4° Itinerario Fontana dell’Amenano Pescheria Piazza Currò ... · Via Riccardo da Lentini Piazza...

8
4° Itinerario Piazza Duomo Fontana dell’Amenano Pescheria Piazza Currò Via Bozomo Piazza Mazzini Via V. Emanuele II Via S.Chiara Piazza Maravigna Via Riccardo da Lentini Piazza Federico II di Svevia Via Plebiscito Villa Pacini Mura e Porta di Carlo V Porta Uzeda Piazza Duomo. Piazza Duomo, splendido esempio di barocco catanese, venne ricostruita totalmente dopo il terremoto del 1693. Fulcro della piazza è la Fontana dell’Elefante che nel 1239 divenne simbolo della città. Fu progettata nel 1736 dal Vaccarini che utilizzò parti di monumenti di epoche diverse: l’elefante lavico potrebbe risalire alle epoche pagane, mentre l’obelisco egizio che lo sormonta, con i suoi geroglifici del culto della dea Iside, si presume fosse una delle due mete (Parte del circo romano, corrispondente alle due estremità della spina centrale dell’arena, e costituita da un elemento architettonico per lo più in forma di obelisco; intorno alle due mete i carri in competizione nelle corse dovevano girare dopo aver percorso l’arena lungo un lato della spina per percorrerla in senso inverso sull’altro lato) del circo romana. L’insieme posto su un basamento e sovrastato da simboli del culto agatino, assume una forte valenza simbolica.

Transcript of 4° Itinerario Fontana dell’Amenano Pescheria Piazza Currò ... · Via Riccardo da Lentini Piazza...

4° Itinerario

Piazza Duomo ���� Fontana dell’Amenano ����Pescheria ���� Piazza Currò ����Via Bozomo

���� Piazza Mazzini ���� Via V. Emanuele II ���� Via S.Chiara ���� Piazza Maravigna ����

Via Riccardo da Lentini ���� Piazza Federico II di Svevia ���� Via Plebiscito ���� Villa

Pacini ���� Mura e Porta di Carlo V ���� Porta Uzeda ���� Piazza Duomo.

Piazza Duomo, splendido esempio di barocco catanese, venne ricostruita totalmente

dopo il terremoto del 1693. Fulcro della piazza è la Fontana dell’Elefante che nel

1239 divenne simbolo della città. Fu progettata nel 1736 dal Vaccarini che utilizzò

parti di monumenti di epoche diverse: l’elefante lavico potrebbe risalire alle epoche

pagane, mentre l’obelisco egizio che lo sormonta, con i suoi geroglifici del culto della

dea Iside, si presume fosse una delle due mete (Parte del circo romano, corrispondente alle due estremità della spina centrale dell’arena, e costituita da un elemento architettonico per lo più in

forma di obelisco; intorno alle due mete i carri in competizione nelle corse dovevano girare dopo aver

percorso l’arena lungo un lato della spina per percorrerla in senso inverso sull’altro lato) del circo

romana. L’insieme posto su un basamento e sovrastato da simboli del culto agatino,

assume una forte valenza simbolica.

Fontana dell’Amenano (Piazza Duomo) posta tra Palazzo Chierici e Palazzo Pardo deve

il suo nome al fiume sotterraneo che scorre sotto la città. Essa venne infatti creata

dallo scultore napoletano Tito Angelini nel 1867, a seguito delle regolarizzazione del

corso di detto fiume.

Il monumento consta di una grande vasca in marmo bianco a forma di conchiglia, dalla

quale si erge una statua che rappresenta la personificazione del fiume, il vero e

proprio dio del fiume venerato in epoca pagana a Catania, nelle sembianze di un giovane

di foggia classica, che sorregge una cornucopia dalla quale fuoriesce l'acqua. Ai lati

della divinità, due tritoni.

La conchiglia poggia su un basamento, la cui parte anteriore presenta lo stemma

sempre in marmo, della città, mentre sul lato opposto, nella stessa posizione, troviamo

uno scudo che contiene le parole Acqua, L'Amenano, 1867 (anno in cui la fontana fu

inaugurata).

Da ogni lato del basamento, l'acqua fuoriesce con un effetto di tracimazione molto

singolare, a cascata quasi, e va a riversarsi nel sotterraneo fiume Amenano (circa due

metri sotto la piazza), che solo in quel punto di tutto il suo corso risulta visibile,

operando un ricongiungimento simbolico ed effettivo con la sua origine.

Pescheria

Terme romane dell’Indirizzo (Piazza Currò), un edificio termale deve il suo nome

al fatto che si trova parzialmente incorporato nell’ex Convento di S. Maria

dell’Indirizzo, oggi utilizzato come edificio scolastico. A sua volta il

convento carmelitano prende il nome dalla chiesa che sorse, secondo la

tradizione, nel luogo dove era avvenuto un miracolo. Nel 1610 si recava, per

la prima volta a Catania, il viceré di Sicilia Don Pietro Girone, duca di

Ossuna, a bordo di una nave spagnola. Una terribile tempesta lo colse

mentre si avvicinava alle coste catanesi e, preso dalla disperazione, invocò il

nome di Maria; all’improvviso vide un raggio di luce che gli diede "l’indirizzo"

da seguire per potere approdare sano e salvo dentro il porto di Catania;

quando scese a terra poté verificare che la luce proveniva da un’icona della

Madonna del Carmine. Al posto dell’icona, nel 1635, sorse una chiesa che,

distrutta dal terremoto del 1693, fu riedificata insieme al convento dei

padri carmelitani. Il grande edificio termale che si trovava nelle vicinanze

del convento, venne inglobato nella costruzione e (forse anche per questo)

si è conservato in ottime condizioni fino ai nostri giorni.

Piazza Mazzini il cui colonnato, costruito su modello delle piazze spagnole tipo Plaza

Mayor, fu realizzato con colonne provenienti da una basilica romana. Arricchiscono la

piazza quattro palazzi nobiliari settecenteschi: Palazzo Asmundo del Barone Gisira,

Palazzo Peratoner, Palazzo Gagliani, Palazzo Scammacca del Barone della Bruca.

Monastero di Santa Chiara ( sec. XVIII - Via V. Emanuele), magistrale esempio di

barocco catanese, a pianta ellittica e cupola avvolta in un loggiato di marmo. La chiesa

e il monastero di S. Chiara occupano un intero isolato; il lato più corto è interamente

impegnato dalla chiesa che prospetta sulla importante via Garibaldi (un tempo via S.

Filippo) dalla quale passava la processione di S. Agata. Il monastero, oggi sede di

uffici comunali, è stato costruito nell’area dell’isolato retrostante al coro della chiesa.

Il disegno della facciata della chiesa è di S. Palazzotto(metà del Settecento).

All’interno, preceduto da una breve gradinata, si può vedere un pannello in legno con

raffigurazioni di scene della Bibbia. Sopra l’ingresso è una splendida cantoria dorata

con l’immagine di S. Chiara. Gli altari sono cinque: quello dell’Immacolata, quello di S.

Lorenzo, l’altare maggiore, riccamente decorato sul quale poggiano le statue di S.

Chiara e S. Francesco, l’altare di S. Chiara e quello del SS. Crocefisso con un prezioso

reliquiario. Al centro della volta è un grande affresco che rappresenta “Il Trionfo

delle Clarisse”. E un’opera del 1766 dell’artista Olivio Sozzi. Tra le cose più preziose

della chiesa il bellissimo pavimento composto da marmi policromi.

Chiesa di S. Giuseppe al Transito (Piazza Maravigna)

Castello Ursino, fortezza medievale costruita per volontà di Federico II di Svevia tra

il 1239 e il 1250. dall’arch. militare Riccardo da Lentini. Iil poderoso edificio ha una

base quadrata di 63 metri di lato, aveva in origine due elevazioni e si sviluppa attorno

ad un cortile interno anch’esso quadrato.Faceva parte di un’imponente cinta di

avvistamento e di fortificazioni. In origine il castello sorgeva su un promontorio a

picco sul mare e un ampio fossato lo circondava, ma la lava dell’eruzione del 1639 lo

allontanò dalla costa di alcune centinaia di metri. Oggi il maniero, giunto a noi intatto

nella sua possente struttura , dopo essere stato adibito a prigione negli anni

precedenti l’unità d’Italia, è sede del Museo Civico che custodisce ed espone reperti

archeologici e opere d’arte di varie epoche.

Chiesa di S. Sebastiano (Piazza Federico II di Svevia)

Mura e Porta di Carlo V (sec. XVI) Unici resti delle mura cittadine, volute

dall’imperatore Carlo V, che contenevano all’origine 11 bastioni e 7 porte. Addossata

alle muta vi è una fontanella con il busto di Sant’Agata, chiamata Fonte Lanaria, che

ricorda il punto da cui, nel 1040, partì la nave bizantina con le reliquie della santa,

sottratte come bottino di guerra dal generale Maniace. L'incarico della costruzione

venne dato all'architetto Antonio Ferramolino all'inizio del XVI secolo ma la

costruzione andò avanti con molta lentezza vista la complessità dell'opera. Esse

racchiudevano completamente la città del tempo e la difendevano dai pericoli esterni.

Prima l'eruzione dell'Etna del 1669 e poi il terremoto del 1693 le rovinarono

gravemente, ma la loro scomparsa definitiva si deve al piano di rinnovo urbano del

XVIII secolo. Agli inizi del XVIII secolo il Duca di Camastra, che ebbe l'incarico della

ricostruzione di Catania, fece allargare un'apertura del 1672, ovvero quella vicina alla

piazza del Duomo, facendo realizzare la Porta scenografica che venne intitolata al

viceré duca di Uzeda. Sopra questo tratto di mura, contro il parere del duca di

Camastra, vennero edificati il seminario arcivescovile ed il Palazzo dei Chierici che si

affaccia sulla piazza Duomo di fronte al Palazzo degli Elefanti sede del Municipio. Del

sistema fortilizio rimangono ancora cospicue tracce

Porta Uzeda , prospetta su Piazza Duomo e, come gli altri palazzi che la circondano, è

in stile barocco. Eretta nel Cinquecento, fu aperta nel 1696, come ingresso ufficiale

alla città. Costruita per abbellimento, Porta Uzeda non ha mai fatto parte del sistema

difensivo di Catania. Fu così intitolata, come già sopra citato, in onore del viceré

spagnolo Giovanni Francesco Paceco, duca di Uzeda (o de Uceda), Sotto il portico,

un’epigrafe recita: "Signore, la tua immagine colpita in fronte da schegge durante i

bombardamenti del 1941 sia sempre monito di pace”.

Villa Pacini . Sotto gli Archi della Marina, sul cui viadotto passa il binario della

ferrovia , vicino al porto e subito fuori dalla antica Porta Uzeda, è sito il Giardino

Pacini, detto villa "Varagghi" ( sbadigli in dialetto catanese) in quanto frequentato in passato soprattutto da anziani che vi si recavano per rilassarsi e "sbadigliare. La sua

nascita risale ai primi tempi dell'Unità d’ Italia. Nel 1879 la villetta ebbe un nome:

quello del musicista e compositore catanese Giovanni Pacini, scomparso poco più di un

decennio prima, il cui busto in marmo bianco venne posto su di un piedistallo

all'ingresso.