19 Culture ILTIRRENO DOMENICA 10 GENNAIO 2016 … · re altre vite, a provare emozio-ni mai...

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di BARBARA BARONI «I l romanzo di Dacia Ma- raini è una sfida lancia- ta al lettore a oltrepas- sare i limiti del noto, a cammi- nare su sentieri mai battuti, ad attraversare spazi nuovi, a vive- re altre vite, a provare emozio- ni mai provate, a pensare in un’ottica poco familiare, a ve- dere la vita con altri occhi e con un’altra mente». Con queste parole Joseph Farrell (professo- re emerito di Italianistica pres- so la Strathclyde University di Glasgow) inizia la sua lunga in- tervista alla scrittrice Dacia Ma- raini nel libro “La mia vita. Le mie battaglie” da poco in libre- ria per Della Porta Editore di Pi- sa. E', questo, un libro che non solo rivela la personalità e l'in- dole di una delle maggiori scrit- trici italiane (nata a Fiesole nel 1936), ma vuol essere anche un viaggio all'interno della lettera- tura, nonché un percorso di ri- cordi che rivela personaggi fon- damentali per la cultura italia- na come Alberto Moravia (com- pagno di Dacia per vent'anni) e Pier Paolo Pasolini. E se a proposito del primo Dacia Maraini afferma: «Biso- gna rileggere per esempio “L’uomo” come fine per capire quanto sia stato profetico ri- spetto alla cultura del consu- mo di cui ha visto subito il peri- colo, poiché finisce per consu- mare anche le cose che allora si consideravano inconsumabili, come gli affetti, il rispetto della persona umana, le idee. Voglio anche ricordare – ma lui era modesto e non se ne vantava – che è stato lui a scrivere il pri- mo romanzo esistenzialista eu- ropeo, prima di Sartre e di Ca- mus». Sul poeta-scrittore-regista af- ferma invece: «Pier Paolo era un uomo dolcissimo, introver- so, mite e gentile. Se senti la sua voce, capisci il fondo timido e controllato del suo carattere. Ma, come tutti i timidi, ogni tanto si inalberava e diventava duro e tagliente quando si sen- tiva attaccato». Ma “La mia vita, le mie batta- glie” è anche un'analisi della donna in sé, non attraverso gli stereotipi del vecchio e nuovo femminismo, ma prendendo spunto dalla grande letteratura che, spesso, è molto più preci- sa, e a volte più necessaria alla conoscenza, della realtà: «Le donne – scrive Dacia Maraini - hanno un cervello che funzio- na esattamente come quello di un uomo. Solo che essendo sta- te escluse dallo studio, dall’ap- prendimento per tanti millen- ni, essendo state gravate di col- pe e di compiti diversi, hanno introiettato un senso delle cose che appartiene alle loro espe- rienze di separate e recluse. Perciò preferisco parlare di una ottica diversa, di una visione del mondo diversa, non di una fisiologia o di una psiche diffe- rente. Se gli uomini per millen- ni sono stati allenati a fare la guerra, certamente hanno svi- luppato una tendenza a espri- mere la propria aggressività con l’assalto e la conquista, mentre le donne, che sono sta- te allevate a prendersi cura dei bambini e degli anziani, hanno sviluppato una tendenza alla cura e all’accudimento. Per tut- ti questi fatti non credo a uno stile femminile in letteratura». Fino ad affermare che: «Co- munque, per quanto riguarda le figure femminili ritratte da autori maschi, il più generoso e audace per me è Ibsen. Poi ci metterei il Tolstoj di Anna Kare- nina. In genere gli scrittori so- no misogini. Ma non per catti- veria o prevenzione, ma perché aderiscono alla cultura del loro tempo, e se non si soffermano a riflettere, con particolare pas- sione, sul fenomeno, lo prendo- no per quello che appare ai loro occhi distratti come una realtà eterna e universale». “La mia vita, le mie batta- glie”. Quali sono le battaglie che pensa di aver combattuto con più coraggio e tenacia? «Non lo so. Ogni volta ci met- to tutta me stessa. Ho indagato e scritto e fatto campagne per i senza casa, per i carcerati, per i rinchiusi nei manicomi,per le donne stuprate, per i bambini picchiati. Ogni volta ci è voluto tenacia e determinazione». Farrell la giudica una scrit- trice nomade, anzi la sua ca- ratteristica pare essere un no- madismo etico. Si sente addos- so questa definizione? «Nomadismo etico mi sem- bra un poco ambiguo, perché sembra che io sia incerta fra va- rie etiche, cosa non esatta. Il mio è un nomadismo semmai di conoscenza. Viaggio per ca- pire e conoscere». Qual è il libro che ha scritto a cui tiene di più e quello che le è costato più fatica? E per- ché? «Il libro a cui tengo di più è sempre l’ultimo perché mi ha SANTA CROCE SULL’ARNO Villa Pacchiani a Santa Croce sull’Arno è una fucina dell’arte grafica a partire dalla fine degli anni Ottanta, un lavoro culmi- nato nel 1992 con la costituzio- ne di un Gabinetto dei disegni e delle stampe che oggi, grazie al- le numerose donazioni in occa- sione di mostre monografiche, conta un patrimonio di oltre 3500 pezzi, una raccolta che, at- traverso temi e iconografie di- verse, narra la storia di un luogo e di un territorio negli ultimi de- cenni, nonché l’evolversi delle tecniche legate alla grafica d’ar- te e al disegno. Sotto la guida di Eugenio Cecioni, già docente a Brera poi passato all’Accade- mia di Belle arti di Firenze, e dal 2010 della nuova direttrice Ila- ria Mariotti, nel 2001 a Villa Pac- chiani nasce il premio Santa Croce Grafica, a scadenza bien- nale, che negli spazi espositivi di piazza Pier Paolo Pasolini fe- steggia l’ottava edizione con l’apertura della mostra che ve- de la partecipazione di diciotto artisti, ciascuno con due opere, provenienti da tutto il territorio nazionale. Sono artisti che ap- partengono soprattutto alla co- siddetta “generazione di mez- zo”. Le opere resteranno in mo- stra fino al 31 gennaio. Info 0571 30642. (g.r.) Il “Paliotto fiorito” è tornato nel museo santa croce sull’arno Diciotto artisti per il Premio grafica L’evento nasce a Villa Pacchiani. Le opere esposte fino al 31 gennaio È tornato nel museo di Santa Maria Novella a Firenze il “Paliotto fiorito”, prezioso tessile in seta e carta dipinta a mano realizzato nella prima metà del XVII secolo per l'altare maggiore della basilica domenicana, dove veniva esposto in occasione di particolari festività liturgiche. Il “Paliotto” sarà visibile dall'11 gennaio, quando verrà presentato con una conferenza che si terrà alle 16.30 al Visitor Center dell'ufficio del turismo di piazza Stazione. Nonostante la straordinaria importanza storica e la sua pregevolezza, si spiega in una nota, l'opera è pressoché sconosciuta al pubblico e agli specialisti: è rimasta infatti a lungo conservata nei depositi della basilica giungendo ai giorni nostri in pessime condizioni conservative. Dopo un lungo e delicato intervento di restauro condotto dal settore tessili dell'Opificio delle pietre dure dal 2005 al 2012, viene adesso restituito all'ammirazione del pubblico e degli specialisti, trovando la sua collocazione in una teca climatizzata posta nel refettorio, nel percorso di visita del museo di S.M.Novella. L'iniziativa è stata curata dal servizio musei comunali, in collaborazione con il servizio belle arti e fabbrica di Palazzo Vecchio e in accordo con il Fondo edifici di culto e l'Opera per S.M.Novella. INCONTRI d’autore Dacia Maraini (sdraiata in primo piano) con Alberto Moravia (in piedi) ed Enzo Siciliano sulla spiaggia di Fregene negli anni Sessanta Al via il Premio S. Croce grafica Oggi manca l’utopia di cambiare il mondo in senso globale Dacia Maraini si racconta a Joseph Farrell nel libro-intervista “La mia vita, le mie battaglie” firenze Fra i temi affrontati il femminismo la morte delle ideologie e la letteratura Il legame con Moravia e l’amico Pasolini 19 Culture IL TIRRENO DOMENICA 10 GENNAIO 2016

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di BARBARA BARONI

«I l romanzo di Dacia Ma-raini è una sfida lancia-ta al lettore a oltrepas-

sare i limiti del noto, a cammi-nare su sentieri mai battuti, adattraversare spazi nuovi, a vive-re altre vite, a provare emozio-ni mai provate, a pensare inun’ottica poco familiare, a ve-dere la vita con altri occhi e conun’altra mente». Con questeparole Joseph Farrell (professo-re emerito di Italianistica pres-so la Strathclyde University diGlasgow) inizia la sua lunga in-tervista alla scrittrice Dacia Ma-raini nel libro “La mia vita. Lemie battaglie” da poco in libre-ria per Della Porta Editore di Pi-sa. E', questo, un libro che nonsolo rivela la personalità e l'in-dole di una delle maggiori scrit-trici italiane (nata a Fiesole nel1936), ma vuol essere anche unviaggio all'interno della lettera-tura, nonché un percorso di ri-cordi che rivela personaggi fon-damentali per la cultura italia-na come Alberto Moravia (com-pagno di Dacia per vent'anni) ePier Paolo Pasolini.

E se a proposito del primoDacia Maraini afferma: «Biso-gna rileggere per esempio“L’uomo” come fine per capirequanto sia stato profetico ri-spetto alla cultura del consu-mo di cui ha visto subito il peri-colo, poiché finisce per consu-mare anche le cose che allora siconsideravano inconsumabili,come gli affetti, il rispetto dellapersona umana, le idee. Voglioanche ricordare – ma lui eramodesto e non se ne vantava –che è stato lui a scrivere il pri-mo romanzo esistenzialista eu-ropeo, prima di Sartre e di Ca-mus».

Sul poeta-scrittore-regista af-ferma invece: «Pier Paolo eraun uomo dolcissimo, introver-so, mite e gentile. Se senti la suavoce, capisci il fondo timido econtrollato del suo carattere.Ma, come tutti i timidi, ognitanto si inalberava e diventavaduro e tagliente quando si sen-tiva attaccato».

Ma “La mia vita, le mie batta-glie” è anche un'analisi delladonna in sé, non attraverso glistereotipi del vecchio e nuovofemminismo, ma prendendospunto dalla grande letteraturache, spesso, è molto più preci-sa, e a volte più necessaria allaconoscenza, della realtà: «Ledonne – scrive Dacia Maraini -hanno un cervello che funzio-na esattamente come quello diun uomo. Solo che essendo sta-te escluse dallo studio, dall’ap-prendimento per tanti millen-ni, essendo state gravate di col-pe e di compiti diversi, hannointroiettato un senso delle coseche appartiene alle loro espe-rienze di separate e recluse.Perciò preferisco parlare di unaottica diversa, di una visionedel mondo diversa, non di una

fisiologia o di una psiche diffe-rente. Se gli uomini per millen-ni sono stati allenati a fare laguerra, certamente hanno svi-luppato una tendenza a espri-mere la propria aggressivitàcon l’assalto e la conquista,mentre le donne, che sono sta-te allevate a prendersi cura deibambini e degli anziani, hannosviluppato una tendenza allacura e all’accudimento. Per tut-

ti questi fatti non credo a unostile femminile in letteratura».Fino ad affermare che: «Co-munque, per quanto riguardale figure femminili ritratte daautori maschi, il più generoso eaudace per me è Ibsen. Poi cimetterei il Tolstoj di Anna Kare-nina. In genere gli scrittori so-no misogini. Ma non per catti-veria o prevenzione, ma perchéaderiscono alla cultura del loro

tempo, e se non si soffermano ariflettere, con particolare pas-sione, sul fenomeno, lo prendo-no per quello che appare ai loroocchi distratti come una realtàeterna e universale».

“La mia vita, le mie batta-glie”. Quali sono le battaglieche pensa di aver combattutocon più coraggio e tenacia?

«Non lo so. Ogni volta ci met-to tutta me stessa. Ho indagato

e scritto e fatto campagne per isenza casa, per i carcerati, per irinchiusi nei manicomi,per ledonne stuprate, per i bambinipicchiati. Ogni volta ci è volutotenacia e determinazione».

Farrell la giudica una scrit-trice nomade, anzi la sua ca-ratteristica pare essere un no-madismo etico. Si sente addos-so questa definizione?

«Nomadismo etico mi sem-

bra un poco ambiguo, perchésembra che io sia incerta fra va-rie etiche, cosa non esatta. Ilmio è un nomadismo semmaidi conoscenza. Viaggio per ca-pire e conoscere».

Qual è il libro che ha scrittoa cui tiene di più e quello chele è costato più fatica? E per-ché?

«Il libro a cui tengo di più èsempre l’ultimo perché mi ha

tenuto compagnia per anni,perché ci ho messo l’anima,perché è l’ultimo nato e non haancora le forze per camminareda solo».

Che cos'è stato per lei il fem-minismo e che cosa è oggi (apatto che esista ancora). Infi-ne, a suo avviso, quali le batta-glie che oggi le donne dovreb-bero combattere?

«Il femminismo per me è sta-

to scoprire che quello che pen-savo io, lo pensavano tante al-tre donne e che se ci metteva-mo insieme potevamo cambia-re il mondo. Oggi il femmini-smo come ideologia non esistepiù. Esiste la pratica: donneche indagano sul passato fem-minile storico, donne che sirimboccano le maniche e aiuta-no le altre donne. Manca l’uto-pia e la voglia di cambiare il

mondo nel senso globale. Ma èuna malattia che riguarda an-che gli uomini: le ideologie so-no morte, sono morti i partiti.Resta la miseria dell’uomo so-lo».

Uno dei libri che consigliapiù spesso a coloro che le chie-dono un suggerimento di let-tura.

«Pinocchio. Per i suoi tanti si-gnificati profondi. Per il suo ita-

liano bellissimo».Lei ha trascorso un periodo

nel campo di concentramentodi Tempaku in Giappone per-ché i suoi genitori si erano ri-fiutati di firmare per la repub-blica di Salò. Che cosa ricordadi quel periodo e soprattuttoosserva delle similitudini traallora e oggi?

«La fame, la paura delle bom-be, le malattie che porta la fa-

me come il beriberi, lo scorbu-to e l’anemia perniciosa (perde-vo i capelli e non stavo in pie-di)».

Nel libro lei dichiara: erospinta dalla voglia di scapparedalla Sicilia. Come mai? E lascrittura è arrivata in conco-mitanza con quella scelta, op-pure c'era già prima?

«Ho cominciato a scriveresul giornale della scuola pro-

prio a Palermo. Avevo 14 anni.Ma volevo andare via perchémi sentivo spiata e controllata.Cosa a cui nella mia famigliadalle idee liberali non era maisuccesso. Ma allora le ragazzein Sicilia erano tutte spiate econtrollate».

E' appena passato l'anniver-sario della morte di Pier PaoloPasolini che lei ha frequentatodurante la sua relazione con Al-berto Moravia. In proposito levorrei fare due domande: è sta-to a suo avviso ricordato a suffi-cienza e bene; e ancora che co-sa avrebbe detto del mondo dioggi Pasolini?

«Pasolini continua a suscita-re l’interesse dei giovani e cre-do che tutti se ne siano accorti.Era un provocatore geniale,.Nella vita non ha mai fatto ma-le a una mosca. Era incapaceperfino di litigare. Ma quandoscriveva era drastico e rigoro-so».

Nel libro afferma che Mora-via, suo compagno per circavent'anni, è stato importanteanche come saggista e soprat-tutto profetico. Quali le coseche aveva previsto?

«Nell’“Uomo come fine” Mo-ravia ha analizzato con moltaacutezza il degrado di una so-cietà del mercato in cui tutto di-venta merce, comprese le per-sone».

Nel libro lei e Farrell riflette-te sul rapporto Falubert-Em-ma, la letteratura e le donne.Secondo lei quale il libro ol'autore che ha meglio raccon-tato la donna e perché?

«Alcuni saggisti come StuartMill, alcuni artisti come Goldo-ni, Ibsen, Fontane, e in parteanche Tolstoj».

Faceva leggere i suoi libriprima che venissero pubblica-ti a Alberto Moravia? E se sì,egli era un giudice severo?

«Non facevo leggere i mieimanoscritti a nessuno. Eromolto gelosa dei miei scritti. So-lo quando ho scritto il primo ro-manzo e l’editore Lerici mi hachiesto di portargli la prefazio-ne di un grande scrittore : o Cal-vino o Bassani o Moravia, io hoscelto Moravia perché era ami-co di un amico, e perché l’ave-vo incontrato qualche volta daRosati. Lui l’ha letto, gli è pia-ciuto e mi ha scritto la prefazio-ne. Il libro è stato pubblicato,ha avuto una buona risposta dipubblico e da quel momentonon ho più avuto bisogno diprefazioni. Solo quando ho vo-luto pubblicare le poesie, mihanno chiesto un’altra prefa-zione e questa volta è toccato aBalestrini che l’ha fatto conmolta gentilezza e generosità».

In fondo il libro “La mia vi-ta. Le mie battaglie” è più unlibro sulla letteratura che nonsulla sua vita. Non crede?

«Da sessant’anni io scrivotutti i giorni. Leggere e scriveresono le mie principali attività.Per forza la mia vita si identificacon la scrittura».

Leonardo da Vinci “al di là del visibile”

◗ SANTA CROCE SULL’ARNO

Villa Pacchiani a Santa Crocesull’Arno è una fucina dell’artegrafica a partire dalla fine deglianni Ottanta, un lavoro culmi-nato nel 1992 con la costituzio-ne di un Gabinetto dei disegni edelle stampe che oggi, grazie al-le numerose donazioni in occa-sione di mostre monografiche,conta un patrimonio di oltre3500 pezzi, una raccolta che, at-traverso temi e iconografie di-verse, narra la storia di un luogoe di un territorio negli ultimi de-cenni, nonché l’evolversi delletecniche legate alla grafica d’ar-

te e al disegno. Sotto la guida diEugenio Cecioni, già docente aBrera poi passato all’Accade-mia di Belle arti di Firenze, e dal

2010 della nuova direttrice Ila-ria Mariotti, nel 2001 a Villa Pac-chiani nasce il premio SantaCroce Grafica, a scadenza bien-nale, che negli spazi espositividi piazza Pier Paolo Pasolini fe-steggia l’ottava edizione conl’apertura della mostra che ve-de la partecipazione di diciottoartisti, ciascuno con due opere,provenienti da tutto il territorionazionale. Sono artisti che ap-partengono soprattutto alla co-siddetta “generazione di mez-zo”. Le opere resteranno in mo-stra fino al 31 gennaio. Info0571 30642. (g.r.)

Sono 43 le opere volate da Vinci( a Tokyo per la mostra“Leonardo Da Vinci Beyond thevisible (al di là del visibile)” alvia in anteprima il 15 gennaio alTokyo Metropolitan-EdoMuseum e che resterà apertafino al 10 aprile.L'esposizione è stata ideata daAlessandro Vezzosi e AgneseSabato del Museo IdealeLeonardo Da Vinci, che si trovanel luogo dove il geniale artistae studioso è nato, che ha messoa disposizione i propri tesori perl'occasione che, secondo gliorganizzatori, vorrà celebrarenel 2016 il 150mo anniversariodei rapporti diplomatici fral'Italia e il Giappone.Le opere, si legge in un

comunicato dello stesso MuseoIdeale, sono atterrate ieri nellacapitale giapponese. La mostradi Tokyo - dopo l’anteprima del15 - aprirà i battenti al pubblicodal giorno 16 gennaiocon unaconferenza dello stesso Vezzosi.Due le opere cloudell'esposizione: il Codice sulvolo degli uccelli, che in 38pagine esemplifical'arte-scienza, gli studi di naturae architettura, meccanica eidraulica, dalla vita quotidianaall'utopia tecnologica, e laMadonna dell'aspo Buccleuch,una delle pitture autografedocumentate di Leonardoconsiderata espressione dellamaturità stilistica e metafisicadi Leonardo, al di là del visibile.

◗ MILANO

Sogno, mito, enigma, mistero,le mille suggestioni del Simbo-lismo saranno al centro di unagrande mostra allestita dal 3febbraio al 5 giugno negli spazidi Palazzo Reale a Milano.

Un excursus straordinarionel movimento pittorico svi-luppatosi in tutta Europa tra'800 e '900 attraverso circa 150opere capitali, realizzate damaestri quali Klimt, Holder,Khnopff, Klinger, Moreau,Odillon Redon, che, affiancateai capolavori di Segantini, Pre-viati, Sartorio, Galileo Chini e

molti altri, non mancherannodi mettere in luce l'apportofondamentale della produzio-ne italiana. Intitolata “Il Simbo-

lismo. Dalla Belle Époque allaGrande Guerra”, l'importanteesposizione, promossa dal co-mune di Milano, è stata pro-dotta da 24 Ore Cultura - Grup-po 24 Ore in collaborazionecon Arthemisia Group e si inse-risce in un preciso programmaespositivo che Palazzo Realededica all'arte tra XIX e XX se-colo, già avviato dalla rassegna“Alfons Mucha e le atmosfereart nouveau” (fino al 20 mar-zo). L'ideazione e la direzioneartistica sono di Claudia Zevi &Partners - art engineering, i cu-ratori sono Michel Draguet eFernando Mazzocca.

Fotogramma dal docu-film di Irish Braschi su Dacia Maraini

Il “Paliotto fiorito” è tornato nel museosanta croce sull’arno

Diciotto artisti per il Premio graficaL’evento nasce a Villa Pacchiani. Le opere esposte fino al 31 gennaio

È tornato nel museo di SantaMaria Novella a Firenze il“Paliotto fiorito”, preziosotessile in seta e carta dipinta amano realizzato nella prima metàdel XVII secolo per l'altaremaggiore della basilicadomenicana, dove veniva espostoin occasione di particolarifestività liturgiche. Il “Paliotto”sarà visibile dall'11 gennaio,quando verrà presentato con unaconferenza che si terrà alle 16.30al Visitor Center dell'ufficio delturismo di piazza Stazione.Nonostante la straordinariaimportanza storica e la suapregevolezza, si spiega in unanota, l'opera è pressochésconosciuta al pubblico e aglispecialisti: è rimasta infatti a

lungo conservata nei depositidella basilica giungendo ai giorninostri in pessime condizioniconservative. Dopo un lungo edelicato intervento di restaurocondotto dal settore tessilidell'Opificio delle pietre dure dal2005 al 2012, viene adessorestituito all'ammirazione delpubblico e degli specialisti,trovando la sua collocazione inuna teca climatizzata posta nelrefettorio, nel percorso di visitadel museo di S.M.Novella.L'iniziativa è stata curata dalservizio musei comunali, incollaborazione con il serviziobelle arti e fabbrica di PalazzoVecchio e in accordo con il Fondoedifici di culto e l'Opera perS.M.Novella.

INCONTRI d’autore

Dacia Maraini (sdraiata in primo piano) con Alberto Moravia (in piedi) ed Enzo Siciliano sulla spiaggia di Fregene negli anni Sessanta

Al via il Premio S. Croce grafica

«Da sessant’anniio scrivo tutti igiorni. Leggere escrivere sono lemie principaliattività. Perforza la mia vita siidentifica con lascrittura»

mostra a tokyoi grandi eventi dell’arte

Il simbolismo tra sogno e misteroMille suggestioni in 150 tele al Palazzo Reale di Milano dal 3 febbraio

Opera simbolista in mostra a Milano

Oggi manca l’utopiadi cambiare il mondoin senso globaleDacia Maraini si racconta a Joseph Farrellnel libro-intervista “La mia vita, le mie battaglie”

Un intenso primo pianodella scrittriceDacia Marainiprotagonista del libro-intervista“La mia vitaLe mie battaglie” editoda Della Porta

La copertina del libro. A lato: da bambina con i genitori

firenze

Fra i temiaffrontatiil femminismola morte delleideologie ela letteraturaIl legame conMoravia el’amico Pasolini

19 Culture IL TIRRENO DOMENICA 10 GENNAIO 2016

di BARBARA BARONI

«I l romanzo di Dacia Ma-raini è una sfida lancia-ta al lettore a oltrepas-

sare i limiti del noto, a cammi-nare su sentieri mai battuti, adattraversare spazi nuovi, a vive-re altre vite, a provare emozio-ni mai provate, a pensare inun’ottica poco familiare, a ve-dere la vita con altri occhi e conun’altra mente». Con questeparole Joseph Farrell (professo-re emerito di Italianistica pres-so la Strathclyde University diGlasgow) inizia la sua lunga in-tervista alla scrittrice Dacia Ma-raini nel libro “La mia vita. Lemie battaglie” da poco in libre-ria per Della Porta Editore di Pi-sa. E', questo, un libro che nonsolo rivela la personalità e l'in-dole di una delle maggiori scrit-trici italiane (nata a Fiesole nel1936), ma vuol essere anche unviaggio all'interno della lettera-tura, nonché un percorso di ri-cordi che rivela personaggi fon-damentali per la cultura italia-na come Alberto Moravia (com-pagno di Dacia per vent'anni) ePier Paolo Pasolini.

E se a proposito del primoDacia Maraini afferma: «Biso-gna rileggere per esempio“L’uomo” come fine per capirequanto sia stato profetico ri-spetto alla cultura del consu-mo di cui ha visto subito il peri-colo, poiché finisce per consu-mare anche le cose che allora siconsideravano inconsumabili,come gli affetti, il rispetto dellapersona umana, le idee. Voglioanche ricordare – ma lui eramodesto e non se ne vantava –che è stato lui a scrivere il pri-mo romanzo esistenzialista eu-ropeo, prima di Sartre e di Ca-mus».

Sul poeta-scrittore-regista af-ferma invece: «Pier Paolo eraun uomo dolcissimo, introver-so, mite e gentile. Se senti la suavoce, capisci il fondo timido econtrollato del suo carattere.Ma, come tutti i timidi, ognitanto si inalberava e diventavaduro e tagliente quando si sen-tiva attaccato».

Ma “La mia vita, le mie batta-glie” è anche un'analisi delladonna in sé, non attraverso glistereotipi del vecchio e nuovofemminismo, ma prendendospunto dalla grande letteraturache, spesso, è molto più preci-sa, e a volte più necessaria allaconoscenza, della realtà: «Ledonne – scrive Dacia Maraini -hanno un cervello che funzio-na esattamente come quello diun uomo. Solo che essendo sta-te escluse dallo studio, dall’ap-prendimento per tanti millen-ni, essendo state gravate di col-pe e di compiti diversi, hannointroiettato un senso delle coseche appartiene alle loro espe-rienze di separate e recluse.Perciò preferisco parlare di unaottica diversa, di una visionedel mondo diversa, non di una

fisiologia o di una psiche diffe-rente. Se gli uomini per millen-ni sono stati allenati a fare laguerra, certamente hanno svi-luppato una tendenza a espri-mere la propria aggressivitàcon l’assalto e la conquista,mentre le donne, che sono sta-te allevate a prendersi cura deibambini e degli anziani, hannosviluppato una tendenza allacura e all’accudimento. Per tut-

ti questi fatti non credo a unostile femminile in letteratura».Fino ad affermare che: «Co-munque, per quanto riguardale figure femminili ritratte daautori maschi, il più generoso eaudace per me è Ibsen. Poi cimetterei il Tolstoj di Anna Kare-nina. In genere gli scrittori so-no misogini. Ma non per catti-veria o prevenzione, ma perchéaderiscono alla cultura del loro

tempo, e se non si soffermano ariflettere, con particolare pas-sione, sul fenomeno, lo prendo-no per quello che appare ai loroocchi distratti come una realtàeterna e universale».

“La mia vita, le mie batta-glie”. Quali sono le battaglieche pensa di aver combattutocon più coraggio e tenacia?

«Non lo so. Ogni volta ci met-to tutta me stessa. Ho indagato

e scritto e fatto campagne per isenza casa, per i carcerati, per irinchiusi nei manicomi,per ledonne stuprate, per i bambinipicchiati. Ogni volta ci è volutotenacia e determinazione».

Farrell la giudica una scrit-trice nomade, anzi la sua ca-ratteristica pare essere un no-madismo etico. Si sente addos-so questa definizione?

«Nomadismo etico mi sem-

bra un poco ambiguo, perchésembra che io sia incerta fra va-rie etiche, cosa non esatta. Ilmio è un nomadismo semmaidi conoscenza. Viaggio per ca-pire e conoscere».

Qual è il libro che ha scrittoa cui tiene di più e quello chele è costato più fatica? E per-ché?

«Il libro a cui tengo di più èsempre l’ultimo perché mi ha

tenuto compagnia per anni,perché ci ho messo l’anima,perché è l’ultimo nato e non haancora le forze per camminareda solo».

Che cos'è stato per lei il fem-minismo e che cosa è oggi (apatto che esista ancora). Infi-ne, a suo avviso, quali le batta-glie che oggi le donne dovreb-bero combattere?

«Il femminismo per me è sta-

to scoprire che quello che pen-savo io, lo pensavano tante al-tre donne e che se ci metteva-mo insieme potevamo cambia-re il mondo. Oggi il femmini-smo come ideologia non esistepiù. Esiste la pratica: donneche indagano sul passato fem-minile storico, donne che sirimboccano le maniche e aiuta-no le altre donne. Manca l’uto-pia e la voglia di cambiare il

mondo nel senso globale. Ma èuna malattia che riguarda an-che gli uomini: le ideologie so-no morte, sono morti i partiti.Resta la miseria dell’uomo so-lo».

Uno dei libri che consigliapiù spesso a coloro che le chie-dono un suggerimento di let-tura.

«Pinocchio. Per i suoi tanti si-gnificati profondi. Per il suo ita-

liano bellissimo».Lei ha trascorso un periodo

nel campo di concentramentodi Tempaku in Giappone per-ché i suoi genitori si erano ri-fiutati di firmare per la repub-blica di Salò. Che cosa ricordadi quel periodo e soprattuttoosserva delle similitudini traallora e oggi?

«La fame, la paura delle bom-be, le malattie che porta la fa-

me come il beriberi, lo scorbu-to e l’anemia perniciosa (perde-vo i capelli e non stavo in pie-di)».

Nel libro lei dichiara: erospinta dalla voglia di scapparedalla Sicilia. Come mai? E lascrittura è arrivata in conco-mitanza con quella scelta, op-pure c'era già prima?

«Ho cominciato a scriveresul giornale della scuola pro-

prio a Palermo. Avevo 14 anni.Ma volevo andare via perchémi sentivo spiata e controllata.Cosa a cui nella mia famigliadalle idee liberali non era maisuccesso. Ma allora le ragazzein Sicilia erano tutte spiate econtrollate».

E' appena passato l'anniver-sario della morte di Pier PaoloPasolini che lei ha frequentatodurante la sua relazione con Al-berto Moravia. In proposito levorrei fare due domande: è sta-to a suo avviso ricordato a suffi-cienza e bene; e ancora che co-sa avrebbe detto del mondo dioggi Pasolini?

«Pasolini continua a suscita-re l’interesse dei giovani e cre-do che tutti se ne siano accorti.Era un provocatore geniale,.Nella vita non ha mai fatto ma-le a una mosca. Era incapaceperfino di litigare. Ma quandoscriveva era drastico e rigoro-so».

Nel libro afferma che Mora-via, suo compagno per circavent'anni, è stato importanteanche come saggista e soprat-tutto profetico. Quali le coseche aveva previsto?

«Nell’“Uomo come fine” Mo-ravia ha analizzato con moltaacutezza il degrado di una so-cietà del mercato in cui tutto di-venta merce, comprese le per-sone».

Nel libro lei e Farrell riflette-te sul rapporto Falubert-Em-ma, la letteratura e le donne.Secondo lei quale il libro ol'autore che ha meglio raccon-tato la donna e perché?

«Alcuni saggisti come StuartMill, alcuni artisti come Goldo-ni, Ibsen, Fontane, e in parteanche Tolstoj».

Faceva leggere i suoi libriprima che venissero pubblica-ti a Alberto Moravia? E se sì,egli era un giudice severo?

«Non facevo leggere i mieimanoscritti a nessuno. Eromolto gelosa dei miei scritti. So-lo quando ho scritto il primo ro-manzo e l’editore Lerici mi hachiesto di portargli la prefazio-ne di un grande scrittore : o Cal-vino o Bassani o Moravia, io hoscelto Moravia perché era ami-co di un amico, e perché l’ave-vo incontrato qualche volta daRosati. Lui l’ha letto, gli è pia-ciuto e mi ha scritto la prefazio-ne. Il libro è stato pubblicato,ha avuto una buona risposta dipubblico e da quel momentonon ho più avuto bisogno diprefazioni. Solo quando ho vo-luto pubblicare le poesie, mihanno chiesto un’altra prefa-zione e questa volta è toccato aBalestrini che l’ha fatto conmolta gentilezza e generosità».

In fondo il libro “La mia vi-ta. Le mie battaglie” è più unlibro sulla letteratura che nonsulla sua vita. Non crede?

«Da sessant’anni io scrivotutti i giorni. Leggere e scriveresono le mie principali attività.Per forza la mia vita si identificacon la scrittura».

Leonardo da Vinci “al di là del visibile”

◗ SANTA CROCE SULL’ARNO

Villa Pacchiani a Santa Crocesull’Arno è una fucina dell’artegrafica a partire dalla fine deglianni Ottanta, un lavoro culmi-nato nel 1992 con la costituzio-ne di un Gabinetto dei disegni edelle stampe che oggi, grazie al-le numerose donazioni in occa-sione di mostre monografiche,conta un patrimonio di oltre3500 pezzi, una raccolta che, at-traverso temi e iconografie di-verse, narra la storia di un luogoe di un territorio negli ultimi de-cenni, nonché l’evolversi delletecniche legate alla grafica d’ar-

te e al disegno. Sotto la guida diEugenio Cecioni, già docente aBrera poi passato all’Accade-mia di Belle arti di Firenze, e dal

2010 della nuova direttrice Ila-ria Mariotti, nel 2001 a Villa Pac-chiani nasce il premio SantaCroce Grafica, a scadenza bien-nale, che negli spazi espositividi piazza Pier Paolo Pasolini fe-steggia l’ottava edizione conl’apertura della mostra che ve-de la partecipazione di diciottoartisti, ciascuno con due opere,provenienti da tutto il territorionazionale. Sono artisti che ap-partengono soprattutto alla co-siddetta “generazione di mez-zo”. Le opere resteranno in mo-stra fino al 31 gennaio. Info0571 30642. (g.r.)

Sono 43 le opere volate da Vinci( a Tokyo per la mostra“Leonardo Da Vinci Beyond thevisible (al di là del visibile)” alvia in anteprima il 15 gennaio alTokyo Metropolitan-EdoMuseum e che resterà apertafino al 10 aprile.L'esposizione è stata ideata daAlessandro Vezzosi e AgneseSabato del Museo IdealeLeonardo Da Vinci, che si trovanel luogo dove il geniale artistae studioso è nato, che ha messoa disposizione i propri tesori perl'occasione che, secondo gliorganizzatori, vorrà celebrarenel 2016 il 150mo anniversariodei rapporti diplomatici fral'Italia e il Giappone.Le opere, si legge in un

comunicato dello stesso MuseoIdeale, sono atterrate ieri nellacapitale giapponese. La mostradi Tokyo - dopo l’anteprima del15 - aprirà i battenti al pubblicodal giorno 16 gennaiocon unaconferenza dello stesso Vezzosi.Due le opere cloudell'esposizione: il Codice sulvolo degli uccelli, che in 38pagine esemplifical'arte-scienza, gli studi di naturae architettura, meccanica eidraulica, dalla vita quotidianaall'utopia tecnologica, e laMadonna dell'aspo Buccleuch,una delle pitture autografedocumentate di Leonardoconsiderata espressione dellamaturità stilistica e metafisicadi Leonardo, al di là del visibile.

◗ MILANO

Sogno, mito, enigma, mistero,le mille suggestioni del Simbo-lismo saranno al centro di unagrande mostra allestita dal 3febbraio al 5 giugno negli spazidi Palazzo Reale a Milano.

Un excursus straordinarionel movimento pittorico svi-luppatosi in tutta Europa tra'800 e '900 attraverso circa 150opere capitali, realizzate damaestri quali Klimt, Holder,Khnopff, Klinger, Moreau,Odillon Redon, che, affiancateai capolavori di Segantini, Pre-viati, Sartorio, Galileo Chini e

molti altri, non mancherannodi mettere in luce l'apportofondamentale della produzio-ne italiana. Intitolata “Il Simbo-

lismo. Dalla Belle Époque allaGrande Guerra”, l'importanteesposizione, promossa dal co-mune di Milano, è stata pro-dotta da 24 Ore Cultura - Grup-po 24 Ore in collaborazionecon Arthemisia Group e si inse-risce in un preciso programmaespositivo che Palazzo Realededica all'arte tra XIX e XX se-colo, già avviato dalla rassegna“Alfons Mucha e le atmosfereart nouveau” (fino al 20 mar-zo). L'ideazione e la direzioneartistica sono di Claudia Zevi &Partners - art engineering, i cu-ratori sono Michel Draguet eFernando Mazzocca.

Fotogramma dal docu-film di Irish Braschi su Dacia Maraini

Il “Paliotto fiorito” è tornato nel museosanta croce sull’arno

Diciotto artisti per il Premio graficaL’evento nasce a Villa Pacchiani. Le opere esposte fino al 31 gennaio

È tornato nel museo di SantaMaria Novella a Firenze il“Paliotto fiorito”, preziosotessile in seta e carta dipinta amano realizzato nella prima metàdel XVII secolo per l'altaremaggiore della basilicadomenicana, dove veniva espostoin occasione di particolarifestività liturgiche. Il “Paliotto”sarà visibile dall'11 gennaio,quando verrà presentato con unaconferenza che si terrà alle 16.30al Visitor Center dell'ufficio delturismo di piazza Stazione.Nonostante la straordinariaimportanza storica e la suapregevolezza, si spiega in unanota, l'opera è pressochésconosciuta al pubblico e aglispecialisti: è rimasta infatti a

lungo conservata nei depositidella basilica giungendo ai giorninostri in pessime condizioniconservative. Dopo un lungo edelicato intervento di restaurocondotto dal settore tessilidell'Opificio delle pietre dure dal2005 al 2012, viene adessorestituito all'ammirazione delpubblico e degli specialisti,trovando la sua collocazione inuna teca climatizzata posta nelrefettorio, nel percorso di visitadel museo di S.M.Novella.L'iniziativa è stata curata dalservizio musei comunali, incollaborazione con il serviziobelle arti e fabbrica di PalazzoVecchio e in accordo con il Fondoedifici di culto e l'Opera perS.M.Novella.

INCONTRI d’autore

Dacia Maraini (sdraiata in primo piano) con Alberto Moravia (in piedi) ed Enzo Siciliano sulla spiaggia di Fregene negli anni Sessanta

Al via il Premio S. Croce grafica

«Da sessant’anniio scrivo tutti igiorni. Leggere escrivere sono lemie principaliattività. Perforza la mia vita siidentifica con lascrittura»

mostra a tokyoi grandi eventi dell’arte

Il simbolismo tra sogno e misteroMille suggestioni in 150 tele al Palazzo Reale di Milano dal 3 febbraio

Opera simbolista in mostra a Milano

Oggi manca l’utopiadi cambiare il mondoin senso globaleDacia Maraini si racconta a Joseph Farrellnel libro-intervista “La mia vita, le mie battaglie”

Un intenso primo pianodella scrittriceDacia Marainiprotagonista del libro-intervista“La mia vitaLe mie battaglie” editoda Della Porta

La copertina del libro. A lato: da bambina con i genitori

firenze

Fra i temiaffrontatiil femminismola morte delleideologie ela letteraturaIl legame conMoravia el’amico Pasolini

DOMENICA 10 GENNAIO 2016 IL TIRRENO Culture 20