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    LA REPUBBLICA 41VENERDI5SETTEMBRE 2003

    GRAN Consiglio del fa-scismo. approvato lor-dine del giorno di DinoGrandi che invita il re ariassumere le sue funzio-ni di comandante supre-mo delle forze armate.Mussolini costretto arassegnare le dimissionie fatto arrestare. Lex co-mandante delle forze ar-mate Badoglio il nuovocapo del governo.

    25 LUGLIO

    A LISBONA Castellano in-contra i rappresentanti diEisenhower. Le condizionidarmistizio sono drasti-che: resa immediata. LI-talia da parte sua chiede diessere protetta con unosbarco a nord di Roma chedissuada i tedeschi da ri-torsioni contro il Quirinalee il governo. Ma gli alleatinon promettono nulla.

    19 AGOSTO

    IL GENERALE GiuseppeCastellano parte per Lisbo-na con istruzioni del capo di

    stato maggiore Ambrosioper una trattativa con gli al-leati. Tre giorni dopo gli an-glo-americani intensifica-no i bombardamenti su Mi-lano, Torino, Genova, Ro-ma e Napoli per fiaccarepsicologicamente lItalia diBadoglio e accelerare la re-sa.

    12 AGOSTO

    (segue dalla prima pagina)

    Del messaggio di Badoglio chela radio continuava a trasmet-tere c un ricordo breve e

    confuso, ma quanto bastava per ca-pire che la guerra era finita una buo-na volta, ci eravamo arresi agli an-gloamericani. Ma che voleva dire inostri reparti reagiranno a qualsiasiattacco di altra provenienza. Per-ch non dire i tedeschi? Chi altri?

    Ah Badoglio, furbo e ipocrita sinoalla fine. Poi fuori a vedere come fini-sce una guerra persa, sul viale degliAngeli dove gi arrivata la prima on-data dei fuggiaschi della Quarta ar-mata che torna a casa dalla Francia.Pi che una umana vicenda quellafuga era una catastrofe naturale, co-me una slavina. I reparti che avevanooccupato la Provenza e il Nizzardoarrivavano compatti fino ai valichi diTenda o della Maddalena poi rotola-vano gi abbandonando armi e mez-zi. In poche ore la grande onda di unadivisione si frantumava, si disperde-

    va nel mercato frenetico con i concit-tadini usciti che era ancora buio dal-le case per comperare o rubare radio,gomme, sigarette, farina. I generaliprimi nella fuga sulle loro auto con letendine abbassate, le eccellenzeVercellino, Operti che il comitato an-tifascista di Cuneo, i Galimberti, iDante Livio Bianco cercavano inva-no di raggiungere. Nel baule dellau-to di Operti il tesoro della Quarta ar-mata, un centinaio di milioni di allo-ra, direzione Benevagienna dove ilgenerale aveva villa e cascina. Liavrebbe usati per negoziare un co-mando con la Resistenza, dove i co-mandi non si negoziavano ma si gua-dagnavano scarpinando. Dietro lar-mata in fuga venivano migliaia diebrei liberati da un campo pressoBorgo San Dalmazzo, la maggior par-te subito catturati dal maggiore SsPeiper per spedirli nelle camere a gas.Salvo quelli della sopravvivenza in-domita come Mira, la jugoslava in-

    cinta dagli occhi azzurri, che arrivsulla nostra montagna povera, rima-se con noi tutti i venti mesi della guer-ra partigiana, fece il suo figlio e so-pravvisse parlando a monosillabi,unombra di terrore negli occhi, mapi forte di tutte le sventure.

    Quel mattino le porte della caser-ma del II alpini erano sbarrate, ordi-ne del colonnello Boccolari. Nessu-no esca, salvo i suoi attendenti chedovevano mettere in salvo i vasi difiori che teneva nellufficio. Tutte fer-me nelle camerate le reclute del reg-gimento, appena arrivate. Andavanoe venivano dalle brande alle latrineda cui arrivava un odore acre. O si af-facciavano alle finestre per capire co-sa stava succedendo, respinti dagliurli degli ufficiali che stavano nel cor-

    tile. Ma non si muovevano, si era suquel filo della lama che da un mo-mento allaltro pu rompersi.

    Salii a dare unocchiata: sembravadi essere in una incubatrice di bachi

    da seta disposti sui graticci. Il porto-ne della caserma era sprangato, vipassavano solo le voci che arrivava-no da un paese allo sbando, da sta-zioni gremite di soldati in fuga, moltigi vestiti in borghese come se nonfossero riconoscibili. Da noi il colon-nello Boccolari e gli altri ufficialipenna bianca sanno che una co-lonna tedesca, il reggimento Ss delmaggiore Peiper, sta avanzando daTorino ma non sanno cosa fare,

    aspettano un ordine che non arrivermai da un comando che non esistepi. Ma qualcuno che lordine se lod da solo c ancora: il tenente Nar-do Dunchi ha caricato una carretta di

    armi e di munizioni, ha fatto aprirecon un urlo da toscanaccio il portonee se ne andato alla montagna di Bo-ves, dove lo attende un altro come lui,Ignazio Vian.

    Alle cinque della sera il cielo azzur-ro di quel tiepido autunno vienesquarciato dal rombo di un motore, una Cicogna tedesca, passa bassissi-ma. Il piccolo aereo compie due giri epoi si allontana, ma lincubo si spez-zato, limmobilit da incantesimo si

    rotta, il nemico visibile. Le recluteadesso scendono nel cortile e pre-mono sui portoni laterali, non si sa seli aprono o li sfondano, ma sono gifuori, tornano a piedi con le loro divi-se nuove verso il villaggio e le cascineda cui sono arrivati, i Probo e Costan-zo e Maurizio con i loro nomi d a mar-tiri della legione Tebana.

    Noi, gli amici giovani di Duccio Ga-limberti e di Detto Dalmastro, passia-mo nellufficio di Duccio che in piaz-za Vittorio a cento metri dalla caserma.Ci ritroviamo in Val Grana, ci dicono,a Frise, il paese del sergente Durbanoche ci aspetta. Io vado a casa mia perprendere il binocolo, un maglione dilana, un paio di calze. La guerra or-renda ma ti fa riscoprire la divina prov-videnza. In qualche modo si camper,si combatter, ci si coprir. In quel tie-pido autunno del 43 mia madre nonaveva ancora capito. Aveva invece ca-pito mia nonna che continuava a pre-parare la cena ma diceva E bin la su aisaran i so cumandant. I comandantidelleterno ordine militare ci sono

    sempre nel Piemonte montanaro.Larmata si era sciolta, il comandanteSs Peiper e il suo reggimento corazzatostavano per arrivare, ma sulle panchi-ne del viale degli Angeli cerano semprele coppiette e mio zio Mario si stava gio-cando alla bocciofila la mezza bottigliadi dolcetto.

    Ce ne andammo a piedi, nellepianche in legno su cui si attraver-sava la Stura diretti a Caraglio. Le as-si cigolavano sotto i nostri piedi, e sa-liti sullaltra sponda in vista dellemontagne sentimmo che avevamodavvero rotto gli ormeggi cittadini.Mia madre no, non lo aveva ancoracapito. Mi aveva rincorso per le scalecon una maglia e capii che si era trat-tenuta dal dirmi non far tardi stase-ra. Ci saremmo rivisti venti mesi do-po. Lincontro con i mulo Garibaldiche in quei venti mesi non ci avrebbemai lasciato avvenne allimboccodella Val Grana. L si sciolto un bat-taglione di artiglieria alpina. Qualche

    soldato girava ancora per le tende.Seduto su una pietra, nel polveronerossastro, stava un capitano. Si eratolto il cappello con la penna nera,aveva lo sguardo perso nel vuoto.Sale su con noi?. Non capiva. Pos-siamo prendere quel mulo?. Non ri-spondeva, era unanima morta, di unesercito morto. Arriviamo al tramon-to alla baita del sergente Durbano aFrise. Sulla porta della chiesa ceradon Graziano il parroco giovane. Al-la fontana stavano Nanette e Rosina,tornate da Nizza al loro villaggio conle mani dure di chi ha lavorato ai fio-ri nelle serre, i seni piatti sotto i ma-glioni, i capelli tinti, troppo neri,troppo rossi. Intorno, nel silenzio, lemontagne di Santo Lucio come lechiamano gli occitani.

    IL RE Vittorio Emanuele IIIaccetta le condizioni dellar-mistizio, i cui termini il gene-rale Castellano gli aveva co-municato in un colloquio il27 agosto, di ritorno dal Por-togallo. La piena adesionedel sovrano viene comuni-cata agli alleati grazie allaradio clandestina conse-gnata al generale Castella-no.

    1 SETTEMBRE

    ALLE 19,45 Pietro Bado-glio annuncia per radio lar-mistizio. Nella notte il re e ilgoverno abbandonano Ro-ma e fuggono a Brindisi.Badoglio avverte che letruppe italiane reagirannoad attacchi di qualsiasiprovenienza. Ma nessunordine viene inviato ai co-mandi italiani rimasti alfronte.

    8 SETTEMBRE

    A CASSIBILE, presso Sira-cusa, il generale Castellanoe il generale Bedell Smith, inrappresentanza del gene-

    rale Eisenhower, firmanolarmistizio fra gli italiani e glialleati: saranno restituiti iprigionieri, la flotta italianasi consegner a Malta e gliaerei atterreranno nellItaliameridionale. Gli alleatisbarcheranno presso Ro-ma.

    3 SETTEMBREGIORGIO BOCCA

    Cos diventaiun partigiano

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    42 LA REPUBBLICA VENERDI5SETTEMBRE2003

    8 SETTEMBRE 1943

    MA LA PATRIA

    MOR COL FASCISMO

    LA CONTROVERSIA/ INTERVISTA A GENNARO SASSO SULLINTERPRETAZIONE DI QUEL GIORNO

    SIMONETTA FIORI

    Roma

    Ebbi subito la sensazionedun crollo. La tragedia simaterializz davanti a

    casa mia, in questo giardino cheora nascosto dagli alberi. L8 set-tembre di sessantanni fa GennaroSasso studioso insigne di forma-zione azionista, storico delle ideecresciuto tra Chabod, Croce e Ca-logero abitava nello stesso silen-zioso villino, in cima allAventino,dove oggi ci riceve. La finestra del-lo studio, tra libriantichi e legni in-tarsiati, la stessa da cui pot assi-stere a uno spettacolo straziante,quasi epico. I soldati italiani si de-nudavano, strappandosi di dossole divise. Qualcuno buss alla no-stra porta per chiedere panni bor-ghesi. Qui dietro, in via Marmora-ta, i tedeschi puntavano i loro fuci-li contro le donne in fila per il pane.Con alcuni amici mi avvicinai aPorta San Paolo, vidi un gruppo diresistenti sparare contro i carri ar-mati nazisti. Avevo quindici anni,soltanto da poco dal 25 luglio cominciavo a capire. Quelle gior-nate di settembre,

    fredde e piovose, se-gnarono definitiva-mente la mia scelta,ossia linfedelt alfascismo.

    Che educazionepolitica aveva rice-vuto?

    Nella mia fami-glia erano rappre-sentate tutte le com-ponenti. Mio padre,un buon borghese direttore centrale della BancadItalia era politicamente pocosignificativo. Mia madre veniva dauna famiglia dissidente: il padreera seguace di Nitti e il fratello, lav-vocato Werthmller, un fervente

    antifascista. Crebbi in un ambien-te misto, rimanendo su posizioniacritiche (anche se detestavo i sa-bati fascisti). Come assai mescola-to era il nostro quartiere.

    Chi abitava allora sullAventi-no?

    Potevi incontrare Telesio Inter-landi, il temibile direttore de La di-

    fesadella razza , mentre poco pi inl abitava la vedova di Giovanni

    Amendola, Eva Khun, una signorarussa dalle vestaglie eccentriche edai lunghi bocchini liberty. Qui af-fianco viveva il presidente del Tri-bunale speciale dello Stato; dallal-tra parte il prete modernista Ro-

    molo Murri. Al nu-

    mero 5 di questastessa strada abitavail filosofo antifasci-sta Guido Calogero,mio futuro suocero.La sua figura colpivalimmaginazione dinoi ragazzi: i capellibianchi, nonostantela giovane et; e unalone di diversitper la sua opposizio-ne al fascismo, ma

    non ne sapevo granch.Incredulit-stupore-gioia-

    preoccupazione-smarrimento. Inuno dei libri pi belli sull8 settem-bre, Una guerra civiledi ClaudioPavone, cos viene restituita la se-quenza di emozioni di quella gior-nata.

    S, in me prevalse il senso dellosfascio: crollava lo Stato italiano

    con i suoi comandi militari. E poi lafuga del Re, una cosa davvero igno-bile, e ancora lItalia divisa in due,un governo al Sud, controllato da-gli Alleati, e un altro al Nord, succu-be dei tedeschi.

    Fu allora che mor la patria, se-condo la fortunata formula conia-ta da Salvatore Satta, pi tardi ri-presa in sede storiografica?

    Renzo De Felice prima, ErnestoGalli della Loggia dopo, hanno evo-cato a proposito dell8 settembre lamorte della patria, ma mi sembraunestensione impropria. Alloramor lo Stato italiano con il quale ilfascismo sera identificato, non lapatria. Fu il funerale del regime edella monarchia, non del senti-mento nazionale. Lideale patriot-tico significa lappartenenza a unacomunit politica. Ma quando venuto meno questo sentimentonazionale? L8 settembre o moltoprima?.

    In un saggio di qualche anno fa,scritto per Liberal,lei ha gi rispo-sto: l8 settembre la

    patria era gi mor-ta, uccisa dal fasci-smo.

    Lo Stato italiano,uscito fragile e mal-fermo dal Risorgi-mento, aveva gi su-bito la catastrofedella grande guerra.Poi arrivato il regi-me fascista che haspezzato il nesso tranazione e libertproprio del Risorgimento. Nellaparte migliore della societ civile,come ben avvertirono BenedettoCroce e Gaetano Salvemini, il sen-tire politico smise di coinciderecon il sentimento patriottico. Lapatria cess di essere tale quando aincarnarla fu la dittatura.

    Lesaltazione nazionalistica delfascismo ha finito per distruggere

    il sentimento nazionale.Un vero paradosso: il regime

    che pi sidentificava nel concettoeroico della patria quello che poilha uccisa. Quel che i revisionistinon colgono la portata dirom-pente del fascismo: le lacerazionifurono cos forti che ancora oggi cisi divide. Poi, ai teorici della mortedella patria, vorrei domandare: sa-rebbe stato meglio continuare acombattere al fianco della Germa-nia nazista?.

    L8 settembre continua ad ave-re un contenuto simbolico forte.Se per De Felice fu lemblema delmale italiano, molti studiosi va-lorizzano i segni di riscatto pa-triottico. Massimo Mila parldell8 settembre come rivelazio-ne a se stesso di nuove possibilitdi vita.

    Come vecchio azionista ancheper me l8 settembre signific ri-volta. Ma non posso dimenticare ladisperazione dei nostri soldati.

    Un nuovo senso comune, cherimbalza su giornali e Tv, enfatiz-za la casualit della scelta, tra i due

    fronti opposti della

    guerra civile, conleffetto di omoge-neizzare chi sarmcontro i nazisti conchi combatt per lacausa delle Ss.

    Insistere sullabuona fede dei ra-gazzi di Sal mi sem-bra un atto subdolo,come se si volesseoccultare il veroproblema. E cio

    che quello tra fascisti e antifascistifu un conflitto insanabile, che oggila storiografia non pu e non devericomporre. la politica la sede deiriconoscimenti reciproci, non lastoriografia.

    Pietro Badoglio

    ,,

    I soldati italianisi denudavano

    davanti a casa miachiedendoci

    vestiti borghesi

    ,,

    Sbaglia De Felicenel collocare

    allora lestinzionedel sentimento

    nazionale

    MARIO BORSAACCUSA

    MUSSOLINI

    IL DOCUMENTO

    L8 settembre 1945 MarioBorsa, direttore delCorriere

    dinformazione, scrisseun editoriale intitolatoDue anni fa. Laposizione di Borsa eraquella di tuttolazionismo: l8settembre, pur essendoun evento traumatico,non era destinato arappresentare una speciedi peccato originale dellaRepubblica italiana.

    8 SETTEMBRE1943 La datarimarr storicaper molte ra-gioni e ancheper la pi spu-dorata fra letante falsifica-zioni storichedi Mussolini.Egli, infatti, hascritto nellasua storia delTempo del ba-stone e dellacarota: Laresa a discrezione del settembre1943 stata la pi grande cata-strofe materiale e morale neitrenta secoli della nostra storia.

    Da quellinfausto mese le soffe-renze del popolo italiano sono in-dicibili e superano lumano perentrare nellirreale. Mai un popo-lo sal pi doloroso calvario. Tut-to falso. Dalla prima allultimaparola. Le nostre sofferenze nondatano da quellinfausto mese:il nostro doloroso calvario lodobbiamo non all8 settembre1943 ma al 10 giugno 1940; non al-larmistizio che tent, anzi di sal-vare il salvabile, ma alla dichiara-zione di guerra - la guerra medita-ta, auspicata, provocata da Mus-solini - che doveva gettarci, comeci gett, nel pi nero degli abissi.Le nostre sconfitte in Grecia, in

    Africa Orientale, in Libia sonotutte venute prima dell8 settem-bre; la Sicilia fu vinta e invasa e oc-cupata prima dell 8 settembre.

    Mussolini

    ARRIVATO a Roma da Livorno mirifugiai a casa dello zio Masino. La

    moglie, una Sforza, sapeva che nellostesso palazzo cera un ufficiale italiano

    che stava per partire per Scanno, inAbruzzo, dove aveva una casa. L sareistato al sicuro per un po e avrei potutotentare di passare le linee e unirmi agli

    alleati.

    Carlo AzeglioCIAMPI

    (daIl sentiero dellalibert, Laterza)

    IL MIO 8 settembre fu a PortoValtravaglia, sulla sponda del LagoMaggiore dove abitavo con i miei.Avevo 17 anni. Ricordo il grandestordimento. Sintuiva che era unagiornata storica, di svolta, ma nellostesso tempo nessuno capiva cosa

    sarebbe successo. Un giudizio storico?L8 settembre fu il giorno del tradimento,

    lesempio della cialtronaggine dellanostra classe politica.

    DarioFO

    QUANDO ho sentito alla radio lanotizia dellarmistizio ero conFranco Venturi, che non era

    ancora diventato il grande storico.Non mi vergogno a dirlo, ma

    eravamo profondamente patrioti.La patria sera dissolta con le

    aggressioni fasciste e le sconfittemilitari che ne erano derivate. Sitrattava di restituire allItalia la

    capacit di pensare al suo futuro.

    VittorioFOA

    IL MIO 8 settembre fu disperato.Allora la mia casa, al numero 7 delLungotevere Mellini, era una basedel Cln a Roma. L avvenivano leriunioni con gli altri del Comitato:Gianni Corbi, Mario Petrucciani,

    Longo e Trombadori. Dopolannuncio dellarmistizio

    piombarono a casa in cerca di armi.Ma io da offrire avevo solo le poesie

    patriottiche del Berchet.

    CarloLIZZANI

    LANNUNCIOI giornali danno la notizia

    dellarmistizio. Ilmaresciallo Pietro

    Badoglio diede lannunciodella firma parlando dai

    microfoni dellEiar cinquegiorni dopo lintesa di

    Cassibile, l8settembre del 1943

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    LA REPUBBLICA 43VENERDI5 SETTEMBRE 2003

    LITALIA E LARMISTIZIO

    INCONTRAI GLI ALLEATI

    IN SEGRETO A LISBONA

    LINEDITO/ PUBBLICHIAMO ALCUNI BRANI DAL DIARIO DEL GENERALE CASTELLANO

    GIUSEPPE CASTELLANO

    25 luglio 1943

    Accarezzo lidea di liqui-dare Mussolini. Lacondizione fonda-

    mentale quella di organizzare uncolpo di stato e prepararsi al con-tempo a respingere leventualereazione dei tedeschi. Acquarone(il duca ministro della Real Casa,ndr) non della stessa opinione.

    Afferma addirittura che non biso-gna parlarne, a meno che la deci-sione non venga dal re in perso-na

    Lo sbarco nemico in Siciliasconvolge lopinione pubblicaitaliana ma scuote ancor di pi gliuomini al potere, perch capisco-no che linizio della catastrofe. Simuovono solo per salvarsi.

    Acquarone continua ad affer-mare che il re si finalmente deci-so. Intende mettere in atto il colpodi stato il 25 luglio o al pi tardi il26.Si accende la discussione sucome catturare Mussolini. Sugge-risco che il piano venga messo inatto la mattina di luned 26 luglio alQuirinale, dopo ludienza con il re.Tutti sembrano terrorizzati Le

    discussioni avvengono a bassa vo-ce in un angolo della stanza, lonta-ni dal telefono. Perch Senise (excapo della polizia,ndr) teme che leconversazioni vengano ascoltate,sebbene la cornetta sia abbassata.Una scena piuttosto ridicola... Iltempo passa e io vado da AngeloCerica (comandante generale deiReali carabinieri,ndr) per dirgli dipredisporre larresto di Mussolini:50 carabinieri a Villa Savoia eunambulanza per portarlo via at-traverso unuscita secondaria.

    31 luglio 1943 di estrema urgenza che un

    nostro ufficiale venga incaricatodi mettere al corrente gli angloa-mericani, che sono completa-

    mente alloscuro dellanuova situazione. I tede-schi infatti si preparano adattaccarci.

    9 agosto 1943Insisto sullurgente biso-

    gno di stabilire un contattocon gli Alleatisostengo che

    dobbiamo fare il primo passocon i tedeschi senza ulterioridiscussioni, gli Alleati inizie-ranno ad aiutarci solo in segui-to. Suggerisco anche che il go-verno Badoglio invii una lette-ra al generale Eisenhower perchiarire i nostri propositi. Mi offrocome latore della missiva.

    10 agosto 1943Il re sostiene che occorre avvia-

    re i contatti con gli americani, manon desidera che lagente incarica-to porti con s alcun documento.

    12-27 agosto 1943Lascio Roma in treno con lor-

    dine di raggiungere Lisbona e sta-bilire un contatto con lambascia-tore britannico. Il mio compito quello di illustrare lattuale situa-zione italiana ai governi inglese eamericano e di capire le loro in-tenzioni militari.il mio pseudo-

    nimo Raimondi.non ho alcundocumento che attesti lufficialitdella mia missione. Giungo a Li-sbona la sera del 16 agostoil 19 acasa di Campbell (lambasciatorebritannico, ndr) incontro il gene-rale Smith che il capo dello staffdi Eisenhower. Sono arrivati da

    Algeri da poche ore perpotermi incontrare, misalutano con un cennodel capo, nessuno mistringe la mano. Ci se-diamo, il generaleSmith inizia a leggereun foglio con i termini

    dellarmistizioVie-ne letto poi un secon-do documento. Io re-plico che i punti delladiscussione sono al-

    tri. Il generale Smith mi ri-sponde seccamente: ha ordini ditrasmettermi i due documenti emi chiede di accettarli integral-mente e senza condizioni. Duran-te il viaggio di ritorno mi preoccu-po soprattutto di nascondere i do-cumenti e di pensare a un buonpretesto nel caso i tedeschi mi ar-restino sir Campbell telegrafa alComando dellaviazione alleataperch non bombardino il trenosu cui viaggio Gli Alleati non in-tendono umiliarci. La frase resaincondizionata stata mutata intermini dellarmistizio. Latteg-giamento alleato ora favorevolea noi e dobbiamo tenerne conto.

    27 agosto 1943Di ritorno a Romavengo ri-

    cevuto dal capo del governo. Gliriassumo i risultati della mia mis-sione e gli leggo i termini dellar-mistizio. Ho la sensazione che Ba-doglio sia un imbecille. RaffaeleGuariglia (il ministro degli Affariesteri, ndr) obietta che non pos-siamo chiedere larmistizio per-ch i tedeschi ci farebbero a pez-zi. evidente che Guariglia ter-rorizzatoAmbrosio (capo delloStato maggiore dellEsercito,ndr)mi chiama per sapere se ho inten-zione di partire per la Sicilia, gli ri-spondo che i patti devono esserechiari se le note di Guarigliaavessero la minima possibilit disuccesso non avrei alcun proble-ma a partire, in caso contrariochieder di rimettere i negoziatinelle mani dei diplomatici cheper, a mio parere, non potrannoche fallire

    29 agosto 1943Mi reco da Badoglio insieme ad

    Ambrosiomi chiedono qualeprocedura si debba applicare percomunicare agli Alleati che la rispo-sta non n negativa n positiva, ri-

    spondo che il mio accordo conSmith prevede solo un s o un no.Badoglio si leva il cappello e mi but-ta fuori dicendo: Queste cose ri-guardano solo il governo. Castella-no se ne deve andare. Rimango disassoPerch Badoglio ha perso lestaffe? E un mistero, non vi alcunbarlume di lucidit in quella mentemalata. Pentitosi dello sfogo dellamattina Badoglio sembra ora bendispostoil re invia Acquarone da

    Ambrosio per consegnargli la ri-spostac scritto che il governo diSua Maest il re dItalia ha deciso didenunciare il patto di Alleanza chelega lItalia alla Germania.(A cura di Attilio Bolzoni e Tano

    Gullo)

    I SERVIZI USA

    GIUDICANO

    CASTELLANO

    IL DOCUMENTO

    L'UOMO che ha condotto inegoziati con noi di scarsacultura e di dubbia moralit.Ecco quello che gli agenti se-greti americani scrivono nei lo-ro dossier sul generale che hafirmato l'armistizio. Il rapportodell'Office of Strategic Servicesdove schedato Giuseppe Ca-stellano datato 5 settembre45 (numero A/60579, serie 108B, busta 57, fascicolo 472) ed classificato secret. Secondogli agenti, Castellano era se-gretamente in combutta con ilprefetto di Roma TemistocleTesta, legato ai tedeschi. Men-

    tre conduce-va i negoziatidell'armisti-zio, aveva ununico obietti-vo: diventareil plenipoten-ziario italianoper avere pie-na libert dimettere in at-to importantioperazioni fi-nanziarie conla collabora-zione di Te-

    sta. E ancora: Castellano haritardato lo sviluppo positivodella guerra, portando l'Italia al

    disastro e causando un dannoincalcolabile agli Alleati. Ma cisono altri dossier che riguarda-no il generale. Uno del 10 di-cembre 1943 ed firmato daVincent J. Scamporino, il capodell'intelligence americana inSicilia. Il documento (J/124, se-rie 108, busta 111) ) viene invia-to a Washington tre mesi dopola firma di Cassibile. Ha uncervello da bambino, scriveScamporino. Castellano al-larmato dall'influenza britan-nica sul movimento separati-sta siciliano. Ma ci tiene anchea dire che gli uomini chiave del-la mafia sanno quello che fan-no. Il generale ha buone con-nessioni con la mafia. La sua da generazioni una famiglia dialto rango in Sicilia.

    Castellano

    RICORDO la mia fuga inSvizzera. Con me cerano Strehler

    e Livio Garzanti. Insieme a noilasciava lItalia anche il Savoia

    cavalleria. In Svizzera ho vissutonellOberland bernese, a Murren,e l ho completato i miei studi inmedicina, lontano da mia madre

    che era rimasta in Valganna,ospite in casa di una zia.

    DinoRISI

    NON ho un ricordo preciso diquella giornata, ma un primo

    effetto visivo dell8 settembre fula massiccia apparizione dei

    tedeschi. Noi eravamo sfollati aComo, la nostra casa di Milanoera stata bombardata. Ricordobene quellestate del 1943. Fuallora che presi coscienza di che

    cosera il fascismo. L8 settembremi spinse verso lazione concreta.

    RossanaROSSANDA

    QUANDO la radio dette la notiziadellarmistizio mi trovavo aSanremo. Gli altoparlanti la

    diffusero per le strade. Ero con gliamici di sempre, Italo Calvino,Gianni Pigati, Maiga, Birone,

    Gianluigi Turco. A differenza diquanto era avvenuto il 25 luglio,

    quel comunicato dell8 settembreci gett in uno stato danimo di

    grande preoccupazione.

    EugenioSCALFARI

    LA mia memoria dell8 settembre1943 si intreccia con la realt

    dellesilio. L8 settembre ero a NewYork. Ricordo benissimo la scena:con la famiglia, l, davanti a una

    radio. Una voce quasi dalloltretombache per quel giorno ci avvicinava

    alla prospettiva del ritorno. L8settembre fu linizio della fine

    dellesilio, linizio della speranza.

    TulliaZEVI

    PUBBLICHIAMO alcuni brani dal me-moriale di Giuseppe Castellano, il gene-rale che firma l'armistizio. Il diario stato acquisito all'epoca dai servizi se-greti americani. Sono 88 pagine, con-servate negli Archivi Nazionali delMaryland e oggi desecretate. Il resocon-to che Castellano consegna agli agenti

    dell'intelligence rappresenta un'Italiaallo sbando con un imbecille a capo delgoverno (Pietro Badoglio, ndr) e un vi-gliacco (il ministro Raffaele Guariglia,ndr) a dirigere la diplomazia. Il docu-mento (n. 33854 del casellario dell'Oss,serie 92, busta 621, fascicolo 5) diviso

    in tre parti.

    Questi documenti trattidagli archivi di College Park(Maryland) fanno parte di unprogetto di ricerca dellascuola Grassi Privitera diPartinico diretta daGiuseppe Casarrubea

    LA FIRMAIn alto, la firma dellarmistizio

    avvenuta a Cassibile, neipressi di Siracusa, il 3

    settembre del 1943. A destra,vestito in borghese, il

    generale GiuseppeCastellano, che per conto

    degli italiani firm lattodi resa agli alleati

  • 8/3/2019 2003-09-05 8 Settembre

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    44 LA REPUBBLICA VENERDI 5 SETTEMBRE2003C U L T U R A

    QUELLE TRUPPEA LUNGO DIMENTICATE

    LESERCITO/ IL RUOLO DELLE FORZE ARMATE NEL SUD LIBERATO. UNO STUDIO DI CARLO VALLAURI

    LUCIO VILLARI

    L

    o sbarco in Calabria degli

    Alleati avvenne, dopo unfurioso bombardamentoaereo e navale, in una striscia dispiagge prospicienti Punta Faro.Era il 3 settembre, cinquantatrgiorni dopo lo sbarco sulle costemeridionali della Sicilia. Le dueazioni, militarmente simili, furo-no politicamente diverse. In Sici-lia i nemici, oltre i tedeschi, era-vamo noi italiani. In Calabria,nelle stesse ore in cui i soldati del-l'VIII armata britannica e della Varmata americana, toccavano il"continente", il generale Castel-lano firmava a Cassibile l'armi-stizio: gli italiani erano vinti madal 3 settembre cominciavano anon essere nemici. Cinque gior-ni dopo, con l'annuncio ufficialeall'Eiar di via Asiago da parte delmaresciallo Badoglio, dell'avve-nuto armi-stizio, gl iitaliani co-

    minciavanoa diventareamici. E inquel mesedi meravi-glie che fu ils et t em br e1943, men-tre in unaparte dellaPuglia r i-p r e n d e v aforma e le-gittimit in-ternaziona-le lo Statoitaliano (il Regno del Sud) Chur-chill annunciava ai Comuni,d'accordo con il presidente Roo-sevelt, che il governo del re Vitto-rio Emanuele III era elevato alrango di cobelligerante. Nel di-scorso inedito di Badoglio che stato pubblicato su questo gior-nale il 25 luglio scorso, il terminecobelligeranza si definiva "diffi-cile" da comprendere, ma il suosenso politico era invece chiaro eprezioso. Anche il Regno del Sudavrebbe fornito truppe regolarial gigantesco sforzo degli Alleatiin lenta avanzata verso il Nordcontro le armate germaniche.

    Se si scorrono le pagine fa-mose del diario di BenedettoCroce (Quando l'Italia era taglia-ta in due) si vede che l'impulsomorale e politico di molti ufficia-li dell'esercito fedele al re e al go-verno di Brindisi di collaborarealla cacciata dei tedeschi si eratradotto anche in progetti di re-clutamento di giovani patriotiper formare un corpo di volonta-ri. Era un ricordo delle guerre delRisorgimento, con la varianteche gli inglesi e gli americani p re-ferivano la partecipazione ditruppe regolari meglio control-

    labili.La liberazione di Mussolini e lanascita poco dopo la met di set-tembre della Repubblica socialecon Roma (formalmente) capi-tale, nonch le tragiche notiziedelle stragi di migliaia di soldatiitaliani a Cefalonia e nei luoghipi disparati dello sterminato

    fronte di guerra in Europa, nonfecero che accelerare la costitu-zione di un piccolo esercito mo-tivato anche politicamente con-tro l'invasore tedesco per il ri-scatto della libert e dell'indi-pendenza dell'Italia. Fu un saltodi qualit etico e politico dellenostre forze armate e fu un ele-

    mento fondamentale di quell'e-vento che si chiam Resistenza.In altre parole, di questo eventoche, al di l di schematizzazioni einterdizioni storiche duratetroppo a lungo, ha significato larinascita dell'Italia e l'alba dellanostra democrazia, furono a pa-ri merito protagonisti anche i no-

    stri soldati che si riconoscevano

    nel re, nel governo Badoglio aBrindisi e poi a Salerno, e i n quel-lo Bonomi a Roma nel 1944.

    Dunque: forze armate e il lo-ro patriottismo al servizio degliideali della Resistenza e del veroStato italiano rappresentato(pur tra le polemiche antimonar-chiche dei partiti antifascisti e levarie posizioni dei comunisti edegli azionisti sull'esercito regio"reazionario") dal re e poi dal fi-glio luogotenente. questa unachiave di lettura della storia diquei mesi che non pu essere la-sciata inutilizzata con il rischio dialterare la verit storica della lot-ta di liberazione del biennio1943-45.

    La fedelt della Marina e lapartecipazione di reparti conbandiera italiana in rischiose

    operazionimilitari inCampania,

    A b r u z z o ,Marche, La-zio non so-no un og-gettivo datoretorico, maun contri-buto sog-get t iv o auna nuovaPatria e a unsenso nuo-vo dell'ono-re militare.E q ues t ocontributo

    ha avuto, in quei mesi cruciali,un avallo politico e "culturale"dall'attiva opera di BenedettoCroce e - bisogna ricordarlo eriaffermarlo - della positiva con-duzione strategica e tattica delprimo ministro inglese. Il Chur-chill, beffeggiato e insultato dal-la propaganda fascista fin dal1940, fu in realt lo statista chepi si impegnato, anche nei di-battiti alla Camera dei Comuni,per indirizzare verso un liberali-smo democratico il rinascenteStato italiano. A questo conser-vatore e all'America rooseveltia-na del New Deal deve molto il"settembre 1943" dell'Italia.

    Queste pagine di storia vannodunque riaperte. Un avvio di am-pio respiro certamente l'im-portante ricerca di Carlo Vallau-ri in un volume che in questigiorni in libreria. Il titolo Solda-ti. Le forze armate italiane dal-l'armistizio alla Liberazione(UTET, pagg. 492, euro 24,50). Vallauri ha lavorato accurata-mente intorno alla domandaPerch solo recentemente, econ decenni di ritardo, s'inizia aricordare che tra i principali pro-tagonisti della lotta per la libera-

    zione nazionale vi sono state leforze armate regolari italiane?.L'indagine a tutto campo nasceda una documentazione ancheinedita sugli scenari politici, mi-litari, psicologici di una storia diitaliani che in momenti decisivihanno difeso valori nei quali an-cora oggi ci riconosciamo.

    Il generale Clark a colloquiocon il generale Dapino,del I raggruppamento

    motorizzato

    A sinistra, soldati del 22esimofanteria Cremona. Sopra,militari italiani allattacco diMonte Lungo nel dicembre 43

    UNANAZIONE

    ALLOSBANDO il titolodun celebresaggio diElena AgaRossi (IlMulino)

    I LIBRI I FILM

    UNAGUERRACIVILEIl testo diClaudioPavone(BollatiBoringhieri) ormai unclassico

    ROMA CITTAPERTA la nuovaopera diRobert Katz(Saggiatore)che ha usatole carte degliarchivi Cia

    TUTTI ACASALa regia diLuigiComencini,Alberto Sordiinterpreta ilsottotenenteInnocenzi(1960)

    PICCOLIMAESTRIUniversitaripiacentinidecidono diunirsi aipartigianiDi DanieleLucchetti(1998)

    ILMANDOLINODELCAPITANOCORELLIIl massacrodi Cefaloniadiretto daJohn Madden(2001)

    Anticipiamo un brano daIl quaderno nero, unlibro di memorie diGiovanni Giovannini, expresidente della Fieg,scritto con Cesare Protettie di prossimapubblicazione pressoScheiwiller. Giovanniniera caporale della IVArmata e si trovava aCannes.

    Apprendo la notizia inun piccolo ristoranteitaliano. Chi me la co-

    munica Mugnai, il proprie-tario. Mugnai, il grande craniolucido, gli occhi un po' atoni,la mascella prominente. Ilprototipo dei fascisti all'este-ro: nella sua mente fascismo e

    Italia si sono confusi in unacosa sola. () Ora nella saladeserta e semibuia, sta attoni-to, appoggiato a una parete,un'espressione mista di stu-pore e di dolore nello sguardo.

    Non posso restare l: a me ilcuore trabocca di gioia. Nellestrade c' una lieve, insolitaanimazione. Le nostre diviseattirano sguardi ora di simpa-tia ora di derisione trionfante.Non vi presto troppa attenzio-ne. Devo arrivare ad ogni co-

    sto a Grasse. () Alla stazionedi Cannes devo prendere l'au-tobus, prima tentazione: frapochi minuti deve passare latradotta per Mentone. Saltar

    sopra abbandonando tutto etutti; e fra qualche ora esserein Italia! Gruppetti di soldatistanno esaminando lo stessoproblema. Li dissuado: da un

    momento all'altro i tedeschientreranno in azione per im-pedirci la ritirata e catturarcitutto quanto pu loro servire;da un momento all'altro pos-sono avere inizio regolari ope-razioni di guerra. Che cosa av-verr di noi se ci daremo allafuga ognuno per conto pro-prio? ()

    Credevamo di trovare la cit-tadina - sede del Comando diCorpo d'Armata e di diversireparti di truppa - tutta sotto-sopra; invece niente. Tuttocalmo.

    E' sera. Poca gente nellestrade. Ci dirigiamo svelti ver-so l'Hotel Victoria, sede delComando.

    Davanti a noi un carabinie-re lungo lungo cammina lem-

    me lemme. Mentre lo sorpas-siamo gli chiediamo perscherzo: Nulla di nuovo, og-gi? E quello serio, serio:Niente.

    Ci fermiamo di botto. Che lanotizia sia falsa? Quante voltesi sparsa senza alcun fonda-mento questa voce negli ulti-mi giorni! Ma l'armistizio...;non vero...?.

    Ah, be, s - risponde - ma,a parte quello....

    Voliamo via.

    L PER L PENSAMMOCHE NON FOSSE VERO

    LESERCITO/ DAL DIARIO DI UN CAPORALE

    GIOVANNI GIOVANNINI

  • 8/3/2019 2003-09-05 8 Settembre

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    Fondatore Eugenio Scalfari Direttore Ezio Mauro

    Anno 28 - Numero 209 1,20 in Italia (con LETERNAUTA6,10) venerd 5 settembre 2003

    IINTERNETwww.repubblica.it A B

    Il presidente del Consiglio attacca anche opposizione e stampa: Sono anomale. Il Parlamento europeo: troppo potere mediatico nelle mani di un uomo solo

    Ciampi sconfessa BerlusconiIl premier: i giudici sono matti. Il Quirinale: hanno la fiducia degli italianiMAGGIORANZA

    RIBELLISTAEZIO MAURO

    INFINE, la parvenza di normalit istituzio-nale che circondava il governo Berlusconi si rotta. Era una finzione, praticata dallesta-

    blishment del nostro Paese per carit di patria,per pavidit, per attrazione verso la forza deivincitori, come accade sempre in Italia: ma an-che, per alcuni, con la spe ranza di convertire unpremier pienamente legittimo, ma totalmenteestraneo al senso dello Stato, ad una culturaistituzionale, attraverso una pedagogia repub-blicana.

    Ieri Silvio Berlusconi ha confermato che lasua anomalia rispetto ad una moderna demo-crazia, basata sul rispetto delle regole e sulla di-visione dei poteri, insopprimibile. E a certifi-carlo stato il capo dello Stato, in una divarica-zione clamorosa e drammatica per la nostraRepubblica. Ciampi ha dovuto zittire e correg-gere il premier per salvare lo Stato di diritto, col-pito al cuore dallattacco frontale di Berlusconialla magistratura, un attacco insultante, volga-re, di aperta e totale delegittimazione.

    Ma il Presidente del Consiglio ha attaccatofrontalmente anche due altri pilastri di una de-mocrazia sostanziale, la libera informazione(citando Repubblica, ossessione sua e dei suoidipendenti) e lopposizione parlamentare disinistra. Nessun contropotere previsto, nes-sun bilanciamento contemplato, nessunaidea diversa dellItalia ammessa nella sgan-gherata e spaventata cultura del potere berlu-sconiana. un ribellismo della maggioranzainedito in Occidente, una concezione tecnica-mente rivoluzionaria dove conta solo il nume-ro e la vittoria elettorale porta non alla conqui-sta del governo, bens alla presa del potere: do-ve i pi hanno sempre ragione non perchhanno la verit, ma perch hanno la forza. So-prattutto, una riduzione della funzione poli-tica al puro leaderismo populistico, estraneo edunque ostile alla cultura istituzionale del no-stro Paese e di ogni democrazia liberale.

    Ecco perch questa volta non hanno funzio-nato le solite smentite, la consuetudine ipocri-ta di colpire e poi correggere, il ricorso al reper-torio della pseudoironia berlusconiana. Per ilpremier, la rottura istituzionale un metodo, la

    rivoluzione berlusconiana un obiettivo, il ri-bellismo maggioritario addirittura una formapolitica, inedita e pericolosissima per il Paese.

    Per queste ragioni Ciampi dovuto interve-nire immediatamente: perch stanno saltandole regole del sistema, dopo che ambiguamentes cercato dintimidire larbitro. Ma se cos ,con Ciampi sono chiamati inevitabilmente incausa gli altri vertici dello Stato, che troppospesso trovano facile riparo nel modernissimoterzismo e nelle sue ambiguit di comodo. Leautorit imparziali non devono schierarsi, mai.Ma se in causa la qualit della democrazia,non possono sottrarsi. Salvo tradire il loro altoruolo.

    E il Colle

    cambi strategiaMASSIMO GIANNINI

    BERLUSCONI? La stagione dellamoral suasion finita....Ciampi? Adesso non mi fido

    pi.... In queste due frasi, la prima del pre-sidente della Repubblica, la seconda delpresidente del Consiglio, racchiusa la cri-si istituzionale che travaglia la legislatura.Latente da qualche mese, da ieri divenu-ta lampante. Lintervista del Cavaliere alloSpectatorsegna un punto di non ritorno.Recide un rapporto gi logoro tra le due pialte cariche della Repubblica. Riaccende laguerra infinita tra i poteri dello Stato: lese-cutivo che delegittima il giudiziario. Svili-sce i valori e gli equilibri costituzionali.Riapre una ferita profonda sulla carne vivadella democrazia. Ciampi, stavolta, non haesitato: Se arriva una smentita convin-cente, bene. In caso contrario, parlo....

    SEGUE A PAGINA 3

    IL RETROSCENA

    Berlusconi e Ciampi ALLE PAGINE 2, 3 e 4

    Larmistizio con gli Alleati

    Quellottosettembrenella nostra

    storia

    Badoglio legge larmistizio

    DA PAGINA 41 A PAGINA 44

    COS DIVENNIPARTIGIANO

    GIORGIO BOCCA

    CHE cosa si ricordadelle giornate de-cisive come lotto

    settembre del 43? Subi-to il tempo: il cielo az-zurro di un autunno tie-pido, poi le cose minimedella quotidianit, il ri-sveglio, la colazione, co-

    me eri vestito? In divisada sottotenente del 2 al-pini? S certo, avevi giu-rato fedelt al re impera-tore solo due giorni pri-ma, nella caserma di Cu-neo. Chi cera in casa?Tua madre, tua sorella,tua nonna Maria, la ca-meriera Bice che arriva-va il mattino presto conil pane ancora caldo diforno.

    SEGUE A PAGINA 41

    DIARIO

    Bocciato il progetto di risoluzione allOnu. Il premier Anp: niente forza contro Hamas

    Chirac e Schroeder, no a BushNuovo strappo sullIraq. Abu Mazen si piega ad Arafat

    WASHINGTON Nuovo strappodi Chirac e Schroeder che ieri,nel vertice franco-tedesco diDresda, hanno bocciato la bozzadi risoluzione americana sullI-raq. molto insufficiente,hanno detto i due leader alluni-sono. Mancano, secondo il pre-sidente francese, due obiettivi

    essenziali: La prospettiva dicessione della sovranit agli ira-cheni e il comando delle opera-zioni allOnu. Il governo britan-nico, invece, si prepara ad accre-scere il suo contingente in Iraq dicinquemila soldati. Svolta a Ra-mallah nella riunione del Parla-mento palestinese: il premierAbu Mazen ha ceduto ad Arafat eha escluso di poter usare la forzacontro gli estremisti di Hamas.

    CAPRILE, FLORES DARCAISFRANCESCHINI e TARQUINI

    ALLE PAGINE 12 e 13

    A colloquio con il ministro che difendeil bonus per gli istituti privati

    La Moratti:pi finanziamenti

    per la scuolaaltrimenti

    non ha senso restareGIULIO ANSELMI A PAGINA 11

    Intervista allamministratore delegato che su Leach dice: Per noi ancora unopportunit

    Morchio: La Fiat sotto controlloSALVATORE TROPEA A PAGINA 29

    Letizia Moratti

    Il figlio Giovanni parla dellopera di Bellocchio. A Venezia il regista riapre la polemica sulla trattativa: bisognava salvare quella vita

    Moro: Mio padre in quel film 25 anni dopoCONCITA DE GREGORIO

    DICE che non vuol dire se suo padre fossedavvero cos, perch nessuno pu farlo epoi io non lo so, ci stavo troppo vicino. Di-

    ce che non importa, comunque, questa faccendadella somiglianza: Sono dettagli. Questo film hail merito della distanza, e il pregio di non voler es-sere fedele alla realt di quella vicenda. Q uellavicenda sono i 55 giorni: il sequestro, lomicidio.Lasciamo perdere lo spessore biografico, nonconta. la figura di un padre, quella che emerge.Non solo del mio. Un padre per lItalia: un uomoche ispirava e dava fiducia. Sicuro, pacato, auto-revole. finito tutto allora. Da quel momento citrasciniamo dietro un fantasma. stato come l8settembre. Tutti si ricordano doverano il 16 mar-zo, il giorno in cui scomparso dalle nost re vite.

    SEGUE A PAGINA 15SERVIZI ALLE PAGINE 14 e 15

    QUANDO IL CINEMARISCOPRE LA MEMORIA

    CURZIO MALTESE

    NEL bellissimo film di Bellocchio sul rapimentodi Aldo Moro, presentato a Venezia e da oggi neicinema, non c nulla di quello che ci saspetta.

    Non una sola relazione fra le miriadi che ogni anno, da25 anni, complicano il pi denso mistero della nostrastoria recente, n un accenno al ruolo della Cia o delKgb o della P2. Non c traccia del definitivo giudiziomorale o politico duna generazione ribelle sulla tra-gedia che ha sepolto le speranze nate attorno al 68, ntantomeno il colpo di spugna invocato da molti.

    SEGUE A PAGINA 17

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