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32 33 EMILIA-ROMAGNA Comacchio Bologna E ra dura la vita del grisolino. Tutto il giorno con le gambe a mollo nell’acqua delle valli per sistemare il lavoriero, la trappola per i pesci, una specie di tonnara a forma di punta di frec- cia rivolta verso l’Adriatico. Era fatto di legno di castagno e canna palustre ed era difficilissimo assemblarlo nel fango delle valli. La sapienza del grisolino valeva una fortuna ai tempi pionieristici della pesca all’anguilla. E infatti il suo salario in quegli anni di miseria nera era il più alto di tutti. Ma il grisolino era anche il primo ad essere licenziato se qualcosa anda- va storto. Una falla nel lavoriero infatti poteva significare un tacito accordo tra lui e il fiocinino, il pescatore di fro- do, personaggio sfuggente che di notte si muoveva con circospezione a bordo dei vulice- pi, barchini di le- gno leggerissimo, perfetti per essere trasportati sul groppone in tutta fretta da un argine all’altro. Non per nulla questa sorta di lunga canoa si chia- mava anche saltafossi. Ma torniamo ai nostri due compari. E proviamo a immaginare. Più o meno poteva andare così, in una fumosa trattoria di Comacchio, in una di quelle sere senza luna che lasciano nella totale oscurità il vecchio ponte Pal- lotta. Mettiamoci anche il mare che in lontananza brontola per una burrasca in arrivo. Tempo da lu- pi. Freddo e gelo nelle ossa. Il momento migliore per mettersi a pescare anguille. Che col cambia- mento del tempo, escono dal fango eccitatissime e nuotano controcorrente verso il mare. «Tu lasci un buco nel lavoriero», diceva il fiocinino davanti ad un quarto di vino, «e io ti do la metà del gua- dagno sulle anguille che prendo». Accordi simili se ne intrecciavano a camionate in questa piatta distesa di orizzonti liquidi, paradiso ornitologico percorso dalle ali di 320 specie di uccelli. Ma sul più bello arrivava il terzo incomodo, la guardia valliva. E allora il racconto di questa terra, fatta di personaggi bonari e attaccabrighe, dalla te- sta dura e il cuore di miele, poteva avere il suo epilogo. Catturato dalle guardie infatti, il fiocinino finiva in carcere. Ma quanto ci restava? A volte un giorno. A volte cinque. A volte, un po’ sì e un po’ no. Si può infatti dire che nelle valli di Comac- chio si siano sperimentati i primi storici tentativi di arresti domiciliari. Cioè, il fiocinino restava in carcere di giorno mentre di notte con la complicità della guardia, che gli lasciava le chia- vi, usciva in valle a caccia di anguille. E il mattino dopo tornava in carcere. Naturalmente con qualche anguilla sotto il mantello, il “regalino” per la guardia. In ogni ca- so, visto che c’era un via vai continuo di pescatori di frodo ammanettati, la detenzione nelle carceri di Comacchio, non doveva essere tanto terribile. Pare che Policronio Norbi, no- vantatreenne comacchiese morto durante le bo- nifiche degli anni ’60, fiocinino per vocazione e trasporto d’anima, sia finito dietro le sbarre 83 volte! Un record mondiale. Difficile da battere vi- sto che i fiocinini si sono quasi estinti. L’unico modo di vederli è assistere alla rappresentazione della secolare “guerra” tra guardie e pescatori di frodo, messa in scena durante la sagra dell’an- guilla dalla compagnia teatrale dialettale Al Batal: l’inseguimento, la cattura, il pianto delle mogli in via Cavour e poi, nel pomeriggio, il giudizio del tribunale nel piazzale di Trepponti. Vite di frodo Piaga antica quella della pesca di frodo in valle che arriva da lontano ed ha un’umanissima, sto- rica giustificazione. Da sempre liberi di cacciare e EMILIA ROMAGNA COMACCHIO di Paolo Simoncelli Comacchio, città di ponti e canali, celebra le memorie dell’epopea della pesca all’anguilla, con i suoi personaggi a metà fra commedia e tragedia. A far da quinta, preziose testimonianze architettoniche e una natura che si tinge di rosa. GUARDIE E LADRI Rappresentazione teatrale sulla pesca di frodo. Nella pagina a fianco: i resti di un casone da pesca. I giorni dell' ANGUILLA

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EMILIA-ROMAGNA

ComacchioBologna

E ra dura la vita del grisolino. Tutto il giorno con le gambe a mollo nell’acqua delle valli

per sistemare il lavoriero, la trappola per i pesci, una specie di tonnara a forma di punta di frec-cia rivolta verso l’Adriatico. Era fatto di legno di castagno e canna palustre ed era difficilissimo assemblarlo nel fango delle valli. La sapienza del grisolino valeva una fortuna ai tempi pionieristici della pesca all’anguilla. E infatti il suo salario in quegli anni di miseria nera era il più alto di tutti. Ma il grisolino era anche il primo ad essere licenziato se qualcosa anda-va storto. Una falla nel lavoriero infatti poteva significare un tacito accordo tra lui e il fiocinino, il pescatore di fro-do, personaggio sfuggente che di notte si muoveva con circospezione a bordo dei vulice-pi, barchini di le-gno leggerissimo, perfetti per essere trasportati sul groppone in tutta fretta da un argine all’altro. Non per nulla questa sorta di lunga canoa si chia-mava anche saltafossi. Ma torniamo ai nostri due compari. E proviamo a immaginare. Più o meno poteva andare così, in una fumosa trattoria di Comacchio, in una di quelle sere senza luna che lasciano nella totale oscurità il vecchio ponte Pal-lotta. Mettiamoci anche il mare che in lontananza brontola per una burrasca in arrivo. Tempo da lu-pi. Freddo e gelo nelle ossa. Il momento migliore per mettersi a pescare anguille. Che col cambia-mento del tempo, escono dal fango eccitatissime e nuotano controcorrente verso il mare. «Tu lasci un buco nel lavoriero», diceva il fiocinino davanti ad un quarto di vino, «e io ti do la metà del gua-dagno sulle anguille che prendo». Accordi simili se ne intrecciavano a camionate in questa piatta distesa di orizzonti liquidi, paradiso ornitologico percorso dalle ali di 320 specie di uccelli. Ma sul

più bello arrivava il terzo incomodo, la guardia valliva. E allora il racconto di questa terra, fatta di personaggi bonari e attaccabrighe, dalla te-sta dura e il cuore di miele, poteva avere il suo epilogo. Catturato dalle guardie infatti, il fiocinino finiva in carcere. Ma quanto ci restava? A volte un giorno. A volte cinque. A volte, un po’ sì e un po’ no. Si può infatti dire che nelle valli di Comac-chio si siano sperimentati i primi storici tentativi di arresti domiciliari. Cioè, il fiocinino restava in

carcere di giorno mentre di notte con la complicità della guardia, che gli lasciava le chia-vi, usciva in valle a caccia di anguille. E il mattino dopo tornava in carcere. Naturalmente con qualche anguilla sotto il mantello, il “regalino” per la guardia. In ogni ca-so, visto che c’era un via vai continuo

di pescatori di frodo ammanettati, la detenzione nelle carceri di Comacchio, non doveva essere tanto terribile. Pare che Policronio Norbi, no-vantatreenne comacchiese morto durante le bo-nifiche degli anni ’60, fiocinino per vocazione e trasporto d’anima, sia finito dietro le sbarre 83 volte! Un record mondiale. Difficile da battere vi-sto che i fiocinini si sono quasi estinti. L’unico modo di vederli è assistere alla rappresentazione della secolare “guerra” tra guardie e pescatori di frodo, messa in scena durante la sagra dell’an-guilla dalla compagnia teatrale dialettale Al Batal: l’inseguimento, la cattura, il pianto delle mogli in via Cavour e poi, nel pomeriggio, il giudizio del tribunale nel piazzale di Trepponti.

Vite di frodoPiaga antica quella della pesca di frodo in valle che arriva da lontano ed ha un’umanissima, sto-rica giustificazione. Da sempre liberi di cacciare e

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Comacchio, città di ponti e canali, celebra le memorie dell’epopea della pesca all’anguilla, con i suoi personaggi a metà fra commedia e tragedia. A far da quinta, preziose testimonianze architettoniche e una natura che si tinge di rosa.

GUARDIE E LADRI Rappresentazione teatrale sulla pesca di frodo. Nella pagina a fianco: i resti di un casone da pesca.

I giorni dell'anguilla

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meno 10. La forte salinità dell’acqua infatti ne im-pedisce il congelamento e così i grandi becchi tro-vano sempre qualcosa da mangiare. Una garzetta invece, abbandona quel-lo che pareva il suo luo-go prediletto, i ruderi del casa che è stata il set del film L’Agnese va a morire. Quanti film sono stati girati a Comacchio e nelle sue valli! Persino Sofia Loren in Donna del fiume trafficava con le acciu-ghe in testa alla Manifattura dei Marinati, dove un tempo avveniva l’intero ciclo di lavorazione del pesce. È qui che durante la sagra, dopo essere state decapitate con un colpo secco e infilza-te in lunghi spiedi, migliaia di anguille vengono cotte come un tempo, davanti a grandi fuochi di legna, tra fiamme e scintille. Adesso cammino sull’argine della valle Fattibello. Ricordo anco-ra lo spettacolo di stamattina, era prestissimo, quando grosse nuvole si specchiavano nell’ac-qua immobile della laguna color smeraldo. C’era-no due barche di vongolari, mentre il lontananza appariva l’immagine tremolante di Comacchio

sospesa sull’acqua come un miraggio, con la gigan-tesca cattedrale tra cielo e mare. Una volta, fino al 1821, la città era circon-data dall’acqua su tutti i lati. C’erano 13 isolotti che si raggiungevano solo con la barca. E ogni isola sembrava un altro mondo.

Stili di vita e abitudini diverse. Persino il dialetto a due o tre onde di distanza era diverso. Tanto che, per dire zoccoli, nel rione San Pietro si di-ceva cuesp mentre bastava attraversare il ponte degli Sbirri e sentivi un’altra parte di comacchiesi chiamarli cosp. Oggi invece, dopo la bonifica, la superficie acquea si è ridotta da 73 mila ettari a 13 mila e l’unica veduta liquida rimasta è quella che si può godere qui, da Fattibello. Dato che c’ero, ho guardato a lungo nell’acqua in cerca del ragno d’oro che i vecchi fiocinini dicono pro-tegga da sempre Comacchio e le sue valli av-volgendoli in una grande invisibile tela. Nulla. Mi consolerò leggendo il romanzo fresco di stampa, in stile noir, che Luciano Boccaccini ha dedicato all’argomento: Le maledizioni del Ragno d’Oro.

pescare infatti, improvvisamente, nel 1325, i co-macchiesi videro il monopolio dello sfruttamen-to nelle valli passare agli Estensi. E così rimase fino al 1598, quando il controllo passò alla Santa Sede. Ai comacchiesi non rimasero che due stra-de: morire di fame o diventare pescatori di frodo. Partito dalla stazione Foce per un giro in valle, il barcone elettrico procede lento nell’acqua con un gruppo di turisti. Direzione i vecchi casoni, parallelepipedi squadrati, dai lunghi camini, veri e propri esempi d’archeologia industriale che per secoli hanno rappresentato il sistema socio-economico delle valli ed erano il cuore dell’attività ittica comacchiese. Era qui che si consumava la dura vita dei vallanti. In mezzo all’acqua, lontani dalle famiglie per 3-4 settimane. Poi a casa per qualche giorno. E dopo di nuovo qui. Eccoli i ca-soni. Sfilano uno dopo l’altro: Coccalino, Pego-raro e poi più lontano Serilla, uno dei più grandi, dove è stato ricostruito un perfetto esempio di lavoriero di canna. Oggi, quelli moderni, sono fatti di metallo. Ma l’effetto non cambia. Ci rimango-no ancora bloccati pesci d’ogni tipo. Branzini, cefali e orate, si arrestano nella prima gabbia della morte; le anguille invece, dalla pelle liscia, spinte a mi-grare nel Mar dei Sargassi per obbedire all’ancestrale istinto della riproduzione, continuano la loro corsa

verso l’Adriatico, all’interno della punta di frec-cia della trappola che si restringe sempre più. E alla fine, arrivate in cima, non hanno più scampo. Sono spacciate. Nei casoni, oltre alle camere da letto dei vallanti, vedrete, soprattutto alla Serilla, la cucina col camino, la camera del fattore (il re-sponsabile tecnico degli impianti) e quella dello scrivano che annotava il pescato ed aveva man-sioni amministrative. Anche se in buona parte svuotate, alcune stanze conservano ancora gli oggetti di quei tempi: portachiavi galleggianti, una lampada a carbone, persino un telefono installa-to alla fine del XIX secolo. Nella vecchia rimessa di fronte invece, oramai senza lavoro, c’è ancora una marotta di legno, la tipica barca chiusa per il trasporto di anguille vive che fino ai primi del ‘900 veniva trainata dai grandi rimorchiatori verso porti lontani, Napoli soprattutto.

Comacchio in rosaAll’improvviso un ultraleggero scuote il silenzio. Un cormorano fugge via. Un raro gabbiano roseo

lo imita. I primi a fuggire però sono fenicotteri. Ce ne sono 15mila qui, sparsi nelle valli di Comacchio, oramai stanziali perché il nutrimento è garantito tut-to l’anno. Non se ne sono andati nemmeno l’inverno di alcuni anni fa, quando il termometro segnava

SPIEDO D'ACQUA DOLCE Cottura delle anguille alla Manifattura dei Marinati. In alto: mimi alla sagra dell'anguilla. Nella pagina a fianco, in alto: pubblico alla sagra dell'anguilla; in basso: brodetto d'anguilla.

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ANFORE PERDUTE Il Museo del carico della nave romana. In basso, in senso orario: il ponte degli Sbirri con l'antico ospedale di San Camillo sullo sfondo; polpi frechi alla Pescheria Trepponti; la preziosa ancona lignea alla chiesa del Carmine. Nella pagina a fianco, in alto: panorama sulle saline con la Torre Rossa sulla destra; in basso: Casone Serilla e il vecchio lavoriero in canna palustre per la pesca delle anguille.

I bacini vallivi salmastri del Parco del Delta del Po dell´Emilia Romagna costituiscono un patrimonio naturali-stico e storico insieme, e uno dei più interessanti ecosistemi europei. Fra le 320 specie di uccelli censite, quelle più facili da avvistare sono fenicotteri, avocette, spatole, volpoche, cavalieri d´Italia. Per escursioni in barca nelle valli e nelle saline di Comacchio, tel. 340.2534267, www.vallidicomacchio.info, partenza da Stazione Foce, a due passi dal punto informativo e ristoro Bettolino (tel. 347.8903901). Per arrivare: da Comacchio, direzione Ostella-to, girate subito a sinistra sul ponte metallico posto tra via Trepponti e via Spina, proseguite dopo il ponte per 400 m circa e al bivio girate a sinistra seguendo strada Foce per 3 km circa fino al parcheggio. Partenze garantite tutti i giorni da marzo a ottobre ore 11 e 15 (anche alle 9 e alle 17 per gruppi sopra 10 persone). Adulti 10 #. Il tour nelle valli fino ai casoni Pegoraro e Serrilla dura un paio d’ore. Si possono effettuare anche giri a piedi o in mountain bike lungo gli argini delle valli. Per esempio di fronte alla stazione Foce parte un sentiero che s’addentra nella valle Fattibello. Un altro, lì vicino, segnalato come “Foce-Donnabona-Fosse”, s’addentra tra due ali d’acqua per 6-7 km lungo verso l’argine Agosta; dopo 2,5 km circa si incontra il caratteristico casone di Donnabona, collegato da un ponticello alla terraferma. Alle saline (tel. 0533.81742 e 314003) si accede invece in auto dalla SS Romea poco prima di Comacchio (segnalate). Si segue per un km circa lo sterrato fino al parcheggio, con splendide vedute delle saline affollate delle tremolanti sagome dei fenicotteri. Arrivati al parcheggio, si attraversa il ponte seguendo poi il sentiero che inizia con l’apparizione della Torre Rossa (antica dogana) che si specchia nell’acqua.

Le valli e le saline di Comacchio

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Bettolinodi Foce

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1 Ponte dei Trepponti

Pescheria

Ponte degli Sbirri

Museo della Nave Romana

Palazzo Bellini

Ponte San Pietro

Ponte dei Sisti

San Pietro e Paolo

Ospedale San Camillo

Palazzo Vescovile

Palazzo delle Saline

Torre dell’Orologio

Loggia dei Mercanti

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San Cassiano

Palazzo Tura

Manifattura dei Marinati

Santa Maria in Aula Regia

Ponte del Teatro

Chiesa del Carmine

Ponte Pizzetti

Ponte del Carmine

Chiesa del Rosario

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Sant’Agostino

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Casa Edgardo Fogli

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Comacchio

Bettolino di Foce

CasoneCoccalino

CasonePegoraro

CasoneSerilla

CasoneDonnabona

Porto Garibaldi

Lido degli Estensi

Lido di Spina

Itinerari delle Valli

Itinerario in barca

Itinerario a piedi ValleFattibello

V a l l i d i C o m a c c h i o

Saline

Va l l e Fat t ibe l l o

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Punto di partenza: ponte di TreppontiPunto di arrivo: Monastero Sant’Agostino

Il ponte dei Trepponti o Pallotta, realizzato in cotto e pietra d’Istria nel 1634 dall’architetto ra-vennate Luca Danese su commissione del cardi-nale G.B. Pallotta, è il manufatto più celebre della città, un capolavoro architettonico formato da due possenti torri fortificate, da 5 scalinate (due

da un lato e tre dall’altra) e da cinque archi a tutto sesto che si specchiano nelle acque immobili del canale. Sulla parete di una delle torri, una targa riporta una citazione della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso: “Come il pesce colà dove im-paluda, ne i seni di Comacchio il nostro mare, fugge da l’onda impetuosa e cruda, cercando in placide acque dove riparar”. Oltrepassato il pon-te e scesi per l’ampia scalinata, si arriva di fronte all’antica pescheria, struttura seicentesca che un tempo brulicava di pescivendoli: oggi è aperta solo durante la sagra dell’anguilla. Proprio di fronte alla pescheria, partono brevi giri gratuiti in

miche, anfore da vino, balsamari, lingotti di piom-bo spagnoli marchiati col simbolo che è diventa-to il logo del museo, utensili da cucina: una sorta di fedele, quasi unico, ritratto della vita quotidia-na del tempo. Il museo è suddiviso in due piani. Al pianterreno c’è una vecchia ancora con la foto della nave, gli strumenti utilizzati dagli antichi marinai e le merci registrate, al primo piano in un vastissimo salone sono invece esposti i vari re-perti del carico. Sempre al primo piano viene proiettato a ciclo continuo Fortuna Maris, l’inte-ressantissimo video sulla nave, sulla storia del suo ritrovamento e sui lunghi restauri che tuttora continuano. Usciti e tornati sul ponte, proseguite a sinistra lungo via Agatopisto costeggiando la facciata di palazzo Bellini, edificio neo inasci-mentale, spesso sede di mostre d’arte, che ospi-ta biblioteca, archivio storico e istituzioni cultura-li. Procedendo diritto lungo il canale, si incontra una vecchia barca comacchiese e - subito dopo - il settecentesco ponte San Pietro, oltre il quale s’allunga l’omonima via San Pietro, il più antico quartiere della città, una sequela di casette colo-rate (che fronteggia quella sul lato opposto) in passato abitate dai pescatori di frodo delle valli. Percorretela fino in fondo e poi tornate sui vostri passi attraversando ponte San Pietro per guada-

barca lungo le vie d’acqua di Comacchio. Prose-guendo lungo via della Peschiera, si arriva al ponte degli Sbirri (committente ed esecutore sono gli stessi di Trepponti), realizzato intera-mente in cotto nel 1631-35. Il nome trae origine dal palazzo, ora sede del museo della nave ro-mana, che ospitava le prigioni della città. Pren-dendo subito a sinistra senza attraversare il pon-te e costeggiando il canale dal lato opposto, si arriva subito all’ingresso del Museo Civico Ar-cheologico del carico della nave romana, sca-fo d’età augustea lungo 21 metri e largo 5,60 m ritrovato nel 1980 a due passi da Comacchio, durante i lavori di drenaggio di un canale. Ci sono voluti 8 anni di scavi per riportare interamente alla luce la nave romana che naufragò qui sull’an-tico delta del Po molto probabilmente alla fine del I sec. a. C. mentre svolgeva la sua abituale fun-zione di smistamento di merci lungo la costa adriatica. Oggi non è visitabile perché ancora sottoposta a interventi conservativi in un grande padiglione adiacente: da troppo tempo dicono i comacchiesi! Oltre alla rarità dell’imbarcazione, va segnalata la varietà di reperti, in ottimo stato di conservazione, rimasti sepolti nel fango per più di duemila anni: suppellettili, indumenti, cal-zature, attrezzi da pesca, statuette votive, cera-

SPONDE UNITE Il ponte dei Sisti, edificato nel diciassettesimo secolo.

La visita

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una serie di angeli recanti i simboli del martirio e del pontificato, e in quella inferiore i santi patroni minori di Comacchio, San Nicola da Tolentino e San Mauro. Dalla cattedrale proseguite diritti lun-go via Mazzini, acciottolata, passando subito sulla destra palazzo Tura, edificio in cotto del 1715. La casa adiacente ospita l’ufficio turistico. Percorrendo l’intero corso Mazzini, raggiungete la Manifattura dei Marinati, antica sede della lavorazione dell’anguilla coi caratteristici 12 ca-mini nella “sala dei fuochi” che d’inverno cuocio-no tranci di anguille infilzati in lunghi spiedi. L’im-mensa manifattura ospita anche la riproduzione della “calata” (antico luogo di approdo delle bar-che), una sala mostre, la sala degli Aceti con botti enormi, e un punto vendita (anguille in latti-na, libri, ecc). Dopo la Manifattura finisce la stra-da e appare il santuario di Santa Maria in Aula Regia (1665) col lunghissimo, scenografico log-giato dei Cappuccini (1647, 143 archi sostenuti da colonne marmoree) voluto dal Cardinale Ste-fano Donghi. Accanto al santuario, si trova il Mu-seo Mariano di Arte Sacra e Contemporanea (chiuso per problemi di gestione). Tornati in piazza XX settem-bre e alla cattedrale, pren-dete a sinistra via San Gio-vanni Bosco fino a sfociare in via Canale Lombardo. Girate a destra e percorre-

telo costeggiando l’argine fino a via Cavour, at-traversate il settecentesco Ponte del Teatro e poi imboccate a sinistra via Carducci, una delle vie più caratteristiche della città, una fila di vec-chie case sovrastate dalla chiesa del Carmine, scenograficamente innalzata tra il novecentesco ponte Pizzetti e il settecentesco ponte del Car-mine. La chiesa del Seicento è affiancata dal campanile del 1756 e mostra un interno a navata unica che vanta una preziosa ancona lignea sei-centesca con al centro l’immagine della Vergine. La cosa interessante è che il tempio fu costruito grazie alle offerte dei pescatori locali ed è dun-que una delle chiese più amate dai comacchiesi. Proprio di fronte alla chiesa del Carmine, imboc-cate via del Rosario, stradina attraversata da uno stretto canale con due ponticelli, fino a sfo-ciare in via Sambertolo, in corrispondenza della chiesa del Rosario. Percorrete a sinistra via Sam-bertolo per alcuni metri e poi proseguite diritto per 700 metri lungo via Garibaldi, anche questa interamente di ciottoli e delimitata da casette co-

lorate, fino a piazza Roma, dove appaiono i resti del monastero di Sant’Agosti-no, le cui origini risalgono al VII secolo (resta solo il “gu-scio” esterno che fa a mala pena immaginare i fasti dei suoi anni migliori, in peren-ne attesa di restauro.

gnare la sponda opposta. Proseguite a destra incontrando subito il piccolo ponte dei Sisti, del secolo XVII. A sinistra s’allunga via Bonafede, an-che questa percorsa da un canale su cui si spec-chia una fila di piccole case colorate. Procedete invece diritto sempre lungo via Agatopisto ammi-rando, nelle belle giornate di sole, la facciata di palazzo Bellini che si sdoppia nell’acqua. Dopo un centinaio di metri appare l’entrata della picco-la chiesa di San Pietro e Paolo (il 29 giugno le statue dei due santi vengono portate in proces-sione in barca nei canali della città) e subito dopo l’imponente mole dell’antico ospedale San Ca-millo (1778-1784, interni da tempo in restauro), dall’altissimo colonnato ionico che sostiene un timpano triangolare. L’edificio è stato progettato dagli architetti Antonio Foschini e Gaetano Genta per volere del Cardinale Francesco Carafa. Con-tinuate diritto lambendo di nuovo ponte degli Sbirri e proseguendo lungo via Fogli. Qui si in-contra al civico 46 la vecchia casa dove abitava Edgardo Fogli (trucidato dai nazifascisti il 29 gen-naio 1945), poi il Palazzo Vescovile e infine, al civico 14, il Palazzo delle Saline, vecchia sede degli uffici del monopolio di Stato per le saline.

Ancora pochi metri e, alla fine di via Fogli, arriva-te al cospetto dell’altissima, ottagonale Torre dell’Orologio (costruita nel 1330, crollata nel 1816 e ricostruita nel 1824), vero e proprio “faro cittadino” nel cuore di Comacchio. Sul lato della facciata rivolto verso piazza Folegatti, è ospitata in una nicchia l’immagine in pietra di una seicen-tesca Madonna con Bambino. Prendendo invece a sinistra via Bassi ci si imbatte nella Loggia dei Mercanti o del Grano, dal caratteristico colonna-to. Realizzato nel 1621 su impulso del cardinale Giacomo Serra, vi veniva accumulato il grano per i poveri di Comacchio. Oggi invece, nel suo om-breggiato patio interno, c’è un piacevole bar dove si può sorseggiare qualcosa osservando il tranquillo via vai dei comacchiesi. Continuante lungo via Bassi fino a piazza XX settembre, dove incombe la gigantesca cattedrale di San Cassiano con la torre campanaria (1751) “deca-pitata” per il crollo del 1757. Sul sito preesisteva un tempio originario del 708 (al tempo del vesco-vo Vincenzo), trasformato in linee gotiche intorno al 1200, come rimase fino al 1695 quando si de-cise di abbatterla e di costruire una nuova catte-drale (lunga 62m, alta 31m e larga 30, progetto del romano Angelo Cerutti), un evento che scos-se non poco la mentalità conservatrice e tradizio-nalista degli abitanti. “Quod non hostis atrox Ur-bem dum sternere egit”, fu ironicamente scritto, “sternere concivium vah potuere manus”. Quello che il feroce nemico, distruggendo la città, non osò demolire, lo fece purtroppo la mano dei con-cittadini. La prima pietra del nuovo edificio fu po-sata dal vescovo comacchiese Sigismondo Isei ma i lavori incominciarono ben 35 anni dopo: il tempio fu consacrato nel giugno 1740. Quanto al campanile disegnato da Giorgio Fossati nel 1751, crollò solo tre anni dopo e fu riedificato, incompleto e con discutibili risultati, nel 1868. Al suo interno (navata unica suddivisa in 12 cappel-le laterali), si trovano alcune tesori come una sta-tua in marmo di Santa Lucia (1450, Bartolomeo Bon), la cappella del Sacro Cuore, con fregi e stucchi rococò (statua in gesso della Santa ope-ra della bottega del Graziani sotto l’altare) e poi l’altare maggiore realizzato nel 1739 dal vene-ziano Giuseppe Coribolo, dedicato a San Cassia-no, culminante alle estremità in due gruppi scul-torei raffiguranti angeli che reggono il pastorale, la mitra e la palma del martirio. Dietro all’altare spicca la gigantesca tempera su tela opera di Giuseppe Gotti (inizi del ‘700) che mostra al cen-tro, dentro una nicchia lignea, la cinquecentesca statua di San Cassiano e, nella parte superiore,

IN GIRO PER CANALI Escursione in barca lungo il canale prospiciente l'antico palazzo Bellini. In basso: in barca sul canale in cui si specchia l'antico ospedale di San Camillo Nella pagina a fianco: la Torre dell'Orologio.

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il 29 giugno, processione di barche dalla chie-sa omonima con le statue dei due santi; Ottava del Corpus Domini, a fine giugno-inizi luglio, celebrazioni e feste ogni anno a rotazione in uno dei diversi rioni di Comacchio. Agosto: Festa San Cassiano, il 13, processione con la statua del patrono, regata storica, fuochi piro-tecnici (ripristinata dopo decenni d’oblio).

Bibliografia Depliant e cartine presso l’ufficio turistico. Libri in vendita al Bettolino presso la stazione Foce. Segnaliamo: L. Boccaccini e G. Gelli Casoni della laguna di Comacchio, Il Fiorino, 13 e; Sorella Anguilla, Ente Parco, 35 e.

FilmografiaDiversi i film hanno avuto come set Comacchio e le sue valli. Camicie Rosse. Anita Garibaldi, con Anna Magnani, Raf Vallone, regia F. Rosi (1952). La Donna del fiume, con Sophia Loren, regia Mario Soldati (1955). L’Agnese va a mo-rire, con Michele Placido, Massimo Girotti, E. Giorgi, regia G. Montaldo (1976). La casa del-le finestre che ridono, con L. Capolicchio, G. Cavina, regia Pupi Avati (1976). Al di là delle Nuvole, con K. Rossi Stuart, John Malkovich, Ine Sastre, regia Michelangelo Antonioni, 1995 (a Ferrara e Comacchio);

Indirizzi utili IAT Comacchio, via Mazzini 4, tel. 0533.314154, www.comacchio.it, www.comu ne.comacchio.fe.it. Parco Delta del Po, cor-so Mazzini 200, Comacchio, tel. 0533.314003, www.parcodeltapo.it. Emilia Romagna Turi-smo, www.emiliaromagnaturismo.it.

degli Sbirri, piatti tipici della cucina comac-chiese, soprattutto pesce, brodetto di anguilla e anguilla ai ferri. Trattoria Vasco e Giulia, via Muratori 21, tel. 0533.81252, www.vascoegiu-lia.it, familiare ed accogliente trattoria, antico ritrovo di pescatori, bevitori di vino e giocatori di carte, a pochi metri da Trepponti, antiche ricette a base di pesce (garganelli al sugo di pesce, brodetto di anguilla), frequentata negli anni da Wim Wenders, Lina Werthmuller, Mi-chelangelo Antonioni, Bigas Luna.

Cosa comprare Prodotti di gastronomia locale presso La Bottega di Comacchio, via Peschiera 3, tel. 0533.313040, e alla Salumeria Trepponti, via Fogli 2, tel. 339.2343588. Pesce fresco di valle e di mare, alla Pescheria Trepponti, via Trepponti 34, tel. 0533.81727. Anguilla ma-rinata in lattina, alla Manifattura dei Marinati, via Mazzini 200, tel. 0533.81742.

Cosa vedere Museo del Carico della Nave Romana, via della Peschiera 2, tel. 0533.311316, settembre-mag-gio ore 9.30-13 e 15-18.30, giugno-luglio-ago-sto ore 10-13/15-19, domenica e festivi ore 10-13 e 15.19, lunedì chiuso, intero 4,50 e, ridotto 2.30 e. Manifattura dei Marinati, centro visite via G. Mazzini 200, tel. 0533.817421, novembre -28 febbraio ore 9.30-13 e 14.30-18, 1 marzo - 31 ottobre, ore 9.30-12.30 e 15-19, lunedì chiuso. Casa Museo Remo Brindisi (vedi box).

Appuntamenti Giugno: Sant’Antonio, il 13, breve processio-ne di barche in centro città; San Pietro e Paolo,

mere in stile moderno con bagno, tv, telefono, cassetta sicurezza, wi-fi, anche bilocali, wi-fi gratuito, parcheggio, noleggio bici, doppia 90-110 e. B&B San Pietro, via San Pietro 19, tel. 0533.312404 e 329.8155289, camere pulite e spaziose con vista sul canale, ricavato in una delle casette colorate nello storico quartiere San Pietro, proprietari gentilissimi, noleggio bici, doppia 65 e. B&B A Casa di Rosanna, via Fogli 44, tel. 0533.81571 e 347.4634280, www.acasadirosanna.it, sul canale Maggiore, am-bienti raffinati e confortevoli, all’interno di una corte privata con giardino e parcheggio auto, genuine colazioni con gli ottimi cappuccini di Rosanna, matrimoniale 80 e, tripla 100 e. B&B La Pescheria, via Fogli 99, tel. 0533.81597 e 328.4920062, www.bblapescheria.it, 3 stan-ze con tv, climatizzatore e bagno in un locale recentemente ristrutturato, animali benvenuti, doppia con colazione 65 e, tripla 85 e, qua-drupla 100 e. Comacchio 4Ever, corso Gari-baldi 78/n, tel. 347.8905068, a due passi dal centro, camere con tv, angolo cottura e ven-tilatore, noleggio bici, camera doppia 55-65 e con colazione.

Campeggio Camping Tahiti Village, viale Libia 133, Lido delle Nazioni, tel. 0533.379500, www.camping tahiti.com, tra i migliori d’Italia, in una lussu-reggiante macchia mediterranea, spiaggia pri-vata a 800 m dal mare, 3 piscine, piazzole con attacco luce e per tv satellitare, affitto case mobili, chalet e bungalow, centro di benesse-re, prezzi in base al periodo: adulti 6,80-10.20 e, piazzola base 11.20-17.50 e, gold 36,50-58,20 e (toilette privata, cucina a due fuochi e collegamento wi-fi), offerte last minute nel sito.

Dove e cosa mangiare Al Cantinon, via Muratori, tel. 0533.314252, www.alcantinon.com, vecchia cantina ristrut-turata, si mangia su due pedane sospese sul canale a due passi da Trepponti, cucina a base di pesce soprattutto anguilla (brodetto). Antica Trattoria La Barcaccia, piazza XX settembre 41, tel. 0533.311081, davanti alla Cattedrale, piacevole locale con foto della vecchia Co-macchio alle pareti, piatti a base di pesce delle valli e di mare, anguilla cucinata in tutti i modi, ravioli al branzino, tagliolini alle capesante e fiori di zucca. Trattoria della Peschiera, via Fogli 99, tel. 0533.81597, www.lapescheria.it, localino a gestione familiare di fianco al ponte

Come arrivareIn auto: da nord, autostrada A13 Padova-Bologna uscita Ferrara sud, quindi superstra-da Ferrara-Porto Garibaldi fino a Comacchio (50 km circa); da ovest, autostrada A21 fino a Piacenza, quindi A1 fino a Bologna, poi A13 direzione Padova per Ferrara sud e poi su-perstrada Ferrara-Porto Garibaldi fino a Co-macchio; da est, SS309 Romea fino ai Lidi di Comacchio, quindi uscita Porto Garibaldi e poi proseguire per Comacchio (4 km circa); da sud, superstrada E45 Orte-Ravenna fino a Ce-sena, poi SS16 Adriatica fino a Ravenna, quin-di SS309 Romea direzione Venezia fino Porto Garibaldi-Comacchio. In treno e bus: le sta-zioni più vicine sono Ferrara (52 km), Ostellato (21 km), Codigoro (19 km) e Ravenna (distante 36 km circa), collegate con Comacchio dagli autobus ACFT, www.atc.bo.it.

Dove dormire Albergo La Comacina, via E. Fogli 17, tel. 0533.311547, www.locandalacomacina.it, sul canale Maggiore, eleganti, moderne stanze con bagno, tv-lcd, internet, ristorante a base di ricette marinare, servizio barca-navetta (bat-tana) per l’hotel dal parcheggio di via Treppon-ti (periodo estivo, fino alle 18), camera doppia 85-95 e con colazione buffet (pacchetti e info nel sito). B&B La Corte dei Ducati (nella foto), via Mazzini 22, tel. 0533.81156, 340.5524434, www.lacortedeiducati.it, palazzo seicentesco restaurato, camere con tutti i confort e arredi d’epoca, parcheggio, splendido giardino con gazebo, ammessi animali di piccola taglia, co-lazione a base di prodotti tipici, doppia 80 e. Al Ponticello, via Cavour 39, tel. 0533.314080, www.alponticello.it, via Cavour 39, centro sto-rico, doppia uso singola 65 e, piacevoli ca-

DuRAtA weekendQuANDO tutto l’anno

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Nella Casa Museo Remo Brindisi, nei dintorni di Comacchio al Lido di Spina, edificata in stile Bauhaus tra il 1971 e 1973 dall’architetto e designer Nanda Vigo, abitò il maestro romano fino alla morte (1996). All’interno, suddivisi su due piani colle-gati da una grande scala elicoidale, si susseguono gli ambienti in cui sono conservate centinaia di quadri del maestro e diverse opere di artisti delle maggiori correnti pittoriche del Novecento (Picasso, Dalì, Chagall, Sironi, De Pisis, Modigliani, Dubuffet, Moore, Wahrol, ecc). Sopra alla biglietteria all’entrata è esposta Cavallo (1957), gigantesco graffito su intonaco di Lucio Fontana. Ma vi sono anche lo studio del maestro, l’in-credibile camera da letto, il bar e la cantinetta. La cosa interessante è che in ogni ambiente traspare il profondo messaggio che Brindisi volle affidare alla casa-museo: un’intima, naturalissima continuità tra opere d’arte e vita quotidiana. Sicuramente uno dei musei più affascinanti e sconosciuti d’Italia. Info: Casa Museo Remo Brindisi, via N. Pisano 51, Lido di Spina, tel. 0533.330963, www.centri-contemporaneo-er.it, 7 aprile - 30 giugno, sabato e domenica ore 10-12.30 e 15.30-18, 1 luglio - 31 agosto da mer a dom ore 19-23, 1 settembre - 14 ottobre sabato, domenica e festivi ore 10-12.30 e 15.30-18, chiuso lunedì e martedì, adulti 2 # (visite guidate).

A casa dell’artista