20151127 La Turchia abbatte un caccia russo

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Via Melchiorre Gioia n° 168 20125 Milano Questo report è stato prodotto da NUS Consulting Group e ha scopo solamente informativo. Le previsioni economiche e di mercato e dei prezzi contenute nel documento sono basate su nostre valutazioni alla data del presente documento e sono soggette a cambiamenti senza preavviso. Nessuna parte di questo documento può essere copiata, fotocopiata o duplicata in nessun modo e per nessuno scopo o distribuita a nessuna persona diversa dagli impiegati, direttore o destinatari autorizzati senza un consenso scritto da parte di Nus Consulting Group. News Flash La Turchia abbatte un caccia russo 27 novembre 2015

Transcript of 20151127 La Turchia abbatte un caccia russo

Via Melchiorre Gioia n° 168

20125 Milano

Questo report è stato prodotto da NUS Consulting Group e ha scopo solamente informativo. Le previsioni economiche e di mercato e dei prezzi

contenute nel documento sono basate su nostre valutazioni alla data del presente documento e sono soggette a cambiamenti senza preavviso.

Nessuna parte di questo documento può essere copiata, fotocopiata o duplicata in nessun modo e per nessuno scopo o distribuita a nessuna

persona diversa dagli impiegati, direttore o destinatari autorizzati senza un consenso scritto da parte di Nus Consulting Group.

News Flash La Turchia abbatte un caccia russo

27 novembre 2015

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Nelle ultime settimane i mercati energetici internazionali sono stati ribassisti a causa dell’eccesso di offerta

rispetto alla domanda e alla continua crescita delle scorte. Tuttavia, già a partire da lunedì 23 Novembre

u.s. abbiamo assistito ad un improvviso cambio di rotta in concomitanza della dichiarazione dell’Arabia

Saudita di coordinare gli sforzi dei paesi OPEC e non-OPEC per mantenere la stabilità del mercato e dei

prezzi. Questa affermazione vaga e ambigua è stata sufficiente per dare al mercato un barlume di speranza

che l’Arabia Saudita potesse essere disposta a cambiare le sue policy, portando ad una ripresa dei mercati.

Non ci sono dubbi che, nonostante il calo precipitoso dei prezzi del greggio, il mercato si trovi in una

posizione difficile. I principali fornitori mondiali (USA, Russia e Arabia Saudita) continuano a produrre

petrolio a ritmi molto elevati malgrado il crollo dei prezzi. Ciascuno di questi produttori ha una diversa

motivazione per dare priorità alla quota di mercato rispetto ad una strategia di prezzo. Negli Stati Uniti la

rivoluzione portata dallo shale (che è stata pesantemente supportata dai mercati finanziari e dalle politiche

monetarie accomodanti della Federal Reserve) continua a massimizzare la produzione disponibile per

generare dei ricavi sufficienti a soddisfare i titolari del debito e gli azionisti. L’economia russa (e il Governo)

dipendono molto dai ricavi prodotti dal settore energetico nazionale: l’economia è già stata colpita

negativamente dalle sanzioni internazionali e non è nelle condizioni di subire ulteriori conseguenze dovute

al taglio sia della produzione energetica sia del prezzo. Infine, l’Arabia Saudita, che tradizionalmente è da

sempre il produttore internazionale più altalenante, è determinata a bloccare la sua prolungata perdita di

quota di mercato e utilizzare le sue riserve e la sua forza finanziaria per riguadagnare quota a discapito

dei fornitori più deboli. Inoltre l’Arabia Saudita è restia a tagliare la sua produzione per avvantaggiare i

suoi rivali vicini come l’Iraq e l’Iran: il primo ha aumentato sostanzialmente la sua produzione nell’ultimo

anno e il secondo è in procinto di rientrare sul mercato dopo l’annullamento delle sanzioni internazionali

per il nucleare. Per quanto riguarda i fondamentali, crediamo che il mercato nel breve periodo continuerà

ad avere un concreto eccesso di offerta e, di conseguenza i prezzi continueranno a subire pressioni al

ribasso. Riteniamo inoltre che il prossimo incontro dell’OPEC cambierà questa dinamica nonostante le

proteste degli stessi membri più piccoli e finanziariamente più deboli.

Come abbiamo affermato nei mesi scorsi, l’attuale contesto dei prezzi potrebbe essere sovvertito soltanto

da un evento geopolitico in Medio Oriente che sia inatteso e minacci/interrompa la fornitura di greggio.

Lo scorso 25 novembre, la Turchia ha abbattuto un caccia militare russo. Il Governo turco ha dichiarato

che il jet militare russo stava attraversando lo spazio aereo turco dalla Siria e prima dell’abbattimento sono

stati inviati numerosi avvertimenti. Il Governo russo afferma invece che il suo caccia stava sorvolando lo

spazio aereo siriano. I notiziari riferiscono che uno dei due piloti russi è stato ucciso dai ribelli siriani dopo

essersi lanciato dal velivolo colpito. I dettagli sull’incidente stanno di giorno in giorno mutando ma sembra

evidente che questo incidente abbia il potenziale per destabilizzare i rapporti fra Russia e Turchia (membro

della NATO). Come previsto i mercati energetici stanno reagendo negativamente alle notizie con i prezzi

fortemente in aumento mentre i trader cercano di capire l’impatto di questi eventi.

Il rischio di incidenti in Siria è sempre stato molto elevato dal momento che in un’area geografica così

limitata operano le forze militari di Stati Uniti, Russia, Iran e Francia. Non ci sono dubbi che gli USA, la

Russia e la Turchia ora stiano lavorando febbrilmente per trovare una soluzione diplomatica per questo

incidente che venga accettata da tutte le parti in causa. Il fatto che la Turchia sia un membro chiave della

NATO sicuramente complica questa sfida.

Sebbene i prezzi del petrolio stiano reagendo negativamente agli eventi odierni, l’incidente di per se ha

un impatto limitato se non inesistente sull’offerta petrolifera nei mercati internazionali. L’aumento ripido

dei prezzi del petrolio è principalmente una reazione di impulso (combinata con la copertura a breve) ad

un incidente militare piuttosto che un cambiamento dei fondamentali sottostanti. Questo episodio colpirà

i mercati soltanto se sfocerà in una crisi più ampia fra la Russia e la Turchia/NATO.

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Al momento questo scenario sembra improbabile, la conseguenza più verosimile è un danno di lunga

durata alle relazioni diplomatiche ed economiche fra Russia e Turchia.

Noi monitoreremo con molta attenzione questi sviluppi e riferiremo qualsiasi cambiamento.

Per ulteriori notizie in ambito energetico ed informazioni, resto a Vostra completa disposizione.

Con l’occasione porgo i miei migliori saluti.

Claudio Enriquez

Amministratore Delegato

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Questo report è stato prodotto da NUS Consulting Group e ha scopo solamente informativo. Le previsioni

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