2°liceo ebraismo religione cultura

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Le radici del cristianesimo: EBRAISMO religione e cultura Liceo classico “A. Oriani” - Corato Appunti I.R.C. prof. Antonio de Palma La storia biblica La storia successiva La storia più recente: La Shoàh Sionismo, antisionismo, antisemitismo. Nascita dello Stato d’Israele I testi sacri La teologia Il calendario Le feste ebraiche La sinagoga I simboli ebraici Cibi kasher Ebraismo e cristianesimo Introduzione Dicono i programmi di religione che lo studio di questa materia deve, tra l'altro, «aiutare l'alunno a leggere la realtà socio-culturale del Paese in cui vive». Ora la realtà socio-culturale dell'Italia - anzi dell'Europa - è stata influenzata certamente dalla filosofia greca e dal diritto romano, ma prima ancora e più a lungo nei secoli, è stata plasmata dai valori della tradizione religiosa ebraico-cristiana. E‟ necessario, allora, sostare sull‟ Ebraismo, come cultura e religione, per capire da dove ci viene quella particolare visione del mondo e della vita, che ci fa culturalmente diversi dagli asiatici o dagli africani. E poi l‟ebraismo e stato all‟origine di altri 2 monoteismi fortemente imparentati tra di loro: quello cristiano e quello musulmano. L’Ebraismo è la religione degli ebrei, la più antica fra le fedi monoteistiche. Etimologie e denominazioni: “Ebreo” Le possibili IPOTESI etimologiche: 1. dal verbo havar, che in ebraico significa “passare, oltrepassare, andare oltre”, da cui l‟appellativo hàivrì” dato ad Abramo padre indiscusso delle tre grandi religioni monoteiste (cf. libro della Genesi, capitolo 14, versetto 13), cioè “colui che è passato oltreper ordine di Dio... “l’uomo che attraversò” il fiume Eufrate dalla Mesopotamia per raggiungere la Terra Promessa di Canaan, oppure colui che dal politeismo, passò al monoteismo. 2. Abramo è inoltre discendente di Eber, nipote di Sem, uno dei tre figli di Noè (Gen 10, 21-25). In entrambe le etimologie: “Ebreo” è dunque “colui che discende da Abramo”. Inoltre.. Per l‟Halakhà (la legislazione rabbinica) è ebreo chi nasce da madre ebrea o chi si converte all‟ebraismo. Va detto però che il tribunale rabbinico tende ad ostacolare le conversioni soprattutto perché il convertito sarebbe poi tenuto alla rigida osservanza di 613 precetti (mitzvòth) di cui 248 azioni da compiere e 365 divieti. 3. da habiru, termine accadico che indicava quella parte della popolazione mesopotamica che viveva di razzie e pastorizie, fuori dalle città principali.. per cui “ebreovenne ad indicare anche la condizione “errante” di tutto il suo popolo, nomade per anni nel deserto alla ricerca della Terra promessa. La denominazione “giudaismo” invece deriva dalla parola ebraica “jehudi” che indicava inizialmente solo gli appartenenti alla tribù di Giuda ed in seguito tutti gli abitanti della parte meridionale della Palestina, ovvero la regione della Giudea con capitale Gerusalemme divenuta regno autonomo nel 933 a.C. alla morte del re Salomone. Oggi con la parola “giudaismo” gli studiosi cristiani intendono la tradizione religiosa ebraica più recente successiva alla Bibbia. La lingua italiana utilizza convenzionalmente il termine "ebraismo", benché la religione abbracciata dagli ebrei sin dall'epoca che seguì la fine dell'esilio a Babilonia (VI secolo a.C.), venga definita scientificamente "giudaismo". La parola “israelita” indica il praticante la religione ebraica (da non confondere quindi con “israeliano” che invece indica il cittadino dello stato di Israele, di qualsiasi gruppo etnico o religione). Questo termine deriva dall‟appellativo “Jisrà-EI” con cui fu chiamato il patriarca Giacobbe: Israele vuoi dire “colui che combatte con Dioe si riferisce all‟episodio della Genesi (capitolo 32, versetto 29) in cui Giacobbe si batte con “uno sconosciuto” e, riconoscendolo come Dio, ottiene ad ogni costo la sua benedizione.

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LLee rraaddiiccii ddeell ccrriissttiiaanneessiimmoo::

EBRAISMO

rreelliiggiioonnee ee ccuullttuurraa

Liceo classico “A. Oriani” - Corato

Appunti I.R.C. prof. Antonio de Palma

La storia biblica

La storia successiva

La storia più recente: La Shoàh Sionismo, antisionismo, antisemitismo. Nascita dello Stato d’Israele

I testi sacri

La teologia

Il calendario

Le feste ebraiche

La sinagoga

I simboli ebraici

Cibi kasher

Ebraismo e cristianesimo

Introduzione

Dicono i programmi di religione che lo studio di questa materia deve, tra

l'altro, «aiutare l'alunno a leggere la realtà socio-culturale del Paese in cui vive». Ora la realtà socio-culturale dell'Italia - anzi dell'Europa - è stata influenzata certamente dalla filosofia greca e dal diritto romano, ma prima ancora e più a lungo nei secoli, è stata plasmata dai valori della tradizione religiosa ebraico-cristiana. E‟ necessario, allora, sostare sull‟ Ebraismo, come cultura e religione, per capire da dove ci viene quella particolare visione del mondo e della

vita, che ci fa culturalmente diversi dagli asiatici o dagli africani. E poi l‟ebraismo e stato all‟origine di altri 2 monoteismi fortemente imparentati tra di loro: quello cristiano e quello

musulmano. L’Ebraismo è la religione degli ebrei, la più antica fra le fedi monoteistiche.

Etimologie e denominazioni:

► “Ebreo” Le possibili IPOTESI etimologiche:

1. dal verbo havar, che in ebraico significa “passare, oltrepassare, andare oltre”, da cui l‟appellativo

“hàivrì” dato ad Abramo padre indiscusso delle tre grandi religioni monoteiste (cf. libro della Genesi, capitolo 14, versetto 13), cioè “colui che è passato oltre” per ordine di Dio... “l’uomo che attraversò” il

fiume Eufrate dalla Mesopotamia per raggiungere la Terra Promessa di Canaan, oppure colui che dal politeismo, passò al monoteismo.

2. Abramo è inoltre discendente di Eber, nipote di Sem, uno dei tre figli di Noè (Gen 10, 21-25).

In entrambe le etimologie: “Ebreo” è dunque “colui che discende da Abramo”. Inoltre..

Per l‟Halakhà (la legislazione rabbinica) è ebreo chi nasce da madre ebrea o chi si converte all‟ebraismo. Va detto però che il tribunale rabbinico tende ad ostacolare le conversioni soprattutto perché il convertito sarebbe poi tenuto alla rigida osservanza di 613 precetti (mitzvòth) di cui 248

azioni da compiere e 365 divieti.

3. da habiru, termine accadico che indicava quella parte della popolazione mesopotamica che viveva di

razzie e pastorizie, fuori dalle città principali.. per cui “ebreo”venne ad indicare anche la condizione “errante” di tutto il suo popolo, nomade per anni nel deserto alla ricerca della Terra promessa.

► La denominazione “giudaismo” invece deriva dalla parola ebraica “jehudi” che indicava inizialmente solo gli

appartenenti alla tribù di Giuda ed in seguito tutti gli abitanti della parte meridionale della Palestina, ovvero la regione della Giudea con capitale Gerusalemme divenuta regno autonomo nel 933 a.C. alla morte del re

Salomone. Oggi con la parola “giudaismo” gli studiosi cristiani intendono la tradizione religiosa ebraica più recente successiva alla Bibbia. La lingua italiana utilizza convenzionalmente il termine "ebraismo", benché la religione abbracciata dagli ebrei sin dall'epoca che seguì la fine dell'esilio a Babilonia (VI secolo a.C.), venga definita scientificamente "giudaismo".

►La parola “israelita” indica il praticante la religione ebraica (da non confondere quindi con “israeliano” che

invece indica il cittadino dello stato di Israele, di qualsiasi gruppo etnico o religione). Questo termine deriva dall‟appellativo “Jisrà-EI” con cui fu chiamato il patriarca Giacobbe: Israele vuoi dire “colui che combatte con Dio”

e si riferisce all‟episodio della Genesi (capitolo 32, versetto 29) in cui Giacobbe si batte con “uno sconosciuto” e, riconoscendolo come Dio, ottiene ad ogni costo la sua benedizione.

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La storia biblica… TAPPE PIU’ IMPORTANTI:

L’epoca dei patriarchi (1850-1700 a.C.)

Gli ebrei, originari della Bassa Mesopotamia erano nomadi o semi-nomadi, allevatori di greggi; erano divisi in tribù, ognuna delle quali era costituita da un insieme di clan (gruppi di famiglie) diretta dal membro più anziano chiamato patriarca. L’inizio della loro storia documentata è collocabile intorno al 1850 a.C. ca. quando Dio chiama Abramo figlio di Terah, un pastore di Ur di Caldea, in Mesopotamia, promettendogli una discendenza, una terra e un popolo. A seguito di questa promessa Abramo si reca nella terra di Canaan, dove, nonostante lui e la moglie Sara siano vecchi, e Sara sterile, nasce Isacco, il secondo patriarca. È noto l’episodio del sacrificio di Isacco, occasione in cui Dio ha prova della fede di Abramo. Isacco sposa Rebecca e nasce Giacobbe, il terzo patriarca, chiamato anche Israele, capostipite di dodici tribù. Giuseppe, uno dei figli di Giacobbe, viene venduto ad un mercante di schiavi egiziano, e diventa schiavo di Putifar, capo delle guardie del faraone. Una carestia nella terra di Canaan costringe Giacobbe e i suoi figli a “riparare” in Egitto, dove Giuseppe incontra e perdona i fratelli e il padre.

Schiavitù (1700-1300 a.C.) + Esodo (1300-1250 a.C.) Esodo è un termine che deriva dal greco e significa fuga. Cambiata la dinastia al potere in Egitto gli Ebrei, il cui rapporto con gli Egiziani era sempre stato buono, vengono fatti schiavi e adibiti alla costruzione dei palazzi. Dio chiama Mosè (= salvato dalle acque) perché faccia uscire Israele dall’Egitto, e sul monte Sinai gli consegna le Tavole della Legge. Mosè non raggiunge la Terra Promessa: è Giosuè a guidare Israele a Canaan.

Periodo dei 12 GIUDICI (1250-1020 a.C.) Nella storia del popolo ebraico i giudici sono stati 12, e hanno avuto il ruolo di guida del popolo ebraico nel periodo 1250 a.C. – 1000 a.C. L’ultimo è stato Samuele.

Periodo dei 3 RE (1020-900 a.C.) Gli Ebrei hanno avuto anche tre grandi re: Saul (1020 – 1012 a C.), che si uccide in battaglia dopo aver perso la stima di Dio, Davide (1012 – 972 a.C. , periodo di maggior splendore nella storia ebraica) ha designato Gerusalemme come capitale, e Salomone (972 – 932 a.C.), a cui si deve la costruzione del tempio di Gerusalemme, centro del culto ebraico.

Le divisioni del regno e l’esilio babilonese (900-500 a.C.) Alla morte di Salomone Israele si divide in regno del Nord (capitale Samaria) e regno del Sud (capitale Gerusalemme). Nel 722 a.C. il Regno del Nord viene conquistato dagli Assiri, e nel 586 a.C. il regno del Sud dai Babilonesi. L’esilio babilonese dura fino al 538 a.C. : è il periodo dei grandi profeti, in cui il popolo ebraico ricuce il rapporto con Dio che aveva perso in precedenza.

La dominazione persiana (500-300 a.C.) Quando Ciro il Grande, re dei Persiani, conquista Babilonia (e la Palestina) gli Ebrei tornano nella loro terra d’origine e ricostruiscono il tempio di Gerusalemme e il potere fu esercitato, di fatto, dalla casta sacerdotale e dal gran sacerdote. Le signorie (300-100 a.C.) Il crollo dell'impero persiano con Alessandro Magno (332), inserisce la Palestina nel regno ellenistico dei Tolomei d’Egitto (312): ad Alessandria si insedia una numerosa comunità ebraica nella quale si fondono, in una sintesi originale, tradizione biblica e cultura greca. Segue la signoria dei Seleucidi (Siriani), (174) i quali tentano di ellenizzare la Palestina: il Tempio (ricostruito) fu saccheggiato, sconsacrato e dedicato a Zeus olimpo, furono proibite la circoncisione e la festa del sabato, Gerusalemme venne occupata militarmente. La rivolta dei Maccabei (i tre fratelli Giuda, Gionata e Simone) mette fine al dominio Seleucide (141).

conquista romana per mano di Pompeo. (63 a.C.) Dal 6 d.C. la Palestina diventa provincia romana amministrata dai governatori romani.

Fu in quest’epoca che visse Gesù Cristo.

Successivamente ebbero luogo due eventi decisivi per la storia ebraica: la rivolta del 66, fomentata dagli estremisti zeloti, repressa da

Vespasiano nel 70 d.C. e una seconda terribile rivolta nel 135 in seguito alla decisione

dell’imperatore Adriano di fare di Gerusalemme una colonia romana denominata “Aelia Capitolina”.

In seguito a quest’ultima repressione gli ebrei seguitarono a disperdersi nel mondo (dìaspora) .

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Diaspora Dispersione della popolazione ebraica fuori dalla terra d'Israele. Essa risulta assai precedente al 70 d.C., data in cui avvenne la distruzione del tempio di Gerusalemme e alla quale solitamente si fa risalire. Quando nel 538 a.C. l'editto di Ciro consentì il ritorno agli

ebrei esiliati in Babilonia non tutti lo fecero, anzi lo stanziamento ebraico babilonese crebbe costantemente e Babilonia divenne, nei primi secoli dell'era cristiana, il più importante centro culturale ebraico.

L'altro grande insediamento ebraico nel mondo antico in epoca ellenistica fu la comunità di Alessandria (Egitto) in grado di fornire apporti culturali di primaria importanza, come la traduzione greca della Bibbia detta "dei Settanta".

La storia.. successiva:

TOLLERATI

L'atteggiamento del primo Cristianesimo nei loro confronti fu fin dal principio duplice: 1. agli ebrei venivano attribuite le colpe di deicidio, 2. ma essi erano stati, prima dei cristiani, il popolo

eletto e attraverso i loro profeti Dio aveva dettato l'Antico Testamento, la base del Vangelo.

La Chiesa fu favorevole alla loro progressiva estraneazione dalla vita civile, ma fu contraria a sopprimere la loro libertà di culto. Anche Maometto (711) aveva scacciato gli ebrei dall'Arabia, ma questi erano stati successivamente considerati, insieme ai cristiani, il "popolo del libro" cui attribuire lo statuto di "protetto".

EMARGINATI

Tra il X-XI secolo piccole comunità ebraiche vivevano in Italia e nelle città tedesche (ashkenaziti) ma solo agli ebrei spagnoli (sefarditi) furono imposti alcuni segni formali di inferiorità. Intanto occupavano anche ruoli molto elevati nell'amministrazione statale, nelle professioni (come quella di medico), nel mondo della scienza e della filosofia. I massacri e gli incendi di sinagoghe del 1096 restarono episodi isolati, non favoriti dalla Chiesa e dagli imperatori, ma che comunque posero le basi dell'antigiudaismo

europeo del Medioevo. I sovrani in genere stabilirono per gli ebrei uno statuto giuridico che ne faceva allo stesso tempo loro servi e loro protetti. Esclusi dalle corporazioni gli ebrei si diedero al piccolo commercio e soprattutto al prestito a interesse; proibito dalla Chiesa ai cristiani come usura ma consentito agli ebrei, ai quali quindi i sovrani potevano rivolgersi quando avevano bisogno di credito.

ESPULSI La situazione degli ebrei peggiorò ovunque nel XIII e XIV secolo. Il concilio Laterano IV (1215) impose loro di portare un segno di riconoscimento (di stoffa gialla cucito sull'abito); i sovrani li espulsero di frequente, confiscandone i beni e annullandone i crediti. Espulsi definitivamente dall'Inghilterra e dalla Francia nel 1290 e anche dalla Germania, quando la comparsa della peste nera nel 1348 avviò una nuova andata di pogrom: accusati di aver provocato volontariamente l'epidemia, furono ovunque massacrati.

PERSEGUITATI Essendo loro proibita la proprietà terriera, vivevano solo nelle città, dove esercitavano i commerci e il prestito. Nel 1391 un grande pogrom castigliano mutò di colpo la situazione. Dal 1412 i re di Castiglia attuarono una politica di conversioni forzate oppure dovevano lasciare la Spagna. Un numero di ebrei stimato variamente fra i 70 e i 170 mila dovette allora lasciare il paese, derubato di tutti i suoi averi dato che era proibito partire con metalli preziosi (sui conversos che restarono si abbatterono poi gli statuti di limpieza de

sangre). Molte città italiane a metà del ‘400 li ammisero in quartieri separati e con un segno distintivo.

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Ghetto Quartiere destinato alla residenza coatta degli ebrei. Essi dovevano in ogni caso vivere confinati all'interno del quartiere con strade strette e case alte e affollate, perchè durante i periodi di crescita della popolazione le case, ormai piene, dovevano essere rialzate sempre di più. Il ghetto era chiuso da ogni lato e comunicava col resto della città con porte aperte solo di giorno. Il termine ghetto deriva dal Ghetto di Venezia che prima di essere riservato agli ebrei, era una fonderia di ferro (dal veneziano geto, pronunziato ghèto dai locali ebrei Aschenaziti di origine tedesca, riferito alla gettata di metallo fuso).

SEPARATI

L'apertura del ghetto di Venezia nel 1516 (seguito da

quelli di Roma, Ancona, Ferrara) segnò una nuova era per gli ebrei italiani, più emarginati (con il divieto di possedere terra e

immobili) ma in un certo senso più protetti. Amsterdam, divenne per loro il luogo di maggiore sicurezza e libertà. Instabile invece la situazione degli ashkenaziti nelle città tedesche, dove la Riforma protestante accrebbe i motivi antiebraici e dove si alternarono espulsioni e riammissioni. La posizione degli ebrei all'interno del ghetto era

caratterizzata da una precarietà permanente, potendo essi venire espulsi dalla città in qualsiasi momento. Nel 1791 l'istituzione del ghetto fu abolita dall'Assemblea costituente francese e sotto l'influenza della Francia i ghetti furono aperti nel resto d'Europa nel corso del XIX secolo. La ricostituzione dei ghetti fu poi effettuata dai nazisti per portare meglio a compimento il genocidio del popolo ebraico

STERMINATI

Nel 1933 giunge al potere in Germania il nazionalsocialismo, che pone l'antisemitismo al centro della propria ideologia: dalle leggi di Norimberga (1935) alla notte dei cristalli (1938), dall'invasione della Polonia fino alla soluzione finale, esso programmò la distruzione dal popolo ebreo in Europa, con la complicità dei governi collaborazionisti tra il 1940 e il 1944.

La storia.. più recente: la "Shoah" Nel corso della sua storia il popolo ebraico è stato soggetto a gravi persecuzioni, specialmente quella tristemente famosa che si riferisce al periodo 30 gennaio 1933 - 8 Maggio 1945 e che gli ebrei, rifiutando il termine olocausto, che indica il sacrificio religioso, chiamarono"Shoah" a palesare il carattere di vero

e proprio sterminio; non si sono infatti offerti in olocausto, ma sono stati distrutti, come indica il termine ebraico Shoah che significa completa distruzione della vittima.

La politica di persecuzione degli ebrei era alla base dell‟ideologia nazista e fin dalle sue origini fu attuata con lucida follia fino alla fine della seconda guerra mondiale.

In questo periodo furono milioni le persone soppresse dalla follia nazista. Da studi fatti si è rilevato che il totale degli ebrei uccisi nei campi fu di 5.860.000, a cui si devono sommare 5 milioni circa di civili non ebrei uccisi.

In tutto quindi oltre 10 milioni di persone furono uccise dalla politica di sterminio razziale. Tra i gruppi perseguitati dai nazisti vi erano: zingari, membri dell‟intellighentia polacca, oppositori della resistenza di tutte le nazionalità, tedeschi oppositori del nazismo, omosessuali, delinquenti abituali, o persone definite “anti sociali”, come, ad esempio, mendicanti, vagabondi e venditori ambulanti.

La maggior parte delle persone eliminate passarono per i campi di sterminio, campi dotati di attrezzature speciali progettate per uccidere in modo rapido e sistematico. Per i nazisti ebreo era chiunque, con tre o due nonni ebrei, appartenesse alla Comunità Ebraica al 15 settembre 1935, o vi fosse iscritto successivamente; chiunque fosse sposato con un ebreo o con un‟ebrea al 15 settembre 1935 o successivamente a questa data; chiunque discendesse da un matrimonio o da una relazione

extraconiugale con un ebreo al o dopo il 15 settembre 1935. Vi erano poi coloro che non venivano classificati come ebrei, ma che avevano una parte di sangue ebreo e venivano classificati come Mischlinge (ibridi). I Mischlinge venivano ufficialmente esclusi dal Partito Nazìsta e da tutte le

organizzazioni del Partito (per esempio SA, SS, ecc...). Benchè venissero arruolati nell‟esercito tedesco, non potevano conseguire il grado di ufficiali. Era inoltre proibito loro di far parte dell‟Amministrazione Pubblica e svolgere determinate professioni. Secondo il piano Nazista, ogni singolo ebreo doveva essere ucciso. La spiegazione dell’odio dei nazisti nei confronti degli ebrei, nasceva dalla loro distorta visione del mondo che considerava la storia come una lotta razziale. Essi consideravano gli ebrei una razza che aveva lo scopo di dominare il mondo e, quindi, rappresentava un ostacolo per il dominio ariano.

Anche il regime fascista italiano diede un triste contributo con la promulgazione delle leggi razziali antiebraiche del 1938.

Un ebreo, uomo o donna, era un ebreo non perché praticava una determinata religione, bensì perché si portava questa caratteristica dentro il sangue. Benché vi siano testimonianze di persecuzioni contro gli ebrei fondate sull'antisemitismo non di religione ma laico anche in tempi più antichi, soltanto con l'Illuminismo questo tipo di antisemitismo divenne il più

frequente. La Costituzione dell‟ Italia repubblicana, entrata in vigore nel 1948, ha riconosciuto a tutte le confessioni religiose - e

quindi anche a quella ebraica - la libertà e il diritto di organizzarsi secondo i propri statuti. In Italia ci sono molte

comunità ebraiche (gli ebrei sono circa 35.000 presenti soprattutto a Roma, Milano, Torino, Firenze, Venezia, Trieste e Livorno) riunite nella Unione delle Comunità Ebraiche Italiane riconosciuta dallo Stato in un”intesa” del 1989.

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Sionismo E’ un movimento politico fondato dal giornalista e scrittore ungherese Theodor

Herzl, che nel 1896 pubblica il volume “Lo

stato degli ebrei”, dove teorizza la necessità di uno Stato nazionale per gli ebrei e nel primo Congresso sionista, (Basilea 1897) propone una soluzione concreta alle manifestazioni antiebraiche (pubblicazioni, correnti di pensiero, violenti pogrom in Russia,per citarne alcuni). ►Primo passo per la costituzione di un Stato ebraico in terra di

Palestina è quello di raccogliere fondi per l’acquisto di terra, la sua bonifica e coltivazione, dando impulso all‟emigrazione nata già spontaneamente nella regione, dei cosiddetti “pionieri”, fin dal 1878.

►Nascono così le prime colonie agricole, al cui interno vige la più

assoluta eguaglianza economica e sociale e la totale disponibilità alla

convivenza pacifica con i propri vicini arabi.

►Questi pionieri creeranno la base e le sovrastrutture che

renderanno possibile far nascere, dopo la risoluzione delle Nazioni Unite del 1947, il nuovo Stato d’Israele.

Dopo la creazione dello stato di Israele nel 1948, in cui oggi vive circa il 40% degli ebrei del mondo, il sionismo si è trasformato

in movimento di sostegno internazionale allo stato, oltre a continuare il tradizionale aiuto all'immigrazione in Israele

(aliyah= cioè il desiderio di tornare alla Terra Promessa).

Pogrom è un termine storico di derivazione russa

(Погром), che significa letteralmente "devastazione" con cui vengono indicate le sommosse popolari antisemite, e i conseguenti massacri e saccheggi, avvenute in Russia al tempo degli Zar, tra il 1881 e il 1921. Sebbene tali «spedizioni punitive» fossero accreditate come reazioni spontanee della popolazione verso gli usi religiosi ebraici, sembra certo che esse furono volutamente organizzate dal governo zarista per convogliare verso l'intolleranza religiosa e l'odio etnico la protesta di contadini e lavoratori salariati sottoposti a dure condizioni di vita. Il termine ha poi assunto il valore di "persecuzione sanguinosa di una minoranza". Un pogrom accompagnò anche - nella Notte dei cristalli - l'inizio della campagna antiebraica nazista che portò alla Shoah. Numerosi furono anche i pogrom successivi alla seconda guerra mondiale ai danni dei sopravvissuti alla Shoah, o di minoranze cristiane in terra islamica (pogrom di Istanbul) il 6 e 7 settembre 1955.

Antisionismo

L'antisionismo è l'atteggiamento di coloro (ebrei e non) che si opponevano

alla costituzione di uno Stato d'Israele. Oggi può essere l'espressione di un'opinione critica all'operato del governo di Israele. L‟antisionismo ha attraversato, nel corso della sua storia, diverse evoluzioni, assumendo di volta in volta toni religiosi, etici, politici e militari. Alcuni ebrei negano legittimità ad uno stato ebraico costituito nella Terra Promessa prima del ritorno del messia, altri ripudiano in toto l'idea stessa di stato ebraico.

Antisemitismo

Nel corso della storia gli Ebrei in diaspora, sono stati spesso accusati

di tramare contro gli interessi dei paesi che gli ospitavano, subendo violenze e discriminazioni. Nasce così l‟antisemitismo che genericamente si intende l’avversione nei confronti della comunità

ebraica. A questo motivo di fondo si sono aggiunti altri due tipi di antisemitismo, quello:

cristiano, che propagandava uno stereotipo negativo degli ebrei

ritenuti gli “assassini di Cristo” e praticanti arti magiche. moderno, non fondato sulla critica delle pratiche religiose degli

ebrei, bensì sulla teoria che gli ebrei erano una razza inferiore. I teorici dell'antisemitismo prendevano a pretesto l'esilio forzato degli ebrei per dimostrare "scientificamente" che la "mancanza di radici" di questo popolo era un fatto genetico.

In anni recenti, alcune manifestazioni antisioniste, in "difesa" della causa palestinese, coprono in realtà antichi sentimenti antisemiti.

La nascita dello Stato d’Israele e il conflitto arabo-israeliano La dispersione degli ebrei nel mondo (diaspora) seguitò fin dopo la fine della prima guerra mondiale, quando fu loro permesso di tornare in Palestina, grazie alle spinte del movimento sionista e all‟appoggio delle potenze occidentali che favorirono un ritorno degli ebrei in territori palestinesi sotto il protettorato inglese.

Il conflitto arabo-israeliano trae le sue origini proprio dalla

politica inglese in Medio Oriente definita" del doppio binario ", per la sua ambiguità:

non ostacolarono il movimento indipendentista arabo e dall‟altro, favorirono lo sviluppo del movimento sionista.

Una politica che non permise la reale coesistenza di Arabi ed Ebrei in quella terra e allora gli Inglesi proposero di dividere la regione in tre Stati: uno Arabo, uno Ebraico ed un terzo Stato nella zona di Gerusalemme. L‟idea inizialmente non fu approvata, ma fu ripresa, dopo la II guerra mondiale, dall‟ONU (Assemblea delle Nazioni

Unite) il 23 Novembre 1947 quando votò per la spartizione della Palestina in due Stati: uno ebraico sul 56% del territorio; l’altro arabo, sul restante 43%, Gerusalemme(1%) sarebbe diventata un'entità a sé stante.

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Gli arabi, però, rifiutarono la deliberazione e alla proclamazione dello Stato d’Israele (14 maggio 1948) ebbe inizio la guerra degli Stati Arabi confinanti contro il neonato Stato che, aiutato dagli Stati Uniti e dalle potenze occidentali, non solo resistette, ma occupò addirittura gran parte della città di Gerusalemme e del territorio che la risoluzione dell‟ONU dell‟anno prima aveva assegnato agli Arabi.

Lo scontro del 1948 fu solo il primo di una lunga serie di conflitti tra Stati

Arabi ed Israele: febbraio del 1949 gli israeliani costringono 600.000 arabi palestinesi

a rifugiarsi nei Paesi confinanti. 1956 Nasser nazionalizza il Canale di Suez; per reazione Francesi

ed Inglesi occupano il Canale e gli Israeliani occuparono la

penisola del Sinai; l‟ONU subito intervenne facendo ritirare gli occupanti;

anni sessanta Israele si scontra con i guerriglieri palestinesi organizzati nell‟Olp, sostenuta da Egitto e Siria e diretta da Yasser Arafat.

maggio del 1967 il presidente egiziano Nasser occupa gli stretti di Tiran, punto commerciale strategico del Mar Rosso, e Israele risponde scatenando, contro l‟Egitto, la Siria e la Giordania, la cosiddetta "guerra dei

sei giorni" al termine della quale furono conquistati dagli Israeliani Gaza, l‟intera città di Gerusalemme, la Cisgiordania, il Golan ed il Sinai.

ottobre del 1973, l‟attacco simultaneo di Egitto e Siria ad Israele diede origine alla cosiddetta "Guerra dei Kippur"

Infine, dopo l’accordo di non belligeranza, stipulato da Egitto ed Israele, che è valso al primo la restituzione del Sinai (accordi di Camp

David, 1978), si è avuta,..

nel 1982, l’invasione del Libano meridionale da parte degli Israeliani, allo scopo di snidare i gruppi della guerriglia palestinese che da lì conducevano le loro incursioni armate al Nord d‟Israele …

.. e lo scontro continua ancora oggi.

I testi sacri dell’ebraismo

Il Libro sacro degli ebrei, la TANAK , corrisponde a quello che i cristiani chiamano l‟Antico Testamento della Bibbia. La Bibbia ebraica ( TANAK ) è suddivisa in tre parti:

la Torah (che vuol dire Legge) costituita dai primi cinque libri (il Pentateuco: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deutero-nomio),

i Nevi’im che sono gli scritti profetici,

i Ketuvim che sono gli altri scritti sacri o agiografici.

Oltre alla Bibbia, per gli ebrei ha un grande valore il libro che

raccoglie tutti i commenti e gli insegnamenti orali (= mishnah) più antichi ed autorevoli del maestri della Legge, cioè il Talmud (dall‟ebraico „lamad” che vuol dire ammaestramento, dottrina).

La teologia ebraica

L‟ ebraismo è una religione ma è anche un sistema di vita, una cultura, un insieme di

tradizioni, valori e ideali di un popolo. Esso si basa sulla Bibbia e sulla continua ed infinita interpretazione che ne danno i maestri rabbini . L‟ebraismo non dà una definizione precisa di Dio e dei suoi contenuti dottrinali perché ogni definizione

rischierebbe di limitare l‟infinità di Dio e ridurlo ad una cosa o ad un‟idea fra le tante. L‟ebraismo è tuttora in attesa del Messia “preannunciato” dalle Scritture. Alla sua venuta sulla terra la storia si

concluderà, il mondo sarà giudicato e il male sarà sconfitto. lI Messia ebraico è un uomo dotato di particolari capacità, che darà al suo popolo la conoscenza piena e lo

libererà da ogni dominio e dalla violenza. Il Messia ebraico non è un Dio che si fa uomo, come Gesù per i cristiani, e la sua salvezza non è solo interiore e spirituale ma anche visibile, storica e concreta, riconoscibile per il successo della sua azione. Per questo un Messia che muore, per gli ebrei, non è un Messia.

Calendario ebraico e principali festività

L‟ anno ebraico è un anno lunare che conta dodici mesi di trenta e ventinove giorni, ogni diciannove anni ci sono

sette anni di tredici mesi. I nomi dei mesi sono ancora quelli babilonesi:

Mesi ebraici Calendario gregoriano Mesi ebraici Calendario gregoriano Nissan marzo aprile Iyyar aprile-maggio Sivan maggio-giugno Tammuz giugno-luglio

Av luglio-agosto Elul agosto-settembre

Tishrì settembre-ottobre Cheshvan ottobre-novembre KìsIev novembre-dicembre Tevet dicembre-gennaio Shevat gennaio febbraio Adar febbraio-marzo 2°Adar soltanto negli anni di tredici mesi

Gli ebrei calcolano gli anni seguendo la cronologia biblica che fa risalire l‟inizio della storia alla creazione di Adamo. Con un calcolo approssimativo si pone tale data nel 3760 a.C. ; precedendo quindi di quasi quattromila anni

l‟inizio dell‟era cristiana, il 2000 d.C. nel calendario ebraico corrisponde al 5760 a m., cioè anno mundi, a partire dall‟inizio della Creazione.

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IL SABATO Il quarto comandamento del decalogo prescrive l‟osservanza del giorno del riposo settimanale, il sabato. Shabbàth vuoi dire, in ebraico, “cessazione” e si riferisce al riposo dall‟opera della creazione che Dio osservò il settimo giorno. In questo giorno, che va dal tramonto del venerdì all‟apparire delle prime stelle il sabato sera (in ricordo del fatto che la prima creazione di Dio fu la luce), nulla di quanto fatto da Dio va modificato, la natura va solo ammirata e

contemplata. Il Shabbath si accoglie in casa accendendo delle candele e recitando preghiere,

dopo le quali la famiglia si riunisce per un pasto che incomincia con la benedizione sul vino e sui pani rituali, che simbolicamente indicano la manna del deserto. Nel sabato il rito abituale celebrato nella sinagoga è arricchito da altri salmi e preghiere.

LA PASQUA La festa più importante della religione ebraica è Pèsach, la Pasqua. Essa cade il 15 del mese di Nisan (marzo-aprile) e celebra la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù egiziana. Essa dura otto giorni ed è caratterizzata dalla cena pasquale, detta Sèder, durante la quale viene narrata la storia degli ebrei in Egitto e si mangiano pane azzimo (non lievitato) ed erbe amare in ricordo della condizione di schiavitù.

LA FESTA DELLE SETTIMANE ( Shavuòth ) Cade sette settimane dopo Pèsach; è la celebrazione delle primizie del raccolto e della Legge

data da Dio a Mosè sul Monte Sinai.

LA FESTA DELLE CAPANNE ( Sukkòth ) Si tiene in settembre-ottobre (inizia il 15 del mese di Tishri secondo il calendario ebraico) e ricorda il periodo trascorso dagli ebrei nel deserto dopo l‟uscita dall‟Egitto, sottolineando con

il simbolo della capanna la fragilità umana e il desiderio di pace tra gli uomini.

Il CAPODANNO EBRAICO ( Rosh Hasìzanà )

Cade il primo del mese di Tishrì (in settembre), dura due giorni e ricorda l‟inizio del mondo e la creazione dell‟uomo.

Il dieci di Tishrì è il giorno dello Jom Kippur, cioè della espiazione delle proprie colpe di cui ognuno chiede perdono a Dio astenendosi anche dal mangiare e dal bere per circa venticinque ore. Altre feste sono:

Il Purim (le sorti) che ricorda i fatti narrati nel libro biblico di Ester in cui gli ebrei vennero salvati dallo sterminio per intercessione della regina Ester e che cade il 14 del mese ebraico di Adàr (febbraio-marzo); è preceduta da un giorno di digiuno; in quell‟occasione è tradizione fare doni, inviare cibo agli amici e mascherarsi; la festa di Channukkà (purificazione e dedizione) che dura otto giorni e ricorda l‟inaugurazione del Tempio nel 165 a.C. ad opera dei Maccabei; Infine, Bar-mitzwah, che in ebraico significa letteralmente “figlio del precetto”. E‟ una cerimonia che si celebra a 13 anni per i ragazzi e a 12 anni per le ragazze e che sancisce il passaggio alla maggior età. Da al quel momento essi sono tenuti all‟osservanza dei precetti e manifestano davanti alla comunità la volontà di assumere tale responsabilità.

Il luogo di culto ebraico

LA SINAGOGA Il termine “sinagoga” deriva dal greco “synagoghé” che significa assemblea. Dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme esse si moltiplicarono per

accogliere i fedeli nella preghiera comunitaria, nella lettura delle Scritture e nell‟istruzione religiosa. Per questo la sinagoga, un tempo era chiamata scola, mantenendo sia l‟antica destinazione di culto, ma anche di luogo di studio e di riunione. All‟origine la scola era una stanza della stessa casa di abitazione del rabbino, preferibilmente all‟ultimo piano, in modo da avere sopra solo il cielo. Solo dopo il 1848, quando gli ebrei divennero cittadini uguali a tutti gli altri, le sinagoghe sono

divenute edifici a sé stanti, ben riconoscibili e spesso monumentali. Architettura

L’interno è austero: senza statue o rappresentazioni pittoriche, solo ornamenti alle pareti costituiti da motivi floreali e geometrici o da scritte in ebraico. L‟unica ricchezza sta negli arredi di argento e nelle stoffe preziose che ornano i Rotoli della Legge, che sono conservati nell‟Arca Santa (o aron). I Rotoli della Legge sono l‟unico oggetto sacro della sinagoga e vengono letti progressivamente ogni settimana. Li legge insieme ai fedeli il rabbino, che è considerato guida spirituale e Maestro. Nella sinagoga le donne sono divise dagli uomini e seguono le preghiere dal matroneo, una parte separata della sala. L'organizzazione dello spazio interno delle sale di preghiera ha subito modificazioni nel corso dei secoli.

In essa sono presenti tre elementi fondamentali: 1. l‟Arca Santa, (aròn hakkodeš - ַהֹקֶדׁש ָארֹון) armadio contenente i rotoli delle Sacre

Scritture (Torah) è una speciale custodia con accanto una lampada accesa.

2. la Tevà che è il palchetto su cui sale colui che presiede il culto, leggendo e

commentando la Torah (non necessariamente un rav, rabbino cioè maestro)

3. l‟ Amud (colonna) che è il leggio per la recita delle preghiere .

Nelle sinagoghe ortodosse uomini e donne siedono separatamente e, in osservanza del secondo comandamento che prescrive di non nominare né farsi alcuna immagine di Dio, non vi sono dipinti e sculture. Per formare una assemblea legittima occorre la presenza di almeno dieci ebrei maschi dai 13 anni in su.

In Italia la sinagoga più nota è quella di Roma (l'attuale edificio, in stile assiro-

babilonese, è del 904). La sinagoga a noi più vicina è la Sinagoga Scolanova edificata nell'antico quartiere ebraico di Trani. Dopo la cacciata degli ebrei avvenuta

nel XVI secolo divenne una chiesa con il nome di Santa Maria di Scolanova. Ritornò all'uso originario nel 2005. L'edificio edificato nel XIII secolo è costruito a muratura in pietra calcarea. La pianta è a croce latina, con un'unica navata coperta da volte a crociera. Le caratteristiche architettoniche nel complesso richiamano lo stile degli edifici religiosi delle Murge e della Valle d'Itria. Oggi appartiene alla comunità ebraica cittadina.

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I simboli ebraici

La MENORAH

La Menorah (ebraico: הרונמ ) è un candelabro a sette braccia che nell‟antichità

veniva acceso all'interno del Tempio di Gerusalemme attraverso la combustione di

olio consacrato.

Il progetto originale, la forma, le misure, i materiali e le altre specifiche tecniche si trovano prima volta nella Torah, nel Libro dell’Esodo in corrispondenza delle regole inerenti al Tabernacolo. Le stesse regole adottate poi per il Santuario di Gerusalemme.

La Menorah è uno dei simboli più antichi della religione ebraica.

Secondo alcune tradizioni la Menorah simboleggia il rovo ardente in cui si manifestò a Mosè la voce di Dio sul monte Horeb:

„Mi farai –dice il Signore a Mosé (Esodo 25:31-40) un candelabro d’oro puro fatto tutto d’un pezzo: il piedistallo e il fusto, i suoi calici, i suoi bocciòli e i suoi fiori formeranno un solo corpo con esso. Sei rami usciranno dai suoi lati, tre rami del candelabro da una parte e altri tre dall’altra …;

secondo altre tradizioni rappresenta il sabato (al centro) e i sei giorni della

creazione (sette è il numero simbolico dell‟infinito) e i sette occhi di Dio che scrutano tutta la terra ( Libro di Zaccaria, capitolo 4 ).

Oggi la Menorah è un simbolo universale della religione ebraica.

Il candelabro è posto nelle sinagoghe a fianco dell‟arca della Toràh e adorna lo stemma ufficiale dello Stato di Israele fiancheggiata da due rametti d'olivo. Il candelabro, presente in

ogni casa e sinagoga ebraica, rappresenta simbolicamente la diffusione verso l‟uomo della luce proveniente da Dio. Esso rappresenta anche l‟universo con il sistema planetario al centro del quale brilla il sole di cui il fusto centrale è simbolo.

Il destino della Menorah originale è tuttora oscuro: fatta interamente d'oro, d'un sol blocco, venne con molta probabilità portata a Roma quando Tito conquistò la terra di Israele nel 70, come testimoniato da una raffigurazione sullo stesso Arco di Tito. Secondo alcune testimonianze non confermate, è rimasta a Roma fino al Sacco di Roma del 455 finendo poi, dopo alterne vicissitudini, a Costantinopoli. Da qui in poi se ne perdono le tracce. La tradizione ebraica sostiene invece che la Menorah trafugata da Tito fosse una copia (come provato

dalle incongruenze fra il bassorilievo raffigurato sull'arco di Tito e la forma conosciuta della Menorah biblica). Quella vera sarebbe stata nascosta in previsione della distruzione del secondo Tempio di Gerusalemme

La Stella di David Lo Scudo di David (in ebraico דוד _ גמ /ma'gɛn da'vid/, o /'mɔjgen 'dɔvɪd/ secondo la

pronuncia askenazita), o anche sigillo di Salomone è la stella a sei punte comunemente chiamata Stella di David

Insieme alla Menorah simboleggia la civiltà e la religiosità ebraica.

Diventa simbolo del sionismo fin dal primo congresso di Basilea (1898), è presente nella bandiera dello Stato di Israele

(insieme alle fasce blu del Talled) a partire dal 1948, quando la bandiera sionista diviene quella ufficiale dello Stato di Israele.

rappresenta l’Alleanza dell‟uomo con Dio: essa è il risultato dell‟incontro di due triangoli rovesciati e sovrapposti, in cui quello con il vertice verso il basso raffigura Dio che dall‟alto si piega verso l‟uomo e quello con il vertice verso l‟alto rappresenta l‟uomo che si protende verso Dio.

Leggende ebraiche fanno collegare il simbolo al Sigillo di Salomone, il

magico anello con sigillo usato dal re Salomone. Oppure collegano il simbolo anche ad uno scudo magico posseduto dal re Davide che lo

avrebbe protetto dai nemici.

Utilizzo presso i nazionalsocialisti

Una Stella di David, spesso di colore giallo venne utilizzata dai nazisti

durante l'olocausto come metodo di identificazione degli ebrei, e venne chiamata la Stella Ebrea.

L'obbligo di portare la Stella di Davide con la parola jude (giudeo in tedesco)

scritta sopra venne esteso a tutti gli

ebrei al di sopra dei 6 anni nelle zone occupate dalla Germania dal 6 settembre

1941. Nella Polonia occupata gli ebrei vennero

costretti a portare una fascia sul braccio

con una Stella di Davide sopra, come anche una pezza davanti e dietro i propri indumenti.

Gli ebrei internati nei campi di

concentramento vennero in seguito

costretti a portare simili distintivi.

I nazionalsocialisti obbligavano gli ebrei ad indossare vestiti con cucita la stella di David per farsi riconoscere.

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I Cibi kasher (o Kosher): E' l'insieme di regole religiose che governano la nutrizione degli Ebrei osservanti.

Le leggi dell‟alimentazione ebraica affondano le radici nella Bibbia e vengono osservate dagli ebrei da più di tremila anni. I principi

fondamentali della kashrùt sono illustrati nel Pentateuco e sono

definiti statuti, ossia leggi per le quali, non vi è alcuna spiegazione scientifica, ma solo morale. Per la comunità ebraica quello del cibo kashrùt rappresenta: un dilemma educativo: i bambini imparano il concetto di

disciplina, distinguendo tra ciò che è permesso e ciò che non lo è. Il pensiero chassidico che spiega come tutto ciò che mangiamo

diventa parte integrante del nostro sangue. E poiché, come dice la Bibbia stessa “il sangue è l’anima”, mangiando cibi vietati, essi diventano parte della nostra anima rendendo quindi impuri noi stessi.

Negli Stati Uniti la maggior parte delle industrie alimentari si propongono sul mercato contraddistinte da tale marchio (una “K” o una “U“, che sta per “Union of Orthodox Congregation of America“).

Fondamenti dell’alimentazione ebraica

Così come una dieta salutare è buona per il corpo, la kashrùt lo è quindi per l‟anima.

Si tenga presente che quanto segue non è che l‟illustrazione dei fondamenti della ben complessa

legislazione che determina l’alimentazione ebraica. Le leggi fondamentali che definiscono quali

animali, uccelli e pesci sono kosher, sono illustrate in Levitico, cap. XI.

Il cibo kasher si classifica in tre diverse categorie in base alla loro

origine: Cibi a base di carne Gli animali permessi sono quelli che sono

ruminati e che hanno lo zoccolo fesso cioè spaccato in due parti, come

la mucca, il vitello, la pecora, la capra etc....

Macellazione o Shechita- Il rituale della macellazione degli

animali permessi cosiddetta shechita, deve essere fatta da un Rabbino competente che si chiama " SHOCHET" il quale ha la competenza per farla, deve cioè conoscere approfonditamente le regole ed essere dotato

della licenza fornita dalla Comunità Ebraica. La macellazione prevede l'uccisione dell'animale con un solo taglio alla gola eseguito con un coltello affilatissimo e senza alcun difetto o sgraffio sulla lama del coltello in modo da provocarne l'immediata

morte e il completo dissanguamento.

Cibi a base di latte Latte e latticini (formaggi, crema, burro ecc...) di

qualunque animale kosher sono a loro volta kosher e “di latte”. Poiché non è possibile distinguere latte kosher (ossia di un animale kosher) da quello non kosher, i rabbini hanno decretato che esso debba essere controllato dalla mungitura fino al

confezionamento, per garantire che proviene da un animale kosher.

Cibi Parve. I cibi che non contengono ingredienti né di carne né di latte

sono definiti parve, termine che indica il loro stato “neutrale”. Frutta e verdura allo stato naturale sono kosher e parve. Il pesce che ha pinne e squame è kosher e parve. Il cibo parve può diventare di latte se cucinato con latte o derivati, e di carne se

invece cucinato con derivati di carne.

Pesce Per essere kosher, il pesce deve avere pinne e squame facili da rimuovere.

Ad esempio, quelle dello storione sono difficilissime da togliere, fatto che lo

rende non kosher, come lo sono automaticamente le sue preziose uova, ossia

il caviale. Esempi di pesci Kosher possono essere il salmone, la trota, la cernia, il nasello, la sogliola

ecc Tutti i crostacei, i frutti di mare ed i mammiferi acquatici non sono kosher

Pane

I rabbini sconsigliano la consumazione di pane non prodotto da ebrei:

esso in genere contiene grassi o emulsionanti di origine animale o non

identificata. Il pane è inoltre esposto al rischio che venga cotto negli

stessi forni di pane o dolci non kosher, il che lo renderebbe

automaticamente non kosher.

Pessach (Pasqua ebraica) è la ricorrenza di otto giorni in cui si celebra

la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù egizia (ca. 3300 anni fa)

e implica una serie di norme di kosher molto particolari.

Naturalmente, tutti i cibi non leciti per l‟alimentazione ebraica, sono detti

Terefah (o Teref) cioè non possono essere ingeriti da un ebreo.