2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

download 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

of 137

Transcript of 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    1/137

    PADRE PIOLA VITA E I MIRACOLI

    LE STIGMATE

    Erano le 9 di mattina del 20 set-tembre 1918, un venerd. Sull'Italiadel Nord infuriava la guerra. Nellachiesa di un piccolo convento sulGargano, nel Sud del paese, ungiovane frate pregava intensamente.- Signore, abbi misericordia del tuo

    popolo. La guerra sta seminandolutti e dolore. Siamo peccatori,abbiamo cercato il male, ma il tuocuore grande nel perdono. Stavaseduto in uno stallo del coro

    riservato ai religiosi, che eracostituito da tre file di scanni, sielevava sopra la porta d'ingressodella chiesa, di fronte all'altaremaggiore, e poteva contenere unadecina di posti in tutto. Sufficienti

    per la comunit di quel convento, disolito composta di sei religiosi, che

    in quei mesi, per, a causa della guerra, erano ridotti a tre: Padre Paolino, Padre Pio e

    Fra Nicola. Gli altri erano sotto le armi. Distante circa due chilometri dal paese di SanGiovanni Rotondo, quel conventino, detto di Santa Maria delle Grazie, uno dei piantichi della zona, si trovava a 600 metri sul livello del mare. Per raggiungerlo sidoveva percorrere una stretta mulattiera impolverata, frequentata per lo pi da pastorie contadini. La zona era aspra e selvaggia. Solo pochi alberi assicuravano un po' diombra alle mura del povero convento, che si confondeva con le rocce circostanti.Accanto al conventino c'era un collegio. Una misera costruzione che ospitava unaquindicina di ragazzi, figli di contadini del luogo, che studiavano con l'intenzione didiventare, da grandi, religiosi Cappuccini. La gente li chiamava "fratini". Padre

    Paolino, trentadue anni, un tipo massiccio, dall'aspetto burbero ma dal cuore tenero,era il Guardiano del convento, cio il Padre superiore, ed era anche l'insegnante delpiccolo collegio. Padre Pio, trentun anni, aveva l'incarico di direttore spirituale deiragazzi. Magro, con il volto scarno incorniciato da una folta barba nera, aveva unosguardo profondo e dolce. Fra Nicola era un religioso non sacerdote, un fratello laico.Era il pi anziano dei tre, aveva quarantasette anni ed era questuante. Il suo compitoconsisteva nell'andare di porta in porta, di casolare in casolare, a chiedere l'elemosinache serviva per le necessit del convento e per mantenere quei ragazzi. All'occorrenzafaceva anche il cuoco. Quella mattina il convento era deserto. Padre Paolino era anda-to a San Marco in Lamis, un piccolo centro a una decina di chilometri dove si trovavaun altro convento di Cappuccini, per aiutare i confratelli nelle Confessioni in vistadella festa di San Matteo apostolo, molto venerato in quel paese. Fra Nicola era uscito

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    2/137

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    3/137

    le mani. Erano imbrattate di sangue. Croll la testa con un gesto desolato. Teneva lemani sollevate, a scodella, all'altezza dello stomaco. Le teneva ferme, come se anche il

    pi piccolo movimento gli provocasse spasimi. Tent di girarsi sul fianco destro, maun dolore lancinante gli fece emettere un gemito, e si rimise in una posizionerannicchiata, con il capo reclinato sul petto. Dopo molto tempo riprese quei faticosi eimpacciati movimenti, nel tentativo di alzarsi in piedi. Non poteva usare le mani peraggrapparsi all'inginocchiatoio e aiutarsi a sollevare il corpo. E si accorse di non poterneppure fare forza sui piedi, che sembravano vuoti, morti, inutili. Con enormi sforziriusc a mettersi carponi. Poggiando i gomiti contro il pavimento e strisciando sulleginocchia, si avvicin alla porta d'uscita. Nel tentativo di aprirla, una nuova fitta didolore lo attravers e lo gett riverso sul pavimento, privo di sensi. Una vecchia

    pendola nel corridoio del convento scocc undici rintocchi. Il suono armonioso eallegro si diffuse nel silenzio ovattato. Alpiano d sotto si sent sbattere una porta. EraFra Nicola che tornava dal suo giro di questua. Pos la bisaccia che aveva a tracolla esi avvi verso la cucina, con l'intenzione di preparare il pranzo per i ragazzi del

    collegio. Uno strano rumore, come di qualcosa che gratta una porta, attir la suaattenzione. "Saranno le tortore che vogliono mangiare" disse fra s e prese un grosso

    pezzo di pane raffermo. Stava avviandosi verso l'orto quando sent ancora quei rumori.Si rese conto che provenivano dal piano di sopra'. Depose il pane e si avvi lungo lescale. Il rumore veniva proprio dal coro. Si affrett verso la porta, alz il chiavistello efece per entrare, ma resisteva, c'era qualcosa dall'altra parte che la bloccava. Fra

    Nicola spinse forte e ud un gemito soffocato. Riconobbe la voce di Padre Pio. Spinseancora spostando quel corpo privo di energie. - Padre, che cosa le accaduto? Niente,figliolo, niente. - Di colpo Fra Nicola si accorse con orrore della macchie di sangue sul

    pavimento e sul saio del confratello. - Padre, ma voi siete ferito! - Non niente. - Nonriuscite a reggervi in piedi. - Vattene, lasciami solo. - Le vostre mani sanguinano. -Taci, vattene, ti ho detto. Con uno sforzo terribile, Padre Pio riusc ad alzarsi e

    barcollando, come un animale ferito a morte, si avvi lungo il corridoio, verso la suacella. Camminava a zigzag. Sembrava dovesse stramazzare a terra a ogni passo. Fra

    Nicola lo seguiva a pochi metri, pronto a Intervenire se fosse caduto. Ma non osavaavvicinarsi di pi: era intimorito e spaventato. Giunto di fronte alla propria cella,Padre Pio si appoggi alla porta. Si rivolse a Fra Nicola con voce dolcissima: - Vai,

    Nicoluccio. Vai a preparare il pranzo per i ragazzi. Non pensare a me. Non accaduto

    niente. Ho bisogno di un poco di riposo. Sono molto stanco. Non dire niente anessuno. Prega il Signore per me. E per favore, aprimi la porta, che io non ce la faccio.Fra Nicola apri la porta, e quando Padre Pio entr stava per seguirlo, ma lui glieloimped dicendo deciso: - Vattene, devo restare solo. Chiudi la porta, per favore. Fra

    Nicola chiuse lentamente la porta e si ferm a origliare. Per un po' sent che il Padre simuoveva nella cella impacciato, e poi pi nulla. - Mio Dio! - esclam coprendosi ilvolto con le mani. - Che cosa sar mai accaduto?2

    Ilvolto di Fra Nicola era impietrito dallo spavento. Pensava a quel sangue vivo cheaveva imbrattato il pavimento del coro. Torn a vedere. C'erano macchie vistose. Nel

    punto dove Padre Pio era caduto, si era formata un'impressionante pozza rosso scuro.Bisognava pulire. Corse gi in cucina a prendere uno straccio, ma quando ritorn nelcoro giudic che non doveva toccare quel sangue. C'era qualcosa di misterioso nella

    3

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    4/137

    vicenda. Forse era bene che anche il Superiore vedesse. Decise perci di attendere ilritorno di Padre Paolino. Limmagine di Padre Pio sanguinante continuava a tornarglialla mente. Pens di correre in paese per avvertire il medico, ma le parole del padre,"Vattene, lasciami solo", lo bloccarono. Timoroso di disobbedire a quell'ordine

    perentorio, cerc di dominare l'apprensione per la salute del confratello. Scese incucina. Era in ritardo per la preparazione del pranzo, e cos pens di cuocere della

    pasta con sugo di pomodoro: avrebbe fatto pi in fretta. Mise sul fuoco una grandepentola e accanto un tegame per il sugo. Mentre compiva queste incombenze, siaccorse che le sue mani tremavano. Quel che aveva visto gli aveva provocatoun'impressione terribile. Era come sotto choc. Si muoveva quasi in trance. La suamente continuava a rimanere l, al piano di sopra. Non riusciva proprio a cancellaredagli occhi Padre Pio per terra, sanguinante, o mentre camminava nel corridoio

    barcollando paurosamente, quelle povere mani incapaci di aprire la porta della cella."Ma cosa pu essergli accaduto?" si domandava angosciato. Ricordava che tuttidicevano che Padre Pio era un Santo. E ricord anche di averlo visto tanto volte nel

    coro, la sera tardi, talmente concentrato nella preghiera da sembrare in estasi. Spessoera rimasto a guardarlo sorpreso, e poi se n'era andato convinto che Padre Pio sarebberimasto l a pregare per tutta la notte. Da altri religiosi che conoscevano bene PadrePio aveva anche sentito dire strane cose. Qualcuno affermava che aveva spesso visionicelesti, qualcun altro che leggeva nel pensiero e che aveva fatto previsioni sulla guerrarisultate poi perfettamente azzeccate. Correva voce che fosse stato visto nello stessotempo in due luoghi diversi. Soprattutto da Pietrelcina, dove era vissuto parecchi anni,giungevano, di tanto in tanto, racconti fantastici che facevano capire come Padre Piofosse un religioso speciale. Da quando era arrivato a San Giovanni Rotondo, circa due

    anni prima, quel conventino solitario si era inaspettatamente animato. Spesso sipresentavano persone che chiedevano di confessarsi e volevano solo lui. C'era genteche veniva anche da lontano, perfino da Foggia, che distava pi di 40 chilometri. LaMessa che il Padre celebrava al mattino era sempre molto frequentata. C'erano delleragazze che ogni mattina, infallibilmente, la ascoltavano e poi si fermavano per fare lameditazione. Quelle ragazze erano tutte penitenti di Padre Pio, andavano a confessarsisolo da lui. Qualche religioso di un altro convento aveva criticato quel via vai digiovani donne. Ma il Superiore aveva la massima fiducia in Padre Pio e diceva che eraveramente un uomo virtuoso. Padre Pio faceva molta penitenza ed era il pi ligio

    nell'osservanza del digiuno. Fra Nicola lo sapeva bene. Nei periodi di Quaresima ilpiatto del Padre tornava in cucina spesso intatto. E lui, ammirato, si domandava comeriuscisse a stare in piedi, a svolgere tutti i suoi impegni, ascoltare tutte le persone chericorrevano a lui, mangiando cos poco. E poi c'erano le penitenze fisiche. I frati, neivenerd di Quaresima, si sottoponevano alla "disciplina". Alla sera, dopo lameditazione nel coro e prima di andare a cena, si ritiravano nella loro celle e"mortificavano" il corpo fustigandosi le spalle con una specie di flagello. Sull'esempiodi quanto i soldati romani avevano fatto a Ges prima della condanna di Pilato.Ciascun religioso regolava" quel supplizio come voleva, a seconda della propriaconvinzione e del proprio desiderio di soffrire per Cristo. In convento si diceva chePadre Pio fosse molto severo con se stesso, e che a volte si battesse fino a far usciresangue dalle proprie carni. Fra Nicola lo aveva sentito dire anche a Foggia, nelconvento di Sant'Anna, dove il Padre era vissuto sei mesi prima di essere trasferito a

    4

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    5/137

    San Giovanni Rotondo. "Che si sia voluto imporre una penitenza straordinaria e abbiaun po' esagerato?" si domand Fra Nicola. "Forse, nel suo zelo di sofferenza per amoredi Ges si sar schiacciato le mani dentro la porta. O se le sar picchiate con unmartello. Ma i piedi? Che cosa si sar fatto ai piedi per non riuscire quasi acamminare? Si sar rotto anche i piedi. Oggi venerd. I Santi sono sempre un po' fa-natici, non hanno misura." - Oddio, la pasta! - esclam Fra Nicola correndo verso ifornelli della grande stufa a legna che stava al centro della cucina. I pensieri su PadrePio lo avevano distratto al punto di dimenticare quel che stava facendo. Assaggi la

    pasta, che era scotta. Tolse la pentola del fuoco e rischi un altro guaio: avevadimenticato di proteggersi le mani con uno straccio, e la pentola scottava. Scol la

    pasta, la mise in una zuppiera e la cosparse di sugo. Chiam uno dei ragazzi cheavevano gi raggiunto il refettorio e gli disse: - Porta la pasta in tavola e distribuisci levarie razioni, io torno subito. Sal al piano di sopra. Si avvicin alla cella di Padre Pio.Attese in silenzio, con il fiato sospeso. Da dentro non giungeva alcun rumore. Bussleggermente. Silenzio. Buss ancora. - Chi ? - Era la voce di Padre Pio. Una voce

    quasi impercettibile. " vivo" pens Fra Nicola traendo un sospiro di sollievo. - Padrespirituale, avete bisogno di qualcosa? - No, figliolo, non mi occorre niente. Fra Nicolaaveva gi aperto la porta mettendo dentro il capo. - Vi posso scaldare un poco di caff- disse. Non si fidava della voce del Padre, voleva vedere con i propri occhi comestesse. Padre Pio era sdraiato a letto. Prima di coricarsi era riuscito a socchiudere leimposte della finestra della cella, e la stanza era poco illuminata. Fra Nicola vide che ilconfratello si era sdraiato vestito. In qualche modo si era tirato addosso una coperta, equesto significava che aveva freddo. Era il 20 settembre. Fuori faceva caldo, il solealto scottava. Ma evidentemente Padre Pio, senza cibo, con il corpo martoriato da

    quelle strane ferite, sentiva freddo. Forse aveva anche la febbre. - Almeno un poco dicaff caldo - supplic Fra Nicola. - No figliolo, non prendo niente, non posso prendereniente Ho lo stomaco in rivolta. Devo solo riposare. Ti ringrazio, che il Signore te nerenda merito. Sei sempre molto gentile. Vai ora, lasciami riposare, te ne prego. Quelle

    parole, pronunciate con una voce addolorata, stanca, fievole, aumentarono lepreoccupazioni di Fra Nicola. Padre Pio non si lamentava mai. Vivevano insieme gida diverso tempo, e sapeva che non chiedeva mai niente. Ora, sentendo quella frase,

    pronunciata con un tono che era quasi un disperato lamento, si angosci ancor di pi. -Il Padre sta male - disse a se stesso. - Bisogna per forza chiamare il medico. - Padre

    spirituale, se volete vado fino al paese a chiamare il medico. - Non necessario, nonne ho bisogno. - Sapete quanto vi vuole bene, verr volentieri e subito. - Ti ho detto dilasciarmi solo - sbott Padre Pio alzando il tono della voce e mostrandosi seccato. -

    Non ho niente, non voglio vedere nessuno. Ho bisogno di riposare e basta. Fra Nicolasi sent confuso. Non si aspettava quello scatto di stizza da Padre Pio. Rest l, muto,mortificato. Dopo un lungo silenzio, il Padre riprese con tono dolcissimo: - Nicolucciomio, cerca di capirmi. Fidati di quello che ti dico. Se riesco a riposare un poco, poi misentir meglio. Torna al tuo lavoro. Non lasciare i ragazzi soli. Vai, il Signore tiaccompagni. Fra Nicola chiuse lentamente la porta e torn in refettorio. Non avevaancora mangiato. Prese dalla zuppiera un po' della pasta avanzata dai ragazzi. Erafredda e scotta. Ne ingoi qualche forchettata. Girare per la campagna, all'aria aperta,con quella bisaccia a volte pesante sulle spalle, gli metteva sempre un robustoappetito. Anche quella mattina era rientrato con una fame da lupo, ma adesso non

    5

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    6/137

    riusciva a mandar gi niente. Aveva un peso sullo stomaco e un nodo alla gola. Il suopensiero era sempre rivolto a Padre Pio. Sentiva che era accaduto qualcosa ditremendo. Le parole del Padre, che cercava di minimizzare, non lo avevano convinto.Ma non sapeva che fare. Lui era solo un povero fratello laico, non poteva prendere de-cisioni. Doveva attendere che tornasse il Superiore, Padre Paolino. Fra Nicola si feceaiutare dai ragazzi a sparecchiare la tavola, lav i piatti, mise in ordine la cucina eraggiunse il coro per una preghiera. Si inginocchi, cerc di raccogliersi. Ripeteva la

    parole del "Padre nostro"', ma non pensava a quanto diceva. Il suo sguardo continuavaa posarsi su quel punto del pavimento dove si vedevano le macchie di sangue lasciateda Padre Pio. Il loro colore rosso scuro ora si era un po' sbiadito. Era diventatomarroncino, ma faceva ancora una forte impressione. - Chiss che cosa si sar fatto -ripet ancora una volta parlando da solo, ad alta voce. Quella frase gli salivacontinuamente alle labbra, a conclusione di ogni ragionamento. Cerc ancora diconcentrarsi nella preghiera. Ma non gli fu possibile. "Quello sangue abbondante"disse ancora fra s guardando il luogo dove aveva trovato Padre Pio svenuto. "Non

    sono piccole gocce. sangue uscito da una grossa ferita. Potrebbe essersi tagliato conun coltello. Ma solo un pazzo compirebbe atti del genere, e Padre Pio non ammattito." Guardando verso il crocifisso, gli venne in mente un'idea che per cacciimmediatamente. La respinse come fosse un cattivo pensiero, una tentazione. Ma il

    pensiero non se ne volle andare. Anzi, si fece insistente. Ricord che tre giorni prima,il 17 settembre, tutto l'Ordine monastico o francescano aveva celebrato la festadell'impressione delle Stigmate. I frati, i seguaci di San Francesco d'Assisi, avevanocio ricordato uno degli eventi pi clamorosi della vita del loro fondatore. Il 14settembre 1224, mentre si trovava sul monte della Verna, Francesco aveva avuto la

    visione di un Angelo, un Cherubino, il quale, andandosene, aveva lasciato sul suocorpo le piaghe di Cristo. Grosse ferite ai piedi, alle mani e al costato, identiche allepiaghe di Cristo. Segni di grandissimo significato mistico, che facevano del poverellod'Assisi un immagine vivente di Ges Crocifisso. Fra Nicola non era rimastosconvolto soltanto perch aveva visto del sangue su Padre Pio. Il sangue in se stessonon gli faceva impressione. Aveva quarantasette anni e, andando in giro per laquestua, aveva visto parecchie persone ferite, anche moribonde. No, non era stato ilsangue, ma quel particolare, quelle ferite singolari. Limmagine delle mani di PadrePio torn chiara alla sua mente. Rivide le piaghe, proprio sul palmo, al centro delle

    mani. Come le stigmate di Ges! Era quel simbolismo ad accendere la sua fantasia e lasua emozione. Non voleva pensare a queste cose, ma l'idea turbinava nella sua testafacendogli intuire retroscena che si perdevano in dimensioni e realt da brivido. Ementre fissava il crocifisso di legno che si elevava sulla balaustra, quel pensierodivenne ancor pi prepotente. "E se fosse accaduto anche a Padre Pio quel cheavvenne a San Francesco sul monte della Verna?" si domand Fra Nicola. "Lui unSanto. Forse un Santo pi grande di quanto noi pensiamo. Ma ancora una voltacacci quel pensiero come fosse una brutta tentazione. Gli sembrava, in quel modo, dioffendere Ges e anche San Francesco. Padre Pio era un buon religioso, ma non certo

    paragonabile al Santo di Assisi e altrettanto degno di avere sul proprio corpo i segnidella Passione di Cristo. Si alz, fece una veloce genuflessione e usc. Si era trattenutonel coro per pi di mezz'ora e non era riuscito a recitare neppure un "Gloria Patri".Pass accanto alla stanza di Padre Pio in punta di piedi e si ferm a origliare. Nessun

    6

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    7/137

    rumore. Scese nell'orto per raccogliere dell'insalata per la cena. Ogni tanto siaffacciava sul sagrato della chiesa per vedere' se scorgeva, lungo il sentiero, PadrePaolino. Non era mai stato cos agitato in vita sua. Si sentiva responsabile, colpevole.

    Non riusciva a combinare niente.3

    Erano quasi le 18 quando Fra Nicola vide finalmente la figura di Padre Paolinodirigersi verso il convento. Il Padre guardiano camminava adagio. Si guardava intornoe si fermava ogni tanto per osservare il paesaggio. Lungo il viottolo che conduceva alconvento 5 incontravano alcuni alberi di mandorlo, carichi di frutta. Lestate era stata

    particolarmente mite quell'anno. Non c'era stata la grave siccit che in genere colpivail Gargano e neppure il caldo afoso. Per questo la campagna aveva conservatoquell'aspetto incantevole di verde rigoglioso che la luce dorata del tramonto rendevaancor pi suggestivo. Era un vero piacere osservare tutta la vegetazione cos esube-rante, sentire il profumo dei fiori, godere dei loro colori delicati e vivi, e Padre Paolinosi beava percorrendo il sentiero. Fra Nicola, invece, sul sagrato della chiesetta

    smaniava. Osservando il Superiore, che procedeva lento e ogni tanto si fermava, ri-bolliva di impazienza. A un certo punto non ne pot pi. Si lanci di corsa gi per ilsentiero e raggiunse ansimando il Guardiano. - Che ti succede? - lo apostrof PadrePaolino vedendolo agitato e sconvolto. - Padre Pio ferito - rispose Fra Nicola. -Ferito? - Si rotto le mani. - Come? - Non lo so. Nel coro c e sangue dappertutto. -Sangue? - S, tanto sangue. Padre Paolino si ferm guardando il confratello. Nonriusciva a capire. Quelle frasi gli risultavano sconnesse e prive di significato. La parola"sangue" aveva acceso un allarme nel suo subconscio. Si ricord di essere il Superioredel convento. Era il responsabile di tutto quello che accadeva. Avrebbe dovuto

    risponderne ai Superiori maggiori. - Un momento - disse per richiamare l'attenzione diFra Nicola, cercando di dissipare quell'aria spaventata che vedeva nei suoi occhi e sulsuo viso. - Calmati e spiegati bene. Dimmi esattamente che cos accaduto. - Non soche cosa sia accaduto - rispose Fra Nicola. - Sono tornato dalla questua, ho sentito deirumori nel coro, sono corso e ho trovato Padre Pio per terra, tutto sporco di sangue.Secondo me, ha le mani rotte e anche i piedi. Non riusciva a camminare. E vaneggiaanche. - Le mani e i piedi rotti? Com' possibile? forse caduto da un albero, da unafinestra, dal tetto? - Non so niente. Lui non vuole parlare. Non ha voluto che loaiutassi. riuscito a trascinarsi da solo nella sua cella e mi ha pregato di lasciarlo

    riposare. - Sar stato colpito da uno dei suoi soliti attacchi. Il suo fisico minato dallatisi. Sono anni che passa da un medico all'altro. Secondo loro, dovrebbe essere mortoda tempo. Forse avr avuto uno sbocco di sangue. - No, sono le sue mani e i suoi piediche sanguinano - replic Fra Nicola. - Muovendosi, ha lasciato una traccia sul

    pavimento. Non ho pulito perch lei potesse vedere. Per me, accaduto qualcosa dimolto grave. Padre Paolino si accorse di avere il viso in fiamme. Le mani glisudavano. Quel senso di serenit e di gioia che lo aveva accompagnato lungo ilsentiero era scomparso. Il profumo dei fiori, l'odore dell'erba, svaniti. Le parole di Fra

    Nicola avevano spezzato l'incanto e lo avevano trasportato in una realt strana che noncapiva. Adesso era preoccupato. Il racconto confuso di Fra Nicola era stato sufficiente

    per far riemergere certi sospetti su Padre Pio che aveva dentro da tempo. Si eraaffezionato a quel suo confratello fin dal primo incontro, ma non era mai riuscito acapirlo a fondo. Sentiva che nel suo comportamento c'era qualcosa di inspiegabile che

    7

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    8/137

    gli sfuggiva. Attribuiva quella sensazione al fatto che Padre Pio dimostrava unaspiccata spiritualit. Era un Santo. Ma aveva l'impressione che ci fosse anchequalcos'altro, qualcosa di pi della normale santit di un religioso. Eventi impensabili,forse spaventosi. Gli pareva che quel religioso vivesse immerso in una realt peri-colosa, e che da un momento all'altro nella sua esistenza potessero accadere terribilidisgrazie. E adesso qualcosa di inspiegabile, e forse di grave, era accaduto davvero.Padre Paolino si mise a camminare velocemente. Anzi, a correre verso il convento. Fra

    Nicola lo seguiva in silenzio. Bruciarono la distanza in una manciata di secondi.Giunti sul sagrato, avevano il fiatone. - Vado da Padre Pio - disse Padre Paolino. - nella sua cella - ribatt Fra Nicola. - Si messo a letto. Padre Paolino affront la scala,attravers il corridoio e si ferm davanti alla stanza del confratello. Sentiva i battiti delcuore in gola, gli mancava il respiro. Buss leggermente e senza attendere la rispostagir il chiavistello della porta ed entr. Nicola gli stava appresso, ma Padre Paolino glifece cenno di allontanarsi. Voleva rimanere solo con Padre Pio. - Piuccio, che cosa ti accaduto? - domand cercando nella penombra della stanza il volto del confratello.

    Padre Pio era coricato sul fianco destro e, poich il letto si trovava sul lato sinistrodella cella, aveva il viso rivolto verso la porta. Sembrava assopito. - Mi senti, Piuccio?Sono Padre Paolino. Sono tornato da San Marco in Lamis. Ho visto anche PadreAgostino, il tuo confessore, e mi ha detto di salutarti. Mi senti? And verso la finestrae apr un po' le persiane in modo da far entrare pi luce nella stanza. Torn vicino alletto. Padre Pio strizzava gli occhi. L'improvviso chiarore provocato dall'apertura delleimposte offendeva le sue pupille. - Come stai Piuccio? - continu Padre Paolino. -Perch ti sei messo a letto? Sei vittima di uno dei tuoi soliti attacchi di febbre? Vuoiche mandi a chiamare il dottor Merla? Sai che corre sempre volentieri quando si tratta

    della tua salute. Ti vuole bene, ha grande stima di te. Mentre parlava, cercava dicontrollare il corpo del confratello, di verificare quanto gli aveva riferito Fra Nicola.Padre Pio continuava a tenere gli occhi chiusi. Era sdraiato sul letto, vestito. Teneva lemani nascoste sotto la coperta che si era tirato addosso. Anche i piedi erano coperti.

    Nel suo viso non si notava niente di strano, solo un'espressione addolorata e prostrata.- Fra Nicola mi ha riferito che non hai voluto mangiare - riprese Padre Paolino. - Vuoiche ti porti una mela? Ci sono anche dei fichi nell'orto, e so che ti piacciono. Dimmi,Piuccio, che cosa vuoi? Parlami. Mi senti? Padre Pio socchiuse gli occhi, guard ilconfratello e cerc di abbozzare un sorriso. - Grazie, Padre superiore - disse con un

    filo di voce. - Non mi occorre niente. Non sto male, ho bisogno solo di riposare unpoco. Vedrai che per l'ora delle preghiere nel coro sar in piedi. - Non ti preoccupare.~ dispenso dal partecipare alla preghiera comunitaria. Dimmi piuttosto come ti senti,che cosa ti accaduto? Avrebbe voluto vedere le sue mani, i suoi piedi. Constatare checosa c'era di vero in quanto gli aveva riferito Fra Nicola, ma non sapeva comeaffrontare il discorso. Padre Pio, con la sua abituale riservatezza, incuteva timore.Erano quasi coetanei, erano amici, ma non era facile affrontare con lui argomenti cheriguardavano la sua vita privata. Era molto abbottonato, sviava subito il discorso. - Sei

    proprio sicuro di star bene? - domand ancora una volta Padre Paolino, dopo essererimasto a lungo in silenzio. - S, sto bene, non ti preoccupare - rispose il confratello.Padre Paolino cap che la conversazione, almeno per il momento, era finita. Padre Pionon gli aveva detto niente e non voleva confidarsi. Non gli restava che andarsene. Nonera il caso di insistere. - Buona giornata, Piuccio. Mi raccomando, se hai bisogno

    8

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    9/137

    chiama e non ti preoccupare per le preghiere comunitarie. Hai il mio permesso direstare a letto. Si avvicin alla porta. Esit ancora qualche attimo e poi usc. Si sentivaamareggiato. Non era riuscito a far parlare il confratello. Padre Pio nascondevacertamente qualcosa e non voleva confidarsi. Nel corridoio c'era Fra Nicola. - Avetevisto le sue mani? - domand. - Non ho visto niente - rispose Padre Paolino avviandosiverso il coro. Fra Nicola lo segu. Aveva capito che il Superiore voleva controllare lemacchie di sangue. E lui era ansioso di fargliele vedere. Erano la prova chegiustificava le sue preoccupazioni. Camminando in fretta, oltrepass il Superiore eapri la porta del coro. Fece una genuflessione frettolosa e sgangherata e indicando illuogo dove al mattino aveva trovato Padre Pio svenuto, disse: - Guardate. Queste nonsono macchie, sono fiotti di sangue. Padre Pio deve aver riportato ferite terribili.Chiss che cosa gli accaduto. Padre Paolino si chin sul pavimento per controllaremeglio. Vide che le macchie di sangue partivano dallo scanno del coro dove Padre Piodi solito si metteva a pregare. Poi ce n'erano accanto alla porta che dava sul corridoiodel convento, dove Fra Nicola aveva detto di aver trovato il confratello svenuto. Le

    macchie erano numerose. Alcune piccole, altre pi vistose. Vicino alla porta c'eraaddirittura una grande chiazza. In quel punto, probabilmente, Padre Pio era rimasto aterra svenuto a lungo. Comunque, tutto quel sangue non poteva venire da una feritasuperficiale. A Padre Pio era accaduto qualcosa di grave. - Com'erano le ferite? -domand Padre Paolino a' Fra Nicola, che gli era accanto. - Non le ho viste bene -rispose il confratello. - Sembrava che avesse come dei buchi al centro delle mani. Nonriusciva a muovere le dita, come se le ossa fossero state rotte. E si reggeva in piedi afatica. I suoi piedi non avevano proprio forza. Non so come abbia fatto a raggiungerela sua stanza. Padre Paolino avrebbe voluto chiedere altri particolari, ma si era reso

    conto che nemmeno Fra Nicola sapeva granch. - Comincia a preparare la cena mentreio vado dai ragazzi, in collegio - disse ancora Padre Paolino a Fra Nicola. - Vedi seriesci a cucinare un po' di brodo per Padre Pio e anche del pur di patate, che gli piace.Gli porter la cena in camera. Dalla finestrella del coro guard sul sagrato della chiesa.Il sole era all'orizzonte. Le ombre delle piante si erano allungate. La luce cominciava aessere incerta. Sul paesaggio vagava quella strana malinconia che si avverte sempre,soprattutto in campagna, quando si avvicina la sera. Padre Paolino provava un

    profondo senso di smarrimento. Per un attimo fu vinto dalla paura. Aveval'impressione di essere coinvolta in una vicenda che oltrepassava i confini delle umane

    esperienze. Si rivolse al grande crocifisso del coro. "Signore" preg mentalmente "visupplico: salvate Padre Pio. buono, non deve soffrire. Aiutatelo, per favore." PadrePaolino raggiunse il collegio. I ragazzi gli fecero una gran festa. Era un vero padre perloro. Non lo vedevano dalla sera prima. Al mattino se n'era andato mentre loro stavanoascoltando la Messa. Controll che avessero eseguito i compiti che aveva assegnatoloro. Erano stati bravi. Li vedeva felici. Ma la sua mente era altrove. Sentiva le lorovoci ma non seguiva i loro discorsi. Li accompagn in chiesa per le preghiere dellasera, e cominciarono a recitare il rosario. Padre Paolino, per, era distratto, nonriusciva a concentrarsi. Usc sul sagrato della chiesetta. Cominciava a fare buio. Ilsilenzio era assoluto. Camminava nervoso, carico di un'ansia che lo tormentava.Cercava di mettere ordine nei suoi pensieri. Nel convento, quel giorno, era accadutoqualcosa di grave, e lui non sapeva che cosa. Ecco quel che lo preoccupavamaggiormente, l'incertezza, il non sapere. Ma lui era il Superiore del convento, il

    9

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    10/137

    responsabile della vita comunitaria, dei confratelli, e quindi aveva il dovere di sapere. -Io devo sapere - disse ad alta voce. - Devo - ripet. - Se' domani arriva il Padre

    provinciale, devo essere in grado di fargli una relazione dettagliata, precisa. Non possorispondere: "Non so niente". Respir profondamente l'aria che nel frattempo si erarinfrescata. Una leggera brezza muoveva dolcemente le foglie degli alberi. In fondo alsagrato c'era un grande olmo, una pianta maestosa che piaceva molto a Padre Pio.Guard quell'albero che era diventato una grossa macchia scura contro il cieloturchino. "Adesso vado da Piuccio, e mi deve raccontare tutto" disse fra s condeterminazione. Ritorn in chiesa e ordin ai ragazzi di fare meditazione fino alle Ottoe poi di andare in refettorio. Sal al piano di sopra, attravers il corridoio e buss alla

    porta della camera di Padre Pio. Entr senza attendere risposta. Il Padre era sempresdraiato sul letto nella stessa posizione di un'ora prima. - Come stai? - gli domandPadre Paolino. - Un poco meglio, grazie - rispose il Padre. Il buio era ormai fitto.Padre Paolino accese il lume a petrolio che si trovava sul tavolino. Nella stanza sidiffuse subito un tenue chiarore. Prima di avvicinarsi al letto, Padre Paolino chiuse le

    persiane della finestra, per impedire che, attratte dalla luce, entrassero falene ezanzare. - Ho detto a Fra Nicola di prepararti del brodo e un po' di pur - disse. -Grazie - rispose Padre Pio - ma non credo che riuscir a mangiare. Padre Paolino siferm in mezzo alla stanza e guard il confratello. Rimase l in silenzio alcuni istanti.Poi prese una sedia, l'avvicin al letto, si sedette. - Senti, Piuccio - esord con vocesuadente. - Io so che tu oggi hai avuto un incidente. Fra Nicola mi ha mostrato che nelcoro hai perduto molto sangue. Il pavimento ancora tutto macchiato. Non ci sonodubbi: qualcosa ti deve essere accaduto. E io non so niente. Tu non mi hai ancoravoluto dire niente. So che sei molto riservato. E fai bene. Ma io sono il tuo Superiore.

    Ho delle responsabilit su tutte le persone di questa comunit, e anche su di te.Responsabilit davanti a Dio e davanti ai nostri Superiori maggiori. Io devo sapere. Seviene il Padre provinciale e mi chiede informazioni, devo essere in grado di poterglirispondere. Perci, Piuccio, ti prego, aiutami a compiere il mio dovere. Dimmi checosa ti accaduto. Dimmi come ti sei ferito. Padre Paolino parlava fissandoattentamente il viso del suo confratello. Cercava di fargli capire quanto fosseimportante quel che gli stava chiedendo. Insisteva nel sottolineare: "Io devo sapere".Padre Pio teneva gli occhi chiusi. Aveva sul viso un'espressione impassibile,impenetrabile. Sembrava che non udisse neppure quelle parole accorate. - Fra Nicola

    mi ha riferito che perdevi sangue dalle mani - aggiunse Padre Paolino. E con tonodeciso gli ordin: - Fammi vedere le mani, in modo che io possa capire che cosa ti capitato. Padre Pio non si mosse. Padre Paolino allora prese i lembi della coperta che ilconfratello si era tirato addosso e cominci a scoprirgli le braccia. Padre Pio apr gliocchi e guard il Superiore. Il suo sguardo era di una tristezza infinita. Uno sguardosmarrito, addolorato, implorante, che allarm ancora di pi il confratello. Poi PadrePio scoppi in un pianto dirotto. Singhiozzava, senza riuscire a frenare le lacrime chescorrevano copiose sulle gote, sulla barba. - Non devi fare cos - disse Padre Paolino,sorpreso da quella reazione inattesa. - Io sono il tuo Superiore ma sono soprattutto untuo fratello. Ti voglio bene. Devi avere fiducia in me. Sono qui per aiutarti. Se nonvuoi che veda le tue mani, non lo far. Ma se hai dei problemi, devi confidarmelisenza timore. Io voglio aiutarti. Rimise a posto la coperta rinunciando a scoprire le

    braccia di Padre Pio, e con un gesto affettuoso gliela rimbocc e gli acca rezz il volto

    10

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    11/137

    bagnato di lacrime. Rimase in silenzio aspettando che il confratello riuscisse a frenareil pianto. Dopo qualche attimo Padre Pio scost lentamente la coperta da un lato esollev verso Padre Paolino le mani piagate. - Oddio! Piuccio mio, ma che cosa ti accaduto? - esclam Padre Paolino coprendosi il viso. Le mani di Padre Pioapparivano letteralmente maciullate. Al centro delle palme si vedeva una grossa ferita,e tutto intorno il sangue raggrumato. La pelle era gonfia, livida. Padre Pio le tenevasemichiuse, incapace di compiere un qualsiasi movimento. Le gir con precauzione

    per mostrare anche il dorso, che appariva ugualmente devastato, tumefatto, con alcentro la ferita. Un autentico foro. Padre Paolino guardava senza riuscire a dir parola.Quelle ferite erano mostruose. Non avrebbe mai immaginato di vedere una cosa delgenere. Pens al dolore lancinante che dovevano provocare. Avrebbe voluto chiederespiegazioni, ma il pianto desolato di Padre Pio aveva suscitato in lui una vivacommozione. Si chin sul confratello e lo abbracci con affetto, in silenzio. - Non ti

    preoccupare, Piuccio, chiameremo il medico e ti curer - disse dopo un po'. - No, no,per carit! Non devi chiamare nessuno - si affrett a dire Padre Pio - e non devi

    parlarne con nessuno. Il Signore mi aiuter. Solo lui potr guarirmi. Pregalo anche tuche mi venga in aiuto. - Certo che pregher. Tutti pregheremo per te. - Se non tidispiace, adesso vorrei restare solo. Sono molto stanco - mormor Padre Pio. - Come

    posso lasciarti solo in queste condizioni? Non me lo perdonerei, se ti dovesse accaderequalcosa. Rester qui a tenerti compagnia. - No, fratello mio, devi lasciarmi solo. Staitranquillo, non succeder pi niente. Ora ho tanto bisogno di riposare. - Non vuoi cheti porti qualcosa da mangiare? - No, non riuscirei a mandar gi niente. - Pi tardi verra darti la buona notte. - Ti ringrazio e ti chiedo perdono per i continui disturbi che tiarreco. - Non dirlo neppure per scherzo. Riposa. Che il Signore ti benedica. Vuoi che

    lasci il lume acceso? - No, spegnilo per favore. Padre Paolino spense il lume e uscdalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Il corridoio era buio. Un lieve baglioreproveniva dalla grande finestra in fondo che dava sul giardino. Si incammin da quellaparte e si ferm a contemplare il cielo, che aveva un colore blu metallico.Cominciavano gi a spuntare le prime stelle. "E adesso?" si domand Padre Paolino."Adesso che faccio?" Intuiva che quelle piaghe non potevano essere state provocate daun banale incidente fisico. Ma il pensiero che gli balenava nella mente, e cio chefossero di origine spirituale, mistica, era troppo azzardato. Lo scacci subito. PadrePio era un buon religioso, ma non al punto di ricevere doni carismatici del genere. Si

    rese conto per che, in realt, non sapeva ancora niente di preciso di quanto eraaccaduto. Aveva visto le mani di Padre Pio e nient'altro. Fra Nicola aveva parlatoanche di ferite ai piedi, e lui non le aveva viste. Non possedeva affatto un quadrocompleto della situazione, come era suo dovere in qualit di Superiore del convento."Domani devo indagare di pi" disse fra s. "E devo anche avvertire i Superiorimaggiori. Questa vicenda gravissima." Scese in refettorio. I ragazzi avevano gifinito la cena. Fra Nicola era in cucina e aveva preparato il brodo e il pur. No, nonvuole mangiare - disse Padre Paolino indicando le pietanze. - Non se la sente. Credoche sia meglio lasciarlo riposare. - Come sta? - domand Fra Nicola con la

    preoccupazione dipinta negli occhi. - Soffre. Ho visto le sue mani. Devonoprovocargli dolori tremendi. Ha chiesto di pregare per lui. Quella notte Padre Paolinonon riusc a dormire. Nella sua mente si affollavano tormentandolo pensieri e

    preoccupazioni. Aveva continuamente davanti agli occhi l'immagine di Padre Pio che,

    11

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    12/137

    piangente e desolato, gli mostrava le mani piagate e insanguinate. Ogni tanto si alzavae si avvicinava alla porta della stanza del confratello per sentire se si lamentava. Almattino celebr Messa presto. Poi and a salutare Padre Pio e lo trov ancora a letto,nella medesima posizione della sera precedente. - Hai dormito, Piuccio? - domand. -Poco, Padre superiore. La voce di Padre Pio era molto debole. - Vuoi che vada achiamare il dottor Merla? - Non necessario. Pi tardi prover ad alzarmi - si affretta dire Padre Pio. Padre Paolino cap che, piuttosto di ricevere visite e dover mostrarequelle piaghe a degli estranei, Padre Pio era disposto ad affrontare qualunquesofferenza, a fingere di star bene anche se non si reggeva in piedi. Constat che le suecondizioni erano sempre gravi. Decise perci di non importunarlo oltre con domandeindiscrete, ma anche di informare subito le due persone per le quali Padre Pio non ave-va mai avuto segreti, e cio Padre Benedetto, che era il suo direttore spirituale, oltreche il Superiore provinciale, e si trovava a Foggia; e Padre Agostino, il suo confessore,che insegnava teologia nel convento di San Marco La Catola, ai confini tra le provincedi Foggia e Campobasso. Con loro si sarebbe certamente confidato. And nella sua

    stanza e cominci a scrivere. Non sapeva per che cosa dire. Era sicuro che quelleferite fossero qualcosa di speciale, ma come indicarle? Prov e riprov, cestinandodiversi fogli. Alla fine si limit a comunicare soltanto che a Padre Pio era accadutoqualcosa di grave, e che aveva bisogno di parlare con loro. Dovevano affrettarsi avenire a trovarlo. Chiam Fra Nicola e lo mand in paese a spedire le lettere. Erasabato. In quel giorno della settimana la chiesetta del convento era frequentata daifedeli che venivano a confessarsi. E come al solito, anche quella mattina, tuttichiedevano di Padre Pio. - Non sta bene, a letto - rispondeva Padre Paolino e leggevasui loro volti un sincero rammarico. "Gli vogliono molto bene" diceva fra s

    ritornando a pensare al mistero che custodiva quel suo confratello. Trascorse lamattinata in chiesa a confessare, e poi sul sagrato, aspettando i penitenti. Era unagiornata fresca. Il sole non dava fastidio. Padre Paolino passeggiava nel piccolo

    piazzale recitando il breviario. Verso mezzogiorno, sul sentiero che conduceva alconvento, vide un sacerdote. Lo riconobbe da lontano. Il modo di camminare, l'ampiocappello pigiato sulla testa fino a piegare le orecchie, erano inconfondibili. Era DonGiuseppe Orlando, un ecclesiastico di Pietrelcina, amico fraterno di Padre Pio. Sierano conosciuti quando Padre Pio era ragazzo e lui un giovane sacerdote. DonOrlando gli era sempre stato accanto e aveva seguito tutte le fasi della sua vocazione

    religiosa. Sapeva tutto di lui e gli voleva bene. Affrontava lunghi viaggi per venirespesso al convento di Santa Maria delle Grazie e stare un po' assieme al suo amico ecompaesano. "Caro Don Orlando, giungi proprio a proposito" disse Padre Paolino

    parlando fra s. "Questa volta la Provvidenza che ti manda." Vedendo quel sacerdoteaveva provato un enorme sollievo. Don Orlando, legatissimo a Padre Pio, avrebbe

    potuto risolvere i suoi problemi. Il Padre, che non aveva mai avuto segreti per lui, gliavrebbe raccontato tutto. E Don Orlando, con una dettagliata relazione, gli avrebbe

    permesso di prendere i provvedimenti necessari. Agit la mano in aria per attirarel'attenzione del sacerdote e per salutarlo. Poi si incammin lungo il sentiero nella suadirezione. Incontrandolo, lo abbracci con affetto. - Ero a Foggia e non ho volutoritornarmene a Pietrelcina senza venire a dare un salutino a Piuccio - disse con il suoabituale modo di parlare a voce alta e spiegata, che denotava la sicurezza e la baldanzadel suo carattere. - Credo di non aver mai gradito una sua visita tanto come oggi -

    12

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    13/137

    rispose Padre Paolino, ma Don Orlando non afferr il significato preciso della frase.- una bella giornata - aggiunse - ma fa caldo, soprattutto camminando in salita. - Siasciug il sudore della fronte con un fazzoletto rosso e poi domand: - Dov' Piuccio?- In genere, a quell'ora, di sabato, lo trovava sempre l sul sagrato o sulla porta dellachiesa. Era lui a prendersi cura delle persone che venivano a confessarsi, perci era un

    po' stupito di non vederlo. - a letto - rispose Padre Paolino. - Ci risiamo - commentDon Orlando. - Ancora e sempre problemi di salute. Che cos'ha questa volta? - Non sitratta dei soliti disturbi. Credo sia qualcosa di molto pi grave. - Pi grave? - S, grave,anzi, molto grave. Con me non si confidato ma con lei, che suo amico da tanti anni,dovrebbe parlare. E mi auguro che lo faccia. Perch se non parla e non si confida, non

    posso aiutarlo. Da ieri mattina sta male, molto male, ma non ho potuto fare niente peralleviare le sue sofferenze. Non vuole parlare, non vuole dire che cosa gli accaduto,non vuole vedere nessuno e tanto meno il medico. - Ma, in nome di Dio, che cos'ha? -domand Don Orlando preoccupato. - Ieri mattina io ero andato a San Marco in Lamisa dare un aiut per le Confessioni. Fra Nicola era uscito per la questua, e quando

    tornato ha trovato Padre Pio svenuto nel coro e tutto imbrattato di sangue. - Unosbocco emorragico. Gli tornata la tisi come quando era a Pietrelcina. No, no, nessunsbocco emorragico. Perdeva sangue dalle mani e dai piedi. Era tutto ferito. Io poi hovisto le mani. Non voleva farmele vedere, ho quasi dovuto costringerlo. Una cosa orri-

    bile. Sono gonfie, maciullate. Al centro del palmo c e una ferita profonda, come unforo. Non riesce a usarle, neppure a chiuderle. Ogni minimo movimento gli procuradolori lancinanti, glielo si legge sul viso. - Ma come pu essersi ferito in quel modo? -

    Non lo so. Lui non parla. E poi ci sono i piedi. Io non li ho visti, ma Fra Nicola mi hadetto che mentre percorreva il breve tratto dal coro alla sua cella barcollava

    paurosamente, e si vedeva che non riusciva a fare forza sui piedi. E anche i sandalierano insanguinati. - una vicenda incredibile - disse Don Orlando. - Ho pensatoperfino che si sia ferito per poter soffrire per amore di Dio. Lui un santarello. Macome si sarebbe potuto rovinare, da solo, senza aiuto, tutte e due le mani a quel modo?

    Non possibile. Avevano raggiunto il sagrato e si erano fermati all'ombra del grandeolmo. Don Orlando continuava a tergersi il sudore e si guardava intorno smarrito. -Ogni tanto mi viene in mente un pensiero che scaccio subito perch lo ritengo assurdo- disse Padre Paolino dopo una breve pausa. - Per potrebbe essere la spiegazione ditutto. - Che cosa pensa? - Lei conosce Padre Pio meglio di me. Sa che un autentico

    uomo di Dio. Lei suo paesano, lo ha visto crescere. Era a Pietrelcina quando lui eraragazzo e anche quando vi ha fatto ritorno, gi religioso, per ragioni di salute. Sa checosa diceva la gente di lui. Quello che raccontavano di sentire di notte nella cameradove dormiva. Tutti quei rumori misteriosi, le luci, i segni delle botte che si vedevanosul suo corpo il giorno dopo. Secondo la gente, Padre Pio di notte lottava con Satana.E vedeva Ges e la Madonna. Molti miei confratelli non hanno mai dato credito a queiracconti. Io s. Io ci credo. Sono convinto che Padre Pio abbia le visioni. E per questo

    penso che forse le sue piaghe potrebbero avere un'origine soprannaturale. Potrebberoessere le piaghe del Signore, le stigmate, come quelle di San Francesco. - Certo, un

    pensiero del genere assurdo - aggiunse Padre Paolino rompendo il silenzio. - Lestigmate sono doni che Dio riserva a Santi grandissimi. E Padre Pio quasi ancora unragazzo. Per non vedo altra spiegazione. Oppure potrebbero essere state provocatedal Demonio. Gli spiritacci del male che lo picchiavano e bastonavano a Pietrelcina

    13

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    14/137

    potrebbero essere tornati alla carica anche qui. Ma allora perch infliggergli delleferite che richiamano le piaghe di Cristo? Per trarre in inganno la gente? Qui tutti vo-gliono bene a Padre Pio. Molti vengono anche da lontano per confessarsi da lui. Stafacendo un apostolato straordinario, e forse Satana vuole impedirglielo. Lo ha ferito

    per spaventarlo. Lo ha ferito in quel modo per suscitare curiosit, scandalo, per creareconfusione. O forse voleva ucciderlo. La Bibbia dice che Satana e omicida fin dal

    principio". Chiss che cos' accaduto. Comunque, io credo che siamo di fronte a unavicenda tremenda, e questo mi fa paura. Se almeno lui parlasse in maniera da farcicapire, potremmo comportarci di conseguenza. - Vado da lui - tagli corto DonOrlando, che aveva ascoltato pensieroso e preoccupato lo sfogo di Padre Paolino. -Cercher di convincerlo a raccontarmi tutto. Don Orlando era un tipo determinato. Siavvi verso il convento e raggiunse in fretta la cella di Padre Pio. Buss ed entr. -Piuccio, sono io, sono il tuo Don Peppino - disse ad alta voce. Non ebbe risposta. Lastanza era ancora buia. Don Orlando apr le imposte, e la luce penetr invadente. Poi sigir verso l'amico che giaceva nel letto. - Piuccio mio, ma che ti succede? Padre Pio lo

    guardava con occhi febbricitanti. Era felice di vedere il suo compaesano. Tanto feliceda non riuscire a parlare. Un nodo di commozione gli serrava la gola. Don Orlando glisi avvicin e gli diede un bacio sulla barba. Gli occhi di Padre Pio si riempirono dilacrime. - Ma che fai? Piangi? - esclam Don Orlando con il suo vocione. - Ti seirammollito? Non ti ho mai visto depresso neppure quando a Pietrelcina stavi pi mortoche vivo. - Sono felice - mormor Padre Pio con un filo di voce. Fissava l'amico conintensit. Con quel sacerdote, che conosceva fin da bambino, e che sapeva tante cosedi lui, poteva finalmente confidarsi. Per questo piangeva. Non riusciva pi a tenerenascosto nel cuore un segreto che gli pesava come un macigno. - Mi hanno detto che ti

    sei ferito - disse Don Orlando. Padre Pio scroll la testa in segno di diniego. - Checosa ti accaduto, allora? - domand il sacerdote con voce sommessa. Padre Pio lofiss ancora negli occhi, poi estrasse da sotto la coperta le mani e gliele mostr. Eranogonfie e turgide peggio del giorno prima. Don Orlando ebbe un tuffo al cuore, ma sicontroll. Il suo viso dai lineamenti affilati rimase impassibile. Guardava freddamentequelle povere mani deformi. Con molta precauzione, per non provocargli dolore, legir per osservarle anche dall'altra parte. Pass l'indice della sua mano destra sulsangue raggrumato, per constatare il gonfiore e l'ampiezza della ferita. - Una brutta

    botta - comment fissando Padre Pio dritto negli occhi. E gli domand: - Ti fa male? -

    Un dolore indicibile - rispose il Padre. - Sei riuscito a riposare questa notte? - Neancheun attimo. - Sarai sfinito. - Non ne posso pi. Don Orlando si tolse il cappello cheaveva ancora in testa e lo depose sulla scrivania. Si slacci i bottoni del collo dellatalare e sfil il colletto inamidato che portano i sacerdoti. Aveva caldo. And allafinestra e accomod le persiane in modo da impedire che entrasse il sole. Compivaqueste azioni con calma e lentezza, per avere il tempo di riflettere. Prese la sedia,l'avvicin al letto e si sedette. - Piuccio - esord con dolcezza. - Tu mi devi raccontaretutto. Padre Paolino e Fra Nicola sono spaventati. Non sanno che cosa pensare n checosa fare. La gente viene a chiedere di te, e loro non sanno cosa rispondere. Questeferite devono essere curate. Non puoi startene qui a letto senza far niente. Potrebbescatenarsi un'infezione. Bisogna prendere delle decisioni. Io sono qui per aiutarti, mami devi dire chiaramente che cos' accaduto. Fece una pausa. Padre Pio avevaabbassato lo sguardo e rifletteva. Don Orlando riprese deciso: - Cominciamo da ieri

    14

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    15/137

    mattina. Padre Paolino mi ha detto che lui si trovava a San Marco in Lamis e FraNicola alla questua. Tu eri solo nel convento. Cos'hai fatto? Dove sei andato? - Hocelebrato la Messa e poi sono salito nel coro per il ringraziamento. - A che ora? - Circale nove. - Stavi bene? - Certo. Mi sentivo un po' debole. Come sai, all'inizio di set-tembre sono stato colpito anch'io dalla spagnola e mi sono fatto un paio di settimane aletto. Ma per fortuna stato un attacco leggero, non ho avuto conseguenze. Mi ero giripreso. - Stavi quindi facendo il ringraziamento della Messa... - Pregavo confervore. Sentivo nel mio cuore una grande quiete. Mi pareva che il Signore mi fossetanto vicino. Avevo raggiunto un intimit spirituale grandissima, che procurava

    profonda e indicibile gioia al mio cuore. Pregavo per i giovani che stanno combattendoal fronte. Quando facevo il soldato, a Napoli ero nella Sanit, e all'ospedale ho vistotanti feriti. Conosco la disperazione e lo spavento di quei ragazzi. Alcuni li ho vistimorire. E terribile. I loro volti sono ancora qui, impressi nei miei occhi. Pregavo ilSignore che aiutasse quei nostri fratelli sofferenti, che avesse misericordia di loro. "Ementre pregavo ho sentito che il mio fisico e anche la mia mente venivano invasi da

    un meraviglioso torpore. Una specie di sonno. Tutti i miei sensi, e anche le stessefacolt della mia anima, si sono trovati in una quiete indescrivibile. Intorno a me edentro di me si fatto un totale silenzio. Mi sentivo completamente abbandonato alvolere di Dio. Distaccato da tutto, da ogni pensiero e da ogni desiderio, mi pareva diessere in braccio al Signore. E in questo stato credo di essermi addormentato sul serio."Poi, improvvisamente, sono stato avvolto da una luce intensa. Un mare di lucefolgorante, che accecava i miei occhi fisici ma dentro la quale potevo vedere

    benissimo con gli occhi dell'anima. E in quella luce ho visto Ges. Era bellissimo,sollevato in mezzo alla luce e, a sua volta, emanava altra luce, ancora pi intensa.

    Aveva le braccia leggermente alzate e aperte con le palme rivolte verso di me. Dallepiaghe delle sue mani, dei suoi piedi, e da quella del costato partivano dei raggi di lucebianchissima che sembrava luce di ghiaccio. E quei raggi colpivano le mie mani, imiei piedi, il mio costato. Ma erano come lame di fuoco che penetravano la mia carne

    perforando, tagliando, rompendo. Mi sentivo morire. Avrei voluto gridare. Il doloreera immenso, ma insieme provavo una dolcezza infinita. Amore e dolore infiniti, fusiinsieme. Sono stati attimi indescrivibili, ma il mio fisico non ha resistito e sonocrollato privo di conoscenza. "Quando mi sono ripreso, non c'era pi luce, non c'era

    pi Ges. Ero a terra, sanguinante. Ho provato ad alzarmi, ma non ce l'ho fatta. Il

    dolore era atroce. Ho visto le mie mani ferite. Ho sentito che avevo i piedi rotti. E qui,dalla parte del cuore, il saio era tutto pieno di sangue. Volevo rifugiarmi nella miacella. Sono riuscito a trascinarmi fin vicino alla porta, ma poi ho di nuovo perdutoconoscenza." - Sei certo che l'entit che hai visto in quella luce fosse proprio Ges? -

    Ne sono certo. - Ti ha parlato? - Non con parole fatte di suoni. Ha parlato alla miaanima. Era simile al personaggio che avevo visto il 5 agosto. Un personaggio fatto diluce immensa, purissima, ma questa volta aveva il volto di Ges e le sue piaghe, dallequali partivano raggi di luce. - E perch dici che era simile al personaggio che avevivisto il 5 agosto? - una storia lunga. Tutto quello che accaduto ora soltanto laconclusione di una lunga vicenda. - Quanto lunga? - Almeno Otto anni. Tutto cominciato quando vivevo a Pietrelcina. Ti ricordi Piana Romana? - E come no? Icampi di tuo padre. Lo vedo ancora Grazio, che lavora sempre, infaticabile. - Ti ricordiche quando ero a casa ammalato mi rifugiavo sempre laggi, in una capanna costruita

    15

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    16/137

    sotto l'olmo? - Sono venuto diverse volte a trovarti. Abbiamo chiacchierato tanto inquella capanna. - L ricevevo spesso la visita di Ges, e un giorno mi lasci sul corpo isegni della sua Passione. Ero molto spaventato e confuso. Lo pregai intensamente ditogliermi quei segni. "Lasciami il dolore, perch io voglio patire per amor tuo" glidicevo "ma toglimi questi segni che mi mettono in confusione." "Quelle piaghe le videsolo il parroco, Don Salvatore Pannullo, che era il mio confessore. Insieme pregammo

    per ottenere che il Signore rendesse invisibili quei segni, e il Signore ci ascolt. Lepiaghe scomparvero e rimase il dolore." - Che tipo di dolore? - Lancinante, come se lemani fossero trapassate da una lama. E anche i piedi e il costato. - E il 5 agosto: checos' accaduto quel giorno? - Negli ultimi tempi il Signore si fatto vivo spesso conme. Vedevo il suo viso addolorato per l'ingratitudine degli uomini e per gli orrori dellaguerra. Mi ha concesso il dono di intuire quanto grande sia il suo amore per noi, equanto grande il dolore per le aberrazioni che stanno accadendo nel mondo. Non

    potevo resistere a simile strazio e subito mi sono offerto vittima per la fine dellaguerra, per i morti, per i feriti, per la salvezza dei peccatori. Gli ho chiesto il privilegio

    di poter soffrire con lui e di condividere il suo amore per l'umanit. E lui ha accettatola mia offerta. "La sera del 5 agosto scorso, mentre stavo confessando i ragazzi delcollegio, improvvisamente ebbi una visione di tipo spirituale. Vidi, cio, non con gliocchi del corpo, ma con quelli dell'anima, un personaggio celeste, forse un Serafino,che teneva in mano uno strano arnese. Sembrava una spada o una lunghissima laminadi ferro, con una punta affilatissima, dalla quale usciva fuoco. Mentre lo guardavoterrorizzato, scagli con estrema violenza quell'arnese nella mia anima. Emisi unlamento, mi sentivo morire. Il ragazzo che stavo confessando si spavent. Gli diedil'assoluzione in fretta e lo congedai. Rimasi l immobile, incapace di alzarmi della

    sedia. "Solo molto tempo dopo riuscii a raggiungere la mia cella. E per tutta la nottefui in preda a quel martirio, senza interruzione, che dur anche il giorno dopo, fino almattino del giorno 7. Quel che soffrii in quelle ore non potr mai dirlo. Mi pareva chemi strappassero le budella, che le facessero a pezzettini. Da quel giorno la ferita

    provocata da quella spada sempre rimasta viva dentro di me, facendomi spasimaregiorno e notte. "E adesso si sono aggiunte queste ferite. Sono venute a compimento delmartirio che ho chiesto di poter soffrire per essere di aiuto alla redenzione degliuomini, alla salvezza dei peccatori. Ges ha accettato la mia richiesta, e queste piaghesono una specie di firma del nostro contratto. D'ora in poi io vivr sul Calvario." -

    Quindi queste piaghe sono le stigmate di Cristo. - cos, Don Peppino mio. Maancora una volta io voglio pregarlo di togliermele. Di lasciarmi il dolore, perch lovoglio. Ma i segni visibili mi sono di confusione. Continuo a pregarlo che me li tolga,ma non vuole ascoltarmi. - Ti fanno male anche i piedi? -In modo terribile. Questanotte ho dovuto alzarmi, ed stato un tormento spaventoso. -Fammi vedere - disseDon Orlando togliendo di colpo le coperte. Padre Pio lo lasci fare. Le lenzuola eranoinzuppate di sangue. Il sacerdote controll i piedi. Avevano lo stesso aspetto dellemani. Erano tumefatti, gonfi, trapassati da parte a parte da una ferita mostruosa. PadrePio era andato a letto senza togliersi il saio. Probabilmente, con quelle mani ferite, nonce l'aveva fatta. - Ti aiuto a spogliarti - disse Don Orlando. - Non puoi restare in questecondizioni. E poi dobbiamo disinfettare le ferite e fasciarle. Se si infettano, sono guai.Aiut l'amico a sedersi sul letto. Padre Pio aveva un corpo longilineo e magro. Pesavameno di 60 chili. Don Orlando, invece, era molto robusto e gli fu facile sollevare

    16

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    17/137

    l'amico e aiutarlo a togliersi il saio. Il Padre rimase in mutande e con la camicia, cheera costituita da una tonaca di stoffa grezza. All'altezza del cuore, la tonaca eraimbevuta di sangue rappreso. - Fa vedere - disse Don Orlando cercando di sbottonarela tonaca. Padre Pio si copri il petto con le braccia. Non voleva. - Piuccio - insitetteDon Orlando - devo vedere. Se vuoi che ti aiuti, devo essere al corrente di tutta lasituazione. Sono un fratello, per te. Padre Pio tolse le braccia dal cuore e si distesenuovamente sul letto. Don Orlando alz la tonaca e scopr il torace magro e scheletritodel religioso. Una visione spaventosa si present ai suoi occhi. Il petto era un lago disangue. Sul lato sinistro, due dita sotto il capezzolo, si apriva un vero squarcio. Untaglio di almeno 7 centimetri. La pelle circostante era gonfia e tumefatta. Le labbradella ferita erano sollevate, e questo permetteva di vedere che lo squarcio era

    profondo, penetrava dentro il petto, tra le costole, in direzione del cuore. - Cosa sentiqui? - domand Don Orlando indicando la ferita al costato. - Uno spasimo spaventoso- rispose Padre Pio. - Il dolore mortale che ho provato al momento dell'apparizionenon mai cessato. Qui nel cuore sento in continuazione la presenza di quella lama di

    luce. Mi pare che continui e penetrare, a lacerare, a spaccare il mio cuore. E sentoscorrere sangue. Lo sento cadere dentro di me. Mi pare addirittura di percepirne ilrumore, e ho l'impressione che sia molto pi copioso il sangue che scorre dentro, chenon quello che esce dalla ferita. Ho paura di morire dissanguato. Se il Signore nonascolta le mie suppliche, per me proprio finita. - Adesso dobbiamo pulire tutto.Dobbiamo lavare e disinfettare le ferite, e poi fasciarle. - Ti prego, non chiamarenessuno - supplic Padre Pio. - Non ti preoccupare, far tutto io. Ma tu mi devi

    promettere che se, nei prossimi giorni, il dolore non diminuisce e le ferite non sichiudono, ti farai vedere dal medico. - Va bene, vedremo che, cosa accadr nei

    prossimi giorni. Don Orlando ricopr quel povero corpo maciullato. - Ora vado aprendere quel che occorre per disinfettare le tue ferite - disse e usc dalla cella. Infondo al corridoio, vicino alla porta del coro, c'erano Padre Paolino e Fra Nicola. I lorovisi erano tesi. Alle 2 del pomeriggio non avevano ancora pranzato. Avevano servito il

    pranzo ai ragazzi del collegio, ma loro non erano riusciti a mangiare nulla. VedendoDon Orlando, accorsero verso di lui. - Ho bisogno di acqua calda, pezzuole di lino,disinfettante, bende - disse con voce calma e sicura il sacerdote. - Come sta? -domand Padre Paolino. - Credo che ora stia meglio di ieri sera - rispose Don Orlando.- Ma bisogna pulirlo, disinfettarlo. Da solo non riesce a fare niente. Neanche a

    spogliarsi. Padre Paolino ordin a Fra Nicola di andare in cucina a scaldare dell'acquae preparare subito quanto aveva chiesto Don Orlando. Rimasto solo con il sacerdote,gli domand: - Le ha raccontato che c6s' accaduto ieri? - S - rispose Don Orlando. -Mi ha raccontato tutto. - E lei che ne pensa? - Credo che ci troviamo di fronte a unevento strepitoso, di cui non siamo in grado, per ora, di capire il significato. Un eventoche far parlare il mondo. Per me quelle ferite sono proprio le piaghe di Cristo. Ges si rivelato in Padre Pio come aveva fatto in San Francesco tanti anni fa. Perch Dioabbia voluto dare a Piuccio questi segni mistici, con quali fini e per quali scopi, non loso. Ma non ho dubbi: siamo in presenza di un fatto portentoso. Dio si manifestato nelnostro amico. Ieri mattina Dio venuto qui, in questo convento, e ha lasciato le sueimpronte. Fece una lunga pausa. Si appoggi alla finestra che dava sul giardino,voltando le spalle a Padre Paolino, fingendo di guardare qualcosa che aveva attirato lasua attenzione. In realt voleva che il frate non scorgesse nei suoi occhi un'improvvisa

    17

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    18/137

    ondata di commozione. Dopo tutto quello che aveva visto e udito, anche lui, uomoforte, dai nervi d'acciaio, si sentiva sopraffatto dall'emozione. Limmagine di PadrePio con il costato squarciato lo aveva sconvolto. Dopo un po' torn a guardare PadrePaolino e sorridendo disse: - Sono stato io a suscitare in Padre Pio la vocazionereligiosa. Me lo raccont lui. Mi confid: "Il primo pensiero di voler diventaresacerdote lo ebbi ascoltando una tua predica quando avevo dieci anni . Allora sichiamava Francesco. Era un bel bambino. Non avrei certo mai immaginato di vederloun giorno con le piaghe, come Cristo.5

    Il6 gennaio 1903 Francesco Forgione si alz da letto molto presto. Quel giorno era lafesta dell'Epifania, e aveva deciso di andare alla prima Messa in parrocchia, cheveniva celebrata alle 7. Subito dopo sarebbe rientrato per salutare la famiglia e alle 10avrebbe preso il treno per Morcone, dove sarebbe entrato nel noviziato dei fratiCappuccini. Francesco aveva quindici anni e mezzo e stava per iniziare una nuovavita. Quello era il giorno del suo addio definitivo al mondo. Cerc di non fare rumore

    per non svegliare il fratello Michele, che dormiva nella stessa camera. Accese il lumea petrolio e lo mise in un angolo. Da una brocca d'alluminio vers un po' d'acqua nelcatino e si pass le mani bagnate sul viso. Nonostante si muovesse con grande

    prudenza, non riusc a evitare di svegliare il fratello. - Gi in piedi, Franc? - domandMichele sporgendo la testa da sotto le coperte. - Vado a Messa presto, perch dopo,come sai, devo partire - rispose Francesco. Michele si gir nel letto provocando loscricchiolare tipico dei vecchi materassi fatti di foglie secche di granturco. Francescolo ascolt con gioia. Quel rumore gli piaceva. Gli richiamava alla mente il calore delletto, il piacere di stirarsi sotto le coperte. - Ci vediamo quando torni dalla Messa,

    Franc - disse ancora Michele soffocando a fatica uno sbadiglio e girandosi di nuovonel letto, per cercare una posizione pi comoda. - Va bene Mich. La famigliaForgione viveva nella parte vecchia di Pietrelcina, un piccolo centro agricolo in

    provincia di Benevento. La zona si chiamava Rione Castello ed era costituita da ungrappolo di case, affastellate una sull'altra lungo il costone della collina rocciosa, chedal lato nord era tagliata a strapiombo sulla vallata. Erano case secolari, piccole e

    basse, costruite con calce magra e pietre grezze. I muri scrostati erano anneriti daltempo. Tra le misere costruzioni, un serpeggiare di viuzze strette, in gran parte agradini, lastricate con un acciottolato diseguale. L'abitazione dei Forgione si trovava

    verso la sommit del Rione, in vico Storto Valle. Una casa singolare, formata da unaserie di stanzette disseminate lungo la via. Invece di essere una costruzione in verticaledi due, tre piani, era costituita da diversi locali dislocati in orizzontale. Alcuni di questicomunicavano tra di loro attraverso porte interne, e si potevano raggiungere anchesenza uscire all'aperto. Francesco dormiva con il fratello Michele, che aveva ventunanni, in quella che la famiglia chiamava "la Torretta": una stanza quadrangolare,isolata, aggrappata alla rupe e accessibile attraverso una scaletta ripidissima. Le sorelleFelicita, quattordici anni, Pellegrina, dieci, e Graziella, Otto, dormivano invece in unastanza accanto alla cucina che durante il giorno veniva adibita a tinello. I genitori,Grazio e Giuseppa, avevano una camera per conto loro. Francesco indoss il vestitodelle feste che la mamma gli aveva preparato la sera prima deponendolo poi con curasulla panca di legno che era il suo guardaroba. Spense il lume e usc dalla Torretta perandare in cucina. L'aria pungente gli sferz il viso. Faceva molto freddo. Gennaio si

    18

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    19/137

    era presentato rigido anche al Sud. In quei giorni si era avuto un forte vento gelidoproveniente dal Sannio. Aveva "lavato" l'atmosfera, rendendola cos limpida da farlasembrare irreale. Francesco guard la vallata ancora avvolta nel buio. In qualche casasi vedeva il lume acceso. Il cielo era una meravigliosa volta stellata. Fece alcuni passie raggiunse l'ingresso della cucina. Sua madre aveva gi acceso il camino. Era sedutasul panchetto di legno infisso nel muro a fianco del camino. Guardava verso l'ingressoe sorrise vedendo il figlio. Era certamente li da qualche tempo che lo aspettava. - Seigi pronto - disse con voce dolce. - Ma ancora presto per la Messa. Sentendo che suamadre era serena e tranquilla, Francesco trasse un segreto sospiro di sollievo. Temevadi trovarla gi in lacrime. - Mi sono svegliato, non riuscivo a restare a letto, sono un

    poco agitato. - Dillo a me! - si lament la signora Giuseppa. - Non ho chiuso occhiotutta la notte. - Neanch'io - disse Francesco. La donna lo guard con infinita tenerezza.- Vieni qua, dalla tua mamma. - E allarg le braccia per abbracciarlo. Francesco sisedette accanto a lei, sul panchetto infisso nel muro. La madre lo strinse a s, conaffetto. Il fuoco del camino aveva intiepidito il piccolo ambiente. Il viso di Francesco,

    che poco prima, all'aperto, era stato gelato dalla brezza mattutina invernale, ora sfo-gava. Le sue guance si erano arrossate. C'era una atmosfera particolare quella mattinain casa Forgione. In genere la sveglia era allegra e chiassosa. Michele canticchiava, leragazze chiamavano ad alta voce i fratelli, la mamma era molto indaffarata in cucina

    per la colazione. Quella mattina, invece, c'era un silenzio pesante. Non si udivano vocin rumori. - Come sei bello con questo vestito - disse la signora Giuseppa al figlio,guardandolo con amore e accomodandogli il cravattino nero che portava sulla camicia

    bianca. - E tu sei bellissima, mamma - disse Francesco ricambiando quello sguardoaffettuoso. Non era un complimento, il suo. Francesco era veramente orgoglioso di sua

    madre, del suo portamento signorile, della sua elegante bellezza fisica. I Forgioneerano una famiglia di contadini. Possedevano alcuni campi di terra che coltivavano inproprio ricavandone il necessario per vivere. Dovevano lavorare sodo, ma almenoavevano il vantaggio di non dover andare sotto padrone, di fare cio i braccianti alservizio dei ricchi proprietari terrieri. Grazio, il capo famiglia, che aveva alloraquarantadue anni, era un tipo sanguigno e vivace. Tutti lo chiamavano Zi' Grazio. Nonera mai andato a scuola, non sapeva n leggere n scrivere, ma possedeva unasaggezza contadina illuminata e vispa. Di statura un po' inferiore alla media, era

    piantato saldamente sulla gambe arcuate. Il viso dai lineamenti decisi portava i segni

    del calore del sole e della fatica dei campi. Gli occhi attenti e nerissimi, circondati dauna fitta trama di piccole rughe, erano sormontati da folte sopracciglia. Grazio avevafama di lavoratore infaticabile. Ma era anche amante delle feste e delle allegrecompagnie. Da giovane era stato uno dei pi scatenati menestrelli di Pietrelcina.Dotato di una voce intonata e gradevole, insieme all'amico Michele, detto Mascia, chesapeva suonare divinamente il calascione, una specie di chitarra, formava un duomolto ricercato, soprattutto per fare le serenate alle belle ragazze del paese. Il suoamore per le feste, comunque, non gli aveva mai fatto trascurare il lavoro. A poco a

    poco aveva ingrandito la propriet, comperando qualche nuovo pezzo di terra eindebitandosi per poterla pagare. Per questo motivo da due anni era emigrato inAmerica in cerca di fortuna, in modo da saldare onorevolmente i propri debiti.Giuseppa Di Nunzio, la mamma di Francesco, aveva quarantaquattro anni, due pi delmarito. Era conosciuta da tutti come mamma Peppa e proveniva da una famiglia pi

    19

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    20/137

    agiata di quella di Grazio. Il loro era stato un vero matrimonio d'amore. Giuseppaaveva portato in dote met della terra che ora la famiglia possedeva. Era una donnafine, elegante, dai capelli corvini, che ci teneva a presentarsi in pubblico sempre

    perfettamente in ordine. Aveva mantenuto negli anni una figura snella e asciutta, chela faceva sembrare molto pi giovane della sua et. Mamma Peppa aveva messo almondo nove figli, ma solo cinque erano vivi, e li aveva cresciuti in un atmosfera digrande serenit e di profondo affetto, per questo erano molto legati fra loro. Francescoera il "cocco" della famiglia. Lo era diventato per il suo carattere affettuoso, per i suoimodi generosi e gentili, e anche per la sua bont, che era veramente eccezionale. E loera in particolare da quando aveva annunciato di voler diventare monaco entrandonell'Ordine dei frati Cappuccini. A quindici anni e mezzo, Francesco era un giovanottogi alto come la madre. Quando andavano in giro per il paese insieme, tenendosi permano, sembravano due fidanzati. Francesco era legatissimo alla madre. Lo era semprestato. Da piccolo preferiva stare con lei piuttosto che andare a giocare con gli altri

    bambini. Nonostante il carattere espansivo, non aveva mai avuto tanti amici.

    Frequentava alcuni coetanei scelti con cura e guardava con diffidenza quelli chefacevano troppo chiasso. Negli ultimi anni era stato molto impegnato con gli studi equindi era rimasto quasi sempre in casa. Anche questo fatto aveva contribuito aconsolidare ancora di pi il legame con la madre. C'erano pi occasioni per dialogarecon lei, per aiutarla nelle faccende di casa, per accompagnarla nei campi. Inoltre, daquando Grazio era dovuto emigrare in America, Francesco si era sentito investito daldovere di vegliare sulla mamma. Michele si preoccupava dei campi e dei lavoriagricoli. Lui della madre e delle sorelle piccole. Mamma Peppa si sentiva coccolata dalui e lo ricambiava con un affetto grandissimo. Voleva bene a tutti i suoi figli. Un bene

    immenso. Ma Francesco era veramente un figlio speciale. Da piccolo le aveva datoqualche preoccupazione. Andava soggetto a malattie strane, a paure, smarrimenti epianti inspiegabili che duravano anche tutta la notte, suscitando in lei ansie e timori.Ma anche questi affanni erano serviti a far crescere il suo affetto materno. E poi, inquel figlio scorgeva degli aspetti misteriosi che la intimorivano, la preoccupavano, manello stesso tempo l'affascinavano. Amava raccontare alle amiche che il suoFrancesco, da grande, sarebbe diventato un personaggio importante. Forse unavvocato, un dottore. Riferiva che la levatrice, subito dopo il parto, le aveva detto: -Giuseppa, il bimbo nato avvolto in un velo bianco, e questo un buon segno: sar

    grande e fortunato. Come tutte le donne di Pietrelcina, Mamma Peppa aveva un deboleper la magia. Temeva il malocchio, e le piaceva consultare indovini e astrologi.Quando si era sposata, oltre a indossare il tradizionale costume pietrelcinese, avevamesso al collo un borsellino di stoffa che conteneva le immagini di tredici Santi, tuttimaschi, perch questa usanza portava bene. Quando Francesco aveva poco pi di unanno, non aveva resistito al desiderio di condurlo da un chiaroveggente perch gli leg-gesse il destino. Era andata da un certo Giuseppe Fajella, che era famoso a Pietrelcina.Per un disturbo del linguaggio, parlava sillabando meccanicamente le parole, e questodifetto conferiva fascino ai suoi oracoli. - Che volete sapere questa volta, mammaPeppa? - le aveva domandato Fajella, che ormai la conosceva bene. - Vorrei tanto chemi diceste qualcosa sul futuro del mio Francesco - rispose la donna mostrandogli conorgoglio il figlio. Fajella osserv il bambino. Consult il suo libro dei segni zodiacali,

    poi chiuse gli occhi, rimase concentrato in silenzio per diversi secondi e infine,

    20

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    21/137

    levando gli occhi al cielo, disse: - Questo bambino sar onorato da tutto il mondo. Perle sue mani passeranno soldi e soldi. Ma non posseder nulla. Mamma era tornata acasa orgogliosa. E ogni volta che riferiva alle amiche il responso di Fajella,aggiungeva: - Chiss, forse da grande Francesco andr in America, cos tutto il mondolo conoscer. Il suo sogno, per, sembrava destinato a naufragare. Grazio voleva che ilfiglio facesse il contadino come lui. Cominci a portarlo con s nei campi quando eraancora un bambino. - Deve andare a scuola - protestava mamma Peppa. - La scuolanon serve a niente - diceva Grazio. - L'istruzione necessaria per il suo avvenire -ribatteva mamma Peppa. - Ho gi fatto l'esperienza con Michele - spiegava Grazio. andato a scuola quattro anni, e per quattro anni mi sono privato del suo aiuto neicampi. Non ha combinato niente. Non stato promosso. Non voglio buttare via altriquattro anni. - Francesco intelligente, riuscir bene a scuola, non dobbiamo

    pregiudicare il suo futuro - supplicava mamma Peppa. - Sogna, sogna - diceva Graziocon tono ironico. - Tu vai dai veggenti, e loro ti scaldano la testa con tante fantasie.

    Noi siamo fortunati ad avere della terra, e sta in questa nostra terra l'avvenire dei figli.

    Io non sono mai andato a scuola, e tu pure non sai leggere n scrivere. Eppure siamofelici, abbiamo una bella fami glia. Francesco mi serve a casa, non a scuola. Grazio eracocciuto. Mamma Peppa lo sapeva e si era battuta con tutte le sue forze, aveva perfinolitigato per strappare al marito il consenso di mandare Francesco a scuola, ma senzariuscirci. Aveva pianto in silenzio, ma era stata costretta a cedere. Francesco era quindidestinato a restare analfabeta come i genitori. Aveva cominciato prestissimo ad andarenei: campi a pascolare le pecore. Partiva al mattino e tornava la sera. Svolgeva il suocompito con scrupolo, e Grazio ne era fiero. Di tanto in tanto, per, Grazio aveva deirimorsi. Francesco era un bambino fine, sensibile, molto intelligente, che apprendeva

    con grande facilit tutto quello che gli veniva insegnato, e Grazio si domandava se,forse, non sarebbe stato opportuno mandarlo a scuola. Poi, un giorno, Francesco, versoi dieci anni, disse a suo padre: - Pap, vorrei diventare sacerdote. Erano nei campi, aPiana Romana, dove i Forgione possedevano la terra. Grazio rimase folgorato daquella frase. Non se la aspettava. - Chi ti ha suggerito una cosa del genere? - domand.- Nessuno, l'ho pensato io - rispose Francesco con semplicit. Grazio era un buoncristiano. Ogni tanto gli scappava qualche improperio, ma se ne pentiva subito. La suafede in Dio era semplice ma granitica. Avere un figlio sacerdote sarebbe stato un ono-re grandissimo per lui, una benedizione del cielo ma anche un colpo di fortuna. Gli

    ecclesiastici, allora, erano molto rispettati e, nella mentalit della gente, soprattutto alSud, considerati persone colte, ricche, che potevano vivere bene senza faticare. -Pensaci - disse rivolto al figlio. - Pensaci bene, Franc, perch fare il sacerdote unacosa molto importante. Aveva ripreso a zappare. Francesco era seduto l vicino eosservava le pecore che ogni giorno conduceva al pascolo. "Forse ho sbagliato a nonmandarlo a scuola" pensava Grazio. "Ha dieci anni ormai, e che cosa sa fare?Guardare le pecore. Cosa far da grande? Zapper la terra, rompendosi la schienacome faccio io. Forse ho proprio sbagliato a non mandarlo a scuola." Continu alavorare con rabbia. Dopo un po' si drizz, guard il figlio e gli disse: - Franc, se mi

    prometti di impegnarti, io ti far studiare e ti far diventare monaco. Ma di quelli daMessa. - Ti prometto che studier con diligenza - rispose Francesco, felice. Quella seraGrazio aveva riferito alla moglie il colloquio avuto con Francesco. - Che ne pensi? -aveva domandato timoroso. - Francesco molto buono. Forse il Signore vuole proprio

    21

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    22/137

    farne un suo sacerdote - aveva risposto mamma Peppa. Credo che avevi ragione divolerlo mandare a scuola. Ho sbagliato - ammise Grazio. Mamma Peppa aveva sorrisocompiaciuta. Grazio non diceva mai "ho sbagliato". Se aveva pronunciato quella frase,voleva dire che ci aveva pensato tutto il giorno. - Francesco ha solo dieci anni - dissemamma Peppa. - Pu recuperare il tempo perduto frequentando le lezioni private. - Maoccorrono soldi. - Possiamo vendere la mucca. - No, la mucca no. Comunque,qualcosa faremo. Se il Signore vuole mio figlio sacerdote, trover il modo per farlostudiare. Grazio era disposto ad affrontare qualunque sacrificio. Si diede da fare,cominci col mandare Francesco a scuola da un artigiano, Mandato Saginario, che i

    paesani chiamavano "Pettenacanne" perch pettinava la canapa per ricavarne sacchi eteloni e, per mezza lira al mese, di sera insegnava a leggere e a scrivere ai figli dei suoivicini. Dopo qualche mese lo affid a Domenico Tizzani, un vero maestro. Francescoaveva superato bene l'impatto tardivo con la scuola. Studiava con passione, comeaveva promesso a suo padre. In un paio d'anni 'aveva assimilato il programma delleelementari. Ma per entrare in un convento doveva imparare anche il latino. Doveva

    perci svolgere almeno il programma dei primi tre anni del ginnasio. Scuolaimpegnativa. A Pietrelcina c'era un bravo insegnante, il maestro Angelo Caccavo, macostava parecchio. Grazio non moll, si indebit e part per l'America con la speranzadi guadagnare i soldi necessari, a pagare i debiti.6

    Mentre era seduto accanto alla madre nella cucina di casa, Francesco, quella mattinadel 6 gennaio 1903, pensava anche al suo babbo lontano. E anche mamma Peppa

    pensava al suo Grazio. - Come sarebbe bello se il pap fosse qui con noi in questogiorno - disse mamma Peppa. - Pap stato meraviglioso con me. Quando penso a

    tutti i sacrifici che ha affrontato per farmi studiare mi sento in colpa. Tutti i giorni lopenso e tutti i giorni prego per lui affinch il Signore lo aiuti a tornare presto a casa. -E per me preghi? - domand mamma Peppa, quasi gelosa della parole affettuose cheFrancesco aveva avuto per suo padre. - Certo che prego sempre anche per te - risposecon dolcezza Francesco. - Ma tu sei qui, con me, con la famiglia, nel nostro paese,mentre il pap tanto lontano e solo. - Adesso per anche tu andrai lontano, e io non

    potr pi averti vicino. Al pensiero mi sento morire - disse mamma Peppa con vocerotta da un fremito di commozione. Abbracci il figlio stringendolo forte. Dopoqualche attimo, domand con un filo di voce: - Mi dimenticherai? - Mamma - sussurr

    Francesco frenando anche lui la commozione. - Tu sarai sempre nel mio cuore, neimiei pensieri. Mai potr dimenticarti. Ma io non vado lontano come il pap, e tu verraia trovarmi. - Certo che verr, tutte le volte che mi sar permesso - afferm decisamamma Peppa. - Morcone dista da qui soltanto un'ora di treno. - Mi hanno detto chedurante il primo anno, quello di noviziato, la Regola severa. Non potr venire pi didue, tre volte a farti visita. Per me sar un anno durissimo. Ma poi potr vederti pispesso. E stai certo che tua mamma verr. Non importeranno distanze, difficolt diviaggi, disagi di stagioni: verr a trovare il mio bambinone. Lo strinse ancora forte alsuo cuore. Poi aggiunse: - Ma adesso affrettati, altrimenti arriverai tardi in chiesa. LaMessa alle 7, e la campana gi suonata da un po'. - Vado, mamma - risposeFrancesco. - Franc, non vieni a salutarmi? - La voce cristallina proveniva dalla stanzaaccanto alla cucina dove dormivano le sorelle. Era Felicita che invocava un saluto. -Franc, non vieni a salutare anche me? - E questa era Pellegrina. - Franc, io voglio un

    22

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    23/137

    bacio - disse infine Graziella, la pi piccola. Francesco guard la madre con il visoradioso di felicit. Le sue sorelline erano il suo tesoro. Con loro amava giocare,soprattutto con Felicita, che gli assomigliava molto nel carattere e nella sensibilit.Erano gi tutte e tre sveglie. Chiss da quanto tempo. Avevano certamente ascoltatoquanto si erano detti lui e la madre, e ora lo reclamavano. Entr nella stanza, si sedettesulla sponda del letto dove le sue sorelline dormivano tutte e tre insieme e diede un

    bacio a ciascuna, accarezzando quei visini pieni di luce. - Dormite ancora un poco.Quando torno da Messa, ci saluteremo bene - disse andandosene. Usc dalla cucina e siavvi verso la chiesa parrocchiale che stava in cima al Rione Castello, nel punto pialto della collina rocciosa. Sulla stradina selciata i suoi passi risuonavano nel silenzioMattutino. Vide che da diversi punti del paese altra gente si dirigeva verso la chiesa.Alcuni si facevano luce con lampade da carrettiere. Il buio rendeva invisibili le

    persone. Si vedevano solo le luci in movimento e sembravano fantasmi nella notte. Inchiesa Francesco si mise nel posto riservato ai chierichetti. Da alcuni anni faceva partedel "piccolo clero" e in genere nelle feste serviva la Messa. Ma anche quell'attivit per

    lui era finita a Pietrelcina. Don Salvatore, il parroco, un uomo dotto, rigido, ma anchemolto paterno, al momento della predica volle ricordare che Francesco se ne andavadal paese e, dal pulpito, gli fece gli auguri per la sua nuova vita in convento. Altermine della Messa, molti paesani lo attesero fuori della chiesa per salutarlo. - Franc,quando sarai in convento ricordati di pregare anche per me. - Noi, Franc, siamo

    poveri, dobbiamo lavorare, e tu, che adesso hai tempo, prega anche al posto nostro. -Zia Daria non pu venire a salutarti, ti manda un bacio e un bacio te lo d anch'io. APietrelcina tutti lo conoscevano e gli volevano bene. Le donne lo indicavano comeesempio ai loro figli. Le ragazze sue coetanee lo sognavano e si rammaricavano che

    andasse in convento, perch era il pi bel ragazzo del paese. Francesco rispondeva aisaluti, ringraziava, ma aveva fretta. Il suo pensiero e il suo cuore erano a casa, dallamadre. Si affrett a tornare. Giunto in vico Storto Valle vide diverse persone fermesulla soglia di casa. Erano parenti e amici giunti per salutarlo. C'erano zio Pellegrino,zio Giannantonio, zia Pellegrina. I suoi amici Mercurio, Luigi e Francesco Orlando,Ubaldo Vecchiarino, compagni di giochi e di pascolo. - Quante giornate trascorseinsieme. Quanti giochi. Quante discussioni - pensava. Era felice che fossero venuti asalutarlo, ma la loro presenza rendeva pi concreta la realt del distacco. Francescosentiva il cuore battergli forte nel petto. Rispondeva ai saluti, stringeva mani, riceveva

    abbracci, ma con lo sguardo cercava sua madre. Entr in cucina e la trov vicino alcamino, dove l'aveva lasciata. Aveva indossato i vestiti della festa. Sul capo si eramessa uno scialle nero, segno di lutto, e il suo viso era diventato pallido. Cap cheanche per lei, a mano a mano che si avvicinava il momento dell'addio, il dolorecresceva. Erano diversi giorni che si immaginava quel momento. E ogni volta il suoanimo si riempiva di una tale angoscia da fargli prendere in considerazione la

    possibilit di non partire pi. Aveva riflettuto tante volte sull'importanza del passo chestava per compiere. Sapeva che la vocazione religiosa era un grande dono di Dio, ma il

    pensiero di dover lasciare la madre e la famiglia diventava per lui un ostacolo quasiinsormontabile. Solo la preghiera e il continuo invocare l'aiuto del Signore gli davanoun po' di conforto e un la forza per persistere nel suo proposito. La sua vocazionereligiosa era maturata in modo singolare. Fin da quando era piccolo, in lui accadevanocose molto strane. Aveva come l'impressione di "vedere" esseri che non appartenevano

    23

  • 7/29/2019 2-Padre Pio Vita e Miracoli Le Stigmate

    24/137

    a questo mondo, ma che si presentavano a lui come se vi appartenessero. Non era certodi "vederli realmente", con gli occhi del corpo. Non era neppure certo di vederli "dasveglio", anche se a volte si presentavano mentre si trovava nei campi, o mentrestudiava in casa, o nell'intimit della sua cameretta. Ma aveva con loro una bellissimaconsuetudine affettiva, come fossero degli amici carissimi. "Vedeva", o gli "pareva divedere", l'Angelo custode, la Madonna, Ges, San Giuseppe, San Francesco d'Assisi.Aveva, comunque, la certezza di conversare con loro, comunicava loro i suoi piccoli

    problemi e ne riceveva informazioni e consigli. Non aveva mai accennato a nessuno diqueste esperienze. Neppure al parroco. Riteneva fossero cose personali da non andarea dire in giro. Pensava addirittura che anche gli altri avessero pi o meno le stessevisioni. Con quegli amici invisibili'' parlava della sua esistenza, delle cose cheaccadevano, del mondo, di quel che avrebbe voluto fare da grande. E furono loro afargli intuire la grandezza e l'importanza di dedicare la vita a Dio. Il primo desiderio divoler diventare sacerdote lo aveva avuto intorno ai dieci anni. Era ancora unragazzino. Non aveva idee precise sulla vita e sul mondo. La sua conoscenza della

    religione era legata e ci che gli avevano spiegato sua madre e il parroco. Ma avevagi una solida consuetudine con la preghiera. In casa Forgione, tutte le sere, prima diandare a letto, si recitava il rosario. Ed erano stati proprio quei misteriosi personaggiche spesso venivano a trovarlo a fargli capire che, se voleva, da grande sarebbe potutodiventare sacerdote per dedicare tutta la sua esistenza a Dio e alla salvezza spiritualedegli altri uomini attraverso la preghiera. A poco a poco, gli "amici invisibili" gliavevano fatto intendere quanto poteva essere importante quella scelta. Importante perla sua famiglia, per gli amici, per tutte le persone che conosceva. Anche per tutto ilmondo. - Ogni essere umano ha un proprio fine da realizzare con la sua esistenza su

    questa terra - gli spiegavano gli "amici invisibili". - E ogni esistenza infinitamentepreziosa a Dio. Tu puoi diventare un bravo contadino, infaticabile lavoratore dellaterra come tuo padre. Ti sposerai, avrai dei figli e lavorerai ogni giorno per provvedereal loro avvenire. "Ma puoi scegliere un ideale pi grande, essere utile a tutti gliuomini, amare il mondo, aiutare tutti, salvare." Ges stesso gli aveva fatto balenarenella mente l'idea di quella missione. Era accaduto quando Francesco non avevaancora compiuto i cinque anni. E lui, bambino, se ne era entusiasmato. Con il passaredel tempo, il progetto era diventato pi chiaro e concreto, mentre Ges continuava a

    prospettarglielo con dettagli sempre pi precisi. Adesso, con il distacco dalla famiglia

    e l'entrata in convento, era arrivato il momento di iniziare a realizzare in pieno quelprogetto. Ma Francesco si era accorto che tutto questo comportava sacrifici pesanti, esi era spaventato. Si sentiva perci combattuto tra il desiderio di seguire quanto Gesgli prospettava e la rinuncia, che gli avrebbe permesso di restare tra le persone del suo

    piccolo mondo che tanto amava. Nelle settimane precedenti, riflettendo sull'imminentedistacco dalla famiglia, aveva sentito vacillare paurosamente i suoi ideali. Non se lasentiva di lasciare i suoi cari, e stava quasi per decidere di non partire pi. Ma eccoche i suoi amici invisibili" erano arrivati in forza per rincuorarlo. Sempre in quellaspecie di dormiveglia o sogno tipico delle esperienze spirituali che ogni tanto faceva,all'improvviso aveva visto al suo fianco un uomo maestoso e di rara bellezza,splendente come il sole, che gli aveva detto: - Vieni con me, perch ti convienecombattere da valoroso guer