La rivoluzione perfetta - Angelo Deiana

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La rivoluzione perfetta. L'era dell'interdipendenza e della velocità. Angelo Deiana - Mind Edizioni

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Sommario

Prefazione di Salvo Iavarone 9

Introduzione di Virgilio Baresi 11

Prologo 13

Capitolo 1 - La tempesta perfetta 19La grande trasformazione 19Il capitalismo intellettuale 2.0 21L’avvento dell’economia della reputazione 26Come è successo tutto questo? 29Il mercato per il controllo della conoscenza 31L’importanza della velocità e del tempo 34Le altre forze rivoluzionarie del capitalismo intellettuale 2.0 38Internet: la relazione delle relazioni 40Un mondo complesso, senza limiti e senza confini 42Interdipendenza e sicurezza 44Andare incontro al futuro 49La competizione collaborativa e la fine dei confini tra i poteri 52L’importanza straordinaria dei social network 56Chi vince e chi perde dopo la fine della tempesta perfetta 59Conoscenza, consapevolezza e potere 61

Capitolo 2 - Le mutazioni economiche 67Le conseguenze economiche della crisi 67Economia della scarsità ed economia dell’abbondanza 69Gli equilibri economici dell’era digitale 73L’era dell’adattabilità e della diversificazione 76

L’era della personalizzazione 80L’avvento della produzione manifatturiera diffusa 83Oltre la tempesta perfetta: i macrotrend del futuroprossimo venturo 86Le guerre economiche globali per il clima e per l’energia 89Le guerre economiche globali per l’acqua 92L’impatto straordinario dei processi di femminilizzazionedel lavoro e della società 94L’urbanizzazione diffusa e le smart cities 96Il mercato del lavoro del futuro 98L’Internet delle Cose 101

Capitolo 3 - Le mutazioni sociali e politiche globali 103Il tempo a due velocità 103La demografia è potere 108Latitudini e longitudini di (relativa) felicità 112Felicità e infelicità globali a confronto 114Quali insegnamenti trarre dalle situazioni di squilibrio? 118La fine dello Stato 122Spazio e potere a due velocità 124Libertà nella responsabilità: perdere il controlloper governare il flusso 128Il pensiero a due velocità: la fine della privacye i rischi della rete 130Verso nuove architetture sociali 134La mente a due velocità: l’evoluzione socialcome mutazione 136

Capitolo 4 - Le mutazioni evolutive 141La tecnologia invisibile 141Gli scenari della grande connessione: “The Internetof Everything” 143La generazione a due velocità: i nativi digitali 145L’avvento dei nativi digitali nell’economiae nella società 148

Capitolo 5 - La mutazione finale: metamorfosie salti evolutivi 155L’ibridazione evolutiva 155Riprogettare il futuro dell’uomo 157La Singolarità 160

Quali conseguenze e quali limiti al futuro dell’ibridazionepost-Singolarità? 162Intelligenza, conoscenza e digitalizzazione:quali orizzonti? 165La manutenzione è tutto nella vita… 169L’era delle tecnologie invisibili: andare oltre l’uomorestando uomo 172Cosa succederà dopo? L’Homo 2.0 174

Conclusioni 177Governare o andare alla deriva 177La rivoluzione perfetta 180

Ringraziamenti 185

Bibliografia 187

Capitolo 1La tempesta perfetta

LA GRANDE TRASFORMAZIONE

In genere, il futuro si apposta dietro l’angolo, come un borsaiolo, una prostitutao un venditore di biglietti della lotteria, le sue incarnazioni più frequenti.

Ma non fa mai visite a domicilio. Bisogna sempre andarlo a cercare…Carlos Ruiz Zafón

Dare le risposte è facile. Il vero problema è fare le domande giuste.

Sherlock Holmes

All’inizio di tutte le storie che vogliono guardare oltre, c’è sempre una domanda iniziale che guida il racconto, la narrazione, la corsa verso l’orizzonte. Le domande della Storia che stiamo per iniziare a esplorare insieme non sono elementari: di più. Come possiamo noi accorgerci che sta arrivando una tempesta perfetta? Cosa accade “nel mentre”? Come ci si accorge che sta finendo o che è passata? E so-prattutto, cosa succede dopo?

Domande facili, risposte difficili. Anche perché ogni interpretazio-ne ci porta in un territorio disseminato da ombre e incertezze. Partia-mo dalle cose semplici: una tempesta perfetta è sempre preceduta da segnali lontani e deboli, da piccoli presagi di inquietudine, di disor-dine, di insofferenza alle incrostazioni del presente, di caos. Piccoli vortici che, poco a poco, diventano uragani. Dobbiamo stare attenti ai segnali deboli perché è proprio da questi segnali che possiamo prova-re a comprendere che sta arrivando la tempesta e prepararci alla sua furia distruttiva.

Ma dobbiamo anche capire altro: quando torna la calma, accade qualcosa di completamente inatteso. È quello che è successo e sta succedendo anche questa volta. Abbiamo affrontato una crisi epoca-le, le sue conseguenze, i suoi crepacci profondi: poi, a un certo pun-to, ci siamo accorti che stava arrivando la sorpresa, l’inatteso, l’im-

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prevedibile. Il nuovo. L’era dell’interdipendenza e della simultaneità.Dovevamo fare la domanda giusta perché le risposte diventassero

semplici, semplicissime. L’insieme delle intelligenze connesse in Rete ha smesso di essere considerato un semplice database e sta diventando la nostra coscienza collettiva. E la ricerca di dati e informazioni attra-verso la Rete si svilupperà a prescindere dal mezzo tecnologico, per diventare quasi solo una questione di fiducia tra persone.

Ma questo accadrà solo dopo: prima e durante la tempesta, tutto deve essere messo in discussione perché bisogna cambiare approc-cio, intercettare la conversazione, connettere il mondo, costruire un dialogo, invitare gli amici, scambiare le informazioni: in una parola, condividere. È un obiettivo ambizioso: fare tutto e a tutti i costi è una tentazione primordiale, antica e irresistibile, come quella che ci prende quando vogliamo stravincere a Risiko. Una tentazione peri-colosa perché viene a tutti una voglia matta di dominare il mondo, di oltrepassare i confini, le ennesime Colonne d’Ercole, i limiti dell’oggi, moltiplicando le nostre stesse vite.

A maggior ragione, adesso che i social network hanno reso visibili e misurabili, come mai fino a ora, le relazioni personali. La nostra nuo-va famiglia allargata: gli amici più stretti di Facebook, i followers di Twitter, le cerchie di Google+. Ecco perché si fa sempre più insistente il presagio, non di una tempesta perfetta che sta già passando, ma di una rivoluzione perfetta: l’avvicinarsi di un momento unico, straordi-nario, frutto della combinazione di fattori indipendenti che insieme possono determinare la nascita di una serie di scenari evolutivi inno-vativi, capaci di spazzare via il mondo che abbiamo finora conosciuto.

All’orizzonte, già percepiamo i primi segnali. Basta accendere il nostro smartphone e capire che qualcuno sta lavorando a un’inter-faccia semantica capace di interpretare le domande formulate con il linguaggio naturale e ottenere le risposte soddisfacenti. Siri, il personal assistant dell’iPhone di ultima generazione già lo fa, qua-si con compiacimento: se le dici che è fantastica, si schermisce, ti loda, ti ringrazia.

Forse non ci si può ancora fidare del tutto, ma il futuro sembra es-sere nella ricerca di una conversazione con qualcuno di cui ci si fida. Un salto di paradigma, un processo evolutivo senza precedenti che ci porterà oltre, forse altrove. Ma prima abbiamo dovuto affrontare una tempesta per dimenticare tutto quello che abbiamo imparato. Una tempesta perfetta. La tempesta del secolo.

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IL CAPITALISMO INTELLETTUALE 2.0

Per 2.500 anni ci hanno detto che la conoscenza è il destinoe la missione della nostra specie. Ora ci rendiamo contoche la conoscenza non è tra le nostre teste: è tra di noi.

Emerge dal pensiero pubblico e sociale e resta lì,perché la conoscenza condivisa, come le conversazioni

globali che le danno vita, non finisce mai.David Weinberger

L’età della pietra non è finita perché sono finite le pietrema perché qualcuno ha avuto un’idea migliore…

Anonimo Dottore

Ma come siamo arrivati ai primi segnali (deboli) della rivoluzione per-fetta? Partiamo da un presupposto: nel corso del XX secolo si è veri-ficato in ogni campo dell’esperienza umana un eccezionale progresso delle conoscenze che si è andato a intrecciare in maniera sempre più intensa con i processi produttivi. La produzione di valore attraverso la conoscenza è diventata la portante di base del processo di sviluppo di tutti i settori dell’economia moderna. Generazione di conoscenza e produzione di valore sono ormai due facce della stessa medaglia. Ab-biamo assistito alla progressiva sostituzione del capitalismo industriale con il capitalismo intellettuale. Ora stiamo assistendo all’avvento defi-nitivo del capitalismo intellettuale 2.0.

Ma perché la conoscenza è divenuta il nuovo fattore produttivo do-minante? Qualcuno, durante la tempesta perfetta, ha profetizzato la fine del sistema capitalistico. Molti analisti e molti libri hanno sottoline-ato che stavamo vivendo un periodo con meno risorse, meno globaliz-zazione, meno management, meno fiducia, meno grandi imprese, meno consumi, meno razionalità, meno occupazione stabile, meno sempli-cità. In termini sintetici, la “decrescita infelice”. Con un’implicazione non da poco: più caos.

Peccato che la maggior parte delle analisi e dei modelli previsionali si basi sulla concezione “lineare intuitiva” delle serie storiche, l’ipotesi cioè che la successione degli eventi e il ritmo del cambiamento continuerà a essere quello osservabile nella fase odierna. Questa logica, pur conna-turata alla nostra “normale” percezione del tempo e della Storia, ha un difetto congenito: guarda al futuro con “gli occhiali” del passato, assu-mendo come condizione di sistema una replicazione tendenzialmente coerente degli eventi, set informativi omogenei su base globale, velocità

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di cambiamento assunta come stabile. Sono ipotesi credibili quelle ap-pena enunciate, in un mondo dominato dall’instabilità, dall’asimmetria informativa e dall’accelerazione esponenziale del cambiamento?

Per capire i trend e le metamorfosi generate dalla rivoluzione perfetta è importante allora uscire dalle prigioni mentali nelle quali ci costringe la concezione lineare intuitiva: nonostante la profondità e l’incertezza della fase che abbiamo attraversato, l’innovazione e la velocità di cam-biamento non sono influenzate in misura apprezzabile dalle deviazioni provocate dalle crisi finanziarie ed economiche.

Dovremmo far tesoro della lezione dell’inizio di questo secolo, quella della bolla della new economy: la bolla esisteva ed è scoppiata, i mercati (finanziari e non) hanno sofferto per un paio di anni, ma i nuovi modelli Web-centrici, basati sulla comunicazione diretta e personalizzata con i clienti, hanno trasformato il sistema capitalistico e reso obsoleti para-digmi economici consolidati. Eppure se avessimo provato a descrivere il futuro nel periodo di quella bolla, avremmo visto meno globalizzazione, l’inflazione che rialzava la testa, la ristrutturazione di molti settori indu-striali, crisi manageriali ed etiche ad altissimo livello. Per non dire altro.

Le uniche cose che non rallentavano, anzi diventavano sempre più veloci, erano l’innovazione e la diffusione del capitalismo intellettuale 2.0 basato su conoscenza e tecnologia. Tali realtà continuavano a pre-sentare livelli di crescita esponenziale che anche adesso non solo non perdono colpi, ma accelerano rapidamente.

Questa tendenza inarrestabile sta ridisegnando dalle fondamenta il contesto del pianeta: il capitalismo intellettuale 2.0 è una rivoluzione dolce, una rivoluzione silenziosa ma pervasiva, una forma di creazione di valore economico e sociale in cui il capitalismo è tornato a porre al centro dell’universo economico la conoscenza e, dunque, il capitale umano. Un capitalismo antropocentrico che crea valore proprio a par-tire dall’uomo, dalla sua creatività, dal patrimonio di know-how dei professionisti, dei knowledge workers, delle persone.

Spostare la visione dal processo di produzione a quello di condivisione, ossia dal consumo razionale ma finito dei fattori disponibili (capitale e la-voro) alla creazione di reti che facilitano la condivisione (potenzialmente replicabile all’infinito) della conoscenza: è questo il significato evolutivo profondo del capitalismo intellettuale 2.0. Tutto cambia; in un mondo in cui la condivisione è il valore fondante, bisogna pensare e agire in modo diverso: non si fa più competizione individuale, si fa competizione colla-borativa. Non si vince più da soli: o vincono tutti o non vince nessuno.