20 DICEMBRE, MOBILITAZIONE A DUE ANNI DALLA “MORTE ... · L’eutanasia, il testamento biologico,...

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MENSILE DI INIZIATIVA POLITICA E NONVIOLENTA DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI,PER IL CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA POSTE ITALIANE SPA SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 CONV. L. 27/2/04 N°46 ART. 1 COMMA 2 DCB-ROMA STAMPE PROMOZIONALI E PROPAGANDISTICHE RACCOLTA FONDI AGENDA COSCIONI 1 DICEMBRE 2008 AUT. TRIB. CIV. ROMA N° 158/2007 DEL 17 APRILE 2007 DIR. RESP. GIANFRANCO SPADACCIA VIA DI TORRE ARGENTINA, 76 00186 ROMA Agenda Coscioni Anno III - N. 12 dicembre 2008 Direttore Rocco Berardo 12 - 13 LEGGE 40 Intervento di Gianni Baldini. Legge 40 a giudizio, inizia il conto alla rovescia? 2 - 9 AUTODETERMINAZIONE L’eutanasia, il testamento biologico, l’amministrazione di sostegno: le storie, le leggi, il nostro soccorso civile. La mobilitazione del 20 dicembre a due anni da Welby. ANTONELLA CASU, MARCO CAPPATO Il 20 dicembre 2006 Piergiorgio Welby, dopo tre mesi di lotta politica e giudizia- ria, riuscì ad affermare il suo diritto ad interrompere la tortura alla quale era sottoposto. La chiusura del nostro Centro d'Ascol- to sull'informazione radiotelevisiva e la dolosa paralisi della Commissione di Vi- gilanza RAI – al centro dell'iniziativa nonviolenta di Marco Pannella - priva noi Radicali e tutti i cittadini persino dei pochi strumenti di controllo e denun- cia dei quali disponevamo. leggi a pagina 7 Manconi / Cappato pag.5 La “Carta di Vita” per il tuo testamento biologico Andrea Boggio pag.14 Usa: elezioni e fede dopo Barack Obama Michael Herzfeld pag.17 Intervista con l’antropologo sulle tracce del Vaticano Sveglia! A DUE ANNI DA WELBY GIULIO GIORELLO La scienza è una grande sfida al senso comune, alla costellazione dei pregiu- dizi e delle credenze ricevute. Galileo Galilei diceva di non capire quanta vio- lenza fece “al senso” la ragione di Coper- nico “per farsi padrone della sua credu- lità”. Hume, nei Dialoghi sulla religione naturale, sottolinea a sua volta come quello di Galileo sia un caso in cui la scienza diventa una sorta di eresia ri- spetto ai valori consolidati. Se poi alla scienza aggiungiamo la sua ricaduta in campo tecnico, ci rendiamo conto che se la prima è eresia, la tecnologia è “un’eresia nell’eresia”. Scienza e fede inserto Ce l’hanno detto a scuola (Coscioni) - II parte Eutanasia: istruzioni per r / esistere 20 DICEMBRE, MOBILITAZIONE A DUE ANNI DALLA “MORTE OPPORTUNA” DI WELBY La legge-contro-il-testamento-biologico è pronta: il parere del paziente non sarà vinco- lante; la nutrizione artificiale diverrà un obbligo imposto a tutti. Per evitare casi Englaro, saranno proibiti i casi e moltiplicate le Englaro. Centrodestra compatto, Partito democratico non pervenuto. Unici ostacoli: la maggioranza degli italiani, che si ostinano a scegliere la realtà contro i tabù; e i Radicali, che quella maggioranza rappre- sentano e si candidano come classe dirigente alternativa. In questo numero: Segreterie comunali, notai, tribunali, piazze di città e della Rete: a due anni dalla morte di Piero, i luoghi e gli strumenti per la r-esistenza su eutanasia e testamento biologico. leggi nell’inserto a pagina II

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MENSILE DI INIZIATIVA POLITICA E NONVIOLENTA DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI, PER IL CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA

POSTE ITALIANE SPASPEDIZIONE IN A.P.

D.L. 353/2003CONV. L. 27/2/04 N°46

ART. 1 COMMA 2 DCB-ROMA

STAMPE PROMOZIONALI E PROPAGANDISTICHE

RACCOLTA FONDI

AGENDA COSCIONI 1 DICEMBRE 2008

AUT. TRIB. CIV. ROMA N° 158/2007

DEL 17 APRILE 2007 DIR. RESP. GIANFRANCO

SPADACCIAVIA DI TORRE

ARGENTINA, 76 00186 ROMA

Agenda CoscioniAnno III - N. 12dicembre 2008

Direttore Rocco Berardo

12 - 13

LEGGE 40Intervento di GianniBaldini. Legge 40 agiudizio, inizia il contoalla rovescia?

2 - 9

AUTODETERMINAZIONEL’eutanasia, iltestamento biologico,l’amministrazione disostegno: le storie, leleggi, il nostrosoccorso civile. Lamobilitazione del 20dicembre a due annida Welby.

ANTONELLA CASU, MARCO CAPPATO

Il 20 dicembre 2006 Piergiorgio Welby,dopo tre mesi di lotta politica e giudizia-ria, riuscì ad affermare il suo diritto adinterrompere la tortura alla quale erasottoposto. La chiusura del nostro Centro d'Ascol-

to sull'informazione radiotelevisiva e ladolosa paralisi della Commissione di Vi-gilanza RAI – al centro dell'iniziativanonviolenta di Marco Pannella - privanoi Radicali e tutti i cittadini persino deipochi strumenti di controllo e denun-cia dei quali disponevamo.

leggi a pagina 7

Manconi / Cappato pag.5La “Carta di Vita” per il tuotestamento biologico

Andrea Boggio pag.14Usa: elezioni e fede dopo Barack Obama

Michael Herzfeld pag.17Intervista con l’antropologosulle tracce del Vaticano

Sveglia!A DUE ANNI DA WELBY

GIULIO GIORELLO

La scienza è una grande sfida al sensocomune, alla costellazione dei pregiu-dizi e delle credenze ricevute. GalileoGalilei diceva di non capire quanta vio-lenza fece “al senso” la ragione di Coper-nico “per farsi padrone della sua credu-lità”. Hume, nei Dialoghi sulla religione

naturale, sottolinea a sua volta comequello di Galileo sia un caso in cui lascienza diventa una sorta di eresia ri-spetto ai valori consolidati. Se poi allascienza aggiungiamo la sua ricaduta incampo tecnico, ci rendiamo conto chese la prima è eresia, la tecnologia è“un’eresia nell’eresia”.

Scienza e fede

inserto

Ce l’hanno detto a scuola(Coscioni) - II parte

Eutanasia:istruzioni per r/esistere

20 DICEMBRE, MOBILITAZIONE A DUE ANNI DALLA “MORTE OPPORTUNA” DI WELBY

La legge-contro-il-testamento-biologico èpronta: il parere del paziente non sarà vinco-lante; la nutrizione artificiale diverrà unobbligo imposto a tutti. Per evitare casiEnglaro, saranno proibiti i casi e moltiplicate

le Englaro. Centrodestra compatto,Partito democratico non pervenuto.

Unici ostacoli: la maggioranza degliitaliani, che si ostinano a sceglierela realtà contro i tabù; e i Radicali,

che quella maggioranza rappre-sentano e si candidano comeclasse dirigente alternativa. In questo numero: Segreteriecomunali, notai, tribunali,piazze di città e della Rete: adue anni dalla morte di

Piero, i luoghi e gli strumentiper la r-esistenza su eutanasia e

testamento biologico.

leggi nell’inserto a pagina II

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2EUTANASIAAUTODETERMINAZIONE

Pronti a legalizzareEUTANASIA

L’eutanasia, una parola tabù per la politica italiana, mentre i sondaggi restituisconoun’immagine del paese nettamente favorevole alla sua legalizzazione. In queste pa-gine un box su chi l’ha fatta e su come ci si rivolge a Dignitas in Svizzera. CARLO TROILO

Riassumo brevemente le tre ra-gioni per cui penso che si possa esi debba affrontare, parallela-mente a quello del testamentobiologico, anche il tema della eu-tanasia. La prima riguarda la pos-sibilità giuridica di introdurre nelnostro ordinamento l’eutanasia,limitata, in questa proposta, alcaso del malato terminale nelpieno delle sue capacità intellet-tive. La nostra Costituzione - cherisale, è bene ricordarlo, al 1948 -non affronta il problema, macontiene, all’articolo 32, una nor-ma (“Nessuno può essere obbli-gato a un determinato tratta-mento sanitario se non per di-sposizione di legge”) la cui letterae il cui spirito sembrano tali, dejure condendo, da consentirepiuttosto che da vietare l’eutana-sia. Non vi è dunque un ostacolonella nostra Carta Costituziona-le. È vero che il codice penale, al-l’articolo 580, prevede il reato di“suicidio assistito”. Ma il “CodiceRocco” è stato promulgato 68 an-ni fa, nel 1940, in pieno regime fa-scista, e non a caso è stato modi-ficato su molte materie relative aidiritti civili, seguendo l’evoluzio-ne del comune sentire: sono sta-ti così aboliti nel 1981 il “delittod’onore” (articolo 587) ed il “ma-trimonio riparatore” (articolo544), mentre già alla fine degli an-ni settanta era stata depenalizza-ta l’infedeltà coniugale, che vede-va due trattamenti assai diversi:molto più duro per la donna

(adulterio, articolo 559) che perl’uomo (concubinato, articolo560). Tutti questi adeguamentidel codice penale al mutare deitempi sono stati decisi dal Parla-mento dopo sentenze della ma-gistratura, e in particolare dellaCorte Costituzionale (come, delresto, nel caso dell’aborto). Sullescelte di fine vita, di recente, lamagistratura si è mostrata più“progressista” del ceto politico,come dimostrano le due senten-ze su Eluana Englaro e, in prece-denza, quelle che hanno pro-sciolto il dottor Riccio (ottobre2007) medico di Piergiorgio Wel-by, e il dottor Simi, medico di Gio-vanni Nuvoli (giugno 2008). Intutte queste sentenze i giudicihanno auspicato che il Parla-mento legiferi su questi temi, pereliminare l’attuale situazioned’incertezza giuridica. Dunque,nulla vieta, sul piano giuridico elegislativo, di intervenire sull’ar-ticolo 580 - che per il “suicidio as-sistito” stabilisce pene che vannofino a 12 anni, come quelle previ-ste per i boss mafiosi - aggiun-gendo ai due attuali un terzocomma di questo tenore: “Il me-dico che aiuti un malato ad attua-re la sua volontà di suicidio non èpunibile se ricorrono le due se-guenti condizioni: 1) la strutturaospedaliera presso cui il malato èin cura attesta per iscritto che eglinon è più in condizione di riceve-re cure che portino alla guarigio-ne o anche solo a un migliora-mento, per cui è da consideraremalato in fase terminale; 2) il ma-

lato, conosciuta la prognosi e nelpieno della sua capacità di inten-dere e volere, chiede di essereaiutato ad attuare la sua volontàdi suicidio”. Il ragionamento mo-rale e giuridico da seguire in que-sto caso è lo stesso che GiulianoAmato - nel difendere in un re-cente articolo la legge 194 - hasvolto a proposito dell’aborto.Amato ha ricordato che la storicasentenza della Corte Costituzio-nale, che nel 1975 aprì la via allalegge 194, afferma “non già un di-ritto (n.d.r.:all’aborto) ma la licei-tà penale di una scelta tragica”. La seconda ragione per battersiin favore dell’eutanasia è che ilvero ostacolo alla sua introduzio-ne nel nostro ordinamento giuri-dico sta nel concetto della sacra-lità della vita, che la Chiesa - e ipolitici che ne seguono le diretti-ve, alcuni per profonda convin-zione, altri per puro calcolo poli-tico - oppongono ad ogni leggeche riguardi queste tematiche:l’aborto, la procreazione assistita,l’eutanasia, il testamento biologi-co.Riprendo, per replicare a questapregiudiziale morale-religiosa, edunque metagiuridica, quantodiceva nel lontano 1998, in undialogo con gli studenti, un co-munista cattolico come Giovan-ni Berlinguer: “Nella morale cat-tolica c'è, secondo me, una certaprevaricazione nei confronti del-la volontà dell'individuo, perchél'idea che la vita sia sacra, dono diDio, e quindi soltanto Dio possatoglierla, può limitare la decisio-

ne di una persona, che, di fronte asofferenze insopportabili, dice:«Cessate ogni cura». Questo, se-condo me, non è giusto”. Più direcente, nel dicembre del 2006, ilfilosofo cattolico Giovanni Reale,cui papa Wojtyla affidò i suoiscritti, ha detto: “Sotto le buoneintenzioni di prolungare la vitacon le tecnologie oggi disponibi-li può nascondersi l’insidia di unpensiero che fa dell’uomo unostaggio della tecnica. Il proble-ma è: posso io vivere ostaggio diuna macchina? Ha senso? Dio michiede questo? No, non ho dub-bi: Dio non chiede questo. Cia-scuno, se lucido, ha il diritto didecidere”. Berlinguer e Reale di-cono, in sostanza, che non è giu-sto che lo Stato si faccia imporredalla Chiesa l’equazione “un pec-cato, un reato”, fingendo tra l’al-tro - aggiungo - di ignorare che icattolici “veri”, cioè quelli prati-

canti e osservanti, non rappre-sentano più una maggioranzanel Paese, come dimostrano leormai innumerevoli indagini de-moscopiche, e molti di loro sonofavorevoli sia al testamento bio-logico sia, a determinate condi-zioni, all’eutanasia. Circa l’atteggiamento dei cattoli-ci sulle scelte di fine vita, un’inda-gine dell’Eurispes a fine 2005 ri-velava che tra i cattolici il 38% erafavorevole all’eutanasia, il 48%era contrario, il 14% era indeciso;tra i non cattolici, il 69% era favo-revole, il 19% era contrario, il 12%indeciso. Un anno dopo, il rap-porto dell’Eurisko per il 2006 evi-denzia la crescita del totale degliitaliani (credenti e non credenti)favorevoli all’eutanasia: il 67% (il43% solo su espressa indicazionedel paziente; il 24%, accertatal'impossibilità di decidere edesprimersi del paziente, anche suindicazione dei familiari). Inoltre,molte e autorevoli ricerche na-zionali e internazionali dimostra-no che vi è un numero crescentedi medici che si dicono favorevo-li all’eutanasia. Alcuni di loro am-mettono di averla praticata e unapercentuale rilevante (il 15,8%)riconosce come accettabile que-sta pratica: ”Quando un pazien-te è tra la vita e la morte e non cisono più speranze per lui - ha di-chiarato il senatore Marino neldicembre del 2007 - sei medici sudieci interrompono le cure, se-guendo scienza e coscienza, main segreto: se lo scrivessero suuna cartella clinica verrebberoaccusati di omicidio volontario”.Ma sull’eutanasia la Chiesa igno-ra la realtà del Paese e il muta-mento del comune sentire e nonapre alcuno spiraglio. È nota laposizione dell’attuale Pontefice -che paragona i morti per eutana-sia alle vittime del terrorismo -ma anche il suo predecessore, nellibro scritto alla fine del suo pon-tificato, ha sostenuto che gli Statiche approvano leggi come quellesull’eutanasia, l’aborto e la clona-zione “minano i fondamenti stes-si della democrazia e s’incammi-nano verso chine totalitarie”.Questi parlamenti “abusano deiloro poteri e rimangono in apertoconflitto con la legge di Dio”. Edha aggiunto Papa Wojtyla: “Dob-biamo rimettere in questionequeste leggi”. La terza ragione in favore dell’eu-tanasia, sia pure nei limiti sopraindicati, è la falsità dell’argomen-to secondo cui questo tema inte-resserebbe un numero molto li-mitato di persone. In realtà, l’im-possibilità di ricorrere all’eutana-sia induce ogni anno 1.000 mala-ti terminali a togliersi la vita nei

Il rapportodell’Eurisko peril 2006 evidenziala crescita deltotale degliitaliani (credentie non credenti)favorevoliall’eutanasia: il67% (il 43% solosu espressaindicazione delpaziente; il 24%,accertatal'impossibilità didecidere edesprimersi delpaziente, anchesu indicazionedei familiari).

Il suicidio assistito di Daniel JamesLa vicenda del suicidio assistito di Daniel Ja-mes riapre in Inghilterra il dibattito sulla eu-tanasia e porta alla luce due notizie:oltre 100cittadini inglesi hanno scelto il suicidio assi-stito in Svizzera e nessuno dei loro accompa-gnatori è stato incriminato dalla magistratu-ra;due terzi delle morti negli ospedali inglesisono casi di eutanasia clandestina.Daniel James era una promessa del rugby in-glese.Un anno e mezzo fa,a 23 anni,ebbe ungravissimo incidente durante un allenamen-to: rottura della colonna vertebrale, paralisidella metà inferiore del corpo. Dopo l'inci-dente, Daniel aveva subito numerose opera-zioni e passato otto mesi nei migliori centri diriabilitazione,riuscendo solo a recuperare inparte l'uso delle dita. A quel punto Daniel -sottoposto di continuo a complesse terapie,incontinente e senza speranza di recupero -ha deciso di non voler più vivere.La mia vita,ha dichiarato, è diventata "una prigione", in

cui io vivo "con paura e con vergogna".Dopoaver tentato più volte il suicidio (invano,datele sue condizioni), Daniel ha chiesto ai suoigenitori,Julie e Mark,di essere accompagna-to in Svizzera, dove è morto il 12 settembrescorso nella clinica Dignitas di Berna.I fune-rali si sono svolti il 1° ottobre, e solo allora lanotizia del suicidio assistito è divenuta dipubblico dominio.Appresa la notizia del sui-cidio assistito,la polizia ha aperto un’inchie-sta e si prepara a presentare le proprie con-clusioni al Crown Prosecution Service,in ba-se al Suicide Act del 1961,che ha depenalizza-to il suicidio ma ha reso reato l'assistenza alsuicidio,prevedendo pene fino a 14 anni ("mala legge - secondo una analisi dell'editoriali-sta del Telegraph, Ben Leach - non è chiarasulle esatte circostanze che possono giustifi-care l'incriminazione"). Il problema è rile-vante,anche perché secondo Dignitas - il cen-tro per il suicidio assistito che ha sede a Zuri-go - almeno cento cittadini britannici hannoterminato la loro vita negli ospedali svizzeri,enessuno degli accompagnatori risulta esserestato incriminato dalla magistratura.

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modi più atroci: più o meno, lostesso numero di morti sul lavo-ro. E sono i mille il cui suicidio èrilevato dalla Polizia e dai Carabi-nieri, cui bisogna aggiungere - ol-tre agli 800/900 tentativi di suici-dio - i tanti malati di cui non co-nosceremo mai né il numero néla storia: quelli per i quali il medi-co amico scrive “cause naturali”nel certificato di morte, per evita-re ai familiari la riprovazione so-ciale che ancora circonda i con-giunti dei suicidi ed anche il ri-schio di essere accusati di “omici-dio del consenziente” o di “aiutoal suicidio”, con le gravissime pe-ne previste da due norme fascistedi trenta anni fa. Ma il numerodei malati potenzialmente inte-ressati all’eutanasia ha ben altredimensioni. Costantino Bene-detti - un medico italo america-no considerato tra i massimi stu-diosi della terapia del dolore - hadocumentato nel novembre del2007 che l’Italia è uno dei paesidel mondo in cui sono più insuf-ficienti le cure palliative ed ègiunto ad affermare, dati alla ma-no, che nel 2005 circa 90 mila pa-zienti - tra i 200 mila malati termi-nali di cancro o di leucemia - so-no morti senza un’adeguata curaantidolore, e dunque tra doloriincoercibili: dati sconvolgenti,passati praticamente sotto silen-zio, salvo una imbarazzata repli-ca dell’allora ministro della Salu-te Livia Turco. Dopo solo un an-no, ai primi di novembre 2008,una ricerca Ipsos commissiona-ta dalla Federazione cure pallia-tive ci dice che su 250 mila mala-ti terminali oncologici il 40 percento può usufruire di cure pal-liative adeguate, il 60 no. Senzadimenticare che nel 2005 unacommissione istituita dallo stes-so Ministero della Salute ha resonoti i risultati di un’indagine dal-la quale emergeva che “nel nostropaese erano circa 2.000-2.500 ipazienti che si trovavano in unacondizione di coma vegetativo”:

tante storie simili a quella di Elua-na, di cui non conosciamo però idrammatici risvolti. Siamo di fronte a malattie in cuila morte non sopravviene di col-po, come nei casi di un infarto odi un ictus violento. Per i malatiterminali non c’ènessuna terapiada interrompere,nessuna spina dastaccare. La solaliberazione puòvenire dall’euta-nasia, perché lacondanna vienepronunciata afreddo, ed è lacondanna - cosìsimile alla tortura- ad attendere persettimane o permesi, tra sofferen-ze fisiche e mora-li, una morte or-mai ineluttabile. Èarduo tentareun’ipotesi statisti-ca, ma non riescoa non pensare chese anche solo il20% dei malatiterminali indicatidalla ricerca Ipsosfosse favorevoleall’eutanasia, noi -nel subire il diktatdella Chiesa - sta-remmo negandoogni anno a 50mila persone una“morte opportu-

na”. E la stessa condanna la sta-remmo comminando alle loro fa-miglie ed alle persone che li ama-no, con un effetto moltiplicatoreche è difficile da quantificare maè certamente devastante.Alle posizioni dei cattolici oltran-

zisti, al loro rifiuto del dialogo, al-la loro mancanza di pietà biso-gna rispondere con forza riba-dendo il punto di vista “laico” sul-la eutanasia, così ben espresso indiverse occasioni da Stefano Ro-dotà: “Ormai il principio base

non è piùquello dellasopravvivenzaad ogni costo”;le regole giuri-diche nonpossono “im-p a d r o n i r s idella vita, im-porre il doloreal morenteche invocaaiuto, negareal morente ladignità delmorire”. Dob-biamo - comeafferma da an-ni il professorVeronesi -“avere il corag-gio di sgom-brare il campodalla distin-zione fra euta-nasia passivaed eutanasiaattiva nellasperanza chesotto la ma-schera della« p a s s i v i t à »possiamo na-scondere l'at-to di causare

coscientemente la fine di una vi-ta umana, quella di un malato in-curabile. I tempi sono maturi perdiscutere del principio dell'euta-nasia tout court, senza ipocrisie emezzi termini”.E al tempo stesso dobbiamo cer-care di dare sostegno alle voci iso-late che vengono dal mondo del-la Chiesa e dai cattolici “laici”. Mabisogna anche instancabilmentespiegare - in modo sereno e inop-pugnabile - che in tutti i disegnidi legge presentati in questi anni,e a maggior ragione nella nostraproposta, l’eutanasia è una scel-ta che può riguardare solo se stes-si, non gli altri; e che s’intende ga-rantire appieno che la volontà diricorrervi sia espressa in modoformale e incontestabile. Infine éutile, per rassicurare sia chi inbuona fede teme possibili ecces-si nel ricorso all’eutanasia sia chi,in mala fede, preconizza unanuova strage degli innocenti, ri-portare i risultati di uno studiodel Consiglio d’Europa del feb-braio del 2005 sulla situazione neiPaesi che hanno legalizzato l’eu-tanasia (“Eutanasia, diritto eprassi in Italia, Europa e Stati Uni-ti”: “Il Corriere della Sera” del 16-2-2005). In questi Paesi - dice lostudio in estrema sintesi - l’euta-nasia viene concessa con criterimolto restrittivi (in Belgio, 680autorizzazioni alla eutanasia afronte di 4.000 richieste; in Olan-da, 1.200 su 4.000; in Svizzera, 200su 600).

AUTODETERMINAZIONE

3EUTANASIA

Tutte le strade legaliportano in SvizzeraL’eutanasia vietata in Italia è tuttavia regolata in altri pae-si europei come in Belgio, Olanda, Svizzera. In particola-re nel paese a noi più vicino, la Svizzera, opera l’associa-zione Dignitas. Dignitas è un’associazione che offre ai suoi soci: - il totale rispetto del loro testamento biologico, se occor-re anche contro possibili resistenze; - il suicidio assistito. L’associazione aiuta i suoi soci an-che in vita, laddove la loro dignità umana sia minacciatada conflitti con le autorità nella scelta delle case di curadei medici.Richiesta. Per poter chiedere il servizio di accompagna-mento ad una libera morte è necessario che la personasia capace di intendere e volere, che sia socio di Dignitase che soffra di una malattia mortale, una inaccettabilemenomazione o dolori insopportabili.Il contributo d’ingresso è pari a 100 franchi svizzeri (circa72 euro) e la quota annua è di almeno 50 franchi svizzeri(circa 36 euro).

Contatti Associazione Dignitas: E-mail: [email protected]: +41 044-980 44 59Fax: +41 044-980 14 21

Nulla vieta, sulpiano giuridicoe legislativo, diinterveniresull’articolo 580che per il“suicidioassistito”stabilisce peneche vanno fino a12 anni, comequelle previsteper i bossmafiosi.

I cattolici su Welby(IprMarketing 2006)

Su un campione di 1000 cat-tolici praticanti il sondaggiochiede se siano d’accordocon la richiesta di Welby distaccare le macchine .

Favorevole 50 %Contrario 28 %

Pratica dell’eutanasia(Eurispes 2007)

Nell’indagine Eurispes “Rap-porto Italia 2007” l’atteggia-mento degli italiani nei con-fronti del testamento biologi-co e la pratica dell’eutanasia.

Favorevole 68%Contrario 23,5%

Tra Chiesa e Beppino(Repubblica.it 2008)

La Chiesa è critica e parla di"eutanasia": Beppino Engla-ro risponde: "Per il Vaticanosarà eutanasia, per me è lavolontà di mia figlia".

Con Englaro 90%Con la Chiesa 5%

Eluana (tg1 nov. 2008)*

Viene chiesto durante le edi-zioni del Tg1 di risponderesul sito internet della testataRai se si è d’accordo con ladecisione della Cassazione.

Favorevole 71%Contrario 29%

«Addio, signori che fate della torturainfinita il mezzo, lo strumento obbligatodi realizzazione o di difesa dei vostrivalori»

Piergiorgio Welby

*RIOTTA FA SPARIRESONDAGGIO. A CASINIE BINETTI NON PIACEPier Ferdinando Casini hastigmatizzato la presenzadi questo sondaggio sul si-to del Tg1 dichiarando chenon si può “ingenerare nel-l’opinione pubblica, sottol’impulso dell’emotivitàdel momento, questa peri-colosa deriva ad esprimer-si senza le dovute informa-zioni scientifiche oltre cheumane”. Tono più forte peruna dichiarazione della Bi-netti che definisce il son-daggio “vergognoso”. Il ri-sultato? Il sondaggio è statofatto immediatamentesparire dal sito.

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4AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO

AUTODETERMINAZIONE

JOSÉ DE FALCO

Mentre il dibattito sul testamentobiologico, soprattutto in questeore impazza, l’avvocato StefanoVenturini illustra a “Il Maratone-ta”, la trasmissione settimanaledel sabato di Radio Radicale del-l’Associazione Luca Coscioni, ilmodo di utilizzare l’istituto del-l’amministrazione di sostegnoper tenere ferme le proprie vo-lontà. In sostanza, si possono ot-tenere risultati analoghi a quelliche si avrebbero se esistesse l’isti-tuto del testamento biologico.

Qual è il caso di cui si è occupatoa Udine? Qualche tempo fa si sono rivolti ame i familiari di un malato, ormaigravemente compromesso acausa della Sla. Hanno cercato dicontattarmi per vedere se erapossibile riuscire in qualche mo-do a garantire a questo malato(che era il padre dei ragazzi) dievitare cure invasive nel caso incui la malattia avesse progredito,com’era purtroppo probabile. Sisono rivolti a me e io ho dovutosubito manifestare una mia pre-occupazione sulla vicenda dalmomento che le risposte che al

momento l’ordinamento ci offresono assai limitate. Gli ho propo-sto di fare un tentativo per cerca-re di ottenere quello che fin ora inItalia è stato rarissimamente senon quasi mai ottenuto, cioè lapossibilità di un rifiuto delle cure,quindi la possibilità non di essereautorizzati come amministratoridi sostegno a prestare diciamo lapropria autorizzazione al tratta-mento delle cure tramite il fami-liare amministratore di sostegnoma quello di rifiutare le cure, ildissenso informato; dopo averparlato coi familiari, con i sanita-ri, l’amministratore di sostegnopuò rifiutare per l’amministratole cure mediche che si rendononecessarie o che si vorrebberoimporre.

Questa impostazione della leggecom’è stata recepita dal giudiceo anche fra i colleghi?Ho fatto ricorso al Tribunale diUdine al giudice tutelare, che intempi veramente brevi ha presovisione del fascicolo, ha letto il ri-corso e ha scritto immediata-mente il provvedimento perchési è reso conto

perfettamente che inqueste situazioni l’ur-genza è fondamentale.A volte ci sono rinvii perattendere, per precisa-re, per puntualizzare,ma alla fine non si rie-sce ad avere quella chesostanzialmente è latutela delle volontàdel paziente. E perfortuna il giudice haben compreso e inmaniera straordi-nariamente rapidaha provveduto conla nomina di unamministratoredi coscienzaprovvisorio cheè una possibili-tà prevista dalcodice civile.Non sempre igiudici hannola capacità diapplicarla inmaniera pun-tuale, attenta,così per fortunala dottoressache ha emessoil provvedimento ha avuto la for-za di comprendere la situazione,l’urgenza, la gravità.

Nel caso specifico l’amministra-tore chi era? Era il figlio.

La legge consente di indicarepotenzialmente chiunque?La legge è molto aperta tant’èvero che prevede anche la pos-sibilità che si possa indicarel’amministratore per il giorno,per il giorno che verrà, perquando sarà necessario equindi può essere anche unapersona che esula dalla fa-miglia basta che sia sostan-zialmente indicato comeuna persona in grado di farsì che le volontà siano ri-spettate.

La scelta dell’ammini-stratore di sostegnospetta al giudice oppu-re può essere propostadall’amministrato?Il giudice ha comun-que la possibilità di va-gliare questa scelta edeventualmente an-che se c’è stata dicia-mo l’individuazionedell’amministrato-re, può per gravimotivi disattender-

la. Altrimenti il parere del-l’amministrato sarebbe sostan-

zialmente vincolante, qualoramancassero questi gravi motivi.

Qual è il parere dei suoi colleghisull’applicazione di questo isti-tuto?L’amministrazione di sostegno èstato recentemente inserito nelcodice. E quindi è ancora uncampo da esplorare. Sicuramen-te l’applicazione che ne abbiamofatto e che probabilmente verràfatta in futuro è un’applicazionesempre più estensiva. E nel ten-tativo di garantire una moltepli-cità di situazioni che sono biso-gnose di tutela. Quindi credo chegli avvocati siano sicuramente in-teressati e incuriositi da questanovità, chi ha avuto modo di uti-lizzarla anche in applicazioniparticolari come questa. È unastrada importante fin quandonon ci saranno delle novità legi-slative.

Da punto di vista umano,qual èil giudizio che ne può trarre...Prima di presentare ricorso sonovoluto andare personalmente aincontrare il signor Serra per ve-dere quali fossero le sue reali con-dizioni. E mi ha colpito soprattut-to la forza della famiglia e dei figlinell’affrontare questa grave vi-cenda che gli si è presentata. No-nostante la strada fosse in salitaera l’unico modo per cercare digarantire sostanzialmente quellache era la tutela delle sue volon-tà. Questa è una battaglia per la li-bertà: gli avvocati la devono af-frontare da un punto di vista le-gale, i familiari dal punto di vistaumano. Dobbiamo far prevalerela volontà delle persone. Ognunodeve essere libero di scegliere e divivere quegli ultimi momenti nelmodo in cui si sente.

Amministrartore di sostegno:istruzioni per l'uso

INTERVISTA A STEFANO VENTURINI, AVVOCATO DEL CASO DI UDINE

La legge sull’amministratore di sostegno consente già oggi in assenza di una legge sul te-stamento biologico di decidere su alcune questioni, in particolare sul proprio “fiduciario” inquesto caso detto “amministratore di sostegno”. A Udine, dopo Modena, un nuovo caso

Tutto parte da Modena. L’iter per l’amministratore di sostegno. La legge sull’amministratore di sostegno è entrata nelle crona-che in particolare per due casi che se si sono succeduti a Mo-dena. Maria Grazia Scacchetti, avvocato iscritta all’Associazio-ne Luca Coscioni e legata alla Cellula Coscioni di Modena, haseguito in particolare l’ultimo dei casi. Sulla legge, introdottaper aiutare e tutelare le persone prive, in parte o del tutto, di au-tonomia fisica o psichica nell’espletamento delle funzioni del-la vita quotidiana con l’obiettivo di limitare i loro diritti e i loropoteri nella misura minima necessaria per assicurare la loroprotezione, dice: “L’interesse del beneficiario costituisce il crite-rio fondamentale che deve ispirare e guidare l’interpretazionee l’attuazione delle norme introdotte”. “Il beneficiario rimanetitolare di una generale capacità di agire, tranne che per gli attiespressamente indicati dal Giudice Tutelare nel decreto di no-mina dell’amministratore di sostegno”.

@pprofondisciIter per ottenere l’amministratore di sostengo www.lucacoscioni.it/node/13300

MI ISCRIVO PERCHÉ

Per il vostroimpegno socialeTutto ciò che rende la vita migliore per chisoffre e favorisce le battaglie sociali, meritasostegno. Grazie.

ELISABETH D'AMATO(100 euro)

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LUIGI MANCONIMARCO CAPPATO

Cara amica, caro amico,troverai allegata a questa letterauna Biocard: la “Carta di Vita” peril tuo Testamento biologico. Dicosa si tratta? E’ quel documentoche chiamiamo anche Testamen-to di Vita o Dichiarazioni Antici-pate di Volontà, che permette, achi si trovi in condizioni di inten-dere e di volere, di disporre perquando non lo sarà più: di deci-dere quali trattamenti sanitari infuturo vorrà accettare o rifiutare,qualora non fosse più in grado dicomunicare direttamente la pro-pria volontà.

Si tratta, dunque, della applica-zione concreta, attraverso un do-cumento dotato di forza giuridi-ca, dei principi del consenso in-formato e dell’autodeterminazio-ne del paziente. Come sapete, levicende di Piero Welby e di Elua-na Englaro hanno riproposto conforza la questione: ne sono natiun intenso e appassionato dibat-tito, che continua, con grandeconsenso dell’opinione pubblicaper il rispetto della libertà e re-sponsabilità individuale, e la de-cisione del Parlamento di arriva-re a una normativa in materia.Abbiamo ragione di temere chel’esito legislativo possa essere ne-gativo, dal momento che una

maggioranza Parlamentare in-tende porre divieti e restrizionimolto rigide. In particolare, sem-bra prevalere l’orientamento aprivilegiare, in caso di conflitto tra

volontà del pa-ziente e valuta-zione del medi-co l’opinione diquest’ultimo; e

a escludere dall’ambito delle de-cisioni assumibili quella relativa anutrizione e idratazione artificia-li e alla loro possibile sospensio-ne. Se così accadesse, la legge ri-sulterebbe fatalmente più arretra-ta rispetto all’attuale situazione:oggi, infatti, dettato costituziona-le e giurisprudenza (in particola-re, la sentenza della Corte d’Ap-pello del Tribunale Civile di Mila-no sulla vicenda Englaro, confer-mata dalla corte di cassazione)consentono di affermare, e di ve-dere giuridicamente protetto ilprincipio dell’autodeterminazio-ne del paziente. Per contribuire ache la norma accolga questo fon-damentale principio, e che nonsia dunque un legge “contro” il Te-stamento biologico abbiamo rite-nuto utile ‘’anticiparne’’ la sua af-fermazione pratica attraverso unatto individuale, capace di avereun rilievo giuridico: inferiore aquello che assicurerebbe una leg-ge, ma certamente dotato di effi-cacia e riconoscibile in sede giuri-sdizionale. È possibile compilare la “Carta diVita” allegata o nella sua interez-za o nelle sole parti che interessa-no, per poi affidarla - meglio seprima dell’approvazione dellanuova legge - ad un notaio o ad al-tro pubblico ufficiale (segretariocomunale), che certifichi l’auten-ticità della firma e della data.

PARLA FEDERICO ORLANDO

Ecco il mio testamento biologicoAspettando la legge: c'è chi af-fida il proprio testamento bio-logico a un notaio o a un’asso-ciazione, così ha fatto FedericoOrlando inviando il suo all’As-sociazione Luca Coscioni.

Il problema, stringi stringi, è che ora c'è una pietra diparagone: Eluana Englaro. E quanti di noi vorrebbe-ro «che la loro vita finisse come quella di Eluana? Ioper esempio no. Mai». Federico Orlando è il condiret-tore del quotidiano del Pd Europa e ha preso qualche

mese fa una grande de-cisione. Non ha attesonovembre per leggerel'ennesima sentenzadella Cassazione sul-la sorte di EluanaEnglaro, da 18 anniin coma irreversibi-le. Né ha aspettatodi scoprire qualecorrente di pen-siero (i laici allaIgnazio Marino oi teodem comePaola Binetti edEmanuela BaioDossi?) laspunterà nelPd su un temacosì roventecome le di-sposizioniper la finedella vita.Ha presocarta e penna e ha co-piato il modulo della Fondazione Vero-nesi: «In caso di malattia o lesione traumatica cere-brale irreversibile e invalidante, o di malattia che micostringa a trattamenti permanenti con macchine osistemi artificiali che mi impediscano una normalevita di relazione, chiedo di non essere sottoposto ad

alcun trattamento terapeuti-co o di sostegno». Poi ha no-minato un fiduciario per far ri-spettare le sue volontà. Ha fir-mato, ha consegnato una copiaal notaio. Certo non si illude:«Adesso come adesso le mie vo-lontà non contano nulla. Il vuotolegislativo è tale che qualunquemedico può dire: la tua dichiara-zione non ha valore legale». E dun-que? «Sono pronto a dare battaglia.Chi deve decidere della mia vita? Ioo un medico che magari non mi hamai visto?». Bella domanda, anzicruciale. A partire dal caso Englaro sela stanno ponendo migliaia di italia-ni: «Uomini e donne in egual misura,per la maggior parte residenti nel Cen-tro-Nord, a partire dai 40 anni e conpunte massime tra i 60 e gli 80» calcolaMicaela Ghedini della Fondazione Vero-nesi di Milano. Il grande oncologo guidalo schieramento per l'approvazione del«testamento di vita», di cui in migliaia, co-me Orlando, hanno scaricato il testo dawww.fondazioneveronesi.it. Cliccati an-che il sito dell'associazione Coscioni (indi-

cazioni di «soccorso civile» su www.lucacoscioni.it) equello dell'Aduc (www.aduc.it). In 1.380 hanno giàconsegnato copia delle loro ultime disposizioni a Exit(www. exit-italia.it)

AUTODETERMINAZIONE

5TESTAMENTOBIOLOGICO

La “Carta di Vita”per il tuo testamento biologico

DECISIONI DI FINE VITA

Prima che venga proibito ecco perché è utile scrivere il proprio testamento biologico.

Il registro dei testamentibiologici neltuo ComuneInsieme alle iniziative relative alla peti-zione al parlamento per una legge sul-l’eutanasia che si avranno nel giornodel secondo anniversario della morte diPiergiorgio Welby,in tutte le sedi ammi-nistrative lanciamo un appello perchévengano promosse delibere per l’istitu-zione di registri pubblici dei testamentibiologici che i cittadini vorranno depo-sitare. La delibera tipo sarà pubblicatasul sito internet dell’Associazione LucaCoscioni, insieme alle iniziative localiche si saranno incardinate.

@pprofiondisciwww.lucacoscioni.it/registrotestamento

www.lucacoscioni.it/cartadivita

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TINA SANTORO

In questi giorni si è ampiamenteabusato di termini quali eutana-sia e assassinio, alla domanda seeffettivamente siano riconduci-bili al caso Englaro, Stefano Ro-dotà risponde, in un’intervista ri-lasciata a Monica Soldano perRadio Radicale, che “siamo difronte ad un caso drammaticonon riconducibile ad un proble-ma di eutanasia o accanimentoterapeutico, ma piuttosto legatoal rifiuto delle cure”. La Corte diCassazione nell’ottobre 2007 haricostruito le caratteristiche delnostro sistema costituzionalesottolineando come il rifiuto dicure sia legittimo. La Corte si è in-terrogata su cosa accade quandoè coinvolta una persona in statovegetativo permanente e persi-stente e quando la sopravvivenzaè legata all’idratazione e all’ali-mentazione forzata. SecondoRodotà, i giudici hanno rispostosul primo punto “ricostruendo lavolontà effettiva dell’individuo, inassenza di una dichiarazioneesplicita in forma di direttive an-ticipate o testamento biologico”.Certo non si può dire che la ma-gistratura sia stata frettolosa, vi-sto che sono passati 17 anni e cheper ricostruire la volontà di Elua-na sono stati ascoltati non solo ifamiliari, ma anche le personeche l’ hanno conosciuto bene.Inoltre, aggiunge, “la Corte hacorrettamente definito l’alimen-tazione e l’idratazione forzata co-me terapie e per tali rinunciabili.Questo è lo schema al quale dob-biamo fare riferimento. Il casoWelby ce l’aveva già insegnato lecure possono essere rifiutate. Ilproblema è cosa dobbiamo fare equali strumenti adoperare quan-do la persona che vorrebbe rifiu-tare le terapie non è capace di far-lo”. Ma quali valori riprendere daicontenuti della sentenza Engla-ro? A questa domanda il profes-sor Rodotà risponde che senz’al-tro i valori ai quali guardare “sonoquelli dell’autodeterminazionedell’individuo, del diritto a gover-nare liberamente la propria vita edato che il morire fa parte dellavita, di conseguenza rientra in

quelle libertà della persona”. Nes-suno può, quindi, imporre le mo-dalità del vivere, “questo – prose-gue - è un principio di libertà cheè stato sempre opposto alla pre-tesa dello Stato di governare la vi-ta anche con violenza”. “Ricordia-mo – precisa - che il consenso in-formato viene strutturato con ladecisione che condanna i medi-ci nazisti a Norimberga: nessunopuò mettere le mani sul corpo diuna persona senza il suo consen-so informato”. In sostanza, nessu-no può impadronirsi della vita al-trui, questo è anche il senso del-l’art. 32 della Cost. secondo ilquale la legge non può in nessuncaso violare i limiti imposti dal ri-spetto della persona umana.“Questi sono valori altissimi perla società e riconducibili alla co-stituzionalizzazione della perso-na e dei suoi diritti; si consolidacosì il principio di uno Stato chenon deve imporre una sua etica”,sentenzia Rodotà. Di recente un magistrato di Mo-dena ha attribuito un ammini-stratore di sostegno prima dell’ef-fettivo bisogno da parte di un in-dividuo, alla domanda della gior-nalista di Radio Radicale se sipossa fare a meno di una legge,visto l’attivo contributo della giu-risprudenza, Stefano Rodotà pre-cisa che “lo strumento dell’am-ministratore di sostegno è iscrit-to nel nostro ordinamento ed èprevisto dal codice civile”. Quin-di, ci sono già nella nostra legisla-zione tutti gli strumenti, “non esi-ste, infatti, un vuoto normativoda colmare, come qualcuno hasostenuto”. “Il mio timore – ag-giunge - è che, sotto le pressionidelle gerarchie vaticane, si facciauna legge sul testamento biologi-co e sulle direttive anticipate chesia più restrittiva di quanto nonsiano le decisioni della Corte diCassazione”. Così come è acca-duto con la legge sulla procrea-zione assistita, insomma, “si ri-schia di fare una legge proibizio-nista, anziché disciplinare la que-stione”. Per quanto riguarda il conflitto di

attribuzione, sostenuto dallamaggioranza parlamentare se-condo la quale la magistraturaaveva invaso lo spazio di azionedel Parlamento, Rodotà esprimepiena soddisfazione “ha avutouna bella lezione dalla Corte Co-stituzionale, che ha ritenuto ilconflitto inammissibile, sottoli-neando che l’azione della magi-stratura era nell’ambito delle suecompetenze”. Ma di fronte al riconoscimentosulla legittimità dell’interruzionedei trattamenti c’è il problema didare esecuzione a questi provve-dimenti giudiziari. Stuzzicatosulle dichiarazioni di Formigoni,il quale ha emesso un’ordinanzaper cui nessuna struttura della re-gione Lombardia possa sospen-dere le cure a Eluana e in seguitoalle pressioni fatte dal PDL sulPresidente della regione Friuli Ve-nezia Giulia, affinché faccia lostesso nel caso giungesse la ri-chiesta di ospitare Eluana nellestrutture della regione, Rodotà èsembrato perentorio, sostenen-do che sarà il caso di sentire pre-ventivamente un esperto di dirit-to amministrativo, “ma forsequesto è uno di quei casi in cuidovremo richiedere un giudiziodi ottemperanza, ennesimo pas-saggio giudiziario, attraverso cuiottenere l’obbligo di esecuzionedei precedenti provvedimenti”.“Spero non si arrivi a tanto - ag-giunge – ma trovo queste prese diposizione da parte delle autoritàregionali al limite dell’abuso diufficio”. Forti le parole del giurista anchenei confronti della politica e dellacultura che negli ultimi anni han-

no di fatto sostituito la Costitu-zione alle encicliche, il rischio checorriamo è un “allineamento al-l’indirizzo etico del Vaticano”. “Lasituazione descritta dal mondocattolico in occasione della sen-tenza della Corte d’Appello di Mi-lano sulle condizione di Eluana èclamorosamente opposta alla re-altà”. Secondo Rodotà, “è qui lamancanza di pietas sia nei con-fronti di Eluana, sia nei confrontidei genitori” per non parlare del-la contraddizione nel modo diconfrontarsi con le tecnologie.“La Chiesa dovrebbe tener pre-sente che siamo di fronte al pro-

lungamento della vita umana inmodo artificiale”. Nonostante ciò,aggiunge Stefano Rodotà, “laConferenza Episcopale spagnolaha pubblicato un testo sul testa-mento biologico molto più aper-to rispetto a quello del Vaticano”,questo dimostrerebbe che abbia-mo di fronte a noi un mondo cat-tolico molto più variegato diquello che ci viene mostrato.Conclude confessando che il suotimore è che “le illazioni del Vati-cano, al limite della falsificazionedella realtà, servano ad intimidireambienti cattolici che potrebbe-ro reagire in modo diverso”.

6TESTAMENTOBIOLOGICO

AUTODETERMINAZIONE

Dai microfoni di Radio Radicale,Stefano Rodotà chiarisce i terminidella questione, facendo luce sul-l’epilogo del caso di Eluana.

La volontà trasmessaDa diverso tempo si parla se sia giusto o no togliere l'ali-mentazione a Eluana Englaro,che da 17 anni è in coma ve-getativo irreversibile,e farla riposare in pace! Non vi aspet-tate che io vi dica cosa sia giusto o no, ma posso dirvi concertezza cosa farei io al posto di Eluana:vorrei che staccas-sero la spina! Sapete che cosa mi intristisce della vicendadi Eluana? Che tutti,dai politici al Vaticano,si arrogano ildiritto di poter decidere,ignorando completamente quellache sembra essere la volontà di una persona trasmessa daisuoi genitori! Non so cosa sia giusto e cosa no,ma se c'è qual-cuno che può decidere la sorte di Eluana è Eluana, e oggispetta a chi è stato a lei vicino da sempre! Io, per fare unesempio,come malato di sla da sette anni,ho ancora vogliadi continuare,e vivere fino all'ultimo respiro!

*malato di sla,iscritto all’Associazione Luca Coscioni

Luca PulinoPillole di speranza

MI ISCRIVO PERCHÉ

Per crescerePerché ogni cittadino crescasviluppando una felice versatilità, laprontezza a fronteggiare le situazionie la fiducia in se stesso.

PAOLO BIGNAMI (200 euro)

Le affermazionidel Vaticanoservano aintimidireambienticattolici chepotrebberoreagire in mododiverso

Non c’è pace senza pietasINTERVISTA A STEFANO RODOTÀ

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Legalizzare l'eutanasia sarebbecome legalizzare l’assassinio, ilfurto, l’evasione fiscale. (Riccardo Pedrizzi,responsabile di AN per lepolitiche della famiglia)

Qualunque sia la motivazione,l'eutanasia è irrazionale. (Don Luigi Verzè, Presidentedel San Raffaele)

Dire di no all’eutanasia significacombattere la deriva della buro-cratizzazione del morire. (Francesco D'Agostino, exPresidente del CNB)

L'eutanasia è nazismo. (Carlo Giovanardi,Senatore PDL)

Se Welby vuole dare un taglio al-la propria vita, può suicidarsicon l'aiuto della moglie. (Luca Volontè, Deputato UDC)

Sono contrario all’eutanasia. Lavita me l’ha data il Padreterno. (Umberto Bossi, Lega Nord,Ministro delle Riforme per ilFederalismo)

Non può essere riconosciuto anessuno il diritto di dare morte

ad un altro. (Piero Fassino, Deputato PD)

Eutanasia: non aprite la porta aldemonio. (Massimo Introvigne,fondatore e direttore delCESNUR)

Welby: la tentazione della"pulizia sociale". (Eugenia Roccella,Sottosegretario al Welfare)

A cura di ALESSANDRO [email protected]

AUTODETERMINAZIONE

7MOBILITAZIONE

La sveglia... da tavolo!20 DICEMBRE 2008La casa

del Padre

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI

Cinicamente il "partito vati-cano" sostiene che si vuolefar morire di fame e di seteEluana Englaro; che si trat-ta di un delitto; che Eluanadeve continuare a rimanereprigioniera in un corpo chevegeta per chissà quantotempo, diciassette anni nonbastano... Difensori nondella vita, ma della tortura edella sofferenza ad oltranza,anche quando non c'è spe-ranza, negano il diritto pe-raltro garantito costituzio-nalmente, che la nostra vo-lontà sia tutelata, rispettata,garantita. Per questo nehanno dette, e ne dicono, ditutte: menzogne comprese.Lo dico a ragion veduta: hopreso parte a una puntata di"Porta a Porta", dedicata al-la vicenda Englaro e al te-stamento biologico.

Alla mia semplice osserva-zione che si deve garantire atutti quel diritto che era sta-toriconosciuto a papa Gio-vanni Paolo II, quando hachiesto (e ottenuto) di"la-sciatemi andare alla casadel Padre"; monsignor RinoFisichella, presidente dellaPontificia Accademia per lavita, polemicamente mi hachiesto dove mai avessi let-to queste affermazioni, chile avesse mai fatte; il tono el'atteggiamento era di chilascia intendere che avessidetto una falsità.

È sufficiente recarsi alla li-breria vaticana, e procurar-si gli "Acta Apostolicae Se-dis"; si tratta della raccoltaufficiale degli atti della San-ta Sede. Nel supplementodel 17 aprile 2005, a pagina460, si riferisce:"Giovedì 31marzo (...) Veniva rispettatal'esplicita volontà del SantoPadre di rimanere nella suaabitazione, ove era peraltroassicurata una completa edefficiente assistenza". Nellasuccessiva pagina 461 sipuò poi leggere: "Sabato 2aprile (...) Verso le ore 15,30,con voce debolissima e pa-rola biascicata, in lingua po-lacca, il Santo Padre chiede-va "lasciatemi andare allacasa del padre". Poco primadelle 19 entrava incoma".Ecco la mia fonte.

A questo punto, chiedo io amonsignor Fisichella:quel-lo che gli "Acta ApostolicaeSedis" ha pubblicato, è veroo è falso?

ANTONELLA CASUMARCO CAPPATO

Era il primo maggiodel 2002 quandoPiergiorgio aprì unargomento didiscussione sulforum di radicali.itintitolandolo“sveglia!”

Il 20 dicembre 2006 Piergiorgio Welby,dopo tre mesi di lotta politica e giudi-ziaria, riuscì ad affermareil suo diritto ad interrom-pere la tortura alla qualeera sottoposto. La chiusura del nostroCentro d'Ascolto sull'in-formazione radiotelevisi-va e la dolosa paralisi dellaCommissione di VigilanzaRAI – al centro dell'inizia-tiva nonviolenta di MarcoPannella - priva noi Radi-cali e tutti i cittadini persi-no dei pochi strumenti dicontrollo e denuncia deiquali disponevamo. Inquesta situazione diffici-lissima, riteniamo neces-sario non rinunciare a ri-proporre l'obiettivo difondo sul quale sappiamoesserci grandi consensinel Paese quanto grande èl'ostilità dell'attuale classedirigente: la libertà e re-sponsabilità individualenelle scelte di fine vita, at-traverso sia il testamentobiologico che l'eutanasialegale. A quasi due anni di distan-za da quel 20 dicembre2006, il Parlamento italia-no, dopo aver sabotatol'indagine conoscitiva sul-la eutanasia clandestina,sta ora discutendo unalegge che si prepara ad es-sere CONTRO il testa-mento biologico, nel ten-tativo di restringere ancora di più gli spazi di libertà individuale. Ilpartito unico della disinformazione – che era stato colto di sorpresada Piero – è corso ai ripari dispiegando tutte le armi della propagan-

da. Sulla vicenda di Eluana Englarofanno da megafono senza contrad-dittorio alle posizioni vaticane, conl'uso ingannevole dei malati-che-vogliono-vivere o di "risvegli" chenulla hanno a che vedere con la si-tuazione di Eluana.Per questo ti proponiamo di onorarePiero, la sua vita e la sua lotta, realiz-zando sabato 20 dicembre dei tavolidi informazione e raccolta firme inalmeno 100 piazze italiane. Al tavolopotremo distribuire e raccogliere te-stamenti biologici (sulla base di unformulario preparato con l'associa-zione "A buon diritto" di Luigi Man-coni), registrare testimonianze au-diovideo da mettere su Internet, rac-cogliere firme su una petizione alParlamento e iscrizioni ai soggettidella galassia radicale, distribuire vo-lantini e un numero speciale diAgenda Coscioni sul tema.L'obiettivo è quello di costruire an-che fuori dal Palazzo un fronte di op-posizione alla legge-contro-il-testa-mento-biologico che potrebbe, conil coinvolgimento in particolare dieletti di ogni livello e partito, trasfor-marsi anche in soggetto promotoredi "iniziativa popolare" – referen-dum e proposte di legge – da attivareun domani, sempre se il soggetto ra-dicale non sarà stato definitivamen-

te battuto nella lotta per far diventare l'Italia una democrazia e unoStato di diritto.www.lucacoscioni.it/petizioneeutanasia

100 tavoli in preparazione per il 20 dicembre

• VENEZIA,in centro,dalle 10:30 alle 14 (resp.Michele Bortoluzzi, [email protected])• CATANIA,via Etnea,dalle 10:00 alle 13 (resp.Gianmarco Ciccarelli [email protected])• PALERMO,dalle 10:30 alle12:30 e dalle 14:00 alle 19:00 (resp.Giannandrea Dagnino [email protected])• MASSA CARRARA,teatro Guglielmi,dalle 15:00 alle 19:00 (resp.Carlo Del Nero, [email protected])• FORLÌ,piazza Saffi,dalle 17:00 alle 19:00(resp.Francesco Laruccia [email protected])• PISTOIA,dalle 10:00 alle 13:00 (resp.Marco Leporatti [email protected])• CREMONA,corso Campi,dalle 10:00 alle 19:00 ( resp.Sergio Ravelli [email protected])• TREVISO,piazza centrale,orario da definire( resp.Gianpaolo Sbarra mailto:[email protected])• SIENA,piazza Indipendenza,dalle 10:00 alle 14:00( resp.Giulia Simi mailto:[email protected])• NAPOLI,Piazza Trieste e Trento,dalle 11:00 alle 13:30 e in via Scarlatti dalle 16:30 alle 19:30( resp.Domenico Spena [email protected])• PERUGIA,centro,nel pomeriggio(resp.Pierfrancesco Pellegrino [email protected])• SELLIA MARIA (CZ),via mercato,orario da definire (resp.Giuseppe Candido [email protected])

LA LISTA CONTINUA SU...www.lucacoscioni.it/tavoli20dicembre

BESTIARIOEUTANASIA

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8ELUANA ENGLARO

AUTODETERMINAZIONE

Alle radici del feticismo vaticanoLO SCONTRO CULTURALE SUL CORPO DI ELUANA

Su Eluana si avventano i feticisti del corpo, anche cadavere. Più che paladini della civiltà occidentale, sono gli epigoni della casta sacerdotale dell’antico Egitto.

GUIDO BIANCARDI

Il caso di Eluana Englaro ha fattodivenire di dominio pubblico lanotizia che, solo in Italia, esistonoquasi altre 4000 persone in condi-zioni altrettanto “vegetative”, ospi-tate in strutture sparse nel Paese,più o meno costruite e gestite “adhoc”. I poveri corpi di costoro visono conservati ed accuditi dapersonale sanitario, paramedicoper lo più, laico o religioso.E, per difenderli contro i rischi distrumentalizzazione, sfruttamen-to e, insomma, di “cosificazione”,sarebbero oggi dovuti scenderedirettamente in campo, in attesadi una invocata“nuova genera-zione di politici cattolici”, i rappre-sentanti più autorevoli del clerocattolico. In difesa della Vita ed asostegno della sua indisponibili-tà da parte della creatura umana.E', all'apparenza, la riproposizio-ne dell'insegnamento dell''uma-nesimo ebraico-cristiano che as-sume su di sé il compito assoluta-mente peculiare di “incardinare ilpiù genuino spirito dell'Occiden-te”. Si rivendica così la rappresen-tanza esclusiva di una Civiltà chesi ergerebbe a baluardo contro laperdita di sé dell'umanità insidia-ta e sviata dai relativismi e dai sin-cretismi (para)religiosi, […] da unprofondo materialismo poco in-cline ad accettare la trascendenzadi destino di quell'essere uniconella creazione, sino a ieri definitocome costituito da un corpo mor-tale e da un'anima immortale “in-sufflatagli” da dio, che chiamia-mo “uomo”. Sino a ieri, in effetti,poiché l'”anima” appare aver per-so il suo spazio a favore, appunto,della Vita che si lega in modo ine-stricabile al corpo sino a che essonon si fa cadavere. In tal modo ilcorpo ne risulta sacralizzato an-ch'esso ed escluso quindi dal do-minio della completa autodeter-minazione […].Più volte la riflessione della reli-giosità dei laici degni di questonome si è appuntata su quel cheè potuto sembrare, ad una sensi-bilità moderna, null'altro se nonuna forma di feticismo (materiali-sta) del corpo anche cadavere,con le sue manifestazioni più evi-denti nei divieti di dissezione del-lo stesso a lungo sanzionati dallepene più gravi in nome della tu-tela della promessa cattolica diquella “resurrezione della carne”che campeggia nel simbolo di fe-de del “credo”; per una religioneche, secondo Paolo, attribuisce al-la resurrezione di Cristo (ed al di-to di Tommaso) il valore di suofondamento indispensabile. Senon feticismo che altro? […].O, da parte di più critici, con l'os-servazione che un'attenzionespropositata al corpo rivelava iltentativo di ottenere e preservare,nei fedeli, il dominio esclusivo, in

luogo di quello delle coscienze,nei momenti di diminuita autore-volezza della pastorale; con il suoeffetto indotto della “necessità” diun potere temporale che consen-tisse di determinare, attraverso laminaccia del gravame del pesodella giustizia civile e penale, queicomportamenti verso i quali, conil magistero morale, non era piùin grado di orientare. […] Ma occorre rendersi contoche si sono forse sottovalutati itermini del livello di confronto.Che è sì quello tante volte evoca-to dello scontro delle “civiltà” e deicampioni (le religioni) chiamati arappresentarle, solo che il terrenodi scontro non è solo“politico”,ma culturale: è una cultura “delcorpo” (soma) che si contrappo-ne a quella “dello spirito” (pneu-ma, ruach, anima), contendendoall'altra la rispettiva “opzione diimmortalità”.Ed il cattolico Ratzinger è, para-dossalmente, proprio il paladinodella prima. Cos'è infatti “più cor-poreo” della promessa (ancheislamica) che in una valle o in ungiardino/paradiso, oltre che nellageenna o nell'inferno, del ritro-varsi di tutti i morti nelle loro ori-ginali sembianze terrestri e, cosìriconoscibili l'un l'altro, con laprospettiva di un godimento o diuna sofferenza eterni che presup-pone, almeno metaforicamente,un corpo e tutto lo spettro delle“possibilità estetiche” dei suoisensi? E cosa è più esclusivamen-te identitario di un corpo umanoinconfondibile (oltre che intra-smigrabile in altri viventi) conquello degli altri esseri al punto dafar rifuggire con orrore dalla solaipotesi di un passaggio intraspe-

cifico, come nell’ipotesi evoluzio-nista?Viene di lontano, affondando leproprie radici in una civiltà fiori-ta, per millenni, fra le coste meri-dionali del Mediterraneo sinoquasi al cuore dell'Africa, lungo ilNilo, quale è stata quella egizia.I difensori della sacralità della Vita(del corpo), non sono che gli epi-goni di un processo di affinamen-to di una Riforma fondamentale,quella dalla sostituzione con ununico dio/sole, del panteon delladivinità, sia preesistenti che suc-cessive alla fine dello “scandalo /Aton”, con la restaurazione del re-gime sacerdotale preesistente. Daessa, storicamente, prende lemosse la narrazione culturale ereligiosa del Libro, Bibbia e Cora-no, su cui si erigono i propilei deigrandi riti confessionali. L'uso dell'incenso, il culto deimorti e le relative celebrazionicon l'utilizzo di tombe, lapidi, […]così come i paramenti ed alcunidei simboli pastorali piùnoti…sembrano derivare diretta-mente dall'Egitto e dalle sue tra-dizioni religiose. Ma, soprattutto, senza il richiamoai riti di cura e trattamento dellasalma con le tecniche di imbalsa-mazione che la privavano delleparti più soggette a corruzione[…] sarebbe arduo cogliere l'im-portanza che il corpo, anche mor-to, costituisce all'interno dellapromessa religiosa: in sostanza lapossibilità/speranza di un “godi-mento sensuale infinito” che, so-la, consentiva sollievo all'ansiadella consapevolezza della pro-pria mortalità.E la Vita è , e non può essere altri-menti che la Vita del corpo, rap-

presentabile così ed intellegibile,auspicabile, agognata anche daipiù semplici, “catholicamente”.E le “Case della Vita”, come le chia-ma M. Waltari nel famoso roman-zo storico “Sinuhe l'egiziano”, so-no i luoghi dove i sacerdoti opera-vano sui cadaveri il miracolo del-la promesse della loro eternaliz-zazione. Da cui uscivano le mum-mie, ma dopo che vi erano stateconvogliate tutte le ricchezze pos-sibili, sino al raggiungimento del-l'indigenza per la stessa loro fami-glia, se del caso. Per l'unico inve-stimento veramente fruttuoso:quello nella “vera Vita”, le cui chia-vi d'accesso erano possedute daquel clero che legittimava e rego-lava le successioni nel potere delFaraone.Un riflesso profondo di autodife-sa di un apparato che si è assuntoper millenni il compito quasi so-vrumano di offrire un senso al-l'inaccettabile e che ora, avendofatto della morte “una ragione divita” della propria esistenza, taleapparato difende contro tutto ciòche possa solo un poco svelare ilquadro delle credenze che è statocostruito “con cura” per i fedeli e

per quelli da convertire, è ciò cuiassistiamo, che anima anche Rat-zinger; che la ricerca scientificaeccita e le rivendicazioni di com-pleta responsabilità di una nuovaantropologia laica mettono inprofonda discussione, scuotendocertezze e sfidando intelligenze.Nel timore inespresso di “giocar-si tutto”, ad una partita che si fastraordinariamente complessafra l'uomo ed il cosmo, fra l'uma-nità ed il suo destino direbbeSchiavone, sarebbe fondamenta-le che, nonviolentemente, potes-sero partecipare tutti coloro che siritengono portatori di una visio-ne del mondo anche se diversa.Alcuni sono convinti che siamorimasti soli, noi Radicali e gli uo-mini di chiesa, ad affrontare talesfida senza far scendere il proble-ma sotto il livello che merita. Sa-rebbe irresponsabile che anchesul terreno dell'etica, oltre chedella scienza, sul crinale incertodell'immanenza e della trascen-denza, così come della visione ra-ziocinante e contemplativa, sisottraesse l'apporto prezioso diqualcuno. Per un riflesso fanaticoo per semplice ignoranza.

Porta Pia, atto 2^

“…lasciatemi tornare alla casa del Padre…”

abbaIl dito nell’occhio

Il feticismo del corpo, anche cadavere, è figlio della promessareligiosa di quella possibilità di un “godimento sensualeinfinito” che, già al tempo degli Egizi, consentiva sollievoall'ansia della consapevolezza della propria mortalità.

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AUTODETERMINAZIONE

9ELUANAENGLARO

Lo spacciatore di risvegliMEDIA E REGIME

Telegiornali e approfondimenti hanno parlato della vicenda di Eluana, per lo più confonden-do. La “terza camera” di Vespa tenta il distorcimento finale. Come si può mettere insieme ilcaso Englaro e quello di risvegli?

GIANFRANCO SPADACCIA

Non esistono parole adeguateper definire la campagna dipressione, d’intimidazione, ad-dirittura di criminalizzazionecui è stato e continua a esseresottoposto il papà di Eluana. Èuna campagna condotta conmodi e argomenti subdoli e ipo-criti, a volte scopertamentemenzogneri, che non sono mairiusciti a dissimulare la violen-za, l’intolleranza, l’assolutamancanza di carità e di pietàche l’ha ispirata e caratterizzata.Come già in passato si era fattoper Piergiorgio Welby si è invo-cato il silenzio intorno a un ca-so così drammati-co, si sono profusedichiarazioni di“rispetto” e di“comprensione”per il dolore dellafamiglia proprioda parte di coloroche con grandeclamore in ognimomento, con ildito puntato pro-prio contro la fa-miglia, proclama-vano di interveni-re in difesa dellavita di Eluana elanciavano accuseindirette ( ma an-che esplicite e di-rette, come ha fat-to il Cardinale Bar-ragan) di “assassi-nio”, di eutanasia(agitata come untabù), di volontàdi “dare la morte”.Si è ricorsi a tutto.Prima si sono in-ventati un inesistente conflittodi attribuzione del Parlamentonei confronti della Cassazione(accusata di essersi sostituita allegislatore come se la norma co-stituzionale non fosse la supre-ma legge della Repubblica), re-spinto al mittente dalla CorteCostituzionale, poi hanno inon-dato i mass media di accuse ver-gognose, infine 34 associazioni(tutti, naturalmente, “difensori”della vita) hanno presentato unricorso alla Corte europea, dipiù che dubbia legittimità e am-missibilità.Di questa campagna ha assuntoun valore paradigmatico la pun-tata di “Porta a Porta” che BrunoVespa ha dedicato al caso Engla-ro subito dopo la sentenza dellaCorte di Cassazione che ha ri-gettato l’estremo ricorso dellaProcura di Milano: paradigma-tico paradossalmente forse pro-prio perché per una volta nonsolo i radicali ma le tesi radicali,sistematicamente tenute fuori

dalla porta di quella che è ormaidefinita la “terza Camera” del re-gime partitocratrico, sono statiinvece adeguatamente rappre-sentati. A difendere la sentenzadella Cassazione e la volontà diEluana tenacemente fatta vale-re dal padre c’era infatti MariaAntonietta Coscioni, deputataradicale e presidente della no-stra Associazione, c’era IgnazioMarino, primo firmatario di unprogetto di legge sottoscritto da101 senatori e c’era una giorna-lista - Adriana Pannitteri - cheha scritto un libro con spirito diverità e senza pregiudizi sullepersone che si trovano nellecondizioni di Eluana o in quelle

in cui si trovavano Welby e Nu-voli. Sul piano argomentativoper una volta si è potuto affron-tare in modo aperto, controbat-tendo argomento ad argomen-to, il confronto con l’immanca-bile Mons. Fisichella, con il sot-tosegretario Eugenia Roccella econ il Presidente della RegioneLombardia Formigoni. Ci sonostati anche, nel corso della tra-smissione, due servizi giornali-stici realizzati con correttezzaprofessionale, uno sul lungocalvario di Eluana e della sua fa-miglia, e uno sulle vicende diLuca Coscioni, di PiergiorgioWelby e di Giovanni Nuvoli. So-stanzialmente corretta, nono-stante il carattere insinuante einsistentemente colpevolizzan-te delle domande, anche l’inter-vista che lo stesso Vespa ha rea-lizzato con il padre di Eluana,che ha risposto con la consuetacalma e sobrietà e con sofferen-te pazienza e sopportazione.Ma una trasmissione televisiva

come Porta a Porta non è fattasolo di dialogo argomentato e dicontrapposizione dialettica, èfatta anche d’immagini che su-scitano emozioni. E l’interoconfronto è stato sapientemen-te contrappuntato oltre che daicommenti e dalle domande diVespa, anche da immagini e dauna scelta dei testimoni rivoltea suscitare emozioni a sensounico e a presentare il papà diEluana come un padre che nonsi batte per difendere la dignitàe rispettare la volontà della figliama ostinatamente deciso a“darle la morte”, come ha dettoFormigoni. A Peppino Englaro èstato così contrapposto il padre

di un degentein coma daquindici anni eche quando erasano avrebbemanifestato lastessa volontàdi Eluana. Per-ché il padre nonsi preoccupa dieseguire la suavolontà e conti-nua ad assister-lo? Perché il fi-glio gli manife-sterebbe ora lavolontà di esse-re mantenutoin vita. Come?Glielo farebbecapire con leespressioni delvolto. La do-manda implici-ta che si rivolgeal telespettatoreè: chi è il padrebuono, il papàdi Eluana o

quest’altro padre che assisteamorevolmente il figlio invecedi implorarne la morte? Segue un’intervista a una dotto-ressa della clinica Santa Lucia diRoma dove sono assistiti malatida lungo tempo in coma e chevengono mostrati in video.Quando Marino chiede se sia ri-spettoso della dignità di queidegenti esibirli al pubblico, Ve-spa si arrabbia assicurando cheè stata richiesta ai loro familiarila burocratica “liberatoria” chene ha consentito l’esibizione. EdEugenia Roccella chiede scan-dalizzata “ma come, attribuite alpapà di Eluana la possibilità didecidere della sua vita o dellamorte e negate a questi familia-ri e a quest medici il diritto dimostrarli in pubblico?”. Sfugge aEugenia Roccella che il papà diEluana non solo non consentelo sfruttamento mediatico dellafiglia ma si batte perché sia ri-spettata la sua volontà proprioper difenderne la dignità.

Ma chi può dire che le condizio-ni di quei degenti siano le stessedi Eluana e uguali i danni cere-brali di cui sono stati vittima?Spetta ad Adriana Pannitterispiegare ai telespettatori cheuno di quei casi non ha nulla ache fare con lo stato vegetativo

di Eluana perché in quel caso èipotizzabile una uscita dal co-ma, il cosiddetto risveglio. Sec-cato, Vespa tratta bruscamentel’ospite dicendo che non è ne-cessario il suo chiarimento. Matutta la trasmissione alimentaquesto equivoco: il testimoneDe Nigris, “padre di Luca”, un ra-gazzo che si è “risvegliato” pocotempo dopo l’incidente e morto

dopo il risveglio, l’attrice che hainterpretato la madre nella fic-tion televisiva “In nome del fi-glio”, un altro caso di risveglioche si è ritenuto proprio in que-sto periodo di produrre e di pro-grammare, tutto sembra rivoltoa suggerire il giudizio che i di-fensori del rispetto della volontàdi Eluana non siano rispettosi dialtre e diverse volontà, ma so-prattutto non siano a favore dei“risvegli”. E per finire con il tonolarvatamente minaccioso cheMons. Fisichella riserva a MariaAntonietta Coscioni quando ri-corda la richiesta di GiovanniPaolo II di non essere riportatoin ospedale e di essere lasciato“tornare alla casa del Padre”.Evidente è stato il disappunto diVespa quando, a guastare la benstudiata regia con cui era statacostruita l’intera trasmissione,sono giunti i risultati del son-daggio di Mannheimer, da cuiinoppugnatamente risulta ilconsenso della grande maggio-ranza degli intervistati con lasentenza della Cassazione e il ri-spetto per la decisione del padredi Eluana. Tanto più, per contrasto contanto clamore accusatorio, risal-ta il coraggio, la determinazionee la dignità con cui Peppino En-glaro ha annunciato che, d’orain poi, risponderà soltanto conil silenzio sia alle domande deigiornalisti sia alle affermazionie alle iniziative dei suoi accusa-tori. Il giorno della sentenza del-la Cassazione, a una giornalistache gli chiedeva cosa si sarebbesentito di dire dopo quella sen-tenza a Eluana, aveva risposto“gli direi ‘ce l’abbiamo fatta’ ”. Edè questo l’augurio, che con lanostra solidarietà gli rivolgiamo:che sua figlia possa presto ripo-sare in pace e “tornare alla casadel Padre”.

Èunacampagna ,quella sul casoEnglaro,condotta conmodi eargomentisubdoli eipocriti,scopertamentemenzogneri.

MI ISCRIVO PERCHÉ

Uomini e stelleUno scrittore inglese una volta si è chiesto:siamo uomini perché guardiamo le stelle oguardiamo le stelle perché siamo uomini?Io penso che siamo uomini perchépossiamo scegliere. Scegliere di potervivere o morire nello stesso mododignitoso in cui ci è stato concesso di venireal mondo

LUCIA LUCCHESI(100 euro)

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10PRIMARIESREGOLATE

STUDENTICOSCIONI

Lo sport estremo: primarie nel PDPRIMARIE DEI GIOVANI

Cronistoria di un’avventura nella giungla senza regole dei giovani "democratici", innome della laicità e della libertà di associazione

GIULIA INNOCENZI

L'avventura è cominciata un po'per caso. Fui contattata in qualitàdi coordinatrice degli Studenti Lu-ca Coscioni per sottoscrivere unmanifesto di laicità all'interno deicostituendi Giovani Democratici,da contrapporre all'ala popolare.Da lì la decisione di candidarmi al-le primarie è stata quasi immedia-ta: quale modo migliore per por-tare la laicità al centro dei GiovaniDemocratici, se non con la candi-datura "Luca Coscioni"? Ciò che siè susseguito, però, è andato benoltre la mia immaginazione. Percandidarsi una persona chiede il

regolamento. Su internet giravaun regolamento "informale".Chiamai la sede del Partito Demo-cratico per sapere dove potessitrovare un regolamento attendibi-le e la data entro la quale avrei do-vuto presentare le 600 firme ne-cessarie per la candidatura a Se-gretario. "Scusi, sono appena tor-nata dalle ferie, le passo un altrointerno…". Alla faccia delle ferie,era già il 10 settembre. "Le prima-rie di chi? Non so nulla…". Sbattu-ta da un interno all'altro, final-mente un'animarisoluta preseuna decisione:"Le do il numerodi chi sicura-mente sa qualco-sa. Si chiamaFausto Raciti".Chi? Ah, certo,l'unico candida-to accertato alleprimarie dei Gio-vani Pd! Quindidovevo chiederele informazionisulle regole almio diretto con-tendente! "Ciao,vorrei sapere

quando verrà pubblicato il regola-mento per partecipare alle prima-rie, non so entro quando racco-gliere le firme…". "A breve, non tipreoccupare, troverai il regola-mento su internet". Fiduciosa, de-cisi di non preoccuparmi, e aspet-tai. Piano piano, la fiducia se neandò. Decisi di scrivere una letteraaperta a Veltroni. "Caro Walter, mirivolgo a lei, da radicale e da citta-dina, per chiederle che le primariedei Giovani Democratici sianoaperte, sia in termini di candidatiche di elettori". Nessuna risposta.Dopo pochi giorni, ricevetti unasegnalazione: "il regolamento c'è,non è stato pubblicato ufficial-

mente, e richiede che tu raccolga600 firme entro tre giorni per can-didarti a Segretario". Scrissi unaseconda lettera aperta a Veltroni,aprii un blog, cominciai a racco-gliere le firme e organizzai un sit-in (il primo dei tanti) fuori dal Par-tito Democratico. In molti si di-chiararono sostenitori della miacandidatura: fra gli altri, Parisi, Co-lombo, Negri. Avanzavo due ri-chieste molto semplici: pubblica-zione del regolamento e fissazio-ne di termini certi per presentare

la candidatura.Durante il presi-dio un via vai dibig del Pd, riuni-ti al coordina-mento ristretto.In molti ci dava-no ragione, allalettura dei no-stri "panini".Chiedemmo unincontro conWalter Veltroni.Aspettammodue ore all'in-gresso, final-mente arrivò l'emissario France-schini. "Le vostre richieste sono

state accolte.Dovrete presen-tare le firme en-tro il 3 novem-bre". Ottenuto il pri-mo risultato,l'attenzione sispostò imme-diatamente suidocumenti fon-dativi dei Giova-ni Democratici.Il regolamentoprescriveva lasottoscrizionedel Manifestofondativo daparte di coloroche volevanocandidarsi a Se-gretario. Al capi-tolo "Per unanuova culturapolitica", i Gio-vani Democra-tici erano de-

scritti come "una generazione chenon ha mai votato sulla schedanulla di diverso dall'Ulivo prima edal Pd finalmente oggi, o che nonsia ancora mai andata a votare,che non è mai stata iscritta ad unpartito della prima Repubblica".Una vera e propria "clausola di co-scienza", contraria alla segretezzadel voto e alla libertà di associazio-ne. Ne chiesi l'abolizione rivolgen-domi all'on. Orlando, "garante"delle primarie, con la richiesta dipoter fare parte dell'organo che

aveva deliberato ildocumento stesso.Richiesta respinta,tuttavia mi garanti-rono che si sareb-bero presi caricodella questione. Ri-sposte? Nessuna.Intanto la mobilita-zione per la raccol-ta firme per la can-didatura a Segreta-rio proseguiva, in-fuocata. Agli ultimiappelli per raggiun-gere quota 600 i Ra-dicali risposero conil cuore. Raggiunsi1915 firme (più di

tutti gli altri candidati ed esclusequelle "over 29") e mi presentaicon una penna in mano alla con-segna delle firme. Proprio con unapenna, perché ero pronta a can-cellare di mio pugno la "clausoladi coscienza", per poi sottoscrive-re il Manifesto fondativo. Ebbene,fu solo in quella sede che ritenne-ro utile informarmi che avevanoaccolto la mia richiesta. Da quelgiorno in poi, l'intensa campagnaelettorale si aprì: "per il Partito De-mocratico , per un partito demo-cratico"; Luca Coscioni e Piergior-gio Welby, libertà di ricerca, auto-determinazione e antiproibizioni-smo; una scuola libera, laica e va-lutata, un'università senza valorelegale del titolo di studio e senzaconcorsi universitari, contro le ba-ronie. I punti programmatici furo-no lanciati su YouTube, grazie al

video elettorale del regista di Na-ziRock Claudio Lazzaro, giratofuori dal liceo Tasso. Cominciò iltour elettorale, in concomitanzacon le diverse campagne porta-te avanti con l'aiuto dei ragazzi ingiro per l'Italia. Innanzitutto daMarco Gentili, mio candidato al-la Vice-Segreteria, che affetto daSLA ha posto al centro dei Giova-ni Democratici le problematichedegli studenti disabili, l'accessi-bilità delle scuole e delle univer-sità e la Vita Indipendente.Un'avventura che in realtà, nelmomento in cui scrivo, non si èancora conclusa. Oltre alle irre-golarità denunciate dai ragazzi

(solo 40 raccolte sul mio blog), ilPd ci ha messo del suo. Nel suo co-municato del Pd di incoronamen-to di Fausto Raciti alla segreteria,si è dimenticato delle schedebianche e nulle, dividendo così ildato dell'affluenza per i quattrocandidati. Una manipolazione deidati da parte del Pd che non puòcadere nel silenzio. Comunque fi-nirà la vicenda, abbiamo vissutoun'intensa battaglia radicale, sullatrasparenza, sulla certezza delleregole, contro la partitocrazia eper Coscioni e Welby. La vittoria aMilano, Ferrara, Valle d'Aosta eTrentino, con il 10% a livello nazio-nale, è stata frutto della trasmis-sione della passione e della vogliadi cambiamento ai ragazzi che,nonostante la clandestinità delleprimarie, sono riusciti a seguire lenostre lotte.

Ecco alcuni dei candi-dati all'assemblea na-zionale e regionale deigiovani democratici,ragazzi che hanno de-ciso di sostenere lacandidatura di GiuliaInnocenzi per l'ade-sione alle battaglie dimetodo e di meritoportate avanti nellacampagna elettorale,in particolare sullebattaglie di Luca Co-scioni e PiergiorgioWelby.

Michele Savino, Marco Del Ciello, Nicola Vono.

Marco Gentili e Giulia Innocenzi

Ginevra Litta Modignani

Al centro Antonio Bressa e Manuela Mtanis

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Ce l’hannodetto a scuola

(Coscioni)II parte

I testi proposti rappresentano una parte del-le relazioni svolte alla Scuola Estiva Luca Co-scioni, seminario su liberalismo e libera ri-cerca, tenutasi a Marina di Camerota dal 15al 19 settembre 2008. Per riascoltare in au-diovideo l’intero seminario vai al link:www.radioradicale.it/scheda/262189

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II CE L’HANNO DETTO A SCUOLA (COSCIONI) - II PARTE

GIULIO GIORELLO

La scienza è una grande sfida al senso co-mune, alla costellazione dei pregiudizi e dellecredenze ricevute. Galileo Galilei diceva dinon capire quanta violenza fece “al senso” laragione di Copernico “per farsi padrone dellasua credulità”. Hume, nei Dialoghi sulla reli-gione naturale, sottolinea a sua volta comequello di Galileo sia un caso in cui la scienzadiventa una sorta di eresia rispetto ai valoriconsolidati. Se poi alla scienza aggiungiamo lasua ricaduta in campo tecnico, ci rendiamoconto che se la prima è eresia, la tecnologia è“un’eresia nell’eresia”. Steen Willadsen, che halavorato alla clonazione degli animali (in par-ticolare ha fornito le premesse per il lavoro diIan Wilmut culminato nella pecora Dolly) di-ceva che le leggi di natura sembrano fatte peressere violate dai ricercatori più interessanti ecreativi. Ovviamente, non sto sostenendo chela natura viene violata in senso forte dall’im-

presa tecnologica; ma che la tecnolo-

gia scopre, nelle pieghe dei modelli scientifici,aperture che in un primo tempo non vengonoriconosciute.

Per esempio, quando Hertz sviluppò lasua teoria delle onde elettromagnetiche ungiovane italiano di belle speranze andò a tro-varlo chiedendogli se fosse possibile utilizzaretali onde per delle applicazioni pratiche. Hertzlo escluse. Quel giovane ricercatore si chiama-va Guglielmo Marconi. Pochi anni dopo riu-scì a inviare la prima trasmissione di onde ra-dio al di là dell’Atlantico. La spiegazione delsuo successo, tuttavia, è giunta in un secondomomento, quando si comprese che le ondehertziane vengono riflesse dagli strati più altidell’atmosfera.

Un italiano che capiva di scienza pur nonessendo un austero scienziato, bensì un bril-lante giornalista, Giovanni Papini, alla fine de-gli anni Quaranta del Novecento indicava al-meno quattro momenti nella scienza in cui leidee del senso comune erano state rovesciate,con notevoli conseguenze intellettuali. Citavala rivoluzione copernicana, poi Darwin e la ri-voluzione darwiniana, quindi la rivoluzionedella psicoanalisi freudiana e infine la ciberne-tica. Più precisa-

mente:C o -perni-c o

avevai n t r o -

dotto lanovità dei

m o v i m e n t idella Terra e aveva

cambiato il centro delmondo; Darwin ci aveva mostrato

che siamo più vicini alle grandi scim-mie che agli angeli o ai diavoli; Freud ave-

va messo in dubbio l’idea di una guida ra-zionale della nostra mente; Norbert Wieneraveva aperto quel capitolo di ricerca chiama-ta cibernetica, mostrando che molte funzio-ni vitali e addirittura molte funzioni intel-lettive possono essere simulate da un con-gegno fisico. (E allora che ne è dell’anima?O vogliamo dire che anche le macchinehanno un’anima?). Quattro grandi sfide,e Papini faceva notare come tutti questicasi fossero occasioni piuttosto impor-

tanti riguardo alle stesse tradizioni re-ligiose: pensiamo al quesito di Gior-

dano Bruno dopo Copernico:“Dov’è mai Dio se non è nei cie-

li?”; o a Darwin e all’origine del-l’uomo; o a Freud e al lato in-

conscio che precede l’emer-gere della coscienza; o in-

fine all’anima dellemacchine! Sto sem-

plificando molto,per dare l’idea del-

l’impatto che questerivoluzioni scientifi-

che hanno avuto sul-la costellazione dei valori e dei pregiudiziconsolidati. Fa testo il 1633, con il proces-so al copernicano Galileo. Il caso di Dar-win è altrettanto noto, e ancora oggi si con-tinua a versare inchiostro sulla conciliabili-tà o meno del darwinismo con la tradizio-ne cristiana (e non solo). Il Freudismo è sta-to spesso considerato sconsacrante, dissa-cratorio. Infine, il dibattito su macchine eanime tocca evidentemente questioni lega-te alla sensibilità che ci proviene dalle tregrandi religioni monoteistiche dell’Occi-

dente (includo l’Islam nell’Occidente perché èun pezzo d’Occidente a pieno titolo). Ebbe-ne: occorre tener conto, nel trattare delle rela-zioni tra religione e scienza, del carattere pro-vocatorio, cioè contrario al senso comune, discienza e tecnica. E qui diventa pertinente an-che l’intreccio tra scienza e democrazia. In bre-ve, ritengo legittimo vedere nell’impresa scien-tifica il modello ristretto di una più ampia so-cietà libera. È “naturale” la democrazia, dicequalcuno di noi. E io mi chiedo se anche l’im-presa scientifica sia davvero naturale; o se tan-to la democrazia quanto l’impresa scientificanon esigano quel duro e paziente lavoro su sestessi che va contro molti dei nostri sentimen-ti primari.

Non so decidere se democrazia e scienzadavvero siano “naturali” (naturale è una delleparole più ambigue che ci siano), però, se dauna parte chiamiamo naturale qualunque co-sa consentita dalla natura, è ovvio che demo-crazia e scienza siano naturali in questo sensogeneralissimo. Ma sono entrambe conquistedifficilissime. Potremmo dire che, non diver-samente dalla bellezza, come Ezra Pound rin-facciava a William Butler Yeats, “sono cose ar-due”. E questa difficoltà bisogna sempre te-nerla presente, ogni volta che si confronta lascienza con altre forme di vita, tradizioni cul-turali, stili di pensiero. E nel confronto scien-za-religione, la difficoltà della scienza è un ele-mento da tenere in conto. Si tratta anche diuna difficoltà psicologica, legata all’atteggia-mento critico insito nell’impresa scientifica.Come osservava John Stuart Mill nel Saggiosulla libertà (1859), “noi non saremmo cosìcerti della validità della fisica di Newton, senon ci fossero stati tanti tentativi di confutar-la.” Insomma, la nostra fiducia nelle idee diNewton nasce dal fatto che queste sono statesottoposte a una serrata critica, ed è soltantoperché Newton, o chi per lui, ha superato leobiezioni che il newtonianesimo è diventatoun punto di riferimento così imprescindibile.Meno di cinquant’anni dopo sarebbero com-parsi uomini come Max Planck o Albert Ein-stein che avrebbero rimesso in discussione i ca-pisaldi della concezione newtoniana e sareb-bero così nate la fisica dei quanti e la relatività(ristretta, 1905, e generale, 1915-1916).

Mill aveva visto lontano. E d’altra parte,un contemporaneo di Mill che pubblicò an-che lui un “bestseller” nel 1859, Charles Ro-bert Darwin, sottolineava come fosse difficileesercitare la critica. È estremamente faticosoandare contro un’opinione consolidata, dice-va. E confessava: sono partito fissista, convin-to che le specie non potessero mutare ma poiho maturato la convinzione opposta. So beneche questo mi procurerà tutta una serie diobiezioni, e io stesso mi sento come chi aves-se compiuto un assassinio. Eppure, aggiunge-va, non posso fare altrimenti … Sembra Lute-ro alla Dieta di Worms! Forse, Darwin ha fat-to più di una vittima: certo, il fissismo, cioèl’idea che le specie animali e vegetali siano de-finite una volta per tutte; ma anche l’idea cheHomo sapiens abbia uno status particolare ri-spetto alle altre specie viventi. A Darwin si po-trebbe poi imputare un delitto ancor maggio-re: l’aver sostituito alla teologia naturale, chespiega tutto con la presenza di un meraviglio-so e intelligente “disegno divino”, la selezionenaturale, l’elemento del darwinismo più dif-ficile da accettare anche nella stessa comunitàscientifica. Più in generale, la natura dell’im-presa scientifica, come sfida al senso comune,richiede la sua atmosfera di libertà, perché, serimaniamo prigionieri dei nostri pregiudizi,

blocchiamo le indagini più spregiudicate e co-raggiose. Non è altro che il concetto che il poe-ta puritano John Milton difende nell’Areopa-gitica (1644) proprio rammentando ai politi-ci inglesi che volevano mantenere la censura ilcaso dell’italiano Galileo Galilei, “ormai vec-chio e cieco, costretto alla prigione per aver so-stenuto in astronomia cose diverse da quelleche volevano i suoi censori francescani e do-menicani.” Così a due anni dalla morte di Ga-lilei: la necessità della più libera circolazionedelle idee, del confronto non settario e non di-scriminatorio, è la linfa della crescita scientifi-ca e della maturità politica.

Si tratta di un’esperienza che marca la no-stra modernità. Anche se, ovviamente, possia-mo trovare osservazioni sulla libera discussio-ne molto più antiche, questa modalità, che tie-ne conto anche delle ricadute tecnologiche, èconsapevolezza di una conquista tipicamentemoderna. Più volte Paolo Rossi ha richiamatoquegli statuti della Royal Society che definiva-no la nascita di quella che noi oggi considere-remmo una grande istituzione scientifica,aperta a studiosi di tutto il mondo, almeno inlinea di principio: “Noi siamo qui non per fa-re una filosofia naturale che sia irlandese, scoz-zese o inglese. Non una filosofia naturale chesia presbiteriana, protestante o papista; ma sia-mo qui per fare una filosofia naturale che mi-gliori le condizioni del genere umano” indi-pendentemente da affiliazioni religiose o daetichette politiche. Certamente una delle ra-gioni è appunto la ricaduta tecnologica. Manon c’è solo questa componente. C’è unaspetto intellettuale anch’esso importante, cheè colto mirabilmente proprio nell’Abbozzoche nel 1842 Darwin dava della sua teoria del-l’evoluzione (era un appunto personale, cheDarwin si guardò bene dal pubblicare in quel-la forma). Qui ricorre una metafora a lui mol-to cara: “Se noi pensassimo che ogni pianeta èmesso sulla sua orbita per volontà di Dio e agi-sce in un certo modo piuttosto che in un al-tro, poco sapremmo veramente del moto deipianeti. Ma quando le leggi dei moti planeta-ri [le leggi di Keplero], vengono tutte dedotteda un’unica formula [la formula della gravita-zione di Newton], ecco allora che tutto quel-lo che sembrava un’accozzaglia di dati dispara-ti prende una configurazione fortemente in-tellegibile. Sarebbe ben strano che, una voltarilevate le molte analogie di comportamentoe di forma tra le diverse specie, noi ritenessi-mo ancora che ognuna sia stata prodotta daun apposito fiat divino. Mentre queste analo-gie, e anche alcune differenze, prendono signi-ficato alla luce dell’ipotesi della trasformazio-ne delle specie e della discendenza da un cep-po comune”.

L’obiezione classica è che, dati i tempi lun-ghi dell’evoluzione, l’evoluzionismo è un pro-gramma di ricerca metafisico, un’intuizionegenerale, un punto di vista filosofico più cheuna vera e propria teoria scientifica, proprioperché non può essere controllato direttamen-te nei tempi in cui normalmente si possonocontrollare alcuni modelli della meccanica odella termodinamica. Questa critica, che in-voca “gli enormi spazi di tempi”, è stata ripre-sa pochi anni fa dal teologo Joseph Ratzingered è una delle tante obiezioni che vengono pe-riodicamente esibite per dire che la teoria dar-winiana non è né verificabile né falsificabilenello stesso senso con cui sono falsificabili overificabili i modelli utilizzati dall’ingegneria.Ma l’argomento è spuntato, non foss’altroperché rimanda a un’idea di controllo speri-mentale assai rigida, che oggi nessun filosofo

Il vero scontro è tra fallibilisti e autoritari

LAICITÀ E RELIGIONE

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INTERVENTI AL SEMINARIO IIIdella scienza accetterebbe! Se noi utilizzassimoquesto stile di pensiero, non dovremmo con-siderare scientifiche né le teorie che oggi de-scrivono, per esempio, l’origine e il diveniredel cosmo né le teorie della formazione del Si-stema solare e nemmeno quelle pertinenti laderiva dei continenti. Tutti questi eventi sisvolgono su tempi molto lun-ghi, e non c’è la riprodu-cibilità immediata delfenomeno: non ab-biamo un altro uni-verso da far nascere!Là dove abbiamoteorie con una pro-spettiva storica am-pia, per “spazi ditempi” piuttostoestesi, è ben difficileche si possano farecontrolli di falsifica-zione o di verifica-zione stretti. Ma sitratta di un trattocaratteristico

cheDar win

aveva per-f e t t a m e n t e

compreso quan-do si imbatté in al-

cuni casi di speciazione(cioè di formazione di nuove

specie a partire da quelle esisten-ti), e tale questione è deliziosamente analiz-

zata da Niles Eldredge nel suo Le trame del-l’evoluzione. Si comprende, così, un ulterioreaspetto: uno dei segni migliori della validità diun programma di ricerca scientifico non è tan-to una falsificazione o una conferma imme-diata, quanto il fatto che riesce progressiva-mente a essere applicato in campi a cui nessu-no avrebbe pensato prima o tramuta delleobiezioni in argomenti a favore (e non con-tro). Rileggiamo il bel libro che Giovanni Pin-na ha dedicato alle prove paleontologiche del-la teoria di Darwin: in un primo tempo gliesperti del ramo avevano opposto a Darwinl’assenza di tali prove; poi ne vennero a valan-ga!

È interessante sottolineare che questo cri-terio, per cui la spiegazione scientifica buona èquella che pian piano avanza rovesciando del-le obiezioni e conquistando nuovi territori, erail criterio di progresso scientifico del filosofodella scienza William Whewell (1794-1866).Lui, però, trattò Darwin come un pericolososovversivo e un grande confusionario intellet-tuale. Evidentemente, l’ideologia religiosa hagiocato molto in questo giudizio di Whewell,grande scienziato e filosofo, ma anche pilastrodell’establishment di Cambridge, giacché, inrealtà, Darwin mostrava proprio come glistandard metodologici di Whewell fosserosoddisfatti proprio dalla ricerca evoluzionisti-ca! Questo continuo successo empirico, que-sta capacità di aumentare l’intelligibilità delcampo dei fenomeni studiato, la possibilitàstessa di dare applicazioni nuove e sconcertan-ti, sono gli elementi che accomunano la rivo-luzione copernicana a quella darwiniana (lostesso potremmo dire per Freud o per Wie-ner). Eppure, è difficile che si pretenda di spie-gare ogni cosa con una sola una teoria scienti-fica: è difficile cogliere ogni singola sfumaturacon la spiegazione scientifica. Compito diquest’ultima è, soprattutto, come era implici-to nella battuta di Darwin del 1842 , ridurrel’arbitrario nella descrizione delle morfologie

osservate. In altre parole, cose che prima con-sideravamo scollegate, se non addirittura ar-bitrarie, vengono connesse e arbitrarie nonsembrano più.

Se invece diciamo, per esempio, che tuttoavviene per volontà di Dio, non riduciamo af-fatto l’arbitrarietà. Cosa c’è di più arbitrario

della volontà dell’Onnipotente? Sì, Dioè la causa di ogni cosa… ma sappia-

mo qualcosa di più? Possiamofare predizioni? Possiamo ela-borare una tecnologia suquella base? Possiamo ridur-re ciò che appare bizzarronella descrizione di unamorfologia? Possiamo dareragione di somiglianze o

differenze che a prima vista cipaiono pure coincidenze o

mere casualità? Evidentemente,no.

Non è che invocare la volontàdivina non abbia un suo senso: è un sen-

timento profondo; ma un sentimento non èsempre una spiegazione. Date queste premes-se sulla spiegazione scientifica, possiamo rive-dere la questione dei rapporti tra religione escienza. Certo, di conflitti ce ne sono stati pa-recchi, ma sembrano essere nati soprattutto inseno al “monoteismo” cristiano – e il caso diGalilei non è l’unico. Dovremmo subito ag-giungere il caso Darwin, non solo per l’ostili-tà che la chiesa ufficiale d’Inghilterra fin dal-l’inizio decretò contro le posizioni darwinia-ne, ma per l’antidarwinismo militante del co-siddetto creazionismo, soprattutto americano.

Dunque, ci sono stati conflitti, almenoapparentemente etichettabili come conflittitra religione e scienza. Ma che natura hannoavuto? Hanno avuto carattere più propria-mente intellettuale, o piuttosto una naturaistituzionale per non dire politica? Galilei, inun’annotazione del 1633, diceva che “questenuove misure” – non specificava quali, ma siriferiva a quelle prese contro di lui – sono quel-le che “sovvertono le repubbliche”. Accusavail tribunale ecclesiastico che lo costrinse al-l’abiura delle sue idee di commettere un graveerrore politico: un’intromissione nel campodelle più tradizionali e riconosciute libertà. Esi sa che, in pratica, un errore è peggio di unpeccato!

Anche lo scontro su Darwin nei paesi dilingua inglese (e non solo) riguarda forme po-litiche, come l’organizzazione dei programmiscolastici o le pressioni di vari gruppi di pote-re. Non è tanto questione di vedere quantoquesto o quel pezzo della dottrina cristiana siain contrasto con l’evoluzionismo darwinianoe cercare poi una conciliazione filosofica, ma èquestione di controllo dell’insegnamento, e dicontrollo delle coscienze! Quindi, mi sembrache lo scontro non sia tra credenti e non cre-denti in sé, bensì tra credenti e non credentifallibilisti, cioè disposti a rivedere le proprieconcezioni precisamente nello stile di Darwin(“Sono partito fissista, e sto maturando la po-sizione opposta”), e persone che mantengonole loro credenze o “non-credenze” in modo in-fallibilistico, e dunque autoritario.

Abbiamo visto anche forme di controllopolitico della scienza non necessariamenteispirate da una religione, o almeno non da re-ligioni tradizionali; semmai, da religioni mon-dane, le quali vedevano nella scienza sempli-cemente uno strumento per il loro progettopolitico. Si pensi, per esempio, a quell’idea diuna scienza “ariana” che portò a bandire Ein-stein e molti altri fisici dalle università tede-sche (spingendoli a migrare all’estero per nonsubire sorte ben peggiore) – e gli attacchi aEinstein erano partiti ancora prima dell’asce-sa di Hitler nel 1933. Oppure alla scandalosa

storia della genetica nell’Unione Sovietica sot-to Stalin.

Una volta riconosciuto l’impatto politicodella questione, cioè una volta sottolineato chelo scontro è tra fallibilisti e infallibilisti (e nontra credenti e non credenti), siamo in gradoanche di vedere in un modo diverso la questio-ne della religione in sé. Tale questione è delica-ta proprio per le difficoltà che l’impresa scien-tifica pone alle nostre intuizioni, al nostro sen-so comune. La doppia “innaturalezza” diprendere idee non immediate e trasformarlenel nucleo di un grande programma di ricercae l’evidenziare quegli aspetti di atteggiamentocritico che portano a respingere idee consoli-date, per sostituirle con altre che si ritengonomigliori implicano una trasformazione dellapersona che lavora come “animale politico”,perché la ricerca scientifica non avviene in un“vuoto pneumatico”: gli uomini della RoyalSociety, non diversamente dagli attuali citta-dini della repubblica della scienza, sono calatiin contesti sociali determinati e precisi. Si puòcapire, quindi, anche il disagio delle religionidi fronte ai cambiamenti concettuali forti chela scienza impone, proprio perché la religioneha una componente fortemente tradizionali-stica che, in alcuni casi, sembra essere cristalliz-zata nella lettura di qualche Libro Sacro. Men-tre la scienza non fa letture filologiche di New-ton o di Darwin, nemmeno ha “libri sacri”.Nessuna persona che fa oggi biologia pensache Darwin sia un intoccabile, e un mucchiodi idee di Darwin sono state “toccate” (cioè at-taccate e cambiate) sia da Darwin stesso sia daquelli che sono venuti dopo di lui. A nessunoscienziato (dotato di atteggiamento critico)verrebbe mai in mente di fare di un qualsiasicollega del passato un “santino”.

Cosa contrappone a tutto questo la tradi-zione religiosa? Se sono istituzionalizzate e cri-stallizzate, è piuttosto fatale che le struttureche chiamiamo Chiese portino alla conserva-zione e non all’innovazione e abbiano pauradelle ricadute tecnologiche. Per di più, il pun-to di vista darwiniano, in particolare, ha forsecommesso un delitto ulteriore: ha tentato unaspiegazione dello stesso fenomeno religioso.Basterebbe leggere la parte finale del secondogrande capolavoro darwiniano, L’origine del-l’uomo, per ritrovare una spiegazione della ge-nesi della reverenza religiosa – un fenomenoche Darwin proponeva di spiegare in chiavenaturalistica: “Col progredire delle facoltà ra-zionali e facendo esperienza, si vengono per-cependo gli effetti remoti di certe linee di con-dotta sul carattere dell’individuo. Poi entranonel campo d’azione dell’opinione pubblica levirtù fini a se stesse che ricevono lodi, mentrei loro opposti biasimo.” La nascita della mora-le, che Darwin scorge già in alcuni animali so-ciali, urta con la concezione dell’esperienza re-ligiosa come un campo “sacro” che non puòessere analizzato razionalmente.

Faccio un esempio. Scrive in un interven-to del 2007 l’ex presidente della Consulta na-zionale di Bioetica Francesco D’Agostino:“Basterebbe che in questo mondo si dia unasola azione realmente disinteressata per falsi-ficare popperianamente tutta l’etica evoluzio-nistica.” Ma Popper non c’entra nulla in que-sto caso, quella invocata dall’illustre giurista èsolo una sua caricatura che non rende unbuon servizio a Darwin, perché basta leggere ipassi che ho citato prima per vedere comel’impostazione evoluzionistica spieghi propriol’emergenza di azioni che sono realmente di-sinteressate, cioè lo sono diventate nel corsodella selezione naturale.

Voglio riprendere la tematica dal punto divista della religione. Mi domando perché maidei religiosi, se fossero razionali, dovrebberotemere che la scienza spieghi in modo evolu-zionistico l’origine delle convinzioni e dei sen-timenti religiosi. Ciò sminuirebbe forse la va-lidità o l’interesse delle posizioni religiose (ol’orrore che potrebbero eventualmente susci-tare in qualcuno)? Evidentemente, stiamocompiendo un errore di piano: stiamo con-fondendo il piano di ciò che è con il piano deldover essere. D’altra parte, l’impostazione dar-winiana spiega in maniera interessante, maga-

ri, il concetto di numero e la formazione del-l’idea di spazio. Ma non per questo pensiamoche si debba smettere di fare matematica, cheresta uno strumento di comprensione di pri-m’ordine. Non capisco, quindi, perché si deb-ba temere che il campo religioso sia spiegatonaturalisticamente. Va pur detto che, da partedi qualche divulgatore della scienza, c’è un’en-fasi antireligiosa che non è sempre di buon gu-sto. Ma questo non coinvolge né l’impresadarwiniana né quella scientifica più in gene-rale. Per di più, possiamo ritrovare un puntoforte dentro le stesse religioni. Le religioni, co-sa sono? Sono delle idee definite una volta persempre, oppure sono delle strutture fortemen-te evolutive destinate a cambiare con l’intera-zione nel loro ambiente? Se ammettiamo que-sta seconda prospettiva, ci rendiamo contoche ci troviamo di fronte a strutture che posso-no benissimo passare da un’interpretazioneletterale del Libro a una allegorica, creare nuo-ve forme di ermeneutica, rivedere tutta una se-rie di posizioni. Di nuovo, è quello che soste-neva Galilei: “State ben attenti all’uso delle pa-role, ché l’uso delle parole che avete oggi voinon è quello che potevano avere gli Ebrei del-l’Antichità, quando Giosuè, per far capire chestava vincendo, esclama: ‘Fermati, o Sole!’”.Ogni volta che c’è una grande scoperta scien-tifica, perché alcune interpretazioni dei testinon potrebbero cambiare? In ciò non v’è al-cuno scandalo, perché vi ritroviamo il nucleodell’atteggiamento fallibilista e critico che nel-l’impresa scientifica resta l’elemento portantedella sua crescita.

C’è ultimo punto importante da trattare.“Una filosofia priva della domanda sul sensodell’esistenza incorrerebbe nel grave pericolodi degradare la ragione a funzione soltantostrumentale, senza alcuna autentica passioneper la verità”. Questa battuta è di GiovanniPaolo II nella Fides et Ratio, §81. Sempre inquel paragrafo leggiamo che “oggi il moltipli-carsi dei punti di vista spesso di carattere scien-tifico sulla vita e sul mondo rendono difficile,spesso vana, la ricerca del senso.” Dovremmoallora, per dare un senso alle nostre esistenze,rinunciare alla conoscenza scientifica e ai ri-trovati delle conquiste tecnologiche. Non necapisco il motivo. Io sono portato a credereche le grandi tradizioni religiose abbiano for-nito moltissimi spunti importanti e interes-santi, e abbiano dato articolazione a quel sen-timento di stupore di fronte a ciò che è altroda noi – un sentimento che troviamo in gran-di mistici così come in grandi scienziati. Sonoanche disposto a disfarmi di qualsiasi pezzodella concezione darwiniana o della relatività odella meccanica quantistica ecc., se ci sono se-rie confutazioni empiriche che aprono la stra-da a un’alternativa più soddisfacente o più au-dace. Ritengo, però, che mai si debba rinun-ciare a qualunque minima parte di questo o diquel programma scientifico – da Darwin aEinstein – semplicemente per una “dazione disenso” che ci venga propinata a buon mercatoda qualsiasi cattedra che pretende di essere in-fallibile.

Concluderei con una citazione da L’uomosenza qualità di Robert Musil. Ulrich, il prota-gonista, dice: “Le nostre opinioni su ciò che cicirconda cambiano ogni giorno. Viviamo inun periodo di transizione […]. Eppure, quan-do si è messi nello stanzino buio, non bisogna,come i bambini, mettersi a cantare per la pau-ra. Fingere di sapere come dobbiamo compor-tarci quaggiù è appunto cantare per la paura.Puoi sgolarti da far cadere il soffitto, ma è pau-ra e nient’altro. D’altronde, sono persuaso chenon stiamo procedendo al galoppo. Siamo an-cora lontani dai traguardi. Essi non si avvicina-no, noi non li vediamo neanche. Smarriremoancora molte volte la strada. Ma un giorno,domani o fra duemila anni, l’orizzonte comin-cerà a muoversi e ci verrà incontro con im-menso fragore.” A questa uscita, Walter (nonVeltroni, ma il marito di Clarissa) gli rispondecon acredine: “E allora? Dovremmo rinuncia-re a cercare un senso della vita?” Ulrich loguarda perplesso e gli domanda perché mai glioccorra anche un senso. Secondo lui, “potevaandar bene anche così.”

Giulio GiorelloProfessore di Filosofia della Scienza all'Università degli Studi di Milano

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LUCIANO PELLICANI

Il tema che mi è stato proposto è la laicitàdello Stato; più precisamente, i valori che sonoalla base dello Stato laico.

Secondo una lettura assai diffusa, lo Statolaico non incarna dei valori. Sarebbe, quindi,uno Stato a-etico. Una tesi che è nata come rea-zione alla concezione gentiliana dello Stato eti-co che fu propria del fascismo. E poiché l’ispi-razione dello Stato fascista era totalitaria, nonpochi sono giunti alla conclusione che lo Statolaico ha da essere neutrale rispetto ai valori.Nulla di più sbagliato. Lo Stato laico è l’istitu-zionalizzazione di una precisa etica: l’etica del-la libertà in tutti i campi: nell’economia e nellapolitica come nella religione e nella scienza. Tal-ché si può senz’altro dire che solo a partire dalmomento in cui in Europa si afferma l’idea del-la laicità dello Stato, è emersa la libertà religio-sa come diritto inviolabile. Il che, poi, significache la laicità non è affatto una dichiarazione diguerra contro la religione. Ciò che, da sempre,la cultura laica ha combattuto è lo Stato con-

fessionale, che poneva le sue enormi risorse asostegno di un particolare credo. Donde l’in-tolleranza istituzionalizzata, sfociata nella cac-cia agli eretici, cui era riservato il rogo.

Conviene ricordare queste elementari veri-tà nell’attuale congiuntura storica, caratterizza-ta da quella che è stata chiamata la “rivincita diDio”. Una rivincita che ha avuto e continua adavere come protagonista della scena internazio-nale il fondamentalismo islamista e il suo brac-cio armato: l’Internazionale del terrore. Conuna precisazione: che è un grave errore pensareche tutto il mondo islamico abbia dichiaratoguerra all’Occidente in nome di Dio e della Ri-velazione coranica. Non sono accettabili i di-scorsi alla Oriana Fallaci, i discorsi che fanno ditutte le erbe (islamiche) un fascio. L’Islam è unarealtà molto composita. Lo è a tal punto che lastragrande maggioranza delle vittime del terro-rismo islamista è costituita da musulmani.

Quali le radici della dichiarazione di guer-ra lanciata dai fondamentalisti islamisti control’Occidente? Sul punto, è particolarmenteistruttiva la lettera che Khomeini, poco primadi morire, scrisse a Gorbaciov. In essa il carisma-tico leader della rivoluzione iraniana spiegavache il fallimento del comunismo nasceva dalfatto che la sua guerra contro l’Occidente era

priva di una base spirituale in quanto aveva ri-fiutato la parola di Dio. Il comunismo, pertan-to, conteneva quello che era il vizio organicodella civiltà occidentale: l’ateismo. Per contro,l’Islam era perfettamente attrezzato per lottarecon successo contro una civiltà pagana, una ci-viltà che marciava verso il nulla. La stessa idea sitrova nell’intervista rilasciata dal leader del fon-damentalismo algerino, Abbasi Madani: L’Oc-cidente ha voltato le spalle a Dio e alla Rivela-zione e ha istituzionalizzato l’empio culto dellaRagione e della Materia. E aggiunse: “L’Islamrimane il nostro scudo nella grande mischiadella lotta tra civiltà”.

Chiaramente, il fondamentalismo islami-sta non combatte l’Occidente in quanto cristia-no; lo combatte in quanto miscredente e laico.Ciò è confermato dalla lettera che Khomeiniinviò al Papa, nella quale rimproverava al capospirituale del cattolicesimo di aver accettato laseparazione fra potere temporale e potere spiri-tuale, fra politica e religione. “L’slam o è politi-co o non è”: questa è la formula che Khomeininon si stancò mai di ripetere. Il che significa cheil nemico dichiarato – il Grande Satana -- delfondamentalismo islamista è la cultura laica, lacultura che ha elevato un muro di separazionefra lo Stato e la religione e che, precisamente perquesto, ha istituzionalizzato la libertà religiosa.

Ebbene: proprio il muro di separazione fraStato e religione – teorizzato da Jefferson e co-dificato con il primo emendamento alla Costi-tuzione america – è ciò che ifondamentalisti cristiani og-gi vogliono abbattere. A lorodire, per combattere con ef-ficacia la minaccia islamica, èimperativo stabilire un lega-me organico fra lo Stato e lareligione, fra il potere tempo-rale e il potere spirituale. Sulpunto, la dichiarazione fattada Ronn Torossian, portavo-ce della Christian Coalition,non lascia spazio a dubbi disorta: “L’America deve ritro-vare le sue radici cristiane. Lospirituale e il temporale nonpossono essereseparati…Nel contesto in-ternazionale l’Islam rappre-senta una minaccia per i va-lori giudaico-cristiani”. An-cora più radicale – e più in-quietante – il programmadel reverendo Sun MyungMoon, capo della Chiesadella unificazione: “Dovreb-be essere una teocrazia auto-cratica a dirigere il mondo. Ilcampo politico non può es-sere scisso da quello religioso.Il mio sogno è organizzareun partito politico cristianoche comprenda le denomi-nazioni protestanti, i cattoli-ci e tutte le sette religiose: po-tremo così abbracciare conun braccio il mondo religio-so e con l’altro quello politi-co”.

E’ evidente che, per ifondamentalisti cristiani ,l’attentato alle Torri Gemelliè stata un’ottima occasioneper chiedere l’istituzionaliz-zazione del loro ideale teo-cratico: il governo di Dio, fe-dele in tutto e per tutto allaRivelazione biblica e ai suoidettami insindacabili. E’ ap-pena il caso di sottolinearequali sarebbero le nefaste

conseguenze se un tale progetto prendesse cor-po : tutta la storia della Santa Inquisizione –una storia plurisecolare – lo documenta con isuoi implacabili accusatori, le sue orribili pri-gioni, le sue sadiche torture e i suoi spaventosiroghi. L’Occidente si è liberato di tutto ciò gra-zie, per l’appunto, alla istituzione dello Stato lai-co. Uno Stato che si dichiara neutrale nei con-fronti di tutte le religioni, ma non neutrale neiconfronti dei valori, fra i quali essenziale e fon-damentale è la libertà individuale. Soleva direGaetano Salvemini che alla base della nostra ci-viltà – la civiltà laica dei diritti e delle libertà --c’è il diritto ad essere eretici. E Lo Stato laico èl’armatura politico-giuridica che garantisce eprotegge tale diritto. Non diversa la tesi di Pop-per: alla base della civiltà in cui e di cui viviamoc’è il “diritto all’errore”. Senza tale diritto rico-nosciuto e garantito, tutto il castello di istitu-zioni e di valori che è stato faticosamente co-struito negli ultimi tre secoli crolla di schianto.Ecco perché è doveroso ricordare agli imme-mori che il contrario dello Stato laico è lo Statoconfessionale, lo Stato inquisitoriale, che am-mette un solo credo e conduce, coerentementecon i suoi principi, una guerra permanentecontro le eresie e gli eretici.

Come non essere preoccupati, allora, con-statare che il cardinale Camillo Ruini ha auspi-cato “il superamento storico della fase del laici-smo e della secolarizzazione”. Non meno pre-occupante leggere, in una recente pubblicazio-

ne a firma di quattro scienziati cattolici e un ge-suita , che “la Modernità , interamente fonda-ta sulla emergenza storica della scienza, non vi-ve che al livello del mito della scienza. Non è larazionalità né l’autonomia della coscienza indi-viduale che pertanto la fonda, è l’esaltazione re-attiva di una soggettività minacciata dalla omo-geneizzazione della vita sociale. La Modernitànon è la trasmutazione di tutti i valori, è la di-struzione di tutti i valori antichi senza il lorosuperamento. Non c’è più né il bene né il ma-le. La Modernità non è la Rivoluzione, anchese essa si articola su delle rivoluzioni (industria-le, politica, rivoluzione dell’informazione, rivo-luzione del benessere, ecc.). Essa è l’ombra del-la Rivoluzione manata, la sua parodia”. Un ap-prezzamento, questo, che non sarebbe certo di-spiaciuto a Khomeini; anzi, vi avrebbe visto laconferma della sua diagnosi dei mali del mon-do: una diagnosi centrata sull’idea che la civiltàmoderna, in quanto civiltà laica, è una civiltàsenza valori. Una diagnosi che è stata ripropo-sta da Papa Ratzinger quando ha denunciato la“dittatura del relativismo”. La formula è, chia-ramente, un ossimoro. Se c’è il relativismo, nonvi può essere certo una dittatura; e viceversa. E,infatti, l’Europa ha conosciuto la caccia agli ere-tici e le furibonde guerre di religione quandoc’era la dittatura spirituale dell’assolutismo cri-stiano, incentrata sull’idea che Dio aveva rivela-to una volta per sempre i Valori assoluti e chetutto ciò che non era conforme ad essi era ope-

IV CE L’HANNO DETTO A SCUOLA (COSCIONI) - II PARTE

I valori relativi dello Stato laicoISLAM E OCCIDENTE

Lo Stato laico èl’istituzionalizzazione di una precisaetica: l’etica dellalibertà in tutti icampi,nell’economia enella politica comenella religione enella scienza.

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ra di Satana. Oggi è diventata quasi una moda sottoli-

neare le radici cristiane della libertà dei moder-ni. Nulla di più lontano dalla realtà storica. Sulpunto, la posizione assunta da S. Agostino nonlascia spazio alcun al dubbio. “La libertà di er-rare è la libertà di perdizione”. Partendo daquesta premessa, il vescovo di Ippona giunse al-la conclusione che la Chiesa aveva il diritto-do-vere di liberare gli eretici dal loro spirito di per-dizione. Aveva, cioè, il diritto di perseguitare gliempi poiché lo faceva per amore. Giustamente,

perciò, l’autore della Civitas Dei è stato defini-to il primo teorico dell’Inquisizione.

Un’altra tesi che oggi troviamo espressa conuna certa insistenza è che il cristianesimo, gra-zie alla distinzione fra il “regno di Cesare” e il“regno di Dio”, avrebbe posto la premessa del-la moderna separazione fra Stato e religione. Sa-rebbe stato, il cristianesimo , addirittura la ma-trice culturale dello Stato laico. Anche questatesi schiaffeggia sonoramente la realtà storica.E’ vero che una tale distinzione è presente nel-la dottrina cristiana medievale; ma è altresì ve-

ro che è teorizzata con il massimo vigore la su-bordinazione del potere temporale al poterespirituale. Secondo S. Bernardo di Chiaravalle,Dio aveva concesso al Papa la Auctoritas su tut-ta la Cristianità e il Papa concedeva la spada delpotere temporale all’Imperatore affinché que-sti la usasse per difendere la Vera Fede dai suoinemici. I due regni erano, sì, distinti, ma uno –quello di Cesare – era subordinato all’altro –quello di Dio. In breve : l’ideale del cristianesi-mo mediavele – un ideale espresso con la mas-sima chiarezza nel Dictatus Papae di GregorioVII – era la teocrazia. E la teocrazia è, ex defini-tione, affatto incompatibile con la libertà e latolleranza. “Per quanto dolorosa possa esserequesta conclusione – ha scritto il costituziona-lista cattolico Ernst-Wolfgang Boeckenfoerde– occorre ammettere che la libertà religiosa, cheoggi anche per i cristiani è qualcosa di ovvio,deve la sua origine non alle Chiese, né ai teolo-gi e neppure al diritto naturale cristiano, bensìallo Stato moderno, ai giuristi e al diritto razio-nale moderno… La dottrina cattolica tradizio-nale, che arriva fino al cosiddetto discorso sul-la tolleranza di Pio XII, del 1953, si è semprerifiutata di riconoscere la libertà religiosa ovve-ro, il che poi è la stessa cosa, ha sempre rigetta-to il principio della tolleranza. In ciò essa muo-ve dal primato della verità di contro alla liber-tà e dalla tersi per cui l’errore in sé non ha alcundiritto nei confronti della verità”. Più sintetica,ma identica nella sostanza, la conclusione delteologo cattolico Hans Küng: senza la rivolu-zione culturale attuata dall’illuminismo, sta-remmo ancora a bruciare streghe ed eretici.

Giustamente, perciò, Hans Kelsen ha mol-to insistito sull’idea che esiste una evidente affi-nità elettiva fra l’assolutismo epistemologico el’assolutismo politico. Se si parte dall’idea diavere il possesso della Verità assoluta e che que-sta Verità assoluta fonda i Valori assoluti, nonc’è spazio alcuno per la tolleranza e per la liber-tà religiosa. Alla rovescia, solo una epistemolo-gia relativista può legittimare il diritto all’erro-re, senza il quale tutti gli altri diritti crollano au-tomaticamente. Donde l’elogio fatto da Kelsendel relativismo, che oggi i fondamentalisti cri-stiani pongono sul banco degli imputati, di-mentichi delle terrificanti conseguenze prodot-te dalla dittatura spirituale dell’assolutismo re-ligioso.

VINTERVENTI AL SEMINARIO

È un grave errorepensare che tutto ilmondo islamicoabbia dichiaratoguerraall’Occidente innome di Dio e dellaRivelazionecoranica.

Il muro diseparazione fraStato e religione èciò che ifondamentalisticristiani oggivogliono abbattere.Per combatterecon efficacia laminaccia islamica,è imperativostabilire un legameorganico fra loStato e la religione,fra il poteretemporale e ilpotere spirituale.

Luciano PellicaniProfessore di Sociologia alla Università Luiss Guido Carli

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VI CE L’HANNO DETTO A SCUOLA (COSCIONI) - II PARTE

ANGIOLO BANDINELLI

La relazione del professor Patrono ci ha da-to con grande accuratezza lo stato della situazio-ne in cui ci troviamo per ciò che riguarda le isti-tuzioni liberali, e mi ha impressionato special-mente là dove ci ha parlato dei nuovi diritti cheavanzano sul proscenio con le loro richieste al ri-conoscimento e ad una adeguata istituzionaliz-zazione. Quando parla di questi temi, Patronoparla per la Associazione Coscioni, perché l’As-sociazione Concioni opera esattamente in que-sta direzione, vale a dire per individuare tuttauna serie di diritti umani e civili legati al “corpo”e finora non considerati, trascurati o di cui si in-teressano solo minoranze, e per ottenere a que-sti diritti una collocazione istituzionale adegua-ta all’importanza che ormai va loro riconosciu-ta. Spesso si parla di “diritti umani”, ma se si trat-tasse di diritti inerenti all’umanità in quanto ta-le sarebbero stati riconosciuti da sempre dalleistituzioni. Noi radicali, invece, preferiamo par-lare di diritti civili; pensiamo che non esista un“diritto naturale”, bensì “diritti naturali storica-mente determinati”; ciò vale a dire che nellosvolgersi della storia umana vengono ad emer-gere di volta in volta dei diritti nuovi, preceden-temente non considerati. E in-torno ad essi ogni volta si apre undibattito, un confronto circa laloro istituzionalizzazione. E’ il ti-pico percorso liberale.

Mi ha dunque colpito, lo ri-peto, la storia fattaci dal prof. Pa-trono del costituzionalismo oc-cidentale a partire dalla MagnaCarta. Una curiosità un po’ ma-liziosa: Patrono ha etichettato co-me “strano” il “costituzionalismoanglosassone”, perché non hauna Carta costituzionale definitauna volta per tutte. Io avrei dettoche strano è, invece, il costituzio-nalismo europeo con le sue Car-te scritte per lo più fatte, o cadu-te dall’alto, per circoscrivere piùche per ampliare i diritti. Il con-trattualismo pragmatico anglo-sassone ha invece fatto sì che na-scesse un costituzionalismo libe-ro e flessibile, che ha portato len-tamente dalla Magna Carta allaCostituzione americana, fin poialla Carta dei Diritti Universalidell’Uomo. Questo processo ciinteressa e ci coinvolge: tutta labattaglia radicale è una lotta perfare avanzare diritti, di volta involta ostacolati - fosse dallo Statoo dalla Chiesa - fino ed oltre lasoglia del loro riconoscimentogiuridico - istituzionale. Quan-do si parla della nonviolenza edell’iniziativa diretta dei radicalisi deve ricordare sempre, sul pia-no della teoria istituzionale, checon quegli strumenti di lotta ilsingolo (l’individuo, il cittadino,ecc.) non si appella al e nel parla-mento e ai suoi partiti per avereda quello e da questi una legge,ma si pone direttamente, in pri-ma persona, di fronte allo Statocome rivendicatore della libertà,e lo fa attraverso gli strumenti diazione del nuovo individualismoche nasce dalle grandi campagnesviluppatesi negli Stati Uniti, ne-gli anni ’60, per la promozione

dei diritti civili e l’eguaglianza di tutti dinanzi al-la legge, senza distinzione di razza, di sesso o direligione. Queste campagne fanno appello alladignità dello Stato: “Tu, Stato, devi applicarecontro di me il diritto, la legge che, con la miainiziativa diretta, io infrango: ma allo stesso tem-po io, con questa mia azione diretta, rivendico lanecessità di cambiare questa legge; io lotto per-ché tu, Stato, cambi questa legge”. Come si ve-de, siamo ancora nel perimetro di una esperien-za anglosassone, non continentale o italiana. Lastoria radicale è, insomma, il coronamento diuna storia liberale all’anglosassone, perché espri-me la conquista di questo rapporto nuovo e di-retto tra cittadino e Stato: con il cittadino che ri-vendica in prima persona il diritto e la legge: nonnegandola, come pretendeva il ’68 marxista chesi sviluppò in Europa (“lo Stato si abbatte, nonsi cambia”), ma volendola affermare, riafferma-re e renderla più valida, in quanto rafforzata dalproprio consenso.

Dal punto di vista radicale, penso che laconquista legislativa più significativa sia statal’obiezione di coscienza. L’obiezione di coscien-za è, sul piano teorico e istituzionale, la più si-gnificativa perché pone un limite preciso e inva-licabile allo Stato e al suo potere. Lo Stato tutto

può determinare e pretendere, eccetto la co-scienza dell’individuo: lo Stato deve prendere at-to di questo dato, la inviolabilità della coscienzadell’individuo. Quando iniziò questa battaglia,lo Stato era ancora lo Stato etico di eredità gen-tiliana, che determinava per tutti le libertà e i va-lori; a questo Stato si sommava il totalitarismodella Chiesa cattolica. La campagna per l’obie-zione di coscienza fu fatta, contro la maggioran-za del mondo cattolico (meglio, delle gerarchievaticane), insieme a minoranze, soprattutto pro-testanti, che conoscevano e sentivano come pro-prio il tema, fin dalle loro origini. Insomma, iradicali nascono per far crescere - attraverso unanuova, originale e più profonda interpretazionedel liberalismo storico - il processo di costruzio-ne delle libertà istituzionali dell’individuo difronte allo Stato. Un passo avanti fondamenta-le, che ha portato al divorzio, alla legge sull’abor-to, e oggi ha promosso la nascita della Associa-zione Coscioni”, l’associazione che ci ha consen-tito di dialogare e di lavorare, con Welby ed altri,ancora una volta sui temi costitutivi della co-scienza del singolo, sentito come momento in-valicabile dal potere dello Stato.

Vorrei ora dire qualcosa, prendendo lospunto - per incidens - dalla recente visita di pa-

pa Ratzinger in Francia, una visitaimportantissima. Non dimenti-chiamoci che l’universo cattolicoha tre paesi di riferimento, in cui ilcattolicesimo è dominante: Italia,Francia e Spagna (con annesso ilSudamerica). I tre paesi vivono laloro cattolicità in modo abbastan-za differente l’uno dall’altro. L’Ita-lia - come sappiamo - non trova enon riesce ad opporre le ragionidello Stato laico all’interventismodella Chiesa. Il premier Berlusconiha baciato la mano al Pontefice, undato che esprime bene l’assenza inlui di una capacità di resistenza lai-ca, idealmente fondata, alle richie-ste vaticane. La Spagna persegueattualmente un modello per ilquale è lo Stato a stabilire le regoledalla libertà, in un logica laicista unpo’ ottocentesca. E’ facile indivi-duare le ragioni storiche di questidiversi atteggiamenti. Rimane laFrancia, che ha nella storia dellaChiesa un ruolo fondamentale,perché il pensiero forte di questa,la Chiesa, è stato determinato ingrandissima parte in Francia. Inquesti tre paesi cattolici, dunque,il rapporto con il Vaticano differi-sce profondamente, ma i proble-mi che tale rapporto pone - a par-tire da quello che chiamiamo l’in-terventismo del Vaticano stessonelle vicende mondane - sono so-stanzialmente gli stessi.

C’è da capire come si debbainterpretare questo interventismodella Chiesa. Molti affermano chel’unica cosa che interessa alla Chie-sa è la “roba” (l’8 per mille, le parte-

La laicità radicale e il suoconfronto con la chiesa

DIRITTI CIVILI E STATO

La storia radicale èil coronamento diuna storia liberaleall’anglosassone,perché esprime laconquista delrapporto nuovo ediretto tra cittadinoe Stato.

Angiolo BandinelliConsigliere generale dell'Associazione Luca Coscioni, già deputatoe segretario del Partito Radicale

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cipazioni finanziarie, l’espansione possessiva nel-le strutture più varie - dalle scuole agli ospedali,il peso delle associazioni collaterali sulla società,la richiesta di privilegi fiscali, ecc…): è un’ inter-pretazione tipica del laicismo ottocentesco. Il lai-cismo ottocentesco ha avuto una storia impor-tantissima, anche in Italia; grazie a quel laicismodi stampo più o meno massonico, aggressivo espesso volgare, intriso di spocchia scientista, perla prima volta in Italia le grandi masse hanno vi-sto la loro educazione civile non più passare perla parrocchia ma affidarsi ad un grande associa-zionismo laico autogestito, che è stato fonda-mentale per la diffusione di una cultura popola-re a volte banale ma molto spesso di notevolespessore civico e sociale: a tal punto che a un cer-to momento la borghesia laico/risorgimentale siè spaventata e si è alleata con i cattolici per ferma-re questa spinta montante, avvertita come so-stanzialmente eversiva. Per quanto storicamen-te importante, questo modello interpretativo deirapporti tra fede e società va oggi rifiutato, sem-plicemente perché è superato. Però questo rifiu-to non significa, non deve essere visto come uncedimento, assolutamente, ma come l’inizio diuna crescita ulteriore della laicità, intesa come“struttura” della società, delle sue istituzioni.

Ratzinger, a differenza di Giovanni Paolo II,vuole parlare, anziché alle masse popolari, al de-tentore del potere, passando attraverso l’intellet-tuale. Vuole riaprire un dialogo con il mondointellettuale che gli serva per scardinare le resi-stenze istituzionali. E’ con questo sforzo, conquesto tentativo che dobbiamo confrontarci,non con le battute sulla “roba”; con questo ten-tativo di Ratzinger di reinstaurare l’immaginedella Chiesa come unica detentrice dei massimivalori. La storia della Chiesa Cattolica comincia- a mio avviso - con il cristianesimo. La polemi-ca protestante, così come quella dei modernisti,cerca di separare il cristianesimo originario, co-munitario e messianico, dalle “deviazioni” cesa-ropapiste della chiesa cattolica. E’ un errore sto-rico e ideale. Il cristianesimo ha fin dall’inizio - adifferenza, credo, dall’ebraismo contemporaneo- un rapporto dialogico strettissimo con il pote-re, che è all’epoca l’Impero. Tutta la patristica cri-stiana è il tentativo dell’intellettuale cristiano didialogare con l’Impero e con l’intellettualismolaico, greco, ellenistico, che permea di sé la cul-tura dell’Impero. E’ un dialogo profondo, im-

portantissimo. Da qui inizia tutta la nostra sto-ria. Dopo secoli di confronto e di dialogo, avvie-ne un passaggio fondamentale. Fino a Costanti-no l’imperatore si identificava con Dio, ema-nando addirittura un suo “vangelo”: la “buonanovella”, il programma di governo dell’Impera-tore in carica, sempre più identificato con Dio.Ad un certo punto questo modello di rapportotra terra (potere) e cielo (dio) non bastò più. Ap-parve non più credibile. Costantino avverte, conuna geniale intuizione, che il modello non puòpiù andare, e dunque separa decisamente Dio -Dio puro e semplice, Dio “altro” - dalla figuradell’Imperatore. L’Imperatore - lui, Costantino- si propone come “vescovo”, come primo ve-scovo di Dio. Si ha poi un altro passaggio fonda-mentale: la caduta dell’Impero Romano d’Occi-dente. La Chiesa romana si trova, nel dramma-tico frangente, ad essere l’unico soggetto a posse-dere una struttura organizzativa capace di tene-re in piedi, di reggere la disgregazione socialeconseguente al disfacimento dell’Impero di Ro-ma. Da tempo, la Chiesa deve fronteggiare lecritiche che l’additano come causa prima delladecadenza dell’Impero. E qui interviene il ruolofondamentale di Sant’Agostino. Il quale, trovan-dosi di fronte al crollo di Roma invasa dai barba-ri (un evento inconcepibile per i contempora-nei!) scrive: “Noi cristiani non siamo la causadella caduta di Roma, siamo anzi la salvezza del-l’Impero. Tutto quel che oggi succede è parte deldisegno provvidenziale della storia divina, chenoi cristiani rappresentiamo”. Senza questa for-midabile immagine non si capisce l’intera storiaposteriore del cristianesimo, del cattolicesimo.E’ un concetto che apre orizzonti nuovi alla te-leologia della storia, fino ad oggi.

Nei tempi successivi, aprirà però anche ungrande conflitto tra la Chiesa e l’Impero medie-vale, quello di Carlomagno: a chi spetta la guidadel disegno provvidenziale della storia? Cono-sciamo tutti le vicende che segnarono lo scon-tro. Quando il Sacro Romano Impero, anzi lastessa concezione imperiale crolla a favore delprincipio nazionale, con la formazione degli Sta-ti, delle monarchie nazionali, la Chiesa è costret-ta a puntare, a sua volta, su questi Stati, ad apri-re un confronto con i loro re. Se noi non pren-diamo atto di questi rivolgimenti storici soltan-to perché ci dichiariamo laici non possiamo ca-pire nulla della storia della Chiesa, ma allo stes-

so momento non riusciamo a capire contro chie che cosa dobbiamo idealmente armarci per af-fermare la nostra laicità. Dunque, arrivano gliStati nazionali e la Chiesa avvia il dialogo con iloro re. Pensiamo all’altezza del confronto che siinstaura con figure come Bossuet e, successiva-mente, come Chateaubriand, per i quali la sto-ria di Francia si fonde indissolubilmente conquella della Chiesa…

Benedetto Croce affermò che noi non pos-siamo non dirci cristiani. Piaccia o no, la storiadell’Occidente è la storia del Cristianesimo. Aun certo punto della storia però avviene unagrande rottura con l’interpretazione che la Chie-sa dà del suo rapporto con il mondo. La filoso-fia rinascimentale, Galileo e la nuova scienza, lariforma protestante, l’illuminismo, sono tappeattraverso le quali la provvidenzialità della storiasi stacca dalla Chiesa, gli stessi Stati nazionali ini-ziano ad avere la consapevolezza che è la loro lai-cità il disegno storico in cui essi devono ricono-scersi. E’ l’ipotesi di “provvidenzialismo storico”messo in campo da Hegel, un provvidenziali-smo laico, legato al cristianesimo solo sul pianostorico.

E’ giusto allora che Ratzinger faccia la suabattaglia contro l’illuminismo, perché è consa-pevole che è li che si interrompe il rapporto tra laChiesa e il potere, è in quel periodo che trovia-mo il punto iniziale del processo di secolarizza-zione del concetto di provvidenza. La Chiesa

non può accettare tale secolarizzazione, sa beneche sarebbe la sua fine. Questo è il problema cheil laico deve affrontare, abbandonando le inuti-li (inutili!) polemiche sulla “roba”. Magari si trat-tasse solo di “roba”! Quale dovrà essere invece ilnuovo punto d’attacco per la laicità (non per illaicismo…)? Io sono convinto che le uniche so-luzioni utilmente percorribili per il laico siano lesoluzioni istituzionali e di diritto. Adolfo Omo-deo, uno dei grandi storici del 900, diceva chele religioni si espandono quando le istituzionicollassano. Ed è quello che sta succedendo oggicon la crisi degli Stati nazionali, i quali non sonopiù in grado di dare risposte adeguata a bisogniche travalicano le frontiere, passano attraversointernet e sfuggono ad ogni controllo. E qui an-cora una volta incontriamo la Coscioni che haindividuato un punto di partenza utilissimo peraffrontare il problema: il punto di partenza è lascienza nel suo rapporto con l’etica. Qualcunoafferma che anche la scienza può costituire unpericolo. Lo stesso trattato di Lisbona vieta al-cune sperimentazioni sull’individuo, riprenden-do l’interpretazione kantiana secondo il quale“l’uomo è un fine non un mezzo”. Io invece noncredo che la scienza sia un pericolo. Se la scienzalavora nella responsabilità di essere scienza ha inse stessa la sua salvaguardia; se poi si vuole che lascienza dia conto dei suoi procedimenti e deisuoi risultati, penso che debba farlo in un con-fronto con i parlamenti e le istituzioni civili: conqueste - legittimate dall’essere espressione di unavolontà democratica - il confronto sarà assolu-tamente legittimo, come non può essere con laChiesa. La scienza comunque possiede i propriprincipi e la propria etica. L’eugenetica nazistanon era scienza, era una prevaricazione del pote-re non democratico sulla scienza, con la compli-cità di scienziati che abdicarono dal loro dovereverso la scienza. Certamente, la prevaricazionenon venne solo da parte del nazismo. Numero-si paesi democratici negli anni trenta introdusse-ro leggi eugenetiche e chi si oppose fin dall’inizio- pensate - fu proprio la Chiesa Cattolica. Altempo, insomma, ci fu una sbandata anche neipaesi democratici, ma dopo la guerra certi orro-ri sono stati corretti. E questo è l’andare della sto-ria: la democrazia, la ragionevolezza, la laicitàcome capacità di confronto con la ragione sto-rica e le istituzioni. E’ così che la laicità può al-la fine trionfare.

VIIINTERVENTI AL SEMINARIO

I radicali nasconoper far crescere ilprocesso dicostruzione dellelibertà istituzionalidell’individuo difronte allo Stato.

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VIII CE L’HANNO DETTO A SCUOLA (COSCIONI) - II PARTE

FRANCO CHIARENZA

Vorrei eliminare alcuni luoghi comuni, al-cune banalità; cominciando da quello del rap-porto fra liberalismo e informazione. E’ assolu-tamente ovvio che non è nemmeno possibileimmaginare una democrazia liberale senzaun’informazione libera. Una società liberale ènecessariamente composta da persone informa-te, perché in essa i cittadini sono continuamen-te chiamati a compiere scelte che sarebbe diffici-le effettuare in modo consapevole se non si èragguagliati correttamente su di esse. Pertantoil rapporto fra informazione e democrazia libe-rale è del tutto evidente.

Diciamo di più: oggi il tasso di liberalismodi una democrazia è dato essenzialmente dallaquantità di libertà dell’informazione e aggiun-go subito che in questa misurazione, effettuatada affidabili istituti internazionali, l’Italia non èai primi posti. Una realtà assolutamente insod-disfacente che non richiede particolari dimostra-zioni per la sua evidenza; non credo sia da per-derci sopra del tempo, è solo una situazione dadenunciare.

Il primo problema riguarda la famosa que-stione dell’obiettività. Tutti chiedono un’infor-mazione obiettiva: io non solo continuo a direche non è possibile, ma che non è nemmenoopportuna. E’ impossibile perché quando noiparliamo o scriviamo di qualunque cosa, e quin-di facciamo informazione, non possiamo nonessere condizionati da noi stessi, dalla nostra cul-tura, dall’ambiente in cui viviamo, dalla realtàche conosciamo, e quindi, automaticamente, lenostre espressioni non possono essere astratta-mente obiettive. D’altra parte una cosa astratta-mente obiettiva è anche difficile da definire, per-ché ciascuno riterrà che essa corrisponda al pro-prio modo di intendere le cose; ma ciò che pareobiettivo a chi parla o scrive potrà apparire in-sopportabilmente fazioso per chi ascolta o chilegge. Allora dobbiamo rinunciare all’obiettivi-tà? Non credo, dobbiamo piuttosto cambiare iltermine: l’informazione non deve essere obietti-va, deve piuttosto essere affidabile, corretta e tra-sparente.

Essere affidabile significa che chi trasmettel’informazione ha un suo livello di credibilità percui chi la riceve, anche quando non ha tutti glielementi per poterla valutare, si fida dell’inter-locutore (affidabilità, appunto) perché esso (ungiornale, una radio, una rivista, etc…) ha dimo-strato di essere affidabile, credibile. Cioè ha di-mostrato nel tempo che ciò che dice, le sue in-terpretazioni non sono state smentite dai fatti inmomenti successivi. Gli americani la chiamanoaccountability.

L’affidabilità è la prima delle regole di un’in-formazione corretta, ed è la correttezza, e nonl’obiettività, ciò che noi dobbiamo pretenderedall’informazione in un sistema liberale, perchéla correttezza è misurabile mentre l’obiettività èpuramente soggettiva. Come misurare la corret-tezza? Applicando delle regole, riconosciute nor-malmente da tutti i mezzi d’informazione nelmondo, ma poco applicate nel nostro paese. So-no diverse, e qui debbo limitarmi a ricordarnequalcuna a titolo di esempio. La prima regola

che mi viene in mente riguarda la citazione del-le fonti; un’informazione corretta riporta sem-pre quali sono le sue fonti, da dove ha attinto lenotizie (andate a cercarle nell’informazione ita-liana e ne troverete sempre pochissime). Un’al-tra regola riguarda le immagini, particolarmen-te importante per la televisione che oggi è il mez-zo di informazione più diffuso, soprattutto inItalia, dove oltre il 20% delle persone non utiliz-zano altri mezzi di comunicazione. Si tratta diuna percentuale elevatissima; negli altri paesi eu-ropei comparabili per livello di vita essa non su-pera il 7%. Si è discusso molto delle ragioni diquesta anomalia ma io credo che il suo motivofondamentale derivi dal fatto che il nostro pae-se è passato nel breve periodo di un ventennio(dal 50 al 70) da una situazione di analfabeti-smo e dialettofonia diffuse – ancora dopo la IIguerra mondiale le percentuali di entrambi i fe-nomeni superavano largamente il 50% - a unascolarizzazione ed acculturazione molto accre-sciute. Per un’informazione corretta le immagi-ni devono riguardare il fatto di cui si parla, e seciò non avviene bisogna dirlo o scriverlo chiara-mente. In tv questo è molto importante perchése si utilizzano delle immagini di repertorio e siabbinano ad un fatto diverso, il loro potere evo-cativo si trasferisce ai contenuti dell’informazio-ne, distorcendone spesso il significato.

Un altro esempio è quello delle citazioni:quando si fanno devono essere testuali e corri-

spondere in ogni caso al reale pensiero di chi si èespresso; non bisogna mai, per fare polemica,far dire alle persone cose che non hanno dettoo non intendevano dire.

Un’altra regola ben nota è quella, sempre ri-petuta, della distinzione fra fatti e commenti;molti giornalisti italiani si sono divertiti nel tem-po a dire che questa è una grande sciocchezzaperché nel raccontare i fatti ognuno li rappre-senta in modo diverso e il commento entra sem-pre dentro la descrizione dei fatti; il che è in par-te vero ma spesso viene utilizzato a casa nostrapretestuosamente per evitare anche il semplicesforzo di separare i fatti dai commenti. Nei gior-

nali e in generale nell’ informazione anglosasso-ne questa distinzione è invece tenuta molto pre-sente, anche se è chiaro che nel raccontare i fat-ti, per le ragioni che ho indicato prima (l’obiet-tività assoluta non esiste), si può farlo anche inmodo diverso: se io chiamo i fedayin “partigia-ni” dico una cosa vera ma do una valutazionepositiva del fenomeno; se li chiamo “terroristi”dico una cosa altrettanto vera ma ne do una va-lutazione negativa. Conosciamo tutto questo,ma ciò non dovrebbe impedire, nei giornali e ingenerale negli strumenti di informazione, di te-nere il commento, l’editoriale, il parere distintidal fatto in sé.

Queste regole -e ce ne sono altre- di solitosono contenute nei cosiddetti codici deontolo-gici. Va detto che in Italia abbiamo l’abitudine dirisolvere tutti i problemi con le leggi, e puntual-mente ne abbiamo fatta una anche su questo,che si aggiungerà alle altre migliaia destinate anon essere mai rispettate. In America non è maistata fatta nessuna legge, però i codici deonto-logici (che risalgono alla metà dell’Ottocento)sono rispettati in maniera rigorosissima, perchénon farlo significa perdere la credibilità, la famo-sa accountability; per cui non ci sarà nessuna te-stata giornalistica che si servirà di un giornalistaincappato in una violazione grave del codice de-ontologico. Non si tratta di un problema legalema piuttosto di una questione di costume e del-l’interesse del mezzo di informazione a tutelarela propria immagine di rigore e di imparzialità.Potrei fare degli esempi, nemmeno immagina-bili in Italia, di giornalisti che hanno perso il po-sto di lavoro per motivi che noi riterremmo deltutto trascurabili, ma che in realtà non lo sononella misura in cui fanno perdere credibilità, enegli Stati Uniti se un giornale perde credibilitàha perso non solo la sua più grande risorsa eco-nomica (non ci sono sovvenzioni pubbliche)ma anche la possibilità di essere un controllorecredibile del potere politico.

Perché è questo l’altro punto fondamentale:quale deve essere la funzione di un sistema d’in-formazione in un paese democratico? Deve sol-tanto informare i cittadini di quello che accade,svolgere cioè un ruolo di cronaca? Evidente-mente no; il sistema d’informazione pretendedi avere una funzione di controllo sul poterepubblico, cioè su ciò che avviene nelle sfere delpotere e che il cittadino comune può non esse-re in grado di controllare direttamente. I mezzid’informazione assumono la veste di interme-diatori. Questo modello di informazione richia-ma la necessità d’un giornalismo d’inchiesta,perché le critiche si fanno mediante indagini ap-profondite, dimostrando che il potere politicoo economico o certe organizzazioni sociali stan-no compiendo azioni incompatibili con l’inte-resse generale, o quantomeno non trasparenti eche quindi nascondono interessi che intendo-no restare occulti. Democrazia liberale significatrasparenza: dove non c’è trasparenza non c’èpossibilità di controllo.

Naturalmente perché un sistema d’infor-mazione possa svolgere questo compito, sostan-zialmente autoreferenziale, di verificare la licei-tà e l’opportunità degli atti del potere pubblicoin funzione dell’interesse dei cittadini, esso deveavere una credibilità e un’affidabilità assoluti. Igiornalisti americani che vengono in Italia si stu-piscono della disinvoltura con cui i nostri gior-nalisti raccontano della loro contiguità confi-denziale con gli uomini politici e i big dell’eco-nomia; in America se un giornalista va a cenacon un senatore lo deve prima comunicare alladirezione del giornale indicandone le ragioni,perché altrimenti questo fatto verrebbe vistomolto male, viene considerato una forma di “af-

Il ruolo dell’informazione nella società liberale

DEMOCRAZIA E MEDIA

L’informazione non sarà maicompletamente “fai da te”; anchenell’era di internetl’intermediazionesarà necessaria ed èlì che la democrazialiberale gioca il suofuturo.

Franco ChiarenzaProfessore di Storia della comunicazione di massa all’università LaSapienza e vice direttore della Fondazione Einaudi

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IXINTERVENTI AL SEMINARIO

fiancamento” che potrebbe nuocere al prestigiodella testata. E’ un problema di comportamen-ti e di costume che nasce appunto dal diversomodo di concepire costituzionalmente la fun-zione dell’informazione. Per gli americani la li-bertà di informazione rappresenta un pilastrofondamentale della democrazia e come tale daproteggere in maniera forte non dalle inevitabi-li interferenze ma dai tentativi legali di metterlela museruola.

Vorrei parlare adesso di un altro punto mol-to importante: la capacità di scelta nella disse-minazione crescente dei mezzi di informazione.Noi stiamo entrando in quello che le NazioniUnite hanno definito “il secolo della conoscen-za”. Abbiamo attraversato nella storia dell’uma-nità tante fasi di trasformazione e al centro diognuna di esse c’era un elemento fondamenta-le: c’è stata la lunga età dell’agricoltura, seguitada quella dell’industrializzazione (che sta per es-sere superata); oggi quel che conta è la conoscen-za. La conoscenza diffusa è ciò che caratterizze-rà la società del futuro.

Nella conoscenza diffusa – come potete bencapire - l’informazione gioca un ruolo determi-nante. Conoscenza diffusa significa capacità discelta, più conosco le cose meglio posso com-piere scelte politiche, economiche o sociali. Perpossedere capacità di scelta esistono oggi moltistrumenti in continua evoluzione, pensate a in-ternet. Quando si dice che c’è troppa informa-zione e che ciò equivarrebbe a una sostanzialedisinformazione, si afferma una verità soltantoparziale; l’informazione non è mai troppa, ilproblema è di come “navigare” all’interno di unsistema d’informazione essendo in grado dicompiere le scelte più adatte. Per fare questo oc-corrono degli strumenti e degli intermediarii af-fidabili. Nel sistema dell’informazione del passa-to guidavano i processi di scelta organizzazioniesterne in qualche modo “fiduciarie”, come par-titi, sindacati, chiese, ecc. In futuro, per quantoriguarda internet, non riusciamo ancora a capi-re come si svilupperà il sistema dell’intermedia-zione. Perché questa è sempre necessaria, non èimmaginabile, di fronte ai milioni di messaggid’informazione che passano oggi attraverso unsistema che ha raggiunto un’espansione spaven-tosa, una sorta di galassia sempre più diffusa, checi si possa orientare senza strumenti d’interme-diazione, liberamente scelti ma che compianouna funzione di semplificazione e di selezione allivello di chi deve poi compiere le scelte decisio-nali primarie, e cioè i cittadini.

L’altro problema di internet riguarda il prin-cipio di responsabilità. Mentre nei giornali, nel-

la televisione, nella radio, nei sistemi tradiziona-li d’informazione chi vi immette un messaggiolo firma, se ne assume la responsabilità e quindi,nel caso in cui esso risulti sbagliato, magari do-losamente, è facile rintracciarlo per chiamarlo arispondere del proprio comportamento, con in-ternet questo non è sempre possibile, almeno al-lo stato attuale delle cose. Allora non solo noiabbiamo tante informazioni, ma spesso pur-troppo anche inaffidabili perché chiunque puòmettere in rete notizie e messaggi senza assumer-sene la responsabilità. Bisogna trovare nuovimeccanismi, naturalmente compatibili coi prin-cipi liberali, ma tenendo conto che uno dei prin-cipi della società liberale è che ognuno si assu-me la responsabilità di ciò che fa. E questo valein generale. Se abbiamo dei meccanismi che elu-dono la responsabilità ci troviamo pericolosa-mente davanti a rischi di inquinamento infor-mativo che, associandosi spesso a facili emotivi-tà, potrebbero determinare un modello di so-cietà non liberale.

Un altro problema: quello della privacy. Ilsistema dell’informazione è un potere enormein mano a persone (oggi con internet semprepiù numerose) che nessuno ha legittimato, èuna forma di autoreferenzialità, inevitabile madi cui occorre essere consapevoli. Il legislatorederiva il suo potere dall’elezione democratica, isuoi errori politici trovano il giudice competen-te in chi lo ha inviato in Parlamento; ma il gior-nalista che non è eletto da nessuno ed esercitaun potere di gran lunga superiore a quello di undeputato, non ha altra legittimazione se nonquella della sua credibilità, affidabilità e capaci-tà di svolgere il proprio compito rispettando leregole. Questo potere (che non a caso gli ameri-cani chiamano “quarto potere”, quasi paritariocon gli altri tre riconosciuti come classici dallecostituzioni liberali) si esercita di fatto anche neiconfronti del singolo cittadino: qui nasce il pro-blema della privacy. Un’informazione sbagliatain certi casi può significare la rovina di una per-sona o di una istituzione; e nell’immaginariocollettivo è poi difficilissimo tornare indietro coinormali meccanismi legali o di autoregolamen-tazione; il danno è fatto e spesso è irreversibile.

Se il presidente degli Stati Uniti fa o non facerte cose nella sua vita privata il problema nonriguarda solo lui, ma tutto il Paese. Perché il cit-tadino deve avere tutti gli strumenti di valuta-zione per decidere se la persona a cui sta affidan-do un potere di grande rilievo è affidabile o me-no, anche dal punto di vista delle proprie con-vinzioni morali; in questo contesto si capisce cheinformazioni riguardanti la vita privata posso-

no assumere un’importanza determinante. Maquesto criterio può valere per un cittadino co-mune? No, perché la vita privata normalmen-te, quando non coinvolge le leggi penali, nondeve essere conosciuta da chi non ne ha titoloné sottoposta a una valutazione morale che restapatrimonio di ciascuno. Ci sono casi in cui il di-ritto alla riservatezza personale prevale sul dirit-to all’informazione e sul diritto di cronaca. Peròquesto confine in moltissimi casi è difficilissimoda identificare, e questo è uno degli altri grandiproblemi che riguardano la coscienza personaledi chi fa informazione, perché non sempre esi-stono delle regole facilmente applicabili. Sappia-mo come negli Stati Uniti questo problema ab-bia suscitato grandissimi dibattiti e discussioni.Anche qui c’è una regola fondamentale, che ri-guarda il potere politico soprattutto: la traspa-renza. Il caso Clinton è veramente significativo.

Questo introduce ad un altro discorso,quello dell’importanza dei sondaggi: in Ameri-ca si fanno da tempo immemorabile e hannosempre avuto grande importanza nella vita pub-blica. Il sondaggio è un modo per capire come lapensa la gente su un determinato argomento.Quando sono fatti bene e vengono rispettate ri-gorosamente alcune regole nella composizionedel campione, hanno un certo grado d’affidabi-lità. Perché il sondaggio pone dei problemi? Per-ché esso è probabilmente il nuovo modo di in-fluenzare i processi decisionali della politica, an-ticipando quella “democrazia elettronica” checon internet potrebbe diventare possibile in unprossimo futuro. E perché in esso l’informazio-ne svolge un ruolo decisivo.

Ancora oggi siamo abituati, malgrado tutto,a considerare internet un fatto marginale, anchese molto diffuso. Non commettiamo questo er-rore: internet cambierà la storia dell’umanità.Internet sta al futuro come esattamente l’inven-zione della stampa sta alla successiva storia del-l’umanità. Internet cambia tutto.

Allora i liberali si domandano (c’è un bellis-simo libro di molti anni fa di Stefano Rodotàsull’argomento, che riprendeva e approfondiva

la vasta letteratura americana sull’argomento):nel momento in cui tutti avranno a disposizio-ne uno strumento interattivo come internet e losapranno usare nel modo corretto (due condi-zioni oggi ancora non raggiunte), il principio li-berale della rappresentanza politica sarà ancoravalido?

Nel momento in cui nascerà tramite inter-net una sorta di “agorà elettronica” per cui tuttiavranno la possibilità, in qualsiasi momento, suqualsiasi argomento, di intervenire direttamen-te (e in ciò ci si riallaccia ai sondaggi) su politica,economia, commercio, ecc., cosa ne sarà dellademocrazia liberale, fondata anche su equilibricomplessi e sulla ricerca di consensi mediati at-traverso il confronto delle diverse opinioni e didifferenti interessi? Perché attenzione: la rappre-sentanza serve anche in qualche modo a media-re, a far “decantare” certe situazioni. Se lasciamoche su qualsiasi cosa ci si possa pronunciare im-mediatamente, senza nessun tipo di filtro, pre-varranno le emozioni, i sentimenti, gli interessiparticolari; abbiamo un rischio di consensi in-crociati che possono generare delle situazioni pe-ricolose e tendenzialmente populiste. D’altraparte non è neppure pensabile che in futuro ilsistema di rappresentanza non venga fortemen-te influenzato dall’esistenza di questo piccolostrumento che è il computer collegato a una re-te universale.

Mi auguro che sia apparsa evidente l’impor-tanza dell’informazione nella sua funzione fon-damentale di consentire a tutti di essere in gradodi compiere le proprie scelte in maniera consa-pevole. L’informazione non sarà mai completa-mente “fai da te”; anche nell’era di internet l’in-termediazione sarà necessaria ed è lì che la de-mocrazia liberale gioca il suo futuro. Già oggi lamancanza di tempo impedisce anche ai più vo-lenterosi di leggersi dieci giornali così come intv è difficile guardarsi tutti i telegiornali, maga-ri registrandoli. C’è sempre stata una necessitàd’intermediazione, di qualcuno di cui ci si fida(ed ecco che ritorna il problema dell’affidabilitàe dell’accountability), qualcuno che dia le infor-mazioni occorrenti in un tempo relativamentebreve e in maniera facilmente accessibile.

Noi sappiamo come questo meccanismo sisvolge oggi a livello dei media tradizionali, manon sappiamo ancora come si svolgerà conquelli nuovi, che hanno un carattere molto di-verso, molto più individuale e molto più libera-le, almeno da un punto di vista teorico. Però …e con i “però” che dovrete fare i conti. L’affidabilità - e non

l’obiettività - è laprima delle regole diun’informazionecorretta, dobbiamopretenderla in unsistema liberale,perché la correttezzaè misurabile mentrel’obiettività èpuramentesoggettiva.

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X CE L’HANNO DETTO A SCUOLA (COSCIONI) - II PARTE

MARIO STADERINI

Il titolo che è stato dato al mio intervento è"Il regime dell'informazione". Partirò proprio daqui per cercare di spiegare la parola regime, ter-mine non molto usato negli ultimi anni se nondai Radicali, divenuto oggi parola persino abusa-ta.

Regime può essere inteso sia nel senso di di-sciplina, di statuto normativo, sia come assettodi potere. Nel tracciare le regole che hanno disci-plinato il sistema informativo italiano dell’ulti-mo secolo, tenterò di descrivere l’assetto di pote-re che per cinquant’anni ne ha negato l’eserciziosecondo legalità. L’avvento dei mezzi di comu-nicazione di massa e del suffragio universale(condizioni non presenti al momento dello svi-luppo delle democrazie moderne) ha reso evi-dente come nello Stato liberale di diritto a fun-zionamento democratico l’accesso dei cittadiniall’informazione, alle fonti dirette, ad una realecircolazione delle idee sia necessario e strumenta-le per l’esercizio dei diritti di libertà. A comincia-re dalla libertà di associarsi e di concorrere alla vi-ta della Polis, che trova la sua principale finalizza-zione nel diritto di voto e nel diritto ad essere elet-ti senza pregiudizio. Le scienze della comunica-zioni sono oramai concordi nell’affermare che lepriorità dell'agenda dei media influenzano lepriorità dei temi nell'agenda del pubblico: esisteinfatti un nesso di causalità, per il quale nel cor-so del tempo gli elementi posti in maggiore rilie-vo nell'agenda dei media acquisiscono la stessaimportanza anche nell'agenda del pubblico.L’opinione pubblica, dunque, non è espressa daimedia bensì da essi formata. Paradossalmente,in una democrazia il potere effettivo dei mezzi dicomunicazione di massa così come oggi li abbia-mo conosciuti è quanto di più antidemocraticopossa esservi, perché esercitato da un gruppo ri-stretto di soggetti, non scelti dai cittadini e senzasostanziali controlli sull’operato. Facciamo alloraun passo indietro, e poniamo l’attenzione sulmezzo radiotelevisivo. La televisione che abbia-mo conosciuto a partire dai primi anni del ‘900è uno strumento che consente ad una impresa,ad un editore, di comunicare in via unilateralead un pubblico di decine di milioni di personeogni giorno. Proprio per questo tutti gli ordina-menti occidentali hanno sviluppato regolamen-tazioni ed accorgimenti normativi per limitarneil potere. Oggi tra televisione satellitare, digitaleterrestre, diffusione di internet, l’intero panora-ma è cambiato. Ciò significa non solo che esisto-no più voci, ma anche che non è più possibileavere accesso a programmi in grado da soli di rag-giungere audience di decine di milioni di perso-ne (come accadeva con i quiz di Mike Buongior-no o il Portobello di Enzo Tortora che bloccava-no una nazione). Dopo questa descrizione delregime non posso che intrecciare questa mia pre-sentazione con quanto hanno fatto i Radicali eMarco Pannella nel corso dei loro 50 anni di at-tività politica.

I Radicali - avete sentito Marco Pannella nel-la sua relazione anche accennarlo e spiegarlo adesempio per quanto riguarda il referendum -hanno rappresentato costantemente degli attiva-tori di legalità. Sull’informazione in particolare:se c’è un modo (uno tra i possibili) con cui si po-trebbe descrivere l’epopea radicale di questi de-cenni, vi è proprio il corpo a corpo con il regimedell’informazione fin da subito. Tutta la storiapolitica radicale si fonda su di un’analisi unica nelpanorama italiano, avendo i Radicali e MarcoPannella capito a fondo il legame tra circolazio-ne delle idee e democrazia, e di come la legalità el’accesso alla comunicazione fossero l’elementodeterminante per superare la crisi della democra-zia stessa. L’azione radicale si è mossa sul binariodelle iniziative legali, della lotta nonviolenta. Sulprimo fronte, possiamo dire che non vi è aspet-to dell’informazione politica in Italia che non sia

stato colpito da un’azione giudiziaria radicali, co-me testimoniano i libri universitari scritti pro-prio sulla base di quei precedenti che facevanoscuola. A questo tipo di iniziativa politica, giudi-ziaria, radicale è corrisposto costantemente il ten-tativo di conquistare delle riforme per il Paese.Grave è la responsabilità della magistratura ita-liana di non aver esercitato quegli strumenti po-sti a tutela della democrazia, primo tra tutti il rea-to di attentato ai diritti civili e politici dei cittadi-

ni, da sempre esercitato invano dai radicali an-che con riferimento a chi, attraverso la (dis)in-formazione, aveva ingannato l’opinione pubbli-ca. Nella lotta per ottenere il rispetto delle regole

e l’adozione di riforme della comunicazione edell’informazione politica in Italia, i Radicali so-no stati, loro malgrado, gli unici protagonisti.

Proprio dalle denunce radicali del 1974 con-

tro il monopolio della Rai sono nate le primeaperture e la legge che introdusse il principio del-l’apertura alle diverse forze politiche e culturali econcretizzò il principio del conoscere per delibe-rare.

Le elezioni politiche del 1976, quando perla prima volta il Partito Radicale si presentò alleelezioni, furono precedute da una grande inizia-tiva nonviolenta volta ad ottenere il principio delripristino, secondo il quale il Partito Radicale,

che non era mai stato presente nelle tribune po-litiche e negli spazi della televisione di allora, aves-se la possibilità, prima delle elezioni, di presen-tarsi ai cittadini per poi magari non essere votato.

Ne conseguì, fatto storico, una tribuna poli-tica esclusivamente riservata ai Radicali e con laquale i Radicali poterono presentarsi al Paese pri-ma delle elezioni. Stesso discorso per i referen-dum: allorché si riuscì a strappare il diritto a farei referendum, iniziò la battaglia sul fronte televi-sivo per poter veder riconosciuto il diritto dei cit-tadini a conoscere le ragioni di chi aveva promos-so i referendum. Sino ad allora la Rai dava acces-so solo al Governo, che presentava la propria po-sizione a favore o contro i referendum. Persinoper ottenere che l’ordine di apparizione dei varisoggetti politici fosse effettuato con sorteggio co-sì come per la parità di condizioni tra favorevo-li e contrari, ci vollero settimane di iniziative non-violente culminate con la leggendaria tribunapolitica vista da 15 milioni di italiani in cui i Ra-dicali si presentarono imbavagliati e con cartelliche denunciavano l’illegalità della campagna re-ferendaria. Umberto Eco scrisse allora pagine si-gnificative su quello che era la comunicazionemoderna portata in politica dai Radicali e da

Marco Pannella. Peraltro, non è un caso che il re-ferendum è stato l’istituto costituzionale di de-mocrazia diretta maggiormente avversato sia inambito politico sia dalla Corte Costituzionalema anche sotto l’aspetto dell’informazione. Tra letante battaglie successive, è utile per questo ricor-dare –sempre con riferimento ai referendum-l’episodio dei fantasmi: nel 1997, a fronte di unadisinformazione sostanziale sui referendum, iRadicali si presentarono vestiti da fantasmi nelle

tribune, costretti a rendersi ridicoli per poter farconoscere la mancanza d’informazione. Sotto ilprofilo politico, di regime, il 1989 costituisce unmomento decisivo nella storia italiana e nella sto-ria soprattutto della democraticità del nostro si-stema informativo e nel nostro sistema Paese.Marco Pannella, eletto deputato, a fronte di unacampagna elettorale illegale e della compliceinerzia del Parlamento, si dimette da deputatocon questa motivazione, espressa in una letteraal Presidente della Camera Nilde Iotti:

“se manca, o sembra mancare, la violenzasquadrista, con le sue vittime e i suoi assassini, è per-ché l’assassinio dell’immagine, della verità, della tol-leranza, delle idee, delle stesse leggi e del loro fonda-mento morale, la Costituzione, lo si compie oggiogni ora, in modo più completo, più profondo, piùradicale di allora, attraverso l’opera dei mass-me-dia, in primo luogo la RAI-TV”.

In pubblico, i partiti si espressero contro ledimissioni ed a favore delle nobile motivazionidi Pannella: al momento del voto segreto, però,la maggioranza del Parlamento ratificò le dimis-sioni, fatto senza precedenti per la storia repub-blicana. Gianfranco Spadaccia dichiarò poi inParlamento che si era determinata una maggio-

L'assassinio della veritàCRONISTORIA RADICALE SU DISINFORMAZIONE E REGIME

Mario StaderiniMembro dell’Associazione Luca Coscioni, avvocato ammini-strativista esperto del settore delle telecomunicazioni e deimedia.

Prima dell’avventodelle tecnologiedigitali, il sistema deimedia dominanteera un sistemafondamentalmenteautoritario,antidemocratico,illiberale.

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XIINTERVENTI AL SEMINARIO

ranza, per di più nell’ombra, vol-ta ad accettare in Italia questo sta-to di cose cioè il fatto che l’infor-mazione potesse aver raggiuntolivelli tali da rendere non più ne-cessaria la violenza. Si consolidòallora un blocco politico, partiti-co, più o meno trasparente, più omeno trasversale in cui però que-sto sistema, questo regime di in-formazione viene accettato tolle-rato, digerito. Le lotte radicaliproseguirono, con i gravissimiscioperi della sete degli anni ‘95,‘96, ‘97 per consentire l’informa-zione sui referendum ed impedi-re quel sabotaggio dell’istituto re-ferendario definitivamente realiz-zatosi nei primi 10 anni del2000. Anni nei quali per 56 vol-te è stato accertato dalle autoritàcompetenti un ostracismo neiconfronti dei radicali, tanto che ilPresidente della Commissioneparlamentare di vigilanza affer-mò l’esistenza di un genocidiopolitico-culturale in corso.

La cancellazione dei Radica-li dalla televisione è un danno peril 100% dei cittadini in quantoquel soggetto politico e quellatradizione culturale è portatricedi una serie di tematiche e di lot-te che, essendo escluse dalla tele-visione e dalla circolazione diidee, non solo non avranno piùdiritto di rappresentazione manemmeno la possibilità di com-petere con le altre idee. I Radica-li incarnano sul proprio corpo - enon è un caso che proprio attra-verso il corpo con gli scioperi del-la fame e la nonviolenza hannocercato sempre di darne eviden-za - proprio quella che è la crisidella democrazia in Italia e, più ingenere, nel mondo, offrendo alcontempo gli strumenti per superarla. Non è uncaso che proprio grazie ad un’idea radicale e diMarco Pannella dal finire degli anni Settanta esi-ste il primo centro di monitoraggio della televi-sione: si afferma il principio che le democrazie sidevono automonitorare per evitare di perdere leconquiste acquisite. La democrazia come un va-gito della storia. Con le elezioni europee del1999, ovvero un anno dopo la denuncia del ge-nocidio politico e culturale, i Radicali (era coor-dinatore di quel gruppo il giovanissimo MarcoCappato) decidono di vendere il loro patrimo-nio per letteralmente comprarsi l’informazionecui avevano diritto ma che gli era negata. La ven-dita di Radio Radicale 2, di Agorà (il primo in-ternet provider italiano), del 40% di Radio Radi-cale, permette di recuperare 50 miliardi di lire dainvestire in spot elettorali che consentono agli ita-liani, finalmente di conoscere idee e posizionidella Lista Bonino. Risultato, l’8,5% nazionale.Un’efficace incursione partigiana nel regime del-l’informazione partitocratica, aveva così confer-mato quanto era stato detto per anni: ricerchedegli anni Settanta dimostravano che non piùdel 15%, 20% degli italiani, quando andava avotare, era a conoscenza dell’esistenza di una listaradicale sulla scheda elettorale. Si prendeva al-l’epoca 1,5%, 2%, 3%. Nel momento in cui si èinvestito e si è potuto, tramite quegli spot, passa-re da un 20% di italiani informati probabilmen-te ad un 80% è accaduto che il risultato elettora-le si è moltiplicato per quattro, cioè a dimostra-zione del fatto che la percentuale di quelli che tivotano, tra quelli che sanno che tu esisti e che seipresente alle elezioni, erano praticamente identi-che negli anni Settanta come nel 1999. La diffe-renza stava in quante persone erano state infor-mate … con un particolare però: che furono in-formate pagando del danaro.

La situazione attuale è differente ed ancorpiù grave perché minori le possibilità di sorpren-dere il regime. Quando i Radicali riuscivano, ne-gli anni Settanta, ad ottenere un minuto sulle tri-bune politiche era un minuto in cui parlavano a17/18 milioni di persone. Oggi si è arrivati ad

una ‘diluizione’ dell’audience per cui le principa-li trasmissioni di approfondimento politico van-no dai 2 ai 4 milioni. Questo vuol dire che nonc’è più la possibilità di creare l’evento che permet-ta di comunicare a tante persone rompendo ilmuro del controllo. Attraverso l’agenda setting ela scelta dell’antagonista ufficiale, gli spazi di cir-colazione delle idee si sono ulteriormente ridot-ti. Parlare per decine di volte dell’omicidio di Co-gne rende molto probabile che al bar o nelle ce-ne private si discuta di quello più che di altro.Non parlare di mal funzionamento della giusti-zia, e dunque escludere anche quei partiti e leaderche comunque ne parlerebbero, impedisce aquel tema di divenire centrale per l’opinionepubblica. Parimenti, si può scegliere l’antagoni-sta di regime sovradimensionando la sua presen-za in video, come accaduto per anni a Bossi, Ber-tinotti, Di Pietro. Ancora oggi, infatti, un 20%di popolazione determina le sue scelte di voto so-lo con la televisione, mentre un altro 50% ne èmolto influenzato. Un altro esempio del poteredella televisione di circoscrivere l’ambito di di-scussione pubblica lo abbiamo avuto con il temadella sicurezza. Uno studio del Centro d’ascoltodell’informazione radiotelevisiva ha dimostratocome nei due anni precedenti le elezioni politi-che del 2008 i telegiornali, in particolare quelliorientati verso il centrodestra, abbiano cresciutolo spazio dedicato a fatti di cronaca nera, aumen-tando la percezione di insicurezza dei cittadini.Sono nati così gli “spin doctor”, ovvero gli specia-listi delle tecniche con le quali spostare l’atten-zione mediatica su altri temi in modo che non sidiscuta di un tema che invece è molto importan-te e magari è negativo per chi sta in quel momen-to al governo o per un determinato gruppo dipotere. Prima, ed è qui che torniamo all’esem-pio della violenza, del fascismo e di come ci siauna continuità con quel periodo, prima per po-ter spostare l’attenzione dell’opinione pubblicada alcuni argomenti si mettevano le bombe - co-sì accadeva negli anni Settanta - la famosa strate-gia del terrore e tutto quanto. Oggi magari è suf-ficiente sfruttare il caso Cogne o un incidente de-

gli ultras allo stadio per tenere 6 o 7 giorni quel-la notizia come il centro dell’opinione pubblica emagari sull’onda di quell’emergenza creare dellenorme che non servono a nulla ma riducono legaranzie per tutti ed aumentano la spesa pubbli-ca. Il dibattito intorno alla nuova legge elettora-le per le Europee 2009 ci offre l’opportunità diconfrontare le diverse visioni in campo: da unaparte coloro che credono che la democraticitàdella legge dipenda dalla soglia di sbarramento(chi il 3%, chi il 4% etc); dall’altra i Radicali cheritengono che lo sbarramento vero sia quello del-l’accesso alla comunicazione. Nessun timore,dunque, per uno sbarramento anche del 5%, acondizione però che sia garantita la parità di con-dizioni nel comunicare agli italiani. Questa se-conda visione del problema, ad oggi, non è statoneanche possibile farla conoscere. La domanda a

questo punto diventa: esistono degli anticorpi?Di sicuro il regime dell’informazione ha trovatoin questi anni degli anticorpi alle lotte radicali. Sipensi a quanto affermato da Bruno Vespa, cheha ricordato come quando, facendo la scuolagiornalisti RAI, gli si disse subito di una regola:Pannella mai in diretta, perché non era control-labile quello che avrebbe detto, e quindi l’effettosull’opinione pubblica. La diluizione dell’au-dience, d’altra parte, ha limitato la forza dellanonviolenza o delle iniziative in grado di creareun evento.

Il progresso tecnologico ci offre oggi la pos-sibilità di recuperare quel deficit di democratici-tà che i mezzi di comunicazione di massa tradi-zionali portano con sé. Non tanto la moltiplica-zione di canali, che se ricondotti ad un unico edi-tore non aggiungono molto in termini di plura-lismo, quanto la possibilità di accedere diretta-mente alle fonti di informazione. Il vero proble-ma, il vero futuro nella lotta per far sì che la cir-colazione delle idee possa effettivamente essereelemento determinante per un voto libero e de-mocratico, è quello dell’accesso alle reti senza in-termediazione. Non è un caso che i Radicali, ol-tre a fare i cani da guardia delle regole e dei vari sa-trapi dell’informazione, hanno creato Radio Ra-dicale, una università popolare che da accesso al-le fonti senza filtri ne mediazioni, ed è interatti-va grazie alle telefonate degli ascoltatori; stru-mento oggi potenziato da www.radioradicale.it,il sito italiano con il più vasto archivio sonoro evisivo della politica degli ultimi 30 anni. La de-mocrazia, dunque, è qualcosa che deve costan-temente essere conquistata e, concetto non an-cora maggioritario, automonitorata. Una pro-spettiva politica che si intreccia con l’ambiziosoobiettivo posto dal Partito radicale nonviolentotransnazionale: l’istituzione di una organizzazio-ne mondiale delle democrazie e della democra-zia, per evitare che l’immaginario collettivo per-da definitivamente la fiducia del meccanismoche più di tutti si è rivelato capace di assicurare ilmassimo grado di libertà per tutti.

Ancora oggi un 20%di popolazionedetermina le suescelte di voto solocon la televisione,mentre un altro 50%ne è moltoinfluenzato.

BanksyLe immagini che accom-pagnano la lettura di que-sto inserto sono di unwriter inglese, uno deimaggiori esponenti dellastreet art: Banksy. Le sueopere sono spesso a sfon-do satirico e riguardanoargomenti come la politi-ca, la cultura e l'etica. Isuoi graffiti, fatti con unatecnica di disegno distin-tiva e particolare, sonoapparsi a Londra e inmolte città del mondo.

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CiaoMauriana

Se ne è andata mentre stava lavorando alcomputer alla sua ultima iniziativa, il Festivalper la libertà di ricerca organizzato con laCellula Coscioni di Pisa di cui eracoordinatrice. Aveva solo 25 anni. Si erasposata due mesi fa con Luca Nicotra.

Insieme hanno partecipato alcuni giorni dopo il loromatrimonio alla Scuola Estiva Luca Coscioni. Mauriana eLuca avevano portato all'attenzione nazionale il caso della

pillola del giorno dopo, esploso a Pisa, testimoniandodirettamente come loro stessi erano stati protagonisti di unepisodio in cui il farmaco Norlevo era stato loro negato. Anovembre, al congresso di Radicali Italiani a Chianciano, nellasala in cui ciascun partecipante si faceva ritrarre con un cartellosul perché fosse radicale, è stata scattata questa foto in cuiMauriana e Luca ricordavano il loro impegno sulla pillola delgiorno dopo. La sua forza e la sua contagiosa serenità chepassavano attraverso il suo sorriso non li dimenticheremo, mai.

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GIANFRANCO CERCONE

Sul film “Mamma mia!” – traspo-sizione di un musical teatrale cheha retto il cartellone per anni aBroadway e a Londra – circola, aquanto pare, tra certi spettatori laseguente riserva critica: MerylStreep (l’attrice protagonista), al-la sua età, non dovrebbe più bal-lare e cantare. E’ un argomentoche può oscillare tra la riprova-zione moralistica e il senso di unatrasgressione al galateo; oppure,in un ambito artistico, può signi-ficare: è inverosimile che unadonna sui sessant’anni balli contanta energia e tanta scioltezza, esenza che le venga mai l’affanno.Poiché qui m’interessa l’arte, enon la morale o il galateo, mi oc-cuperò soltanto di quest’ultimaconsiderazione, controbattendoche: Sarà forse inverosimile cheuna donna di quell’età canti eballi così bene, ma è VERO. MerylStreep non è un effetto speciale.Ed è un’interprete di eccezionalesensibilità del personaggio e del-le canzoni che le sono affidate. Eancora sull’inverosimiglianza. Si-gnori, a parte Meryl Streep, è for-se verosimile che una piccola fol-la di personaggi passi le giornatecantando e ballando: quandoprendono il sole sulla spiaggia,quando camminano per strada,o anche quando parlano a tu per

tu con la persona amata? Certa-mente no. Ma “Mamma mia!” èun musical. E la verità del musi-cal non coincide con la verosimi-glianza della vita quotidiana. E’ laverità del sentimento. E un senti-mento che afferma e fa trionfarele sue insopprimibili esigenze, lesue più intime aspirazioni, con-tro i mille ostacoli della realtàesterna. Di qui, quel clima di eu-foria festosa, che si ritrova spesso(non sempre) nei film del genere.E’ comunque il caso di “Mammamia!”. In un’isola greca, alla vigiliadelle sue nozze, una ragazza, cre-sciuta da sola dalla madre, invitaalla festa tre uomini: sperando discoprire finalmente quale dei tresia suo padre. Ma capiamo prestoche la ricerca del padre non è ilcentro del racconto; ma poco piùche un pretesto per far incontrarela madre della ragazza con treamanti di gioventù. La madre (in-terpretata appunto da MerylStreep), sopraffatta dalle difficol-tà pratiche (ha dovuto tirare su dasola la figlia e allo stesso tempogestire un piccolo albergo); ama-reggiata da una storia d’amore fi-nita male; adeguatasi all’idea diavere ormai una certa età, ha ri-nunciato all’amore. Ora, questitre incontri di fiamma (“Mammamia!” è la canzone che esprimecon precisione ed efficacia la me-raviglia e il batticuore che le pro-

vocano), risvegliano un erosmortificato e seppellito, anchesull’onda di allegria e di sensuali-tà suscitata dalla coppia dei gio-vani sposi. Un risveglio (che inve-ste la madre, ma anche tutti gli in-vitati al matrimonio) che, come èprevedibile, porta scompigli: ilmatrimonio previsto salta peraria, e al suo posto se ne improv-visa un altro; la ragazza si liberadall’ossessione di ritrovare il pa-dre; i tre possibili padri trovanoognuno una nuova compagna(uno dei tre, in verità, un compa-gno greco). Insomma: i balli e icanti di Meryl Streep, che sono,insieme agli altri, le immagini diquesta “reviviscenza” interiore,sono ampiamente giustificati, sece ne fosse bisogno, dal tema delfilm. “Mamma mia!” è allora ungrande musical, all’altezza dei

classici del genere? Probabilmen-te no. Nella prima parte, ad esem-pio, l’euforia (ancora poco giusti-ficata dagli avvenimenti) mi èsembra sforzata, come quando,

in una festa, si ride e si scherzatroppo, con l’ansia di dimostrareun divertimento che non c’è.

www.lucacoscioni.it/tag/cinema

Libero amore in Grecia

AL CINEMA UN FILM DI PHYLLIDA LLOYD

Torna il musical “Mamma mia!”. Storia di Sophieche cerca il padre mai conosciuto.

STORIE

11CINEMA E REALTÀ

Dalla moglie alla badante(sogni erotici permettendo)

SEVERINO MINGRONI*[email protected]

Rosalba, la moglie di un lockedin abruzzese diVasto con prole -tutti e due miei coetanei-, po-chi giorni fa, per telefono, ha riferito alla mia ge-nitrice di essere scoraggiata perché, deve farequasi tutto lei per il marito, e con i soldi della fa-miglia. Sì, molti nostri politici, sono troppo par-simoniosi, restii nel darci fondi e assistenzaqualificata, opportuna e regolare. Salvo poi usa-re la parola "Vita" come uno slogan e, magari,portando qualche bottiglia d'acqua, nei pressidi una chiesa, per Eluana Englaro. Mi si dirà: Se-verino, adesso, c'è una crisi economica mon-diale. Secondo me - e non solo per il sottoscrit-to -, è più una questione di una mentalità inesi-stente di assicurare una Vita dignitosa al disabi-le che di crisi economica mondiale attuale. In-somma, se avessi una moglie - miei sogni eroti-ci a parte -, sarei per lei un’autentica e pesantepalla al piede, soprattutto in Italia. Pensando ciò- ed altro: ad esempio, mia madre che invec-chia, il computer che si riavvia spesso -, sonocaduto in una forte depressione. Tale forte de-pressione, conseguenza dei precedenti pensie-

ri, mi è venuta sabato pomeriggio scorso - 1 no-vembre -, ma da ieri essa è aumentata notevol-mente: infatti, la sera stessa di sabato scorso,mamma ha mostrato tutti i suoi 74 anni con sa-lute cagionevole - ad esempio, diabete e osteo-porosi -. Ecco i fatti: io ero da poco a letto, quan-do ho sentito qualche cosa cadere in cucina, do-ve lei trafficava; volevo sapere cosa fosse succes-so, ma, mia madre, non mi ha detto niente. An-zi, mezzora dopo, è venuta da me e mi ha chie-sto se mi serviva nulla. Tuttavia, ieri pomeriggio,Gianna e Gianni, sono venuti e hanno accom-pagnato mamma al Pronto Soccorso dell'ospe-dale: infatti, il trambusto in cucina della seraprima, era stato causato da un pentolino d'ac-qua calda caduto e rovesciatosi sulla cavigliadella genitrice che voleva, invece, usare un po'd'acqua calda per pulire il congelatore. Al mo-mento, mamma ha pensato a una piccola scot-tatura che ha medicato e fasciato da sé, non di-cendo niente a nessuno. Però, l'indomani po-meriggio, ha notato dell'acqua sulla fasciatura:quindi, ieri pomeriggio, ha dovuto per forzachiamare Gianni e Gianna per andare al ProntoSoccorso. Diagnosi: scottature di primo e se-condo grado; e occorrono altre due medicazio-ni, e antibiotici. Morale, Gianna e Gianni le han-no ripetuto: "Mamma, almeno il pomeriggio, tiserve una BADANTE che ti faccia i lavori più pe-santi e guardi Severino. Tu devi riposare, se vuoidurare di più". Questa volta, sembra proprioche mamma si sia convinta: forse, prossima-mente, avremo una badante dalle 14 alle 20. Eio, questa notte: avremo una estranea in casa!Sarà una persona onesta e tranquilla e quantovorrà? Ho desiderato ancora di più morire e nonvedere l'alba: anche perché, sicuramente, ho al-tri due denti anteriori da estrarre. E invece. Inve-ce eccomi qui ad angosciarvi con questo scritto.Naturalmente, badante e dentista, saranno acarico della nostra famiglia, cioè di mia madresoprattutto, come quasi sempre. Che vita mi-serrima la mia, altro che i sogni erotici del sot-toscritto.

* Severino è locked-in e Consigliere generale del-l'Associazione

Metterci la firmaALESSANDRO FREZZATO MARCO PERDUCA

Ancora oggi nel 2008 i cittadini e le cittadine colpiteda handicap motori impossibilitati completamenteall'uso delle mani, non hanno il diritto di accedere apratiche di tipo pubblico e/o amministrativo, checonseguentemente necessitano della firma diproprio pugno, come ad esempio l'intestazione diun immobile, un contratto di locazione, etc. Questoa causa del fatto che attualmente non esistonosoluzioni alternative accettabili sul piano giuridicoalla normale sottoscrizione. Tale grave carenzalegislativa, riconosciuta dal Cnipa (Centro Nazionaleper l'Informatica nella Pubblica Amministrazione) èintollerabile per un paese come il nostro, che haanche firmato lo scorso anno la nota ConvenzioneOnu sui diritti dei disabili. Documento che per laprima volta sancisce la situazione handicap non piùsolo come condizione sanitaria ma bensì comefenomeno di esclusione sociale, indicando, pertanto,sistemi e metodiche per fronteggiarla. Per questeragioni abbiamo chiesto al Governo, attraversoun'interrogazione parlamentare rivolta al Ministroper la Funzione Pubblica "Renato Brunetta", qualiiniziative intende perseguire e con quali tempi perfronteggiare questo ostacolo burocratico con il qualedevono fare i conti questi nostri cittadini.

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GIANNI BALDINI

PREMESSA - Anni di passione quelliche stiamo vivendo per la legge sulla fe-condazione assistita. Le pronunce delleCorti stanno profondamente incidendosui contenuti della legge nel tentativo, for-se impossibile, di renderla compatibilecon regole, principi e valori del nostro si-stema giuridico.Punto di partenza ineludibile per avviareuna riflessione seria e non ideologica sulpunto è la qualificazione e la collocazionenel sistema della facoltà procreativa indi-viduale. Ove la medesima, come si evinceda numerose leggi, pronunce della giuri-sprudenza (da ultimo si veda la Sentenzadella Corte cost. n. 332/00), autorevoli in-terventi della quasi totalità della dottrina,deve essere considerata come l’oggetto diun diritto fondamentale della persona, at-tinente la sfera personalissima della stes-sa, e come tale intangibile e sottratta aqualsiasi etero-ingerenza, la scelta sull’an,sul quantum e oggi anche sul quomodoprocreare non potranno che essereespressione dell’autonomia individuale edi coppia. Ciò non significa affermare chesiamo in presenza di un diritto assoluto eincomprimibile bensì che eventuali limi-tazioni possono operare solo in presenzadi interessi costituzionalmente pari ordi-nati. Nel caso di specie due sono le posi-zioni che si confrontano: quella della ma-dre e quella del nascituro (espressione chedescrive la condizione dalla fase embrio-nale a quella dell’individuo di nove mesi).Non da oggi la Corte Costituzionale hariassunto e definito i termini del proble-ma a partire dalla storica sentenza n.27/75 con la quale solennemente venivaaffermato e poi sempre ribadito che “puressendo il concepito oggetto di tutela exart. 2 Cost. non esiste equivalenza fra il di-ritto non solo alla vita ma anche alla salu-te proprio di chi é già persona, come lamadre, e la salvaguardia dell'embrioneche persona deve ancora diventare”.E dunque è sulla base di tale principio chetutto il sistema si è strutturato e organiz-zato stabilendo spazi di libertà e limiti al-l’esercizio della facoltà procreativa. Dallalegge sui consultori familiari a quella sul-l’interruzione di gravidanza, il legislatoreha offerto una regolamentazione dellamateria coerente con tale fondamentaleprincipio. Di questo assetto di interessigiuridicamente tutelato la legge 40 rap-presenta uno “strappo”, “una ferita” checome spesso accade in Italia la giurispru-denza in adempimento del ruolo costitu-zionalmente alla medesima assegnato, di-rei talvolta suo malgrado, sta faticosa-mente “riparando” e “curando”. È in taleottica che, a mio avviso, vanno lette lemolteplici pronunce delle corti di meritoche nell’ultimo biennio sono ripetuta-mente intervenute in questa delicata ma-teria.

IL CASO TIPO- Una coppia sterile e por-tatrice di patologia genetica grave e tra-smissibile si rivolge al giudice per chiede-re, in un quadro d’incertezza normativa,di pronunciarsi sull’ammissibilità delladiagnosi genetica di pre-impianto (esclu-sa dalla legge 40 solo in caso di finalità eu-genetica. Ma cosa significa eugenetica?Anche eliminare una malattia?). Chiedeinoltre l’adeguamento del protocollo te-rapeutico di procreazione medicalmenteassistita (la legge prevede tassativamenteche al massimo possono essere prodottitre embrioni e che devono essere impian-tati contemporaneamente senza eccezio-ne alcuna) alle esigenze della coppia por-tatrice di patologie genetiche trasmissibi-li che per avere le medesime aspettative digravidanza di coppie solo sterili dovràprodurre almeno sei embrioni. Chiedeancora di poter superare il divieto di crio-conservazione degli embrioni eventual-

mente residuati (atto anche questo vieta-to espressamente dalla legge). Infine chie-de al giudice di volersi pronunciare rispet-to al suo diritto di revocare il consenso altrattamento di PMA in qualsiasi momen-to. Il giudice ritiene del tutto fondate le ri-chieste della coppia e: in relazione alladiagnosi genetica di pre-impianto attra-verso una interpretazione costituzional-mente orientata della legge ritiene am-missibile la PDG e disapplica le Linee Gui-da del 21 luglio 2004 (Trib. Cagliari 26 set-tembre 2007; Trib di Firenze 17 dicembre2007); a fronte della esplicita tassatività edinderogabilità delle disposizioni di leggenell’impossibilità di una interpretazionediversa da quella letterale, per ciò che at-tiene numero massimo di embrioni pro-ducibili, obbligo di contemporaneo im-pianto e divieto di crioconservazione; ir-revocabilità del consenso al trattamento,sospende il processo e rimette gli atti allacorte costituzionale (TAR Lazio 23 genna-io 2008; Tribunale di Firenze: ord. 16 luglio2008 e ord. 26 agosto 2008).

I PROBLEMI AFFRONTATI DALLECORTI - Le pronunce dei giudici di meri-to su controversie inerenti la legge 40 sicontano sulle dita di una mano e vertonotutte su alcune questioni fondamentali ericorrenti : l’ammissibilità della diagnosigenetica di preimpianto; la legittimità del-la previsione inerente la possibilità di pro-duzione di massimo tre embrioni per ci-clo di PMA, l’obbligo del loro contempo-raneo impianto e il divieto di crioconser-vazione; l’irrevocabilità del consenso pre-stato dalla donna dopo la fecondazionedell’ovocita. Su tali questioni si sono pro-nunciati i Tribunali di Catania (3 maggio2004), Cagliari (ord. del 5 e 29 giugno 2005;del 16 luglio 2005; del 26 settembre 2007),Firenze (ord. 17 dicembre 2007; del 16 lu-glio 2008; del 26 agosto 2008) nonché ilTAR Lazio (7 aprile e 23 maggio 2005; 31ottobre 2007; 23 gennaio 2008). In tutti icasi, con esclusione del Tribunale di Cata-nia, il giudizio delle corti sulla legge 40/04è stato, per usare un eufemismo, molto se-vero. Il ragionamento svolto, in tutti i casiprende avvio dal riconoscimento della vi-genza e della fondatezza nell’ordinamen-to italiano dei diritti asseriti dai ricorrenti:a) preminente tutela diritto salute delladonna; b) tutela diritto all’informazionenel trattamento sanitario; c) tutela del di-ritto alla procreazione cosciente e respon-sabile; d) revocabilità del consenso del pa-ziente in qualsiasi trattamento sanitario Da ciò è derivato che il divieto della dia-gnosi genetica di preimpianto espressa-mente stabilito dalle Linee Guida Ministe-riali del 21 luglio 2004 è illegittimo e per-tanto il relativo provvedimento va annul-lato. Più precisamente secondo le Corti: 1.In forza di una interpretazione sistemati-ca e costituzionalmente orientata della L.40 emerge che il divieto di PDG non esisteessendo stato posto illegittimamente dal-le sole linee guida del 2004 che vanno per-tanto disapplicate perché contra legem: a)L. 20 marzo 1865 n. 2248 all. E *+ L. n. 145del 2001 ratifica Conv. Oviedo; b) violazio-ne gerarchia delle fonti (L. 4000/88); c)violazione principio di tassatività del pre-cetto penale rif. previsto dall’art. 13 l.40/04); 2. Il Centro medico deve procede-re alla PMA previa esecuzione della PDG;3. Il Centro medico deve trasferire solo gliembrioni sani e crioconservare quelli ma-lati sino al giudizio di merito (in contrastocon quanto previsto dall’art. 14 c. 1 L.40/04);4. Il Centro deve eseguire il trattamento diPMA (numero di embrioni da produrre edeventuale crioconservazione; numero diembrioni da trasferire, oggi stabiliti tassa-tivamente dall’art. 14 c. 2 L. 40/04), secon-do le migliori regole della scienza in rela-zione alla salute della madre (e non delnascituro ex art. 13 c. 2 L. 40/04).

Questo è, in estrema sintesi, la sostanzadelle argomentazioni e delle decisionidelle Corti di merito (Trib. Cagliari 26 set-tembre 2007; Trib di Firenze 17 dicembre2007), che hanno poi portato il TAR del La-zio a disapplicare le Linee Guida con va-lore erga omnes (TAR Lazio 23 gennaio2008).Un secondo blocco di decisioni attiene ilrinvio di norme fondamentali della legge40/04 (art. 14 e 6) alla Corte Costituziona-le per manifesta incostituzionalità dellestesse. Secondo il TAR del Lazio (TAR Lazio 23gennaio 2008) e il Tribunale di Firenze(ord. 16 luglio 2008; ord. 26 agosto 2008):1. l’assetto normativo e terapeutico volu-to dalla legge 40/04 (art. 14 c. 1 e 2) nelcreare un potenziale grave nocumentoper la salute della donna non garantisceneppure il fine che si propone di persegui-re offrendo soluzioni contraddittorie enon ottimali; 2 la previsione sul numeromassimo di embrioni producibili e l’ob-bligo del contemporaneo impianto è co-stituzionalmente illegittimo per contrastocon gli artt. 3 e 32 cost.; 3 è inammissibilela previsione sulla irrevocabilità del con-senso del paziente al trattamento sanita-rio di PMA secondo un protocollo tera-peutico unico per contrasto con l’art. 32cost. 2° comma.

IL PUNTO DI VISTA DEL GIURISTA -Gli esiti cui le Corti pervengono ci trovanodel tutto concordi. In punto di PDG ci si li-mita a osservare come da nessuna partedella legge 40 è possibile ricavare unespresso divieto alla PDG. È l’ipotesi in cuitale indagine sia utilizzata per finalità eu-genetiche a non essere consentito. Nonanche il caso in cui in esecuzione delcomma 3 dell’art. 6 “La volontà può esse-re revocata da ciascuno dei soggetti indi-cati dal presente comma fino al momentodella fecondazione dell'ovulo”. Vietare ta-le esame contrasta con i principi fonda-mentali di procreazione cosciente e re-sponsabile e consenso informato nel trat-tamento sanitario. Inoltre introdurrebbeun ingiusta disparità di trattamento con

12DI FRONTE LACOSTITUZIONE

LEGGE 40

È già iniziato il conto

alla rovescia sulla Legge 40?

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altre indagini prenatali riguardanti il fetocome l’amniocentesi e la villocentesi. Cor-rettamente il Giudice attraverso una inter-pretazione costituzionalmente orientatadella legge 40/04 ha ritenuto tale divietoassente e ha conseguentemente disappli-cato le Linee Guida 21 luglio 2004. In forza di tali assorbenti ragioni, del tuttocoerentemente il giudice ha dovuto pureintervenire sulla norma che stabilisce il di-vieto di crioconservazione ex art. 14 c. 1prevedendosi tale possibilità per gli em-brioni che dovessero risultare affetti dallapatologia genetica; inoltre, ma la puntua-lizzazione non è di poco conto, il Tribuna-le stabilisce che il Centro medico deve ese-guire il trattamento di PMA (stimolazione;numero di embrioni da produrre ed even-tuale crioconservazione; numero di em-brioni da trasferire, (ex art. 14 c. 2 massimo3, n.d.r.)) secondo le migliori regole dellascienza in relazione alla salute della madre,ristabilisce la gerarchia degli interessi e deivalori tra madre e concepito prevista dallaCorte Costituzionale a partire dalla senten-za n. 27/75 e recepita dalla stessa L. 194/78,sovvertendo di fatto il differente ordine ditutela previsto in tal senso dalla legge40/04 (sul quale v. espressamente art. 13 c.2 che subordina ogni ricerca clinica e/osperimentale sull’embrione alla condizio-ne che “si perseguano finalità esclusiva-mente terapeutiche e diagnostiche ad essacollegate volte alla tutela della salute e allosviluppo dell'embrione stesso, e qualoranon siano disponibili metodologie alter-native”). Ciò in altri termini significa che èil medico - e non la legge come è stato finoad ora (art 14 c. 2) - che deve decidere sulnumero degli embrioni da produrre e tra-sferire. Prevedendosi inoltre che ciò deveavvenire, tenendo conto delle esigenze edei rischi del caso concreto, avuto esclusi-vo riguardo alla salute della madre (e nondel nascituro come invece espressamenteprevisto ex art. 13 c. 2). È evidente come ciòrappresenti un vulnus al cuore stesso del-la L. 40/04 impostata su una prevalenzadegli interessi alla salute e allo sviluppo delconcepito rispetto a quelli della madre. Per quanto concerne le remissioni di co-

stituzionalità, come sopra già in parte ac-cennato, esse appaiono fondate su dueassunti principali: 1) l’assetto normativo e terapeutico volu-to dalla legge 40/04 (art. 14 c. 1 e 2 obbli-ghi tassativi di produrre max 3 embrioni,di contemporaneo impianto, impossibi-lità di adeguare il trattamento alle esigen-ze del caso concreto, divieto di criocon-servazione) crea grave nocumento alla sa-lute della donna e non garantisce il fineche la stessa si propone di perseguire of-frendo soluzioni contraddittorie e non ot-timali. In contrasto con la salute delladonna perché attese le ridotte aspettativedi gravidanza, essa dovrà sottoporsi a sti-molazioni ovariche plurime con tutti i ri-schi di gravi patologie fisiche e psichicheche alle medesime si riconducono. Inol-tre vi è l’incremento del rischio di gravi-danze plurigemellari estremamente peri-colose per la salute della gestante. Il bilan-ciamento di interessi fra madre e conce-pito non può avvenire in contrasto conquanto stabilito dalla Corte nella senten-za 27/1975 sulla prevalenza dell’interessedella persona vivente.Il giudice ritiene fondato non solo il con-trasto con l’art. 32 Cost ma anche con l’art.3 Cost per manifesta irragionevolezza diuna previsione che stabilendo un model-lo terapeutico unico valido per tutte le si-tuazioni concrete che si presenteranno al-l’attenzione dei medici, comporta oblite-rare completamente quelle che sono leacquisizioni scientifiche sui molteplicifattori incidenti sottraendo al medicoquella necessaria discrezionalità tecnicanel caso concreto. Così mentre nel restod’Europa le aspettative di gravidanza sfio-rano il 30% in Italia sono passate dal 25%del 2003 al 21% nel 2006: sono aumentatiil numero di parti gemellari ed è diminui-to il numero di bambini nati da PMA (da-ti contenuti nella Relazione Ministro del-la Sanità al Parlamento del 20 luglio 2007).Ciò è dichiaratamente in contrasto anchecol fine di cui all’art. 1 della legge 40/04:cura della sterilità. Dunque viene rimessaalla Corte costituzionale la disposizione dicui all’art. 14 inerente numero di embrio-ni, obbligo del contemporaneo impiantoe divieto di crioconservazione.2) la previsione della irrevocabilità delconsenso del paziente dopo la feconda-zione dell’ovulo (art. 6 3° comma L. 40/04)configura una ipotesi di trattamento se-condo un protocollo sanitario astratto,unico e non configurato sulle necessità dicura della singola persona. In assenza deipresupposti del TSO (tutela della saluteindividuale e collettiva) si realizza perquesta via una coazione alla cura (?) deltutto inammissibile. Dunque viene rimessa alla Corte costitu-zionale la disposizione di cui all’art. 6 nel-la parte in cui non consente la revocabili-tà del consenso dopo la fecondazione del-l’ovulo. Conclusivamente non può nonosservarsi che se la Corte Costituzionalerimarrà coerente con tutte le decisioni si-no ad oggi il conto alla rovescia per la leg-ge potrebbe essere veramente iniziato.

COMMENTO - Da quanto precede deri-va che il Giudice facendo proprie le istan-ze dei ricorrenti, ritenuta la impossibilitàdi interpretare di-versamente le pre-visioni normative dicui all’art. 14 e 6 L.40, sospende il pro-cesso e rimette gliatti alla Corte Costi-tuzionale invocan-do il giudizio suquattro questioniche rappresentanoil ‘cuore’ della legge.In primo luogo l’art.14 viene chiamatoin causa nella parte

in cui prefigura un modello terapeuticounico non configurato sulle necessità dicura della singola persona, insensibile al-le esigenze del caso concreto e ai molte-plici fattori causativi della sterilità dellacoppia in concreto così come insensibilealle acquisizioni medico scientifiche, chetoglie al medico quella necessaria discre-zionalità tecnica di valutare la soluzioneottimale rispetto all’interesse alla salutedel paziente. Si tratta dunque di restituireal medico la discrezionalità tecnica di va-lutare la molteplicità dei fattori causatividella patologia e di scegliere la soluzioneterapeutica più idonea a raggiungerel’obiettivo del superamento dello stato diinfertilità. Né a ciò può obiettarsi che que-sto sarebbe in contrasto con gli interessidel concepito atteso che in caso di conflit-to “non vi può essere equivalenza tra inte-resse alla salute di una persona, la madree interesse alla salute di chi persona deveancora diventare” (Corte Cost. sent.27/75). Da ciò deriva la rimessione alla Su-prema Corte non solo del protocollo sani-tario impostato sul modello unico - digran lunga la previsione più assurda ditutta la legge - ma anche delle disposizio-ni collegate quali il divieto di crioconser-vazione degli embrioni soprannumerari el’irrevocabilità del consenso al trattamen-to sanitario di PMA dopo la fecondazionedell’ovocita di cui all’art. 6, 3° comma L.40/04.La differenza rispetto all’ordinanza di ri-messione alla Corte del TAR Lazio del feb-braio 2008 (n. 398/08) è che essa con ana-loghe motivazioni sollevava la questionedi legittimità costituzionale del protocol-lo sanitario, nella parte in cui si prevedonosempre e comunque la possibilità di pro-durre massimo 3 embrioni. Qui il Giudiceva oltre chiedendo alla Corte di voler va-lutare la legittimità oltre che di una previ-sione tassativa circa il n° predeterminatodegli embrioni producibili l’obbligatorie-tà del contemporaneo impianto dei me-desimi, il divieto di crioconservazione, ildivieto per il medico di adottare diversesoluzioni terapeutiche nel caso concreto.A ciò si aggiunge l’autonomo rilievo sullalegittimità del divieto alla revoca del con-senso al trattamento sanitario da partedel paziente in assenza delle condizionilegittimanti il trattamento sanitario ob-bligatorio (TSO) consentito dal 2° com-ma dell’art. 32. Il trattamento sanitario diPMA costituirebbe sul punto la prima de-roga conosciuta nell’ordinamento preve-dendosi una coazione alla cura secondoun protocollo sanitario unico del tuttoinammissibile perché all’evidenza lesivodel diritto all’autodeterminazione e allalibertà personale.Una sonora bocciatura della legge cheviene rinviata in tutti i suoi punti più con-troversi alla Corte Costituzionale a cuipassa la “patata bollette” di decidere se leparti più importanti della legge 40 sonoo meno in contrasto con le previsionidella carta Costituzionale. Se l’orienta-mento della Suprema Corte si manterràcoerente con tutte le pronunce prece-denti, il conto alla rovescia per la leggepotrebbe essere più che una semplicesperanza.

LEGGE 40

13DI FRONTE LACOSTITUZIONE

iniziato conto rovescia Legge 40?

@pprofondisciNel prossimo numero uno speciale sulla fecondazione as-sistita con interventi di esperti di fecondazione assistita(Dott.ssa Anna Pia Ferraretti, Prof. Carlo Flamigni, Prof.Luca Gianaroli, Dott.ssa Cristina Magli) e di giuristi e av-vocati (Avv. Ileana Alesso, Avv. Gian Domenico Caiazza,Avv. Massimo Clara, Avv. Maria Paola Costantini, prof. Ma-rilisa D'Amico, Avv. Filomena Gallo, Dott.ssa Cristina Ma-gli, Avv. Sebastiano Papandrea)

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USA: conversione a “O”STATI UNITI E DIRITTI CIVILI

All’indomani delle elezioni ci si interroga su quali saranno le conseguenze future in materiadi diritti civili e bioetica, alla luce della ventata di novità che Obama ha portato con sé.ANDREA BOGGIO

Il 4 novembre, americani in di-versi stati si sono pronunciatinon solo sul candidato presiden-te, ma anche temi quali l’aborto,l’eutanasia e le unioni civili. Neigiorni successivi alle elezioni, enell’arco di poche ore, il presi-dente-eletto Obama ha telefona-to al Pontefice per ringraziarloper il messaggio di congratula-zioni inviato dalla Santa Sede edha anche confermato la sua in-tenzione di annullare le restrizio-ni finanziarie imposte alla ricer-ca con cellule staminali embrio-nali. Tuttavia, se diritti civili ebioetica avevano dominato leelezioni del 2004, le preoccupa-zioni economiche hanno decisole elezioni del 2008. In un quadroeconomico incerto, gli elettoricattolici, specialmente di estra-zione ispanica o nera, hannosupportato Obama e Biden, edhanno determinato l’esito dellevotazioni in alcuni stati. L’ammi-nistrazione di Obama ha quindiun debito politico con l’elettora-to cattolico. La presidenza Oba-ma sarà anti-, a-, o pro-religio-ne? Ad oggi, si può solo specula-re sul se e sul come la religioneinfluirà sull’amministrazioneObama.In America, la religione è un fat-to personale, e il governo ha ildovere sancito dalla costituzio-ne di non interferire nel suoesercizio. Per molti americani,anche per molti cattolici prati-canti, il Vaticano è uno staterelloche si trova a Roma, che si ag-giunge alle altre tappe turistichedelle ‘vacanze romane’. Il Cate-chismo, le Encicliche e le peren-torie dichiarazioni del Ponteficee dei suoi rappresentanti sono ingran parte ignorate dalle massee dai politici, e solo raramenteaffiorano nei dibattiti di bioeti-ca. Sebbene la religione sia unfatto privato, su cui il Vaticano hascarsa influenza, i presidenti de-gli Stati Uniti sono sempre statipersone di fede—tutti prote-stanti, con l’eccezione di Kenne-dy. Dalla presidenza Carter inpoi, la fede del Presidente è an-che diventato anche un fatto po-litico. La religione del Presiden-te non passa inosservata, e il suoesercizio spesso avviene sottol’occhio dei reporter.La presidenza Obama non saràcerto priva di elementi religiosi.Presidente e Vicepresidente so-no fedeli praticanti—o ‘chur-chgoers’ come si dice in Ameri-ca in tono un po’ dispregiativo.Obama è un cristiano pratican-te, membro da più di due deca-di della Trinity United Church ofChrist in Chicago, una congre-gazione che propone una teolo-gia ‘nera’ della liberazione, co-niugando i precetti della cristia-

nità con la tra-dizione afro-amer icana.Joe Biden è uncattolico. En-trambi i politi-ci hanno posi-zioni persona-li moderate emarcatamen-te ispirate dal-la loro fede.Obama ha piùvolte criticatola mancanzad’ispirazionereligiosa delPartito Demo-cratico ed hadichiarato che‘i laici sono inerrore quandopretendonoche le personedi fede lascinola loro religio-ne fuori dallaporta prima dientrare nellospazio di di-scussione pubblica’.L’era Obama sembra ancheessere iniziata nel segnodel centrismo e della mo-derazione. La selezione deimembri dell’amministrazio-ne sembra ispirata da realismopolitico più che da desiderio dicambiamento. Tuttavia,per quanto riguarda labioetica in generale,sembra chiaro che ilcammino intrapre-so da Bush saràpresto abbando-nato. Il Presiden-t’s Council onBioethics, cheserve come equi-valente del no-stro consiglionazionale dibioetica, è statonegli ultimi annimonopolizzatodai neo-conserva-tori, capeggiati daLeon Kass, il qualeha ostracizzato eprogressivamenteallontanato ognimembro del Councilche fosse in qualchemodo in disaccordo con ilconservatorismo ideologi-co della maggioranza deimembri. In questa fase ditransizione, Obama ha nomi-nato responsabili rispettiva-mente di bioetica e salute pub-blica due accademici di estra-zione liberal, Jonathan More-no e R. Alta Charo. Se le nominedi Obama in materia di econo-mia e politica estera sono mo-derate e centriste, un maggiorcambiamento si può aspettarein bioetica.

14POLITICA SENZA FRONTIERE

NOTIZIE DAL MONDO

1Matrimoni gayIn Arizona, California e Florida, gli elet-tori hanno votato per referendum direttia introdurre una norma costituzionale

che proibisce i matrimoni gay. Gli elettori di tutti etre gli stati hanno votato a favore della proibizionecostituzionale. Si aggiungono così ad altri 27 statiche già avevano norme costituzionali simili. In California, il referendum è passato con il 52 %dei voti a favore della proibizione. Il referendumha così cancellato la sentenza della corte costitu-zionale californiana che riconosceva il diritto dellecoppie gay di ottenere un riconoscimento legale, enon discriminatorio rispetto alle coppie eteroses-suali, della loro unione. Interessante notare chegran parte degli elettori che hanno votato perObama hanno anche votato contro il riconosci-mento dei matrimoni gay. In parte si tratta di elet-tori cattolici di estrazione ispanica o nera. Tre con-fessioni diverse—cattolici, evangelisti, e mormo-ni—hanno unito le forze per sostenere la campa-gna referendaria, spendendo una cifra superioreai 37 milioni di dollari, facendone la campagnaelettorale più costosa dopo di quella per la corsaalla Casa Bianca. Le oltre 18 mila coppie gay chehanno contratto matrimonio dopo la sentenza dimaggio saranno tuttavia salve e la nuova legge nonha effetto retroattivo, almeno stando alle paroledell’Avvocato Generale dello stato. Infine, in Ar-kansas, gli elettori hanno approvato una normache proibisce alle coppie non sposate di adottare oavere in affidamento bambini.

2 Suicidio assistitoLo Stato di Washington si unisce al-l’Oregon nell’autorizzare medici adassistere il paziente nel commettere

suicidio. Una proposta di depenalizzare l’assi-stenza medica nel commettere suicidio è stata vo-tata dal 58% dei votanti. La normativa di Washin-gton e Oregon è identica: i soli malati terminali(ovvero con un’aspettativa di vita inferiore ai seimesi) aventi piena capacità di intendere e volerepossono ottenere dei medicinali su prescrizionedel medico curante, che, una volta assunti auto-nomamente dal paziente, porteranno alla mortedel malato. La legge dell’Oregon è in vigore dal1997, e da allora più di 340 persone, la maggiorparte dei quali erano affetti da patologie tumorali,sono stati assistiti nel commettere suicidio.

3 AbortoIn tre Stati proposte di legge mirate alimitare il diritto di abortire sono falli-te. In California, la proposta di modi-

ficare le norme in materia di richiesta di abortirefatta da minorenni è fallita. La norma avrebbe im-posto al medico l’obbligo di informare i genitoriin caso di richiesta fatta da minorenne e di esegui-re l’aborto non prima di 48 ore dalla richiesta. InColorado, è stata respinta la proposta di garantirei diritti della persona ‘fin dal momento del conce-pimento’. Nel Dakota del Sud, è fallita la propostadi rendere illegale l’aborto eccetto che in caso diviolenza carnale, incesto o per proteggere la salu-te della madre. Tuttavia, in Michigan, la donazio-ne di embrioni alla ricerca è diventato un dirittocostituzionale.

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NOTIZIE DAL MONDO 15

POLITICA SENZA FRONTIERE

Lord Steel goes to ItalyINTERVISTA AL LIBERALE BRITANNICO LORD STEEL

Il padre della legge sull'aborto in Gran Bretagna racconta la sua battaglia e l'incon-tro col Partito Radicale. Il maggiore ostacolo alla legge sull'aborto: la Chiesa?I partiti? La stampa? “No, il tempo parlamentare”

MATTEO [email protected]

Lord Steel,quali furono gli osta-coli e oppositori principale alsuo disegno di legge che legaliz-zò l’aborto nel 1967?Per quanto possa sembrare stra-no, specie ad occhi stranieri,l'ostacolo maggiore fu il tempoparlamentare. Nessun governovoleva affrontare il tema del-l’aborto. Alla fine degli anni '60erano molti i temi sociali lascia-ti alla legislazione dei singoli de-putati. Per esempio, abolizionedella pena di morte, divorzio,omosessualità ed aborto furonotrattati non dal governo ma dasingoli deputati. Il regolamentodel nostro parlamento prevedeche lo Speaker, all’inizio di ognisessione, estragga a sorte alcunidei nomi di deputati che voglio-no presentare una nuova propo-sta di legge. E' come una lotteria.Il punto è che tra gli estratti, sol-tanto i primi 7 o 8 hanno una ve-ra chance di trovare il tempoparlamentare necessario perproseguire. Il mio nome fu il ter-zo ad essere estratto. Se non fos-se andata così, la legge probabil-mente sarebbe cambiata moltopiù tardi. Pensa che il mio fu ilsettimo tentativo dal 1953. Dal1953 al 1967 altri sei deputatiavevano fatto lo stesso tentativoe avevano anche raccolto soste-gni in parlamento. Sicché nonera un problema di mancanza diappoggio, ma di mancanza ditempo, e per quanto possa sem-brare strano, fu questo l'ostacolomaggiore. Quando, nel 1966, fuestratto il mio nome ci fu grandeeccitazione perché a quel puntosapevamo di aver disporre ditempo a sufficienza per presen-tare e far avanzare il DDL sul-l'aborto.

Che impatto ebbe allora la sualegge sulla società britannica?Era pronta?Sì. Godevamo di un consensogenerale abbastanza esteso, cheincludeva buona parte dellechiese protestanti: la Chiesad’Inghilterra, la Chiesa di Scoziae quella metodista. I cattolici ov-viamente erano contrari. Fu im-portante anche il sostegno delleassociazioni di medici, la BritishMedical Association, il RoyalCollege of Obstetricians and Gy-naecologists ed il Collegea ofPsychiatrists. E' indubbio chel’opinione favorevole del mondomedico e di buona parte di quel-lo religioso rese tutto molto piùfacile. Inoltre, i partiti lasciaronolibertà di voto e questo ci permi-se di avere una comoda maggio-ranza in parlamento.

Quindi i rappre-sentanti religiosinon furono ungrosso impedi-mento con cui fa-re i conti?

No, ufficialmenteerano favorevolialla nuova legge.Certamente ci fu-rono divisioni al-l’interno dellaChiesa d’Inghilter-ra e anche di Sco-zia, ma ufficial-mente ci appog-giarono. La leggein vigore fino al1967 era molto,molto severa e perquesto v'eranonumerosissimicasi di donne chearrivavano al-l'ospedale con unaborto incomple-to. Per questa ra-gione, ogni annomorivano dalle 30alle 50 donne(stando alle statistiche del Mini-stero degli Interni). Tutto ciò èstato spazzato via grazie alla nuo-va legge. Oggi si abortisce legale-mente e in sicurezza. Non simuore più di aborto illegale e ledonne non finiscono più in ospe-dale in condizioni come quelle dicui ti ho parlato poco fa.

Quanti erano gli aborti primadella legalizzazione?Difficile dirlo con certezza; i nu-meri variavano a seconda deigruppi che raccoglievano e for-nivano questi dati. Per defini-zione non è possibile avere cifreaccurate degli aborti clandesti-ni, ma direi attorno ai 200.000all’anno ed erano sia operazioniillegali che aborti autoprocura-ti. A questi numeri dobbiamoaggiungere quelli delle donneche morivano e che si suicida-vano.

Recentemente lei ha detto chenon si aspettava che in GB si sa-rebbe raggiunto un tale nume-ro di aborti.Cosa intende dire?Penso che le statistiche sugliaborti effettuati oggi siano più al-te di quelle che ci immaginava-mo nel 1967. La mia risposta a ciònon è certo un inasprimento del-la legge, bensì attrezzarci perchéla legislazione sul famiy planninge quella sull’educazione sessualesiano migliorate. Così sarà possi-bile diminuire sempre più il nu-mero di gravidanze indesiderate.Questa è la direzione, non certoquella di restringere l’accesso al-l’aborto.

A cosa e dovuta secondo leiquesta situazione?Il fatto è che la nostra legislazio-ne in materia di aborto ha 40anni, per cui si potrebbe soste-nere che sia da aggiornare. Peresempio, è necessaria la firma didue medici per certificare la ne-cessità di un aborto. Ma questaclausola fu introdotta quandogli aborti venivano effettuati so-lo chirurgicamente. Oggi è mol-to più facile, con l'uso della pil-lola abortiva per esempio. Nonè un caso se la nostra legge è sta-ta sorpassata da paesi vicini.Prendiamo la Francia: in Fran-cia è possibile abortire su sem-plice richiesta fino alla dodice-sima settimana. Qui in GB stamontando una campagna chechiede di modificare la legge persemplificare l'accesso all'abor-to già nelle prime fasi della gra-vidanza. Questo perché, di fonte

a un aborto, comunque la sipensi, siamo tutti d'accordo sulfatto che prima si abortisce me-glio è. Purtroppo la legge attualenon incoraggia questa rapidità.C'è ancora troppo silenzio el'obbligo stesso delle firme didue medici è un meccanismo ri-tardante.

Uno degli emendamenti pro-posti e non accolti dal Governoproponeva la legalizzazionedell'aborto in Irlanda del Nord.Pensa che in futuro sarà pre-sentato un ddl su questo pun-to?E' molto difficile immaginareun ddl concentrato solo su que-sto tema. Se dovesse essereestratto il nome di un altro de-putato intenzionato ad intro-durre una proposta di legge percambiare la legislazione in ma-teria di aborto, sicuramente in-cluderebbe anche l'estensionedell'aborto in Irlanda del Nord.A quel punto sarebbe illogico la-sciare le cose così come stanno,anche perché sappiamo che ledonne che vogliono abortirevengono qua dall'Irlanda delNord, il che significa ritardareancora di più l'aborto e averload un prezzo più alto.

Un paio d'anni fa, Lord Joffepresentò una proposta di leggeper legalizzare la morte assisti-ta. Lo ha sostenuto?Mi son tenuto fuori dalla suabattaglia, perché non volevoche si corresse il rischio di sentirequiparare l'aborto con l'euta-

nasia, come del resto tentaronodi fare ai tempi della legge sul-l'aborto. Ho preferito fare cosìanche per non dare munizioniagli oppositori della morte assi-stita, per cui non ho votato. Il di-battito ora si è spostato in Sco-zia, nel Parlamento scozzese.

Lei ha conosciuto diversi annifa il Partito Radicale. Ci puòraccontare come?L'Italia fu il primo paese nel1988 a permettere a cittadininon italiani di candidarsi alleelezioni europee. Adesso è ab-bastanza frequente, ma alloral'Italia fu un paese pioniere.Marco Pannella voleva dimo-strare che questa legge era verae concreta, così si mise in cercadi un cristiano-democratico, unsocialista e un liberale non ita-liani. Mi ricordo che ci vedem-mo nel mio ufficio. Mi volevaconvincere, in quanto deputatoliberale, a candidarmi. Io mi eroappena dimesso da Presidentedel partito e trovai quest'ideadavvero eccitante. Quindi ac-cettai di correre per la coalizio-ne tra il Partito Radicale, il Parti-to Liberale e il Partito Repubbli-cano, ma solo dopo aver avutola garanzia che non sarei statoeletto. Io mi presentai nella cir-coscrizione Italia Centrale. Fuuna bella campagna, la miacandidatura attrasse molti gior-nalisti britannici che trovaronoil tutto abbastanza incredibile.

Pannella miconvinse comedeputato liberalea candidarmi,trovai quest'ideadavveroeccitante eaccettai dicorrere per lacoalizione tra ilPartito Radicale,il Partito Liberalee il PartitoRepubblicano,ma solo dopoaver avuto lagaranzia che nonsarei stato eletto.

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segnalazioni - www.lucacoscioni.it/tag/in_libreriaElio Cadelo (a cura di), Idea dinatura. Tredici scienziati aconfronto, Marsilio, 2008, pp.253, euro 18,00

L’idea che la natura vengasistematicamente violatadal progresso e che la suadistruzione metta a repen-taglio la sopravvivenza stes-sa dell'umanità costituisceuno degli assunti base delmovimento ecologista radi-cale. Si tratta di un'idea cherecupera una visione miti-ca ed erronea della storia,cioè che prima dell'età mo-derna l'uomo avrebbe vis-suto in armonia con il mon-do naturale. Ma la natura èdata da sistemi aperti, non-lineari, difficilmente spie-gabili senza fare ricorso aduna nuova teoria dellacomplessità. Tredici scien-ziati, ognuno secondo unpunto di vista personale edella propria disciplina, ri-flettono sul concetto di "na-tura" partendo dalla scien-za per ridefinirlo e gettare lebasi di una nuova ecologia.

Maurizio Mori,Aborto e morale.Ca-pire un nuovo diritto,Einaudi,2008,pp.VIII-136,euro 10,00

Einaudi ripropone, aggior-nandolo con una postfazio-ne, questo breve saggio diMaurizio Mori già uscito nel1996 per il Saggiatore. “L’uni-ca conseguenza teorica si-gnificativa che si può trarre èla seguente: mentre solita-mente si dà per scontato chel’aborto sia comunque im-morale (restando apertal’ammissibilità sul pianogiuridico), per chi ha abban-donato il principio di sacrali-tà della vita questa opinionenon è più ovvia.(…) Se è veroche la scelta tra l’etica dellasacralità e della qualità dellavita equivale a una scelta re-ligiosa, allora – poiché negliStati laici moderni vale ilprincipio di libertà religiosa– si deve riconoscere cheuna legislazione permissivadell’aborto è una questionedi diritti civili o umani”.

Silvia Ballestra, Piove sul nostroamore.Una storia di donne,medici,aborti,predicatori e apprendisti stre-goni,Feltrinelli,2008,pp.174,euro14,00

Davvero gli italiani si sento-no minacciati dal dilagaredell'aborto, dall'abuso del-la pillola del giorno dopo,dal rischio dell'eugenetica,da scienziati senza valori esenza etica? Con sensibilitàdi scrittrice e curiosità di re-porter Silvia Ballestra haraccolto storie e testimo-nianze preziose, voci di unpaese reale lontano da undibattito pubblico troppospesso ideologico e artifi-cioso. Da Nord a Sud, dallegrandi città ai piccoli centridi provincia, il suo è unviaggio nei travagli dellecoppie e delle coscienze,nelle scelte difficili che tut-ti, credenti e non credenti,prima o poi si trovano ad af-frontare. Tra le testimonian-ze anche quella di SilvioViale sulla RU486.

a cura di Maria Pamini

16LE NOSTRESEGNALAZIONI

LETTURE !

Antonio Pascale, Scienza e sentimento,2008, Einaudi, pp. 151, euro 9,00

Ripensando al nuovo libro di Antonio Pa-scale, la prima immagine che mi torna al-la mente è quella della figlia Mariannache vince la paura dell’acqua e si tuffa dalbordo della piscina pensando al princi-pio di Archimede. Nello spogliatoio Ma-

rianna è felice di raccontare che proprioquello scienziato vissuto secoli fa l’haaiutata a capire che dopo essersi buttatanell’acqua non sarebbe finita inesorabil-mente sul fondo ma sarebbe risalita agalla. Un bel successo per papà Antonio:difficilmente la piccola Marianna diven-terà una “letterata pura”, la categoria cheviene presa di mira in questo ricco e sti-molante pamphlet. Marianna ha, infatti,imparato ad usare l’approccio analiticoanche per affrontare le sue paure quoti-diane.Il libro nasce da un “malumore” dell’au-tore, uno scontento causato dall’abitudi-ne (purtroppo generalizzata in Italia) diprivilegiare argomentazioni spesso ad ef-fetto ma più emotive che analitiche an-che per problemi che necessiterebberodi un approccio rigoroso e scientifico.Per esempio, condannando il cosiddetto“cibo di Frankenstein” è semplice ottene-re un largo consenso, poiché si tratta diuno slogan efficace e che coglie le paurepiù profonde dell’uomo. Ma sappiamodavvero cosa siano gli Organismi Gene-ticamente Modificati? Sono tutti uguali?Le ormai leggendarie “fragole/pesce” esi-stono davvero? Il Golden Rice, contenen-te betacarotene, fa davvero male o aiuta

le popolazioni carenti di vitamina A? Gliagricoltori finiranno in balìa dell’indu-stria sementiera convertendosi all’Ogm?Il consiglio che Pascale ci offre per ri-spondere a tutte queste domande è quel-lo di abbattere il diffuso istinto antiscien-tifico che non ci fa vedere al di là dei no-stri pregiudizi e che ci porta a semplifica-re ciò che per sua natura è complesso e asuddividere i problemi in categorie fossi-lizzate: naturale contro artificiale, chimi-co contro biologico, i bei tempi andaticontro la decadenza moderna. Il dubbio che solleva l’autore, e che con-divido pienamente, è che l’adozione dicampagne di stampa emotivamente po-tenti, che gridano all’apocalisse ma pri-ve di fondamento scientifico (come, peresempio, quelle adottate da Greenpea-ce), non fanno che minare la fiducia nel-le associazioni ambientaliste di quei cit-tadini che si aspettano valutazioni one-ste ed attendibili. Forse le multinaziona-li non sono le sole che omettono o cam-biano i dati reali per salvaguardare i pro-pri interessi.D’altra parte, incrociare piante diverseper cercare di ottenere colture più resi-stenti o più produttive è una cosa che icontadini fanno da sempre. La differenza

fondamentale, ci fa notare Pascale, è do-vuta al fatto che mentre i risultati ottenu-ti con i metodi tradizionali hanno, il piùdelle volte, spostato “enormi quantità digeni, senza avere la minima consapevo-lezza di dove potessero finire”, oggi gliscienziati compiono un lavoro più con-sapevole e circostanziato. Un’altra credenza generalizzata è che“biologico” sia sinonimo di sano, buonoe amico dell’ambiente. Anche le coltiva-zioni di tipo biologico, però, nascondo-no alcuni problemi. Norman Borlaug(agronomo e premio Nobel per la paceper la sua lotta contro la fame nel mon-do) ci mette in guardia, per esempio, sulfatto che esse richiedono una maggioresuperficie per fornire la stessa quantità diprodotto. Quindi, bisogna sempre averepresente quali sono le alternative: se an-che la cosiddetta Rivoluzione verde diBorlaug non è esente da critiche per le ri-cadute sull’ambiente bisogna però am-mettere che “l’uso dei fertilizzanti agrico-li ha triplicato la produzione dei cerealimentre la quantità di terra sfruttata è au-mentata solo del 10%”. E con le coltiva-zioni intensive rimane più terra disponi-bile, per esempio, per la foresta pluviale.

Sarà vero che i pomodori e il latte non sono più quelli di una volta?

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L’antropologo di Harvard sulle tracce degli sfratti vaticani

INTERVISTA CON MICHAEL HERZFELD

Herzfeld, attraverso l’analisi etnografica e le voci dei cittadini, racconta il “tacito ac-cordo” tra speculatori, Comune e Vaticano, che sta distruggendo il tessuto socialedi Roma nell’indifferenza della stampa.

MARCO VALERIO LO [email protected]

Nel 1966 il filosofo Alfred Louchscrisse che l’antropologia era daintendere “semplicemente comeun susseguirsi di racconti di viag-giatori”. Una definizione ridutti-va, come lo sono tutte le provoca-zioni, eppure per Michael Her-zfeld l’etichetta di “viaggiatore”non è troppo fuori luogo.Uno deipiù autorevoli antropologi con-temporanei, Herzfeld ha passatogli ultimi anni a fare il pendolarecon Roma e Bangkok, dividendoil suo tempo tra ricerca sul campo,insegnamento e conferenze nelleuniversità di mezzo mondo. L’hoincontrato durante una sua lectu-re all’università australiana diMelbourne.In due ore ha stregatol’uditorio di studenti e ricercatori,spaziando con la sua ricostruzio-ne tra il centro storico romano ed ivicoli antistanti il palazzo reale diBangkok. Racconta di una “spe-culazione selvaggia”,di un “tacitoaccordo tra costruttori,Vaticano eComune di Roma”e di “una stam-pa ‘timida’nel raccontare un pro-cesso che sta stravolgendo il tessu-to sociale del centro storico del-l’Urbe”.Segno dei tempi il fatto cheper sentire tutto ciò si debba esserea 10.000 kilometri di distanza dalCampidoglio ed avere una discre-ta padronanza dell’inglese? Perscoprirlo fisso un appuntamentosu Skype di lì a un paio di settima-ne.

Hai scritto di essere “approdatoall’antropologia attraverso il fa-scino” che su di te “esercitava laGrecia moderna”. Da qui sei ar-rivato a Monti,un quartiere cen-tralissimo di Roma che non èproprio l’archetipo,nella perce-zione popolare,del campo di in-dagine di un antropologo.Nell’immaginario popolare, in ef-fetti, l’antropologia sociale sareb-be attenta solo ai popoli “esotici”.Ma in realtà questa immagine,molto parziale, è smentita dal-l’evoluzione che l’antropologiaha vissuto da almeno 40 anni. Èvero però che l’Europa non è sta-ta, per lungo tempo, un campo diricerca privilegiato. La Grecia fu laprima eccezione, anche perchéconsiderata, almeno in parte,“esotica”, al limite tra l’essere cul-la della civiltà occidentale e pro-paggine dell’Oriente. Eppure giàa cavallo della seconda GuerraMondiale l’antropologia urbanasi è iniziata a fare strada nei piùimportanti centri abitati, ancheeuropei, ed oggi costituisce forseil campo di indagine più fecondo

in materia.

Nel tuo libro pa-ragoni realtà fisi-camente distanticome quella diMonti a Roma equella della co-munità di PomMahakan a Ban-gkok, entrambeinteressate daun’evoluzione le-gata ad un’ondatadi sfratti…Premetto che so-no convinto del-l’importanza dellostudio di casi ap-parentementeemarginati ed ec-centrici. Sonoquelli che posso-no rivelare gliaspetti più nasco-sti delle macro-strutture domi-nanti. È vero che aRoma come a Bangkok assistia-mo a degli sfratti. Ma questi sonosolo la manifestazione più evi-dente del fenomeno che volevostudiare, ovvero gli effetti della“ricostruzione” di luoghi detti“storici” sulla popolazione loca-le. La concezione del passatopropria delle comunità locali èspesso molto diversa, al limiteconfliggente, rispetto a quellapromossa ideologicamente dalloStato. Ho iniziato a studiare que-sto fenomeno in Grecia, in unacittadina cretese. In quel frangen-te coloro che volevano distrugge-re alcune case le etichettaronocome “di origine turca”, cioè – se-condo l’ideologia ufficiale – ap-partenenti ad una tradizione nonmolto colta e per certi versi con-trapposta a quella greca. Per tuttarisposta gli abitanti locali inizia-rono a rivendicare l’origine “ve-neziana” di quelle abitazioni.Con questa ricostruzione, pro-priamente “mitologica”, salvaro-no le loro case. Ecco un esempiodi come una comunità localepossa sfruttare la versione ufficia-le del passato per scardinare unapolitica contrastante con i lorointeressi. Da ciò sono arrivato aRoma e Bangkok. In entrambi icasi i prezzi di terreni e costruzio-ni di carattere cosiddetto “stori-co” sono lievitati. In Tailandia si èritenuto di dover sfrattare i PomMahakan in quanto comunitàassociata a povertà e problemi didroga e quindi considerata comeun ostacolo sulla via della riquali-ficazione di un’area prossima alpalazzo reale. A Roma invece, a

seguito del processo di liberaliz-zazione del settore immobiliare,gli speculatori privati ed i gruppireligiosi – piuttosto che l’autoritàstatale – hanno fatto la parte delleone nel portare ad un rialzo im-pressionante dei valori dei palaz-zi di Monti.

I gruppi religiosi sarebbero, co-me comuni speculatori, guidatidalla motivazione del profitto.Citi il Vaticano nel caso degli abi-tanti di uno stabile in Via degliIbernesi. La Banca di Roma,creatura di discendenza vatica-na,è l’ente che richiede lo sfrattoin quel caso…Sì, anche se parlare di Vaticano inquanto tale comporta sempreuna certa semplificazione. Sulterreno incontriamo in realtà va-ri gruppi e realtà distinte. Questoè tra l’altro uno dei modi in cui ilVaticano riesce ad avvantaggiarsinella sua interazione con lo Statolaico. Per Roma ho visto dei graf-fiti con scritto: “Il Vaticano sfrat-ta”. Il punto è che, proprio in ra-gione della struttura amministra-tiva vaticana, il fenomeno è più

difficile da individuare econtrastare. Ed anche perquesto il Vaticano è riusci-to a rimanere un potereeconomico importanteall’interno dello Stato lai-co. È una conseguenza delprincipio della “sussidia-rietà”, secondo il quale ciòche può essere svolto conefficacia maggiore dallecomunità locali è meglioche sia lasciato ad essepiuttosto che demandatoad una struttura centrale edi livello gerarchico supe-riore. Questa “strutturasegmentaria” coincide percerti versi con la morfolo-gia della società romana,o almeno quella del quar-tiere Monti. Il movente co-mune a Vaticano e specu-latori privati è di tipo eco-nomico ma è riconducibi-le ad un fenomeno globa-le per il quale si è creatauna domanda per questo

tipo di abitazioni “storiche”. Pic-cole case, antiche e spesso dalladisposizione interna poco prati-ca, che però assumono un valoresproporzionatamente maggiorerispetto ad abitazioni anche sololeggermente più periferiche. Que-sto atteggiamento è legato ad uncambiamento culturale, a ciò cheho definito “la gerarchia socialedei valori”. Ciò avviene in moltiPaesi e credo che pure a Roma cisia un accordo tacito tra enti eccle-siastici proprietari di molti immo-bili, Comune ed alcune societàper far salire ulteriormente i prez-zi degli immobili. Si vuole cambia-re volto ad una porzione di città,rendendola esclusivamente a mi-sura di gente ricca e culla di un tu-rismo molto costoso.

Nella tua ricostruzione fai riferi-mento anche al ruolo dei mezzi diinformazione, quantomeno “ti-midi”nel raccontare il mutamen-to del tessuto sociale in corso…Questo è un aspetto fondamen-tale. Oggi sono i giornalisti, nongli antropologi, ad essere i veriappassionati di “esoticismo”. Igiornali si interessano tutt’al piùdi alcuni aspetti sensazionalisticidella vicenda, ma dimenticanoche questi sfratti smantellano unpezzo intero di una società basa-ta su vincoli personali ed antichi.Gli assetti editoriali spiegano inparte questa disattenzione deigiornali. Ma molto è dovuto, cre-do, ad una tendenza generale: igiornali sono sempre più voltiesclusivamente ad aumentare leloro vendite.

I documenti delle Nazioni Unitesul Diritto allo Sviluppo invoca-no “una libera e significativapartecipazione nello sviluppo enella equa distribuzione dei be-nefici che ne derivano”.A Monti,come a Bangkok, il “diritto allosviluppo”è a rischio? Sia chiaro, io non mi oppongo adogni cambiamento sociale. Dicosolo che la logica stessa del libe-ralismo vorrebbe che fossero gliindividui in prima persona a sce-gliere quale cambiamento. Quiinvece sono degli interessi eco-nomici di terzi a guidare il tutto. AMonti, molta della gente investitada questi mutamenti non è pove-rissima, ma ciò non vuol dire chela loro sofferenza sia minore ri-spetto a quella di altri gruppi so-ciali.

Durante la tua lezione a Mel-bourne hai spiegato che – cito abraccio – “l’impegno nel soste-nere una causa non costituisceun ostacolo sulla strada che por-ta ad un giudizio oggettivo”.Quando iniziai la mia carriera diantropologo mi dissi che non sa-rei mai diventato un attivistacoinvolto nei fenomeni che divolta in volta avrei studiato. Oggiammetto di aver tradito questoproposito. Ma credo che lo abbiafatto attraverso un processo dimaturazione, anche professiona-le. Prima ero mosso da un idealepositivistico, secondo il quale unqualsiasi grado di coinvolgimen-to sul campo avrebbe nuociutoall’oggettività della mia analisiscientifica. Ora ho cambiato idea.Se non fossi stato personalmen-te coinvolto nelle vicende dellostabile di via degli Ibernesi, nonavrei mai avuto accesso a tutte leinformazioni di cui ora dispongo.Le categorie dell’“oggettivo” e del“soggettivo” sono profondamen-te connaturate alla storia dell’in-telletto europeo ma a volte, spe-cialmente in antropologia, sonospia di un sentire parrocchiale,che sottintende una presunta su-periorità di una disciplina – e diun mondo – che guarda agli altriin maniera “oggettiva”. Ma sonocerto che se avessi insistito nel-l’usare questa dicotomia tra “og-gettivo” e “soggettivo” nel miostudio di Roma e Bangkok, avreisicuramente finito per distorcereil vissuto delle persone e, quindi,la verità scientifica.

@pprofondisciIl testo integrale dell’intervista:www.lucacoscioni.it/herzfeld

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17ROMA (E IL VATICANO)

Michael HerzfeldStudioso di fama internazionale,Michael Herzfeld è professore diAntropologia Sociale all’Universi-tà di Harvard negli Stati Uniti. AdAgenda Coscioni ha anticipatoalcuni dei contenuti del suo libroche uscirà a marzo per la Univer-sity of Chicago Press : “Evictedfrom Eternity. The Restructuringof Modern Rome”.

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DANIELA CELANO

Nel 2001 ho iniziato a stare male: avevo febbrecontinua, dimagrivo ed ero sempre stanca.Dopo mesi e mesi nessun medico di Sassaririusciva a capire cosa avessi. Iniziarono a darmiantibiotici senza sapere la causa della febbre. Gliantibiotici mi provocarono una forte stipsi e mispuntò una ragade anale dolorosissima. Fuiricoverata all'ospedale civile di Sassari e operataper la ragade. L'intervento riuscì, ma i medici mioperarono senza fare niente per capire il perchéavessi da mesi la febbre a 38 e perché pesassisolo 40 chili. Vari mesi dopo fui ricoveratanuovamente. Mi dissero che non mangiavoperché magari mi vedevo grassa e midiagnosticarono la mononucleosi. Fui dimessama continuavo a stare male e alla fine miricoverarono nel reparto malattie infettive. In 21giorni di degenza non riuscirono a scoprire cosaavessi. Alcuni medici di quel reparto midicevano che la mononucleosi era ancora incorso, altri mi dicevano che non avevo niente.Una dottoressa mi controllò l'armadietto e misequestrò i lassativi che usavo perché soffrivo distipsi. Grazie a questa dottoressa mi spuntò dinuovo la ragade. Mi dissero che ero pazza e mimandarono a fare una visita in psichiatria, doveconclusero che ero io a provocarmi la febbre a38. Nel 2004 entrai alle cliniche di San Pietro perun altro intervento di ragade. I giorni successivisoffrivo di dolori atroci all'ano ma i medici midissero che la ragade era guarita nonostante ildolore terribile. Nel 2005 venni di nuovooperata dallo stesso primario per la stessaragade e perché dopo l'intervento precedenteavevo sempre dolore e non riuscivo a stareseduta. Dovevo essere operata alle 9 del mattinoe invece entrai in sala operatoria alle 19!L'anestesia fu, come la volta precedente, undisastro: 12 punture nella schiena e alla finesvenni. Il primario era nervoso e arrabbiato,urlava e diceva parolacce. Rimasi due settimanea letto con il mal di testa. La ragade guarì ma ildolore diventò ancora più forte. Non riuscivo astare seduta né ad andare a lavorare. Persi illavoro.

Andai da diversi proctologi e neurologi manessuno capiva niente. Alcuni medici mi disserodi rassodare i glutei in modo da non poggiarel'ano, altri che forse il dolore era psicosomatico,altri ancora che avevo una disepitelizzazione.Feci varie ricerche su Internet e scoprii che ilmio dolore aveva un nome: " nevralgia del nervopudendo". In vari siti si diceva che poteva esserecausata da interventi chirurgici nella zona anale.Nel 2006 fui operata di neurolisi del nervopudendo. Il dolore aumentò e si estese anche algluteo. Non vi parlo dei giorni successiviall'intervento. Saltarono i punti, nessuno mimedicava o disinfettava la ferita e non avevonessun antidolorifico in terapia. Ora sono da due anni a letto con dolori atroci,non riesco a stare seduta né a camminare.Prendo oppiacei (il mio medico di base fa dellestorie per prescrivermeli!), ma il dolore c'èsempre ed è terribile.Ho solo 29 anni: è possibile che per una ragadeanale io sia finita così? Mi avevano detto chequesti interventi erano di routine e nessunmedico mi aveva avvertita che potevo correrequesto rischio.So solo che ho tanta paura e che purtroppo aldolore neuropatico causato da lesione dei nervinon c'è soluzione.Ora ho un neurostimolatore sacrale esterno daquattro mesi e mi devono operare per metterlointerno, ma il dolore resta sempre forte.Assumo Neurontin, Cymbalta, Jurnista, Tavor,Efferalgan, Toradol ma non li reggo: ho nausea,stitichezza e fecalomi.Io vorrei provare la cannabis terapeutica per ilmio dolore cronico e magari tornare ad uscirecome una ragazza normale di 29 anni. Lacannabis terapeutica costa 600 euro e io ho solouna pensione di invalidità di 720 euro: comefaccio?

@pprofondisciPer leggere e commentare questa ed altre “storie disperanza”, www.lucacoscioni.it/flexinode/list/10

Iscritti al “Pacchetto arearadicale”Si sono iscritti all’AssociazioneLuca Coscioni con la formula del“Pacchetto area radicale”(iscrizione a tutti i soggetticostituenti il Partito RadicaleNonviolento, Transnazionale eTranspartito, quota 590 euro)Giampiero Bonfantini; RobertoMancuso; Paolo Vigevano;Francesco Napoleoni; PietroMigliorati; Elena De Preto; FilippoFerlito; Franca Scagliarini

Iscritti (per cui vale abbonamento a AgendaCoscioni)Antonio Coppotelli 250; ElisabethD'amato 200; Paolo Capitelli 100;

Lorenzo Tamburini 100; SergioBonazelli 100; Vincenzina VeronicaIannibelli 100; Virginia Belli 100;Claudia Galletti 100

Aumento quota IscrizioneGiuseppe Ostorero 100; PaoloProfita 100; Annibale Viscomi 100;Andrea Cardillo 100; GiuseppeGuerrera 90; Antonio Berruti 70;Andrea Picchi 50; Paolina MariaSalmaso 50; Gesuina AmbroginaSomaschini 50; Piero Calvani 50;Alberto Perugia 50; Raffaele Ibba30; Maria Cristina Bartoloni 20;Stefano Negro 20; Brunello Volpe20; Roberta Cioci 20; PierluigiGuarisco 20; Gianna Mormile 20;Luigi Carlone 15; Angelo Basili 15;

Bruna Casadei 15; FrancescaMotolese 14; Saverio Feligini 10;Carlo Cimini 10; Luigi De Santi 10;Ugo Ferri 10; Sonia Bonanni 10;Daniele Primavera 10; Mario Marra10; Carlo Tamagnone 10;Domenico Puca 9; RaffaeleCherubini 5,61; Ruggero Arnaboldi5; Ada Docci 5; Carmine Auriemma2; Angela Maria Ramacci 2

Contribuenti e abbonati a Agenda CoscioniVito Cela 150; Vincenzo Tavano100; Antonio Evangelista 50;Antonio Sommese 50; GiuseppeCrescibene 50; Roberto Ventura30; Rodolfo Franchi 30; MarioRizzotto 25; Renato Fiorelli 20;

Luca Curci 20; Giuseppe Peirano20; Diana Manco 20; AlessandroPaccosi 20; Roberto Marchegiani20; Giampiero Pugliese 20;Francesca Sarli 20; RinaldoVincenzi 20; Sandra Passalacqua20; Emanuela Volpini 20; AlessioBorsotti 20;

ContributiM.L. Ferraro 15; Simona MontaltoBecherini 10; Fanny Zava 10;Marco Baccaro 10; LeoneAntenone 10; Ambrogina Minini 10;Vittore De Filippo D'andrea 5;Michele Ragonesi 5; LorenzaLaganga 0,3

Iscritti nel mese di novembre

DANIELA A SASSARIODISSEA

NEL DOLORE E CANNABISPROIBITIVA

18STORIA DISPERANZA

DAL CORPO DEIMALATI AL CUORE

DELLA POLITICA

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[email protected] lettori di Agenda Coscioni ci possono scrivere all’indirizzo [email protected] oppure a Via di Torre Argentina 76 - 00186 Roma

Grazie Signor EnglaroVorrei unirmi alle persone che non pretendo-no con arroganza di possedere la verità asso-luta ma che credono nel rispetto e nei dirittidegli uomini all'autodeterminazione, con ildiritto sacrosanto di vivere ma anche il dirittodi morire qualora la vita non sia più vita. Hosentito in questi giorni commenti autorevoliche ci riportano ai "valori cristiani" del sacri-ficio supremo e della vita idealizzata a tutti icosti che potrebbero anche essere condivisise scelti e non imposti! A me sembra che, nelcaso di sua figlia, si tratti di atteggiamenti sot-tili di violenza e crudeltà oltre che di ipocrisiache si contrappongono nettamente ai mes-saggi pastorali intrisi della parola "amore".Pura astrazione! Credo che l'amore assomiglimolto di più a quello che Lei ha dimostrato inquesti lunghi anni nell'accompagnare Elua-na. Con sincera solidarietà e stima per Lei e lasua famiglia, resista! M.Grazia Sonzini

Caro Signor Englaro, vorrei permettermi, damadre di tre bambini, di esprimerle la mia vi-cinanza e solidarietà: credo che per un padrequesti sedici anni siano stati un calvario indi-cibile e credo che ancora soffrirà ma la digni-tà che ha sempre dimostrato, l'accorato e sin-cero amore verso sua figlia, la rendono unapersona speciale. Un genitore non vorrebbemai perdere un figlio: non so se quando Elua-na sarà fisicamente morta sarà più forte il do-lore o la gioia per averne rispettato la volontà.Certo è che il vero amore sta nel rispettare l'al-tro e, quando è ora, lasciarlo andare! La salu-to caldamente e le auguro di trovare un po’ dipace, senza più la morbosa invadenza deimedia e delle persone, per poter finalmentepiangere quella figlia morta 16 anni fa. Lisa

Caro signor Englaro, ci tengo a comunicarletutta la mia solidarietà verso lei e la sua fami-glia in questo momento. Quello che mi addo-lora è come le persone, ma anche entità comela Chiesa, che dovrebbero essere misericor-diose, e non pronte ad attaccare in nome di

un Dio che fanno passare come sempre piùcrudele, siano pronte a giudicare e a prende-re posizione su questioni che non le riguarda-no minimamente. Vada avanti nella sua bat-taglia, un'Italia migliore è possibile grazie alcoraggio di persone come lei. Con affetto,Francesca

Grazie Signor Englaro. Provo solidarietà e stu-pore: dove trova la forza d'animo per resistere,rispondere (e forse non è più nemmeno il ca-so) con tanta pacatezza a tutto ciò che attorimolto precisi stanno orchestrando? Pietà persua figlia, la mia debole ammirazione per lei,un monito quando la tentazione di arrender-si si fa troppo forte: è solo grazie a persone co-me Lei che vivere in questo Paese non è defi-nitivamente disonorevole. Marco Palazzini

Carissimo Beppino, un immenso grazie per lapacatezza, la determinazione e il coraggio concui hai condotto questa battaglia. Ti sei battu-to contro nemici grandi e forti: l’ipocrisia, ilpregiudizio, l'invadenza dello Stato e dellaChiesa, e hai vinto. Hai fatto qualcosa di gran-de, ti siamo tutti debitori. Un abbraccio forte.Eugenio

Caro signor Englaro, ho sentito che finalmen-te, forse, la forza del suo dolore, del suo amo-re per Eluana ha vinto. Sono medico e madredi due figli. Quello che lei ha fatto in questi an-ni è disperatamente coraggioso. L’ha fatto persua figlia ma anche e soprattutto per chiun-que dovesse trovarsi nelle vostre condizioni.Lei ha avuto la forza di perseguire la strada deldiritto alla dignità. Avrebbe potuto far vedereche cosa è ora sua figlia dopo 19 anni di comavegetativo, avrebbe potuto presenziare discu-tibili talk show e dar clamore alle sue ragioni,ma non ha mai usato i canali degli imbonito-ri L'ammiro per non aver mai risposto ai com-menti di chi non sa cos'è il dolore, di chi nonconosce la "pietas" di chi non sa cos'è l' amo-re. L'amore che ha dimostrato e dimostra persua figlia è una cosa immensa che esige

rispetto e silenzio da parte di tutti. Non so im-maginare il suo dolore quando tutto sarà fini-to: mi commuovo a pensarlo. Coraggio signorEnglaro siamo in molti a volerle bene. ElviaMicheli

Mi associo ai molti che l'hanno silenziosa-mente sostenuta nel pretendere un minimodi rispetto per sua figlia Eluana. E' col tempodiventata una lotta sociale di un diritto così al-to che dovrebbe essere intoccabile ed un pun-to fermo come lo sono tutti i diritti civili o i di-ritti umani. Finalmente Eluana potrà trovarela pace del sonno eterno e non continuare adessere sospesa, tra una vita apparente e lamorte dell'individuo, Lo stato, con l'aiuto del-l'arroganza della scienza e della religione sierano appropriati del corpo inerme di sua fi-glia senza pensare che amare la vita vuol direrispettarla fino in fondo.Come ha fatto lei ecome sua figlia avrebbe voluto. Ora può sere-namente metterla a dormire. Io la immaginoche tira un sospiro e dice con un sorriso. Avreivoluto un padre come lei. Gabriele

Signor Englaro, ogni parola è inadeguata adesprimere ciò che provo fin dal momento incui ho appreso della storia sua e di sua figlia.Posso solo esprimerle la mia ammirazione esolidarietà, e la sofferenza per gli attacchi cheda tanto, troppo tempo sta subendo. Credoche Eluana fosse una persona meravigliosa eche sia stata davvero fortunata ad aver avutoun padre come lei, che, oltre ad averle tra-smesso i profondi valori che traspaiono daquanto è apparso sui media, non l'ha abban-donata neppure dopo la morte. Grazie peraver dato a tutti noi una lezione di civiltà,umanità, compostezza ed amore.Rosaria Greco

L’AGENDADEI LETTORI 19

LETTERE

DIRETTORERocco Berardo

CAPO REDATTORIMarco Valerio Lo Prete Tina Santoro

GRAFICAMihai RomanciucHANNO COLLABORATOAngiolo Bandinelli, MarcoCappato, AlessandroCapriccioli, Josè De Falco,Francesca Farruggia, Filomena

Gallo, Giulia Innocenzi, SimonaNazzaro, Maria Pamini, AlbertoPati, Roberta Seclì, CarmenSorrentino, Giulia Simi, EmilianoVigilante

Illustrazioni: Paolo Cardoni

IL NUMERO DODICI/08 DI “AGENDA COSCIONI” È STATO CHIUSO MARTEDÌ 2 DICEMBRE 2008Il mensile “Agenda Coscioni”, giunto al suo ventottesimo numero, ha una tiratura media di 40.000 copie, distribuite via posta su scala nazionale.

I numeri arretrati di “Agenda Coscioni”sono liberamente scaricabili all’indirizzo:

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La parola eutanasia non rappresenta un tabù per lastragrande maggioranza degli italiani; il testamento biologicovede gli stessi numeri favorevoli all’introduzione di una leggeliberale su questo tema; per abbattere un tabù nella politica,

nel regime, serve però un “piccone”, fatto di concretezza efantasia, di azione e di risorse. Serve cioè l’iscrizione e il

contributo all’unica forza, quella Radicale e dell’AssociazioneLuca Coscioni, che ha dimostrato di sapersi battere.

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