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Collegio Regionale dei Costruttori Edili Siciliani 90133 Palermo, Via A. Volta, 44 Tel.: 091/333114/324724 Fax: 091/6193528 C.F. 8029280825 - [email protected]www.ancesicilia.it La Rassegna Stampa è consultabile nel sito: www.ancesicilia.it Del

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Collegio Regionale dei Costruttori Edili Siciliani 90133 Palermo, Via A. Volta, 44 Tel.: 091/333114/324724 Fax: 091/6193528 C.F. 8029280825 - [email protected] – www.ancesicilia.it

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29 luglio 2020

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Ance, corpo normativo ingestibile che paralizza cittadini e imprese: per ultimare le grandi opere servono 16 anni di Alessandro Lerbini

Buia: «I numeri della legislazione sulle opere pubbliche dal ‘94 a oggi dimostrano che siamo di fronte a un monstrum normativo»

Oltre 500 provvedimenti in 26 anni per disciplinare gli appalti in Italia, con picchi di quasi 40 modifiche in un anno: un corpo normativo ingestibile e in continuo mutamento che paralizza cittadini e imprese. È quello che emerge dal volume Ance che è stato presentato oggi nel corso del convegno online «Le mille e una norma - tutta la legislazione sui contratti pubblici dal 1994 ad oggi». Partendo dalla Legge Merloni del 1994, composta da 38 articoli per 48 pagine, provvedimento snello dedicato interamente ai lavori pubblici, si è passati al Codice De Lise (2006) e al Codice appalti (2016), leggi omnibus che riguardano anche i servizi e le forniture con oltre 200 articoli ciascuno. Questa sovrapproduzione normativa va a impattare sui tempi di realizzazione delle opere pubbliche: la media è di 16 anni per ultimare un'opera sopra i 100 milioni di euro e 4-5 anni per i più semplici lavori di manutenzione. Solo per approvare i contratti di programma Anas e Rfi ci vogliono 11 passaggi autorizzativi. Sono ancora bloccati da 2 anni e mezzo 30 miliardi di investimenti e quasi il 70% delle cause di blocco delle opere si concentra nella fase che precede la gara. Il 17% delle cause riguarda la fase di gara ma meno del 2% è relativo al contenzioso delle imprese. «I numeri della legislazione sulle opere pubbliche dal ‘94 a oggi analizzati da Ance – afferma il presidente dei costruttori, Gabriele Buia - dimostrano chiaramente che siamo di fronte a un monstrum normativo (500 provvedimenti in 26 anni) che finisce per bloccare ogni intervento e per creare un caos nel quale non possono che proliferare inefficienza e corruzione. Un ritmo in continua crescita che dimostra come l'esigenza di snellire e semplificare tanto sbandierata da tutti i Governi degli ultimi dieci anni non sia mai stata perseguita in modo efficace. Anzi di fronte alla necessità di semplificare cosa fa lo Stato? Deroga e aggira le norme che lui stesso ha prodotto. Il paradosso nel paradosso». Per il vicepresidente dell'Ance, Edoardo Bianchi, «il volume presentato dimostra chiaramente che fino ad ora la politica ha predicato bene e ha praticato male: invece di togliere norme e procedure ha continuato a produrne di nuove senza criterio. Né questo modo di fare è migliorato dopo la pandemia, anzi. La distanza tra le vere esigenze del Paese e chi ha la responsabilità di decidere e viene eletto in parlamento è ormai siderale. Invece di adottare modelli di gestione più efficienti e vicini alle reali esigenze delle persone si continua a normare come se il mondo della pubblica amministrazione fosse abitato solo da malandrini e come se tra stato e cittadini vigesse un vincolo inscindibile suddito-sovrano. Non è così che potremo risollevarci».

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https://qds.it/ddl-urbanistica-in-aula-pd-e-m5s-danno-battaglia/

Riforma della legge Urbanistica, Pd e M5s

danno battaglia

Il Governo vuol portare a casa la riforma prima delle ferie estive, ma a Sala d’Ercole gli

emendamenti delle opposizioni hanno consentito di approvare appena cinque articoli

PALERMO – Una seduta d’Aula tormentata quella di ieri pomeriggio a Palazzo dei Normanni

che si è trovata ad affrontare l’articolato del disegno di legge sul Governo del Territorio.

In pratica si tratta di una riforma della legge urbanistica, documento esitato all’unanimità

dalla commissione Ambiente e Territorio dell’Ars lo scorso 20 giugno. Una materia articolata,

così come il disegno di legge, che consta di circa 50 articoli.

Una riforma fortemente voluta dal presidente della commissione di merito, Giusy

Savarino che ha cercato di contrastare l’opposizione presente in commissione, in

particolare Anthony Barbagallo peraltro poi favorevole all’approvazione alla fine. Ma, in una

nota nei primi giorni di luglio, Savarino aveva lanciato l’allarme sulla volontà di affossare

questa riforma: “Ovviamente tutto è migliorabile e lo faremo insieme – aveva dichiarato – ma

apprendo dagli Uffici (dell’Ars, ndr) che circa il 90% degli emendamenti presentati al Ddl

Urbanistica, sono soppressivi a firma Pd e Italia Viva. Resto basita, pertanto, delle

dichiarazioni dell’onorevole Barbagallo al quale mi limito a domandare: perché non vuole

dotare la Sicilia di uno strumento urbanistico moderno e che possa riattivare il settore

edile? Perché affossare in Aula, un Ddl votato all’unanimità dalla Commissione di cui è

componente e che è frutto della collaborazione attiva di ordini professionali e università? Il Pd non si fida del parere espresso in Commissione dal suo deputato? E quindi il

suo voto in Commissione vale solo uno e non è considerabile sintesi del suo partito, pur essendo

l’onorevole Barbagallo segreterio regionale del Pd? O forse il fatto che sia il governo Musumeci

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e non il governo Crocetta, di cui era componente, a varare questo traguardo, brucia

personalmente al punto da voler recare danno a tutti i siciliani pur di proteggere la propria

vanagloria?”.

L’Aula, nonostante il ddl fosse all’ordine del giorno, è stata distratta dalla discussione della sfiducia al Governatore, e solo ieri, dopo aver esaurito la discussione generale nelle

precedenti sedute, si è potuto finalmente cominciare ad esaminare i primi articoli.

L’opposizione del Pd si è fatta pesante fin da subito, al punto che il capogruppo del Partito

democratico, Giuseppe Lupo, ha chiesto la sospensione dell’Aula e la convocazione della

riunione dei Capigruppo per stabilire se fosse il caso di esaminare questo disegno di legge. Lupo

ha detto che sarebbe più urgente avere in Aula il vicepresidente della Regione Armao per

riferire sui fondi Poc. “Il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano – ha detto Lupo – non ha

ricevuto alcunché dal governo Musumeci in merito. Per questo è necessario conoscere a che

punto è la negoziazione con lo Stato per la rimodulazione dei fondi Poc, fatto che aiuterebbe

gli imprenditori in crisi economica anche a causa del Covid 19”.

Nella seduta di ieri, l’Aula ha approvato in apertura di seduta il consuntivo interno dell’Ars 2019, dopo la relazione del presidente del collegio dei deputati Questori, Giorgio

Assenza. Dopo una breve sospensione, poi, è cominciata la maratona per approvare la riforma

urbanistica. Una strada tutta in salita per la maggioranza, a colpi di emendamenti da parte di Pd

e Movimento Cinquestelle che hanno di fatto rallentato i lavori nonostante gli sforzi in Aula

dell’assessore regionale al ramo Totò Cordaro. Le ferie estive sono alle porte e sarà una corsa

contro il tempo per non fallire sulla riforma. Mentre scriviamo l’Aula è arrivata ad approvare

appena 5 articoli, poi rinvio della seduta ad oggi.

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https://qds.it/decreto-semplificazione-la-corte-dei-conti-rischio-vulnus-nella-lotta-a-corruzione/

Dl Semplificazione, la Corte dei Conti,

“Rischio vulnus nella lotta a corruzione”

Il presidente Angelo Buscema audito dalle commissioni Affari Costituzionali e Lavori Pubblici

in Senato. “Non giova alla chiarezza del quadro normativo, piuttosto, lo complica”

ROMA – La Corte dei Conti apprezza le finalità della normativa in materia di contratti

contenuta nel Dl Semplificazioni a fronte delle “particolari difficoltà del momento storico nel

quale questa è maturata”.

Ma questa presenta alcune “criticità” a cominciare dal rischio di una complicazione del quadro

normativo, di conseguenze negative sulla concorrenza e di un vulnus nella lotta alla corruzione.

A evidenziarlo è il presidente della Corte dei Conti, Angelo Buscema, ascoltato dalle

commissioni Affari Costituzionali e Lavori Pubblici del Senato.

“In primo luogo, deve evidenziarsi come la natura temporanea di talune norme non giovi

alla maggior chiarezza del quadro normativo che, al contrario, ne esce ancor più complicato

venendosi necessariamente ad innestare, all’interno di una regolamentazione tra le più

complesse del nostro ordinamento, complicate questioni di diritto intertemporale. Allo stesso

modo, non si possono ignorare le possibili conseguenze negative sulla concorrenza che

potrebbero derivare da una simile attenuazione delle regole sulle procedure di gara che, oltre a

risultare non coerente con la normativa dell’Unione europea in materia, potrebbe recare un

grave vulnus alla lotta alla corruzione”, sottolinea Buscema.

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Inoltre, “si evidenzia come l’introduzione di nuove previsioni di responsabilità erariale (artt. 4

e 6) riferite a condotte sia omissive (art. 4) che commissive (art. 6) mal si concili – dice Buscema

– con le disposizioni del medesimo decreto tendenti all’eliminazione temporanea della

medesima responsabilità per fatti commessi con colpa grave (ma non anche per condotte

omissive anch’esse gravemente colpose). Tale contrasto normativo, peraltro, rende evidente

come l’introduzione di nuove disposizioni si appalesa monca in assenza della contestuale

introduzione di una sanzione che non solo rende la norma perfetta sul piano sistemico ma, al

contempo, assicura sia l’effetto deterrente sulle condotte devianti sia l’effetto conformativo sul

comportamento dei dirigenti seri e capaci”.

L’ottimismo delle Province: “Pronti ad aprire i cantieri”

“Le norme di semplificazione degli appalti pubblici insieme alle risorse del Recovery Fund

devono essere per il Paese l’occasione per rilanciare gli investimenti a partire dai territori. Le

Province si candidano ad essere protagoniste del rilancio con un Piano delle Opere pubbliche

di modernizzazione e messa in sicurezza dei 130 mila chilometri di rete viaria provinciale e dei

7.400 edifici delle scuole secondarie superiori che deve essere finanziato con parte del Recovery

Fund”. Lo ha detto il responsabile infrastrutture dell’Upi, Vittorio Poma, presidente della

Provincia di Pavia, intervenendo in audizione al Senato sul decreto Semplificazioni.

Sulla norma, ha aggiunto, “come Upi esprimiamo un parere positivo, chiedendo però al

Senato di introdurre alcune modifiche che riteniamo essenziali. A partire dalla durata delle

norme di deroga e semplificazione, che viene definita per soli 12 mesi: un orizzonte troppo

ristretto, soprattutto alla luce delle nuove risorse garantite dal Recovery fund, per cui serve

arrivare almeno al 31 dicembre 2022. Occorre poi intervenire – ha sottolineato ancora

l’esponente delle Province – sulla mancata qualificazione e valorizzazione delle Stazioni

Uniche appaltanti provinciali e metropolitane e rafforzare le strutture e del personale delle

Province e delle Città metropolitane per consolidare questi enti nel ruolo di istituzioni della

progettazione, programmazione e realizzazione degli investimenti, anche a supporto delle altre

istituzioni nazionali e locali”.

Secondo Poma “c’è poi la necessità di estendere anche alle piccole opere, quelle sotto soglia,

la possibilità di accedere al fondo per le maggiori spese causate dall’emergenza Covid,

considerato che le norme per la sicurezza dei cantieri hanno portato all’aumento della spesa per

ogni opera, che possiamo indicativamente individuare in un range tra il 20% e il 30% in più.

Queste spese devono essere coperte, o riducono il totale già scarso a disposizione degli enti per

gli investimenti”.

“Nonostante i bilanci fragili e la carenza di personale – ha concluso il rappresentante Upil le

Province stanno continuando a consolidarsi nel loro ruolo di istituzione per gli investimenti

locali”.

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Palermo lancia il maxiconcorso per progettare il centro direzionale della Regione di Al. Le.

L'investimento complessivo è di circa 425 milioni, di cui 270 per l'esecuzione dei lavori

Concorso di progettazione in due fasi per il nuovo Centro direzionale della Regione Siciliana a Palermo. È stato pubblicato il bando riservato ai professionisti per la struttura che ospiterà tutti gli uffici centrali dell'amministrazione regionale, per un investimento complessivo di circa 425 milioni di euro, di cui 270 per l'esecuzione dei lavori. Il bando fa seguito al protocollo d'intesa tra il Dipartimento Tecnico della Regione Siciliana il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc) e l'Ordine degli architetti di Palermo. «Il concorso per la progettazione del centro direzionale di Palermo costituisce una tappa importante lungo un percorso tracciato dal Consiglio Nazionale degli Architetti, con l'obiettivo di diffondere, sul territorio nazionale, il concorso di progettazione a due gradi – afferma il vice presidente del Consiglio nazionale degli architetti Rino La Mendola - che riteniamo lo strumento ideale per valorizzare la professionalità dei concorrenti, per acquisire il miglior progetto in relazione alle aspettative della committenza e per promuovere dunque architettura di qualità». «Si tratta – dice il presidente dell'Ordine degli Architetti, Francesco Miceli - di uno tra i più importanti concorsi di progettazione, per dimensioni ed importo, finora effettuati nel nostro Paese. L'auspicio è che al concorso partecipino i grandi studi di architettura europei e di livello internazionale e che ci sia una partecipazione ampia e qualificata. Per questo è fondamentale che la giuria del concorso che sarà nominata nei prossimi giorni, sia di altissimo profilo. Come Ordine degli Architetti di Palermo proseguiremo la nostra attività di supporto agli uffici della Regione e al Rup. Abbiamo interesse che la Sicilia entri a pieno titolo tra le regioni e le realtà europee impegnate sul fronte della qualità del progetto e dell'architettura contemporanea». Il bando prevede due fasi: nella prima si dovrà presentare solo una proposta di idea progettuale.

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Tra tutte le proposte ne verranno selezionate cinque che dovranno poi essere trasformate in progetti preliminari secondo una tempistica già definita nel disciplinare di gara. Il centro sorgerà su via Ugo La Malfa, nell'area attualmente occupata dai vecchi uffici dell'ente minerario siciliano. Al vincitore del concorso, previo reperimento delle risorse, saranno affidate anche le fasi successive della progettazione, sino al livello esecutivo. Il concorso, supportato dalla piattaforma del Consiglio Nazionale degli architetti, è bandito dal dipartimento regionale Tecnico, nella qualità di stazione appaltante, mentre il ruolo di responsabile unico del procedimento è rivestito dal dirigente generale del dipartimento dell'Energia, Salvatore D'Urso.

«In Sicilia – conclude La Mendola - abbiamo trovato terreno fertile nel Governo Musumeci ed in particolare nell'Assessorato alle Infrastrutture che ha già adottato i bandi tipo, redatti in collaborazione con la Rete delle Professioni Tecniche, grazie ai quali nel 2019 in Sicilia si è registrato un incremento degli incarichi ai liberi professionisti pari al 64% rispetto all'anno precedente. A questo si aggiunga che il Dipartimento Regionale Tecnico ha già lanciato un primo concorso per la costruzione della cittadella giudiziaria di Catania, grazie al quale, nel giro di quattro mesi, è stato bandito il concorso, è stato proclamato il vincitore ed è stato acquisito un progetto di fattibilità tecnica ed economica di qualità, a cui presto farà seguito la progettazione esecutiva».

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Scorrimento obbligatorio della graduatoria se l'aggiudicazione è annullata per vizi dell'offerta o per violazione della rotazione di Stefano Usai

La stazione appaltante non ha alcun obbligo di rinnovare le operazioni di gara

In caso di annullamento dell'aggiudicazione per vizi dell'offerta, la stazione appaltante non ha alcun obbligo di rinnovare le operazioni di gara e il Rup ha l'obbligo di procedere con lo scorrimento della graduatoria con conseguente affidamento al secondo classificato. É questo l'importante approdo a cui giunge il Tar Abruzzo - L'Aquila, sezione I con la sentenza n. 243/2020 e, più di recente, il Tar Lazio, Roma, sezione II, sentenza n. 7418/2020.

Le vicenda Le indicazioni delle due sentenze rivestono un particolare rilievo per le stazioni appaltanti e in specie per il responsabile unico che si trovasse fronteggiare la situazione delle aggiudicazioni annullate per vizi dell'offerta o, nel caso del giudice capitolino, per la plateale violazione del principio di rotazione. Nel caso trattato dal Tar Abruzzo, la ricorrente – esclusa per aver presentato una offerta anomala – si duole del comportamento della stazione appaltante che avrebbe dovuto o riaprire la fase di valutazione dell'offerta o quanto meno procedere con il rinnovo del procedimento di gara con nuova indizione della procedura. Questa impostazione viene sconfessata dal giudice che evidenzia come costituisca corretto ossequio «ai cardini dell'effettività dei mezzi processuali e della celerità, economicità nonché del buon andamento della P.A.» scorrere la graduatoria nel caso in cui l'aggiudicazione sia stata annullata per vizi dell'offerta presentata. Più nel dettaglio, in sentenza si precisa che «successivamente alla sentenza che ha annullato l'aggiudicazione precedente per un vizio dell'offerta proprio dell'impresa aggiudicataria, la stazione appaltante non ha affatto l'obbligo di rinnovare l'intera procedura a gara ma deve procedere allo scorrimento della graduatoria, nella quale la ricorrente vittoriosa si è classificata seconda, con offerta valutata come non anomala dall'Amministrazione (cfr. Consiglio di Stato , sez. IV , 20/04/2016 , n. 1560; Consiglio di Stato, sez. IV, 22/12/2014, n. 6336; Consiglio di Stato, sez. III, 19/12/2011, n. 6638)». In pratica nelle gare indette per l'affidamento di appalti pubblici «lo scorrimento della graduatoria dei concorrenti, di norma, costituisce oggetto di un vero e proprio obbligo della stazione appaltante corrispondente al diritto del partecipante alla gara di consentire alla parte vittoriosa di conseguire il "bene della vita" legittimamente spettantigli».

La violazione del criterio della rotazione Ad analoghe conclusioni, pur in presenza di vizi differenti totalmente imputabili alla stazione appaltante, giunge il Tar Lazio con la sentenza n. 7418/2020. Nel caso di specie, il Rup aveva invitarto alla proedura negoziata (lettera b dell'articolo 36 del Codice) tutti gli operatori presenti nell'albo interno della stazione appaltante. Tra questi soggetti figurava – risultando aggiudicatario dell'appalto - anche il pregresso affidatario la cui partecipazione veniva ritenuta legittima dal responsabile del procedimento sul presupposto di aver avviato, con l'invito rivolto a tutti gli operatori presenti nell'elenco interno, una procedura aperta. Questa impostazione è stata sconfessata dal giudice che ha evidenziato che la fattispecie non poteva essere configurata come «aperta» visto la platea limitata degli appaltatori ed in ogni caso il Rup avrebbe dovuto adeguatamente motivare le ragioni dell'invito del pregresso gestore del servizio. Giustificazione totalmente omessa negli atti di gara. Anche in questo caso il giudice ha ritenuto obbligatorio e sufficiente procedere all'individuazione del legittimo affidatario procedendo con lo scorrimento della graduatoria. Testualmente, in sentenza si legge che «l'annullamento in via derivata dell'aggiudicazione non rende necessaria una ulteriore attività

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procedimentale» da parte del Rup «per la individuazione del nuovo aggiudicatario della gara, in quanto è sufficiente lo scorrimento della graduatoria in favore del secondo classificato, rispetto al quale non è stata evidenziata nel corso del procedimento e del successivo giudizio alcuna idonea causa ostativa».

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Dl Semplificazioni, Oice: bene snellire ma non ad affidamenti diretti fino a 150mila euro di El&E

«L'incarico deve essere affidato comunque a un soggetto che abbia provati requisiti di capacità tecnico-professionale»

Nel corso dell'audizione di oggi pomeriggio al Senato, presso le commissioni riunite I e VIII, l'Oice – l'Associazione delle società di ingegneria e architettura italiane - pur apprezzando diversi punti del provvedimento, ha espresso forti perplessità sull'innalzamento della soglia per gli affidamenti diretti da 40mila a 150mila euro. Per il presidente Gabriele Scicolone «è una incongruenza avere una stessa soglia per attività che hanno ordini di grandezza economica differenti. Prova ne sia il fatto che le soglie Ue sono differenziate; è come se si dicesse che nei lavori pubblici si dovrebbe procedere con affidamenti diretti fino a 3,3 milioni di euro. La nostra proposta è che al massimo si possa innalzare la soglia a 60mila euro». Per l'Oice il punto fondamentale è però un altro: «l'incarico deve essere affidato comunque a un soggetto che abbia provati requisiti di capacità tecnico-professionale. Per potere acquisire un incarico da 150mila euro non basta essere laureati, iscritti all'ordine e in regola coni crediti formativi, bisogna sempre dimostrare la propria pregressa capacità tecnica, al di là dei bollini e delle certificazioni. Quindi occorre sempre chiedere requisiti minimi da soddisfare per acquisire anche incarichi diretti». Un altro punto sul quale ha posto l'accento l'Associazione delle società di ingegneria e architettura è stato quello della velocizzazione dei pagamenti: «l'articolo 8, comma 4 del decreto – ha detto in commissione Scicolone - è tarato soltanto sui lavori e questo non va bene; occorre garantire stati di avanzamento delle prestazioni e certificati di pagamento rapidi anche per servizi e forniture, perché se no si determina una discriminazione inaccettabile fra soggetti che operano nello stesso ambito». Sugli affidamenti sopra soglia l'Oice nota come vi sia una sovrapposizione della disciplina definita dall'articolo 2, comma 4, con quella dei comma 2 e 3 del medesimo articolo e dall'articolo 9 sui commissari straordinari che produce una illogicità complessiva del sistema delle deroghe individuate dal Decreto: «Praticamente il codice appalti non si applicherà mai e le gare sopra soglia saranno oggetto di una estesa e pericolosa deregulation che, pur comprendendo le esigenze del provvedimento, non ci possiamo permettere visti i rischi segnalati ieri in audizione dal procuratore antimafia». Fra le diverse proposte formulate l'Oice propone di ricorrere massicciamente a servizi di supporto ai Rup: «la velocizzazione chiesta dal Governo rappresenta una sfida importante per le amministrazioni, alcune sono pronte, altre no. Noi chiediamo che si dia spazio anche all'affidamento di compiti di assistenza ai Rup, con attività di project management svolte da terzi per le verifiche, le approvazioni e il controllo sulla gestione delle opere».

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Dl Semplificazioni: Federbeton, servono infrastrutture per il green new deal italiano di Al. Le.

Tra le proposte la riduzione dei tempi di pagamento degli operatori che lavorano a valle dell'impresa aggiudicataria della gara

In vista della conversione in legge del Dl Semplificazioni 16 luglio 2020, Federbeton, rappresentativa del comparto produttivo del cemento e del calcestruzzo, torna ad interloquire con i rappresentanti dell'esecutivo, esprimendo le proprie considerazioni in una lettera inviata al presidente del Consiglio dei Ministri, al ministro dello Sviluppo economico, al ministro dell'Economia, al ministro delle Infrastrutture e al ministro dell'Ambiente. «In linea con l'approccio propositivo e concreto che ci ha sempre contraddistinto - commenta Roberto Callieri, presidente di Federbeton -, desideriamo prendere parte attiva al dibattito sul futuro del Paese. Rigenerazione urbana, infrastrutture resilienti e sostenibili dovranno essere gli obiettivi qualificanti dei nuovi investimenti. Il Paese ha urgente bisogno di strade, ponti, scuole, ospedali sicuri, sostenibili ed efficienti, coerenti quindi con quel Green New Deal che rappresenta il futuro dell'economia europea». Per rendere ancor più efficace il provvedimento, Federbeton avanza alcune proposte in vista dell'avvio dell'iter di conversione del Decreto. Il Dl Semplificazioni, con l'obiettivo di rilanciare le opere pubbliche, si concentra sui tempi di realizzazione delle gare. Restano però da porre in essere misure per ridurre i tempi di pagamento degli operatori che lavorano a valle dell'impresa aggiudicataria della gara e che rendono, di fatto, possibile la conclusione dei lavori. In questo momento critico, di ripartenza dei cantieri, sono proprio queste le imprese maggiormente esposte a stress finanziario. L'impresa di costruzioni è infatti solo uno dei tasselli del ciclo produttivo. L'auspicio è, dunque, che nei prossimi interventi normativi – finalizzati alla semplificazione e accelerazione degli investimenti in infrastrutture – trovi maggiore spazio la tutela degli operatori che sostengono e indirettamente finanziano, con i propri materiali e prodotti, la realizzazione di grandi e piccole opere. Federbeton chiede inoltre il rilancio degli investimenti pubblici. Una voce di spesa dimostratasi produttiva e che, nel medio termine, è in grado di autofinanziarsi abbattendo il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo. L'ultima Legge di bilancio per il 2020, tuttavia, prevedeva per l'anno in corso 860 milioni di euro di investimenti in meno rispetto a quanto previsto dalle precedenti manovre. Infine il Green New Deal pubblicato dalla Commissione UE impegna gli Stati membri a raggiungere la neutralità climatica al 2050. È, perciò, urgente procedere con interventi che sblocchino, a livello autorizzativo e burocratico, la transizione verso un grado sempre maggiore di sostenibilità. L'utilizzo di combustibili alternativi contenenti biomassa in sostituzione delle fonti fossili, come il CSS (Combustibile Solido Secondario), è uno dei principali, se non il più efficace, strumento a disposizione dell'industria del cemento per ridurre, in tempi brevi e compatibili con gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dalla UE, le proprie emissioni di CO2.

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29 luglio 2020

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Superbonus, cappotto termico lecito anche se viola le distanze di Giulio Benedetti

Cassazione: il proprietario per opporsi a tale opera deve provare la sussistenza di un suo interesse valido ad escluderla

Nella realizzazione del cappotto termico nel condominio deve essere rispettato l’articolo 840, secondo comma, del Codice civile, per cui il proprietario di un suolo non può opporsi ad eventuali attività di terzi che si svolgano a tale profondità o altezza nello spazio sovrastante che egli non abbia interesse ad escludere.

Quindi il proprietario per opporsi a tale opera deve provare la sussistenza di un suo interesse valido ad escluderla, come afferma la Corte di cassazione (ordinanza 15698/2020, relatore Antonio Scarpa).

La vicenda

Nel caso trattato due condòmini citavano in giudizio il condominio per richiedere l’accertamento dell’illegittimo sconfinamento, nella loro terrazza, di un cappotto termico realizzato per circa 10 centimetri, all’altezza di un metro dal piano di calpestìo. Il Tribunale respingeva la domanda ma la Corte d’appello ordinava la rimozione del cappotto termico.

In Cassazione

Il condominio ricorreva in Cassazione affermando che il cappotto termico era stato realizzato a circa un metro di altezza dal piano di calpestio e che sulla facciata del condominio correva, in precedenza, una tubazione del gas. Pertanto, i proprietari avrebbero dovuto dimostrare il concreto pericolo della sporgenza.

La Corte di cassazione affermava che l’azione dei condòmini era un’azione negatoria della servitù per la parziale occupazione dello spazio sovrastante la loro terrazza, con la violazione della loro proprietà.

Il danno va provato

Pertanto, se deve contestare queste attività, il proprietario deve dimostrare che le stesse gli arrechino un pregiudizio economico.

Tale danno non deve essere ipotetico, bensì concreto, con riferimento alle caratteristiche ed alla normale destinazione del fondo, anche in relazione ad attività future, ovvero alla possibile utilizzazione dello spazio a scopo di sopraelevazione. È stata quindi cassata con rinvio la decisione del giudice di appello non aveva dimostrato l’esistenza del concreto interesse dei condòmini, proprietari della terrazza, per opporsi alla limitata invasione, da parte del cappotto termico condominiale, della colonna d’aria sovrastante di un metro.

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