2009 07 16 Cerabona Giuliana 0000319210 Fotogiornalismo Di Guerra-1

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    Universit degli Studi di Bologna

    Facolt di Lettere e Filosofia

    Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione

    Comunicazione giornalistica

    FOTOGIORNALISMO DI

    GUERRA:

    LE IMMAGINI RACCONTANO LE

    NOTIZIE?

    Usi e abusi degli scatti pi

    celebri

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    Cerabona Giuliana Prof.

    0000319210

    Mauro Sarti

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    INDICE

    INTRODUZIONE:

    LE IMMAGINI RACCONTANO LE NOTIZIE? Pag. 3

    IL CASO ROSENTHAL:

    COSTRUIRE IL SIGNIFICATO DI UNA FOTOGRAFIA Pag. 6

    IL CASO CAPA:

    TALMENTE VERO DA SEMBRARE UN FALSO Pag. 8

    IL CASO KIM PHUC:

    NIENTE DI PIU TRAGICAMENTE VERO Pag. 12

    CONCLUSIONE:

    IL GUAIO NON E LA MANIPOLAZIONE, MA IL FAR

    FINTA CHE SIA VERA Pag. 15

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    INTRODUZIONE

    Le immagini raccontano le notizie?

    Letimologia del termine fotografia ha origine da due parole della lingua greca:

    foto (phos) e grafia (graphis); letteralmente quindi fotografia significa scrivere

    (grafia) con la luce (fotos). La fotografia dunque mezzo privilegiato del

    giornalismo perscrivere, raccontare la realt, riportarla (reportage). Essa

    molto pi efficace e diretta delle parole, e qui sta limportanza della fotografianellinformazione: comunicare in modo semplice ed immediato. Roland

    Barthes nel suo libro La camera chiara. Nota sulla fotografia definisce la

    fotografia come lunica arte tra tutte le altre arti in grado di fornire una presenza

    immediata del mondo.

    Il fotogiornalismo ha il compito di raccontare le notizie attraverso le immagini;

    possiamo pensare alla fotografia come alla materializzazione del motto proprio

    del giornalismo andare, vedere, raccontare. Il fotoreporter ha dunque il

    dovere di essere l dove i fatti accadono. I significati di una fotografia sono

    molteplici, ma uno solo appartiene a tutte le fotografie giornalistiche: lidea

    che il fotografo fosse sullavvenimento 1. Il compito del giornalismo quello di

    raccontare e il fotoreporter racconta facendo vedere al lettore le immagini

    catturate dallocchio (e dallobiettivo) chi ha assistito allevento di persona. La

    fotografia, dunque, una notizia a tutti gli effetti, che contiene un alto grado di

    attendibilit, ma che presenta allo stesso tempo un alto grado di ambiguit

    rispetto alla percezione e una forte soggettivit dellautore, poich lui che

    attraverso un intervento di mediazione sceglie linquadratura, cosa e come

    1Papuzzi, Professione giornalista, tecniche e regole di un mestiere, pag. 113

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    fotografare: la foto classica rappresenta una cosa vera, ma grazie

    allintervento intellettuale di una persona umana 2 .

    Per di pi, sulla pagina del giornale la fotografia, oltre alla semplicetestimonianza, pu fornire al lettore uno sguardo in pi, unulteriore

    informazione rispetto a quella fornita dallarticolo, dalle parole del giornalista.

    Della fotografia si detto che essa catturi solo il particolare di un avvenimento,

    ma esistono fotografie, le migliori, che riescono a cogliere in uno scatto non

    solo un particolare, ma tutto il senso dellevento, comunicando in modo diretto

    e impressionabile. La forza della fotografia sta proprio nel forte impatto

    emotivo che essa in grado di suscitare nel lettore ed per questo che spesso

    gli scatti vengono decontestualizzati e caricati di significati diversi che si

    allontanano dal loro valore originale e dallintenzionalit di rappresentazione

    del fotografo che li ha eseguiti.

    La passione che nutro per la fotografia mi ha spinto a compiere ricerche sulle

    fotografie pi famose, per capire come sono state scattate, come sono state

    utilizzate dalla stampa, come sono diventate celebri. Questo breve elaborato

    vuole soffermarsi in particolare sul fotogiornalismo di guerra e pi

    precisamente sul valore simbolico che stato attribuito ad alcuni degli scatti di

    guerra pi celebri. Questi scatti hanno fatto il giro del mondo e hanno riempito

    pagine di giornali e di libri di storia veicolando messaggi precisi, diventando a

    loro insaputa un simbolo: della vittoria, del sacrificio, dellorrore. E' per

    proprio dalla tendenza della fotografia a diventare simbolica che nasce

    lesigenza di indagare il legame fra la rappresentazione e il fenomeno

    rappresentato. Infatti, molte delle fotografie diventate simbolo di alcune guerre

    o eventi, non sono immagini di cronaca, ma immagini manipolate, costruite o

    ricostruite appositamente per essere veicolo di significati inequivocabili.

    2Franco Carlini,Manipola che ti passa, Il Manifesto del 15 ottobre 2000

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    Le fotografie di guerra passate alla storia sono innumerevoli, molte di queste

    hanno ricevuto importanti premi e ancora oggi riempiono le mostre di

    fotografia di tutto il mondo. Tra tutte ho scelto tre immagini celebri, divenute

    icona del giornalismo dal fronte, cercando di analizzare il loro rapporto con la

    realt. Sono partita dal celebre scatto della Seconda Guerra Mondiale del

    fotografo statunitense Joe Rosenthal, che immortala sei Marines che alzano una

    bandiera americana in segno di vittoria e conquista, ritenuto pi che uno scatto

    di cronaca, uno scatto di posa caricato di suggestioni patriottiche. In secondo

    luogo mi sono soffermata sulla famosa fotografia del miliziano morente

    realizzata dal grande fotografo ungherese Robert Capa durante la Guerra Civile

    spagnola, per anni ritenuto un falso e rivelatosi poi, in seguito a numerose

    ricerche, autentico e reale. E per finire, ho scelto unaltra immagine simbolo

    della guerra, la famosa fotografia dei bambini in fuga da un bombardamento al

    napalm, scattata dal fotoreporter Nick Ut durante la guerra del Vietnam, niente

    di pi vero e tragico.

    IL CASO ROSENTHAL

    Costruire il significato di una fotografia

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    Questa famosa fotografia passata alla storia come immagine simbolo

    della Seconda Guerra Mondiale per gli americani, essa infatti testimonia con

    grande forza e partecipazione i successi e le vittorie a stelle e strisce.

    Limmagine immortala sei Marines americani che alzano una bandierastatunitense per segnalare la conquista di un crinale; venne scattata il 23

    febbraio del 1945 sullisola Iwo Jima (Isola dello zolfo in giapponese),

    scenario dellomonima battaglia combattuta durante la Seconda Guerra

    Mondiale tra lesercito statunitense e le forze giapponesi. Il valore della foto

    risiede nel gesto collettivo di un gruppo di soldati che, alla fine di una battaglia,

    issa trionfante la propria bandiera a simbolo della potenza della propria patria.

    Lautore di questo scatto Joe Rosenthal, fotografo statunitense nato a

    Washington nel 1911, inviato al fronte insieme ai Marines dallagenzia

    Associated Press come fotoreporter di guerra.

    La perfezione della fotografia assicur a Rosenthal il riconoscimento pi

    ambito del giornalismo americano, il prestigioso Premio Pulitzer, ma port

    anche alla messa in discussione dellautenticit dello scatto. Furono in molti

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    infatti a sostenere che la fotografia fosse stata costruita a tavolino, facendo

    mettere in posa i soldati. Si tratta dunque di foto storica o di falso storico? Le

    discussioni a riguardo si susseguirono negli anni a venire e naturalmente le

    versioni dei fatti riportate furono molteplici. Secondo un politico, testimone

    della scena, quello immortalato da Rosenthal il secondo alzabandiera del dopo

    battaglia, mentre il primo venne effettuato da altri soldati con unaltra bandiera;

    secondo altre fonti, invece, limmagine sarebbe stata realizzata dal fotografo

    facendo posare i soldati appositamente per lo scatto; altri ancora ritengono che

    la foto non sia stata creata di sana pianta, bens sia stata ricreata dal fotoreporter

    che, giunto troppo tardi sul crinale, non era riuscito a immortalare la scena

    originale. Questultima ipotesi sembra la pi accreditata, infatti lo stesso

    Rosenthal a raccontare che al suo arrivo una bandiera era gi stata issata, ma i

    Marines ritenendola troppo piccola si apprestarono

    a sostituirla con una pi grande, dando in tal modo

    al fotografo il tempo di realizzare una foto dapremio Pulitzer. Cos quello scatto, realizzato da

    un fotoreporter che non si trovava sul posto al

    momento dellevento, venne scelto dalla stampa e

    dai vertici politici come immagine emblema dei successi americani. La foto,

    pubblicata su importanti giornali, fece il giro del mondo a testimonianza della

    vittoria statunitense. Limmagine serv inoltre da modello al Memoriale di Iwo

    Jima, vicino al cimitero nazionale di Arlington in Virginia (foto sopra), e ispir

    film, tra cui il celebre Flags of Our Fathers di Clint Eastwood, poster,

    francobolli e decine di iniziative patriottiche.

    IL CASO CAPA

    Talmente vero da sembrare un falso

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    E il 12 luglio 1937 quando la foto del miliziano morente scattata da

    Robert Capa durante la Guerra Civile Spagnola fa la sua apparizione sulla

    rivista Life. La didascalia precisa: Robert Capas camera catches a

    Spanish soldier the instant he is dropped by a bullet through the head in

    front of Crdoba. Inizia cos il giro del mondo di questa foto, che diventa

    emblema della guerra spagnola a

    rappresentanza del sacrificio umano nella

    lotta per la libert e la democrazia, oltre

    che simbolo propagandistico contro la

    dittatura franchista.

    Il valore della foto dato dalla capacit del

    fotografo di cogliere lattimo, in questo

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    caso non un attimo qualsiasi, generico, bens lattimo della morte. Lo scatto

    cos perfetto da indurre chiunque a domandarsi come fece Capa a trovarsi

    accanto al soldato, e a immortalarlo, proprio nellattimo in cui venne colpito

    da una pallottola dei franchisti. Fin dal principio la foto stata oggetto di

    accese polemiche riguardanti la presunta messa in posa dellevento ritratto,

    alimentate da alcune caratteristiche salienti dello scatto. Limmagine infatti

    non fornisce informazioni sul luogo esatto in cui stata scattata e, a parte il

    soldato che cade allindietro, nessun altro soggetto viene ritratto; inoltre il

    volto del miliziano non riconoscibile e non sono presenti tracce di sangue o

    di ferite. Si tratta dunque di una foto autentica o di una messa in scena?

    Questa domanda diede vita a un vero e proprio giallo politico-giornalistico.

    Le ipotesi pi disparate con relative fotografie a confronto, documenti storici,

    opinioni di esperti si susseguirono su riviste, libri e giornali. Uno dei primi a

    riportare dubbi sullautenticit della foto in questione fu Piero Berengo

    Gardin nellarticolo pubblicato sulla rivista Fotografia Italiana del giugno1972, dove mostr quattro fotografie allora inedite riguardanti il miliziano e

    la trincea da cui questo sarebbe uscito, diventando bersaglio dei colpi

    franchisti. La sequenza, curiosamente, presenta prima il miliziano colpito a

    morte e poi lo stesso uomo in posa per il fotografo, con gli altri commilitoni.

    Successivamente, in un articolo firmato da Rita Grosvenor ed Arnold Kemp

    (foto sopra), pubblicato sul quotidiano inglese The Observer il 1 settembre

    1996, compaiono, oltre alla foto dei miliziani in posa, altre due istantanee di

    due diversi miliziani feriti che cadono a terra sulla medesima area. Larticolo,

    inoltre, mette in luce un altro aspetto inquietante della vicenda: negli archivi

    militari di Madrid e di Salamanca risulta registrato un solo decesso sul fronte

    di Cerro Muriano, in data 5 settembre 1936. Negli anni Ottanta le stesse

    immagini vengono infine raccolte e pubblicate con il titolo Comment ils sont

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    tombs (Come sono caduti), nella sezione Il fotogiornalismo parte II della

    collana dedicata ai Grandi temi della fotografia (Gruppo Fabbri Editori).

    La Guerre Civile en Espagne: Comment Ils Sont Tombs (n. 445 pag. 1106)23 Settembre 1936.

    Il fatto che si sappia che era il 5 settembre 1936, e che il soldato sia stato

    in seguito identificato come Borrell Garcia dal fratello, il quale conferm che fu

    ucciso proprio quel giorno e in quelle circostanze, non ha mai del tutto posto

    fine alle controversie.

    Soltanto oggi a distanza di decenni, dopo anni di ricerche e dibattiti, possibile

    affermare con certezza che la foto vera. A rivelarne lautenticit sono quaranta

    fotografie scattate nello stesso giorno e nello stesso luogo, da Capa e dalla sua

    compagna Gerda Taro, scoperte dallInternational Centre of Photography di

    New York, il centro fondato da Cornell Capa, fratello di Robert. Questa

    sequenza completa di immagini permette di analizzare con chiarezza che cosa

    avvenne: Capa era intento a fotografare una scena simulata di battaglia quando

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    http://www.photographers.it/articoli/foto1/vu.jpg
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    improvvisamente una mitragliatrice nemica cominci a sparare. Dunque la foto

    autentica: quel giorno il giovane Federico Borrell Garcia mor veramente

    sotto i colpi dei franchisti. Fu una coincidenza fortuita, dice al Sunday

    Times la curatrice della mostra This is War! Robert Capa at Work dove

    vengono esposti i quaranta scatti inediti, Capa ebbe la fortuna di riprendere

    un momento cos terribile e cos emblematico della guerra 3.

    IL CASO KIM PHUC

    Niente di pi tragicamente vero

    3

    Enrico Franceschini, Capa, la vendetta dopo 70 anni autentica la foto pi contestata, Repubblicadel 22 settembre 2008, pagina 31, sezione: POLITICA ESTERA

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    Questa foto simbolo della guerra in Vietnam, scattata l8 Giugno 1972

    dal fotoreporter sudvietnamita Nick Ut dell Associated Press, stata ed

    tuttora immagine emblema dellatrocit della guerra. Lo scatto che immortala

    un gruppo di bambini che fugge insieme ai soldati da uno sfondo devastato dai

    bombardamenti al napalm, valse al fotografo il Premio Pulitzer nel 1973.

    Ilvalore della foto dato, oltre che dai volti terrorizzati dei bambini e dalla loro

    corsa disperata davanti ad un gruppo di soldati incuranti di loro, dal corpo nudo

    di una ragazzina ustionata dal napalm, in seguito riconosciuta per Kim Phuc, di

    nove anni. La vicenda della bambina venne ricostruita dai racconti del fotografo

    Nick Ut, che dopo averle versato addosso dellacqua, prese lei ed altri bambini

    e li port in un ospedale vicino Saigon. La piccola Kim Phuc trascorse

    quattordici mesi in ospedale e sub 17 operazioni per guarire dalle gravi ustioni.

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    Il governo nordvietnamita sfrutt questa foto trasformandola in immagine

    emblema della resistenza vietnamita e la gente inizi a utilizzarla come icona

    del pacifismo americano.

    La foto si trov da subito al centro di una serie di dibattiti riguardanti la sua

    pubblicazione sui media americani: la nudit della bambina infatti suscit non

    poche perplessit sulla sua diffusione che vennero per fugate dalla forte

    rilevanza dello scatto. Inoltre, in seguito alla comparsa della foto sui giornali e

    in televisione, il presidente americano Richard Nixon avanz, anche se non

    pubblicamente, dubbi sullautenticit della foto. Come per ogni celebre foto le

    indagini e i dibattiti si susseguirono su articoli, giornali, riviste, libri. Si parl di

    manomissione che avrebbe addensato la cortina di fumo dello sfondo e

    addirittura di una sorta di messa in posa ad opera del fotografo, che avrebbe

    direzionato la fuga dei bambini in modo tale da consentire uno scatto pulito,

    senza lintromissione dei numerosi

    fotoreporter e cineoperatori presenti allascena. Secondo la scrittrice Susan

    Sontag, come riportato nel suo libro On

    Photograpy 1977 (trad. it., Sulla

    fotografia, Torino, Einaudi, 1978)

    questa foto sicuramente non il risultato

    di una messa. I motivi da lei citati sono

    diversi; tra questi le circostanze di fatto

    della fuga dei bambini ustionati dal

    napalm che non si sarebbero di certo

    potuti mettere in posa e la presenza

    costante delle televisioni che con le loro

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    riprese sorvegliavano facendo da garanti per la correttezza delluso delle

    immagini.

    Infine a conferma dellindiscutibile autenticit delle immagini arrivano leparole di testimonianza della vittima che reca su di s le cicatrici dei fatti e del

    fratello, nella foto in primo piano, oltre a quelle del fotografo.

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    CONCLUSIONI

    Il guaio non la manipolazione, ma il far finta che sia vera4

    Ai suoi esordi la fotografia viene considerata un procedimento scientifico che

    non pu falsificare la realt: una fotografia considerata dimostrazione

    incontestabile che una data cosa effettivamente accaduta 5 ; ma ben presto si

    impara a servirsene per distorcere il reale; ci si rende conto che la fotografia

    rappresenta un forte strumento di persuasione, pertanto temuta e spesso

    manipolata. Esistono casi di manipolazioni di immagini di guerra e non, usate

    per modificare, deviare o suggerire il significato delle fotografie; tra i pi

    conosciuti cito il caso della foto di copertina del Time dedicata a O.J Simpson,

    campione di football americano accusato dellomicidio della moglie: il colore

    della pelle dellex campione, era stato reso notevolmente pi scuro e tutta la

    luce era concentrata attorno agli occhi, quasi eliminando gli altri lineamenti6,

    quasi a significare che il colore della pelle gi di per s fosse indizio di reato; siinduce inoltre il lettore a soffermarsi su uno sguardo cupo, minaccioso, tipico di

    un assassino.

    Sergio Romano, in un suo articolo comparso su LA STAMPA il 27 Dicembre

    1997 (pag.19 sezione Societ e Cultura), afferma che nessuna manipolazione

    della realt pi pericolosa e inquietante del falso fotografico[] non

    possiamo accettare che i fotografi falsifichino la realt [] Il falso fotografico

    e' un inganno, una menzogna 7. Vorrei partire da questa dichiarazione per

    4Franco Carlini,Manipola che ti passa, Il Manifesto del 15 ottobre 2000

    5Susan Sontag, Sulla fotografia, Torino, Einaudi, 1978

    6, Papuzzi Alberto, Professione giornalista, tecniche e regole di un mestiere, pag.129

    7

    ROMANO SERGIO,Dal "miliziano morente" al tragico incidente di Lady Diana: usi e abusidell'immagine nel giornalismo del '900, del 27-12-1997, STAMPA, TORINO, pag.19.16

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    trarre le conclusioni del mio breve elaborato. Il fotografo porta la sua

    professionalit sul luogo del conflitto rischiando la propria vita ricordiamo

    che Robert Capa morto calpestando una mina anti-uomo durante la guerra dei

    francesi in Indocina, vittima della sua stessa passione e della sua stessa

    missione 8 e si limita a immortalare sulla pellicola ci che i suoi occhi

    vedono, nessuna manipolazione, nessuna posa, solo testimonianza. Come

    stato detto la macchina fotografica [...] non mente mai (Knightley 1975) 9,

    sono i fotomontaggi, le elaborazioni, le scelte editoriali di pubblicazione,

    contestualizzazione, descrizione dellimmagine a non essere obiettive, a

    falsificare la realt. La gestione delle immagini catturate non di competenza

    del fotografo: i rullini arrivano allagenzia che ne di fatto la proprietaria e

    comunque (al di l delle clausole contrattuali e la ripartizione dei diritti, che

    sono variabili) ne dispone decidendo la scelta tra i vari negativi, la titolazione,

    la diffusione e anche le caratteristiche delle emulsioni usate per lo sviluppo.

    Linnovazione della fotografia digitale mette in discussione i due caratteri

    sostanziali della foto classica, vale a dire la sua immutabilit e il suo essere

    dautore. Infatti tutti sono in grado, con software creati appositamente a questo

    scopo, di manomettere e modificare le immagini fotografiche trasformandole in

    nuove immagini della cui originalit, non essendoci rullini, non si sa niente.

    Non un percorso arrestabile e di per s non nemmeno negativo, perch la

    nuova versione della prima immagine pu risultare migliore delle precedenti,

    magari perch stata migliorata dall'intervento creativo di un videografico 10.88 Tiziana Bagnato, ROBERT CAPA Colui che scrisse la storia su una pellicola, InStoria, rivista

    online di storia e informazione N.21 febbraio 2007

    9 Papuzzi, Professione giornalista, tecniche e regole di un mestiere, pag. 115

    10

    Franco Carlini,Manipola che ti passa, Il Manifesto del 15 ottobre 200011 http://www.ap.org/newsvalues/index.html

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    Limportante che il processo di correzione dellimmagine originale venga reso

    noto al lettore.

    Per questo motivo sono stati introdotti dalle agenzie i codici etici diautoregolamentazione al fine di garantire lintegrit sostanziale delle immagini;

    per esempio, lagenziaAssociated Press, una delle pi importanti agenzie che

    attraverso lagenzia LaPresse distribuisce in esclusiva materiali anche ai

    giornali italiani, nel 2006, ha istituito il codice etico STATEMENT OF NEWS

    VALUES AND PRINCIPLES, integralmente consultabile sul sito web 11, nel quale

    precisa quanto segue: il contenuto delle fotografie non pu essere alterato o

    manipolato in nessun modo, non sono ammesse modificazioni con Photo Shop

    o con altri mezzi, aggiunte o cancellazioni di elementi; sono invece ammessi

    minimi aggiustamenti con Photo Shop e semplici aggiustamenti di tonalit o

    colore che non alterino in modo sostanziale la natura della fotografia originale.

    E giusto guardare alle immagini del fotogiornalismo con lo stesso occhio

    critico riservato alla televisione e ai giornali, ma non va dimenticato che

    grazie agli innumerevoli scatti realizzati dai fotoreporter che abbiamo avuto una

    testimonianza reale, concreta e diretta dei conflitti susseguitesi nellultimo

    secolo; questi scatti hanno testimoniato la guerra nei suoi tanti aspetti, portando

    sotto gli occhi di tutti rappresentazioni vere e tangibili dei conflitti e dei loro

    effetti devastanti. La fotografia rimane a mio parere il mezzo pi semplice e

    diretto di fare giornalismo.

    Le pi autentiche fotografie di guerra sono fotografie di cronaca, semplici

    testimonianze degli occhi del fotografo che era l in quel preciso e tragico

    momento.

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    Immagine dello

    studente che tenta di

    fermare i carri armati

    in Piazza Tien Ammen

    Fotografiadel

    rastrellamento nel Ghetto di Varsavia,

    scattata da un soldato tedesco

    BIBLIOGRAFIA

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    Papuzzi,Professione giornalista, tecniche e regole di un mestiere,

    Donzelli2003

    Marco Pratellesi,New Journalism, Teorie e tecniche del giornalismomultimediale, Bruno Mondadori, 2004

    Alberto Abruzzese, Valeria Giordano, Lessico della comunicazione,Meltemi Editore srl, 2003

    Andy Steel,Reportage i grandi maestri del fotogiornalismo Atlante, 2007

    Da articoli di giornale rintracciabili negli archivi online:

    *http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewO

    bj.jsp?objid=1868176

    *http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/09/22/c

    apa-la-vendetta-dopo-70-anni-autentica.html

    *http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/06/11/d

    a-ylenia-sophia-quei-falsi-scoop-passati.html

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  • 8/3/2019 2009 07 16 Cerabona Giuliana 0000319210 Fotogiornalismo Di Guerra-1

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