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Sicilia, nel 2016 minacciati i sindaci di 46 ComuniAllarme ad Agrigento, Siracusa e CaltanissettaMARTA SILVESTRE 24 GIUGNO 2017

CRONACA – Pur perdendo il primato di regione più colpita del biennio 2014-2015 (per un solocaso in meno rispetto alla Calabria), restano allarmanti per l’isola anche nell'ultimo anno inumeri del rapporto Amministratori Sotto tiro presentato ieri a cura di Avviso Pubblico. Eccotutte le storie

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Ottantasei minacce in 46 Comuni di tutte le nove province siciliane. Pur

perdendo il primato di regione più colpita del biennio 2014-2015 (per un solo

caso in meno rispetto alla Calabria), restano allarmanti per l’isola anche nel

2016 i numeri del rapporto Amministratori Sotto tiro presentato ieri a cura di

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Avviso Pubblico.

Il territorio più a rischio è quello di Agrigento in cui si sono registrati 16 casi,

che hanno fatto balzare la provincia al settimo posto a livello nazionale. La

metà di queste minacce si concentra nel solo Comune di Licata dove il sindaco

Angelo Cambiano ha ricevuto numerose minacce dirette e indirette

per l’impegno della sua giunta contro l’abusivismo edilizio.

Nel

mirino

anche

Agrigento con tre atti intimidatori che hanno coinvolto anche il sindaco Lillo

Firetto, destinatario di una busta contenente un necrologio per un ristoratore

locale, e la commissaria straordinaria dell’Irsap Maria Grazia Brandara, ex

sindaca di Naro, che ha ricevuto una busta con due proiettili. Altre minacce

sono state registrate a Palma di Montechiaro, Comune già più volte colpito in

passato, in cui nel 2016 quattro autocompattatori della ditta che si occupa della

raccolta dei ri uti vengono bruciati; a Favara nei confronti degli

amministratori Lorenzo Airò e Giovanni Mossuto per le attività di una

cooperativa che si occupa dell’accoglienza di minori extracomunitari; a Santa

Elisabetta dove le minacce al sindaco Domenico Gueli arrivano sotto forma

di scritta sul muro con una bomboletta spray; a Campobello di Licata dove

durante la notte del 21 maggio 2016 vengono esplosi quattro colpi di pistola

contro l’automobile del consigliere comunale Giuseppe Lombardi, parcheggiata

sotto la sua abitazione; e a Porto Empedocle in cui due garage dell’ex sindaco

Paolo Ferrara vengono dati alle amme.

In questi territori sono operative famiglie appartenenti a quattro dei sette

mandamenti in cui si struttura Cosa nostra agrigentina. «L’analisi dello

scenario criminale della provincia – scrive la Dia – conferma una evidente

attenzione dell’organizzazione ad attingere nanziamenti pubblici, riuscendo

a condizionare l’assegnazione delle commesse e a inserirsi, in forma diretta e

indiretta, nella gestione degli appalti e dei subappalti». In particolare, a

Campobello di Licata la gestione della discarica è nita al centro di una

indagine della Dda per gli interessi del capoma a agrigentino Giuseppe

Falsone.

In controtendenza rispetto ad altre province siciliane è il dato della provincia di

Palermo: con 13 casi registrati rispetto ai 22 del 2015 è netto in questo

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territorio il calo del numero degli atti intimidatori rivolti agli amministratori

locali. Nel capoluogo, oltre ad alcune strutture sanitarie, sono stati colpiti

l’assessora regionale all’Energia, Vania Contra atto (che anche in passato, da

magistrata in aspettativa, era già stata vittima di minacce), la presidente

dell’AMAP Spa Maria Prestigiacomo che si è ritrovata nella stanza una testa di

capretto mozzata e il capo del personale della società partecipata del Comune

Reset, Vincenzo Mirabile, a cui è stata incendiata l’auto. A Bagheria, Carini e

Corleone - ente poi sciolto per in ltrazione ma osa - sono stati intimiditi

impiegati comunali specialmente mediante incendi a mezzi e strutture.

Nelle province di Siracusa e Caltanissetta le intimidazioni sono in netto

aumento: i casi censiti sono rispettivamente 12 e 13, il triplo rispetto al 2015.

Per quanto riguarda la provincia di Caltanissetta, in cui secondo l’ultima

relazione della Dia prosegue la convivenza tra Cosa nostra e Stidda,

particolarmente nel mirino è risultata la città di Gela con minacce a strutture

della sanità pubblica e a società partecipate che si occupano di ambiente e

manutenzione. Altre intimidazioni, oltre che nel capoluogo si sono veri cate

anche a Niscemi, in cui un edi cio con scato alla ma a e che il comune ha

deciso di destinare a un’associazione di genitori di bambini disabili, è

stato imbrattato con vernice spray alla vigilia della cerimonia di consegna; e a

Sommatino dove un attentato incendiario ha distrutto la casa rurale del padre

del segretario cittadino di Forza Italia Gianluca Infuso.

Sul territorio siracusano, quattro atti intimidatori hanno riguardato il solo

comune di Rosolini: ad aver subito le minacce sono stati un ispettore della

polizia municipale, un ex assessore e due dirigenti comunali. Ad Avola nel mese

di giugno un incendio ha distrutto due mezzi utilizzati per la raccolta dei

ri uti solidi urbani parcheggiati all’interno del deposito della ditta Ef Servizi

ecologici di Misterbianco, che aveva già subito un altro attentato intimidatorio

la settimana prima. A Pachino l’atto intimidatorio è stato ai danni di Carmelo

Innocenti, segretario generale del comune e di sua moglie Maria Albino che

ricopre lo stesso ruolo nel comune di Rosolini.

Nella provincia di Catania, spiccano le reiterate intimidazioni a Licodia Eubea

dove un incendio doloso ha distrutto l’auto del sindaco Giovanni Verga e,

qualche mese dopo, anche quella del presidente del consiglio comunale

Alessandro Astorino. Altri atti intimidatori si sono registrati anche a

Mascalucia, a Giarre dove un incendio doloso ha danneggiato l’auto del padre

del consigliere comunale Giannunzio Musumeci; a Piedimonte Etneo davanti

al portone del municipio sono stati ritrovati due proiettili calibro 22, mentre a

Paternò è stata data alle amme l’auto dell’avvocato Giuseppe Fallica, ex

consigliere comunale ed ex difensore civico dell’ente comunale. «I clan del

catanese – scrive la Dia – puntano ad adottare strategie per in ltrarsi

nell’economia legale, condizionando l’operato delle pubbliche

amministrazioni, con la collaborazione più o meno spontanea di soggetti del

mondo imprenditoriale».

Su Ragusa è anche la Dna a certi care, nella sua ultima relazione, «episodi di

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intimidazione nei confronti di funzionari pubblici» che hanno riguardato i

comuni di Scicli, Giarratana, Vittoria e Acate. Nel trapanese sono sette i casi

registrati: il comune più colpito è Petrosino in cui vittima è stato anche il

sindaco Gaspare Giacalone, seguito da Trapani e Mazara dove si sono veri cati

due atti intimidatori ai danni di società e mezzi che operano nel settore ri uti.

Nel territorio ennese si sono veri cati quattro casi e a essere interessati sono

stati i comuni di Pietraperzia dove è stato incendiato l’ingresso dell’abitazione

del sindaco Antonio Bevilacqua; a Calascibetta il sindaco Piero Capizzi ha

ricevuto un mazzo di ori e un lumino funerario. A chiudere la classi ca

siciliana è la provincia di Messina che, con soli tre casi registrati , è in netto

calo rispetto al 2015 quando i casi censiti erano stati undici. I comuni

interessati sono stati Pace del Mela, dove la consigliera comunale Angela

Bianchetti ha ricevuto l’ennesima lettera minatoria anonima; a Rodì Milici il

sindaco Eugenio Aliberti ha trovato, accanto alla sua auto parcheggiata nei

pressi del municipio, una busta contenente un ratto morto; e il Parco dei

Nebrodi dove si è cercato di attentare alla vita del Presidente, Giuseppe Antoci.

Secondo i dati Svimez 2016, il tasso di disoccupazione della Sicilia è pari al 21,4

per cento mentre quello giovanile s ora addirittura il 56 per cento, e l’indice di

povertà relativa è del 25,3 per cento. «Questo – si legge nel rapporto

Amministratori sotto tiro – anche perché la presenza ma osa tende ad

a ossare o limitare la crescita economica in Sicilia. E tutti questi elementi

contribuiscono a creare un clima in cui aumentano le probabilità per gli

amministratori locali di essere minacciati e intimiditi».

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