corso ha il patrocinio Ufficiale del Ministero delle Attività Produttive in Italia, dell’IstitutoCommercio Estero e della Municipalità di Shanghai.

Contenuti e modalita'Il corso della durata complessiva di 9 mesi (compresi i tirocini) sarà articolato in tre moduli: iprimi due, per un totale di 6 mesi, dedicati all'apprendimento della lingua e dell'economiaaziendale ed il terzo, della durata di tre mesi, allo svolgimento di un tirocinio pratico. Il corso sisvolgerà a Treviso presso la tenuta di Ca’ Tron a Roncade (Tv) di proprietà della FondazioneCassamarca e avrà la durata di 9 mesi (incluso il periodo di stage).

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Descrizione del programmaI) ModuloDurata: 2 mesi, 280 ore totali. In questa prima parte sarà verificato ed eventualmente integrato illivello di apprendimento della lingua italiana. Gli interventi formativi sulla lingua italiana sarannoaccompagnati da seminari e conferenze su storia, cultura ed istituzioni, tutti strumenti atti adinterpretare la realtà economico-sociale ed istituzionale dell’Italia e, in particolare, del Nord-Estitaliano. A questo ulteriore approfondimento della lingua italiana (generale e business) sarannodedicate 160 ore, mentre le restanti 120 ore saranno riservate alla cultura generale ecostituiranno strumento applicativo ed integrativo dello studio della lingua italiana. Durante ilperiodo saranno effettuate verifiche periodiche per comprovare l’effettiva acquisizione dellecompetenze linguistiche da parte dei partecipanti.

II) ModuloDurata: 4 mesi, 560 ore totali.Questo periodo costituisce il nucleo centrale dell’apprendimento dell’economia e delle tecnichedi gestione d'impresa con particolare riferimento alle PMI e agli scenari di globalizzazionecompetitiva in cui queste devono operare. Il corso prevede una serie di lezioni accademichefrontali per un totale di 320 ore integrate da seminari, workshop, testimonianze, case-studiesper ulteriori 240 ore. L’allegato 1 illustra nel dettaglio i contenuti del piano formativo relativo al2° modulo. Al termine del secondo periodo sono previste visite guidate ad imprese,organizzazioni di categoria ed enti pubblici. Ciò consentirà di verificare nel concreto metodigestionali, strategie organizzative e politiche industriali. L’attività didattica e le visite formerannooggetto di un breve rapporto scritto (projectreport I) su un argomento scelto dal corsista.

III) ModuloDurata: 3 mesi, 420 ore totali Questa fase prevede l’effettuazione di un tirocinio pressoun’Istituzione o impresa italiana. Al termine dello stage, i partecipanti dovranno presentare unarelazione sintetica (project report II), che servirà ad accertare il livello di competenzecomplessivamente acquisite e che, unita al rapporto presentato alla fine del 2° modulo (projectreport I), costituirà la relazione finale. A conclusione del corso e in relazione all’esito delleverifiche di apprendimento e alla valutazione della relazione finale, verrà rilasciato un attestatodi frequenza con valutazione finale.

Programma formativo

Moduli Contenuti n. orelezione

n. ore did.altern.

1 Il sistemaeconomicoeuropeo

−Cenni storici−L’unione monetaria ed il trattato di Maastricht−Innovazione e Competitività del Sistema Europeo

20 15

2 Economia ePolitica Economicain Italia e nella UE

−Il dibattito stato-mercato in Italia ed in Europa−Il welfare state in Italia−La politica economica, la ricerca per l'innovazione e la

competitività

20 15

3 Economia eTecnica delcommerciointernazionale

−Globalizzazione e competitività internazionali−Liberalizzazione dei mercati e istituzioni internazionali−Cambi, bilancia dei pagamenti e rischio Paese−Trasporti ed assicurazioni−Adempimenti doganali

20 15

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4 Modelli di sviluppolocale

−I fattori dello sviluppo locale: il capitale sociale e lafiducia−I distretti, il decentramento, la delocalizzazione−Strumenti di analisi dei mercati internazionali−Le strategie di internazionalizzazione−Modelli di competitività sostenibile

20 15

5 Economia egestione delleimprese e deisettori industriali

−I settori industriali e l’economia aziendale−Il paradigma struttura-condotte-performance−Le determinanti della competitività aziendale−Le strategie per acquisire competitività

20 15

6 Contabilità ebilancio

−I sistemi di contabilità generali−Principali rilevazioni contabili−Principi di formazione dei bilanci aziendali−Il bilancio come strumento di comunicazione

20 15

7 Controllo digestione

−L’analisi dei costi e dei margini aziendali−L’analisi costi-volumi-risultati−Centri di costo, ricavo, profitto−Value based management (cenni)

20 15

8 Finanza Aziendale −Determinazione e gestione dei flussi finanziari−Valutazione finanziaria dei progetti aziendali−Le determinanti dell’indebitamento−La valutazione dei rischi finanziari (cenni)

20 15

9 Governance eSecurity

−La governance aziendale: modelli−Strumenti di gestione della governance−Il rapporto governance-performance−La security aziendale−Proprietà e controllo nelle grandi imprese e nelle PMI

20 15

10 Marketing eComunicazione

−Il brand dell’impresa−La gestione del sistema prodotto e del prezzo−Il consumatore e la comunicazione−La distribuzione come variabile competitiva−La responsabilità sociale d'impresa

20 15

11 Logistica eProduzione

−Il supply chain management−La logistica integrata−Il sistema di distribuzione

20 15

12 Economia deirapporti impresa-finanziatori

−Principi di funzionamento dei mercati finanziari−Il rapporto banca-impresa−Strumenti di finanziamento aziendale−Merito di credito e accordi c.d. Basilea II

20 15

13 FinanzaInternazionale

−Fondamentali dei mercati finanziari internazionali−Le tipologie di esposizione al rischio di cambio−Gli strumenti di copertura del rischio di cambi−Trade finance e finanziamento internazionale delleaziende

20 15

14 Strategia e PoliticaAziendale

−L’analisi strategica e le politiche conseguenti−Strategie di base e formula imprenditoriale−Le opzioni strategiche e la loro valutazione−Strategie e sviluppo in rete delle aziende

20 15

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15 Principi eistituzioni di dirittopubblico e privato

−Cenni di diritto pubblico−Cenni di diritto privato−Cenni di diritto commerciale

20 15

16 Principi di dirittotributario edoganale. Tuteladella proprietàintellettuale edell’origine deiprodotti

−Cenni di diritto tributario internazionale−Cenni di contrattualistica internazionale−Tutela del consumatore−Marchi, brevetti e invenzioni

20 15

6. 15 Interviste ad esperti ed operatori italiani

Intervista al Console d’Italia a Pechino il 18 Luglio 2005L’intervista concessa dal dr. Antonino Maggiore è molto interessante perché sottolinea ilcrescente numero dei visti concessi, mettendo in evidenza altresì il rispetto della legge al qualesi attengono certe procedure che possono apparire stringenti.Ugualmente interessante appare la descrizione della procedura per la concessione del visto. Glistudenti cinesi spesso lamentano infatti di essere costretti a tornare in Cina, dopo un corso diitaliano in Italia, per sostenere di fronte al Consolato un esame di lingua, necessario per laconcezione del visto.

Testo dell’intervistaL’Italia è il terzo paese di quelli dell’accordo Schengen per la concessione di visti alla Cina.I visti concessi nel 2004 a cittadini cinesi sono stati 70.000 circa (25.000 dal Consolato diPechino, 11.000 da quello di Canton, 34.000 da quello di Shanghai).I visti di studio nazionali sono tutti quelli superiori a 3 mesi. Nel 2004 sono stati 506, con unaumento del 14% rispetto all’anno precedente.Questa tipologia di visti comprende anche quelli non espressamente universitari, come ad es. lespecializzazioni per musica, canto, arte, ecc.Le richieste di visti per studio universitario si presentano ad agosto. Quelle approvate nel 2004sono state 70. Da qui deriva la statistica che rileva lo stesso numero di studenti in Italia.Un’analoga stima si può costruire per tutti gli studenti universitari cinesi, quantificabili intorno a400-500.Da gennaio ad agosto 2005 saranno rilasciati almeno 550 visti nazionali di studio (5 volte ilrisultato del 2004). Questo è il frutto della visita del Presidente Ciampi e del lavorodell’Ambasciata. L’aspirazione è di aver una progressione in 3 anni di 100-500-1.500 studenticinesi in Italia ogni anno.Un ruolo molto importante è svolto dal Ministero dell’Istruzione cinese e dall’Istituto di Cultura diPechino.Va considerato anche il lavoro di reclutamento degli studenti cinesi svolto da agenziespecializzate, collegate al Ministero dell’Istruzione.

Procedura.Per il reclutamento sono variabili. Le alternative sono collaborare direttamente con il Ministerocinese od affidarsi alle agenzie ad esso collegate (è quest’ultimo il caso, ad es. dell’Universitàdella Calabria).Il Consolato fa un esame solo amministrativo. Controlla la validità dei documenti e concede orifiuta il visto. La normativa attuale non costituisce un ostacolo. La verifica della conoscenza

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della lingua è richiesta dalla legge,. Si può delegarla a strumenti certificativi. Con un’aperturanormativa non è più necessario per gli studenti cinesi avere superato l’esame gao kao. Il vistoconcesso ha validità fino al Gennaio dell’anno successivo.Prima dell’inizio dell’anno accademico gli studenti cinesi devono iscriversi all’Università italianache hanno scelto. In base alle direttive del Miur, devono sostenere l’esame di ammissione,comprensivo di quello di conoscenza dell’italiano, nei primi giorni di settembre. Se l’esame vienesuperato, lo studente, assistito dall’Università si reca in questura per trasformare il proprio vistoin permesso di soggiorno. Se l’esame non viene superato, lo studente deve tornare in Cina.Le lamentele degli studenti cinesi (bisogna tornare in Cina per fare di nuovo l’esame di linguaper la concessione del visto) si riferiscono non alla normale procedura sopradescritta, ma aiCorsi di italiano od alla “Formazione linguistica breve” svolti in Italia. Dopo di questi, lo studenteè obbligato a tornare in Cina per la concessione del visto universitario la cui proceduracomprende l’esame di lingua.

Intervista alla signora Ebe Cecinelli, funzionario dell’Istituto Italiano di Cultura aShanghaiL’intervista si è svolta a Roma nell’estate del 2005. Rappresenta un punto di vistaestremamente qualificato per conoscere le procedure e le innovazioni legate al moltiplicarsidell’offerta didattica italiana. La signora Cecinelli conosce infatti molto bene il mondouniversitario cinese perché ha prestato servizio per 7 anni in Cina, sia a Pechino che aShanghai

Testo dell’intervistaC’è un’esplosione di offerta italiana per i laureati cinesi per corsi post graduate in Italia, conofferta di borse di studio parziali o totali.

Meccanismo: gli studenti cinesi che si vogliono iscrivere alle università italiane devono passareattraverso le rappresentanze diplomatiche. La richiesta e la documentazione devono pervenireentro maggio dell’anno di inizio del corso. I titoli devono essere tradotti in italiano ed esserericonosciuti equipollenti. I Consolati esaminano la documentazione solo dal punto di vistaformale (cioè solo i documenti) e la inoltrano all’Università prescelta che può accettare o meno(esistono quote da tutti i paesi per ogni facoltà). Esistono poi dei programmi specifici solo per icinesi, come ad es. il Marco Polo (che segue la stessa procedura).Dopo l’accettazione delle università si avvia la procedura del visto che comporta un esame diitaliano in Cina. Alcuni studenti già sanno l’italiano. Molti studenti piuttosto che seguire un corsodi italiano all’Università, frequentano un “Corso di Formazione linguistica” che precede ilcolloquio con il Consolato.Gli studenti cinesi alla fine del 4° anno della scuola media superiore sostengono l’esame gaokao, molto severo, articolato e selettivo. Non è il diploma, ma l’esame di ammissioneall’Università. Si svolge a giugno in tutta la nazione. Dopo l’esame si forma una graduatorianazionale sulla cui base si può accedere all’Università. Alle migliori (Beijing Daxue, Fudan diShanghai) si può accedere soltanto se si è tra i primi posti della graduatoria. Fino all’annoscorso la normativa italiana richiedeva il superamento del gao kao. Ora il Miur ha deciso disospenderne l’obbligatorietà per 3 anni. I prof. cinesi sono contrari.Inoltre non sarà più necessario conoscere l’italiano e ciò potrebbe significare la scomparsa di unfiltro contro l’immigrazione clandestina. Qualsiasi cittadino cinese può decidere di venire astudiare in Italia. E’ sempre necessaria la traduzione giurata dei documenti cinesi da parte di unnotaio cinese.L’Italia ha sospeso il vincolo del gao kao per recuperare velocemente terreno nei confronti dialtri paesi europei .

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L’italiano in Cina è ora insegnato in 8 Università: Lingue a Shanghai, Nanchino, Guangzhou, 4 aPechino, Xian (università del turismo). L’italiano viene insegnato anche ad Hong Kong. La primaofferta italiana è diretta verso le università dove si insegna italiano. L’offerta è esagerata rispettoalla potenziale domanda, costituita dal totale degli studenti. All’Università di Shanghai nel 2005si sono laureati in italiano 16 studenti, già assunti dall’Ice e da aziende italiane e cinesi. Glistipendi mensili sono di 4.000-5.000 Rmb al mese, superiori a quelli degli impiegati che parlanoinglese.Comunque la nostra offerta è indiscriminata e superficiale. Le università ed i territori di Treviso eBologna ed altre Università hanno offerto un Master, ma le potenzialità qualificate si sonoesaurite. Il problema è che in Cina si producono pochi laureati in italiano. Stiamo recuperandotroppo velocemente il tempo perduto. Bisogna ampliare l’insegnamento dell’italiano in Cina. Icinesi non possono imparare l’italiano in pochi mesi. Gli studenti cinesi non vengono a studiarein Italia per materie legate al business. Le Università italiane offrono master e corsi di laurea,reputati ideali per prestigio e per arricchimento.Per i cinesi che non parlano italiano, scegliere l’Italia è un ripiego. I concerti di musica lirica sonocantati in italiano senza conoscerlo; i master specializzati non sono appetibili.Dell’Italia, i cinesi si lamentano della disorganizzazione: non si è in un campus, non si è seguiti.Nel 2004, 200 cinesi sono venuti frettolosamente in Italia e la maggior parte non ha superatol’esame ma sono potuti rimanere per intercessione dell’Ambasciata cinese a Roma. La logisticae la sistemazione rappresentano un problema minore.

Intervista all’ing. Domenico La Forgia, Preside Facoltà Ingegneria Università di LecceA Lecce (dove è stata effettuata l’intervista il 29 giugno 2005) da due anni è in corso unainteressante iniziativa svolta congiuntamente dalla locale Università (Facoltà di Ingegneria) el’Elis. Lo scopo è di formare studenti e quadri cinesi ad un’istruzione universitaria che non siadisgiunta dai problemi sindacali e dal mondo del lavoro.ELIS - Educazione, Lavoro, Istruzione, Sport è un complesso di attività formative e di solidarietàsociale nato nel 1964 a Roma, nel quartiere Tiburtino - Casalbruciato. Ha sedi anche a Palermo,Milano e Ovindoli. Gestisce residenze di studenti e giovani lavoratori. Svolge attività didattichedi formazione professionale per giovani dopo la terza media, dopo la maturità e dopo la laurea,orientate a un immediato inserimento nel mondo del lavoro. Conduce corsi a distanza basati suvideolezioni.

Testo dell’intervistaL’università di Lecce con l’Elis ha vinto un gara internazionale per l’organizzazione di corsi perstudenti ed amministratori cinesi. Il programma prevede non solo corsi di formazioneaccademici, ma anche scambi di macchinari. Riguarda comunque principalmente docenti cinesiche si occupano di vari settori (tecnologia, innovazione, lavoro). Circa il 10% degli studenti ècomposto da quadri amministrativi e da amministratori pubblici. I docenti si occupano anche ditecnologia, innovazione, mondo del lavoro. Vengono incontrati anche rappresentanti deisindacati e delle Camere del Lavoro.I tirocini durano da 1 a 3 mesi, i corsi 9 mesi. Per i primi all’inizio viene rinforzato l’inglese, linguadelle lezioni. Per i secondi si studia anche l’italiano.Gli studenti cinesi sono ospitati presso case in affitto del complesso residenziale “I Giardini diAtena” (una Casa dello Studente di lusso), che per i mesi non estivi viene concesso aglistudenti. I cinesi vivono tutti lì, con altri 1.000 studenti italiani residenti.I cinesi hanno già costituito la loro comunità. Apprezzano l’Università. Mangiano italiano allamensa. La sera cucinano i loro pasti. Hanno stretto un rapporto anche sociale con i ristoranticinesi. Hanno solo medici italiani. Hanno un interprete cinese-italiano ed un assistente logistico.

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Non è necessaria l’integrazione per studiare. Alcuni si integrano, soprattutto i ceti bassi chevogliono essere coinvolti. La città, nelle sere animate, è piena di cinesi. Vengono dallo Shaanxi(Xi’An) su decisione del Governo italiano.I cinesi ricchi sono snob e supponenti. I rapporti con la popolazione locale sono comunqueottimi. Non viene rilevata criminalità cinese. Lecce, tradizionale “Porta d’Oriente” è comunquetollerante con tutti. I cinesi sono buoni turisti.Il loro inglese è scarso. In Cina continuano il loro lavoro. Si affezionano alla tecnologia italiana.Compreranno torni italiani per la fidelizzazione.Il Corso è al secondo anno. Sono stati formati 198 docenti ed amministratori cinesi. L’Elis tiene icontatti.In Cina vengono scelti con una selezione interna. Requisiti fondamentali sono essere giovani edavere una buona conoscenza dell’inglese (non sempre rispettato).L’esperienza viene considerata un fiore all’occhiello per il mondo accademico italiano.

Intervista al Prof. Riccardo Scartezzini, docente di Sociologia all’Università di Trento eDirettore del “ Centro Studi Martino Martini per lo sviluppo delle relazioni culturaliEuropa- Cina”L’Università di Trento è una delle più attive in Italia nell’ospitalità di studenti cinesi. Tale attivitàsi aggiunge a quelle del Centro Studi Martino Martini che organizza numerose iniziativa inambito culturale tese ad aumentare gli scambi tra i due paesi. L’intervista al Direttore delCentro, prof. Riccardo Scartezzini, ha avuto luogo a Trento, in una serie di incontri tra aprile esettembre 2005.

Testo dell’intervistaL'esperienza più significativa finora fatta riguarda un piccolo numero di studenti cinesi post-graduate che dal 2000 annualmente sono inseriti a Trento in programmi per la durata di un annoper il conseguimento di un titolo di master o di certificati di studio (certificato di studi europei) odi scuola di perfezionamento.Il programma inizialmente prevedeva 6 studenti cinesi all'anno, poi si è ridotto nell'ultimo anno aquattro. Deriva da un accordo tra il MAE, l'università' e la Provincia autonoma di Trento,denominato "Università a colori". Esso prevede oltre agli studenti cinesi (solo post graduate)anche altre speciali categorie di studenti (ai corsi di laurea normali e al dottorato di informatica),provenienti da paesi africani poveri, figli o nipoti di emigrati trentini in Sud America, universitariindiani con Phd in informatica. Una cosa importante è che sia l'ente per il diritto allo studio (quisi chiama Opera universitaria) che altre associazioni culturali, specializzate per paesi, sifacciano carico della loro integrazione Per es. il Centro Martini dei cinesi, una associazione ditrentini nel mondo dei figli di immigrati, una associazione. missionaria di paesi come Mozambicoo Senegal, ecc. Ciò che conta è la buona riuscita degli studi e dell'inserimento nel contestoitaliano.Per quanto riguarda i cinesi, viene fatto un bando che va nelle Università cinesi tramitel’ambasciata italiana di Pechino, che si occupa di raccogliere le candidature e del controllo dellaconoscenza della lingua italiana. Successivamente le candidature vengono vagliate a Trento eviene fatta qui una graduatoria. Infine l'ambasciata a Pechino comunica con i selezionati e liinvita a presentare i documenti per il visto. All'inizio la cosa era farraginosa, man mano si èalleggerita. Ci sono pregi (finora sono venuti buoni studenti) e difetti (lunghezza dei tempi, iniziotardivo, visti non immediati).Si e' formata a Trento una mini comunità cinese presso l’ università (ricercatori cinesi, prof.invitati, studenti post graduate ed i pochi studenti cinesi nei corsi di laurea) che si e' integrata unpoco con quella di altri paesi e locali.Sono in arrivo 7 nuovi studenti per il programma Marco Polo, selezionati da ambasciata -Crui-Università cinesi). Abbiamo, invece, fatto selezionare altri 25 studenti da una agenzia privata

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cinese, da inserire nei corsi di laurea (paganti). Entro il triennio avremo la disponibilità per 52studenti cinesi.Credo avremo delle sorprese: ovviamente sul grado di preparazione e sulla conoscenzalinguistica, ma anche dei rischi sull'adattamento e tendenza all'isolamento, all'estraniazione,ecc. Occorrerebbe che ci fosse qualcuno o qualche ente extrauniversitario per monitorarel'esperimento.

6.16 Il punto di vista delle controparti cinesi

Per completare il quadro delle interviste e dei contributi si è ritenuto opportuno intervistare odinterpellare le autorità o gli studiosi cinesi coinvolti nel processo di inviare in Italia studenti delloro paese.Durante una specifica visita a Pechino nel luglio 2003 sono state intervistate la prof.ssa LuoHong Bo, e la prof.ssa Zhang Mi.

La prof.ssa Luo, italianista, è vice direttore degli Affari Europei della Cass, la ChinaAcademy of Social Sciences. Quest’ultima è il think tank più prestigioso ed importante dellaCina. Fornisce studi e suggerimenti al Governo ed al Partito Comunista, generalmente benconsiderati. La prof.ssa Luo conosce bene l’ambiente culturale ed universitario per le relazionicon l’Italia.

La prof.ssa Zhang insegna da molti anni italiano all’Uibe, University of InternationalBusiness and Economics. E’ l’interprete italiano-cinese più utilizzata in Cina. Partecipaattivamente alla selezione degli studenti cinesi da inviare in Italia.La lettura delle interviste rivela un aspetto poco conosciuto in Italia, dove si è portati a credereche la maggioranza degli studenti cinesi agogni ad un soggiorno di studio all’estero permigliorare il proprio livello intellettuale od il proprio benessere nel futuro. In realtà la soluzioneall’estero sembra un ripiego per non avere superato il gao kao in Cina, oltre alla considerazioneche i diplomati cinesi sono di ottimo livello, prima ancora dunque di recarsi a studiare all’estero.

Testo dell’intervista LouGli studenti cinesi più bravi, dopo l’esame di ammissione alle Università cinesi, scelgono quellepiù prestigiose in patria. Questa è l’aspirazione maggiore.Scegliere un’università straniere è un ripiego, anche se di prestigio. Tra le destinazioni europee,quella principale è il Regno Unito. Gli Stati Uniti, soprattutto per le scienze naturali,rappresentano la prima scelta.La maggioranza degli studenti cinesi che studia all’estero non sono bravi, od almeno non sonotra i più bravi.E’ fondamentale che gli studenti cinesi vadano in Italia con una buona conoscenza della lingua.E’ poco raccomandabile inviare degli studenti di 18-19 anni, poco maturi e senza esperienza.Dopo 3 anni di Università in Cina bisogna seguire un corso di 1 anno di italiano (in Italia od inCina) e poi andare a studiare in Italia. Il Master ed i Corsi di Formazione sono molto più indicatidella laurea Triennale. A 22 anni uno studente cinese è molto più maturo e conosce l’inglese.La reputazione delle università italiane è alta (Bologna in particolare). Le università italiane sonoricercate per gli studi ingegneristici e scientifici e per le arti liberali (arte, restauro, design,cinema, turismo). Queste ultime non sono in contrasto con il mondo degli affari.Pochi cinesi rimangono all’estero. Quelli che usufruiscono di borse di studio generalmenteritornano. L’80% è sposato/a.La soluzione migliore per questi studenti è lavorare in Cina per un’azienda italiana.

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La concessione dei visti ancora non è spedita né generosa. Il controllo risulta estremamenterigido per la Legge Bossi Fini.Un altro problema è rappresentato dal fatto che i Cinesi, dopo il primo viaggio, sono costretti atornare in Cina per sostenere l’esame di italiano per la concessione del visto.In definitiva gli studenti cinesi vengono scoraggiati.

Testo dell’intervista ZhangIl problema più grande per gli studenti cinesi che desiderano andare a studiare in Italia è il visto.Di tutti quelli che superano il Gao Kao, non tutti riescono ad iscriversi alle Università cinesi,perché esiste il numero chiuso. Chi supera l’esame può accedere all’Università, ma se sceglieun’Università affollata rischia di non trovare posto. L’estero è dunque un’alternativa.I diplomati cinesi sono molto competitivi rispetto a quelli degli altri paesi. L’Italia potrebbeaccettarli, anche se non hanno passato il gao kao.Per l’accordo con Cassamarca Treviso, Zhang Mi invia 25 studenti in Italia, 16 dall’Uibe, 8 daNanchino e 6 da ShanghaiNel corso della ricerca è stato inoltre inviato il sottostante questionario, per una successivaintervista telefonica, al dr. Jiang Feng, dirigente del Ministry of Education per i rapporti conl’Italia ed al dr. Fu Tianhua, Secondo Segretario dell’Ambasciata cinese a Roma. Le lororisposte riprendono quanto affermato dalle Prof.sse Luo e Zhang e sono state riprese comeinformazioni nel corso delle lezioni.

Questionario inviato al dr. Jiang ed al dr. FuRicerca sulla mobilità degli studenti cinesi verso l’Italia

La ricerca affronta i seguenti temi:a) descrizione del sistema formativo ed universitario cinese;b) analisi dei flussi di studenti cinesi esistenti e potenzialic) sistemi di reciprocità e di riconoscimento dei titoli

Le domande che vorrei porre sono le seguenti:1) Qual e’ la funzione dei tirocini all’estero per gli studenti cinesi nel quadro della politicanazionale dell’istruzione?2) Quanti sono gli studenti universitari cinesi che studiano all’estero ed in quali paesi?3) Quali sono gli insegnamenti più ricercati all’estero ed in Italia?4) Quali sono i principali motivi che spingono gli studenti cinesi verso l’Italia?5) In quali città italiane studiano gli studenti cinesi?6) Quali sono i loro problemi più grandi?7) Esiste un riconoscimento dei titoli di studio acquisiti nell’altro paese (in Italia per la Cina ed inCina per l’Italia)?8) E’ necessario un esame di lingua italiana per gli studenti cinesi? Dopo averlo sostenutopresso l’Università’ sono tenuti a tornare in Cina per ottenere il visto?9) L’offerta delle Università italiane è in aumento. E’ sufficiente? E’ ritenuta qualificata?10) In quale percentuale gli studenti cinesi che hanno studiato all’estero tornano in Cina o sifermano nel paese straniero?

Grazie,Romeo Orlandi, Professore all’Università di Bologna, Vice Presidente di Osservatorio Asia 25Luglio 2005

Un’altra importante intervista ha avuto luogo il 20 luglio a Pechino con Mr. Chen Yue Xin,rappresentante della Chivast, www.chivast.com. Quest’ultima è una delle agenzie di fiducia

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dell’Ambasciata d’Italia a Pechino. Come già evidenziato, il reclutamento degli studenti cinesipuò essere svolto direttamente dal Ministry of Education o da agenzie ad esso collegate comela Chivast. Il ruolo delle agenzie acquista dunque un valore molto importante ed Universitàcome quelle della Calabria e di Trento già hanno usufruito dei loro servizi.

Testo dell’intervista al sig. ChenLa Chivast è un’agenzia di reclutamento di studenti che intendono recarsi in Italia per studiare.E’ autorizzata e collegata con il Ministry of education. Si occupa solo delle destinazioni italiane,ma è collegata con la CSCSE, Chinese Service Center for School of Education, che consenteloro di reclutare studenti attraverso un network in 23 paesi.Gli studenti che si rivolgono alla Chivast ottengono orientamento e consulenza. Se vengonogiudicati idonei in termini di qualità accademica, vengono indirizzati verso la scelta della materiadi studio e dell’Università. L’agenzia prepara tutta la documentazione necessaria e la trasmetteal Consolato italiano per una prima valutazione ed autorizzazione.La Chivast organizza anche corsi brevi di lingua italiana in Cina per gli studenti intenzionati arecarsi in Italia. Nel 2004 ha aiutato ad inviare in Italia 15 studenti, (6 dei quali all’Università diBologna, dove hanno studiato economia, biologia e turismo). Il loro obiettivo è di inviare in Italia50 studenti nel 2005, rispetto ai 500 per la Francia ed altrettanti per il Regno Unito.L’intervento finanziario è trattato con le famiglie dello studente che spesso apprezzano larelativa economicità delle Università italiane rispetto alle altre europee. Gli studenti cinesipagano le tasse universitarie nella stessa misura degli italiani. Il problema più grande per glistudenti è la conoscenza dell’italiano.

Le Università italiane consentono un ambiente internazionale ed hanno un’ottima reputazioneper architettura, musica, design. La scarsa conoscenza dell’Italia si associa a quella dellalingua. Uno studente cinese che si reca in Italia sa molto poco del paese e della sua lingua.Nonostante tutti gli studenti selezionati seguano un corso di due mesi di italiano, quandogiungono in Italia impiegano circa un anno a comprendere le lezioni. Il paese invece appareamichevole ed accogliente. Gli studenti cinesi in Italia, provenienti in maggioranza dallaprovincia del Fujian, sono molto determinati a raggiungere i loro obiettivi e studiano con rigore.Sembrano non aver incontrato problemi di rigetto o di razzismo. Generalmente gli studenticinesi tornano in Cina e cercano di lavorare con un’azienda italiana.

Si riporta infine un passo dell’articolo del giornalista cinese ed italianista Shi Kedongdedicato al Progetto Marco Polo. L’articolo è già stato citato ed è ripreso dal saggio dellaProf.ssa Sandra Lavagnino (citato anch’esso): “In base al Progetto, le università italianequest’anno si preparano ad accogliere 2000 studenti e specialisti cinesi di vario livello. A quantopare, gli studenti cinesi in Italia potranno aumentare velocemente. A paragone con quello di altripaesi europei, il mercato dello studio all’estero italiano ha davvero i propri vantaggi. Innanzitutto,l’Italia non considera l’istruzione come un’industria che produce reddito: le tasse universitariesono piuttosto basse (la retta annuale di un ateneo pubblico è di circa 20-30 mila RMB), eanche il costo della vita non è alto (servono dai 500 ai 1000 euro al mese). Gli studenti stranierimentre studiano possono anche lavorare. Negli istituti di istruzione superiore italiani, fra lemigliori specialità bisogna contare i corsi di design, come design di interni, design industriale,design per l’architettura e così via. Oltre a questi, le belle arti, la musica, le arti visive e altrespecialità sono molto buone.

Ad andare a studiare in Italia, tuttavia, bisogna essere pronti. Prima di tutto, quasi nessuno degliatenei italiani fornisce alloggi agli studenti: alcuni hanno delle «Case dello studente», ma ilnumero è ridotto e l’offerta non è adeguata alla domanda. Inoltre, quello relativo alla lingua è ungrosso problema. Le università usano l’italiano e non l’inglese per tenere lezione. Prima di

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andare a studiare in Italia, quindi, è meglio poter avere un po’ di preparazione dal punto di vistalinguistico, altrimenti dopo essere entrati in università è molto difficile tenere il passo con il corsodi studi.” Shi Kedong, “Yidali dao Zhongguo qiang liuxuesheng”, in Huanqiu shibao, 23 febbraio2005, p.19., in it. “L’Italia va a caccia di studenti”.

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7. Conclusioni e suggerimenti

Nei confronti della Cina, vale a dire delle opportunità offerte dall’emersione del gigante asiatico,l’Italia ha avuto un atteggiamento ambivalente e spesso contraddittorio. Alcuni aspetti sono staticolti con ritorni redditizi, come ad esempio la veloce industrializzazione del paese che hastimolato l’export italiano di macchinari. Altri invece sono stati trascurati, basti pensare airidottissimi investimenti produttivi che non hanno tratto vantaggio dalle immensi disponibilitàproduttive del Paese di Mezzo.

L’attrazione degli studenti cinesi in Italia ha registrato dei ritardi ingiustificabili per un Paese chenella percezione dei cinesi offre una combinazione unica: appartiene al gruppo delle nazioniindustrializzate, ha Università di prestigio, ha una grande civiltà ed una storia ricchissima, nonregistra frizioni politiche, non subisce animosi ricordi come altre potenze, associa al suo nomeeleganza, prestigio e qualità della vita.

L’Italia non ha saputo capitalizzare questi vantaggi e le responsabilità vanno cercate all’internodel suo approccio verso la Cina. Quest’ultima rappresenta sicuramente un paese lontano edifficile, ma i successi registrati dagli altri paesi, rendono del tutto insufficiente questaspiegazione. Né è valida quella che giustifica il nostro ritardo con il dominio della lingua ingleseche attirerebbe gli studenti cinesi. Il successo delle Università francesi, tedesche ed olandesidimostra il contrario, confermando che non è la lingua del paese ma quella di insegnamento adeterminare l’attrattività accademica di un’Università.

In realtà i bassissimi numeri di studenti cinesi in Italia si spiegano con la poca conoscenzadell’offerta didattica e con la politica impostata nei confronti di questo speciale tipo diimmigrazione. E’ una spiegazione desunta dal marketing: se si vogliono attrarre clienti, ènecessario metterli a loro agio nelle scelte.

Dalla visita del presidente Ciampi in Cina, nel Dicembre 2004, molti passi avanti sono staticompiuti ed un’offerta articolata e strutturata è ora disponibile. I primi risultati sono già visibili,anche se non è chiaro se siano attribuibili interamente ad un approccio migliore o risentano delpiù generale clima di apertura della Cina verso l’istruzione all’estero.

Un errore che si intravede è quello di pensare che gli studenti Cinesi siano entusiasti di recarsiall’estero. In un paese fortemente nazionalista ed orgoglioso della propria cultura, l’aspirazioneprincipale è rimanere a studiare nelle migliori Università del proprio territorio. Ciò garantisceindiscutibilmente un elevato status sociale ed una possibilità di carriera e di benessereeconomico.

Le Università straniere sono ritenute valide per una specializzazione o per imparare un’altralingua. Molto spesso sono un escamotage per gli studenti che non hanno superato in patrial’esame gao kao per l’ammissione all’Università. Questo aspetto è stato sottolineato da tutte leautorità cinesi interpellate ed appartiene a pieno titolo all’orgogliosa tradizione sino-centrica delpaese.

E’ verosimile comunque che il numero di studenti aumenti e per attrarli bisogna soprattuttogarantire una regolarità di flussi e di operazioni. Chi si trasferisce dalla Cina (business person,studenti, turisti) è sovente intimorito dall’incertezza e dalla confusione. All’estero, preferisce lapresenza di regole certe che possano essere rispettate, piuttosto che una situazione di

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incertezza dove la “Grande Madre Cina” non è alle loro spalle. Se all’interno prevale ancora “therule of the man”, all’estero è ricercata “ the rule of the law”.

Il costo delle Università italiane non rappresenta un problema. Gli studenti ambiscono a vivere,anche in Italia, “nella maniera più cinese possibile”, ovviamente nel rispetto della legge. Sonodunque importanti la sicurezza ambientale e quella personale e la possibilità di vivere all’esterosenza dimenticare le abitudini (spesso irrinunciabili) della Patria. Vanno garantiti gli alloggi, gliapprovvigionamenti alimentari, una maggiore diffusione di interpreti cinesi e soprattutto laconcessione del visto con minori restrizioni.

Tutto ciò serve ad evitare il disorientamento e la confusione che possono condurre alla rinuncia.

Pur nella controversia concettuale che la definizione può generare, la cultura sta diventandouna merce. Così almeno appare agli occhi di una classe di Cinesi che desidera un futuromigliore per i propri figli ed è pronta a sacrifici economici per raggiungere l’obiettivo. Tuttavia perintercettare e catturare questa volontà di miglioramento sono necessarie le armi tradizionalidella competizione con la concorrenza. Rispetto ad essa bisogna organizzarsi per essere piùbravi, perché non è sufficiente dichiarare la disponibilità delle Università italiane per attrarrestudenti cinesi.