2009 Trends Matrix: Free (io non pago più)
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macro trendsFREE / IO NON PAGO PIÙ© Valentina Durante / District Vision Lab
FREE
Quanti prodotti, servizi, esperienze si possono avere gratis?
Io non pago più (3 sub-trend) racconta di come l’accessibilità totale introdotta dal Web 2.0 stia contagiando altre forme di business.
Come riuscire a guadagnare in contesti dove vige la legge del free?
IO NON PAGO PIÙ
macro trends
© Valentina Durante / District Vision Lab
FREE ONLINE
macro trends
POSSO PROVARLO?
FREE / IO NON PAGO PIÙ
BETTER THAN FREE
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© Valentina Durante / District Vision Lab
È un’ovvietà: quando circola poco denaro ci si industria per
avere il massimo al minor prezzo possibile.
Questo è un fenomeno tutt’altro che nuovo: ad essere nuove (o perlomeno recenti) sono invece
le innumerevoli possibilità che la Rete offre al consumatore per risparmiare, e spesso per
non pagare nulla.
FREE ONLINE
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Una prima manifestazione del free online è la crescita dell’e-
commerce e dell’Internet browsing come strumenti per
spuntare gli affari migliori.
Secondo un sondaggio condotto a dicembre da Harris Interactive presso i consumatori americani,
il 37% acquisterà i regali di Natale sul Web per approfittare
delle condizioni migliori e per risparmiare sul carburante.
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L’85% degli online shoppers utilizza gli strumenti che la Rete
offre per risparmiare.
Il 32% utilizza siti per il confronto dei prezzi.
Il 25% utilizza siti con coupon per ottenere sconti.
Il 23% clicca su pop-up e banner.
Il 12% utilizza siti che scovano gli affari migliori (es.
BeatMyPrice).
Il 5% utilizza siti di social shopping.
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Sono in particolare i coupon online offerti da siti come
RetailMeNot.com a essere guardati con interesse dai
consumatori alla caccia di affari.
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Secondo un’indagine sponsorizzata da ATG, lo
shopping online ha per la prima volta superato quello
fisico come strumento per acquistare i regali di Natale.
I motivi?
Risparmio di tempo (88%), possibilità di trovare prodotti altrimenti difficili da reperire
(84%), maggiore varietà (83%), possibilità di evitare le code nei
negozi (83%) e risparmio di denaro (80%).
Il principale deterrente? Il costo delle spedizioni (78%).
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Ma free online non significa solo shopping. Cresce la popolarità
dei canali di video online in sostituzione della TV (un
fenomeno da tener presente quando si programmano i budget
pubblicitari).
I siti più gettonati sono, negli USA, NBC.com, News Corp.,
Hulu, Joost e Sling.com.
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Per i film si bypassa il costoso lettore Blu-ray in favore dei più
economici abbonamenti a Blockbuster e Netflix, che
hanno iniziato a includere nei loro pacchetti dei titoli gratuiti in
streaming.
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Sul fronte musicale l’alternativa alla pirateria è il nuovo servizio di MySpace: interi album gratuiti
in streaming offerti agli iscritti dalle quattro maggiori etichette
discografiche.
E stanno guadagnando consensi siti analoghi come Imeem, iLike
e Blip.fm.
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E i Radiohead hanno fatto scuola: offrire musica
gratuitamente può rivelarsi un incredibile volano pubblicitario.
Lo scorso luglio il rapper Lil’Wayne ha reso disponibili 30
tracce free del suo repertorio prima di vendere 1 milione di copie del suo nuovo album in
una sola settimana.
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Il trend del tryvertising (pubblicizzare un prodotto
facendolo provare in contesti appropriati, in modo che il
destinatario possa realmente apprezzare e diventare un futuro
cliente) spottato da Trendwatching già nel 2005 si sta strutturando con la nascita
dei sampling salon.
POSSO PROVARLO?
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Il Club C di Tokyo è una location in cui le consumatrici
possono provare vari campioni di prodotti cosmetici senza dover acquistare nulla.
Simple Lab (sempre a Tokyo) consente, previa
iscrizione, di portare a casa gratuitamente campioni di
svariati prodotti.
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TestTube è il nuovo sampling program della rivista NewBeauty: per un fee di circa 30 dollari ogni
quattro mesi si riceve una selezione di campioni offerti da brand come Estee Lauder, Dr.
Brandt e SuperSmile.
Gli iscritti sono invitati, ma non obbligati, a recensire i prodotti
online.
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Beautyfix funziona in modo analogo: per un prezzo
leggermente superiore (50 dollari) si riceve uno stock selezionato da un panel di
esperti cosmetologi e blogger insider.
I brand che aderiscono all’iniziativa accettano di
sottoporre i loro prodotti al giudizio dell’advisory panel di
Beautyfix: solo i migliori saranno scelti per l’invio agli iscritti.
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La londinese Matter sviluppa a livello esponenziale la strategia
del direct marketing inviando scatole di “oggetti interessanti”.
Matter offre questo servizio gratuitamente ai consumatori in
partnership con le aziende produttrici: queste
accompagnano gli oggetti a descrizioni del brand e dei
prodotti.
Le scatole vengono spedite a un target preventivamente
selezionato.
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Il guru del marketing Seth Godin consente di scaricare
gratuitamente The Tribes Casebook, un saggio di 240
pagine correlato al suo nuovo bestseller Tribes.
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SilverJewelryClub, produttore di gioielli di Los Angeles, invia
gratuitamente alcune delle sue creazioni per diffondere la
conoscenza del marchio e la qualità dei suoi prodotti.
I consumatori, che hanno 15 minuti di tempo per scegliere il
gioiello da ricevere tramite il sito, devono solo farsi carico delle
spese di spedizione.
SilverJewelryClub effettua spedizioni in 54 Paesi.
POSSO PROVARLO?
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Come si riesce a guadagnare in un mercato in cui i consumatori
hanno innumerevoli possibilità di ottenere prodotti, servizi ed
esperienze in modo gratuito?
Il tema è affrontato sia da Chris Anderson nel suo ultimo libro Free che da Kevin Kelly in un
post dal titolo “Better Than Free” che anticipa un suo saggio in
uscita.
Si riporta, di seguito, il post di Kelly sugli 8 generativi pubblicato
in traduzione da Internazionale.
BETTER THAN FREE
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Internet è una fotocopiatrice. Ogni singolo dato prodotto da
ogni computer viene copiato da qualche altra parte.
A differenza delle riproduzioni di massa del passato, queste copie non sono semplicemente a buon
mercato: sono gratis.
In passato, però, l'economia si basava sulla vendita di copie che
avevano un valore preciso. Ma come si fa a guadagnare
vendendo copie gratuite? La mia risposta è che quando le copie sono troppe, diventano inutili.
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E quello che non si può copiare diventa raro e prezioso. Quando
le copie sono gratis, bisogna vendere qualcosa che non si
può copiare.
Perché dovremmo pagare per qualcosa che possiamo avere
gratis?
Ho individuato circa otto categorie di valori che non si
possono copiare. Io li chiamo "generativi“. Nell'arena digitale,
le qualità generative aggiungono valore alle copie
gratuite. Dunque si possono vendere.
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1) Immediatezza
Prima o poi tutti potremo procurarci una copia gratuita di
qualunque cosa, ma riceverla nel momento esatto in cui è stata
prodotta è un valore generativo.
Molte persone vanno al cinema la sera della prima, e pagano un
biglietto per vedere un film che poco dopo sarà disponibile in
rete praticamente gratis.
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2) Personalizzazione
In rete possiamo scaricare un concerto gratis, ma forse
saremmo disposti a pagare per avere una versione che suoni
perfettamente nel nostro salotto.
L'aspirina è quasi gratis, ma un'aspirina fatta su misura
secondo il dna del paziente potrebbe costare parecchio.
La personalizzazione richiede uno scambio continuo tra autore
e consumatore: per questo è impossibile da copiare.
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3) Interpretazione
C'è una battuta che dice: il software è gratis, il manuale
costa diecimila dollari.
Ma alcune aziende famose si guadagnano da vivere proprio
così: offrono assistenza a pagamento per software gratuiti.
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4) Autenticità
Potete anche scaricare un software senza pagarlo, ma
anche se non avete bisogno di un manuale dovrete assicurarvi
che il programma sia affidabile e a prova di bug. L'autenticità si
paga.
In rete si trovano molte registrazioni dei Grateful Dead,
ma se comprate una canzone direttamente dalla band sarete sicuri che è proprio quella che
stavate cercando.
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5) Accessibilità
La proprietà è quasi sempre una gran rottura di scatole: bisogna
tenere le cose in ordine, aggiornarle e fare sempre una
copia di backup. E in questo mondo mobile, bisogna anche
portarsele dietro.
Molti, me compreso, sarebbero più che felici di gestire le proprie
cose attraverso un abbonamento: pagherei una
società per avere accesso a ogni brano digitale esistente, film,
libro o foto, quando e dove voglio.
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6) Corporeità
La copia digitale è incorporea: posso prendere la copia gratuita
di un lavoro e trasferirla in un attimo sul mio schermo. Il pdf
non è male, ma a volte è meraviglioso poter leggere le stesse parole su carta bianca
morbida, rivestita di pelle.
La musica è gratis, il concerto costa. Questa formula sta
diventando sempre più comune anche tra gli scrittori: il libro è
gratis, andare a una presentazione dell'autore si
paga.
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7) Mecenatismo
Sono convinto che, in realtà, il pubblico voglia pagare gli autori. Ma sono disposti a pagare solo
se il processo è molto semplice, se la somma è ragionevole e se
hanno la certezza che i soldi finiranno direttamente nelle
tasche degli autori.
L'ultimo esperimento dei Radiohead è un esempio
perfetto.
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8) Reperibilità
A prescindere dal prezzo, un'opera non ha valore se non è visibile: un capolavoro nascosto
non vale niente.
I grandi aggregatori come Amazon e Netflix hanno
successo perché aiutano le persone a trovare quello che gli
piace di più. Ecco perché gli editori, gli studios e le etichette
discografiche non spariranno mai. Non servono alla
distribuzione delle copie, ma indirizzano l'attenzione delle
persone verso le opere.
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Questi otto valori richiedono delle nuove competenze.
Nell'era della copia gratuita il successo non dipende dalle
capacità di distribuzione. Non servono neanche le conoscenze legali sulla proprietà intellettuale
e il diritto d'autore.
Il denaro, nell'economia della rete, non segue la strada della
copia. Segue la strada dell'attenzione e l'attenzione ha i
suoi circuiti.
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www.valentinadurante.com