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    numero 30 anno IV - 12 settembre 2012

    edizione stampabile

    L.B.G.MATTEO RENZI IN TERRITORIO ARANCIONE

    Stefano RolandoBRAND NON N VENDITA N PROPAGANDA

    Umberto Vascelli VallaraIL GIARDINO ALLA ROTONDA DELLA BESANA

    Gianni ZenoniLA EX ZONA 16 DA PERIFERIA DORMITORIO A

    PICCOLA DOWN-TOWN

    Marco PontiIL GOVERNO E I TRASPORTI: SOLO SENZA DENARO

    PUBBLICO, CIO LEAUTOSTRADE

    Adriana NanniciniPARTECIPAZIONE E TAVOLI DELLE DONNE:

    UN ANNO A PALAZZO MARINO

    Gianfilippo PedoteCOME DIFFICILE FARECINEMA A MILANO/2

    Michele Sacerdoti

    MM4: TERRENO AGRICOLO USA E GETTA?

    Massimo CingolaniLA TOUR EIFFEL E IL DUOMO DI MILANO

    Rita BramanteDILETTANTI ESPERTI DI PENNA

    VIDEOLE FONDAZIONI: CHI SOSTIENE L'ONOREVOLEper gentile concessione della rivista Altreconomia

    COLONNA SONORASOMEONE LIKE YOUCanta-Adele

    Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit

    MUSICA a cura di Paolo ViolaARTE a cura di Virginia Colombo

    LIBRI a cura di Marilena Poletti PaseroTEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi

    CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

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    MATTEO RENZI IN TERRITORIO ARANCIONELuca Beltrami Gadola

    Gioved scorso al circolo Arcibellez-za si sono riunite le avanguardie diMatteo Renzi a Milano. Sala piena,

    dibattito vivace. Prospettive: tuttoda vedere a Milano come nel restodi Italia. A Milano per le cose sonoun po diverse perch Milano laculla del movimento arancione elelettorato milanese in occasionedelle ultime comunali ha mostratounautonomia di giudizio e unatten-zione alla politica maggiore che al-trove.La giunta arancione funziona e, do-po i primi mesi di assestamento, vaavanti e affronta i problemi dai co-siddetti temi sensibili alle politiche

    del traffico con un piglio al quale imilanesi non erano pi abituati.Prima ancora che, a met novem-bre, arrivasse il governo Monti, lagiunta milanese si era gi data lasua agenda Monti e aveva affron-tato di petto la questione di un bi-lancio ereditato con pi buchi di ungruviera. Forse dunque quello che successo a Milano va guardato conattenzione e capito.La storia la conosciamo: le primarie,Boeri, Pisapia, il ruolo del Pd, lacomparsa dei grillini e la comparsadi liste civiche e altro ancora. Il risul-

    tato: una giunta e un consiglio chevede insieme professionisti dellapolitica, qualcuno non certo di primopelo, neofiti della politica giovani emeno giovani, espressioni della so-ciet civile e il supporto di un volon-tariato motivato, quanto indispensa-

    bile a tutti i livelli. La ricchezza dellediversit. una formula vincente eripetibile? Non lo so, certo un aspet-

    to interessante nella direzione diavvicinare di nuovo i cittadini allapolitica.Difficile dunque prevedere chi godrdelle simpatie dellelettorato che haportato Pisapia a diventare sindaco.Una cosa sicura: questa incertez-za diverr drammatica se i leaderdei partiti attuali che si richiamanoallarea di centrosinistra continue-ranno a dire quel che stanno dicen-do sino a ora, chi invocando unMonti bis, chi cercando di appro-priarsi della agenda Monti, chi

    proponendosi di correggere lAgen-da Monti nelle sue rigidit poco at-tente al sociale, chi sparando a zerosul governo Monti. Per questi ultimila strategia banale: non avendoproposte credibili e sensate da fare,visto che i sacrifici hanno toccatomolti, si vanno a pescare gli scon-tenti in questo bacino. Ovvio, nonsono il primo a dirlo.Per gli altri il problema pi arduoperch tutti indistintamente, salvo lenew entry, devono fare affidamentosulla memoria corta degli italiani maforse a Milano meno corta che al-

    trove. Dove stavano lorsignori, oraal governo ora allopposizione,quando fu messo nel cassetto qua-lunque tentativo di una legge sulconflitto dinteresse? Chi cadutonella trappola della Bicamerale? Chiha svenduto ai Benetton le auto-

    strade? Chi, pur disponendo di cen-tri studi pagati dai contribuenti, nonha strillato mentre le banche finan-

    ziavano la speculazione edilizia emobiliare? Chi non si accorto chele banche e il mondo della finanzainondavano il mercato di cartastraccia e titoli spazzatura? Chi hafatto finta di non vedere, o ancorpeggio non ha visto, quello che suc-cedeva allIlva di Taranto? Magarianche qui disponendo di gruppi dilavoro sui temi ambientali?Insomma chi non ha visto tutto quel-lo che successo e che sta alla ba-se della crisi economica e socialedalla quale stiamo appena ora scor-

    gendo luscita? E a questo proposi-to, visto che tutti parlano del futuroperch non hanno il coraggio diguardare indietro, chi si fa la banaledomanda: Mario Monti sta aggiu-stando i cocci del modello di svilup-po che stiamo seguendo. Basta co-s? Nessuna forma di discontinuit?Questo vorrei chiedere a tutti, nonsolo a Matteo Renzi ma anche ai t/q(i trenta-quarantenni), lasciando adaltri i gossip sui parricidi o la troppagiovinezza di qualcuno ma con unaprecisazione tutta milanese: metapar met danee. Come dire an-

    che: dimmi cosa vuoi fare, con chi,per chi e con che soldi e magariquando. Il resto me lo raccontiquando non abbiamo di meglio dafare, magari mentre ci stiamo diver-tendo sullesegesi della parola ri-formista.

    BRAND NON N VENDITA N PROPAGANDAStefano Rolando*

    Dopo lavvio seminariale (un incon-tro ai primi di luglio fuori portapromosso dallassessore DAlfonso,presente il sindaco Pisapia, gli as-sessori al Turismo di Regione eProvincia e i vertici di aziende pub-bliche del sistema-Milano, a cui si aggiunto il presidente di Assolom-barda) il radicamento di una iniziati-va di analisi e management sul te-ma del brand di Milano sta per en-trare nel vivo con obiettivi serratiche guardano sia a Expo 2015 siaai confini pi larghi che la materiaimpone.I giornali hanno dedicato spazioallargomento, soprattutto il Corrieredella Serache ha ospitato nel corsodellestate editoriali e prese di pos i-zione. Forse piaciuta lespressio-

    ne brand Milano (nella citt dellacomunicazione e della pubblicitpoteva funzionare, come potevatrovare nemici precostituiti); ma piprobabilmente diffusa lidea cheogni trasformazione e Milano intante visibili transizioni richiededue cose serie: ricapitolazione i-dentitaria e visione degli approdi.Una politica di branding pubblico buona sintesi delle due cose. Operasullevoluzione del patrimonio sim-bolico della citt e della sua comuni-t. Evolve seguendo il modo con cuiquella comunit rappresenta i suoiprofili identitari. Ci nel naturale

    conflitto di potere che quel raccontocomporta e misurandosi ovviamentecon il racconto, buon e cattivo, chealtri fanno. E registrando il modo

    con cui lopinione pubblica esterna(nazionale e internazionale) sele-ziona e trattiene frammenti di quellarappresentazione. Coniuga queiframmenti (nel bene e nel male) congli stereotipi che resistono e, allafine, conferma o modifica limma-gine di quella citt.Da questo profilo derivano i rankingdi reputazione, che mettono Milanonella fascia due delle grandi citt(dalla ventesima alla trentesima po-sizione) e che si traducono in moltiindicatori di attrattivit: turismo, la-voro, capitali, buone idee, feelingculturale, influenza, eccetera.

    Per questo il dibattito appena avvia-to va preso sul serio. Perch unacosa fondamentale determina la riu-scita di un progetto di questa natu-

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    ra: che vi sia ampia condivisione dimetodo su cosa e come gestire unamateria cos delicata (vale il tratta-mento dellidentit collettiva comeper ciascuno di noi vale quello dellapropria personale identit). E per-ch il progetto sia accompagnato daadeguata (seria e non propagandi-stica) comunicazione. Insieme contail dialogo tra istituzioni e sistema diimpresa e conta la collaborazionecon i programmi educativi e culturalidella citt.Sia concessa quindi qualche chiosaagli spunti di discussione che sonostati proposti.In generale percepita ora megliolidea che sia necessario porre iltema identitario alla base di unaspinta attrattiva che Expo e di pi ilbisogno competitivo della citt sol-lecitano. Dopo di che nel dibattitoc qualche confusione. Chi dice:

    ma che brand, conta lattrattivit(ma che appunto la determinazio-ne del brand stesso). Un altro dice:macch marketing, conta luomo(certamente, ma la collettivit u-mana che si racconta per svolgere ilsuo piano di crescita). Un terzo di-ce: ma quale attrattivit, ci vuoleglamour (anche qui, come dire dino, ma se sei al 26 posto nelleclassifiche di immagine e non alprimo perch c chi ha pi storiada raccontare o ha trovato percorsipi brillanti di racconto).

    Distinzioni non gravi. Chi vuol durequalcosa deve anche non star nelcoro e i media incoraggiano un podi conflittualit. Siamo nella fase incui il lessico ancora un po divide.Ma diciamo tutti in fondo la stessacosa: il brand non tanto segnografico quanto ricapitolazione identi-taria cangiante. Attorno alla capaci-t di una comunit di leggere, inter-pretare e modificare il proprio patri-monio simbolico c qualcosa di an-tico e modernissimo che va coniu-

    gato con tre parole: potere, parola,popolo.* I poterichiedono di essere rap-presentati. E una citt plurale, cheda secoli non ha un solo potere ge-stito verticalmente, esprime unacomplessa e soprattutto conflittualerappresentazione. In questo teatroprevalgono valori simbolici, altri co-esistono, pochi riescono a trovare lacomunicazione esterna, nel pugnodi una mano stanno quelli che si ra-dicano nellimmaginario collettivodel pianeta. Aver chiaro il meccani-smo aiuta a fare appello a storia,politica, economia, scienze socialiper capire come si genera il conflittorappresentativo e come esso si de-clina imponendo una immagine.* La parola dunque essenzialevettore. Tranquillizzo chi nel suoincoraggiante editoriale Marco Gar-zonio lo ricorda non vuole ridurre

    a tecnica di marketing (cio di ven-dita) questa partita. No, essa pri-ma di tutto questione di auto-rappresentazione, di capacit didiagnosticare la propria traiettoriastorica. Poi di saperla raccontare.Ha detto bene Franco DAlfonso,replicando al pubblicitario NicolaZanardi, che lapertura delle Olim-piadi di Londra ha mostrato che laquestione era la storia da racconta-re, non la scritta London 2012. Maha anche ragione Carlo Sangalliquando chiede di non limitare alla

    forma la comunicazione perch ins ogni processo comunicativo seriomuove interessi, fa camminare eco-nomie, spinge dinamiche di impre-sa. Gianni Ravelli ha aggiunto: Lon-dra glamour, Milano no, partiamosvantaggiati. Si e no. evidenteche affrontando questo tema pa-rallelo e diverso rispetto a quello delturismo, che ha permesso negli ul-timi anni di chiarirci le idee sul com-petitive set reale di Milano - anchesul terreno dellimmagine (acco-

    glienza, rifiuto, attrazione, repulsio-ne) si deve definire il competitive setdella citt. Non tutti i paragoni sonoleciti. Milano deve far coesisterestoria dello spirito, dellindustria edella creativit. Ragionare su qualisono le citt nel mondo con cui sicompete diventa strumento utile atutti.* Infine chi decide? Il brandingpubblico non prevede proprietari,non c il commenda che, dalla cre-scita di immagine magari pompatacon un po di pubblicit, ricava au-mento delle sue azioni. Qui conta ilvissuto collettivo che trasferisce re-alt e contano vettori che agisconomeglio di altri in questo trasferimen-to. Lanalista inglese Simon Anholtnon a caso parla di identit compe-titiva, non di immaginario competi-tivo. Dunque conta la gente, contalopinione pubblica, conta lorganiz-

    zazione della cultura nel territorio,conta il mondo del lavoro e dellim-presa che parlano di s, conta lastoria scritta nellurbanistica e nelbeni culturali. Contano i valori econta la democrazia. Alcuni dittatorihanno pensato di sostituire il loroprogetto di immagine a quello gene-rato dalla storia e dalla verit socia-le: la storia del 900 ci ha detto chefine hanno fatto.Ci sono insomma le premesse perun percorso di avvicinamento. Tra lepersone, tra le parole, tra gli obietti-

    vi. Nel mese di settembre sar pos-sibile rendere esplicito il programmadi lavoro, fatto di momenti di studioe di analisi ma anche di eventi e dipubblica condivisione.

    *Professore Universit Iulm, presi-dente del comitato di indirizzo brandMilano nellambito del progetto pro-mosso dal Comune di Milano in ma-teria di branding e promozione turi-stica.

    IL GIARDINO ALLA ROTONDA DELLA BESANAUmberto Vascelli Vallara

    Ho letto sul Corriere della Sera del25 giugno che dopo due anni i lavoridi restauro della Rotonda della Be-sana stanno per concludere un ope-razione di valorizzazione di questointeressante monumento.In occasione di una visita a una mo-stra realizzata dal Comune nellaChiesa di San Michele ho percorsolo spazio tra la chiesa e il porticato

    che la circonda soffermandomi agodere del variare dei punti di vistalungo il suo suggestivo sviluppocurvilineo, dallesterno come dallin-

    terno. Ho abitato per quindici anninella vicina piazza Cinque Giornatee i prati intorno alla Rotonda costi-tuivano la meta delle passeggiatecon il mio cane che l liberava le sueenergie giovanili in corse sfrenate. Ilmio primo incontro con la Rotondalho avuto allinizio degli anni 60come studente proveniente da Par-ma iscritto al primo anno di architet-

    tura. Penso che che i compagni del-la Facolt di Architettura ricorderan-no lesercitazione dellanno che sisvolse allinterno della Rotonda, al-

    lora invasa da una fitta vegetazionespontanea, per farne il rilievo comeutile base per il restauro chelamministrazione comunale inten-deva avviare. In realt nessuno deinostri elaborati fu ritenuto allaltez-za.Questo pu dar conto di un approc-cio affettivo, ma la Rotonda esercitaun fascino in s che muove comun-

    que a un godimento visivo, purtrop-po talora impedito da una vegeta-zione, ora non pi incolta, ma curatada giardinieri, che ostacola la vista

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    dinsieme dellarchitettura nascon-dendo ampie sequenze del suo svi-luppo.Lidentit formale della Rotonda sicoglie gi dalle rappresentazionicartografiche sia quelle storiche,dove emerge nel suo splendido iso-lamento, sia nella cartografia re-

    cente, dove per la sua forma con-clusa e riconoscibile emerge da uncontesto urbano densamente edifi-cato.Quando architettura e verde siintegrano - Nel rapporto fra archi-tettura e vegetazione la tipologiadelle ville storiche con parco rap-presenta il classico esempio di per-fetta valorizzazione reciproca delledue componenti governate da unamedesima volont progettuale, e-spressione della cultura del tempo.Bernard Lassus descrive la pro-

    gressiva integrazione tra natura earchitettura proponendo il concettodi luogo intermedio che utilizzernellinserimento paesaggistico deisuoi progetti infrastrutturali (1)Per meglio comprendere la nozionedi luoghi intermedi, occorre riferirsiagli alberi potati del giardino classi-co francese, collocato tra castello eforesta. Questi oggetti, effettivamen-te geometrici come il castello, manaturali come gli alberi liberamenteconformati delle foreste, prendono aprestito la loro natura dalle due enti-t tra le quali sono collocati, foglie erami della loro vegetazione dalleforeste selvagge, forme regolari dalcastello: eppure questi alberi potatisono divenuti oggetti particolari, to-talmente nuovi intermedi, n castel-lo, n foresta. Detto in altre paroleessi sono contemporaneamenteoggetti e relazioni tra entit, allequali essi servono come legami,mentre affermano le loro differen-ze.La difficile integrazione del verdenel Centro storico - Lipotesi di in-tegrare con nuovi impianti arborei

    spazi urbani di consolidata identitstorica non sempre stata ritenutauniniziativa qualificante, come di-mostra laccoglimento dellinten-zione del Maestro Claudio Abbado edellarchitetto Renzo Piano di realiz-zare in piazza Duomo un boschettocome quinta verde. La proposta stata accolta con entusiasmo da chila considerava un accrescimentodella dotazione verde della cittsempre ritenuta quantitativamente

    carente, mentre da parte di altri, conriferimento allo specifico carattere diquel luogo, si ritenuto che il pro-getto, introducendo elementi estra-nei alla composizione del contesto,producesse una discontinuit forma-le dissonante. ArcipelagoMilanonelledizione del 23 novembre 2009

    ha dato largo spazio a questa se-conda interpretazione con ledito-riale di Luca Beltrami Gadola, conscritti diOreste Pivettae diJacopoGardella, che cos conclude il suoarticolo: Gli alberi del maestro Ab-bado non vanno intesi alla lettera;n concepiti come un elevato nume-ro di esemplari di cui occorre trova-re la collocazione allinternodellabitato; al contrario vanno inter-pretati simbolicamente come un in-vito a fare della citt e dei suoi din-torni un sistema pi armonico.

    La difesa dei nostri alberi. - Noipercepiamo gli alberi nel nostro am-biente quotidiano come componentivive con le quali intratteniamo unrapporto emotivo che ci spinge adifenderne la sopravvivenza quandovenga minacciata dalla realizzazio-ne di servizi della citt di cui potre-mo anche beneficiare come Metro-politane, parcheggi, nuove strade.Ci troviamo di fronte a due interessicollettivi contrapposti che richiedonounattenta valutazione dei relativicosti e benefici; il costo che non vor-remmo pagare la rinuncia a farvalere il principio di tutela di un be-ne collettivo come il patrimonio ve-getale adulto non trasferibile altroven sostituibile alla pari. Il dialogo trai cittadini e lamministrazione pub-blica, anche attraverso consultazionipopolari, costituisce la premessaper un equilibrato compromessoche permetta di soddisfare le ne-cessit funzionali compatibilmentecon la salvaguardia di valori culturalisostenuti dalla comunit locale.Il verde per il verde- Una fortunatacultura ecologista ha portato a un

    apprezzamento del verde secondocriteri talora prevalentemente quan-titativi, comunque e ovunque essosia presente. Un caso emblematico dato dalla vegetazione spontaneache si formata nel pluriennale pe-riodo di sospensione dellattivit dicantiere nel bacino della Darsenaparzialmente prosciugato per rende-re possibili le necessarie indaginiarcheologiche. Negli articoli apparsisulla stampa la difesa di questa ve-

    getazione casualmente formatasipareva prevalere sulla tutela di unatestimonianza storica come la Dar-sena, parte integrante del raffinatosistema idraulico dei Navigli Lom-bardi formatosi nel corso di secoli.Ancora oggi 5 agosto 2012 appar-so su La Repubblica un articolo di

    Paolo Hutter per la conservazione diquesta Oasi in Darsena pur in pre-senza di un progetto approvato dalComune di Milano e in fase di pros-sima attuazione, che fondamental-mente si propone di restituire allaDarsena la sua funzione storica diPorto.Conclusione - Tornando al casodella Rotonda della Besana ci tro-viamo di fronte a una architettura digrande interesse il cui progetto ori-ginario non prevedeva un giardinodiversamente dalle ville storiche.

    Lo spazio tra la chiesa e il porticonon dovrebbe essere consideratounarea disponibile per sistemazionia verde che privilegino il rapportoreciproco fra alberi e siepi come inun giardino di quartiere, ma unospazio qualificato nel quale il pro-getto del giardino deve recuperare ilrapporto di valorizzazione dellarchi-tettura preesistente. Fondamental-mente favorendo la fruizione visivadinsieme di una forma complessala cui percezione varia continua-mente con lo spostarsi dellosser-vatore. La massa dei cespugli digrande dimensione pu dar luogo aun inopportuno effetto ostruttivoche compromette questo tipo di frui-zione. Ma occorre tenere conto an-che del possibile effetto intrusivoche alcune funzioni innovative po-trebbero causare. Lo stesso proget-to della citt dei bambini pu costi-tuire un rischio in tal senso comeattualmente evidenzia anche unparco giochi sia pure di contenutasuperficie gi realizzato nellarea.

    (1) La citazione deriva dalla relazio-ne tenuta da Bernard Lassus a Mi-lano nel 2003 nellambito delle ma-nifestazioni promosse da Ministerodei beni e delle attivit culturali dallaRegione Lombardia per il semestredi presidenza italiana, successiva-mente pubblicata sul sito del Mini-stero nel 2006. Lapplicazione spe-cifica riferita a L'area di riposo diNimes - Caissargues: un luogo in-termedio

    LA EX ZONA 16 DA PERIFERIA DORMITORIO A PICCOLA DOWN-TOWNGianni Zenoni

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    Lo strumento per riqualificare le pe-riferie milanesi non pu che essereil collocarvi funzioni attrattive a livel-lo cittadino. La ex zona 16 denomi-nata Barona - Ronchetto, oggi costi-tuente la parte sud della zona 6, passata da periferia dormitorio apiccola down-town proprio dopolinserimento in questi ultimi 30 anni

    di poli attrattivi pubblici e privati.La ex zona 16 compresa tra il Navi-glio Grande e la Cintura Ferroviariaa nord e il Naviglio Pavese a est, sempre stata caratterizzata, per lasua situazione di zona interclusa, dauno sviluppo edilizio contenuto ri-spetto alle altre periferie Milanesi.Solo con i PRG del 53 e soprattuttodell80 il Comune ha proposto unadecisa espansione sul verde agrico-lo basata sulla realizzazione di e-stesi quartieri prevalentementecomposti da Edilizia ResidenzialePubblica.Tenuto conto della situazione di zo-na interclusa, il PRG dell'80 avevaper indicato, per sostenere questenuove espansioni, infrastrutture via-rie per facilitare i collegamenti alloraquasi inesistenti con le zone adia-centi, la 17 a nord e la 15 a est.Particolarmente importante eralidentificazione di una quarta cir-convallazione chiamata ViabilitComprensoriale, che dalla ex zona15 si collegava alla ex zona 17, at-traverso i viali Famagosta, Faenza ela via Parenzo con un ponte su

    piazza Negrelli, alla via Primaticcio.Successivamente questa soluzionefu abbandonata, lasciando sottouti-lizzate grandi strade costruite perricevere quella funzione (Faenza asud e Primaticcio a nord) e affidan-do il collegamento fra la ex zona 16e la ex zona 17 al ponte Don Milanitra la via Santa Rita a sud e la viaBrunelleschi a nord.Collegamento sempre previsto dalPRG dell80 ma come viabilit Ur-bana Secondaria, infatti ambeduequeste strade sono di sezione va-

    riabile e non adatte al traffico pas-sante per laffaccio su di esse dinumerosi servizi e che sono oggipunto critico della viabilit attuale.Perch questo ponte resta oggilunico reale collegamento tra Mila-no ovest e Milano sud-ovest.Il PRG dell80 prevedeva anche unaltro collegamento classificato inve-ce come Viabilit Primaria, da piaz-za delle Milizie a Famagosta attra-verso le vie Malaga e Santander,oggi opera incompiuta, travisata eutilizzata per funzioni improprie.Esaminando queste previsioni dob-biamo riconoscere che le infrastrut-

    ture indicate dal PRG dell80 perconnettere la ex zona 16 a Milanoerano, se fossero state realizzate,ragionevoli e proporzionate alle e-spansioni previste. Ma, realizzate leespansioni residenziali, e dopo lachiusura della Richard Ginori e dellavetreria Vedani uniche grandi indu-strie presenti nella ex zona 16, que-

    sta zona ha finito per assumerelaspetto della periferia dormitorio.In compenso a partire dagli anni 90si sono sviluppati nella ex zona 16interessanti episodi di insediamentodi servizi cittadini di prima fascia edi interesse tale da creare poli at-trattivi con una utenza estesa a tuttala citt. Nello stesso tempo il com-mercio, con il moderato insediamen-to della Grande Distribuzione, nonha provocato la scomparsa dei ne-gozi di vicinanza, che contribuisco-no, specialmente sulle vie Pestaloz-zi, Binda, Biella, Santa Rita e attor-no alla piazza Miani, a creare unasituazione di attrattivit e vivibilit.Le nuove funzioni che hanno contri-buito a trasformare la ex zona 16 inun polo attrattivo a livello cittadino,(che possiamo identificare comeuna piccola Down-Town), sono sta-te:1) LOspedale San Paolo, iniziato acostruire negli anni 60, entrato infunzione negli anni 80 e da quelmomento ha avuto continue espan-sioni di reparti specializzati nelle a-diacenti vie De Finetti, Barona e

    Famagosta che lo hanno trasforma-to in un vero e proprio Polo Ospeda-liero, completato dallinserimento dicorsi universitari della facolt di Me-dicina. Questo Polo Ospedaliero ormai usufruito largamente dallinte-ra zona sud di Milano ma anche dailimitrofi comuni di Corsico, Rozza-no, Assago, Buccinasco, diventandograzie a uno svincolo sulla A7 l'o-spedale pubblico pi vicino alla reteAutostradale.2) LUniversit IULM, nata attraver-so un accordo Comune - Ligresti su

    un ex area industriale dismessa, sista estendendo sulle restanti e a-diacenti aree industriali trasforman-dosi in un vero e proprio Campuscon laboratori, residenze per stu-denti / insegnanti e manifestazioniculturali aperte alla citt. Questa U-niversit manca oggi di un accessoviario dignitoso a causa del noncompletamento della via Santander- Malaga, asse previsto dal PRGdell80 e realizzato a tratti.3) Lex Centro Italo Africano dellaCariplo, nata come scuola perscienze Bancarie per il Terzo Mon-do ora Residence per studenti.

    4) La Palestra di via Ovada, specia-lizzata per la ginnastica, per le suequalit progettuali stata scelta dal-la Nazionale Italiana come sede perla preparazione ai Campionati Mon-diali e Olimpici di questa specialit.5) La vasta ex zona industriale di-smessa della Richard Ginori si trasformata in una succursale della

    via Savona per moda, fotografia eterziario, trasformazione che ha re-so il sito decisamente pi attrattivoanche se le dotazioni dei servizi ur-bani per queste nuove funzioni, gra-zie alla scorretta procedura utilizza-ta (manutenzione straordinaria in-vece che PII) sono insufficienti.6) Decisamente importante il rap-porto con l'hinterland, fortementeinfluenzato dalla realizzazione delCentro Terziario, Commerciale eSportivo di Milano Fiori ad Assagoche, anche se recentemente rag-giunto dalla MM2, accessibile daMilano solo attraversando la ex zo-na 16, portando cos nuovi flussi ditraffico passante e linsediamento difunzioni di vicinanza.7) Infine nella ex zona 16 presen-te uno dei Centri di Interscambio pifunzionali di Milano, quello di Fa-magosta situato all'incrocio tralentrata in Milano della A7 e la MM2con stazione dei Bus provenientidallhinterland-sud, e dotato di Par-cheggio multipiano e futuro centroterziario-commerciale.La positiva trasformazione della ex

    zona 16 da periferia dormitorio apiccola down-town, grazie a questiservizi attrattivi, ha per portato co-me elemento negativo un pesanteaumento di flussi di traffico diffuso intutta la giornata verso le Attrattivitinsediate e passante per gli accessidei Milanesi verso la A7 e MilanoFiori. Effetti dovuti alla sua perma-nente condizione di zona interclusaa causa della mancata realizzazionedelle infrastrutture viarie previste dalPRG dell80.Ma verso questa legittima esigenza

    di nuove infrastrutture di collega-mento della ex zona 16 con Milano,la risposta dellAmministrazione stata deludente, prima non realiz-zando le infrastrutture previste dalPRG dell80 e poi addirittura ridi-mensionandole nel Piano Urbanodel Traffico del 2003 quando eranogi evidenti i segni della trasforma-zione. Dando quindi la sensazionedi non avere affatto recepito la posi-tiva trasformazione di questa perife-ria interclusa da Periferia Dormitorioa piccola Down-Town.

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    IL GOVERNO E I TRASPORTI: SOLO SENZA DENARO PUBBLICO, CIO LE AUTOSTRADEMarco Ponti

    Occorre osservare che tra le moltevirt internazionali del governo Mon-ti (riassumibili nel fatto che oggi sipu andare allestero senza vergo-gnarsi), non vi quella della coe-

    renza nelle strategie per gli investi-menti. Si sono sentite mirabolantiaffermazioni del superministro Pas-sera, di ottanta (o cento) miliardi disoldi pubblici per grandi (o enormi)opere, di cui non sembra esserci pitraccia, a parte affermazioni di fac-ciata del tipo la TAV si far, e simi-li amenit davvero poco meditate.Ma forse non tutti i mali vengonoper nuocere. I dubbi sulla sensatez-za delle grandi opere berlusconiane,poi rapidamente diventate biparti-san, serpeggiano ormai anche nelcentro destra, e in Confindustria.Emergono, anche se ipocritamentein sordina, priorit diverse, quali peresempio il piano per le citt (cheforse interessa anche Milano), cheda un punto di vista macroeconomi-co, cio per la crescita, certamen-te pi sensato, creando, per ogniEuro pubblico speso, pi occupa-zione e, si spera pi in fretta, chenon le grandi opere. Il paese ha bi-sogno di occupare gente rapida-mente, e a basso reddito, non soloo non tanto per obiettivi sociali, maper rilanciare la domanda interna,

    soprattutto ora che la crisi fa venireal pettine nodi purtroppo notissimi,di industrie senza speranza, tenutein piedi per decenni con denari pub-blici (si veda il drammatico casosardo, sul quale si versano insop-portabili lacrime di coccodrillo datutte e le parti politiche e sindacali).

    Sul versante delle infrastrutture,sembra prendere maggior forzalestensione di internet veloce ri-spetto al cemento. Per i trasportiappare evidentissimo che si faranno

    soprattutto autostrade. Il motivo semplice, e forse fortunato: le auto-strade le pagano in gran parte gliutenti (anche se non sempre il100%, come i concessionari tendo-no a far credere), mentre le ferro-vie le devono pagare tutte i contri-buenti, cio le casse pubbliche. Espesso le casse pubbliche oltreallinvestimento debbono pagareanche i costi di esercizio Con loStato in bancarotta, lalternativa alleautostrade in un ottica di minimizza-zione della spesa proprio non c.Gli utenti ne pagano i costi di eser-cizio e gran parte dei costi di inve-stimento senza fiatare, dopo avercontribuito con molte decine di mi-liardi alle casse pubbliche con leastronomiche accise attuali sui car-buranti, sempre lamentandosi poco.Questo a un economista fa venire inmente una osservazione radicale:se la disponibilit a pagare per u-sare le strade cos sproporziona-tamente pi alta di quella per usarele ferrovie, forse il trasporto strada-le, per passeggeri e merci, serve dipi di quello, sussidiatissimo, ferro-

    viario. Ma certo questa osservazio-ne non rientra nel politically cor-rect, che sostiene, a torto, che leferrovie siano essenziali perlambiente.Per in questa scelta obbligata delgoverno Monti c una grave lacuna,rilevantissima per le realt urbane eregionali: la viabilit locale, dove si

    svolge il 75% del traffico, e dove visono i maggiori problemi ambientali,di congestione, e di costi per le fa-miglie e per le imprese (il 70% deipendolari si muove in macchina, e

    questa percentuale pu essere for-se un po ridotta solo per i movimen-ti degli impiegati verso i centri urba-ni pi densi. gli operai continue-ranno ad andare in macchina, cfr. laricerca del Censis sul tema).Per la viabilit locale non c un Eu-ro, e i rischi che manchino le risorseanche per lordinaria manutenzionenon sono trascurabili. Il problemaovviamente non che gli automobi-listi non paghino per la viabilit loca-le (pagano altroch, cfr. le tasse suicarburanti). Ma quei soldi vanno al-trove, forse giustamente, ma certonon sarebbe iniquo sul piano distri-butivo rendergliene un po con stra-de pi scorrevoli (linquinamento fortemente legato alla congestione:a 30km/h una macchina che viaggiaa singhiozzo inquina il doppio di unache viaggia regolarmente a 60, allafaccia dellultima proposta davveromolto discutibile del Comune di Mi-lano.). Ma anche rendendo lestrade locali pi sicure: in autostra-da, nonostante le maggiori velocit,ci sono molto meno morti per chilo-metro percorso. E non difficile ca-

    pire perch: ai concessionari auto-stradali certo i soldi non mancanoper eccellenti manutenzioni, ottimasegnaletica ecc. (si tratta sempre, siintende, di soldi degli automobilisti,categoria silenziosa e disinformata.Ma in fondo, parliamo di perfidi in-quinatori, ricchi e irresponsabili, chegirano in SUV par capriccio.).

    PARTECIPAZIONE E TAVOLI DELLE DONNE: UN ANNO A PALAZZO MARINOAdriana Nannicini

    Rappresentativit, lavoro, spazi, sa-lute e violenza. Solo alcune delleparole chiave intercorse negli incon-tri dei gruppi dei Tavoli della Com-missione Pari Opportunit. Sono losfondo di altre: la voglia di contare equella di inventare, di innovare for-me di pratiche politiche frequentan-do dallinterno alcuni luoghi istitu-zionali. Senza rete e senza manuali.Un altro esito delle elezioni arancio-ni del 2011? Un altro esito di unmovimento di donne che della vo-

    glia di contare e di cambiare i modidel vivere ai tempi della crisi parla escrive da allora (e anche da prima)?Dopo lassemblea di marzo 2012, dicui ha gi scritto su queste pagine

    Ileana Alesso raccontandone pre-supposti, interlocuzioni e qualcheiniziale esito tra Amministrazione ecittadine, si cominciata a avvertirelesigenza di dare maggiore visibilital processo avviato e alle cose fat-te, alle tante relazioni costruite, allospessore di questa esperienza checostituisce agli occhi di molte uncantiere di politica partecipativa ra-dicato in due luoghi: quellodellamministrazione della citt equello dei movimenti delle donne,

    cos attivi e molteplici a Milano.Una sperimentazione che non riper-corre strade o modelli gi in attonella storia delle relazioni tra Ammi-nistrazione e cittadine a Milano. Le

    donne che vi hanno preso parte finoa ora, partecipano a titolo individua-le e non in rappresentanza di Asso-ciazioni, si iscrivono senza filtri,senza presentazioni, per ora solosegnalando il proprio nome e inte-resse. I gruppi di lavoro, o Tavoli, sisono riuniti intorno a temi che hannoavuto origine e una sorta di legitti-mazione informale, implicita nelleassemblee di Sala Alessi aperte atutta la cittadinanzaSi avvertito il desiderio di raccon-

    tare che questi tavoli non rappre-sentano unesperienza interessantesoltanto per le donne, qualcosa diseparato e parallelo ad altri percorsipartecipativi. Si riconosce tra noi

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    che questi tavoli, per le loro caratte-ristiche formali e informali, sono difatto un laboratorio politico, unostraordinario laboratorio che nonricalca i modelli di una Consultafemminile n quelli di una assem-blea permanente.Ci stato evidente quando ha chie-sto un incontro con noi la Presiden-te del Consiglio Comunale di Bolo-gna, Simona Lembi, che avvenutoa Palazzo Marino con alcune deiTavoli e con il presidente del Consi-glio Comunale di Milano e la Presi-dente della Commissione Pari Op-portunit (CPO) e si ragionato sucome promuovere delle attivit par-tecipative che non siano neutre, madi donne e uomini, che possano su-perare limparzialit anche delleprassi di partecipazione. Un labora-torio perch si sperimentano modi,forme e numeri, e perch si aprono

    interrogativi relativi alla rappresenta-tivit.Su rappresentativit e rappresen-tanza, sulle relazioni da intrattenerecon la politica perch le donne sia-no presenti in tutti i luoghi in cui sidecide, dal Parlamento alle Giuntecittadine, ai Consigli di Amministra-zione delle Partecipate o delle im-prese private, non sono mancaticonvegni, seminari, studi e ricercheanche di livello nazionale realizzatea Milano da parte di gruppi diversi.Ma chi sono le donne che compon-

    gono i gruppi dei Tavoli e cosa fan-no negli incontri a cui prendono par-te? Molte esperte dei temi di gene-re, altre da lungo tempo membri di

    associazioni, o di gruppi definiti sto-rici, altre single interessate a por-tare la propria personale esperien-za, tutte interessate a cercare e asperimentare nellincontro un luogoinedito che possa essere innovativo:per qualit del dialogo, per lin-treccio intergenerazionale, per di-versit di sguardi e di punti di os-servazione sui temi, che si vorreb-bero affrontare con un atteggiamen-to pragmatico (qualcuna dice chenon andrebbe a una riunione fem-minista, ma qui, in un Sala Consilia-re di Palazzo Marino, qui si, perchquesta la casa di tutte/i). Critica,cambiamento e laboratorio.Ognuna l in rappresentanza di sestessa, ma ciascuna ha una storia,dei legami, dei saperi e dei pensieri.E le proposte avanzate (solo pro-poste concrete fu limpegno su cuicoinvolse le partecipanti la Presi-

    dente della CPO, a costo zero:ancora? Perch quando si ragionadi proposte al femminile, queste de-vono risultare a costo zero?) delletante storie milanesi di donne infattisono intessute: gli Spazi sono quellidi una Casa delle donne; la Salute sia quella di unindagine sui con-sultori della citt che una visionedella salubrit dellambiente di tutti elomaggio a una medica come LauraConti; il Lavoro diventa la necessitdi Dati sui lavori delle donne, di tregiorni di congedo di nascita per i

    pap, di una Tata per Milano; il Bi-lancio proposto quello di Genere.Sul Bilancio di Genere stata invita-ta a unaudizione presso le Com-

    missioni Bilancio e Pari Opportunitla professoressa Antonella Picchiocon le sue giovani colleghe, perpresentare le linee teoriche e le e-sperienze gi realizzate in tanti co-muni italiani, (proprio su questo te-ma, decisivo per qualsiasi ammini-strazione pubblica anche in tempi dicrisi Beatrice Costa e Rosanna Sca-ricabarozzi hanno scritto su Arcipe-lagoMilano). Questa impostazionedi bilancio ha coinvolto lattenzionedellassessora Bisconti, e i contattiproseguono.Alla ripresa settembrina voglio porrealcuni interrogativi: come prosegui-re? La sperimentazione necessita diconsiderazioni da condividere: ab-biamo chiesto una forma di ricono-scimento istituzionale, appena av-viata una riflessione con la vice pre-sidente CPO, contiamo di prosegui-re. Come superare la sminuzza-

    mento delle proposte, mantenendola concretezza, ma avendo un qua-dro condiviso; e come seguire leproposte accolte dallAmministra-zione?Costituire un percorso che possaprevedere incontri misti Comune -cittadine? Incontri per elaborareproposte da sottoporre? Per discu-tere atti e proposte dellamministra-zione, che siano coerentementeconnessi ai temi di ciascun tavolo?E anche come coinvolgere le donneche hanno dato vita ai network pro-

    fessionali? E nelle zone? Vorremmoaprire dei tavoli anche nei quartieridove la quotidianit scorre?

    COM DIFFICILE FARE FILM A MILANO/2Gianfilippo Pedote

    A seguito di un mio articolo, com-parso su ArcipelagoMilano a luglioscorso, nel quale descrivevo le diffi-colt che un produttore cinemato-grafico milanese incontra nel girare

    film nella nostra citt, ho letto suquesto stesso periodico un com-mentosu quanto scrivevo del diret-tore generale della Lombardia FilmCommission, Alberto Contri. Nel mioarticolo me la prendevo in effetti an-che con la Film Commission, chegiudicavo non allaltezza dei compitie delle funzioni che unistituzionecome questa dovrebbe giocare nellaprincipale regione dItalia e in unacitt come Milano. Contri concordasulla valutazione generale che face-vo sulla refrattariet che sembra

    continuare ad avere la nostra cittnei confronti del cinema ma fa unacomprensibile difesa dufficiodelloperato della Film Commission,

    almeno da quando la guida di que-sta istituzione passata nelle suemani.Certamente la Film Commissionlombarda ha cambiato decisamente

    passo con la nuova direzione e nelmio articolo non intendevo certofarne il bersaglio principale dellemie osservazioni critiche. Parlareper di Romanzo di una strage co-me di un film che Milano ha strap-pato a Torinoper qualche scena (ea che prezzo, ci sarebbe da chie-dersi) quasi unammissione di de-bolezza, per un film sulla strage dipiazza Fontana, ambientato quindiquasi interamente a Milano ma, daquanto mi risulta, girato quasi com-pletamente a Torino.

    Resta comunque che Contri sembraconcordare sul fatto che manca danoi un contesto istituzionale dispo-sto a riconoscere limportanza del

    cinema per la nostra citt/metropoli.Ma se vero, come credo, che laFilm Commission dovrebbe essereun riferimento centrale per il ricono-scimento e il sostegno pubblico del

    cinema a livello locale, allora nonbasta fare un elenco delle buonepratiche avviate (peraltro ancorapiuttosto timide, a mio avviso) perdire che se le cose non vanno laFilm Commission non centra, o chei problemi si riducono a una que-stione burocratica, pure importantis-sima, relativa alla concessione deipermessi per girare nelle locationcittadine.Se siamo daccordo sul fatto cheMilano fa troppo poco per il cinemaci dovremmo aspettare che la Film

    Commission lombarda, nella suaposizione di ente che dovrebbe rap-presentare per il cinema le istituzio-ni locali, si batta, insieme ai produt-

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    tori, alle societ che offrono serviziper il cinema, alle categorie interes-sate e alle loro associazioni, perchla situazione cambi e il cinema troviunadeguata valorizzazione nellanostra Regione, che sia allaltezzadelle potenzialit che la citt po-trebbe offrire in questo ambito, seriuscisse a considerarlo una delle

    priorit per il suo sviluppo futuro.Oggi, in una realt come la nostra, davvero difficile pensare che ilmandato di una Film Commissionpossa essere limitato solo ad attrar-re le produzioni cinematograficheper promuovere il territorio.Ma perch mai il cinema dovrebbeavere una considerazione particola-re per la citt, ci si potrebbe chiede-re. Io credo che il cinema meriti unaspeciale attenzione in un territorioculturalmente, economicamente edemograficamente forte come ilnostro anzitutto perch pu deposi-tare, meglio di altre forme espressi-ve, una traccia della sua storia nellacoscienza collettiva della citt. At-traverso i film che nascono doveviviamo ci si rivede e ci si capiscemeglio, nei momenti di crisi e dicambiamento come in quelli di cre-scita ed espansione. Non solo nellestorie che il cinema racconta maanche nei modi in cui queste vicen-de vengono raccontate. Ci si capi-

    sce e si pu provare a entrare inrelazione con altre realt, con pub-blici pi ampi, in Italia e allestero,per farsi conoscere e per dare vocealle sintonie che esistono con glialtri. Questa natura del cinema valedi per s, secondo me.Ma al di l di questa valenza dicia-mo culturale bisogna riconoscere

    che Milano , contrariamente aquanto si crede (e non a caso, direi)una citt di cinema. Ci sono tanterealt produttive che operanonellaudiovisivo e che guardano alcinema come un punto darrivo dellaloro attivit. Esistono le competenzeprofessionali, le infrastrutture tecni-che, scuole di formazione profes-sionale di buon livello (la Civica perprima), un sistema di festival di spe-cializzati unico in Italia o realt co-me Filmmaker, che da anni orientae sostiene il lavoro dei giovani regi-sti, e come il Milano Film Festivalche ha grande seguito ed assolu-tamente originale nel panorama fe-stivaliero italiano. Ci sono nuovesociet di distribuzione che propon-gono film molto selezionati e di qua-lit e, pi che altrove, esiste unpubblico che ama e apprezza questifilm e che riesce a trovarli in un si-stema di sale che resiste ai terremo-ti del mercato. Chi fa o cerca di farefilm sempre sollecitato qui dalla

    spinta a volere capire dove sta an-dando il cinema e perch non potrmorire mai, c una tensione ad an-dare al di l dellesistente per batte-re strade nuove, per riaprire la ricer-ca e la sperimentazione, per cerca-re di capire e interpretare i muta-menti nel gusto e nelle aspettativedel pubblico. Insomma, gli elementi

    ci sono ma vagano dispersi e sten-tano a connettersi fra loro, per pro-durre un clima pi propizio e stimo-lante.Io credo che di questa situazione gliamministratori locali dovrebbero es-sere pi consapevoli e che, conlaiuto della Film Commission chehanno contribuito a far nascere, do-vrebbero incominciare a chiedersidavvero cosa possono fare in modocoordinato per favorire queste con-nessioni e per giocare insieme unruolo strategico che aiuti a valoriz-zare le potenzialit culturali, eco-nomiche e anche occupazionali cheil cinema offre per la citt e il suoterritorio. Pi delle risorse finanzia-rie serve una volont politica comu-ne degli enti locali da una parte, laconoscenza del settore, la condivi-sione di un linguaggio e una visionedallaltra, elementi questi su cui laFilm Commission potrebbe giocareun ruolo decisivo.

    MM4: TERRENO AGRICOLO USA E GETTA?Michele Sacerdoti

    La giunta comunale si prepara adassegnare a Impregilo otto ettari diprezioso terreno agricolo ai marginidella citt per il campo base delcantiere della MM4. Per portare ivisitatori da Linate allExpo 2015 sioccuper per sei anni il terreno a-gricolo pi vicino al centro di Milano,tre chilometri e mezzo da piazzaDuomo in direzione est. collocatotra via Cavriana e la massicciataferroviaria, dietro la chiesa di vialeArgonne. sempre stato coltivatodagli agricoltori Gorlini della cascinaSantAmbrogio e Martini del Borgodi Cavriano. La propriet del Co-mune di Milano, i contratti di affittoagricolo sono scaduti nel 2012 edovevano essere rinnovati per quin-dici anni in base ad un accordo diquestanno tra Comune e il DistrettoAgricolo Milanese, che raggruppatutti gli agricoltori presenti nei confinicomunali.Nel campo base ci sar limpianto dibetonaggio e i dormitori per 380 o-

    perai e 100 impiegati delle aziendeche realizzeranno la MM4 fino al2018 con mensa e uffici e un par-cheggio da 300 posti auto. Il terreno

    agricolo era destinato a ortofruttabiologico da vendere a chilometrozero e a foraggio. Con larrivo delcantiere gli agricoltori si trovanosenza terreni da coltivare. Inoltre imezzi del cantiere e le auto dei di-pendenti percorreranno una stradastretta come via Cavriana che va daviale Forlanini a via Tucidide vicinoal cavalcavia Buccari e che, daldoppio senso di marcia attuale, ver-r portata a senso unico da via Tu-cidide.Larea fa parte del Parco Sud e delperimetro del Grande Parco Forla-nini, che doveva essere realizzato inbase a un progetto del paesaggistaportoghese Byrne come estensionedel Parco Forlanini verso il centro diMilano, comprendendo aree agrico-le e parchi pubblici. Sorprendente-mente il Parco Sud ha datolautorizzazione allintervento, cherender incoltivabile larea ancheper alcuni anni dopo la fine del can-tiere.

    Quando in maggio si saputo delprogetto alcuni cittadini milanesiraggruppati nel Comitato GrandeParco Forlanini, che si era battuto

    contro la creazione di un campo digolf su unarea agricola pi a estvicino al campo sportivo Saini, sonointervenuti presso lAssessore allaMobilit Maran e alla Cultura Boeri,che ha la delega allagricoltura, pro-ponendo in alternativa lutilizzodellarea ex militare della casermaGavirate lungo viale Forlanini, dove ancora presente un muro con filospinato tra lo svincolo della tangen-ziale e i primi palazzi, e dove c

    uno sfasciacarrozze. Durantelultima guerra mondiale il terrenoospitava dei depositi di carburanteper gli aerei militari.Si tratta di unarea di undici ettariche il demanio militare ha ceduto aFintecna, di propriet del Ministerodello Sviluppo Economico. Nel 2009Fintecna ha costituito al 50% con ilgruppo Percassi di Bergamo la so-ciet Valcomp Tre a cui larea sta-ta venduta per 10 milioni di euro. IlPGT di Masseroli laveva resa edifi-cabile allinterno dellATIPG Forlani-

    ni, in quanto prevedeva unareaverde al centro e costruzioni sui duelati di viale Forlanini e via Corelli. IlPGT di Pisapia ha eliminato la pre-

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    visione accogliendo una mia osser-vazione, trattandosi di unarea com-presa nel Parco Sud. Larea colti-vata solo nella parte nord, per il re-sto sterrata e questa parte misuracirca otto ettari.Impregilo aveva chiesto larea per ilcantiere ma Valcomp Tre avevapreteso 600.000 euro per il suo affit-to e quindi aveva optato per lareaagricola del comune, che gratuita.In seguito alla proposta del Comita-to Grande Parco Forlanini il Comu-ne ha avviato una trattativa con Val-comp Tre, ma questa ha offertolarea gratuitamente per soli tre an-ni, e solo per unarea di stoccaggiodi materiali e attrezzature, origina-riamente prevista su due ettari diarea agricola a est di via Cavriana.

    Laffitto per i successivi tre anni non stato garantito. Non vuole poilimpianto di betonaggio perch so-stiene che svaluta larea. A questopunto il Comune, pressato anche dapossibili richieste di danni da partedi Impregilo se ci fossero ritardinellallestimento del campo base, siprepara a utilizzare per il cantiere ilterreno di via Cavriana, spostandosu viale Forlanini il solo stoccaggiodi materiali.Il Comune dovrebbe insistere conFintecna per ottenere che tutto ilcampo base sia spostato su vialeForlanini, vista limportanza dellacostruzione di unopera pubblicacome la MM4, il sindaco Pisapiadovrebbe intervenire sul Ministrodello Sviluppo Economico Passera,

    anche come commissario allExpo2015. Non pi possibile consuma-re altro suolo agricolo intorno a Mi-lano; tutto quello che c deve esse-re destinato allagricoltura periurba-na favorendo la sopravvivenza deglioperatori agricoli che vogliono re-staurare le cascine e svilupparevendite di prodotti a chilometro zero.Cantieri e nuovi quartieri devonoessere costruiti su aree militari, fer-roviarie e industriali dismesse.

    Le foto dellarea agricola e la mappadella zona sono sul sitohttp://www.msacerdoti.it/notizie.htm#300712

    LA TOUR EIFFEL E IL DUOMO DI MILANOMassimo Cingolani

    Ultimamente la Camera di Com-mercio di Monza e Brianza, ha stila-to la classifica dei brand europei diturismo, abbiamo cos scoperto cheil primato della Tour Eiffel. IlDuomo di Milano solo quinto; do-po un attimo di sgomento sul de-grado del turismo italiano in genera-le, ho pensato che dopotutto laTour Eiffel, costruita per commemo-rare il centenario della rivoluzioneFrancese, inaugurata il 31 marzo

    1889, rappresenta lo spirito laicodel progresso, unopera darte cheha bisogno di essere costruita damolti.Ma questa classifica ancheunoccasione per riflettere, soprat-tutto nella nostra citt, sullimpor-anza della cultura industriale e sulruolo dei musei scientifici, sia comemomento educativo, sia come offer-ta turistica. I musei scientifici hannoun ruolo fondamentale nellavvici-nare alla scienza perch creano lecondizioni che permettono al visita-

    tore di vivere e comprendere i fe-nomeni scientifici, sviluppando cu-riosit e interesse a saperne dipi: questo ha da sempre costituitoil punto di forza della loro azionesociale.A Milano, la citt dove visse il Leo-nardo scienziato, esistono degli im-portanti musei. Il Museo di Scienzae della Tecnica gestisce importantilaboratori didattici, anche se ha unimportante padiglione come quelloferroviario in difficolt (non si pusalire sui treni come invece pos-sibile fare in tutti gli altri nel restodel mondo). Offre poi la visita alsottomarino Toti, e il ricordo dellapartecipazione della popolazionealla sua installazione ci dice quanto

    importante la domanda di culturascientifica.Altro museo rilevante quello diStoria Naturale, che si sta trasfor-mando in una struttura moderna.Ma poi c quello dellAcqua Potabi-le, del Risorgimento, di Criminolo-gia, lOsservatorio di Brera, gestitodai volontari dellA.R.A.S.S (Asso-ciazione per il Restauro degli Anti-chi Strumenti Scientifici), che gratui-tamente stanno restaurando il pa-

    trimonio orologiaio di Milano e delresto del nostro paese, per arrivarea quello della Macchina per Scrive-re. Molto spesso queste iniziativehanno un grosso spirito di volonta-riato.La diffusione della cultura scientifi-ca viene presentata, come richiedela Declaration on Science and theuse of scientific knowledgedellUnesco, nella societ e per lasociet, in funzione dellarricchi-mento educativo, culturale e intel-lettuale, della costruzione del pen-

    siero libero e critico, della pace, del-la sostenibilit e della democratiz-zazione del mondo. Tutte le esposi-zioni e le attivit di divulgazionescientifica testimoniano che prefe-ribile coinvolgere il fruitore nella e-sperienza di scoperta, dalla pisemplice alla pi complessa. I con-tenuti non sono trasmessi in via ge-rarchica, dalla scienza al visitato-re, ma attraverso la scoperta e ildialogo.Nel museo scientifico, ma lo stessodiscorso vale per la storia minima,la storia militare e diversi tipi di mo-stre, lobiettivo non celebrare ivalori delle lite, ma diventare e-spressione delle esigenze culturalidella societ che ne deve usufruire.

    Il fine non creare consenso intor-no alla retorica del progresso, maun atteggiamento critico e consa-pevole nei confronti dellideadellimportanza della tecnologia edelle scienze in genere.Nei confronti di questa offerta mu-seale c spesso un atteggiamentoculturale di preclusione preconcet-ta, basti pensare a come alcuni an-ni fa lassessore alla cultura delComune di Milano defin in modo

    sprezzante il Museo della Tortura,arrivando a insultare gli insegnatiche vi accompagnavano gli studen-ti, che magari dopo quella visita sisarebbero appassionati alla storia;forse perch i maggiori esperti inmateria erano gli accusatori dei tri-bunali dellInquisizione.Il nostro patrimonio culturale quel-lo dellItalia unita. Spesso la retoricasulle radici culturali classiche siconsuma sui centurioni di plasticadel Colosseo, ma alla nostra tradi-zione culturale fa parte di pi il vil-

    laggio operaio di Crespi dAdda chePompei, appartenente invece allu-manit intera. Sarebbe meglio la-sciare Pompei a un gestore privatodesperienza, perch no formatosi aLas Vegas, e noi curare megliolarcheologia industriale italianadellAdda.Pensate a un Museo del Sindacatoe del Movimento Operaio, allinter-no di una fabbrica di Crespi dAdda,con laboratori interattivi che permet-tano di stampare volantini e comu-nicati, come del resto possibilefare al Museo di Lucerna. Volontariper dare una mano non ne manche-rebbero.Per finire una nota stonata: fino apochi anni fa esisteva il Museo del

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    Trenino, che aveva sede presso laRivarossi, fabbrica di trenini cherappresenta bene il paradigma del

    nostro paese, dalleccellenza al de-clino; ora stato trasferito intera-mente a Margate nel Kent, ingresso

    4 Sterline. Forse a Milano non ave-va dignit culturale.

    DILETTANTI ESPERTI DI PENNARita Bramante

    Il nostro interlocutore condivide dadieci anni l'avventura del Comitatodi Lettura e si dedica a leggere ope-re prime inedite di narrativa alla ri-cerca di talenti ancora sconosciuti aipotenziali editori e al grande pubbli-co. Grazie a lui entriamo nel backstage di un premio letterario presti-gioso come il Premio Calvino, fon-dato a Torino poco dopo la mortedello scrittore, per iniziativa di unmanipolo di amici desiderosi di darecontinuit nel tempo al ruolo di

    talent-scout di nuovi autori che tantogli stava a cuore (1).Negli anni il fiuto dei selettori e dellepersonalit del mondo letterario checompongono la Giuria ha portato ascovare narratori di qualit e a lan-ciare bestseller, come La vita ac-cantodi Mariapia Veladiano, che hacapito che il suo romanzo avrebbepotuto arrivare al pubblico e alla cri-tica proprio quando le stata resti-tuitadalla Giuria una lettura diversadalle sue intenzioni di scrittura.Con MalacrianzaGiovanni Greco haportato in scena storie di bambine ebambini 'cattivi', dispersi agli angolidel mondo e conosciuti attraverso lastraordinaria esperienza del teatrocome gioco; senza immedesimazio-ne pietosa, n idealizzazione dell'in-

    fanzia riuscito a raccontare dalpunto di vista dei bambini storie dimaltrattamento, violenza e abusoche non vorremmo mai leggere.L'ultimo premio, il venticinquesimo, andato all'agente di polizia Ric-cardo Gazzaniga, che in A viso co-perto si fa interprete coraggiosodell'incontro - scontro tra il mondodelle forze dell'ordine e quello degliultr.Anche il nostro Lettore di opere pri-me ha la passione per la scrittura fin

    dall'infanzia e non si fatto disin-centivare dalla prima reazione pa-terna, quando a sedici anni il padrefece finire nella carta straccia unsuo racconto demenziale di cui eraorgoglioso. Chimico di professione,ma lettore e scrittore nel DNA echimico della parola alla ricerca dicombinazioni lessicali che arrivino atoccare i sensi del lettore, MassimoTallone un esempio di come pas-sione per formule scientifiche e for-mule espressive ricercate, efficacied evocative possano tranquilla-mente convivere.Maratoneta della scrittura, come luistesso ama definirsi, brillante affa-bulatore, ha riempito quotidiana-mente taccuini di note, di curiosit,di dettagli e di spunti che ritroviamo

    nei suoi romanzi gialli ambientati aTorino. Uno ogni anno per la gioia dilettori che si sono affezionati alleavventure dell'investigatore Cardo.Ogni anno a settembre riprende lalettura dei manoscritti, alcune centi-naia, ripartiti tra i Lettori nel numerodi dieci o quindici a testa; cominciala lettura in solitaria, la compilazionemeticolosa delle griglie analitiche, loscambio dei manoscritti, le discus-sioni conviviali anche fino a tardanotte per dar conto del proprio giu-

    dizio di merito e arrivare a selezio-nare una dozzina di testi finalisti daaffidare prima ai palati sopraffini deiGiurati, ogni anno diversi, e poi aitorchi di case editrici coraggiose,storiche o pionieristiche.Il Comitato fatto da eroi e eroineche leggono volontariamente, senzascopo di lucro e in piena autonomiadi giudizio, con rigore fanno schedee si confrontano con passione. Gra-zie a loro si apre la porta a nuovetendenze di scrittura. Chi appas-sionato di scrittura pu cominciare apensare all'appuntamento di aprile2013 a Torino per la premiazionenon solo del vincitore, ma, ideal-mente, di tutti coloro che hanno in-viato il proprio manoscritto.

    Scrive Matteo Caccia Dominioni a Ilaria Li Vigni

    Nel centro di Milano, Area C ormaivolenti o no esistono ed esisterannomolti parcheggi a pagamento! Conl'Area C questi parcheggi sono pra-

    ticamente vuoti, perch non incenti-vare i proprietari delle vetture affin-ch le stesse vengano parcheggiatein tali parcheggi, e al loro posto fac-

    ciamo delle belle piste ciclabili? Iogiro per Milano solo con bici elettri-ca!

    Scrive Gianluca Bozzia a Valentino Ballabio

    L'interlocutore principale deve esse-re l'Assessore preposto, ossia laBenelli. In ballo c' un ribaltamento

    dell'impostazione amministrativa edella vita democratica cittadine a cuibisogna aggiungere un richiamo e-

    lettorale in termini di chiara conve-nienza per i cittadini.

    Scrive Claudia Sorlini a Luca Beltrami Gadola

    Ho molto apprezzato l'articolo lucidoe ironico del cerino!

    Risponde Andrea Bonessa a Pier Angelo Tosi

    http://premiocalvino.it/http://premiocalvino.it/http://premiocalvino.it/http://www.massimotallone.it/http://www.massimotallone.it/http://www.massimotallone.it/http://www.massimotallone.it/http://www.massimotallone.it/http://www.massimotallone.it/http://premiocalvino.it/
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    Gentile Tosi, mi veramente difficilerisponderle e non so neanche se nevalga la pena, ma provo a farlo sen-za seguirla sul terreno degli insultima, punto per punto.1) Secondo Lei qual la finalitdelliniziativa adotta il verde pub-blico se non quella di permettere aicittadini, residenti e negozianti, di

    abbellire la citt partendo propriodai giardinetti di fronte al propriocondominio? Lungo le vie a cui ilConsiglio di Zona 4 ha negato que-sta possibilit vi sono gi molti e-sempi di questi interventi realizzatida chi ne ha un interesse sicura-mente personale ma di cui per pubeneficiare tutta la cittadinanza. Equesto penso sia lo spirito che gui-da tutti quei provvedimenti dove ilpubblico chiede, per mancanza difondi, lintervento privato.2) Sar anche ignorante, e la rin-grazio per la gentile definizione, mail Consiglio di Zona 4 ha fatto pro-pria la relazione della Commissioneda Lei presieduta e sulla base diquesta ha deliberato quanto ho ri-portato. Decisione che ha sicura-mente limitato e vanificato i propositidi una Delibera Comunale pi checondivisibile.3) Lei mi cita via Bronzetti, su cui,per il periodo dei lavori per la linea92, potrei anche seguirla. Ma pertutte le altre vie escluse dal proget-to, come giustifica la posizione delConsiglio di Zona, che nega la pos-

    sibilit di una riqualificazione, rivita-lizzazione e abbellimento di un asseviario che da corso Lodi arriva fino apiazzale Bacone? via Tiraboschi,via Cadore, via Bronzetti, via Lazza-ro Papi). E non la fa riflettere che levie indicate da Zona 4 come sitisensibili siano ben dodici, rispettoalle sette di zona 9, una sola in zo-na 5 e 6 e nessuna nelle altre zone?Non possibile che altre zone diMilano, pur vivendo probabilmentegli stessi problemi di traffico e par-cheggio, abbiano optato per una

    scelta un po pi coraggiosa e so-prattutto in linea con le promesseelettorali e gli intendimenti del Con-siglio Comunale?4) Lei si dice preoccupato di unariqualificazione a spizzichi e boc-

    coni. E allora cosa dobbiamo fare,aspettare che un mecenate senzapaura e senza macchia, ma soprat-tutto con un grosso portafoglio, ri-qualifichi in un sol colpo tuttolarredo urbano cittadino?5) Nessuno pensa che si possasconfiggere quella che lei chiama lacultura dellauto (lapsus freudia-

    no?) dalla sera alla mattina. Ma for-se, e se non ricordo male i VerdiEcologisti su questo punto, almenoa parole, hanno manifestato posi-zioni decisamente radicali, si po-trebbe incominciare a ricordare aicittadini che abitare in una via nonsignifica automaticamente aver ac-quisito il diritto di avere, gratuita-mente, uno o pi posti macchinasotto casa.6) Sui parcheggi interrati Lei conte-sta che i progetti avrebbero deva-stato piazze dal valore estetico im-menso. Pu anche essere, ma allo-ra non sarebbe stato meglio rivede-re i progetti, adeguarli al suo sensoestetico, ed evitare di avere una cit-t, quasi unica al mondo, in cui imarciapiedi sono occupati dallemacchine? E quali sono i parcheggiapprovati in zona 4 che cita? Quantisono? Dove sono?7) E non forse vero che, nellastragrande maggioranza degli inter-venti realizzati, le Piazze interessateda questi interventi sono migliorate,la loro fruibilit stata ridata ai cit-tadini, e si provveduto alla riquali-

    ficazione di un tessuto urbano ab-bandonato? (piazza Tommaseo,piazza Diaz, piazza XXV Aprile, viaSan Calimero, ecc. ecc.). Certo,progetti con dei difetti, forse nonsplendidi, ma sicuramente migliora-tivi del degrado esistente.8) Non ho trovato nella sua rispostainvece nessun commento riguardoal fatto che posteggiare sui marcia-piedi sia illegale e soprattutto di-scriminante rispetto ai quei cittadiniche parcheggiano negli spazi con-sentiti pagando la sosta. Non sa-

    rebbe compito di chi ci governa a-doperarsi perch le leggi venganorispettate soprattutto in difesa di chi,meno abbiente, non pu permettersidi infrangerle?

    9) E veniamo al mio razzolare. Ve-de, io non vengo pagato per la miaattivit politica, ma per svolgere unlavoro, per fare lAmministratore De-legato di una societ Pubblica, contutti i rischi e le responsabilit che lacosa comporta. Si tratta di lavoro epenso quindi che anche Lei concor-di che vada retribuito. Lavoro che

    qualcuno, considerando valide lemie competenze, ha pensato di affi-darmi. Non mi sono fatto nomina-re, perch se cos fosse stato avreiscelto di dirigere lATM, la Sea oLAMSA, con ben altri stipendi. Midedico invece a una piccola societsapendo comunque di poter esseregiudicato, da chiunque e in qualsiasimomento, per il mio operato, con-scio di doverlo giustificare rispettoalle richieste di qualsiasi cittadinoche il mio primo datore di lavoro.Anche di quelli ignoranti.Se poi avesse letto con attenzionelarticolo, senza soffermarsi a difen-dere la sua immagine di politicocercando di screditare la mia di cit-tadino, si sarebbe reso conto chelesempio riportato voleva porre deidubbi sulla necessit e funzione deiConsigli di Zona e sui rischi del de-centramento. E che nello specificomi aveva meravigliato come la deci-sione fosse stata presa alluna-nimit, 30 consiglieri su 30 presenti,senza che nessuno ponesse il mi-nimo dubbio. Dubbi che almenodallunico consigliere Verde Ecolo-

    gista del Consiglio era facile aspet-tarsi.Oggi su Repubblica il presidente diLegambiente Lombardia, che sonon essere lei ma che penso vicinoalle sue posizioni, evidenzia giu-stamente che: sulla sosta, chiun-que visiti una citt europea ne ritor-na con disgusto verso quellin-crostazione urbana che risulta dallainfestazione di auto in sosta in ognistrada e piazza, ma anche gran par-te dei marciapiedi e molti spazi verdidi Milano. Limmagine di questo

    consolidato laissez-faire a spesedello spazio urbano sarebbe incon-cepibile in una via di Lione, Barcel-lona o Monaco, ma tollerato innome del quieto vivere in tutta lacitt.

    MUSICAquesta rubrica curata da Palo Viola

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    John Cage

    Se avete qualche difficolt a misu-rarvi con la musica colta contem-

    poranea e con gli autori che hannodefinitivamente rotto con gli schemi

    compositivi schnberghiani, stra-winskiani e della musica successi-

    mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]
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    va, leggete le due paginette che tro-vate sul sitohttp://it.wikipedia.org/wiki/John_Cagein cui viene raccontata la vicendadel compositore (ma guai a chia-marlo cos, era solo un musicista eper lui la musica andava cercata erealizzata, non composta) nato aLos Angeles un secolo fa e morto

    ottantenne a New York. Fra il 1912e il 1992 ha dunque attraversato unsecolo intero, scandalizzando con lesue performance e tuttavia creandointorno alla sua figura, mite e sorri-dente, un circolo estasiato di amici,ammiratori, seguaci, che per tutta lavita lo hanno circondato di affetto.Mercoled scorso, nel giorno in cuisi celebravano i centanni dalla suanascita (e quasi esattamente anchei venti dalla sua morte), la Triennaleha avuto lottima idea di celebrarlocon una magnifica serata-concertocui inaspettatamente ha parteci-pato un pubblico straripante ed ete-rogeneo (molti hanno ascoltato se-duti per terra allesterno della sala)con tutte le generazioni possibili emolti giovani, interessati, sorpresi,attratti dalla fama di Cage ma conscarse informazioni sulla sua per-sona e sulla sua musica.Michele Porzio, docente di storiadella musica, e Inkyung Hwang, ar-tista sudcoreana che vive in Italia,hanno raccontato, illustrato, spiega-to la vita e la poetica di Cage di cuisono attenti studiosi, mentre Elio

    Marchesini, percussionistadellorchestra della Scala, con unfolto gruppo di musicisti ha dato vitaa un concerto antologico di operefra le pi significative compresealcune estreme provocazioni diquesto straordinario autore.Cos abbiamo potuto rievocare que-sta summa della sperimentazione

    musicale (o postmusicale?) che hafatto tabula rasa di tutti gli schemicompositivi che abbiamo conosciutodal rinascimento a oggi, per propor-ci una poetica dellascolto basatapi sul corpo che sulla mente a par-tire dal riconoscimento che il silen-zio non esiste e che il mondo infi-nitamente pieno di suoni che non

    sono necessariamente da organiz-zare (la vituperata composizionemusicale) ma piuttosto da isolare,percepire, capire e godere per quelche sono.Cage stato grande amico di Du-champ e di Rauschenberg e insie-me a loro ma sul fronte musicalepioniere del movimento Fluxus cui ilm.a.x. museo di Chiassoquestestate ha dedicato la grandeesposizione A Creative Revolution1962-2012 curata da AntoniodAvossa e Nicoletta Ossanna Ca-vadini (catalogo Skira). Ed nelcontesto di questo movimento checi si pu maggiormente avvicinarealla sua musica e accettare con in-teresse e curiosit le sue provoca-zioni. Come quella del famosissimopezzo 433 quattro minuti etrentatre secondi di silenzio assolu-to, ma lui dimostra proprio cos cheil silenzio non esiste in cui i colpidi tosse o i commenti imbarazzatidel pubblico diventano loggettodellascolto e lessenza musicaledellopera.In questa occasione, per, per la

    gioia e per la curiosit del pubblicoe degli amanti delle sue opere, nonsono state rievocate solo le provo-cazioni intellettuali di Cage; abbia-mo ascoltato anche lavori pieni dipoesia e capaci di reale incanta-mento come quelle Sonatas andInterludes per pianoforte preparato,del 1948, magistralmente interpreta-

    to da Christian Schmitz, che ave-vamo avuto la fortuna di ascoltare inoccasione del primo concerto diCage a Milano, nel 1954 alla Ro-tonda dei Pellegrini, in un momentonodale per la musica contempora-nea. In quella piccola sala ceranoad ascoltarlo anche Luciano Berio,Luigi Nono, Luciano Rosada, Ric-

    cardo Malipiero, Umberto Eco equella musica commosse allora co-me ha commosso ancora laltra serain Triennale.C qualcosa di magico, misterioso,inafferrabile in quella musica, ti pe-netra e ti avvolge con suoni chesembrano prelevati dal mondo dellanatura ma anche di non aver maiascoltato prima; vi una sorta diossessione intorno ad alcuni inter-valli ma unossessione che anzi-ch turbare incanta; si sente la fisi-cit di una musica liberata da ognicondizionamento concettuale omentale. Cage stato per ben dueanni allievo di Schnberg ma comeha assorbito la genialit della Scuo-la di Vienna cos ha saputo allonta-nare da s i rigori e le paranoie del-le regole che essa si era data, acominciare da quella della serie do-decafonica.Diceva che comporre una cosa,eseguire unaltra, ascoltare unaltraancora; e cosa centrano luna conlaltra? e si rifiutava di entrare inquel circuito, di mettersi su piani di-verso da quelli dellesecutore e

    dellascoltatore. Per lui scrivere mu-sica era catturare suoni e proporliallascolto in comune, come cele-brare un rito ma il pi irritualmentepossibile. E sempre con un gransorriso e tanta gioia di vivere.

    ARTEquesta rubrica a cura di Virginia Colombo

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    Peter Lindbergh. Tra moda e cinema fantascientifico

    Vogue Fashions night out ha inau-gurato la personale del fotografotedesco Peter Lindbergh, presso lagalleria Carla Sozzani in Corso Co-mo 10. Non cera location miglioreper proporre questa mostra fotogra-fica se non proprio una galleriadarte legata a doppio filo col mondodella moda e del glamour, vuoi perla parentela tra Carla e Franca Soz-

    zani, direttrice di Vogue Italia, o vuoiper il grande store di lusso al pianoterra, 10 Corso Como, appunto.

    Ma soprattutto Lindbergh nascecome fotografo di moda, come auto-re di alcune fotografie che hannofatto un po la storia di giornali inter-nazionali come Vanity Fair, RollingStone, Harpers Bazaar e natural-mente, Vogue America. Una carrie-ra lunga, che nasce in Germania, sisposta in Svizzera, in Spagna, a Pa-rigi e sbarca poi in America, dove,

    nel 1988, Anna Wintour, super diret-trice di Vogue, mette Lindbergh sot-to contratto. Da l al successo mon-diale il passo breve.

    La mostra divisa in due sezioni.La prima, intitolata Known-Imagesof women, una selezione di qua-ranta immagini tra le pi significativedella carriera di Lindbergh, e chesono comparse sui pi importantigiornali di moda internazionali.Grandi fotografie in bianco e neroche ci restituiscono immagini didonne bellissime come Kate Moss,

    Naomi Campbell e Linda Evangeli-sta, e che evidenziano quella ricer-ca formale e quellallure glamour

    http://it.wikipedia.org/wiki/John_Cagehttp://it.wikipedia.org/wiki/John_Cagehttp://it.wikipedia.org/wiki/John_Cagemailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]://it.wikipedia.org/wiki/John_Cagehttp://it.wikipedia.org/wiki/John_Cage
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    che solo le foto di alta moda, e digrandi fotografi, sanno offrire.La seconda parte, intitolata TheUnknown, pi innovativa, e mo-stra un taglio creativo inaspettato.The Unknownfa parte di un proget-to di ricerca personale dellartista,che dopo averlo presentato nel2011 a Pechino, prosegue e ag-

    giunge immagini a questo percorsoa s, senza ordine temporale ologico, e che richiama da vicino ilmondo del cinema, altra passione diLindbergh. Queste fotografie mo-strano modelle e attrici famose, Ka-te Winslet, Amber Valletta ma so-prattutto Milla Jovovich, che non

    sono pi solo modelle inarrivabili madonne che devono vedersela addi-rittura con catastrofi planetarie.Lo scenario fantascientifico, conrichiami ai film del compatriota FritzLang, in cui incendi, disastri e caossono disseminati nelle grandi me-tropoli americane, e davanti allequali le affascinanti protagoniste di

    Lindbergh restano sconvolte e con-fuse, alcune catatoniche, ma sem-pre armate di rossetto rosso, inquesto improbabile Armageddon.Gli elementi per creare suspance cisono tutti: pericoli e minacce am-bientati nei deserti californiani, alieniche rapiscono lattore Fred Ward e

    la sua compagna, ma anche spiraglidi set hollywoodiani non troppo na-scosti allobiettivo della macchinafotografica. Immagini che sembranodavvero fotogrammi di un film, in uncontinuum sempre pi indissolubiletra queste due arti predilette da Lin-dbergh.

    Peter Lindbergh. Known and "TheUnknown" - Galleria Carla Sozzani.Fino al 4 novembre Orari: Lunedore 15.30 - 19.30 Marted, mercole-d, gioved, venerd, sabato ore10.30- 23 Domenica ore 10.30 -19.30 Ingresso libero

    Linquietante normalit delle immagini di Lassry

    Elad Lassry un giovane artista i-sraeliano che si fatto conoscere inItalia durante lultima Biennale di

    Venezia. Il PAC di Milano gli ha de-dicato questa estate una primagrande retrospettiva, visitabile finoal 16 settembre, curata da Alessan-dro Rabottini. Il mondo di Lassry fatto di immagini, fotografie e video,dove niente cos facile comesembra. Le sue fotografie, spessounite a creare collage e composi-zioni, sono pi finte delle immaginipubblicitarie. Niente qui lasciato alcaso, tutto studiato, costruito epensato. Perfino le cornici sono di-pinte tono su tono rispetto ai coloridelle immagini.Il concetto su cui bisogna insisterenello spiegare il lavoro di Lassry quello di riappropriazione dellimma-gine. facile vedere come i suoilavori siano composti da fotografiefatte dallartista stesso ma anche diimmagini vintage, recuperate davecchie riviste o vecchie cartoline. ALassry interessa lavorare e far lavo-rare lo spettatore sui tanti significatiche unimmagine pu avere, sullamultiformit di unimmagine, chenon mai univoca ma ogni voltapu essere investita, da chi la guar-

    da, di nuovi, diversi e contrastanti

    significati. Unimmagine potr averetante forme e sensi nuovi, quantisaranno i suoi spettatori. Ecco per-

    ch queste immagini sono ripreseindiscriminatamente da diverse fon-ti, tagliate e adattate alle nuove ne-cessit formali senza fornire alcunaindicazione sul loro passato.Il lavoro di Lassry una riflessionesullatto del vedere, su come noiguardiamo le immagini e su come leimmagini stesse sono costruite.Rappresentazioni a prima vista fa-miliari, come uomini, donne, animalie nature morte dicono molto di pi,guardando sotto la loro superficiepatinata. Da qui nasce il sottile sen-so ambiguo e straniante che pro-viamo nel vedere i lavori di Lassry.Un lavoro studiato e meditato, contanti riferimenti alla storia dellarte,dalla Pop Art, al Minimalismo allecomposizioni di Moholy-Nagy. Conanche, perch no, un riferimento aipittori rinascimentali, nelloperaWoman (Green Bow), in cui unmezzo busto femminile risalta su unfondale verde. Unici oggetti presentiuna bottiglia, un tavolo e uno stranocopricapo in testa alla donna nuda,che con quel viso aperto e delicatoricorda le antiche madonne cinque-

    centesche.

    Se tutto si basa sulla visione, nonpu mancare il cinema tra gli inte-ressi di Lassry, di cui in mostra ci

    sono quattro pellicole. Film in 16mm, proiettati in un formato simile aquello delle fotografie, proiezioniche sono unanalisi lenta e inesora-bile dei soggetti ripresi, che sonocoreografati e quasi a disagio da-vanti alla cinepresa, che li fissa im-perterrita.In mostra anche unopera site speci-fic, Untitled (Wall, Milan Blue), 2012,che unisce architettura, oggetti inceramica e fotografie, in un succe-dersi spaziale che rende tutto ugua-le, ma che in realt cos non . Pic-cole, ma significative, le variazionitra luno e laltro.Un percorso tra immagini perfette epatinate, in una narrazione che uni-sce pubblicit, glamour e ritratto, mache non fa mai dimenticare allospettatore lambiguit e la falsit ditutte le immagini, anche di quelleallapparenza pi naturali.

    Elad Lassry. Verso una nuovaimmagine PAC, ingresso gratuito.Fino al 16 settembre ORARI luned14.30 - 19.30, da marted a domeni-ca 09.30 19.30, gioved 09.30 -

    22.30

    Bramantino: una mostra autoctona

    Promossa e auto - prodotta dal Co-mune di Milano, quella di Bramanti-no potrebbe essere la prima di unaserie di mostre rivoluzionarie, nontanto per la novit dei temi quantoper la modalit di produzione. A cu-ra di Giovanni Agosti, Jacopo Stop-pa e Marco Tanzi, Bramantino aMilano unespo-sizione quasimonografica dei capolavori milanesidi Bartolomeo Suardi, detto il Bra-mantino (1480 - 1530), da Vasari,che gli diede questo soprannome inqualit della sua ripresa dei modi di

    Donato Bramante, pittore e architet-to al servizio di Ludovico il Moro.Che cosha di speciale questa mo-stra, nel cortile della Rocchetta, Ca-stello Sforzesco, fino a settembre?Innanzitutto la gratuit dellingresso,il fatto che sia munita di due miniguide gratuite, complete di descri-zione e dettagli storico - critici sulleopere in esposizione, e infine, il fat-to che una mostra a chilometrozero. Tutte le opere presentate alpubblico provengono infatti da mu-sei e collezioni milanesi: lAmbrosia-

    na, Brera, la pinacoteca del Castelloe la raccolta di stampe Bertarelli.Questa la grande novit. In unmomento di crisi, in cui spesso lemostre sono di poca sostanza e si soliti attirare il pubblico con nomi digrandi artisti, senza presentarne pe-r i capolavori, ecco che si preferi-to rinunciare ai prestiti esteri, im-possibili per mancanza di fondi, e si voluto puntare e valorizzare solopezzi cittadini di qualit. Compitofacile visto che Milano conserva ilnucleo pi cospicuo esistente al

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    mondo di opere del Bramantino: di-pinti su tavola e tela, arazzi, disegni,affreschi e lunica architettura da luirealizzata, la Cappella Trivulzio nel-la chiesa di San Nazaro in Brolo.Lesposizione si articola nelle duegrandi Sale del Castello Sforzescoche ospitano gi importanti lavoridellartista. Nella Sala del Tesoro

    dove domina lArgo, il grande affre-sco realizzato intorno al 1490 e de-stinato a vegliare sul tesoro sforze-sco, sono esposte una trentina diopere, dipinti e disegni, che permet-tono di capire lo svolgersi della car-riere dellartista bergamasco: dallaStampa Prevedari, un'incisione inrame che il milanese Bernardo Pre-vedari realizz su disegno di Bra-mante e che influenz per spazi emonumentalit lopera di Bramanti-no, allAdorazione del Bambinodel-la Pinacoteca Ambrosiana, alla Ma-donna e Bambino tra i santi Ambro-

    gio e Michele Arcangelo, con i duestraordinari scorci dei corpi a terra.La soprastante Sala della Balla, cheaccoglie gli arazzi della collezioneTrivulzio, acquisiti dal Comune nel1935, presenta un allestimentocompletamente nuovo, che disponei dodici grandi arazzi, dedicati aimesi e creati per Gian Giacomo Tri-

    vulzio, in modo che si leghino traloro nella sequenza dei gesti e dellestagioni. Un filmato documenta ciche non stato possibile traspor-tare in mostra: dalla Cappella Tri-vulzio alle Muse del Castello di Vo-ghera, di cui Bramantino fu respon-sabile dei dipinti.Una mostra davvero a costo zero,come dichiara lo stesso Agosti.Gratis l'allestimento di MicheleDe Lucchi, Francesco Dondina harealizzato gratuitamente l'immaginee il fotografo Mauro Magliani ha la-vorato con fondi universitari. Lapromozione curata gratuitamente;

    il Fai e gli Amici di Brera hanno datouna mano per gli incontri e la strut-tura del Comune si rimessa adagire in proprio in maniera eccellen-te. Una mostra tutto sommato faci-le, si gioca in casa, ma che proprioper questo ha un merito in pi: pro-muovere quello che sotto i nostriocchi tutti i giorni, valorizzarlo e

    dargli nuovo lustro.

    Bramantino a Milano - CastelloSforzesco, Cortile della Rocchetta,Sala del Tesoro - Sala della Balla -fino al 25 settembre orari: da marte-d a domenica dalle ore 9.00 alle17.30. La Sala della Balla, al fine diconsentire lo svolgimento di iniziati-ve in programma, il 26 maggio e il 9giugno chiuder alle ore 14.00, il 15giugno rester chiusa tutto il giorno,mentre il 14 settembre chiuder alleore 15.00.

    LIBRIquesta rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero

    [email protected]

    Mentita speme Due racconti in versiAlberto BellocchioMoretti & Vitali 2012

    pp.134, euro 12

    Mentita speme un autentico librodell'inquietudine, ma non perchBellocchio faccia il verso a Pessoa.Al contrario, sull'onda del branostruggente della Favorita di Doni-zetti, i protagonisti dei due raccontiin versi misurano sulla loro pellequanto sia stretto e impervio il sen-tiero dell'adolescenza/innocenzaverso la maturit (mai raggiunta),subendo gli sgambetti e i tormentidell'amore non corrisposto.Vittorio e Prospero Maria, i due pro-tagonisti che ricoprono i ruoli, talvol-ta intercambiati del bambino buonoe del bambino cattivo, appaiono in-fatti, ugualmente invischiati in pro-messe mentite- e puntualmentesmentite - ed esposti a frangentiche non sono in grado di governa-re, come racconta, in un distaccopartecipato, l'autore che far preci-pitare Vittorio dal trono del favoritoal momento dell'arrivo dei nuovibambini, che fagocitano, distoglien-dola, l'attenzione del padre e co-

    stringendo l'innocente, zelante e ar-rogante primogenito nella selvati-chezza dell'isola di Robinson da cuinon si dipartir pi.La vita del giovane Prospero Maria,persona fisica (Ah! l'irruzione deldiritto!!!) il secondo dei due rac-conti, questa volta dedicato al bam-bino cattivo e articolato su modalitnarrative apparentemente vicine allaprosa, con versi lunghi, sonori, av-volgenti, come quelli dedicati allapromiscuit perturbante della clas-se mista, sezione E del GinnasioFratelli Bandiera, incubatoio e lu-singa, illuminato dalla sapienza deldecrepito docente di greco e di lati-no, il professor Amsicora Radini Te-deschi.Anche Prospero Maria inciampa inmancate promesse e poich a lui ildestino ha riservato, appunto, il de-stino del bambino cattivo, dovr pe-santemente espiare in un deliriopsicotico sempre in bilico tra l'amoreper il diritto romano e quello per il

    magistero della chiesa, vissuti comeun doppio demone di cui vittimacosciente.Ingombranti filoni autobiografici, po-tenti istanze culturali, improvvisilampi di luce, che illuminano di col-po epoche e storie diverse, dalleforeste di Teutoburgo all'ImperatoreBao Dai, tutto stupisce e sgomentanei versi di Bellocchio, che ci la-sciano con il dubbio di avere qual-che punto in comune con Vittorio eProspero Maria, e che non dimenti-cheremo facilmente.Cos, come in alcune delle pi belleopere di Bellocchio, ci ritroviamonell'atmosfera del Libro della fami-glia (Il Saggiatore 2004) o membride La banda dei revisionisti (Mo-retti e Vitali 2002) ovvero, ancora,avviluppati nelle forme dell'immagi-nario dei Segni dell'Eldorado. Zeldaacchiappami avanti ch'io sia perso(Moretti e Vitali 2009).Tutte cose queste da leggere e dameditare. (Paolo Bonaccorsi)

    TEATROquesta rubrica a cura di Emanuele Aldrovandi

    [email protected]

    http://localhost/var/www/apps/conversion/Dati%20applicazioni/Microsoft/Word/bozze%20modelli/[email protected]://localhost/var/www/apps/conversion/Dati%20applicazioni/Microsoft/Word/bozze%20modelli/[email protected]://localhost/var/www/apps/conversion/Dati%20applicazioni/Microsoft/Word/bozze%20modelli/[email protected]://localhost/var/www/apps/conversion/Dati%20applicazioni/Microsoft/Word/bozze%20modelli/[email protected]://localhost/var/www/apps/conversion/Dati%20applicazioni/Microsoft/Word/bozze%20modelli/[email protected]://localhost/var/www/apps/conversion/Dati%20applicazioni/Microsoft/Word/bozze%20modelli/[email protected]
  • 7/30/2019 30_2012

    15/16

    www.arcipelagomilano.org

    n. 30 IV 12 settembre 2012 15

    In attesa dellinizio delle stagioni 2012/2013

    Il Piccolo Teatro dal 21 al 30 set-tembre ospita Trametissage, la XIIedizione del Festival TramedAutore, organizzato da Outis centro di drammaturgia contempo-ranea. Per chiudere il percorso in-

    trapreso nelle ultime due edizionianche questanno il festival dedi-cato allAfrica. Non mancano peranche gli autori italiani: da non per-dere dal 21 al 23 settembre al Pic-colo Teatro GrassiSatyricon, spet-tacolo in cinque capitoli scritto da

    Antonio Tarantino, Luca Scarlini,Letizia Russo, Magdalena Barile,Marco Palladini e Andrea Macaluso,regia di Massimo Verdastro.http://www.outis.it/trametissage/

    Al Teatro Libero dal 14 al 17 set-tembre 4:48 Psychosis di SarahKane.

    Alla Scuola dArte DrammaticaPaolo Grassi dal 14 al 16 settem-bre andr in scena Mistero Buffo e

    altre storie, dal teatro di Dario Fo eFranca Rame, regia di Michele Bot-tini, spettacolo presentato al Festi-val di Avignone 2012

    Uno sguardo complessivo della

    prossima stagione dei teatri milane-si suhttp://lombardiaspettacolo.com/

    .

    CINEMAquesta rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani

    [email protected]

    Milano Film Festival

    Dal 12 al 23 settembre, la nostracitt ospita per la diciassettesimavolta questa benefica invasione dipellicole, ogni anno pi numerosa. Ilconcorso internazionale lungome-traggi la colonna portante di unevento che vuole mostrarci un ci-nema diverso. Nel 2011 stato vin-to da Italy: love it, or leave it di Gu-stav Hofer e Luca Ragazzi. I dueregisti italiani avevano conquistato

    sia la giuria che il pubblico del festi-val con il loro viaggio autobiografico,unoriginale ricerca di motivi per re-stare in un paese che tra luoghi evalori distrutti fa di tutto per accom-pagnare lo spettatore fuori dai suoiconfini.Questanno i film che concorronosono 12 tra gli oltre 900 iscritti. Ilprogramma, ogni anno pi ampio ecorposo, prevede numerosi incontricon registi e addetti ai lavori. Vi se-gnaliamo le lezioni di cinema di Ga-briele Salvatores (sabato 15 h.19

    Cinema Ariosto) e Gianni Amelio(domenica 16 h. 15 Cinema Ario-sto) e lincontro con Silvano Agosti(venerd 21 h. 18 Scatola Magica).In questa invitante abbondanza dicinema, ArcipelagoMilano vi consi-

    glia 10 appuntamenti da non perde-re:- Lage atomique di Hlna Klotz,Concorso Lungometraggi: domeni-ca 16 h.17 Teatro Studio, venerd21 h.20.30 Teatro Strehler, sabato.22 h.19 Spazio Oberdan.- La Playa D.C. di Juan Andr A-rango, Concorso Lungometraggi:mercoled 12 h.20.30 Teatro Stre-hler, venerd 14 h.17 Auditorium

    San Fedele, mercoled 19 h.15Spazio Oberdan- This Time Tomorrow di ShaneBissett, Concorso Lungometraggi:sabato 15 h.22.30 Teatro Studio,luned17 h.18.30 Spazio Oberdan,domenica 23 h.19 Cinema Palestri-na- Toata Lumea din Famiglia Nostradi Radu Jude, Concor