MARIA · 2018. 2. 22. · quanto architetto della creazione, Maria è posta al sommo delle opere...

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MARIA Tariffa Associazioni senza fine di lucro Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB - ROMA n. 5 - 6 Maggio - Giugno 2008

Transcript of MARIA · 2018. 2. 22. · quanto architetto della creazione, Maria è posta al sommo delle opere...

  • MARIAMensile sulle opere e sulle missioni dei Padri Maristi italiani

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    n. 5 - 6 Maggio - Giugno 2008

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    ICONOGRAFIA MARIANAICONOGRAFIA MARIANA

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    zia ogni giorno, mi rallegravo davanti a lui ogniistante; mi ricreavo sul globo terrestre, ponendola mia delizia tra i figli dell’uomo”2. È a questi passi biblici che il Malosso3 si èispirato per la complessa composizione4. Ilgran numero di angeli suggerisce l’imponen-za della corte celeste che assiste Dio Padre. Inquanto architetto della creazione, Maria è postaal sommo delle opere che stanno scaturendodalla mano di Dio. Sorridente e contemplan-te, è adagiata sopra il cosmo, in forma diglobo, nei suoi elementi costitutivi: le stelle,il sole, l’acqua e il fuoco. Nel nucleo centrale del globo è impressa lamemoria della colpa originaria di cui Mariacancellerà le conseguenze con il suo docileaffidamento alla mano del Creatore e che Dio- come recita il cartiglio, sorretto dagli ange-li, con una citazione dal Salmo 90 - preserve-rà da quella macchia di peccato che causò lacaduta dei progenitori e che è premessadell’Incarnazione redentiva di Cristo5.

    Alla missione redentrice di Cristo fanno rife-rimento gli strumenti della Passione sorrettidagli angeli di sinistra. Il calice delGetsemani, la colonna della flagellazione, ichiodi e la croce testimoniano il costo altissi-mo pagato da Cristo (e, di riflesso, dallaMadre) in termini di sofferenza.

    Tutta la Trinità partecipa concorde all’azionecreatrice. In alto domina la sovrana figuradel gran Vegliardo intento alla realizzazionedel suo disegno. Interposta tra lui e Mariacampeggia la colomba dello Spirito Santo6. IlFiglio è evocato da colei che lo diede almondo e dagli strumenti che ne dilanierannoil corpo.

    Nella formicolante trama del dipinto l’at-teggiamento quiescente e regale di Mariaimpersona sia la figura dell’illuminataSapienza - architetto della Creazione - siadell’ancella di Nazaret, la cui disponibilità,umile ed eroica insieme, ha reso possibile ilcompimento del piano divino che ha rinno-vato il mondo.

    1 Cfr. Sir 24, 3-21.2 Prv 8, 22-35.3 Gian Battista Trotti detto il Malosso (Cremona 1555-Parma 1619), allievo di Bernardino Campi e buon pitto-re manierista, fu attivo soprattutto nella città natale. Nel1604 venne chiamato da Ranuccio Farnese a Parma perla decorazione del Palazzo del Giardino. Le principaliopere cremonesi sono gli affreschi del Coro di S.Abbondio e le tele che ornano la Cappella del SS.moSacramento del duomo.4 Lo stesso Malosso ha realizzato un altro dipinto moltosimile a questo, in cui Maria, invece d’essere coricata sulglobo è in alto, accanto al Padre creante; poggiato ilgomito sul ginocchio di Dio, ad occhi socchiusi reclina ilvolto sul palmo della mano mentre tutt’attorno formico-la un numero incalcolabile di angeli; nella sezione infe-riore altri angeli suonano strumenti musicali e reggono isimboli della Passione (L’Immacolata, Regina ante specula;Parma, chiesa della Steccata). 5 Queste le parole del Salmo 90 riportate sul cartiglio eattribuite a Maria: Agli angeli suoi ha dato ordine per te, cheti custodiscano in tutte le tue vie. Sulle mani ti porterannosicché tu non abbia ad urtare nel sasso col tuo piede (vv.11-12).6 “La colomba dello Spirito Santo che si dirige versoMaria ha fatto ipotizzare che la committenza volessealludere anche al concepimento verginale del Cristo daparte di Maria nell’ottica di una più complessa medita-zione sul ruolo della Vergine nella storia dell’umanità”(Angelo Loda, Una Donna vestita di sole, l’ImmacolataConcezione nelle opere dei grandi maestri, Motta Editore2005, p.190).

    e, com’è naturale, le creature esistononella mente di Dio ancor prima d’esse-re create, tanto più lo fu Maria, il capo-

    lavoro della creazione, nella quale Dio havoluto fossero rispecchiate tutte le perfezionipossibili in un essere umano. La liturgia applica a lei - collaboratrice delRedentore - i passi del libro dei Proverbi

    1 che

    parlano della personificazione dellaSapienza come collaboratrice di Dio creatore:“Il Signore mi ha creato all’inizio della sua atti-vità, prima di ogni sua opera, fin d’allora.Dall’eternità sono stata costituita, fin dal princi-

    pio, dagli inizi della terra. Quando non esisteva-no gli abissi, io fui generata; quando ancora nonvi erano le sorgenti cariche d’acqua; prima chefossero fissate le basi dei monti, prima delle colli-ne, io sono stata generata. Quando ancora nonaveva fatto la terra e i campi, né le prime zolle delmondo; quando fissava i cieli, io ero là; quandotracciava un cerchio sull’abisso; quando conden-sava le nubi in alto, quando fissava le sorgentidell’abisso; quando stabiliva al mare i suoi limiti,sicché le acque non ne oltrepassassero la spiaggia;quando disponeva le fondamenta della terra, allo-ra io ero con lui come architetto ed ero la sua deli-

    Maria, architetto della Creazione (1603)

    di Giovanni Battista Trotti detto il Malosso

    olio su tela, cm 450 x 200,Piacenza, chiesa di San Francesco

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    MEDITAZIONEMEDITAZIONE

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    rami della Società di Maria erano idealisti erealisti. Sognatori capaci di immaginare unfuturo e realisti capaci di renderlo effettivo.La mano di Dio, e non il caso, ha permessoche le esistenze di Marcellino Champagnat,di Jeanne Marie Chavoin, di Jean ClaudeColin e di undici pioniere missionarie sisiano incrociate nella storia. Desiderosi di rin-novare la Chiesa del loro tempo e pieni dizelo evangelico, si sono lanciati in un’avven-tura comune che perdura fino ai nostri giorni.

    Hanno vissuto in un mondo che non eramolto diverso dal nostro. Un mondo caratte-rizzato da rapidi cambiamenti sociali, damovimenti rivoluzionari ancora vivi, da unaChiesa sempre più alla ricerca di un suoruolo, da un mondo che aveva un disperatobisogno di ascoltare la Buona Notizia di Dio. Èin questo contesto di sfida che i nostri fonda-tori e le nostre fondatrici hanno portato laloro fede, il loro spirito missionario, il lorodesiderio di servire la Chiesa negli stratimarginali della società, il loro spirito di sem-plicità e di generosità.

    L’idea originaria dei primi maristi era condi-visa da preti, suore, fratelli e laici. Sì, coloroche furono agli inizi erano davvero impa-zienti di rendere marista il mondo intero.

    Gesù e Maria erano al cuore del loro proget-to. Gesù era il centro e la passione della lorovita; desideravano andare verso di lui comeMaria, sua madre, prima e perfetta discepola.Anche lei ha occupato un posto speciale nelloro cammino di fede e in quello dei membridei gruppi che essi hanno fondato.

    Ciascun ramo conserva con amore le imma-gini favorite con le quali si esprime questolegame con Maria, per esempio “chiamatiper una scelta gratuita di Maria” e “Marianostra Buona Madre”. La madre di Gesùrivela un unico volto in ciascun ramo dellaSocietà. Questa donna forte nella fede si ètrasformata col tempo per tutti noi nelmodello di ciò che la Chiesa può e deve esse-re. Quando padre Colin andò a Roma nel1833 alla ricerca dell’approvazione dellaSocietà, portava in cuor suo l’immagine diuna Chiesa mariana.

    Noi siamo depositari oggi dei doni che loSpirito ha donato alla Chiesa attraverso cia-scuno dei nostri fondatori. Le situazioni delnostro tempo ci lanciano la sfida di riscopri-re i carismi che riposano nel cuore del movi-mento marista e di viverli di nuovo alla lucedei segni dei tempi.

    el mese di giugno 2008, alcune rap-presentanti delle suore mariste delmondo intero si riuniranno a Roma

    per tenere il loro Capitolo generale. Tre mesipiù tardi, sarà la volta delle suoremissionarie mariste, che si riuni-ranno nella loro casa di ViaCassia. I Padri e i Fratelli dellaSocietà di Maria, così come iPiccoli Fratelli di Maria, farannola stessa cosa tra un anno, conCapitoli previsti nel secondosemestre del 2009.

    I laici maristi di tutte le latitudini,uomini e donne, hanno manifesta-to il loro vivo interesse per le ses-sioni capitolari che avranno luogo in questiprossimi due anni. Il loro movimento è mon-diale per natura, ma, data la varietà delleloro strutture e in assenza di una direzioneunica delle loro numerose realtà, gli scambicon loro possono rivelarsi piuttosto difficili.Tuttavia, attraverso questo messaggio, noiintendiamo comunicare anche con questoimportante settore della vita marista e ciauguriamo che il suo contenuto venga condi-viso non solo dai nostri fratelli e sorelle divita consacrata, ma anche da tutti i nostrilaici associati.

    Un Capitolo generale è una benedizione perogni congregazione religiosa poiché costitui-sce per essa un momento di speranza. Quantisi riuniscono in un Capitolo hanno davanti a

    sé non solo l’impegno di valutareil passato recente del gruppo, maanche il dovere di guardare avan-ti e di fissare degli obiettivi per ilsuo avvenire immediato.

    Come superiori dei quattro ramiche noi chiamiamo Maristi,approfittiamo di questo periododi preparazione ai nostri prossi-mi capitoli per dire qualche paro-

    la sul processo di rinnovamentoche si è sviluppato nelle nostre

    famiglie religiose. Vogliamo suggerirvi qual-cosa che è richiesto a tutti noi se intendiamoraggiungere la pienezza spirituale di speran-za condivisa dal gruppo di giovani preti eseminaristi riuniti un giorno a Fourvière,dove hanno fatto la promessa di fondare lanostra Società. Noi speriamo che queste indi-cazioni serviranno a onorare il loro coraggioe possano aiutare tutti noi ad arricchire lanostra riflessione e la nostra preghiera.

    Una parola sulle nostre origini

    Gli uomini e le donne che hanno fondato i

    VITA E MISSIONE MARISTA,

    doni dello Spirito per il nostro tempo

    Jan Hulshof, SM

    Judith Moore, SMSM

    Monica O’Brien, SM

    Seán Sammon, FMS

    N

    Una lettera dei Superiori Generali delle Congregazioni Mariste rivolta ai religiosi - religiose

    e ai laici maristi scritta lo scorso primo gennaio 2008,

    festa di Maria Madre di Dio.

    Un buono spunto di riflessione per tutti

    Gianni Colosio: La Madre di Cristo, ispiratrice del Fondatore, invia i Maristi nel mondo

    P. Jan Hulshof, Sup. Gen.dei Padri Maristi

  • DISTRETTO PERÙ-VENEZUELAMEDITAZIONE

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    Ma falliremo in questo impegno se non per-metteremo a Dio di penetrare nei nostri cuoriperché possa entrare nei nostri progetti, nellenostre speranze, nei nostri sogni e nellenostre esistenze. Siamo chiamati a vivere icarismi che noi chiamiamo maristi. Ciascunodi essi è un dono di Dio alla nostra Chiesa eciascuno di essi ha l’importante funzione direalizzare il rinnovamento della nostraChiesa in favore degli uomini, delle donne edei piccoli del nostro tempo. Ma perché le nostre rispettive congregazionipossano realizzare questa missione, devonoinnanzitutto lasciarsi infiammare e trasfor-mare dal fuoco dello Spirito. In questi ultimitempi noi siamo arrivati a comprenderemeglio la natura del carisma e il suo ruolosignificativo nella vita di una congregazionereligiosa. Paolo VI lo ha detto in manieraeccellente quando ci ricordava che il carismanon era né più né meno che la presenza delloSpirito Santo. Conviene ora chiederci: siamonoi realmente disposti a permettere alloSpirito di Dio, che è stato così attivo e cosìvivo nei nostri fondatori, di vivere in noi e diincoraggiarci oggi?

    I prossimi Capitoli generali e le sfide cheoggi abbiamo di fronteI nostri fondatori e fondatrici sono stati per-sone ordinarie che hanno risposto in manie-ra straordinaria alla grazia di Dio nella lorovita. Anche se è certo che ciascuno di loroaveva dei doni speciali, tutti hanno dovutocombattere con i loro limiti, il loro peccato, illoro bisogno di redenzione. Malgrado que-sto, sono stati audaci e coraggiosi per rispon-dere alla crisi di novità di cui soffriva laChiesa nella Francia postrivoluzionaria.

    Contrariamente a molti loro contemporanei,essi guardavano l’avvenire cercando dellerisposte, senza cedere alla tentazione di tro-vare le soluzioni nel passato. In questo senso,tutti e ciascuno di loro sono stati dei pionieri.

    Analogamente, oggi importanti questioni siimpongono anche a noi come congregazioni.

    Viviamo in un mondo e in una Chiesa che sisono trovati al centro di una spirale di cam-biamenti. Nessun aspetto della vita, dall’am-biente alle tecnologie dell’informazione edella comunicazione, dalle relazioni umanealla vita dello spirito o ad altri campi, restaimmutato. Anche le nostre congregazionihanno sperimentato i loro cambiamenti conl’invecchiamento dei membri, con un afflus-so maggiore di vocazioni dell’emisfero sud,con la ristrutturazione di molte province econ i nuovi orizzonti di missione. La nostrastoria ha condotto ciascuno dei rami per stra-de diverse. Ora abbiamo molto da impararegli uni dagli altri e anche molto da condivide-re. Nel momento in cui noi, membri dei quat-tro rami maristi, prepariamo i nostri Capitoli, èopportuno favorire un sincero spirito di colla-borazione reciproca che nutra la vita e la mis-sione di tutta la famiglia marista. Incoraggiamoi membri di ciascuna delle nostre congregazio-ni ad entrare in una seria riflessione con gli altrimembri della famiglia marista e a leggere insie-me i segni dei tempi. Possiamo ascoltare ilgrido del nostro mondo e rispondere insiemecon apertura di spirito e generosità?

    Mentre lavoriamo insieme per costruire unaltro secolo di vita e di missione marista, noistiamo creando forti legami con i laici che,ispirati dal carisma marista, ardono dal desi-derio di condividere la nostra spiritualitàcomune e la nostra missione. Insieme a loro,lottiamo per far nascere la Chiesa mariana.Chiediamo al Signore di infonderci la stessagenerosità di cuore che ha donato a JeanClaude Colin, a Jeanne Marie Chavoin, aMarcellin Champagnat, a Françoise Perrotone alle altre pioniere. E così, mentre ci avvici-niamo ai nostri Capitoli generali, facciamoquello che hanno fatto i nostri fondatori:alziamoci e mettiamoci al lavoro! Dio ci doniun cuore come quello di Maria, per essereattenti alla sua Parola e per portare il nostromondo al suo Figlio.

    Saremo così come Lei, testimoni dellaBuona Notizia di Gesù.

    i piace iniziare questo articolo conuna frase piena di significato perme, religioso Marista e diacono

    prossimo all’Ordinazione Sacerdotale.M’interrogo spesso sulla responsabilità d’es-sere un lavoratore nella vigna del Signore eun continuatore della missione di diffonderela Buona Notizia nella parrocchia missiona-ria di San Toribius di Mogrobejo-Lancoes,nel nord del Perù, dove io sono impegnato.

    Vi spiego il perché del titolo:‘Una nuova evangelizzazio-ne con entusiasmo’ fu ilmotto scelto per commemo-rare il santo missionario pereccellenza del Perù e delSudamerica. La commemora-zione venne denominata‘Anno Giubilare Toribiano’(1606 – 2006). Alludo a SanToribio di Mogrovejo, a cui lanostra parrocchia è dedicataStudiando la sua vita ho sco-perto enormi ricchezze.Toribio aveva una grandecapacità di evangelizzare:annunciò a quasi tutte le con-trade del Perù il messaggiodi salvezza. Era un uomo chesapeva riconoscere i segnidei tempi, a tal punto dasuperare tutti gli ostacoli che

    incontrava nella sua attività missionaria. Lozelo lo spinse a tenere quattro concili provin-ciali a Lima e uno dei frutti più importanti fuil primo catechismo in lingua Quechua, unprezioso strumento per la catechesi agli indi-geni.Durante i suoi 25 anni di episcopato Toribiovisitò in lungo e in largo l’estesissima dioce-si a lui affidata; il suo biografo calcola cheabbia percorso non meno di 40.000 chilome-tri: “La sua vita fu una ruota, un moto per-

    UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE CON ENTUSIASMO

    L’articolo è stato scritto tempo fa dal marista Miguel Angel Contreras deldistretto marista di Perù-Venezuela. Padre Miguel è stato ordinato sacer-dote marista il 25 aprile scorso a Cajabamba, la sua città natale. La suariflessione traspira ardore apostolico. Col nostro benvenuto nellaFamiglia Marista, gli auguriamo che tale ardore non venga mai meno, peril bene spirituale della Chiesa peruviana.

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    VANUATUPERÙ-VENEZUELA

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    Pace a te, creatura di Dio. A pochi giorni dalNatale vi rinnovo i miei auguri e approfittoper mandare alcune notizie dei mesi trascor-si. Permettetemi anzitutto di salutarvi conalcune parole della lingua locale di Lamlu,che sto imparando: “Taut Marie ausim,Wighing tamol tautipuk kam ik, ne makatikkamilaumin” (Lc 1,28). Sono le prime paroledell’angelo a Maria, che indirizzo personal-mente a ognuno di voi, sostituendo sempli-cemente al nome di Maria il vostro.Letteralmente nella lingua locale significano:

    “Pace a te, creatura di Dio, la più amata daLui. Il Signore è con te”. Più letteralmenteancora significano: “creatura di cui Dio si èinnamorato di più”. Non è bello? È il misterodel Natale: Dio si è innamorato di noi, di me,di te, più che di chiunque altro. Questa è la“grazia”: l’amore di Dio per la sua creatura,che le dà una bellezza interiore ed esterioretutta divina, togliendole ogni bruttezza emiseria e facendola risplendere di gloria e dimaestà. Queste parole consideratele rivolte avoi personalmente da me, giovane missiona-rio, a nome del Signore, come augurio per ilNatale appena passato. Il Signore veramenteci ama, veramente è con noi, veramente tratutti guarda noi (ognuno può dirlo per sé).Gesù diventato uomo ne è la prova, il segno,

    petuo. Se essere uomo equivale ad essereguerriero, allora Toribio merita il titolo disoldato di Cristo poiché lo furealmente”(León Pinedo). Il suo zelo aposto-lico ebbe un obiettivo preciso: far germinarela fede, fondata sulla Parola di Dio e suiSacramenti, in questa nuova Chiesa.

    Come già San Toribio, anche noi Maristi ciproponiamo oggi d’evangelizzare: portare laParola di Dio a tutti i villaggi, piccoli e gran-di, preparare i fedeli ai Sacramenti e aiutarlia diventare figli e figlie di Dio, uomini edonne liberi. Siamo poveri di mezzi, ma con

    l’aiuto di Dio e animati di buona volontà spe-riamo di poter edificare una vera comunitàparrocchiale, dove tutti si sentano membri diuna sola Chiesa e figli e figlie di un Padrecomune.

    Il territorio della parrocchia è estesissimo:all’incirca 2200 chilometri quadrati, con 120villaggi dei quali solo 85 hanno una cappellain cui celebrare le liturgie, le feste del patro-no e svolgere le catechesi per bimbi, giovanie adulti.A svolgere qui il ministero siamo in treMaristi: Jhonny Rivas (amministratore dellaparrocchia), Angelo Omodei (assistente) e ilsottoscritto. Lavoriamo insieme cercando diraggiungere gli obiettivi accennati sopra.Coinvolgiamo, inoltre, nella pastorale voca-zionale qualche giovane ben disposto. Comegruppo, ce la mettiamo tutta per dare ai fede-li della parrocchia il meglio di noi stessi.

    Che Dio c’illumini e ci dia la forza necessariaper continuare nella nostra missione. Che laVergine Maria sia nostra guida e indichi ilcammino che suo Figlio vuole che percorria-mo. Interceda per noi San Toribio diMongrovejo così che non dimentichiamo ilsuo vivido esempio di fede, di dedizione, divero discepolo di Gesù e possiamo svolgereuna nuova evangelizzazione con entusia-smo.

    Le foto sono state scattate il giorno dell’Ordinazione Sacerdotale

    di Miguel Angel Contreras

    DA TANNA, PERLA DEL VANUATUP. Luigi Savoldelli

    Due lettere. La prima risale al 30 dicembre 2007; nonostante ladatazione lontana, la pubblichiamo perché c’informa sui pro-gressi linguistici e pastorali che il Padre sta facendo, e su ciò cheaccade in quella sperduta isola del Pacifico. In calce P. GianniMorlini ha aggiunto una postilla (un evento eccezionale vista lasua leggendaria avarizia di parole). Segue lo stralcio di unaseconda lettera scritta dopo Pasqua, con la cronaca dell’inau-gurazione della Scuola Materna (le foto risalgono a quella circo-stanza).

    Le autorità del villaggio salutanoi Padri Morlini e Luigi

    In alto: l’inaugurazione della Scuola Materna

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    VANUATUVANUATU

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    il marchio di garanzia. Per questo il profetaIsaia diceva: non ti chiamerai più“Abbandonata” … o “Devastata” (a causadei peccati che hai commesso o delle soffe-renze che hai provato) ma “Mio compiaci-mento”, amata, “Sposata” (Is 62,1-5). AncheMaria a quelle parole rimase meravigliata. Èchiaro perciò che anche alcuni di voi possanorimanere meravigliati: eppure è tutto vero! Èla parola rivoltaci da Dio.

    Tempo d’incubazione. Come vi dicevo nellamia prima e seconda lettera, nel primo perio-do mi è stato affidato un settore chiamatoLamlu, per continuare ad imparare il france-se, il “bislamar” e la lingua “locale”. Avevotrovato un’insegnate indigena che mi aiuta-va; purtroppo questo non è più possibile per-ché l’insegnante è incinta e deve riposarsi.Sono soddisfatto, faccio piccoli progressi esperimento il detto del posto “andare pianopiano”. Questo per me è un vero esercizioascetico, che mette a prova la pazienza e laperseveranza, che richiede umiltà e che cercodi vivere come atto continuo d’amore.Immagino Gesù che ha imparato a parlare dabambino per predicare da grande; immaginogli apostoli che hanno imparato una linguastraniera per obbedire al comandamento diGesù: “andate in tutto il mondo”. Immaginoanche Maria che ha dovuto imparare almenoqualche parola nuova per capire i nuovi figliaffidati a lei da Gesù sotto la croce. Penso aquanti nella nostra lingua nativa ci hannotradotto il Vangelo di Gesù e comunicato lafede: capisco quanto ci hanno amato e cercodi fare allo stesso modo, anche se a volte, loconfesso, mi prende la paura e la stanchezza.È per me un tempo d’incubazione e di attesa.Un tempo di silenzio, come per il seme sottoterra e per il bambino in crescita. I tempi diDio sono lunghi… E poi, come dice SanPaolo, uno semina, un altro irriga, un altroconcima, un altro raccoglie: la Chiesa è primadi noi ed è dopo di noi. In questa catena,ognuno rappresenta un anello. Dio sa tutto eprovvede a tutto. Accettare di essere unistante di una lunga storia: ecco un ottimo

    esercizio ascetico, una vera prova d’amore,perché ci libera dall’orgoglio, dalla fretta edalla presunzione. Cerco di incamerare tuttoquesto col cuore e non solo con la testa.

    Le visite dei Provinciali. In questi mesi misono commosso più di una volta. Durante ilmese d’ottobre, mese missionario, ho avutomodo di conoscere a fondo tutta la Comunitàdi Lamlu. Ogni sera, con i bambini, i giovani,le mamme, alcuni papà e le SuoreMissionarie Mariste, abbiamo visitato ognifamiglia, recitando il rosario. È stata per meuna grande gioia, ma nello stesso tempo unacommozione, il venire a contatto con questepersone semplici e povere, il vedere in mododiretto come vivono nelle loro capanne ecome vivono la loro fede. Mi sono commossoun’altra volta al momento della chiusura delmese missionario. È coinciso con la visita delProvinciale dei Padri Maristi Italiani, PadreMauro Filippucci. Nella sua persona è statocome se vi avessi tutti intorno per farvi vede-re un po’ della mia vita di missionario delVanuatu, nell’isola di Tanna. Vi ho sentitotutti più vicini, più partecipi; ho sentito larealtà di qui più vicina a voi, con le sue luci ele sue ombre. Pochi giorni dopo è arrivatoanche il Provinciale dei Padri Maristi diFrancia, Padre Thomasset Bernard. Per loro,Provinciali e visitatori, sono stati giorni diconoscenza, di domande, d’incontri e difesta. Per la gente locale di Lamlu sono emer-se domande strettamente personali che con iltempo, e in modo diverso, troveranno rispo-ste. Piccoli semi gettati lì... Io prego e vi invi-

    to a pregare che diano frutto a suo tempo enel modo che sta a cuore al Signore.

    Il lavoro dei giovani. Altro momento digioia e commozione lo sento nel lavoropastorale e manuale che sto facendo con igiovani che si preparano alla XXIII GMG aSidney nel 2008. La fatica e soprattutto lagioia che questi giovani mettono nel lavoromanuale, nel terminare la scuola materna enel lavoro della piccola cooperativa nel cuoredella foresta, mi ripaga d’ogni sacrificio. Essilavorano la terra, seminano, zappano, raccol-gono gli ortaggi e li vendono alle famiglie delvillaggio, alle scuole e al mercato per poterricavare i soldi che servono per il viaggio aSidney. A livello pastorale, con questi giova-ni, preghiamo insieme tre sere alla settimana,leggiamo la Bibbia, la vita dei Santi e i docu-menti del Santo Padre. A volte mi chiedono:“Che significa questa parola?”. Per incorag-giarli faccio dei piccoli esempi poi dico loro:“cantiamo”, perché cantare rasserena.Amano cantare e danzare. Questo è un verodono di Dio per i giovani e anche per me. Ho

    pensato a quanto basta poco per essere pienidi gioia.

    La scuola materna. Durante il mese didicembre ho incontrato dodici famiglie che

    hanno fatto battezzare i loro bambini la nottedi Natale. Dà soddisfazione vedere la gioiadi questi genitori nel prepararsi, ma nellostesso tempo l’emozione e la paura di nonessere in grado di assicurare ai loro figli uncammino di fede; tutto ciò è segno di maturi-tà e responsabilità cristiana. Vi confesso chequesti poveri mi evangelizzano e mi fannoriflettere...Grazie al vostro aiuto la costruzione dellascuola materna di Lamlu è quasi giunta altermine. In questo periodo abbiamo messo lefinestre, le porte e abbiamo tinteggiato tuttala scuola materna. Dobbiamo preparare ibanchi, le scaffalature e dei giochi in bambù.All'inizio del nuovo anno faremo l'inaugura-zione. La Comunità di Lamlu vi ringraziaper tutto quello che avete fatto per aiutarci evi assicura la loro preghiera, certi che ilSignore vi saprà ricompensare.

    Un grazie e una preghiera. Che altro dirvi?Per quanto riguarda il nuovo Vescovo non cisono ancora delle novità, vi chiedo di conti-nuare a pregare per la Diocesi del Vanuatu,

    che tanto ha bisogno. Carissimi amici,GRAZIE di tutto, siate certi che Dioama i suoi figli, specialmente se per-duti o caduti negli abissi del dolore,del peccato, della tristezza, dellamorte corporale e spirituale. In que-sto tempo del Natale ho chiesto a Dio:

    “Donaci Signore questo amore.Donaci di capire quanto siamo amati.Donaci di sentire nostra ogni creatu-ra, cominciando da quella più vicina,fino alla più lontana. Donaci di sen-tirci tra le braccia spalancate di Gesùper spalancare con Lui le nostre brac-cia. Donaci Signore un cuore pieno ditenerezza, di misericordia, di grazia,d’amore. Donaci un cuore guaritoperché anche il nostro è dolorante e

    ferito. Donaci di dire sì quando ci chiami.Grazie”. Vi saluto e con i miei ConfratelliMaristi dell'isola di Tanna vi auguriamo unBuon Anno 2008 ricco d’ogni bene.

    Pag. precedente: i giochi dei bambini sotto la direzione di P. Luigi

    Sopra: l’interno della Scuola

  • VANUATUVANUATU

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    Un saluto da P. Gianni Morlini. Cari amici,firmo anch'io questa lettera. Dopo, 45 anni diVanuatu, di cui 20 anni sull'isola di Tanna hoperso l'abitudine di scrivere, anche agliamici! Io ringrazio Dio per il dono di PadreLuigi e del confratello del Vanuatu; PadreJoselito, che rimane qui con me a Imaru, a 4Km. da Lamlu. Ringrazio Dio per il bene chefanno e che io non sarei stato capace di fare!Così ci completiamo a vicenda. È vero chesiamo lontani ma... pensate un pò ad unavisita, sarete bene accolti e faremo del nostromeglio per farvi conoscere l'isola di Tanna:Perla del Vanuatu. Felice Anno Nuovo a tutti; con la benedizio-ne del Salvatore di Betlemme. Padre GianniMorlini.

    Carissimi Amici vi scrivo questa lettera a pochi giorni dallaPasqua per farvi i miei auguri e per darvialcune notizie.Prima di tutto però sento il bisogno di rin-graziarvi: per la preghiera che sento costanteda parte di tutti, per le telefonate e le lettereche ricevo, che sono per me come piccole fes-sure di luce, per l'aiuto giunto in vario modoe che cerco di far fruttificare seminandolocon oculatezza e amore, per l'affetto e l'atten-zione con cui vi affacciate a questa Perla delVanuatu e che spero possa crescere in colla-borazione, conoscenza, amicizia.A pochi giorni dalla Pasqua vi rinnovo i mieiauguri. Sono tanti ma essenzialmente uno:che cresca in voi la certezza che dove si cam-mina nel dolore e nella morte lì il Signore ciconduce attraverso un sentiero di luce, ciinnesta nell'albero di vita di Gesù, ci fa vive-re una fecondità misteriosa, ci prepara un'e-

    ternità di gloria, ci fa abbracciare e salvare ilmondo intero, come Gesù quando allargò lebraccia sulla croce. Non abbiate paura dellacroce: è come il bastone di Mosè che percuo-te la roccia (il nostro cuore a volte è una pie-tra dura) e ne fa uscire acqua abbondante (Numeri 20, 7-11)...Le notizie. Le elenco di seguito.

    1- Questo è il periodo delle piogge, ma nonpensavo che fosse così lungo. Dal 30 dicem-bre 2007 sta piovendo. Durante il mese digennaio due cicloni sono passati vicino allenostre isole, ma grazie a Dio e alla preghieradegli indigeni, abbiamo avuto raffiche divento fortissimo e tantissima acqua, ma nes-suna capanna o villaggio distrutto. Sonopochi i giorni che abbiamo visto il sole inquesti tre mesi2- Malgrado l'abbondante pioggia siamoriusciti a terminare la scuola materna. IlSignore ha ascoltato le nostre preghiere e ilprimo marzo 2008 abbiamo inaugurato lanuova costruzione con una bella giornata disole. É Tao Benoit direttore della scuola diLamlu che vi descrive la giornata. Grazie dicuore a tutti per questo paradiso che i piccoliindigeni ora utilizzano con gioia ed entusia-smo.3- Durante questi mesi abbiamo fatto unbuon cammino di formazione con i giovaniche si preparano alla XXIII GMG 2008.Sabato 15 Marzo 2008, Religiosi e giovani, intutto 30, abbiamo fatto un pellegrinaggio apiedi, in un luogo molto povero, che si chia-ma Loono, vicino al vulcano, a 25 Km. daLamlu. Abbiamo pregato e condiviso il mes-saggio del Santo Padre Benedetto XVI, daltema: «Vous allez recevoir une force, celle duSaint-Esprit qui viendra sur vous. Alors vousserez mes témoins» (Atti 1, 8). La domenicadelle Palme 16 Marzo 2008, tempo per le con-fessioni e un’ottima Celebrazione Eucaristicacon tutta la Comunità di Loono. Pranzo tuttiinsieme, saluti, e di nuovo in cammino perritornare nei propri villaggi, ricchi dell'espe-rienza vissuta. Vi assicuro che siamo statiaccolti con amicizia, con rispetto, con grande

    cordialità e disponibilità. Un'altra dimostra-zione dell'accoglienza di questa terra e dellasquisitezza di questo popolo.

    4- Ora è Tao Benoit direttore della scuola diLamlu che vi descrive la giornata del 1Marzo 2008.

    Lamlu - Tanna, 30 Marzo 2008

    II Domenica di Pasqua

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    L’INAUGURAZIONE DELLA SCUOLA MATERNA DI LAMLU

    Tao Benoit, direttore della scuola

    È una grande gioia che condividiamo con voi, amici di Castel Mella. Un sentito ringrazia-mento alle persone che generosamente hanno contribuito alla costruzione della nostra bellascuola materna. Il progetto è stato finanziato dalle famiglie di Padre Luigi e di altri benefat-tori italiani (in particolare la signorina Federica e la sua famiglia, che ha offerto 2500 euro).

    Il primo marzo 2008 la comunità cattolica di Lamlu, in una giornata soleggiata, ha parte-cipato all’avvenimento. Il programma della giornata è stato ricco. E’ iniziato con un Messapresieduta da Padre Morlini e concelebrata dai Padri Luigi e Joselito. Durante la MessaMorlini ha diretto parole di ringraziamento ai benefattori; poi ha avuto luogo la proces-sione di tutta la comunità e degli invitati fino alla nuova sala da inaugurare. L’annunciodell’apertura ufficiale è stato dato dalla coordinatrice delle scuole materne di TAFEA(significa Tanna, Aniwa, Futura, Erromango e Anatom, le isole del sud del Vanuatu), cheha lasciato l’onore del taglio del nastro al Segretario Generale della Provincia. In seguito P.Luigi ha benedetto la nuova Scuola Materna e in suo onore la comunità di Lamlu ha ese-guito una danza in costume.I discorsi. P. Luigi ha tenuto a ringraziare sia i parrocchiani che hanno lavorato per la rea-

    lizzazione del progetto sia i donatori che hanno offerto 7000 euro. Il costo totale dellacostruzione e dell’arredamento è stato di 9500 euro. Benoit, direttore della scuola di Lamluha parlato dell’importanza dell’educazione e la coordinatrice di TAFEA dell’importanzadelle scuole materne; il rappresentante del Ministero dell’Educazione ha infine sottolinea-to l’essenzialità dell’educazione in generale.

    Il pranzo collettivo ha avuto luogo sotto il baniano che domina la missione. P. Luigi ha poiorganizzato diversi giochi con i piccoli della materna, con i giovani e i genitori. La comunità è grata ai Fratelli del Sacro Cuore, alle Suore Figlie di Maria di Lowanatom,alle Suore SMSM di Lamlou, ai parrocchiani d’Imaru, al Segretario Generale dellaProvincia, ai rappresentanti del ministero provinciale dell’educazione e alla coordinatricedelle scuole materne di TAFEA per aver voluto presenziare all’evento. La comunità è stata lieta di ricevere, il Giovedì Santo, una croce di San Francesco d’Assisi,offerta dai Padri Maristi della Provincia d’Italia; è stata poi donata alla scuola materna.

    Un grazie infinito a tutte le persone

    che ci aiutano a crescere materialmente e spiritualmente.

  • BRASILE

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    a parola Brasile evoca immagini di unpaese tropicale esotico, pieno di bellespiagge e arricchito di una lussureg-

    giante foresta pluviale amazzonica (messa inpericolo da coltivatori poco scrupolosi e affa-mati). Ma, come ogni altro paese di propor-zioni continentali, tali descrizioni non dannol’idea della varietà di culture e di realtà checompongono il ricco mosaico di questopaese.Dal 1987 i Padri Maristi sono impegnati nellaremota e semiarida regione rurale del Brasileconosciuta come il Sertão. Povertà, indigenzae costante siccità caratterizzano questaabbandonata regione del paese. Negli anni,la prolungata siccità ha costretto molti a fug-gire e a riparare nelle favelas delle grandicittà come San Paolo (17 milioni d’abitanti),Rio de Janeiro (12 milioni) e Brasilia (4 milio-ni), dove per 150 dollari al mese lavoranoalla costruzione di grattacieli e ville per lagente ricca e benestante.

    La diocesi di Caetite, nella quale i Maristilavorano, è vasta quanto i Paesi Bassi (42.000kmq), e conta 33 parrocchie. Quattro Maristicurano quattro parrocchie in una regionepastorale di circa 7.800 kmq. La popolazione(60.000 anime) è in prevalenza cattolica. Leopportunità pastorali nella Chiesa locale enelle comunità sono numerose sia per isacerdoti sia per i laici, che in numero cre-scente stanno assumendo ruoli di responsa-bilità.Una delle parrocchie, annidata in una picco-la valle, è chiamata Palmas de Monte Alto.La cittadina nacque ufficialmente nel 1742,quando un barone locale fece erigere unapiccola chiesa dedicandola a Nostra Signora,Madre di Dio e degli uomini; in essa fece col-locare una grande statua in legno di duemetri d’altezza, scolpita in Portogallo.

    Sfortunatamente al suo ritorno dal Salvador,distante 850 km dalla statua, il barone morì equindi non poté vedere realizzato il suosogno. Quella statua è ancora oggi al suoposto ed è venerata dalla comunità localeinsieme a santi e protettori. Del glorioso pas-sato sono sopravvissuti solo la chiesa, la sta-tua e poche ville coloniali.

    Secondo le statistiche governative ufficiali,la disoccupazione nella parrocchia affligge il60% della popolazione; le entrate pro-capitesono intorno ai 1000 dollari all’anno. Glieffetti della povertà si vedono ovunque, sianelle città sia nella campagna. Ogni anno, infebbraio e marzo, folti gruppi di giovani emeno giovani riempiono i bus per recarsiall’interno dello stato di San Paolo a tagliarela canna da zucchero in condizioni moltosimili alla schiavitù. Tornano in novembre-dicembre con miseri risparmi appena suffi-cienti a rendere meno cupo il Natale delleloro famiglie. La San Vincenzo della parroc-chia si preoccupa che almeno le famiglie piùpovere abbiano per le festività un pugno diriso e fagioli da mettere in pentola.

    Attualmente nella loro lista sono segnalate94 famiglie della sola città ritenute disperata-mente povere.La gente è cordialmente ospitale e accogliecon simpatia i sacerdoti in visita. Quello èper loro un momento speciale e spesso chie-dono di benedire oggetti religiosi, che usanoesporre su un altarino posto in un angolodella casa. A causa delle rare visite di sacer-doti nel passato – ma le cose non sono cam-biate neppure oggi – le pratiche religiose silimitano al Rosario in famiglia e a novene inpreparazione delle feste patronali; esse sonoun pretesto per riunire tutta la comunità perla celebrazione. Spesso il sacerdote si favedere solo una volta l’anno per celebrarematrimoni e battesimi, e per una sommariacatechesi.Nell’area rurale di Palmas de Monte Alto visono 34 comunità, lontane anche fino a 60km dal centro, raggiungibili attraverso stra-dine strette, sterrate e ventose. Quandopiove, molte sono irraggiungibili per mesi acausa del fango. Alcune delle comunitàhanno belle cappelle, altre ne sono prive percui si celebra all’ombra degli alberi.

    Una comunità in particolare è famosa nellaregione perché composta dai discendentidegli schiavi africani; essi hanno conservatocanti e preghiere dei tempi andati. La mortedi un membro anziano della comunità è perloro molto importante. Quando è evidenteche la persona è vicina alla morte, i compae-sani le stanno accanto in preghiera; nessuno– dicono – deve entrare nell’altra vita in soli-tudine. Talvolta queste vigilie durano mesi, eallora organizzano turni per assistere e pre-gare, 24 ore su 24, per l’anima del moribon-do. Dopo la morte si svolgono una serie diriti e di preghiere. I loro canti – degni d’esse-re incisi - hanno una forza particolare e coin-volgono emotivamente.

    Con tanta gente da assistere, è forte la tenta-zione di lasciarsi totalmente prendere dallanatura sacramentale propria del sacerdozio,ma c’è molto altro da fare nel campo dell’e-ducazione alla fede e della formazione dei

    laici, così necessaria per una Chiesa che devefunzionare senza la presenza costante delsacerdote.Attualmente in Brasile il 70% delle celebra-zioni cattoliche domenicali avviene senza lapresenza di un sacerdote. Le comunità siradunano per la celebrazione della Parola e -per coloro che hanno la fortuna di avere unministro straordinario dell’Eucaristia - per laComunione. Nella parrocchia i laici svolgonol’intera preparazione ai Sacramenti e vi sonoministri speciali che assistono le famiglie col-pite da un lutto.

    Un altro progetto di vitale necessità in que-sta regione, flagellata da prolungata e gravesiccità, è la costruzione di serbatoi d’acqua di16.000 litri. Con un semplice sistema di gron-daie e tubi, nella stagione delle piogge(dicembre-febbraio) l’acqua piovana vieneraccolta ed è abitualmente sufficiente a forni-re acqua potabile per i mesi di siccità. Un ser-batoio costa intorno ai 500 dollari. Finora nesono stati costruiti 60 coi fondi raccolti daiMaristi; altri 60 li ha costruiti il governo loca-le. Si è già registrata una notevole riduzionedel numero dei bambini ricoverati a causadell’acqua inquinata e senza dubbio sonostate salvate molte vite… Nella missione nonvi sono momenti morti; vi è sempre molto dafare. È un vero privilegio vivere e lavoraretra la gente del Sertão.

    UNA MISSIONE MARISTA IN BAHIAdi P. Patrick O’Neil

    San Paolo, scuola di catechismo

    Una coppia di anziani

    davantialla loro povera

    abitazione

    L

    15

    BRASILE

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    ITALIA-RIVAIOITALIA-RIVAIO

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    gioia portava nella mia casa! Quale speranzainfondeva soprattutto nell’animo di miononno che, allietato dalla sua presenza e insua compagnia, avvertiva il bisogno di ele-vare al Signore preghiere e canti di lode. Miononno, infatti, ha sempre nutrito nei suoiconfronti una profonda stima e lo ha sempreconsiderato un sacerdote degno di rispetto edi ammirazione a tal punto che, estasiatodalle prediche con cui proclamava la Paroladi Dio, ha desiderato che fosse proprio Lei aofficiare le sue esequie funebri.Un doveroso grazie, pertanto, è rivolto a Lei,caro Padre Egidio, per il mezzo secolo di tes-timonianza cristiana che ha reso alla Chiesapellegrina sulla terra! Un particolare grazieanche da parte di mio nonno che, ne sonofiduciosa, sta gioendo dal cielo per questosuo importante traguardo. Con l’aiuto di DioPadre e della Vergine Maria, a cui 50 anni faconsacrò la sua vita abbracciando l’idealemarista, le auguro di proseguire per moltianni ancora il suo ministero e di continuare aessere una preziosa risorsa per la comunitàparrocchiale del Rivaio.

    n occasione del 50° anniversario dellasua ordinazione sacerdotale, caro PadreEgidio, mi sento in dovere di esprimerle

    la più viva riconoscenza per il ministero daLei svolto in tutto questo tempo. Come nonricordare l’attività da Lei compiuta innumerose parrocchie d’Italia e del mondoche lo hanno visto fervente testimone diCristo Risorto e devoto annunciatore delmessaggio evangelico. Come non ricordarela mole d’impegno da Lei profuso nell’edu-cazione dei giovani e nell’assistenza spiri-tuale degli infermi e degli anziani che, forsepiù di ogni altro essere umano,portando nel corpo i segni dellasofferenza e della tribolazione,hanno rappresentato per Lei l’in-imagine tangibile di GesùCrocifisso. Proprio a questoproposito, la mia memoria correindietro nel tempo e si soffermanel ricordo sempre nitido di alcu-ni aneddoti della mia infanzia.Rammento ancora, sebbene sianotrascorsi almeno 15 anni, le visiteche di tanto in tanto rendeva aimiei nonni affinché, malati e

    ormai gravati dal peso della vecchiaia,potessero ricevere la Santa Comunione.Erano, quelli, momenti significativi in cuiLei, in veste di sacerdote, si adoperava inmodo concreto per l’assistenza degli infermi.In virtù di questa sua attività, ritengo conferma convinzione che, in quei momenti,personificasse l’autentico discepolo delMessia poiché, così comportandosi, simostrava estremamente attento alle esigenzedei più deboli e dei più bisognosi.Ricordo ancora, come fosse ieri, le serate incui veniva a far visita ai miei nonni: quale

    PADRE EGIDIO BUCCELLETTI50 anni di sacerdozio

    Katia e Fabio

    Sabato 8 Marzo abbiamo reso grazie a Dio e a Maria per il cinquantesimoanniversario di sacerdozio di P. Buccelletti. P. Egidio ha celebrato la S.Messa delle ore 17 a S.P. Chanel. Rispettando il suo desiderio, tutto si èsvolto all’insegna della sobrietà, non sono mancate tuttavia le testimoni-anze d’affetto della Comunità parrocchiale del Rivaio, che ha espresso ipropri sentimenti anche a nome di tutte le comunità in cui, nel corso deglianni, si è esplicato il ministero sacerdotale di P. Egidio. In particolare sonostate sottolineate la sua generosità e disponibilità verso malati e anzianioltre che il pensiero sempre rivolto alle comunità dell’America Latina in cuiha operato come missionario. Dalla Comunità è stata donata una sommain denaro da utilizzare per un pellegrinaggio o per opere di bene.

    Nella pag. precedente il corteo del giornodell’Ordinazione; sono visibili il Vescovo ordinanteMons. Cioli e i PP. Carnino e Buresti (l’ultimo a sini-

    stra).In questa pagina due istantanee scattate nel

    50mo.

    I

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    SOLIDARIETÀ IN BUONE MANISOLIDARIETÀ IN BUONE MANI

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    re il silenzio con unaparola che può tra-sformare la nostra tri-stezza in gioia, ilnostro scoraggiamen-to in un’audacia inau-dita. Ci invita a seder-ci alla sua mensa perspezzare insieme aLui il pane e per averparte ad una nuovavita.Un mondo nuovoincomincia se qualcu-no si sforza di diven-tare uomo nuovo. Laprimavera cominciacon il primo fiore, lanotte con la primastella, il fiume con la prima goccia d’acqua,l’amore con il primo sogno. Ci impegniamoperché crediamo all’amore. Ognuno può e

    deve fare la sua parte, per piccola che sia;non sarà insignificante perché nell’amore diDio nulla, proprio nulla, è insignificante.

    La parola al Presidente don Giuliano.Cari amici e benefattori, prima di tutto vidico GRAZIE!, grazie per l’affetto, la stima,l’incoraggiamento che m’avete manifestato,ma soprattutto grazie per essere rimasti affe-zionati all’Associazione e per aver dimostra-to il desiderio di continuare, anzi, di miglio-rare, e per questo mi sembra di vedere PadreArturo sorridere soddisfatto. Eccoci dunqueancora insieme sotto lo sguardo del CristoRisorto che accompagna la nostra vita.Volentieri vengo a darvi l’augurio di BuonaPasqua, offrendovi qualche riflessione sul-l’invito che Cristo Risorto fa ad ognuno dinoi.Viviamo purtroppo in un mondo duro e vio-

    lento. E’ difficile credere all’amore quando laviolenza sembra aver sempre l’ultima parola.E’ difficile credere alla vita quando, comeGesù, ci vediamo nelle mani della morte, conuna grossa pietra che fa da sigillo. E’ difficilecredere alla luce quando la nostra storia sem-bra inghiottita dal buio più profondo, in ungorgo terribile di soprusi e di cattiveria.Direttamente, forse, possiamo fare moltopoco per migliorare questo mondo. Ma alme-no cerchiamo di imparare dalla mitezza,dalla pazienza e dal dono di Cristo. In questaPasqua Cristo ci convoca nel bel mezzo dellanotte per accendere un fuoco, capace d’in-fiammare i cuori e di provocare un gigante-sco incendio d’amore. Ci raduna per rompe-

    L’INIZIATIVA DI UN CENTRO SCOLASTICOINTITOLATO A PADRE BURESTI

    A SULLANA (PERU’)

    L’Assemblea Generale dei soci, riunitasi il 22 febbraio 2008 ha votatoall’unanimità il Nuovo Consiglio Direttivo per il biennio 2008/2009; ilPresidente don Giuliano Faralli (Vice Presidente è P. Lorenzo Curti) havoluto affiancare al Consiglio tanti nuovi ed entusiasti collaboratori, cheporteranno nuove idee e permetteranno così di promuovere nuove iniziati-ve per la sensibilizzazione e la raccolta di fondi.

    Accanto:Lima,

    Padre Arturo in compagnia

    delle Suore MissionarieMariste.

    Nella pag. seguente:un gruppo di bambini di Sullana

    Il progetto in memoria di P. Arturo

    Dopo la sua scomparsa è sorto spontaneo il desiderio di dedicargli ungrande progetto, dopo che egli, nella sua lunga attività, si era semprepremurato d’intitolare i tanti progetti ad altrettanti benefattori.Naturalmente un Progetto per Padre Arturo poteva essere solo in Perù,il paese al quale si era dedicato anima e corpo e nel quale aveva sempreprivilegiato l’attività delle adozioni a distanza, a lui così cara. In meritoa questo intento si è ritenuto opportuno sentire il parere dei PadriMaristi che operano in Perù. Dopo una rapida valutazione, non si sonoavuti dubbi: per i Padri peruviani è importante sostenere il nuovoCentro Scolastico a Sullana (nord del Perù) e intitolarlo a Padre Arturo.Il progetto aveva preso un’identità ben precisa già da diverso tempo,sotto la supervisione di Padre Arturo stesso: la necessità di fondo è quel-la di dotare la cittadina di nuovi locali scolastici per i bambini più pove-ri. Ad oggi, un edificio-aula è già stato completato, altri tre sono incostruzione e i Padri, preso atto della nostra volontà, hanno aggiuntodue ulteriori edifici-aula che portano a sei il numero complessivo, oltrea due aule di servizio e alla sistemazione degli spazi esterni per le atti-vità ricreative.

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    VIA CERNAIAVIA CERNAIA

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    calato il sipario. Quando avrete tra lemani questo numero di MARIA, laresidenza di via Cernaia, chiesetta eabitazione, sarà già in mano agli

    australiani e sottosopra per i lavori di ristrut-turazione. Nel frattempo, il 24 maggio, visarà stata una serata d’addio al quartiere eagli amici con un momento di preghiera, unrinfresco per tutti e la svendita a prezzipopolari dei miei manufatti artistici accumu-lati nei lunghi anni vissuti tra queste mura.

    Pina, Teresa, Cristina. Occupato come sononell’imballare le mie cose per trasferirmi aBrescia, mia prossima destinazione, hotempo di riandare con la mente alle donneche ci hanno dato la loro preziosa collabora-zione. Nel numero precedente ho accennatoa Pina (la prosperosa cuoca d’origine sicilia-na che per anni ci ha viziato con le sue preli-batezze), a Teresa (uno scricciolo di donna,abilissima nel ridare alla nostra biancheria la

    freschezza originaria e nel rispondere allenumerose telefonate – a seconda delle circo-stanze - ora con la gentilezza di una telefoni-sta professionale ora con la fermezza di uncolonnello della Gestapo), e a Cristina (laforzuta polacca, di poche parole e di energiada vendere).

    Le altre. Merita un ricordo speciale anche lamitica Rosina, scomparsa anni fa. Fu a lungoincaricata della preparazione della cena dellacomunità. Non era una cuoca da stelleMichelin, ma sopperiva al non eccelso valoredei piatti con la disponibilità senza limiti e ilsenso dell’umorismo: quante volte i Padril’hanno fatta salire sulla sedia a recitare una(banale) filastrocca che finiva conAMORE!!!, e su questa parola si univano, conun coro da stadio, tutti i presenti. Ancora,Maruja, la scontrosa spagnola, con un’incli-nazione al bicchiere di rosso (un toccasana, asuo giudizio); brontolava come una pentola

    in ebollizione, ma faceva piùdi quello che le era richiesto.Le volenterose suore senega-lesi che, mi ricordo, mescola-vano secondo l’usanza africa-na le pietanze ponendo lepentole sul pavimento.Avevano imparato (per fortu-na nostra) a cucinare all’ita-liana; una domenica prepara-rono per me e per P. CarloMaria dei piatti senegalesi; io,pur se onnivoro e amante dipiatti esotici, dovetti arren-dermi inventando unimprovviso malessere; lostesso fece Carlo. Maria, par-lata in calabrese stretto, velo-ce come una palla di cannone(dove passava lei non cresce-va più l’erba…): ha pulito alungo la chiesetta da sola(come facesse a ribaltare i ban-chi senza aiuto, solo lei lo sa!)e preparato i pasti il sabato.

    Gaetana. 83 anni sulle spalle,portati con dignità, bassotta etarchiata come un olivo sici-liano (e di là viene), nativa di Niscemi(Caltanisetta). Gaetana è stata fino all’ultimola sagrestana volontaria della chiesa. Col suopasso lento arrivava ogni sera a Messa ini-ziata. Partecipava al rito con devozione.Faceva la questua anche quando vi eranosolo due o tre persone; ho dovuto proibir-glielo per non imbarazzare i pochi fedeli. Altermine, aspettava che la chiesa fosse desertae scendeva a chiudere i battenti. Sistemavacon cura i fiori nei vasi e spesse volte ne com-prava lei stessa. Era tanto affezionata allanostra casa che, sistemata la chiesa, passavadelle mezz’ore, sola soletta, seduta sulla pan-china del giardino a dire il rosario. Ognisabato ci regalava un vassoio di dolcetti. Ladomenica, poi, arrivava prima della Messadelle 11,30 con sacchetti di fette biscottate,pasta, frutta e quant’altro e li portava inrefettorio. Quando, conoscendo la sua non

    florida condizione, le ingiunsi di dare untaglio a quei gesti di generosità, inventò cheerano tutte cose regalate. Non gli credetti erinnovai l’ordine di sospendere i donativi; hacontinuato a portarne, evitando di farsivedere da me. Grazie, Gaetana, per tutto quello che haifatto. Ci hai dato rari esempi di fede (tantosemplice quanto solida), d’altruismo e dipovertà. Ci hai richiamato alla mente la figu-ra evangelica della povera vedova che gettala sua monetina nel tesoro del tempio e cheCristo propone come esempio ai discepoli…

    Un ricordo assicurato. Con la chiusura(dolorosa) della Casa, ci disperderemo.Potranno anche non esserci, care donne,occasioni di rivederci. Ma – non dubitate -nessuno di noi Padri dimenticherà il beneche abbiamo ricevuto. Troverete sempre unposticino nelle nostre preghiere.

    I NOSTRI ANGELI CUSTODI

    P. Gianni Colosio

    Sopra: alla presenza dell’allora Padre Generale, JoaquinFernandez, P. Gianni sta elogiando la triade (da sinistra)Maruja, Teresa e Maria

    A lato: sempre P. Gianni tiene un discorso augurale a Rosinain occasione di un suo compleanno

    Gaetana con un’ampollina, l’insegna del suo ufficio di sagrestana della chiesetta di via Cernaia

    È

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    IN MEMORIAIN MEMORIA

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    Non possiamo essere veri uomini e veredonne se no portiamo con noi le nostre radi-ci. Non possiamo sapere dove andiamo seignoriamo da dove veniamo…

    Padre Giovanni era una personaforte, che da buon abruzzese amavala natura, l’acqua, i monti, le pas-seggiate sulla Majella e i laghi dellasua terra. Era fiero della propriaterra e delle proprie tradizioni, manella sua concretezza era semprepronto ad incontrare l’Uomo cheaveva di fronte. Per lui Dio era intutto ciò che di più semplice e di piùbello esiste al mondo. Per lui ogniUomo porta in sé l’armonia e lameraviglia: lo stupore di Dio.

    Accoglieva le persone con l’entusia-smo di chi deve scalare una monta-gna, con la freschezza e la semplici-tà dell’acqua di sorgente. I suoi rap-porti con la gente erano spontanei etenaci. Sapeva infatti cosa significaessere fedeli: fedeli ad un’amicizia,fedeli alla parola data, fedeli allavolontà di Dio.

    Lo vogliamo ricordare così, ‘servo buono efedele’, che si faceva presente in ognimomento lieto o doloroso della vita, con unatelefonata, una visita a sorpresa, un pensieroin occasione di cerimonie o ricorrenze.

    A Castiglion Fiorentino aveva lasciato diver-si amici con i quali si sentiva di tanto intanto. A loro aveva regalato anche splendidimomenti in Abruzzo, luogo che più di tuttiamava: era la sua terra, con i suoi panorami,i suoi sapori e le sue usanze.Era stato anche insegnante nel LiceoScientifico locale, costruendo rapporti d’ami-

    cizia con alunni e insegnanti, come quando,senza alcun problema, lui sacerdote e docen-te di Religione, aveva organizzato e parteci-pato in prima fila ad una partita di calcio trainsegnanti e alunni al Villaggio del Giovane.

    P. Giovanni Di Benedetto nasce a PratolaPeligna , provincia dell'Aquila, diocesi diSulmona, il 10 marzo 1935.

    Nel 1947 entra nella Scuola Apostolica deiPadri Maristi a Castiglion Fiorentino.

    1 settembre 1954. Dopo l'anno di Noviziato,emette i voti temporanei nella Società diMaria, a Santa Fede di Cavagnolo (Torino).

    29 settembre 1957 (tre anni dopo) fa la pro-fessione perpetua.

    19 marzo 1960. Terminati gli studi teologici,viene ordinato sacerdote a Pratola, nel san-tuario della Madonna della Libera.

    1960, la sua prima nomina è al ConvittoSanta Maria di Brescia, come responsabiledella disciplina dei convittori. Nei periodiestivi segue dei corsi ISEF a Roma e nel 1962consegue un diploma d’insegnante di educa-zione fisica.

    1964, è inviato alla Scuola Apostolica diSanta Fede, a Cavagnolo (TO), dove resta persedici anni, in successione come prefetto didisciplina, insegnante, economo, superiore.

    1982, è trasferito in Basilicata, alla comunitàmarista di Tinchi di Pisticci (Matera), e svol-ge i compiti di animatore vocazionale, inse-gnante di religione, superiore e parroco.

    1989, è mandato a Castiglion Fiorentino(Arezzo), come vice-parroco della Madonnadel Rivaio.

    1992, P. Giovanni ritorna a Santa Fede, macome parroco per Cavagnolo, nella parroc-chia appena affidata ai Maristi.

    1995, diventa rettore del Santuario di NostraSignora di Lourdes, in Corso Francia, Torino.Per i primi sei anni è anche superiore dellacomunità.

    2004, accetta di tornare a Cavagnolo per l'in-carico ad annum di amministratore parroc-chiale.

    2005, accoglie Padre Sante Inselvini comenuovo parroco di Cavagnolo e riceve la curadi Tonengo e Moransengo, due piccole par-rocchie collinari, in diocesi di CasaleMonferrato.

    2008, muore improvvisamente nel sonno,nelle ore notturne del 15 aprile, all'età di 73anni. Dopo i commossi e largamente parteci-pati funerali nell'Abbazia di Santa Fede,viene sepolto a Pratola Peligna, nella tombadella sua famiglia.

    PADRE GIOVANNI DI BENEDETTOmuore improvvisamente all’età di 73 anni

    IL SUO CURRICULUM VITAEp. Mauro Filippucci

    I numerosi spostamenti lungo tutta la penisola,

    la varietà degli incarichi ricoperti,

    sono i migliori indicatori del suo spirito

    di obbedienza ai superiori e della sua adattabilità ai luoghi, alle persone e a molteplici forme

    di ministero sacerdotale.

    UN RICORDO DI PADRE GIOVANNI

    gli amici di Castiglion Fiorentino

    Caro Padre Giovanni, ti ringraziamo

    per essere stato con noi, nella tua semplicità

    e con la tua schiettezza.

    Preghiamo Dio perché ti accompagni

    nell’ultima tua scalata.

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    Siamo curiosi di sapere la ragione per cuihai lasciato il Rivaio.Ho lasciato il Rivaio alla fine della quintaginnasio. La mia famiglia da qualche anno siera trasferita da Castiglion Fiorentino aFirenze sia perché mia mamma aveva i geni-tori e i fratelli in questa città sia per avere piùpossibilità di lavoro. All’inizio non fucomunque facile. Già nelle vacanze estiveche passavo a Firenze, nonostante dai mieigenitori non trasparisse niente, mi resi contoche la vita di città era più complicata e costo-sa, tanto che mio padre, una volta trasferiti,per mantenerci dovette vendere casa e ter-reno. Così alla fine della scuola mi fermainella grande città toscana invece che recarmia S. Fede, dove mi attendeva teologia e novi-ziato. La mia idea era di lavorare e contribui-re all’andamento della famiglia; una causache definisco di priorità.

    Vuoi ricordare qualche episodio particolar-mente significativo di quel tempo?L’adolescenza è l’età delle meraviglie e dellescoperte: il mio DNA di estroverso, chiac-chierone (non riesco proprio a stare zitto!),fantasioso, compagnone, ricorda tanti episo-di e avvenimenti dell’epoca, ma il 1 gennaiodel 1957, giorno della vestizione, è stato tal-mente importante che lo ricordo come fosseieri. I parenti, Suor M. Iole (l’artefice dellamia andata in seminario), mia mamma chepiangeva dalla gioia. Fui come colpito dallagrande responsabilità che mi stava cadendoaddosso.. Mi ritrovavo vestito da prete, pen-savo a Cesare: alea iacta est (il dado è tratto).Fino ad allora ero un ragazzino che avevasognato quel giorno come l’inizio della miameravigliosa avventura: mi vedevo missio-nario, predicatore, pescatore di anime..Improvvisamente mi resi conto anche di tuttii doveri che imponeva la veste. Sarei stato ingrado di farlo? Pregavo la Madonnina che miaiutasse, che non mi abbandonasse, mi sem-brava quasi di tradire… Come padre spiri-tuale avevo padre Arturo Buresti, ricordoancora che un venerdì, in parlatorio, parlan-do con me e mia mamma disse ‘Franco, seiun buon citto (ragazzo) e sono sicuro rimar-rai tale; sappi che la mamma (quella in cielo),vuole bene a tutti, anche ai ragazzacci’. Poi sirivolse a mia mamma dicendole di riportar-mi a casa, dove mi attendeva la tragedia dimia nonna Angiolina: la rassicurai che tuttele corone dette per me (e mi sa che ne avevadette parecchie!), il Signore le avrebbe usateper la sua anima!

    Hai continuato a studiare o hai subitocominciato a lavorare? Che lavori hai svolto?

    Potrei scrivere un libro per raccontare tutti imiei lavori! Mi limiterò ai primi… A Firenze,trovai subito lavoro di giorno come disegna-tore di cartoni animati allo Studio K; trasfor-mavo a lapis le figure intermedie tra unmovimento e un altro. La sera frequentavoun corso di cucina dove apprendevo un po’d’inglese. Dopo due anni smisi tutto per fareil venditore porta-a-porta di aspirapolveririnunciando anche a un posto in banca (imiei furono disperati); quell’attività fu unbingo poiché riuscivo a vendere così bene chein breve diventai il numerouno dell’agenzia Folletto diFirenze. La mia prima macchi-na fu una Fiat 1500 oscar-coupè, a soli 20 anni.

    Avrai fatto il servizio militare. Artiglieria P. Campale, a Pisa;ricordo un episodio che è statofondamentale per i miei lavorifuturi. In caserma eravamo in600, alcuni dei quali analfabeti(1962). Con altri due compagniriuscimmo ad ottenere dalcolonnello un’aula per inse-gnare a leggere e a scrivere. Alprimo corso c’erano 36 parteci-panti, di cui otto non eranostati né comunicati né cresima-ti: con l’aiuto del cappellano (don Liquori)riuscimmo anche in questo con cinque diloro e siccome erano molto lontani da casa,quando fecero la Prima Comunione festeg-giammo andando a casa mia, a Firenze, conuna camionetta dell’esercito. Tre di questicinque, un sardo, un veneto e un calabrese,sono diventati i miei più stretti collaboratorie mi hanno sempre seguito fino alla pensio-ne; tutt’ora non passa un mese senza che cisentiamo.

    Finito il militare? Una società di prestigio di biancheria miassunse come venditore per Ferrara e pro-vincia, una zona nebbiosa da ottobre amarzo, tanto che dopo le 17 si circolava pocoe, proprio grazie all’impossibilità di ritornare

    la sera alla sede di Bologna, riuscii a stabili-re un ottimo rapporto con la clientela rima-nendo spesso ospite a casa loro. In breve, ilfatturato previsto crebbe in un anno di quat-tro volte. Riuscì a far produrre, su suggeri-mento mio e di un grosso cliente, un prodot-to che poi avrebbe fatto la felicità di tutte lecasalinghe: il lenzuolo con gli angoli.Diventò il prodotto più venduto in Italia enel 1968 l’azienda mi propose di trasferirmi aMilano e di diventare il direttore-vendite inItalia. Potevo finalmente sposarmi.

    Come hai conosciuto tua moglie?Conobbi Vanna alla mostra dell’artigianatodi Firenze nel 1964. Era l’addetta ai gelati nelbar di mio zio. Gli dissi che doveva uscirecon me, pena il licenziamento. Mi rispose met-tendo il pollice sulla punta del naso e facen-domi “MARAMEOOO!” Forse fu l’ebbrezzadei 100 km sulla mia 1500 che la convinse chenon ero poi tanto male…

    Siete una coppia affiatata e felice. Qual è ilsegreto della vostra armonia?Sicuramente avere caratteri diversi non sem-pre è un vantaggio. Nel nostro caso ha com-pensato le nostre lacune. Sapere che ci si puòappoggiare all’altro sempre, in qualsiasi casoe senza problemi, dona notevole tranquillitàe, di conseguenza, armonia nel rapporto.

    INTERVISTA A FRANCO MILIGHETTI

    Lui stesso si definisce ‘estroverso, chiacchierone, fantasioso, compagnone’.In effetti sono queste le caratteristiche che rendono Franco un uomo affa-scinante ed unico.

    Anno 1957, Franco il giorno della sua vestizione

    Una vecchia foto con la signora Vanna col marito Francoe le figlie Cristina e Letizia

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    del seminario mi hastrutturato. Di conse-guenza devo molto aiPadri di allora e sonofelice quando vedo icompagni, sia preti siapadri di famiglia comeme. La ragione per cuiho molta stima deiPadri? È semplice.Anche loro a 16, 17, 18anni avranno avuto lecrisi che ho avuto io e sele hanno superate, lastima diventa meravi-glia, venerazione; sicapisce allora come pos-sono esserci dei Buresti(quanto bene ha fattocon Solidarietà’ in BuoneMani e altro). Io lo soperché lo frequentavo, e lo stesso prete, pic-colo di statura ma grande, Grazioli, e il for-midabile predicatore Gea e l’incredibileColosio (scrittore, pittore), e il bravo, bravis-simo Lorenzo, ecc. Il Rivaio è un luogo cheha sfornato grandi cose. Io ho sempre avutola certezza di avere sul mio capo la mano diquella che porta i nostri nomi nel basamentodella sua statua al campo sportivo.

    Traccia un ritratto del sacerdote ideale,adatto al nostro tempo.Vicino a casa mia c’è la chiesa di Badia aRipoli. Parroco è don Antonino (il vostroconcelebrante, Lorenzo e Gianni, alle nozzedi mia figlia Cristina). Ogni 15/20 giorni ciriuniamo per parlare dei problemi della par-rocchia o di fatti di cronaca. L’ultima voltaabbiamo commentato “I Pretacci” diCannavò. Secondo don Antonino è moltointeressante, pur con qualche distinguo, allafine tutto ci riporta al libro responsabile dellevicende raccontate nei “Pretacci”: IL VAN-GELO, su come è stato, cosa ha fatto, cosa hadetto, come ha vissuto Cristo, l’attore princi-pale. Che è sempre il sacerdote ideale ancheper il nostro tempo. Don Antonino, settanta-cinquenne, è un sacerdote attuale. Dirige un

    Centro-Anziani; offre il pranzo tutti i giorniper 30-40 ospiti fissi bisognosi; in certi perio-di la parrocchia si riempie di bambini prove-nienti da paesi sfortunati. La sua porta èaperta a tutti. È obbediente all’autorità pre-posta (il cardinale), ma formidabile nel per-seguire i dettami della sua coscienza.Disponibile ad ascoltare, ma ribadisce spessoche con i se e i ma non si arriva da nessunaparte (soprattutto in riferimento alle coppiedi fatto, agli omosessuali, ai divorziati ecc).Credo che, a suo tempo, sia stato allievo didon Milani.

    Che importanza ha la fede nella tua vita?Rispetto al 1° comandamento: AMA il tuoDio, credo di essere stato il cristiano dellamessa domenicale, molto spesso conComunione; non ho perso l’abitudine gior-naliera di ringraziare la nostra Madonnina.Rispetto al secondo comandamento: Ama iltuo prossimo, credo di essermi dato da fare(anche se è sempre poco se penso ai Buresti,agli Antonino, ai don Benzi, ecc)..

    Tu sei sostanzialmente ottimista. Su checosa si basa il tuo ottimismo?Porto spesso persone malate di depressione(brutta malattia); quindi per dovere devo

    Descrivi le virtù che più ammiri nella tuacompagna.La pazienza e la sua indiscussa onestà. Hafatto da collant perfetto tra me, sempre fuoriper lavoro, e la famiglia. È una rarità convive-re bene per 30 anni con i suoceri, assistendolifino a quando sono mancati. Ha rinunciato alsuo lavoro, alla sua indipendenza economicasin dal 1973, anno di nascita della nostraseconda figlia, privilegiando la famiglia edando piena fiducia a me, il motore economicodi una famiglia composta di 6 persone.

    Ritieni di avere qualche difetto incorreggi-bile?Si, non riesco a smettere di fumare in modonetto. A parte gli scherzi, la cosa che fa infu-riare Vanna è che quando un’attività è col-laudata e sicura, e dunque potrei darmi unacalmata, non mi diverte più e me ne cercoun’altra con tutta la trafila di casini per farlaarrivare dove voglio io.

    Da uomo iperattivo, quanto ti è pesatolasciare il lavoro?Ufficialmente sono andato in pensione nel1998, ma fino al 2003 (l’anno di un interven-to serio al cuore, che mi ha portato ad aver 4bypass), ho continuato a fare consulenzeaziendali. Dopo l’operazione ho dovuto dav-vero fare il... pensionato. Per fortuna nel2005 sono arrivate le nipotine, che mi fannofare il mestiere di nonno a tempio pieno.

    La vecchiaia che incombe ti spaventa o nonscalfisce la tua serenità?No, assolutamente, non mi spaventa e nonscalfisce la mia serenità.

    Oltre ad accudire con affetto le nipotine, tidedichi a qualche attività socialmenteutile?Si, faccio volontariato alla Croce RossaItaliana di Bagno a Ripoli. Ho la patente mili-tare per guidare le ambulanze, compreso ilcodice rosso, quello con il fischio e le sirene;dunque sono spesso al 118. Poi faccio il tra-sporto di anziani e handicappati. Fino a 65anni ero reperibile anche di notte, ma il ser-

    vizio che mi da più soddisfazioni è alla neo-natale dell’ospedale Mayer.

    Hai molta stima dei Padri che hai conosciuto.Le ragioni?Amo il mio periodo del Rivaio comeApostolino. Sono sicuro che senza quell’e-sperienza la mia vita non sarebbe stata lastessa. La fatica, per me inaudita, di stare insilenzio, ha forgiato il mio carattere di naturaesuberante che parte in quarta. La disciplina

    Don Antonino (al centro) con i Padri Lorenzo Curti e Gianni Colosio al matrimonio di Cristina, figlia di Franco

    Le bellissime nipotine di Franco:sopra la piccola Nadia (figlia di Letizia),

    sotto Elisa (figlia di Cristina)

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    essere allegro e ottimista. Inoltre il Dott.Popof, il chirurgo che mi ha operato al cuore,mi ha garantito ancora una tenuta di 25-30anni; perché dovrei essere pessimista? Ho lenipotine di 2 e 3 anni. Le voglio vedere spo-sate all’altare.

    Insieme a Giovanni Nasorri sei un abilericercatore di ex alunni del Rivaio. Haiqualche episodio curioso da raccontarci inproposito?Uno in particolare. Io: Pronto. Vorrei parlarecol Sig. Otello Tarquini. Risposta: Vorrà direOmero Tarquini, mio marito. Io: Si signora, èper una domanda di quando eravamo stu-denti in seminario. Risposta: In Seminario?Stasera glielo dico. Mi dia il nome e il telefo-no. ORE 20.30. Sono Omero Tarquini. Lei chiè? Io: Franco Milighetti da Firenze, mi scusi,siamo stati insieme….Lei è Otello? Risposta:No, sono Omero; ho capito, lei parla di quelgrandissimo corn... di mio fratello o forsequesta è una telefonata-tranello per sapere seio sono arrabbiato. Glielo dica (incazz.)!Vergogna! Non ha mai lavorato, è semprestato vagabondo, e poi, rubare così a me…..Io: Scusi, ma quanto ha rubato? Risposta: 3milioni. Io: Perché non lo denuncia? Risposta:E che denuncio? Sono soldi nostri che dob-biamo dividere. Io: Non capisco…. Risposta:Tutt’al più mi accontento di 1 milione. Se luitorna glielo dica, sabato si potrebbe rifare lacoppia. So che organizzano una pockerata daAmelia. Io: Continuo a non capire….Risposta: Ma scusi, mio fratello non è lì? Io:Ma se lo cerco, come fa ad essere qui?Risposta: Ma lei allora chi è, perché mi fa diretutte ‘ste cose se non c’è mio fratello? Io: Ionon ho domandato nulla, è lei che parla. Peròse vede suo fratello gli dica….Tooo-tooo-tooo (telefono attaccato). Non sono riuscito arintracciare Otello, che mi è simpatico.

    Cosa ti piacerebbe fare per sottolineare, ilprossimo anno, il centenario di apertura delSeminario del Rivaio?Rivedere tanti ex-alunni sia del mio periodo,sia precedente sia successivo. Ringraziare laMadonna del Rivaio, magari facendo unapasseggiata come i mercoledì del seminario.

    Vuoi lanciare un messaggio agli ex che leg-gono la rivista?Credo di averlo già fatto in questa intervista

    Se tu fossi un politico, quali riforme socialiproporresti?Cercherei di riformare le finanze pubblichein modo da beneficiarne tutti. Sul come, èpiù difficile. Ma so che il 20% degli italiani hal’80% del capitale e l’80% di italiani ne ha il20%. Riformerei la scala mobile per riade-guare stipendi e pensioni alla realtà.Fermezza contro la criminalità, valorizzereidi più la famiglia e ridarei fiducia ai giovani.Inviterei a rimboccarsi le maniche, ad averefantasia anche nella creazione di lavorinuovi; farei in modo che non si vedano piùsbandati e bighelloni.

    Se rinascessi quale carriera intraprenderesti?Quella che ho fatto.

    Qualche rimpianto del tempo passato?Nessuno, anche se rifare le cose due voltequasi sempre si fanno meglio.

    Se dovessi vincere una grossa somma, comepenseresti di utilizzarla?Sicuramente la adopererei per dare più sicu-rezza a figlie e nipoti. Una parte la userei perscopi sociali.

    Grazie, Padre Arturo

    Aveva un cuore grande; lo credevo anche prima della sua scomparsa, ma non mi aspetta-vo quell’enorme partecipazione ai funerali. Di lui hanno detto tante cose, grandi; mihanno fatto sentire orgoglioso di averlo avuto come professore di scuola, come superioreal seminario, come amico. Ci davamo del tu; del tu ad uno che aveva una fede immensa,che lavorava solo ed esclusivamente per il suo padrone Gesù, che si onorava d’essere ilsomarello di Maria. Mentre scrivo, alzo gli occhi e vedo alla parete, fra tante foto attaccate,una, lì da sempre, che rappresenta un lontano primo gennaio 1957. Si vedono due sacer-doti, Padre Buresti giovanissimo e Padre Bardessono, allora provinciale dei Maristi, cheaiutano due ragazzi sedicenni ad abbottonare l’abito talare: il sottoscritto e Padre LorenzoCurti, l’attuale parroco del Rivaio. Era la nostra ‘vestizione clericale’, il primo passo versoil sacerdozio. Una giornata speciale, ancora scolpita, come fosse ora, nella mia mente. Inchiesa, oltre ai ragazzi che diventano ‘pretini’, tanta gente. Molti parenti, i miei nonni, imiei genitori, la zia Rita, la maestra delle elementari, suor Maria Iole, che per l’occasionemi aveva cucito con le sue mani una cotta tutta speciale, con una frangia ricca di merletti.In quinta elementare, mi aveva già insegnato un po’ di latino per farmi avvantaggiare,questo perché ci tenevano tanto che diventassi prete; l’anno dopo la quinta ginnasio, nonsapevo come fare a dire a tutti (lei compresa) che non me la sentivo di andare a Santa Fede(Torino) per il noviziato. Abbandonare… Mi sentivo confuso: niente più missionario inOceania, niente più predicatore ‘alla Padre Geia’, insomma i miei grandi sogni della primaora si frantumavano, nella consapevolezza che non avrei potuto prendere a cuor leggero ivoti e vivere con tutte le rinunce imposte dalla vita sacerdotale. Temevo un po’ anche ilcastigo di Dio. Per fortuna Padre Buresti conosceva bene la mia mamma e risolse tutto conqueste parole: ‘Mica tutti si può diventare preti: Franco è un buon citto e pregherò per luiche rimanga tale’. Poi si rivolse a me: ‘Ricordati che la Mamma celeste vuol bene a tutti,sempre, anche ai ragazzacci; vieni sempre a trovarla. Io sarò qui’. Sono passati 50 anni e sono sicuro delle sue costanti preghiere; me lo conferma la mia vita.Ho sempre avuto la necessità e il desiderio di andarlo a trovare, tanto che per le mie figliei Maristi erano i Buristi. Non avevo capito bene perché fosse diventato parroco aManciano, piccola frazione di Castiglion Fiorentino, un uomo come lui, così attivo, vulca-nico, intraprendente (mettere a tavola più di 100 ragazzi negli anni subito dopo la guerraera un’impresa. Sono ancora famose le sue trovate, come il ‘maiale a due teste’ etc… Giàallora sfamare gli affamati era la sua missione). Era sciupato, secondo me, per quella pic-cola chiesa della Madonna della Misericordia. Una sera incominciai a vedere appesi almuro quadri sull’Africa, sull’America Latina, e foto di visetti neri con i denti bianchi, occhispalancati e dediche al loro ‘Padre Buresti’. Allora capii. Incominciò a darmi dei minusco-li depliants; Solidarietà in Buone Mani, tazze di latte, adozioni a distanza… La gioia nel suoviso mentre mi parlava, mi spiegava che glielo aveva chiesto la sua Mamma e voleva cheanche altri ragazzacci capissero da che parte stava la felicità; era emozionato quando arri-vavano offerte (anche piccole) da Ferrara, Modena, Pratola, Firenze…Grazie Padre Buresti, noi siamo una piccola goccia nel mare che hai provocato. Grazie diavermi parlato di cose vere e di avermi fatto conoscere persone vere, come Fabrizio Meoni.Ho avuto incarichi e responsabilità commerciali con aziende di nome, ma quel piccolo man-dato di parlare di Solidarietà in Buone Mani è e rimarrà il mio fiore all’occhiello.

    Riportiamo, anche se in ritardo, la commovente testimonianza cheMilighetti scrisse alla notizia della morte di P. Arturo Buresti

    Un Franco scherzoso in una foto scattata alcuni annior sono, durante il pellegrinaggio,

    in Francia, ai luoghi maristi

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    MARIA

    Mensile sulle operee sulle missioni

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    2009 CENTENARIO

    DI FONDAZIONE DEL RIVAIO

    LA COMMISSIONE PER I FESTEGGIAMENTI(I PADRI COLOSIO E CURTI,

    GLI EX MILIGHETTI E NASORRI)

    INVITA GLI EX AD UN INCONTRO PER CONCORDARE

    ALCUNE INIZIATIVE

    L’APPUNTAMENTO E’ FISSATO PER

    DOMENICA 29 GIUGNO ALLE ORE 10,00AL COLLEGIO

    S. GIOVANNI EVANGELISTAVIA LIVORNO, ROMA

    VI ASPETTIAMO NUMEROSI

    Per le adesioni telefonare a:

    Milighetti: 393486904545Nasorri: 3398140026

    2Iconografia mariana

    a cura di P. G. Colosio

    4Meditazione

    a cura dei Superiori Maggiori Maristi

    7Perù-Venezuela - Nuova

    EvangelizzazioneP. Miguel Contreras

    9Vanuatu - La Nuova Scuola

    MaternaP. Luigi Savoldelli

    14Brasile - Una missione in Bahia

    P. Patrick O’Neil

    16Rivaio - 50° di P. Buccelletti

    a cura di Katia e Fabio

    18Solidarietà in Buone Mani

    don Giuliano Faralli

    20Via Cernaia - I nostri Angeli

    CustodiP. G. Colosio

    22Santa Fede- In memoria di P.

    Giovanni Di Benedetto

    24Spazio ex-alunni - intervista a

    Franco Milighetti

    Finito di stampare il 30 maggio 2008

    5 - 6 MAGGIO - GIUGNO

  • Bartolomè Esteban MurilloImmacolata Concezione (1665 c.)

    olio su tela cm. 91 x 70, Madrid, Prado