2004-01-17 Lifting in Politica

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tendenti, e gliavversari di-ventavano so-dali e compa-ri, questo tra-vestitismo èuna piroetta,è la costruzio-ne di un altro-ve in cui ven-gono collocatidepistatori edepistati. Co-

sì anche adesso continua l’o-perazione ricca, il lifting è unaltra acrobazia, tutti discuto-no di americanismo e di mo-dernità, di Narciso e specchiodi Narciso, ma è sparita l’ac-qua di Narciso, e voila, nonc’è più l’ogetto della vera con-tesa, cioè lo stato dell’econo-

mia, l’università, ilsistema formativo, ilrazzismo leghista, lapolitica estera, ilM e z z o g i o r n o , l egrandi opere, le leg-gi ad personam... Sidibatte invece dip a c c h i a n e r i a d aparvenu, di bovari-smo cosmetico, diperdita dell’anima,

di reificazione della sostanza,di banalizzazione del logos. Esubito i nostri gozzaniani delbuon tempo antico si lancia-no con acuminati spilli a pun-zecchiare, a solleticare, a in-solentire, a dargli del fatuo,del falso, del cannibalizza-to... Ma gli italiani non sonogozzaniani, trovano le patac-che seducenti, si truccano, siimbellettano, sono frivoli,apprezzano i nasi rifatti e nel2001 hanno eletto Berlusco-ni. Questa è la nostra disgra-zia politica: la reazione sem-pre uguale degli enfatici lau-datori del tempo passato, dei

soliti antimoderni,collezionisti di luc-ciole pasoliniane edi brufoli e lentiggi-ni prefigura unalunga vita del rifattoBerlusconi. Se siparlasse di governo,di fisco, di digitale odi Previti nessun

belletto di Berlusconi resiste-rebbe. Ma se cadiamo ancoravolta nella trappola del trave-stitismo, se lo scontro è travecchie quercie e parrucchie-ri, fra cipressi alti e schietti enasi rifatti, beh, allora, blefa-roplastica will overcome.

LA REPUBBLICA 37SABATO 17 GENNAIO 2004

zione, delle debolezze e deglistordimenti, dolendosi e altempo stesso divertendosicon tutte le sfumature delpropro malore, parole coper-te e risolini esplicativi, la ca-carella evocata per litote, lin-guaggio cifrato, espressioniattenuate e ancora strizzati-ne d’occhio, cenni d’intesa:«Ogni tanto — disse — ricevonotizie dall’interno» .

Ecco: sempre Berlusconipropone la propria decaden-za fisica come una malattiasociale contro la quale sonotutti mobilitati: «Quante neho passate», rispose a GeorgeBush che lo trovò in-grassato. Persino ilfamoso cancro allaprostata che egli hacombattuto e vintogli procurò fierezza.Ancora convale-scente, disse a Giu-liano Ferrara che eraandato a trovarlo inclinica: «Scommettiamo chenon avevo niente e che questimedici mi hanno operato perfarsi pubblicità?» .

Ebbene, ridetene pure sevolete, ma tutto questo è po-litica malandrina, perchésposta, fa sparire l’oggettoreale della contesa, è un «a megli occhi», è colpo di teatroche ti ipnotizza e ti borseggia.Se il vecchio trasformismo ri-duceva lo scontro perchécambiava la posizione ai con-

(segue dallaprima pagina)

L’i d e ap o l i -t i c a

di Berlusconiè che c’è un ri-medio a tutto,al corpo trop-po vissuto, al-la pancia apera, alla sta-tura, alla calvizie, alla ga-stroenterite, alle borse sottogli occhi, ed è un sapientecattivo gusto che davvero ri-schia di nuovo d’essere vin-cente perché il narcisismosecolarizzato ha preso il po-sto dell’estremismo politicoe religioso, perché sono que-ste le nuove osses-sioni degli italiani, ilbenessere fisico, lacura di sé, la pale-stra, i peletti, la pan-cetta, la cosmeticache, parafrasandoKarl Kraus, è il co-smo della pubblicaopinione.

E non pensate alsolito italiano cheha scoperto l’America. Oltrel’american way, nel lifting alquale si è sottoposto SilvioBerlusconi c’è l’evoluzionefinale del trasformismo, lachirurgia estetica prende ilposto di quella ideologica, lablefaropalstica scalza il viag-gio di Fini in Israele, la conva-lescenza a Porto Rotondo èpiù intrigante della Bologni-na di Occhetto, il rifacimentodegli occhi è una revisioneche si impone più del revisio-nismo storico. Se per tutti in-fatti la politica è un progettoche riguarda le persone, perBerlusconi la propria perso-na è la politica. Seper gli altri il trasfor-mismo è servito asdrammatizzare gliscontri di classe, agettare un ponte trainteressi conflig-genti o più frequen-temente a montaresul carro del vincito-re, per Berlusconi il trasfor-mismo diventa travestitismo,è cerone e maquillage, è ilrialzo sotto i tacchi, la calzasulla telecamera, il trucco e lachirurgia plastica. Così labuona politica diventa la suabuona apparenza, ogni ruga

DIARIOdi

truffata vale più del calo di unpunto di disoccupazione, an-zicché guardare le statistichesul pil e sulla criminalità Ber-lusconi si guarda allo pec-chio, più della Borsa si preoc-cupa delle sue borse sebacee,cerca e trova l’Italia nella pro-pria faccia.

E che si tratti già di politicae di campagna elettorale lo sicapisce anche dai personaggiche in questi giorni sono ve-nuti a galla, quali il farmacol-go Umberto Scapagnini, peresempio, che sta a Berlusconicome Rasputin stava agli zar.Ogni volta che Berlusconi si

ammala, si nascon-de e si traveste c’èsempre uno strego-ne che rivela, che in-dica ai cronisti pro-spettive esoteriche,ed evoca, sotto for-ma di scoop giorna-lisitici, magie indici-bili, lascia trapelare

visioni irriferibili attraversole quali l’illustre paziente èpassato, quasi avesse fatto ilviaggio nell’Ade, il gioioso at-traversamento dell’inferno.A Barcellona, durante unConsiglio europeo Berlusco-ni mobilitò tutto lo staff,compreso il sobrio GianniLetta, e fece trapelare, pro-prio come ha fatto adesso,una dovizia di dettagli, ro-manzesca più che medica,sulla sregolatezza del poprio

intestino. Furono contateventitre spremute di limone,la colpa fu attribuita da Lettaal latte di cammella e da Gian-ni Castellaneta all’aria condi-zionata che il maggiordomoSandro Parodi aveva lasciatoaccesa, intervenne persino

Romano Prodi che consigliòil Bimixin accendendo unadiscussione nella delegazio-ne rumena tra i fans del bi-mixin e quelli dell’enetero-vioformio. Berlusconi stessosi esibì nella descrizione deicrampi, delle crisi di libera-

DECADENZA

FISICA COME

MALATTIA

SOCIALE

COSMETICI

E NUOVE

CAMPAGNE

ELETTORALI

PAROLA solo inglese che significafarsi togliere le rughe della pelle

grazie a un intervento chirurgico. Poiché se ne parla og-gi a proposito dei politici, ho voluto controllare se un altro si-gnificato mi sfuggiva. Ci sono parole che cambiano sensoa seconda del sesso, lo saprete. Ma non è questo il caso, mipare. Da qui mi nasce un sentimento di gioia un po’ ambi-guo: infine sono loro, i maschi, che devono pagare, soldi esofferenze, per essere belli! Perché cosa o per chi davverolo fanno? Si potrebbe pensare che è per il loro partner, masento dire che lo fanno per noi, i cittadini. È vero che oggi ilsesso è presente ovunque. Dunque vogliono piacere anchea noi, chissà. Insomma, per come li vediamo sempre in te-levisione, direi che uno spettacolo bello è meglio che brut-to. Mi viene anche in mente che lo fanno per rasserenarci,per toglierci le rughe dell’anima. I tempi sono così duri chehanno immaginato questa nuova strategia politica per go-vernare. Ci prodigano la serenità da pelle a mente, fuo-ri da ogni programma. Non è male come idea! Sarebbequesto il nuovo viso della democrazia? Possiamo co-minciare a sognare la prossima campagna elettorale…

LUCE IRIGARAY

LIFTING.

LIFTING

“Vincolod’unione”di M. C.Escher

PER UN’ESTETICA DEL TRASFORMISMO

LIFTINGLe due facce della politica

FRANCESCO MERLO

La politica eral’arte del

possibile, orasembra

diventata l’artedel ritocco

Il doppio corpodel sovrano:uno è del tuttoimmaginario,l’altro nelle manidel chirurgo

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38 LA REPUBBLICA SABATO 17 GENNAIO 2004D I A R I O

I LIBRI

LA BELLEZZA

NELL’ARTE

ERNST

KANTOROWICZ

I due corpidel reEinaudi, 1989

G.B. DELLA

PORTA

Dellafisionomiadell’uomo,Guanda 1988

SERGIO

LUZZATTO

Il corpo delduceEinaudi, 1998

WALTER

BENJAMIN

L’operad’artenell’epocadella suariproducibilità tecnica(1955),Einaudi 1966

WERNER

JAEGER

Paideia. Laformazionedell’uomogreco, LaNuova Italia1953 (ulimaed. 1997)

ZYGMUNT

BAUMAN

Il disagiodellapostmodernità, Mondadori2002

P. MAGLI

Il volto el’anima.Fisiognomicae passioni,Bompiani1995

M.M. SASSI

La scienzadell’uomonella Greciaantica, BollatiBoringhieri1988

PAOLO

GETREVI

Le scritturedel volto.Fisiognomicae modelliculturali dalMedioevo adoggi FrancoAngeli 1991

J.J.

CORTINE

Storia delvolto (1988),Sellerio 1992

Il rimpasto del volto di Berlusconi è di que-gli argomenti tipicamente bioetici che dinorma vengono affidati “alla coscienza dei

singoli”. In quanto singolo più o meno co-sciente, non mi scandalizzano le opinioni fa-vorevoli, ma devo fare i conti con un radicatopregiudizio anti-lifting. Pregiudizio nel qualericonosco una componente conservatrice (mirendono ansioso tutte le pratiche che si fonda-no sulla contraffazione della natura) e però an-che una componente progressista (il cambia-mento, perfino quello dei connotati che in-vecchiano, è sempre più vitale e interessantedella fissità: vedi il senso di morte evocato dacerte maschere scolpite dal bisturi).

Nel caso di un uomo di potere, la scelta dellafissità è doppiamente inquietante. All’effettoLiz Taylor, che allude a un travaglio intima-mente privato, si somma un vago effetto mum-

mia di Lenin, fortemente pubblico. Il volto delpotere che tende a eternarsi. Naturalmente, lafelice circostanza che il nostro premier sia vivoe vegeto, ed esposto non in un macabro mau-soleo, ma nella fibrillante piazzetta della televi-sione, rende più leggera e allegra la chiacchierasul fermo-immagine del suo viso. Eppure, nel-la vicenda di un uomo che sentendosi potereincarnato è costretto a farsi rammendare le oc-chiaie, si avverte qualcosa di costrittivo e di te-tro. Magari in forma parodistica, se volete - mala parodia è forse il modo italiano di riassume-re la storia e le sue tragedie in pochi tratti.

Ogni incarnazione, caricando il corpo dirappresentanze recondite, è minacciosa per ilcorpo stesso. Senza scomodare il martirio dinostro Signore, vedasi il sinistro dibattito po-litologico sul corpo del Sovrano, sorto nell’evodell’Assolutismo, del quale serbiamo un ricor-

IL RIMPASTO DEL VOLTO

E L’IMMAGINE DEL GOVERNO

MEGLIO NON CONTRAFFARE CIÒ CHE LA NATURA CREA

Bisognerebbe forse,

considerare il lifting un

crimine contro l’umanità,

perché il modo con cui

trattiamo la nostra faccia ha

conseguenze sulla società

La forza del carattere2000

JAMES HILLMAN

L’idea che l’uomo si forma

del bello alla lunga penetra

persino nei tratti del suo

volto. E l’uomo finisce per

assomigliare a ciò che

vorrebbe essere

Scritti sull’arte1845

CHARLES BAUDELAIRE

IL MONDO CLASSICO

La bellezza greca classica è armonia tral’uomo e la natura, tra l’individuo e lacollettività. L’ideale di bellezza del tempo èincarnato da opere come L’Apollo diBelvedere o la Venere di Milo

L’ERA CRISTIANA

Con la caduta e il peccato originale cessal’armonia archetipa tra uomo e natura. Labellezza da adesso in poi deve servire a‘edificare’, essere esempio di pietà e dipotenza divina.

IL RINASCIMENTO

La bellezza si lega alla ripresa delle formeclassiche. Nel ‘400 si afferma l’etereabellezza delle creature di Botticelli, nel‘500 la Gioconda di Leonardo incarna unideale di bellezza morbida e misteriosa

ESCHERQui sopra,

“Corteccia”,opera di di

MauritsCornelis

Eescher del1955.

A sinistra,Autoritratto diAndy Warhol

del 1978

tile se misurata sul criterio del-l’efficientismo che regola la cul-tura dell’Occidente, semplice-mente vorremmo spostare que-sti tratti dal primo piano sullosfondo e riordinare la scala del-le priorità, perché, se è vero chela vecchiaia è un’afflizione, cipiacerebbe sapere se questa af-flizione non è generata o alme-no incrementata dall’idea checi siamo fatti della vecchiaia.Finché consideriamo ogni rugaogni capello che cade o incanu-tisce, ogni tremito, ogni mac-

QUEL CORPO GIOVANE

CHE VOGLIAMO ETERNO

PERCHÉ LA FACCIA CHE INVECCHIA NON HA BISOGNO DI INTERVENTI CHIRURGICI

«Onora la faccia delvecchio» è scritto nelLevitico (19, 32) per-

ché la faccia è il primo segno dacui prende le mosse l’etica diuna società. E’ infatti un doveredel cittadino rendere pubblicala propria faccia, e non nascon-derla come oggi consentono gliinterventi chirurgici o gli artificidella cosmesi. Non è da poco in-fatti il danno che si producequando le fac-ce che invec-chiano hannoscarsa visibi-lità, quandoesposte allapubblica vistasono soltantofacce depilate,truccate e reset e l e g e n i c h eper garantireun prodotto,sia esso mer-cantile o politi-co, perché an-che la politicaoggi vuole lasua telegenia.

La faccia delvecchio è unbene per i lgruppo, men-tre la mascheradietro cui si na-sconde un vol-to, trattato conla chirurgia ocon la cosmesi,è una falsifica-zione che la-scia trasparire l’insicurezza dichi non ha il coraggio di esporsialla vista con la propria faccia.Nel suo disperato tentativo diopporsi all’intelligenza dellanatura, che vuole l’inesorabiledeclino degli individui, chi nonaccetta la vecchiaia è costretto astare continuamente all’ertaper cogliere di giorno in giornoil minimo segno di declino. Ipo-condria, ossessività, ansia e de-pressione diventano le malefi-che compagne di viaggio deisuoi giorni, mentre suoi feticcidiventano la bilancia, la dieta, lapalestra, la profumeria, lo spec-chio, il wc.

Ma che cosa si nasconde die-tro il culto del corpo e dell’eter-na giovinezza che interpretaogni segno di declino, se noncome l’anticamera dell’esclu-sione sociale, certo come l’avvi-saglia di un possibile e progres-sivo disinteresse da parte deglialtri nei nostri confronti? Quelche si nasconde è l’idea malatache la nostra cultura si è fattadella vecchiaia, come di untempo inutile che ha nella mor-te il suo fine, in attesa del quale,grazie alla chirurgia e alla co-smesi, sopravvive tutta quellaschiera di mummie animate, diparadossi sospesi in quella zo-na crepuscolare in cui non si rie-sce a reperire altro senso se nonl’attesa della morte.

A dar corda e sostegno a que-sta idea malata sono quelle ca-tegorie: il “biologismo”, l’ “eco-nomicismo” e l’ “estetismo”che regolano la cultura occi-dentale e rendono la vecchiaiapiù spaventosa di quello che è.Non vogliamo con questo nega-re che i vecchi non vanno in-contro a processi degenerativiche ne compromettono, oltrealla funzionalità, anche l’esteti-ca, né che la loro vita appaia inu-

tante idee che in noi sono matu-rate guardando ogni giorno intelevisione lo spettacolo dellabellezza, della giovinezza, dellasessualità e della perfezionecorporea, in realtà servono pernascondere a noi stessi e agli al-tri la qualità della nostra perso-nalità, a cui magari per tutta lavita non abbiamo prestato laminima attenzione, perché sinda quando siamo nati ci hanno

insegnato cheapparire è piùi m p o r t a n t eche essere. E al-lora, se è veroche rimanen-do legati a ideebiologistiche,economicisti-che ed esteti-che così diffusein Occidente,queste ci in-fluenzano ne-gat ivamenteagendo su dinoi come pato-logie, non è ilcaso, arrivati a50 o a 60 anni,di incomincia-re un altro tipodi terapia,quella che Hill-man chiama:«La terapia del-le idee».

Alla mente leidee piaccio-no, e nella vec-chiaia bisogna

coltivare idee, ma non per ritar-dare il declino delle funzioni ce-rebrali come si è soliti dire, per-ché le idee non sono semplici vi-tamine o utili integratori. Leidee tengono desta la mente so-lo se la mente modifica le sueidee. Rigirandole e smontando-le la mente le tiene vive e, inve-ce di lasciarle logorare e irrigidi-re nei luoghi comuni e nelleconvenzioni, le sostituisce e lecambia. Nella vecchiaia c’è tut-to il tempo per questo lavoro,ma prima bisogna persuadersi

che non nel produrre masche-re, bensì nel produrre idee è lagiustificazione del vivere.

Ma tutto ciò non esercita al-cun fascino nella nostra cultu-ra, perché questa ci ha insegna-to a visualizzare il nostro corpocome semplice interprete deldesiderio dell’altro. E così lo haallucinato con quei bisogni dasoddisfare quali la bellezza, lagiovinezza, la salute, la sessua-lità che sono poi i nuovi valori davendere. Basta guardare la tele-visione per accorgerci che tutta

chiolina epatica sulla pelleesclusivamente come indizio dideclino, affliggiamo la nostramente tanto quanto la sta afflig-gendo la vecchiaia. Il ripropor-si, ogni volta che vediamo la no-stra faccia allo specchio, di que-sta diagnosi negativa su quantoci sta accadendo dimostra lapotenza dell’idea alla quale ab-biamo legato e imbrigliato l’ul-tima parte della vita.

E allora il lifting facciamolonon alla nostra faccia, ma allenostre idee e scopriremo che

UMBERTO GALIMBERTI

MICHELE SERRA

INTERVENTO

Se il lifting lo facessimo non alla

nostra faccia ma alle nostre idee

forse scopriremmo che è importante

prestare attenzione agli altri

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LA REPUBBLICA 39SABATO 17 GENNAIO 2004 D I A R I O

Non ha e non avrà mai né ta-tuaggi né piercing, SilvioBerlusconi. Nessuno di

quei gadget corporei che segnanola pelle di calciatori come BoboVieri e di attrici come Asia Argen-to. Ma il lifting è un’altra cosa. Èun togliere, un alleggerire, un di-stendere. Quando non basta piùla calza sulla telecamera si puòanche non smentire l’interventodel bisturi sulle palpebre. Vero,falso, probabile, il ridisegno delvolto del premier appartiene allasfera del verosimile. Di più: poi-ché non viene smentito, e se vie-ne smentito la smentita non verràcreduta, il lifting si è già trasfor-mato in un possibile paradigmacomportamentale.

Se Berlusconi può, se Berlusco-ni lo fa, la plastica facciale è con-sentita a tutti. Non si tratta di unaquestione di carisma: il carisma èun dono divino, che unisce di-stanza e contiguità, inavvicinabi-lità e immedesimazione. Invecela blefaroplastica è un esercizio dibody art trasferito immediata-mente nella pratica di massa. Dalmomento che Andy Warhol seria-lizza il viso di Marilyn Monroe, ene rende disponibile il consumoal mercato, l’oggetto più esclusi-vo e mitologico del desiderio puòdiventare un feticcio smerciabileuniversalmente. Ma la pop art silimita a moltiplicare la bellezza el’unicità, riproducendola per l’e-ternità in un’icona. Mentre Ber-lusconi si tuffa a pesce nel gorgodelle immagini, ne estrae la mi-gliore e si tramuta nella iper-im-magine di se stesso.

Con il che, si è infranto un tabù.Cioè che la politica sia arte delpossibile, arte della retorica, macomunque un management di ri-sorse immateriali. E invece il lif-ting dimostra che l’immagine po-litica è una costruzione anche fi-sica, e non solo per le disperatecure tricologiche, i «tacchettielettrici» (storica definizione diUmberto Bossi), il doppiopetto diCaraceni, l’ossessione dell’orto-donzia. Come i sovrani medieva-li, anche il Cavaliere ha due corpi:

dal maquillage al lifting è un saltoculturale impressionante. Inquanto icona pop, Berlusconistampa su se stesso l’immagine disuper-eroe (uomo-impero, uo-mo-antenna, uomo-azienda, uo-mo doppiopetto). Tuttavia l’ef-fetto è uno choc che non riguardasolo la sua immagine, bensì unmodello sociale collettivo. Sdo-ganato politicamente e cultural-mente, il lifting diventa qualcosa

di praticabileper tutta la fa-scia medio-altadell’elettoratodi Forza Italia.

S a p p i a m oche il ruolo dellea v a n g u a r d i econsiste nell’in-dicare evoluzio-ni possibili, nel-l’arte come neigesti politici,nell’estetica co-me nel gusto:ma per trasfor-mare l’arte inconsumo civuole Warhol, civuole Lichten-stein; e nella vitaquotidiana al-meno Courre-ges o MaryQuant, per tra-durre uno stilenella moda. In-somma qualcu-no che trasferi-sca l’eccezionenell’abitudine,

lo scarto nella norma, la trasgres-sione nella tendenza.

Ci sono volute sperimentazio-ni e avanguardie audaci, anni dilifting sottaciuti, di chirurgia dis-simulata, o di confessioni parzia-li della martire Alba Parietti sui«ritocchi» alle labbra e sul seno, edell’eroe Emilio Fede sulle corre-zioni agli occhi. Adesso c’è final-mente la capacità del decisore dilegittimare la plastica facciale, diassumerla su di sé mostrandosicome testimonial e protagonista.Interi ceti professionali e impren-ditoriali hanno la possibilità di fa-re il grande passo: una vacanzina,un interventino, e alla prossimariunione si potrà sbalordire ilconsiglio d’amministrazione conla propria nuova faccia d’angelo.

Senza pudori, senza manfrine,senza ipocrisie. È un intero uni-verso maschile che forse viene li-berato da questo crollo di inibi-zioni. Il “trend” viene sanzionatodai nuovi feticci, il petto depilato,le arcate dentarie smaglianti, gliocchi imbambolati come mira-colo della riproducibilità tecnica(e mani pulite semmai come pro-dotto della manicure). La realtàdeve assomigliare alla sua rap-presentazione pop: graficamentesemplificata, con i colori squil-lanti dell’artificialità, immedia-tamente fissabile in un poster, inun kit del candidato, o su una fotodigitale da spedire nella prossimacampagna elettoral-elettronica.

Nella “post-politica” identifi-cata da Colin Crouch può essereche il window dressing dei bilan-ci sfoci troppo spesso nel tarocca-mento dei conti; ma se il popolodei seguaci del Cavaliere liftato siadeguerà entusiasticamente allifting, il passaggio dell’Italia con-temporanea dal melodramma alfumetto, alla facilità della soap,sarà definitivo, irresistibile e ple-biscitario.

I FILM

do universitario vago ma saldamente malin-conico. Consacrare se stessi al potere, e farlosotto lo sguardo pubblico, sottopone a costri-zioni e sacrifici.

Lui, poi, è evidentemente certo, drammati-camene certo di essere fisicamente, visiva-mente il solo supporto credibile di questa clas-se di potere, il garante palpabile di quella fu-mosa e malfida costruzione astratta che è “lapolitica”. Il corpo del Sovrano. Dev’essereesaltante, in certe mattine di benessere e di

soddisfazione privata, poco prima di annaffia-re i cactus, guardarsi allo specchio e sapere diessere la Faccia del Capo. Ma dev’essere mas-sacrante, anche, doloroso, anche, percepireche la tua faccia, i tuoi occhi che la vita ha ri-stretto, il tuo sorriso che gli anni hanno offu-scato, sono ormai in pegno al Paese, appar-tengono al nemico gaglioffo che ti annerisceun dente sul manifesto di propaganda, o allafan che ti venera e ti incatena a un’eterna gio-vinezza posticcia, a una recita a oltranza.

Io ho creduto, per anni, che Berlusconi, co-me tipo antropologico, fosse preciso a un chi-rurgo estetico brasiliano. Oggi metto meglio afuoco la scena, e scopro che è preciso al pa-ziente di un chirurgo estetico brasiliano, estempero un poco della mia avversità in unaquasi solidale comprensione per la sua smisu-rata e innaturale fatica.

Qui a fianco,“Earlycolored Liz”,(Prima Lizcolorata),opera di AndyWarhol del 1963

La bellezza inquadrata

nell’ordine si è trasformata

in un surrogato della vita

che non esiste. Essa non

ha mantenuto la sua

promessa di felicità

Minima moralia. Meditazionisulla vita offesa, 1951

THEODOR W. ADORNO

IL ROMANTICISMO

Nell’ ’800 l’arte si libera dai modulitradizionali. Bello non è più ciò che èperfetto, ma tutto ciò in cui si legge il liberofluire della natura e della storia, come inDelacroix o nei preraffaelliti

LE AVANGUARDIE

Futurismo, cubismo, dadaismo,surrealismo e le altre avanguardiedell’inizio del XX secolo romponoprogrammaticamente con la concezioneclassica e accademica della bellezza

L’IDEA POP

Negli Anni 60 Andy Warhol afferma l’ideache l’arte possa interessarsi di “qualsiasicosa”. Fumetti, tavoli da pic nic, calzoni dauomo, bottiglie di Coca Cola decretano lamorte dell’arte tradizionale

il primo corpo è riflesso nell’im-magine mediatica, trattato e“processato” allo scanner nellecopertine e nei cartelloni eletto-rali, migliorato dal controllo assi-duo della sua consulente Miti Si-monetto; il corpo reale è rimodel-lato con i paraphernalia della co-smesi e dell’abbigliamento. Aquesto punto mancava solo unpasso avanti, l’intervento chirur-gico sull’epidermide, sulla golacadente, sui tessuti invecchiati.

Eccolo qua l’intervento, vero ovirtuale non importa. Il passaggio

MARILYNQui sopra,la “Marilyn” diAndy Warholdel 1967.L’attrice èstata unadelle iconepreferite delmaestro dellapop art

la religione della spontaneità,della libertà, della creatività,della giovinezza, della bellezza,della sessualità gronda del pesodel produttivismo, anche lefunzioni vitali si presentano im-mediatamente come funzionidel sistema. La stessa nudità delcorpo, che pretende di essereprogressista ed emancipativa,lungi dal ritrovarne la natura-lità, al di là degli abiti, dei tabù,della moda, passa accanto alcorpo, ormai reso inespressivoperché utilizzato come equiva-

lente universale dello spettaco-lo delle merci.

E così, anche nello splendoredella sua bellezza e della suagiovinezza, il nostro corpo nonriesce più a nascondere i segniunivoci che lo marchiano, chenon sono le rughe o le macchio-line epatiche da cui ci può di-fendere il lifting, ma i bisogni in-dotti dalla nostra cultura e i de-sideri da essa manipolati a cui ilnostro corpo è stato piegato, eridotto a puro e semplice sup-porto.

Se una persona non è

generalmente considerata

bella, può lo stesso aver

successo, se ha degli

assi nella manica.

E tante maniche

1960

ANDY WARHOL

E IL PREMIER DIVENTO’

COME UN’ICONA POP

CAMBIARSI IL VOLTO E TRASFORMARSI MAGARI IN UNA MARILYN WARHOLIANA

EDMONDO BERSELLI

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BODY ART

La capacità del leader di legittimare

la plastica facciale, di assumerla su

di sé, mostrandosi allo stesso tempo

come testimonial e protagonista

LA MORTE

TI FA BELLA

Rivali in amoreuna scrittrice euna cantantecinquantenniricorrono aifiltri di unastrega perrimaneregiovani.Diventerannouna specie dicartoneanimato. DiRobertZemeckis, conMeryl Streep(1992)

LA FUGA

Condannatoper l’omicidiodella moglie,Vincent Parrysi sottoponead una plasticafacciale e vaalla ricercadell’assassino.ConHumphreyBogart, regiadi DelmerDaves (1947)

IL FANTASMA

DEL

PALCOSCENICO

Swan ruba lepartiture el’amore almusicistaWinslowLeach che conil voltosfigurato dalleoperazionisubite dopo unterribileincidente, sivendicherà. DiBrian DePalma (1974)

FACE OFF

Un agentedell’Fbi, graziea un sofisticatointerventochirurgico,assume iconnotati di unbandito cheanni prima gliaveva ucciso ilfiglio e nesventa il nuovopianocriminale. DiJohn Woo, conJohn Travoltae Nicolas Cage(1997)

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ALVOHXEBbahaajA9 770390 107009

40117

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Fondatore Eugenio Scalfari Direttore Ezio Mauro

Anno 29 - Numero 14 € 1,20 in Italia sabato 17 gennaio 2004

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Il Guardasigilli non teme le proteste: “Con l’Anm è un dialogo tra sordi. Bruti dice solo bugie. Sono degli estremisti”

“I magistrati come i Cobas”Parla Castelli. Si apre tra le polemiche l’anno giudiziario

Il ministro vuole presentare la riforma la prossima settimana. Sotto tiro i controllori infedeli

Authority, Tremonti acceleraTonna con i pm alla Parmalat: “Vi mostrerò tutti i conti”

ROMA — Il ministro dell’Econo-mia, Giulio Tremonti, stringe itempi. Il disegno di legge di rifor-ma dell’Authority sul risparmiosarà pronto all’inizio della pros-sima settimana: la bozza è già infase avanzata, si sa che sono 45articoli. Tremonti vuole discu-terlo con gli alleati e, quindi, por-tarlo al Consiglio dei ministri ilprima possibile, forse già ve-nerdì. Ieri sono proseguiti gli in-terrogatori degli ex manager Par-malat: è stato ascoltato ancorauna volta Fausto Tonna che lu-nedì sarà portato a Collecchiodai pm e proverà a ricostruire tut-ti i conti del gruppo. Sentiti an-che Luciano Del Soldato e Gian-franco Bocchi. A Milano verticetra magistrati e ufficiali della Fi-nanza sulle ipotesi, finora smen-tite, di verifiche compiacenti.

ALLE PAGINE 4, 5 e 6

Governo, ultimatum di An sulla verifica

Riforma Bossi

l’Ulivo pronto

al referendum

Umberto Bossi ALLE PAGINE 7 e 8

LA REPUBBLICA

SPEZZATINO

ANDREA MANZELLA

ERA difficile immaginare che il Senato“delle regioni”, proprio la Camera chetutti volevano, potesse divenire un

progetto di rottura. L’attuale governo, sottola pulsione secessionista della Lega e la im-barazzante sottomissione degli altri suoicoalizzati, ci è riuscito.

Eppure la storia non è nata ieri. Quandonel 1948 si scrisse la nostra Costituzione, vifu la precisa previsione di un Senato “elettoa base regionale” (art. 57). Fin da allora sicomprese infatti che rispetto a regioni mu-nite di poteri legislativi, fosse necessariauna sede in cui la rappresentanza territoria-le si innestasse nel parlamento nazionale.

Questo disegno fu trascurato nella lungastagione in cui fortissimi partiti politici de-terminarono integralmente l’indirizzo po-litico del Paese, dal centro alla periferia. Era-no i partiti il vero collante della Repubblica.

SEGUE A PAGINA 15

LIANA MILELLA

ROMA — «Sono un politico e per mela lotta politica è l’acqua in cui nuoto.Anche le invettive, nel nostro mon-do, sono ammesse. Ma loro, i magi-strati, che spettacolo offriranno? Co-sa fanno, adotteranno lo stile dei Co-bas? Fanno i Cobas della giustizia?Ormai sono isolati, ma non se ne ren-dono conto. Hanno tutti contro». Al-le 15 e 30 il leghista Roberto Castelli èseduto al tavolo di lavoro nella suastanza in via Arenula. In maniche dicamicia. Sotto gli occhi ha il dossiersulla malagiustizia dell’Anm. Lo sfo-glia saltando da una pagina all’altra.Arriva alla fine, ma non fa mostrad’essere adirato. «Se è tutto qui, vuoldire che l’Anm ha poche frecce al suoarco. Perché il presidente Bruti dicebugie? Sono incredibili gli infortuniin cui cade quest’uomo. È fin troppofacile smentirlo sui dati». Il ministrodella Giustizia tira fuori dati e tabelleper dimostrare le sue ragioni. Le por-terà con sé a Napoli dove oggi, inun’atmosfera che si preannunciacaldissima, s’apre l’anno giudiziario.

SEGUE A PAGINA 3COLAPRICO e FEDRIZZI

A PAGINA 2Passeggeri in attesa nell’aeroporto di Fiumicino CILLIS e GENTILE A PAGINA 11

Ma i ribelli insistono. A Fiumicino caos per una agitazione selvaggia

Trasporti, lo stop del garante

“Illegale lo sciopero del 26”

Se Roma

produce

più ricchezza

di MilanoGIULIO ANSELMI

DA IERI l’Italia non ha piùdue capitali, Roma cin-ge tutt’intera la sua co-

rona finora dimezzata. Lo so-stiene il Censis, con uno studiosulle ricchezze nel territorioitaliano (relativo al 2000, ma idati non hanno subito signifi-cative variazioni): Roma è lacittà che più contribuisce allaproduzione della ricchezza to-tale, con il 6,4 per cento, pari acirca 75 miliardi di euro, da-vanti a Milano, 4,8 per cento.Se ne deduce che Milano per-de il serto di “capitale morale”,con cui si indicava, più che ilgrado di eticità del capoluogolombardo, la sua potenza eco-nomica e la sua forza civile. Edeve accontentarsi, in tutto eper tutto, di un secondo posto.I dati, naturalmente, vannoletti, lasciando i campanilismialle tifoserie domenicali. Edallora risulta che Roma vinceperché ha più del doppio degliabitanti e perché il suo comu-ne è il più vasto d’Europa, pervolontà di Mussolini che avevain mente di realizzare una sor-ta di distretto sul Tevere, sul-l’esempio di Washington. Mase si guarda alla ricchezza pro-dotta pro capite Milano è lar-gamente in testa, seguita dauna serie di città intermediedel Nord e del Centro, con Ro-ma solo ventottesima. Mentrese si valutano le aree metropo-litane, come il sindaco “battu-to” Gabriele Albertini invita afare, ritenendosi penalizzatodalla ristrettezza della cintadaziaria, l’hinterland milane-se batte quello romano 105,5 a82,3 (miliardi di euro) e «la pro-duzione media di un milaneseè pur sempre una volta e mez-zo quella di un romano».

SEGUE A PAGINA 23GRION A PAGINA 26

IL CASO

Giornata contro la riforma della scuola

La Moratti: l’orario non verrà tagliato

Atenei in rivolta

approvato il decreto

sui prof a contratto

Oggi corteo nazionale

per il tempo pienoDE LUCA e REGGIO

A PAGINA 10

SBAGLIA chi pensa che SilvioBerlsuconi si sia fatto il liftingper meglio affrontare la cam-

pagna elettorale, i Porta a Porta, iprimi piani. In realtà il lifting diBerlusconi, così sapientementerivelato, così falsamente nascostoai giornalisti, è già campagna elet-torale, è la ricerca dello stupormundi facendo teatro del propriocorpo, la solita battaglia controquei malanni e quelle insidie chemai Berlusconi cessa di esibire eche vorrebbe mettere in comuneper sconfiggerli in comune:«Guardate che occhiaie che ho»,dice spesso in Consiglio dei mini-

stri. Ma c’è poco da sfottere. Il chi-rurgo plastico è campagna eletto-rale e purtroppo rischia d’esserepolitica vincente come fu la nave,o il kit-catechismo del forzista, levideoconferenze nelle piazze, lescenografie da padrona di casanella Genova del G8, e poi le pian-te e i fiori, i divieti di appendere ipanni ad asciugare nei balconi,l’obbligo a tutti i deputati di usarei fazzolettini per detergersi il su-dore, o ancora quella voluptas pa-tologica che lo prende ogni voltache si ammala di cacarella.

SEGUE A PAGINA 37SERVIZI ALLE PAGINE 9, 37, 38 e 39

DIARIO

A Roma ricompare Berlusconi. Il medico personale: “Sì, è vero, l’ho operato io”

Un corteo per la scuola

Quando la politica si fa il liftingFRANCESCO MERLO