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SETTIMANALE CATTOLICO MODENESE POSTE ITALIANE S.p.A. - SPED. ABB. POST. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1 COMM. 1 DCB DI MODENA CONTIENE I.R. Domenica 23 ottobre 2011 FONDATO NEL 1957 www.nostrotempo.it Anno LV n° 37 • euro 1,20 Il volontariato completa il curriculum Università e Csv per avvicinare gli studenti al Terzo settore A PAGINA 3 Giovani Il Punto Segue a pagina 2 Tra cura e dono una lezione per l’oggi Incontri Ottobre missionario La celebrazione a Modena della giornata Missionaria mondiale PAGINA 8 Testimoni di Dio N on si cambia la politica con i convegni”: l’afferma- zione, nel corso del seminario di Todi (dove si sono riunite le associazioni laicali presenti nel nostro Pa- ese n.d.r), riassume sobriamente e realisticamente la volontà di dare significato e peso alla presenza dei cattolici in politica nel nostro Paese attraverso un movimento di pensiero e impegno. Senza nostalgie e con l’intelligenza di chi attraversa il tempo della crisi non con le ragioni del pessimismo ma con quelle del realismo della speranza. Un primo dato da cogliere in questo seminario è la volontà di lavorare insieme e questo è possibile solo nel momento in cui la fatica e il pensiero dell’uno sono stimati dall’altro. Si tratta di pen- sare e condividere un progetto e un impegno comuni che sono all’opposto di un progetto e un impegno unici. Non si cancellano, infatti, le differenze e le diversità ma, evitando dispersione e insignificanza, le si valorizzano con genialità e com- petenza perché definiscano con chiarezza un obiettivo condiviso e s’impegnino a renderlo visibile alla gente per raggiungerlo insie- me. E questo primo appuntamento ha anche offerto segnali pre- cisi che, smentendo il messaggio mediatico di un nuovo partito dei cattolici, indicano un percorso creativo. Si tratta di costruire un soggetto visibile che partendo dai valori non negoziabili, si ponga come interlocutore qualificato ed effica- ce con le istanze più propriamente politiche. Un soggetto animato dal desiderio di dialogo perché consapevole che la verità ama la comunicazione. È il primo passo, occorrerà compierne un altro. Si tratta di sentirsi in una stagione di primizie, cioè di idee e di scelte, che è annuncio di un’altra stagione politica nella storia del nostro Paese. Occorre, però, fare i conti con la cultura e la società di oggi e con le domande della gente. Domande che bisogna ascoltare e capire per dare le risposte attese e non le risposte pensate solo da alcuni. In secondo luogo, occorre trovare un linguaggio adeguato perché il messaggio possa risvegliare la coscienza, riesca a fermentare l’o- pinione pubblica, aiutandola a cercare e trovare le ragioni ultime del vivere e del condividere. Solo così si potrà pensare e agire politicamente con lealtà e tra- sparenza per non aggiungere delusioni ad altre delusioni. C’è una traccia che dal 17 ottobre, viene da Todi, una traccia che può essere calpestata e, quindi, cancellata oppure può rimanere visibile a chi è in ricerca di verità lungo i sentieri del nostro pa- esaggio culturale e politico. E sarebbe un imperdonabile errore se, in questa avventura, non fossero presenti i giovani con le loro responsabilità e le loro capacità. Una traccia verso il futuro GIORNALE LOCALE Provincia, ultima chiamata? Tra proposte di legge e riscrittura della Costituzione si parla apertamente di abolizione: a parole tutti d’accordo, ma ci sarà un effettivo risparmio? T utti d’accordo (a parole), le province sono inutili e vanno abolite per abbas- sare i costi della politica e per razionalizzare l’ordinamento istituzionale. Già, tutti d’ac- cordo ma poi… Il Governo non è stato brillante tra di- chiarazioni (abolite le provin- ce sotto i 300mila abitanti, no solo quelle che non hanno un confine di Stato o non sono in regioni a statuto speciale, no, anzi, nessuna) e una pro- posta di legge costituzionale che non è stata ancora depo- sitata in Parlamento. Dall’op- posizione l’Italia del Valori ha raccolto 400mila firme per una proposta di legge popolare per abolire le province, mentre l’Udc modenese ha fatto una proposta per ridurre anche i comuni (da 47 a 17 nella no- stra provincia) e lo stesso Pd • Paolo Bustaffa • Paolo seghedoni sembra essere d’accordo. La situazione però è, come si dice in politichese, fluida: la pro- posta di legge costituzionale prevede due passaggi nelle due Camere e almeno un anno di tempo; considerando che l’iter non è ancora stato avviato non c’è molto da attendersi, almeno fino alla prossima legislatura. La proposta, in realtà, è doppia: le province sparirebbero dalla Costituzione, dove, tra l’altro, vi compaiono non da subito, ma poi le regioni dovrebbero legiferare per passare compe- tenze, patrimonio e personale delle province a organizzazioni tra comuni, organizzazioni che potranno prevedere anche l’e- lezione diretta dei responsabili. Il rischio, nemmeno troppo in- verosimile, è di vedere moltipli- cate queste ‘mini province’ che avrebbero comunque presiden- ti e consiglieri. L’alternativa, in caso di mancato intervento delle regioni, è di demanda- re competenze, patrimonio e personale automaticamente a un soggetto chiamato associa- zione di comuni che compren- derebbe tutti i comuni della (ex) provincia. Se poi le com- petenze dovessero passare alle regioni il paradosso sarebbe di vedere aumentati del 10-15% i costi per i dipendenti, a causa delle differenze retributive tra dipendenti regionali e provin- ciali. Il tema che sta a monte è quello dei costi della politica (insostenibili e francamente insopportabili per i cittadini, a cui vengono chiesti conti- nui sacrifici mentre la cosid- detta ‘casta’ fa poco o nulla per dimagrire, a partire dagli emolumenti dei parlamenta- ri, passando per i tanti, trop- pi, palazzi e sedi di Camera e Senato, solo per citare un paio di esempi) e di conseguenza di un riordino istituzionale complessivo. Un riordino che deve necessariamente passa- re per i comuni (anche qui c’è confusione, con la proposta di eliminazione di quelli sotto i mille abitanti che è tramon- tata), ma anche dalle regioni. Un paio di dati: un deputato dello stato della California (che, se fosse autonomo e non parte degli Usa, avrebbe il set- timo Pil mondiale) percepisce tra 50 e 60mila euro all’anno, in media due volte e mezzo in meno di un consigliere regio- nale italiano; ancora le regioni a statuto speciale ‘costano’ 18,3 miliardi all’anno in più rispetto alle altre. Abolire le province o riordinare in altro modo l’elefantiasi dello Stato italiano è, senza dubbio, necessario, l’attenzione deve però essere posta sull’effettivo risparmio di risorse, in tempi davvero durissimi per la peg- gior crisi del dopoguerra. Nelle pagine interne l’intervento del presidente della Provincia di Modena, Emilio Sabattini A PAGINA 2 Mons. Pierangelo Sequeri apre le lezioni sul bene comune PAGINA 6

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Tra cura e dono una lezione per l’oggi Tra proposte di legge e riscrittura della Costituzione si parla apertamente di abolizione: a parole tutti d’accordo, ma ci sarà un effettivo risparmio? Domenica 23 ottobre 2011 FONDATO NEL 1957 www.nostrotempo.it A PAGINA 2 Mons. Pierangelo Sequeri apre le lezioni sul bene comune La celebrazione a Modena della giornata Missionaria mondiale Anno LV n° 37 • euro 1,20 Università e Csv per avvicinare gli studenti al Terzo settore Segue a pagina 2 “

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SETTIMANALE CATTOLICO MODENESE

POSTE ITALIANE S.p.A. - SPED. ABB. POST. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1 COMM. 1 DCB DI MODENA CONTIENE I.R.

Domenica 23 ottobre 2011 FONDATO NEL 1957 www.nostrotempo.it Anno LV n° 37 • euro 1,20

Il volontariatocompleta il curriculumUniversità e Csv per avvicinaregli studenti al Terzo settore A PAGINA 3

Giovani

Il Punto

Segue a pagina 2

Tra cura e dono una lezione per l’oggi

Incontri Ottobre missionario

La celebrazione a Modena della giornata Missionaria mondiale PAGINA 8

Testimonidi Dio

Non si cambia la politica con i convegni”: l’afferma-zione, nel corso del seminario di Todi (dove si sono riunite le associazioni laicali presenti nel nostro Pa-ese n.d.r), riassume sobriamente e realisticamente

la volontà di dare significato e peso alla presenza dei cattolici in politica nel nostro Paese attraverso un movimento di pensiero e impegno. Senza nostalgie e con l’intelligenza di chi attraversa il tempo della crisi non con le ragioni del pessimismo ma con quelle del realismo della speranza.Un primo dato da cogliere in questo seminario è la volontà di lavorare insieme e questo è possibile solo nel momento in cui la fatica e il pensiero dell’uno sono stimati dall’altro. Si tratta di pen-sare e condividere un progetto e un impegno comuni che sono all’opposto di un progetto e un impegno unici.Non si cancellano, infatti, le differenze e le diversità ma, evitando dispersione e insignificanza, le si valorizzano con genialità e com-petenza perché definiscano con chiarezza un obiettivo condiviso e s’impegnino a renderlo visibile alla gente per raggiungerlo insie-me. E questo primo appuntamento ha anche offerto segnali pre-cisi che, smentendo il messaggio mediatico di un nuovo partito dei cattolici, indicano un percorso creativo.Si tratta di costruire un soggetto visibile che partendo dai valori non negoziabili, si ponga come interlocutore qualificato ed effica-ce con le istanze più propriamente politiche.Un soggetto animato dal desiderio di dialogo perché consapevole che la verità ama la comunicazione.È il primo passo, occorrerà compierne un altro.Si tratta di sentirsi in una stagione di primizie, cioè di idee e di scelte, che è annuncio di un’altra stagione politica nella storia del nostro Paese.Occorre, però, fare i conti con la cultura e la società di oggi e con le domande della gente. Domande che bisogna ascoltare e capire per dare le risposte attese e non le risposte pensate solo da alcuni.In secondo luogo, occorre trovare un linguaggio adeguato perché il messaggio possa risvegliare la coscienza, riesca a fermentare l’o-pinione pubblica, aiutandola a cercare e trovare le ragioni ultime del vivere e del condividere.Solo così si potrà pensare e agire politicamente con lealtà e tra-sparenza per non aggiungere delusioni ad altre delusioni.C’è una traccia che dal 17 ottobre, viene da Todi, una traccia che può essere calpestata e, quindi, cancellata oppure può rimanere visibile a chi è in ricerca di verità lungo i sentieri del nostro pa-esaggio culturale e politico. E sarebbe un imperdonabile errore se, in questa avventura, non fossero presenti i giovani con le loro responsabilità e le loro capacità.

Una tracciaverso il futuro

GIOR

NALE

LOCA

LE

Provincia, ultima chiamata?Tra proposte di legge e riscrittura della Costituzione si parla apertamente di abolizione: a parole tutti d’accordo, ma ci sarà un effettivo risparmio?

Tutti d’accordo (a parole), le province sono inutili e vanno abolite per abbas-

sare i costi della politica e per razionalizzare l’ordinamento istituzionale. Già, tutti d’ac-cordo ma poi… Il Governo non è stato brillante tra di-chiarazioni (abolite le provin-ce sotto i 300mila abitanti, no solo quelle che non hanno un confine di Stato o non sono in regioni a statuto speciale, no, anzi, nessuna) e una pro-posta di legge costituzionale che non è stata ancora depo-sitata in Parlamento. Dall’op-posizione l’Italia del Valori ha raccolto 400mila firme per una proposta di legge popolare per abolire le province, mentre l’Udc modenese ha fatto una proposta per ridurre anche i comuni (da 47 a 17 nella no-stra provincia) e lo stesso Pd

• Paolo Bustaffa

• Paolo seghedoni sembra essere d’accordo. La situazione però è, come si dice in politichese, fluida: la pro-posta di legge costituzionale prevede due passaggi nelle due Camere e almeno un anno di tempo; considerando che l’iter non è ancora stato avviato non c’è molto da attendersi, almeno fino alla prossima legislatura. La proposta, in realtà, è doppia: le province sparirebbero dalla Costituzione, dove, tra l’altro, vi compaiono non da subito, ma poi le regioni dovrebbero legiferare per passare compe-tenze, patrimonio e personale delle province a organizzazioni tra comuni, organizzazioni che potranno prevedere anche l’e-lezione diretta dei responsabili. Il rischio, nemmeno troppo in-verosimile, è di vedere moltipli-cate queste ‘mini province’ che avrebbero comunque presiden-ti e consiglieri. L’alternativa, in caso di mancato intervento delle regioni, è di demanda-re competenze, patrimonio e

personale automaticamente a un soggetto chiamato associa-zione di comuni che compren-derebbe tutti i comuni della (ex) provincia. Se poi le com-petenze dovessero passare alle regioni il paradosso sarebbe di vedere aumentati del 10-15% i costi per i dipendenti, a causa delle differenze retributive tra dipendenti regionali e provin-ciali.Il tema che sta a monte è quello dei costi della politica (insostenibili e francamente insopportabili per i cittadini, a cui vengono chiesti conti-nui sacrifici mentre la cosid-detta ‘casta’ fa poco o nulla per dimagrire, a partire dagli emolumenti dei parlamenta-ri, passando per i tanti, trop-pi, palazzi e sedi di Camera e Senato, solo per citare un paio di esempi) e di conseguenza di un riordino istituzionale complessivo. Un riordino che deve necessariamente passa-re per i comuni (anche qui c’è

confusione, con la proposta di eliminazione di quelli sotto i mille abitanti che è tramon-tata), ma anche dalle regioni. Un paio di dati: un deputato dello stato della California (che, se fosse autonomo e non parte degli Usa, avrebbe il set-timo Pil mondiale) percepisce tra 50 e 60mila euro all’anno, in media due volte e mezzo in meno di un consigliere regio-nale italiano; ancora le regioni a statuto speciale ‘costano’ 18,3 miliardi all’anno in più rispetto alle altre.Abolire le province o riordinare in altro modo l’elefantiasi dello Stato italiano è, senza dubbio, necessario, l’attenzione deve però essere posta sull’effettivo risparmio di risorse, in tempi davvero durissimi per la peg-gior crisi del dopoguerra. Nelle pagine interne l’intervento del presidente della Provincia di Modena, Emilio Sabattini

A PAGINA 2

Mons. Pierangelo Sequeri aprele lezioni sul bene comune PAGINA 6

2 Domenica 23 ottobre 2011 NostroTempo

Nell’esperienza di fede del popolo ebraico tutto era già chiaro: “Amerai il Signore, Dio tuo, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la tua mente” (questo secondo il Deuteronomio) e

“amerai il prossimo tuo come te stesso” (secondo il Leviti-co).Inoltre il brano odierno dal libro dell’Esodo precisa con grande concretezza la necessità di non molestare e non op-primere il forestiero, di non maltrattare vedove e orfani, di non imprre interessi prestando denaro, di rendere quanto preso in pegno, qualora sia grave il bisogno.Non sono certamente parole passate di moda ed estrema-mente attuali, se qui, nel nostro Paese, i poveri superano gli 8 milioni.Ed è da sottolineare la motivazione che viene portata: non un vago filantropismo, ma la compassione stessa di Dio ver-so il povero e il suo ascolto attento nei confronti di chi è nel bisogno.Le parole di Gesù, in risposta ad una domanda che voleva coglierlo in fallo, precisano il suo pensiero e la sua testimo-nianza: cita sia le parole del Deuteronomio che quelle del Levitico e compie un’operazione che è di straordinaria no-vità; i due comandamenti dell’amore dovuto a Dio e dell’a-more al prossimo (ogni prossimo, ogni uomo...) sono fusi in uno e vengono presentati come fondamento di “tutta la Legge e dei Profeti”.L’esempio della sua vita è determinante. Lui si è dato tutto a tutti, innanzitutto al Padre.Giovanni, nella prima lettera, affermerà decisamente: “Se non ami il fratello che vedi, non puoi amare Dio che non vedi” e “chi ama Dio ama anche il suo fratello”.Non sono necessarie tante parole per ravvisare nelle indica-zioni di Gesù il fondamento dell’agire cristiano, dell’unica Legge a cui ispirarsi: la Legge dell’Amore.

G.G.

“Amerai” (Mt 22,37)

Una traccia verso il futuroSegue da pagina 1

Riflessionisulla Parola

Attualità

S iamo consapevoli, tutti, di essere di fronte a una crisi seria e dramma-tica. In gioco non c’è il

“Se questa fosse una soluzione…”Abolizione delle province: il commento del presidente dell’amministrazione provinciale Emilio Sabattini

Non si può pensare e costruire un futuro per loro ma si deve pensare e costruire un futuro con loro.Occorre renderli protagonisti di una storia in cui la

memoria e i padri non devono essere palle al piede ma ali per volare.Occorre lavorare con loro perche l’imprescindibile discorso sui valori non negoziabili diventi cultura e prassi politica per co-struire con altri la Città. Questa è la sfida che oggi interroga il laicato cattolico nelle sue diverse sensibilità, competenze ed età.Camminando s’apre cammino, senza dimenticare il territorio che ancora oggi rimane un luogo imprescindibile per una po-litica che con le sue regole e i suoi linguaggi sia, in un percorso di democrazia reale, un atto di amore alla città dove abitano credenti e non credenti.

futuro delle Province – sarebbe bello se tutti i problemi trovas-sero soluzione con un solo prov-vedimento - ma la tenuta stessa del nostro Paese, e la mancanza di una guida politica credibi-le sul piano interno e a livello internazionale certo non rende semplice affrontare questa diffi-cile condizione”. Esordisce così il presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini nel commentare il provvedimento sull’abolizione delle provin-ce. “A tutti – aggiunge - viene ri-chiesto di cambiare: alla politi-ca, alle istituzioni, ai cittadini. Dentro questa riflessione, ci sta

il superamento delle Province, se questo costituisce una rispo-sta in termini di miglioramento dell’efficienza del sistema- Pae-se, oltre a un contenimento della spesa pubblica.Quello che non convince, tutta-via, è la mancanza di un disegno coerente di riforma dello Stato che ridefinisca ruoli, funzioni e competenze e renda la macchina pubblica più leggera, moderna ed efficiente. Penso ad esempio alle strutture periferiche del-lo Stato, alla rete di soggetti - dalle Camere di Commercio ai consorzi di bonifica, dai parchi a quell’insieme di società che il sistema degli enti locali ha rea-

lizzato in questi anni per bypas-sare i vincoli rigidi del patto di stabilità – che concorrono ad alimentare la spesa pubblica. L’abolizione delle Province – continua il presidente - do-vrebbe rappresentare un punto di avvio di questa fase di riorga-nizzazione e riforma, non la sua conclusione. Perché se così fos-se, si sarebbe data unicamente una risposta demagogica e po-pulista, legittimando agli occhi dell’opinione pubblica il con-cetto – a mio avviso sbagliato e scorretto – che del lavoro e delle funzioni svolti dalle Province si può tranquillamente fare a me-no, quando sappiamo bene che

così non è.Le Province – conclude Emilio Sabattini - non sono fatte di persone inutili o fannulloni, ma di risorse, competenze e profes-sionalità che hanno prodotto risultati significativi per la cre-scita e lo sviluppo del Paese, e che non devono essere umiliate o delegittimate, perché del loro lavoro c’è oggi e ci sarà ancora bisogno.

Per rimettere in moto l’e-conomia e contrastare le nuove povertà occorre rilanciare l’occupazione,

a partire da quella giovanile. Lo sostiene la Cisl di Modena, che commenta con preoccupazione il rapporto Zancan-Caritas su po-vertà ed esclusione sociale (vedi a lato). Il sindacato di Palazzo Eu-ropa si dichiara particolarmente colpito, ma non sorpreso, dall’au-mento dei giovani che anche a Modena si rivolgono ai centri della Caritas. “Al 30 giugno scor-so risultavano iscritti nelle liste di disoccupazione oltre 23 mila modenesi: più di un terzo di essi, per l’esattezza 8.468, erano gio-vani tra i 16 e 34 anni – sottoli-nea il segretario provinciale della Cisl, William Ballotta – Siamo di fronte a una vera e propria emergenza sociale che richiede interventi urgenti e politiche mi-rate a tutti i livelli. Dobbiamo in ogni modo sostenere l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro

Il lavoro, per i giovaniLa Cisl modenese a commento del rapporto Caritas-Fondazione Zancan sull’esclusione sociale

per ridare loro fiducia e consentire loro di costruirsi un futuro digni-toso. Le legittime proteste degli ‘indignati’ richiedono risposte concrete che vadano nella dire-zione opposta rispetto ai lavoretti precari e sottopagati che troppo spesso vengono offerti ai nostri ragazzi”. Per favorire l’accesso dei giovani al lavoro, il segretario Cisl propone di superare la separazio-ne tra scuola e lavoro, agevolare il percorso formativo mediante misure in grado di facilitare la qualificazione, l’inserimento e la stabilizzazione lavorativa, usare i nuovi strumenti di indagine del

mercato del lavoro per favorire l’incrocio tra domanda e offer-ta. “Il contratto di apprendistato, appena riformato con un accordo di concertazione, rappresenta a nostro avviso lo strumento capace di far entrare i giovani nel mondo del lavoro dalla porta principale e portarli alla stabilizzazione del rapporto di lavoro – afferma Bal-lotta - A tal fine la nuova legge va implementata con un’intensa attività contrattuale a tutti i livelli e la definizione di ulteriori politi-che di incentivazione a livello re-gionale rispetto a obiettivi mirati.

Poveri di dirittiSono 8 milioni e 272 mila le persone che vivono in povertà in

Italia, pari al 13,8% della popolazione (nel 2010), per un totale di 2,73 milioni di famiglie povere. La povertà è in aumento:

erano invece 7 milioni 810 mila nel 2009, il 13,1%. Le donne e i giovani pagano il prezzo più alto. Sono anche aumentate del 19,8% le persone che si rivolgono ai Centri di ascolto Caritas, con un incre-mento degli italiani del 42,5%. Il 70% delle persone che si rivolgono ai Centri di ascolto sono stranieri. I “nuovi poveri” sono aumentati del 13,8% in quattro anni e del 74% nel Mezzogiorno. Il 20% ha meno di 35 anni. In soli cinque anni, dal 2005 al 2010, il numero di giovani è aumentato del 59,6%. Tra questi il 76,1% non studia e non lavora, percentuale che nel 2005 era del 70%. Sono alcuni dati dell’XI Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia, intitolato “Poveri di diritti”, presentato il 17 ottobre a Roma da Caritas italiana e Fondazione Zancan, in occasione della Giornata mondiale contro la povertà.

Nelle sue diverse articolazioni l’apprendistato può rappresentare davvero una modalità di intreccio efficace tra scuola e lavoro per for-mare e accompagnare all’impiego quelle professionalità di cui oggi si avverte la necessità”. Infine il segretario della Cisl modenese ribadisce la sua proposta di apri-re un tavolo tra le parti sociali modenesi per affrontare subito l’emergenza della disoccupazione giovanile e confrontarsi sulle pos-sibili azioni da mettere in campo, all’insegna della coesione e della responsabilità.

3Domenica 23 ottobre 2011NostroTempo

Giovani

Capita a volte di andare a far visita ai morti in ci-mitero. Ma non è bene recarvisi solamente il gior-no dei morti o in prossimità di tale ricorrenza. In quei giorni parlano solo i vivi. Non permettono ai

defunti di trasmettere avvisi importantissimi ai loro cari, che ancora camminano su questa terra. Al ricco Epulone non fu permesso di comunicare con i propri fratelli; ai nostri morti sì. Purtroppo facciamo troppo chiasso, per riuscire a percepire i flebili ed assieme potentissimi aneliti, che sgorgano dal loro cuore. Sono così buoni i nostri morti con noi! Per questo fa male vedere certe tombe completamente trascurate, quando si sa che non sono di defunti senza parenti; anzi! Gli eredi preferiscono stare alla larga dal camposanto, poiché una visita potrebbe non permettere loro di digerire i frutti di lauti festini di ogni genere.Rattristano anche le tombe con fiori di plastica. In un primo momento sembrano annunciare una cura della tomba ed un vivo ricordo del defunto. Ma, a ben osservare, denotano una desiderio parentale di assolvere in fretta un dovere scrupoloso, freddo ed anonimo.Sono migliori una piantina o un fiore vero. Caso mai il caldo lo ha avvizzito, ma con la testa piegata in basso, sembra capire il morto, dal momento che lui pure sta morendo. Poi annuncia, che prima o poi, qualcuno tornerà a toglierlo, per sostituirlo con qualcosa di fresco e sempre di vero.Oppure uno o più di quei biglietti di cartoncino, che annun-ciano che si è devoluta in suffragio una somma per un’opera buona. Esteticamente non sono il massimo. Ma, a ben leggere, sono davvero il massimo. Non mi sono mai piaciuti i fiori di plastica nei cimiteri. Tanto meno in una chiesa. Maglio un nulla, che delicatamente de-nuncia un’eventuale trascuratezza. Gesù ha sempre perdonato i peccatori; mai coloro che cercavano di darla da intendere.

• don nardo masetti

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presso l’aula magna della Facoltà di Giurisprudenza il nuovo pro-getto “Il volontariato completa il tuo curriculum”, promosso dal Centro servizi per il volontariato

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Nuova collaborazione tra l’ateneo modenese e il CSV per avvicinare gli studenti alle associazionisolidali

• luca Beltrami

e l’ateneo modenese. Obiettivo: avvicinare gli studenti universitari al mondo del volontariato attra-

verso un’esperienza di stage in una delle 23 associazioni coinvolte nel progetto. Lo stage permetterà

inoltre allo studente di maturare crediti formativi per il suo curri-culum di studi.

Lo studente potrà così vivere un’e-sperienza importante, misurando-si con diverse realtà e sviluppando

competenze tra-sversali, che gli potranno essere utili nella futura attività lavorativa, come conferma Angelo Morsel-li, presidente del CSV Modena: «È un progetto nuovo, nato dalla collaborazione tra CSV e Università per raggiungere diversi scopi. Da un lato c’è la vo-lontà di informare tutti gli studenti universitari sul mondo del volon-tariato, attraverso l’apertura di spor-telli informativi e campagne di comunicazione all’interno dell’U-niversità, dall’al-tro la possibilità di fare nuovi sta-ge presso le asso-ciazioni aderenti al progetto, con esperienze for-mative, tirocini e anche tesi di laurea. Penso che questa collabora-zione possa essere interessante per tutti, anche per gli studenti, che potranno formar-si in maniera più completa. Infine – conclude Mor-

selli – anticiperemo il 2012, an-no europeo dell’invecchiamento attivo e dell’intergenerazionalità. Attraverso questo progetto riu-sciamo a mettere in collegamento i giovani che hanno voglia di fa-re e coloro che giovani non sono più, ma che continuano a lavorare all’interno del mondo del volon-tariato. In questo progetto si pos-sono incrociare queste due realtà e trovare una nuova energia».Gli fa eco Vito Piccinni, presi-dente dell’Associazione Città e Scuola: «Oggi le organizzazioni richiedono competenze trasver-sali, che gli studenti possono sviluppare attraverso queste espe-rienze di stage nelle associazioni di volontariato. Si tratta di ca-pacità organizzative e gestionali, ma anche competenze personali, come auto stima, sicurezza, equi-librio e senso di responsabilità. Il nostro impegno sarà quello di accogliere nel migliore dei modi i ragazzi, creare un contesto fa-vorevole e affiancarli nelle varie attività ». Carlo Vellani, docente alla Fa-coltà di Giurisprudenza e refe-rente per l’Università, commenta con soddisfazione questa nuova partnership: «Uno dei punti che ci interessano maggiormente è la promozione più completa degli studenti, dopo quella culturale e sportiva, il volontariato è un’ot-tima opportunità di promozione umana. Soprattutto per gli stu-denti fuori sede può essere anche un’occasione di integrarsi nella nostra città, attraverso le asso-ciazioni di volontariato che sono ben radicate nel territorio in vari ambiti di intervento, dal culturale all’assistenziale. Altro punto di nostro interesse, quando comple-terà il suo ciclo di studi lo studen-te universitario si troverà nella necessità di compilare il proprio curriculum e sarà importante aver sviluppato quelle competenze di tipo relazionale, organizzativo e sociale, che difficilmente riesce ad acquisire durante il percorso di studi».

4 Domenica 23 ottobre 2011 NostroTempo

Economia

Un convegno Ucid lancia anche a Modena gli ‘imprenditori responsabili per il bene comune’. Mons. Lanfranchi: “Al centro non deve esserci il proprio successo”

Il bene… fa bene all’impresa

C’è un modello im-prenditoriale che segue la dottrina sociale della Chiesa

e che porta al successo anche l’impresa intesa in senso stret-to? Secondo l’Ucid (unione cristiana imprenditori e diri-genti) la risposta a questa do-

manda è positiva e si chiama responsabilità imprenditoriale per il bene comune. Il modello è stato messo a punto e codi-ficato da Ucid e Centro Car-dinal Siri di Genova (di fatto una emanazione dell’associa-zione) e presentato a Villa Ce-si di Nonantola nel corso di un seminario promosso da Ucid

L ’Ucid di Modena sta proseguendo sulla strada del-la responsabilità degli imprenditori per il bene co-mune. Di fatto questo cammino è stato intrapreso

con l’intervento, datato un anno fa, del professor Stefano Zamagni che parlò di un nuovo modello economico pos-sibile, superando di fatto un capitalismo finanziario che ha portato alla crisi mondiale. Dopo Zamagni il convegno di Nonantola, a cui faranno seguito altre iniziative sulla stes-sa falsariga: “Siamo convinti che un imprenditore cristiano oggi deve fare i conti con la propria responsabilità e, quindi, con la dottrina sociale della Chiesa – rimarca il presidente modenese, Gian Carlo Vezzalini – per il bene dell’azien-da e dei cosiddetti stakeholder, ovvero dipendenti, clienti e fornitori. La crisi non è solo economica, ma etica e morale, questa visione imprenditoriale è un elemento per reagire e per portare vantaggi concreti alle stesse imprese”.

Un percorso lineare

• Paolo seghedoni

di Modena, Reggio Emilia e Parma. Presenti il presidente Ucid di Modena, Gian Carlo Vezzalini, quello del Centro

Siri, Piergiorgio Marino, l’ar-civescovo di Modena, mons. Antonio Lanfranchi, l’ex presi-dente nazionale Ucid, Angelo Ferro, docenti universitari e imprenditori che hanno porta-to le loro testimonianze. “Ab-biamo accolto favorevolmente questa iniziativa per divulgare la responsabilità imprendito-

riale per il bene comune – ha spiegato Vezzalini – un model-lo che vuole seguire i principi fondamentali che la Chiesa ci

trasmette attraverso la dottrina sociale, per contribuire al mi-glioramento della società. Nel corso di questo seminario ab-biamo voluto mettere al centro due relazioni importanti sul metodo da seguire in azienda, secondo questo modello messo a punto da Ucid e dal centro Siri. Lo scopo è che gli im-prenditori prendano spunto e proprio per questo abbiamo voluto porre l’attenzione anche su alcune testimonianze con-crete sul territorio emiliano. Tra queste la Tetra Pak a Mo-dena e il Club per la respon-sabilità sociale d’impresa di cui Walter Sancassiani è respon-sabile: già una cinquantina di piccole e medie imprese adot-tano percorsi di questo genere sul nostro territorio”.Al dibattito ha partecipato, con un saluto non di rito, ma ricco di contenuti, anche mons. Antonio Lanfranchi, che ha ri-cordato il suo essere stato as-sistente Ucid a Piacenza, ma soprattutto ha sottolineato le parole di Benedetto XVI a Lamezia Terme (“è necessaria

una nuova generazione di uo-mini e donne che mettano al centro il bene comune e non il proprio successo individua-

le. In questo clima non solo si emargina Dio, ma anche l’uo-mo, e non ci si impegna per

il bene di tutti”) e la recente Lettera Pastorale su lavoro e festa (“occorre favorire ini-ziative che aiutino i giovani a creare imprese e far sì che sia il lavoro per uomo e non vice-versa”). “I valori in gioco sono alti – ha puntualizzato il ve-scovo – e apparentemente ci si potrebbe chiedere cosa c’entri la fede con l’imprenditorialità. Provo a rispondere riprenden-do l’indagine Censis del 2010 che parla di calo di desiderio, di passione. In questo la fede aiuta molto, ispirata dalla dot-trina sociale della Chiesa. Si sente spesso dire che la Chiesa non ha ricette, ma come istitu-zione la Chiesa non deve dare modelli pratici, mentre questo gruppo di imprenditori che si interroga sulle soluzioni e le

trova nella dottrina sociale, di fatto traduce in pratica le te-orie e cerca soluzioni”. Quat-

tro le dimensioni proposte da mons. Lanfranchi al convegno: “Spiritualità, che implica una scelta di fede; pensiero, che viene dalla dottrina sociale della Chiesa e dalla sua ap-plicazione; comunicazione di esperienze, ovvero far circolare progetti positivi; l’importan-za di associarsi per dare forza, arrivando anche a livello po-litico e comunque superando l’individualismo che non porta risultati. La fede e la dottrina sociale – ha concluso il vesco-vo – sono generatrici di un nuovo pensiero e di una nuova cultura: è la fede a dare un’ani-ma all’economia e all’impresa”. Parole che hanno dato il ‘la’ al seminario e che sono risulta-te in sintonia con il modello proposto. Un modello che, di

fatto, propone il bene comune come un modo per fare del be-ne anche alla propria impresa.

5Domenica 23 ottobre 2011NostroTempo

Il decimo convegno biblico diocesano Lavoro e festa nella Genesi

VescovoAgenda del

Dal 25 al 31 ottobreguida un corso di esercizi spirituali

Nel 10° Convegno biblico diocesano, don Marco Set-tembrini, docente

di Antico Testamento presso la Facoltà Teologica dell’Emi-lia Romagna, sede di Bologna, ha trattato il tema: “Lavoro e festa nel libro della Genesi”, in tre relazioni molto godibili per profondità di pensiero, chiarez-za e piacevolezza espositiva. Il racconto della creazione pro-cede col ritmo solenne di una processione liturgica, dice che il mondo è ordinato, governa-to da Dio e non dal caos, che la creazione è robusta, piena dell’energia vitale che Dio le

Diocesi

DiocesiAgenda della

Domenica 23 ottobreore 15.30 al CFNConsiglio pastoralediocesanoore 18 in CattedraleMessa nella Giornata Missionaria mondiale

Giovedì 27 ottobreore 20.30 al CFNLaboratoriodi formazioneper la catechesidegli adulti“I Comandamenti”ore 21 al CFNEducatori in camminoOre 21 al CFNSulla misura del cuoredel Signore

Sabato 29 ottobreore 15 al CFNCorso per nuovi ministri straordinaridella Comunione

Domenica 30 ottobreMemoria del beatoContardo Ferrini

Venite in disparte e riposiamo un po’: con questo monito del Van-gelo, le suore Pastorelle presentano la loro casa, a disposizione di persone, gruppi e famiglie per momenti di spiritualità biblica,

ritiri, settimane di esperienza comunitaria, tempi di preghiera personale e accompagnamento spirituale. La casa è immersa in un ampio parco alberato, lontana dai rumori del traffico e della strada, ma poco distan-te da Modena. Gli ospiti troveranno ambienti a loro riservati con una cucina autonoma ed una cappella per la preghiera. La casa è in strada Montanara 178. La prenotazione telefonica, o una visita per gli accordi, sono indispensabili. La casa risponde al numero 053250253.

A casa “Gesù Buon Pastore”Esperienze di spiritualità

• carlo cantini

infonde; che tutto è creatu-ra al cospetto di Dio e perciò l’uomo non deve temere nulla:

non c’è potenza negativa della Storia che possa sottrarsi alla signoria di Dio. E il termine

della creazione è nel riposo in Dio del set-timo giorno, che è la festa dove l’uomo si ritrova con Colui che lo ha creato a propria immagine proprio per potere condividere la Creazione e la Sto-ria. L’uomo è posto nel giardino perché lo coltivi e lo custo-disca: a lui spetta di continuare il lavoro di Dio nel compito regale e sacerdota-le di rendere la terra feconda perché tutti

abbiano cibo e vivano: il la-voro non è visto in termini di autorealizzazione ma di servi-zio alla vita dell’altro; e l’uomo può rendere questo servizio a due condizioni: che rimanga in comunione piena e intima con la donna, perché non è lui immagine di Dio, ma maschio e femmina sono immagine di Dio, e rimanga in relazione di dipendenza da Dio: il divieto di mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male ha questo si-gnificato: se l’uomo non interroga Dio sul senso del proprio operare, si chiude in una autosufficienza sterile. Sopraggiun-ge il peccato perché l’uomo comincia a pensare male di Dio, pensa che a Dio non interessi la vita dell’uomo e che l’uo-mo deve provveder-vi direttamente. Col peccato, la maternità avviene nel dolore, il lavoro con fatica e la sessualità diventa oc-casione di dominio

Don Stefano Andreotti prende il posto di don Giuliano Barattini come incaricato della Pastorale Migrantes della diocesi.La fondazione Migrantes è un’organismo costituito dalla

Conferenza Episcopale Italiana per assicurare l’assistenza religiosa ai migranti, italiani e stranieri, per promuovere nelle comunità cristiane atteggiamenti ed opere di fraterna accoglienza nei loro riguardi, per sti-molare nella stessa comunità civile la comprensione e la valorizzazione della loro identità in un clima di pacifica convivenza rispettosa dei diritti della persona umana.

Nuovo incaricato a Migrantes

Nomine

Lettera pastoralee orientamenti operativiSi riunirà domenica 23

ottobre, alle 15.30 al Centro Famiglia di Na-

zareth, il Consiglio pastora-le diocesano. E’ stata diffusa la lettera pastorale di mons. Lanfranchi, sul tema del la-voro e della festa, nel contesto degli Orientamenti pastorali proposti dalla Cei per il de-cennio in corso, che giunge in un momento di forte preoccu-pazione per tutti. Preoccupa la situazione economica e politi-ca del nostro paese e di tutto il pianeta, con le sue ricadute sul mondo del lavoro e sui pro-blemi con i quali le famiglie devono fare i conti tutti i gior-

Consiglio pastorale diocesano

ni. Preoccupa l’appannarsi di certi valori fondamentali, sui quali per anni è stata fondata l’educazione dei giovani, in fa-miglia ed in parrocchia.Il Consiglio si interrogherà su alcuni passaggi fondamentali. La Lettera pastorale è stata recepita nelle nostre comuni-tà? Come si pensa di attuare l’ultimo capitolo, quello degli orientamenti operativi, nel vi-cariato, nell’unità pastorale e nella parrocchia? Nel quarto capitolo della lettera mons. Lanfranchi scrive: “La crisi che stiamo attraversando, pur nella sua drammaticità, può costituire una purificazione

preziosa da quegli stili di vita impregnati da un edonismo e da una ricerca smodata del piacere che sono spesso all’o-rigine di visioni distorte e deformanti del lavoro e della vita stessa”. Condividiamo tale affermazione? Quale contri-buto pensiamo di poter dare come singoli, come famiglie, come comunità cristiana al-la riflessione intorno a questi argomenti? Se non apparisse presuntuoso, quale contribu-to per la soluzione di questa crisi globale? La riflessione su giorno ed ora in cui la parteci-pazione al consiglio è favorita concluderà la seduta.

Un pasto per tuttiDerrate alimenta-

ri da distribui-re agli indigenti: le parrocchie, le

fondazioni e gli enti forniti di personalità giuridica im-pegnati in ambito caritativo e assistenziale hanno tempo fino al prossimo 31 ottobre, lune-dì, per presentare domanda di iscrizione da consegnare alla Caritas modenese e parteci-pare al programma Agea (ex Aima, l’azienda per gli inter-venti sul mercato agricolo) per l’anno 2012. La Caritas diocesana modenese è infat-ti ente caritativo riconosciuto dall’Agea (Agenzia erogazioni in agricoltura) autorizzato a

Caritas

rappresentare per delega le strutture che svolgono attività di assistenza e, di conseguen-za, delegato alla raccolta e alla ridistribuzione delle derrate alimentari alle parrocchie e agli enti. Il centro per lo smi-stamento degli alimenti è al centro Famiglia di Nazareth. Nel corso del 2010 (i dati del 2011 non sono ancora dispo-nibili), sono state circa 10 mila le persone che in diocesi han-no beneficiato della distribu-zione delle derrate alimentari del programma Agea realiz-zata da 47 realtà diverse che fanno riferimento alla Caritas diocesana. In dettaglio sono stati distri-buiti 524 quintali di formaggio (tra Pecorino toscano, Mon-

tasio, Grana padano e Parmi-giano reggiano), 30 quintali di burro in panetti, 344 quintali di riso, 998 quintali di pasta, 415 quintali di biscotti, 57.888 quintali di latte uht, 27 quin-tali di fette biscottate,17 quin-tali di crackers, 15 quintali di confettura in vaschette per un valore complessivo di oltre 572 mila euro.Le parrocchie o le altre realtà impegnate in attività assisten-ziali che intendono usufruire di questa opportunità e pre-sentare domanda di iscrizione al programma Agea possono contattare, per ricevere ulterio-ri informazioni, la Caritas dio-cesana modenese al numero 059.2133874 (rag. Giuseppe Guerzoni).

sono deformazioni che devono portare l’uomo a capire che c’è qualcosa di diverso da ritro-vare; si interrompe il dialogo con l’altro e il fratello uccide il fratello; il peccato monta nel cuore di ogni uomo e viene il diluvio: ma basta un giusto per riaprire la storia: il bene è sem-pre più forte. Il peccato riparte con l’orgogliosa costruzione della torre di Babele, ma Dio interviene e disperde i costrut-tori: gesto misericordioso per-ché interrompe il male. Subito dopo, da quella stessa realtà di peccato, Dio chiama Abramo e lo fa diventare benedizione e padre di una moltitudine: è sempre la vita che vince ed è sempre la robustezza della cre-azione che il Signore continua a infondere nelle debolezze dell’uomo. Questi straordina-ri racconti sono parabole che dicono il senso profondo del-le cose; nascono in un tempo storico preciso per rispondere a domande spirituali di quelle generazioni, che sono doman-de di tutte le generazioni di credenti.

6 Domenica 23 ottobre 2011 NostroTempo

Incontri

Tra cura e dono, una lezione per l’oggiMons. Pierangelo Sequeri ha aperto il ciclo di incontri sul bene comune proposto dalla Fondazione Collegio San Carlo

Venerdì 14 ottobre con la lezione “La cura e il dono. Be-ne comune e digni-

tà nel pensiero cristiano” di monsignor Pierangelo Seque-ri, si è aperto alla Fondazione Collegio San Carlo il ciclo di lezioni “Bene comune. L’ela-borazione religiosa della re-sponsabilità sociale”. “Cura e dono sono le due fi-gure emblematiche di ciò che fino a ieri restava fuori dal discorso classico di bene co-mune, perché fino a ieri erano visti come beni tipicamente estemporanei – ha esordito il professor Sequeri –. Oggi ab-biamo un sistema sociale nel quale almeno negativamente sentiamo la mancanza di que-ste figure, non ci basta più il loro inquadramento classico ma il nostro problema è che non riusciamo a trovare le pa-role per esplicitare in positivo questa mancanza”. Occorre innanzitutto chiarire che la cura e il dono hanno a che fare col bene comune, quindi col sistema sociale e non solo con la virtù indivi-duale dei singoli: ciò che ser-ve è inquadrare meglio il loro rapporto col cosiddetto bene comune.Come ha illustrato il profes-sore, ciò che ha incoraggiato la cultura recente a iscrivere que-ste due figure come elementi del sistema sociale deriva dalle tesi di due sociologi: Marcel Mauss e Jacques T. Godbout. “Di Mauss è stato riscoperto un saggio sul dono in cui egli esponeva una tesi derivante da un suo studio su gruppi etnici tra i quali sopravviveva un si-stema generale di scambio che non aveva nulla a che fare col contratto mercantile ma con la donazione, arrivando a con-cludere che non è poi così ne-cessario che un sistema sociale debba reggersi sullo scambio contrattuale per poter soprav-vivere. La storia dimostra che sono esistiti sistemi ben più funzionanti in cui lo scambio di base su cui si fondava tut-ta la struttura sociale aveva la forma del dono”. L’intuizio-ne di Mauss ha illuminato la strada dei posteri che hanno visto un collegamento tra la forma simbolica della dona-zione e la cura, la reciprocità, come principi sociali. “Siamo

• laura solieri

troppo abituati a pensare che il sistema del dono sia legge-ro ed estemporaneo, quindi debole, mentre quello dello scambio contrattuale è visto come il sistema forte, a prezzo del fatto che comporta un alto livello di anonimato, di perdita dei rapporti che si esauriscono in una firma sul contratto” ha detto Sequeri.Godbout ha poi aggiunto un tassello ai ragionamenti nati dalla tesi di Mauss, arrivando alla conclusione che la nostra società occidentale finirebbe domani, se non includesse nel sistema sociale la circolazio-ne del dono, di una forma di rapporto e di scambio di una quota di circolazione senza la quale il mercato e il dirit-to affonderebbero. “Le società umane funzioneranno fino a quando qualcuno si prenderà cura, senza pretendere nulla in cambio, dei cuccioli, che non sanno fare niente e consuma-no solo” ha spiegato il profes-sor Sequeri, facendo l’esempio del linguaggio che è tipica-mente un bene comune, senza alcuna reciprocità di tipo eco-nomico o materiale e delinea palesemente una forma siste-mica di cura perché il lavoro scientifico dell’apprendimento del linguaggio che fa la madre con i figli ha che fare indisso-lubilmente con la donazione e il bene comune.“Il meccanismo della dona-zione è un meccanismo etico potente, che non pretende

il contraccambio, ma tutti sappiamo che se arraffiamo sempre senza dare in cambio nemmeno un cioccolatino, la società ci guarda male – ha proseguito Sequeri –. Il do-no esige il contraccambio, ma su un altro registro, perché

il contraccambio conferma la qualità del dono, confer-ma che il dono, socialmen-te parlando, non è stato uno sperpero. Essendo diventato prepotente il registro dello scambio contrattuale, il regi-stro della donazione si è in-

terrato e sopravvive nell’atto del buon samaritano. Il dono anche indotto ad atto di be-nevolenza non sistematico, nel sistema dello scambio, è stato costretto a diventare sistema-tico: la struttura antropologica è così perversa che oggi cosa succede? Siamo pieni di gad-get, di incentivi! Paghi due e prendi tre. E questa struttu-ra che ci permea è talmente fluida che non ci accorgiamo che la filiera delle gradazioni realizza delle continuità im-barazzanti. Ed ecco che arriva il ricatto. Se un dono non ha un contraccambio a termine è un principio di schiavitù (si pensi al dono mafioso, al dono dispotico del faraone)”. Il dono ed il contratto so-no forme estremamente in-teressanti, forse, come ha sottolineato Sequeri, inevi-tabilmente complementari: i due non hanno bisogno di occultarsi l’un l’altro, ma de-vono ritrovare il loro rappor-to. “Il registro dello scambio contrattuale non può non cor-rompersi se non tiene buoni rapporti con la sfera sistema-tica di donazione che è il bene comune”.Successivamente Sequeri ha analizzato un secondo macro-filone, collegato al tema della religione “dal momento che le coordinate essenziali di dono e cura, in ogni società e con-testo, vengono dalle religioni. Una società senza cura e sen-za dono è morta: nella storia della nostra teologia, abbiamo percorso un conflitto emble-matico che ha visto il cristia-

nesimo spaccarsi in due sul tema della dottrina della Gra-zia. Non c’è solo un problema di integrazione sistemica in chiave complementare tra i due registri che abbiamo visto. A questo, infatti, si aggiunge il problema della maggior parte dei conflitti simbolici attuali esistenti tra legame sociale e libertà individuale, che può es-sere risolto dalla qualità di una teologia che sappia illustrare persuasivamente il concetto per cui la forma della dona-zione asimmetrica non coinci-de col dispotismo, ma è decisa, nel luogo della religione, dalla qualità affettiva dello scambio. Viviamo in una società nella quale siamo appesi alla dispo-nibilità a conciliare dell’altro, se manca questa il sistema implode - conclude Sequeri -. Questa conciliazione, però, manca di autorizzazione, per-ché non abbiamo più un’istan-za moralmente autorevole e condivisa che ci faccia perce-pire la conciliazione come una valore ed è qui che la religione è chiamata ad intervenire, per autorizzare. La religione, oggi, deve moltiplicare per cento la sua credibilità ad essere a di-sposizione di questo principio di conciliazione”. Il prossimo appuntamento del ciclo è per mercoledì 26 otto-bre ore 17.30 con la lezione “Cittadinanza e bene comune. Tra mondo greco e romano” di Emanuele Stolfi. Il ciclo si concluderà a gennaio: per il programma completo visitare il sito www.fondazionesancar-lo.it.

7Domenica 23 ottobre 2011NostroTempo

Congregazioni

Comunicato dei frati Cappuccini riguardante il Santuario della Beata Vergine della Salute di Puianello

Mercoledì 26 ottobre l’inaugurazione pubblica dell’anno accademico all’Istituto Beato Contardo Ferrini

La fede continua a pensare

Mercoledì 26 ot-tobre inizierà ufficialmente il trentanovesimo

anno di vita dell’Istituto Supe-riore di Scienze Religiose, uno dei più belli e duraturi segni del Concilio Vaticano II nella nostra chiesa modenese. “Per-ché la fede pensi” è il motto che mons. Augusto Bergamini ha

• don luca Balugani

voluto per l’Istituto e che resta bussola del percorso di studi offerto ai partecipanti in ogni anno accademico. Caratteristica dello studio delle scienze reli-giose è proprio quella di passare dall’innamoramento della fede alla comprensione della stessa attraverso la riflessione critica, in un continuo confronto con le domande che il tempo presente pone. Scriveva il card. Newman, importantissimo vescovo ingle-se del XIX secolo, recentemente beatificato da Benedetto XVI: “Voglio un laicato non arrogan-te, non precipitoso nei discorsi, non polemico, ma uomini che conoscono la propria religio-ne, che in essa vi entrino, che sappiano bene dove si ergono,

che sanno cosa credono e cosa non credono, che conoscono il proprio credo così bene da da-re conto di esso, che conoscono così bene la storia da poterlo difendere”. Sarà proprio cen-trata su questa figura la relazio-ne che si svolgerà in occasione della giornata di inaugurazione dell’anno accademico alle 20,30 di mercoledì prossimo e tenuta dal prof. Gerald Pillay, vice-can-celliere della Hope University di Liverpool. Molto della riflessio-ne del card. Newman fu dedica-ta al rapporto tra fede e ragione, insieme ad una profonda con-vinzione che la conversione sia un atteggiamento costante del cristiano e che la preghiera ne sia il fulcro. Il suo motto episco-

Desideriamo infor-mare i tanti pelle-grini che ogni anno frequentano il san-

tuario di Puianello, dedicato alla Beata Vergine della Salute, circa l’utilizzo dei locali che attual-mente ospitano il bar gestito dal circolo Acli di Puianello. Nel dicembre 2006 padre Pa-olo Grasselli, allora ministro provinciale dei frati Cappuccini dell’Emilia-Romagna, iniziò un dialogo con il circolo Acli (nella persona del presidente di allora e del gestore del bar) presentando loro l’esigenza, da parte del san-tuario, di utilizzare gli spazi del bar per migliorare l’accoglienza dei pellegrini, ricavando alcuni confessionali e un parlatorio do-ve ricevere le persone.Dopo diversi incontri in cui si tentò di pensare a soluzioni al-ternative per il bar, le Acli locali si mostrarono determinate a voler rimanere fino alla scaden-za del contratto (2013): si ap-pellarono alla legge bloccando ogni trattativa. Era il 6 febbraio 2008. Il santuario chiese la me-diazione delle Acli provinciali di Modena le quali, appoggiando i frati, incontrarono il circolo lo-cale, constatando però che non c’erano spazi di dialogo. Nel frattempo iniziò il processo di beatificazione di padre Raf-faele (13/5/2008), che lasciava ipotizzare per il futuro una cre-scita dell’afflusso di pellegrini alla sua tomba che è nel santua-

rio.Il mancato pagamento della rata semestrale (31/1/2010) ha inne-scato una procedura processuale di sfratto per morosità. Conclu-sione: il giudice stabiliva che il Circolo Acli si sarebbe dovuto impegnare a rilasciare l’immo-bile nella piena disponibilità del legittimo proprietario, Santuario di Puianello, entro e non oltre il 31 marzo 2012.Moltissimi fedeli si accostano al sacramento della riconciliazione per cui occorre predisporre dei confessionali più funzionali, ac-coglienti, che garantiscano sufficiente ri-s e r v a t e z z a . Inoltre non c’è un parlatorio dove accoglie-re le persone che desiderano un dialogo (la sagrestia è un luogo di pas-saggio e quindi non adatto).Siamo convin-ti che questa soluzione, a cui si poteva giun-gere in modo più pacifico, aiuti i pelle-grini a gustare maggiormente il silenzio e il raccoglimento, favorendo il clima di pre-ghiera che si

Una precisazione opportuna

Formazione

pale era: “Cor ad cor loquitur”, il cuore parla al cuore.Il confronto con le questioni del tempo odierno continue-rà anche venerdì 28 ottobre, con la conferenza del professor McGettrick, decano della fa-coltà di scienze dell’educazione della Hope University. I Fonda-menti dell’educazione saranno approfonditi in alcuni confronti che si svolgeranno in questo an-no accademico, in consonanza con la scelta decennale della Cei sull’educazione.Già da qualche settimana si svolgono le lezioni dell’Istitu-to, che conta più di 200 iscrit-ti all’inizio di questo anno accademico. Sono 90 gli ordi-nari, ossia coloro che intendo-

no completare l’intero percorso di studi: una ventina al primo anno del percorso triennale e in numero complessivamente un poco maggiore nel Biennio di specializza-zione. Una tren-tina di persone frequenta l’Issr per prepararsi ad esercitare un ministero ricono-sciuto all’interno della Chiesa. Si nota un ringio-vanimento degli studenti che te-stimonia un cre-scente interesse anche in giovani che terminano

addice e che si cerca in un san-tuario mariano.D’altra parte abbiamo saputo che il circolo Acli ha già indi-viduato un’area per costruire un bar appena fuori dall’area del santuario e questo permetterà ai residenti della zona di non per-dere un punto di aggregazione e di ritrovo.

Fr. Matteo Ghisini,ministro provinciale dei frati

Cappuccini dell’Emilia-Romagna, e la fraternità del Santuario di

Puianello

le suole superiori. I frutti del Concilio continuano a vedersi anche mezzo secolo dopo la sua indizione. E la fede continua a pensare.

8 Domenica 23 ottobre 2011 NostroTempo

Solidarietà

Sono tanti i motivi di in-teresse dell’ottava edi-zione della Maratona della Pace Betlemme-

Gerusalemme, che prenderà il via lunedì 24 ottobre da Betlemme. “Un Ponte verso Betlemme”, “Rock No War” e “Centro Spor-tivo Italiano” saranno ancora una volta ai nastri di partenza per l’evento: il 20 ottobre partiranno in 31 da Modena per unirsi alla rappresentanza italiana composta in totale da 270 partecipanti. Co-me ogni anno, il pellegrinaggio sportivo accresce il significato di promozione della cultura della pace in Terra Santa e l’idea dello sport come veicolo di dialogo, in-tegrazione e coesione sociale nei Paesi colpiti dai conflitti. Non solo. Il progetto vuole onorare la figura del Beato Giovanni Paolo II, di cui il 22 ottobre ricorre la festa liturgica. Chi meglio di lui, che tra i vari appellativi poteva annoverare anche quello di “Pa-pa dello sport”, può racchiudere i tanti significati di questa corsa?La Maratona della Pace è una corsa non competitiva di 10 km che parte da Betlemme e rag-giunge Gerusalemme passando per il check point che segna la divisione tra i territori israeliano e palestinese, ed è l’unica occa-sione dell’anno in cui i palesti-nesi possono entrare in Israele senza sottoporsi al controllo dei documenti. Durante la sosta al

Dieci chilometri di pacePrende il via lunedì 24 ottobre l’ottava edizione della Maratona Betlemme-Gerusalemme, alla quale partecipano31 modenesi

Persone

Venerdì 14 ottobre si è tenuto presso la chiesa della Santissima An-nunziata a Formigine

un incontro sul beato Alberto Marvelli. Il titolo della conferen-za, svolta dal professor Marzio Ardovini ed organizzata dalla parrocchia, dall’Azione cattolica e dalle confraternite del Santis-simo Sacramento e di San Pietro Martire, era “Il manovale della carità. Il beato Alberto Marvel-li”. Di questa importante figura, indicata da Giovanni Paolo II e

Una luce che non si spegneNella chiesa dell’Annunziata a Formigine un incontro sul beato Alberto Marvelli

da Benedetto XVI quale esem-plare per il laicato cattolico in generale - e per i giovani in particolare - sono state illustrate dal relatore gli elementi biogra-fici, la formazione, nell’ambien-te salesiano prima, nell’Azione cattolica e nella Società operaia fondata da Luigi Gedda poi, ma anche l’attività di instancabile apostolato e l’intenso lavoro per la ricostruzione postbellica. Na-to il 21 marzo 1918 a Ferrara da Alfredo Marvelli e Maria Mayr, riminese d’adozione, Alberto vis-se in una famiglia caratterizzata dalla fede operosa, dal sacrificio e dalla sofferenza, non solo a cau-sa delle angherie pazientemente sopportate dal padre - dirigente

bancario e membro del Parti-to Popolare - dopo l’avvento del fascismo, ma anche a motivo della sua prematura scomparsa. “La vita di Alberto Marvelli - ha sottolineato il relatore - si basa-va su una fortissima spiritualità eucaristica che ne animava l’im-pegno di educatore, di studente universitario, di vero e proprio manovale della carità dovunque ci fosse bisogno della sua azione. Dall’età di quindici anni riceveva la comunione quotidianamen-te e la viveva come l’elevazione dell’uomo alla vita divina e come la reale presenza di Cristo che en-trava nella sua persona e la abitava giorno dopo giorno”. Laureatosi presso la facoltà di Ingegneria di

Bologna, Marvelli presta servizio militare tra il 1940 ed il 1941 - esercitando una notevole opera di apostolato tra i commilitoni - ma è presto esentato in quanto terzo figlio di madre vedova sotto le armi. Quando Rimini viene di-strutta dai bombardamenti aerei e navali e la popolazione civile si rifugia sulle colline dell’entro-terra ed entro i confini della neu-trale Repubblica di San Marino, egli non imbraccia le armi, ma, inforcando la sua inseparabile bicicletta, fa la spola ininterrot-tamente anche sotto le bombe per recare viveri ed altri generi di prima necessità agli sfollati. La sua opera non passa inosservata: al termine delle ostilità Rimini

è da ricostruire materialmente e moralmente. L’ingegner Alberto Marvelli è nominato assessore ai lavori pubblici e si mette in opera giorno e notte per aiutare tutti coloro che può raggiungere, senza discriminare sulla base delle diverse fedi ideologiche per estir-pare alle radici l’odio che la guerra civile ha seminato a piene mani negli anni precendenti. L’amico Benigno Zaccagnini lo convince ad aderire alla Democrazia Cri-stiana, per la quale terrà affollati comizi, sempre spostandosi da un luogo all’altro sulla sua bici-cletta, come quel fatale 5 ottobre 1946, quando un camion militare lo scaraventa contro un muretto stroncandone l’esistenza terrena.

Giorgio La Pira un giorno disse: “A me pare che mettere sul can-delabro questa lampada, risponda alle esigenze più pressanti della Chiesa, oggi: perché il problema delle generazioni nuove è, oggi, fondamentalmente, quello della loro vita interiore, del loro modo di unione con Dio, della vita della grazia: e non è tutto qui il senso della testimonianza cristiana di Marvelli? (...) La Chiesa potrà dire alle generazioni nuove: ecco, io vi mostro cosa è l’autentica vita cristiana nel mondo”. E’ proprio ciò che ha fatto il beato Giovanni Paolo II a Loreto, il 5 settembre 2004, proclamandolo beato ed istituendone la memoria liturgica il 5 ottobre.

• francesco gherardi

check point, la rappresen-tanza israe-liano-palesti-nese e quella italiana si sfi-deranno in una partita di calcetto con la parte-cipazione di alcune vec-chie glorie della Nazio-nale Italia-na di calcio, come il por-tiere Angelo Peruzzi, 31 presenze e un titolo mondiale vinto nel 2006, e i centrocampisti Luigi Di Biagio (31 volte in azzurro) e Damiano Tommasi (25 presenze). Al ter-mine della corsa, le autorità pa-lestinesi ed israeliane firmeranno congiun-t a m e n t e un ma-n i f e s t o “sport e pace”. Una volta a r r i v a t i a Bet-lemme, i p a r t e c i -panti vi-siteranno l’ospedale pediatrico “ C a r i t a s Baby Ho-spital”, la moderna s t r u t t u -ra situata

accanto al muro di divisione fra la città della Natività e Gerusa-lemme. L’ospedale riceve bambini bisognosi di cure, senza distinzio-ne di religione o nazionalità. Pri-va di sovvenzioni governative, la

Nato a Betlemme

Sempre lunedì 24 ottobre, giornata inaugurale della Maratona, sarà presentato accanto alla Basilica della Natività di Betlemme il libro di Valentina Lanzilli e

Luigi Ottani “Nato a Betlemme”, i cui ricavati saranno de-voluti al Caritas Baby Hospital di Betlemme. I due autori presenteranno il volume edito da Artestampa alla presenza di tutti i partecipanti alla corsa, di padre Ibrahim Faltas, par-roco di Gerusalemme, e di suor Donatella Lessio, responsa-bile della formazione Caritas al Baby Hospital di Betlemme. Vite che si affollano intorno a un muro alto nove metri, storie raccolte per strada o nella povertà di piccole case. A Betlemme, luogo di frontiera tormentato dal conflitto israeliano-palestinese, sono in tanti ad operare per la pace. Valentina Lanzilli e Luigi Ottani hanno raccolto alcune di queste esperienze di impegno, visitando orfanotrofi come la Creche e l’Hogar Niño Dios e strutture ospedaliere come il Caritas Baby Hospital, l’unico ospedale pediatrico dell’in-tera Cisgiordania. “Nato a Betlemme” è un libro fotografico che raccoglie quindici storie vere ed inedite di persone nate a Betlemme, che oggi vivono in diversi contesti le conseguen-ze del conflitto. Storie di vita differenti, che costruiscono nel loro insieme uno specchio reale della Betlemme di oggi, con un evidente riferimento alla città natale di Gesù. Storie di cristiani e musulmani, accomunati da una vita difficile in una terra occupata e martoriata dall’ingiustizia.Ogni racconto, scritto in italiano e in inglese, è accompagna-to da un ricco reportage fotografico realizzato dai due autori lo scorso aprile. Una delle storie presenti nel libro è stata pubblicata su “Il Venerdì” del quotidiano “La Repubblica” del 21 maggio 2010. La prefazione dell’opera è stata curata da padre Ibrahim Faltas, conosciuto a livello internazionale quando da parroco di Betlemme divenne portavoce e uomo del dialogo durante l’assedio della Basilica della Natività. L’introduzione è stata invece realizzata da suor Donatella Lessio.

struttura vive grazie alla so-lidarietà e agli aiuti prove-nienti da tutto il mondo. Dal 2008 il comi-tato modenese capitanato da Stefano Pram-polini (nella foto qui a lato con suor Do-natella Lessio, responsabile del Baby Ho-spital) ha potuto conse-gnare all’ospe-dale pediatrico

24.700 euro, raccolti durante le tante iniziative benefiche orga-nizzate in città, tra cui l’asta di importanti artisti modenesi del dicembre scorso, che si ripeterà il 27 novembre prossimo. Parti-

colarmente significativa dell’in-contro fra sport, arte e solidarietà sarà la consegna al Baby Hospi-tal, durante la visita di lunedì 24 ottobre, di un prezioso “ritaglio” del telo di Giuliano Della Casa. L’opera, 27 metri quadrati ispi-

rati al mondo dell’infanzia (foto sotto), è stata smontata e divisa in riquadri. Il più importante, dedi-cato a tutti i bambini del mondo, andrà a Betlemme, gli altri saran-no messi all’asta per la raccolta fondi del 27 novembre.

9Domenica 23 ottobre 2011NostroTempo

Dieci chilometri di paceMissioni

Tre giovani modenesi partono a breve per esperienze in terra di missione: in questa pagina si raccontano

Per le strade del mondo

Sono in tre, riceveran-no il mandato mis-sionario nel corso della veglia missio-

naria diocesana in occasione della giornata Missionaria

mondiale, venerdì 21 ottobre alle ore 21, in Sant’Agostino, e a breve partiranno, due verso il Burkina Faso e una in Madagascar. Sono giovani e niente affatto sprovvedute, hanno già sperimentato la condivisione, si sono forma-te e ora comincia per loro un anno in cui si metteranno alla prova in un modo ancora più netto. Sono Teresa Maria Co-stantini, Alice Angeli ed An-na Messora.Teresa ha 20 anni, è di Mo-dena, parrocchia Sant’Ago-stino, e partirà il 15 novembre

Incontro a tuttiIn tutto il mondo domenica prossima si pensa e si prega per le missioni. Una preoccupazione

fondamentale per la Chiesa: fa parte del suo modo di essere, da vivere lontano da qualsiasi forma di indottrinamento e di proselitismo. Riguarda i Paesi dove non è ancora giunto l’an-

nuncio di Gesù Cristo, ma riguarda anche il nostro mondo apparentemente cristiano (superfi-cialmente, nominalisticamente!). Oggi fare missione è tutt’uno con la nuova evangelizzazione e con la forte necessità di una inculturazione della fede. Un’azione che la Chiesa vuole condurre nel massimo rispetto per l’uomo, della sua cultura, della sua storia, della ricerca onesta dei risultati, anche modesti, ottenuti.La Chiesa vuole individuare e proporre i percorsi di una fede adulta, dono gratuito che i cristiani hanno ricevuto e che a loro volta sentono la necessità di partecipare a quanti incontrano.Ecco allora la possibilità di percorrere strade appassionate con tutti gli uomini e le donne di buona volontà.Ecco allora lo sviluppo di una ricerca insieme, attraverso lo scambio reciproco delle conoscenze raggiunte e il dialogo fraterno.Con alcuni sarà possibile riconoscere l’unico, vero Dio.Con tutti ci si potrà impegnare a lavorare insieme per collaborare alla crescita dell’uomo nella pace e nella libertàSempre, da credenti nel Dio di Gesù Cristo, si vivrà forti e lieti della propria fede.

• mariaPia cavani

per il Burkina Faso, a Toma. Qui, insieme ad Alice ed al-le suore di una congregazione locale, lavorerà nella “Casa della solidarietà e della spe-ranza”, occupandosi di sicu-rezza alimentare ed assistenza sanitaria. “Ma prima di tutto – ci dice – il mio impegno sarà di stare con le persone e conoscere la loro realtà”. Don Carlo Nyamba, cappellano del nuovo ospedale, nato a Toma, è il tramite per la conoscenza dell’esperienza: con lui Teresa

ha già trascorso in Burkina tre settimane l’anno scorso. “Pro-prio per questo legame, pen-sando ad un periodo lungo in Africa, ho scelto di tornare in Burkina. la mia famiglia con-divide la mia scelta, lo stile con cui parto, le ragioni; non la considera una cosa straor-dinaria. Comunque li voglio ringraziare: io ho portato in casa uno tsunami e loro hanno accolto la mia scelta. Natural-mente ci sono le preoccupa-zioni, sanno però che questo non è un capriccio, ma fa par-te di una cosa più grande, per

questo si affidano e hanno il coraggio di lasciarmi andare”.Teresa condivide ancora un pensiero con noi: “Il Burkina è un filtro attraverso cui la mia vita è passata, con sogni e desi-deri. Sono tornata desideran-do la ricerca dell’essenziale, un senso per la mia vita, valoriz-zando ogni incontro ed ogni persona che mi è donata. Ho imparato là a non aver paura di conoscere persone nuove, a chiedere come si chiamano e a ringraziare: in questo modo

ogni incontro diventa parte di me. Nell’incontro con le per-sone, cercherò di entrare in casa loro in punta di piedi”.Alice Angeli ha 24 anni, è di Formigine e la prossima setti-mana si laureerà in Scienze della Formazione primaria. “Ho scelto di finire gli studi, prima di partire per un anno. Il pensiero era da tempo rivol-to all’Africa: lo scorso anno ho trascorso tre mesi in Sier-ra Leone, un progetto della diocesi di Reggio Emilia, poi ho conosciuto il Centro Mis-sionario modenese e ho accol-

to la proposta per il Burkina Faso”. Alice sarà impegnata a Toma, come Teresa. “E’ diffi-cile conoscere l’Africa stando qui – ci dice – l’immagine che arriva è incompleta, non se ne parla che in casi estremi. I miei si aspettavano che par-tissi, anche se ora che la data si avvicina sono un po’ pre-occupati. L’esperienza che ho

scelto è completamente nuova per loro”.La Sierra Leone è stata per Alice un’esperienza forte: “In Africa lasci diverse cose, come il bisogno di avere sem-pre qualcosa da fare, e di farlo in fretta. Là ho imparato a fermarmi, per parlare con qual-cuno o perché correvo troppo. Ho imparato ad essere libera di ascoltar-mi, a scegliere con cura le cose che ho voglia di fare, a non rimpiangere quelle che non faccio”.Anna Messora è la ter-za giovane in partenza: ha 23 anni, di Magreta, è fisioterapista e parti-rà il 3 novembre per il Madagascar. “La mia destinazione è il vil-laggio di Ambositra, nel sud ovest del pae-

se, al Foyer fondato dai Servi della Chiesa di Reggio Emi-lia. Qui c’è un grande centro di riabilitazione, che accoglie numerose tipologie di mala-ti, compresi gli amputati del centro protesi: in questo mo-do potrò mettere a disposizio-ne anche le mie competenze professionali”.Anna alloggerà nella casa dei volontari di Reggio Terzo Mondo: “Con l’associazio-ne avevo partecipato ad un campo in Kosovo due anni fa, non conoscendo ancora e esperienze modenesi. Dopo

un percorso di orientamento, è nata la proposta. In casa si parlava già di missioni, Ma-dagascar e Case della carità e anche qui abiterò accanto ad una casa. Il desiderio di un anno di missione lo avevo da tempo, forse non completa-mente espresso, mi ha influen-zato nel percorso di studi, ho cercato di imparare una cosa utile, anche nel mio piccolo. Anche i miei però sono un po’ preoccupati, soprattutto per la durata dell’esperienza”.Anna condivide le riflessioni delle amiche sul senso dell’e-sperienza che si prepara a vi-vere: “mi hanno detto che sarò una ‘volontaria inutile’ anche se serve un po’ di soddisfazio-ne in quello che si fa. Serve ‘essere’ più che ‘fare’, stare lì, condividere. Spero di essere il più aperta possibile alla con-

Una luce che non si spegne

divisione ed all’ascolto”.La loro risposta è corale quando si parla dei giovani, degli amici e delle loro reazio-ni all’annuncio della partenza: “Qualcuno ha chiesto se sia-mo pagate, qualcun altro in-vece se siamo matte. A molti appare incomprensibile la ri-nuncia alle comodità ed ai be-ni materiali, incomprensibile dedicare a questo un tempo così lungo. Però poi nascono anche le domande vere, la vo-glia di altri di impegnarsi qui, anche se non partono, di fare cose belle per la propria vita e di non perdere tempo. Per-ché in fondo i giovani hanno bisogno di proposte credibili, di qualcuno che mostri loro come esprimere le proprie po-tenzialità”.Adulti, se ci siete, battete un colpo!

“Testimoni di Dio”:appuntamenti in diocesi

Gli appuntamenti diocesani per la celebrazione della giornata missionaria mondiale 2012 dal titolo “Te-stimoni di Dio” sono venerdì 21 ottobre alle ore 21

nella chiesa di S. Agostino a Modena per la celebrazione della veglia diocesana con l’arcivescovo mons. Antonio Lanfranchi. In quella occasione viene conferito il mandato alle tre giovani modenesi in partenza per il Burkina Faso e per il Madagascar (vd articolo a lato). Il giorno seguente, sabato 22 ottobre, con inizio alle ore 16 in arcivescovado il convegno medico mis-sionario nel ricordo di Luisa Guidotti Mistrali, medico mo-denese uccisa nel luglio del 1979 nello Zimbabwe. Scopo del convegno, che vede la testimonianza di vari medici operanti in parti diverse del mondo, ricercare uno sguardo d’insieme sull’impegno medico e sanitario missionario, soprattutto quello svolto nelle regioni meno assistite dalle grandi or-ganizzazioni umanitarie. Ultimo appuntamento diocesano, domenica 23 ottobre alle ore 18, la celebrazione eucaristica in Duomo e l’incontro dell’arcivescovo con i parenti dei mis-sionari modenesi.

• g.g.

10 Domenica 23 ottobre 2011 NostroTempo

Famiglia

Il Centro di Consulenza per la Famiglia accoglie molte storie cariche di sofferenza, a volte questa sofferenza ha il nome

di separazione.La separazione rappresenta un grande dolore per tutti coloro che ne sono coinvolti: per gli adulti, che fanno i conti col naufragio di un progetto in cui avevano investito e creduto, per i bambini e per i ragaz-zi, a cui viene richiesto di accettare e comprendere che i loro genitori non saranno più una coppia e che la loro famiglia cambierà radical-mente.Il Centro di Consulenza per la Fa-miglia, insieme alle altre, incontra anche queste sofferenze e lo fa in percorsi di consulenza psicologica individuale, in cui si offre l’oppor-tunità a chi vi è coinvolto di espri-mere il proprio dolore, il proprio sentire e fare chiarezza; in contesti di consulenza psicologica di coppia, per comprendersi meglio, raccon-tarsi, chiarirsi, e, infine, in contesti di mediazione familiare, in cui si accolgono quelli che per tutta la vi-ta rimarranno genitori insieme.Tanti sono i genitori che prendono contatto col Centro, anche trascor-so un certo tempo dalla separazione o addirittura dal divorzio, chieden-do un aiuto per i propri figli, per poter prendere per il loro bene de-cisioni condivise e per capire come aiutarli ad affrontare una situazione così complessa.

Divisi...ma genitori per sempre

Le sofferenze causate dalla separazione di una coppia spesso ricadono in maniera molto forte sui figli

• marcella ascari* Questi percorsi prendono il nome di mediazione familiare.Obiettivi del percorso sono portare i genitori a riappropriarsi delle loro competenze genitoriali, attraverso il ristabilirsi di una buona comunica-zione tra loro ed il raggiungere di accordi condivisi, concreti e duratu-ri sulla gestione dei figli.Il ruolo del mediatore familiare è quello di accompagnare i genitori a trovare le basi di un accordo dure-vole e mutuamente accettabile, te-nendo conto dei bisogni di ciascun componente della famiglia e parti-colarmente di quelli dei figli.Incontrare due genitori separati è spesso faticoso, tanti sentimenti e tante emozioni affollano la stanza, a volte si respira un clima di conflitto aperto che rende difficile anche solo comunicare, di frequente si avverte una rabbia intensa e fanno capoli-no vecchi rancori mai sopiti, dietro tutto questo si percepiscono ferite ancora aperte.Non è facile per me stare dentro quella stanza e ogni volta penso ai figli di quei due genitori, che non possono scegliere e sono obbligati a vivere in quella stanza.Ecco perché è tanto importante che gli adulti facciano lo sforzo necessa-rio per riuscire a stare nella stanza e per costruire qualcosa insieme du-rante i colloqui: ecco perché spazi di mediazione familiare sono così preziosi.A volte, infatti, accade qualcosa nel-la stanza della mediazione, si tratta di un cambiamento in apparenza banale, ma per chi sta dentro quella

stanza e lo sperimenta, è, in realtà, un mutamento decisivo e irreversi-bile. Si modificano le espressioni, si placano i toni, si apre uno spazio di riflessione sul futuro e, soprattutto, iniziano ad essere presenti e centrali bambini e ragazzi.Si tratta di quel cambiamento che accade quando i due geni-tori riescono a mettere in secondo piano il loro con-flitto per lasciare spazio ai figli e alle loro esigenze, si tratta di quel cambia-mento che accade quando i genitori insieme si inter-rogano sul benessere dei figli e sul modo migliore per costruirlo e garantirlo.È un cambiamento mol-to significativo per tutti quelli che sono in quella stanza, anche per me, è un cambiamento che mi fa stare più comoda e certa-mente è un cambiamento che dona maggiore sere-nità ai figli.I toni accesi della rabbia, del rancore e delle riven-dicazioni lasciano lo spazio al silen-zio, alla riflessione, a volte al dolore e alla sofferenza, alla disponibilità a mettersi in discussione e alla ri-trovata capacità di essere genitori insieme.Ricordo la prima volta in cui ho in-contrato i genitori di una bambina di nove anni, Debora e Daniele, una giovane coppia separatasi alcuni anni prima dopo un unione durata sette anni.

Ancora oggi, ripensando a quell’in-contro e rileggendo gli appunti presi, rivivo il clima di rabbia e ri-vendicazione che avevo respirato durante il colloquio. Proprio la difficoltà di Debora e Daniele a comunicare, ad accordar-si, i loro continui conflitti li aveva-

no portati a rivolgersi al Centro di Consulenza per la Famiglia, come genitori, nella consapevolezza di dover trovare una soluzione, al fine di alleviare il disagio colto nella fi-glia Manuela.Manuela trascorreva alcune sere della settimana dalla madre e al-cune dal padre, un fine settimana con l’uno e un fine settimana con l’altro. Il distacco dai genitori era un momento molto difficile per lei,

quando doveva salutare la mam-ma piangeva e diceva di non voler andare via, la stessa cosa succede-va quando doveva lasciare il papà; manifestava di frequente il bisogno di telefonare al genitore che non era con lei, ne sentiva la nostalgia e spesso esprimeva la preoccupazione

che potesse accadere qualcosa di brutto. Anche a scuola le insegnanti non vedevano la bambina serena, sempre più coglievano la sua ten-denza ad isolarsi, anziché giocare con i compagni e la sentivano spes-so lamentare un fastidioso mal di pancia.Ricordo che nel primo colloquio c’è stato poco spazio per parlare di Manuela, sono stati i rancori pas-sati ad emergere, rancori passati,

ma ancora molto vivi. Debora e Daniele, accusandosi a vicenda, mi hanno raccontano dell’ingerenza della famiglia d’origine di lei, fin da subito contraria al matrimonio, dell’impegno e dell’investimen-to di lui nel lavoro, che li ha pian piano allontanati, togliendo spazio alla loro famiglia, della difficile or-ganizzazione e degli scontri quasi quotidiani per quanto riguarda le faccende domestiche e l’accudi-mento di Manuela.Solo quando, nei colloqui successi-vi, ci fermiamo per ascoltare anche chi non c’è, qualcosa si modifica, solo quando iniziamo a chiederci cosa può provare la piccola Ma-nuela nel respirare sempre quella tensione e quell’aggressività e cosa può significare per lei vedere che mamma e papà non riescono nep-pure a parlarsi senza litigare, inizio a vedere davanti a me due genitori. Il cammino di Debora e Daniele li ha portati ad una comprensione maggiore e a scoperte importanti.Hanno notato che mettere da par-te la rabbia per concentrarsi come genitori su Manuela li rende più sereni e, indirettamente, aumenta la serentità della bambina; hanno riscontrato che condividere regole e abitudini garantisce una maggiore stabilità alla piccola e agevola loro nella gestione della quotidianità; hanno provato che sentire la pre-senza di una mamma e di un papà che continuano a essere genitori in-sieme rassicura Manuela.

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11Domenica 23 ottobre 2011NostroTempo

Ufficio Catechistico

Mercoledì 12 ottobre al Centro Famiglia di Nazareth, don Ivo Seghedoni e

don Antonio Scattolini, rispet-tivamente direttori degli uffici catechistici di Modena e Verona, hanno presentato la loro opera “Eppur ci sono. Nuovi itinerari per i preadolescenti e i loro geni-tori”, pubblicato da EDB e frutto della collaborazione degli uffici delle due diocesi e del Centro pa-

Eppur ci sonoLa catechesi a servizio dell’educazione, presentato il sussidio proposto dagli uffici catechistici di Modena e Verona storale Ragazzi di Verona.

La serata, partecipata da un nu-meroso gruppo di catechisti e ani-matori dei preadolescenti, non si è limitata alla presentazione di que-sta nuova proposta di educazione alla fede. Don Ivo in apertura ha brevemente delineato l’iden-tità del progetto e nella seconda parte le tre catechiste di Modena che hanno elaborato le attività, Elisabetta Lambertini, Francesca Ferrari, Chiara Mattioli, hanno spiegato come utilizzarne le tante proposte e da quali rischi occorre guardarsi per non ridurlo ad un “ricettario” di attività innovative

da proporre ai ragazzi. Al centro della serata, infatti, è stata la riflessione di fr. Enzo Bi-emmi, presidente dell’associazio-ne dei catecheti europei, dal titolo “La catechesi a servizio dell’edu-cazione alla vita buona del Van-gelo”. L’intervento ha inteso dare motivazione e rilievo al taglio for-temente antropologico del pro-getto “Eppur ci sono”, che assume la proposta dei vescovi italiani i quali scrivono che dobbiamo ac-cettare di educare alla vita buona del Vangelo. “con esperienze che catturino il loro interesse e li ren-dano protagonisti” (documento

CEI, n. 31). Fr. Enzo Biemmi ha spiegato che il servizio della catechesi è orien-tato a rispondere ad una domanda “laica”: quella di una vita buona, buona per oggi, perché questo chiede il giovane ricco a Gesù. Grazie alla sua educazione al rac-conto, all’iniziazione al rito, alla consegna dei comandamenti, alla preghiera, la catechesi di fatto si pone a servizio di tutto l’uomo, perché sappia costruire la sua vita sulla trama dei racconti, la sappia celebrare grazie ad una matura capacità simbolica, la sappia vive-re nel segno del desiderio, superi

E per fortuna che ci sono!

la superficialità che lo minaccia divenendo capace di interiorità. La catechesi dunque, mentre vuo-le educare alla fede, contribuisce anche alla formazione dell’uomo in quanto tale, sollecitando in lui la maturazione di queste quattro irrinunciabili dimensioni della sua identità. Per questo ogni ca-techista si astiene dalla tentazione di mettere le mani sul risultato: desideroso di essere testimone attraverso la sua vita buona, il ca-techista è mastro della fede, ma anche di umanità. E perciò sa che il suo servizio è comunque gran-demente utile, anche quando non

Una testimonianza dalla serata di presentazione del sussidio per la catechesi dei preadolescenti

Mi sento di dire un grazie speciale all’equipe dell’uffi-cio catechistico di

Modena e di Verona per averci fatto respirare, in una bella serata di ottobre, aria fresca, rigeneran-te... aria buona di Chiesa.La cosa che mi ha colpito di più, in questa serata che aveva come protagonisti i tanto problematici preadolescenti, è che, a partire dalla presentazione di un sussi-dio pensato e costruito per loro, si sia riunita in modo simbolico la Chiesa di Modena, idealmente unita alla Chiesa di Verona, cate-chisti, sacerdoti, i responsabili dei due uffici catechistici ma anche il

• cristina corradini

responsabile della Pastorale gio-vanile, don Federico Pigoni, fino ad arrivare alla presenza di Fratel Enzo Biemmi, presidente dell’e-quipe europea dei catecheti. Più volte inoltre sono stati citati i ve-scovi italiani con gli orientamenti per il prossimo decennio che ap-punto hanno come titolo: “Edu-care alla vita buona del Vangelo”.Mi piace molto questo stile di collaborazione e unione di forze, speranze, idee, positività, per i nostri ragazzi preadolescenti, che una volta tanto non sono stati messi al centro dell’attenzione so-lo come “problema” per il loro vo-ler essere sempre altrove rispetto a dove noi desidereremmo portarli, ma piuttosto come preziosa risor-sa per il loro continuo provocarci a porci sempre e di nuovo “LA” domanda che da sempre ogni uomo si fa: “Che cosa devo fare per avere una vita bella, buona,

riuscita?”Ecco... è questa la domanda che ha fatto da filo conduttore a tutta la serata... domanda scaturita dal Vangelo, fonte e origine di ogni nostra risposta, questione che Gesù in persona attraverso le pa-role di fratel Enzo Biemmi ci ha immediatamente invitati a ricol-legare alla fonte, all’ origine della vita, a Dio Padre, l’unico “Buono”.Questa consapevolezza è certa-mente per noi cristiani “Il tesoro” che per grazia ricevuta abbiamo avuto la gioia di scoprire. Ma proprio per questa grazia non dobbiamo pensare di poter da-re innanzitutto risposte religiose alla domanda “laica” che unisce tutti gli uomini in un unico uo-mo: “Cosa devo fare per vive-re una vita buona?”. Ed ecco il “problema” continuo che i nostri preadolescenti ci pongono: “Io sto cercando faticosissimamente

di capire come vivere bene la mia vita e tu continui a parlarmi solo di religione!!”Gesù nel Vangelo è sempre mol-to chiaro nell’indicarci la strada. Ed è quello che con una battuta molto efficace ci ha rilanciato an-che Biemmi: Gesù era profonda-mente laico, non era un cristiano! Gesù Cristo, che è Dio, quando ha camminato sulle strade di questo nostro mondo ha attirato le persone a sé e a Dio innanzi-tutto a partire dal fatto che lui era autenticamente buono, ed era il suo modo di vivere che suscitava in chiunque gli venisse vicino, la tanto importante domanda che ogni evangelizzatore vorrebbe far nascere nel cuore dei propri fra-telli, bambini, giovani, adulti che siano.E allora, ecco il consiglio finale di fratel Enzo: “Per poter insegnare a vivere una vita buona occorre

essere buoni!” Questa semplice verità vale in modo particolare quando si parla di preadolescenti. Loro rifuggono immediatamente da ogni ipocrisia, ci smascherano quando non siamo autentici, han-no un radar speciale per captare se noi per primi l’abbiamo davvero incontrato quel Cristo a cui porre quella tanto preziosa domanda!Ed è per questo che la serata ha raggiunto in me, catechista, inse-gnante, ma soprattutto mamma di un adolescente in fase “acutis-sima” , il desiderio di leggere con attenzione il sussidio “Eppur ci sono”, che ci è stato presentato da don Ivo, don Scattolini e dalle tre “buone” catechiste sperimen-tatrici, non tanto attraverso una illustrazione puntuale quanto piuttosto attraverso alcune “av-vertenze per l’uso” che mi piace ricordare per spot:1) I percorsi non sono chiusi ma

sono da adattare, arricchire e completare in base alla specificità di ogni catechista e gruppo.2) Occorre cambiare la menta-lità del fare catechesi: al centro di ogni incontro il ragazzo deve essere “attivo” . Il catechista pre-senta l’attività, supervisiona lo svolgimento e infine “tira le fila” lanciando il messaggio (chiaro, breve, efficace).3) In ogni tappa si parte dalla vita per poi arrivare (questo è irrinun-ciabile) all’annuncio del Vangelo.4) Anche (e soprattutto) alla ca-techesi per i preadolescenti è fon-damentale abbinare un percorso di accompagnamento di vita e di fede per i genitori. Anche loro, come adulti e ancor più in quanto genitori portano più che mai nel cuore la domanda che a nome loro e insieme ad ognuno di lo-ro vogliamo portare direttamente dalla nostra vita al cuore di Gesù.

Un dono vissuto liberamenteI Comandamenti per la catechesi degli adulti

Nel secondo momento formativo di cate-chesi per gli adulti, il Decalogo è stato im-

merso nella Scrittura, perdendo l’aspetto di pesantezza e di lega-lismo, e riscoperto alla luce della responsabilità, della possibilità e della libertà. Nostra singolare compagna di viaggio è stata la biblista suor Grazia Papola, che in modo av-vincente e meticoloso ha condot-to i partecipanti ad assaporare il senso complessivo del Decalogo presente nel Deuteronomio (5, 1-21), per poi permettere ad ognuno di attraversare il testo, cogliendo gli aspetti singolari dei Comandamenti come dono della legge per una libertà possibile.Non ho la pretesa di raccontarvi ogni passo dell’incontro, vorrei

invece soffermarmi esclusiva-mente sulle novità che mi hanno colpito maggiormente.Nel Decalogo non si racconta so-lo la storia di una semplice con-segna delle tavole, ma di un patto sancito, della storia di un’Alle-anza e di una speciale relazione fra Dio ed Israele, dove anche Dio, per ciò che Lo riguarda, si impegna ad obbedire ai Coman-damenti e a mantenere fede alla Sua promessa. Il Signore è talmente un fonda-tore della libertà del suo popolo che “accetta” il rischio di non es-sere obbedito o accettato e lascia al popolo la libertà di decidere. Analizzando il testo presente nel Deuteronomio, dopo una prima autopresentazione di Dio (Dt 5, 6), in cui dice il Suo nome e lo af-ferma per relazionarsi con ognu-no di noi, possiamo notare come i Comandamenti (Dt 5, 7-21) si presentino non come imposizio-

ni o imperativi categorici, ma co-me esortazioni attraverso le quali si chiede di fare qualcosa. Il con-cetto del non fare e della nega-zione, che precede le dieci parole, pone ed inserisce il concetto del dovere; in questo modo si apre uno spazio altissimo per chi rice-ve il divieto: infatti utilizzo tutte le mie capacità, la mia inventiva e i miei desideri non solo per com-prendere il divieto in sé, ma che cosa sono chiamato a fare al di là di esso. Non obbedisco quindi al Decalogo per paura o per dove-re, ma perché desidero obbedire e secondo questa logica rimango libero. Il Decalogo è anche l’espressione di un sentire di reciproca appar-tenenza fra Dio e l’uomo, dove per entrare in comunione vengo interpellato. Ecco allora come il desiderio di Dio è sempre por-tatore di una promessa che ha raggiunto i Padri nel passato e

mi interpella continuamente nel presente. Il completamento vero dell’Al-leanza si ha quando vivo libe-ramente la r e l a z i o n e di obbe-dienza co-me risposta gratuita ad essa, quin-di entrare a far parte dell’Allean-za esprime il desiderio di una vita buona e fe-lice che si i n c o n t r a sempre con la promessa di Dio.I Coman-d a m e n t i d i v e n t a n o

allora un dono talmente grande e un’esperienza così profonda da non potersi accostare ad essi con superficialità o riceverli tutti

insieme, ma è necessario che si assaporino lentamente, secondo una logica di liberazione e di de-siderio possibile.

vedesse una esplicita e matura adesione al Vangelo. Nella serata è stato interessante anche il dibattito, sia sulla pro-posta di catechesi che è emersa dall’intervento di Enzo Biemmi, sia sulle indicazioni offerte dalle catechiste dell’équipe che ha ela-borato il progetto. L’intervento di don Antonio Scattolini, poi, ha chiarito l’importanza del coinvol-gimento dei genitori in questa de-licata fase di crescita dei loro figli, un momento nel quale i genitori sono ben disposti ad accogliere alleati nel difficile compito dell’e-ducazione.

12 Domenica 23 ottobre 2011 NostroTempo

dalla Città

Cittanova, tra presente e futuroUna parrocchia in crescita con radici salde

La parrocchia di Cittanova è si-tuata a pochi chilometri da

Modena verso Reggio Emilia, posizionata ad una altezza di 55 metri sul livello del mare, come tramandano antichissimi documenti risalenti al VIII secolo. Per questa sua po-

I giovani organisti emiliani

Domenica 23 ottobre quarto appuntamento con i XVII Vespri Organistici Mariani della Cappella de Duomo di Modena. Alle 17 l’appuntamento è con il maestro Da-

vide Zanasi, che eseguirà musiche di Bach, Boëllmann, Dupré, Bossi. A seguire, alle 17.30 i secondi Vespri Capitolari e alle ore 18 la Santa Messa.

Cappella Musicale del Duomo di Modena

• Bruno taurino

La liturgia, nutrimento della vita del cristianoLe parole di Goffredo Boselli sulla crescita spirtuale

Alla scoperta del BangladeshL’Associazione Bangla-

desh di Modena com-pie un anno e invita

tutti i cittadini a festeggiare l’evento con una grande gior-nata di musiche, danze e as-saggi gastronomici, sabato 22 ottobre presso la parrocchia di San Giovanni Evangeli-sta. L’iniziativa è l’occasione, per i membri della comunità, per presentarsi alla città e far conoscere la propria cultura e tradizioni. Dalle 17 quindi ini-

L’associazione modenese festeggia un anno di vita

Continuano i concertidel grande organo

Venerdì 21 ottobre ai tasti del grande organo cittadino di Gesù Redentore, il celebre organista e compositore fran-cese Thierry Escaich. La performance chiude la rassegna

2011 “Eco della Parola nella città perchè canti la chiesa” e si tiene alle 21 nella chiesa di Gesù Redentore, in Viale Leonardo da Vin-ci n.270. Il programma spazia da Bach a Duruflé, da Mendelshon a Brahms, da Vierne e Liszt fino a Escaich, toccando brani dai contenuti forti, drammatici e colmi di grande speranza quali “De Profundis”, “Nun freut euch, ihr Christen” e “Christ ist erstanden”, Sonata III in La mag, “Herzliebster Jesu” e “Herzlich tut mich verlangen”, Toccata op. 5, “Romance”, “Adagio”.

Parrocchia Gesù Redentore

sizione più elevata rispetto alla nostra città, conobbe il suo massimo splendore at-torno al X secolo, quando a causa di inondazioni che colpirono Modena, gli abi-tanti fuggirono dalla città e si trasferirono a Cittanova, dove, sempre secondo gli antichi documenti, pare si fosse insediata la sede ve-scovile.Nel nome stesso Cittanova vi è un evidente ricordo di

quell’evento migratorio che è stato di sicuro di enor-me portata. Solo dopo che l’acqua si fu ritirata l’allora Mutina iniziò a crescere e di conseguenza Cittanova iniziò a calare, pur mante-nendo sempre la propria autonomia territoriale ed un fervore religioso protrattosi nel tempo. Passano i secoli ed una qua-rantina di anni fa don Giu-seppe Papazzoni, parroco di

Cittanova, decide di costru-ire la scuola materna grazie all’eredità di una benefattri-ce, Elena Giovanardi, cui fu dedicato l’asilo.Dopo la morte di don Pa-pazzoni, un anno fa, è stato nominato parroco don Fi-lippo Guaraldi che continua l’opera iniziata dal suo pre-decessore. Nella scuola Ele-na Giovanardi ci sono due sezioni di asilo nido e tre sezioni della scuola mater-

na che, ormai praticamente piene, hanno reso necessario l’avvio di tre progetti: musi-ca, educazione motoria e “la mia storia inizia da lonta-no…”, il tutto reso possibile grazie all’opera del personale interno e alle attività di per-sonale esterno specializzato. Altra iniziativa portata a termine a tempo record e inaugurata nei giorni scorsi è stata la costruzione di un campetto da calcio a 7, in

sintetico di ultima gene-razione, che potrà essere utilizzato, in aggiunta al campo da calcio già esi-stente, da quanti inten-deranno svolgere attività sportiva nella parrocchia.Altre iniziative sono al-lo studio di don Filippo Guaraldi e dei suoi colla-boratori, al fine di rende-re sempre più numerosi e utili i servizi a favore della collettività.

Non si può es-sere offerenti e offensori”, ecco una delle tan-

te ricche espressioni con le quali Goffredo Boselli, mo-naco di Bose e liturgista, ha animato la prima sera del ciclo di incontri “La festa dei cristiani”, rivolti a gio-vani e adulti del vicariato di Crocetta-San Lazzaro. In una sala gremitissima quasi 300 persone hanno parteci-pato, lunedì 17 ottobre, alla prima serata del percorso che intende declinare le in-dicazioni della Lettera pa-

• stefano collorafi

storale dell’Arcivescovo nella vita quotidiana delle comu-nità parrocchiali. Le parroc-chie del vicariato, infatti, si sono impegnate a ri-considerare le riflessioni dei relatori invitati a guidare le serate del percorso in incontri più ri-stretti per la pro-pria comunità. Dopo un’intro-duzione e un momento di riflessione per-sonale animato da alcune domande (Quale aiuto per la vita trovo nell’eu-carestia domenicale? In che senso l’eucarestia mi aiuta a crescere spiritualmente?), Goffredo Boselli ha propo-

sto un itinerario biblico e liturgico alla riscoperta del significato del Rito della Pre-

sentazione dei doni. A partire dalla lettura di Dt 26, 1-11 e di Mt 5, 23-24 e delle indicazioni contenute nelle norme del Messale, Bo-selli ha mostrato quale etica

nasca dall’eucarestia: è l’etica della comunione e della con-divisione dei beni, beni che

vanno condivisi con il sacerdote e l’immigrato, uniti nella stessa sorte di essere persone a cui non è stata data in eredità la terra. Fi-ne della messa non è quindi la messa stessa, ma la carità. L’atto cultuale è sempre memoria del fratello, perché non c’è memoria di Dio senza me-moria del fratel-

lo. Altrimenti si è complici dell’ingiustizia e mai, secon-do l’insegnamento unanime dei profeti, rito e ingiustizia possono stare insieme. Altri-menti non c’è verità in quello

che si celebra. Alcune domande rivolte dal relatore ai presenti e diverse domande emerse dall’assem-blea hanno concluso l’incon-tro: siamo consapevoli del rapporto tra prassi eucari-stica e prassi di comunione con tutti gli uomini? Non dobbiamo verificare come celebriamo e adoriamo l’eu-carestia se poi diamo vita ad un sistema sociale che crea poveri e oppressi? Celebrare l’eucarestia è un debito nei

confronti dell’umanità: essa infatti forgia una teologia della giustizia e della carità e un’etica del servizio all’uo-mo. Non devozione, quindi, ma soprattutto responsabilità per il fratello, evitando ce-lebrazioni ad “effetto foto-copia”, capaci di valorizzare al massimo gesti e parole: gesti e parole che turbano e mettono in movimento perché convertono la vita e il cuore.

zierà la Sanskritk shondha, se-rata di musica al tramonto, con una delle più importanti voci della musica bangladesi in Ita-lia, Shatabdi Kar, che dialogherà con i musicisti dell’associazione C. Lab, punto d’incontro per le tradizioni musicali a Modena. In seguito si esibiranno Aisha e le Rose del Deserto, gruppo di danze bangladesi, indiane e arabe. Per tutto il corso della se-rata sarà possibile scoprire piatti tipici della cucina del Bangla-

desh. L’evento ha il patrocinio del Comune di Modena ed è organizzato in collabo-razione con la parroc-chia San Giovanni Evangelista e l’Asso-ciazione C. Lab. Per info: tel. 328

Corsi di italiano per stranieriDal 3 novembre al

31 maggio 2012 il Centro Italiano

Femminile di Modena or-ganizza corsi di italiano ed educazione civica per per-sone straniere, con il patro-

Il Comune per l’integrazione

cinio della Circoscrizione 1. I corsi si terranno presso la sede della Circoscrizione in piazzale Redecocca 1, ogni mercoledì e venerdì dalle 14.30 alle 16.30.La partecipazione è gratuita

e l’iscrizione è obbligatoria entro il 30 ottobre.Il corso si tiene anche in orario mattutino, il giove-dì dalle 10 alle 12 presso la sede del Cif, in via dei Servi 18. Durante le ore di lezione

è prevista la custodia dei figli piccoli dei partecipanti pres-so la sede.Per info: tel. 059 223086, [email protected], www.comune.modena.it/cir-coscrizioni.

Incontri di Lectio DivinaRiprendono gli appuntamenti mensili di Lectio Divina

con suor Elena Bosetti. Il primo incontro del 28 ottobre verte sul tema “Approccio al Vangelo secondo Marco”, il

secondo del 25 novembre “Tu signore sei nostro padre” e “Fate attenzione vegliate”. Si continua con l’anno nuovo, il 20 gennaio con “La predicazione del profeta Giona, il regno di Dio è vici-no; convertitevi e credete al Vangelo”, il 24 febbraio con “Il segno dell’alleanza con Noè” e “Lo spirito sospinse Gesù nel deserto”, il 23 marzo con “La passione secondo Marco”. Si conclude il 27 aprile con l’incontro dal titolo “La risurrezione secondo Marco”. Gli incontri si tengono dalle ore 21 alle 22.30 nel salone adiacente alla chiesa parrocchiale di S. Teresa. Per info: tel. 059 300368.

Parrocchia di Santa Teresa

0238419, 333 8571389, [email protected].

13Domenica 23 ottobre 2011NostroTempo

dalla Pianura

Il sorriso nella tana di Dracula

Un ponte di soli-darietà sempre più attivo quello che collega Me-

dolla alla Romania. L’as-sociazione di volontariato Happy Children, che da 15 anni porta avanti progetti di cooperazione internazionale, ha promosso un nuovo in-tervento umanitario rivolto ai più piccoli nella nazione ru-mena. Ne parliamo con Iago Fregni, ex direttore commer-ciale di un’azienda ceramica, attuale presidente di Happy Children.Il vostro nuovo progetto, la “Casa del buon samaritano”, sta prendendo forma. Di co-sa si tratta?È una struttura che stiamo costruendo a Predeal, città rumena situata nella regione della Transilvania, che verrà destinata ad orfanotrofio, ora-

L’associazione medollese “Happy Children” promuove un nuovo progetto dedicato ai più piccoli nella cittadina rumena di Predeal

• luca Beltrami

Economia

Vendemmia difficile,ma la qualità è garantita

Cala la quantità, ma non la qualità, dell’uva raccolta dalla cantine sociali modenesi. La conferma arriva da Confcooperative Modena, che ha raccolto e analizzato i

dati della vendemmia delle cinque cooperative vitivinicole ade-renti, le quali lavorano il 60% dell’uva complessivamente colti-vata nella provincia modenese.Quest’anno il prodotto conferito negli stabilimenti delle Can-tine Santa Croce di Carpi, Sociale di Carpi, Sorbara, Settecani di Castelvetro e Formigine Pedemontana ammonta a 645.679 quintali, con una diminuzione del 14% rispetto al 2010. «Quest’anno la vendemmia è stata difficile, – afferma Carlo Pic-cinini, presidente della Cantina di Sorbara e del settore vitivini-colo di Confcooperative Modena – le condizioni climatiche che abbiamo avuto nel periodo vendemmiale, caratterizzate da tem-

perature molto più alte della me-dia stagionale, hanno provocato un calo della produzione in tutta Italia e nella nostra provincia in particolare. Questo comporterà un aumento dei prezzi all’ingros-so, che possiamo stimare in un +15%; per l’imbottigliato, però, i rincari saranno inferiori, anche a causa della crisi. Il Lambrusco, comunque, continua a essere molto richiesto anche all’estero. A metà primavera le nostre can-tine avevano giù venduto tutta la produzione della vendemmia 2010. Per questo – conclude Pic-cinini – pensiamo che il mercato potrà assorbire un lieve aumento dei prezzi».

Nostro Tempo - Settimanale cattolico modeneseRedazione via Formigina, 319 Modenatel. e fax. 059/344885 - [email protected]: tel. 059/2133866 - fax. 059/347326 - 059/2133805

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Coordinatore di redazione: Paolo Seghedoni

In redazione: don Marco Bazzani, Luca Beltrami, Marcella Caluzzi, Giancarlo Cappellini, Andrea Cavallini, Mariapia Cavani, Elena Cristoni, don Gianni Gherardi, Simone Lazzaretti, don Massimo Nardello, Giulia Vellani

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Hanno collaborato: Marcella Ascari, don Luca Balugani, Paolo Bustaffa, Carlo Cantini, Stefano Collorafi, Pier Luigi Garagnani, Francesco Gherardi, Graziano Giacobazzi, Franco Mantovi, Laura Solieri, Bruno Taurino

Fotografie: archivio Nostro Tempo, MediaMo, Moka, Sir, Luigi Esposito, Dante Farricella, Veronica Simonini

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torio e casa d’accoglienza. Nel progetto della “Casa del buon samaritano” è prevista anche una chiesa, il tutto dovrebbe essere completato ed inaugura-to entro la primavera del 2012. Abbiamo già inviato due tir con piastrelle e sanitari e un tir di aiuti umanitari (abbigliamento, alimentari, giochi, materiale sa-nitario e per la scuola). Ancora non siamo riusciti a mandare i collanti, ma contiamo di inviare presto altro materiale. Perché proprio Predeal?Perché è lì che svolge la sua atti-vità pastorale padre Alois Arca-na. Abbiamo conosciuto padre

Alois sette an-ni fa a Braila, nel corso del progetto che ha portato alla ristrutturazio-ne del palazzo della “Casa del Samaritano”, poco distante dall’orfanotro-fio di Braila, denominato “Il sorriso di Ma-riele” e gesti-to dalla suore clarisse fran-cescane della Torretta di Bologna. Pa-dre Alois è un

sacerdote in gamba, che si dà molto da fare per la sua comu-nità. Da Braila è stato spostato a Predeal, dove ha deciso di co-struire un’altra struttura desti-nata ai bambini in situazione di disagio. Per questo ci ha chiesto aiuto e noi siamo stati felici di dargli una mano. Quando e come avete deciso di sviluppare questi progetti umanitari in Romania?Circa 15 anni fa, insieme a Nunzio Borelli e Alberto Mi-gnozzi, abbiamo fondato Hap-

py Children con l’obiettivo di aiutare le popolazioni del baci-no del Mar Nero e fare fronte alle nuove povertà. L’idea è nata dopo la morte di una bambina

rumena, colpita da tumore al cervello. Abbiamo deciso di impegnare il nostro tempo e le nostre risorse sull’aiuto ai bambini, per que-sto la quasi totalità dei nostri progetti è dedicata ai più piccoli. Nel 2007 abbiamo adottato un intero villaggio, quello di Butea, nel nord est della Romania. Con la mediazione di suor Elisabetta Barolo, abbiamo portato avanti interventi per giovani e meno giovani. Abbiamo acquistato e ristrutturato una casa e l’ab-biamo data in comodato d’uso gratuito alla comunità. La casa ospita una scuola professionale per ragazzi e ragazze del villag-gio. Sempre a Butea abbiamo collaborato alla realizzazione della casa di riposo “Giovanni Paolo II” e da alcuni anni la dott.ssa rumena Anda Maria-na, pediatra ed ecografa, presta il suo servizio al poliambulato-rio locale grazie al contributo di Happy Children.

Come è possibile contribui-re al progetto della “Casa del buon samaritano” o agli altri della vostra associazione?È possibile portare generi di

prima necessità presso la no-stra sede di Medolla in via don Minzoni 10, oppure fa-re donazioni al nostro conto corrente bancario o postale. Inoltre nel mese di giugno or-ganizziamo sempre una festa per raccogliere fondi destinati a

finalità particolari. Grazie ai proventi dell’ultima festa sia-mo riusciti ad acquistare due carrozzine speciali, che ab-biamo poi inviato alla Casa per disabili gravi di Bucarest, gestito dalle suore di Madre Teresa di Calcutta.

14 Domenica 23 ottobre 2011 NostroTempo

dalla Pedemontana

Don Gaetano Franceschini con i genitori Antonio e Genoveffa Bernardi

La prima realizzazione di Don Gaetano nella città di Esmeraldas. La chiesa realiz-zata con assi di legno e la prima campana installata su di un traliccio di legno

Il missionario in motocicletta

La famiglia di Gae-tano si era trasferita dalle vicine terre di Monte san Pietro,

nel bolognese, a quelle di Ca-stelvetro di Modena, quando il futuro missionario era ancora in giovane età. Erano mezza-dri, contadini che lavoravano la campagna a società con il proprietario prima nella zona della Palona, poi nei pressi del-la chiesa di Ruola, in un pode-re che era di proprietà di suore Domenicane che lì risiedeva-no. L’ambiente era certamente favorevole ad una vocazione sacerdotale, ma la chiamata del Signore era giunta molto presto, al punto che Gaetano frequentò prima il Seminario Minore di Fiumalbo e poi quello Maggiore di Modena. La sorella Agnese, che vive a Savignano da quando si è spo-sata, ricorda con piacere quel periodo di vicinanza alla suore, dalle quali imparò anche l’arte del ricamo.Gaetano, che era nato nel 1924, durante gli studi di Teologia, prese una deci-sione traumatica, che mise in difficoltà la famiglia e in particolare il padre, che im-maginavano già il loro figlio come sacerdote nella diocesi dove vivevano. La lettera con la quale Gaetano annun-cia al padre la decisione di farsi missionario è una te-stimonianza commovente, dalla quale abbiamo estrapo-lato alcune righe: “Iddio gui-

La storia di don Gaetano Franceschini, missionario comboniano in Ecuador

• Pier luigi garagnani

Una calorosa accoglienza

Venerdì 14 ottobre ha fatto il suo in-gresso a Spilamber-to il nuovo parroco

don Lauro Longagnani ac-colto in modo calorosissimo da tutta la popolazione. Già all’ora del vespro le campane a festa annunciavano l’an-nuncio del nuovo pastore di S. Adriano e S. Giovanni, che sotto al torrione medievale è stato ricevuto alle 20 dal sin-daco Francesco Lamandini, dai componenti del consiglio comunale e dalle numero-se associazioni del paese. La

• graziano giacoBazzi

da il cuore degli uomini dove egli vuole; sono quasi sei anni che egli mi chiama con voce insistente. Per tanti motivi fi-

nora non ho po-tuto rispondere a questa voce; finalmente mi

sono deciso. E’ Dio che vuole, come potrei avere il coraggio di andare con-tro il volere di Dio?”E’ stato così che il se-m i n a r i s t a G a e t a n o Franceschi-ni è passato dalla Diocesi di Modena alla grande famiglia dei Comboniani. L’ 11 giugno

1949 è stato ordinato sacer-dote a Milano e

destinato alla comunità di Thiene in provincia di Vicenza, dove si è dedicato, in particolare, allo studio delle lingue dei paesi di missione. La conoscenza dello spagnolo gli consentì di compiere una lun-ga peregrinazione in terra di Spagna, dove era stato inviato dai su-periori per un ciclo di conferenze. I suoi spo-stamenti erano fatti in motocicletta, cosa che ci ricorda la passione per la meccanica, che gli fui poi utilissima in terra di missione. Era il

mezzo di trasporto da lui preferito anche nel lontano Sudamerica.Dai documenti e dalla

lettere in possesso della sorella Agnese abbiamo potuto sapere che nell’anno 1955 don Gaeta-no era già in Ecuador e che era parroco della città di Esmeral-das. Nel 1961, con il permesso dei suoi superiori, passò a far parte del clero diocesano della città di Guaya-quil e res-se anche p a r r o c -chie con 50 mila abitanti. La cit-tà allora aveva 800 mila abi-

Spilamberto ha dato il benvenuto al nuovo parroco, don Lauro Longagnani

banda cittadina Giuseppe Verdi ha accompagnato don Lauro, sempre assistito dall’encomia-bile don Andrea Casolari, suo vicario, alla chiesa di S. Adriano dove sulla porta centrale è stato accolto dall’Arcivescovo Abate Monsignor Lanfranchi e da una parrocchiale gremita di cinque-cento fedeli, non solo di Spilam-berto, ma anche delle parrocchie dove don Lauro ha svolto il suo servizio pastorale: Formigine, Madonna Pellegrina, Madon-nina, Frassinoro, Montefiorino, Casola, Farneta, Rubbiano sen-za dimenticare S.Vito. Intermi-nabile la processione introitale che dalla vecchia canonica si è diretta alla chiesa: 30 sacerdoti, 4 diaconi, 3 seminaristi, 10 chierici hanno affollato il presbiterio do-ve 3 cori (la corale spilambertese,

il coro giovanile e quello della comunità dello Sri Lanka) han-no accompagnato la cerimonia di possesso e la solenne concele-brazione. Il tutto coordinato dal maestro delle cerimonie Monsi-gnor Luigi Biagini.Numerosi ripetuti applausi han-no reso questo momento indi-

menticabile. In particolare dopo la lettura della lettera di nomina da parte del Vicario Foraneo don Pier Giovanni Gallesi già vica-rio a Spilamberto, l’abbraccio veramente commovente fra don Andrea Casolari e don Lauro e da questi al predecessore don Orfeo Cavallini, nuovo prevosto

tanti, mentre ora ne ha 2 milioni. La sintonia con i vescovi locali ne aveva fatto una punta di dia-mante nella realizzazio-ne di nuove parrocchie e nella costruzione di chiese ed opere parroc-chiali. E’ ricordato infatti per aver organizzato dal nulla almeno tre parroc-chie, con la realizzazione di altrettante chiese alla costruzione delle quali aveva contribuito con la propria capacità pro-gettuale ed anche con le proprie mani. Infatti, oltre ad essere un sa-cerdote pieno di zelo pastorale, aveva capaci-tà e nozioni tecniche di tutto rispetto, cosa che gli era servita anche per

insegnare un mestiere a tanti giovani: muratori, falegnami, meccanici. Il

suo sogno, rimasto incompiuto a causa della sua morte avvenuta il 16 giugno di quest’anno, era quello di realizzare un grande “città dei ragazzi” per insegnare ai giovani arti e mestieri, co-

sa che lui aveva sempre fatto in ambienti di fortuna e con pochi mezzi. Aveva già dispo-nibile un’area al centro della città.Don Gaetano tornava di rado in Italia e l’ultima occasione, nell’estate del 2008 era stata determinata dallo sposalizio del nipote Fabio che abita a Savignano con sua madre Agnese. Le comunità della parrocchie di Savignano e di Mulino hanno goduto della sua presenza per oltre tre mesi e molti ricordano le sue ome-lie piene di fede e di umanità. Gli chiedevamo se sarebbe ri-masto in Italia data l’età avan-zata, ma lui diceva che una eventualità del genere non gli passava nemmeno per l’anti-camera del cervello!A Guayaquil aveva ancora tanti seminaristi da dirigere spiritualmente, tanti carcerati da visitare e la sua Città dei ragazzi da realizzare, per la quale aveva già raccolto cospi-cue offerte. “Ho deciso - dice-va - “voglio morire in terra di missione e là debbono restare anche le mie spoglie mortali”.

Don Gaetano Franceschini, costretto sulla sedia a rotelle, poteva celebrare la messa grazie ad un altare speciale realizzato dai suoi amici

Don Franceschini alla sua prima messa in diocesi di Modena, con ai lati i compagni di seminario, di Fiumalbo e Modena, don Walter Pedroni e don Alfredo Sandoni

della parrocchia del Duomo, e a don Filippo Serafini successore a Montefiorino di don Lauro. Non meno significativi l’abbrac-cio con i seminaristi presenti e il saluto del nuovo parroco alla sua mamma. Al termine grande festa nell’attiguo cortile parroc-chiale.

15Domenica 23 ottobre 2011NostroTempo

dall’Appennino

Scultura realizzatada Leonardo Ferrari

Una strada per don Giacomo CasolariMontese

La comunità di Montese e dell’Unità Pastorale monte-sina ha festeggiato don Bruno Caffagni, in occasione del trentesimo anniversario di ordinazione. Ne è uscita

una simpatica poesia, che racconta meglio di tante altre parole l’affetto di una comunità per il suo parroco.

Per i trent’anni di sacerdozio di don Bruno

Trent’anni di sacerdozio sono un bel traguardoe vanno festeggiati con ogni sorta di riguardo,certo non sono stati una comoda passeggiatae il nostro don la pagnotta se l ’è guadagnata.

Ha iniziato la sua carriera in città da prete novello,si è fatto le ossa, ma è stato interrotto sul più bello,un giorno l ’hanno affrontato a quattr’occhie gli hanno affibbiato Montese e Bertocchi.

Perché non fosse troppo lieve il suo cammino,hanno aggiunto Salto, San Giacomo e San Martinoe, poiché era un prete giovane, sano e moderno,ha avuto anche Montespecchio, Iola, Castelluccio e Maserno.

Da tre anni si può reputare un vero sovranoavendo inglobato pure Montalto e Semelano,in passato il montesino fu oggetto di lotte a non finire,lui l ’ha ottenuto con facilità, senza colpo ferire.

Si aggira per le contrade del suo regno a tutte le oresbrigando le sue molteplici mansioni con rigore,è ben organizzato, deciso, ironico, un poco ombroso,ma all ’occorrenza sa essere clemente e generoso.

Gli servirebbe un servizio trasporti più regale,tipo un elicottero ora che disponiamo del piazzale,qualche aiuto esterno in più non guasterebbe,ma fa orecchie da mercante chi non dovrebbe.

Noi sappiamo che malgrado tutto qui si trova benee gli esprimiamo il nostro affetto come si conviene:che il suo governo sia duraturo e fecondo,che resti sempre con noi, cascasse il mondo!!!

Il popolo tutto, primo cittadino compreso

Trent’anni in... poesia

Sabato 22 ottobre, con inizio alle 16, a Rocca Santa Maria, piccola frazione di Serra-

mazzoni, si terrà la cerimonia di intitolazione della stra-da che porta all’antica pieve romanica dedicata alla Ver-gine Assunta, alla memoria di mons. Giacomo Casolari, sacerdote nato il 7 giugno 1908, nella piccola borgata di Valle, appartenente alla parrocchia di Rocca Santa Maria. Giacomo era l’ultimo di sette fratelli: Giovanni, Francesco, Roberto, Paolo, Maria e Bernardino. All’età di tre anni, rimase orfano della madre e venne cresciuto da una zia paterna. Frequentò la scuola elementare a Rocca S. Maria, poi molto presto entrò in seminario a Fiumalbo. Fu ordinato sacerdote il 22 no-vembre 1931 e fu insegnan-

Sabato 22 a Rocca Santa Maria intitolata alla memoria del presule morto nel 2007 la via che porta all’antica Pieve romanica della Vergine Assunta

te nel seminario di Fiumalbo. Nel 1939, divenne sagrista del Duomo di Modena, dove rimase fino al 2004, quando, ormai anziano, ritornò a Rocca Santa Maria per vivere insieme al nipote. Morì il 25 agosto 2007. A ricordo e riconoscen-za della sua attività pastorale, il Comune di Serramazzoni ora ha deciso di intitolare al suo nome la strada, recentemente restaurata, che porta all’antica

Pieve, de-nomina ta anche “La via delle nostre radi-ci”. I lavori, sono stati resi possi-bili grazie al contri-buto della R e g i o n e E m i l i a Romagna, della Pro-vincia di M o d e n a , del Co-mune di Serramaz-zoni e della Fondazio-ne Cassa di Risparmio di Modena. Il program-ma prevede, dopo il taglio del nastro, gli interventi di Luigi Ralenti, Sindaco di Serramaz-zoni; mons. Giacomo Morandi, vicario generale dell’arcidiocesi di Modena-Nonantola; don Desmond Okoro, parroco di Rocca S. Maria; Gian Paolo Casolari, assessore del Co-mune di Serramazzoni; Emi-lio Sabattini, Presidente della Provincia di Modena; Matteo Richetti, Presidente del Con-siglio Regionale dell’Emilia Romagna; dell’architetto Gio-

vanni Cerfogli, tecnico pro-gettista; dell’ingegnere Maria Rosaria Mocella, tecnico pro-gettista del Comune di Serra-mazzoni e della professoressa Elena Corradini, docente di Museologia e critica artistica e del restauro presso Università di Modena e Reggio Emilia. Alle 17, infine, all’interno della Pieve, ci sarà una celebrazione eucaristica in ricordo di don Casolari, presieduta dal vicario generale, mons. Giacomo Mo-randi.

E’ autunno tempo di castagne. Lo sollecita il detto popo-lare, millenario sulla scorta delle ‘premure’ di Matilde di Canossa che ne promosse autorevolmente la coltu-

ra nei boschi dell’Appennino tosco-emiliano e che la gente poi qualificava come ‘il pane dei montanari’. Anche il ‘vecchio cronista’ con la guida del figlio e l’incoraggiamento entusiasta dei nipotini (Stefano e Cecilia di sette ed cinque anni) è salito per una capatina nel bosco a Castagneto, in quel di Monzòne. Già al confine fra Pavullo nel Frignano e Lama Mocogno, dove, all’ombra del caratteristico campanile di San Giorgio, per più di cinquant’anni fu parroco una figura bonaria e sor-ridente di prete, don Alfonso Buffagni. Amato e seguito fu infatti, dall’estate del 1945 fino all’inizio del secolo attuale, monsignor Alfonso, parroco dal ‘45 quando l’inviò monsignor Cesare Boccoleri ed i parrocchiani di Monzone erano quasi mille, quattro volte tanto quanti sono gli attuali. Don Buffagni prese il posto di don Natale Monticelli, poi onorato come ‘me-daglia d’argento al valor militare’ conquistata dopo le torture e la morte per fucilazione, qualche mese prima, nel carcere bolognese di San Giovanni in Monte per l’ospitalità corag-giosa agli ‘sbandati del 1943’, fra i quali i compagni dell’on. Armando Ricci. Don Alfonso Buffagni, buono di sua natura, e generosamente accogliente con tutti e per tanti anni vici-no a don Antonio Costanzini e don Antonino Cappi, accolse anche me; al tempo delle castagne che permetteva raccoglies-simo liberamente (e con la dovuta parsimonia) sotto lo spe-rone a lato del torrente Cogorno, di pertinenza del beneficio parrocchiale e della comunità locale. Questa volta castagne e marroni a Monzone sono risultati pochi e di piccola pezzatura, proprio in diretta conseguenza della lunga siccità estiva, ma il ricordo nei confronti di don Alfonso (e del suo predecessore) profondo, velato forse anche di riconoscente malinconia. Gra-zie anche alla gloriosa memoria dell’arcivescovo-abate Santo Quadri, che aveva promosso don Alfonso monsignore.

Castagne e… ricordiMonzone

Dopo il grande successo della prima domenica (con quasi mille persone a godersi gli ultimi scampoli di bel tempo), torna domenica 23 per il gran finale la festa della castagna

di Riccò di Serramazzoni, giunta alla 29esima edizione. Dalle 9.30 è in programma la prova conclusiva del campionato nazionale bo-scaioli e taglialegna, con il triathlon del boscaiolo: previste prove di abbattimento di un palo, sramatura di un tronco e taglio con l’accet-ta. Alle 12.30 si apre lo stand gastronomico a cura di prodotti tipici (non mancheranno, naturalmente, le castagne, ma anche borlenghi e altre specialità). Alle 14 quarti, semifinali e finale del triathlon, mentre alle 15 nella piazza della chiesa musica con Renato Tabar-roni. Alle 17.30, al campo sportivo, le premiazioni mentre resterà in funzione lo stand gastronomico, insieme al mercatino dell’artigia-nato. L’iniziativa è proposta dal circolo parrocchiale San Lorenzo di Riccò.

Castagne e… boscaioliRiccò

• franco mantovi

16 Domenica 23 ottobre 2011 NostroTempo

T erraferma: la terra di un’isola, per chi arriva dal mare, la terra del conti-

nente per chi sull’isola vive e lavora. Ma anche il terreno solido delle regole condivise, le usanze ataviche degli uo-mini del mare, fatte di soli-darietà ed accoglienza, che rischiano di essere sovvertite dai cambiamenti, dalle nuove

All’orizzonte, prospettive di vitaTerraferma: il nuovo film di Emanuele Crialese candidato agli Oscar 2012

• mariaPia cavani

Recensioni

A cura di

Federazione Nazionale Pensionati - Sindacato Territoriale di Modena41124 Modena - via Emilia Ovest, 101Tel. 059/890846 Fax 059/828456

Portare i cervelli migliori all’esteroo creare condizioni e convinzioniche li facciano restare qui?

In questa Italia che purtroppo fa acqua da molte parti, una madre colta, pensosa e sensibile, chiede al nostro Sindacato Fnp-Cisl (non è anche centro d’ascolto?) come si deve porre di

fronte a un figlio quasi laureato che sostiene che un futuro dignitoso e ricco di soddisfazioni, non può che essere pensato in altri Paesi, più attenti alle doti umane e alla maturazione culturale di ciascuno.Ho ritenuto di rispondere così.E’ totalmente falso e pretestuoso affermare che il nostro paese è privo di opportunità, che i pensionati danneggiano i loro figli, che allungando l’età pensionabile migliorano le prospettive dei giovani. Al contrario, con simili orientamenti, le nuove generazioni vedono soltanto ridursi le occasioni per entrare nel mondo del lavoro del nostro bel paese. Intanto, in attesa che l’Italia trovi una guida più saggia e attenta ai bisogni della società tutta, chiunque abbia veramente a cuore il benessere complessivo dei figli e della collettività, non deve suggerire o accettare passivamente fughe o proclamare inevitabili

sconfitte pur annunciate, ma deve infondere forza e coraggio, mutuandoli dalla necessità assoluta di evitare il naufragio di tutti, di una civiltà. Non si vince fuggendo, ma combattendo con fede, perché non possa avverarsi quanto temiamo.Senza dire che per fuggire Scilla, incappi da sempre in Cariddi.Inevitabilmente chi va sarà senza famiglia e senza patria; chi resta da genitore, fratello, amico, non avrà tanto di cui rallegrarsi, quanto motivi per soffrire. E ancora, è pensabile che chi combatte, prima o poi, avrà indubitabilmente la soddisfazione di vedersi riconoscere e insieme la gioia di aver contribuito decisamente a salvare la Porziuncola dalla distruzione, “la casa che cade in rovina” dal crollo completo.I valori più veri e le gioie più grandi non sono comunque principalmente in uno Stato che funziona, anche se a questo dobbiamo fermamente tendere, ma piuttosto sono nella vicinanza, nella presenza di chi ci vuol bene (genitori, amici,…), di quell’angolo di fiume o di bosco, nelle vie, nelle piazze di quel paese dove

hai vissuto forti emozioni, le prime, le più importanti della tua vita. Meglio poveri e malpagati, coscienti delle ingiustizie, ma orgogliosamente sulla breccia, impegnati e combattivi, che sradicati, esuli e raminghi là dove “il dolce sì” non suona.Spronare alla lotta intelligente e generosa, non alla fuga, mi pare più nobile e conveniente.Del resto, ragionando per assurdo, pensiamo a cosa succederebbe se tutti i giovani di talento se ne andassero dall’ Italia lasciando la stessa in mani che appartengono ad altre culture, a una diversa storia, a religioni qui inusitate fino a ieri.L’idea di Patria non sembri obsoleta, solo risorgimentale, deve ancora avere un significato e forza per non chiuderci sdegnosamente in torri d’avorio, ma per continuare il genio italico che tanto ha prodotto nei secoli e -senza retorica alcuna e con lungimiranza- ha ancora forza, convinzione e motivazioni per far crescere la nostra millenaria civiltà.Solo che tutti insieme lo vogliamo; e i migliori per primi restano o ritornano per cambiare le situazioni, per creare opportunità di crescita e di progresso.

Gian Pietro Piccioli

ostilità tra gli uomini.La terra ferma delle certezze che un giovane cerca di rag-giungere, nel suo percorso di formazione, quella della soli-darietà tra donne, della vita che prosegue nonostante la violenza, i soprusi e la paura.Terraferma è il film di Ema-nuele Crialese, nelle sale in questi giorni, vincitore del premio speciale della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia e candidato italiano agli Oscar 2012.Un’isola del Mediterraneo, il parallelo con Lampedusa salta agli occhi, sulla quale le vite degli abitanti, antichi uomini di mare, si incontra-no e qualche volta si scon-trano con la novità, portata dagli sbarchi dei migranti, che pongono in modo nuovo

domande antiche. Le nuove regole d e l l ’e m e r g e n z a si scontrano con le antiche e non scritte leggi degli uomini di mare, per i quali nessun uomo deve essere lasciato morire tra le onde.Si scontrano la tradizione e la modernità, le nuove esigenze economiche e la necessità di non perdere le proprie millenarie radi-ci nell’evoluzione dei costumi.Si incontrano due donne, Giulietta, l’italiana e Sara, la migrante, en-trambe colpite dalla perdita, en-trambe desiderose di dare un futuro diverso ai propri figli. Per vivere, per sopravvive-re, in un modo o nell’altro, biso-gna raggiunge-re la terraferma? Per andare avanti bisogna discono-scere la profonda

umanità delle tradizioni an-tiche?Ma il nuovo è sempre e co-munque il meglio?Ci sono tre uomini, Ernesto, il più anziano, che non sa e non vuole abbandonare la sua storia, Nino, il figlio, che con troppa facilità se la lascia alle spalle, e Filippo, il nipo-te, un giovane che sta sce-gliendo quale direzione dare alla sua vita.Non si tratta di una denun-cia, non in senso stretto per lo meno, ma di certo il film racconta una verità che non è possibile ignorare: Crialese rinuncia agli eccessi visiona-ri che avevano caratterizza-to le sue opere precedenti e padroneggia con maestria le storie, l’intreccio ed i senti-menti dei protagonisti.Di altissimo livello la foto-grafia, che ci regala ritratti intensi ed eloquenti, insieme ad immagini simboliche del-le acque e della profondità. Un pensiero va alla donna che ha interpretato Sara, la migrante: Timnit T. è arri-vata in Italia nel 2009, dopo tre settimane trascorse su un barcone al largo di Lampe-dusa. Il regista l’ha incon-trata e ha costruito con lei, attraverso la sua storia, la splendida figura di Sara.

17Domenica 23 ottobre 2011NostroTempo

Il santuario maronita di S.Marone dove è sepolto San Charbel, eremita per 23 anni

Con l’Ufficio diocesano pellegrinaggi alla scoperta di un popolo e di una terra caratterizzata da grande ricchezza e pluralità umana

L’ufficio pellegrinaggi della Diocesi, con l’a-mabile accompagna-mento di don Franco

e la competente e appassionata guida di Ivette, una solida don-na libanese, ha condotto dodici modenesi in uno straordinario viaggio in Libano.Più che un percorso turistico, una calorosa introduzione alla conoscenza di una terra e di un popolo segnati da tante vicende dolorose: in questo momento gode di una particolare tran-quillità, dentro ad una ricostru-zione ormai quasi compiuta.L’archeologia rivela la presen-za di tanti popoli, dai fenici, ai greci, ai romani, ai bizantini, agli ottomani, ai...francesi che sono stati gli ultimi colonizzatori.Ma, adesso, sono i cristiani ma-roniti (e con loro un’altra de-cina di Chiese cristiane) a fare la storia, insieme ai musulmani sciti, sunniti, drusi. E c’é anche la presenza di mezzo milione di profughi palestinesi a comporre il quadro di una grande ricchez-za e pluralità umana, dentro a tanti elementi di tensione.La guerra, durata diciasette an-ni, é ora un ricordo non tanto lontano; la presenza vicina della

Esperienze

Passaggio in Libano• gianni gherardi

Siria e quella di Israele, ancora occupante una parte di territo-rio, fanno sentire tutti desiderosi di pace e di indipendenza.Ma quello che colpisce é la presenza attiva, religiosamen-te convinta dei cristiani: sem-pre costretti e tentati a trovare nell’emigrazione una maggiore tranquillità (i libanesi all’estero sono più numerosi dei residen-ti in patria !), ma anche molto fieri della loro patria e del loro cristianesimo.Dei loro Santi (soprattutto di San Charbel e Santa Rafka,

canonizzati in tempi recenti), e,

soprattutto devoti a Maria, che ve-

nerano in tanti santuari partico-larmente curati, presenti in tutto il territorio (quello di Harissa domina Beiruth dall’alto). San-tuari frequentati continuamen-te da cristiani e da musulmani, che venerano Maria, la Vergine, Madre del profeta Gesù.E’ terra il Libano in cui, fin dall’antichità, e stato presente il monachesimo cristiano e che, tuttora, é ricca di vocazioni, an-che eremitiche. Non sempre la convivenza religiosa é stata pa-cifica: tanti i martiri, egli eccidi

efferati.Ci sono anche gli Hezbollah che, ci diceva la guida, non sono tanto dei terroristi, ma dei di-fensori della indipendenza della loro terra. Di assoluto rilievo le vestigia archeologiche presenti a Beiruth (anche in uno splendi-do museo), a Biblos, culla della nostra scrittura, a Sidone e a Tiro, luoghi che hanno visto la

Iniziative

Nel nome di GeminianoUna giornata di studio per scoprire il ruolo del santo protettore nella costruzione dell’identità modenese

In occasione del miracolo di San Geminano contra Gallos (1511), che vede il santo modenese interve-

nuto in difesa della città asse-diata dai francesi, l’arcidiocesi di Modena, il comune di Mo-dena e l’università di Modena e Reggio Emilia intendono proporre una riflessione ag-giornata sul ruolo del vescovo cittadino giocato nello svi-luppo del territorio, delle sue istituzioni, della sua cultura. “Geminiano e la costruzione della città” è infatti titolo di un incontro di studio articolato in

due giornate in programma la prossima settimana.Il primo appuntamento, gio-vedì 27 ottobre presso l’aula magna della Facoltà di Giuri-sprudenzaIn via San Geminiano 3 a Modena prevede alle ore 9,30, dopo i saluti delle au-torità, gli interventi di mons. Adriano Tollari su “Il Santo e il suo tempo”, del sindaco di Modena Giorgio Pighi che tratterà di “Geminiano e gli emblemi civici di Modena” e di Elio Tavilla che tratterà il tema “L’autorità vescovile e la nascita degli studi giuridici a Modena”. Nel pomeriggio, a partire dalle ore 15 Massi-mo Jasonni affronterà il tema “La figura del vescovo dal-la Controriforma all’età dei Lumi”, Pierpaolo Bonacini illustrerà il passaggio “Dalla signoria del vescovo all’auto-nomia comunale. Percorsi di trasformazione della “civitas” modenese (secc. IX-XIII)”, mentre Matteo Al Kalak trat-

terà “Il corpo di Geminiano: la cattedrale, le reliquie e la ge-losia di un popolo”. Chiude la prima giornata l’intervento di don Stefano Violi su “San Ge-miniano, “lex viva” della città”. Il giorno seguente, venerdì 28 ottobre a partire dalle ore 9,30, è in programma una vi-sita di studio circa le antiche testimonianze giuridiche con-servate nell’ Archivio capitola-re della Cattedrale di Modena a cura di Lorenzo Pongiluppi.La giornata di studi, aperta al pubblico, è pensata, insieme alla visita guidata all’Archivio Capitolare, per gli studenti della Facoltà di Giurispruden-za di Modena, i quali, dietro frequenza e presentazione di relazione scritta, potranno ac-quisire un cfu per altre attività formative.Per informazioni: Associazio-ne Cultura e Vita, viale Buon Pastore 126 - 41124 Modenatel. 059 390249 - e-mail [email protected] e www.culturaevita.unimore.it

presenza evangeliz-zatrice di Gesù, nella Valle della Bekaa con i templi di Baalbeck...Il tutto immerso nel verde del-le valli che dal Monte Libano scendono al mare.Particolarmente significative le visite ad alcuni millenari Cedri del Libano, alle Grotte di Jeita, al museo-tomba del poeta-pit-

tore Khalil Gibran, famoso in tutto il mondo soprattutto per “Il Profeta “.E ...tant’altro! Sette giorni in-tensissimi per conoscere un po’ un Paese, la sua Gente, la sua Storia.

A Baalbek, nella valle della Beka Località “i Cedri” del Libano

18 Domenica 23 ottobre 2011 NostroTempo

Torna Incontrocorrente, per i giovani di Ac

Una Chiesa a misura di giovane

Un titolo, volutamente, provocatorio per un ciclo di incon-tri che vanno al cuore delle domande che i giovani fanno alla Chiesa. “Questa Chiesa mi va stretta!” è la proposta

che il settore giovani di Azione Cattolica propone a livello dio-cesano, proprio per portare a galla le domande dei giovani e per rispondere, nello stile tipico dell’Ac. “Chi di noi – si chiede il settore giovani di Ac - non lo ha pensato almeno una volta nella vita? Chi di noi non si è mai trovato in difficoltà nel rispondere a commenti di questo tipo fatti da amici e conoscenti? Sei incontri dedicati ai giovani per confrontarci su tutti quei luoghi comu-ni che riguardano la nostra appartenenza alla Chiesa e sui quali spesso ci facciamo tante domande”. Gli incontri si svolgono dalle 21 al Centro Famiglia di Nazareth, sempre di giovedì secondo questo calendario: 20 ottobre “Credo in Dio... e nella Chiesa?; 10 novembre: “Seguire Cristo... con ricchezze e privilegi?”; 1 dicembre: “Ma tu cosa preghi a fare? Quando i cristiani sono peggiori degli altri”; 19 gennaio: Di chi posso fidarmi? Scandali nella Chiesa”; 9 febbraio: “Ma tu da quale prete vai? Relazioni e scelte personali nella Chiesa”. Il finale, giovedì 1 marzo, è de-dicato all’incontro con mons. Lanfranchi: “Una domanda a Sua Eccellenza. Incontro con il vescovo”.

Non avete mai par-tecipato ai viaggi del Centro Turi-stico Acli e avete

voglia di provare un nuovo modo di fare turismo sociale e consapevole? Oppure avete già partecipato agli itinera-ri del Cta (Centro turistico Acli) e non vedete l’ora di ripartire? Non perdetevi le prossime proposte di trasfer-ta. Il 20 novembre la meta è Arezzo: in occasione dei 500 anni dalla nascita, Arez-zo ripercorre la vita e l’ope-ra di Vasari, presentando la poliedrica e straordinaria ricchezza della sua persona-lità e della sua arte, con due grandi mostre concomitanti, “Giorgio Vasari 1511 – 2011.

Disegnatore e pittore. Istu-dio, diligenza et amorevo-le fatica”, presso la Galleria Comunale d’Arte Contem-poranea, e “Il primato dei

Tra Italia e Austria, i tour autunnali del Centro Turistico Acli

In viaggio consapevoli Associazioni

Toscani nelle Vite del Vasari. Svegliando l’animo di molti a belle imprese” alla Basilica di San Francesco. Il programma

prevede: partenza alle 7 dalla Stazione Piccola di Modena con Bus gran turismo, arrivo alle 10 con visita guidata ai principali monumenti della

città, alle 14.30 visita guidata alla Cappella Bacci e alle due mostre dedicate al Vasari, alle 18 rientro.

Del tutto i m m e r s o nel clima n a t a l i z i o invece il viaggio in agenda dal 2 al 4 di-c e m b r e : 3 giorni a Graz con visita della città, della Land della Stiria e dei m e r c a t i n i di Natale. La cittadi-na austria-ca sarà la prima meta

all’arrivo previsto nel primo pomeriggio del 2 dicem-bre. Con un centro storico appartenente ai Patrimoni dell’umanità dell’Unesco e

Turismo e non solo. Il Centro turistico delle Acli di Modena organizza un corso per principianti di alfabetizzazione al computer. L’obiettivo è fornire gli strumenti e le conoscenze base per utilizzare il computer, prendere visione e comprendere le po-

tenzialità di Internet e della posta elettronica. Il corso si tiene presso la sede delle Acli di Modena ed ha durata complessiva di 24 ore, con 3 lezioni settimanali di due ore ciascuna. Questo il programma delle lezioni: lezioni 1 e 2 “Basi di informatica, hardware, software, schede e sistema operativo, installazioni”; lezioni 3/10 “Basi di word, editing, file, stampe, immagini e tabelle”; lezioni 11/12 “Basi di internet, navigazione, sua storia e posta elettro-nica”. Il corso offrirà numerosi spunti ed esempi pratici per familiarizzare al massimo con il computer: per partecipare è opportuno possedere un computer al fine di potersi esercitare da casa. Per info e iscrizioni: tel. 338 4108554.

Spazio a cura di Acli - Modena

Familiarizzare con la rete ed il computer Dal Centro Turistico Acli un corso di alfabetizzazione

Una vecchia sto-ria che riaffiora in questi anni ripre-senta l’annosa que-

stione delle cellule embrionali umane. Più di dieci anni fa, il direttore dell’Istituto di Neu-robiologia dell’Università di Bonn Oliver Brustel depositò un brevetto relativo alla pro-duzione di cellule partendo da staminali embrionali per scopi terapeutici. Greenpace presentò ricorso contro que-

La ricerca sugli embrioni in EuropaEtica della vita

sto progetto ricordando come in Europa sia vietato questo tipo di brevetto ed infatti il tribunale tedesco lo annul-lò; chiaramente il direttore dell’Istituto presentò ricorso. Solo oggi, dopo ben quattor-dici anni, è stata pubblicata l’istruttoria dell’Avvocato Yves Bot incaricato di analizzare il caso e di relazionare alla corte. Bot inizia puntualizzando l’i-dentità delle cellule staminali embrionali che è equipara-bile a quella degli embrioni e quindi ricade anche sulle cel-

lule il divieto di brevettabilità. Questo risulta lapalissiano in quanto le cellule totipotenti dell’embrione se poste nelle adeguate condizioni genera-no un individuo quindi sono in tutto e per tutto embrioni e non solo cellule totipotenti. Le cellule pluripotenti, invece, cioè cellule che possono ge-nerare diverse linee cellulari e differenziarsi in diversi tessuti senza però portare a termine la produzione di un embrione hanno una diversa identità ma per il fatto che il loro prelievo

comporta la distruzione di un embrione nello stadio di bla-stocisti sono anch’esse da vie-tare poi, nonostante il fine sia buono cioè terapeutico, il fatto di partire da cellule embrionali umane strumentalizzerebbe comunque il corpo fin dalle sue origini biologiche. Questa relazione di Bot ha ovviamen-te spaccato letteralmente in due la comunità scientifica e una delle due parti ha trovato spazio pubblicando un artico-lo il 28 Aprile 2011 su Nature. L’articolo difende la libertà di

• don gaBriele semPreBon* utilizzare materiale umano a scopo di ricerca anche se com-porta la distruzione e quindi la morte dell’embrione. Questo viene giustificato giocando sul fatto che le cellule provengono da embrioni soprannumerari (quasi fossero di serie B o non-umani) e che comunque le staminali embrionali non sono embrioni umani. Il fatto scon-certante è che a firmare questo articolo che reca il titolo “Non si ponga nessun divieto sui brevetti delle cellule staminali” sono anche ricercatori italia-

ni del S. Raffaele il che non fa che aumentare lo sdegno perché ci si augurerebbe che almeno chi possiede una certa antropologia difenda l’uomo e non lo distrugga. A conclu-sione di tutto ciò sembra però che la Corte abbia recepito le istanze dell’avvocato Bot e con un parere definitivo e vinco-lante indirizzerebbe la ricerca europea verso uno standard che rispetti l’embrione umano come tale.* In collaborazione con il Centro

di Bioetica Moscati

detta “città verde” per i tan-ti giardini e per la posizione tra dolci colline, nel periodo natalizio Graz ospita un fa-moso mercatino di Natale ce-lebre per il grande presepe di ghiaccio. Il giorno successivo ci si trasferirà all’Abbazia di Rein, l’abbazia cistercense più vecchia del mondo che in questo periodo sarà ancora più affascinante grazie ad una grande esposizione di prese-pi. Il terzo giorno, invece, in programma la visita al castel-lo medievale di Kornberg con la sua ricca esposizione di artigianato natalizio locale. Il viaggio prevede sistemazione in hotel 3 stelle in camere doppie con servizi di mezza pensione con prima colazio-ne a buffet. Per info e prenotazioni: tel. 338 4108554, [email protected], www.aclimodena.it/cta.

19Domenica 23 ottobre 2011NostroTempo

Csi sport e sociale

L’impegno sociale del Csi all’Assembleadel Forum del Terzo SettoreIntervista ad Emanuela Carta, referente per i progetti di solidarietà e di integrazione sociale

Martedì 18 otto-bre, presso la palazzina Pucci a Modena, si è

svolta la tredicesime edizio-

ne dell’Assemblea del Forum del Terzo Settore che anche quest’anno ha visto seduti allo stesso tavolo istituzioni, vo-lontariato e associazioni con il desiderio e la necessità di confrontarsi sul tema “Terzo Settore, benessere e territori”.Il Forum Provinciale del Ter-zo Settore di Modena (fon-dato nel 1997) è un patto fra soggetti privati caratterizzati dall’assenza di scopi di lucro e dal perseguimento del bene comune. Organizzazioni di Volontariato, associazioni di Promozione Sociale, coope-rative sociali (oggi sono oltre 80 enti di primo e secondo livello) hanno istituito un per-corso incentrato sul confron-

Gestire il budget: un corsosu come far tornare i contiA Soliera, presso la Sala delle Cerimonie del Castello Campori, il CSI di Modena,

in collaborazione con il Comitato Provinciale Coni Modena, la Scuola Regionale dello Sport Emilia Romagna e con il patrocinio del Comune di Soliera, invita le so-

cietà sportive a un nuovo corso di formazione su come “Gestire il budget”. L’iniziativa è in-dirizzato a: dirigenti Asd, tecnici federali, istruttori, allenatori e atleti che colla-borano al funziona-mento della Asd, studenti e laureati in Scienze Motorie e altre facoltà, nonché tutte le figure ope-rative coinvolte in una organizzazione sportiva. I temi trat-tati nel corso delle lezioni saranno: la traduzione in co-sti delle strategie, il budget, il processo di budgeting e i metodi per la determinazione del budget, la valutazione economica delle scelte (break-even point e analisi payback), il controllo della realizzazione degli obiettivi di budget, i requisiti e le caratteristiche del processo di controllo, i punti di controllo, gli indicatori di controllo, il sistema informativo a supporto delle attività di controllo, l’analisi degli scostamenti e l’ottimizzazione. Il corso, di natura teorico-pratica, ha durata comples-siva di 8 ore suddivise in due giornate, lunedì 14 e martedì 15 novembre, dalle ore 19:00 alle ore 23:00; i suoi obiettivi sono il miglioramento dell’organizzazione delle attività, l’ab-bassamento dei rischi finanziari, l’aumento della capacità previsionale, il miglioramento del coordinamento delle risorse e delle persone. Il docente sarà Maurizio Marano, docente dell’Università di Bologna e della Scuola Regionale dello Sport. La quota di iscrizione è di 25 euro. Per info: tel. 059 374633, [email protected].

to e sulla coprogettazione per conseguire scopi e risultati che diventino patrimonio del terri-torio e per garantire visibilità, trasparenza e rappresentanza ai diversi soggetti nei rapporti con la Società Civile e con le Istituzioni. Le parole chiave protagoniste del convegno sono state soli-darietà, partecipazione e sus-sidiarietà, quest’ultima, forse la più complicata e dibattuta, intesa come maggiore spazio pubblico creato dai soggetti privati che si assumono tale responsabilità.Su questa affermazione il Fo-

rum persegue per il 2011/2012 l’obiettivo di allargare l’espe-rienza e la modalità di agire ai sei distretti della provincia di Modena: Carpi, Castelfranco Emilia, Mirandola, Pavullo nel Frignano, Sassuolo e Vignola.L’Assemblea è stata anche occasione per presentare alle associazioni del forum alcuni dati sulle organizzazioni ade-renti, sulla composizione della compagine sociale del forum provinciale, il bilancio delle attività e degli interventi sul territorio organizzati per la cittadinanza, come ad esempio il convegno organizzato in col-laborazione con la Provincia di Modena “Educazione fisica, educazione civica: lo sport co-

me strumento per educare la Persona a vivere responsabil-mente la società”.Il Csi di Modena ha parteci-pato al Forum, in quest’anno di progettazione, con un pro-prio membro di presidenza, Emanuela Carta, referente per l’associazione dei progetti di solidarietà e di integrazione sociale.Come ha vissuto questo suo primo anno di attività?“E’ stato un anno ricco di in-contri/confronti con dirigenti di associazioni di promozione sociale, del volontariato e del-la cooperazione, con i quali

ho sentito di condivi-dere valori e intenzioni di una vocazione volta al servizio per gli altri e ad un impegno fattivo di cittadinanza attiva. E’ stato un modo per dare voce e forza ‘insieme’ verso le istituzioni pub-bliche alle esigenze e ai diritti dei più piccoli che da sempre per noi sono rappresentati dalle fa-miglie in difficoltà, dai giovani, dagli anziani e dagli immigrati”.Cosa significa la pre-senza di un’associazio-ne come il Csi in un tavolo così importante?“Il CSI non poteva certo mancare all’interno del forum, per la mission che l’associazione ha sempre avuto di mettere al centro la persona nel-la sua interezza. E’ per noi un tavolo di prova e un’opportunità unica per creare rete con altri soggetti che operano nel territorio in ambiti de-dicati all’educazione, alla salute, al lavoro e all’in-clusione sociale”.Dal punto di vista pra-tico che forze avete messo in campo?“Abbiamo costituto una associazione di volon-

tariato che si chiama Csi Vo-lontariato e si occupa di alcune iniziative legate al disagio, alla prevenzione, all’integrazione sociale che si realizzano in col-laborazioni con altri enti e isti-tuzioni che operano in queste aree. I progetti più significativi che in questi anni si sono in-tensificati riguardano la colla-borazione con l’associazione Marta e Maria per l’inseri-mento nella società attraverso l’attività sportiva (pallavolo, danza e nuoto) delle ragazze che fanno un percorso di recu-pero e reinserimento. Vivono all’interno di una comunità ma con lo sport, invece, sono al fianco anche di persone che prima di svolgere questa atti-

vità non conoscevano, sono a tutti gli effetti inserite in un vero e proprio gruppo spor-tivo dove le storie personali vengono lasciate alle spalle per provare a guardare avanti e ri-cominciare a costruire. Poi c’è il carcere. L’attività sportiva e corsi per arbitri di calcio sono organizzati alla Casa Lavoro di Saliceta San Giuliano con anche alcuni momenti an-che formativi sull’arbitraggio e l’allenamento del calcetto e l’organizzazione di momen-ti con squadre che vengo-no dall’esterno. Al carcere di Sant’Anna, invece, c’è un’atti-vità di pallavolo al femminile e di bigliardino e un corso per arbitri di calcio. Sono tentativi che ormai possiamo dire essere riusciti e per i quali, anche al nostro interno, lavoriamo con volontari e persone che co-munque devono avere una for-mazione adeguata per essere calati in determinati contesti. Infine abbiamo sviluppato di-verse attività legate alla salute e al benessere, soprattutto col progetto Anziano Attivo: al-la base di tutto c’è l’attività motoria per il benessere fisico

ma anche corsi dedicati più alla socialità e alla formazio-ne rispetto al vivere bene, con alcune particolarità: c’è un cor-so su come si utilizza l’home banking, un corso di economia domestica, per riscoprire l’es-sere sociali e rimanere indi-pendenti, tessere le relazioni e muoversi nel quotidiano”. Poi c’è l’attività nella parroc-chie?“Sono parte della nostra linfa. Il Csi, per fortuna, non potreb-be esistere senza. È dalle par-rocchie che, negli ultimi anni, sono nate proposte e idee. Ed è qui che abbiamo deciso di in-vestire, come dicevo, in termini di qualità”.Come portate avanti i vostri progetti?“D’accordo con il centro di pa-storale giovanile della Diocesi di Modena, con il quale c’è un rapporto di grande collabo-razione che è cresciuto negli anni. Lo sport è stato solo il punto di partenza, anche per-ché oggi il Csi di Modena è molto altro”.Ovvero?“La parte più ingente della nostra progettualità riguarda

la formazione. Lavoriamo in-sieme su animatori, educatori, coordinatori di oratori parroc-chiali, dei centri estivi e delle attività coi giovani. Il proget-to oratori in rete, ad esempio, prevede un percorso formativo di alto livello sullo studio di spazi parrocchiali atti a diven-tare un’opportunità educativa, sociale, di integrazione e ricre-ativa”.La presenza nelle parrocchie del Csi come si configura?“In diversi modi. Il modello di circolo culturale sportivo è quello di Abitare la Parrocchia e l’intendimento è quello, co-me ci viene dal nazionale, di portare in ogni parrocchia una società sportiva perché sap-piamo che è attorno a queste che si raduna la maggior parte dei ragazzi. Affianchiamo an-che le parrocchie nelle attività parrocchiali, sia di oratorio che prettamente sportive. Ormai siamo diventati un punto di riferimento e ci teniamo ad esserlo. Questo succede an-che nelle scuole, coi progetti di educazione motoria, anche nelle scuole materne cattoli-che”.

• marco costanzini

20 Domenica 23 ottobre 2011 NostroTempo

Cultura

Riccardo Simonini:pioniere cattolico della pediatria

Un libro scritto dal nipote sulla vita del celebre pediatra e storico modenese

D a professione a vocazione, da lavoro a impe-gno morale, da

mestiere a passione, la pe-diatria vista con gli occhi di uno dei suoi pionieri nel li-bro “Riccardo Simonini, pe-diatra e storico – La nascita della pediatria nella società modenese”. Una vocazione che scorre nel sangue e si tramanda di generazione di generazione, è quella che, insita nel dna di Simoni-ni, è arrivata fino al nipote Giovanni Battista Cavaz-zuti, autore della biografia di questa importante figura modenese. “La vita di mio nonno ha lasciato un grosso segno dentro di me – rac-conta Cavazzuti – tutti gli scritti da lui lasciati, i rac-conti di chi l’ha conosciuto a livello professionale e per-sonale, l’importanza del suo ruolo nell’introduzione delle pediatria a Modena, hanno

Al Teatro San Carlo

In scena Platone,tra utopia e performanceChe cos’è la legge? Che cos’è la giustizia? Qual è il rap-

porto tra legge, giustizia e costituzione politica? Tre dialoghi platonici e una rappresentazione teatrale so-

no necessari per trovare risposta a domande che attraversano millenni della storia umana. Si tratta di un progetto della Fon-dazione San Carlo di Modena, nell’ambito delle iniziative sul tema Utopia, che si esplicita in una riduzione teatrale a cura di Claudio Longhi tratta da tre testi di Platone, Le Leggi, Crito-ne e Minosse. La mise en place fa parte di un progetto cultura-le pluriennale, inaugurato lo scorso anno in collaborazione con Emilia Romagna Teatro, che si pone l’obiettivo di esplorare la potenzialità del rapporto tra teatro e filosofia a partire da una parola chiave della cultura contemporanea. “Il teatro è in grado di farsi ospite del pensiero. Anzi, non solo: può esserne cassa di risonanza, può farne vibrare le interrogazioni mille-narie e persino azzardare qualche risposta” (Claudio Longhi). Lo spettacolo si terrà presso il Teatro San Carlo venerdì 28 e sabato 29 ottobre alle 21, l’ingresso è gratuito con prenotazio-ne obbligatoria.Per info e prenotazioni: tel. 059 421208, [email protected], www.fondazionesancarlo.it.

• elena cristoni

Un progetto per genitori ed operatori sanitari

Voce e suoni, una carezzaprima della nascita

Essere Voce: è il nome del progetto ideato dal reparto di Oste-tricia dell’Ospedale di Carpi diretto dal dr. Paolo Accorsi, che sarà presentato alla cittadinanza sabato 22 ottobre attraver-

so una interessante giornata di lavoro dedicata ad operatori sanitari ma anche ai genitori. L’iniziativa si svolgerà presso la Biblioteca il Falco Magico, a Carpi in piazza Martiri, in collaborazione con il Castello dei Ragazzi.In mattinata è in programma una tavola rotonda indirizzata ad operatori sanitari del settore medici, ostetriche, infermieri, psicolo-gi, moderata da Nicoletta Bracco referente regionale progetto “Na-ti per Leggere”, con l’intervento di Giorgio Tamburlini, pediatra, consulente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Salute materno-infantile, che illustrerà ai presenti l’importanza della lettura precoce in famiglia per lo sviluppo affettivo e cognitivo del bambino.Nel pomeriggio, sempre al Castello dei Ragazzi, letture ed anima-zioni avranno per protagonisti Bruno Tognolini, poeta e scrittore noto per essere autore della trasmissione RAI “La Melevisione” e per essere stato recentemente insignito del Premio Andersen per il libro “Rime di Rabbia”, Antonella Abbatiello, illustratrice nonché idea-trice del logo del progetto in questione, e Alessia Canducci, attrice.Fra i due eventi l’inaugurazione del nuovo ambulatorio della gravi-danza a termine, presso i relativi locali dell’Ospedale di Carpi, alla presenza delle autorità cittadine.Ad illustrarci le caratteristiche del progetto in questione è Angela Tusberti, ostetrica presso l’Unità Operativa di Ostetricia dell’Ospe-dale Ramazzini di Carpi: “Raccontare una storia, leggere qualche pagina di un libro, cantare una ninna nanna. Ecco una bella con-suetudine che favorisce la relazione tra mamma e bambino, dopo la nascita, ma anche prima quando la voce della futura mamma rag-giunge il bebè che cresce nel suo grembo, come una carezza. Anzi come un abbraccio. Sonoro. La voce è musica, la musica è ritmo come lo è il battito del cuore della madre che accompagna il bam-bino sin dai primi mesi di vita prenatale. Attraverso le parole, la vo-ce, la musica possiamo entrare in contatto con il nostro bambino e stabilire con lui un territorio comune di emozioni e di sentimenti che calmano, rassicurano, consolano, sia prima che dopo la nascita”. Questo il punto di partenza del progetto dedicato ai futuri genitori di Carpi e dintorni, frutto della collaborazione di diverse professio-nalità, ostetriche, bibliotecarie, pediatri, lettrici volontarie, unite dal desiderio di far conoscere a mamme e papà in attesa la bellezza e l’utilità della lettura ad alta voce al bimbo che nascerà.

fanno nascere spontanea-mente in me la propensione per questa disciplina e han-no naturalmente indirizzato il mio cammino su questa strada. A mia volta poi ho coltivato la mia passione e le mie esperienze personali in questo ambito, in particolare specializzandomi in neuro-logia infantile, una branca ancora poco sviluppata ai miei tempi”. Attraverso le parole del ni-pote si delinea una figura forte ed affascinante, un uomo la cui vita avventuro-sa lo condusse alla medicina infantile. Una professione appresa all’Università di Pa-dova, dove sorse la prima clinica pediatrica italiana, e coltivata con forza e pas-sione a Modena, dove Simo-nini fondò a proprie spese la clinica di pediatria di via Ramazzini, alla cui guida ri-mase per 25 anni. Un filan-tropo che impiegò tutte le

proprie risorse, anche quelle economiche, per la medicina, per la ricerca e per la fonda-zione di istituti per l’infan-zia. Tra questi: un istituto per bambini con anormalità psichiche presso Villa Pia in via Albareto, una casa se-greta per madri nubili, per aiutare le donne nel portare a termine le gravidanze ex-traconiugale e nel crescere il bambino lontano dalle criti-che dell’opinione pubblica di allora e un istituto per bam-bini provenienti da famiglie affette da tubercolosi dove i bambini venivano ospitati e curati anche per anni, finchè non superavano la fase a ri-schio. Attraverso una prosa sobria e ariosa leggendo il libro si ripercorre la vita di un be-nefattore modenese che ha dato lustro alla propria città non soltanto con la propria professione di medico, ma anche con un’attenta attività

di storico sulla medicina e su Modena. Simonini imparò a leggere ed interpretò antichi manoscritti della diocesi di Modena e li rese noti con grande apprezzamento degli storici italiani del tempo. Storia e medicina si intrec-ciano con la vita privata del protagonista e con i più im-portanti eventi storici del Novecento italiano come in un romanzo dalle tinte reali e umanitarie.Un’esistenza intensa segnata da esperienze forti, soddi-sfazioni e difficoltà, con un unico punto fermo: la fede. “Una fede che nacque dall’u-mile famiglia di Castelve-tro che gli diede i natali, che crebbe con lui nei suoi studi presso il seminario di Fiumalbo. Qui infatti mio nonno frequentò le scuole medie e superiori, ricevendo un’istruzione di alto livello nonostante la scarsità di ri-sorse economiche - continua

a raccontare l’autore – e che lo accompagnò per tutto il corso della sua vita in una perfetta integrazione con la professione scientifica. Una vocazione cristiana che lo portò ad avvicinarsi ai pa-zienti personalmente, che lo fece assistere i bambini di persona e che lo fece amare dai suoi pazienti e concit-tadini. Per comprendere il calibro del suo impegno amo ricordare che tra i documenti dei suoi ultimi anni alla dire-

zione della clinica pediatrica ci sono cartelle scritte di suo pugno, cosa attualmente im-pensabile per un direttore. Anche per questo è conside-rato uno dei più importanti medici cattolici d’Italia”. Un esempio illuminante di cattolicesimo aperto alla scienza e versato al sociale, di devozione assoluta al la-voro e al prossimo. Inutile aggiungere che quando il prossimo sono i bambini tut-to acquisisce maggior rilievo.

Sociale per il Teatro

Al Teatro dei Ventiva in scena il sociale Il Teatro dei Venti presenta due appuntamenti con il Sociale

per il Teatro. Nell’ambito della Settimana della Salute Men-tale, domenica 23 ottobre va in scena lo spettacolo “Fuori Pi-

sta”, produzione conclusiva del laboratorio “Il volo dell’albatro” in collaborazione con lo Sportello Social Point di Modena, nato per cercare un dialogo tra normalità e diversità. Una via alternativa per dare vita, attraverso il teatro, a nuovi modi di comunicazione tra chi è considerato normale e chi nella vita ha avuto esperienza diretta del disagio psichico. Lo spettacolo si tiene presso il Teatro dei Segni alle 21 e vedrà l’interpretazione di utenti e non del Centro di Salute Mentale di Modena. Domenica 28 ottobre, invece, nell’ambito della rassegna “Sta-zione di teatro in carcere 2011”, presso il Teatro delle Passioni, si terrà “Attraverso Calligola”, spettacolo con i detenuti-attori della Casa di Reclusione di Castelfranco Emilia. In questa performan-ce i detenuti mostrano la loro elaborazione artistica del concetto di “potere”, presente nel celebre testo di Camus. Il laboratorio, che si svolge ormai da 5 anni, può essere definito un’officina cre-ativa dove i detenuti sperimentano le diverse tipologie di comu-nicazione artistica, musica, azione scenica e danza, in un contesto pedagogico di auto formazione, di crescita soggettiva e collettiva. Per info e prenotazioni: tel. 059 3091011, 389 7993351, [email protected].