33110299 i Nomi Della Sincronicita

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sincronicità

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r \nchc qucst() volunrc, c()s i conlc i pre-ceclcnti clcclicati tt, I norrti propri tlel-/ 'Onbro, I ttottt i tttrttuni dcll 'Aniuru e Ittoltt tlt'/lo I'rt.r.rtrntuziont', si avvalc dii lna vast issima col laborazionc intcrdi-scipl inarc, a lk l scopo ( l i ot tencre uncl iz ionar io nr in imo di " imnragini" chel iv is i t ino c at tLral izzino i l concctto jun-glr i r rno t l i Sincronic i t i .

.f ung ideir un nuo\'o principio clie af-fianca c conrpleta qucll i gii esistenti ditcmlx). s;razio c causrrl ita. Lo de6ni sin-cronicit i c, sokr pcr farc qualche csem-l) i ( ) . l r r t g l i evcrr t i s incronist ic i ( 'o lnprc-se: i r r t r r iz ior t i . l i tntasic, r is iorr i . 1 ' r recogni-z ioni . sogni ve r id ic i , prrolezie ecc.

La def in iz ione si basa sul l i r contem-poraneiti i psiccllogica chc caratterizzaqucsto fcnonreno; giacche sc s i t rat tassesolanrcntc di conternporanei ta l is icasarebbero stat i suf f ic icnt i vocabol i g i )in rrsr ' r . conte' s i r tcronia r ' t s i r rcr t ln isnro.

In to1lct t inr t l i r to Ji Sir io l i rnrmirsol i

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Stefano Barattanomi della Sincronicit)

Tutti sappiamo che i numeri naturali non sono delle mere con-venzioni. I l solo contar l i : 1. . . 2. . . ) . . . 4. . . , ne r ivela una propriaentiti dotata di qualiti intrinseche impreviste e imprevedibili,comunque fondamentali nel comprendere e dipanare trama eordito del mondo naturale. Per rendersene conto basta pensarealla distribuzione dei numeri primi, coi loro collegamenti ai nume-ri immaginari. Jung scrisse - nel suo carteggio con Wolfgang Pauli- che il minimo comun denominatore di fisica e psicologia d costi-tuito dall'antica dynamis spirituale dei numeri. Ma, se cosi i: quald la loro natura e perch6 i numeri naturafi "funzionano"?

A(lice) e B(ob) posseggono in comune una coppia di particelleche si trovano in uno stato detto "entarcgled" o intrecciato.Possono essere due fotoni, di cui uno polarizzato in direzione oriz-zontale e l'altro in posizione verticale, ma non si sa quale dei duesia polarizzato orizzontalmente o verticalmente. Si sa per6 che, sesi registra uno dei due fotoni e si trova che ha polarizzazione oriz-zontale, aliora I'altro risulteri avere polarizzazione verticale. Comemai, pur trovandosi a disLanza, i due fotoni sono "entangled" ointrecciati in maniera inestricabile, con un legame che non ha ana-logo nell'evidenza quotidiana?

Di seguito riporto il commento di Lorenzo Brutti (vedi il suoSogno) - un antropologo che E vissuto per cinque anni col popolooksapmin - riguardante un evento accadutogli in quel periodo..,[...] Tale sogno fu per me anche un'espeienza "iniziatica" nel

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Stefano Baratttt

senso che, in una societa del segreto come quella oksapmin, dovesoltanto gli uomini iniziati erano al corrente del significato arcanodel mio sogno, il fatto che io - bianco ignaro dei segreti iniziatici- mi trovassi a conoscere inconsciamente un codice culturale senzache nessuno me l'avesse svelato e per di piir ad averlo appresoattraverso un sogno, mi conferi subito un'altra dimensione agliocchi dei miei informatori che da quel giorno presero a conside-rarmi come uno di loro.>> Capita a tutti di sognare qualcosa che ilgiorno dopo si verifica, almeno fino a un certo punto. Scioccosarebbe cercarne una spiegazione razionale. Infatti il sogno non €certo ia causa dell 'evento, ma le due cose sono sicuramente leqatefra di loro: come?

Quando due persone si incrociano senza aspettarselo e solo unattino prima si erano impror,r,,isamente ricordati I'uno dell'altro,quando un sogno incredibilmente corrisponde a cid che da li apoco ci accadri, quando veramente capiamo chi ci d vicino, quan-do ci sembra di aver conosciuto e amato una persona da sempre,anche se in realt) I'abbiamo appena conosciuta, la cosa awiene nelmodo delf incontro. Non c'd un perch6, ma I' incontro stesso, lasua reciprocita, diventano I'unica possibile cifra di quell'infinitesi-male eppur irripetibile momento della nostra vita. Anche la nasci-ta e lo sviluppo della vita sulla Terra sono dovuti, per la scienza, aun incontro di questo genere. Una cometa ha incontrato il piane-ta. Alffe volte era successo. Forse altre volte accadr) di nuovo.Perch6? Perch6 proprio quella cometa, in quel momento, haincontrato la Terra?

<<Quando Tomds tornd a Praga da Zurigo, fu preso da una sen-sazione di malessere al pensiero che il suo incontro con Tercsafosse stato determinato da sei improbabili coincidenzerr. (,osi ciracconta Milan Kundera, commentando una situazione cli trrrbrr-mento del protagonista, in una pagina esemplare ,Je l,'insrtrtutihtlt'leggerezza dell'essere, in cui si sofferma ad analizzarc I'cct.ezionir-[ta di ogni storia d'amore. Ma non E invece gilrsto i l c(]ntr.irr-i()/Non d un awenimento tanto pii significativo c pri 'u,ik.giir lo clrrirrrripiir casi fortuiti intervengono a determinarlo/

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Prefazione. I nomi della Sincroniciti

Ma torniamo alla fisica. Pii precisamente alla fisica astronomi-ca. Li dove la materia, precipitando a velociti superiore di quelladella luce, riduce e concentra la propria massa fino al fondo delbuco nero, lo supera e si espande in un nuovo bang. E Ia nascitadel buco bianco, in cui i l tempo si conta non pii dal passato alfuturo, ma dal futuro al passato. E forse il tempo dell'eterno pre-sente? Come mai questi fenomeni della fisica atomica e subatomi-ca richiedono una conos cenza asftatta, fantasiosa, non relata allanostra esperienza diretta? Come mai per awicinarci ad essi nonsono sufficienti la profonditi e I'astuzia della fisica einsteiniana?perch6 - almeno in parte - dobbiamo ricorrere all'arte, alla visio-ne e alla conoscenza Poetica?

Nel cercare di rispondere a questi interrogativi io e FlavioErmini - curatori dei Quaderni di Conuergenze - abbiamo affidatola rcalizzazione di questo quarto volume a studiosi provenienti daivari campi del sapere, dalla fisica alla mistica, dall 'arte alla scienza,clalla psicoanalisi alla crit ica letteraria e di costume.'., allo scopodi ottenere una raccolta di brevi saggi, tutti fondati sul concettojunghiano di "sincronicit)", che in qualche modo fornisce delleporiibih risposte, magari patziali, nra che rappresentano lo stimo-io p.. .rnu nuova, continua e approfondita ricerca nel campo'

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In Mysterium Crniunctionzs, pubbiicato nei 1955' dopo averaffermato che Mercurio d materia e spirito, Jung inquadrd un con-cetto destinato negli anni a divenire una topica della psicologiaanalit ica: i l 56, come provano le sue numerose manifestazioni sim-boliche, cinge in un comune abbraccio sia la sfera corporea chequella psichica. Bisognerd aspettare molti anni. Pii precisamenteli tggi. Quando, in occasione della pubblicazione di lVolfgang

Pauli und C.G. Jung - Ein Briefwecbsel, 1932'1958 (1992), ci siaccorgerd di come I' interesse dell 'autore per i l matrimonio alche-mico di psiche, materia e spirito, sia crescittto costarltemente permolti luitri e - in parte proprio gtazie allo stretto rapporto discambio umano e culturale intrattenuto per mohi anni con

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Stefano Baratta

Wolfgang Pauli - abbia aperto un nuovo e interessante campo diricerca. Si tratta della Sincroniciti. Peraltro il rapporto tra il padredella psicoanalisi e il noto fisico portd giovamento anche a que-st'ultimo che - e non fu I'unico effetto - solo dopo aver incontra-to Jung e iniziato a interpretare i propri sogni vide crescere in s6l'attenzione per I'intricata relazione che lega la fisica dei quanti allapsiche. Questo strano mix tra vita onirica, vita atomica e vita fisi-ca cambid drammaticamente tanto lavita dello scienziato, a cui iattribuita la scoperta di una delle pietre miliari nella fisica atomi-ca: "The Pauli Exclusion Principle", quanto quella dello psicolo-go che qui trovd i vocaboli necessari per descrivere il sottile eppurtangibile rapporto che accomuna physis e psiche. David Lindorff- autore di Pauli and ]ung - The meeting of two great minds (2004)- con molta sensibilitd e finezza intellettuale, individua nelle teoriedi Keplero quel corpus teorico inizialema germinativo che poi per-mettera ai due di riconoscere agli stessi principi dinamici laresponsabiliti di governare natura, psiche e spirito. Di fatto, tra gliscritti del noto astronomo, scopriamo che definisce archetipi quel-le immagini primarie che l'anima pud percepire con l'aiuto di unacapaciti istintiva innata. Questo ponte che collega le immagini pri-mordiali con gli archetipi ci introduce alla moderna psicologiaanalitica, diventando uno strumento di indagine dotato di grandecapacitd e specificiti nel promuovere una conoscenza empatica edemotiva, li dove assume il nome e assurge al titolo di istinto del-I'immaginazione. Lindorff annota nelle sue pagine che cosi comenella fisica dei quanti l'atto di osservare una particella sub-atomi-ca inevitabilmente condiziona il suo comportamento, tanto da ren-derne impossibile una simultanea conoscenza della sua posizionee del suo momento (Heisenberg's Uncertainty Principle). anchenell'indagine psicologica la presenza dell'osservatore condiziona ilprocesso sotto osservazione. Nei colloqui con Pauli, Jung vcnnecertamente a conoscenza di questa nuova prospettiva e probabil-mente non pot6 che pensare, per analogia, che lo stesso rl<tvcsseaccadere anche nell ' inconscio: l ' Io doveva dunquc intcragirc cor-rcid che osservava. Anche nei sogni. Da questa c()nsil l)cv()lczzacrebbe il suo interesse per gli eventi sincronici, chc, l,, por.rt) aconiare i l termine "psicoide" per designare 1l tr,trt ,! ' ,tt i ,,tt tr.rr f isi-

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Prefazione. I nomi della Sincronicitd

ca atomica e archetitpi e chiamd "fartore psicoide" un aspettoquasi-psichico dell'archetipo, che si enetgizza durante una sincro-ni.ita. collega psiche e materia. Nel carteggio, a pp. 100-101, inuna lettera del marzo I95), Jung scrisse a Pauli: <<Sono convintoche essa (la psiche) sia in parte di natura materiale. Gli archetipi,per esempio, sono Idee (in senso Platonico) da un lato, purtutta-uiu dull'uli.o lato sono direttamente connessi coi processi fisiologi-ci; e nel caso della sincroniciti essi sono organizzatori di circo-stanze psichiche, tanto da poter essere considerati come una carat-teristica della Materia (come I'aspetto che la imbeve di significa-to)>. E - in una lettera del maggio 1953 (p. Ill) - precisa: <<... psi-che e materia sono governati da principi ordinatori comuni, neu-trali, di per se stessi non accertabilil>. Da questa data in poi ognisuccessiva speculazione nel corpus teofico junghiano, sia nella rela-zione tra prich. e materia che negli studi sulla sincroniciti, dovrhtener conto di quanto affermato in queste lettere.

Viste le premesse, d impossibile qui e ora, con il tempo e lo spa-zio a disposizione, tracciare un esauriente, seppur compendiatoquadro sul fenomeno della sincronicit). Riporterd quindi soloaicuni particolari aspetti. Da me scelti - quindi in qualche modo sitrattera di un'operazione arbitraria - perch6 sembrano pir) esau-rienti di altri o pii interessanti o aprono nuove frontiere.

Jung ided un nuovo principio che si affianca e completa quelligi) esisienti di tempo, spazio e causalit). Lo defini "sincroniciti"e, solo per fare qualche esempio, tra gli eventi sincronistici com-prese: intuizioni, fantasie, visioni, precognizioni, sogni veridici,profezie etc... La definizione sottolinea la contemporaneit) psico-iogica che catatterizza questo fenomeno; giacch6 se si trattasse,olr-.nt. di contemporaneiti fisica sarebbero stati sufficientivocaboli gii in uso, come sincronia o sincronismo.

Dopo aver coniato il termine "sincroniciti", Jung vi diedediversi significati: a) un principio di nessi acausali; b) una situazio-ne in cui due eventi non stanno tra di loro in una relazione causa-

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Stt'fano Baratta

ma tuttavia significativa; c) una situazione in cui due eventi, coin-cjdenti nello spazio e nel tempo, sembrano collegati da un nessodiverso e piu significativo.

<<Il concetto non spiega niente>> scrisse Jung in Sincroniciticome principtlo di nessi acttusali. <si limita a formulare il verificarsidi coincidenze significative che in sd sono certo dei casi, ma cheposseggono un talgrado di improbabilit) da doversi supporre cheessi si b_asino su un principio o su una proprieti dell,oggetto empi_rico.>> Questa considerazione apre la strada a due ipotesi: o la psi-che non d localizzabile nello spazio o lo spazio d psichicamenterelativo e lo stesso deve anche valere per la determinazione tem-porale della psiche o per il tempo. E ovwio che un postulato di que_sto genere avri conseguenze di amplissima porrara.

Rimanendo sempre al testo sopra citato, sincroniciti ccvne Drin-cipio di nessi ac(tusali, I'autore dettaglid il concetto con una for-mulazione piir precisa e circosranziaia delle tre possibirita primaabbozzate, cosi descrivendole: <1) Coincidenza di uno statt psi_chico dell'ossefvatore con un evento esterno contemporaneo eobiettivo che corrisponde allo stato o contenuto psichico [...J,dove tra stato psichico ed evento esreriore non i visiLile alcun rao-porto di causaliti e, tenendo conto della relativizzazione osichicadi spazio e tempo che prima abbiamo messo in chiaro. iale .ap_porto non d neppure pensabile. 2) Coincidenza di uno ,tuto pri_chico con un evento esterno (pii o meno contemporaneo) coiri-spondente, il quale perd si svolge al di fuori della sfera di perce-zione dell 'osservatore, e quindi distanziato ncllo spazio. . p.,oessere verif icato soltanto successivamente [...]. l)Coincidenza clluno stato psichico con un evento corrispondente, non ancora esi-stente, futuro, quindi distante nel tempo, i l quale a sua volta pudessere verificato solo a posteriori>>.

Ma nessuno dei numerosi tentativi di dimostrarc la variclit)scientif ica della teoria sulla sincronicit) ha mai porrar() a risr-rltatiapprezzal>Ll| cid nonostante moltissime personc si s.n. inrbattu-ie in esperienze sincroniche inequivocabil i, sott. f irr.nrit r l i coinci-denze significative o nello scoprire una str'rccie rl i rcrrrlcnza, uncorso' un fluire della propria vita, costellat. rl ir c,r,t 'rr i r l i qLrestot ipo.

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Prefazir,tne. I nctmi della Sincroniciti

Anche se i l padre della psicologia analit ica applicd la teoriadella sincronicit) a un'ampia gamma di ienomeni, che forse sareb-be pir) opportuno definire come parapsicologici, come ad esempioquando cerc6 di dimostrare tale principio verificando se vi fosse onreno una corrispondenza statisticamente significativa tra segnozodiacale e scelta del coniuge, a mio awiso il concetto non andreb-be accostato a tali esperienze. Meglio sarebbe inserido in unavisione del mondo strutturata sul modello dell'armonia prestabili-ta di Leibniz o sul modello schopenhaueriano della ..simultaneit)di termini non connessi casualmenter>. D'altronde si trovano espli-citi riferimenti in questo senso, scritti da Jung nel volume sopracitato, che lo awicinano ad altri modelli interpretativi, dove ilsignificato degli eventi d cercato, oltre che nei rapporti causali,anche nei rapporti sffutturali: strutturalismo che sottende a unaforma di armonia esperienziale tra gli eventi e la nostra capaciti dicomprenderli.

La ricerca sulla sincronicit i spinse Jung a tre principali consi-derazioni: a) a proposito di opposti, che per l 'autore sono l ' indi-spensabile e ineliminabile precondizione di ogni vita psichica, nonsi pud parlare di reaiti, ma di i l lusione; b) materia e spirito conti-nuano a mescolarsi l 'uno nell 'altro come una realti condivisa (d'al-tra parte nella teoria junghiana la concezione del 56 d qualcosa chesi ar,'vicina all'espressione dell'archetipo universale dello spirito eJung riconosce che le mete spirituali devono prendere corpo peressere realizzate); c) I'idea dell'znus mundus - concezione pre-newtoniana secondo cui ogni strato dell'esistenza d intimamentelegato a tutti gli altri strati, piuttosto che in relazione con un pianotrascendente o sopraordinato che coordina le parti separate - nond pir) un'astrusa teoria ma diventa un principio metafisico.

La sincroniciti e\ uno dei n-rodi che hanno gli archetipi per ren-dersi manifesti. In essa questi ultimi rappresentano se stessi.Abbiamo qui a che fare con un ordine significativo che gradual-mente si svela e porta alla luce le sfaccettature di uno stesso con-tenuto archetipico, barlume, sentore, traccia, profumo, intuizione,riflesso dell'archetipo, che - si sa - di per s6 ,i inconoscibile.Quindi - tenendo presente la tendenza propria agli archetipi didare origine a una serie plurima e parallela di eventi - il comanife-

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Stefano Baratta

starsi e il susseguirsi dei fatti tipico degli accadimenti sincronisticideve essere considerato come una manifestazione multipla dell'ar-chetipo, che in essi rivela, e gli stessi imbeve, di significato.

Quando ci imbattiamo in questi fenomeni, spesso ci troviamodi fronte alla numinosit), la potenza, la grandezza, la capacit) disorprendere e meravigliare tipica delle manifestazioni archetipi-che. La nostra ragione in maniera grossolana e sorprendente siribella di fronte all'idea di dover riconoscere l'esistenza dei feno-meni sincronistici. Anche chi non E prevenuto ha molta difficoltinel riconoscere all'archetipo ordinatore la capacit) di trascenderela coscienza. Il che vorrebbe dire concepire lo spirito e la materiain modo unitario. La difficolti sopra accennata prende le mosseproprio da questo fattore. In altre parole, tornando a un concettogii citato, non d facile accettare la natura non puramente psichica,ma psicoide, dell'archetipo.

Queste riflessioni hanno l'intento di individuare un precisosignificato nella sincroniciti: non soltanto essa si presenta inmodo diretto, ma esprime anche e soprattutto qualcosa che tra-scende il suo apparire come insieme dei fenomeni che la caratte-rizzano in quanto tali, con la loro struttura, la loro storia, perso-naggi e luoghi. E dunque importante catalogare la sincronicitd trai fenomeni simbolici, qualunque sia la qualit) e I'interpretazionedei fatti accaduti. In quanto simbolo, e manifestazione dell 'arche-tipo, i fenomeni sincronistici stanno tra aldiqua e aldild, tra con-scio e inconscio, tra razionale e irrazionale, tra reale e irreale, traconcreto e astratto, ogni volta sono sempre tutte queste coseinsieme. Considerata come simbolo, la sincroniciti rivela un mes-saggio fondamentale: I'intuizione dell'unitd di tutto cid che esistee non esiste.

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Enrico Castelli Gattinara

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Stesso tempo, come gli orologi dell'esperimento mentale deltreno nella riflessione bergsoniana su Einstein, che perd si pone sulpiano della simultaneiti.

Ma anche autds to oa, I'essere stesso, dove nessun tempo alber-ga I'identiti.

Ela coincidentia oppositorum del Cusano?

Ogni vero inizio non ha una causa.

Cos'd la discontinuiti e che rapporto ha con l'acausaliti?

Cid che in storia viene chiamato "caso", vale a dire l'incrocio dieventi e serie di eventi che non hanno nulla apparentemente incomune, e che pure s'incrociano nel tempo e nello spazio. Gli antichi lo chiamavano Fortuna (cfr. Koselleck, Fut. Pass.II, cap' 4)

E I'incrocio di serie causali indipendenti fra loro.

Lincontro

Capita a tutti di sognafe qualcosa che il giorno dopo si verifica,almeno fino a un certo punto. Allora si esclama, un po' stupiti:<<Pensa, proprio stanotte ho sognato qualcosa di simile!>. Scioccosarebbe cercarne una spiegazione razionale. Infatti il sogno non ecerto la causa dell'evento. Le due cose sono legate fra loro, ma nonnel modo del rapporto causale, che E quello con cui abitualmentesi spiegano le cose. Spiegare significa infatti sempre rispondere alla

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E n ri co Ca s tel li G a t t indra

domanda "perch6?", vuoi risalendo all ' infinito la catena dellecause (come fanno i bambini intorno ai tre anni), vuoi interrom_pendo la catena con la sussunzione delle cause a una legge gene_rale (come hanno voluto per molto rempo ra razionalitd*.id""nrr-le e I'epistemologia delle scienze nutrr.uli).

Quando invece due persone s'incrociano senza aspettarsero, oquando un sogno co'isponde alla realt), il legame fia le due coseawiene nel modo dell ' incontro. Non c'i un perch6 <Ji questoincontro, perch6 la carena causale del sogno (di cui la psicoanalisrci sa indicare in parte..alcun_e ragioni) non i la stessa che ha porta_to al sussistere di quella realt). Il sogno ha incontrato la realtd. perquesto incontro il sogno e la realti acquisiscono un significatos:gn{o dalla reciprocit). Infatti ogni incontro d tale se d Jgnifica-tivo. Lesperienza che se nc genera d di tipo particolare: .r.ri. .azio-nalizzablle nel senso di non motivabile, si manifesta nella formadello stupore e dell 'apertura. Stupore per qualcosa che nullalasciava presagire, ma che non 6 del t,.rtto inatteso (lo si d sognato);apertura verso qualcosa di nuovo, che sfugge alle catene causali mache possiamo accogliere (ci accorgiamo j.,llu coincidenza).

Lincontro d un nodo dove due it inerari o due esperienze simescolano, per poi magari separarsi di nuovo. Non c'd Lgiorr" p.,cui proprio quelle strade s'incrocino: ogni strada seg,re iI projrioit inerario, e facendolo ne incrocia un'altra. Ir nodo deli ' incrocioapre nuove possibiliti, e rende diversa la strada stessa. osni incon-tro rende differenti i propri elemend: se c'b inconr.o, null sar) piicome prima, e il tempo che segue sari irreversibilmente diverso.Quella strada non sar) piir I'unico cammino possibile,

" ir,"lo f..-corso obbligato: in virti dell'incrocio, si aprono nuove possibilita

di percorso, de'iazioni che rendono rnolteplice la strada sterru. Lurealti che ci circonda ha anche tale aspetio. E non per questo Emeno reale.

La nascita e lo sviluppo della vita sulla Terra sono dovuti a unincontro di questo genere, senza un perch6. una co.reta ha incon-trato i l pianeta. Altre volte .ru,u...rro, forse altrc v.lte accadridi nuovo' La catena dei perch6 si arresta al calcol. .rbitare .l"i J;;corpi celesti,.e ci pud dar ragione dell ' inrpatto. (, i pud persinospiegare perch6 la vita poi si d sviluppata grazic ail',rnil-,icr-,ie favo-

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Autds

lcvole. Tace perd sul perch€ proprio quella colneta in quelnromento ha incontrato la Terra. Ecco perch6 gli scienziati scrivo-no che lavita b una singolarit), una noviti in controtendenza a\rlcstino decretato dalla seconda legge della termodinamica che cicondanna alla morte termica del disordine nel caos.

Una noviti non viene mai spiegata razionalmente. Si dd infattic()me un incontro, e solo dopo pud generare dei concatenamenticausali. Non possiamo spiegare perch6 c'i vita nell'universo fisico,ma possiamo spiegare a quali condizioni si sviluppa e perch6 segueuna certa evoluzione. Ma questo vale per ogni cosa ftuoua.

Qualcosa di completamente nuovo ci pud sfuggire del tutto, opossiamo fraintenderlo, o ci pud incutere paura. Perch6 il nuovopossa venire accolto occorre una disposizione particolare, quelladell 'apertura e dell 'attesa. Ma perch6 il nuovo possa esistere ovenire a essere occorre la moltepliciti, e non I'identiti. Occorre lasingolaritd, e non I 'uniformitd.

La storia come disciplina mostra Ia forza irreversibile delle sin-golaritd che sono gli incontri. Gli antichi la chiamavano Fortuna.Nella storia infatti eventi come la nascita della vita si rcalizzano inquantitd indefinite e interminabili, continuamente. Ma la storia ,ila scienza delle cause per eccellenza. Pii ancora che le scienzenaturali - dove la causalitd e assoggettata epistemologicamente alleleggi generali - la storia lavora sulle cause all'infinito, senza poter-si mai fermare alle condizioni di una legge. Questo per la casualitie la moltepliciti delle singolariti con cui ha a che fare. Casualit)che E a-causale nel nodo che d I ' incontro, ma che non sostituisceper questo la causaliti delle serie indipendenti. Un evento storicod spesso dovuto all'incrociarsi e all'incontrarsi di due o pii seriecausali indipendenti fra loro.

Prendiamo la nascita della scrittura, che si colloca in un perio-do che risale circa a 5000 anni fa. La scrittura b stata un incontrosingolare fra certi segni e certi significati. Solo quando c'd statoquesto incontro, allora quei certi segni si sono legati strettamentea quei certi significati. Sarebbe potuto accadere 5000 anni prima,ma non d stato cosi. Evolutivamente, il cervello umano era gi) per-fettamente in grado di sviluppare Ia scrittura come aveva svilup-pato gii la musica e la pittura. Lincontro perd c'E stato solo in una

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E n rico Cas te/li Ga tt i naraccrta cpoca, a un certo momento, quando il tempo dei segni s'dincrociaro con quello dei significati. E solo a partire da quell'epo-ca la scrittura, noviti inimmaginabile, i venuia ad err.re. I segnic'eraro gii, i significati pure. Il linguaggio stesso gii esisteva. Macon la scrittura tutto cambia. Nel mito di rheut c-he platone rac-conta nel Fedrola forza dirompente del cambiamento si manifestacon la domanda iragica, destinata a rimanere senza risposta, se lascrittura sia veleno o rimedio per Ia mente umana. segno di unanovitd sconosciuta che origina una nuova temporaliti, quella chepervade la permanenza sempre interpretabile ji ogni ,.rir,o.

Si pud "spiegare" la nascita della scritturu, . lo ,i d fatto, ricor_rendo a serie causali eterogenee che implicano gli scambi .o-_merciali, lo sviluppo delle grandi civilti e la necessitd di comuni-care e catalogare in modo efficiente, il raffinarsi della cultura. Maquesto non toglie nulla all'inspiegabile incontro che la scritturamanifesta fra il tempo evanescente e tutto mnemonico della linguaparlata, il tempo lunghissimo dei significati condivisi e il tenipoambiguo e incompiuto che nasce con lei. Sincronicit), .o-. huscrittoJung, vuol dire incontro fra temporalit) diverse in uno stes-so momento temporale. Imparare a pensare l'incontro E uno deicompitiche restano aperti alla filosofia e che un'epistemologia cri-tica farebbe bene a non ignorare.

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Lucetta FrisaCaducit)

Contro la caduciti

In uno dei suoi baiku Matsuo Basho scrive: <Erba estiva: / permolti guerrieri / la fine di un sogno>>. Da sempre i poeti mettonoal centro della scena il tempo inesorabile e la caduciti della vitacon le sue imprese illusorie, il dolore per giovinezza e bellezzafugaci come ala di farfalla. Lala di farfalla mi riporta all'idea diPsychd e quindi a Sigmund Freud, che in Caducitd parla di questodissolversi e del dolore che ogni essere umano non pud non pro-vare nel momento in cui ne acquisisce interamente coscienza: <.Ilpoeta ammiravalabellezza della natura intorno a noi ma non netraeva gioia. Lo turbava il pensiero che tutta quella bellezza eradestinata a perire, che col sopraggiungere dell'inverno sarebbescomparsa: come del resto ogni bellezza umana, come tutto cidche di bello o nobile gli uomini hanno creato o potranno creare.Tuno [...1 gli sembrava svilito dalla caduciti a cui era destinator>.

Ma a segno di questa mancanza, di questo profondo sentimen-to dell'effimero, il poeta ci lascia in erediti le sue parole: poesieche, Iette e rilette, diventeranno bumus per altre poesie che ver-ranno scritte da altri. Si delinea quindi una traccia, una scia di voloper chi voglia seguire la divagante e invisibile traiettoria della far-falla. Per sostare in area giapponese, ricordo le parole del sette-centesco Yosa Buson: <<Un monaco solo / legge una pietra incisa /nel vento invernale>>. Una pietra incisa come quella di Gilgameshgiunta fino a noi dal fondo dei millenni, e non solo perch6 la pie-tra d materia legata alla permanenza pii di un foglio di carta.Buson sembra rispondergli anchelui facendo parola del sentimen-to dell'eterniti, esprimendolo simultaneamente in tre immagini: il

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Lucctta Frisd

,r , ,n.r \ , , ' . ' l r l . r r . io s l )cculare al let tore in tempo reale _, la pietra, l r , l r ' r . r l r r 1r : r lo l i r c i l vento che non la cancel la.

l l 1r.t.rrr, lcggcndo altri poeti, ha la sensazione di abitare in unat trrr11111i1'l dove ogni componente rappresenta la caduciti nella pro-l,rit inJiuiduale uersione, con parole che affida al sogno dellasoprawivenza dopo la sua morte fisica, qualunque sia il supporto _pietroso, cartaceo, digitale o "ventoso". Siamo di fronte u .rr, ,.uttodi resistenza>>, come suggerisce Gilles Deleuze. La resiste nza - l, at-to in cui la vita si oppone al <<destino della vito - consiste proprionel parlare della morte e prolungare questo corteggiamento adistanza, fino a quando lei avri il soprawento: B atto metapoeticoattorno alla morte. Nelle epoche d'oro della poesia spagnola e diquella inglese, al pieno fulgore di una regaliti t"...n, fa da con-traltare il fulgore spoglio della sua caduciti, cosi come nella pitturadella,natura morta gli oggetti sono colti sul punto di sparire dal-I'occhio dell'osservatore - occhio vivo, demiurgico, e asincronica-mente occhio della morte che ne illumina la precariet). euasi dida-scalicamente lo stesso messaggio - il permanere della dissoluzionenel suo passaggio nel tempo - viene espresso nel tema delle tavoleapparecchiate e sparecchiate. Quando John Donne inneggia all'a-more parlando della morte e inneggia alla morte alludendo ail'a-more' questo amore mai scisso dalla morte si eternizza nelle paro-{e, parole come pietre tombali, testimoni dei morti ,,vivi" tra di noi.E un doppio movimento di sincronia che ruota arrorno a se stesso,non la coincidentia oppositorum verso qualche ipotetico centro. Ilconcetto di caducit) - che si tinga di religiositi e di fede nell'urra-terreno come di laicita senza speranza - segue una traiettoria dafuori a dentro e viceversa, in un apparente sincronismo, celebran-do, a seconda di questo movimento, il Tempo (che coglie passatopresente e futuro) o il tempo dove vediamo il presente, I'effimero eil semplice sparire dell'uomo. Sparizione fatta disegnali che conti-nuano a parlarne. Morire composto di segni che restano uniche"consolazioni" per chi li scrive, contro ogni trascendenza. Ai versidi Omar Khayyam:

"[...] In mano prendi una coppa e la trecciad'Amica gentile / che passa, passa e non resta, questa tua vita di ungiorno>> fanno eco quelli di Lorenzo il Magnifico, *[...] chi vuolesser lieto sia / del doman non v'd certezza>>.

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Caduciti

Il poeta non ha un suo pensiero originale. Ha un destino,comune a tutti i poeti: circoscrivere la sua lotta e la sua illusione(lentro un tessuto di parole, applicandosi ostinatamente a questolavoro. Per Danilo Kis: <<Tutto cid che soprawive al nulla d una1'riccola, vana vittoria sull'eterniti del nullao. Il suo perenne scaccoi speculare alla consapevolezza che nel vuoto delle parole non tro-vcri che il vuoto delle parole. Ma la vita B divenire, supera e tra-volge I'impermanenza umana. Quello che qui muore, altrove pudvivere, forse sta gih nascendo. Pensando oltre noi, come oltre lenostre parole, troviamo vita e morte compresenti in un divenirenon legato solo alla cronologia umana. Allora, se d vero che ognipoeta cerca la sua voce, per individuarsi dal nulla, E anche vero chela sua poesia d chiamata a compiere un passo ulteriore: procedereclltre il suo percorso individuativo e confluire, con la sua debole einvisibile scia, nell'aria grande della poesia. Nessun poeta possiedele parole. Sono loro a possederlo. E lui d voce tra le voci, dissemi-nata in intrecci, mescolanze, polifonie. Nel suo prowisoio bic etnunc il poeta non si individua se non nelle variazioni di questetracce, come un attore che, ogni sera, intona le stesse battute convibrazione individuale e sempre diversa, perch6 l'arte d moltepli-citd e continuum di una stessa intonazione.

In una parabola che forse ho letto in qualche antologia borge-siana, un uomo compie un viaggio lunghissirno per trovare untesoro. Durante quel viaggio incontra qualcuno che gli raccontaun sogno dove viene descritta proprio la sua casa, da dove lui Epartito, il suo cortile eil pozzo al centro del cortile. In fondo aquel pozzo, dice, c'd un grande tesoro. L'uomo torna a casa, scavasotto il pozzo e trova il tesoro. Che d sempre stato li, a pochi passida lui. Ma lui lo ignorava. Il lungo viaggio gli d stato necessarioper conoscere la realti che cercava: lui stesso. Il racconto sembraun chiaro esempio di quanto Jung intendesse per processo diindividuazione.

Anche per il poeta il viaggio E simile: tuttavia, appena toccatoil centro della sua poesia, sa che il suo nome si perderi insieme atanti altri che, nella loro molteplicith di voci, andranno a compor-re un solo suono di fondo, una polifonia anonima. Nel suo viaggioha incontrato compagni che, secondo Jung, sono figure dell'indi-

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Lucetta Frisa

viduazione e, nelle fiabe, gli <aiumnri magici>>: srrane coincidenzeche non lo -accompagneranno davanti a un definitiuo u"llo d;oro.ma a uno dei tanti che_lo seguiranno, a una serie progressiva dimascheramenti e smascheramenti attraverso c,ri ubitur. l. purol"come. scudi - sempre pir) sottili _ conrro la morre. t . puioi"_maschere sono le tracce del suo passaggio terreno. Ma d solo atffa-verso.di esse che pud fingersi immoilnl, e collegarsi ull,ide" deldivenire. La sincroniciti d questo con*asto insaiabire, tra vita eT9t!": che solo le parole, con la loro pelle illusoria, n.liu t.rrir,r.udei richiami e delle corrispondenre, hunno il potere di alreviare. Seil non fare parola d consegnarsi ail'irreversibirita . i""pp"liliil;di una mofie che esiste qui - nel nostro tempoma non nel diveni_re del Tempo -, scrivere d il tentativo di esprimere qualcosa che"trabocca" e ci ammutolisce mentre ci esorta, paradossalmente, afarne parola. Una finzione che non sari pii fir,rion., rn, .p...irf"microcosmico di un'altra - seppure irraggiungibile _ realta.

Vicenre Aleixandre nei suoi pot*oi-i, la-consumation s*ive:<Fare d vivere ancora, / o essere vissuti, / o prossimi. Chi muorevive e dura>>.

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Il t t ur , t , \ l , t r t t , l l 1t1,r t l r l t t

( )a l l ipol isLa sincronia impossibi le

yuXena tcr rcrl,qRlRr., Rep., IV 4l5c

La Rcpubblica di Platone E il primo grande testo della lettera-Iura occidentale in cui troviamo congiunte le idee di utopia e sin-e lonia. Nel libro secondo la domanda socratica sull'uomo - gnozi\&tuton - si apre a una nuova dimensione, la Citth. Luomo d comeun testo scritto in lettere uoppo piccole per la nostra vista; ma civiene in aiuto un testo di egual contenuto scritto in lettere moltopiri grandi. Questo secondo testo e la Citti. Socrate, dunque, sipropone di osservare la "nascita" della Citt): <<Su dunque, dissi,costruiamo nel discorso una cittd fin dal principio (to l"oytl)>>lRep.,II169c).

Socrate comincia col descrivere una citti "sana", che si limita asopperire al bisogno; una comunitd senza violenza, immobile nellasua naturalit). Ma questa "citt)", gli si contesta, sar) non-umana,una <<citti di maiali> t172d). La citti umana, veramente civile,dotata di mercato, beni, commercio, templi, dimore, d la citt) dellusso, che Socrate chiama la cittd <<infiammata>> [)72d): "gonfia",malata per I'eccesso dei beni e delle brame. In termini moderni,I'uomo € uomo solo quando d uscito dallo "stato di natura" (piirtardi lo sosterri il Kant del)e Congetture sull'origine della storia); enello stesso tempo la "civilt)" comporta una crescita irrefrenabiledei desideri e delle ambizioni, fino a rendere inevitabile la tiranni-de e la guerra.

La citti su cui verte ora la ricerca non d pii la citti delle origi-ni o reale, ma una citti Ia cui costituzione permetta di evitare sia ilpre-umano sia il disumano. Sar) una citti costruita "nel pensiero"(Lo"yor), <<come se raccontassimo una favolan [l76d1. Callipolis d

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Bianca Maria d'Ippolito

un'ipotesi, I'idea di una citt) che risponda ai nuclei essenziali del-I'anima: il sapere, il coraggio, il desiderio. Cid che vi conduce d I'e-ducazione: al <<giusto amore>>, che d <<amore del bello> [Rep., III403' , 403c1.

Ma qual d il rapporto tra il discorso e la realt)? La citti perfet-ta, il cui "racconto" viene contrapposto, per la sua razionilitd, aivecchi miti, deve potersi "trovare" nella realt). La sua possibilit) dgarantita in linea di principio dalla corrispondenza tra la configu-razione dell'anima e la costituzione della Citt}. Si tratta di un Dara-digma in senso stretto, che esclude una distanza assoluta ira ilsapere e la realti.

Nasce dunque il vero problema: qual d il tempo dellaCallipolis? Il filosofo d un <<pirtore di costituzioni>> [Rep., VI,501c], fondate sui modi dell'anima e la funzione dell'educazione.Ma quando e come E resa possibile Callipolis? <Si irriteranno dun-que ancora quando noi diciamo che prima chela razza dei filosofinon assumerd il potere nella cittd, non vi sard n6 per la citt) n6 peri cittadini sollievo ai propri mali, e neppure sari compiutamenterealizzata la costituzione che abbiamo raccontata nel nostrodiscorso?>> [501e]. Solo quando il potere asseconderi la sapienza,vi sar) la citti perfetta, armoniosa.. perch6 I'ordine tra i momentidell'anima d. musica. Quando I'anima sari musicale, vi sariCallipolis.

Callipolis d dunque la citti del futuro - e il tempo lungo neces-sario al discorso d immagine del tempo incalcolabilmente lontanoin cui sari compiuto I'adeguamento della costituzione politicaall'anima perfeffamente educata e sar) la signoria del sapeie sullaforza. Ma proprio perch6 sari reale, Callipolis perird - secondo laLegge cui d sottoposta ogni cosa generatalRep.,YIII,546a-cl.

In realti, Callipolis, considerara nella totalit) del tempo pensa-bile, abita diverse dimensioni. <<Se perd d accaduto - p"rru Stcrate* nell'infinito tempo passato, o anche oggi accade in qualcheregione barbarica a noi ignota per la sua lontananza, oppure seaccadri nel futuro che una qualche necessiti induca chi eccellenella filosofia a prendersi cura di una cirt), allora [...] la costitu-zione da noi descritta d esistita o esiste o almeno esisteri> [Rep.,VI, 499c-dl. Ma se la "belfezz^" della Cini perfena risiede, come

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Callipolis

il "paradigma" platonico dimostra, nella supremazia deI saperesulla potenza, il "racconto" filosofico d destinato a far deperire ilmito tradizionale. Il mito esiodeo della primigenia e felice etd del-I'oro, come il mito del regno di Crono nel Politico platonico1269b 275c), si riferiscono a un'eta incomparabile con la storiaumana, a un'assenza di tecnica e di pensiero agli antipodi dellaqualiti di Callipolis. Nel passato come nel futuro, la Citt) E resabella dall'invenzione umana. E nel passato lontanissimo come nelfuturo incalcolabile, cid che muove I'umanit) a concepire e tenta-re Callipolis E lo stato d'indigenza del sapere, di violenza e lacera-zione e insiustizia.

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Camilla MiglioCon-presenza

Oltre la "vera presenza"

Neuton pensat)a che la /uce fosse costituita di parttcelle, ma poi si sco_nl t 1 che si cotnporta come un'onda. pia tirtti per6 (alliinlzio ielNouecento) si i osscraato che ffittiuamente ra ruce si comporta, a uorte,come ura particella. Da sempre si credeua cbe l'elettrone fosi" ono parttcei-la, e poi-si i scopelto che sotto molti punti di uista st compofia come ,tn.on-da. .E che quindi, in realti, non si'comporta n6 conte particella nd comeonda. ora ci s/amo arresi, e dlciamo semphicemente <<non ? n€ una cosa nril'altrar.

Perd c'i una cosa positiua; gli elettroni si coruportano come la luce [...],sono tutti oonde corpuscokrir> [ .1. Le informazioni sul comportamento ato_mico e su piccola scala che si erano andate uia uia accumulando rJurante ilprimo quarto del Nouecento.[. . .] generarono una confusione crescente, finar-mente risolta tra il 1926 e il 1927 da schrr)dinger, Hiisenberg, Born.'[...]

I I comportamento atomico, essendo lontaiissimo dalle isperien* ora,-n.arie, -appare peculiare e misterioso a chiunque, a cbi appena inizia a stu-diare la fsica come a cbi ha anni di esperierri t...1. griiil aoW;i*" ;;p:;rare a conoscerlo in modo astratto, o fantasioso, e non in ,elazione )llanostra esperienza diretta.

Cosi spiega Richard P. Feynman nel suo celebre l ibrocomportamento Quantistico, del 196. Ma gii Rainer Maria Rilke(e potremmo citare altri poeri) nel t92i, nil primo della secondaparte dei Sonetti a Orfeo, aveva scritfo:

Respirare, tu poema inuisibile!Puro spazio cosmico scambtlatoCon t i nua m e n t e co n l' e s s e re no s t rc,t. Cr_t n t rap p e s o,in cui ritmicanente accado.

t1 J3

Con-presenza

C)nda unica di cuipro gres s iuame n te sono nt arc ;pli esiguo di ogni mdre posst:bile -mare che si conquista.

Quante zone di questi spazi furono giiinterne in me. Certi uenlirni sono come figli.

Mi ricc,nosci, aria, tu, piena ancora di luoghi gii miei?Tu, un tempo scorza liscia,rotontliti e foglio delle mie parole.

Lintuizione di Feynman d profonda. I fenomeni della fisica ato-mica e subatomica, della fisica non lineare, per la logica cui lascienza E abituata ad affidarsi, restano <<misteriosi>>. Chiedono unaconoscenza che egli chiama <<astratta>>, <<fantasiosa>>, <<non in rela-zione con la nostra esperienza diretta>>.

In altre parole, chiedono una conoscenza poetica. La poesia ipulsazione di sistole e diastole, e insieme astrazione. Non E in rela-zione <<con la nostra esperienza diretta>>, ma dice proprio il margi-ne ffa questa esperienza nel momento in cui svanisce, e la suacostellazione che gi) - o ancora - brilla nel cielo. Pensiamo allestelle, la cui luce arriva a noi dal passato, come una macchina deltempo: presente e passato in un solo raggio che parte anni lucelontano e colpisce, oggi e qui e ora, la nostra retina che si serra. Etempo, insieme dilazionato e simultaneo, che attraversa Ia notte.

Questa veriti delle stelle la racconta la scienza, ma Ia esprimenel modo pii profondo e antico la poesia.

Allo stesso modo: onda e particella, statica e dinamica, ordine ecaos, pieno e vuoto. Questo paesaggio atomico per nulla simile a ci6che alla nostra retina d noto, d da sempre familiare ai poeti, nella poe-sia del Novecento acuito nella sensibiliti e nelle forme' Come E fattar.rna poesia? Proviamo a pensare alla posizione di vocali e consonantie sillabe e accenti. Si chiamano in uno spazio che E anche sempretempo e ritmo, nella ripetizione e variazione costruiscono lo spazio dicui sono parte, uno spazio che si espande e si contrae con I'andaredel pendolo tra senso e suono. Alcuni elementi - suoni, colori, imma-

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Camilla Miglio

gini - diventano stlange attractors, direbbero i fisici. Luoshi intornoai quali il tempo prima accelera e poi si addensa, verso i quari diver-se zone del testo convergono. E sono con-presenti.

Un suono scorre nel letto del proprio verso, ma torna anchealtrove, d con-presente, chiama a s6 altri spazi e tempi del testo.

I fenomeni della poesia sono sempre anclre fenomeni di non-loca-litd. Nonlocalit) d quanto awiene quando lo sperimentatore bom-barda una scatola (box) con r-rna panicella, e in un'altra scatola slistrumenti registrano un fenomeno analogo, nonostante la particellaabbia colpito un luogo lontano. E come se lo spazio non forre \,,uoto,ma coeso, denso. Dicono i fisici, non esiste il r.uoto, ma qualcosacome l'etere, una sostanza fluida che mette in collegamento i corpi. Icorpi non hanno i confini netti che noi osserviamo a occhio r,rio, illoro margine 'i progressivamente sfrangiato, secondo modelli idrodi-namici, nello spazio (bellissime le immagini e importanti gli studi diGerhard Grossing riportati sul sito dell'Ains-Austrian lnstitute forNonlinear Studies : http : / / w eb.telekabel. atlains/). I- inteiligenza poe-tica conosce la dimensione del dire in un suono, in un veiso, in unaparola, due o addirittura pii spazi-tempo insieme.

- _La poesia, oggi, alle.soglie del ventunesimo secolo, d sorelladella scienza pii ardita. E scienza, d intuizione, d pratica della con-presenza' che va oltre la <<vera presenza" di George Steiner: non hanulla di metafisico, d anzi sempre molto fisica e insieme astratta..non d mai del tutto fuori dalle categorie, tutte umane e insiemenaturali, dello spazio-rempo.

Bibliografia

Richard P. Feynman, comportamento euantistico, in Id., sei pezzi facili11961, trad. di Laura Servidei, Adelphi, Milano 2000.Gerhard Grrissing, Das (Jnbewusste in der physik. IJber die obiektalen

Bedingungen uissenschaftlicher Theoriebildung, Tutia+Kant, \x/ien-Berlin199).

ld., Q.uantum Cybernetics, Tougrd a Unification of Relatiuity and euantumTheory uia Ctrcularly Causal Modeling, Springer, New york ZOOOIRainer Maria Rilke, Sonetti a Orfeo,Il,l, in Id., poesie,II (190g-1926), a cura

di Giuliano Baioni, Einaudi-Gallimard, Milano-parigi 1995.George Steiner, Vere presenze, Garzanti, Milano 1992.

)1 3t

Sirio Tommasoli

Cosa-causa-di-s6Armonia della materia

Larte E realtd in s6, non ha significati o riferimenti al di fuori dise stessa. Non rappresenta o descrive cosa altra da s6 e in questaperfetta autonomia risiede I'origine della forza che si rivela a chi lerivolge lo sguardo.

Il segno dell'artista si manifesta in una moltepliciti di forme,sospese sull'infinito aperto che trascende il tempo e lo spazio.

Non propone, non comunica. E un'affermazioneindifferente einsensibile alla risposta, che non genera rapporti di consuetudine,non E utilizzabile, non d misurabile, non d consumabile.

La forma dell'arte si rinnova mai eguale nella materia dell'ope-ra, in un rito ripetuto che insegue la verit) delle cose fondandosisulla traspa renza $eatrice del pensiero, la sapienza della vitamadre-figlia del cosmo. Ripercorre in percorsi diversi la soglia deldubbio, la linea sfumata dell'orizzonte che divide l'essere dalla suanegazione-origine.

I-larte d visionaria e contemplativa, non lascia di s6 memoriacompiuta ma frammenti di conoscenza, illuminazioni che si mani-festano improwise, effimere come il respiro dell'universo quandoinvade, per un attimo, chi guarda il cielo luminoso della notte e poisvanisce con lo svuotarsi dei polmoni.

Il segno dell'artista percorre in direzioni imprevedibili le lineeellittiche della contiguiti, dell'approssimazione, dell'indetermina-

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Sirio Tommasctlitezza, su piani di nitidezza che si intersecano e sovrappongonoinstabili. Echi dilatati si rifrangono sul ritmo imposto olla mai..ioper poi perdersi bruscamente nel nulla, crepe si aprono sullasuperficie destando bagliori di memorie repentine in un diveniredi forme e sospensioni della forma che annunciano ir vuoto: l, p..-cezione del non-luogo legata indissolubilmente all,essere, che simanifesta discontinua ner sogno, agitaIalbaperenne della vita.

. .,Larte si rivolge alla dimensione del tempo che tende allo zero.r, il tempo non coniugabile del cosmo, del fluire generativo dell,e_nergia in-cui alberga la vita, che transita dd p.!r..,t.-orr*,. "fpresente-futuro senza soluzione di continuita. n t._po *aiadalle misurazioni dell'es perienza, negato d,aila forzanrn ai"..""i-

:X dei s.ensi. che appartiene all'ambilto misterioso dell,intuizione,aIIa saqrrnru del poido: Ia pulsione originaria che si espande a dis_solversi e ogni volta rinasie, come la i.iti.u fenice, p";iil;;;;

la mareria con la rappresentazione di infinite fr;;;;..,"p;;;;.'"

Il tempo dell'arte non i chiuso nel divenire della narcazione,ignora il percorso che induce I'azione alla quiete, riduce l'.-orio_ne in equilibrio, ricondu ce la forza ul pot"... Non traduce

Larmonia della materia, della cosa_causa_di_s6, rivelata e nega_ta nel presente che si dilata e_ contrae irregolare, ,i ,p.*iir-i.isegni dell'arte, si moltiplica sulla superficie i.il. ,u" r"r-. i" ."a.di energia che vibrano incoerenti, intransitive.

E l.rn mc,to che tende all'infinito.

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Peter CarrauettaDiacroniciti

Come si fa a pensare e dunque capire la sincroniciti se non apartire dalla sua labilit), dalla sua infondatezza, dalla sua metafisi-citi? Se lo si concepisce come pura coincidenza di eventi, il sin-cronico riveste si un valore orientativo, potendo inscenare unluogo di p^rtenza per estrapolazioni sia matematiche che psicolo-giche, tuttavia esso d destinato a manifestare subito la propriaauto-nientificazione, owero il proprio non-€sistere. Questo stato ocondizione b tipico delle filosofie idealiste, quelle che sostengonoche la materia non esiste, ma anche di quelle che si nascondono aldi sotto delle scienze pure, le quali insistono sul far coincidere I'ar-ch6 con I'assioma, il principio con il fine. Nelle matematiche, ilpunto, il numero e la linea esistono, si dice, come Forme, o con-cetti puri, sempre identici a se stessi, in ogni luogo e per tutti, indi-pendentemente dal chi e dal dove, a prescindere dagli esseri. Sejunghianamente non si di nesso causale tra awenimenti in sincro-nia, che cosa collega la psyche alla materia, il pensiero al senso,I'immagine alla realti? Non sempre durante un incontro tra dueesseri (devo per forza precisare: due esseri umani) si manifesta sin-cronicit): basti pensare all'innamoramento: la situazione dell'uno(desiderante, febbricitante, giocosa, spesso anche agonale) nonsempre coincide con simile o analoga situazione dell'altro. Di sto-rie di incomprensioni, disguidi, malintesi e asimmetrie tra inten-zioni e disponibilitd sono zeppi gli annali della letteratura come lememorie di chi non vive esclusivamente dentro un numero o unapulsione. Che cosa permette ai due di in-contrarsi, di in-tuarsi, dicom-partecipare I'un nell'altro essere al mondo, il trasformare I'es-

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Peter Cttrrauetta

sere-in-s6 in un essere-con_l'altro e dunque in un essere_per-l,al_tro? Sar) pure il caso, ma questo darsi dell,accadimento ;;il,un senso, genera un effetto, e srotola tutta una serie di possibilisituazioni esistenziali poich6 vengono alla luce in un _;;;;;.(tempo) specifico e in.un-1uogo (spazio) determinati , pu ir"it,persona e non altra: Ia Storia, dunque, contro ogni metafisicadell'Essere, del Puncrum, dej paradig-u, "

dell,Assoluto _ chepure hanno avuto le loro ragioni e giusiificzzioni e sfere d,influen-za.e teorici, appunro, dei Massimi Sistemi - si risolve in storie; plurali, concrete, parziali,.circoscritte, irripetibili r, autrir' io |r;;;,nella loro irriducibile diacroniciti.Larmonia prestabilita € un concetto paradossale, come hann<rmostrato pensatori come Heidegger, Derrida, e Deleuze, fra altri.Ha a tutti gli effetti la configurazLn" ,"to.i.u di una rnu".rrion" oposteriori, consisrente nel porre un principio dopo la ,uu ,.o_-parsa, I'assumere una presenza,r"l

-o-.nio della ,,r, ir.itrouubi.liti: da qui la sua metafisicit) atemporale, astorica, se si vuolescientifica, orientativa, persino utile in un mondo do-irruto du uninter-play di modelli conoscitivi e prammarici. Ma sulla condizio_ne umana' sul vivere, sulla liberti di scelta, sul rischio ,rell'inter-pretazione, sull' imprescindibile rerazionarsi costitutivo tra esseriviventi, gli ek-sistenti, ci dice poco. E vero che t,ur-oni^;;;;;_

lita d stata giustificata con |auiirio delle nozioni di .or.irpinJ.nrue. di simpatia, ma di queste solo la seconda si affaccia ,li;;;;;;tiva diacronico-esistenziale. co*ispondenza tende per ruu rui*a identificarsi con moduli matemaiici, calcificati, d;.r.;;;r;;;bili (infatti solo all'interno.di una poetologica si potrebbe u-piirr-ne lo spazio semantico e dunque metufol.o e concepire la corri_spondenza come un rispondere-a, ciod ancora ,r.ru uolt, nel sensovitale e individuale di una scelta cosciente). La simpatia i.,u"."rivela una attrazionee tendenza a co-partecipare, variamente moti-vate, che non pud non riconoscere anche n.llu rnut.riu, ;i .;rp.,la sua forza. Si d) quindi importanzarorrrnriul" al locus,".ir;;;astratto o come cifra, ma anche^al topos, spaziovivente ,o.iul. pur-sibile di trasformazione e codificazione'in formula .",ori.u, in-linguaggio della tribrl registrabile e trasmissibile. per cui, se tra due opii esseri ci si trova simpatici, se s'istanzia un patbos tra indirrid,ri,

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Diauctniciti

t r 'co di nuovo il paradosso: c'E I 'att imo che unisce, che assegna e( ()nsegna significazione all'incontro e allo scambio, ma nasce quirrrbito I 'esigenza del suo superamento da istanza atemporale, pre-( ()nscia, spontanea a condizione marcata dal tempo, dal desiderio,,lirlla costruzione della memoria. Il significato medesimo della pul-rione simpatetica viene erogato come discorso. come passaggio,rll,t coscienza e poi della coscienza, dunque ancora una volta come.liacronicith. Ma c'b di pin.

Ne "La visione e I'enigma" nel terzo libro dello Zaratbustranietzscheano, dopo la faticosa ascesa del profeta (e dopo che ilrrrrno gli dice che la pietra filosofale scagliata cosi in alto comun-,-1rre gli ricadri addosso), Zarathusta dice: <<Guarda questa portacarraia ... essa ha due volti. Due sentieri convergono qui: nessunoli ha mai percorsi fino alla fine. Questa lunga via fino alla porta errll'indietro: dura un'eternitd. E quella lunga via fuori della porta ein avanti - E un'altra eterniti>>. (191) Lapparente contraddizionelcrgica - come sono possibili due eterniti? - si risolve uscendo dal-I'universo della logica, o meglio, facendo s/contrare i due sentieri,;lerch6 all'atto ove convergono le loro <<teste>> sta scritto: <<attimo>>.Ma il profeta subito si domanda, domandandolo al nano, se i sen-tieri si contraddicano in eterno (il che tra parentesi fa pensare cheI'eterno qui non equivalga all 'abolizione del tempo, ma a una suainfinita estensione). Al che il nano risponde: <<Tutte le cose dirittementono ... Ogni verit) E ricurva, il tempo stesso e un circolo>>.,lr92). E noto che da questo momento viene introdotta la nozionedell'attimo che ritorna, <<che trae dietro di s6 tutte le cose aweni-re, dunque - anche se stesso>>.

Lo stesso Nietzsche non sembra esser "uscito" da questo mec-canismo capacitante ma a suo modo anche idealizzante in cui ilfine ultimo dello spirito, se ci si ricorda, tra I'altro, delle tre meta-morfosi (il cammello, iI leone, il bambino), d quello di oltrepassar-si per riacquistare l'innocenza,lo spirito del gioco e della comple-ta assenza del senso del tempo: non termina il terzo libro con i<sette sigillb del <si e amen>> in cui ciascun paragrafo di auto-accettazione reitera <<perch6 ti amo, Eterniti?>.

Sari questo il motivo per cui n6 Heidegger n6 Gadamer riusci-rono a vedere "oltre" il paradossale messaggio di Zarathustra,l'a-

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Peter Canauetta

poteosi del pensiero metafisico occidentale, <<l'antica erediti tragi-ca dell'idealismo tedesco: il paradosso dell'imme diatezza ristabili-ta, dell'immediatezza mediato>. (Gadamer l5)

Ma c'E una seconda strada per uscire dalf impasse della sincroni-citd assoluta: quella dell'ererotopia, che fa capo a Foucault. Abbiamoricordato sopra come f istanza sin-cronica si trasformi, all'atto prati-co, all'incontro con il reale, in una sorta di qonotopo, ossia luogo-linguaggio vivente accessibile alla memoria e di essa creatore,Bisogna allora ammettere che il pensiero sincronico come teorizza-to da Jung richiami come contropaftita la dimensione utopica, omeglio atopica: ecco perch6 ,! marcato da qualcosa di trascendente,di metafisico. Ora, nel suo dispiegarsi, nel suo attualizzarsi in corpo're uiuo e linguaggio marcato dal trascorrere del tempo, dell'assettodiacronico, le figure tipiche del concetto di sincroniciti, quali I'irra-zionalitd, il numinoso, il non casuale, la magia medesima interven-gono nel concretizzarsi di quelle che, con Foucault, potremmo chia-mare eterotopie, ossia quegli spazi sociali vissuti esistenzialmentecome alffo o alternativi, per esempio in quanto margini, periferie,isolamenti o spazi nascosti o illeciti o virtuali, insomma appuntocome eterotopie. E queste ultime ..sono af6ni>> aife <<eterouonie>>(Foucault 20), ossia a luoghi in cui si danno, o si creano, variazionidel diacronico, per esempio, nei musei e nelle biblioteche, in cuipresumibilmente si accumula il tempo, o nelle feste o nei riti, in cuialla modalit) eternitaria si sostituisce una temporaliti cronica, omeglio mitica, oppure nel corso dei viaggi, in cui si di un tempo delpassaggio e della rigenerazione, oppure durante il pasto, I'estasi, ladanza, o durante I'amore, in cui si realizza un tempo acronico asso-lutizzante e tuttavia circostanziato. Oppure, come dice Saviani(q.v.), ricordando Florenskii, un tempo capovolto come nel sogno.

BibliografiaNietzsche, Friedrich, Cosi parld Zarathustra, trad. di M. Montinari, Adelphi,

Milano 1979.Gadamet Hans Georg, Il dramna di Zarathustra, trad. di C. Angelini' il

melangolo, Genova 1991.Foucault, Michel, Utopie Eterotopie, tad. di A. Moscati, Cronopio, Napoli

2006.

40 41

Susanna Mati

Dioniso

Tutti gli ddi, pur se pervicaceme-nte immanenti alla coscienza'sembrano aver sempre meno a che fare con la storia' Potri basta-;; il quesra sincronicith rutta interiore, l'eterniti della presenzanell'Io? Aperta la stagione epocale del nichilismo' pare comun-que

".r.rn" il clestino; li .ont.*poraneiti occidentale abita.la loro

notte, ripiegandosi sulla desolata e reattiva constarazlone dl

Ni.trr.h", i)uemila anni e non un solo nuovo dio>>' Avremo a chefare oggi, in campo storico, esclusivamente con vicende divine

;t;rr;;;'rolo .on ddi superstites? - owero: con supetstizioni(Cristianesimo compreso)i Il p.tn'o E: la storia ha ancora qualcosa

du ,itl.td"rri da u'dio "effettuale", oppure il divino sard' da qui

in avanti, chiamato in causa solo come puro strumento ideologicodi dominio, come ffistrumentun regni, come potenzaxuminosa al

,._iri, ormai piir della Tecnica che del politico? cosa attende;;;r;" la Storia dal dio _ cosa attendiamo ancora della storia del

Dio (se la Storia coincide col Suo farsi), cosa attendiamo ancora,n" iat il Verso dove indica I'ultimo Libro del canone biblico(peraltro rigorosamente rimosso), in un momento in cui la vicen-d'u diul.t" ,"ppur. del tutto conclusa e gi) consegnata ̂l

passato -

o\ryero in cui la storia "teolo gica" ,Iastoria della salvezza' pare fini-

ta? Si dovri optare per una radicale lettura ateologica e immanen-iirti., a.U'int.ro f.no-eno storico (come fa A' Kojive per la

F)lno,*rrohgia diHegel)? Insomma, la relazione tra dio e storia si

d interrotta per sempre' oppure Ia potenza divina d ancora capacedi ,.gt^r. il .o.so ttoti.t, di agiie epocalmente' di deciderlo e

derriallol Non avrl ancora occasione di giungere il ricorrente

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.\usanna Matipunto estremo della maceria storica (o ci siamo dentro?), quelpunto in cui (come Platone sostiene neITirueo),preso dana dispe-razione di fronte alle irredimibili azioni degli uomini, ..il dio int'er-viene>>? siamo forse giunti al punto d'augurarci che trionfi la totale anomfa, che il ciclo .or.i.o .,radu ta]mente a rotoli tanto darichiamare la presenza divina, da esigere il dio giudicrnr., ,..rinatore, nel presente della storia? C,d forse da luuora..' (comeun'antica setta millenaristica) affinch6 si realizzi I'ingiusrizia piicompleta, operando il pii possibile opere di male, p.ri"na.r" l'n._vitabile I' inrervenro diretro, il giudizi,o finale, I'apocalisse?

. Eluso il rapporto storico, rimane ra sincronici td dd divino, a/iasla sua immanenza alla coscienza. Sincroniciti der dio ,ig"ifi.u-r,!pii n6 meno che la sua simbolica "eterniti": i l luogo in"cu inae-fettibilmente permane. cid significa anche ilpin profondo;.;..;to di "immortaliti" divina (nozione altrimenti assai banale). Gliddi solo tramontano, si eclissano, si oscurano, mai muoiono;impossibile eliminare ogni vero dio, essendo ognuno di essi ...ol,riih: 8", e possedendo per definizione esistenza ed essenza eterne;il loro destino d sparizione e ritorno, come accade ur.h. u .oluiche, secondo Holderlin, ha compiuto e chiuso il convito ."I.rt",Cristo. Dunque l'immortaliri non d quieta, non i pacifico .o-pimento astorico, puramente "aionico": infatti essa contiene in s6l'inquieta riserva della speranza. La mitologia romantica lo narraconvinta: c'E un dio che pian piano cresce nella coscie nru, un<<sich-erzeugender Gott>>, un dio che si procluce .o-. ,"1.,'.h.compendia e rivela l'inrera-vicenda degli ddi passati, .uppr"r.n_tando la spiritualizzazione deila mitologla . l'oit..purr^-"i,i, a.rpoliteismo nei Misteri, ma insieme co.,ier.ndo inie .ir.*" ..r-sianiche eccedenti che "sfondano" in avanti il messaggio .b.ui--cristiano - tanto che alla fine nessuna riverazione uurtl"pi,:, p.rJeognuna € passata -, un dio capace di raccogliere l,anelito ui ,u.ronell'epoca del nichilismo compiuro, 1l koimender Gott di ..,i ,ipud ormai dire (come Schelling nota nella Filosofa dellaMitologia) che Egli B tutto il divino.

Il.divino d sempre sincronico alla coscienza: ma abbiamo biso-gno di pensare anche un dio che si formi per gradi insieme "il" ,i"

+z 4t

Dioniso

rirr, che la accompagni attraverso ripetute epifanie, i l cui luogo disirrcronia sia certo stabilmente interiore, e che tuttavia sia presen-tt' anche al Divenire, come pud esserlo solo la mobile eterniti delrrrito. Costui, speranza riposta della Storia, immancabile dio avcrrire, riserva incombusta di Spirito - e sia un solo nome per Tutti

i 'Dioniso.

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Stefano BarattaDolca Slataper

Carla, paziente di mezza et), colta e di buona famiglia, se nestava da tempo immobile; circumnavigando attorno ai suoi pen_sieri che mai riguardavano oggetti, dati obiettivi o situazioni con-crete: completamente presa dalle proprie idee, che seguivano per_corsi interni, rincorrendo gli elementi soggettivi della sua immaeinazione.

-_ Io, il terapeuta, ero sempre pii esterrefatto per questo modo diaffrontare la realti che non parriva dall'esperien ia, da| dato difatto, ma procedeva da un contenuto soggettivo, in un certo sensoaprioristico, per cui gli elementi esterni non costituivano n6 I'ori-gine n6 il fine del suo pensiero, che partiva, si torceva e si contor_ceva e infine tornava al punto di partenza.

Affrontando in tal modo i propri problemi carla non o*enevanl!L. *: complicarli, con il risuitrto di essere sempre preda dimille dubbi, di ogni sorta di indecisione, tirubante . i.,..rt". p"rdifendersi da tutto cid faceva ricorso al meccanismo difensivo pir)owio in una situazione come questa: la razionalizzazione. per cui,tendendo a soggettivare la propria coscienza, comincid a confon-dere la verit) soggettiva con la sua persona, scagliandosi controogni mio rentativo di far breccia nelle sue difese.

Inoltre la posizione di predominio nella coscienza del fattoresoggettivo comportava una svalutazione dell'oggetto, che per leiperdeva d'importanza, aveva poco da dire e fin]ia pe. .rrer. .osisvalutato da venire relegato a una posizione insostenibile a lungo.

In tal modo la realti oggetiva assumeva per la mia purieit.una dimensione terrorizzante che le impediva di affrontare alcun-

14 4t

Dolca SlataPe/

,lr. ' : i l telefono, I 'ascensore, le code, la gente... Di conseguenza,rn urrva un comportamento di evitamento che la distaccava ancora,lr lr iu dal mondo esterno. Tentava cosi di esercitare sovra di esso,rrr rlominio razionale, sino all'illusione di una completa superio-rrrrr: con cid perd separandosi quasi interamente dagli oggetti, ' tcrni ed esaurendo ogni energia - f ino alla neurastenia - da unl,rro nell'adottare questi meccanismi difensivi, dall'altro nel tenta-rivo di imporsi agli oggetti e alle impressioni sconvolgenti che dat ssi riceveva.

Eravamo a questo punto.

Sino a quando Carla non ritrovd un vecchio libro e ricordd unrrtrne: Dolca S lataper ?

,\lataper - I'autore del libro - b uno scrittore triestino, nato nel1u88, di famiglia slava, ma di madre italiana, nella cui prosa realtic fantasia, memoria individuale e vicenda collettiva si intreccianoin chiave di mito. Di lui le biografie narrano che visse in una citti.love i dissidi tra gruppi etnici avevano sempre caratterizzato unasituazione compromissoria, tra i sospetti, gli odii e i risentimentitipici delle zone di confine. Ed anche che, similmente ad altri scrit-tori di Trieste, cercd di valorizzare il rovescio di questa realth nelnriraggio di un crogiolo culturale, di un punto di incontro di civiltidiverse, tentando di realizzare quella fusione di ingredienti mairaggiunta nella societi triestina, in una letteratura di interessi lar-gamente europei e nelle mitologie etnico-politiche.

In questo - pensai - era molto simile alla mia paziente. Anchelei era una donna di conftne nel senso che la vita I'aveva costretta amediare tra diverse realti sociali: quella nobile e altisonante volu-ta dalla famiglia - tantoch6 pir) volte nel corso della terapia scher-zammo sulla sua sindrome da castellana - e quella pii energetica,forse anche pii iibera, o meglio pir] autonoma, che emerse peresempio durante il periodo universitario. In lei un'anima ircazio-nale e ribelle, anarcoide e polemica si scontrava con una sacerdo-tessa dell'etica, della morale e del primato dell'intelletto sull'arte,sull'economia, sulla storia e sulla gente comune. Owiamente i dueaspetti procedevano di pari passo, evidenziandosi in un certoperiodo maggiormente il primo e in un altro il secondo.

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Stefano BarattaRitornando a Slataper, Lrno dei suoi motivi pii autenticamente

lirici - narrano sempre i biografi - fu quello delle propri.;;rfi,insieme immaginarie e reali: la casupoli col tetto aipogtio ornZrriollh ilou9 e dal fumo in Carso, la grande foresu ili Roueri tncro-azia e la pianura morava, nel suo se'tirsi italiano, slavo e atftat-to dalla cultura tedesca. Di nuovo mi stupivo. euanto era simile acarla che accanto al medesimo tema delle origini affr.ancavaincon-sciamente un senso primigenio, se non adJirittura stregonescodella natura. Anche lei, come Slataper, palpeggiando

" ,Z;r;;;;;chiando con la pahna aperta sull'orto )egti stagni, anduru sp"iantro ran as cita de lla p ri nzau era?

Nel 1901 una grande sofferenza psicorogica costrinse |autore aun lungo soggiorno in Carso, che si lraclusr! ir, .r' percorso inizia-tico e gli fece capire che il sentimento di nostalgia p.. t. ,urt" ori-gini non poteva essere la premessa per ir ritorno ain nido disfatto.NIa patrza lontana sostitui il futuro nelLa terra del sole. Era incre-dibile. Tutto cid sembrava aderire perfertamente alla mia purr"iirtDoveva anche lei rinunciare alla iantastica tentazione di tornarenel castello dorato? Proiettarsi e rinascere nel futuro?

Il termine Dolca, che io sappia, non esiste. La sua radice tede_sca.perd, Dolch, potrebbe alludere allalama, al coltello, a cid chetaglia e divide. Dolch d effettivamente una parola g.r-uni.u ur.ui-ca, nel senso che d. uno Friineuhochdeutsci - dicia'mo .h. pot..b-be essere del XV secolo - che signific a pugnale, stiletto.Esist. iJtre il verbo dolchen = pugnalare . Ma bo'iro - nelle associazioni iicarla - ci portava alla dolcezza e arla mitezza, cosi come ana gra-devolezza e alla mansuetudine. Dunque, se lo strumento a il loJ_tello, nostro compito sari quello di iecidere, mozzare, troncare,separare. Recidere ogni legame con il passato, e dunque .o., lu t"n_tazione mai completamente abbandonata di poter riuiu.r. i tempidei fasti del castello, ma anche con il suo opporto, I'urp"tto .ori_pensatorio rappresentato dalla indomita iivoluzionaria, voluta-mente anticonformista. Dolca ci dice che separazione dev'esserci,ma.rispettosa del passato ed anche in grado di dimenticarlo, inno-vativa e armonica' ci mette in guardia e addolcisce - pur confer-mando-lo - I'eroismo, I'irruenza, Ia voglia di cambiaie ua ognicosto di Slataper.

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Dolca Slataper

I-e indicazioni di quest'accadimento sincronico - grazie ancheir queste amplificazioni - appartvano ora chiare.

Come gii detto sia io che la paziente ci trovavamo in una situa-zione <lifficile, in quanto laterapialanguiva. lanimus di Carla eratalmente radicato nei suoi processi di pensiero che non eranobastati gli sfbrzi dei mesi di terapia sino ad allora condotti, e dirrltri tentativi terapeutici attuati in precedenza da colleghi, perscioglierne la cartesiana rigiditi; ci voleva un nuovo evento, unaccadimento irrazionale che io owiamente non potevo diretta-nrente provocare. Il mio lavoro dei primi mesi di analisi si era prin-cipalmente concentrato nella preparazione di uno spazio erme-neutico, un temenos, un hortus conclusus, ove cid potesse awenire,dato che il lavoro sull'amplificazione non permette altro tipo diprogrammazione a priori. Finalmente arrivd I'incontro sincronicocon Dolca Slataper, la cui amplificazione pose il problema a con-fronto con strati pii profondi dell'inconscio, innestando un pro-cesso terapeutico

La paziente - credo che ormai si sia capito - appartiene secon-do la teoria dei tipi psicologici di C.G. Jung alla tipologia di pen-siero introuerso. L'impostazione introversa aveva determinato in leiun rapporto primitivo e arcaico con I'oggetto, che aveva assuntocaratterisdche stregonesche. Ora I'evento sincronico e la sua inter-pretazione avevano corretto questo atteggiamento, ponendo ilproblema a un livello pii primitivo. Aveva dato voce all'inconsciopersonale. Liberando le funzioni sino ad allora imprigionate Carlapot6 ascoltare la propria estroversione e finalmente senti - in uncerto senso per la prima volta - la mia voce. Naturalmente cid cheawenne non fu solamente I'incontro col suo inconscio, ma anchecon I'inconscio collettivo e cid che sperimentd non fu soltanto pri-mitivo, ma anche simbolico: uero per il futuro.

Tutto questo non deve meravigliare dato che un evento sincro-nico - come pir) volte mi d capitato di osservare nel lavoro clinico- d in grado di correggere I'eccessiva rigiditi di un'impost^zionepsicologica, facendo vibrare I'estroversione verso l'introversione, eviceversa. Inoltre, quando lo si tratti con la tecnica dell'amplifica-

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Stefano Baratta

zione, capita spesso che si passi anche nel giro di brevissimotempo, a volte in un lampo, da una funzione all'allra, dal pensieroal sentimento, dalla sensazione all'intuizione, per poi magari tor-nare al primo. La sua importanza sta anche in questo. Nella capa-citi di lavorare sia all'interno della funzione principale sia con lefunzioni inferiori, amplificandole e portandole pii vicine alla con-sapevorczza,

Nel caso di Cada il passaggio all'estroversione aveva permessoun nuovo atteggiamento verso il mondo esterno, il mondo deglioggetti, che aveva aperto nuove strade alla terapia.

Il pensiero aveva momentaneamente abdicato a favore del sen-timento e - quella stessa notte - una sensazione nuova che I'ac-compagnd per tutto il pomeriggio produsse un ricordo: il libro diletteratura, la pagina aperta dalla madre (alla voce Slataper?), unbiglienino in cui malediceva i genitori, i rimproveri, la lite, e moltopeggio...

Fu questo il momento della sua prima dissociazione nevrotica.Da li divenne vittima inconsapevole del suo animus. Li assunse sudi s6 il potere del logos. La sua ostinazione. La direttiviti. La vogliadi dominare. Li venne abbindolata da un pensiero di second'ordi-ne, che procedeva da convincimenti non correlati con la realti. Lidovemmo tornare.

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Filippo Fimiani

Due in unoAnacronismi e sincronie dell'immaqine

L'amour r6ciproque [ . . . ] met en leu [ . . .1la perception dc l 'objet int6ricur dansl 'objet ext6rieur

llltlT()N

Latmosphirc - c 'est I 'obscurit6 m6me del ' i rnrrgc

I ,L ' INAS

Un fondo compatto e spopolato verde petrolio, in bilico sulsolo piede sinistro - il destro sospeso in un quasi malfermo e mira-coloso, tra ombra e terra: sta per cadere spinta all ' indietro? O staper spuntare finalmente oltre la soglia terrosa? -, una donna nuda,collo scoperto ma lunghi capelli neri e capo reclinato di profilo per1o sforzo, respinge in basso, mani sulle spalle, un uomo in giaccascura colla mano sinistra sulla coscia di lei, quasi carezzevole, quasi

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Filippo Fitniani

all'altezza del pube, colla destra invece spinra fin sul fianco destro,quasi a stringerla in un abbraccio da l ividi, quasi a rigirarla all ' in-dietro verso i l vuoto o verso di s6. In primo piano, I 'uomo, dischiena, occupa solo una parte della figura femminile dietro di lui;sbuca dal lato delle ombre portate, ombra fra le ombre, reciso dalresto del suo corpo, invisibile, come lo d I'aria dal respiro; l'uomo,ombra immembrata e incistita, invade il corpo della donna, ci s'in-colla addosso, c' incide dentro, possessivo, I ' inseguimento insisten-te e imorowiso.

i! L)s Jourc gigantesques di Magritte, del t9Z8,r che aveva avutogii, un'altra versione pubblicata nell 'ult imo numero della rivistaparigina "Distances" di Paul Noug6 nell 'aprile del medesimoanno, col titolo L'Aube desarmde e che Magritre aveva presentaroa Patrice Lecomte insistendo insieme sul tema - pii che un tenta-tivo di stupro, <<lo spavento che possiede la donnar, - e sul <<sot-terfugio> tecnico, grafico prima e pittorico poi - un <<rovescia-mento delle leggi dello spazior> grazie a7 mantenimento della figu-ra maschile nel contorno di quella femminile. Contenimento che duna contesa, composizione che tende la rassomigli anza

^ un paros-

sismo insieme realista, meta-pittorico se non inter-mediale, e deni-gratorio - le fattezze della figura citano il classicismo enfiato eappesantito di Picasso e L6ger e le rotonditi burrose delle bandes-dessindes d'awentura, d'altronde gii recuperate nella sdrie noire diquegli anni ispirata alla versione cinematografica di Fant6mas diLouis Feuillade e alla cronaca nera. Contenimento illusionista chedisattende il riconoscimento percettivo e cognitivo abituale difigura e sfondo, che E una coesistenza polemica, r,rna gigantoma-chia figurale entro i l f igurativo.

E qui escogitata una ripresa originale di uno dei principi sovra-ni del surrealismo, di derivazione dada ma ritrovaro nel plan denon-conuenarcce di Max Ernst (Magritte elogia le illustrazioni perRdpdtitions di Eluard, del 1922) e, di li, nella moltiplicazione pro-spettica di de Chirico (Magritte rievoca la promiscuiri tra unatesta antica e un guanto chirurgico in Canto d'amore, del tqtq): ilcollage. Il principio poetico dell'accoppiamento ingiudizioso masemplificatorio di soggetti differenti, del raggruppamenro emble-matico o della coll isione esemplare di diversi oggerri, rappresenta-

t0 t1

Due in uno

ti- come dir) in Ligne de uie, confercnza di Anversa, del 1918 - in<tutti i loro particolari manifestirr, fedelmente raffigurati neiia ioroapparcnz^ sensibile, d, infatti, mantenuto all'interno della sintassie della grammatica della pittura figurativa in quanto tale. In questianni, durante il soggiorno a Perreux-sur-Marne e a stretto contat-to coi surrealisti parigini, Magritte scopre difatti il mistero non trale cose ma in esse, non nella retorica iconografica della contrap-posizione e del dipaysage ma nell'iconologia materiale della co-esi-stenza e della co-fusione.

Si guardi, per rimanere al precedente pii significativo di Les

lours gigantesques,l'affrorare, il traspirare organico e vegetale dellamateria naturale per eccellenza - i l legno, inanellato da Freud, inuna celebre sinossi semantica, con byle, Holz, Stoff , Madeira, matere materia - in La Ddcouuerte:2 in questo ritratto di donna, del l92l,sono lasciati intatti i materiali e le forme della pittura ed d del tuttoinindagata la sua figuraliti materiale, a ribadire, quasi didascalico,un symbolischen Gebrauch di significati gid predefiniti e costituiti.Se si tratta di un <<collage dipinto interamente a mano>), comeauspicava Max Ernst, esso si guarda bene dall'andare au-deld de lapeinture, giacch6 l'assenza di frattura e di confine tra due o pir)materie di due o pii oggetti, la compresenza e la sincronia di dueo pii sostanze e oggetti, di cui Magritte scrive a Noug6 nel novem-bre del 1927 , a sempre risolta e resa nella continuita della superfi-cie pittorica. Non si tr^tta ne d'un assemblaggio di elementi figu-rativi e stilistici - come nella pittura-nella-pittura della riueriemodernista e archeologica, letteraria e meta-pittorica, di deChirico -, n6 d'una combinatoria di anacronismi materiali - comenella morfologia generalizzan dei frottages di Ernst, che fa dellatrcatiire interrogie il principio aleatorio e ornamentale d'una sin-croniciti poietica tra attiviti artistica e generazione naturale.Magritte d dunque assai distante dalla anamnesi dell'inconsciomorfologico messa in essere da Ernst in Histoire Naturelle, mal-grado sembri ricordare e condividere la sua riscoperta, il 10 ago-sto 1925, della maccbia di Leonardo, di Cozens e della tradizionedell'image ruade by chance, e la cui portata gi) intuisce Breton nel1921, poiin Le Surrdalisme et la Peinture, proprio del '28, e nell'a-uis au lecteur di Femrue laA t€tes de|'29.

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I:ilippo Fimiani

Sar) proprio Les Jours gigantesques a ribadire che sostanze,nature e simboli diventano gradualmente qualcos'altro, che si tra-sformano lentamente in altro da se e si fondono in un'unione ine-dita; e che tale potenzialit i metamorfica, pur refrattaria a una uni-vociti identif icatoria ed eidetica, d sempre raggelata e fissata informe controllatissime, che tale esuberanza metaforica d comun-que regolata da un'art de peindre gi) tutta concettuale. Listanted'un presente che non si realizzeri miri ma d coagulato in un ane-nire eternamente a venire e in gesti statici d dunque il tempo tra-gico di tale immagin e fatta di due eppur una, in bilico tra caduta earrivo, sospesa senza durata tra violenza e abbandono, insiemeribelle e reclusa tra l iberti e necessit}, tra esistenza e impotenza.Magritte, in un incompiuto rdcit a quattro mani con Carnille(ioemans, definisce <.miracoli>, i gesti e i movimenti di questaendiadi (di animus e anitnd?) imprigionata in figura, denunciandola postura immobile, pii staruaria che pittorica, di quest' immagi-ne-rnontaggio (androgina?) di maschile e femminile, di questapolarit i intensificata - violenrata, non sublimata - in uniti.

Unit) antitetica di movimenro e paralisi, in queste dttitude., pas-siouelles E perd all 'opera un ahro principio generico dell ' immagi-ne, che affenna una pittura ormai decisamente eterogenea tanto alsincretismo compositir,o del collage qurrnto al sincronismo morfo-logico del frottage, e forse capace di declinare insierne anacroni-smo espressir,o e illusionismo figurativo, memoria figurale di gestiremoti e rif lessione linguistica sulla percezione visiva. Mi riferiscoalle attitudes ilbgiques dei corpi isrerici disegnati da Paul Richir ofotografati da D6sir6-Magloire Bourneville e Paul Regnard allaSalp€tr idre al seguito di Charcot; d'altronde, proprio nel marzo del1928, lo stesso anno di Nadja e delle opere di Magritte, "LaRdvoh"rtion Surr6aliste" pubblica Lrn resro di Breton e Aragon, Lecinquantenaire de I 'hystdrie, e due anni dopo L'ImnzaculdeConception riprende alcune foto di Bourneville e Regnard. Talemodello, perd, e malgrado i fraintendirnenti dei surrealisti, eccedeil regesto clinico e protocollare di Charcot e sembra consenrire dirivedere plasticamente ed espressivamente all 'opera nella figura diMagritte quella che Freud, nel 1908, aveva chiamatola toiderspru-chsuolle Gleichzeiti gkcz7, la simultaneird conrraddittoria delle Troses

t2 ))

Due itt tttto

' .t,rtt iqut's degli attacchi isterici. Lincomprensibil i t i , Unuerstrin-, 'tr, l,kt ' i t, del colpo isterico e della figura magritt iana, entrambi,,r1'1'si1iva-"nte i l iusionistici e teatralmente doppi e posseduti, d,,l i lrrtt i , tale perch6 risultato fragile d'un conflitto, d'una lottar,i l tzrlrtcsczl ' tra forze opposte, tra antitesi inconcil iabil i eppur sin-\ r()niche ma non determinate. I l r ibaltamento percettivo tra volu-rrt 'e ombra grazie al sotterfugio tecnico dell 'unica figura, insiemer isrlri le tutt ' insierne - come una statua: come in Les lours gtgantc-\t l//L's, o come il Lac.tcoctnte per Goethe, e non solo - e tuttaviaincluietante, tutta riconoscibile cl 'un blocco e tuttavia indecifrabi-It ' . scmbra mettere in opera, allora, una dinamica formativa - pla-srica, contraddittoria, sovra-determinata - dell ' immagine e del!.esto espressivo (dinamica che d, tra I 'altro, del tutto assente dallatopica e dalla sirribolica junghiana).

Nelle pagine del ricit di pugno di Magritte, pubblicate nel1978, un po' canovaccio iconografico un po' commento esegetico.lcl dipinto e dcl discgrro, compaiono proprio i l motivo della sta-tua c quasi una rivisitazione ribaltata del mito di Pigmalione: la.lonna lascerebbe l '<<impronta del suo incantesinro> sulle statue dicui ,! stata modello, f inalmente <<animate di vita (o animate din.rorte?)>>. Indizi letterari della costruzione della rappresentazionee spie metaforiche delle implicazioni nascoste del suo dispositivc'rforrnale, queste parole dicono gli eftetti profbndi clell'errupdtianella produzione e nella fruizione dell ' immagine e ci awertono aben intendere un'affermazione cli Magritte circa la brutalit) ,.nonsolo esteriore>>, ciod inerente alla scabrosit) del soggetto e alla tro-vata tecnica, di Les Jours gigantesques. I itnpronta dice qui, infatti,clella memoria psichica che si attualizza in fantasma e in gesto,denuncia i l doppio movimento di incorporazione e proiezione chec\ all 'origine della nascita una e bina dell ' immagine, insieme inte-riore ed esteriore, imrnateriale e reale, r, issuta e percepita, insiernemateria e ambiente, sangue e aria, confusione di s6 e dell 'Altro.Descrive come I'emozione divori le distanze e costringa lo spazio astringersi addosso in un tatuaggio d'ombra - come una "vogiia"riemersa dalle regioni pii nascoste del cuore e finalmente visibiledecalconrania d'un segrcto; racconta coure, impalpabile eppur fisi-ca, I 'atmosfera incarni f iguralmente e tatti lmentc i l desiderio.

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Filippo Finiani

Limmagine afferma insomma I'intenso e lllocalizzabile contat-to, immaginario e sentito, attivo e passivo, con Ia Psychd dell'Altro,estesa per ogni dove e inafferrabile come il respiro del vento e ilsospiro dell'amante; informe come l'<<immagine d'al.a>>, einLzftgebild, che I'anziano Goethe canteri in Ulrike von Lewetzov,sua rediviva Elena - quasi eponimo uno e molteplice dell'anacro-nismo -; duttile come la nuvola che fa notte in pieno giorno e cingeda ogni dove Io - 1o racconra Ovidio (Met.,I,588 750) e lo raffi-gura Correggio (Gioue e Io),1 amn'irato anche da Bataille -, mor-tale insieme restia e arresa al corpo-respiro, all'affanno rapace delcielo da lei stessa inventato e plasmato, per dida con Aristotele,naturalmente in sogno. O d lei a esser immaginata e formatadall'Altro?

I'loteI Olio sul tela, 16 x 81 cm, Kunsrsammlung Nordrhein-Vestfalen,

Dtisseldorf.2 Olio su tela, 65,2 x )Q) cm, Bruxel les, col l . pr ivata.r Olio su tela, 161,8 x 70,5 cm, Vienna, Kunsthistorisches Museum, l530ca.

Bibliogra/ia

Jean-Martin Charcot, Paul Richer, Les Ddmoniaques dans l'Art (1878), 6d.G.Didi-Huberman et P.F6dida, Macula, Paris 1984.

Andr6 Breton, Oeuures Complltes,I, €d. M.Bonnet, Gallimard, Paris 1998.Max Ernst, Ecrtts,G^Ilimard, Paris 1970.Sigmund Fretd, Hlsterische Phantasien und ihre Beziehung zur Bisexua/ittit

(1908), trad. i t . in Opere, ed. C. Musatt i , V 1905-1908, Boringhieri ,Torino 1972.

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Ren6 Magritte, Ecrits Complers, 6d. A. Blavier, Flammarion, Paris 1979.

,4 5t

Federico FerrariEsempio

Cid che colpisce un "profano" quando si ar,ryicina alle paginejunghiane sulla sincroniciti sono gli esempi che lo psicanalista nedi. Viene quindi da chiedersi cosa sia un esempio. Ma a questadomanda, in realtd, non si d) risposta. Non tanto perch6 I 'esempiosarebbe indefinibile o non risponderebbe alla domanda fonda-mentale di tutta la filosofia <<che cos'b?>> (ti estin) - domanda chetra l'altro, perde di attualiti con I'awento dell'epoca della tecnica,orientata al come pii che al perchd - ma piuttosto perch6 I'esem-pio ha gi) sempre risposto, prima di ogni possibile domanda'Lesempio d I'esposizione della mancanza di domanda o del fattoche il suo essere d gii tutto li, nella sua semplice esistenza.Uesempio i tautologico, fa tutt'uno con il suo essere in atto, con ilsuo essere un possibile in atto: un uomo d un uomo, e niente di piir- ma neanche niente di meno. Cosi un uomo che soffre non d ilrappresentante degli uomini che soffrono, non A l'elemento cam-pione della statisti ia e nemmeno il t ipo da prendere a modello' Esemplicemente un esempio degli infiniti compossibili che com-pongono quell'insieme che prende il nome di "uomini che soffro-no". In questo senso, un esempio non E mai esaustivo, pur essen-do tautologico. Inoltre ogni esempio E perfettamente sostituibile -un esempio vale l 'altro - ma d anche totalmente unico: "2" e "4",entrambi esempi dell'insieme dei numeri pari, sono indifferentinella loro differenza. Uesempio d al di l) del sistema rappresenta-tivo: non rappresenta nulla, presenta soltanto la propria singolareesistenza, il proprio essere quello che i.

Ma come parlare di un esempio? Come dire appunto I 'esem-

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f-eJt'rico Ferrart

plarit) di ogni caso, di ogni occorrenza acausale, di ogni singolasoffercnza, senza tradire la loro specificiti?

Il problema d diff ici le, non solo per i l sapere necessariaurenteincerto di colui cl.re si occuira della sofferenza altrr,ri, ma anche perragioni logiche e fi losofiche. Lesempio, infatti, ha cerramenrc ache fare con il l inguaggio, non d un suo "fuori", un qualcosa diextralinguistico. "Esemplare B cid che non d definito da alcunaproprieti, tranne I'esser-detto". Cosi "un evento acausale" d unesempio dell ' insieme che prende il nomc di "eventi acausali". Inquesto senso, un esempio l-ra la propria specificit i nell 'esser-,/e,/lox o y. I l dire, I 'essere l ir-rguistico, i i l fondamento di tutte le possi-bili appartenenze, di tutti i possibili insiemi di esempi. Riappropriandosi dell 'essere l inguistico, quindi, ci si riapproprier.ebbedell 'appartenenza stessa, superando cosi ogni particcllarit) comeogni universalit i , o meglio, l 'aut aut tra le due. I l che d esarto, masolo a patto di aggiungere che il detto d la cosa stessa, e la cosa E ildetto. In quesro modo si potrebbe anche dire che I 'essere l insui-stico, I ' insieme di tutti i possibil i esempi, d i l nondo,. uiceueisa.Rinvio dall'uno all'altro, in una distanza di nulla.

Allora, I 'esempio sarebbe liberato non ranro per mezzo di unasottrazione della presunra cosa in s6 all ' insieme dei predicati - poi-ch6 I 'esempio non b indicibile, ma B sempre detto - e nemmeno,quindi, per n)ezzo di una parola vergine capace di liberarsi del-I ' ingombro delle cose, ma piuttosto arrratverso la l iberazione ditutti i predicati possibil i , la riduzione di tutti al lor-o cararrere diesempio, di singolarit i i universale che nel dirsi x o y, ogni voita, dinuovo, configura un mondo di possibil i .

Essere esempio, farsi esempio, significa dire, ogr-ri volta e sem-pre di nuovo, "anche questo d mondo; questd d la mia sofferenza",cioE dire I 'evento dell 'essere l inguistico, dove pero i l "dire" vainteso come un mostrare e quindi un fare. Farsi esenpio, cos'altrosignifica se non cid che i Greci, e ancora Marx, chiar.navano prdxi-r:un fare nel quale l 'agente dell 'azione (e quindi anche del dire) si"produce" nel suo stesso operare?

Parlare d'esempio, dunque, non vuole affatto sottintendere unabbar-rdono della dimensione dell 'universalit i a favore di un parti-colarismo, pii o meno chiuso. I l particolarismo, infatti, i la nega-

t6 t7

Lselll p I0

ziorrc stessa di cid che s'intende parlanclo d'esertrpio. Particolare br i ir che non risponde che a se stesso e di se stesso. Le particolarit it:ono esaustive, I 'esempio ,i complementare. La particolarit i nega,r'()n la sua stessa esistenza, la categoria di universale. Lesempio,lovrebbe evitare qLtesto rischio, rientrando in una dimensione chel)otremmo definire di universalit) singolare. Lesempio dice sol-riult(): "ecco un possibile in atto, all ' interno dell ' insieme dei possi-bil i", mentre i l particolare dice: "ecco la sola attualit)r possibile:I 'affermazione della mia particolarit i".

I l particolarismo b sempre particolarismo predicativo. Dice: iosono x) y, z, oppure: questa d la mia sotferenza, queste le mie solrr-zioni, queste le mie certezze, queste le cause e questi i fini. E inLlucsto modo presuppone conte giit definito cosa sia "i{)", "x" el"'essere" che l i unisce. L'esempio non put) invece dire: "io sonox", poich6 la sua non d una funzione connotativa, ma piuttostodenotativa ("un x"). Un esempio pud solo essere lnostrato.Lesempio dunque non puo essere ipostatizzato in un predicatoparticolare e nemmeno in un insieme assoluto. Un esempio non sanulla dell ' insieme che esemplif ica, perch6 in senso stretto I 'esem-pio pud solo indicare un insieme a cui appartiene ma non pud innessun modo esaurirlo o chiamarsi a rappresentarlo' Un esempiod solo un esempio, tra infinit i altri, pur mantenendo il suo caratte-re d'esemplarit i: E rnanifestanlente percepibile da tutti. Esso nonrappresenta un'appartenenza, ma, come scr ive giustamenteAgamben, mostra la possibil i t i di espropriarsi di tutte le apparte-nenze, per appropriarsi dell 'appartenenza stessil. Di qui segue chela semplice esistenza di un esempio e la dimostrazione del fatto chel'universalit i non i mai astratta, ma sempre concreta. Ogni discor-so universale deve concretizzarsi in una pluraliti di esempi, alri-menti d un discorso vuoto, un insieme vuoto.

Lesempio, quindi, attesta che l ' insieme non E vuoto e che deipossibil i sono, appunto, possibil i , anche quando sembrano impos-sibil i . Esso attesta la possibil i ta di una particolarit) che cntri a farparte di un'universalit i . Infatti, non si di mai un solo esempio.Lesempio d sempre plurale o, meglio, I 'esempio si di sempre comerinvio a una pluralita. Un esempio unico non sarebbe piu un esern-pio, ma una regola eccezionale: uno stato d'eccezione sottoposto a

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Fcderico Ferrari

un Filhrerprinzzp. Lesempio, invece, conserva nella sua esempla_ritd plurale un rapporto con una regola valida per tutti i casi sin_golari. Come scrive Nancy, .d'esempio B scelto e messo da parteper presenrare qualcosa di grande, d'eccezionale. eui, quel ihe Aesemplificato, d I'eccezione della singolaritd - i., quanio essa danche la b-anale regola della molteplicitd. Ma una tale regola, comed giusto che sia, non ha altraistanza che i suoi casi d'eccezione ed'csemplarita>. Ed d esatramenre cosi: I 'esempio d l 'eccezione irri-ducibile d^ella singolarit), <<inimitabile nel suo sresso essere qua-lunquerr. E per questo che non d esatto dire, come fu unroruNancy, che ol'esempio, qui, non rinvia ad una generaliti o ad unauniversaliti'>. Esso, infatti, r'i rinvia proprio in quanto singolaritiuniversale, valida, ciod, nella sua insostituibile uniciti, p..-, tu,,oI'insieme d'appartenenza. Se cosi non fosse, l,esempio si trasfor_merebbe in particolare, in quanto ab,soluto. Detio altrimenti,come fa Agamben, <.da una parte, ogni esempio E traitato come uncaso particolare reale, dall'altra, resta inteso ih.

"rro non pud vale_

re nella sua particolariti>>. La struttura dell'esempio d, dunque,quella del rinvio, ma di un rinvio in quanto a.rdrta e ritorno:'daisingolare all'universale, dal centro alla perif-eria, da s€ ali'altro, eviceversa - dove il polo d'andata e quello di ritorno si danno solonel percorrere la distanza; letteralmente, non vi sono n6 prima n6dopo.

_ Lesempio, quindi, d sia particolare che universale (e non n6I'uno-n6 l'altro), poich6 esso e esattamente una singolariti univer-sale: I'unico punto in cui i due termini possono assumere un sensosenza ipostatizzarsi - senza ciod soccombere al rischio dell'auto-nomia, ma piuttosto facendo sistema (essendo il sistema cid chetiene insiem.e gli esempi). La sua struttura esistenziale d quella del-I 'et et et... all ' infinito.

58

Sergio A. DagradiEsistenza

Lungo d il tempo, ma il vero awiene.H.)LDIR-LIN

Milan Kundera, in una pagina esemplare de Linsostenibile legperezzd tlell'essere, si i soffermato ad analizzare I'eccezionaliti diogni storia d'amore, di ogni rapporto umano. Commentando unasituazione di turbamento del protagonista afferma: <QuandoTomds tornd a Praga da Zurigo, fu preso da una sensazione dimalessere al pensiero che il suo incontro con Teresa fosse statodeterminato da sei improbabili coincidenze.

Ma non d invece giusto il contrario, che un awenimento d tantopiir significativo e privilegiato quanti pii casi fortuiti intervengonoa determinarlo?>>.r

Alcune pagine precedenti contengono un'altra osservazionedello scrittore ceco che merita la nostra attenzione: <<Non si pudmai sapere che cosa si deve volere perch€ si vive una vita soltantoe non si pud n6 confrontarla con le proprie vite precedenti, n6 cor-reggerla nelle vite futurer>.2

Queste due considerazioni, apparentemente distanti e sconnes-se, possono in verit i dire ben altro. Assumiamo - innanzitutto - laprospettiva, coltivata in particolare dal pensiero femminista, deltesto come luogo di configurazione di senso dell'esistenza e diemergenza del proprio s6. Attraverso i l raccontarsi, gli accadimen-ti della vita assumono per noi una trama, owero un senso, daiquale si staglierebbe un s6 coerente ed unitario: a differenza diogni metafisica certezza nell'esistenza di una sostanzialiti soggia-cente questo s6, precedente e indipendente da ogni forma di nar-rativit) e da ogni configurazione autobiografica, il pensiero fem-minista ha sottolineato la dipendenza di questo s6 dalla modula-

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,\crgio A. Dagratli

ziclne del racconto. I i potere performativo del test' e crelle sue s'a-tegie retoriche presenta a noi un s6 che potremmo definire fanta_snatico, e che riverbera I'alone di incertizza che presiede gI ;.;;dimenti della nostra esisrenza.r E, lo stesso K,.,ri..o, . l" l 'r.rto, uricordarci come I'arte dei raccontare abbia a che fare co

" ";;;;n-gezza dell'incertezza,t in quanto consapevole d"ll'op".o,. i;;;",realti sce'ra da verit) assolute,

-u pnpoiut, viceversa da verit iplurine, relati 'e e con'adclittorie, i l ,r...,.r,o.r, assume piena_

mente l'orizzonte di indeterminatezza della prassi umana.Lesistcnza untana, quindi, quale accadi-"nto di eventi chepossono essere interpretati corne non guidati da logiche sovrade-

terminate: i l senso, viceversa, .o-" p.oJuzione di n.ssi tra u..u.rinrenti sincronici, che assumono valore per il soggetto stesso ..g.,,dosi rispetto al caos possibile del diuenire. E ,ir l.tto n u. alu?nire sentito come minaccia perchd privo di senso. La costruzione disenso viene pertanto a delinearsi come tutela dall,angoscia deldivenire, del non senso dell 'esistenza. Ricorda g-onu.lJs."*r".,<'La volonti di salvarsi dalla minaccia dei divenir. d ;r"-;; i i ;fbrme originarie di dominio. [...] per salvarsi d necessario argina-re la minaccia del divenire, ciod controllarla, so*oporla u unu [gg.e dunque dominarla>>.5 Liberarci dalla casuarira i.r,u.fJ".;, Aifortuito aggrovigliarsi degli eventi che dipanano ra nostra .rirt.,r-za'6 I'n questo dare senso, in questa ariribuzione di rogiciti, diraz.iona/izzdzione degli evenri emerge il percorso di indiviiuazionedel soggetto: il soggetto si mosrra tru-ii" la sua capaciti di storia,di fare storia di s6 e quindi di autodeterminarsi, ,i i scegliersi. Neiprendere senso degli elemenri sincronici, questi stesii elemenrisono elaborati come esperienza:-come la propriaesperienza e quin_di corne se/bst.'- Ma di u' s6 che og.ri eu.nto successrvo mostranella sua impossibilit) a pensarsi come srruttura chiusa e immuta-bile, definita in quanto definitiva: <<La distruzione degli imm.,tabi-li da parre della noviti imprevedibile dell,evento d [...] determi_nata dalla contraddizione che l'evenro introduce nella strutturainrmutabile. I-levento irrompe in questa struttura appunto comenoviti imprevedibile che d in contraddizione con ra-dimensione

che lovuole anticipare e ridurre a s6 traslormando in un non nien-te la nientit) originaria dell'evenro>r.s

60 61

I:J/ J t eilZA

l. 'agire aurocomprendentesi clell ' individuo - dero di nuovo -, r 'rr 'rr di dirimere I 'accadere di eventi coincidenti, posti in relazio-rr r)()n casuali e aventi significato originariamente uguale o simile;l.r sirrcror-ricit i de]l 'esistere viene piegata dalla rif lessione del sog-lr 'tto, ch€ solamente nell ' istituzione di nessi causali e di gerarchie,l i significato tra gli eventi mette alla prova se stesso e la sua possi-l,r l i ta di senso, sempre in bil ico tra individuazione e nevrosi.

I Ieideggerianamente I'esistenza si t.nosfra qtrindi coffie cx-r'rlc-,i ' : i l suo cafattere di trascendentalit) viene manifestato dallan()stra capaciti di essere storici, iu quanto esseri che nel compren-,lersi delineano la temporalit) della propria vita e la scansione,legli accadimenti che I'hanno caratterizzata, ma aprendosi al con-r('n1po al possibile. In questo atto di alltocon-tprensione il soggettounrano d sempre oltre, al di l) dei meri fatti: d appunto Da-se,in,('ssere a cui ne va del proprio essere e del senso del suo esistere. Intal senso crediamo inoltre accostabile questa visione dell 'esistenzaurrana a quella prospettata da Charles Taylor, con la sua idea dellal )crsona umana come soggetto auto- interpretantesi at t raverso unlrluralismo di articolazioni espressive dei propri sentimenti, delleproprie emozioni e I 'assunzione cli una costante responsabil ita neiconfronti delle valutazioni cla lui compiute rispetto al proprioasire.')

l'l ote1 M. Kundera, L'insostenibile leggertzza tJell'essere, (1984), tr. it., Ade$hi,

Nli lano 19c)8r5, p. 56.r Iv i , p. 16.I Su queste tematiche fbndamentalc A. Cavarero, Tu che ni guurtli, tu che

ni racconti. Filox,/ia della narrazion e, Feltrinelli, Milano 2001t.r M. Kundera, L'arte del romanzo, (i986), tr. i t. Adelphi, Milano 1988, pp.

20 -21 . Ma ricordiamo ar-rche le parole di Adriana Car,arero; <<La narrazio-ne, si sa, d un'arte delicata, essa "rivela il significato senza commettere I'er-lore di definirlo". Contrariamente alla filoso{ia. che cla rrillenni si ostina acatturare I'universo nella trappola della tlefinizione, la narrazione rivela ilfinito nella sua fragile ur.riciti e ne canta la gloria' (A. Cavarero, Tu chc miguardi, tu cbe rni raccortti. Filoso/ia della narraztone, op. cit., p. 1 1).

5 E. Sevelino, Legge c'ra.m, Adelphi, Milano 20025, p. 15.

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8

Sergio A. Dagradi

Ancora Severino ci ricorda che: .Nel suo significato essenziale il caso dI'uscire dal nienre, € il cadere sull'esistenza essendo staro gettato da nien-te.,Il divenire in quanto tale i caso>> (E. Severino, Legge e caso, op.cit., p.z) ) .Si staglia in quesra dinamica, in questo processo di individuazione il pro_blema della.perdita - junghiana _della Jimensione inconscia, ossia arche-tipa e quindi collettiva. Allo stesso tempo vi d un sottile equilibrio nell'e-vitare la massificazione alla quale ogni dimensione colleitiva rischia dirichiamare.E. Severino, Legge e caso, op. cit., p. 44.Ch. Taylor, La topografia morale del sr', (19gg), tr. it. Edizioni ETS, pisa2004.

62 63

Matteo VercesiFanciullo salvatore

... i mia opinione che agli archetipi sianolegati in certe circostanze a fenomeni dicontemporaneiti, ciod di sincronicitd.

c.c. JuNt;l

Il fanciullo salvatore, figura dalle caratterisdche divine, annun-r rirtrice di una nuova era, pud essere ritenuto cifra della sincroni-, it i : non interpretabile attraverso la discontinuith e la causalit i -rrr sintesi come immagine di una tappa dell 'esistenza che pud rin-r t'nire il proprio compimento esclusivamente nell'evoluzione che,.trrduce a fasi posteriori, "mature" - bensi attraverso la compre-

'r'nza di possibilita, date dalla convergenza di temporaliti diverse.. hc si correlano a spazi particolari. Egli si presenta sempre ina-\l)ettato; fa la sua apparizione in luoghi inverosimili (nascita dal-l ' :rcqua, dalla pietra, da un albero, ad esempio) <: sotto aspettistraordinari (bambino, nano, animale, hornunculus).

L archetipo del dio fanciullo i incredibilmente diffuso, connes-so ad ogni aspetto del <<motivo bambinon;2 non soltanto riscontra-bile nell ' immaginario di culture e tradizioni, bensi anche negli statiindividuali di dissociazione. Gli homuncoli che compaiono nellerranifestazioni schizofreniche (si pensi all',rallucinazione del bam-l.>ino> presente nelle donne alienate) sono il prodotto del dissolvi-rnento di una personalit) che si trova ancora al <<grado della plu-ralit)>>, dove I'io non e in grado di vivere la propria totaliti se non.,nella comuniti della famiglia, della tribi o della nazione>>. Si trat-ta di uno stato di scissione, di incompatibil i t i tra lo stato del pre-sente e quello del passato: sovente il fanciullo incarna elementidimenticati dell'infanzia, venuti in contrasto con aspetti dell'esi-stenza che si conduce a livello attuale. In tale condizione I'origine,individuale o collettiva, rischia di venire pericolosamente minata;d come se il concetto legato alla nascita tendesse ad un gradualeoffuscamento, riconducibile a una conseguente perdita dell'iden-

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\1. , , , , , \ , . t , , ,sr

' , r i L r , ' r l r t ( r t \ t t t / / . t ( ) i r t t i l tge al puer, r ischia di veder lo mate-rr . r l r , 'z . r ro rrr , r r r ' r rstrutzc s igni f icat ive c le l la propr ia esistenza, conteru) l)()lcntc t ' ichiamo alla decifrazione e all 'accoglirnento del suoc()ntcnLrto simbolico, Lln po' come accade con lo scarabeo simbo-lo cli rinascita che si mateializza dopo un sogno a una paziente diJung, e che innesta un processo di trasforn'razione,r imrnagine diuna psiche che organizza la materia.

Il r ituale, attraverso la ripctizione ciclica dell 'cvento mitico,consente di riportare zrl la coscienza I ' immagine dell ' infanzia, e disanare le frammentazictni. In csso d presente anche il <<carattere diawenire>>: i l motivo dei fanciullo infatti non € soltanto correlato alconcetto di passato, ma altresi a quello di futuro. I l bambino dcolui che "dcve divcnire", avenre in germe una teurporalit) diver-sa rispetto a quella gii espressa dalla propria condizione; egli dpossibil i t i e potenziaiit), ed esprinre sopraturto i l senso della"totalit)". Per molti versi d affine alla figura di Giano bifronte , rap-presentazione del passato, del presente e del futuro; come affermaGu6non, ..fra i l passato che non i piu e i l futuro che non i anco-ra, i l vero volto di Giano, quello che guarda il presente, non d, sidice, n6 I 'uno n6 I 'altro di quell i visibil i . Questo terzo volto, infat-ti, d invisibile perch6 il presente, nella manifesrazione temporale,non b che un istante inafferrabile>>.r Ma innalzandosi al di sooradella manifestazione clel transeunte, i l presenre contiene o;nirealti; si pensi alla tradizione dell'induismo, ove I'occhio f.ontaledi Shiva - invisibile perch6 non rappresenraro da organi corporei- diviene manifestazior-re dell'eterniti. Larchetipo del dio fanciul-lo csprimc quindi armonia e sincronia, non l 'opposizione tipica deldualismo; se ..nella sua formulazione ontologica. i l dualismo pre-vede I'opposizione di due principii>>,5 in tale archetipo possiamoinvece rinvenire una costituzione triaclica, ove la dualit i visibile.costituita dalle coppie semantiche divino-umano, passato-futuro,forza-debolezza, completezz2t-carenza. si risolve e si completa, percosi dire, nell ' ineffabile sospensione delle opposizioni; i l tempopresente, intangibile - quindi affine all'aeternus ̂ poich6 cosranre-mente mutevole, diviene il luogo "non luogo" ove confluisconotutte le fbrme. Gli aspetti dell 'umano e del divino si elevano e con-fluiscono nell'eterr-ro; I'uomo diviene cosi un reftdltls. fanciLrllo che

64 65

F,t tt t'iu I lo sdluatr,re

ritorna al primigenio punto di partenza' Possianro quindi aifern.ra-

rc che inianzia e origine incatna'-to lo scopo - esprimendo u.na ten-

si,cne al futuro - deil'e.istere. Il senso della totalitl si risolve nel-

l ' invisibile, che d in sintesi la cifra del "non ancora accacluto"' di

.iJ u .,,1 inevitabilnente I'umano dovri tendere per conchiudere

la temporalit i ciclica propria del mito.' . .Se <<l'archetipo rappr;sentala prctbabiliti psicbica' poich6 con

figrl.u "u.nri

irt i .tturi i 'ordinari in una sorta di t ipi>>' ed d al con-

;;1,;. oh forma tlel cctordinametlto psicbicg a priori' forma ricctnct-

rclbitc per uia d'introspezione>>,6 7l fanciullo appare cosi trasccn-

J"niulrrr.,-t," retto da Jn principio orclinatore che offre il dispiega-

-.nro e la germinazione di infinite possibil i t i di esistenza; e divie-

,- '. ..,uluu,o,e' ' proprio trat:rite le possibil i t l che offre all 'un.rano,

ot,r" it principic, d-i causalit) che sovente tende ad atofizzare e

spegnere I 'Anima'' ir-, tol senso, cliviene fonte sempre rinnovantesi a cui xtt ingere

forme e temPi.

Note

Carl G. Jung, La sittctctrticiti (19)2), pref di Antonio Vitolo' Bollati

Boringhieri , Torino 1980, P. 1'1'

Cfr. Carl G. Jung, Psicologia dell',ttchctipo dcl t^anciulh (19'10)' in Carl G'

i"r*, XU-ft Ker6nyi. Prolcgtmetti ali't studirt sciettttlin dclla mitrtktgta

itghl, f . . t . ai Mario Trevi, Bol lat i Boringhieri ' Torino 1972' pp' lo7-

148. Il saggitr nasce conre risposta e conlmento allo scritto Ilfanciu/lo diui-

zo tJi Ker6nyi, contenuto nel rlledesimo volume citato'

Carl C]. Jung, La sincrrtt t ictt) ' ci t , pp 35'17'

Ren6 Gu€non , '\tnboli delh Scienza Sat:rd (|962), Adelphi, Milano 2000'

p.118.loanP.Coul iano' In i t idciduul isni t lcc i lcnt t l / i .Dais istetnignost ic ia lmondo rttrsderno, Jaca Book, Milano \987 ' p' 26'

Carl G. Jrrng, La sincronicit i , ci t ' , pp 112 I l l '

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Cristtna Faccincani

Fiori gialli... Ma, a volte, proprio nel momento in cuitutto ci sembra perduto, giunge il messag_gio che ci puo sah,are: abbiamo bussalo-aporte che davano tutte sul nulla; e nellasola per cui si pud entrare, e che avremmcrcercata invano cent'anni, urtiamo inawer_t i tamente, ed essa si aore . . .

PROUiT, Il tempo ritrouato

Lavoravo con un paziente che aveva la convinzione assoluta diessere nocivo, di avere una negativit) che infettava la realti. Si oer-cepiva come una sorta di awelenatore, per cui tutte le cose con c,rientrava in contatto (oggetti, persone) venivano investite da questanegativita interna e subivano una metamorfosi negativu. Aueuu-oIavorato molto su questo, io mi ero prodigata in interpretazioni,cercando di dare altre spiegazioni, altre restituzioni di senso deldelirio fino a che un giorno successe una cosa sconcertante. primadi andare in studio quel giorno ero andata a comperare un beilis-simo mazzo di tulipani gialli, li avevo messi in un vaso poco primadi ricevere il paziente. Arrivd, raccontd le cose ,,r.."rr" q.,.Ii, ,.t_rimana, dalle quali estraeva il solito significato. Io ricominciai adire che si poteva darne un'altra interpretazione, si potevano vede-re le cose in un altro modo, opporr.ndo il mio ritornello al sLro...quando lui mi disse: <<Ma dottoressa, guardi sul suo tavolo, sonostato iol>. Mi sono girata e i tulipani si erano completamente afflo-sciati, le corolle reclinate sul tavolo, come morti. Ho avuto un,e-sperienza di vacillamento, di spiazzamento, nella quale, a un ini_ziale senso di mancanza di speranza di via d'uscita, erasubentratoun movimento psichico di ricerca di relazione con l'evento che siera dato, di trasformazione, di accesso alla possibiliti di pensarenuovi pensieri in concomitanza con I'interruzione violenta dell'at-tivit) interpretativa. Naturalmente io non potevo pensare che cidche sostenev a il paziente si fosse prodotto sr., q,rei tulipani in modolineare. Ma nello stesso tempo era awenuto, ,"1 q,ri . ora dell'in_

66 l') /

Fiori gialli

contro terapeutico. Era uno di quei fenomeni che awengono insincroniciti, ai quali appunto non si pud applicare una logica dicausalit) lineare. Di fatto quell'esperienza ha portato, nella rela-zione tra me e il paziente,la possibiliti di parlare di questo suo vis-suto in modi completamente diversi. Io avevo avuto uno chocemotivo che mi aveva consentito di entrare in contatto profondocon cid che il paziente provava quando viveva la realt) infettatadalla sua negativiti. Avevo avuto un'esperienza di forte spiazza-mento. ero stata at t raversata dal le "sue" percezioni , esse in me ave-vano avuto un destino diverso e cid mi dava I'autoriti di riaffron-tare il problema dell'interpretazione dei suoi vissuti di contagionegativo in un altro modo. Ai suoi occhi ero stata investita da quel-la negativiti e non ne ero stata travolta, in un certo senso erosoprawissutai aveva potuto suscitare in me una reazione e i l r isul-tato non era stato un r i f iuto. . . soprat tut to aveva un test imone edegli stesso era stato testimone dell'evidenza della mia rcazione: apartire dall'evento di quell'esperienza condivisa le mie interpreta-zioni potevano essere credibili; a quel punto potevano anche fun-zionare, non pr ima. Le stesse interpretazioni , quanto a contenuto.ora potevano avere un'efficacia perch6 si innestavano in un'incar-nazione.

A distanza di un paio d'anni, durante una seduta con lui, siverificd un blackout elettrico; ci fu fra noi uno sguardo d'intesa eil oaziente disse ridendo: <<Non sono stato io!>>.

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Giouanni GuantiHesse

e Il gictco delle perle di uetro

... tnirdndo il punto / a cui tutti li tctnpi - equindi tutti gli spazi - son prcsenri ...

DANTE. Pttradiso. XVII. 17 18

Affinch6 anche il nostro Pellegrinaggic.t tn Orientc possa diri-gersi verso lo stesso traguardo vagheggiato da Hermann Hesse nel-I 'omonimo racconro del I9J2, bisogna avere come bussola la fedein quel punto arcano che lega con (tlnore in un uolume, / cii che perl'nniuerso si squaderna (ParatJiso, XXXIII, 87 88). Bisogna crede-re ciod, come lo credettero prima o dopo di lui innumerevoli alrivisionari, che possano viaggiare insieme, in una fraterna comunio-ne d'intenti, i vivi e i trapassati e i posteri; quell i che furono e quel-l i che non saranno mai; chi, con-re Dantc, s' immagind i propriaccompagnatori e chi invece, come il Pablo del Lupo della steppa,il pittore Klingsor (non ancor giunto alla sua ultima estate),Boccadoro e Siddharta e Knecht, percorse molta strada pur essen-do stato sol tanto immaginato.

Tutti insieme appassionaramente, entro le spire di quel nc.tdctdell 'essere che d insieme Aleph, I ' inizio e sorgente del Tutto, eOmega, il Liber in quo totunt continetur degli apocalittici. l|n nodoche b lecito raffigurarsi anche come un viluppo di fogli, o come unvolume al contempo puntiforme e onnicomprensivo: e dunque,come una biblioteca, visto che anche la pii sguarnita resta pur sem-pre un porto accogliente tutto cid che 1o scorrere del tempo e ladiaspora degli spazi terrebbe altrimenti irrimediabilmente diviso.

Contemplo la mia biblioteca, meravigliandomi ancora che ilGioco delle perle dl uetro poss^ impilarsi frale Odi di C)razio e uncalendario degli incontri dei mondiali di calcio Germania 2006:sarebbe essa caotica, o in ordine o che cos'altro? Hic Rhodus. hicsaltusr.

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Hc.r'.rc

ln un aureo l ibriccino Hesse ha affermato che la Biblioteca d,,( nrl)re <<un tempio con mille celle e corti l i in cui d presente lo spi-riro cli tutti i popoli e di tuttc le epoche, perpetuamcnte in attesa,l i l idestarsi e sempre pronto a rivivere in uniti ia multiforme1'r' l i fonia delle sue manifestazioni>>.1

llibbia (t(t biblia,la raccolta di libri per antonomasia), un nodo,i, ' l l 'cssere cosi intricato che leggerla dalla prima all 'ult ima paginao rrprirla a caso d forse la stessa cosa, visto che ogni suo versctto ci\(ludLlerna un consiglio in apparenza casuale, ma che si rivela inve-( r necessario e irrevocabile grazie al tocco fatale della...

Prima di poterle dare un nome prcciso, fra i l 1916 e 11 1L)11 ,I lcsse si era sottoposto a un'analisi terapeutica con Jozef Lang,lrsichiatra formatosi con Jung e appartenente alla sua cerchia ditollaboratori pii stretti; e poi, nel 1920, era diventato paziente,lcl lo stessoJung. Non so quello che i tre si dissero, anche se pareclre parlassero molto di rutne, ordalie, wotdnismo, tleutsche Seele,L tt lt i solari, ariane sirno... Mi piace perd pensare che Jung trovasseil modo di esporre a l{esse anche lo strano ..cascl dello scarabeot ;2c che Hesse, rassicurato del fatto che ., la connessione di certi even-ti pud essere di altra natlrra che non causale., associasse pronta-r)rente il racconto dell'analista allo Scarabeo d'oro (The Golcl tsug,l84l ) di Edgar Allan Poe: forse, a un preciso passaggio: <<Ho dettoche la singolarit i di questa coincidenza mi stupi per un istante, i lche d il solito effetto di tali fatti: la mente si sforza di trovare unaconnessione, un legame di causa ed effetto e, quando non vi riesce,subisce una specie di paralisi temporanear>;3 oppure, al dilemmailei dilemmi, <<se I ' ingegnositi umana riesca a costruire un enigmadi un genere tale che I ' ingegno umano non possa, con la dovutaapplicazione, spiegare>>.4

L'accoppiamento tra i due insetti, lo scarabeo d'oro di Jung elo scarabeo d'oro di Poe, fecondo di significati ancorchE sterile dirapporti causali, avrebbe ben potuto generare I 'architetturaprofonda del Glassperlenspiel, innalzato a detta di llesse a livellivirtuosistici da pochi chierici vaganti ebbri di enigmi, rebus e scia-rade, ma praticato in modo dilettantesco anche da tutti quelli chesarebbero vissuti nell'era che egli chiamd delfeutlleton, appendici-

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Ciouanni Gmnti

stica o della terza pag;na, e noi invece post-modernd: <<Con tenaciaimparavano a guidare I'automobile, a fare difficili giochi con lecarte e come in sogno si dedicavano a risolvere parole incrociate,perch6 erano quasi inermi di fronte alla morte, alla paura, al dolo-re, alla fame, le Chiese non davano loro alcuna consolazione, 1ospirito non li consigliava pii>.5

Su niente, men che meno sui bugs (da non tradursi qui comeinsetti o scarabei, ma come difetti di programmazione) con i qualila sincroniciti ha infettato tutti i nostri arsenali di logica e di buonsenso.

l,lote

Hermann Hesse, Uza biblbteca della letteratura uniuersdle, trad. it. diI talo Al ighiero Chiusano, Adelphi, Milano 1979, pp. 120-121.Il celeberrimo episodio venne descritto cosi nel saggio di Jung sulla sin-croniciti: <<Una giovane paziente fece un sogno, in un momento decisivodella cura. Nel sogno essa riceveva in dono uno scarabeo d'oro. Mentremi raccontava questo sogno, io stavo seduto voltando le spalle alla fine-stra chiusa. D'un tratto udii alle mie spalle un rumore, come se qualcosabussasse piano alla 6nestra. Mi voltai e vidi un insetto alato che, dall'e-sterno, urtava contro la finestra. Aprii la fincstra e presi al volo l'insetto.Era l'analogia pir) prossin-ra a uno scarabeo d'oro che si poteva trovare allenostre latitudini, ossia uno "scarabeide", una Centaurea aurata,il comunecoleottero delle rose, che evidentemente proprio in quel momento si erasentito spinto a penetrare, contrariamente alle sue abitudini, in una came-ra buia. Devo aggiungere che un caso del genere non mi era mai successoprima n6 mi successe in seguito; anche quel sogno della pazier-rte d rima-sto un fatto unico nel la mia esperienzan.Edgar Allan Poe, Tutti i racconti - Il resoconto di Arturo Gordon Pym - Lepoesie,trad. i t . di Carla Apollonio, Biett i , Roma 19804, p.351.Ibid. , p. 156.Hermann Hesse, I/ gioco delle perle di uetro, ftad. it. di Ervino Pocar,Mondadori, Milano 19814, p. 18.

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Lucio Sauiant

Icone del tempo all'inverso

<<Un mattino di primavera ero andato a passeggio e vagabon-dando per i campi verdi giungo a un vicino villaggio. Qui vedo gliabitanti vestiti a festa con il libro di preghiere in mano awiarsi infblla alla chiesa. Oggi d infatti domenica,la messa incomincia pre-sto. Decido di assistervi, ma di riposarmi prima un poco nel cam-posanto che circonda la chiesa, essendo accaldato per la passeg-giata. A questo punto, mentre leggo le varie iscrizioni tombali, miaccorgo che il sacrestano d salito sul campanile, sulla cui cima notola campanina rustica che dovrebbe annunciare I'inizio della fun-zione. Per un certo tempo essa pende immobile, poi prende aoscillare e di colpo rintronano i suoi forti, penetranti rimbombi,cosi forti, penetranti che mi sveglio. Risulta che i suoni provengo-no dallo scampanellio della sveglia.>

E il rr..onto di un sogno e del suo esito, uno dei racconti chePavel Florenskij riporta nelle pagine iniziali del suo Le porte rega-/i. In quelle pagine Florenskii ci sta introducendo alla metafisicadelle immagini e della luce che I'icona presuppone; la "metafisicaconcreta" a cui lascia accedere f icona, immagine visibile delf invi-sibile, tautegoria, rigoroso rinvio a se stesso e medium verso iltutt 'altro ordine.

Nella metafisica "concreta" di cui parla Florenskii d necessarioche il piano dell'empirico e il tutt'altro ordine rimangano salva-guardati nella loro radicale differenza qualitativa, senza tuttaviaapprodare a una loro incomunicabil it). Nella rif lessione diFlorenskij, non c'e autentica metafisica che non sia, allo stessotempo, celebrazione della positivit i, dell 'empirico. Lesperienza

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Lucio Saulani

delf istantanea aperrrrra al tutt 'altro ordine necessita clella valoriz-zazione dell'empiria: la vocazione del sensibiie, organo e occasio-ne imprcscindibile, d agevolare, consentire i l transito, operandouna resistenza che E al tempo stesso impulso allo slancio intuit ivo.La posi t i ' i ta del l 'empir ico e . le l l 'esper ienza concrera come inrer-cettazione dell 'ordine rotalmenre altro, dell 'autonoma realt) del-I 'orizzonte trascendente e qualitativamente differente, di cui siano.tuttavia, preservate l 'alterit i e l ' indipendenza.

La metafisica "concreta" ,imarri I 'orizzonte teorico, lo sfondopermanente su cui prendono forma le analisi figurative, storiche,teologiche, estetiche che Florenskij svolge nel suo l ibro. Ma d inquelle prime pagine che si annuncia i l discorso, cenrrale nell 'esoo-sizione della teologia deli'icona, sulla prospettiua rouesciata pre-sente nelle icone. Questo discorso si articola a partire dal <tempocapovolto>r. ossia, i l tempo de] sogno. <<E'oto: in un intervalloche i brevissimo secondo la r' isura esrerna, i l tempo del sognopud durare ore, mesi, perfino anni e in certi casi pariicola.i, ,eco_li e millenni. In questo senso nessuno dubita che il dormiente, is.-lato dal mondo visibile esterno e passando con la coscienza nelsecond.o- sistema, acquista anche una nuova misura tlel tenzpo inforza del quale il suo rempo, rispetto al tempo del sistema da luiabbandonato, rrascorre con incredibile velociti>. Eppure, diceFlore'skij, pochi <<hanno meclitato sulla possibilita cire il tempotrascorra a una velociti infinita e perfino rovesciandosi su se ,tes-so. che, col passaggio alla velociti infinita, il suo corso prenda ilsenso inverso. Ma intanto i l tempo dawero pud essere istantaneoe fluire dal futuro al passaro, dagli effetti o[1. .urr., teleologica_mente' e cid ar, 'viene appunto quando la nostra vita passa dal visi-bile all ' invisibile, dal reaile all ' immasinario>.

La causa esrerna del sogno (ad esempio, lo scampanell io dellas 'egl ia) d subi to s imboleggiara dal l ' imnragine del la campaninarustica. Pertanto, la causa psichica dell ' inrero sogno d i l suonodella campanina; sicch6, nella "causalit) diurna", eiso derre Drece_dere temporalmenre I ' inizio della passeggiata, psichicamenre de.i-vante dal suono della campanina. Nel tempo del mondo visibile, i lsuono della campanina deve essere I 'awio del dramma onirico, eI' inizio della passeggiata i l suo rermine. Eppure, nel tempo del

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Icone del ternPo all'inuerso

',,,,ndo invisibile, tutto si rovescia. La causa (suono della carnpa-rrrrrrt) non si manifesta prima della conseguenza (inizio della pas-

'L ggiata) e di tutta la serie di conseguenze (la folla che va in chie-

',r. la sosta al camposanto, etc.), determinandola non come causa, lliciente, bensi come tdlos, come causa finale. ..Sicch6 nel sogno ilr( nrpo scorre, e scorre celermente, incontrct al presente, all'inuerso,lt'l movimento della coscienza di veglia. Il primo si capouolge su se\/( '.r 'ro e con esso si capovolgono tutte le sue immagini concrete>>'

Si capovoigono tutte ie immagini concrete, come nella pro-rpcttiva rovesciata delle icone, in cui le case, i monti, le rocce, gli.ggetti, tutte le cose si dirigono verso chi guarda I'icona.

<A dirla in breve, la pittura delle icone d una metafisica dell 'es-screi non una metafisica astratta, ma concreta. 1...1 La pittura d'i-(one sente cid che raffigura come manifestazione sensibilc dell'es-scnza metafisica. Nei mezzi stessi della pittura d'icone, nella suarecnica, nelle materie adoprate, nella fattura dell ' icona si esprimela metafisica di cui vive e grazie a cui esiste I'icona.>t

Di nuovo, nella metafisica "concreta", posta la differenza qua-litativa tra i l piano dell 'empirico e i l tutt 'altro ordine si imponeI'assoluta necessiti che si dia un contatto, un tempo istantaneo cheporti in contatto i due estremi; punto di unificazione degli oppo-sti, ma sempre radicalmente distinti. I l tempo di un lampo, che allostesso tempo garantisce i l contatto e la differenza, in cui le dimen-sioni materiale e spirituale si incontrano senza trattenersi e senzaalcuna necessaria propedeutica.

Concluderemo, dunque, dalla prima pagina di Le porte regali,in cui Florenskij si awia a introdurre il sogno e il tempo rovescia-to dei sogni: <<Si, la vita della nostra anima ci di il punto d'appog-gio per conoscere questo confine che mette in contatto i duemondi, infatti anche in noi la vita nel visibile si alterna alla vita nel-I ' invisibile, sicch6 c'd un tempo, sia pure breve, sia pure concen-trato al massimo, talvolta fino all'atomo di tempo - quando i duemondi si toccano e ci diventa contemplabile perfino questo con-giungimento. In noi i l velo del visibile per un istante si squarcia eattraverso ad esso, mentre ancora si ar,.verte lo squarcio, ecco, invi-sibile soffia un alito che non d di quaggii>.

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Giancarlo LacchinImmagine e anima

Sincronicit) del bello in Ludwig Klages

Gcittinnen rhronen hehr in Einsamkeit,Um sie kein Ort, noch weniger eine Zeit;Von ihnen sprechen ist Verlegenheit.Die Mtitter sind es:

l.tY. C,OF;|'LIE, F au s tl

Coincidenza d l 'arte, coincidenza d i l capolavoro che scrive edescrive la vita dell'arte e delle sue forme. Srruttura della coinci-denza E l'organizzazione a-causale delle forme artistiche all'inter-no dell 'organismo estetico, quale armonia di situazioni e di occa-sioni, <<come quando un maestoso edificio / fondiamo>>2.

Come nel ricordo di una voce perdura nel tempo della storia edella cultura dell 'uomo, I 'opera d'arte rinnova il legame con ilmondo delle immagini e dice dell'antagonismo originario, quellofra anima e spirito, fra visione e volonti, fra intuizione desli a.che-tipi e riflessione nelle forme che pensano se sresse. Se infatti ..I'in-tuizione [...J d pensiero che produce il suo oggetto; la rif lessione,invece [...], e pensiero che produce la sua forma>>3. La rif lessioned produzione e creazione continua e incessante, d mitopoiesi, edu-cata, perd, alla contemplazione della realti delle immalini.

Tutto questo d tecbne, d poiesis, B pelasgismo.Nell ' immagine, unit) di pensiero e realti, vive la continuire fra

l'azione creativa e I'estasi inconsapevole che spinge lontano, oltreil mondo, oltre la morte, verso la lontananza. Lestraneo in essa sifa proprio, il vicino parla con la voce dello straniero, l,antico si fapresente. Limmagine attira verso il suo mondo di forme per resti_tuire i l suo splendore nel corpo dell 'opera, che vive, che nutre disegni e di luce.

Nel capolavoro vibrano all'unisono i suoni numinosi desli anti-chi canti, il grido laceranre dell'eros cosmogonico che parla dellapolarit) originaria; in esso si riconoscono i tratti dell'artista cosmi-co, cne

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1lImtnagine c anima

,rffcrrato dall'Eros si sente come attraversato da pulsioni e inondato,1'r,rsi da una corrente elettr ica che, simile per essenza al magnetismo,Lir(.ul.ante dei loro l imit i muove due anime lontanissime a r icercarsi reci-

I ,r()calrente in uno slancio che le unisce; e che ffasforma i l mezzo stesso,l i , ,gni accadere, lo spazio ed i l tempo che separano i corpi, nel i 'onni-

l)r (.sente elemento di un ocear-ro che sorregge e circonda con le sue acque:, tosi congiunge, senza danno per la loro sminuibi le diversit i , i pol i del

llI t t ( ) l lL lo.

Come <<eroti ca organizzatarr5 l'opera d'arte B il volto della pola-r.it i universale originaria. Nelle sue linee si possono leggere i trattirrntichi ed eterni della realti pulsante, i l r itmico alternarsi di nottet' giorno, di terra e cielo, di acque e fuoco. Essa realizza il miraco-kr pii alto: ricondurre lo spirito e la vita all ' indisturbato essere pers. ' Jel la loro real ta or ig inar ia.

E, lrn ,u..o connubio d'amore quello che essa celebra, il ricon-giungimento iniziale nel suo eterno presente. Lopera e archetipoperch6 forma numinosa d I'immagine dalla quale scaturisce: insieme,opera e immagine, sono l'imporsi della coincidenza eternamentepresente sulle situazioni e gli eventi che si succedono secondo unnesso puramente causale.

La sincroniciti metafisica fondamentale incarnara dall'arte d cosiil ricordo attualizzante del e nel corpo vivente dell'opera, unicasuperstite di un antagonismo antico.

<Ma cid che resta d un dono dei poeti>>:6 cosi cantano le Musee la Terra.

E un dono unico e irripetibile della memoria e dell'azione, l'o-pera d'arte, che cattura un'immagine della realti, la rende carnenelle forme sensibili lasciandola vibrare nell'unith riconquistata:

Larte profonda d il ponte fra il Nous e la materia lHyl(il, fra E'lioeGea [...], morte dello spirito nella vita del sangue o morte del sangue nel-l,essere spirituale [...] i l suo flusso conducc in brcve ncl chiarore privo difoschia, ii suo splendore gii nelle officine cli Efesto.T

E nell'universo del mito che affonda le radici la poesia dell'im-magine, lo sguardo nel mistero che si fa canto, Sage e leggenda' Ilpo"1r, come la parola cantata, E il pelasge, I'uomo prossimo agli

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Ciancarlo Lacchin

ddi, patico e polare, che accoglie le immagini nella sua anima e nefa quindi realti, senso, accordo armonico, con il gesto imperioso eriflessivo del suo spirito. Egli, <<certo gii spirituale e turtavia anco-ra saldamente legato all'anima, realizza la produzione magica delleimmagini o attraverso la loro invocazione "magica" , oppure immet-tendo plasticameilte la sua interiorit) fecondata in una materiaricettiva, processo dal qr-rale tra I'altro scaturisce la categoria a noiben nota di quei "segni" che intessono la realti>>.8

Nell'<.oppure>> i contenuto tutto il destino dell'arte. Essa nonvuole quindi Ia morte del poeta, di quell '<io gigantesco, ma anco-ra unito al cuore della terra>>,e e proprio nella trama tessuta dallasua parola continua incessante a ricercare la composizione origi-naria. Il poeta d cosi spettatore e creatore della realt.): egli develiberarsi dalle sferzate del volere, rivolgere lo sguardo alle potenzactonie del destino e liberare la vita della parola stessa, ma, nellasoggezione alla terra, produrre al contempo plasticamente e <<conI'aiuto di un uso della l ingua pressoch6 simile a quello dell 'anti-chiti [...J rappresentare [...] i l contenuto d'anima di quel che fuvissuto e sentito>>.10 Egli d i l testimone di quel "resto" dello spiritoche soprawive nell 'anima o deii 'anima che ancora si pud udirecantare nello spirito: d la voce che racconta il mistero, quellosognato e venerato da Platone e rivelato da Diotima a Socrate: laproduzione, la generazione del bello nel bello, sia rispetto al corpoche rispetto all'anima, d I'immagine del loro reciproco amore, ilsegno della loro inscindibile unit).

Il corpo dell'arte d portatore perfetto dell'infinito, manifesta-zione di infiniti psichica, perch6 <<l'anima d il senso del fenomenocorporeo e il corpo d il fenomeno dell'animar>.ll

Cosl anch'io voglio, dalle altezze divine,Riconsacrato alla bella I-eliciti,Lieto di cantare e vedereTornare ora ai mortali.12

Larte d allora la soluzione dell 'enisma.

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Inmagine c dntmtt

Note

*l)ivinitd solenni troneggiano in solitudine; / intorno ad esse' non luogo

alcuno, ed ancor meno un tempo' / Parlare di esse turba / Sono le Madri"

ii.. i,. i" l.Vl. Goethe, Faust e I-Jtfausl, a cura di G V' Amoretti' Feltrinelli'Mi lano 1991, I vol . , P. 119.Pindaro, Ode Olinpica V/ ' ]-{ ( traduzione nostra) '

\x/. Benjamin, Il concetto di critica nel romanticistno tedescrt. scritti 1919-

1922, a cura di G. Agamben, tr' it di C' Colaiacono' Einaudi' Torino

1992, p.24.L. Klages, \'otn kosmttgottischett Eros 0922), tr' it Dell'eros cosmogontco'a cura di U. Colla, Mult iphla, Milano 1979, p' 12'

Secondo un,espressione di Klages in un frammento su Goethe risalente al

1906 . .on,"r,uto in L. Klages, Rhythruen und Runen. NachLt? herausgc-geben uon ihtn selbst' Barth, Leipzig 1944, p' 144'

F. Holderlin, Rimembranza, in ld., Tutte le liriche, a cura di L' Reitani'

Mondadori, Milano 2001' p. J45: *Was bleibt aber, stiften die Dichter''

L. Klages, Rhythmen und Runen, cit , p 258

L. Klages, Das tV/eltbiltl d'es Pelasgertums, tt' ir'.1 Pelasgi' a cura di.G'

tutn..,,], Nuove Edizioni Tempi N{oderni' Napoli 1990, p' 51 (prossima

ristampa presso I'editore Marinotti di Milano)'

L. Klages, Rhvtmen und Runen, cit . ' p ' 2)7 'L. Klages, lPelasgi, tr . i t . ci t . , p.42.

L. Klages, Vont Wesen des Beausstseil/, tr. it. Ld natuta della coscienza'inId., a cura di R. Cantoni, Bompiani, Milano 1940' p' 242'

E Holderl in, Diot ima,inld.,Tutte le l i t iche,tr ' i t ' c i t ' , p 187: <So wil l ich

aus Gotterhohen, / Neu geweiht in schci'rem Glilck, / Froh zu singen r'rnd

zu sehcn. / Nun zu Srerbl ichcn zuri jck'

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Gianni D'EliaItaliana commedia

Sincronicit i tra I ' Italia e la Commedia dantesca (D06-2I):

1.Io li rispuosi: <Ciaccct, il tuo affannomi pesa si, ch'a lagrimar mi 'nuila,.nza dimrui, se tu sai, a che uerranno

li clttdJln della citti partlta;s'alcun u'i giusto, e dimmi la cagioneper cbe l'ha tanta discordia assalita>.(.lnf. VI, 58-63).

z.<<La gente ft01,a e' subiti guadagniorgoglio e dismisura ban generatu,Fiorenza, in te, si che tu gii ten piagni.>

Cosi gridai con la faccia leuata 1...)(Inf. XV\73-t6)

Dante fa la domanda e si di la risposta, dopo dieci canti.E poi:

3.Abi serua ltalia, di dolc.,re ostello,naue -tanz(t noccbiere in gran tempesla,non donna di prctuincie, ma bordelhl

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Italiana crtnmetlia

Quell'anima gentil fu cosi presta,sol per lo dc,lce suon della sud terra,di fare al cittadtn suo quiui festa;

c ora in te non stdnno senza guarrali uiui tuc,ti, e /'un l'altro si rodedi quei ch'un ruuro etl una fossa serra.(Purg. YI,7 6 81)

1.<<Cinismo e trasformismo> degli italiani, dei loro Costurui

(1821) (Leopardi): deprecazione che segue la dantesca.

5.<<Nuovo Fascismo>> del neocapitalismo (Pasolini): Suitti corsari

(rc)75).I1 sincrono fascista dell ' Italia: Berlusconi, Ia Lega, i vari postfa-

scisti.. . Tristezza e vergogna del razzismo.Rileggere e commentare a fondo la numero I delle Prtme

.\t 'ctrciatoie di Saba, di cui resta memorabile la sintesi (1946) diStorta d'Italta, tra cui le frasi:

(-).<Gli italiani non sono parricidi; sono fratricidi. t...1 Gli italia-

ni sono l 'unico popolo (credo) che abbiano, alla base della lorostoria (o della loro leggenda) un fraticidio. Ed d solo col parrici-dio (uccisione del vecchio) che si inizia una rivoluzione.

Gli italiani vogliono darsi al padre, ed avere da lui, in cambio,i l permesso di uccidere gli altri fratell i .>

Sincronicit i tra la decadenzaitaliana e i l pensiero dei suoi piigrandi antropologi: i poeti d'opposizione.

Speranza della crit ica: contro <<l'omologazione brutalmentetotalitaria del mondorr, contro la riduzione della nazion e a f azione,in questa primavera fredda e piovosa del 200(',.

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Gio FerriLimbo

La teologia cattolica defini, oltre al Limbo dei Giusti non redenti,anche il Limbo dei Fanciulli. La teologia cattolica disse di un Limbodegli Innocenti, dei non lrati alla vita. Dei non nati al bene e al male.Nietzscheanamente il nonluogo al di li, o meglio al di qua, del benee del male. Emilio Cecchi narra dei viaggiatori e pellegrini che, sbar-cati ad Apollonia, in carovana si diressero verso Cirene: ,.... che caval-cate, che ingressi memorabili... un platonico paese di rimembranzeprenatali... un limbo biancheggiante del candor delle origini...>.\X/atteau dipinse Littbarco per Citera, il luogo dell'oblio, delle non-memorie. Il non-luogo del)a purezza. Dell'amore senza aggettivi.

La teologia cattolica si espresse poi, or non d gran tempo, sullainesistenza del Limbo. Il non-luogo del non-luogo. Ma il Limboormai d stato detto e vissuto nei millenni, e ora la duplice negazio-ne ne fa un luogo reale al quale i pellegrini della terra possonoaccorrere. Come? Semplicemente ridicendolo per la via della poe-sia, che d la parola innocente, <biancheggiante del candor delleorigini>. Del nulla prolifico.

La regione del nulla d la regione limbica della neurofisiologia. Learee del setto, dell'amigdala, dell'ippocampo, dell'ipotalamo: unit)funzionali che promuovono i comportamenti emotivi, I'amore, lepassioni al di qua della corteccia raziocinante, al di qua del bene edel male. La regione limbica d I magazzino delle memorie indivi-duali e genetiche. Ma in esso si situa un retrobottega, il rettiliano,ripostiglio delle memorie ataviche, primigenie. Da questi magazzinidell'inconscio viene la materia della poesia. Mateda <biancheggian-te del candor delle originl>. Fuori, nelle confinanti regioni del bene

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, .tcl male, la corteccia ,*;:::*^ente pretende di elaborarer:rzionalmente, istituzionalme.tte' quei materiali e li plasma al bene(' irl male. Alla vita senza i'innocenza della poesia. La vita della pras-,r c della menzogna. Certamente, si deve puf sopravvivere "civil-nrcnre,'l Ma Parsifal, il puro folle, non pud vivere nella civilti mala-rrr, lrromossa con prepotenza regolatrice dalla corteccia' E la poesiasi dissecca fuor di follia. Fuor di Limbo'

La fisica astronomica scopre i bordi (i lembi, il limbus latino).lel nulla. Lh dove - contro un lato della teoria einsteiniana - lanrareria, precipitando a velociti superiore a quella della luce., ridu-." . .on."nt.u lu propria massa fino all'imbuto, fondo del buconero: lo supera e ,i.sfund. in un nuovo bang,la nascita del bucobianco, in cui il t.*pt si conta non pii dal passato al futuro' m-a,.lal futuro al passato. E forr. il tempo dell'eterno presente? IIrempo ut.-po.ul. della poesia? Ma i resti della materia limbicaindividuata ialla neurofisiologia sono tratten:ui"i al limbus, al mar-gine, dalle resistenze della corteccia ordinatrice. Percid la poesia,pericolosamente, s' af'faccia dall'orlo dell' a b i m e'

Per fortuna interviene la follia matematica di Lewis carroll, diRudy Rucker, di molti altri profeti della quarta dimensione. A]ice siinolira oltre lo specchio, precipita verso il buco bianco in cui tutto,con il tempo , va alla roueicia. Come ci preannunciava lo specchio incui ci rispecchiavamo. Alice entra nel Limbo della quarta dimensio-ne, in cui il bene e il male matematicamente si annullano. si azzeta-no. t-u regione folle dello Zero. Del nulla. Del tutto. Il mondo paral-lelo e inv"erso a quello regolato dalla corteccia raziocinante. Ma ilrovescio d h olire lo specchio, o al di qua dello specchio?Linterrogativo, appunto, tende allo zero, all'insignificanza dellapoesia. I"nsignifican, a che fa della poesia la cosa primigenia (nel

senso della Kristeva): la cosa reale (seppur non ancora oggetto)materica, eppure indicibile' In-dicibile: percid (n-el senso diGramigna) iitlUitt dentro. Oltre. Poich6 il dentro B I'oltre, il prima'La

-aiematica "formula" per astrazioni simboliche questo stato

quadridimensionale, n-dimension ale.La poesia Io tealizza e 1o vive.ia nei territori del Limbo dove si incontra lo sconosciuto.I-lindinrostrato. Il vaticinato.La cosa della comunione' oltte la logicadella millant ata cotn u n i cazi on e'

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Rubina GiorgiLucio-asino

Una certa superstizione dello spirito, ma forse anche una vogliadi romanzo cl 'anima, ci trascina talora aleggere in modi tra i l maeico e i l causale alcuni o molti nessi che ci stanno a cuore: p., qu"_sto E difficile cogliere nitidamente la "sincronicitd" ipotizzati da.|ung o coincidenza acausale di eventi interiori ed esterni, psichicie fisici. Se la causalit) riguarda una tipologia di nessi, la sincroni-cit i tende a scoprire altri nessi o altre caratteristiche di nessi. Essaforma tra i l mondo razionale delle cause e i l

'rondo incerto delle

supposizioni magiche un cosrno altro, taiora rischiosa'renteconfondibile coi due primi, di corrispondenze ampie tra indivi-duale e universarle, tra empirico ed extrasensoriale, ira effimero estabile o anzi eterno, nella cui vastit) d possibile restare dolorosa-mente sospesi, perdersi nella vertigine o attraverso ardue vicissitu-dini ritrovarsi. Nelle Metamorfosi o l'asino d'orc., di Apuleio, lesorelle di Anima sue cattive consigliere sono convinte, nella loroinvidia turta umana e mortale, che sia labellezzadi psyche a cau-sare la sua fortuna nel palazzo incantato coln.ro di tesori Dosto adisposizione dall ' incognito amante. Ed d invece I ' inserimento -non imnrune da rischio spavento e dolo'e - della bellezza c)iPsyche nella Bcllezza cosmica e divina, il suo rifulgere segreto,segreto a lei stessa, insieme al dio Amore, a fare di lei l,Amataimmortale e beara. Solo piu tardi le sorelle comprendono che inessa <<attraverso la donna gii traspare la dearr. E questo non lesalva, non le guarisce della loro umanit) isolata dalle corrisoon-denze psicocosmiche.

Il romanzo di Lucio protagonista dell 'Astlntts aurelts (II sec.

82 8)

Lucto-asln0

, l ( . . ) . uomo di una cur iosi t ) est tema fonte di guai ma pure c l i,,cczrsioni straordinarie, d la storia del farsi e del compiersi di un'e-,Dcrienza numinosa, dove condizione necessaria del farsi e del,or.Doiersi d uno stato diminuito, la riduzione da uomo in bestia,,,ell'asino, animale tra i pii disptezzari e asserviti dall'uomo'(.redo sia possibile cogliervi una diffusa "sincronicit)" leggendo i,.,rsi sfortunati di Lucio in modo capovolto come una sofia di ctcca-tlonalit i , approssin-razione al riscatto della vita umano-bestiale invita diviniforrne, in coscienza accresciuta e i l luminata attraversorrna mistica mortif icazione. La "sincronicit i" junghiana senlbrainvero adonrbrare anche un tipo di occasionalismo psichico, in cui

ltgtrebbero invenirsi dei tratti in comune con l 'occasionalismo teo-iosico-fi losofico. Ed d dato con esso di reperire, nel nostro caso,trna eloquente parit i tra vicenda o romanzo di un uomo e roman-zo di un dio: Amore, il dio che soffre nel mythos, B assimilato nellarealt) all ' iniziando ai "misteri" Lucio.

Ma poi in eifetti nel romanzo dell'asino tutto E talmente mira-to al fine della trasfigurazione deiforme del protagonista, che dob-biamo pensare a un ordinamento finalistico clel mondo in cui ci sir-r-,rou". ordinamento munito cli trna intensit) di senso che non famancate la sua luce ad alcun evento reale per quanto infimo, e cl-reappresta un rerreno fertile all'irruzione di inzmagini guida salvifi-.h. o

-.tu-orfiche sulle onde mosse dell 'elemento psichico' in

grado di sovverrire il corso dell'esperienza e gli affetti di un indiuid.ro. cosi che l'emotiuiti vi si mostri una radice fondante e lasciemergere una contingenza ricca di sorprendenti risorse d'anima, dipossiLlli. Anzi tl pctssibile d, amio vedere, un altro dei nomi per I'ipotesi junghiana di "sincronicit i": e, a proprc'rsito di "possihile",non posso non pensare al {inalista Leibniz (r ' i pensa anzitutto Jung,r"rrt) e alla pregnante parih da lui stabil ira tra "parte" e "tuttr-r"cosi nella realt) come nella logica.

Ecco, Lucio si ritrova trasformato in asino perch6, cdlto da una<<frenetica esaltazioner>, chiede all 'amata servetta Fotide (dal nomefiocamenre allusivo della luce iniziaffice) I 'unguenro magico che lotrasformi in uccello: <<Prestr,t! Farurui stare al Jiancc,t della nziavenere sotto forma di Antore a[ato>>. Quindi egli vuol essere pari adAmore! Amore che gli si proporr) presto nella fabella di Cupido e

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Rubina Giorgi

Psvche, ben nota almeno nella sua trama esteriore. Fotide sbasliaunguento c Lucio s i t rasforma in asino, in una specie di rnosrrodunque. dotato di mente e sent iment i unrani , cosi come . .mostro 'appariri a Psyche cupido stesso nelle nozze che le sono state vati-cinate <<nozze che danno morre>>.

II rimedio esiste, e consisterebbe per Lucio nell ' ingerire dellerose. Niente di pin facile, ma il "facile" per il momento si mostraimponderabilmente difficile, anzi inattingibile. La ghirlanda dirose, che certo s'imprime bramosamente nel suo animo, gli apparir) molto pii tardi in sogno, nella visione di Iside, la dea dai minenomi e volti, e dopo la ricever) nel corso dei "misteri" cui Iside lochiama, ma intanto dovri soffrire la quasi-morte di sofferenzeatroci tra le mani di uomini pir) bestiali dell'asino. cosi elementirealistici sono mescolati con elementi onirici ed endopsichici e ilrimando tra gli uni e gli altri finisce con lo stabilire delle corri-spondenze portarici di senso, col far affiorare una base indeter-minata di possibili in cui le demarcazioni tra sogno e veglia, tra icliversi tempi e tra i diversi spazi, possono andare dissolte.

Similmente si imprime in Lucio con forzala favola di Amore ePsyche incastonata al cuore del romanzo, e accompagneri la suavicissitudine attestando una caratteristica straordinaiia: la forzadel debole entro una \ogica iniziatica di rinascita. La favola havalenza non solo psichica ma anche fisica, poich6 da essa I'Ombrae la Luce sono tali da colpirci in modo fisicamente forte oltre chedurevole. Ed E destinata esclusivamente a Lucio; significativo chesi chiami Carite, Grazia,la giovane cui viene nartat^, ma a lei essanon giover): ar,wolta in una sorte ominosa, assumeri su di s6 incon-sciamente tutto il nero di spirituale alchimia e filtrerd per Lucio(Charis E anche filtro amoroso) il dono di grazia e di lucl.

Si costella molteplicemente l'archetipo delle nozze col dio perla psiche di Lucio; quanto a Iside, sullo sfondo i anche lo ,ooroOsiride fatto a pezzi da Seth, il dio che d pure asino malvagio,mentre l'asino Lucio poco manca che sia fafio

^ pezzi dalla-riuu_

git) o dalla stupidit i variamente incontrate. E perir la dea con-trapposta all'asino salva nell'asino I'uomo a lei consacrabile.

Come Psyche vince le sue ardue prove per riconquistareAmore, e pud finalmente accedere alla condizione divina. mentre

84 8t

Luuo-aslno

si reintegra I 'essenza luminosa del dio Amore di contro al"mostro" delle primitive <<nozze di morter>, cosi Lucio, impressio-nato ormai da questa impronta numinosa, affronta le sue dure ulti-lne prove fino al superamento della morte, alla fuga dai vincolirrmani e alla trasmutazione non nel vecchio uomo ma in uomo pir)che umano, in uomo divino che cerca e trova se stesso come sitrova I'amore perduto, attraverso la partecipazione ai misteri diIside, nei quali, iniziato e vagliato, esperisce il cospirare, il respira-re insieme di tutte le cose e le potenze kympnoia o sympatheia),ilcorrispondersi di tutti gli elementi, I'inserimento della propriavicenda in una pii vasta cosmica vicenda.

V'E da notare qui, per tutto cid che abbiamo detto, i l presen-tarsi di una quasi costante caratteristica: alla disfatta dell'agireumano, che sia accolta e intimamente soppesata e consapevole, siaffianca I'aprirsi di un'altra strada, di occasioni - certo per chi sap-pia coglierle - che sopraggiungono, come una nube di gloria, daparte di un agire €straneo, altamente estraneo, incognito ma forsein parte cognito. E la pigra conoscenza parziale viene destata esommossa dalla durezza di cid che accade. La disfatta non causaI'aprirsi della strada, bensi la rende visibile e la propone. Senzaquella disfatta la manifestazione divina non avrebbe luogo. E que-sto nesso pud esser ritenuto, credo, un atto di creazione psichica,la creazione di un senso sincronistico, che si serba o tramandad'awentura in awentura, d'esperienza in esperienza - capace difar mondo.

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Tiziano SalariMondo

Lo specchio del mondo intelligibile

ln Enneade III,2, Plotino parte dalla premessa che, se attribui-re la costituzione e I 'essenza dell 'universo alla sorte costituisceun'assurditi, tutta', ' ia non sono senza fondamento alcuni ragiona-menti che provano questa assurditi. Ma da dove partire per capi-re se questo cosmo d subordinato al Destino e quindi allaNecessiti (come credevano gli Stoici) o al contrario si muove, nelsuo funzionamento, secondo una logica diversa e pii l ibera daquesti vincoli? Da dove partire per definire l 'operato dellaProwidenza rispetto al cosmo? In primo luogo questo non haavuto origine nel tempo, da un atto di creazione, e quindi da unprogetto calcolato di Dio nel farne un'opera perfetta. Ma poich6 ilcosuro d eterno e non potri mai venir meno, bisogna partire dallapremessa, dice Plotino, che I 'universo nasce dall ' Intell igenza, e chequindi quello che abbiamo d una copia dell ' Intell igenza ed d a essasubordinato. Ma questo cosn)o precedente e originario rimanesempre immobile in se stesso e senza trasformazioni e non mancadi niente in tutte Ie sue parti, e anzi ciascuna parte d in arn-roniacon l ' intero e non subisce alcuna alterazione. Siamo dunque inpresenza di un Essere che gode della propria immobilit) e serenit),e che proprio attraverso i l suo non agire genera i l nostro cosmoche non d uno ma si disperde nella molteplicit i, dividendosi nonsolo in amicizia ma anche nell'inimicizia ffale parti di cui d com-posto. Le parti non bastano pii a se stesse, ma guerreggiano rra diloro per assicurarsi la sopravvivenza. Eppure, del ivandodall ' Intell igenza, anche il nostro cosmo partecipa dell ' Intell igenzae della ragione che vengono di lassi, in forme che, sia pure subal-

86 87

Mondo

tcrne, hanno la possibil i t) di dominare la Necessita. Se un altronrondo doveva derivare dal primo, questo, essendo mescolato allalnateria, non poteva che avere un carattere misto, dentro il qualehir incominciato a operare l 'Anima, ma non si creda afl itta dal-I 'angoscia, piuttosto con estrema naturirlezza e con la semplicerrodalit) del suo essere presente.

Quello che Plotino ci dice d che il mondo d bello in quanto nonc\ altro che un riflesso del mondo intelligibile, nato non per un cal-colo razionale ma per la sovrabbondanza creativa del Bene, e nonsolo. Anche se fosse frutto cli un atto creativo, esso sarebbe ugual-lnente bello, e i l Dio creatore non dovrebbe affatto vergognarsiclella sua creatura. Luniverso va infatti visto come un intero, e nonpud essere giudicato prenclendo in esame soltanto le sue partiscparatamente, collre se di fronte a un uonlo rlella sua intefezza noiio esaminerssimo o giudicassimo a partire da un capello, da un'un-ghia o da un piede. Poich6 il mondo e un tutto organico, se noi lointerrogassimo potrebbe risponderci che b nato gii perfetto e chenon manca di niente, e che in esso si trovano tutte Ie piante e tuttigli animali, e la stirpe di tutte le creature, di tutti gli dei e di tutti idemoni. E ogni particolare di questc'r ttrtto e orientato al Bene,salendo dalle creature che hanno una vita puramente vegetativa aquelle dotate di sensibil i t i , e su su fino a quelle in possesso dellaragione e in grado di partecipare alla vita in tutte le sue forme.

La differenza sostanziale trir i l costno reale e i l cosmo intell igi-bile b che mentre nel cosmo reale c'i i l movimento e i l cambia-mento delle parti, lassri tutto d imnobile e invariante nel tempo,mentre nel nostro mondo solo la totalit) vive una vita inesauribile.

Vero i che talvolta anche quaggii, quando un'Anima ne ha Iapossibil i t i . trova una stabil ita fuori dalflr-rsso del divenire e si nobi-l i ta in vicinanza dell 'Anima universale. Gli esseri particolari vivo-no invece soltanto in funzione della specie e dell ' insieme' In ognicaso tutta la vita, sia degli animali che degli uomini, pur nellasopraffazione degli uni sugli altri, tende al Bene. Siamo dunque inpresenza di urn ordine universale al quale d soggetto I 'universo, esolo in virt ir dell 'esistenza dell 'ordine si da i l disordine e I ' irrazio-nalit) e i colpevoli pagano il f io delle loro azioni tnalvage. I buoni,all 'opposto, vivono una vita di beatitudinc come gli dei.

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llziano .Salari, ) , : ,1rrr , r ( l r r ,st() mondo Ie Anime possono essere fe l ic i e se

" i ' ! ' ' | 'rr() t ' 'c.cr.re

non si sanno awicinare alla virt i. i ;; i 'r;"", r , , l , r , ,11;r l r i l i , c se ai buoni non pesano, per i malvagi . "p; ; ; ; ; ; .rrr, ,1ti1li1i11rra un bene. Insomma b destino .he i .olpi , i.. i l ;; l ;,,. lirsciando spazio ad altri corpi e ur,.h" il,irio off;;;;ilil;;taggio all'economia der tutto. La vista der vizio i"rl,ri-f""rr"."all 'erta, mostra quanto sia pericoloso abbandonarvisi e quindi fanascere la tendenza alla virtu.Rispetto a questa visione, r'obiezione B che tarvolta i cattivi pri-meggiano e i buoni patiscono in questo mondo. Ma secondoPlotino questo non pu.o essere..;n qruna non vi e alcun male per ibuoni, e nessun bene d possibile per i malvagi. Eppure nel mondoassistiamo spesso a cyes.lo .up.ouolgi_.nto .l] furi,rn;;r;;;;;;i.i malvagi' che cosa significa? E poiriu'. .n. u p."*ia..rr, ,i"*rie si lasci sfuggire queste ingiusiizie? Ma questo non pud esserevero, e se il nosrro universo dipende dall,Intelligen;;,:h; ;;;.sente.con la sua potenza in ogni coru, doCbiu-o anche riconoscereche ciascuna realt) di questo unjverso i proprio come cJeve essere.Bisogna tutravia sap€re che il bene

"on poara mai essere dispie_gato totalmente, essendo, nel mondo, neila sfera dell,essere misto,mentre nell'Intellieenza siamo nella sfera d.ll,.rr.." n;;;;;;Dunque siamo seirpre a un livello inferiore, nell,essere misto,anche di fronre al bene. ul b.il;,;;;rr. ii rrr"r. allabellezza diun uomo sensibile dovremmo in ogni caso apprezzn.. I,op..u d.icreatore, che d riuscito a imporre illu ,,^,ur.riu l,rp.;;i"1il;;;_ne. E poi Plotino s'interroga su quale posizrone prendere di fron_te a palesi esempi di distriLuzi"n. a.i'nruti antitetica a quena chedovrebbe essere effettivamente: ua .r.n'pio un uomo onesto cheviva in povert) e un reprobo che nuoti nii, ,i..h.rr" "r,

O"riir.tutti gli alrri eventi, animali e piante, .oniirriao.o J'Or-ril;;;ragione formale e la vita, nond il .rro di sottilizzaredif;;';qualche piccola imperfezione. f uniu".ro non puO essere giudica_to a partire da alcune sue parri separate, _u ,olo .oa" ".r"iurio.E ce*o questo uno deipii grandi r.ni"rr"i firosofici;;*rJilicare il male' (Il concetro diperlerion" in sprnoru non ha nienre ache vedere col bene o .ol

-d.,].,u ,i"rii.tir." esclusivamente auno stato di cose che non potrebbe .rr... Jiu..samente da come

,9989

Mondo

r l)cr Plotino I ' interpretazione d pii drastica, dato che ogni cosa' lr , lrraggiir ha la sua premessa nel cielo dell ' Intell igenza, e addirit-r ,rr ,r le anime preesistevano al loro ingresso nei corpi e nel mondo.I r'iene introdotto, surrettiziamente, il concetto di liberti, il fatto, lre la Prowidenza non potra mai essere tale da annullare la nostrart sponsabil it). E se i cattivi dominano, questo pud essere per Iar rlt i dei dominati, e non certo per colpa delia Prorryidenza.

Insomma non ci si pud lamentare, ma solo rendere coscienti, lt ' l la necessit) di ogni cosa e della fondamentale tendenza al bene,\rrpendo che anche l'iniziativa umana ha una grande importanzancl contrastare i malvagi e nell'orientarsi spontaneamente al bene..' al bello. Insomma i nostri occhi non riescono a vedere la totalitirria solo i particolari. La ragione formale non ha creato solo dei, marurche demoni e da ultimo gli uomini. Lamentarsi della realt) Ec()nre se un pittore di un animale dipingesse solo gli occhi o inun'opera teatrale crit icassimo il fatto che non si occupa solo dieroi, ma anche di servi e di contadini. Senza completezza I'operalrerderebbe la sua bellezza, cosi I'universo. Per ogni essere nonbisogna guardare solo al presente, ma anche al passato e al futuro.Qui Plotino sembra rifarsi al concctto di metempsicosi e di tra-smigrazione delle anime, per cui da una vita all'altra si realizze-rebbe la giustizia, nel senso della punizione per chi in una vita pre-cedente ha abusato delle sue ricchezze, e ora si ritrova povero,mentre per i buoni Ia poverti non d mai disonorevole, o chi haucciso la madre in una vita precedente si ritrova femmina in que-sta e subisce lo stesso oltraggio da parte dei figli. La creazione nond mai un'opera conclusa ma si rinnova continuamente, e tutto I 'u-niverso non E altro che una manifestazione di bellezza e di giusti-zia, in quanto d ordinato in conformith all'Intelligenza. Non man-cando di niente, I'universo suscita la stupita ammirazione di chi loguarda con la ragione, e vede come ogni parte si integra con I'al-tra, e che, se il male E implicito in esso, E perch6 il male d inevita-bile li dove vi sia la materia, e poi perch6 viene ritenuto un malese gli uomini e gli animali si combattono gli uni con gli altri? Lasparizione di alcuni e la soprawivenza di altri, per I'implacabileconflitto degli esseri tra di loro, i una necessiti affinch6 si realizziun awicendamento (e un ringiovanimento continuo) del mondo.

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'l'i:ittuo SaLtri

r , l , r r r r uoior)() e lc specie restano. Qrresta d un'osservazio-, , '1r , , . r l r r ) l )cnl) : l i ler iana, solo v ista qui conre espressione del

' r r ' l r r r r , , l . . i ' r . 'd i possibi l i , mentre per Schopenhauer d i l peg-r ' r . r r ' \ j 111111 in preser.rza di un dramma dai cont inui cambiament i(lr s(L'r)lt c di personaggi, in ult ima analisi a un gioco, e se piangia-rrro 1li f1sn1s ai mali, d come se fossimo bambini e piangessimo dictlse che non sono mali.

E, i l ragionamento di Piotino prosegue nell ' indagare i l rappor-tcl della ragione formale con tutte le sue parti, dato che tutte sonoespressione della stessa e della sua crearivit.). Luniverso d come ungrande dramn-ra in cui ciascuno ha la sua parte e si mette in gioconella recita che gli viene richiesta. La bellezza dell'universo simanifesta anche nei suoi contrasti, non occorre che tutti sianobell i, ma chc ciascuno concorra, per quanro gli compete, a recita-re i l ruolo che gli E stato affidato. Perfino le stonature risultanointegrate nell'economia e nella bellezza del tutto. Resta tuttaviaaperta la domancla sul perch6 sia stato necessario creare i l male.

9o 91

Romano GasParotti

Morte e tempo

Lii, i'ji

l.Nel paragrafo 50 clel capitolo primo della sezione seconda del-

I'trpera 'sein-unt)

Zeit, neldelitleute la struttura or-itologico-esisten-

ziale dei la morte, M. Heidegger scrive:

La morte i una possibi l i t i di essere che i l Dasein stesst ' t t lcve sempre

irssunlersi Ja si.Nella morte, i l Dascin si ad-tende se stesso nel suo Poter 'essere p/1/

nrottr io.

La ,,classica" traduzior-re italiana di Pietro chiodi rende il sensc'r

dell 'ad-tendere con il verbo "sovrastare":l Derrida' invece' preferi-

sce I'espressione verbale s'at-tend lui-mtme per sottolineare una

,nrtu di t.u.,sitivita all'ennesima potenza, riflessiva e nel contempo

non riflessiva. In questo moclo, berrida rende ragione dell'uso di

tale singolare espression e " s' dttentlre" "

... la morre E, in fondo, i l nome della simultaneit) impossibile e ch

una simultaneit) che tuttavia sappiamo simultanearnente che ci attendeinsieme, nello stesso tempo' dmtt, come si dice in greco: nello stesstrtemDo, simultaneamente, ci attendian-ro questa anacronla e questo con-trattempo; l 'uno e I 'tr ltro non arrivano n-rai insieme a questo appunta."n,o "

colui che vi attende I'altro, a questo confine' non d colui che ci

urriuu p". primo o .ol"i .1," vi si recr per plima Per attendere I 'altro a

qucsto appuntamento, bisogna al contiario arrivarci in ritardo' e non in

anticipo.2

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Romdno Casparotti

Va posto in rilievo che, per Heidegger, E proprio e solo in que-sto "s'attendre", che il Dasein pienamente corrisponde al suo<<poter-essere pii proprior>. Ma I'attuarsi,l'eneirgeia di tale <<poter-essete pii proprio>> non d altro, per Heidegger, che <la possibilitidella pura e semplice impossibilit) del Dasein>>.3

E proprio I'esperienza dell'Angoscia, che, scavando il vuotoattorno al nostro Esserci, <<isola e apre il Dasein come solus ipser,cioE fa si che I'Esserci esperisca se stesso come pura ipseiti.Decisivo E il fatto che - in questa kdnosis del Dasein quale purissi-ma ipseiti, in un Mitwe/r del tutto vuoto di senso - viene a sospen-dersi ogni tempo, ogni modaliti della Zeitlichkeit, owero il tempocrono-logico comunemente inteso. E tuttavia, proprio un tale dis-solversi di ogni dimensione crono-logica, dischiude la possibilitidi un'autentica comprensione della Ternporalitrit, nel senso che falibero spazio a quella dimensione autentica del Tempo - nel sensodi una temporaliti finita ed essenzialmente ecstatica - che origina-riamente ritma le estasi, secondo le quali la Temporalitll <<si tem-poralizza originariamente dall'ar,ryenire>>.a

aZ.

Dunque, nell'angoscia, cid che ci assale senza un perchd e cidche, in nessun tempo, dilegua, lascia il Dasein solo, solo nel suopuro essere-per-la-morte, owero \a possibiliti per eccellercza, la pos-sibiliti pura, in quanto pctssibilitd dell' impossibiliti.

Sappiamo che, per Heidegger - il quale ebbe modo di enun-ciarlo sin dalle pagine di Essere e Tempo - <Pii in alto della realtisi troua la possrbiliti,.5

E, la possibilita pura - intesa come possibilit) della sua stessaimpossibilit) - finisce per dercalizzare tutto. Dar,wero tutto, cosic-ch6 anche ciir che si dice sia gii accaduto - e rispetto al qualeAristotele, citando il poeta Agatone, sosteneva che neppure un dioavrebbe potuto far si che non fosse accaduto - diventa, a sua volta,un puro possibile.

E allora, niente E irrevocabile, niente pud essere considerato un"punto fefmo", niente sta a fondamento, niente d effettuale, nullapotrebbe risultare da nessuna parte. Nessun ente pud dirsi reale,neppure il Dasein.

92 93

Morte e tempo

Tutto questo, perd, a partire dal confronto diretto con laMorte. Con la Morte che, nelle parole di Heidegger, d,,la possibi-liti della pura e semplice impossibilit) del Dasein>>.6 Qualche pagi-na pii avanti leggiamo: <<La prossimit) pii prossima dell'essere-per-la-morte come possibilitn d il pii possibile lontana da qualco-sa di effettivo(lVirklichen)rl (p. 319).

La consapevolezza di cid - sosterri Heidegger pir) tardi, negliscritti successivi alla cosiddetta Kebre - non impone solamente ilripensamento delle categorie logiche della modaliti (al di fuori deivincoli interpretativi, in cui sono state imprigionate dalla metafisi-ca), ma comporta ed esige un altro modo di pensare,in cui, innan-zitutto, Ia potenza,Ia dynamis, viene prima di ogni attualiti.

Un altro modo di percsare, che nasce dall'essere posti soli - solusIpse - al cospetto della morte, come accade - prima della fine, inattesa della vera Morte - nell'esperienza radicale dell'Angoscia, laquale, dopo Essere e Tempo, non sar) piD chiamata col nome di<<Angst>. Quest'ultima parola, infatti, richiama ancora qualcosa diumano, di troppo umano, mentre la Morte come <<possibiliti dellapura e semplice impossibilit) del Dasein>> d molto di piil di un'espe-rienza umana. Cosi come il Dasein stesso - in quanto <<tremito del-I'essere (Erzitterung des Seyns)>, - non coinci de affatto n6 con l'ho-mo ltumanus, n6 con il singolo uomo, n€ con llVolk, ma indica sem-mai la totalit) dell'ente, ogni ente, in quanto puramente possibile,nel suo stare in bilico sull'instabile soelia di un Essere che "trema".

Ebb.n", questo altro modo di pensare ha come condizione ilpensare radicalmente I ' impossibile appuntamento con la Morte.Un rendez-uous, in cui chi attende ha un appuntamento con sestesso che ancora non conosce: arriveri? Un appuntamento, nelquale i l Dasein attende se stesso, pro-tendendosi verso cid che Eassolutamente Altro da s6. Nell 'attesa di un incontro, in cui i duenon arriveranno mai assieme, ma in cui ugualmente i due - i lDasein e se stesso, se stesso ela sua "impossibile" morte - sincro-nicamente si attendono e altrettanto sincrcnicamezle sperimenta-no i l loro contrattempo, i l loro simultaneo (ama,in greco) esserei rriducibilm ente a n a crun ici.

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s^

llonr tr tto (| t sparotti

l . , r r r r l t ' i rcf( ) . icN esper ienza or ig inar ia del la Temporal i t ) , acca-,1.' t Ir. ' srrl. rcl pro-tendersi, ossiaiolo nella tensione d.l l ' irfuiu-.rr.si, i l Ddscin puc\ ri-conoscere i l passato che esso stesso i, nel sin-cronico cofttrattelnpo di "prima" e "dopo", di aver gi) e aver da, dicsser dopo e di esser per, senza che i[ possibile circolo si chiudamai.

Da una tale esperienza filosofica della sincronicit) ail'interno cliqu,ella che Heidegger chiama prospettiva aurentica e originariadella Temporalitat - che ha nella Morte quale .<arten,t.rri ,.'rt.r*nel suo poter-essere> pii propricl il suo insuperabile skandalon _derivano irlcune assai significative conseguenze, che hanno apuntoa che fare con un altro modo di pcnsare.

. Innarrzirurro il passato - cio che, per Hei<Jegg er, il Daseirt inprimo luogo essenzialmente i - d destinato a rinranere inattingibi-le, perfectum e quindi del tutto itntneznorabile in quanto tul..'p".poterlo inconrrare, infatti, i l Dasein deve prenderne le distanre,deve esserselo lasciato definitivamente dietro, alle spalle., Dall 'altra parte, Ia dimensi.ne dell 'ad-ten<1".", .h" evoca ilfyty..o, non d I 'approdo a un ,.oltre ora,, _ inteso nel sensodell ' .<ora non ancora, ma poi si>>8 - ma d continuo pro_venienteessere-in-proiezione' verso dove? Verso un senlper acrueni.ns, chei lo stesso inattingibile passaro che il Dasein e.

Qui d racchiuso l'originario ritruo delra temporarita, secondo ilquale, per riprendere ancora,una volta le purol. di f i" i j"gg"r,lou_venire <<vanta un primaro nell 'ambito deii 'uniti esrarica J.itu ,"--poralit i originaria e autentica, bench6 la Temporalit i non risulti daun'addizione, o da una successione delle estasi, ma si temporalizzinella loro cooriginarieti>>.e

Una <cooriginarietb> sincronicamente anacronica; ciod semprearua, sittul, in contrattentpo.

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5

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Mt)rta c lLttlpo

Note

M. Heideggcr, Essoe e Ternpo, trad. it., a cura di P. Chiodi, Lor.rganesi,Milano 1970, p. 105.

J. Derrida, Aporic. Morire-attendersi ai "lintitt della ueriti',, trad. it.Bompiani, Milano 2001, p.57.M. Heidegger, Op.cit . , p. )06.Ivi , p. 397.Ivi , p. 59.Ivi , p. 106.Iv i , p.319.Iv i , p. 19j .Iv i , p. 19).

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Stefano CartaNumero naturale

Penso che tu sia nel giusto nelf ipotizzareche la sincronicith, sebbene sia in orat icaun fenomeno relat ivarnente raro, sia unfattore, o un principio, onnipervasivo nel-I'universo. Ciod. nell'unus mundus. Dovenon vi d incommensurabiliti tra la cosid-detta materia e la cosiddetta psiche. Quisi entra in acqrre profonde; perlomenoper quanto riguarda me, debbo confessa-re che sono ben lontano dal l 'avere esolo-rato quesle profondita abissal i .In relazione a cid mi scontro semrrre nel-l 'enignra del lunr,ro naturule. Ho ladistinra sensazione che il numero sia lachiave del mistero, poich6 esso i tantoscoperto quanto inventato. E quanti t i enel contempo signif icato. Per quantoriguarda quest 'ult inro asperto, mi r i fer i-sco al le caratterist iche quali tat ive del l 'ar-chetipo fondamentale Jel cosiddetto Se(monade, microcosmo, ecc.) con le suevarianti storicamente ed empir icamenteben documentate del Quattro: i l l+1 e i l4-1.

C.G..ILING, Lettera a . | tephen I. Abrams,21 Ottobre 1957

Tra gli analisti junghiani d frequente la sensazione - che in mesta via via diventando una convinzione - che i fondamenti dellapsicologia analit ica siano congruenti e convergenti con morte trale recenti scoperte dell'infant researcb, delle teorie cosnitive e dialcuni settori della psicoanalisi. Inoltre, credo che le basi deilapsicologia creata daJung ilon stLt,t() in contraddizione (mi sembraprematuro, e sarebbe fbrse riduttivistico, andare oltre questa

96 97

Numero n(tturttle

cauta necessitb, negatiua perch€ credo sizr ancora veramente trop-po ardito andare a ricercare una omologia sul piano anatomicodei fenomeni complessi della psicologia dinamica, analit ica enon), con le scoperte delle neuroscienze contemporanee. Tuttocid d, alle volte, percepito come una certa soddisfazione - forsecon un sospiro di soll ievo - come a dire: <Bene! Non siamo statifa ls i/ica t i (ancora)>r.

Tuttavia, vi d un aitro aspetto che qui desidero sottolineare.Ecco: se la psicologia analit ica davvero converge in forma cosiimportante con il panorama epistemologico e con la psicologiacontemporanei, c'6) dauuerr,, ancora bisogno di e.ssa? Non i forseuenuto il montenlo di sctoglierci m quegli approcci con i quali citrouiarto ormai taflto prossinzi? E, se si: ..che cosa distingue anco-ra la psicologia analit ica, e in misura sufficiente, darlle alre psi-cologie, per giust i f icarne I 'autonomia e l 'esistenza/>>.

Io ho I ' impressione che nessuno abbia ancora afTrontato arti-colatamente questa domanda, che poi non e cosi ovvia comepotrebbe sembrare. Qui vorrei avanzare una prima chiave diinterpretazione.

Vi d un elemento, radicato nella psicologia anaiit ica, che iarend.e unica nel panorama scientif ico e analit ico. Un elemento dacui discendono poi moltissime altre caratteristiche distintivedella psicologia junghiana, come la dinamica dell ' inclividuazioneda una matrice collettiva, e Ia stessa teoria del simbolico corlereferente migliore possibile - e quindi intrinsecamente necessdrio- di un fattore sconosciuto. Questo elemento (ma forse ce nesono al t r i ! : queste r ighe sono solo un appunto per pensare) s icaratterizza corne una specie di gene; Lln gene clistintivo, unico,in un DNA in parte altrimenti condiviso con altre branche dellescienze contemporanee.

A mio parere, unzr caratteristica distintiva di Jung d quella ditenere conto del f-unzionamento psichico-somatico anche in areeextracliniche, ovvero in aree che non hatrno ri levanza per la psi-copatologia, e che configurano la Psicologia analit ica nei terminidi una specie di psicologia generale. D'altra parte, se d vero chegii Hartmann cosi intencleva la psicoanalisi, in Jung qr,restaimpostazione ha carattere fondativo e includc di necessiti

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Stefotto Carta

.' lonr,rntlc che concernono anche le capaciti t ipicamente umane

.li frrrc scienza e arte, nonchd di vivere in modo pieno soltantoqr.ralora si renda centrale i l perseguimenro - infinito - del sensodell 'esistenza. In questo orizzonte quesra psicologia generale ched la psicologia analit ica non d nd patomorfa, n6, in virtr) del suoessenziale antiriduzionismo, costruita su basi retrospettive, comeinvece B stata per moltissimo tenpo molta parte della psicologiadinamica clinica.

Sorretta da un antiriduzionismo radicale, che perd non scon-fina nel mentalismo, I 'opera di Jung tiene sempre sullo sfondo lavisione (evoluzionista) della biologia. Pensiamo alla conrroversateoria dell 'archetipo, rispetto alla quale Jung si riferiva costante-mente alla tipicit) ed all 'arcaismo del sistema nervoso centralecome escmpio che ne rendeva plausibile I ' ipotesi ancbe su basiempiriche-osservazionali, e non solo dal punto di vista clinico-fenomenologico. Cosi, Jung ci indicava, io credo, la necessiti ditenere conto degli aspetti biologici, senza contemporaneamente"ridurre" la psicologia ad essi.

Dunque, la psicologia di Jung non si domanda soltanto comefar star meglio un parziente sofferente, perch6 e interessatasoprattutto a una questione assai pir) generale, che si potrebbedefinire cosi: ..Qual E la chiave per capire come funziona Ia'mente' nelle situazioni t ipiche dell 'umano?>>.

Ora lo svincolamento dal rischio di guardare all 'uomo attra-verso la lente della patologia consente a Jung di affrontare alcu-ne questioni che, a mia conoscenza, nessun'altra psicologia oggiaffronta; questioni che, per le branche della scienza verso cuiregistriamo una convergenza, si rivelano come vere e proprieanoma/ie, nel senso esatto in cui Kuhn tratta la questione nel suofamoso testo sulle rivoluzioni scientifiche.

Non vi d dubbio che l 'anomalia pii radicale tra rutte e quellache d collegata alle domande: <<Qual i lu natura dei numeri natu-rali e: perchd i numeri naturali 'funzionanri?>>.

A mio parere, quello del numero naturale,! un problema €lno-seologicamente fondamentale, al quale, come ho detto, si colle-gano moltissime caratteristiche del pensiero junghiano. E untema che fa della psicologia analit ica una branca del sapere

Nunero naturdle

intrinsecamente molto diversa da quelle sulle quali pur si regi-strano convergenze. La problematica connessa al problema delnumero ,rutrrul", se d anomalia per quelle branche della ricercaa cui mi sono prima riferito (scienze cognitive, infant resedrcb,neuroscienze), d invece paradigma per la psicologia analitica'

Naturalmente, la questione si pud liquidare come frutto diuna mera bizzarria: un lusso, o una stranezza'E del tutto owioche una tale clomanda non sorgerd mai in nessuna seduta analiti-ca o psicoterapeutica, e che essa non ha alcuna rllevanza clinicadiretia. Tuttavia, come, appunto, per le anomalie di Kuhn, essapossiede per la psicologia-lo stesso significato del problema dellameccanica del ialore risolto da Planck per il sorgere del nuovoparadigma quanristico; oppure della distorsione dell'orbita di'l i4"r.uiio osservata al suo perielio: un'osservazione che confermdouanto la vecchia, cara e ancora utilissima teoria gravitazionale.re*toniana fosse eccezionalmente verosimile, ma non "vera" (soche non ci sono Ieorie uere; intendo dire: assai meno inclusiva).

In questo senso, uno psicoanalista (come, d'altra parte' un.,"u.or.i..triato) potrebbe non porsi ruai il problema del numero naturale . p.oi.gui.e tranquillamente il proprio lavoro-' Temotuttavia che, cosi facendo, il solo aspetto clinico a cui egli com-pletamente si destinerebbe, ridurrebbe la sua disciplina a una,"tori.u speciale, sganciata da riferimenti obiettivi e ancorata ailasola verosim iglianza (a qualsiasi verosimiglianza)'

Il problerira del numero naturale rappresenta uno snodounico e interessante della psicologia analitica, e la questione che

Jung ebbe il coraggio di porsi e affrontare costringe a rivedereconclrrsioni forse soltanto verosimili entro i rnodelli neuroscien-tifici attuali, che ancora rivelano la loro insufficienza dinanziall 'eccezionale complessiti della realt) psicologica'

Una cosa mi sembra di poter dire con sufficiente sicurezza: inumeri natural i non sono mere convenzioni. Latto del contare,infatt i , produce del le ent i td ( ! ,2,) . . . ) che r ivelano qual i t i intr in-seche, i*preuiste e imprevedibili ' Alcune di esse, a loro volta'pare abbiano grande rilevanza per la comprensione del tessutopi,j i.rti*o della natura (b il caso della distribuzione dei numeriorimi. con i loro collegamenti con i nutneri irnmaginari)'

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Stefano Carta

Sr'r 'onrlo.f ung il numero naturale ,! contemporaneamente -rco_Itt ' t ' / , t ' irtucntato ed E un indice di quantit i, qualit i e significato.Ir clucst<'r significa niente meno che, attraverso la capacii i intrin-scca. l i contare propr ia del la mente. la mentc stessa pud scopr l re_Uedre aspetti del reale. Il legame tra l'aspetto dell'invenzione delnumero e quello della sua scoperta d, per Jung, formulato attra_verso la sua ipotesi della sincronicitd in quanto tertium del nessoacausale tra i due asperti opposti del reaie: quello "inrerno" alla"mente" e quello appartenente al mondo ,,oggettuale,'.

Nel suo aspetto qualitativo i l numero naru.ale descriverebbedunque qualit) discrete di organizzazione sia del monclo ,.ogget_tuale" che della "mente". Nel caso della mente, p.. .r.-pio, i lpassaggio dalla dualit i alla triadicit i d evidente come passaggioverso una rappresentazione - in qualche modo ,.sintetica', _ didue elementi diversi (strutturalmente opposti). Laspetto quarita-tivo dei numeri, invece, i evidente sul versante del mondo"oggettuale" quando si getta uno sguardo, per esempio, sullatavola periodica degli elementi.

Jung riteneva che il numero fosse i l rappresentante dell ' inti_ma capaci ta del la "mente" di penetrare nel tesro t lc l la narufa(questa penetrazione d, naturalmente, soggetta al principio diindeterminazione. Credo che anche p.. qu"rto Jung parlasse dicreatio continua).Il valore e l 'estensione di questa impostazionecostringono a immaginare un qualche livello della "mente" chesia potenzialmente isomorfo con il mondo ,,esterno,,.

La relazione sincronistica espressa dal processo del contare,tuttavia' collega i l mondo interno e quello esterno seconclomodalit i inattese. Infatti, i l mondo a cui attinge la matematica dben diverso dall 'Uruuelt legato alla percezione, rivelando cosiche i l processo preconscio del produrre numeri natural i (perJung un processo <arch6-tipico>>) d isomorfo al tessuto d.l larealti, a sua volta impercepibile dai sensi. come a dire che neslistrati non consci del pensare, la mente d sincronisti.r-"nt. .ol-legata con quella struttura del reale, le cui .<profonditi abissali>.alle quali Jung accenna nella lettera riportaia in apertura, resta_no precluse ai sensi i quali di essa, a loro volta non attingono cheuna minima porzione qual i tat iva. In questo senro I 'oferat iv i r )

100 IOI

Numero naturale

.lcl numero assomiglia alla funzione della conoscenza dianoetica(fino a quella urrol,rto, della pistis) che Platone discute nel

I:t'tlone, nel qr-,ale la conoscenza affidata ai sensi non d che pura

,/oxa. "opinione".S.-, q,,.rt. basi, per esempio, le teorie "relazionali" della psi-

cc-,anali i i diventano casi pariicolari (come a dire: newtoniani) di

una psicologia generale assai pir) inclusiva (come a dire: relativi-stical, sebbene ancora in parte ipotetica, per la quale

non v'd dubbio che I'idea dell'unus mundus sia fondata sull'ipotesiche la molteplicit) del mondo empirico poggi sull 'uniti del mondo stes-so e che due o piu universi separati in l inea di principio non possano esi-stere insleme o essere confrsil 'uno con l 'altro. Al contrario, tutto cid chesi presenta diviso e diverso appartiene a-un solo e unico mondo' che noni il mon;o dei sensi, ma u,' postulato la cui probabiliti e garantita dalfatto che, fino ad o.u, n".rr,lo E stato in grado cli scoprire un mondo. incui le leggi di natura conosciute siano invalidate. [Traduzione rivista dal-I 'autore] I

D'altra parte abbiamo la testimonianza di \X/olfgang Pauli:

[...] appare significativo i l fatto che' secondo la meccanica quantisti-.", l, .oni".uazione dell 'energia da un lato, che esprime Ia sua esistenzaur"n.,porul", e il manifestarsi iel'energia nello spazio e nel tempo dall'al-,.o, ,ono tlue aspetti opposti (complementari) della raalti' ln verit)' essisono sempfe compresenti, ma in concreto ora l 'uno ora I 'altro esplicanola loro azione in modo predominante. Le "astratte" funzioni matematichedella fisica moderna fungono in questo caso da sirnboli che ricornpongonrti l contrastn.2

E cl-riaro che questa impostazione raclicalizza su un piano

ontologico quella polarit) interno/esterno che oggi viene nor-

malmente descritta nei termini assai meno compromettenti dl

uniti costruzionistiche complesse quali: psiche/mondo oggettua-le, innato/appreso, ecc.] Questa concezione "forte" dell 'unusmuntJus inerisce a una potenziale unit) transpersonale del reale

articctlata dal numero in quanto sitnbolo unifcatc,tre, dalla sincro-nicit i come modalit) di manifestazione nclla coscienza, nonch6dalle strutture archetipiche intese, come fa l)auli, nei termini di

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Stefano Cartd

Hintergrundpyisik (sfondo fisico fondamentale) il quale pud tro-Ii::, T":if.srazione nelle immagini archetipiche ?per ;r.*;onlr lcne J.

Poich6 l'edificio di ogni scienza si fonda, alla fine, propriosulla matem atizzazione, il problema del numero naturale mi sem-bra I'aspe*o pii clamoroso della necessiri di riferirsi a q*i;;;di siniile a una reoria archetipica (la si chiami come si uuol"i, p".la quale. la biologia stessa rientrerebbe in una prospettiva assaipir) problematica - meno marerialistica e razionalizzante _ <jiquella contemporanea, Ia quale, pur con tutti i suoi straordinarisuccessi, douri prima o poi ffiontale questa doruanda onor,oio.-'. Il.numero, inquadrato nel suo senso ,,simbolico,, (nel sensociod in cui lo intendono Jung, pauli o la Von Frunz),,i .ril;;;;lproblema generale della sincroniciti e della cosidd etta trasg!;;s;;-uiti <lell'inconscio junghiano e fa la parte di .r., d.ttuglio il;;razzantei di ,n ospite molto scomodo. Ma non affron"tarlo, allafine' porterebbe alla paradossale situazione di dichiarare scienti-ncamente rrrrlevante proprio il problema di come funzioni laconoscenza scientifica, perchd il problema *esso seftlbrrt nonscientifico.

Come ho scritto nelle prime righe cli questo brevissimo con_ributo, _da questa visione del fu*nzionr-.nro profondo dellamente, che non esclude, ma circoscrive, i l ivelli uerso cui l" .;;;:scenze contemporanee convergono, fa della psicolo gia analiticaun campo unico di ricerca che merita un.oiu ,1i sJpruu-viu.re.Almeno fino alla prossima domanda.

Note

' 9.G. .Jung, (19)6), Mystz'rium Coniunctionts, vol. g, princeror.r Un.Press, Princeton 1970.2 V/. Pauli, 09j2), psiclte e ndtula, pagg.16 7, AtJelphi, Milano 2006.r Cfr. M.M. Gill, (1991), psicoanalisi in transizione,Cortina, Milano 1996.

t02103

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Marco MazziOcchio

o sul film-diario

Locchio d I 'affermazione del momento presente come elemen-to privilegiato del rapporto di conoscenza,ilgrado zero di un siste-ma percettivo. Ma la sua neutralita d quanto di pii enigmatico esi-sta al mondo. L occhio racconta sempre quella storia cui - pii d'o-gni altra - vorrebbe credere.

Allo stesso modo ci possiamo rivolgere all'idea del film-diario.Il film non d semplicemente una registrazione accidentale dei feno-meni, ma, attraverso la natura e gli strumenti propri del suo l in-guaggio, un tentativo di carpire I'essenza della realt). Da questoprocesso affiora perd tutt 'altra cosa, e vale a dire la consapevolez-za che, dall 'atto stesso di f i lmare, ha origine un "piacere" che nonB soltanto godimento estetico, ma d la presenza al tempo dellaliberti del mondo. E proprio quesro piacere che spetta all'occhio,e che l 'occhio trae sotto l ' i l lusoria forma di scgno.

La storia dell 'occhio E dunque la storia del piacere. Cogliere,con il film, questzr veriti significa tornare alle origini. E chi megliodi Jonas Mekas ha perseguito, con i suoi f i lm, questo inconrro ori-ginario?

Ogni discorso su Mekas pare sempre esaurirsi e perdersi neiparticolari della sua straordinaria Recherche in 16mm, in queiframmenti irrelati dell'affannoso rincorrere le rracce del tempo,nell ' implacabile riduzione del f i lm a pura elegia del presente, cheI'artista riconosce nel f lusso enigmatico del suo mutamento.Pensiamo a un film comeReminiscenccs of a .lcturnel, to Litbuania,che Mekas gira all ' inizio degli anni Settanta, durante i l suo primoviaggio nel paese natale, venti anni dopo la partenza per I 'Amer:ica.

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tf

Marco lvlazzi

Piuttosto che fi lmare i mutamenti apportati dal tempo, la cinepre-sa di Mekas si sofferma su cid che d rimasto immutato: la uecchiastufa nella casa della madre, i campi, i boschi, i declivi intorno allavia di casa. ..Che cosa siano questi istanti>>, ci dice Mekas, ..e checosa mi porti a cogliere proprio quell ' istante e non un altro, nonsaprei. E la mia esistenza intera che mi ha fatto incontrare gli istanti che ho fi lmator>. Ciascuna inquadratura sta per un sentimento,per una sensazione - B la sintesi di un evento. Essa contieDe tuttala storia a cui I 'artista ha inteso alludere. Chi guarda deve compie-re un percorso a ritroso, scoprendo i fatti di vita su cui quelleimmagini cadono e si depositano come neve joyciana.

Tra immaginazione e memoria, da un lato, e la realt), dall'altro.il film d quelf involucro in cui si concenrra l'attenzione del sogget-to e I ' intensit) dello sforzo di comprensione che egli compie. oltrea essere un <.unico, lunghissimo fi lm>>, come ci dice lui stesso, i 16rnm di Mekas si presentano come un'unica e sempre piir intensasoggettiua, entro il cui orizzonte si risolve il rapporto con il mondo,con le persone e con le cose. Dichiara significativamente Mekas:.<Non sono unf lzn-director, non ho maj diietto nr-rlla. Non sono Lln.filtn-makcr, ma solo un filnter...rr. La ricerca di Mekas d <juntlueintessuta della caparbia volonta di iscrivere in un flusso i frammenti delle precedenti esperienze, dilatando ogni tema fino a rac_cogliere nelle pii ampie volute del film tutto cid che sembravadimenticato e perduro. Locchio coglie i segni dell 'att iva sopra'uwi-venza del passato nel presenre; d la forma in cui I 'essere accetta lacontinuiti dei f-enomeni e I'ineluttabilit) della morte.

E in q,resto diario di celluloide che si apre la strada dell'intui-zione, nella certezza che filmare un luogo, un volto o una cosa,conduce alla natura pii profonda dell 'oggetto fi lnrato. Si tratta diuno scambio con le cose stesse, in un nrodo pii consapevole etraumatico del semplice sguardo. Locchio, infatti, non inconrasemplicemente I'altro - non segue ufta scena - mala rivela qualedimensione piena di infiniti significati (bench6 priva di uro ,peci-fico senso) che riscatra I ' ineffabil it i dell ' immagin. .o-" ,Lgnoestremo della veriti delle cose. Al piacere resta solo una doman-da... quella dell 'occhio, che, aprendosi, si chiede: <.Sto suardandoo fi lmando?rr.

I01 10t

Andrea Vestrucct

Oracolo

<<Presupposto dell ' I-Ching b che esiste una corrispondenza sin-cronistica tra lo stato psichico di colui che interroga e l 'esagrammadi risposta>>.r A partire dalla prospettiva ermeneutica junghiana dpossibile applicare i l modello della succitata modalita di sincroni-.ite ul.uto dell 'oracolo a Edipo. Un uomo dai piedi gonfi doman-da alla Pizia chi egli sia, ossia quale sia la sua storia e la sua origi-ne; Apollo pare non rispondere alla richiesta, rivelando unicamen-te i l futuro di quell 'uomo. Nessun nome esce dalla bocca del dio;Edipo, di fronte a cid che b reputato un rif iuto di risposta'r inter-preta la predizione in modo erroneo: la conseguenza di tale errored la realtzzazione dell'oracolo nella sua correttezza. lanalisi delcaso si determina quindi su due piani differenti, I 'uno compresoall ' interno dell 'altro: i l primo, relativo alla natura dell 'errore diEdipo nell'interpretazione deil'oracolo; il secondo, relativo all'i-scrizione di tale errore nel nesso tra la domanda di Edipo e larisposta della Pizia.

L oracolo formulato a Edipo d di per sti un caso di coincidenzatra predizione e fatto futuro, l ' improbabil it i della quale si ponecome necessiti alla luce dello statuto stesso deii'oracolo: il legametra il senso del messaggio dell'oracolo e ia forma della realti sus-seguente si d) necessariamente, alla luce dell ' istanza "sincronisti-ca" della risposta stessa: si potrebbe dire che I 'oracolo d un ricet-tacolo inesauribile e infall ibile di sincronicit i ' Eppure' allo stessotempo, si d di fronte a un caso particolare di sincronicita: infatti,I 'oracolo non d recepito dal soggetto in modo corretto - da qui, Ianatura duale della risposta mantica stessa. In altre parole, a causa

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Andrea \/estrucci

dello scarto che il soggetto crede sussista tra la sua domanda e I 'o-racolo di risposta, Edipo non riconosce il fatto che la predizionedel suo futuro rapporto con i genitori - parricidio e incesto - altronon a se non la risposta alla sua domanda sulle origini della suanascita: conre potrebbe darsi tale comprensione, dal momento chela chiave per I ' interpretazione corretta di questo oracolo risiedeproprio in un passato oscuro, non saputo perch6 mai visto - Edipofiglio di Laio e Giocasta - ? Bench6 sia proprio questa oscurita ilprincipio di i l luminazione dell 'oracolo, bench6 dietro i l parricidioe I ' incesto si nascondano i nomi di Laio e di Giocasta, gli occhi diEdipo non sono abituati all'oscuriti nebbiosa nel santuario diApollo, ma paiono essere in grado di vedere solo la luce della pre-sunta certezza passata, e non il buio della predetta certezza futura:questo passato oscuro - oscuro perch6 d un passato da verif icarsi- viene quindi da lui sostituito con un passato verif icato, ossia dicui il contenuto erroneo - Edipo figlio di Polibo e Merope - vienedato come certo.

Lerrore di Edipo consiste quindi nel non riconoscere una certainferenza tra futuro e passato: il legame tra la risposta e la veritidel passato appartiene al futuro e non riemerge dai passato, in aitritermini d la realizzazione della previsione a rivelare I'origine e nonI'origine a qualificare, a informare la previsione, ad attribuirleforme e nomi. Se la veriti dell'oracolo trova il principio di deter-minazione nel nesso necessario acausale che dal futuro aniva alpassato, la veritd. - cieca - di Edipo risulta governata dall'inferen-za inversa, un'inferenza che scopre il futuro alla luce - falsa - delpassato. Due necessiti qui si scontrano, e di natura opposta:secondo I'una, i 'awenimento, ogni awenimento futuro, accadesecondo una sequenza di eventi che sorgono per continuiti dalpassato, in concatenazione costante; secondo l 'altra, i l futuroriqualifica il passato, gli d) forma, lo modella secondo un proces-so circolare di sviluppo e di formazione dell'essere. Quest'ultima dIa necessit) che governa il tempo mantico: esso non sussiste comelinearit) di eventi, ma come circolo in rotazione; ogni determina-zione di posizione di qualsivoglia punto della circonferenza - ossiadi qualsivoglia av'venimento - alla luce della sua equidistanza dalcentro perde ogni sensatezza e plausibiliti; il tempo dell'oracolo,

r06 107

Oracokt

pur avendo un centfo di movimento - il centro della circonferen-,u -, non pud pii essere ridotto a una serie di successive posizioni

occupate Ju un "tt.t"

in movimento: in altre parole, il movimentodel tempo mantico non segue pir) il movimento di un essere, ossiail suo sviluppo biologico suddivisibile in un prima e in un poi; da

cid deriva il-farto che la verita di questo tempo circolare si rivela

all'interno di un nesso tra predizione e realizzazione dell'ar,ryeni-mento predetto, la cui necessit) non deriva da una concatenazionedi prima e poi, non d causalit i, ma d appunto sincronicit) ' Edipo'u"i"n,lo linearmente cid che esiste circolarmente, posizionandosecondo la propria storia biologica i l non posizionabile, credendodi agire n"liutu.o e invece compiendo il passato, non vede il nessonecesrario di sincronicit) tra I'oracolo e la sua realizzazione.l

E possibile ora inserire I 'errore edipico temporale di interpre-turio.," dell'oracolo ali'interno dei nesso di sincronicit) tra la

domanda di Edipo e la risposta della Pizia.Il fraintendimento diEdipo d infatti manifestazione dell 'assenza di quella corrisponden-zafta stato psichico di chi domanda e senso della risposta, enun-

ciata nelle pu.ol. di Jung; e se la sincronicitd mantica si inscriveproprio ailtnter'o del l.gu-" tra psiche soggettiva e risposta del-i 'o.u.olo, I 'assenza di questa corrispondenza rappresenterebbeallora i l principio di impedimento della sincronicitd stessa: l 'ora-

colo non si poirebbe pir) con-re fonte di quella necessiti circolare,e perderebbe la sua verit i ' Eppure d proprio questa interruzioned.i l.gu-" sincronico tra soggetto e oracoio a consentire all 'ora-colo dl verificarsi: senza essa, Edipo non avrebbe ragione di lascia-re Corinto, n6 di incontrare, viandante, il carro sul quale viaggiaLaio, . . La ver i ta del l 'oracolo r isul ta al lo la dal l 'af fermazione futu-

ra della predizione attraverso la negazione soggettiva del nesso sincro.,ico. Ecco quindi chiarito il legame sincronistico che determi-na I'oracolo a Edipo: la sincronicit) tra predizione e awenimentosi manifesta alla luce della negazione della sincronicitd tra sogget-to e oracolo. Loracolo a Edipo si mostra a tal purnto terribile e

affascinante in forza di questo legame oscuro tra negazione del

nesso di sincronicit) e sussistenza del nesso stesso: tutto cid si tra-duce, nel caso specifico, nel legame tra fraintendiDrento e realizza-zione dell 'oru.io du parte dello stesso soggetto. La possibil i t i che

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AnJrea Vestntcci

la sincronicit i dell 'oracolo si verif ichi deriva unicamente dal nonriconoscim.enro soggettivo della sincroniciti stessa, or,werosia dal_l assenza dr srncronicit) tra 56 domandante e Altro rispondente: lasincroniciti dell'oracolo giunge a verita attraverso ,rrru fulru cecit).Edipo compie cid che non aveva visto, compie i l suo passato

oracolare nel suo futuro biolosico.Quint l i , v ista la sua ceci ta, s i acceca.

l,l ctte

!n""r1dl Carl Gustav Iung, volume YIII: La tJinanzica de ll'incottscio, tr. ir.dr ). lJanrele, consulenza di M. tevi, Boringhieri , Torino 1976, p. i45.

C[r. Ediptt rc. rv. 788-78.)Alla luce dell'errore di Edipo verso l'oracoro i p.ssibire chiarire anche ilsuo successo relll r.isposta alla Sfinge: il mosiro pone'a una domandarerarN'a al lo svl lupfo dr un essere; Ia r isprosta, basata sui la successione diprima e di poi interna al 1em.l9 biologico dell'essere umano, porebberisal ire al la f issit i degl i occhi di Edipo verso ra rrrce cJi qr.rr 'uni. , a.r".-minazione temporale, e al la sua ceci ia vcrso l 'oscurit i dci l 'al tra.

t08 109

Saluatctre Ri troua tc.t

ParadossoUn racconto

Allora, un uomo deluso, che ormai senteinteresse reale pir) per gli individui e per ilcosmo, che per i problemi di una societ) eper la lotta di classe, cosa pud fare, se lamita da conquistare e per lui gi i perdutaT

I'ASOLINI

Alla proposta di scrivere qualcosa sul la "sincronicit i" , r isposisenza pensarci su. Posit ivamente. Non sapevo in che guaio mi sareicacci, t to. In che pensiero senza storia.

I l treno d luogo di molti enigmi originari. Di paradossi. Dimolti incontri mai conclusi e mai cercati. Acausali, come si dice.Luogo che radicalizza ogni ambiguit). Ogni scandalo. Facendonedelle dualit i ostinate.

Dualit i. Mi seguono ovunque. Qualcuna d in agenda. Altrecipitano. Spazi di estensione e profbndit) differenti. Asimmetrici.Che a volte coincidono. I l treno poi d come un ascensore (o "di-scensore"), ma orizzontale. Parallelo alla terra. Sul treno nonoccorre decidere la destinazione. Superare invece l ' imbarazzo delperch6. Che cosa porta gli uomini a sfiorarsi. A percorrere un tra-gitto comune. Che cosa scioglie le distanze tra i loro corpi.Immaginando prossima un'anima. Addirittura. Che cosa incrociain una variabile scartata 1o sguardo. Quello che ciascuno riservaper se. Tiene segreto.

Ma un giorno, ecco. I l pensiero precipita. E una signora che vaa Yenezia. Lo so, perch6 riesco a sbirciare per un attimo nel suobiglietto quando lo introduce frettolosamente nell'obliteratore.Ho gii incrociato i l suo sguardo nell 'atrio della stazione. Lei portagli occhiali scuri. Io no. Ho anche rifatto i suoi passi con i miei. In.rttesa. Nervosi. Mentre sul pannello scofreva I 'elenco dei treni inritardo. Sempre pii nervosi. Lho seguita fino all 'uscita dall 'atrio.

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Saluature Ritrouato

fla imboccato il sottopassaggio. L'avrei inconrraragira. Cerca nei miei gesti le iagioni cli una sinceracaso.

di nuovo. Sidedizione al

Aspetto che il caso si manifesti. che mi dia l'occasione di daresenso alla coincidenza. Siamo nella stessa cafrozza. stesso scom-partimento' Prima classe. Stessa direzione. E, traiettoria. v";;,"destino-verso". 'rangenti su curve infinite. Ir controilore mi man-deri via' Forse manderi via anche l.i- Ho un biglietto di seconda.Forse intreccer) i nostri sguardi, le voci. Scelgo ". ,"aif"

"_".. Adestra il finesrrino. Ooye .e possibile guurai. frr.i, p.. ir..i"Fare del paesaggio un alibi. i.i duuuni.

Ora si sisrema. Osrentatamenre sottovaluta i miei dubbi. Nonposso essere io il limite della sua liberti. Forse un evento "r,".n,,corrisponde al mio stato psichico. euesto .ollio, p",

"rdr;Indolente e perperuo- Stu pe, u..rd.i., f.nro. Aboliri le hasarrJ.E a distanza di giorni o addirittu.a di ;""r avri ragione. d;;;insomma uno "scarabeo,'. Che bussi alla finestra per ..entrare,, nelbuio. Oltre i suoi occhiali neri. Li ;i;;;" con zelo. Come unoscudo conrro il caso. Un colpo di dadi.scelgo. l{o bisogno di aigomenri per rendere credibile la sin_croniciti ' Anzi nrinacciosa. per sentirla vissuta. Errebnis.Non ,olo

''x/eltanschauung. E mi serve un sogno. Anche innocente. o incoe_rente. Verso un ,,dentro',. O dentro un ,,verso,,. Unu fugu-rrallimbo delle circostanze non pianificate. Di quel che ci sta inrorno.Il cuore nero delle cose. Le ieggi del .u*. D.ll. casuali sincronie.Eccetera.Intanto scavalca le sue lunghe gambe. Ne approfitto per butta_re e distendere le mie. Maldestrariente. Mie scuse. Infine si parla.Di tutto. pii o meno..per nascondersi, s'intende. euesto "d;;;.Tutto che scorre al finestrino del treno. E.r,.u, bussa, svanisce.Senza connessione. parlare del tempo .1. fu .',1.i ;;;"1;citt) che sciamano al finestrino, d.gli uomini.h. l. ubituno o-i.abitavano. E vi fuggono. ,,S.urut.i'l O;;;;r".Penso. Parliamo esartamente di ci6 che sta scivolando via daquesto piccolo schermo vuoto. parliamo. Come se la macchia diforme e di colori dietro ir vero crer fi"";,;i"; significasse quarcosa.Un evento contemporaneo al nostro desiderio di senso. Di sentir_

l l0111

Paradosso

si pii leggeri, penso. Pii tersi. Awolgere il mondo di connessioni.Snrettere di f issare "fuori". Per distrarsi da un segreto.

Ora mi cerca. Forse ho qualcosa nei miei gesti. Un'anima chenon posso o non so vedere. Io il suo padrone. Io che non so dovesia l 'anima. Ne cosa sia. Oltre la sfera di questo scompartimenro.Mi distendo. Perch6 distendersi fa bene. Vuol dire sentirsi pieniclclla situazione. Magari prima che sia troppo tardi. DimenticarneI' inebriante incolmabile insensatezza.

Sposata. Indizi varii e inconfutabil i. Ha pure due figli. Comesupponevo. E un marito che aspetta di rendersi uti le. Di non man-care. Che viaggia spesso. A volte non ne percepisce la presenza.Con-re se fosse l i da sempre. La sua vita d un'ombra. Da tempo nonsa che farsene. Segue i movimenti della luce. Di notte si confondecon le cose. I i sogno? Lo ha appreso dai l ibri. E lo ha abbandona-to in una citt) che non conosce pii. In una citt) senza sesso e senzacertezze. Vorrebbe tornare con lei in questa citti. Il suo sorriso. Nesorride ancora. Le risale agli occhi, si dissolve, trema. Come ungesto di paura sorpreso nell ' insonnia. Nessuno torna laggii.Nessuno d mai tornato.

Il marito. Pensa. Sente che i cosi. Aspetta forse un altro segna-le. LeggeJung. Ha tempo per leggerlo. "Coincidenza di uno statopsichico con un evento corrispondente non ancora esistente, cioddistante nel tempo, e veril icabile solo a posteriori..." pensa. Su untreno come questo. Di sola andata. O solo ritorno. Non andare viada quella storia perduta, vorrebbe dirgli. Semplicemenre nonandare oltre.

Ora appare. Venezia. Da questa l ingua di terrapieno che fendela laguna. Lenta. Sonnolenta. Come sempre. Dietro questi discor-si. Come un sogno luminoso. Interrotto. Che esce dal buio.

Scende lei per prima. Con calma. Io dietro. I bambini l i abbia-mo lasciati dai nonni. Dorrnivano.

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q

Stefano GuglielnzinPrincipio

Le nascite del principio

. _. La filosofia greca nasce a Mileto, colonia ionica dell'AsiaIVIinore, nel VI secolo avanti Cristo. Lungo la linea ,..otor. i"tpensiero religioso occidentale, ner quale l'uniti e il morteplice con-vivevano in divina conflittuarit), si apre infatti una air."nri"uiiaradicale, che subordina il molteplice ail 'Uno, secondo necessiti: i lmonismo ilozoista di Talete consiste appunto nel ricondurre leinnumerevoli differenze degli enti al|uniti del principio,;r;;;pi-to quale fbrza vitale, energia in perpetua creazione. ^prima

di l.i,Assiro-babilonesi ed Egizi piegavano la specurazione all 'utireastrologico, agronomico e alla prassi sociale; jul .anto to.,r, t" ,i.ti-gioni,preolimpica, olimpica e misrerica, pur clando f.,r.n, ur_oni_ca e divina all ' inspiegabile naturale, si negavano la possibilita d'in-terrogare quest'ultimo tramite I' indagine formale, compito che siassunrer).1a. li losofia presocratica, metendo le basi p"rrn,.fi"._mologia della visione, secondo le procedure ,lel cooriina;", ,i;;;guere, subordinare e unificare il f'enomenic., cosi da riconcrurlo,appunto, all 'uniti... .Se Talet_e inaugura il viaggio della scienza occiclentale, Conluciod) I'awio alla storia del pensiero cinese, nella misura in cui, selezio-nando e.interprerand. alcuni trattati anonimi d'antichissimu rruJ_zrone, da loro una sistematica unitaria e funzionale al buon governo,

il].un Reriodo di piena decadenza etica e politica. A ,liff;.n;; JiTalete, Confucio non crea concerri, bensi piega-spiega la tradizioneplurisecolare alle necessiti politiche d"i p."r"nt".-A rigore, d,rnqu",la sua dottrina non d filo-sofia (am.re mai colmabil. p". il ".r"1, pr*prio perch6, in essa, il vero d gii dato, e scmmai I'esercizio ,p;."1;

11211i

Principio

tivo consiste nel trovare le parole giuste per insegnare la pratica della\/ia, quell'etica dello stare dentro il movimento imperscrutabiledella verit), che diverri subito motivo di contrasto con I'altra gran-de scuola cinese, il Taoismo. Entrambe le correnti si diff-erenzianonell'interpretazione della Via, che nel Tao T0 Cbing non e cosrante,'e tuttavia concordano nel ritenerla ,trchd da cui tutto comincia eritorna. In questo senso, sia lo ionico sia i due cinesi inaugurano unpensiero che unifica il molteplice nella sostanzialitd del Principio elo fanno, per usare la terminologia junghiana, sincronicarnente, ossianel medesimo tempo secondo un parallelisrno acausale e significati-vo, a cui partecipa la stessa filosofia indiana, tanto nella dottrina delBuddha Siddhartha quanto in quella di Vardhamana, fbndatore,sempre nel VI sec. a.C., del Giainismo.

Com',i noto, nel Buddismo hinayano, la pratica dell 'ottuplicesentiero che conduce all 'estinzione del desiderio (e dunque deldolore) si fonda neila certezza upanisadica dell 'Unit) dell 'Essere(Bribrnan), modello e meta del viaggio c'lell 'anima individuale(Atman), che in esso si risolve; lo stesso dicasi per i l Giainismo, nelquale l 'esperienza ascetica prelude alla fusione dell 'anima indivi-duale (jiua) con la totalita ciclica del cosmo: purificatasi dalla mate-ria e dunque estinto 11 karman, essa raggiunge le alre <<ernimesalve> in una <<Darticolare resione dell 'universo>> e l i dimora inperfetta beatitudine.'In .ont.orro con Ia visione fenomenica meto-dologicamente fondata della filosofia greca, la ricerca indianavolge dunque lo sguardo verso I ' interiorit i - ne fa metafora delsentire rettamente impostato - fino a dissolverla nel Principioonnipervadente; similmente, Confucio mantiene l 'occhio vigiiesull 'armonia dinamica degli opposti, curando l 'equil ibrio interio-re, che B specchio della volont) del Principio. Cosi facendo, I 'agi-re individuale si armonizza con I 'Ordine delTao, in una gerarchiache trova, nella vita collettiva e nell'Imperatore (figlio del Cielo), ilsuo punto mediano.

Alcuni studi recenti, sulla base delle discordanze sti l istiche delTao T0 Ching, sospettano che Lao tzu non sia mai esistito. Di con-tro, lo storico Ssu-ma Ch'ien (I45-7c) a.C.) afferma di essere rima-sto a lungo, archivista imperiale a I-o Yang, dove incontrd Con-

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Sta.fanr., Cuglielnin

fucio e con lui si confrontd in merito al significato delTao. Anchelo storico della filosofia Chow Yin Ching lo d) contemporaneo delmaestro; e cosi fanno, in generale, i taoisti occidentali.* Come gi]suggerito, se cosi fosse, ci troveremmo davanti la singolare eviden-za che, sincronicamente, un greco, due cinesi e due indiani hannofondato la loro dottrina sul Principio unico; a questi, sarebbedoveroso aggiungere I ' iraniano Zarathustra (6305Y a.C.), la cuinretafisica monoteista trova, nel principio di causalit), i l corrispet-t ivo mondano uni tar io. '

l,lote

Com'd noto, I'originario canone confuciano, fissato definitivamente tra il1 t-2 e 11 178 d.(,., comprende i seguenti <.Cinque classici>r: Libro dei rnuta-nt'nti (I Ching), Libro delle poesre (Shih Ching), Libro dei locurnenti (ShtChing), Priutuuera c Arttuttno (Ch'un Ch' iu), Memorie sui Rit i (Li Chi); suquesti testi, Confucio intervenne direttamente, compilandoli (il Ch'unCh'iu) oppure selezionando le testimonianze e annotandole.Nel Tao T0 CL'ing (I), infatti, <<La Via, veramente Via non d una viacostante>>, se non in quanto ..alternarsi del Non-Essere e del l 'Essererr, iqual i .<hanno in comune .. . i l Mistero supremo, la porta di tutt i i prodi-gi ' r , ( trad. i t . di A. Devoto). Ed d appunto questa <<porra>> l 'archisrrutrn-ra del differire continuo quasi in senso deleuziano.Angelo Brelich, Introduziont' ,tl/a storia dt'lle religioni, ecl. dell'ater.reo,Roma 1966, pp.284-292.Chorv Yih-Ching, La /ilosoJia cinese , trad. dal fr. di G. Falco, Garzanti,Milano 1960, p. 28 Alan \X/. Watts, Il'Iao; la uia dell'acqua che scorre,tlld.i t . A. Mantici Lavagnino, Ubaldini, Rorna 1977, p. 20.Zarathustra cornpil) i capitoli Yasna, deti .,Gatharr, i piir antichiclell'Auesta. In essi, il dualismo (la reciproca lotta fra gli spiriti gemelliSpenta Mainyu e Angra Mainyu) trova originariamenre in Ahura Mazda ilPrincipio primo, che cli queste e altre forze a il creatore. Sari soltanto neitesti pahlavi, successivi di circa un millennio alle Gatha, che Ahura Mazdadiventa il Dio del bene che lotta contro Angra Mainyu, spirito ostile al rin-novanento del mondo. Sull'argomento cfr. Paul Du Breuil, Lo zorr.tastri-srno, trad. it. S. Brusati, il Melangolo, Genova 199), e A. Brelich,Introduzione alla str.tria delle rcligioni, ed. cit., pp. 294 100. La filosofiapratica cui rinvia Zarathustra la ritroverenro ncl Tbetatct platonico ( 176), aproposito del la massima perfezionc umana perseguibi le in terra:<.Assomigl iarsi a Dio d acquisire giust izia c santira, e insieme sapienza,,.

I I4 11t

l l

Mario Perniola

Quadratura

Il rilievo dato da Jung al concetto di sincronicit) anticipa dialcuni decenni il declino dello storicismo, che owiamente privile-giava la diacroniciti. Quindi sotto un certo aspetto si potrebbesostenere che Jung anticipa lo strutturalismo degli anni Sessantadel Novecento. Lopera di Gilbert Durand, Le strutture antropolo-gicbe dell'immaginario (PUF, Parigi 196),tr. it. Dedalo, Bari I972)potrebbe essere considerata come la versione strutturalistica diJrng.

Proprio in quegli anni sono in molti a lasciar cadere lo schetnatriadico, essenzialmente diacronico, di Hegel e di Comte e a sosti-tuirlo con uno schema articolato su quattro elementi. Heideggerintroduce la nozione di Geuiert (Quadratura) che implica appuntoun rif iuto implicito della dialettica hegeliana.

Anche Marshall Mcluhan nel libro Laws of Medid, scritto incollaborazione con suo figlio Eric e pubblicato postumo, introdu-ce una nozione articolata su quattro elementi, laTetrad. Attraversotale schema Mcluhan interpreta moltissimi fenomeni della vitacontemporanea. Egli individua quattro effetti: rispettivamentedefiniti con i termini di enhance, obsolence , retrieue e reuerse. I1primo, l 'enhance, consiste nell 'amplif icazione-estensione di unsenso, di un organo o di una funzione; nel secondo,l 'obsolence,lasituazione passata viene resa impotente attraverso la sua rimozio-ne; nel terzo, il retrieue, qualcosa da tempo obsoleto viene rimessoin servizio; e infine nel quarto, il reuerse, si crea una nuova confi-gurazione che ha caratteri insieme simili e opposti al punto di par-tenza.

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F

Mario Perniola

Si apre turravia un problema: questi quattro effetti si presenta-no in successione storica oppure simultaneamente? Nel primocaso si ricade nello storicismo; nel secondo caso nello strutturali-smo. Da un punro cii vista epistenrologico, d semn-rai la nozione dine laork la pii prossirna al Geuiert e alla Te'trad. E la rete non e unsistema storicistico, n6 una struttura. Nel mio l i l :ro Transiti(Castelvecchi, Roma 1985)) ho appunto elaborato la nozione ditransitc.t per spiegare il movimento all'interno di una rete. Tutto cidrisr,rlta in modo molto evidente non appena ci si mette a lavoraresu una pagina tL'cb per Internet. Essa ci fornisce I 'esperienza diqr-ralcosa che si presenta come infinito, effimero, archivistico ecornpletamente riformabile. Si transita all ' interno di queste quat-tro possibil i t i , ma esse sono date tutte insieme.

I t6 117

Grazia MarchiandRisveglio

Nelle sue arclite indagini sull ' inconscio collettivo, le coinciden-ze acausali c la sincroniciti vista come il campo degli intrecci realitra I ' inaspettato e cid che e sottoposto alla legge di causa-effetto:kurrrutt nell 'accezione antica indiana, C.G. Jung ha posto le basi diLrna comprensione del cosmo interiore di straordinaria portataconoscitiva nel pensiero moderno. Lo ha fatto con gli strumentidell 'analisi del sogno e della struttura profonda della psiche nellostesso momento in cui la fisica novecentesca compiva passi dagigante nell ' indagine sulla struttura qr-rantistica della r-natcria er-rella formulazione, mobile e pur sempre esposta a inintcrrotte ret-tif iche, di una teoria cosmologica che ipotizza un universo a n...dinrensioni di cui la mente umllna e i l mondo vivente sono intimaparte.

Confinata nelle opere di Jung e nei trattati di f isica inaccessibi-li all'uomo comune, la sincroniciti - che alla lettera significa cctn-ut'gno di pii liuelli temporali nella percezione istantanea di cid cbeaccade - d sfiorater pir) spesso di quanto si creda da gente di ognigenere; bambini, anzian| individui rr-ralati e satri. personc espostca emozioni scl,"erchianti, a tri lumi violenti o a niente di tutto que-sto, quando si trovino agganciati a una sincronia trasaliscono sgo-menti, incapaci di farsi una ragione che il consueto e familiare qua-dro del mondo possa venire alf improwiso alterato e con la stessavelocit) ripristinato come nulla fosse.

Chi ha avuto un'esperienza sincronica ha vissuto sulla propriapelle i l brivido che l 'attore del teatro Noh comunica a chi assiste aquesta antica forma di l i turgia-spettacolo rlovc ponti sotti l i sono

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Grazit Marchiattdgettati tra i vivi e i morri, esseri um.rl e spiriti disincarnati (kami)e per questa via le gamme dell,emozione estetica foccano il diapa-son. Una procedura cara*erisrica del Noh

"il, ;;;i";;;;;r;';;"fessionista si addestra per |intera vita clnsiste nel rallentamentodella cammi|'a\a a pieJi striscia.,ti in s..r,, fino agli .ri."-ia"fcorpo immobile. Tecnicamente questa manovra viene definirataglio-nel-conrinuum (kire tsuzuki), I'uttor. infatti interviene sultasequenzialiti remporale segmentandola in minutissimi frammentipasso dopo passo, un.microgesto dopo I,altro, ruotanclo impercet_tibilmente il volto cui la ma"sch..u -nf..ir.e

una strana, ammic_cante rigidit i, i l carisma del sembiante annullato. Via v'ia.h; i"cesura si allarga, la percezione che il tempo fluisce r."-u nno-oestinguersi come una fia,mma.di canclela esposta a un alito improv_viso di vento. euando il taglio nel continuum d andato , ,.d;, i"acque del tempo-che-scorre e del tempo arrestato si rimescolancrin un'onda di pietra u-nica e pierra. Cisi accorge che diacronia esincronia, arresto e fuga, sospensione e moto sono modaliticonformi a un sistenra di utt.nrion" capace di accrescer. ;;;.;"scere la gamma percettiva ar di sopra . a ai so*o dei varori senso-riali comuni. Ad esempio la scala all.rtitu dallu p;i;"il;;;'il;;sta del profondo (yusbiki) che risale a K0kai, it fondutor! J.ll;;;fila esore.rica shingon (VIII IX sec.) d ""rpfi.. in quanto ;;;;;;

l i i t i?: j : " l i .aggiunge Ia coscienza (6"), i l taanas_pensiero (7o) eataya (E"), il ricettacolo dove sono srivati i semi diogni furr)ion"della.mente-cuore: percettiva, emotiva, mnestica, logica, translogi_ca, visionaria, estatica, pneumatica, numinosa _ n"it" gruauriiniestese dal .massimo. di auto-referenziariti ar minimo che sconfinanella vaculta radlcale.Tra i pensatori europei moderni Arthur Schopenhauer (17gg_1B60) fu uno dei pochissimi ai quali l,idea di

-o.rdi ;;;i l;;sioni non solo non hafatto purio

-u ha dato adito a,r.ru.on..-zione che senza essere teleologica (agganciata a un mondo di fini)non per questo d nreccanicistica, e alla sincronicit) assegna unposto importante. Nella specurazione trascendente rrii;;;-;;r;;;d i s e grc o i n t e n zi o n a I e n e I d i s t i n, d, t I i, d ;;;;r,t (p a re r ga, ;:r;ri ;;;m e t ta' P arrc II )' si derinea.r'inrmagine .ii una gigan resc"a r.i. .or-i-ca solcata da innumerevoli rivelri tri ."olro. i%. ra srrurrura aurore-

118 119

Risueglio

lcrenziale che la caratterizza,la mente che si affida ai cinque sensiordinari b a disagio con la vertigine di un tempo che non scorreretti l ineo dal passato al futuro ma s'awortica, s' impenna in sin-cronie, s'arresta o procede retrogrado alterando il consueto e fami-liare quadro del mondo. Le vie del risveglio indicate nelle tradi'zioni sapienziali di Oriente e Occidente e del mondo indigeno esciamanico allenano a espansioni strabilianti della sensorialiti.(]razie a esse il consueto e familiare quadro del rnondo acquista iaranquilla identit) del grembiale che s'infila per il disbrigo dellefaccende quotidiane. Il grembiale perd si pud sfilare in ognimomento ed d a questa svestizione, a questo denudamento delvuoto sottostante donde affiora l'ottavo senso (alaya) che alludonogli espedienti di scena del Noh con la camminata strisciante del-I'attore rallentata allo stremo, i suoni gutturali della voce emessadal basso ventre e la maschera indecifrabilmente n6 tetra n6 lieta,volto dell ' indicibile.

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Ezio AlbrileSincronicit) iraniche

Si pud parlare del \,'athek di W. Beckford nei termini di una sin-croniciti tra iranismo e gotico: I'evidenza letteraria d nella Storiadel principe Alasi e della principessa Firuzkal: (Sellerio, palermo1992\. La storia b quella del Mago zoroastriano (pp. B1 ss.): eglivive nel <rPalazzo del Fuoco Sotterraneo>> un luogo che ricorda ilKang di Afrasiyab, i l "Paradiso" dove vive Afrasiyab, i l potentissi-mo re turanico accolito di Ahriman del mito sistanico, i l mito piiantico dello zoroastrismo.

La tradizione islamica a cui attinge Beckford tende a demo-nizzare la religione zoroastriana utllizzando un rnito genuinamen-te zoroastriano qual d quello sistanico. Le dicromie presenti intutto i l testo culminano nel nome della principessa: Firuz-kah, ciodFiruz-kuh, 1l Mons uictnrialis dell 'Opus imperfectum inMutthacum, i l Tur neshane tlella Cronaca )i Zrrlniit, l , rnontngnusulla cui cima appare ai Magi il Saluator mundi, il Jabat al-fath deitafsir persiani, il Kuh-e Xwaja sistanico. Ma fruz vale anche per"turchese": i l colore che tinge i l fuoco nel Tempio sottemaneo delMago di Beckford.

Anche nel mito sistanico Afrasiyab, inariditore e bonificatore, dresponsabile, tramite la combustione delle granaglie saccheggiate,del ripristino del fuoco sacro di Karkoy. E probabile che sullosfondo di siffatti materiali mitologici ci sia il pii antico tema diYima, primo uomo, primo re, r.nA anche primo trasgressore poich6primo sacrificatore (Yasna )2, 8 = di R.C. Zaehner, Zuruan. AZctrctastrian Dtlemnza. Oxfbrd 1955 lrepr. Neu. \brk 19721, p.145): relegato in un uar(t sotterraneo, al quale allucle probabilmen-

120 t2r

S irt cron icitri iran ich e

te anche Erodoto quando parla cli ho hyprt gen theos "il dio che

abita sottote rr^>>... di qui i l passo verso Ahriman d breve ' "Infine I 'anelito del Mugo n"l voler conseguire i l dominio sulle

due esistenze (in termini mazdei quella <invisibile" e quella <<ossu-

ta>>), operazione impossibile alle creature ahrimaniche' fa pensare

alla'possibile cromaticith dei kesbtaar' le sette regioni del mondo

irurri.o, i l ,,turchese" d i l colore vittoriale del montc che sta al cen-

tro dello ierocosmo iranico, ma d anche I'unico a essere percepito

clall 'uomo. Non solo, rtruzd. anche il colore dell ' Iran islamizzato'Si possono solo fare ipotesi sulla cromaticita dei restanti

krrhw), (molto materiale iconografico si mova nel l ibro di

Ringbom, PararJisus teffestris) adombrata dalla cc-,lorazione delle

muia .l. l la citta fluttuante di Kang diz, versione "volante" deila

terrestre Ecbatana, un arcobaleno che sicuramente d legato alla

sequenza planetaria.'A q,r.rt" spigolature va "rivelato" che la ben nota formula

liturgica .he lnt.odrce ogni Sura coranica (eccetto la 9) e che i

musulmani recitano a ogni pii sospinto: bismillah al-rdhman al'

rahim ..nelnome di Dio i lcmente e misericordioso> i in realti ira-

nica: l ir prima partc E infatti la traduzionc araba (volta al singola-

re) della b".t .totu formula zc''roastriana par) natn i yoztlan <.Nel

nome degli ddi>> (yaal = dio, pud anche essere tradotto con "vene-

rabile"). Ancora, sincronicamente, la cerimonia di intronizzazioneclel sovrano achemenide (primo impero persiano = 5)Q3)0 a'C'

circa) cosi come letta in Plutarco (Artaserse 1,l-2), ha clei singo-

lari punti cl i contatto con I 'ascensione celeste, t l mi'ral ' di

Muo*.tto, i l re achemenide mangia pistacchi e fichi secchi e beve

latte cagliato (= yogurt), che sono i cibi assunti dal profeta prima

del viaggio .. l"ri" e che fanno ancora oggi parte del pasto rituale

dell 'Ashura, la festa degli sciit i di area iranica'Sempre ir-t ,"-u di iianismi, bisognerebbe forse rileggere il bel

lissimo b.S. Flut,"ry-M. Schwartz, Haotna and Harmaline'- Tht.

Botanical ltlentity of the Indct-Iranian Sdcred Hallucinogen "S9r7a"

dntJ Its Legaq' ii Religittr, Languuge, and Middle Eastern Fctlklore'Berkeley-io, Ang.l"i London 1989: l ' iclea centrale clel l ibro e

dimost mre che iI i; o m a indico etin-rologi camente iclentico all' b a o rn a

iranico, altro non d che il Peganutn hannala, una pianta psicoatti-

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)p

Ezto Albrile

va nota anche come "ruta selvatica" (ni/d rue):la ricerca sesue lafalsariga del ba'chiere e poi etnobotanico Gorclon wasson, chenegli anni Sessanta del Novecento con un famoso libro identificdil soma conl'Amanita muscaria (il fungo macularo delle fiabe), ideapoi mutata in seguito nell'identificazione con la pnlocibe (a\X/asson si deve anche la "scoperta" della Saluia ,lirinori*, recata_gli dalla "curandera" Maria Sabina). In realt) non c'E bisosno ditanti e tali artif izi etnobotanici: l 'baoma,la pianta che reca i l luidolunare per eccellenza kfr. M. Eliade, irattato di Storia deileReligioni, Torino r976, p.164), che cresce nelle altezze della cate-na montuosa dell'Hara, pud essere identificata con 1l papauer som-n iferu m.

E noto lo stretto legame esistente tra haorta avestico (pahlavihom) e soma vedico: enrrambi sono il modello dell'Acqua ii Vitu,la libagione celeste ricettacolo della forza luminosa. L b)oma/somad il nettare vivificante in cui d celata la Luce .

La cosa doveva essere abbastanza notanell'antichiti e forse vei-colata dai cosiddetti Magi elleniz zati.Di fatro troviamo quesre spe-culazioni oniriche in tutto il tardo neoplatonismo e in farticolarenella sua versione "ecclesiastica", gli Oracoli Caldaici, u"r. . pro_prie icone enteogene.

Secondo le Rapsodie orficbe (citate da proclo) la Notre, gii nutri-ce di Kronos, consiglia azeus di ubriacare Kronos col miere. Tuttolascia supporre che nel sonno Kronos sveli a Zeus i suoi segreti, varea dire "le misure della demiurgia": <<Crono fornisce aZeusi princi-pi di tutta la demiurgia e della prowidenza verso i sensibili> E oro-babile che semi di Papauer soznniferuru venissero mescoiad d mlele.certo d che la figura di Kronos sognanre creatore di universi paral-leli B un tratto costante di tutta questa "teologia" oracolare, un l.eu-me noto anche da un punto di vista etimologico-ieratico: il ,onrrodel divino Noezs "saruro" e satollo di idee intellegibili, secondoun'altra etimologia conosciuta anche da Agostinl esprime nelmodo pii efficace la separazione dal mondo sensibile. Esio caratte-rizza specificamente Kronos perch6, come dice proclo sulla basedelle Rapsodie, <egli fu il primo degli ddi a sognare>>. che tale tradi-zione orfica sia pir) antica delle Rapsodie d confermato dal passodell'Aristotele exorerico riportato da Tertulliano.

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Sincroniciti iraniche

Tale tradizione onirica si ritrova (non si sa come) nell'ermeti-smo barocco del marchese Massimiliano Palombara (1614-1685),un nobile romano edificatore di una pii famosa <<Porta magica>>.La dottrina del Palombara, sincretico crocevia di neopitagorismo,ermetismo e alchimia, E in gran parte enunciata in una serie di poe-metti o Rime ermetiche, nelle quali si esprime lo gnostico anelitoverso la palingenesi, il rinnovamento spirituale e corporeo conse-guito attraverso la creazione di un elisir universale, il Mercuriofilosofi co, singolarmente definito <.Hermetico papavero>>, utllizza-to probabilmente in sinergia con il Croco (Zafferano), cosi infattiparlano le allusioni nelle sue Rime.

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Lorenzo BruttiSogno

All'alba l 'armosfe_ra sonora di un vil laggio oksapnrin ai b.rdidella foresta d fatta di stridii di uccell i tragli alb.ri, 'aig.rg.,1ir Ji'-raiali nei porcili e di pianti di neonati alter.nati alle uo.li ,,-r]rr-.r_se degli adulti che iniziano anch'essi a svegliarsi. t-. .uponn.oksapmin sono piccole e i l centro del pavimento di cortecce dipandano d occupato da un braciere. Gli iniziati rrasco'ono leprime ore clell'alba.elle case degri uomini ad, anarizzar. i ;g;loccorsi durante la norre.

. Cid spiega perch6 gli anziani furono cosi sor;rresi cla un sognoche racconrai loro e che feci qualche rempo dopo il n.,io or.iul, IOksapmin, quando ero gi) abbastanza in confidenza con i mieiinformatori ma non abbastanza iniziato alla cultura Oksarrmin ,lacomprendere i simboli che vidi in quella srrana situazio,-,e oni.ica-Ero nella capanna che nri ero fatto costruire secondo i criteri tra_dizionali dei materiali impiegati. Al cen'o della capann;;;;;;giava i l focolare, indispensabile per scaldarsi . p", cu.i,rn.". Inquesto mio sogno un individ'o, un uomo del clan Diuaa che cono_scevo appena, entrava in casa mia, si sedeva accanto al fuoco e sol_levava le cortecce di pandano del pavimento, proprio vicino alperimetro del braciere.. I l sogno era stano per me

-perch6 cono_

scevo appena quell ' individuo e non capivo cosa stesse facendonella mia capanna. cosi ne parlai agli uomini iniziatiche solevanovenire a bere i l caffd con me ogni mattino. euancro ebbi f inito diracconrare i l breve sogno, ci fu un silenzio improwiso nell,assem_blea, rnterrorto solranro dal crepitio crer fuoco ner braciere e dairumori attutit i che provenivano dall 'esterlro. poi quel silenzio

121 12'

1l

Sogno

iml>arazzztnte fu interrotto da un uomo che si indirizzir agli altri ecomincid a parlare come eccitato. Luomo diceva che dovevanc.rdirnrelo, che questo sogr-ro significava la stessa cosa anche per me.Il gruppo rimase a confabulare per un lungo momento dopodich6,a seguito delle rnie insistenze, gli uornini accettarono di spiegarmiil nrotivo del loro stupore e del fervore della loro discussione. Fuil vecchio Hil in che prese la parola e mi disse con voce calma,quasi sorridendo: <Vedi, i l sogno che tu hai fatto ci ha molto col-pito perch6 ci ha reso f 'elici e tristi al tempo stesso. Felici perch6hai sognato secondo i segni della nostra tradizione, tristi perch6una persona cara della tua famiglia d morta>. E riprese a fumare lasua pipa di bambir, rimuovendo le braci con le pinze di legnoduro, gli occhi persi nel fuoco, in un'espressione mista di serenit)re tristezza al tempo stesso. Bench6 inrpressionato <la questa dichia-razione, volli andare fino in londo e gli chiesi di spiegarmi perchesognavo con i simboli della loro cultura e perch6 qualcuno a casamia era morto. II vecchio Hil in mi rispose: <Perch6 quando unapersona muore a Oksapmin, la sua anima devc raggiungere i lmondo sotterraneo dei rnorti e I 'accesso si trova tra i l focolare e lecortecce di pandano, in ognuna delle case degli uomini. Ma nontutti possono aprire quella porta, soltanto un clan Oksapmin, i lclan deputato ad accompagnare le anime nel regno dei morti, pudfarlo e tu hai sognato Llna persona di quel clan che lo faceva, quiin casa tua. Quindi d chiaro che il messaggio di questo sogno d chequalcuno della tua famiglia i mortol>r.

Trascrissi accuratamente quel sogno nel mio diario notandonela data, ma confesso che ero scettico allora, pervaso dal cartesiani-smo tipicc-r dei giovani ricefcatori.

La posta arrivava r2lramente a Oksapmin, e fu dopo qualchemese che ricevetti una lettera dall ' Italia, in cui mio padre miannunciava Ia morte di mio zio. Nella lettera, c'era anche un rita-glio di giornale che ne faceva il necrologio con la data e I 'ora deldecesso che corrispondevano, come mi pressai di constatare con-sultando le note del mio diario, alla notte in cui feci quello stranosogno che nel frattempo avevo dimenticato.

Questo evento comincid a far maturare in ne I ' idea dell 'esi-stenza di archetipi etnici, di simboli a valenza culturale che, sep-

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;

Lorenzo Brutti

pur impermeabili alla coscienza, possono invece essere inconscia-mente trasmessi all ' individuo che per lungo tempo si trovi a con-tatto di una cultura altra e il cui inconscio finisca coll'essere imore-gnato del genius loci.

Tale sogno fu per me anche un'esperienza"iniziatica" nel sensoche, in una societi del segreto come quella oksapmin, dove sol-tanto gli uomini iniziati erano al corrente del significato arcano delmio sogno, il fatto che io - bianco ignaro dei segreti iniziatici - mitrovassi a conoscere inconsciamente un codice culturale senza chenessuno me I'avesse svelato e per di pii ad averlo appreso attra-verso un sogno, mi conferi subito un'altra dimensione agli occhidei miei informatori, che da quel giorno presero a considerarmicome uno di loro.

I simboli culturali possono fare senso in una cultura e solo inquella cultura. Quando essi cominciano afarc senso anche in unacultura che non d quella di origine del sognatore, vuol dire che ilsognatore ha vissuto abbastanza tempo a contatto con questanuova cultura per essersi appropriato, inconsciamente, dei suoietnoarchetipi e averla transformata quindi nel proprio sistema sim-bolico di adozione. E quello che successe

^ -. i., qtru.rto antropo-

logo: comin ciavo a essere sempre pii intriso della cultura autocto-na che studiavo.

t26 t27

Flauio ErminiSonno

Il mondo, la psiche e l 'uonro formano unsistema complesso e inscindibi le cherimanda a matrici archetipiche comuni. Inesse il principio di causaliti i costretto adabdicare per lasciare spazio alle relazionianalogiche. La matrice archetipica delsonno, per esempio, in s6 pud accogliereI'incontro sincronico tra principio psichicomaterno e principio di formazione-trasfor-mazione dell'uomo e del mondo, quandoad essi sia concesso solo il sonno e non I'al-tra morte, che li porrebbe d'appresso allarinascita

srEFANo BARA''-''A

Va a vedere ogni nottc se la figlia E viva. Siede accanto a lei ear,'vicina la mano alla sua bocca per sentirne il respiro'

Col passare del tempo, la madre raccoglie i capitoli di quellibro cupo che narra la storia degli uomini.

La donna si identifica nella materia che modella. La sostanzamortale, una volta uscita dalle sue mani, cresce a dismisura e occu-pa tutto l'orizzontein cui d nata, tanto che in essa l'uomo va per-Jendosi come nel sepolcro dove gli occhi si oscurano e la boccatace.

La sostanza specchiante, con la sua luminositi di superficie' siappropria di ogni presenza, cosi come I'uomo sembra trovare inqr.ttu costellazione graditi riconoscimenti, tanto da assumereconsciamente le sembianze della sostanza che altre mani hannocreato.

Ecco perch6 I'uomo crede che dietro il gesto ripetuto dellamadre si nascondano i grovigli dell 'autodistruzione'

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Flat:io Ennini

Questo terreno sembra precludere ogni via di ritorno. E di setail ponte che da un al di qua doloroso conduce a un alrrove liberoda vita e infelicita. La morte interiore a'urziene senza scosse, nelsonno.

Ne ha coscienza la madre. E questo pericolo giustif ica la suaapprensione per la figlia. F'.cco perchd Rilke - nel suo Canto d,d-tzlora e ftlorte - registra: .<E come se fosse dietro cento porte que_sto sonno che unisce due persone; le unisce cerfle /.r/?tt madre o unamorte>>.

t28 129

Giouanni Gocct

Storia

<Alla fine di una seduta, dopo aver asct't l tato un i lnportantesogno, chiesi all 'analizzan,Jo, professore r-rniversitario, di provarea scrivere una fiaba sul problema relativo al sogno.

Quando rientrd a casa il paziente si era gi) dimenticato i l"compito", menre continud a dedicarsi alla produzione di unarticolo per I 'universitd.

Passavano i giorni e si ricordd che avrebbe dovuto inventare lafiaba rna, di nuovo, senti che era cosa di minor valore rispetto allapubblicazione relativa alla rice rca che aveva ef-fettuato. Cosi tornoa immergersi nei giorni seguenti nella stesura del testo e la fiabavenne dimenticata.

E,rano gi) passati otto o nove giorni e una sera i l lavoro del-i 'articolo giunse a compirnento, manc:rvil solamente una annotil-zione bibliografica attinente all 'anno di pubblicazione di untesto citato in nota. Cosi si mise a cercare i l l ibro nella bibliote-ca di casa. La ricerca risultava diff ici le perch6, avendo trasloca-to da poco tempo, anche la collocazione dei l ibri era cambiatarispetto all 'ordine precedente, inclltre i suoi l ibri si erano mesco-lati a quell i appartenenti alla biblioteca personale della moglie.Inizid cosi la ricerca, che procedette per qualche ora senza esitofino a cadere sulla poltrona di fronte alla l ibreria stanco e scon-solato.

Mentre stava rif lettendo sul disordine che c'era nella mesco-lanza di testi di vario genere, i l suo sguardo cadde in alto verso laseconda anta della l ibreria in un angolo e l i intravide i i i ibro checercava. Prese allora la scaletta e dorro essere salito aiferrd il libro

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Ciouttnni Gocci

il quale usci assieme a un altro libro nascosto dietro dalla coper_tina rossa con una strana fig,ura.Incuriosito guardd

" u.ir. colpito dalla rappresentazione diuna testa di donnlru,.,-u.i"';;;i;T j',to:1,T:,,'.":l1H[tlirir:;:i::;:Econ la fiaba; le storie ,h, ,rrooo,

";;;;" b. Gocci, il suo analista.,- ̂ ,9,1"^:::

t,.Oro, uo::.1 "nru u ui|Lu

-.gf t., che l,aveva acquistaro,rncu'oslta, un siorno di cinque anni prima in libreria, s;;h.Iui ne fosse u .o".ror..nru.

In seguito era stato posizionato nella libreri a dalla moslie edopo il trasloco era srato mescorato ad altri l ibri net'uni.u irbr.-ria di famiglia.Nel momento inunremafo,,au...,t,iJf :::ffi.j:H:::xi3iil?i'1,1,,1'li:::

vere una.fiaba, il professore aveva .i_or* rapidamente la conse_gna, ma I ' inconscio attraverso I 'evento sincronico, l " ; ; ; ; ; ; ; ;tato in contatto con se stesso e gli aveva dato t occasione per farlo.Quella stessa norte scrisse la fiiba" "irr-to ra sua storia e att^verso di essa comincid un cambir-.nioirporrante della sua esi-stenza.>>

La sincroniciti non d-nient,altro che una narrazione dei fatti irrcui un cerro ev€nto psichico,rnu, ,.rn p"Jr.r. i" q;;i.h. ;;;;,,esterno non psichico.Tra i due farti nc

parallelismo di ,ig"ifi:"::lste' tuttavia' alcun nesso causale: d un

In altri termini, tutto cid che ar,ruiene in ogni momento despressione di quel particolarg unl.o ,.g_.nto di tempo che nontu mai prima e mai pii sari. oweroriu,'orr..uundo l,inconscio eascoltandolo nelle sue manifestazioni'.i-j-buttiamo in eventiambientali paralleli di tipo po"i.rf"r..' -'Tale coincid enza del fa.tio .r,.*o .on queto inrerno diventaimportante occasione per I' individ""rir...-L'evento porta a'la coscienza l, .onruf.u orezza,che d diversadalla presa di coscienza,.d"il,*;;;;;;;iella situazione. Tu*oquesto accade come se da qualche purr. il fnno o lu.;r; t;:6fosse gii conosciuta, ma non a ]ivello dell,Io...

1J0111

Jtona

Dunque I'evento sincronico entra nel campo della nostra com-prensione-consapevolezza conscia e ci obbliga a un comporta-mento in particolare. Levento sincronico a pertanro una storia,una parte della nostra storia, e ha un senso e un significato in rap-porto al f iume dei personaggi, degli incontri, delle narrazionidella vita.

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Lanfranco BcilontTeletrasporto

Iil telet.urpo rto, reahzzato per primo in laboratorio cla AntonZeil inger, d I 'ult imo grido in

-ut.. i^ di sincronicit), basato com'd

sulle "correlazi.ni quantistiche" a distanza. I l termine richiamaStar Trek, e riguarda un oggetto che sconrparc, in qualche posto eappare in qualche altro, a una ccrta distanza.

Prendere turte le nrisure a captain Kirk, f ino alla disposizionedei suoi geni, pud essere ancora al di l) delle possibil i t i iel la bio-tecnologia. E senz'alrro pii agevolc raccogliere tutte le intornra_zioni sulle propriet) di una sedia, eseguendo delre misure, i l cuirisultato pur) cssere letto su di uno ,t.um",-,to, copiato e inviato adaltre persone, che si incaricheranno di trasporre le propri.t l origi_narie su un altrc'r supporto materiale, ricostruendo u"a .opiu ,l. i iusedia di partenza.

Lzr te/eportat/o, o telctrasporto € una operazior-re di questogenere. Non consiste in un trasferime'to di materia alla stai Trah,ma di informazictne, e in particolare di informazione che riguardaun oggetto microscopico, come un elettrone. un fotone . se-si t.attasse di una sedia, tutto sarebbe semplice. Ma raccogliere le infor-mazioni sui paran-retri che caratt erizzano lo stato Ji un oggetrornicroscopico d un'operazione con conseguenze "sincro"i.rr." , l inltevo.

.. Infatti, -una

<lualunque misura effettuata su un micro_oggettodistrugge il suo stato reale (a me'o che non si r.vi in un u,itortr-to della misura, precisano i dotti, ma d un caso raro).

Qualunque dispositivo di misurazione altera in maniera incon_

I J: 13i

Tclctra.rporkt

trollabile i paranreui che caratteri zzanolo stato del micro-oggetto,mentre una sedia non viene per niente "perturbata" quando le siprendono le misure. Una conseguenza di questo fatto d nel famo-so principio di indeterminazione di Heisenberg, per cui, se simisura con esattezza la posizione di una particella, non si control-la pii la sua velocit), che pud risultare qualunque. Di qui i l cosid-detto teorem a di " no-clon/ng" , che esclucle la possibil i ta di ripro-durre la copia esatta di un oggetto quantistico, conservandone lostaro in iz ia le, purchc. quesro s ia ignoro.

Il teletrasporto rende possibile la trasmissione di uno staroquantistico ignoto da A(lice) a B(ob). Innanzirutto i due posseg-gono in comune una coppia di particelle. o rnicro-oggetti, cl-rechiameremo 2 e), le qual i s i t rovano in uno stato detto "entan-gled" o intrecciato. Possono essere due fotoni, di cui uno y>olariz-zato in direzione orizzontale e I'altro in posizione verticale. Manon si sa quale dei due d polarizzato orizzonralmente o r,ertical-mente. Si sa perd che, se si registra uno dei due fotoni e si trovache ha polarizzazione orizzontale, allora I'altro risulta avere pola-rizzazione verticale. Pur trovandosi a distanza, i due fotoni sonoentanglatl o intrecciati in maniera inestricabile, con un legame chenon ha analogo nell 'esperienza di ogni giorno.

Aibert Einstein era inorridito da questa che, ai suoi rempi, erasolo una possibil i t) teorica, mentre la tecnologia odierna ha per-messo di verif icarne la realt) in laboratorio. Per lui I 'entangleruenten <rspukhafte fernu,irkureg>> (spettrale azione a distanza) e <<tele-patlsche kupplungr, (accoppiamento telepatico). Come pud unamisura effettuata su una particella avere un effetto istantaneo suun'altra, posta a distanza/ Forse che le due si scambiano, di sop-piatto, messaggi e informazioni a velocith super-luminale ? Alloraverrebbe superato i l l imite superiore alla velociti di propagazionedei segnali, f issato dalla velocit) della luce nel \/uoro, come insegnala relativit i.

I l sincronismo imnrediato, che si stabil isce lra le due particellenello stato "entanglcd", non appena viene eseguita una misura suuna di esse, non venne mai accettato da Einstein.

La natura perd si comporta proprio secondo le modalit) stra-nissime, previste sulla base del iormalismo quantistico, che

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F

Lanfranco Belloni

Einstein riteneva assurde e, soprattutto, incompatibili con la suateoria della relativit). Ma proprio giocando sulle proprieti deglistati entangled, d. iuscita la trasmissione o il teletrasporto di infor-mazione quantistica da Alice a Bob.

2.Ad Alice viene data la particella 1, con I'incarico di comunica-

re a Bob I'informazione codificata nel suo stato. Potrebbe soedir-la direttamente a Bob, ma questa non E sempre la via pii iacile.Potrebbe eseguire una misura sulla 1, ma ne distruggerebbe lostato originario e fornirebbe a Bob una informazione incompleta.Sfrutta a\lonl'entanglement tra2 e l, ciod i l "canale quantistico,'che la collega a Bob.

Esegue una "misura congiunta" sulla 1 e sulla 2, rendendolecos\ entangled fra di loro. Questa operazione agisce anche sulla l,in virtri delle correlazioni a distanza rese possibili dalle propriet)degli stati entarcgled.

In seguito alla misura congiunta, effettuata da Alice su 1 e 2,Bob trova che la particella a sua disposizione, ciod la i, pur essen-do a distanza, "precipita" nello stato quantistico che aveva la 1,ciod assume gli stessi parametri che aveva la 1, originariamentedata ad Alice.

IJinformazione, nascosta nello stato della 1, viene trasmessaalla 3, ma per essere certo che la sua particella I sia veramente"precipitata" nello stato originario della 1, Bob deve conoscere ilrisultato ottenuto da Alice nella sua "misura congiunta". per otte-nere esartamente lo stato di pafienza della 1, Bob potrebbe dovereffettuare una rotazione della polarizzazione della l.

Per parte sua, Alice trova quattro possibili output nella suamisura. Ma, a seconda del risultato, hala certezza di quale fosse lostato delle due particelle I e2, in entrara del suo appanto.

Per completare alla perfezione l'operazione di trasmissione adistanza, Bob deve quindi comunicare con Alice tramite un cana-le "classico", come un telefonino, facendo uso di onde elettroma-gnetiche. La trasmissione dell'informazione in questo "canale clas-sico" non supera perd il limite posto dalla velocit) della luce.

In conclusione, quella che viene trasportata non d la particella

1J4 13t

Teletrasporto

1, ma l'informazione sul suo stato. Solo l'informazione fra 2 e )viene trasmessa "istantaneamente", tramite il gioco delle correla-zioni a distanza fra particelle entangled, con buona pace diEinstein.

L'operazione completa richiede l'impiego di un canale classico,come una normale telefonata fra Alice e Bob. Quindi, nonostanteil "canale quantistico", la trasmissione dell'informazione awiene avelocit) inferiore a quella della luce, con grande soddisfazione del-I 'anima inquieta di Albert Einstein.

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Giulia Niccr.tlaiVacuita

La teoria buddista della vacuiti

Verso i miei cinquant'anni, dunque agli inizi degli anni C)ttanta,cominciai a vivere con Llna certa, sorprcr.rdente frequenza dellecoincider-rze o sincronismi che, pur dandorni un senso di vertiginecausato da incredulit) e meraviglia (stupore e perplcssit) rrel tro-varmi a essere testimone di tali inspiegabil i e "magiche" epifanie),mi clavano pero anche. quasi conternporaneamente, un attimo distraort l inar ia conrpirr tczza e gioia.

Sentivo conre se mi si aprissero dentr<1, all'altezza del cuore,una dopo I'altra, una fuga di porte fino allora riuraste sprangatc.Sentir,o che nri si presentava una prospettiva di l iberazione.Provavo un esaltante senso di l ibert) interiore, accelltuato dall ' im-pressione che, per un istante, lo scorrere del tempo si fosse bloc-cato sopra i l nrio capo.

liurono proprio Ie coincidenze, i sincronismi, che nella loroesoterica e geomctrica "pcrfezione" mi spinsero a intravedere lapossibil i t) di un "disegno superiore", di una forza superiore chenon avrei mai voluto tradire per alcuna ragione. Non so di cosa sitratti - rni dicevo - ma non posso far f inta che queste epifanie nonsiano awenute . Se lo facessi, mi perderei, tradendo nre stessa. E miera chiarissimo il concetto faustiano del "vendere I 'anima al dia-volo".

Cosi, rimasi fcrma, in attesa, e dopo un ictus cerebrale che micolpi nella prin'ravera dell '85 (rendendomi afasica), appena uscitaclall 'ospedale, incontrai i l Buddisrno tibetano del quale divennirnonaca r-rel 1990.

Lentamente, c<ln i l passare dcgli anni, avrei ripreso a pirrlare

116 137

Vacuiti

quasi nornralmente, e con lC) studio della fi losoha buddista, la pra-

tica di un'erica rigorosa e lunghe sessioni di preghiera e di medita-

zione, sarei riuscita a collegare e a spiegarn-ri ( ir-r parte) i fenomenl

di sincronismo cot-r la teoria della "vacuit)" buddista'La forrnula della vacuit) d, molto semplicemente: la non-esi-

stenza inerente dei fenonreni .Alior.a, se i fenomeni non esistor]o in maniera inerente, dalla

loro parte. sono intcrdipcn. lent i . La nostra menlc percepiscc inve-

." ,.-p.. ogni fenomeno, ogni persona' come solida, compatta'be,-r deiimitaia ed esistente dalla propria parte ' Dunque ognuno di

noi "vede", considera e giudica in maniera errata' E lo fa da tempo

irr-rmemorabile (se si crede nell ' imprescindibilc concetto buddista

del la rc incarrrazione). l ) ropr io questa J ispar i t ) t r l t comc le cosc c i

appaiono e come le cose e'f-fettivamente sono, e I ' intuizione fi loso

Iica pin importante del Buddismo e deriva dalla teoria della

"u.rri,), I 'ult ima e fondamentale conclizione di un can-rnlino spiri-

tuale che consiste in: Rinuncia, Bodhicitta (la mente altruistica di

i l luminazione) e, aPPunto, Vacuit).Scritta cosi, la '!,on-esirte.za inerente dei fcnomeni" d solo una

formula che lascia dei tutto inclifferenti, e infatti i Lama, i Maestri

t ibetani che trasmettono gli insegnamenti, mettono in guardia

discepoli e studenti, au"risandoli che i l concetto di vacuita d i l pin

ostico e ciif l ici le da comprendere perch6 non puo cssere afferratorazionalmente e concettualntente, diventa reale per ogrluno di noi

solo se se nefa l'esperienza diretta, solo se ci appare' per un altiTo'

come una luminosa, numinosa rivelazione che ci lascia sbalorditiper la sua esoterica potenza, dandoci un'er]]ozione che non ha

uguali nella vita.Cosi icl stessa, ora, per cercare di spiegarmi meglio' sono

costretta ad accennar. u .,no serie di iatt i (tra loro strettamente col-

legati), che mi sono capitati nel 1990-91 e nel 2006, ma che potrei

,,i.h. fu. risalire . .o,-,n.tt".. a 2500 anni fa' quando il Buddhastorico era sulla terra.

per prima cosa e indispensabile che riferisca alcuni concettifondam.ntali del Dharma 1la legge) che governa il Buddismo' i l

quale identif ica - r-regli esseri senzienti - i l corpo alla testa, Ia paro-

la alla sola e la mcnte al cuore. Corpo, parola e mente sono i tre

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F

Giulia Niccolai

elementi e le tre porte di ognuno di noi (tra la nosrra interiorit) eil mondo esterno), che vanno purif icati per poter praricare corret-tamente rinuncia, bodhicitta e vacuiti sul lungo iter spirituale. I lcorpo si trova alla testa perch€ nel capo ci sono quattro dei cinquesensi, e la mente (la coscienza) viene visualizzata al|'altezza delcuore per insegnarci man mano a diminuire la dicotomia tra lanostra razionalitd e i nostri sentimenti.

La definizione di mente d: chiara, limpida, senzacepisce gli oggetti.

Essendo "senza forma", non d owiamente materia, dunouenon avr) massa.

ri-

Le sculture e le immagini dipinte delBuddha e di altre divinitidell'empireo buddista, ce le mostrano sempre con delle ,,ruote"sul le palme del le mani e sul le piante dei piedi - negl i stessi ident i-ci punti delle stigmate diGesi.

Queste "ruote" che i discepoli possono awertire (come unlento rnovimento rotatorio orizzontale) anche in altre parti delcorpo, dove sono situati i chakra (appunto, "ruote") principali delcanale centrale (corona e terz'occhio alla testa, gola, cuore, ombe-lico e genitali), rappresentano il distacco della mente dalla materia-litn del corpo fisico, e le ruote alle due estremiti (di mani e piedi)suggellano l'awenuta totale purific azione in questo senso. In altreparole, quando un discepolo riesce a percepire un lento movi-mento rotatorio anche alle mani e ai piedi, potri definirsi ,,vuoto,'e vibrante come un flauto, libero da qualsiasi eccessivo atracca-mento a se stesso (o ad altri) e dalla awersione.

Nel dicembre del 1990 mi rrovano a Bodhgaya con il mio mae-stro di allora, il Venerabile LamaTenzin Gonpo, e mentre facevouna serie di prostrazioni in uno dei cortili del luoso sacro delGrande Stupa (che ricorda I'i l luminazione del Buddka, a\,r/enutaproprio li), promisi a me stessa, con tutto I' impegno di cui erocapace, che avrei fatto il possibile (in questa vita) per ottenere unapurificazione tanto efficace e valida da poter an/errire il movimen-to delle ruote sia alle mani che ai piedi.

Vacuiti

Dopo la sosta di Bohdgaya, sarei poi andara con il Lama e conun'altra monaca a Sarnath per seguire I'iniziazione di Kalachakra(La ruota del tempo), che S.S. i l Dalai Lama diede li, nel famosoParco dei Cervi, a due passi da Varanasi, nel gennaio del 1991.

Un'altra iniziazione di Kalachakra in India l'avrebbe conferitasempre S.S. nel gennaio del 2006 ad Amaravati proprio dove ilBuddha storico diede per la prima volta quella stessa iniziazione, eil mio Lama, il Venerabile Thamthog Rimpoce mi consiglid (masarebbe pii corretto dire: mi ordind) di andarci. Confesso che seavessi potuto decidere di persona, avrei desistito, perch6 ormai hosettant'anni, i viaggi e soprattutto le iniziazioni Kalachakra sonomolto faticosi e stancanti e dal 1985 avevo comunque gi) parteci-pato a sei iniziazioni della Ruota del tempo in Asia, Europa eAmerica.

Il nostro gruppo di una cinquantina di discepoli, accompagna-to da Thamthog Rimpoce, atterrd a Mumbay (ex Bombay) e neigiorni successivi, dopo aver preso un secondo aereo perAurangabad, visitammo i templi e i monasteri scavati nelle monta-gne di Aianta, di Ellora nonch6l'isola di Nagariunakonda dove eravissuto, all ' inizio del II secolo d.C. Nagarjuna, i l massimo fi losofoe teorico della legge della vacuit).

Alla fine di questi tre giorni di lunghe camminate, salite e disce-se su gradini e terreni sconnessi, mi ritrovai con una dolorosainfiammazione al tendine d'Achille della gamba sinistra che mi d)filo da torcere ancora adesso dopo tre mesi.

Ma, come confessai all'amica Andrea \)7ahl (con la quale con-dividevo la stanza dell'albergo a Guntur), dopo tre giorni cheerano iniziati gli insegnamenti preliminari di Kalachakra adAmaravati (dove ci recavamo ogni mattina in autobus), proprioquell'ultima sofferenza aveva fatto si che percepissi per la primavolta il lento movimento delle ruote alla pianta dei piedi.

Avevo appena terminato questa mia confessione, quando bussdalla porta Paola De Pirro di ritorno da un Internet CaffE. Ci disseche, avendo cercato Amaravati sul Web, aveva saputo che Ii, inquella zona ancora deserta e disabitata, pin di un secolo prima,durante degli scavi erano state scoperte delle formelle di terracot-ta sulle quali erano incisi dei piedi con i simboli delle ruote. E

Forma e per-

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Giulit Niccolai

aggiunse che quelle formelle si rrovano ora al British Museum.nella stanza n. )4.

Fu proprio quel numero che mi lascid senza parole, essendo icrnata nel ')4.Per un atrimo mi ser-rti i ar,volta neila vacuiti che _ridendo - mi faceva cenni da ogni lato. E mi fu chiara la raqioneper cui i l Lama avesse insistito perchd facessi qLrel viaggio.

)!

Anche secondo la relativit i, cid che non ha massa non sar) con_dizionato dalla legge del ternpo progressivo.

Ueterniti d: assenza di ten-roo.La mente che non ha fornra e non ha massa, se riesce a l iberar-

si dall" 'afferrarsi al s6", porri sperirrentare clegli attimi di vacuita,degli attimi di assenza cli tempo (pure in un corpo vivo e vegetosulla terra), congiungendosi cosi - per interdipendenza - od ultr"menti che hanno pensato le stesse cose anche mieliaia di a'niprima di lei e si sono date eterno appuntamento.

Questi fenomeni sono comunque sempre collegati alla legge dicausa ed effetto del Kar:rla.

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Marco ZulberttVincent

La vita di Vincent era scandita dal ciclo dei mesi e dei giorni,che si ripetevano lungo il f luire delle stagioni, sernpre uguali rnasempre diverse. Cosi i l r ichiamo della madre: <<Vincent, Vincent, lacolazione> ogni mattina all 'alba, si ripeteva da anni tutte le matti-ne e l lon si interrclmpeva finn a qr-rirndo non rispondeva con il suo<<arrivo>>. Ma mentre, tra sonno e veglia, si appressava al risveglio,quel <<Vincent" gli sembrava la voce di un donna che nell 'ult irnosogno lo chiamava gentile, una figura l ieve clre emergeva ideale dafreschi en-rpirei mondi. Sognare era diventato per Vinccnt pertan-to un vivere a occhi aperti, uno scendere le scale e guardare fuoridalla finestra, dall 'oscura umida cr:cina, dove la maclre gizi cuoce-va le patate sul focolare, la bianca neve cadere sr,rl ie scure fracidezolle dei campi aperti dalle zappe. Di quel richiamo ripetuto<<Vincent>> per innumerevoli mattini e per tutti gli anni dellrr suafanciullezza ora echeggiava nella mente Llna sorta cli rnelodia brevee sincopata, come il canto di un uccello che dalla primavera all 'au-tunno gioisce all 'arrivo dell 'alba.

Il nome era un sussulto tra le due sil labe, <Vin>> <<cent>>, <.vin>><<cent>), <<vin cent> che gli sembrava prima lo innalzassero nel cieloe poi lo precipitassero sulla pianura di Auvers tra i covoni clelgrano arsi dal sole: <.Vinr> <<cent,.<vin>> <<cent>),..vin,r.<cent>, erauno sbatter d'ali.

Anche quella mattina di luglio gli sembrava fosse sua nradreche lo chiamava. Ma aperti gli occhi nel prato erboso non v'eraalcr-rna l igura di donna. Solo un sommesso canto di cicale rallenta-te dal caldo umido di quell 'estate sembrava richiamare i l suo

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Marco Zulberti

nome. Prima di esserci nella vita presente, Virrcent, gli apparivauna sinfonia breve di due barture ihe si ripereva in sel.ie i.. o..,oppure una poesia di due versi, che lo rinserrava nella briglia deisuoi versi, il cui senso era solo il suo volto indicato dal dito"che lomostrava sulla tela dei suoi autoritratti. Il nome lo indicava aglialtri ma anche a se stesso, che si specchiava in quelle pennellatelunghe d'azzurro della giacca e di iosso della barba. o"u"ti ".liip.j. yn ?ome. Solo qui sono tre: uno famo a parigi.,el igg7, e duea Saint-R6my nel r899. un solo nome per tre voiti che erano tuttisuoi- come i girasoli che si ripetevano orienrandosi ogni giorno inmodo diverso.

<<Vincent> diventava cosi il respiro che ro aveva educato irri-mediabilmente, che aveva curato if suo modo di sentire il mondo,sempre lo stesso per turra lavita. Il respiro sonoro di vincent eraquel mondo minimo, naturale, fatto di casupole basse e or.ur", dlfSme 9 di rigore, e di sorrisi larghi come il cielo .h. b.lllurru fi.rodi stelle che ruotavano ancora senza nome.

Anche a Neunen, in quel paese freddo e umido, si usavano leparole per indicare gli umili attrezzi da lavoro e i loro amari frutti.ma senza svelare i loro fondamenti. Solo i nomi apparivano vivichiamando le ragazze una ad una, indicando il loro uolto p...i*,i l loro.preciso,comportamento, come se sotto ad ognuna ui forr.una-sola semplice legge che non si ripeteva. Allora \iin."n, intuivaquale fosse_ la sua: quella di osservaie il mondo n"l p.ofondo J"lsuo volo che poi svelava agli altri come in una tensione moraleinsopprimibile che scaturiva dal suo nome <<vncenr>>. Ma comesalvarle? Con le parole attente, curate, ma sempre errate di unpastore o con i colori di un pittore, che toccano come dita nelprofondo anche le anime pir) grevi e accecate? euei contadini elisembravano nomi sotto cui agivano in modo quasi musical. f.r?r_zioni sentimentali ben precise, computate, fin dall'origine, dal lorostesso nome, che li orientavano verso la soprar.wiven ia erafelicitiattraverso quell 'osti le, duro ambiente naturale. per Vincent"conoscefe se stesso" era divenuto osservare la signora Loyer, lavedova-Kee o la protetta clasina e descri'ere con-i colori lu fu.r-zione che agiva sotto il loro nome, la legge che comput uiu Jutprimo giorno Ia loro coscienza rendendole Lrganismi autonomi di

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Vinct'rtl

passioni e gioie. I l loro nome era la part i t r r r ' , r nnrsrr . r l r r , . r r , ,ca, dalla quale erano state ra\, 'vivate, comc h k'g13r' .1r, .,1,g,,,,, , ,,mente muove la luna poi governa dal l ' interno clc l g,rrrr l , , , r l , , , , , ' ,mento del girasole tra l'alba e il tramonto.

Per questo motivo Vincent aveva compreso che da Ogril n,,rr,,ci si attende misteriosamente un qualcosa che d gii ncl volt, ' , rrnqualcosa di gi) intuito che poi si rivela nel suo movimento. lr qrrt'sto valeva misteriosamente anche per i luoghi dov'era stato.Dall'Aja a Bruxelles, da Parigi a Londra, da Etten ad Arles, nomi-narli voieva dire immaginare individui, lingue e parole ben preci-si, in cui si rivelano comportamenti determinati che appaionomossi da leggi nascoste. Il nome rivelava fin da subito la "legge"sentimentale, un tono musicale, che scaturiva dal respiro delle suevocali, dal battere contro i denti, dietro le labbra o sul palato dellalingua, mossa da una funzione "matematica" interiore precisa, daun caractel. Questo era divenuto Vincent, che non sapeva spiega-re con parole, ma solo descrivere con i colori la funzione nascostache muove l 'estate e i l sole, I 'autunno e Ia luna, l ' inverno e la neve,i venti e le primavere con Venere che brilla quando il contadino dgid nel campo ta zappe e patate. <<Vin>> <<cent>r era quel respirosinfonico che poi d diventato colore saltando le parole, imponen-do di andare oltre, di sacrificarsi, di andare oltre il passo che con-duce a vedere la legge che giace dietro la montagna, ma gii intui-ta nella sua veritd irreale dal suo nome <<Vincent>>.

Ho usato la figura biogra/ica di Vincent Van Gogh per spiegarequale signifcato attribuisco, sulla scia delle leztoni di NelsonGodmann, Gilles Deleuze, Andrea Bonomi e Frarcco Brioschi, alnome dell'irzdiuiduo. La figura di Vincent Van Gogh si prestaua aquesta descrizione, per il suo approdo alla pittura come mezzo perindirizzare gli altri alla ueriti attrauelso non la conoscenza e la spie-gazione linguistica come aurebbe fatto se fosse rimasto un pastoreeuangelico, o peggio aftcora scienttfica se professore, ma attrauersol'estasi dei colori, attrauerso il piacere della pittura come euocatrice esuelatrice tlelle leggi misteriose cbe nzuouotto l'uniuerso. Nei -ruoiquadri tutto d mouimento, l'aria, i girasoli, i pianeti, le stelle, e inTnezzo ui i il contadino clte cantntind come un dio sulle acque.

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Murco Zilberti

Il fonema sta quindi printa del norue, influenzdftdo la formazio-ne "frattale" della coscienza che agendo in artbienti serupr(' diuerst sicc,tstruisce in modo organicamente diuerso in ogni essere umdno. Hotletto frattale proprio perchd il fonema ripetendosi nzilioni di uoltedeterrztina una specie di sutcope, di pausa tra una ripetizione e zrn'al-tra, senz(t arruonizzazione. Ebbene questa sinrcpe poi uedo si ritro-ui costantenzente alla base del ftostro agire artistico e ruor(tle. Il temadella sincronicita d proprio questo. Ld coscienza non agendo comettna fnnzione ma come un J'rattale, cotne un(t partilura rnusicdle cbesi ripete in eterno, non preuede quella lineariti che erlolteanetrte eplatonicatnente la rruenle itutnagirta contc su una lauagna, ma (tuan-za per piani sconnessi, con salti senza scale cbe li congiungano. Ilnome oltre che la.fr,,rma D quintli anche la gubbia in cui l'essere sirn/.!oue, diuentando solo esclusiuamenle quell'esserci li e non altri.l'loi diueniatno il ur,ttne sr,lo se lo lasciamo agire seuza tnrtscherarkttlietrct troppe parole. Per tTuesto il pcteta con pochi uersi cerca di sal-uare la sua ndsclsta identlti.

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POS'TFAZIONE

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Flauio ErminiPaesaggi della sincronicit)

... i l f ioredi cui gii siamoil profumo

STANESCU

Cbe cosa conosciamo della storia?

Annota Nietzsche: <<Tutto cid che il filosofo enuncia sull'uomonon d in fondo altro che una testimonianza sull'uomo di un perio-do molto limitato ... Tutto I'essenziale dell'evoluzione umana Eawenuto in tempi remotissimi, assai prima di quei quartromilaanni che all ' incirca conosciamo>>.

Commenta Vtiello: <<Essere veramente storici, significa tenerdistinti la pre-istoria e il pir) antico passato. pre-istoria non d I'an-tico, il pir) antico. Pre-istoria dl'arcatlco: il luogo delle crplcrr, deiprincipi. E i "princip7",le arcltai, hanno una temporalitd che nond quella della storia. Sono passato, infatti - e gii da sempre passa-to - perch6 mai sono state, mai avrebbero potuto essere, ,,presen-te". Ma "passato" sono, che mai non tramonta. Che mai non lasciaquanto da esse viene. La pre-istoria E il sottosuolo della storia. Ilsuo spazio s'estende all'intero corso della storia>>.

Soggiunge Nietzsche: <Eppure dell'uomo degli ultimi quatrromillenni si parla come di un uomo eterno, al quale tendono natu-ralmente dalla loro origine tutte le cose del mondo. Ma tutto Edivenuto; non ci sono fatti eterni: cosi come non ci sono veritiassolute>>.

Che cosa esige Ia comprensione della storia?

E lapidario Nietzsche nel rispondere a questa domanda: <<Lafelicitd di albergare in s6 non un'anima immortale, bens\ moltearcime mortali>>.

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Flauio Ermini

Le anime mortali parrecipano del tempo della storia e di quel-lo arcaico; non sono eterne n6 storiche. Non avendo radici nelmondo delle percezioni sensoriali, d difficile coglierle se non par-tecipando alla loro doppia essenza remporale, segnalata dai feno-meni della sincroniciti,

Nella nostra vita esiste quel che ci succede, ma anche quello chepotrebbe accadere e apparentemente non accade. La narrazione - siaessa letteraria, psicoanalitica, filosofica, a seconda della colorazionedel suo antidiscorso - va proprio alla ricerca di questi <<futuri aborti-ti>>, cosi come Magris li chiama, e che non accadono, ma segnalanoin qualche modo la loro presenza tra le pieghe del "vero" e della luce.

Il narratore va a vedere quello che non d mai scomparso; ascol-ta le voci che si sono perdute nello scolatoio della storia. Di testi-monianza di un perenne presente, sempre assente. Lo fa "allacieca", come fa Magris quando con la sua scrittura insegue <<cidche non d accaduto mai e accade sempre>>, cid che gli eventi sin-cronici costantemente ci segnalano.

Va accostata quella cosi poco naturale luce-non-luce, da cui cidifendiamo giorno dopo giorno per non precipitare nelle tenebredell'insensatezza.

Lintera attiviti narrativa conosce da secoli questa via: conosce-re il mondo attraverso paesaggi non appariscenti. E riceve stimolodai principi senza spazio n6 tempo che non possono diventarecoscienti ma si manifestano attraverso le coincidenze sincroniche.

Si corre al suono improwiso di una voce dentro una cinta dicose mute e irraggiungibili. Quel suono accende il passaggio esubito dopo lo vela, aprendoci al pensiero del cedimento pii chea quello del consistere.

Il minore d lo specchio del grande e in parole senza ornamenrista I'essenza della complessit). La narrazione applica questa sinte-si al groviglio di sensazioni che la natura fa affiorare in noi.

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Postfazione. Paesaggi della sincroniciti

Lo vediamo: i paesaggi si ripetono: la collina, i roseti, il cieloquasi spento, il cantiere. E radure, di tanto in tanto' Nel tema delpaesaggio trovano sviluppo gli stati d'animo. La serenitd conoscespesso le apparizioni del sentimento opposto.

Di radura in radura, il narratore cerca il luogo verso cui avanzareper poter tornare: la nascita da rinascere. Con estrema precisione Pazindiiu dorr. conduce il suo cammino: <<Prima della storia, ma nonall'infuori di essa. Prima, in quanto realt) archetipica che d impossi-bile datare, inizio assoluto, tempo rotale e autosufficiente. Dentro lastoria - meglio: storia anch'egli - perch6 vive soltanto incarnato, ri-generandosi, ripetendosi nell'attimo della comunione poetica>>'

Nel pensare a una possibilita di accesso all'originario, ai suoip.o..rridi morte, rinascita e trasformazione, il narratore indaga laiunrione originaria della propria esisrenza, accostandosi al motivostesso per cui esiste, e si affida a quel senso transitivo della parolache mantiene stretto il legame albale ed essenziale con I'ombra chenon d mai stato spezzato. Li, solo una fragile ringhiera lo separadalla notte indifferenziata della ragione.

Un'impercettibile fessura si apre proprio ld dove - attraversoI'evento sincronico - accadono il contatto e la corrispondenza conl'illeggibilitd della follia che disorienta I'anima.

La lingua originaria d un vasto mare dentro il linguaggio'Sgorga dalle profondith archetipiche. Registra Novalis: <<Il veroinizio e poesia della natura. La fine d il secondo inizio: la poesiadell'arterr, il cui compito d la narrazione del <<vero inizio>>"'consentire che il passo si lasci guidare da questa collusione disenso porta a un'esperienza capace di riandare all'infigurabilecltaos, nelle acque senza fondo visibile dell'inconosciuto'

Verso I'inizio si spinge il narratore, ma il passato che svela nond antecedente al presente, sebbene sia la sua fonte. Il suo intento ddi preparare il passaggio a un totalmente altro. Per questo si diceche la sua d una continua ricerca di autenticiti'

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Flauio Ermini

Oltre l'estenuante ripetizione della scena familiare, si apre unvarco dato da incrinature e fessure di cui colpisce la costrizioneangusta.

Come scrive Leopardi: <<Per quanto le cose col progresso sialterino, corrompano, sformino e travisino, sempre conservanoqualche segno della loro origine, e qualche poco dello spirito estato loro primitivo>>.

Inoltrandosi verso il fondo inesplorato del tempo aurorale, ilnarratore descrive quella geografia interiore in ogni storia che rac-conta. Come potrebbe fare altrimenti?

Nessuna esitazione d ammessa. E necessario penetrare finoall'intenzionaliti dinamica delle cose, aprirsi alla continua espe-rienza del possibile, alla libert) di nominare sempre in modonuovo.

Va compiuto per intero il salto vertiginoso verso il senso origi-nario delle cose, quello che Leopardi chiama il <<senso dell'animo>>,ben sapendo che solo affidandosi alle emersioni sincroniche d pos-sibile esplorare <<i misteri pii nascosti, gli abissi pii cupi dellanatura, i rapporti pii lontani o segreti, le cagioni pii inaspettate eremote, le astrazioni pii sublimil>.

La ven natura delle cose corrisponde al carattere alogico,sovraconcettuale dell'accadimento primordiale. Per recuperare allinguaggio le sue originarie potenzialit) di creare, la narrazione siaffrda a parole che conservano nel loro orizzonte questa relazionecon le affezioni dell'anima. Parole che vengono a darsi al modo delgesto inaugurale, cid che precede la stessa distinzione tra ragionee follia.

Cosi facendo,la narcazione incrina gli schemi canonici dell'or-dine familiare; ritorna dal detto a cid che non d detto e che daglieventi sincronici E richiamato: quella condizione animale che l'uo-mo avverte come suo sfondo e da cui si difende temendone la sem-pre possibile irruzione.

Po s tfazio n e. P a e s a ggi de lla s in oon i cit i

Il carattere originario della parola risulta fine e presuppostoinsieme.

Registra Benn: <<Quando l'anima si sviluppa, essa si formamuovendo verso il basso. Demonica questa verit), non c'E spazioper la malinconia, I'Acheronte ha sommerso I'Olimpo, il Gange simette in movimento verso \Tittenberg. I-iio, sciolto dalla costrizio-ne, nell'abbattimento delle funzioni, puro io nell'incendio delleorigini, acausale, a priori dell'esperienza, si volge all'indietro ...per sollevare il velo di Majo.

Nei fuochi artificiali del mondo visibile non c'E salvezza n6verit). La parola E fuga dal tempo e dal mondo verso il passato<<che mai non tramonta>>; quell'invisibile che ogni evento sincroni-co segnala.

Ecco perch6 i narratori non hanno mai abitato il mondo, masempre e solo la descrizione che loro stessi ne fanno, manifestan-do asimmetria e trascendenza rispetto alle cose e al paesaggio.Ecco perch6 sono attentissimi alle coincidenze sincroniche che simanifestano tra eventi fisici e psichici.

A quel sussurro prirnordiale in cui sono comprese tutte le pos-sibiliti si accede solo con il sentire el'immaginazione, attt^vercol'oscillazione sincronica che invita a un modo di pensare in cuinon sono pii reperibili gli impianti categoriali della razionaliti.Scrive Vico: <<Adunque la s^pienz divina, che fu la prima sapien-za dellagentilita, dovette cominciare da una metafisica, non ragio-nata ed astratta qual d questa or degli indottrinati' ma sentita edimmaginata quale dovett'essere di tai primi uomini' siccome quel-li ch'erano di niuno raziocinio e tutti robusti sensi e vigorosissimefantasie>>.

Guadagnare la dimensione dell'origine non significa spostare ilmondo vero dall'alto (Platone) al basso (Freud), dall'iperuranioall'inconscio. Si tratta semplicemente di non ignorare I'aperturaverso la fonte che precede la logica.

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Flauio Ermini

I-origine d totaliti che non va intesa come sistema ma comepermanente apertura. Ecco perch6 la scena familiare impedisceI'accesso: I'uomo ha dmore del suo passato animale, che credevaassimilato e reso inoffensivo dalla ritualitd quotidiana.

La parola torna a quel fondo nascosto da cui si sprigionanomondi che la logica della ragione ordina, ma non genera.

L'uomo. sa da quale fondo si d liberato. platone per primooperd un decisivo distacco, uno strappo nei confronti iel pensie-ro precedente. L'atto di nascita del logos lascia inascoltut, lu pu.o-la demonica della sua origine. Nell'ati=rarrersamento i termini delladifferenza decisi dalla soglia non spariscono: ogni evento sincroni-co li chiama in causa.

Per questo I'uomo chiude la terribile apertura verso il ruogoopaco e buio che lo chiama continuamente in causa, i., quuniofonte. delle categorie che reggono la nostra interpretazione delmondo.

La patria antica - dove niente ha ancora senso _, il luogo dellenostre origini: ci si arriva narrando la memoria dei secoli e q,_rellapersonale.

Solo Ii inizia il nosrro viaggio, li dove il passo inaugurale volgeuna volta ancora al futuro.

Il luogo verso il quale diviene necessario orientarsi d dunque, alcontempo, terra di origine e terra promessa, provenienza e desti_nazione, in quanto gi) stata e ancora a venire.

Loscillazione sincronica diffida delle nette demarcazioni, per-ch6 familiari le sono I'aurora e il crepuscolo, quando il giorno nond solo giorno e la notte non d solo tenebre. eui ci ."gn"ulu .h. .,!ancora posto per tutte quelle nostre vite che abbiamo sognato eimmaginato, ma mai vissuto.

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Gli autori

Ezio ALszuLE, storico delle religioni. Ha studiato in particolare leinterferenze fra ellenismo e dualismo iranico. Tiene corsi di"Religioni dell'Iran preislamico" presso il Cesmeo di Torino.

SrtrnNo BAMTTA, psichiatra e psicoterapeuta. Da piir di vent'anniapprofondisce le rematiche sulla psicologia analit ica di C.G. Jung'Ha fondato "Convergenze".

LANfnANCCt Bef-LONt, ricercatore confermato di Fisica all'Universitddi Milano, collabora al "Corriere della Sera" e ha pubblicato conRizzoli: Da Fermi a Rubbia (1988) e I'a scienza tJiuertente (2002)'

LoRrNzo BRUTTI, psicologo e antropologo. Specialista della PapuaNuova Guinea presso il Centre National de la RechercheScientifique a Marsiglia. Per Meltemi ha curato, insieme ad AnnaPaini, il volume La terra dei miei sogni Q002).

PETER Cnnnave,tra, poeta e filosofo, i professore di Italiano e lette-ratura compa rata alla City University of New York. Autore di TheSun and Other Things (1996).

StEnRNo C,tRrn, psicologo analitico, professore di Psicologia dina-mica presso I 'Universit) di Cagliari.

ENnrco C,qstf,r-lt GAtnNanA, insegnante di Lettere e docente diFilosofia della scienza all'Universiti di Roma 1 e all'EHESS diParigi, si occupa dei rapporti fra filosofia, epistemologia ed esteti-ca. Fra i suoi libri pii recenti: Pensare l'itnpensato 12004).

SEncto A. Dircnant, docente di Filosofia nei licei e dottorando inFilosofia del diritto presso I'Universiti di Milano Bicocca. Hapubblicato la raccolta di saggi Il Vuoto e la Carne: il pensiero filo-sofico e la problematizzazione della sessualiti.

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Cli autoriGnNNI D'ELIA, poeta. I suoi libri sono editi da Einaudi (Bassa sta-

gione, 200)). Due studi recenti: Leresia di Pasolini (2005\ e IlPetrolio delle stragi (2006), entrambi pubblicati da Effigie.

BlaNca ManrR D'Ippolrro, d ordinario di Filosofia morale allaFacolti di Lettere dell'Universiti di Salerno. Tra le sue pubblica-zioni pii recenti: Viaggio al centro della ragione (su Kant), 1998 Lacattedrale sornmersa (su Binswang er), 2004.

FLAVIO ERMINI, poeta e saggista. Tra i suoi libri pir) recenti, dueopere di saggistica: Il moto appalente del sole (con MorettiecVitali)e Antiterra (con i Libri dell'Arca). Direttore di "Anterem" e fon-datore di "Convergenze".

CnIsnNa FACCINCANI, psichiatra. Si occupa di cura, supervisione eformazione nel campo della psicoterapia psicoanalitica.

FEosPJco FERRARI, docente di Fenomenologia delle arti contempo-ranee presso I'Accademia di Brera. Le sue ultime due opere:Costellazioni. Saggi sull'irnmagine, il tempo e la memoria (2006) e,con Jean-Luc Nancy, Iconografia dell'autore (2006).

GIo Fr,nRI, poeta, poeta visivo, critico d'arte e letteratura. Fra le suepir) recenti raccolte di poesia: lnuenta lengua, LAssassinio delpoeta, I e II, Le Palais de Tokio-Guermantes. Fondatore e condi-rettore di "Testuale".

Fnppo FtuIaNI insegna Poetica e retorica all'Universiti di Salerno.Tra i suoi ultimi lavori Poetica Mundi (Aesthetica-preprint, 2001),Forme informi (il melangolo, 2006). Ha curato Arte Poetica(Mimesis, 2002) di Paul Claudel.

Lucl,rra FRISA, poeta, tradutrice e scritrice. Tra i suoi libri di poe-sia pii recenti.' L'altra (Manni, 2001) e Siamo appena Jigure (GED,2001). Con Marco Ercolani, i volumi di racconti: Nodi del cuore(Greco & Greco,2000) e Anime strane (rbidem,2006).

RoMANo Gaspanott, filosofo, insegna all'Accademia di Belle Artidi Brera e alla facolti di Filosofia dell'Universit) "Vita e Salute"del S. Raffaele di Milano. Con M. Don) ha curaro Andrea Emo,Quaderni di metafisica 1927-1981 (Bompiani, 2006).

RustNa GtoRGI, scrittrice. I suoi recenti lavori: un saggio sulla poesiamistica, Luoghi dell'amore. Lintimo intelletto (2001); un racconto,Llimperfezione necessaria (2004); due libri di poesia: Amore che tualla fonte beui (2004) e Ombra di luce (200j).

GIi autori

GIovANNI GoCCI, psicologo analitico. Docente presso le Universitidi Siena, Arezzo e Urbino. Direttore della Scuola di specializza-zione in Psicoterapia psicosintetica e ipnosi ericksoniana.

GtovaNNr GuaNl, didatta, saggista e conferenziere, insegnaMusicologia e storia della musica all'Universiti di Roma 3.Fraisuoi volumi: Romanticisnzo e musica (1981), Guida all'ascolto diBeetbouen (19S5), Estetica musicale (1999).

SrgpRNo Gucrmr-pltN, poeta e saggista, ha pubblicato Come a beatoconfine (poesia, 2001) e Scritti nomadi. Spaesamento ed enanzanella letteratura del Nouecento (saggistica, 2001).

Gmrucanro LaccutN assegnista di ricerca presso I'Universit) diMilano, collabora con la cattedra di Estetica I. Autore di StefanGeorge e I'anticbiti (2006). Dirige "Panoptikon" ed d redattore di"Filosofia dell'arte", diretta da Stefano Zecchi.

GRnzIR MaRcriraNd, orientalista, estetologa, scritffice, curatrice einterprete dell'opera di El6mire Zolla. Per aver aperto nuovi oriz-zonti alla ricerca estetica ha ricevuto nel 2004 il dottorato honoriscausa dalla Open University, Edinburgo.

SusaNNa MATI e dottore di ricerca in Estetica. Ha curato edizioni diNovalis, \X/.F. Otto, Bataille. Tiene un seminario di Estetica filoso-fica presso lo IUAV di Venezia. Ha pubblicato nel 2006 conMoretti&Vitali N i nfa i n La birin t o.

Manco MAzzr i nato nel 1980 a Firenze, dove vive. Scrive saggi neicampi letterari e artistici con particolare attenzione all'arte delSecondo Novecento.

Caltu-la MIGLIO insegna Lingua e letteratura tedesca e Teoria e sto-ria della traduzione alla facolti di Lettere e filosofiadell"'Orientale" di Napoli. Ha pubblicato saggi e monografie suCelan; ha tradotto Kafka, Enzensberger, \Waterhouse.

Glulm NICCOLAI, poetessa e scrittrice. Tra i suoi libri: Frisbees (poe'sie da lanciare), (1994), Esoterico biliardo (2001), Le due sponde(2006). Con La misura del respiro (2002) le d stato conferito daAnterem il premio speciale della giuria Lorenzo Montano.

MAPJO PEnNroI-a d professore di Estetica all'Universiti di Roma TorVergata. Ha di recente pubblicato presso I'editore Einaudi Il sexappeal dell'inorganico (1994, 2004), Contro la comunicazione(2004), L'arte e la sua onbra (2000, 2004).

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Gli autori

Sal-vRronr, RrrnovRro (1967) si occupa di Lerreratura ftalianamoderna e contemporanea e collabora a varie riviste. Insegnaall'Universiti di Urbino. Ha pubblicato con Book le raccolte diversi: Quanta uita (7991) eVia della pesa (200)).

TtztRNo Snlazu, poeta e saggista. Tra i suoi ultimi libri, Le asine diSaul (2004) e Sotto il uulcano. Studi su Leopardi e altro (2006). Inpreparazione,La dolcezza d'essere nato. Intorno alla poesia metafi-sica di Arturo Onofrt

Luclo Savt,qNl Filosofo e saggista, insegna Storia della filosofia eFondamenti di scienze umane all 'Universit i "La Sapienza" diRoma. Tra le sue pubblicazioni, Sull'Athos (20$), Tracciati.Itinerari filosofici nella societi della coruunicazione (2004).

Stnto TouiltASOLI, arrista, impegnato nella ricerca visiva nell'ambitodella fotografia e della video-art. Tra i suoi llbri: ll Cielo di MariaE (Anterem Edizioni. 1991).

MRttEct VERCESI, dottorando di ricerca in Italianistica e Filologiaclassico-medievale all'Universiti "Ca' Foscari" di Venezia. Suoiarticoli sono apparsi su varie riviste e in Il mito nella letteratura ita-l iana,I, opera diretta da Pietro Gibell ini (2005), pp.279-297.

Axon-e,a VL,sTRUCCI collabora con le cattedre di Storia della filosofiae di Filosofia morale presso l'Universiti di Milano. Si occupa diproblemi inerenti alla storia della 6loso6a morale, con particolareriferimento al pensiero di Agnes Heller e di Eric \7eil.

MARCO ZULBERTI, critico e poeta, ha curato per Mario Luzi i saggi inPrima Scmina (Mursia, 1999) e pubblicato la raccolta di poesieViuere nel buio (1992).

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