2ª PARTE DEDICATA A: ACTINIDIA - CASTAGNO - FICO - KAKI ...

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Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Verona - Contiene I.P. e I.R. SUPPLEMENTO N. 1 AL N. 2 DI VITA IN CAMPAGNA - CASELLA POSTALE 467 - 37100 VERONA - FEBBRAIO 2012 - ANNO 30 - ISSN 1120-3005 - MENSILE 2012 2 2ª PARTE DEDICATA A: ACTINIDIA - CASTAGNO - FICO - KAKI NESPOLO - NOCCIÒLO - NOCE - OLIVO - PICCOLI FRUTTI /P1pkzeLt9mEgmzMKC7R67ekZHB54y6nSL5oKfu7nYzc2AANlp+J0Q==

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SUPPLEMENTO N. 1 AL N. 2 DI VITA IN CAMPAGNA - CASELLA POSTALE 467 - 37100 VERONA - FEBBRAIO 2012 - ANNO 30 - ISSN 1120-3005 - MENSILE

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2ª PARTE DEDICATA A: ACTINIDIA - CASTAGNO - FICO - KAKI NESPOLO - NOCCIÒLO - NOCE - OLIVO - PICCOLI FRUTTI

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VITA IN CAMPAGNAMensile di agricoltura part-time con la maggior diffusione pagata in Italia (certifi cazione ADS)

Fondato da Alberto Rizzotti Direttore Responsabile: Giorgio VincenziRedazione: Giuseppe Cipriani, Silvio Caltran, Alberto LocatelliSegreteria di redazione: Laura Modenini, Elisa Guarinon, Cristina Campanini, Silvana Franconeri Indirizzo: Via Bencivenga/Biondani, 16 -37133 VeronaTel. 045 8057511 - Fax 045 8009240 E-mail: [email protected]: www.vitaincampagna.itEditore: Edizioni L’Informatore Agrario srl - Via Bencivenga/Biondani, 16 - 37133 Verona Presidente: Elena RizzottiPresidente onorario: Alberto Rizzotti Amministratore delegato: Giuseppe RealiDirettore commerciale: Luciano GrilliAbbonamenti: C. P. 467 - 37100 Verona - Tel. 045 8009480 - Fax 045 8012980 Internet: www.vitaincampagna.it/faqQuote di abbonamento 2012 per l’Italia: Vita in Campagna euro 46,00 (11 numeri + 11 supplementi); Vita in Campagna + Vivere La Casa euro 53,00 (11 numeri + 11 supplementi + 4 fascicoli Vivere La Casa)Sono previste speciali quote di abbonamento per studenti di ogni ordine e gradoUna copia euro 4,50 (arretrata il doppio, per gli abbonati euro 6,00) più spese postali Conto corrente postale n. 11024379Pubblicità: Via Bencivenga/Biondani, 16 - 37133 Verona Tel. 045 8057511 - Fax 045 8009378 E-mail: [email protected]: Mediagraf spa - Noventa PadovanaRegistrazione Tribunale Verona n. 552 del 3-11-1982 - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Verona - Contiene I.P. e I.R.Copyright © 2012 Vita in Campagna di Edizioni L’Informatore Agrario srl Vietata la riproduzione parziale o totale di testie illustrazioni - ISSN 1120-3005

Accertamenti Diffusione StampaCertifi cato n. 7149 del 14/12/2011

Unione StampaPeriodicaItaliana

a cura di:Giorgio Bargioni, Gino Bassi, Guido Bassi,

Claudio Sonnati, Giovanni Rigo

Anche in questa seconda parte della Guida illustrata dedicata alla potatura del-le piante da frutto ricordiamo i criteri generali che la ispirano, cioè avere piante sulle quali è facile poter effettuare i trattamenti antiparassitari, fare in

modo che la chioma degli alberi intercetti la massima quantità di luce (solo così avremo frutti saporiti, colorati, sani e facilmente conservabili) e raccogliere i frutti senza eccessiva fatica.

Eseguire una corretta potatura non è semplice, ma seguendo le nostre indicazioni, provando e osservando il comportamento degli alberi potrete avere la soddisfazio-ne di mantenere in «ordine» il vostro piccolo frutteto familiare.

La prima parte della Guida illustrata dedicata alla potatura è stata allegata al n. 10/2011 di Vita in Campagna e prendeva in considerazione le piante di melo, pero, pe-sco, albicocco, susino e ciliegio. In quella stessa Guida illustrata sono stati pubblicati due articoli che consigliamo di consultare nel caso non vi fossero chiari alcune opera-zioni o termini: «La potatura: un male necessario per costruire una chioma equi-librata», a pag. 4, e «Glossario dei termini tecnici usati nella potatura», a pag. 6.

4 La pergoletta doppia per l’actinidia: una soluzioneadatta anche per l’hobbista

11 Per l’olivo consigliamo l’allevamento a vaso

17 Il castagno non si può domare e va lasciato crescere in forma libera

21 La potatura del kaki a vaso libero e del fi co in forma globosa

26 Per il noce del piccolo frutteto consigliamol’allevamento a piramide

29 Il nocciòlo allevato a cespuglio, nel rispetto della sua forma naturale

33 La potatura del nespolo comune e del nespolo del Giappone

36 La potatura dei piccoli frutti: lampone, mirtillo gigante americano, rovo senza spine

La potatura è necessaria per tutti gli alberi da frutto: in questa Guida, oltre che dell’actinidia e dell’olivo, ci occupiamo anche del nespolo, del nocciòlo, del fi co e delle altre specie «minori», sempre presenti nel piccolo frutteto familiare.

Questa Guida esce come supplemento del mensile «Vita in Campagna» n. 2/2012La tiratura del presente numero è stata di 90.300 copie

Guida illustrata alla potaturadelle piante da frutto: actinidia,castagno, fi co, kaki, nocciòlonespolo, noce, olivo, piccoli frutti

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SUPPLEMENTO N. 1 AL N. 2 DI VITA IN CAMPAGNA - CASELLA POSTALE 467 - 37100 VERONA - FEBBRAIO 2012 - ANNO 30 - ISSN 1120-3005 - MENSILE

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2ª PARTE DEDICATA A: ACTINIDIA - CASTAGNO - FICO - KAKI NESPOLO - NOCCIÒLO - NOCE - OLIVO - PICCOLI FRUTTI

Foto: Giovanni Rigo, Guido Bassi e Archivio Vita in Campagna

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4 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 2/2012

La forma di allevamento che consi-gliamo è la pergoletta doppia con tetto rivolto verso il basso.

Per questa forma di allevamento è ne-cessario installare una struttura portante costituita da: pali in cemento o legno alti 2 metri fuori terra e posti a 5 metri l’uno dall’altro, sui quali sono i ssate delle ca-priate di ferro larghe 150-180 cm; un i lo portante normalmente costituito da una cordina di acciaio del diametro di 5-6 mm posta al centro della capriata; quattro i li laterali, due a destra e due a sinistra, del numero 18 (diametro 3,4 mm).

La pianta allevata a pergoletta doppia è costituita da un fusto alto circa 2 metri che prosegue orizzontalmente sul filo portante per 2,5-3 metri; la parte di fusto orizzontale è chiamata «cordone perma-nente».

Le distanze di impianto da adottare sono di 2,5-3 metri sulla i la e di 4,5-5 metri tra le i le.

Nelle piante adulte, dopo la potatu-ra, il cordone permanente presenta dei tralci, detti capi a frutto, che par-tono nel punto di curva di un ramo dell’anno precedente. I capi a frutto so-no lunghi 150-200 cm, presentano 15-20 gemme, sono distanziati tra loro di 30 cm, sia a destra che a sinistra del cor-done e vanno legati su dei fili che li orientano verso il basso. A potatura i ni-ta la pianta presenta quindi un cordone rivestito di tralci legati sia a destra che a sinistra, a pettine.

Ricordiamo che l’actinidia è una spe-cie dioica: i i ori femminili, che daranno origine ai frutti, e quelli maschili, che producono il polline, sono presenti su

piante diverse. Perché le piante con i ori femminili possono produrre è necessaria la presenza di piante con i ori maschili; il rapporto deve essere di almeno 1 a 5, cioè una pianta maschile ogni cinque piante femminili.

POTATURA DI ALLEVAMENTO

Primo anno. La messa a dimora del-le piante di actinidia [1] si deve effettua-

re dopo i grandi freddi e prima che inizi il «pianto» (inizio movimento della lin-fa), per evitare danni da gelo.

Subito dopo l’impianto è necessa-rio accorciare la giovane pianta a 30-50 cm da terra e afi ancarle subito un tutore, che può essere rappresentato da uno spago legato a un picchetto ini sso nel terreno o alla sommità della piantina vicino al punto di taglio e sopra l’ultima gemma (vedi disegni a pag. 5, in alto).

La pergoletta doppia per l’actinidia: una soluzione adatta anche per l’hobbista

I rami (tralci) a frutto dell’actinidia

Tralcio determinato: ramo lungo circa un metro e terminante con un gruppet-to di gemme ravvicinate. Tralcio «spur»: ramo corto (20-30 cm), con interno-di brevissimi, che termina con un gruppetto di gemme ravvicinate. Tralcio in-determinato: ramo che può superare la lunghezza di 2 metri e che deve essere cimato a 15-20 gemme. Nel punto di taglio deve avere diametro di cira 5 mm

Un actinidieto con piante allevate a pergoletta doppia (vista dall’interno e dal basso). Ognuna di esse è costi-tuita da un fusto alto circa 2 metri che prosegue orizzontalmente sul i lo portante con un «cordone permanente» lungo circa 3 metri; sia a destra che a sinistra il cordone permanente porta dei capi a frutto lunghi 150-200 cm, di 15-20 gemme, distanziati tra loro di 30 cm, i quali vanno legati su dei i li che li orientano verso il basso

tralcio «spur»

tralcio determinato tralcio

indeterminato

L’actinidia fruttii ca sui germogli del-l’anno (a) originatisi dalle gemme pre-senti sui rami dell’anno precedente (b). I bottoni i orali (c) possono essere da due a sei o più

a

b

c

Pergoletta doppia

cordone permanente

capo a frutto

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 2/2012 11

La forma di allevamento dell’olivo che suggeriamo di adottare per un oliveto di famiglia è quella a vaso,

considerata fra le più razionali. La pianta adulta di olivo allevata a va-

so si presenta con un tronco alto circa un metro da cui partono tre, a volte quattro, branche inclinate verso l’esterno di circa 45°. Su queste sono inserite alcune sot-tobranche – ricche di branchette fruttife-re che portano numerosi rami misti – il cui sviluppo decresce man mano che si allontanano dalla base della branca prin-cipale. In particolare le ramii cazioni che si sviluppano sulla faccia interna del-la branca principale (quindi sul dorso e guardano verso il centro del vaso) vengo-no mantenute relativamente corte per non creare ombreggiamento all’interno della chioma. Ogni branca principale, alla i ne del suo sviluppo, appare dall’esterno con un proi lo conico, tipo albero di Natale.

Nella pianta adulta l’intera chioma si presenta con un proi lo a tronco di cono con base più larga in basso. Tollerabile può essere un proi lo cilindrico, mai a tronco di cono rovesciato.

Per ottenere questa forma finale e avere al più presto l’inizio della produ-zione, nei primi anni è opportuno segui-re il concetto della «potatura minima» che permette di ottenere una precoce formazione di i ori e, nello stesso tem-po, un equilibrato sviluppo dell’albero. Una potatura leggera lascia molti rami sulla pianta giovane che sta crescendo con vigore e, così facendo, la spinta ve-getativa si ripartisce su un numero ele-vato di centri di crescita, risultando limi-tata su ciascuno di questi e permettendo-ne la preparazione a frutto.

Le dimensioni che l’albero adulto può assumere variano notevolmente a seconda dell’ambiente di coltura, spe-cialmente per quanto riguarda il clima; pertanto la scelta delle distanze di im-pianto va fatta riferendosi allo sviluppo che presentano gli olivi adulti nella zo-na in cui si opera.

Come è noto l’olivo è una specie sempreverde: per esigenze di chiarez-za nei disegni di queste pagine non so-no state rafi gurate le foglie.

POTATURA DI ALLEVAMENTO

Primo anno. A differenza di altre piante da frutto, in genere vendute dal vivaista a radice nuda, le piante di olivo vengono vendute in vaso e quindi sono provviste di un ottimo pane di terra.

Gli astoni (o, meglio, i «piantoni», come sono chiamati gli olivi in vivaio) possono essere stati ottenuti da talea op-

Per l’olivo consigliamo l’allevamento a vaso

Vaso

I rami a frutto dell’olivo

Ramo misto: ramo di medio vigore (lunghezza 40-70 cm),

provvisto di gemme prevalentemente a i ore

e di alcune a legno; queste ultime si trovano di solito

presso la base o nella porzione terminale del ramo.

La produzione si ha soprattutto su rami misti.

Ramo a i ore (o a frutto): rametto breve (10-20 cm)

provvisto solo di gemme a i ore; si sviluppa di solito dalla gemma apicale di un ramo misto che ha

fruttii cato. Talvolta è a i ore anche la gemma apicale.

È opportuno ricordare che l’olivo ha un comportamento vegetativo basitono, per cui i germogli che

si sviluppano alla base di un ramo diretto verso l’alto sono più

vigorosi e lunghi di quelli che nascono verso la cima

ramo a i ore

gemma a legno

ramo misto

Foto

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Olivo allevato a vaso: l’albero presenta un tronco

alto circa un metro da cui partono tre o quattro branche

principali di proi lo conico, inclinate

verso l’esterno di circa 45°.

In questa foto si nota

il proi lo conico della

branca in primo

piano

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 2/2012 17

Il castagno europeo (Castanea sativa) è una pianta longeva, di aspetto impo-nente e portamento espanso che deve

essere allevato in forma libera, quella cioè che la pianta tende naturalmente ad assumere. È quindi un albero che non si presta a essere allevato in forme costritti-ve appiattite o di taglia ridotta e deve es-sere libero di svilupparsi in altezza.

Gli interventi di potatura sulle piante di castagno sono molto limitati e si ef-fettuano soprattutto nei primi anni di sviluppo, allo scopo di favorire una for-mazione equilibrata della chioma.

La produzione del castagno è con-centrata all’esterno della chioma: la distribuzione uniforme della luce all’in-terno di essa è, quindi, premessa indi-spensabile per mantenere costante la produttività.

Il castagno si dimostra tanto più pro-duttivo quanto più è esaltata la sua cre-scita vegetativa (maggiore è l’ampiezza della chioma, maggiore è la produzione espressa). Questo implica che, a diffe-renza di altre piante da frutto, non è ne-cessario e risulta anzi controproducente intervenire con spuntature e accorcia-menti dei rami allo scopo di contenere lo sviluppo vegetativo.

Le piante di castagno sono disponibi-li sul mercato come astoni innestati di 1 anno, commercializzati a radice nuda. Il portinnesto utilizzato è il franco da se-me, meglio se ottenuto dal seme apparte-nente alla stessa varietà innestata.

Gli astoni devono essere dell’età mas-

sposti lungo il fusto. Nei mesi di marzo e aprile si sceglie il ramo più robusto e verticale per formare il nuovo asse di crescita della pianta e lo si lascia in-tegro (vedi foto a pag. 18, in alto).

Gli altri rametti presenti lungo il tron-co si eliminano con taglio raso; si disin-fettano le superfi ci di taglio con una so-luzione concentrata di un prodotto a ba-

sima di due anni: la capacità di attecchi-mento diminuisce proporzionalmente con l’aumentare dell’età della pianta.

Gli astoni di castagno devono esse-re lineari; non sono infatti di alcuna uti-lità ramifi cazioni e impalcature prefor-mate in vivaio.

Il castagno raggiunge, mediamente, altezze comprese tra i 15 e i 25 metri. Le di stanze di impianto sono quindi di 8-10 metri tra i fi lari e di 8-10 metri tra le piante.

POTATURA DI ALLEVAMENTO

Primo anno. A trapianto eseguito (da novembre ad aprile), e comunque prima dell’apertura delle gemme, in pri-mavera (marzo-aprile) è necessario provvedere a raccorciare l’astone tra-piantato (vedi foto a destra) al fi ne di ga-rantirne la crescita equilibrata. Il taglio viene generalmente effettuato a un’al-tezza di 110-130 cm fuori terra.

È molto utile affi ancare all’astone un palo tutore (non di legno di castagno per-ché può trasmettere il cancro corticale) dell’altezza di 1,8-2 metri, a cui assicurare la giovane pianta nei primi anni di crescita.

Secondo anno. Al compimento del primo anno di sviluppo in campo il gio-vane castagno presenta 4 o 5 rametti di-

Il castagno non si può domare e va lasciato crescere in forma libera

Il castagno deve essere allevato in forma libera, quella che la pianta tende naturalmente ad assumere. La pota-tura, molto limitata e concentrata soprattutto nei primi anni, ha lo scopo di favorire una formazione equilibrata della chioma e la distribuzione uniforme della luce all’in-terno di essa Forma libera

Dopo la messa a dimora in primaverasi raccorcia l’astone all’altezza

di 110-130 cm da terra

Potatura di allevamento: primo anno ( marzo-aprile)I rami a frutto

del castagno

I castagno fruttifica sui germogli portati dai rami di un anno.Si tratta di una specie monoica, che possiede cioè organi fi orali maschi-li e femminili sulla stessa pianta, ma in posizioni separate

fi ore femminile

fi ore maschile

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 2/2012 21

Pur essendo due specie da frutto «minori», il kaki e il fico sono spesso presenti nel piccolo frutteto

familiare. Altrettanto spesso ci si trova però in diffi coltà nell’eseguire la loro potatura. Vediamo come si procede cor-rettamente a riguardo.

Il kakiPer un frutteto di famiglia la forma di

allevamento conveniente per un albero di kaki (o diòspiro) è rappresentata da un vaso più o meno libero, costituito da un tronco di circa 1 metro di altezza provvisto di tre branche; queste, a se-conda del comportamento della varietà, risultano più o meno inclinate (30-45° di apertura). Ogni branca è provvista di sottobranche con sviluppo decrescente via via che si procede verso l’alto.

La potatura del kaki a vaso libero e del fi co in forma globosa

Un kaki allevato a va-so libero: l’albero è costituito da un tron-co alto circa 1 metro dal quale si dipartono tre branche inclinate di 30-45° di apertura Vaso libero

Pianta alla fi ne del secondo anno dalla messa a dimora. Si noti che il raccorciamen-to dell’astone, eseguito dopo la piantagione, ha dato origine a tre rami ben disposti che formano l’inizio dell’impalcatura per un allevamento a vaso. Sono stati elimina-ti il tratto di astone al di sopra dell’impalcatura (a) e il lungo ramo in basso a destra (b). Le branche (c) devono essere spuntate come indicato sia per indirizzare il pro-lungamento sia per dare origine alla prima sottobranca

Kaki - Potatura di allevamento: secondo anno (marzo-aprile)

prima dopo

a

b

c cc

I rami a frutto del kaki

Brindillo: rametto esile e breve che prende origine da un ramo misto, termina con una gemma a legno ed è provvisto, lungo il suo asse, di gemme miste; queste danno luogo a germogli che recano fi ori

ramo misto dell’anno precedente

brindillo

gemma apicale (a legno)

ramo mistodell’anno

peduncoli fi orali (dei fi ori non allegati)

gemma mista

Un albero di kaki allevato in questo modo può arrivare, a completo sviluppo, a un’altezza da terra di circa 4-5 metri e a una larghezza di 6-8 metri. Le distanze di impianto sono di metri 7-8 tra i fi lari e di metri 4-6 tra le piante.

Ricordiamo che, anche se il legno del kaki è molto duro, un suo ramo o bran-ca può improvvisamente spaccarsi sotto il peso della produzione o, peggio, sotto il peso di un potatore o raccoglito-

re che dovesse salirvi sopra.Gli interventi di potatura di

seguito descritti si riferiscono a piante di kaki innestate su franco.

Nel kaki si hanno gemme a legno e gemme miste. Queste ul-time danno luogo a germogli che portano fi ori all’ascella delle fo-glie. Nei rami vigorosi i fiori spuntano in genere soltanto al-l’ascella delle prime foglie basa-

li. Sono invece numerosi sui brindilli; al-l’estremità di questi, come nelle drupa-cee, si trova sempre una gemma a legno.

POTATURA DI ALLEVAMENTO

L’allevamento di una pianta di kaki può durare 5-7 anni. Si ricordi che, essen-do il kaki molto sensibile alle gelate tardi-ve, è opportuno effettuare la potatura secca poco prima dell’apertura delle gemme. Così facendo si ritarda, sia pur di poco, il germogliamento e la pianta potrà sfuggire più facilmente al danno da gelo.

Primo anno. Pur avendo come obiet-tivo l’allevamento di un vaso abbastanza libero, è conveniente guidare lo svilup-po iniziale dell’albero.

Nelle aree con clima invernale mite la piantagione può essere effettuata in au-tunno; nelle aree del Centro-Nord con-viene invece effettuarla fi nito l’inverno.

A fi ne inverno (marzo-aprile), poco prima della ripresa vegetativa, l’astone va spuntato a circa 120 cm da terra. In seguito, in prossimità del taglio di spun-tatura, sorgeranno vari germogli. Tra questi in maggio se ne devono scegliere tre che siano di analogo sviluppo e ben distribuiti nello spazio, in modo da for-mare tra essi angoli di circa 120°; tutti gli altri germogli devono essere cimati.

Nel kaki non ha molta importanza ot-tenere rami con ampio angolo di inser-zione, poiché la scosciatura è relativa-mente rara.

Se durante la stagione si nota che, tra i germogli scelti, uno o due crescono di

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26 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 2/2012

Esistono due gruppi di varietà di noce da frutto: le varietà europee e le cosiddette franco-americane

di selezione relativamente recente. Per entrambi i gruppi si utilizzano due tipi di portinnesti: Juglans regia e Juglans ni-gra; il primo è più vigoroso del secondo. È opportuno conoscere il tipo di varietà e il tipo di portinne-sto al i ne di meglio impostare, come si vedrà, l’allevamento dell’albero e, in seguito, la po-tatura di produzione.

Di solito il noce assume spon-taneamente, almeno agli inizi, una forma a piramide, certamen-te adatta per un orto di famiglia in quanto più semplice a ottener-si, anche se può dare origine ad alberi piuttosto alti [1].

L’albero allevato a piramide si pre-senta con un asse centrale dal quale par-tono tre o quattro palchi di branche la-terali che hanno sviluppo decrescente dal basso verso l’alto. Le piante adul-te possono raggiungere l’altezza di 10-12 metri.

POTATURA DI ALLEVAMENTO

Primo anno. L’astone da porre a di-mora deve essere in ogni caso robusto, alto almeno 2 metri e ben lignii cato.

Al momento della piantagione occor-re assicurarlo a un tutore che deve essere alto quanto l’astone, se non di più, dato che, per l’allevamento a piramide, deve servire per mantenere dritto nei primi an-ni il prolungamento dell’asse centrale.

La piantagione, nelle zone a inverno mite, può essere effettuata in autunno; invece al Centro-Nord si deve eseguirla a i ne inverno.

Poco prima della ripresa vegetati-va (marzo) l’astone viene raccorciato a circa 1,5-1,7 metri da terra se il portin-nesto è Juglans regia o a 1-1,2 metri da

terra se il portinnesto è Juglans nigra. È sempre opportuno coprire con mastice il taglio di spuntatura.

La gemma vicino al taglio si lascia intatta perché deve dare origine all’as-se centrale. Invece si asportano le set-te-otto gemme principali sottostanti in modo da provocare, dalle gemme di sot-tocchio, che si trovano quasi nascoste presso la base delle gemme principali, lo sviluppo di germogli con angolo di inserzione abbastanza aperto.

In seguito il germoglio che nasce più vicino al taglio deve crescere libe-ramente per dare origine all’asse cen-trale. Tra gli altri germogli, in maggio-giugno se ne scelgono tre o quattro, possibilmente distanziati sulla verti-cale di 10-15 cm e disposti in modo da dividere lo spazio con angoli rispettiva-mente di 120° o 90°: essi daranno origi-ne al primo palco di branche. Altri ger-mogli presenti vengono tenuti a freno con cimature ripetute durante la stagio-ne (vedi disegni a pag. 27, in alto).

Secondo anno. All’inizio del secon-do anno si eliminano tutti i rametti de-rivati dai germogli cimati e si raccor-ciano (poiché di solito non sono ben li-gnii cati) i tre o quattro rami destinati a formare il primo palco di branche. Di questi si perfeziona con tiranti o diva-ricatori anche la direzione e l’inclinazio-ne che deve essere di circa 45°.

Il prolungamento centrale viene spun-tato al i ne di dare origine al secondo pal-co di branche: si interviene a poco più di un metro dal primo palco se la pianta è innestata su Juglans regia o a circa 80 cm se la pianta è innestata su Juglans nigra.

Sul prolungamento, a seguito della

Per il noce del piccolo fruttetoconsigliamo l’allevamento a piramide

Noci allevati a piramide: l’albero presenta un asse centrale dal quale partono tre o quattro palchi di branche laterali con sviluppo progressivamente decrescente dal basso verso l’alto

Piramide

I rami a frutto del noce

Per il noce non si adotta in pratica una distinzione dei rami in base al tipo di gem-me che si trovano su di essi. In genere i rami delle piante in allevamento, e co-munque quelli vigorosi, presentano solo gemme a legno. Le gemme a frutto so-no presenti sui rami di scarso vigore o deboli e sono gemme miste (vedi frecce) che danno luogo a un germoglio e a uno o più (due o tre) i ori femminili (cioè provvisti solo del pistillo) Ai i ni della potatura di produzione è importante ricordare che nelle varietà sele-zionate in America e in Francia (per esempio Hartley, Franquette) le gemme mi-ste si trovano all’apice del ramo e anche lungo di esso (vedi frecce nella foto a si-nistra). Nelle varietà nostrane (per esempio Noce di Sorrento, Noce del Bleggio, Noce Feltrina) si trovano soltanto in cima al ramo (vedi freccia nella foto a destra)

Varietà tipo Noce di SorrentoVarietà tipo Franquette

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 2/2012 29

necessita di un adeguato periodo di tem-po (una stagione vegetativa appunto) per formarsi. Sul i nire dell’estate, a settem-bre, cioè quando la piantina manifesta ancora un’attività linfatica e una vegeta-zione efi ciente, è buona norma elimi-nare i polloni formatisi alla base del-l’astone centrale. L’operazione potrà sembrare superl ua in quanto da lì a po-chi mesi, per formare il cespuglio, si ef-fettuerà l’eliminazione di tutta la vegeta-

La forma di allevamento e produ-zione consigliata per il nocciòlo è quella a cespuglio in quanto le

piante attualmente utilizzate per produr-re questo tipo di frutta secca sono «fran-co di piede» (cioè le piante non sono in-nestate), più o meno pollonifere secon-do le varietà, di medio sviluppo (3-7 me-tri di altezza), con portamento che naturalmente tende a svilupparsi in volume tramite piccoli fusti di-ritti (pertiche, dette anche bran-che o stanghe) distanziati in modo tale da occupare tutto lo spazio aereo disponibile.

La formazione e gestione del cespuglio asseconda quindi una «forma» naturale che è possibile trovare, se si osservano le piante di noc-ciolo selvatico (chiamate «selvaggiole lo-cali» o più comunemente «nocciolini»), in tutti i boschi della nostra Penisola.

Le distanze d’impianto più comune-mente adottate sono di 5-6 metri tra le i -le e 5-6 metri lungo il i lare.

POTATURA DI ALLEVAMENTO

Occorre ricordare che la fertilità del terreno su cui viene realizzato il corileto condiziona lo sviluppo delle piante mes-se a dimora. Pertanto se le pertiche del cespuglio, sul i nire di agosto del quarto anno d’impianto, manifestano «caccia-te» superiori a quelle successivamente indicate come ottimali, anticipate di un anno la «sistemazione» del cespuglio (cioè nei 30-40 giorni successivi alla raccolta eseguite le operazioni di alleva-mento consigliate nel quinto anno per le piante che manifestano vigoria).

L’eliminazione dei polloni in sovran-numero è pratica da realizzare una volta all’anno, a partire dal secondo anno dal-l’impianto.

Primo anno. Le barbatelle di noc-

ciòlo si pongono a dimora preferibil-mente in autunno. Dopo l’impianto si spuntano i primi 30-50 cm (vedi foto a lato), a seconda delle dimensioni della barbatella, lasciando integri i brindilli che costituiscono la restante vegetazio-ne; tale pratica è consigliata in particola-re nelle aree collinari, in quanto nel pe-riodo invernale copiose nevicate potreb-bero rompere le barbatelle compromet-tendo l’impianto.

Nel corso della stagione si lascia ve-getare liberamente la barbatella, in quan-to il suo apparato radicale è incompleto e

zione fuori terra; la pratica ha però dimo-strato che operando in questo modo si anticipa il ricaccio dei polloni (vedi foto in basso, a destra).

Secondo anno. Per allevare le piante a cespuglio, alla ripresa vegetativa si effettua la capitozzatura dell’astone appena fuori terra con un taglio, pres-soché rasente il colletto (vedi foto pag. 30, a sinistra in alto); in questo modo la

Il nocciòlo allevato a cespuglio, nel rispetto della sua forma naturale

Un nocciòlo allevato a cespu-glio, forma di allevamento che

asseconda la naturale tendenza di questa pianta a emettere polloni dal ceppo

Cespuglio

Si tagliano i primi 30-50 cm della bar-batella appena posta a dimora, lascian-do integro il resto della vegetazione

In questa pianta non sono stati eliminati i polloni alla base dell’astone. Lo «stress» che la pianta subirà, in seguito all’elimi-nazione improvvisa di tutta la vegetazio-ne alla ripresa vegetativa, determinerà un ritardo nel ricaccio di nuovi polloni

Potatura di allevamento: primo anno (settembre)

I rami a frutto del nocciòlo

Il nocciòlo fruttii ca sui rami di un anno (cioè quelli sviluppatisi l’anno prece-dente). I rami migliori sono quelli con una lunghezza di 15-20 cm

ramo di un anno

ramo di un anno

ramo di due anni

gemma mista contenente

il i ore femminile

amenti

Potatura di allevamento: messa a dimora

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 2/2012 33

Nespolo comune - Potatura di allevamento: primo e secondo anno (marzo-aprile)

Primo anno. Dopo la messa a dimora si raccorcia l’astone a circa 1 metro da terra e si eliminano gli eventuali rametti laterali; nel corso della stagione si allevano tre o quattro germogli destinati a formare le branche principali. Gli altri even-tuali si cimano per frenarne la crescita. Secondo anno. Nella primavera del secondo anno, si scelgono tre rami per la for-mazione delle branche del vaso e, se sono più lunghi più di 50-60 cm, si spuntano per favorire il sorgere di vari rami nel punto di taglio; gli altri vengono eliminati

Il nespolo comune e il nespolo del Giappone – due specie che di solito sono presenti in un frutteto di fami-

glia con esemplari unici – non richiedo-no particolari operazioni di potatura per il loro allevamento. È facile infatti che assumano spontaneamente, o con pochi interventi di guida, una forma equilibra-ta, la quale potrà essere poi mantenuta con facilità.

Il nespolo comune

Il nespolo comune vi-ve bene anche nei climi settentrionali e in posizio-ni parzialmente ombreg-giate. Rispetto al nespolo del Giappone (vedi pag. 34) ha uno sviluppo mol-to più limitato ma, come questo, presenta le gem-me fruttifere all’apice dei rami di un anno.

L’albero ha un portamento quasi ce-spuglioso; se si vuole ottenere una pre-coce messa a frutto lo si lasci libero di crescere, ma si tenga presente che in questo caso forma lunghe ramii cazioni che hanno bisogno di sostegno. Altri-menti lo si può allevare con una forma a vaso libero, costituito cioè da un tronco da cui partono tre o quattro branche in-clinate in fuori di 30-45°, sulle quali si sviluppano branchette e rami fruttiferi.

Le piante adulte possono raggiunge-re l’altezza di 3-4 metri nelle migliori condizioni di coltura.

POTATURA DI ALLEVAMENTO

Primo anno. Per l’allevamento a va-so libero, dopo la messa a dimora si rac-corcia l’astone a circa 1 metro da ter-ra (vedi disegni in basso, a sinistra), successivamente si allevano tre o an-che quattro germogli sorti in prossimità del taglio destinati a formare le branche principali. Gli altri eventualmente pre-senti si cimano per frenarne la crescita.

Secondo anno. Nella primavera suc-cessiva i rami scelti per la formazio-

Il nespolo comune si può allevare a vaso libero: l’albero è costituito da un tronco alto circa 1 metro da cui partono tre o quattro branche

La potatura del nespolo comune e del nespolo del Giappone

Vaso libero

primo anno

prima dopo

secondo anno

prima

I rami a frutto del nespolo comunePer il nespolo comune non si fa in pratica una distinzione fra rami di tipo diverso. Ai i ni della potatura di produzione, tuttavia, bisogna tenere presente che l’albero emette i ori singoli ermafroditi, cioè provvisti di organi maschili e femminili, che si formano all’apice dei germogli dell’anno

dopo

ramo di due anni

frutto

rami di un anno

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36 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 2/2012

I piccoli frutti sono degli arbusti e la loro potatura segue regole particola-ri che, talvolta, possono mettere in

diffi coltà il futticoltore hobbista. Vedia-mo come si trattano le specie principali: il lampone, il mirtillo gigante americano e il rovo senza spine.

Il lamponeIl lampone è un arbusto di altezza va-

riabile tra i 120 e i 250 cm. Produce una ceppaia perenne dalla quale scaturisco-no rami biennali a portamento eretto che vengono defi niti «polloni» duran-te il primo anno di crescita, «tralci» nell’anno successivo. Al termine del se-condo anno i tralci che hanno fruttifi ca-to si seccano e vanno rimossi.

Tralci e polloni possono presentare una superfi cie glabra o leggermente spi-nescente a seconda delle varietà.

L’apparato radicale è costituito da un fi tto intreccio di radici fi ni e si sviluppa nello strato superfi ciale del terreno.

L’attività pollonifera del lampone è intensa: i germogli hanno origine sia da gemme situate lungo le radici (germogli radicali), sia da gemme che si sviluppa-no alla base del fusto (germogli basali). I germogli radicali sono prevalenti nelle piante giovani, mentre nelle ceppaie ma-ture prevalgono quelli basali.

Il lampone produce su germogli frutti-

feri che si sviluppano dalle gemme miste presenti lungo il tralcio e che producono fi ori raccolti in infi orescenze (racemi).

Il frutto è una mora di forma quasi sferica composta da numerose drupeole ravvicinate; a maturazione completa la mora si sfi la facilmente dal ricettacolo.

In base alle caratteristiche geneti-che e all’epoca di fruttifi cazione, le va-rietà di lampone si dividono in unifere (fruttifi cano una sola volta all’anno) e bi-fere (fruttifi cano due volte all’anno).

Nel corso del primo anno le varietà unifere sviluppano polloni che forniran-no una sola fruttifi cazione nell’estate del secondo anno.

I polloni delle varietà bifere, invece, sono in grado di sviluppare germogli fruttiferi sulla parte terminale del pollo-ne già nella tarda estate del primo anno di crescita e ripetere la produzione nel mese di luglio del secondo anno sulla parte basale del tralcio.

Le piante di lampone sono commercia-lizzate sotto forma di polloni radicati a ra-dice nuda (barbatelle), in vaso o in alveolo.

Le barbatelle messe in vendita a radi-ce nuda o in vaso, che sono lignifi cate, sono utilizzate per i trapianti autunnali o di fi ne inverno (marzo). Quelle erbacee disponibili in alveolo sono utilizzate per la costituzione degli impianti a partire dal mese di aprile.

Le illustrazioni di queste pagine si rife-riscono a impianti realizzati partendo dal-la messa a dimora di barbatelle lignifi cate.

La forma d’allevamento consigliata per il lampone è la spalliera. Le distan-ze d’impianto più comunemente adotta-te prevedono 3 metri tra le fi le e 0,5-0,6

metri lungo il fi lare.La struttura della spalliera può es-

sere costituita da pali di castagno con un diametro di 10-12 cm e un’altezza di 180 cm fuori terra. Il trattamento dei pa-li con vernice impregnante e la catramatu-ra della parte interrata garantiscono una maggior durata nel tempo.

Per l’allevamento del lampone, sia unifero che bifero, la strut-tura può essere imposta-ta secondo una modalità di allevamento «bidimen-sionale», cioè con le pian-te allevate a ventaglio e racchiuse tra due fi li che, passati intorno ai pali di sostegno (inizialmente a 70-80 cm, poi a 110-120 cm di altezza), delimitano uno spazio pari al diame-

tro dei pali stessi e serviranno a sostene-re i tralci e i polloni in crescita.

Oppure si può adottare una modalità di allevamento «tridimensionale», con piante disposte a «V» trasversalmente al fi lare (vedi foto in basso), grazie alla presenza di distanziatori in legno della lunghezza di 30-35 cm, applicati ai pali all’altezza di 110-120 cm. La loro fun-zione è quella di aumentare lo spazio per lo sviluppo dei tralci; ciò garantirà una maggior superficie disponibile per la maturazione dei germogli fruttiferi e la contemporanea crescita dei polloni.

Nelle pagine che seguono illustria-mo l’una e l’altra modalità rispettiva-mente per le varietà unifere e per le va-rietà bifere, fermo restando che possono essere adottate indifferentemente in en-trambi i casi.

La potatura dei piccoli frutti: lampone, mirtillo gigante americano e rovo senza spine

Pianta di lampone allevata a spalliera: la pianta è costi-tuita da tralci di durata bien-nale che partono da terra Spalliera

Lampone - Varietà unifere e bifere

Potatura di allevamento: primo an-no (marzo). Le barbatelle a radice nuda dopo il trapianto si raccorciano a 30 cm dal suolo. Nel corso del-l’estate si lasciano sviluppare libera-mente i germogli basali che costitui-ranno i polloni. Nel lampone bifero a partire da agosto questi danno luogo alla produzione sulla parte apicale

prima dopo

Lampone - Varietà unifere

Un fi lare di lampone unifero allevato a «V» dopo la potatura (marzo), la legatu-ra e la spuntatura dei polloni a 10-15 cm di altezza sopra il fi lo

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