2013 3 Nino LURAGHI Lo Storico e La Sua Guerra

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    Lo storicoe la sua guerra

    Tucidide e lagrande strategia

    della Guerradel Peloponneso

    di

    Nino LuraghiPrinceton University

    Societ Italiana di Storia Militare

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    Lo storico e la sua guerraTucidide e la grande strategiadella Guerra del Peloponneso

    di Nino LuraghiPrinceton University

    Anche se il titolo di padre della storia tocca al suo predecessoreimmediato Erodoto, Tucidide viene spesso descritto dagli studiosi moderni

    come leroe fondatore di vari aspetti del generestoriografico, specialmente della storia politica.1Meno spesso si nota che Tucidide pu a buondiritto esser considerato il primo storico militaregreco non solo e non tanto in virt della scelta diuna guerra come tema e motivo unificante dellasua opera storica, una scelta che almenoformalmente condivide con Erodoto. Oltre a moltedescrizioni precise di aspetti tattici della guerra

    navale e terrestre, della Guerra del PeloponnesoTucidide ci offre molto esplicitamente una visione strategica dinsieme,appunto in termini di quella che noi chiameremmo grande strategia, dalpunto di vista di entrambi i contendenti. Niente di paragonabile si trovanellopera del suo predecessore. Alla maniera tucididea, con i vantaggi e iproblemi che questo comporta, la strategia viene quasi sempre presentata ediscussa con gli occhi e nelle parole degli attori, molto spesso inquadrata in

    Tra i molti generi storiografici praticati da mio padre, chi gli era vicino sa che laneddotorivelatore era uno dei principali. Ricordo che amava raccontare che nellindice dei nomidella sua Storia della Guerra Civile Americana era a un certo punto comparso unEpaminonda, condottiero texano. Si trattava ovviamente di un aneddoto sui pericoli creatida un tipografo zelante, ma mi piace ricordarlo per una ragione diversa. Il fatto che in quellibro mio padre trovasse spunto per parlare di Epaminonda mostra, tra laltro, il costanteruolo di punto di riferimento che la cultura classica ebbe per lui anche questo un fatto benpresente a chi lha conosciuto. Questo interesse mai sopito fu lo stimolo ad innumerevoliconversazioni, di cui le presenti considerazioni sono una continuazione.1 Un autorevole esempio: Jacqueline de Romilly, Linvention de lhistoire politique chezThucydide, Parigi, ditions rue dUlm, 2005.

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    discorsi pubblici, tipicamente nel contesto della deliberazione politica. Se efino a che punto questi discorsi riflettano idee e parole effettivamentepronunciate dei personaggi in questione nelle occasioni in questione un

    problema su cui si sono versati fiumidinchiostro, senza giungere veramente aconclusioni condivise. Quando per esempioArchidamo, uno dei due re di Sparta, presentanel 432, subito prima dello scoppio della guerra,la situazione strategica della LegaPeloponnesiaca, suggerendo in modo

    pudicamente allusivo che solo il ricorsoallappoggio dei Persiani potrebbe permettereagli Spartani di avere la meglio sullapotentissima flotta ateniese, rimane il dubbio chela sua prescienza sia anacronistica. 2 In questasede, tuttavia, considereremo un caso

    eccezionalmente poco problematico, concentrandoci su alcune osservazionisulla grande strategia ateniese che Tucidide formula in prima persona, senzaambiguit; il fatto che si tratti delle scelte strategiche che Tucidide stessoattribuisce a Pericle, e che Pericle, nelle pagine di Tucidide, espone ai suoiconcittadini in diverse occasioni, ha poca influenza sulla sostanza delle tesi

    che si presenteranno al lettore.Prima di procedere alla discussione di questo passo e di altri ad esso

    connessi, non sar tuttavia fuor di luogo render conto del titolo del presentecontributo.3 Lowell Edmunds ha mostrato in uno studio elegante e preciso

    2 Tucidide I 82, 1, su cui si vedano peraltro i commenti di David M. Lewis, Sparta andPersia, Leiden, Brill 1977, pp. 63-64: entro il 425 gli Spartani avevano mandato varieambasciate al re di Persia, come risulta da Tucidide IV 50, mentre gi al tempo dellaspedizione ateniese in Egitto, allinizio degli anni cinquanta, Artaserse aveva offerto denaroagli Spartani a patto che invadessero lAttica (Tucidide I 109, 2); insomma, la prescienza diArchidamo avrebbe poco di sorprendente.3 Al lettore non sfuggir naturalmente lambiguit intenzionale. Il titolo si adatterebbe benead un contributo su Raimondo Luraghi. Ma, a parte il fatto che non toccherebbe a mescriverlo, si aprirebbe poi immediatamente la questione di quale fosse davvero la suaguerra: la Guerra Civile Americana, cui ha dedicato la classica storia uscita nel 1966 eristampata in varie collane, e poi molti altri contributi, fino al suo ultimo libro, La GuerraCivile Americana: Le ragioni e i protagonisti del primo conflitto industriale (Milano,Rizzoli 2013) fresco di stampa, cui ha lavorato fino agli ultimi giorni? O piuttosto laSeconda Guerra Mondiale, oggetto di un interesse acutissimo, e in particolare la Guerra di

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    come Tucidide implicitamente presenti la sua narrazione come unequivalente della guerra stessa, fin dalla prima frase Tucidide ha scritto laguerra tra Ateniesi e Lacedemoni. Insomma, le parole dello storico sisostituiscono alla guerra, e la guerra raccontata diventa lequivalente dellaguerra combattuta. 4 Non per solo questaspetto, relativo alla formaletteraria, che permette di parlare della Guerra del Peloponneso come laguerra di Tucidide, e nemmeno il fatto, tuttaltro che irrilevante, cheTucidide stesso partecip alla guerra. Il fatto che la stessa idea di ununicaguerra iniziata con lattacco tebano a Platea nel marzo del 431 e finita con lacapitolazione di Atene nel marzo del 404 un prodotto del pensiero storico

    di Tucidide, e non era per nulla universalmente condivisa tra gli storici grecisuccessivi,5 e nemmeno, possiamo presumere, tra i Greci contemporanei diTucidide.6 Si trattava di un modo di vedere che privilegiava certi fattorisottovalutandone altri, dal significato della Pace di Nicia del 421 aidifferenti scenari di politica interna ateniese dallepoca della secondaspedizione in Sicilia in avanti. In altre parole, senza Tucidide difficilmentesi darebbe per scontato che la guerra conclusa da Teramene nel 404 fosse lastessa guerra incominciata da Pericle nel 432 con il rifiuto dellultimatumspartano: quando parliamo della Guerra del Peloponneso, parliamo di fattodi un costrutto tucidideo.7

    Di tale guerra, come anticipato, Tucidide aveva una visione strategica

    molto precisa. In un celebre passo dedicato ad una valutazione della figura

    Liberazione, che aveva segnato a fondo il suo spirito? Difficile rispondere. Mio padre inogni modo era convinto che non si potesse scrivere la storia di una guerra cui si erapartecipato ma nel suo Nachlass ci sono appunti per un libro sulla storia militare dellaSeconda Guerra Mondiale sul fronte russo.4 Lowell Edmunds, Thucydides in the Act of Writing, in Roberto Pretagostini (a c. di),Tradizione e innovazione nella cultura greca da Omero allet ellenistica. Scritti in onore

    di Bruno Gentili, vol. II, Roma, GEI 1993, pp. 831-852.5 Per esempio, Eforo di Cuma, il grande storico del tardo IV secolo a.C., sembra aver messoin discussione la periodizzazione tucididea, insistendo sullautonomia di quelle che

    Tucidide invece considera nientaltro che fasi della medesima guerra; vd. GiovanniParmeggiani,Eforo di Cuma. Studi di storiografia greca, Bologna, Patron 2011, pp. 459-460.6 Si veda la rivendicazione orgogliosa di questa concezione unitaria della guerra da parte diTucidide in V 26, che suggerisce appunto che questo modo di vedere non fosse affatto unacommunis opinio.7 Una conclusione, mi permetto di osservare, che non avrebbe sorpreso per nulla unostoricista impenitente come mio padre.

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    di Pericle, lunico in tutta la sua opera in cui Tucidide riflette esplicitamentesul conflitto nel suo complesso, leggiamo che dopo la morte di Pericle,sopravvenuta dopo due anni e sei mesi di guerra, risult anche pi chiaroquanto la sua visione della guerra e della potenza di Atene fosse esatta.8Scrive Tucidide che Pericle aveva detto infatti che, se fossero rimastitranquilli e avessero curato la flotta, senza cercare di accrescere limpero nelcorso della guerra e senza mettere a rischio la citt, gli Ateniesi avrebberoavuto la meglio. In altre parole, gli Ateniesi avrebbero dovuto lasciareliniziativa strategica agli Spartani, evitando di incontrarli in battagliacampale e limitandosi a mantenere la supremazia navale. 9 Gli Ateniesi

    invece, secondo Tucidide, dopo la morte di Pericle fecero lesatto contrario,sotto la spinta della lotta per la supremazia tra vari politici nessuno dei qualiaveva la statura e il prestigio di Pericle. Eppure, conclude Tucidide,nonostante la disastrosa sconfitta in Sicilia, in cui persero la maggiorparte della flotta insieme al resto delle loro forze, e bench lacerati ormai incitt dalle discordie intestine, riuscirono tuttavia a tener testa per tre anni ainemici che gi avevano e a quelli della Sicilia che si erano uniti a loro eancora alla maggior parte degli alleati che avevano fatto defezione, e pitardi al figlio del Re, Ciro, che si era aggiunto a loro e forniva denaro aiPeloponnesiaci per la flotta; e non cedettero fino a quando, caduti in predaalle discordie private, non furono essi stessi a determinare la propria rovina.

    Cos buoni motivi10

    aveva a suo tempo Pericle per prevedere, lui solo, che lacitt avrebbe avuto agevolmente la meglio in guerra sui soliPeloponnesiaci.

    8 Tucidide II 65. Cito la traduzione di Ugo Fantasia, Tucidide, La Guerra del Peloponneso,Libro II. Testo, traduzione e commento con saggio introduttivo, Pisa, ETS 2003. Ilcommento di Fantasia offre una guida sicura allabbondantissima bibliografia; si vedaanche de Romilly,Linvention de lhistoire politique chez Thucydide, pp. 197-210.9 Che questa fosse poi veramente la strategia di Pericle, piuttosto che unidea di Tucidide,importa relativamente in questa sede; per un recente tentativo di dimostrare la secondaalternativa, si veda Charlotte Schubert e Dewid Laspe, Perikles defensiver Kriegsplan:Eine thukydideische Erfindung?, Historia 58, 2009, pp. 373-386. In ogni modo, rimanechiaro che la descrizione della strategia di Pericle data da Tucidide almeno fortementeretrospettiva e ingloba una valutazione delle fasi successive della guerra; gi solo questosuggerisce cautela.10 Qui la traduzione perde parte della forza delloriginale; per Tucidide, Pericle avevaragioni pi che sufficienti per prevedere una vittoria ateniese insomma, Atene avrebbepotuto vincere con un largo margine; vd. il commento di Fantasia, p. 507.

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    Questa medesima visione strategica era gi stata articolata attraverso lavoce di Pericle in un discorso collocato immediatamente prima delloscoppio della guerra, un discorso con cui lo statista ateniese convinse i suoiconcittadini a respingere lultimatum spartano. 11 Fondata sul sistema

    economico che faceva convergere su Atene risorse datutta la Lega di Delo attraverso il prelevamento di untributo in denaro per il mantenimento della flotta,12 lasuperiorit navale degli Ateniesi secondo Pericle (eTucidide) li metteva fuori dalla portata degli Spartani, iquali avrebbero dovuto in primo luogo procurarsi un

    flusso stabile di denaro paragonabile a quello deltributo per poter anche solo incominciare adorganizzare una flotta che potesse tener testa a quellaateniese. Lultimo discorso di Pericle, pronunciatodurante la pestilenza e immediatamente prima dellamorte dello stesso Pericle, ribadisce il concetto inmaniera quasi iperbolica, nel tentativo di persuadere

    gli Ateniesi che, nonostante la situazione gravosa causata soprattutto dallapestilenza, nella sostanza il loro vantaggio su Sparta rimaneva intatto. 13Coerentemente, gli Ateniesi non avevano che aspettare che il campospartano si disfacesse, e il loro imperativo strategico era semplicemente

    evitare di offrire al nemico spiragli per vibrare un colpo decisivo.La strategia del Pericle tucidideo comportava labbandono dellAttica alle

    invasioni periodiche dellesercito della Lega del Peloponneso, che tuttavia,per quanto in grado di bloccare Atene dal lato di terra, non poteva, a causadelle lunghe mura che connettevano la citt ai suoi porti, tagliare gliapprovvigionamenti agli Ateniesi in modo da costringerli alla resa per fame.Si trattava di una scelta strategica logica, ma molto onerosa sul pianopolitico: gli Ateniesi erano costretti a guardare dalle mura gli Spartani chedevastavano i loro campi e le loro fattorie, e inevitabilmente finivano perrivoltarsi contro Pericle stesso, visto come responsabile e promotore di unapolitica codarda. Tuttavia, non fu la reazione emotiva alla devastazione

    11 Tucidide I 140-144.12 Per unagile introduzione alla storia dellimpero ateniese e al suo funzionamento, vd.Peter J. Rhodes, The Athenian Empire, Oxford, Clarendon 1985.13 Tucidide II 60-64; si veda il commento di Fantasia, specialmente pp. 459-460.

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    dellAttica a causare la sconfitta di Atene: in ultima analisi, gli Ateniesistessi sembrano aver accettato la strategia di Pericle.14

    Nella visione di Tucidide, questa strategia derivava direttamente dallanatura stessa dellimpero ateniese, unastruttura di potere quale la Grecia nonaveva mai visto prima. Per questa ragione,essa finisce per essere inscritta ad un livelloprofondo nella sua opera, motivandone percerti aspetti la struttura stessa, il che finisceper converso per dare unapparenza dilogica quasi naturale a quella stessa visionestrategica. Si spesso osservato che lafamosa retrospettiva sulla storia greca dalleorigini alle Guerre Persiane che apre ilprimo libro e va solitamente sotto il nomedi archaiologia, se da un lato sembraoffrire una teoria generale dello sviluppopolitico, sociale e culturale dei Greci, difatto spiega soprattutto il meccanismo fondamentale che aveva resopossibile la crescita del potere ateniese il nesso tra lincremento deicommerci terrestri e marittimi e laccumulo di risorse, che a sua volta

    rendeva possibile lacquisizione di una flotta da guerra, trasformando ilcontrollo delle risorse economiche in superiorit militare.15 E indicativoche nellarchaiologia non si trovi invece alcuna spiegazione specifica dellacrescita della potenza spartana, che viene ricordata quasi come unripensamento e associata da Tucidide in modo generico alleccellenza delleistituzioni politiche di Sparta, un elemento che viene dato per scontato e chedel resto non gioca alcun ruolo nella formulazione delle linee generali di

    14 Ma non senza contrasti, sia chiaro; in conseguenza delle ripetute invasioni dellAttica,Tucidide stesso (II 59, 2) ricorda tentativi di aprire trattative di pace con gli Spartani,presumibilmente abortiti di fronte a condizioni inaccettabili, mentre gi durante la primainvasione dellAttica nel 431 Pericle veniva accusato di codardia da Cleone, come risulta dauna pagina di Plutarco che fa riferimento ad una commedia di Ermippo andata in scenaquellanno (Ermippo frammento 47 Austin-Kassel in Plutarco, Vita di Pericle 33, 7).15 Sullarchaiologia in generale, si veda specialmente la lucida analisi di Jacqueline deRomilly, Histoire et raison chez Thucydide, Paris, Belles Lettres 1956, pp. 240-298; inparticolare, sul ruolo delleconomia nel generare potere militare, pp. 260-273, e la brillanteanalisi di Lisa Kallet-Marx, Money, Expense, and Naval Power in Thucydides History 1-5.24, Berkeley, Los Angeles, and London, University of California Press 1993, pp. 21-35.

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    sviluppo della storia greca fino alle Guerre Persiane. 16 Quanto poiallexcursus sugli anni tra le Guerre Persiane e la Guerra del Peloponneso,la cosiddetta pentekontaetia, esso ha addirittura lo scopo dichiarato dispiegare la nascita, crescita e struttura dellimpero ateniese,17 e questa sceltanuovamente comporta che momenti importanti della storia spartana inquegli stessi anni vengano passati sotto silenzio se non hanno ripercussionidirette sul tema. Tucidide menziona s la rivolta di perieci e iloti inMessenia, ma solo nella misura in cui gli Ateniesi vi furono coinvolti,18 edobbiamo invece ad uno dei rari casi in cui Erodoto si spinge oltre la sogliacronologica finale della sua opera la conoscenza di altri conflitti tra Sparta e

    i suoi alleati arcadi negli anni precedenti, conflitti con ogni apparenza moltogravi e che sembrano anticipare situazioni analoghe dopo la Pace di Nicia,di cui ci occuperemo pi avanti.19

    Del potere ateniese Tucidide aveva un concetto ben preciso e peculiare. Sitrattava di un potere essenzialmente dinamico, che cresceva per natura e, sipotrebbe quasi dire, non poteva non crescere. La traiettoria di questa crescitaviene seguita passo dopo passo: si parte dal momento in cui Atene, soggettaalla tirannide dei Pisistratidi, non era in condizione di sviluppare unapotenza militare significativa (I 18, 1), e alla viglia delle Guerre PersianeSparta era ancora la massima potenza del mondo greco (I 18, 2), ma neldopoguerra Atene e Sparta erano gi paragonabili in termini di potenza (I 18,

    3), e infine, allo scoppio della Guerra del Peloponneso, dice Tucidide in unafrase notoriamente tormentata, Atene da sola era pi potente dellintera

    16 Vd. in proposito le osservazioni di de Romilly, Histoire et raison, pp. 281-283, chesottolinea come la crescita della potenza di Sparta non sia veramente spiegata da Tucidide,e risulti comunque estranea ai meccanismi che larchaiologia ha analizzato fino a questopunto. Analogamente Kallet-Marx, Money, Expense and Naval Power, p. 2: Sparta,however, does not fit into the same historical pattern.17 Vedi la dichiarazione esplicita di Tucidide, I 69, 1.18 Tucidide I 101,1-102, 3; su questi eventi mi permetto di rimandare al mio The AncientMessenians, Cambridge, Cambridge University Press 2008, pp. 182-188, dove discutoanche le altre fonti antiche sulla rivolta.19 Erodoto IX 35, 2, parte di un excursus sulle vicende dellindovino eleo Tisameno,divenuto spartano. Vd. in breve Antony Andrewes, Sparta and Arcadia in the Early FifthCentury, Phoenix 6, 1952, pp. 1-5. Il passo erodoteo su Tisameno discusso in dettaglioda Pietro Vannicelli, Da Platea a Tanagra: Tisameno, Sparta e il Peloponneso durante laPentecontaetia, in Maurizio Giangiulio (a c. di), Erodoto e il modello erodoteo:formazione e trasmissione delle tradizioni storiche in Grecia, Trento, Universit di Trento2005, pp. 257-276.

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    coalizione che aveva fronteggiato a suo tempo i Persiani (I 19).20 In questacaratteristica dinamica della potenza ateniese risiedeva la causa occulta dellaguerra, che Tucidide identifica con la paura degli Spartani.

    Per Tucidide, gli Spartani si persuasero ad un certo punto che occorrevamuovere guerra ad Atene prima che fosse troppo tardi e gli Ateniesidiventassero tanto potenti che sarebbe stato impossibile sconfiggerli (I 23, 5e I 88). Tocca ai Corinzi convincerli, in un discorso dei loro ambasciatori aSparta, sottolineando appunto la natura dinamica dellimpero ateniese, conradici quasi antropologiche nel carattere degli Ateniesi stessi, pronti ad ognirischio e sostenuti da una fede quasi incrollabile nel proprio successo tuttoil contrario degli Spartani, cauti e prudenti fino allignavia (I 70).21

    Con appena un tocco di paradosso, si potrebbe dire che, nel quadro diquesta visione strategica, gli Spartani non potevano vincere la guerra, 22mentre gli Ateniesi dovevano solo non perderla: per vincere, tutto quelloche dovevano fare era evitare gli errori gratuiti, non andare a cercarsi rischiinutili, e lasciare che le risorse economiche e morali degli Spartaniandassero ad esaurimento. Neanche lappoggio del re di Persia, un fattorecui Tucidide non dedica peraltro attenzione particolare, sarebbe da solo statosufficiente a rovesciare la situazione, senza gli errori commessi dai politiciateniesi. Certo questultimo punto ci sarebbe pi chiaro se Tucidide fosse

    riuscito a completare la sua storia della Guerra del Peloponneso, che invece

    20 Per linterpretazione di questa frase, seguo Simon Hornblower, A Commentary onThucydides, vol. I, Books I-III, Oxford, Clarendon 1991, p. 56. Per una disamina precisadelle possibili interpretazioni, si rimanda a Benjamin Jowett, Thucydides. Translated intoEnglish with Introduction, Marginal Analysis, Notes and Indices, vol. II, Notes, Oxford,Clarendon 1881, pp. 24-25, cui si aggiunga Arnold W. Gomme,A Historical Commentaryon Thucydides, vol. I, Oxford, Clarendon 1956, pp. 133-134.21 Sul discorso dei Corinzi a Sparta nella primavera del 432 (Thucidide I 68-71) vd.specialmente Paula Debnar, Speaking the Same Language: Speech and Audience inThucydides Spartan Debates, Ann Arbor, University of Michigan Press 2001, pp. 35-47.22 Cerano a dire il vero altri modi, oltre alle periodiche invasioni, per colpire gli Ateniesi; iCorinzi parlano di tentare sistematicamente di staccare da Atene le poleis alleate (TucidideI 122, 1), e qualcosa di simile fu in effetti tentato da Brasida negli anni immediatamenteprima della Pace di Nicia; vd. George Cawkwell, Thucydides and the Peloponnesian War,Londra, Routledge 1997, p. 42. Ma Tucidide pensa chiaramente che neanche questestrategie alternative sarebbero bastate a piegare Atene, senza che gli Ateniesi stessicontribuissero di loro con errori gratuiti.

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    termina in medias res nel 411,23 ma almeno nelle parole di Pericle, nel suoultimo discorso, Tucidide esplicito (II 62, 2): allo stato attuale delle cose dice Pericle agli Ateniesi non c chi possa ostacolarvi, n un re24 n unaltro popolo, se mettete in campo lapparato navale di cui disponete.

    Limpatto sul pensiero storico successivo di questa concezione dellaGuerra del Peloponneso stato enorme. Lidea di una contrapposizionepolare tra potenza navale e potenza terrestre, prodotto anche di un abito dipensiero tipico della cultura greca, specialmente dellepoca di Tucidide,25 hainfluenzato il modo in cui altre generazioni hanno compreso altri conflitti,dalle guerre puniche alle guerre napoleoniche.26 I lettori di Tucidide, dalcanto loro, hanno in genere dato per acquisita lidea che lunica strategia cheavrebbe potuto portare Atene alla vittoria fosse quella periclea delineata daTucidide. Eppure, proprio Tucidide mette sotto gli occhi di tutti elementiche possono condurre a conclusioni alquanto differenti. Vediamo di che sitratta.

    Nella tarda estate del 418, tre anni dopo la Pace di Nicia, un esercitospartano guidato dal re Agide II e rinforzato da alcuni alleati arcadi,specialmente i Tegeati, affront un esercito composto di Arcadi di Mantinea,Argivi e Ateniesi ed altri alleati peloponnesiaci nella piana a sud diMantinea. Fu, secondo Tucidide, una delle pi grandi battaglie terrestri della

    storia greca, e unimportante vittoria per gli Spartani, che rimise a nuovo illoro prestigio, uscito alquanto ridimensionato dalla resa dei loro opliti a Piloalcuni anni prima. 27 Un contributo importantissimo, forse decisivo allavittoria spartana venne dal fatto che gli Elei, pur membri dellalleanzaantispartana, prima della battaglia ritirarono le loro truppe, inclusi tremilaopliti, in seguito a disaccordi sulla condotta della campagna.28 Insomma,

    23 Per tutti i problemi relativi, il rimando dobbligo a Luciano Canfora; il pi recente deisuoi interventi, Tucidide tra Atene e Roma, Roma, Salerno 2005, pp. 23-37, contienerimandi a quelli precedenti.24 Un indubbio riferimento al re di Persia, come nota Fantasia nel suo commento, p. 466.

    25 Su questo vd. Geoffrey E. R. Lloyd, Polarity and Analogy: Two Types of Argumentationin Early Greek Thought, Cambridge, Cambridge University Press 1966.26 Unattestazione particolarmente interessante dellinfluenza di questo schema si trova inMarshall Sahlins, Apologies to Thucydides: Understanding History as Culture and ViceVersa, Chicago e Londra, University of Chicago Press 2004.27 Della battaglia Tucidide offre un resoconto eccezionalmente dettagliato, V 66-74.28 Tucidide V 62, 2; lentit del contingente eleo risulta da V 58, 1.

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    anche se Tucidide nella sua storia della campagna ha deciso di insistere sulsuccesso spartano, bisogna riconoscere che gli Spartani erano venuti atrovarsi in una situazione altamente critica. Durante i dieci anni della GuerraArchidamica, avevano potuto invadere lAttica a loro piacimento, ora invecesi trovavano a fronteggiare un esercito nemico nel cuore del Peloponneso,poco lontano dai loro confini.29 Questo sviluppo merita qualche attenzione.

    Non diversa in questo da quella ateniese, la potenza spartana si basavasulla capacit di mobilitare le risorse di altre citt, con la differenza cruciale,sottolineata lucidamente da Tucidide, ancora una volta per bocca di Pericle(I 141, 3-5), che nel caso di Sparta gli alleati contribuivano in prima persona,con le proprie truppe, invece di fornire risorse alla polis egemone. Ilmeccanismo che permetteva a Sparta di mobilitare le forze di altre poleis vasotto il nome (moderno) di Lega Peloponnesiaca; il suo nome antico erasemplicemente i Lacedemoni e i loro alleati.30 Di fatto, si trattava di unaserie di alleanze asimmetriche a raggera tra Sparta e numerose altre poleisdel Peloponneso, ognuna delle quali simpegnava per trattato ad avere glistessi amici e gli stessi nemici degli Spartani e a seguirli in guerra, una voltache la guerra fosse stata dichiarata. Dei dettagli del funzionamento dellaLega sappiamo poco, ma sembra chiaro che i membri, alleati di Sparta, nonfossero invece necessariamente alleati gli uni degli altri; diversamente dalcaso della Lega di Delo, la Lega Peloponnesiaca tollerava in qualche misura

    conflitti tra le poleis che ne facevano parte, un fatto che paradossalmentecontribuiva a rendere la guida spartana meno gravosa. 31 Lunica polispeloponnesiaca che non fece mai parte della Lega era Argo, nemica

    29 Del fatto che la situazione fosse estremamente seria, gli Spartani a detta di Tucidide (V57, 1) si rendevano conto benissimo. Vale tuttavia la pena di notare che questa valutazionenon viene espressa da Tucidide, ma appunto attribuita agli Spartani o altrove ad Alcibiade,che menziona la battaglia di Mantinea per vantarsi dei suoi successi, con ladisapprovazione di Tucidide (VI 16, 6).30 La ricerca degli ultimi decenni, specialmente sullArcadia e su Elide, ha posto ottime basiper un nuovo studio della Lega Peloponnesiaca, ma per il momento dobbiamo ancora farriferimento al venerabile Geoffrey E. M. de Ste. Croix, The Origins of the PeloponnesianWar, Londra, Duckworth 1972, pp. 101-124; per qualche osservazione critica sullabibliografia pi recente, rimando a Thucydides and Spartan Power in the Archaeology andBeyond, in Georg Rechenauer e Vassiliki Pothou (a c. di), Thucydides a violent teacher?,Gottinga, Vandenhoeck & Ruprecht 2011, p. 191 n. 17.31 Un esempio particolarmente eclatante che viene dallo stesso Tucidide (IV 134): nel 423,durante una tregua tra Atene e Sparta, Tegea e Mantinea, con i rispettivi alleati, vennero abattaglia a Ladoceo, con grande spargimento di sangue.

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    tradizionale di Sparta. Corinto intratteneva un rapporto per certi versisimbiotico con gli Spartani, costituendo il braccio navale della Lega fino aquando gli Spartani stessi poterono creare una flotta grazie al sostegnopersiano. Il nerbo dellesercito terrestre era costituito, oltre ai Lacedemoni,dagli Elei e dalle maggiori poleis dellArcadia, cui si aggiungevano poleisminori come Fliunte ed Epidauro, che da Sparta cercavano protezionecontro la potente vicina Argo.32

    Gli studiosi moderni, inclini, non meno dei loro predecessori antichi, alasciarsi ipnotizzare dal mito della virilit guerrieradegli Spartani, non hanno in genere riconosciuto che ilvero segreto della potenza di Sparta era il capolavorodiplomatico che permetteva di tenere insieme poleisdiverse, con interessi spesso contrastanti, e mobilitare leloro forze a difesa degli interessi spartani. La ricetta delsuccesso spartano includeva lappoggio dato in variepoleis a fazioni oligarchiche,33 il rispetto per quelli chealtre poleis consideravano i propri interessi vitali, latutela di poleis pi piccole contro lingerenza di vicinipi grandi, interni o esterni alla lega, e in generale la

    capacit di limitare le proprie intrusioni allo stretto indispensabile. Sitrattava di un equilibrio estremamente delicato, e non ci voleva molto a

    metterlo in crisi. Questo accadde appunto con la Pace di Nicia, quando gliSpartani, ansiosi di recuperare i centoventi Spartiati che erano stati presiprigionieri a Pilo nel 425, decisero di ignorare le riserve dei loro alleati econcludere un accordo con gli Ateniesi. La fronda allinterno della LegaPeloponnesiaca fu a quanto pare guidata da Corinto, cui rapidamente siunirono, per ragioni diverse, Megara, Elide e Mantinea, oltre ai Beoti, che

    32 Raramente le fonti ci offrono dati specifici sullapporto dei vari membri della Lega, maalmeno in un caso, alcuni anni dopo la Guerra del Peloponneso, al momento di massimaespansione della Lega, troviamo quello che sembra un organico complessivo del suoesercito (Diodoro XV 31, 1-2, riferito allanno 377/6), dove il contingente provvisto dagliArcadi risulta due volte quello degli Spartani stessi, e quello di Elide pari a quello di Sparta.33 Questo principio generale della politica spartana viene enunciato da Tucidide stesso, I 19.Un caso per tutti: Tegea, dove lintervento spartano in favore della fazione oligarchicalocale documentato intorno alla met del secolo (Polieno II 10, 3) e poi nuovamentenellimminenza della battaglia del 418 (Tucidide V 64, 1).

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    erano alleati di Sparta ma non membri della Lega Peloponnesiaca. 34 ICorinzi offrirono la guida della nuova alleanza anti-spartana agli Argivi,nemici implacabili di Sparta. Gli Ateniesi, per quanto ora formalmentealleati degli Spartani, seguivano gli sviluppi con interesse, e prestoconclusero unalleanza con Argo, Elide e Mantinea e rispettivi alleati.

    In realt, le motivazioni e gli scopi degli scontenti variavanoenormemente. Corinzi, Beoti e Megaresi lamentavano il fatto che gliSpartani non si fossero fatti carico delle loro rivendicazioni territoriali nelconcludere un accordo con gli Ateniesi. Nel caso di Elide e Mantinea, lasituazione era ben diversa e una riconciliazione assai pi problematica.Negli anni della Guerra Archidamica, Mantinea aveva espanso la propriasfera dinfluenza in Arcadia, creandosi una sorta di micro-lega sotto lapropria direzione. Ora, i Mantineesi temevano che gli Spartani, avendofinalmente le mani libere grazie alla pace con Atene, li avrebbero costretti asciogliere questa lega. 35 Quanto ad Elide, la questione era ancora picomplessa. Almeno dallinizio del quinto secolo, gli Elei avevano assunto ilcontrollo di una serie di entit politiche minori, incluse alcune poleis,specialmente nellarea a sud dellAlfeo, legate ad Elide da gradi diversi disudditanza politica. 36 Tra di esse era la cittadina di Lepreo, che avevapartecipato alle Guerre Persiane come polis indipendente, ed aveva poiaccettato di assoggettarsi agli Elei per essere soccorsa in una guerra contro

    non meglio identificati Arcadi. Il prezzo del soccorso era la concessione adElide di una rendita di un talento allanno, da pagare come tributo alsantuario di Zeus ad Olimpia, amministrato dagli Elei. Allinizio dellaGuerra Archidamica, i Lepreati avevano smesso di pagare il tributo, equando gli Elei avevano cercato di batter cassa, si erano rivolti agli Spartani.

    34 La miglior guida al complicato intreccio diplomatico e militare che segue mi pare tuttoralo studio di Robin Seager, After the Peace of Nicias: diplomacy and policy, 421-416 B.C.,Classical Quarterly 26, 1976, pp. 249-269.35 Si veda ancora Tucidide IV 134, 1-2 e V 29, 1, e Thomas Heine Nielsen, Arkadia and itsPoleis in the Archaic and Classical Periods, Gottinga, Vandenhoeck & Ruprecht 2002, pp.367-372.36 Larea controllata da Elide stata recentemente oggetto di numerosi studi, che ne hannochiarito la storia e la struttura; vd. specialmente Jim Roy, The perioikoi of Elis, in MogensHerman Hansen (a c. di), The polis as an Urban Centre and as a Political Community,Copenhagen, Reale Accademia delle Scienze di Danimarca 1997, pp. 282-320 e altricontributi del medesimo e di altri studiosi che si troveranno discussi in Id., Elis, in PeterFunke e Nino Luraghi (a c. di), The Politics of Ethnicity and the Crisis of thePeloponnesian League, Washington, Center for Hellenic Studies 2009, pp. 30-48.

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    Questi ultimi si erano offerti come mediatori, suscitando per il sospettodegli Elei, i quali decisero quindi di farsi giustizia da soli saccheggiando ilterritorio di Lepreo. A questo punto, gli Spartani decisero in favore diLepreo, come avevano temuto gli Elei, e mandarono una guarnigione adifendere la cittadina.37 Non senza una certa dose di faccia tosta, gli Eleipretesero allora che Lepreo fosse loro restituita secondo le condizioni dellaPace di Nicia, ma senza successo.

    Si era creata una situazione intricata, ben diversa dal conflitto polarizzatotra Sparta e Atene che tanto familiare appariva agli studiosi al tempo dellaGuerra Fredda una situazione pericolosissima per Sparta. Un elemento cuiTucidide allude, ma senza svilupparlo a fondo, riguarda la convergenza trapoleis che condividevano ordinamenti politici democratici. Nel caso diMantinea, Tucidide stesso ci informa (V 29, 1) che era questo un motivoche faceva propendere i Mantineesi per lalleanza con Argo,38 e anche seTucidide non ne parla, Elide pare essa stessa aver avuto a questo punto unacostituzione democratica.39 Al momento della formazione dellalleanza anti-spartana, Tucidide dice anche (V 31, 6) che Beoti e Megaresi ne rimaserofuori perch si rendevano conto che loligarchia spartana nel lungo periodosarebbe stata loro pi congeniale della democrazia argiva, essendo essistessi governati da unoligarchia. Pi avanti, apprendiamo che per gli ArgiviAtene pareva un alleato particolarmente affidabile appunto perch anche gli

    Ateniesi avevano una costituzione democratica, come loro (V 44, 1).Difficilmente potremo considerare casuale il fatto che lalleanza offensiva inchiave anti-spartana conclusa nellinvero del 419/18 comprendesse in fin

    37 La storia della controversia si trova in Tucidide V 31; per il seguito della vicenda, che tralaltro vide lesclusione di Sparta dai Giochi Olimpici, amministrati dagli Elei, vd. ancoraTucidide V 49-50. Gli studiosi moderni trovano in genere difficile spiegare la mossa degliSpartani, che avrebbe inevitabilmente creato tensioni con uno degli alleati pi potenti; vd.la perplessit da Jim Roy, The Spartan-Elean War of c. 400, Athenaeum 97, 2009, p. 40.38 Democratica dallinizio del quinto secolo, Argo era la principale rappresentante di questoregime politico nel mondo greco dopo Atene. Sulla democrazia argiva, vd. ora Eric W.Robinson, Democracy Beyond Athens: Popular Government in the Greek Classical Age,Cambridge, Cambridge University Press 2011, pp. 6-21; sul ruolo di Argo nel promuoverela diffusione della democrazia nel Peloponneso, pp. 202-204.39 Sulla costituzione di Elide nel quinto secolo, vd. Hans-Joachim Gehrke, Stasis.Untersuchungen zu den inneren Kriegen in den griechischen Staaten des 5. und 4.

    Jahrhunderts v. Chr., Monaco di Baviera, Beck 1985, pp.52-53 e 366-367, e ora Robinson,Democracy Beyond Athens, pp. 28-30.

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    dei conti solo poleis democratiche appunto Atene, Mantinea, Elide eArgo.40

    Insomma, della crisi della Lega Peloponnesiaca tra il 421 e il 418Tucidide ci offre molteplici chiavi di lettura,reciprocamente compatibili, ma non unariflessione generale. Da un lato, la pressione diuna lunga guerra combattuta su fronti diversi, especialmente la dbacle di Pilo, avevano resosempre pi difficile per Sparta contemperare leesigenze degli alleati e le proprie. Daltra parte,dinamiche regionali che poco avevano a che farecon il conflitto minavano a loro volta lacompattezza della Lega, e non era sufficiente adassorbirle la tradizionale politica spartana ditolleranza per i conflitti tra i propri alleati. Infine,se anche non vogliamo ammettere una generaletendenza verso una sempre maggior diffusionedella democrazia nella Grecia del quinto secolo,anche solo il meccanismo endemico della stasis,

    la lotta per il potere tra fazioni allinterno di ogni polis greca, rendevalappoggio alle oligarchie pro-spartane una fonte ulteriore di tensioni.

    Eppure, nonostante Tucidide avesse chiaramente riflettuto a fondo sulledebolezze intrinseche della Lega Peloponnesiaca,41 nelle sue pagine tuttequeste informazioni e riflessioni non si coagulano mai a formare un quadrocomplessivo della crisi, e meno ancora una possibile visione strategicaalternativa a quella che Tucidide attribuisce a Pericle: al contrario,liniziativa ateniese, culminata nella presenza alla battaglia di Mantinea diun contingente di mille opliti e trecento cavalieri sotto la guida di duestrateghi, che entrambi caddero in battaglia, viene ricondotta da Tucidide aicapricci velleitari di Alcibiade, e non presentata come parte di un disegno

    40 E questa sembra anche la spiegazione migliore dellimprovviso voltafaccia dei Corinzi aquesto punto (Tucidide V 48); vd. John B. Slamon, Wealthy Corinth: A History of the Cityto 338 B.C., Oxford, Clarendon 1984, pp. 326-327. Che i rapporti tra Argo e Corintofossero inseparabili dallalternativa tra democrazia e oligarchia in qualche modoconfermato dal breve interludio democratico di Corinto, tra il 392 e il 386, che coincise conuna fusione tra Argo e Corinto; vd. Robinson, Democracy Beyond Athens, pp. 22-25, condiscussione dettagliata delle fonti antiche e della bibliografia moderna.41 Si vedano ancora le considerazioni che mette in bocca a Pericle in I 141, 6-7.

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    coerente, reale o potenziale, 42 a dispetto del fatto che la spedizione diAlcibiade in Acaia nellestate del 419, cui Tucidide accenna (V 52, 2),suggerisca chiaramente che Alcibiade in questi anni stesse perseguendo undisegno strategico preciso e coerente, inteso ad eliminare il controllospartano sul Peloponneso43 un disegno che uno storico del calibro di JuliusBeloch giudicava superiore alla strategia del Pericle tucidideo.44

    Quello che osserviamo qui un esempio di un fenomeno pi generale: intutta la sua opera, Tucidide non mette mai in discussione la sua visione dellagrande strategia ateniese, n con la propria voce n con quella deipersonaggi, e non offre al lettore alcuna alternativa, fosse solo perdimostrarne linadeguatezza. Pericle rimane lunico statista ateniese cui siaattribuita una visione strategica complessiva della guerra, mentre attori diprima grandezza come Cleone, Nicia, Demostene 45 e perfino lo stessoAlcibiade appaiono di volta in volta avere idee su come condurre unasingola campagna o una singola battaglia, ma non lintera guerra anzi,lunico disegno strategico coerente di Alcibiade finisce di essere quello che,una volta esiliato da Atene, consiglia agli Spartani.46 I fatti sono presentati e,

    42 Chiaramente tendenziosa la presentazione delle motivazioni di Alcibiade in V 42, 2.43

    Tucidide nota solo di passaggio (VI 88, 9) che Alcibiade temeva ritorsioni al momento dipassare nel campo spartano proprio per via della questione di Mantinea, il che significache si aspettava che gli Spartani lo ritenessero responsabile dellalleanza di Atene con Argo,Mantinea ed Elide e della campagna culminata nella battaglia del 418; non sembrainsomma che, quando parlando agli Ateniesi Alcibiade si era attribuito il merito dellapolitica che aveva portato alla battaglia, le sue fossero vuote vanterie, come Tucididevorrebbe dare a intendere (VI 16, 6). Sulla tendenziosit della presentazione tucididea diquesta fase della politica di Alcibiade, vd. J. De Romilly, Thucydide et limprialismeathnien. La pense de lhistorien et la gense de luvre, Parigi, Belles Lettres 1947, pp.168-172.44 Vd. Karl Julius Beloch, Die attische Politik seit Perikles, Lipsia, Teubner 1884, pp. 23-24.45 Anche Demostene, come Alcibiade, sembra aver avuto le sue idee circa la strategianecessaria per mettere in ginocchio Sparta, come dimostra la campagna di Pilo, da luiideata. Concordo a questo proposito con Cawkwell, Thucydides and the PeloponnesianWar, pp. 50-55, che pensa che Tucidide non abbia dato il giusto rilievo a questa visionestrategica, che in fondo costrinse gli Spartani a cercare la pace; del resto, per Tucidide laPace di Nicia non rappresentava una vera cesura, ma solo una breve pausa in una guerrache sarebbe presto continuata.46 Penso alloccupazione permanente di Decelea, che Alcibiade consiglia agli Spartani inVI 91, 6-7.

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    soprattutto, commentati in modo tale che il lettore non pu che giungere allamedesima conclusione dellautore. Non ce ne dovremmo forse stupire:Tucidide dice con chiarezza che il suo obiettivo era stato accertare la verite trasmetterla ai lettori futuri in modo da evitare fraintendimenti. La formanarrativa del suo testo e la parsimonia estrema nelluso dei commentiautoriali fanno s che linterpretazione saturi la narrazione stessa deglieventi, al punto di divenire quasi inseparabile da essa, mentre, fatto ancorpi notevole, neanche i discorsi dei protagonisti mettono in discussione lalinea interpretativa. La robustezza rigorosa del pensiero storico e la

    straordinaria raffinatezza retorica con cui tale

    pensiero viene formulato convergono nelcreare un effetto persuasivo cui difficilesottrarsi.

    Per finire, ritorniamo brevemente adunosservazione fatta in apertura. Non sololinterpretazione della situazione strategica daparte di Tucidide, ma lidea stessa che quellaincominciata nel 431 e quella conclusa nel404 fossero la stessa guerra finivainevitabilmente per sminuire limportanzadella crisi della Lega Peloponnesiaca

    scoppiata dopo la Pace di Nicia. Ovviamente,la crisi era rientrata in misura sufficiente danon avere uninfluenza decisiva sulla condottadella guerra da parte degli Spartani, e laguerra stessa era stata decisa dalla sconfittadella flotta ateniese, che a sua volta si potevavedere appunto come una conseguenza deglierrori strategici e politici criticati da Tucidide.Ma se invece di fermarci al 404 spingiamo lo

    sguardo oltre, risulta immediatamente chiaro che i nodi irrisolti nella crisiculminata nella battaglia di Mantinea del 418 sarebbero venuti al pettine di

    nuovo, ripetutamente e con forza dirompente, a partire dal conflitto con gliElei, riesploso gi nel 400,47 e con alti e bassi avrebbero portato nello spazio

    47 La cronologia esatta dellattacco spartano agli Elei dibattuta, ma il margine di unanno al massimo; su questo conflitto, si veda specialmente la discussione dettagliata diGuido Schepens, La guerra di Sparta contro Elide, in Eugenio Lanzillotta (a c. di),Ricerche di antichit e tradizione classica, Tivoli, Tored 2004, pp. 1-89.

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    di un altro trentennio alla dissoluzione della Lega Peloponnesiaca e altramonto definitivo della potenza spartana.

    Certo la sconfitta inferta agli Spartani da Epaminonda a Leuttra fu ilpunto di svolta decisivo, e se ne potrebbe concludere che in fin dei contilegemonia di Sparta dur quanto linvincibilit dei suoi opliti, ma sarebbeuna conclusione insufficiente. Senza nulla togliere a Epaminonda(condottiero tebano!), la battaglia da sola non avrebbe avuto gli esitidevastanti che ebbe, se gli alleati peloponnesiaci degli Spartani, con in testaancora una volta gli Arcadi, non fossero stati pronti a staccarsi dai loroegemoni alla prima occasione. Lalleanza di Elei, Arcadi e Argivi controSparta allindomani di Leuttra non pu non ricordare la campagna del 418.48E difficile evitare la conclusione che la strategia di Alcibiade nelPeloponneso non era poi oziosa come Tucidide vorrebbe farci credere, e sefosse stata perseguita con maggior decisione avrebbe potuto dare fruttiduraturi.

    Mio padre amava ripetere che la storia si fa interpretando gli eventiaccaduti, non quelli che sarebbero potuti accadere. Ma certo anche luiavrebbe ammesso che nellinterpretare la grade strategia di una guerra nonsi pu non considerare anche ci che i contendenti avrebbero potuto fare enon hanno fatto, e soprattutto, da storicista convinto, non avrebbe avuto

    alcuna difficolt a riconoscere che non si dovrebbe mai considerare veritacquisita linterpretazione di uno storico, fosse anche Tucidide, o RaimondoLuraghi.49

    48 Sulla campagna di Epaminonda nel Peloponneso dopo Leuttra, vd. John Buckler, TheTheban Hegemony, 371-362 BC, Cambridge, Massachusetts, Harvard University Press1980, pp. 70-90.49 E siccome mio padre era uno di quei maestri che predicano con lesempio, se nerenderanno conto i lettori del suo nuovo libro, La Guerra Civile Americana, in cui haconcentrato, oltre a molto altro, una dose cospicua di revisioni delle sue stesse ideeformulate decenni prima nella Storia della Guerra Civile Americana.