2009 Marzo

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Spirito Santo - Marzo 2009 NUMERO 14 1 Spirito e parola Mensile della parrocchia dello Spirito Santo “Domenica giorno del Signore” di Roberto Bonomo "Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato." (Es 20,8-11) Questo è il terzo comandamento che Dio consegnò a Mosè e idealmente a ciascuno di noi nel giorno del nostro battesimo. Ma la domenica è veramente per noi il "giorno del Signore"? Nella nostra città, che sicuramente non è ne una città d'arte e nemmeno una città turistica, abbiamo da S. Prospero a Natale i negozi aperti tutte le domeniche. In quasi tutte le altre domeniche dell'anno c'è almeno un centro commerciale aperto. Mentre una volta la famiglia alla domenica andava in chiesa per partecipare alla messa, adesso molte famiglie vanno in queste nuove cattedrali che invece di avere ai lati della navata centrale gli altari dei santi che con quegli immensi quadri chiamavano a rivolgere lo sguardo in alto e a staccarsi per un Buona Quaresima Proposto da Giovanni Dazzi Carissimi, cenere in testa e acqua sui piedi. Tra questi due riti, si snoda la strada della quaresima. Una strada, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i cinquanta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala. Pentimento e servizio. Sono le due grandi prediche che la Chiesa affida alla cenere e all’acqua, più che alle parole. Non c’è credente che non venga sedotto dal fascino di queste due prediche. Le altre, quelle fatte dai pulpiti, forse si dimenticano subito. Queste, invece, no: perché espresse con i simboli, che parlano un «linguaggio a lunga conservazione». È difficile, per esempio, sottrarsi all’urto di quella cenere. Benché leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E trasforma in un’autentica martellata quel richiamo all’unica cosa che conta: «Convertiti e credi al Vangelo». Peccato che non tutti conoscono la rubrica del messale, secondo cui le ceneri debbono essere ricavate dai rami d’ulivo benedetti nell’ultima Domenica delle Palme. Se no, le allusioni all’impegno per la pace, all’accoglienza del Cristo, al riconoscimento della sua unica signoria, alla speranza di ingressi definitivi nella Gerusalemme del cielo, diverrebbero itinerari ben più concreti di un cammino di conversione. Quello «shampoo alla cenere», comunque, rimane impresso per sempre: ben oltre il tempo in cui, tra i capelli soffici, ti ritrovi detriti terrosi che il mattino seguente, sparsi sul guanciale, fanno pensare per un attimo alle squame già cadute dalle croste del nostro peccato. Così pure rimane indelebile per sempre quel tintinnare dell’acqua nel catino. È la predica più antica che ognuno di noi ricordi. Da bambini, l’abbiamo «udita con gli occhi», pieni di stupore, dopo aver sgomitato tra cento fianchi, per passare in prima fila e spiare da vicino le emozioni della gente. Una predica, quella del giovedì santo, costruita con dodici identiche frasi: ma senza monotonia. Ricca di tenerezze, benché articolata su un prevedibile copione. Priva di retorica, pur nel ripetersi di passaggi scontati: l’offertorio di un piede, il levarsi di una brocca, il frullare di un asciugatoio, il sigillo di un bacio. Una predica strana. Perché a pronunciarla senza parole, genuflesso davanti a dodici simboli della povertà umana, è un uomo che la mente ricorda in ginocchio solo davanti alle ostie consacrate. Miraggio o dissolvenza? Abbaglio provocato dal sonno, o simbolo per chi veglia nell’attesa di Cristo? «Una tantum» per la sera dei paradossi, o prontuario plastico per le nostre scelte quotidiane? Potenza evocatrice dei segni! Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua. La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere di un vulcano. Per spegnerne l’ardore, mettiamoci alla ricerca dell’acqua da versare… sui piedi degli altri. Pentimento e servizio. Binari obbligati su cui deve scivolare il cammino del nostro ritorno a casa. Cenere e acqua. Ingredienti primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci finalmente dalla testa ai piedi. Don Tonino Bello, Vescovo

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Spirito Santo - Marzo 2009! NUMERO 14

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Spirito e parolaM e n s i l e d e l l a p a r r o c c h i a d e l l o S p i r i t o S a n t o

“Domenica giorno del Signore”

di Roberto Bonomo

"Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo.  Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato." (Es 20,8-11)Questo è il terzo comandamento che Dio consegnò a Mosè e idealmente a ciascuno di noi nel giorno del nostro battesimo. Ma la domenica è veramente per noi il "giorno del Signore"? Nella nostra città, che sicuramente non è ne una città d'arte e nemmeno una città turistica, abbiamo da S. Prospero a Natale i negozi aperti tutte le domeniche. In quasi tutte le altre domeniche dell'anno c'è almeno un centro commerciale aperto. Mentre una volta la famiglia alla domenica andava in chiesa per partecipare alla messa, adesso molte famiglie vanno in queste nuove cattedrali che invece di avere ai lati della navata centrale gli altari dei santi che con quegli immensi quadri chiamavano a rivolgere lo sguardo in alto e a staccarsi per un

Buona QuaresimaProposto da Giovanni Dazzi

Carissimi, cenere in testa e acqua sui piedi. Tra questi due riti, si snoda la strada della quaresima. Una strada, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i cinquanta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala. Pentimento e servizio. Sono le due grandi prediche che la Chiesa affida alla cenere e all’acqua, più che alle parole. Non c’è credente che non venga sedotto dal fascino di queste due prediche. Le altre, quelle fatte dai pulpiti, forse si dimenticano subito. Queste, invece, no: perché espresse con i simboli, che parlano un «linguaggio a lunga conservazione». È difficile, per esempio, sottrarsi all’urto di quella cenere. Benché leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E trasforma in un’autentica martellata quel richiamo all’unica cosa che conta: «Convertiti e credi al Vangelo». Peccato che non tutti conoscono la rubrica del messale, secondo cui le ceneri debbono essere ricavate dai rami d’ulivo benedetti nell’ultima Domenica delle Palme. Se no, le allusioni all’impegno per la pace, all’accoglienza del Cristo, al riconoscimento della sua unica signoria, alla speranza di ingressi definitivi nella Gerusalemme del cielo, diverrebbero itinerari ben più concreti di un cammino di conversione. Quello «shampoo alla cenere», comunque, rimane impresso per sempre: ben oltre il tempo in cui, tra i capelli soffici, ti ritrovi detriti terrosi che il mattino seguente, sparsi sul guanciale, fanno pensare per un attimo alle squame già cadute dalle croste del nostro peccato. Così pure rimane indelebile per sempre quel tintinnare dell’acqua nel catino. È la predica più antica che ognuno di noi ricordi. Da bambini, l’abbiamo «udita con gli occhi», pieni di stupore, dopo aver sgomitato tra cento fianchi, per passare in prima fila e spiare da vicino le emozioni della gente. Una predica, quella del giovedì santo, costruita con dodici identiche frasi: ma senza monotonia. Ricca di tenerezze, benché articolata su un prevedibile copione. Priva di retorica, pur nel ripetersi di passaggi scontati: l’offertorio di un piede, il levarsi di una brocca, il frullare di un asciugatoio, il sigillo di un bacio. Una predica strana. Perché a pronunciarla senza parole, genuflesso davanti a dodici simboli della povertà umana, è un uomo che la mente ricorda in ginocchio solo davanti alle ostie consacrate. Miraggio o dissolvenza? Abbaglio provocato dal sonno, o simbolo per chi veglia nell’attesa di Cristo? «Una tantum» per la sera dei paradossi, o prontuario plastico per le nostre scelte quotidiane? Potenza evocatrice dei segni! Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua. La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere di un vulcano. Per spegnerne l’ardore, mettiamoci alla ricerca dell’acqua da versare… sui piedi degli altri. Pentimento e servizio. Binari obbligati su cui deve scivolare il cammino del nostro ritorno a casa. Cenere e acqua. Ingredienti primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci finalmente dalla testa ai piedi.

Don Tonino Bello, Vescovo

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Il tempo del silenzio“C’è un tempo per tacere e un tempo per parlare” ammoniva Qohelet, così come “c’è un tempo per nascere e un tempo per morire; un tempo per uccidere e un tempo per guarire...”. Veniamo da settimane in cui questa antica sapienza umana – prima ancora che biblica – è parsa dimenticata: anche tra i pochi che parlavano per invocare il silenzio v’era chi sembrava mosso più che altro dal desiderio di far tacere quanti la pensavano diversamente da lui. Soprattutto si è avuto l’impressione che l’insieme della nostra società non avesse certezze condivise sulla scansione dei diversi “tempi” e sul significato dei diversi verbi usati da Qohelet a indicare lo scorrere dell’esistenza umana: quando è “tempo” per questo o per quell’altro? E cosa significa parlare, morire, uccidere, guarire? Uno smarrimento di senso condiviso che ha coinvolto anche parole forti attinenti ai principi fondamentali dell’etica: dignità, libertà, volontà, rispetto, carità, vita... Le settimane appena trascorse saranno sicuramente ricordate come “giorni cattivi” da molti cristiani, ma anche da molti uomini e donne non cristiani che tentano ogni giorno di rinnovare la loro ricerca di senso, soprattutto attraverso la faticosa lotta dell’amare in verità e dal lasciarsi amare da quanti sono loro accanto. “Giorni cattivi” è un’espressione biblica che indica tempi privi di una parola da parte di Dio, da parte dei suoi profeti e quindi anche privi di parole umane sincere, vere, autentiche: tempi in cui si fa silenzio per non aumentare il rumore, la rissa, l’aggressione nella comunità umana e per evitare che parole sensate vengano triturate insieme alle insensate e non si riesca poi più a recuperarle per giorni migliori. Per questo molti hanno preferito il silenzio. Da parte mia confesso che, anche se il direttore di questo giornale mi ha invitato più volte a scrivere, ho preferito fare silenzio anzi, soffrire in silenzio aspettando l’ora in cui fosse forse possibile – ma non è certo – dire una parola udibile. Attorno all’agonia lunga diciassette anni di una donna, attorno al dramma di una famiglia nella sofferenza, si è consumato uno scontro incivile, una gazzarra indegna dello stile cristiano: giorno dopo giorno, nel silenzio abitato dalla mia fede in Dio e dalla mia fedeltà alla terra e all’umanità di cui sono parte, constatavo una violenza verbale, e a volte addirittura fisica, che strideva con la mia fede cristiana. Non potevo ascoltare quelle grida – “assassini”, “boia”, “lasciatela a noi”... – senza pensare a Gesù di Nazaret che quando gli hanno portato una donna gridando “adultera” ha fatto silenzio a lungo, per poterle dire a un certo punto: “Donna (non “adultera”), neppure io ti condanno: va’ e non peccare più”; non riuscivo ad ascoltare quelle urla minacciose senza pensare a Gesù che in croce non urla “ladro, assassino!” al brigante non pentito, ma in silenzio gli sta accanto, condividendone la condizione di colpevole e il supplizio. Che senso ha per un cristiano recitare rosari e insultare? O pregare ostentatamente in piazza con uno stile da manifestazione politica o sindacale? Ma accanto a queste contraddizioni laceranti, come non soffrire per la strumentalizzazione politica dell’agonia di questa donna? Una politica che arriva in ritardo nello svolgere il ruolo che le è proprio – offrire un quadro legislativo adeguato e condiviso per tematiche così sensibili – e che brutalmente invade lo spazio più intimo e personale al solo fine del potere; una politica che si finge al servizio di un’etica superiore, l’etica cristiana, e che cerca, con il compiacimento anche di cattolici, di trasformare il cristianesimo in religione civile. L’abbiamo detto e scritto più volte: se mai la fede cristiana venisse declinata come religione civile, non solo perderebbe la sua capacità profetica, ma sarebbe ridotta a cappellania del potente di turno, diverrebbe sale senza più sapore secondo le parole di Gesù, incapace di stare nel mondo facendo memoria del suo Signore. E’ avvenuto quanto più volte avevo intravisto e temuto: lo scontro di civiltà preconizzato da Huntington non si è consumato come scontro di religioni ma come scontro di etiche, con gli effetti devastanti di una maggiore divisione e contrapposizione nella polis e, va detto, anche nella chiesa. Da questi “giorni cattivi” usciamo più divisi e non certo per quella separazione in nome di Cristo che, con il comandamento nuovo dell’amore da estendersi fino ai nemici, può provocare divisione anche tra genitori e figli, all’interno della famiglia o della “casa” di appartenenza. Abbiamo invece conosciuto divisione in nome di quel male che affligge l’umanità e che trasforma la diversità in demonizzazione dell’altro, muta l’avversario in nemico, interrompe o nega il confronto e il dialogo, dando origine a posizioni ideologiche capaci di violenza prima verbale poi fisica e sociale. Da un lato il fondamentalismo religioso che cresce, dall’altro un nichilismo che rigetta ogni etica condivisa fanno sì che cessi l’ascolto reciproco e la società sia sempre più segnata dalla barbarie. Per chi come me ha pensato di dedicare tutte le fatiche alla ricerca del dialogo, del confronto, del faticoso cammino verso la comunione, innanzitutto nello spazio cristiano e poi tra gli uomini, e in questo sforzo sentiva di poter rendere conto della speranza cristiana che lo abita e di annunciare il vangelo che lo anima, questi giorni sono davvero cattivi. Come ignorare anche gli altri segni di barbarie cui stiamo assistendo in questa amara stagione? Leggi che chiedono ai medici di segnalare alle forze dell’ordine la presenza di clandestini che necessitano di cure mediche, vanificando così il diritto alla salute riconosciuto a qualunque essere umano; episodi ormai ricorrenti di giovani e ragazzi che danno fuoco a immigrati o a mendicanti; senzatetto di cui si prevede la schedatura mentre li si lascia morire di freddo; esercizio della violenza in branco verso donne o disabili... Sì, ci sono state anche voci di compassione, ma nel clamore generale sono passate quasi inascoltate. L’Osservatore romano ha coraggiosamente chiesto – tramite le parole del suo direttore, il tono e la frequenza degli interventi – di evitare strumentalizzazioni da ogni parte, di scongiurare lo scontro ideologico, di richiamare al rispetto della morte stessa. Ma molti mass media in realtà sono apparsi ostaggio di una battaglia frontale in cui nessuno dei contendenti si è risparmiato mezzi ingiustificabili dal fine. Eppure, di vita e di morte si trattava, realtà intimamente unite e pertanto non attribuibili in esclusiva a un campo o all’altro, a una cultura o a un’altra. La morte resta un enigma per tutti, diviene mistero per i credenti: un evento che non deve essere rimosso, ma che dà alla nostra vita il suo limite e fornisce le ragioni della responsabilità personale e sociale; un evento che tutti ci minaccia e tutti ci attende come esito finale della vita e, quindi, parte della vita stessa, un evento da viversi perciò soprattutto nell’amore: amore per chi resta e accettazione dell’amore che si riceve. Sì, questa è la sola verità che dovremmo cercare di vivere nella morte e accanto a chi muore, anche quando questo risulta difficile e faticoso. Infatti la morte non è sempre quella di un uomo o una donna che, sazi di giorni, si spengono quasi naturalmente come candela, circondati dagli affetti più cari. No, a volte è “agonia”, lotta dolorosa, perfino abbrutente a causa della sofferenza fisica; oggi è sempre più spesso consegnata alla scienza medica, alla tecnica, alle strutture e ai macchinari...

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A cura di Sara Fiorini

- LA VOCE DEI GIOVANI -

Un’altra chanceEccoci giunti ad un altro tempo di Quaresima.Tempo di sacrifici (ma quali sacrifici in realtà riusciamo veramente a fare?...e quale idea abbiamo di sacrificio?), di riflessioni sulle scritture, sugli eventi della vita, e tempo di preghiera....anche se talvolta non riusciamo a darci nemmeno il tempo di pregare. E questo è vero, a me per prima, in diversi momenti della mia vita è capitato di sentirmi talmente sopraffatta da impegni, situazioni, scadenze ed eventi che ritmando la mia vita impetuosamente, mi hanno fatta cedere e mi hanno costretta a mettere in secondo piano la mia parte spirituale.Forse, però, ho permesso io che fosse messa da parte...nonostante cercassi di ritagliarmi qualche spazio la stanchezza prendeva il sopravvento e mi tornava alla mente quella poesia firmata da “tuo padre, Dio”, in cui questa persona che fino alla fine non sapevamo chi fosse, ci diceva che tutto il giorno aspettava pazientemente un nostro cenno, un nostro sguardo, un nostro sorriso, e che non gli interessava in fondo se non arrivava perchè lui ci sarebbe stato sempre, in nostra attesa.Un pò come i genitori con il bambino, come l’insegnate premuroso con uno studente che si oppone fervidamente e che rifiuta ogni tipo di proposta...Ma eccola che arriva la Quaresima, ah hoc, pronta per noi, un bel regalo per riscattarci, per voltarci e sorridere finalmente a chi sempre ci aspetta... sia nella preghiera, nelle riflessioni, che nelle azioni, sorridendo a chi aiutiamo senza secondi fini.Buona Quaresima a tutti, perchè una seconda, terza, quarta -ed oltre- chance, è offerta a TUTTI, e tramite le vie ed i modi più disparati!

“...non c’è tempo, non c’è spazio, per essere consapevoli di ciò che stiamo facendo: non c’è tempo per una cosa alla volta. Carcerati nell’anima, fortunatamente, qualcuno, magari per forza, DEVE fermarsi perchè il malessere interiore o la malattia fisica lo porta a comprendere che qualcosa non va. Recuperare i ritmi lenti è permettersi di stare con noi stessi, di sentire il nostro corpo, emozioni, ascoltare ciò che ci circonda, dando importanza anche ala foglia dell’albero che si muove al vento, al rumore dell’erba sotto i nostri piedi...cose assolutamente inutili per l’ingranaggio in cui siamo immessi, ma assolutamente fondamentali se vogliamo continuare a vivere VERAMENTE e non virtualmente” (Flavia Fusaro, “Qualevita”, giugno 2007).

Che dire a questo proposito? La vita è un dono e non una preda: nessuno si dà la vita da se stesso né può conquistarla con la forza. Nello spazio della fede i credenti, accanto alla speranza nella vita in Dio oltre la morte, hanno la consapevolezza che questo dono viene da Dio: ricevuta da lui, a lui va ridata con un atto puntuale di obbedienza, cercando, a volte anche a fatica, di ringraziare Dio: “Ti ringrazio, mio Dio, di avermi creato...”. Ma il credente sa che molti cristiani di fronte a quell’incontro finale con Dio hanno deciso di pronunciare un “sì” che comportava la rinuncia ad accanirsi per ritardare il momento di quel faccia a faccia temuto e sperato. Quanti monaci, quante donne e uomini santi, di fronte alla morte hanno chiesto di restare soli e di cibarsi solo dell’eucarestia, quanti hanno recitato il Nunc dimittis, il “lascia andare, o Signore, il tuo servo” come ultima preghiera nell’attesa dell’incontro con colui che hanno tanto cercato... Negli anni più vicini a noi, pensiamo al patriarca Athenagoras I e a papa Giovanni Paolo II: due cristiani, due vescovi, due capi di chiese che hanno voluto e saputo spegnersi acconsentendo alla chiamata di Dio, facendo della morte l’estremo atto di obbedienza nell’amore al loro Signore. Testimonianze come queste sono il patrimonio prezioso che la chiesa può offrire anche a chi non crede, come segno grande di un anticipo della vittoria sull’ultimo nemico del genere umano, la morte. Voci come queste avremmo voluto che accompagnassero il silenzio di rispetto e compassione in questi giorni cattivi assordati da un vociare indegno. La chiesa cattolica e tutte le chiese cristiane sono convinte di dover affermare pubblicamente e soprattutto di testimoniare con il vissuto che la vita non può essere tolta o spenta da nessuno e che, dal concepimento alla morte naturale essa ha un valore che nessun uomo può contraddire o negare; ma i cristiani in questo impegno non devono mai contraddire quello stile che Gesù ha richiesto ai suoi discepoli: uno stile che pur nella fermezza deve mostrare misericordia e compassione senza mai diventare disprezzo e condanna di chi pensa diversamente. Allora, da una millenaria tradizione di amore per la vita, di accettazione della morte e di fede nella risurrezione possono nascere parole in grado di rispondere agli inediti interrogativi che il progresso delle scienze e delle tecniche mediche pongono al limitare in cui vita e morte si incontrano. Così le riassumeva la lettera pontificale di Paolo VI indirizzata ai medici cattolici nel 1970: “Il carattere sacro della vita è ciò che impedisce al medico di uccidere e che lo obbliga nello stesso tempo a dedicarsi con tutte le risorse della sua arte a lottare contro la morte. Questo non significa tuttavia obbligarlo a utilizzare tutte le tecniche di sopravvivenza che gli offre una scienza instancabilmente creatrice. In molti casi non sarebbe forse un’inutile tortura imporre la rianimazione vegetativa nella fase terminale di una malattia incurabile? In quel caso, il dovere del medico è piuttosto di impegnarsi ad alleviare la sofferenza, invece di voler prolungare il più a lungo possibile, con qualsiasi mezzo e in qualsiasi condizione, una vita che non è più pienamente umana e che va naturalmente verso il suo epilogo: l’ora ineluttabile e sacra dell’incontro dell’anima con il suo Creatore, attraverso un passaggio doloroso che la rende partecipe della passione di Cristo. Anche in questo il medico deve rispettare la vita”. Ecco, questo è il contributo che con rispetto e semplicità i cristiani possono offrire a quanti non condividono la loro fede affinché la società ritrovi un’etica condivisa e ciascuno possa vivere e morire nell’amore e nella libertà.

Enzo Bianchi

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Foto Carnevale 2009

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Lettera di una ragazzaSalve. Sono una ragazza di 19 anni dell’Abruzzo, e vorrei chiedervi un favore. Mia madre (Omaira) è malata di cancro al seno. Glielo hanno diagnosticato nel novembre 2007, e da allora è stata operata una prima volta. In seguito sono arrivate molte e diverse complicazioni: non ha potuto fare la radioterapia dopo la che mio, a luglio 2008 dopo aver finito la chemioterapia ha fatto una radiografia e non presentava tumori, dopo venti giorni un’altra radiografia ne ha trovati due nuovi, molto gravi. Ho girato per diversi ospedali, alla fine l’hanno operata subito ma ora le stanno facendo una nuova chemioterapia sperimentale. La prima che mio era la più forte che esiste attualmente mentre quella di adesso la stanno praticamente testando su di lei, pienamente consci che non può esserci nessuna possibilità che funzioni. I medici riportano sintomi e reazioni al farmaco, e studiano su di lei come utilizzare questa terapia. Ora e all’11^ seduta, su 24 che però i dottori hanno ridotto a 15 perché il suo corpo è stanco e comincia ad avere cedimenti data l’alta tossicità dei farmaci. Noi siamo in 5 in famiglia. Mamma, noi 3 figli di rispettivamente 24, 19, 16 anni, e papà. Ormai è da oltre un anno che viviamo e conviviamo con questa malattia, ed un po’ tutti iniziamo ad essere stanchi. È stanca mamma per le medicine ed il dolore, sono stanchi mio fratello e sorella, insieme a me, a livello mentale, e siamo tutti diventati ipersensibili e la minima cosa ci ferisce. Anche la nostra fede inizia a vacillare, e mio fratello, papà e sorella non si avvicinano ancora al Signore. Inizia la disillusione e la stanchezza, iniziamo e non riuscire più a pregare, a non riuscire più a Credere… e anche se vediamo l’Opera di Dio ogni giorno intorno a noi e nella nostra vita, non riusciamo… non sappiamo più dove trovare la forza per combattere, per andare avanti, resistere e confidare in Lui, per mettere tutto nelle Sue mani… soprattutto ora che i sintomi si fanno più forti, soprattutto ora che i medici stessi hanno detto di pregare per il miracolo…è difficile andare avanti, sopravvivere a ogni giorno senza cadere, senza spegnersi, senza smettere di pregare… sta diventando la “nostra” malattia, cioè di tutta la mia famiglia, perché iniziamo ad esser stanchi nella mente, nel cuore, nelle cose e nelle parole di tutti i giorni. Rasentiamo la disperazione, e cerchiamo di trovar forza da qualche parte, e siamo così ansiosi di trovare una parola del Signore che ci conforti, o che ci dica qualcosa, che anche il gesto più semplice ci dà conforto.….pregare è diventato difficile. Perché, per esempio, prego chiedendo al Signore di guarire, salvare mamma, ma poi aggiungo sempre che Lui sa ciò che è veramente bene per noi, e se non guarirla rientra nel suo disegno, perché Lui vede molto più in là di noi, allora prego che sia fatta la Sua Volontà, qualunque essa sia… i medici hanno previsto due anni. Ed è pesante vivere nella consapevolezza e nell’impotenza. Nella consapevolezza che sta morendo, e vivere ogni giorno con questa consapevolezza sapendo che c’è un tempo prestabilito, che ogni giorno il tempo si accorcia, e che ogni giorno che passa è un giorno in meno che resta da vivere con lei, che il tempo sta finendo, che fra un tot di giorni non ci sarà più… con l’impotenza, l’impotenza di tornare a casa da scuola o andare a dormire la sera sentendo come si lamenta per i dolori a qualsiasi parte del corpo, e non poter far nulla, assolutamente nulla, per alleviarli, per sollevarla, e allora anche l cosa più stupida, pulire i piatti o stirare i panni, diventa una cosa grande, ma io e mia sorella non ci riusciamo a fare tutto, e diventa stressante, correre qua e là e non arrivare mai, cercare di fare qualcosa ma sapere che non si riuscirà mai a fare qualcosa che possa aiutarla. E contemporaneamente fare le cose di tutti i giorni, e cercare di farle bene come prima, e la scuola ed il lavoro, e controllarsi per non esplodere di rabbia o lacrime da un momento all’altro, e poi sentire che tutti vogliono dire una sola parola sulla sua malattia, e tutti la sminuiscono, pensando che è solo una malattia e non che è diventata un po’ anche la nostra. Pregare è diventato difficile. E pesa la testa, pesa la mente di tutti noi in casa, per la schiacciante Consapevolezza, per l’Impotenza, perché il Tempo scorre via dalle mani e non ri riesce a fermarlo più, ora più che mai. Ho deciso di chiedere aiuto, di scrivervi per pregare mamma. Per noi ma soprattutto per lei. Per la sua guarigione, per la guarigione della mia famiglia. Per la guarigione del corpo di mia mamma, per la guarigione nello spirito, che il Signore ci dia un po’ di forza, ci sostenga, perché è pesante anche alzarsi dal letto la mattina, un po’ di coraggio, soprattutto tanta fede per pregare, per sperare, per sapere che Lui è il Signore e che solo Lui salva. Vi chiedo, per favore, di ricordare queste intenzioni, e soprattutto la guarigione di mamma, nelle vostre preghiere.

Con speranza,Pilar Stella

SEGUE DA PAGINA 1

( . . . ) Anch'essi ci chiamano a staccarci dalla quotidianità immaginando di poter diventare come questi nuovi "santi" s e m p l i c e m e n t e indossando un certo paio di scarpe, o di occhiali, o un certo vestito. Peccato che l'unico risultato che riusciamo ad ottenere è quello di aver alleggerito il portafogli ed aver lasciato la nostra mente a navigare nelle acque più stagnanti e torbide che non ci permettono di guardare oltre il nostro naso. Gesù scacciò i commercianti dal tempio (lo vedremo tra qualche domenica) mentre adesso il commercio scaccia i cristiani dal tempio. Come diceva bene Giovanni Dazzi nel giornalino del mese scorso, il digiuno quaresimale non un gesto fine a se stesso, ma deve servire a purificare la nostra vita da ciò che è superfluo, da ciò che ci condiziona e ci rende schiavi di cose inutili. Ci è donato un tempo per poterci elevare e osservare la nostra vita dall'alto per ripulirla dalla polvere e dalle incrostazioni. Cerchiamo di vivere la messa domenicale non come un inciampo o una tassa da pagare, ma come il centro della domenica, come il momento privilegiato per avvicinarci al Signore in compagnia dei fratelli della comunità parrocchiale. E' importante cercare di partecipare il più possibile alla messa della comunità: scusate il paragone un po' blasfemo, ma andare a messa in una chiesa qualsiasi in mezzo a tantissimi sconosciuti è un po' come andare a pranzo in mensa invece

Caritas zona pastorale Reggio OvestCentro di ascolto interparrocchiale delle povertà Madre TeresaBanco di solidarietà Distribuzione vestiario

DOMENICA 22 MARZO

Siete invitati a un gesto di solidarietà a favore del centro di ascolto interparrocchiale Madre Teresa di Pieve Modolena. Raccogliamo generi alimentari per le distribuzioni che il banco alimentare effettua due volte al mese alle persone bisognose della nostra zona pastorale

Servono soprattutto: SCARPE DA GINNASTICA, BIANCHERIA INTIMA PER UOMO E DONNA, BIANCHERIA PER LA CASA, LENZUOLA E COPERTE DA DISTRIBUIRE AI POVERI

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SPAZIO DEDICATO AI PIÙ PICCINI

C’era una volta....

Il padre, il figlio e l’asino

Un padre aveva promesso al figlio di portarlo al mercato.Venne il giorno in cui la promessa fu mantenuta.All’alba misero il basto all’asino e presero la strada del paese, l’asino avanti, padre e figlio dietro.Incontrarono alcuni contadini che andavano al campo.Guidavano i buoi e portavano gli utensili, ma non persero l’occasione di fissare i viadanti.- Guarda che sciocchi,- esclamarono i contadini. -Hanno un asino e vanno tutti e due a piedi.- Monta tu, sull’asino, - disse il padre al figliolo.Poco dopo incontrarono alcune donne che dissero: - Guarda quel giovane. Lascia il padre a piedi e lui va sull’asino.Il figlio scese dalla cavalcatura e fece salire il padre.Incontrarono più avanti alcuni operai:- Guarda quell’uomo. Lascia il ragazzo a piedi e lui va sull’asino.- Monta anche tu, - disse il padre al figlio. Intanto si era già fatto giorno. Il sole splendeva sul paesaggio bellissimo della campagna. Ormai tutti i lavoratori erano al lavoro e padre e figlio pensavano che sarebbero andati avanti senza ascoltare mai più una critica al loro modo di viaggiare. Ma si erano sbagliati.Incontrarono, vicino al paese, alcuni signori:- Guarda quei due sull’asino. Gli romperanno la schiena. Dopo pochi passi il padre scese dall’asino e disse: - Hai sentito? Non si contenta mai di nessuno. D’ora in avanti faremo secondo il nostro criterio.

E non ascoltarono più ciò che dicevano i passanti.

Il topo e il leoneUn leone dormiva in un cantuccio della selva. Alcuni topolini, giocando, gli corsero addosso e gli ruppero il sonno. Il leone, irritato, nè afferrò uno e stava per stritolarlo nella sua terribile bocca. Ma il topolino seppe commuovere il leone che gli perdonò e gli lasciò salva la vita. Alcuni giorni dopo, il leone cadde nel laccio dei cacciatori. Poichè no riusciva a liberarsi da quella stretta che gli avrebbe tolta la libertà e forse la vita, cominciò a ruggire. Il topolino riconobbe la sua voce ed accorse: con i suoi aguzzi dentini rosicchio la cordche teneva prigioniero il leone e lo liberò.

Leone Tolstoi

Stazione Quaresimale

Allo Spirito Santo

Venerdì 20 Marzo Ore 21:00

Stazione Itinerante in tre tappe con partenza da

Pieve

Ritiro Quaresimale

con

Don Landini

Domenica 8 Marzo ore 9:00

Cene... d’oroGrazie alle attività delle signore che collaborano in parrocchia (cene, gnocco fritto, cappelletti ecc..) la parrocchia ha ricevuto un contributo di 7.650 €. Il gruppo è aperto a chiunque si voglia aggiungere.

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Spirito Santo - Marzo 2009! NUMERO 14

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Non si invecchiaper il semplice fatto di aver vissuto

per un certo numero di annima solo quando si abbandona il proprio ideale.

Essere giovani significaconservare a sessanta o settant'anni

l'amore del meravigliosolo stupore per le cose sfavillanti

e per i pensieri luminosi;il desiderio insaziabile del fanciullo

per tutto ciò che è nuovo.Resterete giovani

finchè il vostro cuore saprà riceverei messaggi di bellezza

di audacia e di coraggioche vi giungono dalla terra,da un uomo o dall'infinito.

Quando tutte le fibre del vostro cuoresaranno spezzate e su di esso

si saranno accumulatele nevi del pessimismoe il ghiaccio del cinismo

è solo allora che diventerete vecchie possa Iddio aver pietà della vostra anima"

I lettori scrivono....Spazio dedicato a chiunque voglia lasciare scritto qualcosa, proporre spunti di riflessione o esprimere un proprio pensiero, firmato o anonimo. Potete inviare materiale attraverso l’indirizzo di posta elettronica segnalato o lasciare una lettera nella cassetta posta all’entrata della chiesa. La redazione si avvale del diritto di selezionare gli articoli più interessanti da pubblicare nello spazio.Vi aspettiamo...

Per scriverci potete utilizzare questa casella di posta elettronica: [email protected], oppure la cassetta postale posizionata all’entrata della chiesa.

“Primavera della vita”

L’ANGOLO POETICO

E, vedendoti ancora là, coi tuoi capelli color grano affidati al leggero soffio del vento, i tuoi occhi color miele, che fanno invidia al caldo del sole ed alla notturna luna, resto per un altro attimo, che diventa poi aumenta e si ferma, perchè osservarti è lo spettacolo più bello che c’è.

Nuanda

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• I Domenica Di Quaresima

• Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]• Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Letture: Gen 9,8-15; Sal 24; 1Pt 3,18-22; Mc 1,12-15 - Le vie del Signore sono verità e grazia

Domenica 1 Marzo 2009Messa

• da Lunedi a Giovedì e Sabato santa messa ore 18:30 [Chiesa Spirito Santo]• il Venerdì la messa si terrà alle ore 16:30 [Casa delle Magnolie]

Altri Eventi

• ogni domenica di quaresima incontro dei bamibni all ore 10.30• Ogni venerdi di quaresima ore 18.30, via Crucis• Catechismo: Sabato ore 14:30• Oratorio: Sabato dalle 16:00 alle 17:30• Casa di carità: Lunedì 9 Marzo e Martedì 24 Marzo• Ritiro quaresimale di don Landini: Domenica 8 Marzo• Ritiro quaresimale a Pieve Modolena per i gruppi delle superiori: Domenica 15 Marzo, dalle 9.00 alle 17.00• Stazioni quaresimali: Venerdì 6 Marzo in Ghiara con il vescovo, Venerd’ 13 Marzo in Cattedrale con il vescovo nel 10° anniversario della morte di Monsignor Baroni, Venerdì 20 Marzo allo Spirito Santo con camminata notturna animata dai giovani con partenza dal Peep di Pieve Modolena fino alla parrocchia dello Spirito Santo, Venerdì 27 Marzo a Villa Cella.• Giornata di raccolta alimentare per il Centro di Ascolto Madre Teresa: Domenica 22 Marzo• Santa messa ed incontro con i genitori ed i bambini della prima comunione: Mercoledì 18 Marzo ore 20.45• Santa messa ed incontro con i genitori ed i ragazzi della cresima: Mercoledì 25 Marzo ore 20.45• Stazione quaresimale Pieve Modolena: Venerd’ 3 Aprile

Buon Compleanno a...• Michela Formisano - Martedì 3 Marzo• Sara Dias - Martedì 3 Marzo• Andrea Mussini - Domenica 8 Marzo• Veronica Bottazzi - Domenica 8 Marzo• Samuele Pozzani - Lunedì 16 Marzo• Ilaria Borza- Giovedì 20 Marzo• Giovanni Benassi - Venerdì 20 Marzo• Luca Denti - Mercoledì 25 Marzo• Veronica Carano - Venerdì 27 Marzo Aspettiamo di ricevere eventuali date di compleanno per i mesi prossimi!!!

Altre Date

• III Domenica Di Quaresima

• Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]• Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Letture: Es 20,1-17; Sal 18; 1Cor 1,22-25; Gv 2,13-25 - Signore, tu hai parole di vita eterna

Domenica 15 Marzo 2009

• IV Domenica Di Quaresima

• Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]• Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Letture: 2Cron 36,14-16.19-23; Sal 136; Ef 2,4-10; Gv 3,14-21 - Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia

Domenica 22 Marzo 2009

• II Domenica Di Quaresima• Festa della donna

• Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]• Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Letture: Gen 22,1-2.9a.10-13.15-18; Sal 115; Rm 8,31b-34; Mc 9,2-10 - Camminerò davanti al Signore nella terra dei viventi

Domenica 8 Marzo 2009

• V Domenica Di Quaresima

• Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]• Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Letture: Ger 31,31-34; Sal 50; Eb 5,7-9; Gv 12,20-33 - Crea in me, o Dio, un cuore puro

Domenica 29 Marzo 2009