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Stagione 2012-13 Numero 1 - 25 ottobre 2012 Il discorso del Re Il Cigno Nero Titanic Trote Oscura Immensità L’infinito Apriti Cielo Io odio i talent show Amarcord Macbeth Far finta di essere G... Crucifige ottobre novembre

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Stagione 2012-13Numero 1 - 25 ottobre 2012

› Il discorso del Re› Il Cigno Nero› Titanic› Trote› Oscura Immensità› L’infinito› Apriti Cielo› Io odio i talent show› Amarcord› Macbeth› Far finta di essere G...› Crucifige

ottobrenovembre

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evento speciale

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IL DISCORSO DEL

di DAVID SEIDLER

FILIPPODINILUCABARBARESCHI

REGIA LUCA BARBARESCHI

RUGGERO CARA I CHIARA CLAUDI I ROBERTO MANTOVANI I ASTRID MELONI I GIANCARLO PREVIATI I MAURO SANTOPIETROE C O N i n o r d i n e a l f a b e t i c o

SCENE MASSIMIL IANO NOCENTE I COSTUMI ANDREA V IOTT I I LUC I IURAJ SALER I I MUSICHE MARCO ZURZOLO

presenta

DAL 25 AL 28 OTTOBRE 2012POLITEAMA ROSSETTI - TRIESTESALA ASSICURAZIONI GENERALIwww.ilrossetti.it

info +39-040 -3593511

Giulio Scarpati

scene Gianluca Amodiocostumi Lauretta Salvagnin

luci Pasquale Marivideografie e suoni Marco Schiavoni

Claudio

regia Alessandro Gassmanndi Massimo Carlotto

oscura immensità

Casadio

tratto dal romanzo L’oscura immensità della morte

DAL 13 AL 15 novemBRe 2012PoLITeAmA RoSSeTTI - TRIeSTeSALA ASSICURAZIonI GeneRALIwww.ilrossetti.it

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MERCOLEDÌ 21 nOvEMBRE 2012POLITEAMA ROSSETTI - TRIESTESALA ASSICURAZIOnI GEnERALIwww.ilrossetti.it

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PAOLO TRIESTINO NICOLA PISTOIA

di EDOARDO ERBA con ELISABETTA DE VITO

Nuova Compagnia di Prosa - Fiore e Germano Production presentano

TROTE

regia PISTOIATRIESTINOaiuto regia FRANCESCA DI SANTO ass. regia GIACOMO SANNIBALE macchinista FRANCESCO RITA elettricista CLAUDIO LELLI

foto di scena GABRIELE GELSI grafica MARCO ANIMOBONO distribuzione RAZMATAZ

scena ALESSANDRA RICCI costumi ISABELLA RIZZAlight design LUIGI ASCIONE suono HUBER WESTKEMPER

DAL 6 ALL’8 NOVEMBRE 2012POLITEAMA ROSSETTI - TRIESTESALA ASSICURAZIONI GENERALIwww.ilrossetti.it

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MartEDÌ 20 novEMBrE 2012PoLItEaMa roSSEttI - trIEStESaLa aSSICUraZIonI GEnEraLIwww.ilrossetti.it

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DAL 28 novemBRe AL 2 DicemBRe 2012PoLiTeAmA RoSSeTTi - TRieSTe

SALA BARToLiwww.ilrossetti.itinfo +39-040 -3593511

Crucifige

di Claudio Bernardiregia di Claudio Misculin

in scena Claudio MisculinGabriele PalmanoDonatella Di Gilio

Dario KuzmaGiuseppe Feminiano

Francesca HagelskampFabio Portas

Barbara Busdon Fabio CassanoDaniel PortasDerin Kennet

foto di Giorgio Mesghetz

La passione dissacrante della santità della follia

testo di Dacia Marainiregia di Claudio Misculin

In scena: Claudio Misculin, Sabrina Nonne, Dario Kuzma, Donatella Di Gilio, Gabriele Palmano, Giuseppe Feminiano, Giuseppe Denti, Eloise Gatto, Valentina Sussi, Andrea Zelersnikar, Livio Struja

Direttore di scena Aldo Vivoda

Scenografie Diego Iaconfcic

Melodie Claudio Misculin

Produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Accademia della Follia, A.gens

Info: www.infostravaganza.itCinzia Quintiliani-cell 348 3403136

noi siamo gli errori che permettono la vostra intelligenza

10-22 novembreore 21, ferialiore 17, festivi

TriesteSala Bartoli

il Rossetti

DAL 30 AL 31 OTTOBRE 2012POLITEAMA ROSSETTI - TRIESTESALA ASSICURAZIONI GENERALIwww.ilrossetti.it

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L’INFINITOdi Tiziano Scarpa

regiaArturo Cirillo

con

Andrea ToninArturo Cirillo

Margherita Mannino

scene Dario Gessaticostumi Gianluca Falaschi

musiche De Melis & “Intrinsic”luci Pasquale Mari

DAL 16 AL 18 novemBRe 2012PoLITeAmA RoSSeTTI - TRIeSTeSALA ASSICURAZIonI GeneRALIwww.ilrossetti.it

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Macbethw i l l i a m s h a k e s p e a r e

Macbethtraduzione nadia fusini

adattamento e regia andrea de rosa

valentina diana ecate/lady macduff

ivan alovisio banquo

giuseppe battiston macbeth

stefano scandaletti malcolm

marco vergani ross

frédérique loliée lady macbeth

riccardo lombardo macduff

gennaro di colandrea seyton assistente alla regia giovanni del prete

spazio scenico nicolas bovey e andrea de rosacostumi fabio sonninoluci pasquale marisuono hubert westkemper

DAL 22 AL 25 novemBRe 2012PoLITeAmA RoSSeTTI - TRIeSTeSALA ASSICURAZIonI GeneRALIwww.ilrossetti.it

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DAL 1° AL 4 NOVEMBRE 2012POLITEAMA ROSSETTI - TRIESTESALA ASSICURAZIONI GENERALIwww.ilrossetti.it

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www.ficarraepicone.it

Scritto e diretto da Ficarra & PiconeScritto e diretto da Ficarra & Picone•Direttore della fotografiaCesare Accetta • Scenografia Luigi Ferrigno •CostumiDaniela Cernigliaro •Capo tecnicoCarmelo Guttadauro• ServiceAudio-LuciPS Service •Collaborazione ScenicaPalermo Teatro Festival • VideoAdrena Film di Dario Palermo • Segretaria di Produzione Francesca Meola

•Ufficio StampaGiusi Battaglia • Tour ManagerAlfredo Freddy Proietti • Distribuito daRoberto Quarta per RQS Spettacoli

LUNEDÌ 19 NOVEMBRE 2012POLITEAMA ROSSETTI - TRIESTESALA ASSICURAZIONI GENERALIwww.ilrossetti.it

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MartEDÌ 27 novEMBrE 2012PoLItEaMa roSSEttI - trIEStESaLa aSSICUraZIonI GEnEraLIwww.ilrossetti.it

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di David Seidlerscene di Massimiliano Nocentecostumi di Andrea Viottiluci di Iuraj Salerimusiche originali di Marco Zurzoloregia di Luca Barbareschicon Luca Barbareschi e Filippo Dinie con Astrid Meloni, Chiara Claudi, Roberto Mantovani,Mauro Santopietro, Ruggero Cara, Giancarlo Previatiproduzione Casanova Multimedia

Politeama RossettiSala Assicurazioni Generalidal 25 al 28 ottobre 2012

durata 2h e 30’ con intervallo

gio 25 ottobre ore 20.30 - turno PRIven 26 ottobre ore 20.30 - turno Bsab 27 ottobre ore 20.30 - turno Cdom 28 ottobre ore 16.00 - turno Ddom 28 ottobre ore 20.30 - turno A

prezzo dei biglietti Platea A-B Interi € 29, ridotti € 24/20Platea C Interi € 25, ridotti € 22/20I Galleria Interi € 20 , ridotti € 18/16II Galleria Interi € 12

In un tempo in cui le parole sono troppo spesso vacue, volgari, in un tempo – il

nostro, purtroppo – in cui lo strumento “parola” viene pri-vato del suo senso, della sua dignità, degradato per stru-mentalizzare, demolire… In un simile tempo è singolare la scel-ta di concentrarsi sulla parola, per scoprire che possiede miste-ro, vita, essenza. Ed è bello che ciò avvenga a teatro, il tempio della parola. Il discorso del Re di David Seidler inaugura con queste riflessioni la Stagione 2012-13 del Teatro Stabile regionale. Un ottimo esempio di drammaturgia contemporanea, che si apre a un ricco ventaglio di suggestioni e sottotesti, colti con sensibilità da un artista attento come Luca Barbareschi, cui si deve l’arrivo della com-media sulle scene italiane. Non solo per la pregnanza del testo

ma anche per il suo accurato lavoro di regia e di interprete – a capo di un cast di qualità – Il discorso del Re è uno spettacolo da vedere, godibile per la sua raffinata partitura dialettica, nonché per la caratura precisa nel risvolto umano, psicologico, oltre che storico, di ognuno dei personaggi.

La Sinossi La pièce si svolge a Londra, verso gli anni Trenta e raccon-

ta la storia di Albert, ultimo-genito di re Giorgio V. Non è l’erede al trono, ciononostante nell’infanzia soffre per i genito-ri anafettivi, l’educazione rigi-da, le mortificazioni inflitte da una bambinaia che lo detesta. Tali umiliazioni gli provocano una grave balbuzie che lo rende inadatto a compiti di rappre-sentanza, in un’epoca in cui la comunicazione – soprattutto

IL DISCORSO DEL RE

Venerdì 26 ottobreore 18 - Sala Bartoli

Incontro conLuca Barbareschie la compagnia de“Il discorso del re”

a cura di Peter Brown

- ingresso libero -

4 abbonamento prosa

Personaggi Interpreti

Lionel Logue Luca BarbareschiBertie, Duca di York Filippo DiniElizabeth,Duchessa di York Astrid MeloniMyrtle moglie di Lionel Chiara ClaudiCosmo Lang Arcivescovo di Canterbury Roberto MantovaniWinston Churcill Ruggero CaraDavid, Principe del Galles Mauro SantopietroRe Giorgio V padre di Bertie e DavidStanley Baldwin Primo Ministro Giancarlo Previati

attraverso la radio – si rivela incredibilmente importante. Egli mantiene un profilo riser-vato, si sposa per vero amore... Proprio la moglie Elizabeth (che abbiamo conosciuto come la regina-madre) lo induce a rivolgersi a Lionel Logue, un logopedista australiano dai metodi anticonformisti. Fra i due si crea un rapporto di forte reciprocità ma anche di con-flittualità, rapporto che diviene fondamentale quando – alla morte di Giorgio V – appare evidente che la responsabilità del Paese, ricadrà su Albert. Il fratello Edoardo VIII rinun-cia infatti al trono, in nome dell’amore per Wallis Simpson, una donna divorziata e chiac-chierata. Logue prepara Albert all’incoronazione, ma il suo ascendente sul Re non piace all’arcivescovo di Canterbury che lo osteggia rivelando il suo passato di ex attore e non di medico. In una delle scene più toccanti e ironiche della commedia però il logopedista riconquista la stima del re: gli rimarrà accanto in tutta la sua parabola di sovrano, connotata da momenti difficili – il dolo-roso annuncio dell’entrata in guerra – ma anche da un pro-fondo legame di affetto e stima con il popolo.

L’autore Giorgio VI era un eroe della sua infanzia: ascoltava i

suoi discorsi alla radio. David Seidler lo ha confessato rac-contando come anche lui sia stato tormentato dalla balbuzie, frutto di uno shock ricevuto durante un viaggio in nave. Nato a Londra nel 1937, ebreo, Seidler fu infatti costretto a emigrare con la sua famiglia durante la guerra. A New York studiò e si impose come autore.

Nella concezione de Il discorso del Re, c’è dunque un “sentire” profondamente personale.

Il film 12 nomination all’Oscar e 4 statuette ottenute (fra cui quella

alla miglior sceneggiatura), Academy Award, 7 BAFTA, un Golden Globe… Il discorso del Re è fra i film più premiati e amati degli ultimi anni: un cast straordinario con Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter e Guy Pearce diretti da Tom Hooper, ma soprattutto una storia piena di senso, trasformata da Seidler in sceneggiatura dal copione originale. Come commedia, nel 2012 è applaudita in Italia nell’edizione con Barbareschi e Filippo Dini e ha debut-tato in Inghilterra, per la regia di Adrian Noble, ex Direttore Artistico della Royal Shakespeare Company.

Secondo il regista «È una bellissima storia sul senso di responsabilità e

sulla dignità del ruolo, anche quando tale ruolo non è atteso né desiderato, sulla solidarietà familiare e sulla forza di volon-tà che permette di superare ogni ostacolo. Una commedia umana, sempre in perfetto equilibrio tra toni drammatici e leggerezze pregna d’amore per il teatro. Il personaggio di Logue diventa il punto focale intorno a cui ruota il conflitto interiore di Albert. La scrittura del testo sottolinea il conflitto mostrandoci il logopedista, ex attore e appassionato shake-speariano alle prese con brani tratti non a caso dall’Amleto, dal Riccardo III e da La tem-pesta: opere in cui un fratello minore usurpa un trono a cui non aveva diritto»

LA DINASTIA WINDSORIl regno della casata dei Windsor (co-nosciuta anticamente come Hannover) inizia nel 1910 con il nome di casato di Sachsen-Coburg und Gotha quando Giorgio V sale al trono. GIORGIO V (regna 1910-1936)Serve la Marina militare e alla morte del padre diventa re guidando saggiamen-te l’Inghilterra attraverso i difficili anni della prima guerra mondiale, ottenendo un grande consenso popolare e l’affido delle ex colonie tedesche in Africa. Tra le riforme più importanti quella del 1918 che concede il suffragio universale maschile ed uno parziale alle donne, e quella del 1921 che riconosce l’indipen-denza dell’Irlanda.DAVID (EDOARDO VIII) (regna Gennaio-Dicembre 1936)Nel 1936 alla morte di Giorgio V sale al trono il figlio, Edoardo VIII, il quale si lega a Wallis Simpson, una donna già sposata, creando scandalo e aprendo una crisi che lo porterà all’abdicazione lo stesso anno.ALBERT (GIORGIO VI) (regna 1936-1952)Il regno passa al fratello minore Albert, che governa col titolo di Giorgio VI du-rante gli anni della seconda guerra mon-diale, combattendo le potenze dell’As-se e tenendo alto il morale del paese durante gli attacchi tedeschi grazie ai suoi discorsi radiofonici. In questi anni l’impero coloniale britannico si disgre-ga e viene data una totale indipendenza all’Irlanda dal 1939. Nel 1923 sposa Elisabeth Bowes-Lyon, anche cono-sciuta come “La regina madre”, che dà sostegno durante i bombardamenti di Londra, visitando le zone colpite e cre-ando la Croce Rossa inglese. Da questo matrimonio nasceranno due figlie: Mar-garet, che passerà da icona della moda del dopoguerra a membro controverso della casa reale a causa della tormenta-ta vita privata, ed Elisabetta, che salirà al trono alla morte del padre.ELISABETTA II (regna dal 1952 )Già al servizio del popolo durante la seconda guerra mondiale, Elisabetta II (l’attuale regina) sposa Filippo e nel 1952 inizia a regnare; guida il paese in un momento in cui l’Impero Britannico cessa di esistere e il Regno Unito non ha più la supremazia economica e mili-tare. Il suo lavoro diplomatico nell’in-teresse di buoni rapporti con le altre nazioni è essenziale. Nel 1981 il pri-mogenito Carlo sposa Diana Spencer, ricca nobile inglese che si impegna nel sociale con numerose iniziative come la campagna contro le mine antiuomo e la lotta all’AIDS. Le reazioni della casa reale alla sua morte (1997) portarono molte critiche. La coppia ha due figli: William, Duca di Cambridge, sposato dal 2011 con Catherine Middleton ed Henry, Principe del Galles.

5Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012

a cura di Daniele Cipriani con Irina Dvorovenkoe Maxim Beloserkovsky primi ballerinidell’American Ballet TheatreAlessio Carboneprimo ballerino dell’Opéra de Pariscoreografie di Michel Fokine,Maurice Bejart,Marius Petipa,Ben Stevenson

Politeama RossettiSala Assicurazioni Generalidal 30 al 31 ottobre 2012

durata 1h 20’ senza intervallo

mar 30 ottobre ore 20.30 - turno DANmer 31 ottobre ore 20.30 - t. libero

prezzo dei biglietti Platea A-B Interi € 49, ridotti € 46Platea C Interi € 43, ridotti € 40I Galleria Interi € 38, ridotti € 35II Galleria Interi € 33, ridotti € 30Loggione Interi € 12

IL CIGNO NEROL’idea del Gran Galà

Non conosce tramonto il fascino che circonda

la figura del Cigno nell’uni-verso della danza.Le suggestioni del recente film di Darren Aronofsky accla-mato dal pubblico e premiato addirittura con l’Oscar all’at-trice Natalie Portman, non hanno dunque fatto altro che amplificare la magia del Lago dei cigni, sottolineando il mistero e il magnetismo della figura del Cigno nero, oltre al lirismo del Cigno bianco…Spunti che a Daniele Cipriani hanno suggerito l’idea di un Gran galà che riunisse i momenti più belli del cele-berrimo balletto da far ese-guire a interpreti di altissimo livello. Nasce così l’evento Il Cigno Nero: un collage di musiche e coreografie amate e raffinatissime eseguite da

danzatori della statura di Irina Dvorovenko e Maxim Beloserkovsky, primi ballerini dell’American Ballet Theatre, Alessio Carbone, primo bal-lerino del Balletto dell’Opéra de Paris, e altri eccellenti ospiti dal Teatro dell’Opera di Roma e dal Teatro alla Scala di Milano.

Il balletto più amato Composto da Tchaikovsky fra il 1875 e il 1876 Il

Lago dei Cigni raggiunge la sua edizione più perfetta e celebrata vent’anni più tardi, quando il famoso coreografo Marius Petipa ed il suo assi-stente Lev Ivanov affrontano l’emozionante partitura e il libretto (tratto da un’antica favola tedesca) restituendoli al pubblico di ogni tempo nella forma che ancora oggi tradizionalmente applaudiamo

6 abbonamento danza

e che viene considerata una pietra miliare nella storia della danza. Agli occhi dello spetta-tore Il Lago dei Cigni possiede tutto: romanticismo, passione, un racconto avvincente, l’im-maginifica contrapposizione fra la purezza di Odette, il Cigno Bianco, e il profilo oscuro e seducente di Odile, Cigno Nero…E naturalmente possiede anche un susseguirsi impetuo-so di passi, danze, virtuosissi-mi, invenzioni di rara bellezza coreografica. Ciò rende questo titolo uno dei più cercati e desiderati anche dai danza-tori, che ne affrontano i ruoli bilanciando grande intensità espressiva e tecnica di assoluta perfezione.Tanta fama non ha però avvolto il balletto di una sorta di “effetto intimida-torio” come può accadere in ogni arte ai titoli ritenuti “monumentali”: esso è tuttora materia viva, cui ci si conti-nua ad avvicinare per trarne ispirazione che viene restituita in rivisitazioni, riletture e costruzioni coreografiche sem-pre nuove.

Perché non perdere questo evento Il Gran galà Il Cigno Nero

curato da Daniele Cipriani, ne è un esempio: raccoglie in una serata molti estratti del balletto originale, come il celebre pas de quatre, inserito all’interno del divertissement che anima il secondo atto, dove la danza è accompagnata da uno dei movimenti musicali più famosi dello spettacolo. Oppure come il pas de deux del Cigno Bianco che si pone come suggello dell’amore vittorioso, paladino dei senti-menti più puri: la splendida

Odette, che un incantesimo trasforma in cigno di notte, danza con il principe Siegfried che durante una battuta di caccia è deciso ad ucciderla, ma assistendo alla sua muta-zione in fanciulla se ne inna-mora perdutamente.Fa da contraltare il pas de deux del Cigno Nero in cui Odile, figlia del perfido mago che tiene prigioniera Odette, seduce il principe Siegfried…In questi brani straordinari incanteranno la dinamica prorompente e la purezza di linee dei due Principal dell’American Ballet, che saranno degnamente attor-niati da una compagnia di sole star, capaci di togliere il fiato negli assoli – come quello dal virtuosismo acrobatico e divertente del Giullare – o nei sontuosi momenti della Danza Spagnola.

Le coreografie Da Marius Petipa a Michel Fokine, da Maurice

Bejart a Ben Stevenson… si trascolorerà di genio in genio, di linguaggio in linguaggio nel nome del Cigno Nero: armoniosamente accostati al capolavoro di Tchaikovsky apprezzeremo anche momenti concepiti secondo stili diversi.Fra questi Irina Dvorovenko eseguirà il famoso assolo, La morte del cigno che Fokine creò su musica di Camille Saint-Saëns nel 1901 per Anna Pavlova, mentre Alessio Carbone e Flavia Socchi – giovane promessa della danza internazionale – interpreteran-no Trois Préludes su musiche di Rachmaninov, balletto in stile neoclassico che è l’emble-ma della dedizione che i balle-rini hanno verso la loro arte.

di Ilaria Lucari

DANZANO

Stefania BalloneTeatro alla Scala di Milano

Maxim BeloserkovskyAmerican Ballet Theatre

Alessio CarboneOpéra de Paris

Irina DvorovenkoAmerican Ballet Theatre

Lucia ErmettoTeatro Massimo di Palermo

Erika Gaudenzigià Teatro alla Scala di Milano

Alessio RezzaTeatro dell’Opera di Roma

Susanna Salvigià MaggioDanza

Flavia Stocchigià Teatro dell’Opera di Roma

IL PROGRAMMA

Assolo del Giullareda “Il Lago dei Cigni”coreografia di Marius Petipamusica di Piotr I. Tchaikovsky Tre Preludicoreografia di Ben Stevensonmusica di Sergei Rachmaninof Pas de Troisda “Il Lago dei Cigni”coreografia di Marius Petipamusica di Piotr I. Tchaikovsky La morte del cignoda “Il Lago dei Cigni”coreografia di Michel Fokinemusica di Camille Saint-Saëns Pas de quatreda “Il Lago dei Cigni”coreografia di Marius Petipamusica di Piotr I. Tchaikovsky Pas de deux Il Cigno Biancoda “Il Lago dei Cigni”coreografia di Rudolf Nureyevmusica di Piotr I. Tchaikovsky Arepocoreografia di Maurice Bejartmusica di Charles Gounod, Faust Danza Spagnolada “Il Lago dei Cigni”coreografia di Marius Petipamusica di Piotr I. Tchaikovsky Pas de deux Il Cingo Neroda “Il Lago dei Cigni”coreografia di Marius Petipamusica di Piotr I. Tchaikovsky

7Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012

libretto di Federico Bellonemusiche di Federico Bellonee Cristiano Alberghiniregia di Federico Bellonecon Danilo Brugia,e Valentina Spalletta, gipeto, Marco D’Alberti, Luca Giacomelli, Antonio Orler, Marco Massari, Nicoletta Ramorino Fanfani, Angelo De Maco,Angela Pascucci, Sergio Maniscalco,Camilla Maffezzoli, Andrea Faziocon la partecipazione straordinariadi Dora Romanoproduzione Barley Arts

Politeama RossettiSala Assicurazioni Generalidal 1° al 4 novembre 2012

durata 2h e 10’ con intervallo

gio 1° novembre h. 20.30 turno Mven 2 novembre h. 20.30 turno Osab 3 novembre h. 16.00 turno FAMsab 3 novembre h. 20.30 turno Ndom 4 novembre h. 16.00 turno P

Prezzo dei bigliettiPlatea A-B Interi € 40, ridotti € 37Platea C Interi € 37, ridotti € 34I Galleria Interi € 30, ridotti € 27II Galleria Interi € 26, ridotti € 24Loggione Interi € 12

TITANIC il racconto di un sogno

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Avventura, mistero, una struggente storia d’amo-re… è coinvolgente il

copione di Titanic-Il racconto di un sogno. E una messa in scena in forma di musical – come quella che Federico Bellone presenta per la prima volta in Italia – assicura un ulteriore accrescimento delle emozioni. Il sentimento infatti trova la via espressiva delle musiche – intense, coinvolgenti concepite dallo stesso Bellone e da Cristiano Alberghini e arric-chite da un tema del Maestro Ennio Morricone – e percorre la storia attraverso i momenti coreografici, le calde scene d’as-sieme, le interpretazioni gene-rose di un cast elegante, capita-nato dal romantico protagonista Danilo Brugia, dalla carismatica Dora Romano e dalla toccante Valentina Spalletta. Ritraggono figure che compongono l’af-

fresco di un’epoca, ma ognuna singolarmente porta con sé una sfaccettatura del leggendario sogno collettivo simboleggiato dal Titanic.

La nave inaffondabile Non si poteva immagina-re un esempio più alto di

ingegneria navale: il Titanic era stato concepito sicuro, veloce, lussuoso, per coprire una linea settimanale di collegamento fra l’Inghilterra e New York. Era all’avanguardia non solo per la la tecnologia (la sua stazione radio era la migliore mai montata su una nave) e le macchine, ma anche per la concezione degli spazi, degni di una crociera. Il Titanic fu fra le prime navi munite di piscina coperta, palestra, campo di squash, per non dire dello sfar-zo degli arredi e del lusso delle cabine di prima classe... Partì

abbonamento musical e grandi eventi

Danilo Brugia è FRANCESCO FERRARIIl protagonista maschile, un giovane ita-liano che si imbarca come clandestino in terza classe e sogna di trovare la sua fortuna in America. Sul Titanic incontra il grande amore nella bella cantante lirica Isabelle.

Valentina Spalletta è ISABELLE DUVALLa protagonista femminile, giovane can-tante lirica con una splendente carriera all’orizzonte. Isabelle coltiva un sogno di libertà dalle convenzioni imposte dalla madre, donna austera ed egoista, che si concretizzerà nel suo amore per Fran-cesco.

Dora Romano è MADAME DUVALLa madre di Isabelle che ha riversato sulla figlia la frustrazione per non avere realizzato il proprio sogno di diventare una cantante di successo. Attaccata alle convenzioni sociali di ceto e ricchezza, ha con Isabelle un rapporto di amore/odio, che diventerà scontro aperto durante il viaggio.

gipeto è il CAP. EDWARD J. SMITHCapitano del Titanic, sogna di chiudere 25 anni di carriera impeccabile con un’im-presa memorabile, pilotando la nave più importante che ci sia nel suo primo viag-gio dall’Inghilterra all’America. Il sogno s’infrange sull’iceberg, simbolo della sua sconfitta.

Marco D’Alberti è BRUCE ISMAYAmministratore delegato della White Star Line, la compagnia navale del Titanic, di proprietà del padre prima che fosse venduta. Il Titanic rapresenta il suo sogno di grandezza.

Luca Giacomelli è JOHN O’DONNELLUn ragazzo irlandese, giovanissimo, pove-ro e innamorato che si imbarca in terza classe e sogna di raggiungere al più presto la sua amata, che si è già trasferita in Ame-rica con la propria famiglia. Diventa amico di Francesco, il cui destino si intreccia con il suo fino alla fine del viaggio.

Marco Massari è THOMAS ANDREWSE’ il meticoloso ingegnere che ha proget-tato il Titanic, sogna di entrare nella storia per avere dato alla luce la nave più impor-tante che ci sia.

Antonio Orler è WILLIAM MURDOCHIl primo ufficiale, sognando il giorno in cui diventerà Capitano, decide insieme a Smith, Ismay ed Andrews di aumenta-re la velocità di crociera per completare l’impresa in anticipo. È responsabile della navigazione al momento dell’impatto con l’iceberg.

Nicoletta Ramorino e Angelo De Maco sono ALICE ed EMMETH BROWNUna coppia di anziani signori molto inna-morati, che si imbarcano sul Titanic per fare ritorno in America dopo essere stati in Inghilterra a trovare la figlia e il nipote, che non avevano mai conosciuto. Accen-dono in Francesco il sogno di conquistare Isabelle, a dispetto della differenza di ceto sociale.

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per il suo primo viaggio il 10 aprile 1912 da Southampton, ma nella notte del 14 entrò in collisione con un iceberg che squarciò lo scafo: il transatlan-tico affondò in meno di tre ore. Perì l’intero equipaggio e delle oltre 2000 persone imbarcate, solo 700 furono tratte in salvo dal Carpathia, in servizio sulla rotta New York-Trieste.

La sinossi Bruce Ismay, ai vertici della compa-gnia navale del Titanic,

risponde ai giornalisti in merito al naufragio. Ricorda in un flashback la partenza, quando i passeggeri affollano con entusiasmo le rispettive classi e i ponti. Francesco, un clandestino italiano in cerca di fortuna, stringe amicizia con John: un biglietto di terza classe per raggiungere la sua donna. Nelle cabine più lussuose viag-gia invece la giovane soprano Isabelle Duval, seguita dalla madre, austera ed egoista, cui non riesce a ribellarsi. Mentre il Titanic aumenta in velocità per raggiungere l’America con sorprendente anticipo, Isabelle e la madre visitano la nave: è qui che Francesco la vede per la prima volta. Poco dopo assieme a John conosce una coppia di anziani che dà loro un’impor-tante lezione sull’amore. La sera stessa – mentre vengono ignorate le segnalazioni di iceberg – in prima classe si dà una splendida festa e Francesco – camuffato elegantemente – vi si intrufola per corteggiare Isabelle. La giovane se ne innamora e danza a lungo con lui. Nel secondo atto, pochi hanno colto la gravità dell’im-patto con l’iceberg: Isabelle e la madre litigano per Francesco, che intanto brinda all’amore assieme a John. Sul ponte di

comando gli ufficiali capiscono che il naufragio è vicino, che il sogno di gloria diverrà trage-dia e danno l’allarme. Quando ormai il panico dilaga, Isabelle pensa solo a trovare l’amato Francesco. Sul Carpathia i pochi superstiti comprendono di essere identici davanti al destino, ricchi e poveri, nobili e semplici: solo l’amore rimane immortale.

La produzione L’idea del musical è di Federico Bellone, già

direttore artistico per Stage Entertainment con al suo atti-vo spettacoli come La Bella e La Bestia e Flashdance: in Titanic si impegna come autore, regista e coprodutto-re, sostenuto da Barley Arts, realtà di alto profilo che nel mondo dei concerti cura nomi quali Bruce Springsteen, Sting e i Guns’n’Roses e che, dopo il successo di We Will Rock You, affronta nuovamente la realiz-zazione di un musical. Oggetto di molte rivisitazioni teatrali e soprattutto cinematografiche, la vicenda del Titanic appassiona Bellone da sempre: vi si è dedi-cato per anni, anima e corpo, coinvolgendo nella creazione del libretto e delle musiche artisti di pregio, prima di ipotizzare la messinscena. Fondamentale, secondo lui il workshop realiz-zato quest’estate: «Una moda-lità di lavoro inusuale in Italia (ma frequente all’estero) - ha spiegato - È stata l’occasione di sperimentare con gli interpreti, una sezione essenziale di musi-cisti e con elementi di costume e scena scarni le potenzialità del materiale scritto: ha permesso di precisare molte scelte e com-prendere la forza della storia. Ora affrontiamo il debutto con maggiore consapevolezza».

Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012

di Edoardo Erbascene di Alessandra Riccicostumi di Isabella Rizzaluci di Luigi Ascionesuono di Hubert Westkemperregia di Paolo Triestinoe Nicola Pistoiacon Paolo Triestino, Nicola Pistoiae Elisabetta de Vitoproduzione Nuova Compagnia di Prosa

abbonamento prosa Politeama RossettiSala Assicurazioni Generalidal 6 all’8 novembre 2012

durata 1h e 45’ con intervallo

mar 6 novembre ore 20.30 - t. PRImer 7 novembre ore 16 - turno Egio 8 novembre ore 20.30 - turno A

Prezzo dei bigliettiPlatea A-B Interi € 29, ridotti € 24/20Platea C Interi € 21, ridotti € 17/15Gallerie Interi € 12

TROTEIl teatro di Triestino e

Pistoia A volte sul palco-scenico avvengono incon-

tri preziosi. Uno di questi, è stato di certo quello fra Nicola Pistoia e Paolo Triestino, che hanno scoperto una sintonia forte negli interessi e nei lin-guaggi teatrali, tanto che da alcune stagioni collaborano stabilmente, regalando al pubblico spettacoli di gran-de successo, che riescono ad affrontare temi interessanti attraverso un approccio intel-ligente che sa divertire e allo stesso tempo emozionare.I due hanno fin dall’inizio volto la loro attenzione alla drammaturgia contempora-nea, a un teatro dedicato ai problemi che appartengono al nostro quotidiano, per regalarci uno sguardo critico e acuto che si posa talvolta su questioni sociali, talvolta

su profili più intimi. Edoardo Erba – che firma Trote – è uno dei loro autori preferiti (suo era Muratori che li ha rivelati al pubblico triestino nel 2006 alla Sala Bartoli), e molto intensa è anche la colla-borazione con Gianni Clementi che per loro ha scritto successi come Ben Hur, risultato anche allo Stabile regionale fra gli spettacoli più amati del 2011. Di Trote firmano “a quattro mani” la regia, oltre a esserne naturalmente affiatati prota-gonisti assieme ad Elisabetta De Vito.

Perché vedere Trote Trote è una commedia molto piacevole, che

intreccia divertimento e poesia per affrontare un tema del quale è più facile tacere che parlare: quello della malattia. Ma il sortilegio di Triestino e

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A COLLOQUIO CONPAOLO TRIESTINOE NICOLA PISTOIANei ruoli di Maurizio e Luigi, Nicola Pistoia e Paolo Triestino riescono a far sorridere di fronte alla morte e alla malattia. Ma non è che la loro sublime ossessione: riuscire a far ridere invi-tando a riflettere. Qui l’occasione è un testo sapiente, che decolla dalle prime battute, disponendo al buon umore fin dall’inizio.L’idea di confrontarvi di nuovo con un testo di Edoardo Erba è partita da voi?Paolo «La consegna c’è stata ed era quella di scrivere un testo con non più di due o tre personaggi, per evidenti esigenze produttive. Originariamente il testo avrebbe dovuto intitolarsi Pesca-tori, ma dopo Muratori come facevamo? Sembrava che volessimo interpretare tutti i mestieri e le categorie umane».Nicola «Da parte nostra c’era da un po’ la volontà di interpetare un testo di Edoardo, ma lui non trovava mai il tempo di scriverlo. Non era mai il mo-mento adatto».Paolo «Finché il momento adatto è arrivato ed Edoardo ci ha fatto questo grande regalo: un testo scritto apposi-tamente per noi».TROTE è la prima regia che fir-mate insieme: come è stata l’espe-rienza di essere diretti reciproca-mente?Paolo «Non molto diversamente dalle altre volte. Ci lasciamo molto liberi di seguire il percorso che ci è più consono, senza troppe direttive esterne. Come sempre, l’importante è il risultato».Nicola «Inizialmente Maurizio e Luigi erano più grevi, poi abbiamo cercato di uscire dalla caratterizzazione, facendo, per esempio di Maurizio un arrampica-tore sociale, un arricchito, che da mec-canico fa il salto di classe diventando un piccolo imprenditore. Con tutto quello che segue, dai vestiti firmati all’orologio d’oro massiccio, alla moglie ‘coatta’ ti-tolare di un salone di bellezza».Qual è il tratto del vostro fare teatro a cui non sapreste mai ri-nunciare?Nicola «Credo sia la naturalezza. La gente a teatro non è abituata a sentir parlare».Paolo «Concordo, e mi ricordo con grande piacere di un bambino di circa dieci anni che disse alla mamma “sem-bra di essere al cinema”. Per noi un grande complimento. Non ricordo di che spettacolo si trattasse, comunque è questo il nostro stile, il tratto a cui non vorremmo rinunciare».Intervista di Alessandra Bernocco dal pro-gramma di sala dello spettacolo.

Pistoia fa sì che il testo non appaia mai cupo, mai pesan-te: tutt’altro. Si affronta ogni sviluppo con ironia e senso pratico, senza indugiare trop-po nella commozione, come fa la gente semplice che Erba pone al centro dello spettacolo. Gente abituata ad affrontare la vita nei suoi doni come nelle sue durezze. A regalare un accento metaforico e univer-sale alla vicenda è la filosofia molto “zen” della pesca che accompagna l’intera trama, mentre a riportarci al sorri-dente disincanto della quoti-dianità è l’irresistibile eloquio romanesco dei protagonisti.

La trama La Roma metropolitana dai ritmi concitati fa da sfon-

do allo spettacolo: sulla riva dell’Aniene dove i due prota-gonisti s’incontrano, sembra quasi di coglierne in modo ovattato il frastuono. Maurizio e Paolo sono estraniati dalla vita “normale”: colpa del caso, che regala sorprese a volte crudeli ma spesso piene di significato.Maurizio è un meccanico arric-chito cui la vita non ha negato quasi nulla. Luigi invece è un operaio e la sua esistenza non è altrettanto facile: un lavoro alienante fra emissioni veleno-se, una madre anziana e pre-potente… È un uomo ruvido, solitario, ma capace ancora di sognare un futuro con una gio-vane donna rumena, e magari una macchina usata, da rega-larsi con i proventi dell’immi-nente pensionamento.Colpa del caso, il loro incon-tro. Maurizio ritira un referto medico che lascia poche spe-ranze: immediatamente valuta la sua esistenza da un diverso punto di vista e la “rivoluzio-

na”. Si riconosce egoista, con-fessa alla moglie i suoi assurdi tradimenti. Ma… scopre presto di non essere l’oggetto del referto, e ritorna quasi quello di prima. L’angoscia provata lo ha però toccato: e decide di consegnare la famigerata cartella nelle mani del vero destinatario. Lo trova in riva all’Aniene intento a pescare trote: è questo il principale passatempo di Luigi, quello che gli permette di ritrovare l’armonia col mondo. Senza discostarsi troppo dall’atteg-giamento ringhioso e burbero Luigi accoglie Maurizio, lo rende partecipe della filosofia della pesca e questi, neofita, si appassiona, cambia, tanto che… saprà consegnare il duro verdetto medico?

L’autore «Le sue opere contengono l’hu-mor di Gogol, con

lo charme di Italo Calvino e Fellini» ha scritto di lui il Los Angeles Times. Pluripremiato (ha conquistato i maggiori premi nazionali Olimpici del Teatro, Riccione, Candoni, Salerno e Idi) Edoardo Erba è considerato a ragione uno dei massimi talenti della sua generazione. Eclettico – si impegna nel campo del teatro, ma anche della fiction della radio, e dell’insegnamento all’Università di Pavia – sa raccontare la realtà con sensi-bilità e delicatezza, ma anche attraverso stilettate taglienti. Fra i molti lavori ricordiamo almeno il clamoroso succes-so di Maratona di New York (tradotta in 17 lingue e rap-presentata in tutto il mondo), il cult Muratori e Roman e il suo cucciolo di cui ha curato l’adattamento per l’edizione italiana diretta da Gassman.

11Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012

tratto dal romanzo“L’oscura immensità della morte”di Massimo Carlottoscene di Gianluca Amodiocostumi di Lauretta Salvagnin luci di Pasquale Marimusiche e videografiadi Marco Schiavoniregia di Alessandro Gassmanncon Giulio Scarpati, Claudio Casadioproduzione Teatro Stabile del Veneto Accademia Perduta Romagna Teatri

Politeama RossettiSala Assicurazioni Generalidal 13 al 15 novembre 2012

mar 13 novembre ore 20.30 - t. PRImer 14 novembre ore 16 - turno Egio 15 novembre ore 20.30 - t. A

Prezzo dei bigliettiPlatea A-B Interi € 29, ridotti € 24/20Platea C Interi € 21, ridotti € 17/15Gallerie Interi € 12

OSCURA IMMENSITàCos’è L’Oscura

Immensità Un crudo fatto di cronaca: nel

corso di una rapina una donna e un bambino presi in ostag-gio da due malviventi restano uccisi. Silenzio, dolore, livore. Oscura immensità.L’oscura immensità della morte – questo il titolo del romanzo di Massimo Carlotto, il progetto originario costruito su questo tema, che ora divie-ne testo teatrale – è quel buio che imprigiona nel dolore e nella solitudine chi ha perduto per mano assassina i propri cari.Ma “oscura immensità” è anche la soffocante privazione di prospettive e di speranza in una “seconda possibilità” a cui è condannato chi si è macchiato di questo orribile crimine. La pièce di Carlotto affronta potentemente i diffi-

cili temi della giustizia e della vendetta, della pena e del perdono e parola dopo parola, libera dall’“oscura immensi-tà”, attraverso le suggestioni del teatro, una carica di emo-zioni e di questioni davanti alle quali lo spettatore non può esimersi dal prendere una posizione.Nelle mani di Alessandro Gassmann che ne cura la regia e nel confronto all’ultimo respiro di due interpreti sor-prendenti e appassionati come Giulio Scarpati e Claudio Casadio, il testo diviene una delle proposte più vive di senso e di necessità della corrente stagione teatrale ita-liana.

Il percorso di Gassmann «Con questo originale noir potrò continuare quel

percorso artistico, iniziato

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A COLLOQUIO CONI PROTAGONISTISia come artista e regista, sia ora a capo del Teatro Stabile del Veneto Alessandro Gassmann dimostra rara attenzione all’autore contemporaneo: perché?«È importante guardare ai problemi di oggi attraverso il teatro. Anche nel Veneto che mi ha “adottato” ormai da due anni, sto cercando di fare un lavoro profondo come direttore in tal senso. La presenza di autori contemporanei nelle nostre stagioni e nella produzione è alta. Quest’anno siamo in tour con testi di Scarpa, Carlotto, con quello debuttato lo scorso anno di Trevisan (suo poi l’adattamento del Riccardo III che interpreterò a febbraio). Sono pièces che hanno fatto buoni numeri, a dimostrazione del fatto che la dramma-turgia attuale non ha difficoltà ad essere recepita. Con Giulio Scarpati e Claudio Casadio stiamo affrontando ad esempio un testo che parla della possibilità di redenzione, del carcere, attraverso una struttura dritta ed efficace che porterà emozione: dare emozione è il compito principale per chi fa teatro».Alternate al teatro il cinema e la fiction: siete dunque abituati a lin-guaggi molteplici, moderni. Come avete sentito la cruda, essenziale prosa di Carlotto?«La contemporaneità è importante sul piano teatrale perché la parola a teatro è più “pesante”, significativa di quella che si usa al cinema o in televisione» dice Giulio Scarpati. «Il linguaggio crudo in questo spettacolo è necessario, è in-serito in un contesto che parla di perdo-no, vendetta, temi che s’innescano dalla cronaca ma assumono valori universali sulla scena. Qualcosa di simile avviene anche per il cinema, la fiction che pre-suppongono una creazione nuova. Ma accade tutt’altro quando permettiamo che essi siano appannaggio di program-mi tv che purtroppo costruiscono con superficialità su dolenti fatti di cronaca il loro palinsesto pomeridiano. Lì si che il linguaggio diviene brutalmente crudo: in teatro anche la parola più dura ri-mane alta».«Tutto poi dipende dal modo in cui si porge qualsiasi proposta, o linguaggio al pubblico» concorda Claudio Casadio. «Alessandro sta definendo una regia importante e lo spettacolo possiede tutti gli elementi del bel teatro: l’emo-zione, la poesia, un po’d’ironia. Andremo incontro al pubblico anche stupendolo. Si parla di sentimenti forti: il mio perso-naggio è un ergastolano che però ha il tempo di pentirsi e di trovare il modo di riscattarsi. Sarà uno spettacolo gio-cato con leggerezza teatrale, sarà coin-volgente anche perché la drammaturgia segue dinamiche un po’da thriller che mantengono viva la tensione».

con Roman e il suo cuccio-lo, che indaga, con sguardo neutrale e inquietante, tra le pieghe di un’umanità senza speranza» spiega Alessandro Gassmann che arricchisce con questo titolo un proprio per-corso artistico sapientemente congiunto – ora che dirige il Teatro Stabile del Veneto – con una opportuna attenzione alla vitalissima drammaturgia contemporanea del Nordest. «Parliamo di un limbo esisten-ziale dove il confine tra bene e male non è perfettamente tracciato, ma è solo una sottile linea destinata a far sì che i ruoli si possano invertire, che le vittime possano diventare carnefici e i carnefici vittime. Uno stimolo a riflettere sul lato tragico dell’esistenza, sui rapporti fra gli uomini e su quegli avvenimenti che a volte possono segnare la loro vita in modo irreversibile».

L’autore racconta «Oscura immensità non lascia scampo»

commenta Massimo Carlotto. «Alla fine ognuno è costretto a non eludere le domande che i due personaggi, Raffaello Beggiato e Silvano Contin, carnefice e vittima, pongono con la forza disarmante dei destini contrapposti e ine-luttabili. Chi deve perdonare colui che ha commesso un delitto e che sta scontando una pena detentiva, oppure chi è rinchiuso nel braccio della morte? I familiari della vittima o lo Stato? O entrambi? (…) La nostra società è incapace di lenire il dolore di coloro che hanno subìto il torto dell’uc-cisione di un loro caro. La comunità in cui vivono tende a escluderli, a condannarli a un ergastolo di dolore, perché

la punizione del reo non è mai soddisfacente». E allora pre-valgono i sentimenti ancestra-li, la sete di vendetta, unica soluzione al peso del lutto…L’autore confessa di non aver inventato nulla in questo testo: la costruzione dei due personaggi gli è costata un viaggio nell’oscurità di dolori immensi.Ha incontrato decine di paren-ti di vittime e di condannati per capire, per restituire il loro confronto con una realtà implacabile che abbattesse ogni ipocrisia.In questo lungo itinerario di incontri, ha conosciuto solo una donna che è stata capace di perdonare l’assassino del proprio padre. «Una vicenda umana straordinaria. Una. Perché il cuore spezzato di Solvano Contin è ormai inca-pace di ritrovare il filo di un’esistenza fondata su valori positivi. Questa è la durissi-ma lezione di queste storie. Raffaele Beggiato è l’altra fac-cia della medaglia».

Dicono di lui Massimo Carlotto, scrittore dall’ingombrante pas-

sato e dal talento acceso, è molto seguito dal pubblico e trova in molti critici letterari di prestigio (come Guglielmi, Paccagnini, Romagnoli…) dei convinti sostenitori.A ragione, perché è impossi-bile non restare avvinti dalla sua scrittura di qualità ma essenziale, secca, cui fa da contraltare il minuzioso studio su cui si basa ogni storia. Ama raccontare del Nordest, dei lati oscuri della gente, della cri-minalità e dei problemi della giustizia, scenari che gli hanno regalato fama anche all’estero dove è molto tradotto.

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di Tiziano Scarpascene di Dario Gessaticostumi di Gianluca Falaschimusiche di Francesco De Melis &“Intrinsic”luci di Pasquale Mariregia di Arturo Cirillocon Andrea Tonin, Arturo Cirilloe Margherita Manninoproduzione Teatro Stabile del Veneto

Politeama RossettiSala Assicurazioni Generalidal 16 al 18 novembre 2012

durata 1h e 20’ senza intervallo

ven 16 novembre ore 20.30 - turno Bsab 17 novembre ore 20.30 - turno Cdom 18 novembre ore 16 - turno D

Prezzo dei bigliettiPlatea A-B Interi € 29, ridotti € 24/20Platea C Interi € 21, ridotti € 17/15Gallerie Interi € 12

L’INFINITOSe Leopardi apparisse

nel presente Un tenta-tivo fallito di fuggire da

casa, delusione, frustrazione, il tumulto dell’anima conse-gnato ad una poesia… agli adolescenti accade di vivere momenti del genere. Giacomo Leopardi era appena ventu-nenne quando provò ad allon-tanarsi da casa e fu costretto a rinunciare alla prospettiva: la poesia in cui, qualche giorno più tardi, racchiuse la sua inquietudine possiede l’immensità del capolavoro. L’infinito.Una grande distanza e una penetrante prossimità crea-no una sorta di cortocircuito fra l’immagine che abbiamo del poeta di Recanati e quel-la che ci restituiscono di sé stessi gli adolescenti di oggi. Nello spettacolo firmato da Arturo Cirillo – che ne è anche

interprete assieme ad Andrea Tonin e Margherita Mannino – l’autore fa fantasiosamente “esplodere” il cortocircuito e avvicina – attraverso la magia del teatro – l’universo dell’adolescenza e quello leo-pardiano, scoprendo affinità incredibili e restituendoci il palpito di quei splendidi versi. Egli fa apparire il Leopardi disilluso e ventunenne nella stanza di un ragazzo di oggi, alle prese con la preparazione dell’esame di mturità: mondi diversi, linguaggi talmente agli antipodi da scontrarsi in modo esilarante, ma il disagio inte-riore di Giacomo e di Andrea è molto simile e foriero di inte-ressanti induzioni…

L’infinito secondo il regista L’idea di Tiziano Scarpa su

Leopardi, rivela passione e

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conoscenza, secondo Arturo Cirillo, basti considerare la scelta di leggere il testo attra-verso il dialogo tra un ragazzo qualsiasi di oggi e il poeta. Il loro primo confronto è natu-ralmente proprio sul signifi-cato della sua lirica (L’infinito appunto), su come essa nasce, e su cosa realmente, fisica-mente significhi.«Il tutto – evidenzia il regista – attraverso l’accostamento di due linguaggi diversissimi, quello colto e ricercato di Leopardi e quello di un ragaz-zo ignorante e in fondo dispe-rato, e forse proprio per questo capace più di altri di sentire e comprendere ciò che Leopardi voleva dire, al di là, o maga-ri prima, di tutte le colte e dotte spiegazioni. Il testo in fondo è un incontro tra ado-lescenze, il ragazzo Andrea e la sua fidanzata Cristina e Giacomo, o meglio l’idea, tutta fantastica e teatrale, di cosa sia potuto essere a 21 anni Giacomo Leopardi, e di cosa poteva essere allora avere 21 anni, attraverso la messa in scena di un “vecchio-bambi-no”, un “sapiente-immaturo”».

L’autore «Da qual-che anno Giacomo Leopardi viene a

farmi visita sempre più spesso. Credo sia attirato dalla porten-tosa demenza di quest’epoca. L’efficienza con cui la specie umana si applica alla deva-stazione del mondo. Lo stato di ipnosi sotto la dominazione delle immagini. La vita dele-gata ai dispositivi tecnologici. Perciò mi sono affidato alla potenza negromantica del teatro. Il teatro che sa come evocare i morti e dare corpo ai fantasmi» così Tiziano Scarpa spiega la sua scelta di affron-

tare Leopardi attraverso la drammaturgia.L’autore veneziano, Premio Strega per il romanzo Stabat Mater nel 2009, ama attraver-sare la narrativa, la poesia, la scrittura per il teatro e quella per la musica, sono strumenti nelle sue mani, come pure la parola, per la quale rivendica un peso nuovo…«Ai nostri giorni – scrive nelle note al testo – si smozzica qualche frase, mortificata dal dovere di essere simpatici, dalla paura di risultare ridico-li, pesanti, di importunare, di non compiacere. Si evitano i discorsi impegnativi. La paro-la di Leopardi è il contrario di tutto questo. È una parola siderale, oppressa, conquistata con fatica, ma sommamente liberatoria. Spalanca lo sguar-do, sprigiona questioni smisu-rate. Una parola radicalmente

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aliena, estranea e irriducibi-le alla nostra mentalità. Ci sono momenti e posti, come oggi in Italia, in cui per trovare qualcosa di non con-forme bisogna cercarlo nel passato». Sarà così, alieno e coraggioso il suo Giacomo Leopardi: «Massimalista. Inflessibile. Inopportuno. L’opposto degli italiani, che lo hanno eretto a loro campione. Così inascoltato, tumulato nei programmi scolastici. E tuttavia: la scuola, nonostante tutto. I giovani. L’adolescenza. La forma di vita chiamata “stu-dente” che viene a contatto con Leopardi, proprio a scuola, nel più ovvio e isti-tuzionale degli incontri: ma, a pensarci bene, è l’incontro più sbalorditivo e inaudito. Fra coetanei!».

di Ilaria Lucari

L’infinitodi Giacomo LeopardiSempre caro mi fu quest’ermo colle,E questa siepe, che da tanta parteDell’ultimo orizzonte il guardo esclude.Ma sedendo e mirando, interminatiSpazi di là da quella, e sovrumaniSilenzi, e profondissima quieteIo nel pensier mi fingo; ove per pocoIl cor non si spaura. E come il ventoOdo stormir tra queste piante, io quelloInfinito silenzio a questa voceVo comparando: e mi sovvien l’eterno,E le morte stagioni, e la presenteE viva, e il suon di lei. Così tra questaImmensità s’annega il pensier mio:E il naufragar m’è dolce in questo mare.

Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012

IO ODIOI TALENT SHOWdi Mario Luzzatto Fegize Giulio Nanniniregia di Maurizio Colombicon Mario Luzzatto Fegize con Roberto Santoro(one man band)e Vladimir Denissenkov(fisarmonica russa)produzione Barley Arts

Politeama RossettiSala Assicurazioni Generali20 novembre 2012

durata 1h e 15’ senza intervallo

mar 20 novembre ore 20.30 - t. libero

Prezzo dei bigliettiPlatea A-B-C Interi € 19, ridotti € 16Gallerie Interi € 12

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Dalla pagina al palco-scenico Dopo un’ine-guagliabile carriera di

critico musicale sulle pagine del Corriere della Sera, forte di una competenza profonda, di un’inesauribile curiosità e apertura, di esperienze le più vaste, Mario Luzzatto Fegiz accetta la sfida del palcosce-nico che – assieme alle tante prove prestigiose di saggista, giurato, conduttore, auto-re radiofonico e televisivo, docente, direttore editoriale – corona la carriera di uno dei più autorevoli giornalisti e intellettuali del panorama contemporaneo.Il mondo del teatro può solo gioirne – in particolare la platea del Rossetti che lo riaccoglie nella città d’origi-ne – poiché ogni incontro con Luzzatto Fegiz rappresenta un modo singolare di rivivere

la storia della musica italiana e straniera, attraverso detta-gli, squarci ma anche giudizi taglienti.In ogni incontro, egli fonde con acutezza e lievità memoria storica, analisi del presente e proiezioni sul futuro. Ma cos’avrà spinto il più grande critico musicale italiano a lasciare la penna per calcare le scene come interprete e coau-tore? L’urgenza di un “faccia a faccia” con il pubblico su una questione che attanaglia l’intero mondo dei recenso-ri: che fine farà il lavoro di un critico in un epoca in cui vanno di moda i talent show, i televoti e i pensieri espressi nel terrificante slang “com-presso” degli SMS? Possono coesistere i “mi piace” dei social network e le arricchenti riflessioni di un serio recen-sore?

abbonamento altri percorsi

A COLLOQUIO CONMARIO LUZZATO FEGIZ

«Quando mi avvicino fisicamente a Trieste, comincio a parlar dialetto!» annuncia Mario Luzzatto Fegiz che con la sua città d’origine ha mantenuto un rapporto molto intenso.«Lo si capirà anche nel corso del-lo spettacolo, dove ricorre più volte Trieste... Ci sono i ricordi delle scuole medie, delle belle partite di calcio al Ferdinandeo, con amici che natural-mente saranno in sala ora! Perché sono rimasto in contatto con i compagni del-le medie, del Dante e addirittura con quelli dell’asilo con cui mi sono ritrova-to qualche anno fa... Il rapporto è quindi molto forte e nello spettacolo inserisco cose sulla città che credo la gente non si aspetti da uno come me, ricordi cui tengo fortemente, immagini che mi ap-partengono fin da bambino».Da Trieste al mondo: in qua-rant’anni di prestigiosa carriera ha incontrato e recensito il top degli artisti italiani e internazionali… C’è qualcuno che manca e vorreb-be aver conosciuto?«Ho recensito qualsiasi disco mi sia in-teressato… i dischi non si possono sot-trarre a questo! Invece ci sono artisti che mi dispiace di non aver incontrato mai: uno è John Lennon. Ho parlato più volte con gli altri tre Beatles, ma lui era un tipo più scorbutico e purtroppo non sono riuscito a conoscerlo»Immaginiamo per gioco, che dopo questo suo spettacolo vengano “aboliti” i talent show… Che cosa dovrebbe possedere un musicista per emergere?«Se avessi la formula, sarei alle Bahamas a prendere il sole! Empiricamente po-trei dire che ci vuole intuizione, capa-cità non solo creativa ma anche la for-tuna di sapersi sintonizzare almeno per qualche tempo con la coscienza collet-tiva. La musica è un fatto assolutamente two-way, cioè uno lancia un pallone e questo può cadere là, oppure ritorna-re indietro con più forza... Le canzoni funzionano se c’è questo ritorno: ci sono brutte canzoni che entrano nella coscienza collettiva e belle canzoni che non la sfiorano nemmeno. L’oggettività nella musica leggera è un fatto davve-ro molto relativo. Ed in realtà i talent show – anche se me la prendo con loro – non sono la causa ma l’effetto di questa società dell’apparire e di una to-tale disgregazione sia nella produzione che nel consumo della musica. La mu-sica perciò non si può dire mai buona o cattiva, ma figlia di un luogo e di un tempo. Anche i talent lo sono, figli di un pianeta globalizzato e di un tempo... che descriviamo in modo divertente nello spettacolo!»

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I temi di Io odio i talent show Io odio i talent show è uno psicodramma

che racconta di un critico musicale, un tempo temuto e rispettato, costretto oggi a confrontarsi con questo pano-rama e con improbabili giudici dal retroterra culturale esile. Abituato dagli anni Settanta a tuonare giudizi, il critico viene travolto da una contestazione di fan di giovani artisti, pronti a coglierlo in fallo.Abituato a occuparsi di Elton John e dei Beatles, Fegiz “odia i talent show” perché hanno posto fine alla ditta-tura della (sua) critica. Così, in un crescendo tragicomico, racconta leggende, fatti e sva-riati misfatti vissuti in prima persona insieme ai grandi protagonisti degli ultimi 40 anni di musica in Italia. Sul palcoscenico lo accompagnano i musicisti Roberto Santoro e Vladimir Denissenkov, attenti a impreziosire il monologo con canzoni celebri. Celebri come i personaggi che pun-teggiano il racconto di Fegiz: una sorta di delirio-vendetta-sfogo colto e ironico, che richiama decine di aneddoti su leggende come Tenco, De Andrè, Dalla, Michael Jackson o Elton John, o sui nomi più popolari degli ultimi decen-ni, come Vasco, Pausini, Madonna e Ramazzotti, fino agli odierni idoli da talent come Alessandra Amoroso, Arisa, Giusy Ferreri e Marco Carta, che dello spettacolo diviene quasi il “tormento-ne”... Luzzatto Fegiz rive-lerà molto delle canzoni, dei Festival di Sanremo, dei segre-ti custoditi da chi, in 40 anni di lavoro, ha conosciuto oltre mille artisti..

Recensire Fegiz Creando Io odio i talent show, Luzzatto

Fegiz ha mutato “posizione”: ora è il suo turno di essere recensito...Il verdetto però è stato posi-tivo, come dimostrano questi stralci, tratti da La Stampa a firma di Mariella Vengoni «La descrizione della deriva è istrionica quanto il protagoni-sta. Fegiz riempie la scena con il suo fisico imponente, alle spalle una vecchia radio, di fianco un jukebox, agli ango-li il fisarmonicista Vladimir Denissenkov e il chitarrista Roberto Santoro impegnati (quando possono) a interrom-pere un flusso sarcastico e orgoglioso di ricordi, confes-sioni (...) incalzante cavalcata di ricordi e battute».

La vecchia critica, che nostalgia! La situazio-ne che Mario Luzzatto

Fegiz affronta con piglio iro-nico in Io odio i talent show, porta in luce una situazione generale che non può esimersi dal valutare chi, per lavoro, con la “critica” vive un con-fronto costante e fondamen-tale. Ma il pubblico, i lettori cosa ne pensano?Non sentono nostalgia per quelle critiche imparziali, ampie e competenti, capaci di innalzare o malmenare un artista, ma con rispetto e un adeguato corredo di motiva-zioni?Risolvere tutto in un mero “click” sul mouse, o con una “faccina” che sorride o piange in calce a tre righe di giudi-zio, ci sembra una rinuncia eccessiva, in dignità, crescita e cultura.

di Ilaria Lucari

Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012

AMARCORDballetto in due atti di Luciano Cannitoliberamente ispiratoall’omonimo film di Federico Fellinicoreografia e regia di Luciano Cannitomusiche di Nino Rota e Marco Schia-voni, Alfred Schnittke, Glenn Miller, e canzoni popolari degli Anni Trentacostumi di Roberta Guidi di Bagnocon Rossella Bresciae con i ballerini di DANZITALIAItalian Touring Dance Company:Nicolò Noto, Diego Millesimo,Sergio Nigro, Rossela Lucà,Grazia Striano, Veronica Maritati,Giacomo Deleidi, Giada Pallara,Calogero Failla, Vittoria Pellegrino,Raffaele D’AnnaproduzioneDaniele Cipriani Entertainment

Politeama RossettiSala Assicurazioni Generali21 novembre 2012

durata 1h 35’ con intervallomer 21 novembre ore 20.30 - t. DAN

prezzo dei biglietti Platea A-B Interi € 40, ridotti € 37Platea C Interi € 37, ridotti € 34I Galleria Interi € 30, ridotti € 27II Galleria Interi € 26, ridotti € 24Loggione Interi € 12

Fellini ispira la danza L’immaginario che Federico Fellini riversa-

va nei suoi film - un universo pieno di colori, movimento, umanità, contrasti – è destina-to per sua natura a travalicare i confini della pellicola cine-matografica. È arte, ispirazio-ne inesauribile per riflessioni e germinazioni di creazioni nuove. Come Amarcord, bal-letto che il coreografo Luciano Cannito ha proposto per la prima volta nel 2005 e che ora rivisita in una versione coreografica elaborata per la Compagnia Danzitalia. Un’edizione resa preziosa dalle interpretazioni di Rossella Brescia – che danza nel ruolo di Gradisca – e della giovane rivelazione della danza Nicolò Noto (che sarà Titta) e dedi-cata al grande Maestro del cinema italiano in occasione

della ricorrenza del ventesimo anniversario dalla sua scom-parsa e del quarantesimo dal debutto del film.

Un balletto appalu-dito all’estero Dopo un applaudito debutto

nel 1995 al Teatro San Carlo di Napoli, Amarcord coreo-grafato da Luciano Cannito, sulle musiche di Nino Rota, è andato in scena al Teatro alla Scala, al Teatro Massimo di Palermo e – cosa nient’affatto scontata – negli Stati Uniti dove ha ottenuto ottimi esiti al Teatro Metropolitan di New York ed a Los Angeles. «Tutto esaurito all’Orange County di Los Angeles dopo lo straordi-nario successo newyorkese del balletto Amarcord di Luciano Cannito rappresentato dalla Scala di Milano» scriveva al debutto il Los Angeles Times.

18 abbonamento danza

Scena 1 - Piazza di RiminiAlla fine dell’inverno di un anno fascista, la scena si anima dei personaggi tipi-ci della provincia italiana: un gruppo di amiche (tra cui la bella Gradisca) cor-teggiatissime, i soliti adolescenti (tra cui Titta), sempre alla ricerca di ragazze da adescare, o di incartapecoriti signori da prendere in giro. Soldati fascisti e ricchi borghesi, sembrano tutti animati da un ottimismo in forte contrasto con il pa-norama di miserie.Scena 2 - Casa di TittaIl giovane Titta è a casa in una tipica situazione familiare: il padre annoiato sempre in lite con la madre; lo zio, adul-to, continua a vivere sulle spalle della sorella; la cameriera, presa di mira dal Nonno-Manolesta; il fratellino, piccola peste. Arriva all’improvviso un gruppo di gerarchi a prelevare il padre tra dispera-zione e stupore degli altri.Scena 3 - Dalle camice nereIl padre, interrogato e accusato di oltrag-gio al regime, è costretto a bere l’olio di ricino come punizione; e altri uomini attendono la stessa sorte.Scena 4 - Una via di RiminiL’arrivo delle prostitute attira l’atten-zione dei tre pestiferi amici di Titta, che approfittano del momento di libertà per fare un salto al bordello cittadino.Scena 5 - Dal prete a confessarsiLa madre costringe Titta a confessarsi, raccontando i dettagli grotteschi del suo grave peccato al parroco, il quale, poco interessato, lo assolve.Scena 6 - Un vecchio capannoneI genitori di Titta, con alcuni amici comuni-sti, vengono scoperti in atteggiamenti non fascisti da alcune camice nere, ma l’arrivo di Gradisca, che invita il gerarca per un caffè al Grand Hotel, li salva dai guai.Scena 7 - Il Grand HotelDopo un pomeriggio d’amore Gradisca e il Gerarca scendono alla festa nel salone dell’hotel, dove la ragazza viene lasciata sola dall’uomo, che preferisce una ricca straniera. Triste, Gradisca se ne va con Tit-ta, che segretamente vorrebbe sposarla.Scena 8 - L’arrivo del DuceTutti sono in fermento per l’arrivo del Duce, e pure Gradisca, che fa di tutto per farsi vedere da lui, tanto che sviene per l’emozione. Notata da un ufficiale tedesco, accoglie il suo invito al Grand Hotel...Scena 9 - Il Grand Hotel chiudeGradisca si ritrova nella stessa situazione del gerarca: cede all’ufficiale, che si sco-pre un depravato sessuale e la abbando-na nel mezzo della notte per imbarcarsi sul Rex. La ragazza sente svanire le sue speranze di fuga dalla provincia.Scena 10 - Matrimonio di Gradisca. Finale.La guerra è finita, e Gradisca trova l’uo-mo della sua vita: un semplice carabinie-re che la ama davvero. La grande festa di nozze, con tutti i personaggi, viene di-sturbata da un acquazzone. Titta, sempre innamorato della ragazza, sogna di poter riabbracciare la madre.

In effetti il balletto ha tutti i numeri per divertire e conqui-stare il pubblico: è liberamen-te ispirato al film omonimo, in cui Fellini ricorda e reinventa la sua vita di ragazzo nella Rimini della prima metà degli anni Trenta.Diviene così un ironico e melanconico affresco dell’Ita-lia fra le due guerre, dove il Fascismo e la Chiesa eserci-tavano il loro potere, influen-zando la cultura ed il costume. Sul palcoscenico, percorso dalle musiche celebri di Nino Rota – ma anche da brani di Marco Schiavoni, Alfred Schnittke, Glenn Miller e da canzoni popolari – si sviluppa la storia di Titta, l’alter–ego del Fellini adolescente, e del piccolo, vitalissimo mondo che lo circonda: la famiglia, gli amici, i paesani…Un microcosmo di ritratti e di aneddoti legati ad un filo comune. A fare da fil rouge nella vicenda è l’amore giova-nile di Titta per la bellissima Gradisca, la cui vicenda – come pure le altre, secondarie – lascia affiorare, attraverso le puntuali interpretazioni e l’accurato e vibrante linguag-gio coreografico, un messaggio speranzoso e spensierato, che incarna la voglia di vivere dell’Italia di allora.

Il coreografo Luciano Cannito è una delle perso-nalità più interessanti nel

mondo della danza italiana contemporanea. Artista di notevole versatilità (se il bal-letto rimane il suo principale campo d’azione, va evidenzia-to il suo successo nel campo della regia lirica, nonché come autore di musical e prosa), è un professionista le cui coreografie sono apprezzate

e richieste ben oltre i confini nazionali.È stato infatti rappresentato da New York alla Scala di Milano‚ dal Place des Artes di Montreal al Teatro dell’Opera di Tel Aviv.In periodi diversi ha assunto il ruolo di prestigio di Direttore Artistico e Coreografo Principale del Balletto di Napoli‚ del Balletto di Roma e del Teatro Petruzzelli di Bari, del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli e da settembre 2005 è Direttore del Corpo di Ballo al Teatro Massimo di Palermo. Ha esordito nella carriera di coreografo e regista in Israele nel 1986 con la produzione Passi Falsi, titolo a cui segue un vastissimo elenco di core-ografie, spesso concepite per artisti del calibro di Carla Fracci, o, più di recente di Alessio Carbone o Sabrina Brazzo.

Rossella Brescia Diplomata all’Acca-demia Nazionale di

Danza di Roma con il massi-mo dei voti, Rossella Brescia ha debuttato presto come solista nell’opera Attila. Anche se il suo curriculum artistico rivela un eclettismo ammire-vole – che la vede impegnata in ambito radiofonico (Tutti pazzi per RDS), come pure nei maggiori programmi televisivi, in diverse fiction, in numerose produzioni teatrali – la danza rimane la sua principale pas-sione. Chi l’ha vista interpr-tare nella cornice “open air” del Castello di San Giusto, due stagioni orsono, una Carmen emotivamente intensa, non può che averne ricevuto la prova.

di Ilaria Lucari

19Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012

di William Shakespearetraduzione di Nadia Fusinispazio scenico di Nicolas Boveye Andrea De Rosacostumi di Fabio Sonninoluci di Pasquale Marisuono di Hubert Westkemperregia di Andrea De Rosacon Giuseppe Battiston,Frédérique Loliée,Marco Vergani, Riccardo Lombardo, Stefano Scandaletti,Valentina Diana,Gennaro Di Colandreaproduzione Fondazione del Teatro Stabile di TorinoTeatro Stabile del Veneto “Carlo Goldoni”

abbonamento prosa Politeama RossettiSala Assicurazioni Generalidal 22 al 25 novembre 2012

durata 2h senza intervallogio 22 novembre ore 20.30 - t. liberoven 23 novembre ore 20.30 - t. Bsab 24 novembre ore 20.30 - t. Cdom 25 novembre ore 20.30 - t. DPrezzo dei biglietti

Platea A-B Interi € 29, ridotti € 24/20Platea C Interi € 25, ridotti € 22/20I Galleria Interi € 20 , ridotti € 18/16II Galleria Interi € 12

MACBETHGiuseppe Battiston è

Macbeth Molto amato dal pubblico del Teatro

Stabile che lo ha applaudito fin dai suoi esordi sul pal-coscenico (ricordiamolo in Intrigo e Amore di Schiller, diretto nel 1994 da Nanni Garella e recentemente in una bella interpretazione di Orson Welles’ Roast) ed ha imparato poi ad apprezzarne il talento nelle ormai numerose, otti-me prove cinematografiche, Giuseppe Battiston ritorna al Politeama Rossetti con uno dei protagonisti più foschi della storia del teatro. Ad affidargli il ruolo di Macbeth, in un’edizione visionaria e interessante è il regista Andrea De Rosa che in Battiston e in Frédérique Lolite – scelta per la Lady – ha ravvisato due protagonisti intensi ma lontani da scontati cliches.

Di Macbeth infatti il regista tiene a sottolineare il profilo vivido e attuale, il contrasto tra pensiero e azione, il con-flitto tra ambizione e senso di giustizia, l’essere preda di un ingranaggio infernale di fronte al quale il libero arbitrio deve arrendersi: sono questi i tratti che lo rendono identificabile con il nostro demone persona-le. Così pure Lady Macbeth, la cui psicologia ha affascinato Freud, ci appare figura di assoluta modernità.

La visione del regista Autore di una mes-sinscena che colpirà

il pubblico per modernità e incisività di immagini, Andrea De Rosa spesso trae sugge-stioni dalle arti visive e dal cinema. Anche per Macbeth è stato così: gli spettatori più

20 abbonamento prosa

Personaggi Interpreti

Macbeth Giuseppe BattistonLady Macbeth Frédérique LoliéeBanquo Ivan AlovisioRoss Marco VerganiMacduff Riccardo LombardoMalcolm Stefano ScandalettiEcate/Lady Macduff Valentina DianaSeyton Gennaro Di Colandrea

IL MACBETHNel mondo del teatro molti credono che quest’opera porti sfortuna e per non pronunciare ad alta voce il suo ti-tolo, preferiscono chiamarla “L’Affare scozzese”; si tratta del Macbeth (scritto tra il 1603 e il 1607), uno dei più forti e oscuri drammi shakespeariani. La trama riprende il personaggio del Re di Scozia Macbeth, protagonista di diversi racconti, come quello dello storico scozzese Hec-tor Boece; tuttavia le testimonianze più importanti sono certamente le “Chro-nicles” dello scrittore inglese Raphael Holinshed. Viene così messo in scena il personaggio del Lord scozzese Macbeth, animato da una pericolosa ambizione, che porterà lui e la moglie ad una serie di crimini e perfino al regicidio. Il mito del dramma maledetto iniziò sin dalla prima rappresentazione, nell’ago-sto del 1606, quando, secondo i racconti dell’epoca Hal Berridge, l’attore che in-terpretava Lady Macbeth, fu colpito da una febbre improvvisa e morì sul palco. Secondo le leggende Shakespeare inserì nel testo alcuni versi dalla formula ma-gica di una strega, che, per vendicarsi dell’offesa, maledì l’opera. Al di là delle superstizioni il Macbeth è sempre sta-to un dramma controverso, per via dei temi trattati e della violenza che veniva inscenata, e per l’importanza che viene conferita agli elementi sovrannaturali. In particolare, il tema del regicidio è sem-pre stato oggetto di critiche, tanto che nel 1703 l’opera venne giudicata come blasfema dalla Regina Anna, la quale sta-bilì una settimana di preghiere in seguito alla sua rappresentazione.Forse è stato proprio il suo carattere controverso ad assicurarne il successo, infatti nel corso dei secoli è andata in scena innumerevoli volte. Ricordiamo in particolare le varie rappresentazioni (durante la Restaurazione) curate dalla regia di William Davenant, che riadattò il testo e lo accompagnò con effetti spe-ciali. L’opera trovò un grande successo nell‘Ottocento, quando il personaggio di Macbeth era impersonato dai miglio-ri attori teatrali, come Samuel Phelps e Charles Kean, e lo stesso valeva per quello della moglie, Lady Macbeth, che vede tra le più celebri interpreti Helena Faucit e Isabella Glyn. Nel 1847 con le musiche di Verdi il dram-ma diventa anche un’opera lirica di cui si ricorda lo strepitoso successo al Teatro alla Scala con la soprano Maria Callas nel ruolo di Lady Macbeth (1952).Nel ventesimo secolo il dramma è sta-to anche soggetto di numerosi adatta-menti cinematografici, come il celeber-rimo Macbeth di Orson Wells (1947), il Macbeth di Roman Polanski (1971), presentato al 25° Festival di Cannes, e la rivisitazione del maestro del cinema giapponese Akira Kurosawa uscita con il titolo Il trono di sangue (1957).

attenti vi intuiranno gli echi delle sculture deformate di Ron Mueck, dell’angoscia dei film di Cronenberg. «La tra-gedia shakespeariana – scrive – prefigura il funzionamento di ciò che molto tempo dopo chiameremo inconscio e ci rac-conta il pericolo mortale che si nasconde dietro l’espres-sione dei nostri desideri più profondi. Perché i desideri rappresentano la parte più insondabile che la psicoana-lisi ha provato a nominare.(…) Macbeth e Lady Macbeth sono un uomo e una donna che, quasi per gioco, arriva-no a confessarsi un desiderio terribile». Inquietante poi che le visioni più buie della tra-gedia – le streghe, il prodigio della foresta in movimento – si richiamino visivamente all’infanzia. «Macbeth e Lady Macbeth non hanno figli» spiega De Rosa. «Mi sono accorto che ci sono diversi luoghi del testo in cui s’insi-ste sul generare, l’allattare, il nutrire. Sono ossessionati dal fatto di non poter avere bam-bini. Nello spettacolo abbia-mo molto lavorato sull’atto drammatico della nascita, sul disequilibrio, la fragilità. La cosa più interessante non è il lato mostruoso delle cose, ma l’aspetto misterioso. Ecco, il venire al mondo è un mistero totalmente inafferrabile».

La sinossi «Macbeth si distingue sedando una rivolta contro il re di

Scozia Duncan: tre streghe profetizzano che assumerà il titolo del vassallo e avrà un futuro da re. Anche per Banquo, suo compagno d’ar-mi c’è un presagio: genererà dei re. Quando la profezia si realizza, Macbeth è spin-

to dall’ambiziosa moglie ad aspirare al trono. Aiutano il destino: Macbeth ucciderà Re Duncan quando resterà ospite nel loro castello. Del regici-dio – grazie a un intrigo della Lady – sono accusate due guardie e lo stesso Macbeth le giustizierà. Mentre i nobili scozzesi accusano di congiura i figli del Re Duncan, Macbeth sale al trono. Il sovrano però teme Banquo: si macchia dun-que di un nuovo assassinio, ciononostante è tormentato dalla profezia secondo cui Banquo avrebbe generato dei re: suo figlio infatti vive. Intanto i nobili intendono ribellarsi a Macbeth. Il re inquieto si rivolge alle stre-ghe per conoscere il futuro: tre profezie lo rassicurano, l’ultima dice che il suo pote-re resterà inscalfibile finché la foresta di Birnam non si muoverà verso la collina di Dunsinane. Il Re per raffor-zare la sua posizione vuol far uccidere la moglie e il figlio del nobile Macduff: radunan-do focolai di ribelli questi accorre in protezione dei suoi cari. Lady Macbeth non è più in sé: vede sulle sue mani il sangue delle vittime sue e del marito e rosa dal rimor-so si accusa di molte morti. Macbeth ormai solo si prepara all’attacco dei ribelli che si radunano proprio nella foresta di Birnam. Il legittimo erede al trono, Malcom, ordina che la foresta sia abbattuta ed ogni soldato muova sopra di sé un ramo per confondere le senti-nelle nemiche. Macbeth scopre che la moglie si è tolta la vita e che sul campo di battaglia avviene il prodigio della fore-sta in movimento: Macduff lo vince in duello.

di Ilaria Lucari

21Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012

Omaggio a Giorgio Gabere Sandro Luporinidi Gaber, Luporini,Calabrese, Scudamusiche di Giorgio Gabersuono di Giuseppe Pellicciariluci di Claudio Tappicon gli Oblivion Davide Calabresee Lorenzo Scuda produzione Malguion srl

Politeama RossettiSala Assicurazioni Generali27 novembre 2012

durata 1h e 15’ senza intervallo

mar 27 novembre ore 20.30 - t. libero

Prezzo dei bigliettiPlatea A-B-C Interi € 19, ridotti € 16Gallerie Interi € 12

FAR FINTA DI ESSERE G

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Davvide Calabrese e Lorenzo Scuda Per il pubblico dello Stabile

regionale, Davide Calabrese e Lorenzo Scuda sono gli Oblivion: certo, assieme ai loro tre colleghi… Perché mai qui si presentano in “duetto”? In realtà questo “duetto” viene portato da ben sette anni in tutte le piazze e i teatri d’Ita-lia, vi riceve accoglienze trion-fali e dimostra una volta di più il talento di questo gruppo di artisti, brillante nei suoi sin-goli componenti e capace nella sua formazione “d’assieme” di regalare un raro, salutare, sorprendente e ironico “scosso-ne” al profilo dello spettacolo leggero contemporaneo.

Fra gli Oblivion e il “Signor G” «Veniamo dal Musical. Facciamo

intrattenimento, comicità,

parodia, varietà musicale. Cosa c’entra tutto ciò con il teatro canzone di Gaber e Luporini?» si chiedono nelle note a Far finta di essere G i due creatori e interpreti dello spettacolo. «Qualcuno può dire che il Gaber pensiero non apparten-ga alla nostra generazione» continuano infatti. «Per noi è stato come un regalo, che ci siamo trovati in mano senza saperne bene la storia e la provenienza. Parlando dei (fin troppi) omaggi che in questi anni gli sono stati fatti, forse si finisce per mettere in secondo piano i veri “omag-gi”, ovvero i regali che Gaber e Luporini hanno fatto a noi. Gaber, per noi, è un maestro. Il massimo esempio di come una macchina scenica perfetta, un raro istinto animale e un intellettuale di grande spessore

abbonamento altri percorsi

GIORGIO GABERGiorgio Gaber-scik, in arte Gior-gio Gaber, nasce a Milano il 25 gen-naio 1939.Dopo l’esordio come chitarrista di Adriano Ce-

lentano, all’età di diciannove anni firma il primo contratto discografico per la Ri-cordi e incide il 45 giri Ciao ti dirò.Gli anni Sessanta lo vedono indiscusso e autorevole protagonista dello spettaco-lo italiano con numerosissime incisioni discografiche e con un’intensa attività televisiva anche nel ruolo di conduttore di diversi programmi di grande spessore e successo: Canzoni di mezza sera (1962), Canzoniere minimo (1963), Questo e quello (1964), Diamoci del tu (1967), …E noi qui (1970).Sono gli anni della fortunata collabora-zione con lo scrittore Umberto Simo-netta, co-autore dei suoi più importanti e popolari successi discografici, e delle prime frequentazioni col pittore Sandro Luporini.Ed è proprio con Luporini che Gaber, a partire dal 1970, invitato dal Piccolo Teatro di Milano, cambia decisamente strada creando l’inedita forma artistica del “Teatro Canzone” che porta in scena ininterrottamente dalla stagione teatrale 1970-1971 al 1999-2000.Appartengono a questo lungo periodo, interamente dedicato all’attività teatra-le, anche gli spettacoli di prosa (“teatro d’evocazione”), le regie e le produzioni riferite ad altri artisti (Ombretta Colli, Enzo Jannacci, Beppe Grillo, Arturo Bra-chetti), la direzione artistica dei teatri di Venezia e la manifestazione “Professione Comico” che fu trampolino di lancio per molti degli attuali protagonisti della co-micità italiana.Nel 2001 a seguito della forzata interru-zione dell’attività teatrale, si dedica alla discografia con due album: La mia ge-nerazione ha perso (2001) e Io non mi sento italiano (pubblicato postu-mo nel 2003) che ottengono uno stra-ordinario successo di vendita e lo con-sacrano protagonista d’eccellenza anche nell’ambito della canzone d’autore.Il 1° gennaio 2003 Giorgio Gaber si spegne nella sua residenza di Camaiore (Lucca). Riposa al Famedio del Cimitero Monumentale di Milano accanto a co-loro che hanno contribuito a rendere grande la metropoli lombarda.Il suo legame con la città di Trieste, fami-liare ma mantenuto vivissimo soprattut-to attraverso le sue costanti esibizioni nelle Stagioni dello Stabile regionale dove è stato applaudito in ben 11 spet-tacoli diversi, è perpetuato dall’intitola-zione a suo nome di un tratto del Viale antistante il Politeama Rossetti.

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possano convivere tranquilla-mente in un’unica figura. Un intellettuale capace di mettere in ridicolo le miserie del nostro vivere quotidiano, pronto a sgretolare le ipocrisie della nostra epoca ma, un attimo dopo, capace di interpretare con grande generosità anche una semplice canzone d’amo-re».

Lo spettacolo Scuda e Calabrese definirebbero Far finta di essere G...

una passeggiata affettuosa nel repertorio gaberiano. E sotto-lineano che fanno riferimento proprio a tutto il repertorio: anche quelle prime vecchie canzonette che poco sembrano in tono con l’impegno e il tea-tro canzone, ma senza le quali la comprensione del percorso artistico di Gaber sarebbe par-ziale.I due artisti interpretano come una perfetta macchina scenica questi primi brani e alcuni dei maggiori successi di Gaber e Luporini, e sfruttano appieno il loro reciproco affiatamento nonché la loro natura polie-drica, a più dimensioni. Nella performance, infatti, musica e teatro si fondono in un solo linguaggio dove – spiegano – «il musicista è il partner sceni-co dell’attore e l’attore fonda-mento della struttura musicale. Uno spettacolo che riproduce il giusto mix fra una rilettura personale dei testi gaberiani ed un tributo alla perfezione sce-nico-musicale delle sue opere più belle. Un’ora e mezzo di divertimento e riflessione allo stesso tempo, con quell’equi-librio fra dolce e amaro tipico della condizione dell’uomo moderno che nessuno ha mai saputo esprimere con tanta efficacia come l’inimitabile

Giorgio Gaber».E se omaggio dev’essere, per Scuda e Calabrese va allora fatto con sincerità e senza tradire le proprie personali “corde” artistiche: ecco allora lo spazio a quel lato giocoso e giullaresco presente un po’ ovunque nei testi e nelle musi-che, anche in quelli più duri e sferzanti.Lo spettacolo diviene così anche «Un gioco teatrale dove “Oblivionare” pezzi interi di canzoni e monologhi, smon-tandoli, scomponendoli e ricomponendoli alla nostra maniera. Per scoprire – con-cludono – come i confini fra intrattenimento leggero e tea-tro d’autore siano più labili di quanto si possa immaginare... Quello che conta è il rigore, la passione e una sana dose di follia».

Il dono di Gaber C’è un legame speciale fra la città di Trieste e Giorgio Gaber:

un legame di radici, ma anche una reciprocità nel sentire, un affetto – alla fine – che è inutile cercare di analizzare di più: talvolta scatta, senza spiegazioni, fra una platea e un artista, e non si spegne più. E se il Largo adiacente al Politeama Rossetti testimo-nierà per sempre attraverso il suo nome questa reciprocità, il messaggio di Giorgio Gaber si perpetua anche per altre vie, più artistiche e misteriose. E così accade che due artisti generazionalmente distanti da lui riconoscano – pur non avendolo incontrato profes-sionalmente – «La lezione più grande che Gaber ci ha lascia-to, è che questo lavoro (quello dell’attore, del giullare), prima di farlo bisogna amarlo».

di Ilaria Lucari

Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012

Crucifige - La passione dissacrante della santità della folliadi Claudio Bernardiscenografie di Diego Iaconfcicregia di Claudio Misculincon Claudio Misculin,Gabriele Palmano,Donatella Di Gilio,Dario Kuzma, Giuseppe Feminiano,Francesca Hagelskamp,Fabio Portas, Barbara Busdon,Fabio Cassano, Daniel Portas, Derin Kennetproduzione Accademia della Folliain collaborazione con Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia

Politeama RossettiSala Bartolidal 28 novembre al 2 dicembre

durata 1h e 35’ con intervallo

mer 28 novembre ore 21 - t. liberogio 29 novembre ore 21 - t. liberoven 30 novembre ore 21 - t. liberosab 1 dicembre ore 21 - t. liberodom 2 dicembre ore 17 - t. libero

Prezzo dei bigliettiPosto unico interi € 19, ridotti € 16Last minute interi € 12

CRUCIFIGEL’autore racconta «Fu

il grido della folla al governatore romano

che condannò a morte un inno-cente. La storia della ricerca e dell’eliminazione di un capro espiatorio, di qualcuno che paghi per le colpe di tutti, è iniziata non si sa quando, ha attraversato epoche, popoli e nazioni e continua ancora oggi, con mezzi modernissimi. Ogni volta che in uno stato qualcosa gira storto, nell’economia, nella salute, nel sociale, ogni volta riemerge con potenza e furore la caccia e la cacciata di capri espiatori. Con effetti disastrosi, perché il malessere non risolto alla radice è destinato a dila-gare.La storia della Passione di Cristo non sarà una lettura religiosa, ma sociale, politica.La storia della Passione di Cristo è infatti la storia di

come una società può cadere nella spirale del circolo vizioso del farsi male gli uni gli altri, generando discordia, violenza, ingiustizia, disagio, dolore, sofferenza. Nel contempo è l’indicazione della ricerca e della realizzazione del circolo virtuoso che fa prosperare una città, uno stato, una società».

Crucifige secondo il regista «Questo spetta-colo è un cenacolo, una

cena tra amici, una messa tea-trale: una messa in scena.La passione di Cristo viene ripercorsa come in una Via Crucis, ma non ci sono preti, chierichetti, parametri sacri, incensi e quant’altro: c’è il centurione romano, ben inter-pretato da Fabio Portas; c’è Barabba, affidato all’incre-dibile Dario Kuzma; la zia di Cristo è Donatella Di Gilio:

24 abbonamento altri percorsi

L’ACCADEMIADELLA FOLLIAL’Accademia della Follia viene fondata da Claudio Misculin, artista, attore e regista, da Angela Pianca e Cinzia Quintiliani nel 1992 a Rimini, nel corso di un Convegno tenutosi nel ridotto del Teatro Comuna-le “Ermete Novelli”.

L’Accademia della Follia si occupa di teatro e follia. È un progetto teatrale e cultu-rale. Formato da attori a rischio, è un’esperienza

singolare-universale. Qui la sofferenza individuale trova lo spazio delle parole e dei gesti. La ricerca nasce all’interno dell’ex Ospedale Psichiatrico di Trieste nel periodo in cui le mura venivano ab-battute da Franco Basaglia.Claudio Misculin si trova lì, in quel mo-mento, a far parte del grande sogno; e da lì, da dentro, fonda il primo gruppo (nel 1976), apre il primo teatro di matti ed, insieme ad altri, partecipa alla costru-zione di quella idea che poi diventerà la Legge 180. L’esperienza triestina non è mai stata riduttivamente centrata sulla psichiatria, ma è più generalmente cul-turale e politica. «È la culla, il brodo bio-logico in cui siamo nati, il terreno dove hanno attecchito le nostre radici e siamo cresciuti». Si opera ai confini: geografici, culturali, etnici, di generazione, di centra-lità e marginalità, di rischio personale, di gruppo, di età, di status. Tecnica + Follia = Arte..... O l’arte ha in

sé una magia, op-pure non è arte.Il matto può di-ventare un talen-to artistico, se si creano opportu-nità di esplorare e di mettere in

scena altre maschere oltre a quella unica e sovradeterminata di malato.I riferimenti teorici, elaborati all’inter-no di una pratica quotidiana incessante, sono certamente Artaud, Grotowskji, Living Theatre, ma anche Franco Basa-glia, Franco Rotelli, Sisto Dalla Palma. Da tempo cresce nel confronto con l’avvoc-cato Giuliano Spazzali, il professor Giu-seppe D’Arrigo, il poeta Giancarlo Majo-rino, la dottoressa Donata di Roma, con poeti ed intellettuali milanesi. Da tempo si confronta con il professor Claudio Bernardi e la professoressa Carla Bino

de l l ’Un ivers i tà Cattolica di Bre-scia e con il pro-fessor Daniele Se-ragnoli del CTU - Centro Teatro Universitario di Ferrara.

un miracolo teatrale; Pilato, Erode e Kaifa sono tutti gioca-ti dal nostro grande maestro di scena Charly Palmano; poi c’è Pino, che fa Marco, ma che è Pino, che non è poco; e poi… tutti gli altri…Insomma la passione è sempre quella, ma la planimetria nar-rativa è originale, il punto di vista di chi racconta è diverso del solito. Senza solennità retorica saliamo al Golgota come fece Lui 2000 anni fa, ma la storia, stavolta, la fanno uomini e donne contempora-nei. C’è tanta verità in questo spettacolo e il merito è nel testo del professor Claudio Bernardi e nella natura umana dell’Accademia della Follia. Concretezza e verità in tutto lo spettacolo, ma ce n’è una che primeggia su tutte: che Gesù Cristo era veramente figlio di Dio. Un ringraziamento speciale al nostro fotografo Giorgio Mesghetz, le sue foto che non solo rappresentano la realtà, ma suggeriscono l’idea, impri-mono ed esprimono ciò che si vuole comunicare con i colori, le prospettive, le forme dell’in-tenzione originale dell’artista.Non so come faccia. Ce lo chiediamo in molti. Forse non lo sa neanche lui: è un genio!A noi non ci ha solo fotografati solo, ma ci ha inventati quali seguaci di Cristo, poveri cristi, tentativi di uomini, esuberanze di attori, e Cristo stesso mede-simo in persona proprio lui.In verità in verità vi dico: il Mesghetz non ha solo fotogra-fato solo lo spettacolo, ma lo ha costruito con noi».

L’Accademia della Follia allo Stabile Gli spettacoli dell’Ac-

cademia della Follia non sono

semplici spettacoli. Lasciano un segno forte, non permet-tono al pubblico di uscire da teatro uguale a prima: sono “esperienze”. E rispetto a certo teatro che coinvolge persone con disagio – ed ha il limite di lasciare nel pubblico l’ama-ro sospetto che la scelta sia dettata più da opportunità di marketing che da ragioni esi-stenziali, artistiche e formative – gli spettacoli dell’Accademia della Follia, trasudano invece immediatezza, necessità, par-tecipazione, verità.Spesso il cammino dell’Ac-cademia della Follia e quello del Teatro Stabile regiona-le si sono intrecciati e con esiti di grande entusiasmo umano e poesia scenica. Il primo incontro è avvenuto durante la terza edizione del Festival della Drammaturgia Contemporanea, che ospitava La Bela Vita: nel testo di Pino Roveredo diretto da Claudio Misculin si tratteggiava una giornata di un gruppo di dete-nuti, fra sogni e frustrazioni. Dieci anni dopo, gli attori di Misculin portano alla Sala Bartoli un lavoro toccante, firmato da Giuliano Scabia su testi di Gianni Fenzi La luce di dentro: il pubblico ne è con-quistato.Come lo sarà della coprodu-zione Stravaganza, in scena l’anno successivo e quello dopo ancora, portato in tour addirittura in Brasile. Uno sguardo toccante e reale, acuto e ciononostante pieno di spe-ranza sul “dopo” rispetto alla coraggiosa rivoluzione della Legge Basaglia: un racconto vivo di impegno umano e civile restituito attraverso la dram-maturgia di Dacia Maraini e il generoso lavoro artistico dell’Accademia della Follia.

25Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012

26

ore 20.30 PROSA t. PRIME

ore 20.30 PROSA turno B

ore 20.30 PROSA turno C

ore 16.00 PROSA turno D ore 20.30 PROSA turno A

Ottobre 2012

1lunedì

2martedì

3mercoledì

4giovedì

5venerdì

6sabato

7domenica

8lunedì

9martedì

10mercoledì

11giovedì

12venerdì

13sabato

14domenica

15lunedì

16martedì

17mercoledì

18giovedì

19venerdì

20sabato

21domenica

22lunedì

23martedì

24mercoledì

25giovedì

26venerdì

27sabato

28domenica

29lunedì

30martedì

SALAASSICURAZIONI GENERALI

SALABARTOLI

31mercoledìIL CIGNO NERO

ore 20.30 DANZA t. libero

ore 20.30 DANZA t. DAN

LEI DUNQUE CAPIRA’ ore 17.00

IL DISCORSO DEL RE

ASPETTANDO LA BELLA STAGIONE ore 17.30

WUNDERKAMMER ore 21.00

INCONTRO SU“IL DISCORSO DEL RE” ore 18.00

ASPETTANDO LA BELLA STAGIONE ore 17.30

calendario

27

ore 20.30 PROSA t. PRIME

ore 20.30 DANZA t. DAN

ore 20.30 PROSA t. libero

ore 20.30 PROSA turno B

ore 20.30 PROSA turno C

ore 16.00 PROSA turno D

Novembre 2012

1giovedì

2venerdì

3sabato

4domenica

5lunedì

6martedì

7mercoledì

8giovedì

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10sabato

11domenica

12lunedì

13martedì

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18domenica

19lunedì

20martedì

21mercoledì

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23venerdì

24sabato

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27martedì

28mercoledì

29giovedì

30venerdì

SALAASSICURAZIONI GENERALI

SALABARTOLI

ore 20.30 MUSICAL turno M

ore 20.30 altri perc.

ore 20.30 altri perc.

MACBETH

OSCURAIMMENSITà

TITANIC,IL RACCONTO DI UN SOGNO

ore 16.00 MUSICAL turno P

ore 16.00 MUSICAL t.FAMore 20.30 MUSICAL turno N

ore 20.30 MUSICAL turno O

IO ODIOI TALENT SHOW

ore 21.00 EVENTI SPECIALI

WUNDERKAMMER

ore 21.00 EVENTI SPECIALI

ore 11.00 EVENTI SPECIALI

ore 17.00 EVENTI SPECIALI

ore 17.00 EVENTI SPECIALI

ore 16.00 PROSA turno E

FAR FINTA DI ESSERE G...

ore 16.00 PROSA turno E

ore 20.30

ore 20.30 PROSA turno A

ore 21.00 Goodbye Berlin

ore 17.00 Goodbye Berlin ore 21.00 Un calicetto... ore 17.00 Un calicetto... ore 21.00 Goodbye Berlin

ore 17.00 Un calicetto...

ore 21.00 Un calicetto...

ore 17.00 Goodbye Berlin ore 21.00 Un calicetto...

ore 20.30 EVENTI SPECIALI FICARRA E PICONE“APRITI CIELO”

SOCIETàDEI CONCERTI

TROTE

ore 20.30 PROSA t. PRIME

SOCIETàDEI CONCERTI

GALà INTERNAZIONALEDELL’ OPERETTA E DEL MUSICAL

ore 20.30 PROSA turno A

ore 20.30 PROSA turno B

L’INFINITO ore 20.30 PROSA turno C

ore 16.00 PROSA turno D

AMARCORD

ore 17.00 BULLI E PUPE

ore 20.30 JEKyLL & HyDE

LE AVVENTURE DI

GIAN BURRASCA

“GOODByE BERLIN”

E

“UN CALICETTO CON SUPPÈ

ore 21.00 EVENTI SPECIALI

ore 17.00 EVENTI SPECIALI

ore 21.00 EVENTI SPECIALI

ore 21.00 altri perc.

ore 21.00 altri perc.

ore 21.00 altri perc.

ore 20.30

CRUCIFIGE

ore 21.00

Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012

DALL’11 AL 16 DICEMBRE 2012POLITEAMA ROSSETTI - TRIESTESALA ASSICURAZIONI GENERALIwww.ilrossetti.it

info +39-040 -3593511

Ovunque recitino, sono accolti da veri “sold out”: sono i giovani artisti della scuola StarTs Lab che opera in collaborazione con lo Stabile regionale e si impegna quest’an-no in una versione recitata, danzata e cantata de Le avventure di Gian Burrasca. Esaurite le due repliche offer-te in anteprima a settembre, nell’ambito di “Aspettando Next” a cura della Provincia di Trieste al Teatrino Franco e Franca Basaglia, venduti in un soffio i posti per le repliche alla Sala Bartoli, gli allievi stanno racco-gliendo grandi soddisfazioni. Il merito va al loro talento tenace e generoso nonché alla dedizione di Lucano Pasini, regista dello spettacolo e direttore della scuola e delle insegnanti Noemi Calzolari – con cui i ragazzi imparano a padroneggiare i campi complessi della dizione e della recitazione – e Daniela Ferletta, cui si deve l’accurata preparazione musicale dei giovani artisti, in grado di cantare da solisti o in armoniosi cori, sulle partiture di Nino Rota. Scritta da Vamba nel 1907, la storia di Gian Burrasca rivela un appeal intramontabile. La trama vuole che Giannino Stoppani per il suo compleanno riceva dalla mamma un diario in cui appuntare le proprie esperienze. Il bimbo si rivela una fonte inesauribile di guai, e dispetti, tutti divertenti e capaci di renderlo eternamente il bersaglio delle ansie materne e dei castighi del papà. Ma Gian Burrasca non può proprio trattenersi: quando per correggerlo lo rinchiudono in un rigoroso collegio, eccolo capeggiare la rivolta del minestrone, e scoprire – nel

tentativo di ottenere “pappa col pomodoro per tutti” – i valori preziosi dell’amicizia e del sacrificio. Lo spettacolo si avvale della presenza di Francesco Gusmitta “guest star” professionista, che nel ruolo di Pellegrino Artusi tiene un’interessante lezione sul “mangiar sano” a Gian Burrasca e ai suoi compagni, evocando il libro La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene che lo aveva reso famoso.

newsEsauriti in poche ore i biglietti alla Sala Bartoli e alla Sala Assicurazioni Generali

Gian Burrasca fa il sold outI ragazzi del laboratorio StarTs Lab vincono la sfida con il classico di Vamba

tratto da “Il giornalinodi Gian Burrasca” di Vamba

adattamento di Adriano Braidottimusiche di Nino Rota

regia di Luciano Pasini

con Francesco Gusmittanel ruolo di Pellegrino Artusi

e con gli allievi di “StarTs Lab”Argante Baschiera,

Giulia BernardiEvita Bertolini

Enea BordonAngela CotterleValentina CrucilFederica Crulci

Sara DespotovicFrancesco Felician

Margherita GirardelliLeonardo Iurada

Virginia LanzaSofia MaiolaElisa Manzin

Lorenzo ManzinMatilde Marino

Petra MeneghettiCostanza MontiGabriele Pacini

Stefano ParmesanFrancesca Radoicovich

Francesco RocchiLuca RocchiDavide Rossi

Augusto SavareseElisabeth ScherlichSamuele Steindler

Jennifer StiglianiAnna Vlacci

Caterina ZoppolatoFilippo Zoppolato

elaborazioni musicalidi Marco Steffé

costumi di Benedetta Schepis

e con la collaborazionedi Noemi Calzolari

per l’educazione al linguaggioDaniela Ferletta

per l’educazione musicale

29Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012

Il ritorno al Rossettidi Ficarra e Picone I due comici siciliani in scena lunedì 19 novembre

BUON NATALECON GLI ALPINISi terrà sabato 1° dicembre alle ore 20.30 alla Sala Assicurazioni Generali il tradizionale concerto di Natale organizzato dall’Associazione Nazionale Alpini di Trieste. I biglietti per lo spettacolo saranno in vendita al prezzo di 5 euro a partire da giovedì 8 novembre.

I NEGRITA INCONCERTO A MARZOArriverà al Politeama Rossetti venerdì 29 marzo il tour unplugged dei Negrita. I biglietti per lo spettacolo saranno in vendita a partire da vener-dì 27 ottobre presso la Biglietteria del Rossetti, su internet, presso le agenzie convenzionate e il circuito di Azalea Promotion.

GLI OBLIVIONALLA SALA UMBERTORiparte da Roma la stagione 2012-13 degli Oblivion: il loro Oblivion Show 2.0 - Il Sussidiario, coprodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, sarà in scena alla Sala Umberto fino a domenica 4 novembre, prima di partire per un lungo tour nei principali teatri italiani.

Con Diciamoci la verità nel 2004 Ficarra & Picone avevano vissuto un entu-siasmante debutto sul palcoscenico del Politeama Rossetti: adesso, dopo quattro anni d’assenza dai teatri italiani, eccoli ritornare anche a Trieste – il 19 novem-bre – con Apriti Cielo. Uno spetta-colo tutto nuovo e carico di certo di una serie di contenuti e idee esilaranti.«Il desiderio di sentire di nuovo il calore delle risate del pubblico, è stata la molla per la costruzione di questo nuovo testo» ammettono i due comici siciliani, che come per i precedenti lavori, hanno composto una struttura divisa in quadri, ognuno dei quali racchiude la rappresentazione di un aspetto della vita quotidiana con i suoi paradossi al limite dell’assurdo. Ficarra & Picone li tratteggiano con la consueta sagacia, l’aria stralunata e la verve che li rendono irresistibili.Ad esempio: un cadavere tra i piedi di due improbabili tecnici della tv, è solo una sfortunata coincidenza o, come nella migliore “dietrologia italiana”, c’è un

oscuro manovratore? Le leve del potere attuale sono in mano a “menti raffina-tissime” disposte a tutto, o a uomini normali con i loro limiti? Il fanatismo religioso apre le porte del paradiso o da vita a situazioni dai risvolti assurdi e perciò divertenti? Insomma, i due comici, prendendo spunto dalla vita di tutti i giorni, piena di cronaca nera, politica, religione e tanto altro, ci offrono, con la leggerezza che li contraddistingue, una riflessione divertente sulla nostra società e sulla nostra nazione, regalandoci uno spettacolo dai colori forti ancora una volta scritto completamente e interpretato da Ficarra & Picone. Ficarra & Picone nascono artisticamente nel 1997. Siciliani doc, portano in giro spudoratamente la loro sicilianità. I personaggi che interpretano sono spesso ispirati a fatti e persone che, a loro dire, esistono veramente. La loro carriera artistica ha inizio dal cabaret e successi-vamente in teatro, per approdare poi alla televisione e al cinema.

30

inbreve

ilRossetti news

L’Associazione dell’Operettafesteggia il suo ventennale Sei appuntamenti in cartellone alla Sala Generali e alla Sala BartoliL’Associazione Internazionale dell’Ope-retta compie vent’anni. Un traguardo importante che verrà celebrato festeg-giando assieme alla città, a cui verrà proposto un piacevo-lissimo programma di iniziative.Il Teatro Stabile regionale, che da sempre collabora con l’Associazion,e sarà coinvolto anche nell’occasione di que-ste celebrazioni cui faranno da cornice gli spazi del Politeama Rossetti e della Sala Bartoli.Si inizierà con il Gala interna-zionale dell’operetta e del musical in programma sabato 10 novembre, serata in cui saranno anche consegnati il Premio Internazionale dell’Operetta – 25.a edizione, a Sylvester Levay – personaggio di assoluta levatu-ra che composto le musiche di successi come Elisabeth, Mozart, Rebecca e molti altri – ed il Premio Massimini a Simone Leonardi eccellente interprete di uno dei migliori musical prodotti in Italia, Priscilla.Nel pensare ad una grande festa non potevano mancare i paladini dell’operetta di tanti festival triestini, Daniela Mazzucato e Max Renè Cosotti e, per sottolineare la vocazione internazionale la bravissima Cheryl Porter : attorno a loro vecchi e nuovi interpreti delle produzioni dell’Associa-zione, dall’immancabile Andrea Binetti, a Marzia Postogna, Ilaria Zanetti, Maria

Giovanna Michelini, Stefania Seculin, Raffaele Prestinenzi.Ma altre grandi sorprese connote-ranno la serata: presenterà Paolo

Limiti, raggiungeranno sul palco Leonardi gli altri protagonisti di Priscilla Antonello Angiolillo, e Mirko Ranù, e il Maestro Romolo Gessi dirigerà l’Orchestra Regionale “Filarmonia Veneta”.Altre iniziative segui-ranno questa prima

serata e proseguiranno fino al 18 dicembre. Al Politeama Rossetti andran-no in scena il musical Bulli e Pupe della Compagnia Corrado Abbati e l’operetta Ballo al Savoy prodotta dall’Associazione, diretta da Andrea Binetti, su un’originale riscrittura di Maurizio Soldà.Alla Sala Bartoli invece si terranno Goodbye Berlin in viaggio

con Kurt Weill con Marzia Postogna e Raffaele Prestinenzi e Corrado Gulin al pianoforte e Un calicetto con Suppè omaggio al grande compositore padre dell’operetta viennese, spettacolo

scritto da Maurizio Soldà, che ne è anche interprete con Andrea Binetti, Marianna Prizzon, Ilaria Zanetti e Antonella Costantini.Sempre alla Sala Bartoli sarà presentata una delle più recenti pubblicazioni sul mondo dell’operetta, il libro di Roberta Paganelli, dal titolo Ines Lidelba, la contessa soubrette.

Sabato 10 novembre 2012 - ore 20,30Sala Assicurazioni Generali

Gala Internazionale dell’Operettae del Musical

Presenta Paolo LimitiOrchestra Regionale “Filarmonia Veneta”diretta dal m° Romolo Gessi

con Daniela Mazzucato, Max Renè Cosotti, Cheryl Porter, Andrea Binetti,

Ilaria Zanetti, Maria Giovanna Michelini, Stefania Seculin, Marzia

Postogna, Raffaele Prestinenzicon la partecipazione dei protagonisti di Priscilla Antonello Angiolillo, Simone Leonardi

e Mirko RanùConsegna del Premio Internazionale dell’Operetta

e del Premio Nazionale “Sandro Massimini”

Mercoledì 28 novembre 2012 - ore 17Sala Assicurazioni Generali

Bulli & Pupemusical di Frank Loesser

adattamento italiano e regia di Corrado AbbatiCompagnia Corrado Abbati

Martedì 18 dicembre 2012 - ore 20,30Sala Assicurazioni Generali

Ballo al Savoymusica di Paul Abraham

adattamento del testo di Maurizio Soldàdal libretto di A. Grünwald e F. Löhner-Beda

con Andrea Binetti, Maurizio Soldà, Marzia Postogna, Giovanna Michelini,

Mathia Neglia,Gabriella Thierry,Julian Sgherla

con il Coro Polifonico di Montereale Valcellinadirettore dell’ensemble jazz Maurizio Baldin

coreografie Maria Bruna Raimondiregia di Andrea Binetti

Produzione dell’Associazione Internazionaledell’Operetta FVG

16, 17, 18, 19 novembre 2012 Sala Bartoli Goodbye Berlin

In viaggio con Kurt Weillcon Marzia Postogna

e Raffaele Prestinenzi, al pianoforte Corrado Gulin

Produzione dell’Associazione Internazionaledell’Operetta FVG

17,18,19, 20, 21 novembre Sala BartoliUn calicetto con Suppè

Omaggio teatral-musicale al grande compositore dalmata, padre dell’operetta viennese

testo di Maurizio Soldàcon Andrea Binetti,Marianna Prizzon,

Ilaria Zanetti e Maurizio Soldàal pianoforte Antonella CostantiniProduzione dell’Associazione Internazionale

dell’Operetta FVG

20 novembre 2012 ore 18 Presentazione del libro

Ines Lidelba, la contessa soubrettedi Roberta Paganelli

31Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012

Simone Leonardi

Sylvester Levay

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Aspettando la bellastagione su YouTube Ciclo di incontri per presentare la stagione 2012-13

STEFANO BOLLANIALLA SOCIETàDEI CONCERTIImportante collaborazione tra il Teatro Stabile e la Società dei Concerti: per la serata inaugurale del 5 novembre, che vedrà Stefano Bollani e il suo Danish Trio impegnati in una dedica a Lelio Luttazzi, lo Stabile mette in vendita un limitato quantitativo di biglietti.

IL ROSSETTIALLA BARCOLANAAnche quest’anno il Teatro Stabile è stato presente con un proprio stand alla Barcolana. Moltissime persone, soprattutto provenienti da fuori Trieste, hanno chiesto informazioni sulla nuova stagione. Seguitissima anche l’esibizio-ne presso l’Arena Barcolana dei giova-ni protagonisti del Gian Burrasca.

IL CENTENARIODEL LICEO PETRARCASi terrà nella mattinata di sabato 10 novembre alla Sala Assicurazioni Generali del Rossetti la manifestazione celebrativa del centenario del Liceo Petrarca di Trieste. Il 30 novembre il coro del Liceo sarà poi impegnato, sempre al Rossetti, nella presentazione del musical Jekyll and Hyde.

È arrivata, al Teatro Stabile, la nuova Stagione! Ma durante l’attesa, è stata avviata un’iniziativa particolare, che ha permesso di approfondire con una serie di incontri a cadenza quotidiana i diversi temi e i principali appuntamenti del cartellone.Le singole conferenze del ciclo intitolato Aspettando la bella stagione sono state tutte videoregistrate e dopo un efficace lavoro di montaggio saranno pubblicate su YouTube (alcune sono già disponibili ai link riportati sotto) e sulla pagina Facebook del Rossetti.Ciò nell’intenzione di diffondere il più ampiamente possibile le informazioni sugli spettacoli e le proposte della Stagione. Hanno impreziosito gli incontri interessanti moderatori (Antonio Calenda, Peter Brown della British School, Noemi Calzolari, Umerto Bosazzi) e la novità dei collegamenti via skype con molti dei protagonisti che vedremo in scena nel 2012-2013.È stato così possibile parlare di Cyrano de Bergerac con Alessandro Preziosi, di drammaturgia contemporanea con

Alessandro Gassmann, Giulio Scarpati e Claudio Casadio, di musical con Fedrico Bellone e Saverio Marconi e in parti-colare di Priscilla con il produttore Daniele Luppino e il protagonista neo Premio Massimini Simone Leonardi, di legami fra cinema e teatro con Luca Barbareschi e Alessio Boni, di produzione con Alberto Bassetti e Luciano Roman… Particolarmente interessanti poi sono state le presentazioni de La melodia del corvo con Pino Roveredo e Marko Sosic e quella dedicata a Macbeth e condotta in lingua inglese dal professor Brown.

# 1 - Il Cyrano di Preziosihttp://youtu.be/BmegCHnCjXo# 2 - Gli Shakespearehttp://youtu.be/u_XMUqMV8n8# 3 - La stagione di danzahttp://youtu.be/a_HSNHdcF4U# 4 - La stagione musicalhttp://youtu.be/roQzspuJMgE# 5 - Il tormento e l’estasi di Steve Jobshttp://youtu.be/LttNSsmvp9o

inbreve

ilRossetti news

newsdalmondo

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THE BODyGUARDDIVENTAUN MUSICALLONDRA - Debutta il prossimo 5 dicembre all’Adelphi Theatre di Londra il musical The Bodyguard, tratto dal film che consacrò il successo di Whitney Houston. Lo spettacolo è prodotto da David Ian (di cui abbiamo visto al Rossetti Cats, Chicago e Grease) e da Michael Harrison (che a Trieste ha portato Chess). Protagonista dello spettacolo sarà l’at-trice americana Heather Headley.

IL RACCONTODI NATALEDI SIMON CALLOWLONDRA - Dopo aver girato il mondo con il suo spettacolo su William Shakespeare, che inaugurò anche la stagione del Rossetti nel 2010, l’attore inglese Simon Callow è ora in scena a Londra con il suo monologo The Mystery of Charles Dickens di Pete Ackroyd, mentre nel periodo natalizio sarà in scena all’Arts Theatre di Londra, per il secondo anno conse-cutivo, con A Christmas Carol di Charles Dickens.

MIKE DAISEyRITORNAAL PUBLIC THEATRENEW YORK - L’autore/attore ame-ricano Mike Daisey ritorna al Public Theatre di New York dopo il clamore suscitato dal suo spettacolo The Agony and Ecstasy of Steve Jobs. Daisey porterà in scena sei nuovi monologhi che lo vedranno impegnato fino a marzo 2013.

a cura di Stefano Curti

TOM HANKSDEBUTTA

A BROADWAyNEW YORK - La star di Hollywood Tom Hanks debutterà a Broadway il 1°aprile 2013 nella pièce teatrale inedita di Nora Ephron Lucky Guy. L’autrice, scomparsa nel giugno scorso, ha firmato la sceneggiatura di film celebri, tra i quali vanno ricordati Harry ti Presento Sally e Insonnia d’Amore. Lo spettacolo sarà diretto da George C. Wolfe.

IL FANTASMA DELL’OPERA

IN CONCERTOVIENNA - L’orchestra dei Vereinigte Bühnen Wien ha scelto di festeggiare il suo venticinquesimo anniversario con una speciale edizione in forma di concerto del capolavoro di Andrew Lloyd Webber The Phantom of the Opera.Lo spettacolo - eseguito in lingua tedesca - sarà in scena al Ronacher Theater di Vienna dal 29 novembre al 9 dicembre 2012. Tra i protagonisti Lisa Antoni e Oliver Arno (che nella primavera scorsa ha interpretato il ruolo di Rudolf al Rossetti nel musical Elisabeth).

LA BELLA ADDORMENTATA

SECONDOMATTHEW BOURNE

LONDRA - Dopo aver riletto con enorme successo i due capolavori di Tchaikovsky Swan Lake e Nutcracker, il core-ografo inglese Matthew Bourne completa il trittico con la sua versione di Sleeping Beauty.Lo spettacolo debutterà al Sadler’s Wells di Londra il prossimo 4 dicembre e rimarrà

in scena fino al 26 gennaio 2013.

SLAVA RITORNAAL PICCOLO

TEATROMILANO - La tempesta di neve di Slava è davvero inarrestabile. Per la terza stagio-ne consecutiva Slava conquista il pubblico del Teatro Strehler, la sala principale del Piccolo Teatro di Milano. Lo spettacolo sarà in scena fino a domenica 4 novembre.

LA DIVINACOMMEDIA

DI NEKROSIUSROMA - Un omaggio alla cultura italia-na, un vero e proprio atto d’amore verso il nostro Paese: può essere sintetizzato così il messaggio che il regista lituano Eimuntas Nekrošius vuole trasmettere con il suo allestimento della Divina Commedia, in scena al Teatro Argentina di Roma dal 9 all’11 novembre.

JUDE LAWSARà

ENRICO VLONDRA - Dopo il successo di Amleto e di Anna Christie, l’at-tore inglese Jude Law ritornerà a teatro nel dicembre 2013 in una nuova edizione dell’Enrico V di Shakespeare diretta da Michael Grandage.Il regista inglese ha infatti annunciato un’intera stagione di spettacoli con grandi stelle del cinema e del teatro, tra le quali Judi Dench (in scena in Peter and Alice di John Logan), Daniel Radcliffe (che sarà protagonista di The Cripple Of Inishmaan di Martin McDonagh) e Simon Russel Beale (Privates On Parade). I biglietti per tutti gli spetta-coli sono già in prevendita.

ROMAMILANOLONDRANEWYORKVIENNA

Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012

Platea commossa e calorosissimi applausi al Piccolo Teatro Studio, martedì 23 ottobre, per il debutto milanese di Lei dunque capirà di Claudio Magris, produzione dello Stabile firmata da Calenda e interpretato con delicatezza, sensibilità e intensità rare da Daniela Giovanetti. In scena dal 2006, lo spettacolo ha replicato in tour in Italia e all’estero, toccando New York, Il Cairo, Vienna, Budapest, Innsbruck, ritornando a Roma in due stagioni diverse. E nella stagione 2012-2013 ancora piazze importanti, dopo Milano, Venezia, Torino, Genova, la Svizzera… Rispetto al resto

dell’opera di Claudio Magris, anche al precedente La Mostra – messo in scena sempre da Calenda con uno strepi-toso Roberto Herlitzka – Lei dunque capirà è sorprendente: i topoi della sua scrittura come il tema del disincanto, i richiami alla cultura mitteleuropea (evocata qui da suggestive atmosfere kafkiane) per-corrono un testo che si incentra però su una storia intima ed avvincente, sulla verità e l’impossibilità di un amore struggente e totale, raccontato in una dimensione che gioca sul filo fra realtà e metafora, rifacendosi al mito d’Orfeo.

Lei dunque capiràal Piccolo di Milano Ritorna in scena l’applaudita pièce di Claudio Magris

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Periodico del Teatro Stabiledel Friuli Venezia Giulia

redazioneLargo Giorgio Gaber, 1

34126 Trieste

tel. 040-3593511fax 040-3593555

[email protected]

Anno XXI - numero 21325 ottobre 2012

Aut. Tribunale di Trieste n° 846del 30.7.1992

stampaOpera Villaggio del Fanciullo

Tipografia, Trieste

direttore responsabileStefano Curti

testi di Ilaria Lucari

redazioneGreta Petronio

Martina Steffinlongo

PROSSIMAMENTE AL ROSSETTI

Ballet David CamposGiselle

2 dicembre 2012

Luigi PirandelloTrovarsi

4-6 dicembre 2012

Thomas BernhardIl teatrante

7-9 dicembre 2012

Shrekil musical

11-16 dicembre 2012

Balletto di MoscaIl lago dei cigni

Lo schiaccianoci29-30 dicembre 2012

ilRossetti news

ci sono infiniti modi

di essere presenti

sulla scena. il nostro,

storicamente, sta nel fare

che ciò accada. molto,

molto prima che il sipario

si alzi generali è lì.

Generali. dove c’è arte.

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Ci sono in� niti buoni motivi per incoraggiare e sostenere la cultura in tutte le sue migliori espressioni.La Fondazione lo crede da sempre.

il colore del benessere sociale

la cultura,

Leggere un libro. Visitare una mostra. Ascoltare un concerto.

Raramente si pensa che si tratta di autentici “privilegi”: oggi condivisi

da molti, ma ancora (anche se può apparire strano) preclusi ai più.

La cultura, per progredire, richiede continue “chiavi di accesso”.

Dalle più elementari (come il saper leggere) ad altre più so� sticate,

che la cultura stessa, quasi per “geminazione”, crea di continuo.

Chiavi che ci consentono di scrutare orizzonti sempre più affascinanti

e impegnativi (percepire l’enigma di una statua greca, di un quadro

astratto o di un brano musicale, al di là della mera contemplazione).

Chiavi che durano per sempre. Che af� nano gusto e capacità di giudizio.

Che non possiamo smarrire e che nessuno ci potrà mai rubare.

Che potremo condividere e scambiare con altri.

La cultura, innegabile segno di benessere sociale. Ma anche

matrice di autentica felicità individuale.

quasi un processo di “geminazione”

Fondazione.cultura.150x210.cmyk.indd 1 1-12-2008 12:55:27