2011-11-06 La Foto Perfetta 1
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LA DOMENICADI REPUBBLICA DOMENICA 6 NOVEMBRE 2011NUMERO 351CULT
La copertina
FUMAROLI, SIMONEE VANNUCCINI
Dai circoli di letturaai club sul web
benvenuti nelleradel social reading
Il libro
Allinterno
Lintervista
GIULIANO ALUFFI
Michael ConnellyScrivo perchsolo nei giallisi risolvono i delitti
La mostra
FABRIZIO DAMICO
Gastone Novellile scandalose
biennalidi un sovversivo
Lo spettacolo
RODOLFO DI GIAMMARCO
Marco Paolinidiventa Galileo
per raccontarelintraprendenza
Roth-Zweig,
come combatterele bestie feroci
Le lettere
JOSEPH ROTHE STEFAN ZWEIG
Uno per cento,anatomiadel super ricco
Lattualit
JEAN-PAUL FITOUSSIE FEDERICO RAMPINI
Tanti scattima alla fine
solo unoverr sceltoDai proviniMagnumle immaginiche hannofatto la Storia
Foto perfetta
sequenza, nelle stesse minuscole dimensioni dei negativi. Non siintinge nelle padelle il naso degli invitati a cena, diceva. I provinierano la cucina del fotografo, il suo laboratorio esclusivo e segreto,la tomba dei suoi errori e delle sue indecisioni. Che indiscrezionegigantesca allora questo volumone di Kristen Lubben, Magnum:la scelta della foto , quattro chili e cento autori dellagenzia che dasessantanni lOlimpo del fotogiornalismo, il loro lavoro cos co-me usc dalla fotocamera, fotogramma per fotogramma. Ferdi-nando Scianna, il primo italiano ammesso lass, ha accettato conriluttanza di metterli in piazza: come esporre i meandri del tuoinconscio a uno psicanalista imbecille....
Ma che avventura emozionante. Sfogliare queste pagine minia-te come un codice medievale (procurarsi una lente dingrandi-mento) pi che frugare nei cassetti, entrare negli occhi del foto-grafo, dentro la sua testa, nelle sue scarpe.
(segue nelle pagine successive)
Gatti e giardinilamore selvaggionel romanzodi Merc RodoredaELENA STANCANELLI
irati! Su, voltati! Quanto abbiamo desiderato ve-derla in faccia, la ragazza che danza sola, di schie-na, nel suo diafano vestitino fatto di garza, pace,amore e musica sul palco del Venice Rock Festival,California, anno di grazia 1968; ma lei non potevavoltarsi, era solo una fotografia, una splendida fo-to di Dennis Stock, simbolo di una generazione. E
invece il miracolo l, sulla pagina, da non crederci: lei si volta, len-tamente, fotogramma 27, fotogramma 28, ecco finalmente il suoviso... Ma una delusione. N bella n brutta, espressione un pofumata, gesti impacciati: tutta la magia svanita.
Chiss se giusto frugare nei provini dei grandi fotografi, sbir-ciare nella sequenza delle foto imperfette, sbagliate, scartate, tut-te tranne la Prescelta, quella che diventer unicona. Forse no: ave-va ragione Stock, in fondo. Mica un caso se Henri Cartier-Bres-son, pontefice dellimmagine unica, non li faceva vedere a nessu-no, i suoi rullini stampati a contatto, con tutti gli scatti insieme in
MICHELE SMARGIASSI
La
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N U M / C O N T R A S T O
Repubblica Nazionale
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DOMENICA 6 NOVEMBRE 2011
La copertinaFoto perfetta
I(seguedalla copertina)
l provino il manoscritto del foto-grafo, il suo brogliaccio di lavoro. Clic,clic, scorrere la striscia perforata rivi-vere la marcia di avvicinamento del fo-tografo al suo soggetto, la manovra del-la sua cattura, il colpo che lo intrappola. Anzi i colpi, plurale: perch qui si vede,senza pi scuse, che il momento decisi-vo non una botta di fortuna, non unilluminazione divina, una ricerca avolte spasmodica a volte paziente, sempreaccanita, dellistante in cui il mondo si di-spone nella posa giusta davanti alla lente.
Le grandi fotografie della storia hannotante sorelle rinnegate. C dunque un se-condo momento decisivo, forse ancora pidecisivo, quello in cui il fotografo stampa lesue miniature, le scorre con lo sguardo, le pa-sticcia a matita grassa rossa con crocette e cer-chietti: questa no, questa no, eccola: questa s.La posizione di una mano, il convergere dellelinee, la perfezione sono questione di millime-tri. Di solito buono il secondo scatto, spiegaScianna davanti alla foto del suo cane che si mor-de la coda a Varanasi, il primo scatto per il sog-getto, il secondo per la messa in forma. Tuttiquelli successivi sono solo per placare lansia del-la riuscita. Ciascuno ha la sua quota di sicurez-za. Per la sua donna con la testa di cane, ElliotErwitt scatt quasi quaranta foto praticamenteidentiche, per prevenire la delusione: depri-mente vedere i provini. La stampa a contatto deinegativi era il momento della verit. E anche quelladel suo ribaltamento: nel celebre Dibattito in cucinatra Nixon e Kruscev (in realt era una fiera di elettro-domestici a Mosca) il dito puntato del presidente Usa sul petto del lea-der sovietico divent licona dellorgoglio maccartista, eppure nel restodella pellicola di Erwitt i due sono a colloquio bonario e sorridente. Mafu quella sola foto a uscirne.
E dopo, che ne dei provini? Carta da macello. Robert Capa li perde-va (se avessimo i provini del Miliziano caduto , il mistero di quelliconasarebbe svelato). Cartier-Bresson li ritagliava come ci si taglia le un-ghie,allez-hop !. Leplanches-contact delle foto celebri che tornano inquesto libro sono sopravvissute solo perch furono linterfaccia tra il fo-tografo, lagenzia e i grandi rotocalchi. E questo ci svela un altro segre-to: spesso a laureare la foto fra le tante non era affatto lautore. I foto-reporter di guerra spedivano i rullini ancora non sviluppati alle loroagenzie, e l era qualcun altro che li visionava. Stupir apprendere cheuna parte delle icone immortali di Magnum fu scelta da un certo Jimmy Fox, photoeditor dellufficio di Parigi, il cui nome non dice niente a nes-suno, ma che di quelle foto quasi un co-autore.
Figli dellera Leica, prodotti intermedi, scarti di lavorazione, alla finei provini sono assurti anche ad oggetto darte, sotto le mani di WilliamKlein o del nostro Ugo Mulas. Scoperti dagli appassionati per il loro va-lore filologico, sono diventati in Francia oggetto di sei film-interviste adaltrettanti maestri. Ma per i fotografi continuano ad essere oggetto dipudore, per paura che rivelino troppo. Proprio per questo MartineFranck si faceva mostrare quelli dei colleghi: Per capire come lavora-no. Non a caso, per decenni, i giovani candidati allammissione in Ma-gnum dovevano esibire i loro provini come test: Cartier-Bresson, giu-dice implacabile, voleva vedere solo quelli. nel tracciato della visioneche si vede il talento, pi che nel risultato.
Ora finita, sia chiaro. Le fotocamere digitali non fanno pi veri pro-vini. Questo libro il loro epitaffio, si rassegna Martin Parr con rim-pianto: Mi hanno insegnato tantissimo sui miei successi e sui miei er-rori. Ora tutto avviene sul campo, immediatamente dopo il clic, conuno sguardo veloce al display: buona, la tengo; brutta, la cancello subi-to. Non resteranno tracce dellitinerario degli sguardi: solo momentiisolati. Ma la post-fotografia ci riserva ben altre sorprese: il provino a se-lezione automatica. Nella pubblicit di un notissimobrand di fotoca-mere, la nuovissima macchinetta intelligente in persona ci promet-te: Sar io a proporti la migliore fra venti foto registrate. Brava! Poi fal-la vedere ai tuoi amici robot, a loro piacer.
RIPRODUZIONE RISERVATA
La costruzione
di unicona
MICHELE SMARGIASSI
Questo no, questo neppure, questo s Dietro ogni scatto celebre ce ne sono tanti scartati. Ora, dagli archividellagenzia Magnum, eccoi provini dei pi grandi maestri
Ed ecco come veniva scelta proprioquellimmagine che avrebbe fatto epoca
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s 31DOMENICA 6 NOVEMBRE 2011
IL LIBROMagnum,
la scelta della fotodi Kristen Lubben
(Contrasto, 508 pagine,98 euro) sar in libreria
dal 10 novembre
Mi sonoarrampicato
sul palcoUna ragazza,
che sembrava essere
in pieno sballo,volteggiava davantiai musicisti, ballavamentre io scattavoQuesta fotografia
diventata il simbolodellepoca hippie
DENNIS STOCK Venice Beach, California
1968
LA TOUR EIFFEL A sinistra, la celebrefoto dellimbianchinosulla Tour Eiffeldi Marc Riboud(Parigi, 1953)con a fianco i provinida cui trattaIn copertina,Muhammad Al,
di Thomas Hoepker(Chicago, 1966)
Hippie
Sono tutteistantanee,
inclusa quellaselezionata,
come potete vederelunica che valga
la pena stampare un ritrattodi famiglia:
la mia prima figlia,la mia prima mogliee il mio primo gatto
ELLIOTT ERWITTNew York
1953
Madre e figlia
Nel 1966 alcuniamici mi chiesero:
Ren, possiamo farciun poster?. Quandotornai allAvana, vidila mia foto stampata
su maglietteal ministero
dellInformazioneDissi allora
a chi le vendeva:Quella foto mia!
REN BURRILAvana
1963
Il Che
Come si pu vederedai provini,a met rullo
mi concentro solosul giovane,
un punk della zonaOvest, che comincia
a urlare e catturala mia attenzioneLui urla, io afferro
la mia Leica e scatto
RAYMOND DEPARDON
Berlino1989
Il Muro
F O T O R E N
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NEW YORK
Mamma, checosa ci fa tut-ta questagente sul no-stro aereo?. Il figlio di Jacqueline Sie-gel non riusciva a darsi una spiegazio-ne, la prima volta che si trov in fila perlimbarco (prima classe ovviamente)con tanti sconosciuti, lui che era abi-tuato a viaggiare col padre sul jet priva-to dellazienda. Benvenuti nel mondoovattato dell1%.
Una categoria sociale finita sotto i ri-flettori dellattenzione pubblica grazieal movimento Occupy Wall Street:quello che si autodefinisce il 99% edenuncia i privilegi delloligarchia. Sevivete a Manhattan, cio nel cuore del-la protesta, da quali segnali si capiscese appartenete al vituperato o invidia-to un per cento? Ecco 12 comanda-menti che tracciano la linea di demar-cazione nella vita quotidiana. un testempirico, la prova della verit che tra-disce i veri privilegiati. Primo: vestiterigorosamente made in Italy (con lec-cezione delle scarpe Louboutin) com-prando da Bergdorf Goodman sullaQuinta Strada. Secondo: cenate daMasa (il giapponese col men senzaprezzi), Per Se, Marea, Babbo, e al-meno una volta allanno vi concedete ilpersonal chef a casa con catering a trestelle. Terzo: abbonamento fisso allaMetropolitan Opera, pi donazione fi-scalmente detraibile. Quarto: si volasolo BusinessFirst, se non accessibileil Gulfstream. Quinto: mai in metropo-
litana, neppure se nevica. Sesto: assi-dua frequentazione di una Spa-fitness,con massaggiatore e trainer personale.Settimo: abbonamento al Wall Street
Journal . Ottavo: vacanze estive in To-scana, ad Aspen per sciare, weekendnella casa agli Hamptons. Nono: figli in
una scuola privata del tipo Waldorf (pedagogia progressista ma competi-tiva), retta di partenza trentamila dol-lari lanno. Decimo: niente conto cor-rente bens un telefono diretto con il
servizio personalizzato Wealth Mana-gement di una grande banca. Undice-simo: il palazzo dove abitate deve ave-re i portieri in livrea. Dodicesimo: i ca-ni vi piacciono di razza, ma il dog-sit-ter che ve li porta tutte le mattine a Cen-tral Park.
Queste regole di vita da un per cen-to cambiano di poco se siete in Ci-na, paese che ha appena varcatola soglia di un milione di mi-lionari: nella RepubblicaPopolare che Burberrysha visto crescere del34% le sue vendite insei mesi, che Zegnaha inaugurato ilsuo settantesimo ne-gozio, che la casa daste Ch-risties ha venduto per quattromilioni di euro un paio di pistole de-poca Qing con impugnatura doro in-castonata di gemme. Non varia moltoin Brasile, dove il potere dacquisto deibenestanti cos florido che Louis Vuitton carica un sovrapprezzo del100% rispetto agli stessi prodotti nelsuo negozio sugli Champs-Elyses.
Stiamo parlando di una esigua mi-noranza di straricchi? Sono i soliti ban-chieri, magnati dindustria, star dellospettacolo? Non soltanto. Negli StatiUniti gli individui con una ricchezzanetta da 1 a 5 milioni la soglia soprala quale i gestori patrimoniali vi classi-ficano come alti patrimoni sono26,7 milioni. Altri 2 milioni di america-ni hanno un patrimonio fra i 5 e i 10 mi-lioni netti. Un milione di persone stan-no sedute su un gruzzolo dai 10 ai 100milioni. Infine 29mila svettano sopra i100 milioni di dollari. Tutti insieme
fanno pi di met della popolazioneitaliana. Se vogliamo restare nella defi-nizione precisa dell1%, cio solo tremilioni di americani, qui la soglia din-gresso si misura in base al reddito. I da-ti dellInternal Revenue Service (il fiscoamericano) segnano il confine esatto:
bisogna percepire un reddito di alme-no 506mila dollari lordi annui (375mi-la euro) per entrare nella cerchia dei tremilioni di persone che sono l1% dellapopolazione americana. A livello
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Luno per cento della popolazione mondialepossiede il quaranta per cento delle ricchezzedel pianeta. Ecco come vive, dove vive, cosa fa e come spendei suoi soldi quella parte dellumanit contro cui (e in nomedel restante 99%) si batte il movimento Occupy Wall Street
Nel 1774,appena il 9%del totaleera in manoallaristocraziainglese dAmerica
LattualitLotta di classe
Chi sono i ricchie perch sono
sempre pi ricchi
cia un fenomeno reale, quelli che stan-no lass hanno spiccato il volo, di-stanziando sempre di pi la maggio-ranza della popolazione. Un affasci-nante studio degli storici Peter Linderte Jeffrey Williamson dimostra che mainella storia passata l1% ebbe una quo-ta cos larga della ricchezza nazionale.Nel 1774, quando ancora cera il colo-nialismo inglese e quindi laristocra-zia, l1% dei privilegiati nel New En-gland controllavano appena il 9% del
mondiale per isolare l1% che sta in ci-ma alla piramide bisogna ritornare in-vece alle statistiche sul patrimonio,perch pi omogenee. Il Global WealthReport del Credit Suisse indica che co-storo controllano il 38,5% della ric-chezza mondiale, e che i loro averi so-no cresciuti del 29% in un solo anno: una velocit doppia rispetto alla cre-scita della ricchezza complessiva delpianeta.
Dunque Occupy Wall Street denun-
CARLOS SLIM HELPatrimonio
74 miliardiNazione
Messico Azienda
Telmex, Amrica Mvil
BILL GATESPatrimonio
56 miliardiNazione
Stati Uniti Azienda
Microsoft
WARREN BUFFETTPatrimonio
50 miliardiNazione
Stati Uniti Azienda
Berkshire Hathaway
BERNARD ARNAULTPatrimonio
41 miliardiNazione
Francia Azienda
LVMH-Louis Vuitton
LARRY ELLISONPatrimonio
33 miliardiNazione
Stati Uniti Azienda
Oracle Corporation1 2 3 4 5
La top ten
FEDERICO RAMPINI
gli americani con reddititra 1 e 5 milioni di dollari
26,7 milioni
quelli con un patrimonionetto di 5 -10 milioni
2 milioni
di americani possiededai 10 ai 100 milioni
1 milione
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rare dalle banche quando il mercato crollato. Gli straricchi non hanno maisofferto una volatilit cos esasperatadella loro fortuna, legata ai mercati fi-nanziari, spiega Frank.
Dunque l1% una categoria a ri-schio, ad alta mobilit, si entra e si escecon la porta girevole a gran velocit.Perci nel 2008 fu varato il welfare deibanchieri: 600 miliardi solo per salvare Wall Street.
s 33
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LAKSHMI MITTAL
Patrimonio
31.1 miliardiNazione
India Azienda
Arcelor Mittal
EIKE BATISTA
Patrimonio
30 miliardiNazione
Brasile Azienda
EBX Group
MUKESH AMBANI
Patrimonio
27 miliardiNazione
India Azienda
Reliance IndustriesFONTE FORBES 2011. IL PATRIMONIO ESPRESSO IN MILIARDI DI DOLLARI STATUNITENSI
LI KA SHING
Patrimonio
26 miliardiNazione
Hong Kong Azienda
Cheung Kong Holdings
AMANCIO ORTEGA
Patrimonio
31 miliardiNazione
Spagna Azienda
Zara6 7 8 9 10
totale. La nobilt dellepoca viveva incondizioni meno distanti dalla media,rispetto alle nuove oligarchie del terzomillennio. Nella storia americana la di-latazione abnorme delle diseguaglian-ze ha una data di nascita: il 1982.
Non a caso, linizio dellera di Ro-nald Reagan segnata da un sistematicoattacco al welfare state , al potere deisindacati, insieme con politiche fiscalisempre meno progressive. dal 1982che l1% si stacca dal resto, si alza verso
la stratosfera, allarga le distanze: nelquarto di secolo successivo la sua quo-ta del reddito nazionale viene pi cheraddoppiata, sale oltre il 20%; la quotadi ricchezza va ancora pi su, supera il33%. la traiettoria che illustra lultimacopertina del settimanale The Nation :Wall Street ha inventato la lotta diclasse. Quando quel concetto era or-mai diventato tab nel dibattito politi-co americano, se ne sono appropriati iricchi e il conflitto sociale sulla distri-
buzione delle risorse lo hanno stravin-to loro. Ma c anche chi invita a com-patirli. Robert Frank nel saggioThe Hi- gh-Beta Rich racconta la storia della fa-miglia Siegel, quella del figlio che nonsi capacita di dover salire in aereo condegli sconosciuti. Dopo aver fatto for-tuna nellimmobiliare, ed essersi co-struiti la Versailles degli Stati Uniti aOrlando, in Florida (23 stanze da ba-gno, un garage per 20 auto, 2 sale cine-matografiche), se la sono vista pigno- RIPRODUZIONE RISERVATA
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Negli Stati Unitilupper class
prende il volo dal 1982,quando Reagansferra lattaccoal welfare state
Aumenta la disuguaglianzadiminuisce la democrazia
JEAN-PAUL FITOUSSI
L a disuguaglianza e il suo aumento inarrestabile sono al tem-po stesso causa ed effetto della crisi. Perch si arrivati a que-sto punto? Nei Paesi industrializzati veniamo da trentanni dicrescita della disuguaglianza di pari passo con la dottrina domi-nante, che dalla rivoluzione conservatrice dellinizio degli anni Ot-tanta ha generato una conversione al liberalismo, al free trade , alladeregolamentazione. Il fenomeno caricaturale negli Stati Uniti,dove il 10% pi ricco ha visto la quota di reddito nazionale aumen-tare del 15% mentre il salario medio dellaltro 90% conosceva unastagnazione.Oggi la disuguaglianza pi forte che alla vigilia della crisi, e la ra-gione la seguente: se c una stagnazione del reddito della grandemaggioranza della popolazione, la domanda globale bassa. Percontrastare questinsufficienza la politica monetaria diventaespansionista. La gente che aveva difficolt ad arrivare alla fine delmese ha fatto prestiti, e cos i l debito privato aumentato. Dallal-tra parte ci sono quelli che hanno avuto benefici dallaumento del-la disuguaglianza, cio i ricchi, che hanno visto la loro quota di red-dito aumentare in modo enorme. Si sono ritrovati con un mucchiodi soldi da spendere e hanno comprato case, titoli, azioni. Il chespiega la bolla speculativa, aggravata dal ritardo con cui ci si ac-corti che questa accumulazione di ricchezza era i llusoria, perch imercati stavano sopravalutando il valore degli asset. Mentre accu-mulavano ricchezza i ricchi accendevano prestiti, che sono andatia sommarsi ai debiti di necessit del resto della popolazione. Quan-do le bolle speculative sono esplose, tutte le economie del mondosi sono trovate davanti a un eccesso di debito privato che ha fatto
crollare le economie. Questo crollo ha fatto dimi-nuire le entrate fiscali e quindi aumentare il di-savanzo pubblico. I governi hanno provato acontrastare leffetto della crisi con piani di rilan-cio finanziati con risorse pubbliche: c stata unasostituzione fra debito privato e debito pubblico.
Ha contribuito allaumento della disuguaglian-za la diffusa fede che per guadagnare in competiti-vit in unepoca di globalizzazione le cose pi im-portanti fossero diminuire lo stato di protezione so-ciale, ridurre il costo del lavoro, non tassare i ricchiper evitare che cambiassero Paese. Si diminuita la
progressivit dellimposta e si sono alleggerite le tas-se solo sulle imprese. urgente invece rendersi conto
che il sistema capitalista non pu soprav-vivere che in un contesto dove ladisuguaglianza tenuta sottocontrollo. Va ripristinato il prin-cipio-base della democrazia,
che una persona un voto, e noncome indica il mercato un euro un
voto. Servono compromessi tra princi-pi contraddittori, il capitalismo ha cono-
sciuto i suoi periodi di gloria quando riuscito in questo com-promesso, aumentando per esempio la protezione sociale,fattore cruciale di stabilizzazione. Serve insomma la consa-pevolezza che se la disuguaglianza troppo elevata si poneun serio problema politico di regressione della democrazia.
(Testo raccolto da Eugenio Occorsio)
La curva della disuguaglianza
12 %
1000
primaglobalizzazione g ue rr a n eo li be ra li
d eg lo ba li zz az io ne s v il up po O GG I
0 1820 1870 1890 1900 1913 1938 1952 1960 1978 2000 20111929
10
20
30
40
50
60
F o n t e : U n i v
. B o c c o n i
F o n t e : B o s t o n C o n s u l t i n g G r o u p 2 0 1 1
F o n t e : C o n g r e s s i o n a l B u d g e t O f f i c e
DOLLARI1
DOLLARO
dellapopolazionemondialevive con menodi 1 dollaroal giorno
1% 47,4trilioni40 %=
Nel 2009 era il 37%
0,1 % 26,8trilioni22 %=
Nel 2009 era il 20%
16 % 58,8trilioni48 %=
83 % 15,6trilioni13 %=
(1 trilione = mille miliardi)
Nel mondo
COEFFICIENTE GINI = 0,8*la misura della disuguaglianzadi distribuzione del reddito nel mondoFatta 10 la popolazione mondiale,1 ricco ha mille dollari, gli altri 9 un dollaro
* Parametro in cui 0=totale equit e 1=totale iniquit
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C
Le lettereMitteleuropa
26 marzo 1933(Hotel Foyot, Parigi)
aro amico, la prego di fare attenzioneche le Sue lettere indirizzate a me viag-gino attraverso la Svizzera. Alcunepassano dalla Germania. Sono dac-cordo con Lei. Bisogna aspettare. Nonsappiamo quanto a lungo. Lottusitdel mondo maggiore che nel 1914. Gliuomini non si commuovono piquando uomini feriscono e uccidono.
Nel 1914 almeno da ogni parte ci sisforz di spiegare la bestialit con mo-tivi e paraventi umani. Ma oggi la be-stialit si adorna di spiegazioni pi be-stiali della bestialit stessa. [...] Le siachiaro: nella misura in cui una belvamalata come Goering si differenzia daGuglielmo II che rimase sempre nel-lambito dellumano, ecco, in questamisura il 1933 diverso dal 1914.
J.R.
6 aprile 1933(Hotel Foyot, Parigi)
Caro amico, cerchi di capire final-mente che Lei capro espiatorio pertutti i peccati degli ebrei, non solo perquelli di chi port nomi simili al suo.Se Goebbels la confonde o no con unaltro, per lui indifferente. Lei per luinon migliore n diverso [...].
Si faccia una ragione della realtche i quaranta milioni che obbedi-scono a Goebbels sono ben lontanida fare alcuna differenza tra Lei,Thomas Mann, Arnold Zweig, Tu-cholsky o me. Tutto il nostro modo divivere stato vano. Lei non confu-so con altri perch si chiama Zweig,bens perch ebreo, bolscevico del-la cultura, pacifista, letterato della ci-vilt, liberale. Ogni speranza insen-sata.
[...] Io sono un anziano ufficialeaustriaco. Amo lAustria. Ritengo vi-le non dire oggi che venuto il tempodi provare nostalgia per gli Asburgo. Voglio riavere la monarchia, e vogliodirlo.
J.R.
30 ottobre 1933(11, Portland Place, Londra)
Caro amico, stiamo splendida-mente bene, ho preso un bellapparta-mento in affitto, lavoro al mattino e fi-no alle 15 in biblioteca, poi a casa. Lagente qui piena di riguardo e atten-zioni, simpatica, il clima dei rapportiumani incoraggiante anche per il la-voro. Lei, caro amico, si sentirebbe si-curamente molto meglio, molto pi asuo agio qui che non a Parigi, o nellaSua solitudine. Io gi da quattro setti-mane ho smesso di fumare, ci mi gio-va molto, e daltra parte colgo gi mol-ti sospiri di sollievo dal fatto di non ri-cevere notizie da casa. Suo nel cuore.
S.Z.
3 novembre 1933(11, Portland Place, Londra)
Caro amico, dopo giorni splendidine affronto di difficili. Simmagini, hoappreso di attacchi contro di me a Vienna e poi ho saputo, tre settimanedopo, che leditore Insel ha pubblica-to senza chiedermi lautorizzazionee senza nemmeno comunicarmi la de-
L aGermania morta, per noi morta. stata solo un sogno, apra gli occhi, la prego!. Cos scrisse Joseph Rotha Stefan Zweig nel 1933, lanno della presa del potere di Hitler. un momento chiave del carteggio tra i duegrandi scrittori austriaci esuli che la casa editrice Wallstein di Gottinga (www.wallstein-verlag.de ) ha appe-na pubblicato ( Jede Freundschaft mit mir ist verderblich-Joseph Roth und Stefan Zweig, Briefwechsel 1927-1938 ). Do-cumento straordinario di cui pubblichiamo questi estratti. Confessioni, litigate e riconciliazioni tra i due offrono te-stimonianza e memoria uniche del dramma dellintellighenzia mitteleuropea ed ebraica davanti allascesa del nazi-smo e degli altri totalitarismi. Due caratteri quasi opposti sincontrano e si confortano nel destino comune dellesilio:Zweig gi scrittore di rango, benestante, con una tranquilla situazione familiare, Roth feuilletonista instabile e alco-lizzato invitato invano dal lamico a smettere di bere. Ma dei due Roth spesso il pi lucido, quel lo che capisce per pri-mo e avverte laltro della catastrofe in corso e del suo inevitabile epilogo tragico. Unamicizia che si rompe anche perdissensi tra Roth pi pessimista e Zweig possibilista, sullo sfondo della Seconda guerra mondiale imminente, e la sto-ria di due vite distrutte di esuli. Non diverremo vecchi, noi esuli , scrive Zweig quando Roth muore a Parigi . Nel 1942,Zweig stesso si toglie la vita a Petropolis in Brasile. (Andrea Tarquini)
JOSEPH ROTH eSTEFAN ZWEIG
Caro Stefan, combatter le belve
Anno 1933, in Germania il nazismo ormai al potere Due grandi intellettuali, entrambi austriaci, ebrei ed esuli,da Parigi, Bruxelles, Londra, tengonoun carteggio rimasto finora ineditoUn documento straordinario sui giorni pi bui del Novecento
DOCUMENTILe lettere
pubblicatein queste
paginesono
gli originalidel carteggio
Roth-Zweig( Wallstein,
Gottinga)
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cisione in anticipo una lettera che ioLe avevo scritto di Suo auspicio per evi-tarle problemi nella questione conKlaus M! [Klaus Mann,ndr ]. Ho presola decisione che da tempo mi pesavasul cuore, ho inviato una richiesta dipubblicazione della mia posizione algiornale A. Z. che deve uscire domani eLa prego, se la vedr, di chiarire tuttocon tutti e inviarmi anche ritagli di at-tacchi alla mia persona, in modo che iopossa reagire subito ed energicamen-te.
S.Z.
7 novembre 1933(Rapperswill)
Caro amico, da tutti coloro, senzaeccezione, i quali hanno funzioni pub-bliche per la Germania, con la Germa-nia, in Germania, mi divide quel chedistingue luomo dalla bestia. Controiene puzzolenti, contro linferno, per-sino il mio vecchio avversario Tuchol-sky mio compagno darmi. Sento gilobiezione: noi siamo ebrei. Sebbeneio fui ferito al fronte [nella Prima guer-ra mondiale, ndr ] dico no! Solo belve
potrebbero accusarmi per aver alloraversato il mio sangue. Resto nelle trin-cee come allora, combatto contro lebelve per il genere umano.
J.R.
Tra l8 e il 13 novembre 1933(Londra)
Caro amico non creda, La prego,che io sia un asino o un debole, a la-sciarmi tollerare e insieme boicottarein Germania: per me conta mantenerela propriet intellettuale del mio lavo-ro. Uno strappo come Lei sogna nonservirebbe, non possibile cancellaredal mondo i settanta milioni di tede-schi con la protesta, e temo che gli ebreianche allestero debbano prepararsi aqualche delusione, facile concludereun patto alle loro spalle, dalla diplo-mazia mi aspetto ogni porcheria. Sonomolto scosso da quanto su di me sta-to scritto e fatto da amici, negli ulti-mi giornali tedeschi sono usciti fulmi-nanti articoli dodio contro di me. Bi-sogna imparare a vivere soli e nello-dio, eppure non ricambier odiando.
S.Z.
27 marzo 1934(Londra)
Caro amico, posso dirle che a cau-sa di notizie da Parigi, a Vienna inda-gano sul mio conto, i giornali non pos-sono pubblicare nulla di me. A Londrai giornali ti lasciano in pace, ma Leistesso che vive a Parigi sa bene come ioa Parigi devo ormai nascondermi. Laprego non parli di queste righe connessuno, altrimenti finir in mano aigiornali francesi e dellemigrazione.
S.Z.
13 aprile 1934(Hotel Foyot, Parigi)
Caro amico, orribile che Lei nonvenga da me. Attraverso la crisi privatapi grave.la peggiore ora della mia vi-ta, mi creda, e non lalcol.
J.R.
Maggio-giugno 1934
(Londra)Il mio pessimismo politico smi-surato. Credo alla prossima guerra co-me altri credono in Dio. Mi aggrappo aogni ultimo brandello di libert di cui
possiamo ancora godere, pronuncioogni mattino una preghiera di ringra-ziamento, perch sono libero, perchsono nel Regno Unito. Pensi alla miagioia, in questo tempo di pazzi mi sen-to ancora abbastanza forte da imparti-re lezioni morali ad altri.
S.Z.
Maggio 1937(Hotel Stein, Salisburgo)
Caro amico, inaudito come lei mitratta. Lei ha il dovere di riconoscermicome amico, anche se non le scrivo dadieci, venti o mille anni.
J.R.
17 ottobre 1937(Londra)
Caro non amico, voglio solo dirleche finalmente grazie a Bertold Flesche ho visto ieri ho appreso qualcosadel suo lavoro. Non so come dirle co-me sarebbe secondo me importanteper lei cambiare luogo e clima. Un sa-luto, e non dimentichi il suo infeliceamante e amico respinto.
S.Z.
31 dicembre 1937(Hotel Dinard, Parigi)
Caro amico, la vecchia amicizia ancora in piedi. Ma sto troppo male,non riesco a scrivere. Saluti di cuore, ilsuo fedele
J.R.
Dicembre 1938(49, Hallam Street, Londra)
Caro Joseph Roth, Le ho scrittotre o quattro volte senza ricevere ri-sposta, e credo in nome della nostraamicizia davere diritto di chiederlecosa vuol dirmi col suo silenzio...Forse sar presto a Parigi, mi facciasapere se preferisce che io la cerchi oche io la eviti, visto che Lei mi evitatanto... Il Suo silenzio troppo evi-dente, lungo e impressionante per-ch io possa spiegarmelo pensandoa un suo eccesso di lavoro. I miglioriauguri dal cuore, e possa (malgradotutto!) il prossimo anno essere nonpeggiore di quello che sta terminan-do. Suo
S.Z. RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo storico convinto che la guerra arriverma che ci sia ancora speranza. Pi lucido lautoredi Fuga senza fine: Contro Goebbels e i milioniche lo seguono, contro queste ienesperare non ha alcun senso
INSIEMENella foto,Stefan Zweig(a sinistra)e Joseph Rotha Ostenda,in Belgio nel 36I disegni di Roth(a sinistra)e Zweig sonodi Tullio Pericoli
Caro Joseph, non odier nessuno
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SpettacoliIn casa
TESTIMONIALMassimo beb:questa fotovenne usataper la pubblicit
di un latte in polvere A destra, i genitori Alfredo e Elenain viaggio di nozze
BACI A TUTTICartolina dal Costa Rica:Vedete telefoni qui?
Mio fratello
Sollevo lo sguardoin quellache un tempoera statala sua cucina
Mi guardo attornomentre sto scrivendo
sul suo tavoloE per un attimolo rivedosedutoal suo posto
C O M P L I C I
C o n l a s o r e l l a R o s
a r i a : Q u a n d o
n o s t r o p a d r e t o r n a
v a a c a s a
c o i g i o r n a l i p r e s i d a l t r e n
o f a c e v a m o
a g a r a a c h i l e g g e v
a p i n o t i z i e
Sei figli tra maschi e femmine, i genitori e i nonniPi che una famiglia la nostra era una compagnia
stabile. A trentanni dalluscita nei cinemadi Ricomincio da tre, il film che lo consacrautore, attore e regista, la sorella Rosariaapre i cassetti dei ricordie ci restituisce un ritratto ineditodel grande comico italiano
in un libro-diario di cui anticipiamo alcuni brani
Massimo
ROSARIA TROISI
Troisi
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rauna sera del 1953. Avevo otto anni ed ero stata accolta nellettone di mia zia, che dormiva nella stanza da letto attac-cata a quella dei miei genitori. Mentre tendevo lorecchioper capire cosa stava accadendo dallaltra parte della pare-te, allimprovviso sentii la voce gioiosa di nonno Pasqualeche esclamava: O purciell! O purciell! . Era nato mio fra-tello. Pesava cinque chili e il nonno fu il primo a prenderlofra le braccia. Era un bambinone pieno di vita e aveva sem-pre cos tanta fame che presto il latte di mia madre comin-ci a non bastare pi. Lei si arrese a integrarlo con quello inpolvere e poich persino la capienza del biberon stava di-
ventando insufficiente, lo sostitu con una bottiglia di birra,su cui applic un ciucciotto. Da l Massimo inizi a poppa-re, crescendo forte e robusto. Custodisco gelosamente unavecchia foto di giornale un po sbiadita: una pubblicit del-la Mellin, il latte in polvere che ha nutrito generazioni dibambini. Il piccolo testimonial proprio Massimo. Quan-do aveva pochi mesi, nostra madre aveva provato per giocoa inviare la sua foto e loro lavevano pubblicata, con suagrande sorpresa e immenso orgoglio.
Palazzo BrunoMassimo nato a San Giorgio a Cremano, piccolo paese
stretto tra il mare e il Vesuvio, un posto fuori mano, che al-lora pi che mai era una periferia a llombra di Napoli. Abi-tavamo in quello che chiamavanoo palazze Bruno miezze Tarall , un palazzone di sei piani rimasto in piedi fino al 1978. Vi erano lunghi ballatoi su ognuno dei quali si affacciavanole porte di due appartamenti. Nel nostro, al terzo piano, abi-tavano anche i nonni e gli zii. Siamo cresciuti molto uniti ela famiglia ha avuto per noi valore a l di sopra di tutto, facen-doci sentire forti e invincibili. Ancora oggi evidente quan-to ci assomigliamo nei comportamenti, nei gesti, nelleespressioni. Io, Massimo, Annamaria, Vincenzo, Luigi e Pa-trizia: sei fratelli cresciuti senza merendine e con giochi in-ventati. Fra di noi si creavano alleanze a seconda delle et eMassimo per esempio era molto legato a Patrizia, la pi pic-cola. Avevano labitudine di giocare con una palla di cartanella camera da letto dei nostri genitori. Quando facevanocadere i pendenti del lampadario con le pallonate, Massi-mo e Patrizia diventavano complici e anche quando di queipendenti ne rimasero solo due, nessuno di loro avrebbe maiconfessato. La complicit fra me e Massimo passava attra-verso altre forme di condivisione. Entrambi, fin da bambi-ni, siamo stati molto curiosi di quello che succedeva nelmondo. Mio padre, ferroviere, di ritorno dal lavoro portavaa casa le riviste e i quotidiani che i viaggiatori abbandona-vano sui sedili dei treni. Noi allora facevamo a gara a chi riu-sciva a leggere pi notizie memorizzando anche i partico-lari pi marginali della cronaca.
Arrivano i mostriNoi ragazzi stavamo crescendo ed era sempre pi com-
plicato vivere nei ristretti spazi della casa di piazza Tarallo.Cos, nel 1956 ci trasferimmo in via Cavalli di bronzo, a po-chi metri dalla piazza principale del paese. Fu in quel pe-riodo che Massimo inizi a coltivare la sua passione per ilcalcio. I finestroni della nuova casa affacciavano su unospiazzo incolto e su quel campetto polveroso lui trascorre-va tutto il tempo che poteva. Se in quel periodo gli avesserochiesto cosa avrebbe fatto da grande, avrebbe risposto il cal-ciatore. Questo sport era del resto una passione per tutti imiei fratelli, cresciuti con un padre ex calciatore e una ma-dre tifosa. Massimo giocava nel ruolo di terzino e pap siguardava bene dal far trasparire il suo entusiasmo per non
I NONNIDurante una vacanza al mare da bambinocon i nonni e la madre Elena
ZIO A destra con la nipotinaGabriella. Sotto, il benvenutaal mondo che Zio Massimoscrive nel 1977 alla nipoteLynda, appena nata
CAMPIONECon la squadradi calciodellinfanzia:giocavanel ruolodi terzino il primoin alto a sinistra
GEOMETRA Foto di gruppoallIstitutoper geometriPantaleodi Torredel Greco: il terzo in altoda destra
AMICIMassimocon gli amicinegli anniSettanta
Accanto,sulla spiaggianel 1971
Ei suoi sketch, lui rispondeva: A scuola, mentre o professo-re spiega Dante e Machiavelli. Una volta si esib in un mo-nologo in unassemblea di protesta per il mancato riscal-damento delle aule e il vicepreside and via commentan-do: Sta facendo lattore! uscito un altro De Filippo!.
La scuola andava male a luiIl periodo della scuola superiore fu per Massimo il mo-
mento in cui inizi a vivere intensi rapporti damicizia. In-dimenticabili le scarrozzate al colle di SantAlfonso, am-massati nella vecchia utilitaria di qualche compagno di
classe pi benestante. La meta preferita era la spiaggia. Ar-rivavano con i libri ingombranti sottobraccio, le scarpe inmano e i calzoni arrotolati e poi, come per magia, riuscivasempre a sbucare fuori un pallone. Quando arrivava lesta-te cominciavano i primi bagni. Una volta, uscito dallacquaMassimo non ritrov pi i suoi vestiti. La cosa peggiore erache gli avevano rubato anche le chiavi di casa e la tessera del-labbonamento al treno. La preoccupazione principale eradi non farlo sapere a nostro padre, e cos un suo amico ven-ne a casa di nascosto a prendere un cambio per Massimo.
Non difficile intuire quanto la sua carriera scolastica siastata lenta e difficoltosa. Il suo professore di lettere fu unodei pochi a cogliere nel segno e nel ricordare Massimo unavolta scrisse: Non era lui che andava male a scuola. Era lascuola che andava male a lui. La sua fantasia rompeva i mu-ri, i vetri, le pareti di quellambiente. Lui si realizzava fuori.
Vedete telefoni qui?Quando Massimo cominci a muovere i primi passi in
teatro, mio padre non la prese di buon grado. Non avrebbemai pensato che ce lavrebbe fatta a sfondare e gli ripetevasempre: Ma pu essere mai che ti pigliano proprio a te?. Einvece s, alla fine era successo. Nostro padre era felice an-che se era continuamente in apprensione per la sua salutee brontolava vedendolo sempre in viaggio. Massimo dalcanto suo, pigro come era, scriveva e telefonava di rado. Miviene in mente una cartolina che Massimo ci sped dal Co-sta Rica. Un paesaggio deserto in cui non si vede nulla se nonuna distesa di sabbia e mare. Evidentemente il senso di col-pa per non essersi fatto vivo da laggi non gli stava dandotregua e cerc di metterlo a tacere con una della sue trova-te: Vedete telefoni qui?.
Lo zio fa lattoreMassimo era molto legato ai suoi nipoti. Nel 77, quando
nacque mia figlia Lynda, le scrisse un tenero biglietto comeaugurio di benvenuto al mondo, in unepoca decisamentepoco rassicurante. Continua a custodirlo come un tesoro,lei che insieme ai suoi cugini cresciuta abituandosi a rico-noscere in televisione limmagine di quello zio famoso. Maper tutti loro non cera differenza fra limmagine sulloschermo e quella dello zio affettuoso e paziente con cui sidivertivano a giocare a casa. Noi adulti, poi, chiarivamosempre che quello che veniva a trovarci non era lattore:quello che girava per casa in pigiama, che discuteva a tavo-la con noi o che si appartava per ore intere al telefono, in-somma, era sempre zio Massimo.
Sollevo lo sguardo in quella che un tempo era stata la suacucina. Mi guardo attorno mentre sto scrivendo sul suo ta-volo, ora ingombro di fogli, fotografie, appunti sparsi ed come se questo spazio cos pieno di lui non possa ammet-tere la sua assenza. Lo rivedo per un attimo seduto al suo po-sto a capotavola. Per me come se fosse ancora l.
IL LIBRO E LE FOTO
Oltre il respiro. Massimo Troisi, mio fratello , di Rosaria Troisie Lilly Ippoliti (Iacobelli Editore,120 pagine, 25 euro), in libreria dal 10 novembreIn queste pagine alcunedelle foto contenute nel libroe tratte dallalbum di famiglia
RIPRODUZIONE RISERVATA
me ogni anno nostro padre aveva portato a casa i regali chele Ferrovie dello Stato destinavano ai figli dei dipendenti.Negli anni i miei fratelli si erano visti recapitare sempre e so-lo trenini elettrici, cos Massimo aveva deciso di scrivereuna lettera alla Befana chiedendole, una volta per tutte, diportargli una bicicletta. Ma ecco che quel 6 gennaio arrivlennesimo trenino. Con grande divertimento del suo pic-colo pubblico familiare, Massimo inscen allora il suo pri-mo mini-sketch: Ma chest scema proprio? Ma io lho scrit-to accuss bell : VOGLIOUNABICICLETTA.E chella che ffa? M porta natu treno? Chest s rimbambita! .
Un altro De FilippoUn giorno si present loccasione che consent a Massi-
mo di mettersi alla prova. Ce lo vedemmo tornare da scuo-la con gli occhi sgranati e il visino accaldato, il grembiulinoblu come al solito stropicciato e il colletto di piqu biancotutto storto. Era euforico come quando tornava vittoriosoda una partita di calcio. Ci annunci tutto fiero che era sta-to scelto per interpretare il ruolo di Pinocchio nella reci ta difine anno della quinta elementare. Era la prima volta cheMassimo riusciva a liberarsi della sua timidezza e con queldebutto cominci a esplorare la sua predisposizione per lascena. In seguito, quando gli chiedevano come nascevano
fargli montare la testa, ma nei suoi occhi si leggeva grandeorgoglio per quel piccolo calciatore cos pieno di grinta e ditalento. La passione per il pallone sottraeva decisamente aMassimo il tempo che avrebbe dovuto dedicare ai libri discuola. Ripet la seconda media per tre volte e cominci adisamorarsi della scuola. Mi viene in mente Salvatore, unsuo compagno di scuola che abitava nel nostro palazzo. Ve-niva portato in palmo di mano da tutti perch era i l primodella classe e per Massimo era un tormento sentirsi mette-re di continuo a confronto con lui. Dello spauracchio di Sal-vatore rimane traccia inRicomincio da tre , nella scena in cui
Gaetano racconta a Frankie di un bambino prodigio che gliaveva rovinato linfanzia. Quel mostro sapeva le tabelline amemoria, conosceva le capitali di tutto il mondo e suonavaperfino il pianoforte. I genitori avrebbero dovuto tenerlo in-sieme ai mostri come lui concludeva Gaetano con unariflessione che Massimo doveva aver fatto tante volte dabambino piuttosto che fargli rovinare la vita agli altri.
Voglio una bicicletta In quel periodo i nonni materni abitavano con noi. Era la
casa della compagnia stabile, come Massimo aveva defi-nito la nostra famiglia. E davvero in famiglia non mancava-no mai spunti esilaranti. Mi rimasto impresso nella me-moria uno dei primi spettacoli che Massimo fece per noiquando aveva circa sei anni. Era la festa della Befana e co-
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Eorala televisione la vedremosu YouTube. Lazienda fon-data sei anni fa da Chad Hur-ley pochi giorni fa ha svelatoil suo pi ambizioso proget-to: lanciare, cominciando
tra qualche settimana, ben cento canalitelevisivi sul Web, con contenuti origina-li, realizzati con partner come il Wall Street Journal , star come Madonna, atto-ri come Ashton Kutcher o magazine onli-ne come Slate. Google, proprietaria di YouTube, ha deciso cos di spostare las-se di YouTube, nato come sito di videosharing che offriva contenuti generati da-gli utenti, verso il mondo della televisio-ne, anche se di una tv completamentenuova, tutta sul Web e totalmente on d e-mand. La maggior parte dei cento canalisar online entro la fine del 2012. Nei pia-
ni di YouTube c la produzione di circaventicinque ore di programmazione ori-ginale quotidiana, sostenuta da sponsore partner e da un investimento, da partedi Google, di cento milioni di dollari. Mol-
NextMass media
Piccoli monitor crescono
la televisione onlineERNESTO ASSANTE
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2 0 0 8
FEBBRAIO
Chud Hurleye Steve Chenregistranoil dominio
23 APRILE
Primo videocaricato
DICEMBRE
Lancio ufficiale,8 milionidi video vistial giorno
LUGLIO
100 milionial giornodi video visti,65mila caricati
OTTOBRE
Google acquistaYouTubeper 1,65 miliardidi dollari
GIUGNO
Lanciodi YouTubeMobile
GIUGNO
Sony lanciala tv compatibilecon YouTube
OTTOBRE
Concerto
degli U2in streaming
1 miliardodi contattial giorno
FEBBRAIO
Intervistain streamingdi Barack Obama
MAGGIO
2 miliardidi contattial giorno
NOVEMBRE
Annunciodi nuovi 100 canalidi qualit
2 0 0 9
2 0 1 0
2 0 1 1
STORYLINE
13milioni
le ore di videoscaricatenel 2010
15minuti
il tempo medioche una persona
passasu YouTube
320milioni
le visualizzazionisu YouTube
Mobileal giorno
3miliardi
i videovisualizzatiogni giorno
700miliardile riproduzionivideo nel 2010
25i paesi
in cui localizzatoYouTube
In un solo mese il totale dei suoi contenuti equivale a quello realizzatoin sessantanni dalle tre maggiori emittenti Usa. Tutto prodotto dagli utentiOra al sito di video sharing di Google la buona volont amatorialenon basta pi. E cos ha progettato di diventareun vero network con laiuto di Madonna e Jay-Z
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ti canali saranno tematici, ma molti sa-ranno invece affidati a singole persona-lit, tra le quali Anthony Zuiker, il creato-re diCSI , il rapper Jay-Z, la star del basketShaquille ONeal, lattore Rainn Wilson,Madonna, che sta lavorando alla realiz-zazione di un canale chiamato DanceOn ,e il campione di skateboard Tony Hawk.Ci saranno editori come Thomson Reu-ters e Hearst, studi cinematografici comeLionsgate o televisivi come Fremantle-Media, fino a produttori celeberrimi co-me Michael Eisner, ex capo della Disney,che con la sua casa di produzione Vugurusta lavorando con Stan Lee, linventoredei supereroi della Marvel, alla creazionedi un canale intitolato Stan Lees YouTu-be World of Heroes .
Secondo alcune fonti, YouTube pa-gher cento milioni di dollari ai produtto-ri come anticipo sugli introiti pubblicita-ri che riusciranno a portare sui propri ca-nali, il massimo di ogni finanziamentosar di cinque milioni circa e i profitti ver-ranno divisi tra YouTube (45 per cento) e
i produttori (55). Secondo Robert Kyncl,responsabile delle partnership di YouTu-be, molti di questi canali di nuova gene-razione definiranno il futuro della tv, eprobabilmente non ha torto.
Perch YouTube ha gi da tempo cam-biato il nostro rapporto con la televisione,scavalcando addirittura, per le giovanigenerazioni, la tv stessa, con la sua assen-za di palinsesti, con i contenuti comple-tamente orizzontali, tutti con pari di-gnit, sia che si tratti di esibizioni di starche di video autoprodotti da sconosciuti,con limmediatezza dei cellulari dai qua-li vengono caricate liberamente immagi-ni di ogni possibile evento, pochi istantidopo laccaduto, spesso molto prima ditelegiornali e siti web dinformazione. YouTube ci ha abituato a trovare tuttosempre, ad avere a disposizione il pigrande archivio di immagini mai creato,a condividere spezzoni di televisione, re-centissimi o preistorici, a integrare il tut-to con Facebook consentendoci di crearedei canali personali, a vedere contenuti
internazionali quasi in diretta. Tuttoquello che era legato alla vecchia tv, ai pa-linsesti, agli orari, agli appuntamenti, al-la pubblicit lontano dalla filosofia di YouTube, e larrivo di questi cento cana-li, con programmi inediti, non far chespostare questa frontiera ancora pi inavanti. Tutti i nuovi televisori sono dotatidi collegamenti a Internet, hanno lapp di YouTube gi integrata, proprio perch ilservizio vuole uscire dai confini del web econquistare il posto donore sul televiso-re che abbiamo in salotto.
E tutto sta accadendo molto in fretta: larivoluzione di YouTube iniziata pocopi di sei anni fa, il 23 aprile del 2005,quando sul sito stato postato il primo vi-deo, frutto di unidea che tre ragazzi,Chad Hurley, Steve Chen e Jawed Karim,avevano avuto qualche mese prima. I tresi erano conosciuti lavorando per PayPal,erano studenti e avevano pensato di ri-solvere il problema di condividere in ma-niera semplice i video attraverso Inter-net. Oggi YouTube, acquisito nellottobre
2006 da Google, uno dei tre siti pi fre-quentati al mondo, offre milioni di video,la gran parte prodotti dagli utenti ma an-che spezzoni televisivi e cinematografici,interi film, concerti e programmi tv. Tragli infiniti clip di YouTube c di tutto: leimmagini familiari, quelle scolastiche, isouvenir di viaggio, i concerti rubaticon il cellulare, le parodie e i karaoke, lavita vera che irrompe nello schermo di In-ternet senza filtri. Ma anche lostreet jour-nalism , le immagini in diretta degli avve-nimenti di cui la gente testimone. E poii videoclip, i film, gli spezzoni della tv di ie-ri e di oggi, la cronaca e il divertimento. Icento canali di YouTube sono solo liniziodi quella che, nelle idee di Page e Brin, iboss di Google, potrebbe essere la spalla-ta definitiva allimpero della tv come lab-biamo conosciuta, un tentativo di ridefi-nire non solo i contorni ma anche il cen-tro di unindustria che sta attraversandouna fase di rinnovamento e che, tra pochianni, avr comunque cambiato volto.
JUSTIN BIEBERFT. LUDACRIS - BABY 651.823.772 clicPrimo singolo dellalbumMy World 2.0
LADY GAGA -BAD ROMANCE424.704.777 clic
Vincitore dellIdmae del Vma 2010
JENNIFER LOPEZFT. PITBULL - ON THE FLOOR419.965.319 clicSecondo singolodellalbum Love? (2011)
SHAKIRA -WAKA WAKA 414.967.692 clicColonna sonoradei Mondiali in Sudafrica
EMINEM FT. RIHANNA-LOVE THE WAY YOU LIE398.960.241 clicProtagonisti Megan Foxe Dominic Monaghan
CHARLIE BIT -MY FINGER... AGAIN!384.499.985 clicUn bambino mordeil dito al fratellino
G L O S S A R I O
La televisione che si vede solosul web. Trasmette senzaantenne terrestri o parabolicheDati i bassi costi di gestionepu essere realizzata con facilitanche da piccoli operatori
Web TvI programmi visibili a richiesta,in inglese on demandI contenuti restano disponibilisul sito e si possono scaricarequando si vuole, senzaorario appuntamenti prefissati
On demandLorganizzazione su basesequenziale e oraria tradizionaledelle trasmissioni televisive,che ruota attorno a orariprefissati nei quali si concentrala maggior parte del pubblico
I video pi cliccatisu YouTubealle ore 18del 4 novembre 2011
PalinsestoNel palinsesto tradizionalela programmazione ruota attornoai prime time. In quellaorizzontale a richiesta, invece,tutte le trasmissioni hanno paridignit e la scelta dellutente
OrizzontaleLa condivisione, strumentoprincipale del web 2.0, la funzione attraverso la qualesi pu segnalare e far vederead altri un filmato o un videodisponibile online
Sharing
P areche dovremmo anche essere contenti. Ai 900 canali circa (ma potreb-bero essere aumentati di numero mentre scrivo, con nuovi network cine-si, polacchi, nigeriani, uzbechi) che il mio fornitore via cavo qui negli Usami offre, alle esondazioni di video su richiesta (che suona pi furbo se detto ininglese:on demand ), al telefonino molto smart che spalanca finestrine sullu-niverso, ora YouTubeaggiunger 100 nuovi servizi di televisione. Non pi spez-zoncini, asini che volano, professoresse che copulano con studenti, catastrofiautomobilistiche e idioti che si lanciano nelle cascate dentro una botte concommento musicale heavy metal, ma proprio emittenti con programmi origi-nali, intrattenimento, informazione, musica. E linevitabile giornalismo dastrada, quello che tutti gli editori sognano perch non costa niente.
Noi giornalisti da carta, o noi tragici profughi dei televisori italiani con duebottoni, uno per il primo, laltro per il secondo, dovremmo rallegrarci maligna-mente. Linvasione di campo dellinvadentissimo YouTube segnala per inetwork televisivi tradizionali lo stesso futuro di i rrilevanza che stato riserva-to alle telescriventi, alle linotype, alle bozze umide, a noi e a quella rimpianta edestinta specie chiamata correttori. Senza i quali giornali, periodici, blog, sitiribollono di errori di ortografia. ovvio che la frammentazione del mercato inmigliaia di canali tutti lanciati a inseguire la stessa pubblicit di telefonini e digelati il numero possibile infinito trasformer i gi ridicoli telegiornali dioggi in altarini shinto davanti ai quali si raccoglieranno le ultime vedove del te-leschermo, come le vedove nelle case giapponesi davanti a l ritratto del maritodefunto a Okinawa. Televisione e Internet, che avevano promesso di divorarelinformazione e lintrattenimento come erano esistiti fino agli anni Sessantanel mondo pi evoluto e ancora oggi nei Paesi pi arretrati come lItalia, stan-no divorando se stesse, perch in un panorama infinito di possibili t, con i mi-raggi di democrazia orizzontale che esso promette, alla fine nessuno guarderpi niente. Il famoso monito di Federico il Grande di Prussia, quando avvertivai suoi generali che colui che vuole difendere tutto finisce per non difendereniente, si sta applicando anche alla comunicazione. Che, offrendo tutto, fini-sce per non offrire niente. Chi guarda tutto, non guarda niente. Gi oggi il frul-lato ellittico di immagini audiovisive che i media si scambiano incestuosa-mente, con YouTube che propone spezzoni di programmi tv e programmi tv che propongono clip rubate a YouTube, lascia nellutilizzatore finale una verti-gine di dj vu. Che cosa possano offrire questi canali nuovi che non sia gi sta-to visto, ascoltato, prodotto, che non sia disponibile su richiesta, pardon,on de-mand , un mistero che neppure il men di stelle e autori che propone risolve.Il rischio quello contenuto in un celebre aforisma: ho dato una festa bellissi-ma e nessuno venuto. Fu nel 1951, quando la televisione gi aveva invaso gliStati Uniti e lItalia ancora attendeva lepifania diLascia o raddoppia? che ilgrande Richard Matheson pubblic una delle sue pi bizzarre e sinistre storiedi horror fantascientifico,Through Channels , attraverso i canali. Qualcosa,qualcuno, emerse dal televisore per divorare chi lo guardava, lasciandosi die-tro un solo indizio: una parola illuminata sul piccolo schermo in bianco e nero:Feed. Dammi da mangiare, sfamami. Quanti canali dovremo sfamare, ora?
VITTORIO ZUCCONI
RIPRODUZIONE RISERVATA
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Robert Kyncl
Responsabile delle partnership di YouTube
Espandendoci stiamo ridefinendoil futuro della tv
Mille canalie niente da guardare
Il futuro
CLASSIFICA*
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1 0 0m i l i o n ile per sone che int er agisconosu Y ouT ubea set t imana
48le ore
caricateogni minuto
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I saporiMiseria o nobilt
Popolari, facili da faree ipocaloriche le une Ricche, elaboratee zuccherose le altre
Deliziosamente rivali,si contendonola scenanelle sagredi stagione
VarietPiccola e compatta,la castagna classica,
dalla madonna di CanaledAlba a quella di Montella, lideale per la cotturarapida e violentanella padella forata
PreparazioneIncise con un coltellinole parti convessedelle bucce, si cuocionosul fornello protettoda spargifiammanella padella forata. Riposoin un canovaccio umido
Abbinamenti Vini rossi, giovani,soprattutto il novello
che arriva ora sugli scaffaliE poi sempre rossi,fermi o mossi,dalla barbera alla cagninaOppure birre ambrate
hela sfida abbia inizio. Caldarroste contro marron glac,la ricetta pi povera del mondo frutta abbrustolita contro una delle pi blasonate e irresistibili. Quando ar-riva il tempo delle castagne, i fornelli esultano. Perchcon loro, frutti piccoli e grandi della castanea sativa , tut-to possibile. Difficile trovare un alimento che sappiaestendere i propri confini culinari in modo tanto ampio,originale, variegato, tanto da potersi permettere prepa-razioni in qualche modo estreme, alfa e omega dellartebianca. Le caldarroste sono campionesse di street food .
Niente grassi, niente fritti, niente zucchero, se non quel-lo che si portano dentro. Scaldano mani e tasche, spez-zano la fame grazie al loro contenuto amidaceo, si passa-no di mano in mano con allegra complicit. Preparate incasa, sono un dolce non dolce alla portata di tutti, pron-to dopo pochi gesti veloci. In pi, regalano alla cucina
quel pizzico di magia che accompagna i cibi invernali, travetri appannati, voglia di tepore e piacere della condivi-sione (le caldarroste non sono un piacere solitario).
Di tuttaltra pasta il marron glac, che fa fremere le pa-pille gustative di milioni di palati golosi. Se esiste un sim-
bolo della trasgressione dolciaria, porta il suo nome. Ilmondo della pasticceria trabocca di tentazioni, dai pa-sticcini con la panna le mitiche chantilly alle prali-ne, passando per torte e creme al cucchiaio, gelatine, bi-scotti. In questo universo zuccherino che fa salire la gli-cemia al solo pensarlo, il marrone glassato occupa un po-sto esclusivo e privilegiato. Addentarlo significa entrarein una dimensione di piacere goloso da crescendo rossi-niano. E restare affascinati dal risicatissimo numero diingredienti marroni, acqua e zucchero che la sa-pienza gourmand trasforma in un boccone di pura poe-sia culinaria, di consistenza morbida-croccante e gustosospeso tra dolcezza carnale e ricordo di frutta secca. Iltutto, da consumare in un tempo lento: impossibile, in-gollare un marron glac.
Alfa e omega delle castagne hanno un minimo comundenominatore. Nelluna come nellaltra ricetta la diffi-colt nella cura dei dettagli. Le caldarroste, che dovreb-bero essere piccole perch cuociono meglio, rischiano diriuscire troppo asciutte: basta versare un bicchiere di ros-so sullo strofinaccio in cui si avvolgono dopo averle toltedal fuoco. Per i marron glac, invece, sono obbligatoriepazienza e disciplina, che permettono di far sobbollirenello sciroppo pi volte i marroni, facendoli raffreddareogni volta senza allungare le mani sulla gratella, con lascusa penosa di un frutto rotto o venuto male. Tra no-vembre e dicembre, non perdete gli appuntamenti concaldarroste&marron glac in programma lungo tutto ladorsale appenninica, da Lucca dove vengono celebra-te nella manifestazione Il Desco a Marradi, gi gi fi-no a Montella. In caso di brindisi, dobbligo la birra allecaldarroste in arrivo dallAmiata, of course.
Gli opposti estremismidei piaceri dautunnoLICIA GRANELLO
Gli indirizzi
DOVE COMPRARE
PANIFICIO PASTICCERIA QUADALTI Via Talenti 33Marradi (Fi)Tel. 055-8045095
AZIENDA AGRICOLA IL CASTAGNETO
Via 2 Giugno 49Castel del Rio (Bo)Tel. 333-5751616
EMPORIO GIARDINO DELLE ERBE Via del Corso 2Casola Valsenio (Ra)Tel. 0546-73158
AGRITURISMO I MONTI DI SALECCHIO(con camere e degustazione)
Via Salecchio 7Palazzuolo sul Senio (Fi)Tel. 055-8046850
DOVE MANGIARE
IL CAMINO Viale Baccarini 38Marradi (Fi)Tel. 055-8045069Chiuso mercoledMen da 22 euro
MOZART Via Montefortino 3Casola Valsenio (Ra)Tel. 0546-73508Chiuso luned e marted a pranzoMen da 25 euro
LA PACEPiazza Garibaldi 16Loc. Rocca San Casciano (Fc)Tel. 0543-951344Chiuso luned sera e martedMen da 15 euro
DOVE DORMIRE
BIORESIDENCE RIGENERA Via BelfioreCasola Valsenio (Ra)Tel. 0546-73793Camera doppia da 90 euro
ALBERGO GALLO(con cucina)Piazza della Repubblica 28Castel del Rio (Bo)Tel. 0542-95924Camera doppia da 90 eurocolazione inclusa
PALAZZO TORRIANI Via Fabroni 58Marradi (Fi)Tel. 055-8042363Camera doppia da 140 eurocolazione inclusa
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Caldarroste
Repubblica Nazionale
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8/3/2019 2011-11-06 La Foto Perfetta 1
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DOMENICA 6 NOVEMBRE 2011
VarietPer resistere alle successivebolliture nello sciroppo
meglio usare i marronia buccia chiara
Ancora meglio se sonoquelli del Mugelloprotetti dallIgp
PreparazioneMarroni a bagnotre ore in acqua fredda,poi lessatura per due oreUna volta sbucciati,cottura lentissimain sciroppo di zuccheroScolare su gratella
Abbinamenti Vini liquorosi o passiti,dal recioto al vin santo,
fino al marsala verginee alla vernacciadi Oristano, ma anchegrappa, cognace sherry invecchiato
erto, castagne e marroni li puoi comprare in citt,dal fruttivendolo o dai caldarrostai. Ma rinuncia-re al bosco vuol dire rinunciare al bene pi pre-zioso: il profumo. Con la pioggia finalmente tor-nato, il profumo del bosco. Nellestate che nonvoleva finire mai, sotto i castagni, i faggi e i lecci diCastel del Rio erano scomparsi gli odori e i color i.
No, un odore restava, quello della polvere. E unsolo colore: quello della sabbia. La pioggia ha ri-portato la vita. Se entri nel bosco a raccogliere ca-stagne o marroni, ti pungi con i ricci, guardi le fo-glie gialle, rosse, marroni. Senti un profumo difunghi che vivono l, sotto terra, ma che ques tan-no non sono mai stati visti. Il loro profumo per
una promessa per lanno prossimo, quasi un ap-puntamento. Un cestino di vimini, un bastone,scarpe robuste. Ma entrare in un bosco diventasempre pi difficile. Ci sono quelli puliti, quasipettinati, difesi da reti, steccati e cartelli che vie-tano laccesso. Meglio stare lontano, anche per-ch la siccit estiva ha rarefatto i frutti dei casta-gneti e i loro padroni sono nervosi. Ci sono poi iboschi senza divieti, ma spesso sono abbandona-ti da decenni e entrare diventa unimpresa. Rovi esterpi funzionano meglio dei cartelli di divieto.
Tuttavia basta salire verso i crinali, da Porretta oda Pavana, verso la Romagna, per trovare qualcheoasi con boschi senza rovi e senza cartelli. Untempo si faceva tutto con la farina dei poveri.Castagnaccio, pattona, frittelle, tortelli, e anchelasagne e tagliatelle. La fame era grande e in mon-tagna il grano era scarso. Oggi chi va a castagneper fortuna non spinto dalla fame, ma dalla vo-glia di gustare un frutto raccolto con le propriemani. Basta allora mettere nel cestino poche ca-stagne e qualche marrone. Le prime si mettono abollire nellacqua. I marroni si arrostiscono in pa-della o sul piano di ghisa della stufa a legna. E su-bito il profumo ripaga della salita verso i boschi.
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Torta di marroni con salsa di cachi
Remo Camurani lo chef patrondi Strada Casale,osteria-cultonella campagnaalla spalle di Ravenna(Strada Casale 22,Brisighella),dove la stagionalit la regola di tuttii piatti proposticome questa torta
ideata per i lettoridi Repubblica
LA RICETTA
Sulla strada
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Appennino bagnato,il profumo del boscoJENNER MELETTI
Ingredienti per 4 persone
Per la farcitura:700 gr. di marroni6 dl di latte3 uova270 gr. di zucchero1 bacca di vaniglia30 gr. di alchermes20 gr. di brandyScorza di un limone
Infornare i marroni incisi per 20 a 180, poi bollirli in acqualeggermente salata per 45 con tre foglie fresche di alloroRaffreddare e passarli al passatutto. Battere uova e zucchero,unire la passata di marroni, aggiungere il latte e gli aromiStendere la sfoglia, foderando una tortiera imburrata e versareil composto di marroni. Infornare unora e mezza a 130. Per la salsa,pelare i cachi, aggiungere vino, zucchero di semola e succo
di limone. Frullare e filtrare. Servire la torta a temperatura ambienteo appena tiepida, accompagnata da un cucchiaio di salsa
Per la sfoglia:180 gr. di farina 0050 gr. di burro65 gr. di latte interoPer la salsa:2 cachi maturi1 dl albana di Romagna passito20 gr. di zuccheroMezzo limone spremuto
I L L U S T A R Z I O N E D I C A R L O
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Marron glac
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Un giorno, guardandola polvere sugli oggettiin un mercato indiano,ebbe lintuizione: Le formeerano davanti a me, ma ho impiegato
molto tempo primadi vederle. La sua vitada allora cambiatae oggi tra gli scultori
pi conosciuti al mondo E mentre preparala sua opera pi importante
per le Olimpiadi di Londra, raccontale installazioni di Milano e Venezia
MILANO
A llinizio le sue scultureerano forme enigmati-che coperte da una col-tre di polvere colorata
che ne dissimulava i contorni. E lui, Anish Kapoor, nella Londra di fine an-ni Settanta era uno scultore indianoquasi del tutto sconosciuto. Oggi fragli artisti pi riconosciuti al mondo,con lavori pubblici divenuti simboli dialcune metropoli come Sky Mirror al-la Rockfeller Plaza di New York, oCloud Gate , 110 tonnellate dacciaio alMillenium Park di Chicago.
Grandi occhi castani, carnagioneolivastra, denti bianchissimi che svelaogni volta che sorride (e lo fa spesso) loincontriamo a Milano dove ha realiz-zatoDirty Corner alla Fabbrica del Va-pore (fino a gennaio; fino al 27 novem-bre si pu invece vedere Ascension ,linstallazione nella Basilica di SanGiorgio, a Venezia). La scultura la suavita e lui alla costante ricerca di quelpunto dequilibrio, fragile e labile, incui gli opposti si compenetrano e pie-no e vuoto diventano facce della stes-sa medaglia.
Lartista che la primavera scorsa haaffascinato la Francia conLeviathan ,linstallazione al Grand Palais di Pari-gi, si siede su una panchina di fronte
alla sua opera milanese e incomin-cia a raccontare. E a spiegare. Lideadelle sculture di pigmento nata in unviaggio in India alla fine degli anni Set-tanta. Avevo appena terminato gli stu-di e non avevo ancora chiaro cosaavrei fatto. Ma soprattutto non avevola certezza che sarei riuscito a viveredarte. A quellepoca il sistema eramolto diverso rispetto a oggi e gli arti-sti che vivevano davvero della loro ar-te erano ben pochi. Pensavo che alla fi-ne avrei fatto linsegnante, o qualcosadel genere. Ma un giorno mentre os-servavo gli oggetti quotidiani copertidi polvere, per terra, nei mercati, hoavuto lintuizione: leffetto della pol-vere era incredibile, mistificava le for-me fino a trasformare gli oggetti in co-se misteriose e nello stesso tempo sve-lava qualcosa di famigliare anche informe astratte. Capi allora ci che infondo gi sapevo ma che non avevoancora realizzato: le forme erano da-vanti ai miei occhi, ma ho impiegatomolto tempo a vederle.
Kapoor racconta di Oriente e di Oc-cidente, di una famiglia e uninfanziain un mondo aperto e multiculturale,quello della Bombay degli anni Cin-quanta, la citt in cui nacque cin-quantasette anni fa. Padre indiano,idrografo, per lavoro disegnava map-pe marine e viaggiava. E madre ebreairachena, figlia di un rabbino di Bagh-dad. Crescere in India in quegli annisignificava sperimentare un ambien-te cosmopolita. In casa mia si parlavainglese e si studiava sia la storia di im-peratori dOriente, come Akbar eJahangir, sia quella di sovrani europeicome Luigi XVI ed Elisabetta I. Il no-stro era un cosmopolitismo che anti-cipava quello contemporaneo. Miopadre viaggiava per lavoro e tutta la fa-miglia lo seguiva, per cui alla fine in fa-miglia si sempre creduto che viag-giare fosse il modo migliore per impa-rare. Poi, quando siamo diventati ab-bastanza grandi per viaggiare da soli,mio fratello e io siamo andati in Israe-le. In quegli anni i l governo di Israelepagava il biglietto aereo ai ragazziebrei che andavano l a studiare, altri-menti difficilmente avremmo potutopermetterci di partire.
Ora viaggiare fa parte del suo lavo-ro. Mentre a Londra si costruisceOr-bit , forse la sua opera pubblica pi im-pegnativa e che diventera il simbolodei Giochi Olimpici 2012, a Milano Ka-poor ha realizzatoDirty Corner . Si trat-
ta di un tunnel dacciaio coperto dauna patina di ruggine bruna, lungosessanta metri e che si staglia nitidonello spazio. A questo imponente vo-lume corrisponde un altrettanto im-ponente vuoto interno. Il vuoto e ilbuio sono gli elementi fondamentalidi questa struttura in cui si invitati aentrare da un ingresso alto otto metri.La scultura un passaggio, uno stru-mento che invita a sperimentare unpunto di vista differente, un luogodellesperienza. Mentre un marato-neta passa a intervalli regolari come ascandire il tempo del racconto, Ka-poor osserva: A New York Sky Mirror riflette a terra il cielo e la parte dellar-chitettura che sta in alto invitando lagente a considerare la propria posi-zione nello spazio. A Milano il con-fronto con se stessi, con le propriesensazioni ed emozioni, un confron-to immediato, diretto, fisico. Quandoentri in Dirty Corner non vedi nulla,
anche perch il passaggio dalla luce albuio rende loscurit ancora pi in-tensa, non conosci il percorso, devi fi-darti, decidere se andare avanti o fer-marti. Non nulla di estremo, solo unbreve attraversamento, ma suscitareazioni diverse in ogni individuo e in-troduce nella sfera dellemotivit edella memoria.
Il vuoto un elemento importanteper Kapoor. Sembra paradossale peruno scultore che crea opere gigante-sche, ma fondamentale perch in-troduce in una dimensione priva dipunti di riferimento, al limite delli-gnoto. Dopo anni in cui ho realizzatosculture con i pigmenti sono arrivatoa un punto di crisi. Ho capito che nonpotevo pi andare avanti. Ma non sa-pevo cosa fare. Poi un giorno, lavoran-do in studio, ho avuto lintuizione diun oggetto vuoto: la tentazione per ilnon-oggetto! Se lo immagina?. Oggimolte delle sue opere, anche di grandidimensioni, si intitolano proprio NonObjects . Ho scoperto che facendo for-me concave potevo avvicinarmi alli-dea del non-oggetto, qualcosa in cui ilvuoto fosse laspetto pi importante.
Il buio un altro aspetto fondamen-tale per Kapoor. Mi sempre interes-sato il colore, ma in modo diverso dal-la maggior parte degli artisti. Nella sto-ria dellarte il colore era il mezzo perarrivare alla luce. Per me invece il co-lore era un mezzo per trovare loscu-rit. Esattamente lopposto. Ho sco-perto che il rosso crea unoscuritmolto intensa. Credo che sia perchquesto colore risuona in ognuno dinoi, come se fosse riconoscibile, co-me se la nostra interiorit pi profon-da fosse rossa. Ma se gli si chiede checos la spiritualit si schernisce di-cendo che una questione del tuttopersonale. Realizzo sculture fatte diluci, ombre, pieni, vuoti: gli elementiclassici della scultura. Certo, la scultu-ra un passaggio, un punto di rotturaoltre il quale lesperienza pu arrivaremolto lontano. Ma da qui in poi ci cheresta lesperienza personale.
Il maratoneta passa di nuovo, conpasso felpato, e ormai pare far parte diquesto paesaggio stranamente silen-zioso nel centro di Milano. Da Israelesono poi andato a Londra, era il 1973,la citt non era facile per un indiano, ilrazzismo era molto radicato allora.Oggi a Londra ci vive, a Chelsea, con lamoglie e i due figli e passa molto tem-po nel suo enorme studio, dove pro-
getta, disegna e crea incredibili mo-delli per opere sempre di grandi di-mensioni. Sono quel tipo dartistache lavora in studio perch lo studio il luogo della sperimentazione, quiche succedono le cose, che inizio a ca-pire se unopera funzioner. in stu-dio che ha creato anche i primi mo-delli per Ascension , linstallazione difumo bianco realizzata fra gli eventicollaterali della Biennale nella Basili-ca dellisola di San Giorgio, a Venezia.Qui Kapoor ha sfidato se stesso crean-do una scultura eterea, un volumeevanescente. Per farlo ha scelto unluogo questisola della Laguna bat-tuta dai venti molto complesso siaper stratificazione culturale che percondizioni climatiche. Qui ha potutoimmaginare la tensione potente trapieno e vuoto, tra opera e contesto, trascultura e architettura. Cercare direalizzare una scultura immaterialeeppure presente come volume unasfida incredibile. Tutto il suo fascino,almeno per me, sta nella continua ten-sione fra presenza e assenza resa an-cora pi intensa dalla relazione conuno spazio come quello della Basilica,straordinario sia per larchitettura delPalladio che per la sua sacralit. inquesto contesto che larte, forse, pudavvero recuperare il suo ruolo uma-nistico di tramite fra materialit e spi-ritualit.
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LincontroMulticulturali
F O T O P H O T O M O V I E
Sono cresciutoin una Bombaycosmopolita
Per la mia famigliaviaggiare sempre statoil modo miglioreper imparare
Anish Kapoor
CLOE PICCOLI