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Per sempre con noi N. 192 DICEMBRE 2006 CAMMINIAMO INSIEME BOLLETTINO PARROCCHIALE Edizione di San Quirino - Udine Direttore responsabile dott. Duilio Corgnali • Lithostampa: Pasian di Prato (Udine) Autorizzazione Tribunale di Udine n. 13 del 25-10-1948 La terza messa di Natale, detta “del giorno”, non riporta il racconto nata- lizio di Luca, ma quello di Giovanni, l’evangelista teologo, l’aquila che si libra nelle altezze inaccessibili. Egli così esprime la venuta del Salvatore: “E la Parola divenne carne e abitò tra noi” (Gv 1, 14). Vorrei fermarmi su quel termine “abitò”. Mi pare straordinariamente ricco e bello perché dice la condiscen- denza di Dio verso il mondo e l’uomo, e la sua volontà di rimanere con l’uo- mo e nell’uomo. A Pasqua, la più grande delle feste, rivivremo la sua stupenda vittoria sulla morte e sul peccato e la sua investitura come Signore dell’universo e della storia. È meraviglioso pensare che un po’ di noi, della nostra umanità, con i segni della passione, non solo di Cristo ma del mondo, sia già alla “destra di Dio”. Molto più difficile è scoprire questa umanità di Dio, questa sua vicinanza in carne e ossa, nelle pieghe della nostra vita quotidiana. Egli è venuto per abitare, per rimanere non solo nei tabernacoli delle nostre chie- se, ma nelle vicende contraddittorie della nostra storia personale e collet- tiva, nella carne martoriata di tante sorelle e fratelli nel mondo, ma anche nei segni non eclatanti che ci fanno sorridere e sperare. Aguzziamo la vista, allora, e nella notte del mondo troveremo ancora la Luce, come i pastori di Betlemme, proprio laddove meno avremmo immaginato! don Claudio Auguri Il Signore nasce ogni giorno nel cuore dell’uomo: siamo vigili nel- l’attenderlo, pronti ad accoglierlo, gioiosi nel comunicare la Sua pace. È l’augurio che il Parroco e i Consigli parrocchiali rivolgono a tutte le persone che vivono il Natale come rinascita personale, familiare e Sono nato povero, perché tu possa considerarmi l’unica ricchezza. Sono nato in una stalla, perché tu impari a santificare ogni ambiente. Sono nato di notte, perché tu creda che posso illuminare qualsiasi realtà. Sono nato persona, perché tu non abbia mai a vergognarti di essere te stesso. Sono nato perseguitato, perché tu sappia accettare le difficoltà per amor mio. Sono nato nella semplicità, perché tu possa smettere di essere complicato. Sono nato per amore, perché tu non dubiti mai del mio amore.

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Per sempre con noi

N. 192 DICEMBRE 2006

CAMMINIAMO INSIEME

B O L L E T T I N O P A R R O C C H I A L E • Edizione di San Quirino - UdineDirettore responsabile dott. Duilio Corgnali • Lithostampa: Pasian di Prato (Udine)

Autorizzazione Tribunale di Udine n. 13 del 25-10-1948

La terza messa di Natale, detta “delgiorno”, non riporta il racconto nata-lizio di Luca, ma quello di Giovanni,l’evangelista teologo, l’aquila che silibra nelle altezze inaccessibili. Eglicosì esprime la venuta del Salvatore:“E la Parola divenne carne e abitò tranoi” (Gv 1, 14).

Vorrei fermarmi su quel termine“abitò”. Mi pare straordinariamentericco e bello perché dice la condiscen-denza di Dio verso il mondo e l’uomo,e la sua volontà di rimanere con l’uo-mo e nell’uomo. A Pasqua, la piùgrande delle feste, rivivremo la suastupenda vittoria sulla morte e sulpeccato e la sua investitura comeSignore dell’universo e della storia. Èmeraviglioso pensare che un po’ dinoi, della nostra umanità, con i segni

della passione, non solo di Cristo madel mondo, sia già alla “destra diDio”. Molto più difficile è scoprirequesta umanità di Dio, questa suavicinanza in carne e ossa, nelle pieghedella nostra vita quotidiana. Egli èvenuto per abitare, per rimanere nonsolo nei tabernacoli delle nostre chie-se, ma nelle vicende contraddittoriedella nostra storia personale e collet-tiva, nella carne martoriata di tantesorelle e fratelli nel mondo, ma anchenei segni non eclatanti che ci fannosorridere e sperare.

Aguzziamo la vista, allora, e nellanotte del mondo troveremo ancora laLuce, come i pastori di Betlemme,proprio laddove meno avremmoimmaginato!

don Claudio

AuguriIl Signore nasce ogni giorno nel

cuore dell’uomo: siamo vigili nel-l’attenderlo, pronti ad accoglierlo,gioiosi nel comunicare la Sua pace.

È l’augurio che il Parroco e iConsigli parrocchiali rivolgono atutte le persone che vivono il Natalecome rinascita personale, familiare e

Sono nato povero,perché tu possaconsiderarmil’unica ricchezza.Sono nato in una stalla,perché tu imparia santificare ogni ambiente.Sono nato di notte,perché tu credache posso illuminarequalsiasi realtà.Sono nato persona,perché tu non abbia maia vergognartidi essere te stesso.Sono nato perseguitato,perché tu sappia accettarele difficoltà per amor mio.Sono nato nella semplicità,perché tu possa smetteredi essere complicato.Sono nato per amore,perché tu non dubitimai del mio amore.

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2 CAMMINIAMOINSIEME

“Comunicare la fede nelle relazio-ni” è il tema che ha guidato l’incontroannuale delle parrocchie di S. Qui-rino e del SS. Redentore, svoltosi do-menica primo ottobre a Palmanova.

Dopo il saluto del direttore delConsiglio pastorale del Duomo, dicui eravamo ospiti, e l’introduzionealla giornata da parte di don Claudio,i partecipanti si sono divisi in tregruppi.

Qual’è per noi la fonte di ognirelazione vitale? Come allenarci afar crescere le nostre relazioni inmodo non superficiale? Come met-tere Dio al centro dei nostri rappor-ti, comunicando la nostra fede nellaquotidianità?

Ogni gruppo ha riflettuto su questispunti, attraverso la lettura dellaBibbia e il dialogo tra i partecipanti.

Abbiamo raccolto alcuni dei pen-sieri emersi e condivisi poi a finegiornata.

DOVE IMPARIAMOLA RELAZIONE

Fonte di ogni relazione vitale è pernoi la relazione con Dio. Ognuno haun modo semplice e soggettivo dirapportarsi col Signore: con preghie-re anche spontanee, con la lettura ela meditazione del Vangelo e princi-palmente nutrendosi dell’Eucarestia.

È l’amore di Dio a darci forzanuova e a spingerci verso gli altri. Seimpariamo a fidarci della presenzadi Dio in ogni momento della vita,anche il nostro agire diventa testi-monianza di fede, perché impariamoa sentirci “le mani” di Dio, con cuiLui compie il bene che sogna per gliuomini.

In questo tempo però vivere l’a-more, relazionarci con l’altro, spessoci mette in crisi, perché abbiamo dif-ficoltà ad accettare le tante diversità.

Allo stesso tempo sappiamo chesolo mettendoci in discussione pos-siamo superare i nostri limiti, permigliorarci continuamente. Creando

rapporti di convivialità possiamorovesciare ogni relazione da interes-sata a fraterna, amicale e liberante.

La convivialità gioiosa è fonte es-senziale della vita cristiana e riesce acreare nuove relazioni, superando ledifferenze che all’inizio ci bloccano.

IL CUOREDI UNA COMUNITÀ

Ci siamo chiesti come le nostrecomunità vivono e realizzano l’Eu-carestia, nelle liturgie domenicalicome nella vita di ogni giorno.

Prendendo spunto da un passo delVangelo di Matteo (Mt 18, 3-4) e daun brano di Bonhöffer (“La vitacomune”), abbiamo cercato di ap-profondire i momenti della vita difede confrontandoli con quelli checaratterizzano la celebrazione euca-ristica, partendo dall’accoglienza(riti di introduzione) e proseguendopoi con il perdono (atto penitenzia-le), l’ascolto (liturgia della Parola), ildono (offertorio) e il ringraziamento(preghiera eucaristica).

È emersa una certa difficoltà adaprirsi alla relazione con gli altri,spesso una certa pigrizia nel rappor-

tarci con chi non conosciamo, cheporta al formarsi di gruppi all’inter-no delle comunità incapaci di comu-nicare agli altri le proprie esperienzee iniziative e che tendono quindi achiudersi.

Molti interventi hanno sottolinea-to come chi partecipa attivamentealla vita della comunità debba lavo-rare per superare una certa mentali-tà secondo cui i fedeli facciano partedi un “clan di privilegiati”, e impe-gnarsi a rompere schemi e pregiudiziche consentano di aprirsi agli altri, acominciare dai luoghi dove viviamoe siamo a contatto con altre realtà.

L’Eucarestia quindi deve esserevissuta non solo come un momentodi arrivo in cui portiamo le nostredifficoltà e la nostra fatica di vivereil quotidiano, ma deve diventare ilmomento da cui attingiamo la forzadi un amore autentico, capace di rin-novarci interiormente e di aprirci arelazioni nuove con gli altri.

Solo così potremo cercare di esse-re testimoni credibili e far arrivare,anche al di fuori delle nostre comu-nità, il messaggio che la fede non siferma alla celebrazione di riti, madiventa relazione, capacità di ascol-to, di condivisione e di empatia.

Comunicare la fede nelle relazioniLe sintesi dei gruppi di lavoro nell’intensa giornata trascorsa nella città stellata

San Quirino e il Redentore a Palmanova

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La Provvidenza e San Quirino

UNA COMUNITÀCON IL CUORE

Quando ci viene chiesto di essere“testimoni della nostra fede”, ci sen-tiamo forse legati all’idea di dovertrasmettere per forza un messaggio equindi rischiamo di non comunicaredavvero con la persona che abbiamoaccanto. Questo perché possiamoessere testimoni dell’amore di Diosolo mettendoci in ascolto vero di chi

incontriamo, facendo silenzio e acco-gliendo dentro di noi i suoi senti-menti, i suoi dubbi e le sue speranze.

A volte facciamo invece fatica acogliere l’importanza in sé della rela-zione, e forse ci preoccupiamo più dirispondere al bisogno immediato dichi ci sta di fronte, tralasciando ilfatto che trovare qualcuno che ascol-ti i nostri turbamenti riscalda il cuorepiù di ogni consiglio pratico.

Nel partecipare alla vita dellanostra comunità vorremmo impara-

re ad avere un atteggiamento diapertura, che non ci faccia sentireindispensabili nel nostro ruolo e checi permetta invece di condividere emescolare le esperienze. Vorremmoanche cercare di non disperdere leenergie in troppe iniziative, cherischiano di essere poco condivise.Piuttosto dovremmo allenarci a cam-minare a fianco delle persone nelquotidiano, per costruire relazioniprofonde, basate sulla conoscenza ela condivisione.

Al numero 7 di via Santa Giustina,laterale di via Deciani, esiste datempo una piccola struttura, la “CasaFamiglia Luigi Scrosoppi”.

Si tratta di una casa di accoglienzadove i bambini da 0 a 10 anni, che pergravi problemi familiari vengonoallontanati dai genitori, possono tro-vare un ambiente rassicurante egioioso, che li aiuti a farli sentirecomunque “a casa”.

Ad occuparsi dei bambini ci sonole Suore della Provvidenza, oltre aglioperatori e ai volontari, che giornoper giorno fanno esperienza di solida-rietà e condivisione.

Scorrendo la biografia di PadreLuigi Scrosoppi, nato a Udine nel1804, si legge che la Casa Famiglia èstata preceduta nel tempo da un’altraopera di accoglienza, l’Istituto delleDerelitte “Porta Aperta”, fondataall’inizio del 1800 da un sacerdoteappartenente all’Opera di San Fi-lippo Neri.

Entrato a far parte dell’Opera, do-po poco tempo a Padre Luigi vieneaffidata la cura dell’Istituto, per l’ac-coglienza e l’istruzione di ragazzineorfane o molto povere.

Tra l’Istituto e la comunità di SanQuirino ha allora inizio una strettacollaborazione, come si legge nellaricerca di BIASUTTI G., P. LuigiScrosoppi dell’Oratorio di S. FilippoNeri, fondatore delle Suore dellaProvvidenza (Udine, 1979), di cuiriportiamo alcuni brani:

“Un giorno il Parroco di SanQuirino venne chiamato ad assistere

una donna in fin di vita. Abitava inuna stalla, sprovvista di tutto, con duefanciulline sporche e macilente perfame (…) Quel buon parroco assicu-rò la morente che avrebbe avuto grancura delle sue figliole. Prese le duecreature sotto il mantello e le condus-se direttamente dal suo amico ilPadre Luigi”.

Si tratta di don Carlo Filipponi, na-to a Udine nel 1805 e ordinato nel1828, ad un anno di differenza dalloScrosoppi. Fu parroco di San Quirinodal 1834 fino alla morte, nel 1879.

Nel 1880 la parrocchia di San Qui-rino venne affidata a don Luigi Indri,anche lui legato alle attività di acco-glienza:

“Il buon parroco di S. Quirino, chespesso veniva con regali per il buonPadre Scrosoppi, era stato avvertitoche quest’ultimo non poteva più rice-vere bambine in affidamento, nonavendo più posto per collocarle. (…)Un giorno don Indri s’incontra conuna donna che tiene per mano unafanciullina di quattro anni, scarna,affamata, malvestita; la donna loferma e gli dice senza preamboli: “Olei pensa per questa bambina o iovado ad annegarla, perché non so piùcome vivere”.

Il buon parroco a tali parole preseper mano la fanciulletta e la donna sene fuggì.

“Ed ora a chi consegnarla?” Unaltro si sarebbe sbigottito, ma egli checonosceva il cuore grande del PadreLuigi e sapeva che la sua carità avreb-be abbracciato il mondo intero, se

avesse potuto, se la nascose sotto ilmantello e andò di filato all’Istitutodelle Derelitte (…). Entrato in came-ra di Padre Luigi e gli disse:“Ho biso-gno di te; tu non puoi negarmi la cari-tà che ti chiedo”. “Eh mio caro”,rispose il Padre, “già m’immagino checosa vuoi, ma è assolutamente impos-sibile che io ne accetti delle altre, nonsaprei dove metterle”.

“Tant’è questa volta ancora deviaccontentarmi ed accettare quanto ticonsegno”, e così dicendo scoprì labambina, che fino a quel momentoera stata in profondo silenzio.

Il Parroco raccontò l’accaduto,mentre il buon Padre sorrideva allapiccina; e la sua carità non seppe dar-gli un rifiuto. Fece chiamare la MadreVicaria (…) e decisero di preparare ilcesto della biancheria come lettino,consegnandola poi ad una suora chese la mettesse durante la notte nel suodormitorio”.

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I “senzacellulare” sono una picco-la tribù superstite. Quando incontra-no un altro tribale gli sorridono dicuore. Gli altri chiedono: “Ma comefate?”. Risposta: tutti sopravviveva-no senza, fino a pochi anni fa.

Il cellulareSono i più usa e getta, nell’elettronica

di consumo. Il fenomeno non è solo diconsumo. Comporta spreco di materieprime e abbondanti rifiuti high-tech didifficile smaltimento. Le antenne per icellulari invadono massicciamente terri-tori urbani e rurali, spargendo ondeelettromagnetiche: è un gigantescoesperimento di massa.

Un’altra nocività certa è che l’uso delpollicione causa il 6% degli incidentistradali.

E i danni psicomentali, soprattutto peri giovanissimi? Distrazione continua,ansia da mancato sms, semplificazionedella lingua provocata dai messagini,distorsione dei meccanismi comunicati-vi. E sui treni è deprimente vedere i piùintenti a polliciare anziché a leggere.

Elogio dell’assenzaSenza telefonino si guadagna in salu-

te e in concentrazione.• Per gli appuntamenti. Senza cellula-

re toccherà mantenere l’impegno anzi-

PRIGIONIERI DI UN CELLULARE

ché mandare all’aria o ritardare incontriall’ultimo momento: una prova di disci-plina e serietà.

• Call it. Questa carta telefonica ri-chiedibile al gestore della telefonia fissapermette di chiamare (anche all’estero)da ogni telefono pubblico e privato conaddebito successivo sulla bolletta deltelefono di casa. Evita le plasticose cartetelefoniche usa e getta.

• Boicottare i videofonini. Le norme atutela della privacy ne impedirebberol’uso sui luoghi di lavoro, negli ospedali,nelle stazioni, chiese, moschee, cinema,piscine, spiagge. Farlo presente!

• Non chiamarli. Chiamare un cellula-re anche da un fisso significa lo stessomettere in moto magnetico le antenneradio. Astenersi e privilegiare fissi ed e-mail.

Comprarlo usato e usarlo pocoMeno si usa il pollice e meglio è.

• Una radio di emergenza. Così vausato, limitandolo allo stretto indispen-sabile per minimizzare l’esposizione

propria ed altrui, consiglia il dott.Marinelli, esperto del Cnr.

• Non cambiarlo. In fondo un cellula-re serve a telefonare. Tenerselo il più alungo possibile minimizza i rifiuti.

• Comprarlo usato. Si salverà dallaspazzatura uno dei tanti cellulari che itanti maniaci dei nuovi modelli avreb-bero buttato.

• Stupido e nocivo in luoghi chiusi. Làil telefonino emette una potenza mag-giore per collegarsi alla rete. E ci sono ifissi!

• Rispettare ospedali ed altri luoghi.Astenersi dall’uso anche su treni, auto-bus, automobili, aerei.

• Pile che fare. Riportarle al vendito-re per lo smaltimento. Idem per il tele-fonino se si è rotto.

Vietato ai minoriSecondo l’inglese National Radiolo-

gical Protection Board (http://www.hpa.org.uk/radiation) i bambini cellularizza-ti sono a maggior rischio di tumori alcervello e all’orecchio e danni immuni-tari.

• Buona idea! Non regalare né farregalare cellulari ai figli piccoli o adole-scenti. È consumismo nocivo.

• Fuori dalla scuola: è un ordine. Nonci sono scuse. L’uso dei cellulari deveessere vietato in classe.

• Imitare i Britannici. La vendita dicellulari in Gran Bretagna è accompa-gnata da istruzioni sui possibili dannisoprattutto ai minori. E le autorità scon-sigliano ufficialmente l’uso ai minori dinove anni.

Antenne, cittadini e comuniDifendersi dalle antenne è un diritto.

• Cari condomini, non è un affare.Occorre l’unanimità condominiale perdare il permesso di installazione diun’antenna sul tetto. Chi riceve unasimile richiesta si prepari a mostrarneagli altri le implicazioni negative (com-preso il deprezzamento dello stabile).

• Basta! Già tutto il territorio nazio-nale è coperto. Le antenne nuove sonosolo frutto della guerra fra gestori. Nonprestarsi.

Karima Isd

Dettagli per l’ecologia di giustizia

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Nelle settimane scorse è stato pre-sentato presso le Edizioni Segno,“Una piccola contemplativa friulana.Maria Gabriella Michelutti”, scrittocon amore e tenera poesia da donLuigi Turco. Maria Gabriella (1955 –1966) ebbe una vita brevissima ma ric-chissima di doni celesti. “Dolce iconadi fede in Gesù, di generoso innocen-te amore per tutte le creature, colmadi carismi e di predilezioni, fortificatadallo Spirito Santo nell’impervio,doloroso cammino verso il Paradiso”.

Ai suoi genitori, Antonietta eBruno che vivono nella nostra comu-nità, il grazie più affettuoso per que-sto bellissimo fiore regalato alSignore!

NOTIZIE DAL BORGO

L’Associazione Borgo Gemona cheriunisce i commercianti della via èriuscita a fare il miracolo. Anche que-st’anno sul “laghetto” prospiciente lachiesa ci sarà il presepe, meta ormaitradizionale di migliaia di udinesi enon durante le feste natalizie.

Domenica 26 novembre un nutritogruppo di uomini di Rivignano hanno

Si sono inaugurati recentemente ilavori dell’ala nord del Seminariointerdiocesano di Castellerio. Serviràcome foresteria per parrocchie, fami-glie e gruppi che vogliano trascorrervigiornate di amicizia, riflessione e pre-ghiera.

I lavori, benedetti dall’Arcivescovomons. Brollo sono stati intitolati allamemoria di Giovanni Madrassi, insi-gne benefattore del seminario e dellanostra parrocchia.

In quella occasione è stato conse-gnato alla vedova Edvige ToniniMadrassi il sigillo della Regione.

CARNEVALE2007

TEATRO FRIULANOdomenica 21 gennaio • domenica 11 febbraio

ore 17.00 sala G.Madrassi

SERATE D’ORGANOprimavera 2007

22 marzo DALIBOR MIKLAVCIC

29 marzo MIRKO BALLICO

12 aprile GUSTAV AUZINGER

Dopo la bella esperienza estiva inAlto Adige per il campeggio, i giovanidelle due comunità di S. Quirino e delRedentore, guidati dall’intraprenden-za e fantasia organizzativa dell’instan-cabile Sergio Nordio, punterannosulla Svizzera per il campo invernale.Nell’Oberland bernese essi avrannooccasione per vivere momenti di for-mazione, di sport, di autogestione, diconfronto all’insegna di una vera vitadi comunità.

LUCE, PACE, AMORE

La pace guardò in bassoe vide la guerra,“Là voglio andare”disse la pace.

L’amore guardò in bassoe vide l’odio,“là voglio andare” disse l’amore.

La luce guardò in bassoe vide il buio,“Là voglio andare” disse la luce.

Così apparve la lucee risplendette.

Così apparve la pacee offrì riposo.

Così apparve l’amoree portò vita.

L. Housman

lavorato senza sosta e per molte oreper l’allestimento in un ambiente“acquatico” e quindi non accessibilecon facilità.

Lo sguardo ammirato di tanti pas-santi e la gratitudine di grandi e picci-ni sono stati il premio più bello dellaloro fatica.

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Inerpicarsi sulla piccola collina diKgabalatsane (Pretoria) con una stra-da resa inpraticabile dalle piogge, condei solchi profondi proprio nel mezzodella strada non è impresa facile.Bisogna avere come minimo un pick-up, o comunque una vettura con leruote grandi. Il luogo sorge proprio atre chilometri dall’incrocio di Hebron,la grande arteria che collega Ga-Rankuwa con Mabopane. LasciandoHebron alle spalle ci si avvia versouna collinetta dove è sorta una picco-la oasi di umanità: il centro per bam-bini, chiamato Mofumagadi waTshepo, Regina della Speranza.

I bambiniAd accoglierti di solito c’è sister

Alice oppure qualche bambino picco-lo come Matokomane che, sentendo ilrombare della macchina, si precipitain cortile per vedere chi arriva… Havoglia di essere preso in braccio perprimo; poi arrivano tutti gli altri.Mma-Letlhogonolo, la più gracile e lapiù a rischio, arriva fino alla porta easpetta che tu la prenda in braccio.Vuole essere coccolata più a lungoquando ormai gli altri si sono un po’dileguati o sono andati ad ispezionarela macchina per vedere se c’è qualco-

sa da scaricare. Mma-Letlhogonolo èuna bambina di nove anni. È stataall’ospedale per diverse settimaneproprio dopo Natale; sembrava chefossero i suoi ultimi giorni.

Dovendomi assentare dal SudAfrica per alcune settimane, andai atrovarla all’ospedale. Sembrava quasiche mi aspettasse e che contasse iminuti per vedermi e raccontarmi diquando le avevano messo l’ago nellavena per la flebo e di come non avevapianto perché – diceva – stringevo identi e così non sentivo il dolore.

SUD AFRICA, KGABALATSANE: MOFUMAGADIWA TSHEPO, UN’OASI DI UMANITÀ

Kipy invece è il più grande con isuoi quattordici anni. Saluta da gran-de. Gli do un colpetto sulle spalle e glidico che è lui il capo famiglia. Fa unsorriso di compiacimento. Gli piacegiocare al pallone e nel piccolo cam-petto polveroso mi cimento con gran-de fatica anch’io.

Mmasego è una bella bambina diundici anni: sta a guardare se la cerchicon gli occhi, pronta a renderti il sor-riso per farti capire che c’è anche lei esolo quando tutti se ne sono andati tisi avvicina per essere abbracciata.

Sister AliceL’anima di tutto è suor Alice, una

suora zulu che lavora ora in territoriabitati prevalentemente da gente delgruppo etnico degli Tswana il cui lin-guaggio è un minestrone di varie lin-gue. Ha un cuore e un coraggio eroico.Ho chiesto a Luigi Massè che vive inSud Africa, coinvolto in questo pro-getto, e che settimanalmente provve-de al vitto per la casa, di parlarci disuor Alice.

“Suor Alice, una zulu puro sangue,55 anni. Da 4 anni lavora con i bambi-ni orfani di genitori vittime di AIDS.Ha iniziato questa istituzione vivendoda sola in una stanzetta ai margini diun villaggio chiamato Kgabalatsane,quasi come un barbone al femminilecon uno stile di vita spartano, senzaletto, senza acqua corrente, senza cor-rente elettrica, senza soldi. Ebbe l’i-spirazione di dedicare la sua vita aibambini poveri.

Dialogando con i direttori dell’o-spedale di Ga-Rankuwa ha sentito ilbisogno di aiutare a far fronte al pro-blema dei bambini che nascono damamme affette dall’AIDS ormai infin di vita.

Non se lo è fatta dire due volte e siè rimboccata le maniche, chiedendo aisuoi superiori di poter aprire una casaper i bambini. Non si è fermata difronte alla difficoltà ed ha iniziato conla costruzione di uno stanzone peraccogliere i bambini.

Un giorno, non sapendo dove tro-vare i soldi per il pane, ha fermato ungruppetto di giovani che facevanomotocross proprio accanto alla sua

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CATECHISMO ... IN GIRO

casetta. Si sono frugati nelle tasche ele hanno dato qualcosa. Dopo alcunigiorni sono tornati con un camioncinopieno di farina di mais, zucchero, olio,fagioli… A distanza di quattro annisono rimasti fedeli amici. Non è dameno neanche Angelo, un italiano diMelegnano, che, con la consorte, siadopera a trovare il pane per questibambini.

Ovviamente stiamo operando instrutture poverissime. C’è in cantiereun progetto che speriamo di attuarepiano piano con il coinvolgimento ditanti. Damiano Cunego, il campionedi ciclismo di Cerro Veronese, haofferto la sua maglia Rosa di Cam-pione d’Italia conquistata nel 2004per questi bambini. Al momento lastruttura con fatica ospita 15 bambinie due giovani signore.

Suor Alice accudisce questi bambi-ni come se fossero i suoi bambini conl’aiuto di una consorella anziana, suorEmely. Le giornate sono strapiene,trascorse come sono tra l’accompa-gnamento dei bimbi a scuola e le lun-ghe visite all’ospedale.

Il progetto futuro

Il piano prevede la costruzione diunità familiari che possono accogliereda sei agli otto ragazzi. Questi bambi-ni verranno messi sotto la custodia diuna signora che fungerà da mamma.Questa potrà essere siero positiva(ma non necessariamente) e si sentiràpiù valorizzata se riuscirà ad offrirequalche servizio prezioso ai bambini.

Nel maggio 2004 i nostri bimbi della2/a classe di catechismo avevano sco-perto le Madonnine che lungo lenostre strade, da S. Quirino fino alcentro, vegliano silenziose su di noi.

Quest’anno, sempre durante il mesedi maggio – mese dedicato allaVergine Maria – abbiamo pensato dicercare le immagini della Madonnanelle nostre chiese, cominciando pro-prio dalla vicina chiesa del S.S. Re-dentore nella quale ci siamo recati condue nostri gruppetti di bambini, la 4/ae la 5/a classe, e dove siamo stati accol-ti e guidati da Ada, catechista disponi-bile ed entusiasta, alla scoperta dellabellissima chiesa che è dedicata anchea S. Lucia.

Quante cose abbiamo scoperto!Innanzitutto al Fonte Battesimale,partendo lungo la navata sinistra, fubattezzato San Luigi Scrosoppi, unareliquia del quale è conservata sulprimo altare davanti alla Madonnadella Cintura o della Consolazione.Questo santo friulano dedicò la vita aipoveri, ai deboli, specie alle bambineabbandonate e la sua risposta al Si-

gnore che lo chiamava a questa gran-de missione fu: “Eccomi!”

Sempre sulla sinistra della chiesaabbiamo ammirato una Sacra Fami-glia e la Madonna di Lourdes.

Arrivati all’altare maggiore, non cibastavano gli occhi per osservare tut-to: al centro un grande e bellissimoGesù Redentore con le Sante Lucia edAgata, sulle pareti a destra la Nativitàe a sinistra Gesù tra i fanciulli mentresulla volta gli affreschi rappresentanola vita ed il martirio di S. Lucia.

Siamo rimasti stupefatti a naso in sùper l’affresco della cupola che raffigu-ra l’Incoronazione della Vergine tra iSanti: grande e bellissimo! Poi abbia-mo ripreso il giro lungo la parte destradella chiesa incontrando un grandeaffresco raffigurante la Madonna introno col Bambino e con Santa Mo-nica e San Agostino e un altare dedi-cato a San Andrea Avellino. Prose-guendo lungo la navata destra ci sonovari affreschi che rappresentano l’In-gresso di Gesù in Gerusalemme, Gesùche scaccia i mercanti dal tempio, infi-ne troviamo l’altare dedicato a Santa

Lucia e sulla navata di sinistra, in unalunetta abbiamo potuto osservareanche la Fuga in Egitto.

A questo punto eravamo ritornati alpunto di partenza, meravigliati e con-tenti di aver visto ed ammirato tantibellissimi dipinti di tutti quei momen-ti della vita di Gesù e di Santi cheabbiamo conosciuto al Catechismo esoprattutto della Madonna, la mammadi Gesù, a cui questa chiesa ha dedi-cato veramente tanti posti: li avetecontati? Noi ne abbiamo trovati bensette! Ricontrollate per vedere se èvero!

Infine ringraziamo di cuore le per-sone della Parrocchia del S.S. Re-dentore che ci hanno aiutato in questobel viaggio alla scoperta della loro bel-lissima chiesa ed in special modo Adache ci ha fatto da guida e Gloria cheha acceso tutte le luci in modo da per-metterci di osservare meglio possibiletutti questi capolavori eseguiti contanto amore e devozione.

Le catechisteRosanna, Laura e Suor Rosetta

Sarà a sua volta aiutata quando lamalattia si aggraverà.

E’ la casa della speranza. Abbiamogià ricevuto le ruote della speranza, lanuova autovettura Fiat. Piano pianocostruiremo il tetto della speranza, masoprattutto vogliamo costruire la spe-ranza nel cuore dei bambini. Chissà sequalcuno si vorrà unire a noi per que-sto progetto!

p. Gianni Piccolboni

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8 CAMMINIAMOINSIEME

Mons. Tito Solari racconta la sua BoliviaDomenica 15 ottobre la parrocchia

di San Quirino ha ospitato monsignorTito Solari, Arcivescovo di Cocha-bamba, città nel cuore della Bolivia.

Da molto tempo ormai la nostraparrocchia, assieme a tante altre realtàfriulane (monsignor Tito è originariodi Pesaris di Prato Carnico), sostienel’attività della diocesi di Cochabamba,in particolare la Commissione dei con-flitti, gruppo di rappresentanti dellecomunità locali che, con l’aiuto diesperti, lavora per la soluzione pacifi-ca delle “liti” e dei conflitti tra lapopolazione.

Al racconto del cambiamento politi-co in corso in questi mesi in Boliviamonsignor Tito, accompagnato da donEugenio (responsabile della Caritas diCochabamba), ha dedicato un pome-riggio, presso la Chiesa di S. MariaAssunta, in cui ha incontrato tutti gli“amici della Bolivia”.

A distanza di 181 anni dall’indipen-denza dalla Spagna, dopo più di unsecolo di potere in mano a proprietariterrieri e militari e 32 anni di dittature(dal 1950 al 1982), dopo gravi crisilegate alla gestione di risorse essenzia-li come l’acqua e il gas, nel dicembredel 2005 la Bolivia ha avuto nuove ele-zioni, che ne hanno cambiato inmaniera significativa il panorama poli-tico e sociale.

Il Paese è oggi condotto da campesi-nos e indigeni (riuniti nel movimentosocialista), cioè da persone che per

vent’anni sono stati protagoniste didure lotte politiche e sindacali.

Persone che fino al 1994 non aveva-no diritto di voto ora costituiscono lamaggioranza in Parlamento.

È normale quindi, ci ha spiegato donEugenio, che il nuovo governo abbiauna forza speciale, una carica “indige-nista” in cui si fa strada il bisogno direcuperare tutto ciò che esistevaprima della colonizzazione spagnola(a partire da usanze e riti). Come sidice ora in Bolivia, si fa strada il desi-derio di “decolonizzare il Paese”.

È qui che entra in gioco la Chiesa,che storicamente è giunta in Bolivia altempo della colonizzazione.

L’atteggiamento del governo neiconfronti delle istituzioni ecclesialisembra orientato al conflitto più chealla collaborazione: se la tendenza èquella di cancellare il passato, è facileda parte di molti ricomprendere inquesto passato anche la Chiesa.

La risposta dei vescovi boliviani, ciha raccontato monsignor Solari, vuoledimostrare da che parte sta la veraChiesa in Bolivia: dalla parte dei pove-ri. Se dunque davvero il governo in-tende aprire un processo nuovo, voltoa coinvolgere nella vita politica, socia-le ed economica del Paese i poveri,fino a questo momento emarginati, laChiesa non può non dare il proprioappoggio alle riforme che verrannoattuate in questo senso. Rimane l’au-tonomia della Chiesa, che farà sentirela propria voce sulle singole questionisu cui non può essere d’accordo, comela soppressione delle scuole cattoliche.

Di fronte al rischio di confisca dibeni e terreni ecclesiastici da parte delgoverno, monsignor Solari rievoca leparole dei tanti vescovi e sacerdotiprofetici che l’America Latina haconosciuto: “Forse la rinuncia a ciòche abbiamo ci renderà ancora piùforti nella solidarietà con il popoloboliviano. Dovremo diventare piùevangelici di quanto siamo stati finora,perché si comprenda che il nostroposto è accanto ai poveri, il nostrocuore è con gli esclusi”.

A cura di Nicoletta BonasiaCochabamba: una città nel cuore del sud-america a 2700 mt. s.l.m.

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La personaumanaé il cuoredella pace

9CAMMINIAMOINSIEME

• INIZIA UN NUOVO ANNO conil consueto carico di speranze, di atte-sa, di desideri, di progetti. E nonmancano i timori, le incertezze per ilfuturo nostro, delle persone cheamiamo, del Paese in cui viviamo. Mail nostro orizzonte di vita non si puòlimitare allo spazio dei nostri interes-si, dei nostri affetti.

Oggi più di sempre non soltanto lacomunicazione, l’economia, la cono-scenza ma ancor di più la partecipa-zione, la solidarietà, la comunioneesigono di essere globali.

Siamo cittadini di un villaggio che èil mondo. E in quanto tali, siamo inqualche misura corresponsabili deitanti problemi che gravano su di esso.Guerre, epidemie, catastrofi naturali,violenze di vario genere sono in parteanche da addebitarsi all’incuria eall’egoismo degli esseri umani,soprattutto di quella parte di umani-tà del cosiddetto Nord del mondo,che produce e consuma più di quantoabbia bisogno, senza tener contodelle necessità dei Paesi più poveri,ma piuttosto sfruttandoli e soggio-gandoli.

• SI COLLOCA ALL’INTERNOdella riflessione sulla dignità umanail tema indicato da Benedetto XVI°per la 40a giornata della pace, che sicelebrerà il 1° maggio 2007: La per-sona umana è il cuore della pace.Non si può pensare a una pace chenon si traduca in preoccupazioneconcreta per la salvaguardia delladignità di ogni persona umana.

In primo luogo dei bambini, troppospesso vittime di tante forme di vio-lenza fisica e psicologica: bambiniaddestrati alla guerra, tenuti schiavidi ritmi e ambienti di lavoro disuma-ni, sottoposti ad ogni genere disopruso sessuale, venduti nei trafficiloschi di organi umani, di guadagnifacili attraverso l’accattonaggio ai

semafori delle nostre città. L’elencodi ingiustizie e di violazione delladignità umana potrebbe continuarecon le donne, unica forza lavoro ingran parte del mondo; ancora troppospesso oggetto di violenza sessualesulle nostre strade e all’interno ditante mura domestiche anche inOccidente.

E poi ancora, gli anziani, gli andi-cappati, gli ammalati, i poveri di benimateriali e di cultura.

• METTERE AL CENTRO di ogniinteresse la creatura umana nonbasta.

È urgente che questa centralità siainterpretata in una prospettiva piùalta. Chi crede nel Dio di Gesù Cristodovrebbe sentire pressante la re-sponsabilità a ricordare a se stesso ea testimoniare agli altri con la pro-pria vita la certezza che siamo tuttifigli di Dio, fatti a sua immagine esomiglianza, e in quanto tali in CristoSignore siamo creature nuove, dellanovità che si impegna a dare prioritàassoluta al rispetto, che coltiva nellamente e nel cuore desideri e pensieridi comunione, di accoglienza recipro-ca, di fraternità vera, di solidarietàconcreta.

• LA PERSONA UMANA è in ognicontesto la risorsa fondamentale perla vita, per la pace; ogni situazioneche offende la sua dignità è unaminaccia alla pace; di più, è un osta-colo che si erige sulla strada verso lapace vera.

La possibilità reale della pace è nelnostro cuore. Come credenti dobbia-mo accogliere il mandato che ci affi-da il Santo Padre e farci carico diquesto messaggio di speranza, affin-ché la giornata della pace sia unpasso importante nella direzione giu-sta; un appuntamento che favoriscepercorsi di sensibilizzazione e di con-versione da logiche di sopraffazionee di violenza (fosse anche soltantoverbale o di chiusura al dialogo) perdonarci reciprocamente la pace, acominciare dal gesto liturgico, spessofreddo e distaccato, fino a segni con-creti di sostegno e di accoglienza.

Contribuiremo così a dare il nostroapporto per la realizzazione del pro-getto di Dio: una terra dove abbianostabile dimora la giustizia e la pace.

• AUGURI DI UN NUOVO ANNOvissuto con l’impegno di coltivare nelcuore desideri e aspirazioni di pace.

Gabriella Collesei

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10 CAMMINIAMOINSIEME

Il gruppo delle medie del Redentino(S. Quirino e Redentore) si è divertitoun mondo tra barche pirata, gabbie eautoscontri.

Era un sabato pomeriggio di sole enoi ci siamo dati appuntamento allafermata dell’autobus alle 15.00. In unbatter d’occhio siamo arrivati allo sta-dio e lì ce la siamo spassata alla gran-de! Molti di noi hanno vinto dei premisparando alle lattine o pescando cigni.Alcuni si sono avventurati sulle gio-stre più paurose come la barca pirata,il tornado, il simulatore. È stato diver-tente ascoltare le scuse degli animato-ri (mal di gola, mal di schiena) per sot-trarsi alle giostre da brivido.

Un’altra giostra che ha suscitato lacuriosità generale è stata la gabbiavolante: era difficile trovare la sintoniagiusta col compagno di cordata edimparare a spingere in modo correttofino a far ruotare la gabbia. Tutti poihanno affollato il bancone dei dolciper assaggiare leccornie colorate ezuccherose.

Il viaggio nel mondo magico disanta Caterina è stato emozionante:siamo tornati col cuore gonfio di feli-cità anche se con le tasche vuote (iprezzi dei biglietti sono alti).

Un grazie affettuoso va ai nostripazienti animatori che ci hanno ‘sop-portato’ per tutto il pomeriggio (comedel resto fanno ogni sabato!)

In particolare ringraziamo Simone“il premier Silvio” mago del compu-ter; Elisa e Daniela nostre sostenitricida sempre; Giulia, simpatica “new

entry” e Francesca, animatrice allegrae disponibile.

Vogliamo inoltre ringraziare la sim-patica Laura che ci ha sostenute edincoraggiate durante i tornei di Sportfesta, dove ci siamo piazzate benone apallavolo!

Sofia, Valentina e Romeo

Sabato 11 novembre tutti alle giostreRAGAZZI PAZZI AI BARACCONI

COMPONENTI CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALEtriennio 2006-2009

ALBERTI GIORGIO BEARZOTTI ANICETO BLASONE ELISA* direttore e pastorale giovanile * comm. ricreativa * catechesi medie/superiori

BOTTESINI TAM MARIA GRAZIA BURELLI ADALBERTO DEL GIUDICE STEFANO* collegamento CPAE * comm. culturale * comm. culturale

GRILLO TOFFOLETTI ROSANNA LUNAZZI LONDERO FIDES SCHIAVI FABIO* catechesi elementari * volontariato * volontariato

SIMONINI MARCO SIMONUTTI PRAVISANI MIRIAM TOFFOLETTI ELEONORA* pastorale familiare * coordinamento generale * comm. liturgica

MUSCO GIULIANA* Segretaria

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ANAGRAFEPARROCCHIALE(aggiornata al 9 dicembre)

BATTESIMIPatriarca Agnese AugustaNobile LuciaVicario Teodora Angela MariaTarantini RiccardoCappellaro FilippoLenzi AnnalisaGatti Bardelli GiuliaVisintini EleonoraSalerno SaraSorrentino TommasoTedesco Chiara EmmaTedesco Laura CaterinaTabacchi Enrico MariaMissio FilippoGenco Greta

MATRIMONIRigonat Simone e Randino DanielaDe Angelis Simone e Clocchiatti

AntonellaProvini Giorgio e Comuzzi ElisaCelano Alberto e Gasparini RitaSalvador Giovanni e Zanier Ilaria

DEFUNTILandi Adalgisa ved. Pizzamiglio a. 84De Nobili Bruno a. 78Stella Maria a. 93Gianesini Paolina ved. Faidutti a. 84Vladovich-Relja Cattai Maria a. 81Limena Angelina a. 83Zof Ermanno a. 59Campaner Maria a. 101Spataro SalvatoreBrunzin Giselda ved. Molinaro a.77Cericco Nardicchia Livia a. 69Morocutti Filippo a. 88Brovedani Rosalia ved. De Giusti a. 90Ballarotto Pietro a. 85Montanari Walter a. 86Zanon Giustina vd. Mezzelani a. 104Nassimbeni Ida ved. Buliani a. 93Mrakic Anna ved. Buttolo a. 85Spera Federico a. 88Rolandi Bertossi Carolina a. 85De Pità Giovanni a. 46Angeli Guerrino a. 91Marcelletti Ulderico a. 65De Laurentis Olga ved. Jonadi a. 87Benedetti Andrea a. 78Novello Fausto a. 83Pitt Valter a. 60Toso Anna ved. Botto a. 97Ricci Gian Franco a. 90

da “QUESTO FREDDO DI BETLEMME LO SENTÌ IL BAMBINO”

“Il Natale mi fa pensare a quelle anfore romane che ogni tanto i pescatori tira-no fuori dal mare con le loro reti, tutte ricoperte di conchiglie e di incrostazio-ni marine che le rendono irriconoscibili. Per ritrovarne la forma, bisogna toglie-re tutte le incrostazioni.Così il Natale.Per ritrovarne il significato autenticobisognerebbe liberarlo da tutte le incrostazioni consumistiche, festaiole, abitu-dinarie, cerimoniose, eccetera. Poi si vedrebbe”.

Alberto Moravia

Achi

amadormire

ma si svegliasempre di buon

umore, a chi salutaancora con un bacio, a

chi lavora molto e si diverte dipiù, a chi va in fretta in auto ma

non suona ai semafori, a chi arrivain ritardo ma non cerca scuse, a chi spegne

la televisione per fare due chiacchiere, a chi èfelice il doppio quando fa a metà, a chi si alza presto

per aiutare un amico, a chi ha l’entusiasmo di un bambinoe pensieri da uomo, a chi vede nero solo quando è buio.

A chi non aspetta Nataleper essereMigliore.

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Celebrazioni Natalizie

• Domenica 17 dicembreOre 15.30 – Incontro di preghiera

in preparazione al Natale:“MARIA, DONNA DEL SÌGIUSEPPE, L’UOMO DELLA FIDUCIA”

• Martedì 19 dicembreOre 18.30 – Celebrazione comunitaria

della Penitenza (vi sarà un congruo numero di sacerdoti confessori)

• Domenica 24 dicembreOre 21.30 – RACCONTO DI NATALEOre 22.00 – Santa Messa

nella Notte Santa

• Lunedì 25 dicembreNATALE DEL SIGNORE

Ore 9.00 – Santa Messa dell’aurora.Ore 11.00 – Santa Messa del giorno

• Martedì 26 dicembreSanto Stefano

Ore 9.00-11.00 – Sante Messe(chiesa piccola

• Domenica 31 dicembreSanta Famiglia

Ore 9.00 - Santa MessaOre 11.00 – Santa Messa e “Te Deum”

(canto di ringraziamento)

• Lunedì 1°gennaio 2007Maria Santissima, Madre di DioGiornata della pace

Ore 9.00-11.00 – Sante Messe

• Sabato 6 gennaioEPIFANIA DEL SIGNORE

Ore 9.00 – Santa MessaOre 11.00 – Santa Messa

e benedizione dei bambini

• Domenica 7 gennaioBATTESIMO DEL SIGNORE

Ore 9.00-11.00 – Sante Messe

La Natività (da un’icona conservata all’Hermitage a S. Pietroburgo.

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