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01 Sette piani Nel racconto "Sette piani" di Dino Buzzati viene narrata la storia di Giuseppe Corte che viene ricoverato in ospedale per guarire dalla sua malattia. La struttura che lo ospita è composta da sette piani: nel più alto alloggiano i pazienti "quasi sani" mentre nell'ultimo quelli in fase terminale. Il soggetto della vicenda è Corte mentre l'oggetto è la guarigione; il beneficio và solo a luiperciò possiamo affermare che egli è anche il destinatario. La tecnica narrativa è il cronotopo; il protagonista viene continuamente cambiato di piano dai dottori che si inventano scuse ogni volta. Mano a mano, piano dopo pianole sue condizioni peggiorano fino a che il suo male lo porta alla morte. Tutto ciò avviene nella sua inconsapevolezza perchè fino all'ultimo lui crede di essere un malato destinato "al sesto se non al settimo piano". 02 Il libro il deserto dei tartari di Dino Buzzati narra la vita di Giovanni Drogo, un giovane ufficiale mandato in servizio in una fortezza. Inizialmente egli non è entusiasta di quel tratto di “frontiera morta”, della collocazione tra monti e deserto; all’apparenza tutto è fermo, perfino la speranza di una guerra e della gloria che essa porta si affievolisce. Ma Drogo, nonostante le varie opportunità per andarsene, decide di passare lì la sua esistenza, abbandonandosi alla routine quotidiana. Egli sente di non cambiare mai, ma il lento scorrere del tempo avvelena il suo corpo; quando la battaglia è ormai prossima e gli invasori corrono con le spade sguainate verso la fortezza Drogo, stanco e malato, è costretto contro la sua volontà a trasferirsi e morire senza trionfo, abbandonato, in una locanda solitaria.

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01Sette piani

Nel racconto "Sette piani" di Dino Buzzati viene narrata la storia di Giuseppe Corte che viene ricoverato in ospedale per guarire dalla sua malattia.La struttura che lo ospita è composta da sette piani: nel più alto alloggiano i pazienti "quasi sani" mentre nell'ultimo quelli in fase terminale.Il soggetto della vicenda è Corte mentre l'oggetto è la guarigione; il beneficio và solo a luiperciò possiamo affermare che egli è anche il destinatario.La tecnica narrativa è il cronotopo; il protagonista viene continuamente cambiato di piano dai dottori che si inventano scuse ogni volta.Mano a mano, piano dopo pianole sue condizioni peggiorano fino a che il suo male lo porta alla morte.Tutto ciò avviene nella sua inconsapevolezza perchè fino all'ultimo lui crede di essere un malato destinato "al sesto se non al settimo piano".

02Il libro il deserto dei tartari di Dino Buzzati narra la vita di Giovanni Drogo, un giovane ufficiale mandato in servizio in una fortezza.

Inizialmente egli non è entusiasta di quel tratto di “frontiera morta”, della collocazione tra monti e deserto; all’apparenza tutto è fermo, perfino la speranza di una guerra e della gloria che essa porta si affievolisce.

Ma Drogo, nonostante le varie opportunità per andarsene, decide di passare lì la sua esistenza, abbandonandosi alla routine quotidiana.

Egli sente di non cambiare mai, ma il lento scorrere del tempo avvelena il suo corpo; quando la battaglia è ormai prossima e gli invasori corrono con le spade sguainate verso la fortezza Drogo, stanco e malato, è costretto contro la sua volontà a trasferirsi e morire senza trionfo, abbandonato, in una locanda solitaria.

La tecnica narrativa sono le numerose sequenze riflessive che portano il lettore a capire Drogo nel profondo ed immedesimarsi in lui.

Analizzando meglio i pensieri si nota che un argomento onnipresente è la sua invidia per i vecchi amici, i quali trascorrono una vita semplice e gioiosa, ormai distaccata dalla sua.

Egli preferisce pensare al passato, al posto di modificare la sua realtà e conoscere nuove persone, innamorarsi, cercare un lavoro che lo renda veramente felice; è timoroso di cambiare e questo lo porta a “fuggire dalla vita”, lasciandosi scappare la sua giovinezza e facendosi trascinare dalla consuetudine.

 

03Il Deserto dei Tartari

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Il deserto dei tartari di Dino Buzzati parla di Giovanni Drogo che una mattina di settembre parte per la fortezza Bastiani. Il viaggio dura due giorni, prima di arrivare incontra il capitano Ortiz che lo conduce alla fortezza intimorendolo. Il tenente drogo all' inizio vuole andarsene però il maggiore Matti convince Giovanni a rimanere lì quattro mesi. Il tenente in questi quattro mesi si affeziona alla fortezza e decide di restare. Drogo si abitua alle abitudini della fortezza e non riesce più ad andarsene. Giovanni viene mandato via dalla fortezza perché detto in comodo per la sua malattia. Il tenente muore in un'osteria con il sorriso.Il romanzo narra principalmente della speranza che persiste in Drogo. La speranza che verrà una guerra nel deserto dei Tartari ( il deserto di fronte alla fortezza dove si narra che siano passati i tartari). Questa speranza si può definire in queste righe: "non si erano adattati all'esistenza comune, alle gioie della solita gente, medio destino; fianco a fianco vivevano con l'uguale speranza, senza mai farne parola, perché non se ne rendevano conto o perché semplicemente erano soldati col geloso pulore della propria anima".Questa speranza era dovuta da: "un presentimento o era solo speranza? Di cose nobili e grandiose lo aveva no fatto rimanere lassù".Secondo me l'autore ci vuole insegnare ad avere speranza nelle cose che facciamo di tutti i giorni ed è quel gioco che ci metti amo in mente che ti fa vivere serenamente ed è ancora lui che quando sei sul punto di morire ti fa dire mi piace di aver giocato la mia vita così perché solo io che l'ho scelto.

04Analisi del testo "Il deserto dei Tartari"

La speranza, nel testo di Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari, è il tema principale, lo caratterizza ed è quindi da analizzare.Il libro narra la storia di Giovanni Drogo, un uomo che, appena arrivato, vuole subito andarsene dalla Fortezza Bastiani, un luogo lugubre e solitario, ma che poi decide di restare nella speranza che arrivino i "Tartari" e nella speranza di avere un futuro da eroe; egli consuma tutta la sua esistenza aspettando i nemici alla Fortezza e quando arrivano, lui se ne deve andare perché ormai è troppo anziano e malato per partecipare all'agognata guerra; infine Drogo muore in una locanda mentre tornava in città. La speranza che arrivino i Tartari, è talmente attraente che la maggior parte delle persone che giungono alla Fortezza, decide di rimanere e aspettare, come ad esempio il capitano Ortiz, grande amico di Giovanni. Drogo, quando si trova nella locanda, accetta la morte, ma è consapevole di non aver mai ceduto alla voglia di arrendersi e tornare in città, quindi lui pensa di essere morto come un eroe, o perlomeno di essere morto in modo glorioso; come dice il detto, la speranza è l'ultima a morire.Il deserto cambia aspetto a seconda di chi lo guarda, è mutevole; quando Ortiz e Giovanni si incontrano per la prima volta, guardano il deserto: Ortiz, che lo aveva già visto molte volte, pensa alla solita distesa rocciosa, inospitale e solitaria, mentre Drogo, che non lo aveva mai visto, pensa ad un'opportunità di gloria, il deserto incarna i suoi sogni. La Fortezza è la porta dei sogni, per questo Drogo resta e aspetta che il suo sogno si realizzi.

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Analisi del romanzo Il deserto dei Tartari

La speranza, nel romanzo di Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari (1945), è il tema principale, lo caratterizza ed è quindi da analizzare.Il libro narra la storia di Giovanni Drogo, un uomo che, appena arrivato alla Fortezza Bastiani, un luogo lugubre e solitario, vuole subito andarsene, ma che poi decide di rimanere nella speranza di un futuro da eroe e nella speranza che arrivino i "Tartari"; le virgolette sono d'obbligo, perché noi non conosciamo il nome dei nemici; essi vengono chiamati Tartari in base a delle leggende che indicano il deserto come luogo in cui vissero [ «Un deserto effettivamente, lo chiamano il deserto dei Tartari.» Drogo domandò: «Perché dei Tartari? C'erano i Tartari?». «Anticamente, credo. ma più che altro è una leggenda ... »].Drogo consuma tutta la sua esistenza alla Fortezza e quando i nemici arrivano, lui se ne va e muore in una locanda.Quando Giovanni si trova nella locanda accetta la morte, ma è consapevole di non aver mai ceduto alla voglia di arrendersi e tornare in città, quindi lui pensa di essere morto da eroe, o perlomeno di essere morto in modo glorioso; egli ha speranza anche nella morte [ Avvolto così dalle tenebre ... Drogo sentì allora nascere in sé una estrema speranza. Lui solo al mondo ... osava immaginare che tutto non fosse finito; perché forse era davvero giunta la sua grande occasione ...].La speranza che arrivino i Tartari è talmente attraente che la maggior parte delle persone che giungono alla Fortezza decide di restare e aspettare, come il capitano Ortiz, grande amico di Giovanni.Il deserto solitamente è paragonato ad un luogo di disperazione e solitudine, mentre nel racconto è simbolo di speranza, incarna i sogni e la Fortezza è la porta dei sogni; il deserto suscita emozioni diverse a seconda di chi lo guarda: per Ortiz è il solito posto desolato e inospitale, perché esso lo ha deluso ed egli ha ormai perso la speranza, mentre Drogo, che è la prima volta che lo vede, pensa ad un'opportunità e ciò lo riempie di speranza.

05Nel libro Il Deserto Dei Tartari (1940) di Dino Buzzati (1906-1972) la tecnica narrativa prevalente è l'analisi dello spazio.Il racconto è incentrato sulla speranza nella guerra, che era l'unico modo per dare un senso alla permanenza nella Fortezza Bastiani- una fortezza di secondo ordine al confine dello stato-dei soldati e degli ufficiali che la presidiano.Giovanni Drogo è un tenente che viene mandato alla Fortezza. Drogo, inizialmente, rimane deluso poiché si era immaginato la fortezza molto più grande e molto più importante di quanto lo è in realtà, quindi è intenzionato a rimanere solo quattro mesi, per poi tormarsene in città. Il tenente, però, viene imprigionato nella fortezza dalla forza misteriosa del deserto dei tartari: un deserto nel quale, secondo una leggenda, si era combattuto un importante combattimento.Drogo è quindi impotente davanti a questa forza, tanto che fa del presunto attacco dei tartari il centro e l'unica ragione della sua vita.In questo libro Dino Buzzati ha usato lo spazio come mezzo per mandare il suo

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messaggio; esso è infatti l'elemento attorno al quale l'autore ha costruito la storia.Lo spazio è descritto sia in maniera denotata [Non era imponente, la fortezza Bastiani, con le sue mura, né in alcun modo bella, né pittoresca di torri e bastioni, assolutamente nulla c'era che consolava quella nudità, che ricordasse le cose dolci della vita (pagina 18)] sia in maniera connotata [Il forte era silenzioso, privo di ombre. I suoi muri si estendevano nudi e giallastri. Un camino emetteva fumo. Lungo tutto il ciglione dell'edificio centrale e delle ridotte si vedevano decine di sentinelle, col fucile in spalla, camminare su e giù metodiche. (pagine 17-18)].La fortezza è inoltre vista come simbolo, in quanto il significante e il significato danno vita a un secondo significato aggiuntivo: lo scorrere del tempo; all'autore non interessa la fortezza in sé, ma il significato aggiuntivo che lui stesso le attribuisce.

06La biblioteca di Babele

Nel testo “la biblioteca di Babele” scritto da Jorge Luis Borges nel 1941, ci sono diverse caratteristiche narrative: la prima che si incontra e prevale nettamente all'inizio del racconto è certamente quella della descrizione dello spazio; esso è interno alla vicenda, e presenta sia una descrizione soggettiva, quando la biblioteca viene descritta per le idee e le emozioni che ha il narratore (che nel testo è interno) -ad esempio quando egli dice che secondo lui è infinita e interminabile-, sia una oggettiva (molto più presente),quando questa viene descritta per come è fatta esteticamente e da cosa è composta. È stato deciso di mettere un'ampia e accurata descrizione all'inizio del testo per dare al lettore una maggiore idea sulla biblioteca e un possibile significato sull'edificio, dando soprattutto un elevato senso di ordine, quasi divino, per esaltare ancora di più la biblioteca stessa.

In seguito l'autore inizia a fare un'approfondita narrazione su ciò che viene svolto all'interno di questo edificio, ovvero a tutti gli studi e le scoperte fatte dai lettori, e a classificare e descrivere i libri in esso contenuti, come ad esempio quando vengono trovati libri di lingue e culture diverse. In particolare però questo testo è anche da analizzare per il messaggio che vuole comunicare, cioè che la biblioteca rappresenta la vita, che all'inizio sembra a tutti infinita, ma mano a mano che si sale di stanza in stanza ci si rende conto che essa è limitata; sono soprattutto i libri invece che danno il senso di infinito e ti fanno capire che nella vita un uomo, quanto intelligente e colto che sia, non riuscirà mai a conoscere tutte le cose del pianeta e tanto meno dell'universo e non riuscirà mai a dare un senso alla vita, cioè al perché esistiamo. 

07Analisi de "il deserto dei tartari"

Nel libro “il deserto dei tartari” scritto da Dino Buzzati nel 1940,uno degli aspetti che prevale è certamente la descrizione dello spazio, dei luoghi della vicenda, che sono in particolare la città, la fortezza Bastiani e il temuto deserto dei Tartari; i primi due sono interni rispetto alle azioni del protagonista Drogo, mentre il terzo esterno a Drogo, ma interno alle azioni dei nemici. Lo spazio è sia connotato, quando ad esempio viene detto che la fortezza è triste e desolata (anche se in realtà il fatto che abbia queste

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caratteristiche non influisce sul significato del racconto, in quanto la fortezza è un luogo di passaggio fondamentale e quindi non importa come sia), che in modo denotato, quando ad esempio vengono descritte mura e stanze della fortezza. Sempre parlando di questi tre luoghi principali, si può dire che la fortezza abbia delle differenze tra inizio e fine del libro, perché proprio verso la fine del racconto essa è molto meno popolata e rovinata rispetto all'inizio; cambia leggermente anche il deserto, perché in esso viene infatti costruita una strada; non cambia invece la città , nella quale Drogo, al ritorno, riesce a orientarsi bene in base hai sui ricordi.

È stata scelta la descrizione dello spazio perché l'autore con ognuno dei luoghi, vuole vuole rappresentare la vita e i pensieri dell'uomo: con il deserto, ad esempio, l'autore vuole rappresentare i sogni di ogni uomo (lo si capisce da come viene descritto), con la città vuole rappresentare i momenti in cui l'uomo inizia ad avere dei sogni, e con la fortezza il momento in cui l'uomo cerca di protrarsi in una posizione migliore per realizzarli; sono però poche le volte in cui l'uomo riesce a realizzarli, mentre nei restanti casi l'uomo non ci riesce, come è accaduto al protagonista Drogo 

08"Il deserto dei Tartari" di Dino BuzzatiIl libro di Dino Buzzati, “Il deserto dei Tartari”, parla di un giovane tenente, Giovanni Drogo, che viene spedito alla fortezza Bastiani, una fortezza ormai dimenticata da secoli. Egli, inizialmente, è molto felice ed entusiasta ma non appena arrivato pensa di voler ritornare in città. La sua curiosità verso quel luogo misterioso vince però su di lui ed egli resterà per tutta la vita tra quelle mura. Il romanzo è caratterizzato dalla speranza e dalla rassegnazione; questi due termini sembrano essere contraddittori perché una persona si rassegna quando non ha più speranza e non crede più in qualcosa. Nel libro tuttavia il tenente Drogo se da un lato non smette mai di sperare che il suo sogno, combattere la guerra contro i Tartari, si possa avverare dall’altro si rassegna molte volte. Ad esempio troviamo questa caratteristica quando egli arriva alla fortezza e vorrebbe andarsene ma vi si trattiene per quattro mesi. Si rassegna anche quando poi decide di passare lì il resto della sua vita, senza potersi fare una famiglia in città. Capiamo che Drogo rinuncia e accetta molte cose, ma la speranza di realizzare il suo sogno non lo abbandona mai; infatti Giovanni fino alla fine crede di potercela fare. Ormai vecchio e malato, quando finalmente arriva la notizia dell’attacco imminente, il tenente, contro la sua volontà, viene però trasferito in città, dove non arriverà mai. Solo a questo punto capisce che è troppo tardi e si prepara a morire. Nonostante ciò egli è felice perché si rende conto di aver passato la sua vita nel modo che voleva e così si spegne, tristemente per il lettore ma con serenità per il protagonista.

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Il racconto  “ Bartelby lo scrivano” di Herman Melville, è incentrato sulla descrizione dei personaggi, infatti, fin dall’inizio, il narratore (non che protagonista) descrive i suoi collaboratori che, via via la vicenda  volge alla conclusione, si dissolvono nel racconto che si concentra principalmente su Bartebly. La descrizione dei personaggi non è solo fisica ma possiede anche un accentuata rappresentazione del comportamento e della

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personalità dando la sensazione al lettore di coinvolgimento e realismo dei personaggi. Il racconto è narrato in prima persona e il narratore ne parla come se fosse un ricordo lontano, utilizzando molto spesso similitudini che definirei particolarità dell'autore che ritroviamo anche il altri suoi racconti (Moby Dick,ecc..).Il testo è la metafora dell'emarginazione sociale dell'uomo, che avente delle differenze comportamentali, etniche, fisiche, ecc..... viene escluso e isolato dalla società: ciò comporta una crisi esistenziale in cui l'individuo vede la sua esistenza come un declino irreversibile verso il suo annientamento. Dopo la descrizione dei collaboratori, nel racconto fa la sua comparsa una figura cupa e avvolta in un alone di mistero, egli si chiama Bartelby e viene assunto come scrivano dal protagonista nel suo studio. In principio si comporta come uno scrivano normale, fino a quando da come risposta ad una richiesta del protagonista un affermazione che lascia sconcertato e perplesso il suo superiore: “Avrei preferenza di no”. La stranezza che sconcerta il protagonista è che Bartelby non esprime ne rancore ne odio o impeto ribelle nel dire l’affermazione, è tranquillo e non interrompe perfino il lavoro che sta svolgendo. La situazione si ripete molte volte e il protagonista si trattiene dal cacciarlo anche se gli altri dipendenti non lo sopportano, in un secondo momento il protagonista scopre che lo scrivano si è stabilito nello studio permanentemente. Dopo un po’ di tempo Bartelby smette di lavorare e rimane fermo al suo posto fissando la finestra dello studio, il protagonista che è corroso dalla compassione prodotta da quell’uomo che non ha casa e allo stesso tempo dalla irrefrenabile voglia di cacciarlo, lo lascia riposare pensando che, visto che lavora al buio e incessantemente, gli sia giunto un temporaneo disturbo di cecità. Ma col passare del tempo Bartlelby non ricomincia a lavorare, allora il protagonista prende una decisione: gli consegna i soldi che gli doveva e lo caccia definitivamente. In seguito però Bartelby non si muove resta nello studio e come prima fissa la finestra, il protagonista a questo punto decide di trasferirsi per liberarsi di Bartelby. Dopo poco tempo i nuovi proprietari dello studio vengono a lamentarsi con il protagonista della presenza di Bartelby e lui di conseguenza cerca di farlo ragionare ma in vano, infatti esso se ne andrà mentre Bartelby verra portato in un carcere per i vagabondi dove la sua solitudine e la depressione lo uccideranno. In conclusione del racconto si fa cenno al lavoro precedente di Bartelby: egli trattava di lettere smarrite indirizzate a persone ormai morte e ciò deve averlo condotto a una sorta di depressione e di visione dell’inutilità della vita  pensata come un mezzo per la morte. Concludo con la frase di Borges che di questo racconto a detto: “un libro triste ma veritiero”.

 

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Le parole che descrivono e spiegano la storia del libro il deserto dei tartari di Dino Buzzati (1940) sono metafora e speranza.

La narrazione parla della vita di un uomo, Giovanni Drogo, che offre servizio per tutta la durata della sua vita come ufficiale alla Fortezza Bastioni, la quale è un piccolo edificio che ai primi occhi pare qualcosa d’eccitante, ma alle persone che sono lì da tempo viene visto come un qualcosa d’inutile e arcaico.

I nemici (probabilmente le popolazioni del nord) non hanno mai sferrato attacco, ma Drogo non perde la speranza e dopo circa trent’anni passati alla Fortezza gli invasori avanzano.

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Per sua sfortuna è improvvisamente colpito da una malattia che lo conduce alla morte in una locanda.

La sua esistenza è una metafora fin dall’inizio, infatti, rispecchia fedelmente certe avventure della vita quotidiana di ognuno, che sognamo una vita diversa (migliore) con avvenimenti che segnano profondamente le persone.

Inoltre come già sottolineato è anche presente il sentimento della speranza che ha reso migliore la sua permanenza alla Fortezza, nonostante la delusione finale di dove andarsene quando il suo sogno si stava per realizzare.

        

11IL Deserto Dei Tartari é il romanzo che e stato realizzato da Dino Buzzatiche parla inzialmente di un giovane ragazzo di 18 Giovanni Drogo che si trasferisce in una fortezza di nome Bastiani dove incontra il generale Ortiz perche lui la vedeva come una cosa vecchia mentre Drogo la vedeva come una nuova cosa,avventura.Arrivato chiese di andare via subito ma glielo negarono.Gli dissero che dopo quattro mesi sarebbe potuto andare ma dopo i quattro mesi decise di restare per cercare un po di gloria e di guerra.Dopo qualche anno riusci solo per poco ritornare a prendere della roba prima di tornare.arrivato un altro tenente di nome Simeoni.Questo generale aveva previsto che ci sarebbe stato un assalto dei tartari,che sarebbe significato guerra.grogo invecchiaviava e la guerra nn arrivava fino a quando divento cosi vecchio che venne esonerato e mandato via ormai in fin di vita si trovo a combattere una guerra ma non quella che avrebbe voluto nono stante cio sorride e la affronta.Secondo me è stato scritto in modo semplice ma con termini un po troppo militari tutto il racconto e tratto dalla militare.Vengono usate anche delle metafore;il narratore é esterno (in terza persona)alla racconto e omniscente,il luogo in qui è avvenuto il tutto e incentrato sullla fortezza bastiani.La parola che ho scelto è La virtù della Speranza,è quella che è servita a drogo per continuare a credere senza mai cedere e ha dato esempio a tutti noi che se vogliamo qualcosa dobbiamo avere la speranza.Giovanni nn ha mai ceduto anche se non vedeva continuava a credere e questo l'importante e la morale del racconto.

11bisIL Deserto Dei Tartari é il romanzo che e stato realizzato da Dino Buzzatiche parla inzialmente di un giovane ragazzo di 18 Giovanni Drogo che si trasferisce in una fortezza di nome Bastiani dove incontra il generale Ortiz perche lui la vedeva come una cosa vecchia mentre Drogo la vedeva come una nuova cosa,avventura.Arrivato chiese di andare via subito ma glielo negarono.Gli dissero che dopo quattro mesi sarebbe potuto andare ma dopo i quattro mesi decise di restare per cercare un po di gloria e di guerra.Dopo qualche anno riusci solo per poco ritornare a prendere della roba prima di

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tornare.arrivato un altro tenente di nome Simeoni.Questo generale aveva previsto che ci sarebbe stato un assalto dei tartari,che sarebbe significato guerra.grogo invecchiaviava e la guerra nn arrivava fino a quando divento cosi vecchio che venne esonerato e mandato via ormai in fin di vita si trovo a combattere una guerra ma non quella che avrebbe voluto nono stante cio sorride e la affronta.Secondo me è stato scritto in modo semplice ma con termini un po troppo militari tutto il racconto e tratto dalla militare.Vengono usate anche delle metafore;il narratore é esterno (in terza persona)alla racconto e omniscente,il luogo in qui è avvenuto il tutto e incentrato sullla fortezza bastiani.La parola che ho scelto è La virtù della Speranza,è quella che è servita a drogo per continuare a credere senza mai cedere e ha dato esempio a tutti noi che se vogliamo qualcosa dobbiamo avere la speranza.Giovanni nn ha mai ceduto anche se non vedeva continuava a credere e questo l'importante e la morale del racconto.

12Analisi del racconto "La Biblioteca di Babele"Il racconto "La Biblioteca di Babele" scritto da Jorge Luis Borges nel 1941, prevale la descrizione dello spazio cioè la descrizione della Biblioteca intesa come universo.La Biblioteca è descritta come un numero infinito di gallerie esagonali, con ponti di ventilazione in centro e bordata da ringhiere.In  queste gallerie ci sono venticinque scaffali, cinque su ogni lato tranne l' ultimo, e l'altezza di un piano è simile a quello di una biblioteca normale.La biblioteca, come citato anche dall' autore, potrebbe rappresentare l' universo e ogni libro potrebbe rappresentare un un uomo con quindi una storia diversa e quindi ogni libro potrebbe essere simile ad un altro ma non potrebbe mai essere uguale ad un altro.Il racconto, o meglio l' autore, tratta anche un' altra visione della Biblioteca intesa come Dio e uomini intesi come libri appartenenti a Dio e che vogliono arrivare a Dio.Inoltre, sempre secondo l' autore, la Biblioteca sarebbe infinita ma periodica perché non può essere considerata solo infinita o solo periodica, cioè limitata; sarebbe infinita perché contiene tutte le storia in tutte le lingue e contiene tutte le combinazioni possibili dei venticinque simboli ortografici, ma è definita limitata perché appunto questi libri sarebbero un numero enorme ma finito. 

13ANALISI DI UN PARTICOLARE ASPETTO DEL LIBRO "IL DESERTO DEI TARTARI" DI DINO BUZZATI Il racconto "Il deserto dei tartari" (scritto da Dino Buzzati) è la storia di Giovanni Drogo, un giovane tenente che verrà affidato alla fortezza Bastiani.All' inizio il protagonista non vuole rimanere molto tempo alla fortezza, ma poi si affeziona ad essa tanto che non riesce più a lasciarla se non per essere trasportato alla locanda dove morirà, alla fine del racconto.Secondo me la caratteristica principale di Drogo è la speranza per due motivi:-il primo motivo è quello che capiamo all' inizio del racconto quando parla col capitano Ortiz, perché il capitano ormai alla fortezza da tanto non riesce a vedere oltre il deserto mentre Drogo guarda la città del nord e le montagne;-il secondo aspetto che ci descrive indirettamente la speranza di Drogo è l'aspettare tutta

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la vita una guerra che non combatterà ma comunque lui vincerà una guerra ancora più grande e importante sul destino perché nonostante tutto lui ha continuato a sperare e non ha mai mollato, infatti mentre muore accenna un sorriso.

14Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati

Drogo, il protagonista dell romanzo, viene mandato in una fortezza, la Fortezza Bastiani. Qui incontra il capitano Ortiz, dal quale apprende che la fortezza è decrepita e assolutamente inutile. Quando Drogo arriva,chiede subito al maggiore Matti di potersene andare al più presto, ma Matti gli risponde che avrebbe dovuto aspettare la prossima visita, dopo 4 mesi. Alla scadenza dei 4 mesi, però, Drogo decide di rimanere nella fortezza perchè ormai si è abituato a quel tipo di vita.Trascorrono altri 2 anni. Ad un certo punto, un giorno, arriva un' armata dal nord che era lì solo per stabilire la linea del confine. Cosi dalla fortezza partì una  spedizione, al cui ritorno venne a mancare Angustina.Trascorrono altri 2 anni quando Drogo, spinto dal capitano Ortiz, ottiene una licenza di 2 mesi. Drogo ne approfitta per tornare in città, ma il tempo e la lontananza l'avevano ormai reso estraneo a quella vita. Drogo torna quindi alla fortezza, ma quasi tutte le persone se ne sono andate.Il tenente Simoni fa notare a Drogo una luce all'orizzonte e gli dice che si tratta dei tartari, ma in realtà, anche questa volta, non accade nulla.La vicenda si conclude in modo drammatico: Drogo, ormai vecchio e malato, viene trasferito e combatte la sua unica battaglia, quella contro la morte. Morirà da solo, in una locanda, ma con grande dignità.Secondo me questo romanzo è di fantasia. Il linguaggio è semplice, vicino all'uso quotidiano, ma anche ricco di termini più ricercati. Secondo la mia opinione, "Il deserto dei Tartari" ci vuole far riflettere sul senso fondamentale  della vita: da giovani si hanno spesso desideri e speranze che con il passare del tempo spesso svaniscono.I Tartari, metaforicamente, rappresentano secondo me gli obiettivi della vita che si allontanano con il trascorrere del tempo, e gli ostacoli che il percorso dell'esistenza interpone tra noi e tali obiettivi.

15Una storia di Wall Street

"Bartleby lo scrivano", di Herman Melville, è la testimonianza di un avvocato la cui vita viene scossa dalla comparsa di Bartleby, un quieto e normale scrivano.La vita nell'ufficio dell'avvocato John Jacob Astor scorre tranquilla e regolare. Gli scrivani copiano, l'avvocato svolge le pratiche: tutto segue il solito andamento.Un giorno il nostro narratore interno (altro non è che l'avvocato Astor) inizia a preoccuparsi del sovraccarico di lavoro nell'ufficio quindi decide di pubblicare inserzioni con annunci di lavoro come scrivano. A colloquio si presenta un uomo dall'aspetto un poco trasandato ma che trasmette una sensazione di tranquillità e ordine all'avvocato il quale non esita ad assumerlo. La normalità di Bartleby compensa la stravaganza degli altri tre assortiti impiegati e quindi fin da subito è il prediletto dell'avvocato.Questa routine viene bruscamente interrotta quando alla richiesta di un favore per l'avvocato (e numerose volte in seguito) Bartleby risponde con «Avrei preferenza di no.»,

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frase pronunciata senza lasciar trapelare emozione alcuna: proprio da qui nasce il dilemma sul da farsi per il narratore.Il narratore è si interno al racconto, ma può essere considerato in parte onniscente perchè solo osservando il comportamento delle persone (in particolare i suoi impiegati) deduce numerosi aspetti provenienti dal profondo dei personaggi ad esempio i motivi per cui Turkey diventa scontroso dopo il mezzogiorno. Unica eccezione è il fatto che il narratore non sappia nulla sulla storia e sul carattere di Bartleby, eccezione sulla quale si basa la storia, in quanto lo scrivano risponde con la stessa formula a tutte le proposte.Un altro aspetto particolare della narrazione è come il narratore assume atteggiamenti molto apprendivi (poi quasi maniacali) nei confronti di Bartley e invece lui rimane impassibile.

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Il deserto dei tartari (1940), scritto da Dino Buzzati, è la storia della vita di Giovanni Drogo che insegue il suo sogno di combattere per l’onore, ma si trova alla fine della sua vita senza aver dato un valore alla lunga attesa.

Il tenente Drogo è appena maggiorenne e viene assegnato alla Fortezza Bastiani, un forte d’avvistamento posto a sud di una distesa desertica. Inizialmente il nostro tenente aspetta con ansia il momento in cui avrebbe lasciato la fortezza, ma quando esso giunge Drogo è ormai entrato nella routine delle funzioni della fortezza: il tenente straccia il documento che lo avrebbe fatto uscire dal forte Bastiani e sceglie di restare.

Nella sua permanenza a tempo indeterminato nella fortezza Giovanni Drogo, oltre che dalla routine, viene invaso dal desiderio di prendere parte alla tanto bramata guerra contro i Tartari. La vita di Drogo avanza e dei tartari non c’è traccia. Intanto al Tenente sfugge un’altra possibilità di lasciare la fortezza. Passano gli anni.

Giovanni Drogo si rassegna e si lascia trascinare avanti dai monotoni eventi alla Fortezza fino a che, finalmente, i Tartari avanzano verso il forte. Ma drogo è ormai troppo vecchio per scendere in battaglia quindi viene allontanato dal forte Bastiani e in una locanda termina la sua vita sorridendole.

Buzzati descrive storia del Tenente con semplicità e pacatezza dando una sfumatura non esplicita di ironia al complesso; ciò induce, in oltre, il lettore a dare minor importanza alle sensazioni di Drogo e maggiore allo scorrere degli anni («Si volta pagina, passano mesi ed anni.») , cosa che trasmette ansia a chi legge («Il tempo intanto correva, il suo battito silenzioso sempre più precipitoso […] che pare lento ma non si ferma mai.» all’inizio del capitolo XXIV).

Giovanni Drogo, quando si sono presentate, non ha approfittato delle possibilità che il naturale svolgimento dei fatti gli ha offerto e in altri momenti è rimasto inerte, forse per pigrizia mascherata da impossibilità, davanti ai  suoi desideri; nonostante ciò Drogo ha dato segno di aver rispettato il suo principio: dimostrare il suo valore essendo tenace e lo ha fatto sorridendo quando ormai per sorridere c’erano ben pochi motivi.

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Testo interpretativo "Bartleby lo scrivano"

Il testo "Bartleby lo scrivano", scritto da Herman Menville, narra il periodo di lavoro di Bartleby come copista presso un ufficio. Bartleby ha sempre "la preferenza di non fare le cose", è molto riservato e taciturno. Si stabilirà permanentemente a vivere nell'ufficio, smettendo anche di lavorare. Il capoufficio vorrebbe mandarlo via, ma, l'unico che ci riuscirà sarà il nuovo capoufficio facendo intervenire la polizia. Bartleby andrà in prigione e morirà.Molto accentuata è la descrizione dei personaggi e la focalizzazione del narratore. Il narratore usa come punto di vista la focalizzazione interna fissa, infatti narra la storia dal punto di vista del capoufficio. Il narratore, inoltre, a volte interagisce con il lettore, per esempio alla fine, in cui gli si rivolge direttamente e spiega perché Bartleby ha quel carattere. Il narratore nel racconto ha tre funzioni: di regia, testimoniale, di comunicazione. Nella storia è presente anche l'agnitio, perché il capoufficio scopre una verità su Bartleby. Nel testo non è presente lo scioglimento, perchè di solito corrisponde al finale felice della storia. In questo testo, infatti, la situazione va peggiorando e finisce male. 

18Analisi Il Deserto dei Tartari

Il romanzo Il Deserto dei Tartari scritto da Dino Buzzati, narra la vita di Giovanni Drogo, un uomo che "spreca" la sua vita aspettando una guerra che alla fine non potrà combattere. Il testo parla di speranza: Giovanni passa la sua vita ad aspettare la guerra, sperando di battersi contro il nemico. Rinuncia a una vita felice, con una moglie e dei figli, per poter vedere, ma soprattutto vivere, una guerra, che tanti altri non si sono potuti permettere. Il Deserto dei Tartari è legato anche al destino: Drogo, infatti, se non fosse stato per i suoi colleghi, sarebbe tornato a casa; è stato imbrogliato e ha dovuto restare nella fortezza. Quando, però, ha avuto la possibilità di tornare a casa, egli è rimasto, attratto dalla guerra, ma anche dal nord e dal suo mistero. Alla fine del romanzo, questa storia, narra anche della delusione e della rassegnazione del protagonista che aspetta una vita la guerra per poi ammalarsi e morire proprio quando arriva quello che tanto desiderava.

La tecnica principale del testo è il rapporto con l’ambiente e con il tempo. Più passa il tempo, più Giovanni Drogo si lega alla fortezza, invecchiando la vede in modo diverso. Quando il tempo cambia, quindi, cambia anche il punto di vista del protagonista sull’ambiente.                                                      Il rapporto con l’ambiente occupa un posto rilevante nel romanzo: l’ambiente è interno alla vicenda e da come Drogo descrive la fortezza e il deserto capiamo il suo carattere e il suo cambiamento.

19Dino Buzzati "Il Deserto dei Tartari"

In questo testo io ho approfondito le tecniche narrative principali del libro.

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Il libro "Il Deserto dei Tartari" di Dino Buzzati ha come tecniche narrative principali il rapporto con l' ambiente e il tempo.Il rapporto con  l'ambiente è diverso durante lo svolgimento della storia narrata dal libro. All'inizio Giovanni Drogo, arrivato in fortezza, è triste e deluso, vuole andarsene e tornare alla sua amata casa. Alla fine, invece, vuole rimanere perché spera in un futura guerra...e la fortezza, con il deserto e i suoi misteri, diventa la sua casa.Drogo quando arrivò per la prima volta in fortezza, si aspettava qualcosa di diverso: una grande fortezza, conosciuta e non isolata, in cui si combattevano molte guerre. Se fosse stata veramente così egli sarebbe rimasto e non avrebbe tentato di fuggire. Alla fine, però, rimarrà comunque in fortezza... Più passa il tempo, più Giovanni Drogo si lega alla fortezza, invecchiando la vede in modo diverso. Quando il tempo cambia, cambia anche il punto di vista di Drogo sull'ambiente.L'ambiente e il suo rapporto con il tempo occupano un posto rilevante nel libro: l'ambiente è interno alla vicenda e da come Drogo descrive la fortezza e il deserto capiamo il suo carattere e il suo cambiamento.

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Bartleby, lo scrivano

 

Nel brano Bartleby, lo scrivano di H.Melville, la tecnica narrativa a cui è stata dedicata maggiore attenzione è (oltre ad un linguaggio formale e ad alto registro tipico dell’Ottocento) la descrizione dei personaggi.

Maniacale è la cura con cui vengono descritti (sia dal punto di vista fisico, sia dal unto di vista delle emozioni) i personaggi principali, quali Bartleby e lo stesso narratore.

Il narratore è in questo caso uno dei personaggi, che racconta la storia in prima persona rivolgendosi direttamente al lettore; nonostante abbia già vissuto la vicenda ancora nutre dubbi sulla misteriosa personalità dello scrivano.

La descrizione dall’aspetto fisico dei personaggi è accurata dall’inizio alla fine del racconto; in particolare vengono messi in evidenza la colorazione pallida della pelle di Bartleby, ed i suoi occhi che, ad un certo punto della storia appaiono cupi e spenti, descritti come vetrosi dall’autore.

Un altro aspetto rilevante della descrizione dei personaggi è il modo con cui vengono descritti gli stati d’animo: quelli del narratore sono trattati con maggior cura, in particolare nel momento

immediatamente successivo ad una delle discussioni che egli ha avuto con Bartleby, in cui l’avvocato viene preso da diverse emozioni (stupore, sbigottimento, rabbia che viene subito trattenuta, oltre che un senso di rispetto verso il suo dipendente) nello stesso momento.

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Il personaggio dell’avvocato si può chiaramente definire a tutto tondo poiché all’inizio della storia si narra di un semplice avvocato, mentre alla fine si scrive di un uomo molto cambiato, che non pensa ad altro che alla situazione di Bartleby e quasi esasperato dai suoi atteggiamenti.

Bartleby può invece essere definito come personaggio a piatto. Nonostante la sua morte che scuote il finale del racconto, egli non cambia mai nel corso della storia, mantenendo sempre lo stesso atteggiamento nei confronti di chiunque si trovi con lui.

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Il deserto dei Tartari

Il deserto dei tartari, pubblicato da Dino Buzzati nel 1940, è un libro chiaramente simbolico, che vuole dimostrare come l’uomo dedichi un periodo troppo lungo della sua vita ai sogni e ai desideri, affidandoli spesso ad eventi che non dipendono da lui (come la guerra nel caso di Drogo) e che rischiano quindi di rendere inutile, ai suoi occhi e a quelli degli altri, la sua esistenza.Ciò è dimostrato dal fatto che il tenente Drogo, dopo essere giunto alla fortezza Bastiani, vi resta molto più tempo del previsto, attendendo invano una guerra che arriverà solo quando egli sarà ormai alla fine della sua vita, e sarà quindi una guerra che non potrà più combattere. Questa tesi presenta comunque un paradosso, se osservata da un altro punto di vista.Infatti anche il semplice credere in un ideale o sperare in un evento che può cambiare la vita può essere visto come una realizzazione dello scopo della propria esistenza: anche se ciò non avverrà tu sai di averci creduto fino in fondo.Concludo quindi dicendo che l’argomentazione che ho tratto da questo racconto può essere valida, limitatamente al fatto che la persona che vive tale situazione creda o meno nei propri desideri e in quello che fa.

22La biblioteca di Babele

Nel racconto di Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo; (noto come Jorge Luis Borges, nato a Buenos Aires, 24 agosto 1899 e deceduto a Ginevra, 14 giugno 1986, è stato uno scrittore, poeta, saggista, traduttore e docente universitario argentino); la tecnica narrativa che secondo la mia opinione è stata usata con maggior frequenza è stata la rappresentazione dello spazio.L'autore ha usato dei termini di gergo molto alto, che ci fanno capire che le sue doti erano veramente inestimabili; ha usato aggettivi che hanno reso la la narrazione, anche se parecchio complicata, molto bella e divertente per il lettore.Mi è piaciuta in modo particolare l'inizio della vicenda, "L'universo si compone d'un numero indefinito; o forse infinito, di gallerie esagonali; con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, bordati di basse ringhiere."; in questa frase si conferma quello che ho dichiarato prima, si può notare come Borges abbia giocato con l'inserimento di numerosi aggettivi, dandoci

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un'idea della complessità della biblioteca; l'idea di un luogo simile ad un universo, che si compone con un numero indefinito di stanze.La descrizione dell ambiente ci da anche un'impressione generale delle persone che vi entravano, dei funzionari e delle persone che giravano in quella biblioteca, tutte persone colte e di classe, intelligenti e ben istruite.Penso che questo testo sia stato scritto molto bene, mi piace davvero molto la tecnica usata per descrivere lo spazio, che è stato descritto in modo soggettivo vista la quantità di aggettivi usati per farlo, si deduce che è stata una descrizione soggettiva perché gli oggetti sono osservati dal punto di vista di Borges e si nota che conosceva bene la biblioteca, un'altra persona avrebbe potuto descriverla in un altro modo, quindi affermo che secondo me la descrizione dell ambiente è soggettiva.Mi è piaciuto molto come racconto e spero che il professore ci dia ancora altri testi su cui lavorare.

FONTI BIOGRAFICHE DELL AUTORE TRATTE DA WIKIPEDIA: http://it.wikipedia.org/wiki/Biblioteca_di_Babele_(collana)

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“IL DESERTO DEI TARTARI” di Dino Buzzati

Il libro il deserto dei tartari di Dino Buzzati (pubblicato nel 1940) narra di un tenente di nome Giovanni Drogo a cui viene proposto di entrare nell'esercito e andare nella fortezza Bastiani; questa è collocata su di una montagna che si affaccia su un misterioso ed immenso deserto un tempo occupato dal popolo dei Tartari.

Drogo trascorre la sua vita in questa fortezza inospitale, ripetendo continuamente la vita militare in attesa di un nemico che si presenta solo quando lui sta morendo.

Per lasciar posto ai soldati più giovani viene portato con una lussuosa carrozza, ma muore da solo sulla strada del ritorno in una piccola locanda.

Il racconto è un romanzo fantastico espresso con un linguaggio semplice. Il tempo e il luogo non sono definibili, forse nei primi del Novecento ed il racconto si svailuppa dalla sua giovinezza sino alla vecchiaia e infine alla morte.

I luoghi sono verosimili e sono la fortezza Bastiani e la casa e la città natale di Drogo.

Il narratore è esterno, quindi c'è l'uso della terza persona ed egli ha la funzione di regia ed ideologica.

Come detto prima c'è un unico personaggio principale, che è Drogo, mentre sono presenti molti personaggi secondari quali il capitano Ortiz, il tenente Angustina, il soldato Lazzari, il sergente Tronk e il colonnello Filimore.

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Tutti i personaggi invecchiano, altri muoiono, alcuni se ne vanno e quelli che restano aumentano di grado militare.

Pare che la vita nella fortezza crei un legame misterioso che fa cambiare a Drogo e ad altri

militari la propria volontà.

Ho intuito fin dall'inizio che si trattava di un testo con descrizioni dettagliate, perché gia dal primo capitolo il narratore cominciò a descrivere minuziosamente l'atteggiamento e la personalità di Drogo oltre che il suo abbigliamento.

Successivamente la descrizione si incentrò anche sull'ambiente esterno, descrivendo anche il paesaggio che Drogo vede dalla fortezza oppure la camera di Giovanni con i pregi e i difetti di essa.

24Sette pianiDino Buzzati

In “sette piani”, racconto scritto da Dino Buzzati, la tecnica narrativa che mi ha colpito all’istante è la presentazione dei personaggi, soprattutto del protagonista: Giuseppe Corte.

La presentazione di questa personaggio è diretta, ed è svolta dal narratore perché è costruita sulle sue caratteristiche fisiche, ma soprattutto su quelle psicologiche, i suoi comportamenti e le sue abitudini.

Giuseppe Corte può essere considerato a piatto rispetto all’aspetto fisico, infatti non subisce dei cambiamenti, ma anche a tutto tondo rispetto alla salute, infatti la sua malattia va via via sempre più ad aggravarsi.

In questo racconto è utilizzata molto la tecnica narrativa della descrizione dello spazio, infatti l’ospedale viene descritto in maniera dettagliata a seconda dei piani su cui ci si trova: al settimo ed ultimo piano si trovano i malati meno gravi, man mano si scende i malati sono sempre più gravi, fino ad arrivare al primo piano, dove sono presenti le persone con delle malattie ormai incurabili. Dal settimo piano la vista del paesaggio era molto più suggestiva rispetto a quella che si poteva avere dal primo.

Lo spazio di questo racconto risulta interno, infatti l’autore descrive, soprattutto all’inizio, il contenuto di una camera: “i mobili erano chiari e lindi come la tappezzeria, le poltrone erano di legno e i cuscini rivestiti di policrome stoffe.”

Lo spazio è riprodotto in maniera oggettiva, perché il narratore lo descrive senza aggiungere dei sentimenti o delle emozioni proprie.

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IL DESERTO DEI TARTARI Dino Buzzati,1940 In "il deserto dei tartari", romanzo scritto da Dino Buzzati nel 1940, secondo il mio parere, la tecnica narrativa maggiormente utilizzata è la descrizione degli spazi e dei paesaggi, perchè i luoghi in cui vengono narrati i fatti vengono descritti con particolare attenzione e presentano molti dettagli.In questo romanzo il protagonista, di nome Giovanni Drogo, un giovane soldato, prende servizio alla fortezza Bastiani, un'imponente costruzione confinante con il deserto, nella quale trascorrerà tutto il resto della sua vita nell'attesa dell'arrivo di una guerra contro i Tartari. Giunto il momento tanto atteso, Drogo, per motivi di salute, non potrà combattere. I luoghi vengono descritti in maniera molto dettagliata e soggettiva, l'autore utilizza molti aggettivi cosi che il lettore possa immedesimarsi nel luogo descritto e che si possa immaginare l'avvenimento dei fatti in quel preciso momento. Ad esempio all'arrivo alla fortezza Bastiani, Drogo la descrive:" tutto il vallone era già zeppo di tenebre violette, solo le nude creste erbose, a incredibile altezza, erano illuminate dal sole quando Drogo si trovò improvvisamente davanti, nera e gigantesca contro il purissimo cielo della sera, una costruzione militaresca che sembrava antica e deserta. Giovanni si sentì battere il cuore, poiché quella doveva essere la fortezza, ma tutto, dalle mura al paesaggio traspirava un'aria inospitale e sinistra ".

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Il libro “Il deserto dei tartari” (1940) di Dino Buzzati (1906-1972) è un romanzo che racconta della vita di Giovanni Drogo, un soldato che sogna di poter partecipare a una guerra contro i “tartari”, ovvero il popolo nemico, quindi viene trasferito alla Fortezza Bastiani, una roccaforte consumata dal tempo che si affaccia su un’enorme distesa di sabbia e rocce che separa loro dal popolo nemico, quindi chiamata “Deserto dei Tartari”. Drogo passa moltissimi anni in quella fortezza ad attendere una guerra che sembra non arrivare mai. Nonostante abbia avuto più volte la possibilità di tornare ha casa ha sempre voluto rimanere alla fortezza perché il fascino della roccaforte e il deserto non gli permettono di andarsene. Dopo altrettanti anni di servizio Drogo si ammala proprio quando scoppia la guerra, e muore in una locanda, ma con il sorriso perché ha passato la vita facendo quello che amava e non ha rimpianti.

Secondo me il tema centrale del racconto è la speranza, perché Drogo ha passato la vita a sperare che scoppiasse la guerra, così da poter dimostrare la sua determinazione e coronare il proprio sogno. L’intera vicenda è incentrata sulle sensazioni, emozioni e azioni che Drogo compie durante la propria vita.

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Il libro “Il Deserto dei Tartari” è stato scritto da Dino Buzzati nel 1940.

La storia è ambientata nella Fortezza Bastiani, una fortezza di secondo ordine, e il nostro protagonista è Giovanni Drogo; un tenente che è stato appena destinato alla fortezza. A

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nord della fortezza c’è un deserto popolato da un’armata leggendaria “I Tartari”, da cui il nome il Deserto dei Tartari.

Una caratteristica della Fortezza Bastiani sono le persone che ci vivono. Tralasciando le giovani reclute, tutti gli ufficiali maggiori hanno fatto carriera in questa fortezza, come farà anche il tenente Drogo che con il tempo sarà promosso a maggiore.

Il tempo che passa è il tema principale del libro, infatti Drogo passerà tutta la sua vita nella fortezza in attesa dell’attacco dei Tartari.

Un’altra caratteristica del libro è l’ostinazione degli Ufficiali di combattere la guerra contro i Tartari. Infatti Drogo si avvicinerà all’ambito desiderio ma per motivi di salute non combatterà, anche se vorrebbe scendere sul campo di battaglia.

Questo suo desiderio non si avvererà ma lui sorride prima della sua morte, poiché ha comunque vissuto tutta la sua vita in modo positivo e sereno, avendo avuto un obiettivo fisso da raggiungere.

Il tempo scorre in silenzio e velocemente e noi dobbiamo vivere la nostra vita come vogliamo, progettando un obiettivo come Drogo.

28il deserto dei tartariil deserto dei tartari scritto da Dino Buzzatti nel 1940, parla di in giovane tenente Drogo,che venne trasferito in un avamposto isolato,la fortezza Bastiani. Durante il tragitto incontrò il capitano Ortiz dal quale apprese che la fortezza è assolutamente inutile.Arrivato,drogo chiese di andarsene al più presto,il maggiore Matti rispose che nel giro di quattro mesi avrebbe potuto andarsene.alla scadenza dei quattro mesi,drogo decise di rimanere spinto dalla speranza di un possibile guerra.Secondo me  è un romanzo molto deludente dal punto di vista del pensiero che ne possiamo trarre.Il libro è scritto in un linguaggio molto semplice.Il pensierodello scrittore è molto pessimista.Il moto dei fatti è molto lento e alcuni fatti vengono ripetuti molte volte e questo causa noia al lettore. 

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Nel racconto “Bartleby lo scrivano” di Herman Melville, ho scelto di analizzare la tecnica narrativa della descrizione dei personaggi.

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Il protagonista del racconto è Bartlebly che appare come una figura scialba, pietosa e incurabilmente perduta, con una voce mite e ferma, che ripete a ogni richiesta, dalla più ignobile alla più difficoltosa: “Avrei preferenza di no”.

Bartebly è un personaggio a piatto, cioè uguale dall’inizio alla fine del racconto. Rimane sempre calmo e impassibile di fronte ad ogni evento che accade attorno a lui; ad esempio quando i suoi colleghi esasperati dal continuo ripetere di quella frase che frastorna le loro orecchie e le loro menti e propongono al loro capo di cacciarlo fuori a calci dallo studio, oppure quando viene licenziato e lo studio si trasferisce e la stanza rimane vuota con lui, solo, al centro che guarda dalla finestra e chissà a cosa pensa.  Bartleby è presentato dal narratore che in questo caso è interno.

Turkey è un collega di Bartleby ed è nella vicenda un personaggio secondario.

Turkey significa “tacchino” ed è un soprannome che gli è strato attribuito dagli altri impiegati; rispecchia, infatti, le sue qualità essendo lui un po’ vanitoso e goffo.

 Turkey ha una particolarità: di mattina è splendente e di un certo colorito, il pomeriggio, invece, diventa maldestro e pasticcione, sporca i fogli di macchie d’inchiostro e talvolta diventa anche rumoroso.

Anche Turkey è un personaggio a piatto ed è presentato dal narratore.

Nippers è un altro impiegato, collega di Turkey e Bartleby. Anche lui è un personaggio secondario.  Nippers significa “chele” ed è anche questo un soprannome attribuitogli dagli altri impiegati; esso rispecchia le sue caratteristiche, infatti Nippers è nervoso e impaziente, c’è sempre qualcosa che lo infastidisce o lo irrequieta, proprio come un granchio che muove freneticamente le chele.

Nippers ha a sua volta una caratteristica: la sua irascibilità e la sua irrequietezza si rivelavano soprattutto al mattino, il pomeriggio invece è relativamente tranquillo.

Ginger Nut è un ragazzo che svolge le mansioni di fattorino e spazzino; tra i suoi compiti rientra anche il rifornimento di cibo a Turkey e a Nippers; egli consegna spesso i dolcetti allo zenzero a Turkey e da qui nasce il suo soprannome. È un ragazzo rispettoso e ubbidiente che esegue tutte le commissioni per ricevere un dollaro alla settimana.

Ginger Nut è un personaggio secondario, a piatto e presentato dal narratore.

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Il tempo è l’argomento del libro che ho voluto analizzare.

Per Drogo e per i suoi compagni il tempo passa.

Più di trent’anni passati nella fortezza, volati via nell’attesa di qualcosa che pare non possa mai avvenire, cioè la guerra.

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Proprio quando la guerra è imminente, Drogo viene portato via per le sue precarie condizioni di salute. Ciò in cui aveva sempre sperato è arrivato, ma lui non può rimanere a viverlo.

Il tempo ha logorato Drogo, gli ha portato via la forza e la voglia di vivere. Col tempo Drogo si era abituato alla fortezza, al rumore della cisterna che all’arrivo lo aveva invece infastidito. Si era abituato alla sua camera in cui rimane fino a che non se ne va dalla fortezza.

Drogo si sente appartenere alla fortezza, infatti, quando torna in città, non è più lo stesso. La fortezza lo ha cambiato e lo ha reso estraneo alla vita di città. Quando vede i suoi vecchi amici e la sua fidanzata li trova cambiati, anche se è lui ad essere cambiato.

Il tempo sembra aver modificato ogni cosa ma non ha toccato la sua camera rimasta immutata. Prima, quando rientrava in casa di notte, sua madre si svegliava con il rumore dei suoi passi, al ritorno dalla fortezza, non fu più così.

Col passare del tempo passano anche le occasioni, o si agisce subito o un giorno si vorrà agire e sarà troppo tardi e ripensando all'attimo che non abbiamo colto, ci si rattrista.

Nel racconto “Bartleby lo scrivano” di Herman Melville, ho scelto di analizzare la tecnica narrativa della descrizione dei personaggi.

Il protagonista del racconto è Bartlebly che appare come una figura scialba, pietosa e incurabilmente perduta, con una voce mite e ferma, che ripete a ogni richiesta, dalla più ignobile alla più difficoltosa: “Avrei preferenza di no”.

Bartebly è un personaggio a piatto, cioè uguale dall’inizio alla fine del racconto. Rimane sempre calmo e impassibile di fronte ad ogni evento che accade attorno a lui; ad esempio quando i suoi colleghi esasperati dal continuo ripetere di quella frase che frastorna le loro orecchie e le loro menti e propongono al loro capo di cacciarlo fuori a calci dallo studio, oppure quando viene licenziato e lo studio si trasferisce e la stanza rimane vuota con lui, solo, al centro che guarda dalla finestra e chissà a cosa pensa.  Bartleby è presentato dal narratore che in questo caso è interno.

Turkey è un collega di Bartleby ed è nella vicenda un personaggio secondario.

Turkey significa “tacchino” ed è un soprannome che gli è strato attribuito dagli altri impiegati; rispecchia, infatti, le sue qualità essendo lui un po’ vanitoso e goffo.

 Turkey ha una particolarità: di mattina è splendente e di un certo colorito, il pomeriggio, invece, diventa maldestro e pasticcione, sporca i fogli di macchie d’inchiostro e talvolta diventa anche rumoroso.

Anche Turkey è un personaggio a piatto ed è presentato dal narratore.

Nippers è un altro impiegato, collega di Turkey e Bartleby. Anche lui è un personaggio secondario.  Nippers significa “chele” ed è anche questo un soprannome attribuitogli dagli altri impiegati; esso rispecchia le sue caratteristiche, infatti Nippers è nervoso e impaziente, c’è sempre qualcosa che lo infastidisce o lo irrequieta, proprio come un granchio che muove freneticamente le chele.

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Nippers ha a sua volta una caratteristica: la sua irascibilità e la sua irrequietezza si rivelavano soprattutto al mattino, il pomeriggio invece è relativamente tranquillo.

Ginger Nut è un ragazzo che svolge le mansioni di fattorino e spazzino; tra i suoi compiti rientra anche il rifornimento di cibo a Turkey e a Nippers; egli consegna spesso i dolcetti allo zenzero a Turkey e da qui nasce il suo soprannome. È un ragazzo rispettoso e ubbidiente che esegue tutte le commissioni per ricevere un dollaro alla settimana.

Ginger Nut è un personaggio secondario, a piatto e presentato dal narratore.

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Commento al romanzo di Dino Buzzati "Il deserto dei Tartari"

Il romanzo di Dino Buzzati "Il deserto dei Tartari" ha come caratteristica principale i luoghi e il tempo. La storia parla del tenente Giovanni Drogo che viene trasferito alla Fortezza Bastiani. Drogo è convinto di fare una grande carriera e di diventare un’importante militare. Ma appena arriva capisce che lì farà ben poca carriera poiché sono secoli che i soldati sono in attesa di una guerra proveniente dal deserto del nord. Drogo decide di tornare in città ma il giorno della visita medica straccia il certificato che l’avrebbe rimandato in città. Passano gli anni e Drogo e sempre più in attesa della guerra. Persa un’altra possibilità di trasferirsi in città, Drogo capisce che dovrà passare alla fortezza tutta la sua vita. Quando finalmente la guerra arriva, il maggiore Drogo è troppo anziano ma soprattutto malato per combattere. Viene portato in una locanda dove, sorridendo alla vita, morirà.

Molto importante in questo romanzo è il cronotopo, cioè la relazione fra tempo e luoghi. I luoghi che vengono citati nel testo sono la città, la fortezza e il deserto. La città, e in particolare la sua casa, corrisponde al luogo della sua infanzia. Fino al giorno prima della partenza Drogo era abituato alla "normalità" della casa, per esempio la mamma si svegliava sempre quando la sera rientrava tardi a casa. La fortezza è il luogo dove Drogo passerà tutta la sua vita. È un luogo triste, sia come struttura che come posizione. Col passare degli anni, comunque, Drogo si abitua alla fortezza, ai suoi difetti ed ai suoi ritmi. Il deserto, infine, è l’ultimo luogo che viene descritto. È un luogo misterioso, monotono ma soprattutto di speranza, perché per tutta la vita Giovanni Drogo ha atteso la guerra.

Quando si realizzano i desideri dei soldati, il suo non si realizza perché troppo malato. È solo in quegli istanti prima di morire che Drogo capisce la sua esistenza: affrontare da vero soldato la morte che, come la guerra l’ha colto di sorpresa, in un momento di solitudine. È per questo motivo che si dice che Drogo "sorrise".

32Analisi Romanzo Dino Buzzati, "Il Deserto dei Tartari". 20/01/2014 1D

Il romanzo di Dino Buzzati, Il Deserto dei Tartari, pubblicato nel 1940, parla di un ufficiale, tale Giovanni Drogo, che viene assegnato al reggimento di una sperduta fortezza, chiamata appunto Fortezza Bastiani, che effettua su di lui un'ipnotica attrazione. Lui spera

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infatti che dal deserto a nord della fortezza, chiamato Deserto dei Tartari, arrivi un giorno un esercito nemico che affronterà per onore e gloria.Resosi conto che questa è soro una mera illusione Drogo cercherà di andarsene, ma a causa dell'effetto che l'immensa piana desertica ha su di lui o a casua dell'egoismo dei suoi commilitoni, resterà alla fortezza fino al giorno dell'attesa battaglia contro i nemici, alla quale lui non parteciperà, essendo ormai vecchio; morirà invece solo, nella stanza di una locanda.

[La malsana seppur ammirevole ostinazione di Drogo nel restare alla fortezza...]1

[Ostinazione: Perseveranza in un atteggiamento contro l'evidenza e il buon senso][Malsana: Contraria alla morale][Ammirevole: Degno di ammirazione, lodevole]2

La frase sopra riportata afferma che la malsana ostinazione di Drogo nei confronti del perseguire uno scopo che, lui stesso sa, lo porterà alla rovina, è degna di ammirazione.Se noi consideriamo il fatto che Drogo stia inseguendo un obbiettivo tutt'altro che sensato e degno di rispetto, la frase può risultare contraddittoria.Infatti risulterebbe essere degna di buone parole, una malata perseveranza nei confronti di un qualcosa di sbagliato.Però se noi consideriamo invece il fatto che Drogo dedichi anima e corpo nel perseguire uno scopo, allora il fine dell'azione perde importanza. La nobiltà dell'uomo può anche essere vista come l'impegno che pone nelle sue azioni.Un altro fatto simile è quello legato alla morte di Angustina, altro ufficiale in servizio alla fortezza.Anch'egli compie un'azione che risulterebbe insensata: rimane sotto la neve fingendo di giocare a carte senza curarsi della sua salute, per mostrare al nemico il valore della Fortezza Bastiani.Ma noi non dobbiamo considerare il fine, quanto l'impegno che egli ha versato.Ha dato la vita, dono di Dio, pur di arrivare al suo scopo.E di ciò viene ricompensato; infatti nel momento della morte, il suo corpo, risplende di noblità e fascino.3

Ma da cosa deriva la forza con cui Drogo e Angustina affontano caparbiamente l'evidenza dei fatti?Dalla speranza riposta nei loro sogni.Coloro che militano alla fortezza si possono dividere in due gruppi: coloro che vedono la fortezza come un luogo fisso, ad esempio Angustina, che non vorrà mai andarsene, e coloro che la vedono come un luogo di transito. Questi ultimi possono essere divisi in due altri sottogruppi: coloro che vedono la fortezza come un luogo di transito per poi tornare alla loro vita, come gli ufficiale che se ne vanno dopo il servizio, e coloro che la vedono come l'entrata verso i loro sogni, come Drogo.Per questi ultimi la speranza è tutto.Tanto per citarla: [...Ortiz vede il deserto come una distesa di pietre e polvere, mentre Drogo lo vede come Deserto dei Tartari...]La speranza dà forza a Drogo, che con ammirevole ostinazione persiste nel vedere nella fortezza il trampolino di lancio verso i suoi sogni, rappresentati dal Deserto.

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1Citazione dalla prima bozza della mia analisi.

2Citazione dizionario del Corriere della Sera: http://dizionari.corriere.it/

3[C'era, in una sala della Fortezza, un vecchio quadro rappresentante la fine del Principe Sebastiano. Mortalmente ferito, il Pincipe Sebastiano giaceva nel cuore della foresta, appoggiando la schiena a un tronco, la testa un po' abbandonata da una parte, il mantello ricadente con armoniose pieghe; nulla c'era nella immagine della sgradevole crudeltà fisica della morte; e guardandolo non ci si stupiva che il pittore gli avesse conservata tutta la nobiltà ed estrema eleganza. Ora Angustina, oh non ch'egli ci pensasse, andava assomigliando al Principe Sebastiano ferito nel cuore della foresta; Angustina non aveva come lui la lucente corazza, né ai suoi piedi giaceva l'elmo sanguinolento, né la spada spezzata; non appoggiava la schiena a un tronco, bensì a un duro macigno; non l'ultimo raggio del sole lo illuminava in fronte ma soltanto una fioca lanterna. Eppure gli assomigliava moltissimo, identica la posizione delle membra, identico il drappeggio della mantella, identica quell'espressione di stanchezza definitiva. Allora, al paragone di Angustina pur essendo ben più vigorosi e spavaldi, il capitano, il sergente e tutti gli altri soldati sembravano l'un l'altro rozzi bifolchi. E nell'animo del Monti, per quanto fosse inverosimile, nacque un invidioso stupore.]

33Analisi del racconto "Il deserto dei Tartari" di Dino Buzzati.

Nel libro "Il deserto dei Tartari" di Dino Buzzati, la vita del protagonista (Giovanni Drogo) è caratterizzata da una serie di eventi da lui indesiderati che impediscono la realizzazione dei suoi obbiettivi e desideri, e il fatto che questi eventi incontrollati rovinino la sua vita delinea il fatto che questa vicenda rapresenti la "sfortuna". Un esempio lampante di sfortuna ci è presentato dal finale nel quale Drogo viene rispedito a casa dopo più di trent'anni di servizio alla fortezza Bastiani e di sacrifici a causa di una malattia, proprio mentre stava per cominciare la battaglia che avrebbe potuto dare un senso alla sua vita.Però Drogo ha saputo affrontare la sua fine, lontano dalla gloria della battaglia, da vincitore nei confronti della malasorte (sorridendo in faccia alla morte), dimostrandoci che in ogni situazione non dobbiamo arrenderci da un destino ingiusto.

33bisAnalisi del racconto "Il deserto dei Tartari" di Dino Buzzati.

Nel libro "Il deserto dei Tartari" di Dino Buzzati, la vita del protagonista (Giovanni Drogo) è caratterizzata da una serie di eventi da lui indesiderati che impediscono la realizzazione dei suoi obbiettivi e desideri, e il fatto che questi eventi incontrollati rovinino la sua vita delinea il fatto che questa vicenda rapresenti la "sfortuna". Un esempio lampante di sfortuna ci è presentato dal finale nel quale Drogo viene rispedito a casa dopo più di trent'anni di servizio alla fortezza Bastiani e di sacrifici a causa di una malattia, proprio mentre stava per cominciare la battaglia che avrebbe potuto dare un senso alla sua vita.Però Drogo ha saputo affrontare la sua fine, lontano dalla gloria della battaglia, da vincitore nei confronti della malasorte (sorridendo in faccia alla morte), dimostrandoci che in ogni situazione non dobbiamo arrenderci da un destino ingiusto.

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34Nel testo di Herman Melville Bartlebly lo scrivano la descrizione fa da protagonista.il testo racconta dal punto di vista di un avvocato la normale vita di quella parte di popolazione non molto spesso raccontata. durante il racconto lo scrivano di nome Bartlebly si presenta nell'ufficio dell'avvocato con il fine di trovare un posto dove lavorare. l'autore descrive in maniera meticolosa e dettagliata sia i luoghi in cui è ambientata la vicenda sia in personaggi che la animano. questo è un punto di forza del racconto perché aiutano a capire il contesto che a sua volta aiuta a capire l'intera vicenda. particolare è l'approccio di Bartlebly nei confronti del proprio datore di lavoro perché rifiuta categoricamente ma in modo pacato ogni proposta di compiere un preciso ordine, pur essendo un attento e preciso scrivano. questo provoca un atteggiamento diverso da parte del avvocato nei confronti dello scrivano che non lo licenzia anzi viene in qualche modo compiaciuto dalla pacata risposta di rifiuto dello scrivano:"preferirei di no". nel finale durante una domenica mattina l'avvocato trova nel proprio ufficio oggetti di vita quotidiana appartenenti a Bartlebly, li capisce che Barltebly si è stanziato nel suo ufficio e comprende il suo modo quasi triste di rapportarsi con gli altri a causa della solitudine. il testo è molto bello perché ci fa comprendere come vive e come sui relaziona un uomo solo con il resto del mondo e a me è piaciuto moltissimo.

35Nel testo "il deserto dei tartari" ,di Dino Buzzati, l'aspetto che piú mi ha colpito è il rapporto tra spazio e tempo ossia il cronotipo.Infatti nel testo le vicende si svolgono principalmente in due luoghi ossia: la fortezza Bastiani e la città.La città viene descritta molto sommariamente perche Drogo vi si reca dopo molti anni di isolamento nella fortezza e la ritrova immutata dal tempo, l'unica cosa che cambia sono le persone,infatti, i suoi amici passati hanno preso strade diverse dalla sua e con il passare degli anni sono cambiati.La fortezza invece muta solamente all' inizio, infatti all' arrivo Drog ne è negativamente colpito e la vede come inutile, mentre alla fine della sua vita, dedicata proprio alla fortezza, la vede come caposaldo fondamentale per la respinta degli invasori ossia i "tartari".All' inizio Drogo ne è spaventato ma alla fine essa diventa casa sua e i suoi compagni prendono quasi il posto dei famigliari.Il tempo nel racconto è in continuo mutamento ma Drogo non se ne accorge e arriva al punto di trascorrere tutta la sua esistenza in quel posto cosí desoloato.Drogo muore in un luogo lontano dalla fortezza e dai "tartari" finalmente arrivati.Il testo mi ha colpito molto anche se ne ho trovata difficile la lettura.

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Analisi del romanzo. Il romanzo intitolato "Il deserto dei Tartari" di Dino Buzzati (1940) racconta le vicende di un giovane tenente, Giovanni Drogo, la cui carriera militare è appena iniziata. Il protagonista viene così mandato in un posto di frontiera. Ma, a discapito di ciò che si aspettava Drogo, non si tratta di una frontiera vera e propria, bensì una frontiera secondaria, ormai pressoché inutile e morta. Per la precisione Drogo si reca alla fortezza Bastiani dove, passati alcuni mesi, comincia ad abituarsi al nuovo ambiente. Successivamente rifiuterà anche di andarsene da lì, segnando così il suo destino. Durante il suo servizio alla fortezza Bastiani Drogo viene a sapere che lo stato confinante ha avviato la costruzione di una strada che attraversa il deserto, situato di fronte alla fortezza. Quando la strada viene finita Drogo è ormai vecchio e ammalato e così non riesce a partecipare alla guerra che incombe per le precarie condizioni di salute. Quando ormai i cosiddetti "Tartari" arrivano dinnanzi alla fortezza, Drogo è costretto dal suo superiore in comando a ritirarsi in una locanda di una città vicina. Qui Giovanni Drogo, dopo trent'anni di servizio alla fortezza Bastiani e di vane aspirazioni, muore. L'aspetto principale che ho scelto di analizzare è il deserto. Nel romanzo questo ipotetico deserto si dimostra in realtà una pianura desolata che l'autore chiama deserto dei Tartari, appunto per richiamare il nome di questo popolo noto perché i suoi domini erano estesi su deserti e pianure. I personaggi del racconto aspirano nel poter vedere, un giorno o l'altro, i "Tartari" che invadono questa pianura. Inoltre questi, nonché soldati invasori provenienti da uno stato confinante, aspettano molto tempo prima di attraversare il confine e invadere la fortezza Bastiani e il perché di ciò non si chiarisce nemmeno nel libro. Buzzati, descrive questa landa come disabitata che inoltre simboleggia l'ignoto. Mi dispiace profe di averle inviato il testo su mail ma sul sito non riuscivo a salvarlo.

37Analisi Romanzo " Il Deserto dei Tartari

Il racconto di Dino Buzzati, Il Deserto dei Tartari, parla di un ufficiale, chiamato Giovanni Drogo, che deve prestare servizio a una fortezza serduta, la Fortezza Bastiani. Qui Drogo passerà la sua vita, rimanendovi fino al giorno in cui vedrà il suo sogno sullo stare per realizzarsi. Infatti egli sperava di prendere parte ad una guerra su quelle terre.Purtroppo, mentre l'esercito nemico si avvicina, Drogo verrà portato via dalla fortezza, perché è ormai vecchio.Morirà in una locanda in un paesino sperduto.

Per me la storia di Giovanni Drogo rappresenta la vita di tutti gli esseri umani.Secondo il mio parere questa storia vuole fare capire al lettore che la vita fornisce agli uomini un'opportunitàunica da non perdere che, appunto, può trasformarsi in fortuna. Se per caso facessimo la scelta sbagliata come Drogo, non dovremo abbatterci, ma inseguire un'altra opportunità. Dopotutto la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita.

38Una mattina di Settembre, Giovanni Drogo, giovane tenente, viene inviato alla fortezza Bastiani.Sta per incominciare la sua nuova vita, piena di emozioni ed esperienze, ma comunque lui

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ha un po' paura di lasciare la sua casa i suoi cari e i suoi affetti.La fortezza si erge isolata, in una terra di confine di frontiera, una frontiera morta senza pericoli e novità.A nord della fortezza c'è, il deserto, terra e pietre, chiamato deserto dei tartari poiché una volta era questo popolo a minacciare in confine.Drogo entra nella fortezza come tenente semplice e inizialmente decide di restarci solo per 4 mesi, poi cambia idea, si trovava bene e voleva continuare il percorso che aveva intrapreso.Giovanni sale di grado fino quando a 53 anni capitano della fortezza, il sogno di Drogo è quello di combattere la desiderata guerra contro i tartari; un popolo senza una precisa identità.Giovanni purtroppo si ammala e il giorno della possibile guerra lo trasferiscono in una locanda, dove muore poco dopo con un sorriso stampato sulle labbra.Secondo me la parola che si addice a questo testo è speranza, poiché dall'inizio fino alla fine della sua carriera Giovanni ha sperato e lottato con la sua salute per combattere quella guerra tanto attesa.Il suo sogno è stato comunque realizzato per molto tempo della sua vita e penso che la gioia di questi anni non sia paragonabile con la delusione della morte.Il romanzo è molto bello e scorrevole mi è piaciuta particolarmente la descrizione della fortezza e del deserto, poiché Buzzati è riuscito a darci un'idea di una fortezza sola e isolata da tutto, circondata da un vasto deserto, il deserto dei tartari.