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LA SITUAZIONE ECONOMICA DELLA TOSCANA Consuntivo anno 2006 Previsioni 2007-2008

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  • LA SITUAZIONE ECONOMICA DELLA TOSCANA

    Consuntivo anno 2006

    Previsioni 2007-2008

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    RICONOSCIMENTI IRPET e Unioncamere Toscana hanno avviato dal 2003 una collaborazione sui temi dell’analisi congiunturale dell’economia toscana che ha consentito la redazione del presente Rapporto e della rivista trimestrale NumeroToscana. Ciò ha permesso di avvalersi di una ampia batteria di indicatori che ha consentito una stima più affidabile dei conti economici regionali. Sono state quindi riviste, talvolta in maniera sensibile, le stime degli anni precedenti.

    Ringraziamo tutti coloro, persone ed enti, che hanno facilitato questa operazione mettendo a disposizione dell’IRPET e di Unioncamere Toscana le informazioni in loro possesso, permettendo un miglioramento dell’analisi. Tra questi ricordiamo, in particolare, il Settore Sistema Statistico Regione Toscana, l’Osservatorio Regionale Appalti Concessioni e Opere Pubbliche della Regione Toscana, la Cassa di Risparmio di Firenze, il Nucleo di Ricerca Economica della sede di Firenze della Banca d’Italia, la SVIMEZ, l’ISTAT, l’Istituto G. Tagliacarne e l’ANCE Toscana. Si ringrazia inoltre il prof. Mauro Lombardi (Università degli Studi di Firenze) per gli utili commenti forniti al paragrafo 2.4. Il Rapporto è frutto della collaborazione fra l’IRPET e l’Ufficio Studi di Unioncamere Toscana, con il coordinamento di Renato Paniccià (IRPET) e Riccardo Perugi (Unioncamere Toscana). Pur essendo il frutto di un lavoro collettivo, i singoli contributi sono in particolare da attribuire a: - capitolo 1 e 3: Renato Paniccià (IRPET) - paragrafo 2.1 e 2.2: Alberto Susini (Unioncamere Toscana) - paragrafo 2.3: Andrea Cardosi (Unioncamere Toscana) - paragrafo 2.4: Riccardo Perugi (Unioncamere Toscana) - sintesi e capitolo 4: Stefano Casini Benvenuti (IRPET) - box 1 e 2: Stefano Rosignoli (IRPET) Le elaborazioni statistiche sono state curate da: - Stefano Rosignoli (IRPET) - Massimo Pazzarelli (Unioncamere Toscana) L’allestimento editoriale è stato curato da Chiara Coccheri (IRPET).

    L’intero rapporto è disponibile su Internet nei siti:

    IRPET: http://www.irpet.it Unioncamere Toscana: http://www.starnet.unioncamere.it (area territoriale toscana)

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    Indice 5 SINTESI DEL RAPPORTO 1. 11 IL SISTEMA ECONOMICO REGIONALE NEL 2006 11 1.1 Introduzione 13 1.2 Il quadro macroeconomico regionale 14 Box 1: La nuova serie dei conti economici regionali rilasciati recentemente dall’ISTAT 22 Box 2: Le modifiche apportate al modello di costruzione dei conti economici regionali 2. 23 I SETTORI DELL’ECONOMIA TOSCANA 23 2.1 Il quadro d’insieme 25 2.2 Alcuni cenni sugli andamenti settoriali 29 2.3 Il lungo ciclo favorevole dell’edilizia e del settore immobiliare: verso un “atterraggio morbido”? 33 2.4 La ripresa dell’industria fra congiuntura e processi di trasformazione strutturale 3. 45 IL MERCATO DEL LAVORO 45 3.1 Il lavoro 4. 51 LE PREVISIONI PER IL 2007-2008 51 4.1 Il quadro internazionale e nazionale 52 4.2 Le previsioni per la Toscana

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    SINTESI DEL RAPPORTO Uno scenario esogeno favorevole Dopo quattro anni di bassa crescita (in media lo 0,2%) il PIL toscano torna ad aumentare in modo significativo (+1,7%). Più che la dimensione della crescita sono, però, interessanti i meccanismi che l’hanno determinata: il principale impulso proviene infatti dal mercato internazionale, sia sul fronte delle esportazioni di beni e servizi che su quello del turismo, lasciando presupporre un recupero di competitività delle produzioni regionali. Naturalmente, per dare il giusto peso a questa valutazione, occorre anche considerare che le circostanze esterne sono state nel complesso favorevoli e soprattutto sono andate continuamente migliorando nel corso dell’anno. Tutti i principali istituti di ricerca internazionali hanno, infatti, costantemente corretto al rialzo le previsioni per il 2006: in particolare l’espansione del commercio mondiale che, ad inizio anno, era indicata di poco superiore al 6%, ha raggiunto a fine anno il 9%. Molte delle circostanze che avrebbero dovuto frenare l’evoluzione dell’economia mondiale non si sono, infatti, manifestate; in particolare non vi è stato il previsto rallentamento dell’economia statunitense e tedesca.

    L’economia europea in particolare ne ha tratto vantaggio, con una crescita del proprio PIL di circa il 2,7%, un tasso cioè simile a quello realizzato in media negli anni ‘90. Allo stesso tempo la quotazione del dollaro si è stabilizzata attorno ad 1,26 attenuando quindi quel processo che, a partire dal 2000, aveva visto una costante svalutazione della valuta statunitense rispetto all’euro (nel complesso di oltre il 36%).

    L’intera economia italiana ha beneficiato di queste condizioni favorevoli, ritornando a crescere su ritmi interessanti: il PIL è infatti aumentato dell’1,9%, un tasso, cioè, solo di

    poco inferiore a quello di lungo periodo, anche se ancora largamente al di sotto di quello dell’UE. L’economia toscana si è comportata in modo simile, anche se la sua crescita, oltre ad essere più bassa di quella media nazionale, è rimasta al di sotto di quella delle regioni del Nord del paese (ed in particolare di quelle del Nord Est) ad indicare la presenza di qualche difficoltà in più. Crescono le esportazioni e la spesa turistica Eppure le esportazioni all’estero delle imprese toscane hanno mostrato dinamiche particolarmente vivaci, posizionandosi, in termini nominali (+12% l’incremento delle esportazioni di beni), nelle prime posizioni della graduatoria nazionale: una parte di questo aumento è stato in realtà determinato dalla fatturazione nel 2006 di produzioni realizzate in buona parte nel 2005, ma in una parte significativa è attribuibile anche all’aumento dei prezzi di vendita, a conferma di una modifica nel paniere dei beni venduti a favore di prodotti a più alto valore aggiunto. Un po’ in tutti i settori le esportazioni hanno realizzato aumenti significativi: la metalmeccanica in modo particolare ha confermato di essere il settore più dinamico; persistono, invece, le difficoltà del tessile anche se, dopo anni di caduta delle esportazioni, l’intero comparto realizza aumenti, ancorché modesti, del fatturato venduto; in questo ambito solo le confezioni e la pelletteria confermano i buoni risultati conseguiti negli ultimi anni sui mercati internazionali.

    Anche per quel che riguarda i mercati di sbocco i buoni andamenti sono abbastanza generalizzati, sebbene sia venuto meno l’apporto del mercato nordamericano, che dopo essere stato per lungo tempo il

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    principale elemento di traino delle esportazioni toscane, oramai da alcuni anni sta perdendo d’importanza. Il contributo maggiore alla crescita delle esportazioni proviene dall’UE che, anche se meno di altre regioni, resta il principale mercato di sbocco delle esportazioni toscane (quasi la metà delle esportazioni toscane è diretta verso l’UE); ma le perfomance migliori si sono realizzate soprattutto nei confronti dei paesi del Medio e dell’Estremo Oriente, che cominciano ad avere un ruolo importante nel complesso delle vendite all’estero della Toscana (oltre il 17% del totale esportazioni).

    Anche per il turismo il 2006 è stato un anno favorevole, confermando i buoni andamenti già osservati l’anno precedente. In questo ambito si sono realizzati andamenti interessanti specie nel turismo di provenienza estera. La Toscana, come noto, è una delle mete preferite dai turisti stranieri i quali, nel corso del 2006, hanno ulteriormente aumentato le loro presenze più di quanto abbiano fatto nelle altre parti del paese. La loro spesa è aumentata meno che nel resto d’Italia contrariamente a quanto accaduto nelle presenze: vi è stata, quindi, una chiara riduzione della spesa media giornaliera spiegabile o con scelte autonome dei turisti o con politiche di riduzione dei prezzi da parte delle strutture ricettive toscane. In realtà, il fatto che si sia rafforzata, anche nel 2006, la preferenza verso strutture ricettive più pregiate, avrebbe dovuto operare in senso opposto; se questo non è accaduto è quindi probabile che le difficoltà attraversate negli anni passati da alcune delle componenti del settore (soprattutto il turismo balneare), abbiano indotto gli operatori ad adottare politiche di prezzo più attente alla concorrenza proveniente da altri paesi. Riparte il processo di accumulazione La ripresa delle esportazioni e, evidentemente, l’affermarsi di aspettative più favorevoli ha spinto le imprese verso nuovi investimenti. Questi ultimi sono infatti aumentati soprattutto nella componente dei

    macchinari, mentre nessun cambiamento di rilievo si è osservato nella componente dei fabbricati non residenziali: ciò è, almeno in parte, ancora la conseguenza della Tremonti del 2000 (in virtù della quale gli imprenditori hanno anticipato le loro scelte di investimento), ma è anche il segno del fatto che la ripresa del processo di accumulazione è avvenuta o ad opera delle imprese esistenti o con processi di sostituzione di imprese preesistenti.

    Più incerta appare, invece, la dinamica degli investimenti in costruzioni, ma nel complesso non sembrerebbero presenti in Toscana (come del resto in Italia) segnali di attenuazione del ciclo immobiliare, ciclo che aveva caratterizzato gli anni trascorsi e che era stato uno dei principali elementi di traino dell’economia nazionale e regionale. La stagnazione delle opere pubbliche rientra, invece, nel normale alternarsi nel tempo di questa componente e non va dunque interpretata come un segnale strutturale di allentamento dell’intervento pubblico. Le opere pubbliche seguono, infatti, percorsi più controversi e, soprattutto, trattandosi spesso di interventi di ammontare rilevante e con tempi di esecuzione molto lunghi, non necessariamente si susseguono con regolarità negli anni. Il fatto che alcune importanti opere pubbliche siano state progettate per gli anni a venire potrebbe anzi rappresentare una circostanza favorevole per il prossimo futuro dell’economia regionale qualora, ovviamente, venissero realmente realizzate. Aumenta però la dipendenza dall’esterno Assieme al dinamismo delle voci suddette (esportazioni, turismo ed investimenti) si osserva la stagnazione della spesa dell’amministrazione pubblica, rimasta sostanzialmente su livelli di poco superiori a quelli dell’anno precedente. L’impegno di controllare il bilancio pubblico ha rappresentato un freno evidente con il quale anche l’economia toscana dovrà continuare a fare i conti negli anni a venire.

    Gli stessi consumi dei residenti sono

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    aumentati moderatamente e questo aumento è attribuibile quasi interamente all’aumento della propensione al consumo: il reddito disponibile in termini reali è infatti rimasto sostanzialmente fermo, a causa, soprattutto, dell’aumento della pressione fiscale. L’aumento del moltiplicatore causato dalla maggiore propensione al consumo è stato tuttavia vanificato dal contemporaneo aumento della propensione ad importare. L’aumento dei consumi ha infatti riguardato soprattutto la componente dei trasporti (in particolare, acquisto di mezzi di trasporto), quella dei beni durevoli legati alle comunicazioni (telefonia) ed ai prodotti elettronici, attivando quindi una buona dose di importazioni. Non solo, ma il fatto che allo stesso tempo siano aumentati gli investimenti in macchinari -anch’essi in larga misura importati- ha operato nella medesima direzione.

    Non a caso a fronte di un aumento della domanda finale nel complesso rilevante, l’aumento del PIL regionale è stato appena dell’1,7%, mentre sono aumentate del 4,9% le importazioni dall’estero e del 2,3%. quelle dalle altre regioni In altre parole, oltre la metà dell’aumento della domanda finale -più precisamente il 54%- è andata ad alimentare nuove importazioni piuttosto che nuova produzione regionale.

    La dipendenza dall’esterno è dunque aumentata per due motivi diversi: il primo, di natura reale, è determinato dal maggiore orientamento della domanda finale verso beni a più alto contenuto di importazione; il secondo, di natura nominale, riguarda l’aumento dei prezzi del greggio che, come noto, lo scorso anno è stato particolarmente rilevante.

    Quindi nel complesso, a livello macroeconomico, il comportamento dell’economia toscana nel corso del 2006 può essere inquadrato all’interno di tre forze tra loro in parte contrapposte: la prima, positiva, è rappresentata dalla maggiore competitività che è, almeno in parte, alla base dell’aumento delle esportazioni e della spesa turistica; le

    altre due, operanti per l’intero paese, hanno invece frenato l’impatto potenziale della prima e riguardano, da un lato, la stagnazione della spesa della pubblica amministrazione per l’obbligo di un crescente rigore nella politica fiscale e, dall’altro, la eccessiva dipendenza dall’estero soprattutto per alcune produzioni la cui domanda si è mostrata particolarmente dinamica nel 2006. Torna a crescere l’industria La particolare evoluzione della domanda finale ha favorito in modo evidente il settore industriale: dopo 17 trimestri di calo, la produzione industriale torna a crescere e la crescita riguarda praticamente tutti i comparti del manifatturiero anche se con grandi differenze al suo interno: crescono soprattutto la meccanica e la chimica; crescono in modo più contenuto l’alimentare, il lapideo e la pelletteria; praticamente fermo il tessile ed abbigliamento, mentre difficoltà persistono nel settore della carta, del mobile e dell’oreficeria.

    La ripresa ha riguardato anche il comparto artigiano che da anni stava soffrendo pesanti e continue cadute della produzione; si è trattato spesso di dinamiche modeste, ma che nel complesso hanno fatto registrare aumenti di fatturato.

    In termini nominali la crescita del valore aggiunto dell’industria in senso stretto -e quindi della remunerazione dei fattori produttivi da essa impiegati- è stata, del 5,5%, superiore quindi a quella del terziario (che è stata, invece, del 3,2%). Questo fatto raramente si è verificato negli anni passati: facendo riferimento all’ultimo decennio i valori aggiunti di industria e terziario hanno avuto, sempre a prezzi correnti, andamenti esattamente speculari (rispettivamente del 3,2% e del 5,2% medio annuo). Questa inconsueta evoluzione del settore industriale è frutto della favorevole dinamica non solo delle quantità prodotte, ma anche dei prezzi praticati, vantaggio quest’ultimo che in passato riguardava prevalentemente il terziario.

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    Anche l’edilizia ha continuato a crescere ad un ritmo interessante (+3,5%), ma bisogna rilevare come si tratti di un incremento interamente determinato da una dinamica dei prezzi ancora favorevole. La produzione del settore, invece, è risultata praticamente stazionaria (+0,3%), soprattutto a causa della già richiamata flessione degli investimenti in opere pubbliche: anche a prescindere da ciò, resta comunque il fatto che, negli ultimi anni, si è evidenziata una graduale attenuazione delle spinte che, all’inizio del decennio, hanno determinato una crescita particolarmente sostenuta del settore delle costruzioni.

    Modesta, infine, la crescita della produzione agricola (+1,0%), risultato tuttavia positivo dopo la contrazione del 2005. Un andamento ancora sfavorevole dei prezzi non consente invece di recuperare, in termini nominali (il valore aggiunto a prezzi correnti è infatti diminuito dello 0,2%), il terreno perso nell’anno precedente (-9,7%). Malgrado le oscillazioni annue, a volte anche particolarmente sensibili, occorre tuttavia rilevare come il settore, in una prospettiva di medio periodo, si muova comunque lungo un trend di sviluppo interessante (+14% rispetto al 2000). Continua a crescere l’occupazione La ripresa dell’economia ha favorito anche la crescita della domanda di lavoro con processi, però, molto diversi all’interno dei vari settori. Nell’industria la forte crescita della produttività del lavoro ha impedito che agli aumenti di produzione si accompagnassero anche aumenti nella domanda di lavoro. Nel comparto della moda vi è stata addirittura una significativa caduta di unità di lavoro (oltre il 2%), non compensata dai recuperi nel settore metalmeccanico. La crescita di domanda è quindi tutta concentrata nel terziario -come del resto sta accadendo da anni- al cui interno, se si tolgono alcune, pur significative eccezioni, (il commercio, il credito e la pubblica amministrazione), tutte le altre

    attività accrescono l’input di lavoro utilizzato. La crescita complessiva di unità di lavoro standard, stimabile attorno alle 12 mila unità, è tuttavia largamente inferiore all’aumento nel numero di occupati registrato dall’ISTAT (36 mila in più). Ricordiamo che unità di lavoro ed occupati individuano due aspetti diversi del mercato del lavoro: il primo indica l’ammontare complessivo di lavoro utilizzato dalle imprese e ricondotto ad un numero teorico di lavoratori sulla base di un orario standard; il secondo rappresenta, invece, il numero di persone che dichiara di aver lavorato, indipendentemente dall’orario. Quindi la differenza tra le due grandezze indica, oltre all’ulteriore diffusione di forme di lavoro flessibile (in particolare il part-time concentrato soprattutto nella componente femminile del settore dei servizi), anche la prosecuzione di processi di regolarizzazione degli immigrati che hanno fatto emergere, a livello di occupati, forme diverse di lavoro sommerso che, invece, sono presenti nelle stime delle unità di lavoro.

    Resta tuttavia il fatto che il tasso di disoccupazione si è di nuovo ridotto, collocandosi ai minimi storici (4,8%), con una riduzione di 5000 unità nel corso del 2006. La ripresa è frutto anche di processi di ristrutturazione Come dicevamo, quindi, il 2006 è certamente un anno interessante, non solo perché l’economia toscana è tornata a crescere, ma soprattutto per le modalità con cui questo è avvenuto, modalità che sembrerebbero definire in modo molto preciso anche il clima dei prossimi anni.

    La crisi attraversata dall’industria toscana nei primi anni del millennio ha evidentemente indotto parte del sistema produttivo regionale a ritrovare la propria competitività attraverso processi di ristrutturazione che hanno condotto, talvolta, anche alla chiusura di imprese e al ridimensionamento di alcuni settori, ma che nel complesso sembrerebbero non aver

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    prodotto, almeno a livello aggregato, significativi ridimensionamenti del settore industriale. Non solo, ma se si è ridotto il numero di imprese, non altrettanto è accaduto alle unità locali, ad indicare l’affermazione di un processo di aggregazione sempre evocato in passato come un obiettivo importante per l’economia della nostra regione. Anche sul piano della capacità produttiva e su quello occupazionale non vi sono segni di drastici ridimensionamenti ed anzi, su quest’ultimo fronte, si segnalano anche un innalzamento nei profili professionali richiesti dalle imprese. La stessa ripresa delle esportazioni, avvenuta anche con un processo di aumento dei prezzi di vendita, è un chiaro segnale di recuperata competitività o comunque di posizionamento su produzioni più pregiate.

    Ciò non significa che all’interno dell’industria nessuno abbia sofferto: il ridimensionamento dell’industria della moda ed il rafforzamento di quella meccanica sono processi evidenti che durano oramai da anni e che confermano quell’immagine di progressivo spostamento delle produzioni regionali verso segmenti a più alta tecnologia o, comunque, ad elevata qualità (si pensi, nell’ambito della moda, alla elevata competitività mantenuta dalla pelletteria e dalle confezioni).

    Anche il settore turistico sembrerebbe aver seguito percorsi analoghi, non solo perché le presenze hanno ripreso a crescere oramai da due anni ed in tutte le componenti (arte, affari, balneare, collina,...), ma anche perché, nonostante il fatto che le preferenze dei turisti (specie di quelli stranieri) siano andate verso le tipologie ricettive più pregiate, la loro spesa media giornaliera si è addirittura ridotta; ciò può dipendere solo da due circostanze: o i turisti hanno adottato un comportamento più parsimonioso, attenti a scegliere un paniere turistico meno costoso o, come è probabile, gli operatori regionali hanno abbassato i prezzi.

    Le difficoltà strutturali non sono tutte superate Occorre naturalmente molta cautela nell’interpretare tutti questi comportamenti interamente come l’espressione della recuperata competitività del sistema produttivo regionale; la ripresa ha interessato un periodo ancora troppo breve per trarne valutazioni definitive. In effetti, se una parte del sistema sembra aver reagito positivamente alla recente e prolungata crisi, persistono in Toscana alcune difficoltà strutturali non ancora superate, alcune delle quali condivise col resto del paese.

    Da un lato gli oneri che derivano da un eccessivo debito pubblico rappresentano ancora una pesante zavorra per l’intera economia italiana; le politiche fiscali e di spesa pubblica non possono che essere improntate al rigore se si vuole –come si dovrebbe- ricondurre il debito pubblico su livelli accettabili. È ovvio che tutto questo frenerà ancora per qualche tempo la possibilità di espansione dei consumi interni, certamente di quelli della pubblica amministrazione, ma probabilmente anche di quelli delle famiglie (a meno di significative riduzioni della pressione fiscale). Gli effetti sulla Toscana di questo comportamento non sono dissimili da quelli del resto del paese, anche se il ruolo di traino di queste due componenti della domanda finale è per la Toscana più importante di quanto non lo sia per le altre regioni. Da un altro lato, la forte -e addirittura crescente- dipendenza dall’esterno attenua gli effetti moltiplicativi di una eventuale ripresa della domanda finale. In parte ciò è caratteristico delle economie moderne in cui gli scambi interindustriali hanno un ruolo crescente; per molti versi è quindi naturale che esportazioni ed importazioni crescano assai più del PIL. Ma nel caso della Toscana ciò rivela un limite di fondo, non presente nella stessa misura in altre regioni del Centro Nord: la specializzazione della regione, pur

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    in significativa trasformazione, è infatti orientata verso la produzione di beni di consumo tradizionali e quindi soffre maggiormente nei momenti in cui i consumi toscani e nazionali crescono in componenti come le comunicazioni, l’elettronica, i mezzi di trasporto e, allo stesso tempo, cresce anche la domanda di investimento in beni strumentali. La crescita prosegue nei prossimi anni Rispetto a questi fenomeni, però, bisogna evitare di leggere le recenti vicende con un’ottica solo di breve periodo. A livello nazionale gli sforzi per la riduzione del debito pubblico tendono a liberare l’economia nazionale da una zavorra eccessivamente onerosa, con effetti che però si avvertiranno solo quando il processo sarà ad uno stadio più avanzato di quello attuale. A livello regionale le trasformazioni avvenute negli ultimi anni sembrerebbero andare nella direzione di una maggiore diversificazione delle produzioni, soprattutto per l’interessante sviluppo della meccanica. Non è detto che questo contribuisca a ridurre la dipendenza dall’estero dell’economia toscana (anche nella meccanica l’intraindustry trade è largamente diffuso), ma potrebbe rendere più stabile il ciclo, consentendo all’economia regionale di godere anche delle fasi di ripresa, come questa, trainate dalla domanda di beni strumentali.

    Ma anche il recupero di competitività osservato nel 2006 non va considerato come acquisito in modo definitivo e generalizzato. La ripresa delle esportazioni indica come un percorso di questo tipo sia stato avviato, ma non dice anche quanta parte dell’economia ne sia rimasta ancora estranea. In passato abbiamo sostenuto come parte del terziario mostrasse ancora comportamenti che lasciavano dubitare su questa ultima considerazione: la bassa crescita della produttività del lavoro, indicata da molti

    come la causa principe della perdita di competitività, riguarda soprattutto il terziario ed è, quindi, all’interno di questo settore che vi sono probabilmente spazi per ulteriori recuperi di competitività. Queste considerazioni non riguardano tutto il settore: abbiamo visto come nel turismo vi siano interessanti segni di cambiamento e sappiamo che nel commercio i comportamenti sul fronte della dinamica dei prezzi e del valore aggiunto per addetto sono stati, in questi ultimi anni, del tutto analoghi a quelli dell’industria, segnalando la presenza di evidenti processi di ristrutturazione.

    Se questo processo si rafforzerà, è probabile che, anche nei prossimi anni, l’economia toscana possa continuare a cogliere gli impulsi positivi provenienti dalla ulteriore crescita del commercio mondiale, attraverso nuovi aumenti delle esportazioni; ciò potrebbe consolidare la crescita del PIL regionale sui valori del 2006. Le nostre previsioni indicano, infatti, aumenti dell’1,7% e dell’1,5% rispettivamente nel 2007 e 2008, con un lieve peggioramento quindi rispetto alla situazione attuale dovuto prevalentemente all’atteso rallentamento dell’economia USA e alla conseguente ulteriore svalutazione del dollaro.

    Si tratta di una crescita modesta che deve, però, considerarsi ugualmente un obiettivo importante, specie se, come è prevedibile, i ritmi di espansione della domanda nazionale si manterranno ancora contenuti. Da questo punto di vista l’economia regionale potrebbe beneficiare della eventuale ripresa degli investimenti in opere pubbliche che, sulla base dei programmi regionali, potrebbero interessare nei prossimi anni la Toscana. Se ciò accadesse lo stimolo proveniente dal lato della domanda, prima ancora di quello ben più importante sul fronte della competitività, potrebbe condurre il tasso di crescita dell’economia su livelli superiori a quelli sopra richiamati.

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    1. IL SISTEMA ECONOMICO REGIONALE NEL 2006 1.1 Introduzione Le previsioni dei principali istituti di ricerca internazionali indicavano, per il 2006, una nuova accelerazione della dinamica di PIL e commercio mondiale, dopo il rallentamento fisiologico del 2005, con un ritorno ai tassi di crescita del 2004 in cui la Cina e l’India sarebbero state ancora le principali protagoniste. La crescita sarebbe stata più intensa e geograficamente più estesa coinvolgendo, a differenza del 2004, l’area euro per merito soprattutto della Germania. Gli Stati Uniti sarebbero cresciuti stabilmente al 3% mentre il Giappone era previsto in uscita definitiva dalla fase stag-deflation degli anni precedenti.

    I punti di maggiore preoccupazione che avrebbero potuto far variare significativamente le previsioni erano sostanzialmente tre: i) gli effetti del rialzo nel prezzo del greggio dovuto alle forti pressioni della domanda e le ripercussioni su inflazione e quindi sui tassi di interesse; ii) il deterioramento del saldo delle partite correnti statunitensi, al limite dell’insostenibilità nel medio periodo; iii) la crisi prevista del mercato immobiliare statunitense. Dei tre motivi di preoccupazione l’effetto del rialzo del prezzo del petrolio, la sua volatilità e le alte probabilità di shocks sono state progressivamente ridimensionate, soprattutto nell’area euro. L’effetto dello sbilancio della partite correnti statunitensi è stato in parte coperto, nel breve periodo, da un afflusso di capitali di breve termine, mentre la crisi del mercato immobiliare statunitense (il cui effetto in caso di caduta del 10% dei prezzi delle abitazioni avrebbe provocato una riduzione del PIL nel breve periodo di circa 0,6 punti percentuali) è stata in parte controbilanciata dalla crescita dei rendimenti azionari.

    Con il passare dei mesi, lo scenario previsto dai principali istituti si modificava con aggiustamenti al rialzo che riguardavano soprattutto l’area euro, che da un incremento del PIL previsto di circa 1,8/9 punti, sarebbe passata ad una crescita più sostenuta (Tab. 1.1) in virtù, non solo della spinta della domanda esterna, ma anche di quella interna.

    Tabella 1.1

    PREVISIONI PER IL 2006 ED EFFETTIVE REALIZZAZIONI

    NIESR FMI Effettivo Ott. 2005 Apr. 2006 Ott. 2006 Set. 2005 Apr. 2006 Set. 2006 ITALIA 1,3 1,2 1,6 1,4 1,2 1,5 1,9 Euro 1,9 2,1 2,5 1,8 2,0 2,4 2,7 USA 3,4 3,3 3,3 3,3 3,4 3,4 3,3 Giappone 2,5 2,3 2,7 2,0 2,8 2,7 2,2 ASEAN-4 4,7 5,2 4,9 5,3 World Trade 6,5 7,2 8,9 7,4 8,0 8,9 9,0

    Fonte: FMI, NIESR e IRPET

    Le prime previsioni riguardanti l’Italia confidavano su di una ripresa molto moderata, al di

    sotto della media dell’area euro, trainata soprattutto dalla domanda esterna. Nel corso del

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    2005/2006 le previsioni sono state riviste al rialzo anche se il gap con la media dell’area euro è progressivamente aumentato.

    I dati effettivi riportati nella Tabella 1.2 evidenziano una crescita, leggermente più alta delle previsioni, confermando il ruolo di traino della domanda esterna anche se in parte controbilanciata da una forte espansione delle importazioni. Da notare la ripresa, sia pur modesta, della domanda interna in consumi delle famiglie ed investimenti.

    Tabella 1.2

    CONTO RISORSE-IMPIEGHI*. ITALIA. 2003-2005 Valori assoluti a prezzi correnti e variazioni % a prezzi dell’anno precedente

    2004 2005 2006 Tasso di variazione ai prezzi dell’anno precedente 2005/2004 2006/2005 PIL 1.390.539 1.423.048 1.475.401 0,1 1,9 Import estero 329.944 357.784 408.480 0,3 4,5 RISORSE 1.720.483 1.780.832 1.883.882 0,2 2,4 Spesa delle famiglie sul territorio regionale 826.105 848.864 885.686 0,4 1,6 Spesa delle amministrazioni pubbliche e ISP 281.310 296.027 305.272 1,5 -0,3 Investimenti fissi lordi 285.084 292.621 306.605 -0,5 2,3 Variazione delle scorte e oggetti di valore 3.937 1.186 6.426 Export estero 324.047 342.134 379.893 -0,3 5,2 IMPIEGHI 1.720.483 1.780.831 1.883.882 -0,5 2,3

    * vecchio schema di presentazione SEC. Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

    La comparazione dei contributi alla crescita fra i principali paesi UEM (Tab. 1.3) permette di notare delle differenze sostanziali, non solo rispetto a Francia e Germania, ma anche nei confronti della media UEM.

    Tabella 1.3

    CONTRIBUTI DELLE COMPONENTI DELLA DOMANDA ALLA CRESCITA DEL PIL NEI PRINCIPALI PAESI DELL’UEM. 2006 Valori %

    Aggregati ITALIA Francia Germania UEM Consumi finali 1,9 0,8 2,9 1,9 Investimenti fissi lordi 0,5 0,8 1,0 1,0 Domanda interna al netto delle scorte e oggetti di valore 1,3 2,7 1,7 2,4 Variazione delle scorte ed oggetti di valore 0,3 -0,3 -0,2 0,0 Domanda interna 1,6 2,5 1,5 2,4 Domanda estera netta 0,3 -0,4 1,1 0,3 PRODOTTO INTERNO LORDO 1,9 2,1 2,7 2,7

    Fonte: Eurostat; ISTAT, Conti economici nazionali, Rapporto annuale 2006

    In Francia la crescita è trainata soprattutto dalla domanda interna (specialmente investimenti fissi lordi), con una domanda estera netta che è risultata moderatamente negativa, mentre per la Germania è proprio quest’ultima che determina in modo significativo la dinamica del PIL insieme agli investimenti fissi lordi e ai consumi finali.

    Come scritto in precedenza, in Italia l’incremento dell’export è stato in parte bilanciato dalla crescita dell’import che ha ridotto a soli 0,3 punti percentuali il contributo netto

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    dell’interscambio estero alla crescita PIL. L’apporto degli investimenti fissi lordi è stato anch’esso inferiore ai due paesi ed alla media UEM.

    Fra le caratteristiche salienti della crescita italiana nel 2006 occorre segnalarne due in particolare. Innanzitutto il ruolo giocato dalla variazione del scorte, le quali, previste in riduzione (come in Germania e Francia), hanno fatto registrare un accumulo netto significativo tale da portare un contributo di 0,3 punti percentuali all’incremento del PIL.

    Altra caratteristica riguarda la formazione del PIL, in particolare il ruolo giocato dall’incremento delle imposte nette sui prodotti, che, ricordiamolo, seguendo la metodologia Eurostat, sono addizionate al valore aggiunto al fine di ottenere il PIL per garantirne la coerenza contabile con la domanda finale espressa ai prezzi di marcato. Tale incremento nel 2006 è stato molto forte in termini nominali ed a prezzi dell’anno precedente tale da rappresentare circa il 21% della formazione del PIL italiano.

    Nell’analizzare l’aspetto distributivo, si può osservare come i Settori Istituzionali residenti (famiglie, imprese, amministrazione pubblica) si siano appropriati dei benefici della crescita. La Tabella 1.4 mostra come, a differenza degli altri anni, buona parte della dinamica del PNL sia andata al reddito disponibile dell’amministrazione pubblica. Ciò è stato causato dall’azione combinata di una maggiore pressione fiscale diretta ed indiretta, e da un contenimento della spesa. Le famiglie hanno raccolto il restante incremento, mentre il reddito disponibile delle imprese è diminuito.

    Tabella 1.4

    DISTRIBUZIONE AI SETTORI ISTITUZIONALI DI 100 EURO DI CRESCITA DEL PNL A PREZZI CORRENTI Valutazioni a prezzi correnti

    2001 2002 2003 2004 2005 2006 Imprese 3,0 15,2 26,2 14,7 2,9 -18,5 Famiglie 75,7 76,6 67,0 55,4 72,2 49,3 Amministrazione pubblica 21,3 8,1 6,8 29,9 24,9 69,2 Nota: nel prossimo rapporto IRPET-Unioncamere Toscana potrà essere replicato l’esercizio di scomposizione anche a livello regionale, a tutt’oggi impossibile a causa

    della mancanza dei dati relativi, in virtù della stima dei conti della distribuzione primaria e secondaria in corso di attuazione. Fonte: elaborazione su dati ISTAT

    Riguardo la Toscana, l’IRPET nel Rapporto di fine anno aveva previsto una variazione del PIL regionale di 1,7 punti percentuali, guidata in massima parte dal contributo del saldo estero, con una leggera ripresa della domanda interna. Come si vedrà nel paragrafo successivo il risultato finale in termini di PIL è stato simile anche se la forze trainanti hanno mostrato una dinamica diversa. 1.2 Il quadro macroeconomico regionale Il 2005 è stato l’anno del più forte rallentamento dell’economia toscana dal 2002. I nuovi dati riguardanti i conti economici regionali rilasciati da ISTAT hanno ribadito tale risultato, anticipato lo scorso anno dalle stime IRPET-Unioncamere Toscana (si veda il Box 1 per un ragguaglio sui nuovi conti economici regionali). Il punto di svolta del ciclo era stato collocato nel 2006 che, in effetti, ha sancito la fine della fase critica iniziata nel 2002, con una crescita del PIL regionale ai prezzi dell’anno precedente di 1,7 punti percentuali, il dato più alto degli ultimi quattro anni. Da ricordare che il periodo 2002-2005 sarebbe stato ancora più negativo se nel

  • 14

    2004 e nel 2005 non fossero intervenuti eventi economici inattesi e positivi, come la eccezionale annata agricola del 2004 (che da sola ha contribuito a circa 2/3 della crescita dell’output), e la ottima annata turistica del 2005 che ha sostenuto in modo significativo i consumi interni, altrimenti stagnanti.

    BOX 1 LA NUOVA SERIE DEI CONTI ECONOMICI REGIONALI RILASCIATI RECENTEMENTE DALL’ISTAT

    Nel 2007 i conti economici regionali hanno subito una revisione straordinaria al fine di adeguarsi alle modifiche delle corrispondenti stime su scala nazionale (pubblicate a marzo del 2006). La nuova serie completa di contabilità macroeconomica regionale è al momento disponibile per tutte le regioni italiane dal 2000 al 2004 (alcuni aggregati sono stimati anche per il 2005), e non è confrontabile con gli anni antecedenti al 2000, per le consistenti modifiche dovute all’utilizzo di nuove fonti ed all’aggiornamento delle metodologie di stima. In particolare i cambiamenti derivano da: • la disponibilità dei dati definitivi dei censimenti generali del 2000 (Agricoltura) e del 2001 (Popolazione, industria e servizi); • l’utilizzo di nuove indagini (come le Indagini sulle Istituzioni private, quelle sui costi delle imprese al 1995 e al 2000, quelle

    sulla produzione comunitaria, quelle sui risultati economici delle imprese agricole REA, e quelle speciali sulle imprese e sulle famiglie);

    • l’adozione della classificazione delle attività economiche ATECO 2002, versione italiana della NACE rev. 1.1. Le modifiche rilevanti per gli utilizzatori riguardano la valutazione degli aggregati ed il nuovo trattamento dei SIFIM (Servizi di

    Intermediazione Finanziaria Indirettamente Misurati): • nelle nuove serie gli aggregati vengono stimati a prezzi correnti, ai prezzi dell’anno precedente e a valori concatenati. Le

    ultime due forme di valutazione sostituiscono quella a prezzi costanti a base fissa usata nelle serie precedenti. In particolare il passaggio alla metodologia del concatenamento garantisce una valutazione dei tassi di crescita degli aggregati più attinente alle dinamiche reali dei fenomeni economici. I tassi di variazione annuali, che nelle serie precedenti venivano calcolati utilizzando le serie a prezzi costanti a base fissa, ora si possono ottenere dai valori concatenati oppure dall’utilizzo congiunto dei valori a prezzi correnti e di quelli a prezzi dell’anno precedente, risultando indipendenti dalla scelta dell’anno base della concatenazione. Le serie in valori concatenati non godono della proprietà additiva. Questo implica, per esempio, che sommando e componenti del PIL (Prodotto Interno Lordo) a prezzi concatenati, non si ottiene la serie del PIL a sua volta concatenata;

    • i SIFIM spariscono dal calcolo aggregato del PIL poiché assegnati ad ogni singolo settore istituzionale. Le modifiche sopra menzionate insieme con i nuovi vincoli apportati dalle serie dei conti economici regionali recentemente

    rilasciate da ISTAT, hanno prodotto modifiche anche nella stima dei conti economici toscani, per il 2006, presentati in questo rapporto. Confronti tra le nuove e le vecchie serie regionali ISTAT In considerazione delle modifiche precedentemente descritte, le nuove stime del PIL regionale e nazionale presentano una generale rivalutazione rispetto a quelle precedenti. A prezzi correnti, i livelli regionali osservati tra il 2000 ed il 2004 risultano mediamente superiori del 2,5%, fatta eccezione per Liguria e Molise che registrano una riduzione media del 4% del livello del PIL, mentre Piemonte, Trentino Alto Adige, Campania e Sicilia subiscono solo una leggera contrazione. Le restanti regioni mostrano una notevole rivalutazione, in particolare in Lombardia, Veneto e Lazio il PIL è stato aumentato di circa il 6%. Una buona parte di questo incremento è imputabile al nuovo computo dei SIFIM parte dei quali sono stati assegnati agli aggregati di domanda finale.

    Per quanto riguarda la dinamica, il Grafico 1 mostra un confronto fra i tassi di variazione medi annui 2000-2004 tra la vecchia e la nuova serie ISTAT. Le sette regioni che vedono incrementata la dinamica media del periodo sono: Veneto, Marche, Toscana, Basilicata, Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta, con variazioni positive che oscillano tra 0,1 e 0,5%. Le restanti 13 regioni vedono ridotto il proprio tasso di crescita media annua, in particolare Sicilia, Molise, Friuli Venezia Giulia e Abruzzo subiscono una riduzione di oltre 0,9 punti percentuali.

    Riguardo la Toscana (Graf. 2), si può notare come la nuova serie faccia registrare incrementi maggiori rispetto alla precedente per gli anni 2001, 2002 e 2003 (le differenze sono rispettivamente di 0,7% 0,7% 0,5%) mentre nel 2004 la crescita è più bassa di 0,6%.

    Occorre comunque ricordare che le stime ISTAT dei conti economici regionali prevedono diverse uscite e in ciascuna di esse si possono verificare degli aggiustamenti, in termini di livello e tassi di variazione, degli aggregati relativi agli ultimi tre anni della serie. Questi cambiamenti sono legati alla quantità dei dati necessari alla stima dei conti economici regionali che, con il passare del tempo, si rendono disponibili, migliorando le stime successive. Tali aggiustamenti sono ricorrenti per i conti economici nazionali e a maggior ragione, e con maggior ampiezza, si possono verificare a livello regionale. Vedremo perciò nelle successive revisioni l’eventuale consolidamento o variazione della dinamica degli ultimi tre anni.

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    Il dato mostra comunque che si è in presenza di una ripresa ancora debole nella sua intensità.

    Tale aspetto emerge non tanto nel confronto con il corrispettivo nazionale, leggermente superiore (+1,9%), quanto con i valori registrati nella UEM (la crescita media è stata del 2,7%) e soprattutto con Germania (2,7%) e Francia (2,1%).

    Anche il confronto con le tradizionali regioni benchmark mostra un differenziale negativo, infatti, secondo le valutazione SVIMEZ, l’Emilia Romagna è cresciuta nel 2006 di 2,6 punti percentuali ed il Veneto dell’1,8%.

    Utilizzando la frequenza trimestrale dei tassi di crescita tendenziali (Graf. 1.5) si può osservare come i primi segnali di ripresa siano apparsi nell’ultimo trimestre del 2005 e che essa abbia subito un rallentamento nei trimestri centrali del 2006 per poi riprendere i valori della crescita dell’inizio anno. In tutti i trimestri l’incremento tendenziale è stato inferiore al dato medio nazionale.

    Grafico 1.5

    TASSI DI CRESCITA TRIMESTRALI TENDENZIALI DEL PIL 2005-2006. TOSCANA E ITALIA Valutazioni a prezzi dell’anno precedente

    Fonte: elaborazione su dati ISTAT e IRPET - Unioncamere Toscana

    I II III IV I II III IV 2005 2006

    Grafico 1 TASSI DI VARIAZIONE MEDIO ANNUI. 2000/2004

    Differenza tra la vecchia e la nuova serie del prodotto interno lordo regionale

    Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT

    Grafico 2 TASSI DI VARIAZIONE DEL PIL. TOSCANA. 2000/2004

    Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT

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    Utilizzando una valutazione ai prezzi dell’anno precedente, il risultato del 2006 è attribuibile alla crescita di tutte le componenti della domanda finale interna (ad eccezione della spesa delle amministrazioni pubbliche) e ad un apporto positivo del saldo commerciale estero. Negativo è stato il saldo interregionale. Da rimarcare che, utilizzando una valutazione a prezzi correnti, il saldo commerciale estero è invece peggiorato significativamente, a causa soprattutto delle importazioni di prodotti energetici e materie prime, segnando per la prima volta un segno negativo (Tab. 1.6).

    Tabella 1.6

    CONTO RISORSE-IMPIEGHI*. TOSCANA Valori a prezzi correnti e variazioni ai prezzi dell’anno precedente. Milioni di euro

    2004 2005 2006 Tasso di variazione ai prezzi dell’anno precedente 2005/2004 2006/2005 PIL 93.313 94.848 98.736 -0,3 1,7 Import dalle altre regioni 39.437 39.608 41.428 -0,7 2,3 Import estero 22.428 24.065 26.772 -1,2 4,9 RISORSE 155.178 158.520 166.936 -0,5 2,3 Spesa delle famiglie sul territorio regionale 56.964 58.543 61.053 0,4 1,7 Spesa delle amministrazioni pubbliche e ISP 17.575 18.494 19.071 1,2 -0,3 Investimenti fissi lordi 17.781 18.298 19.024 -0,7 2,0 Variazione delle scorte ed oggetti di valore 166 81 360 Export verso le altre regioni 38.919 39.151 40.815 -1,1 1,9 Export estero 23.775 23.959 26.611 -3,0 6,1 IMPIEGHI 155.179 158.524 166.934 -0,5 2,3

    * vecchio schema di presentazione SEC. Fonte: elaborazione su dati ISTAT (per il 2004) e in parte 2005 e IRPET - Unioncamere Toscana

    La ripresa della domanda finale interna ha riguardato la spesa delle famiglie sul territorio regionale (1,7%) e quella per investimenti fissi lordi (2%) mentre è risultata negativa la dinamica della spesa delle amministrazioni pubbliche, in linea con il dato nazionale.

    L’analisi dei contributi alla crescita verrà evidenziata secondo due diverse angolazioni: la prima riguarda la formazione del PIL, partendo dall’output regionale, la seconda dal lato della domanda e delle dispersioni (importazioni).

    Dalla Tabella 1.7 si nota il contributo significativo dell’incremento delle imposte nette sui prodotti, come segnalato nel paragrafo precedente, che sono cresciute ben più della domanda interna. La crescita del valore aggiunto totale di 1,6 punti percentuali avrebbe garantito una variazione del PIL dell’1,4%.

    Tabella 1.7

    CONTRIBUTI ALLA CRESCITA DEL PIL. TOSCANA Valutazione ai prezzi dell’anno precedente

    2005/2004 2006/2005

    Formazione Valore aggiunto a prezzi base -0,2 1,4 Imposte nette sui prodotti * 0,0 0,3

    Impiego DOMANDA FINALE Spesa delle famiglie 0,2 1,0 Spesa delle amministrazioni pubbliche e ISP 0,2 -0,1 Investimenti fissi lordi -0,1 0,4 Variazione delle scorte ed oggetti di valore 0,0 0,1 Export interregionale -0,4 0,8 Export estero -0,8 1,5 DISPERSIONI Import interregionale 0,3 -1,0 Import estero 0,3 -1,2

    * le imposte nette sui prodotti (che comprendono anche l’IVA) sono introdotte nel calcolo del PIL per rendere coerenti il valore aggiunto totale espresso a prezzi base con la domanda finale che è invece espressa a prezzi di mercato Il PIL ai prezzi di

    mercato sarà quindi uguale al valore aggiunto ai prezzi base complessivo più le imposte nette sui prodotti.

    Fonte: elaborazione su dati ISTAT e IRPET - Unioncamere Toscana

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    Se si osservano gli apporti alla crescita dal lato degli impieghi e delle dispersioni si possono rilevare le diverse dinamiche esterne e interne.

    La spesa delle famiglie sul territorio regionale è aumentata leggermente più della media nazionale contribuendo con 1 punto percentuale alla crescita del PIL. Rispetto agli anni passati, tuttavia, a determinare l’incremento del 2006 ha concorso anche la componente del consumo attribuibile ai residenti che è cresciuta significativamente dopo due anni di stagnazione (+1,5%).

    Il differenziale rispetto al dato nazionale è da imputare esclusivamente al maggiore peso della componente turistica nella determinazione di tale aggregato. In effetti, se si osserva la spesa dei non residenti esteri, essa è cresciuta a prezzi correnti in misura minore rispetto al dato nazionale (5,3 in Toscana rispetto al 6,4% della media italiana), tuttavia tale differenza è stata più che compensata dal maggior peso che tale componente (5,5% rispetto al 3,1%) ha nella determinazione della spesa delle famiglie sul territorio regionale.

    La crescita della spesa dei residenti nel territorio regionale si è verificata in presenza di una dinamica del reddito disponibile pressoché stagnante, che ha condotto ad una variazione positiva di circa 1 punto della propensione al consumo. Secondo una nostra stima preliminare, il reddito disponibile è cresciuto in termini nominali del 2,6% che implicherebbe una variazione pressoché nulla dello stesso aggregato deflazionato con i prezzi al consumo. Come il corrispettivo nazionale, le maggiori differenze rispetto al 2005 non si sono verificate nell’andamento del reddito pre-tax and transfers, bensì nella dinamica sostenuta dell’imposta sul reddito e altre entrate tributarie, cresciuta di circa 8 punti percentuali. La spinta alla crescita della propensione media al consumo delle famiglie è venuta quindi da un miglioramento delle aspettative, come dimostrano le indagini ISAE, ed è stata in parte finanziata con un maggiore ricorso all’indebitamento tramite credito al consumo (+14,6% nel 2006 secondo i dati Banca d’Italia).

    La spesa delle famiglie per funzioni (Graf. 1.8) ha evidenziato una leggera ripresa nel consumo di alimentari e della spesa in vestiario ed abbigliamento, tuttavia la crescita più forte si è verificata nella funzione dei trasporti, soprattutto nella componente legata all’acquisto di automobili, nei beni durevoli legati alle comunicazioni e in quelli elettronici.

    Nel 2006 si è registrata altresì una forte crescita di spesa in servizi di comunicazione collegata all’incremento del consumo dei beni durevoli telefonici. La buona annata turistica ha contribuito a incrementare la spesa in hotel e ristorazione di quasi 3 punti percentuali. Il consumo di servizi collegati alle public utilities, trainato soprattutto da quello per il riscaldamento, è invece diminuito di circa 4 punti percentuali.

    Gli investimenti fissi lordi sono aumentati di 2 punti percentuali, circa 0,4% in meno rispetto alla media nazionale contribuendo con 0,3 punti percentuali alla crescita del PIL regionale. È importante sottolineare che, a differenza degli anni passati, l’apporto determinante a questa dinamica è attribuibile all’investimento in macchinari, mezzi di trasporto e beni immateriali che ha fatto registrare un incoraggiante incremento di 3,1 punti percentuali. Sembra quindi essersi arrestato il ciclo negativo degli investimenti in questa tipologia di prodotti iniziato nel 2003. La dinamica dell’investimento in macchinari e beni immateriali è importante non tanto per la variazione congiunturale quanto per la crescita di medio periodo. È attraverso l’investimento infatti che viene introdotto il progresso tecnico nel processo produttivo con conseguenze positive su produttività e competitività del sistema. La crescita degli investimenti registrata nel 2006 è ancora più rilevante poiché avvenuta in presenza di persistenti livelli di capacità inutilizzata che costituiscono un fattore inerziale negativo di breve periodo. Secondo le nostre stime, la capacità inutilizzata nel 2005 avrebbe lasciato in eredità al 2006 un effetto negativo sul processo di accumulazione in macchinari di 0,5 punti percentuali.

  • 18

    Grafico 1.8

    SPESA DELLE FAMIGLIE SUL TERRITORIO REGIONALE PER FUNZIONE Tassi di crescita

    Fonte: elaborazione su dati ISTAT e IRPET - Unioncamere Toscana

    L’andamento degli investimenti fissi lordi sarebbe stato ancora più positivo, o almeno in linea con il dato nazionale, se in Toscana nel 2006 non si fosse registrato un incremento molto contenuto degli investimenti in costruzioni (0,3%), più basso quindi del corrispettivo nazionale (2,1%). Il dato regionale ha molto risentito della dinamica negativa della componente non residenziale, soprattutto riguardo le opere pubbliche, mentre i principali indicatori hanno mostrato nel 2006 una sostanziale tenuta dell’edilizia residenziale.

    L’investimento in variazione delle scorte, che così significativo è stato nella determinazione del PIL nazionale, ha prodotto in Toscana un contributo alla crescita di 0,1 punti percentuali. Tale dato è stato influenzato anche dal movimento delle scorte dei settori meccanici export-oriented che hanno registrato un decumulo in virtù del ciclo export-scorte tipico di questi settori e di cui si parlerà in seguito.

    La spesa delle amministrazioni pubbliche è diminuita dello 0,3% ed ha riguardato soprattutto i servizi delle amministrazioni generali e dell’istruzione.

    Il 2006 ha registrato un aumento consistente (del 6,1%, valutato ai prezzi dell’anno precedente), delle esportazioni estere totali, pari ad un incremento del 5,4% nella componente dei servizi ed una crescita, ben più importante per la Toscana, del 6,8% nell’export di beni. Quest’ultimo dato in particolare è migliore della media nazionale e delle altre regioni benchmark.

    Tale andamento si colloca in un contesto mondiale espansivo, secondo solo ai livelli del 2004, soprattutto in alcune aree di specializzazione toscana. Il commercio mondiale è cresciuto in volume nel 2006 di 9 punti percentuali mentre il PIL mondiale è incrementato del 5,2%.

  • 19

    Tutte le aree OCSE extra-UE hanno sperimentato alti tassi di crescita, gli Stati Uniti ed il Giappone hanno registrato aumenti di PIL rispettivamente di 3,5 e 2,8 punti percentuali, mentre è proseguita la forte crescita dei nuovi paesi emergenti come India e Cina. A differenza del 2005 anche l’area euro ha fatto segnare tassi di crescita significativi che si sono attestati al 2,7%.

    Unica condizione negativa è stata l’apprezzamento, intorno al 10%, del cambio euro-dollaro. Rispetto al 2005, che aveva visto l’export toscano fallire l’aggancio alla ripresa, il 2006 si è

    quindi segnalato per un forte incremento della domanda estera, tuttavia, come rilevato nel Rapporto IRPET sul commercio estero toscano, l’andamento della serie sembra esser sempre più legato al ciclo produttivo della meccanica che sta acquisendo un’importanza relativa maggiore.

    Se da un lato, il riorientamento qualitativo nel segno di una crescente specializzazione verso beni strumentali consente una maggiore dinamicità e robustezza dell’export estero, dall’altro essa attenua in modo significativo la simultaneità fra crescita dell’export e quella della produzione, date le caratteristiche talvolta pluriannuali del processo produttivo dei settori delle macchine industriali. Ciò influenza in modo significativo anche l’andamento delle scorte di prodotti finiti. Dal Grafico 1.9, si può osservare per le branche del comparto meccanico come il lag temporale fra produzione ed export sia assorbito dalla variazione delle scorte.

    Grafico 1.9

    CICLO PRODUTTIVO ED ESPORTAZIONI ESTERE NEL SETTORE DELLA MECCANICA

    Fonte: elaborazioni dati ISTAT

    In termini di destinazione economica il 2006 ha confermato la crescita del settore dei beni strumentali (Tab. 1.10), della meccanica in particolare, e la bassa dinamica delle produzioni di consumo ed intermedie, tradizionali della Toscana, soprattutto nel settore della moda. Tali produzioni sono soggette non solo ad una crescita relativamente più bassa dell’export, ma anche ad una maggiore penetrazione all’import.

    Tabella 1.10

    TASSI DI CRESCITA MEDI ANNUI DELLE ESPORTAZIONI TOSCANE DI BENI PER DESTINAZIONE ECONOMICA DI PRODOTTO

    Valori correnti

    1991/1995 1996/2000 2001/2005 2005/2006 Prodotti intermedi 14,0 4,0 -1,7 14,2 Beni strumentali 18,9 8,9 4,8 17,5 Beni di consumo 16,3 6,6 -0,8 7,5 TOTALE 16,0 6,0 0,0 12,6

    Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

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    La ripresa dell’export è avvenuta in un contesto di crescita sostenuta dei prezzi che, tuttavia, è rimasta leggermente inferiore al dato nazionale. Il deflatore dell’export di beni è stato infatti del 5,3% rispetto al 5,5% nazionale.

    Utilizzando le tavole intersettoriali dell’economia regionale, è possibile stimare l’impatto sul PIL toscano dell’export estero dei settori manifatturieri distinto per le principali zone geografiche.

    Il Grafico 1.11 mostra come la domanda di prodotti toscani nella UE ha contributo alla crescita del PIL della regione per 0,7 punti percentuali. Più basso rispetto al risultato atteso l’apporto dell’export verso Stati Uniti e Canada, mentre Cina ed India hanno determinato il risultato economico regionale rispettivamente per 0,2 e 0,1 punti percentuali.

    Grafico 1.11

    CONTRIBUTI ALLA CRESCITA DEL PIL DELLA TOSCANA DA PARTE DELL’EXPORT ESTERO NEI SETTORI MANIFATTURIERI PER DIVERSE AREE GEOGRAFICHE

    Fonte: elaborazioni dati ISTAT e IRPET

    Le importazioni estere hanno registrato un incremento del 4,9%, in particolare 5,1% fra i beni e 3,6% fra i servizi, principalmente legati alla commercializzazione e trasporto.

    Tale dinamica ha consentito, a prezzi dell’anno precedente, di migliorare il saldo positivo con l’estero, che è tuttavia peggiorato, a prezzi correnti, dati i forti incrementi dei valori unitari dei prodotti energetici e delle materie prime. La crescita dell’import estero è stata fortemente condizionata anche dalla evoluzione della domanda interna e dalla sua composizione: principalmente beni strumentali e di consumo durevoli, che hanno una forte propensione media all’importazione estera. L’importazione dei primi, in particolare, in risposta alla ripresa degli investimenti in macchinari, permette di rilevare il forte intra-industry trade che si registra nell’interscambio regionale dei beni strumentali, una evidenza tipica del settore della meccanica che è ancora più accentuata a livello regionale. È cresciuta anche nel 2006 la penetrazione dei prodotti esteri nella domanda di beni di consumo non durevole.

    Ripetendo anche per l’import di prodotti manifatturieri l’esercizio sviluppato per l’export estero si può misurare il contributo alla riduzione del PIL toscano provocato dall’import per le medesime zone geografiche. Anche in questo caso l’impatto dipenderà dal pattern settoriale e dall’intensità dei flussi di importazioni. Il Grafico 1.12 mostra come le importazioni UE abbiano contribuito a ridurre la crescita dello 0,4% mentre relativamente significativo è l’impatto dell’import dalla Repubblica Popolare Cinese che ha determinato una riduzione di 0,2 punti

  • 21

    percentuali di PIL. Il saldo fra attivazioni e dispersioni nette fra i paesi selezionati è quindi positivo con UE e Nord America mentre è negativo con Giappone e Paesi del Sud America, nullo con i NICS, Cina ed India.

    Grafico 1.12

    CONTRIBUTI ALLA CRESCITA DEL PIL DELL’IMPORT ESTERO DEI SETTORI MANIFATTURIERI PER DIVERSE AREE GEOGRAFICHE

    Fonte: elaborazioni dati ISTAT e IRPET

    Le esportazioni verso le altre regioni hanno fatto registrare una variazione dell’1,9% causata dalla crescita significativa (dello 0,9%) della domanda interna interregionale, dopo la parziale stagnazione del 2005. La specializzazione dell’export regionale toscano (soprattutto Nord Ovest e Nord Est), che nel 2005 aveva assunto un ruolo negativo, ha nel 2006 aiutato

    significativamente la crescita dei flussi di esportazione interregionale.

    Il Grafico 1.13 mostra come, ceteris paribus, il Nord Est, cresciuto del 2,4%, abbia contribuito con 0,3 punti percentuali alla crescita del PIL della Toscana. L’apporto del Nord Ovest, è stato dello 0,2% mentre Centro e Mezzogiorno hanno fatto registrare un contributo di 0,1 punti percentuali.

    Il passivo della bilancia commerciale verso l’Italia è peggiorato in termini correnti ed ai prezzi dell’anno precedente a causa di una crescita dell’import interregionale di 2,2 punti percentuali trainato soprattutto alla domanda di beni strumentali ed intermedi.

    Grafico 1.13

    CONTRIBUTI DELLE MACROAREE ALLA CRESCITA DEL PIL. TOSCANA

    Fonte: elaborazione su dati IRPET

  • 22

    BOX 2 LE MODIFICHE APPORTATE AL MODELLO DI COSTRUZIONE DEI CONTI ECONOMICI REGIONALI

    I dati riguardanti i conti economici della Toscana relativi all’anno t-1, non ancora resi disponibili da parte dell’ISTAT, sono forniti attraverso un modello basato sullo stimatore Stone-Champernowne-Meade (lo stesso utilizzato da ISTAT), che permette di bilanciare uno schema di conti economici in funzione di un set di valori iniziali non distorti e delle relative affidabilità.

    Il modello di stima costituisce il fulcro della collaborazione scientifica fra IRPET e Unioncamere Toscana. Esso si sostanzia inoltre attraverso uno scambio informativo che ha permesso, da un lato ai dati forniti dalle indagini Unioncamere di poter trovare una consistenza macroeconomica e quindi di poter essere letti all’interno dei conti economici regionali, dall’altro, ai modelli e dati prodotti dall’IRPET, di poter contare su una base informativa (soprattutto dal lato dell’offerta) che ne costituisce un significativo miglioramento in termini di robustezza e affidabilità. Cambiamenti apportati per adeguarsi ai nuovi conti economici ISTAT 1. Tipologia delle tavole Input-Output: a partire del 2005 l’ISTAT per adeguarsi alle indicazioni del SEC95 ha provveduto a

    costruire delle tavole Supply & Use affiancate alla precedenti matrici Input-Output simmetriche, il nuovo modello di bilanciamento ingloba queste innovazione attraverso la predisposizione di matrici Supply & Use regionali.

    2. Revisione dei conti economici: come espresso nel Box 1 ISTAT ha revisionato le proprie serie e le relative valutazioni (prezzi concatenati e dell’anno precedente) anche gli aggregati regionali saranno espressi a prezzi correnti e ai prezzi dell’anno precedente.

    3. Bilanciamento simultaneo prezzi correnti e dell’anno precedente.

    Lo schema successivo mostra i flussi informativi relativi alla stima dei conti economici regionali nel modello IRPET-Unioncamere Toscana.

    CONTI ECONOMICI REGIONALI

    SUPPLY & USE Prezzi anno precedente

    SUPPLY & USE Prezzi correnti

    Stimatore Stone-Champernowne-Meade per bilanciamento

    IRPET Commercio esterno

    IRPET Stime domanda finale

    IRPET Parametri tecnici

    UTC Indagine imprese manifatturiere

    UTC Indagine imprese artigiane

    UTC Indagine vendite al dettaglio

  • 23

    2. I SETTORI DELL’ECONOMIA TOSCANA 2.1 Il quadro d’insieme Se il 2005 era stato archiviato come un ulteriore anno di difficoltà per la produzione toscana (-0,2%), il 2006 segna finalmente un recupero significativo (+1,3%) (Graf. 2.1). Seppure si tratti di un solo anno dopo un lungo periodo di stagnazione, sembra per il momento scongiurato il paventato declino del nostro sistema produttivo, mentre si fa sempre più convincente l’ipotesi che sia in atto una ristrutturazione complessiva del sistema economico toscano.

    Grafico 2.1

    ANDAMENTO DELLA PRODUZIONE PER MACROSETTORI IN TOSCANA. 2006 Tasso di variazione rispetto al 2005 (a prezzi costanti 2005) e contributo % alla crescita

    Fonte: IRPET - Unioncamere Toscana

    Il risultato del 2006 è il frutto, almeno per una buona metà, del contributo dell’industria. Se il

    2005 era stato caratterizzato da una profonda flessione dell’industria in senso stretto, il 2006 segna dunque un deciso cambiamento di tendenza. La produzione del macro-comparto nel 2006 aumenta infatti dell’1,7% recuperando, almeno in parte, la pesante flessione evidenziatasi nel 2005 (-2,3%) e mettendo a segno un contributo alla crescita pari a 0,6 punti percentuali. All’interno della macrobranca industriale spicca soprattutto il manifatturiero che, per il 2006, registra una crescita produttiva del +2,4% con un contributo alla crescita di +0,8 punti percentuali. Per quanto riguarda i servizi, il 2006 segna invece il proseguimento di una fase moderatamente espansiva (+1,2% la produzione e +0,7 punti di contributo alla crescita). Positiva è anche l’evoluzione del settore agricolo (+1,0% la produzione), con oscillazioni, a volte anche significative, da un anno all’altro, pur all’interno di un trend di medio periodo favorevole (+14% rispetto al 2000). Più contenuta infine la crescita delle costruzioni (+0,3%), settore che ha pertanto evidenziato un lieve, quanto previsto, rallentamento dopo che per tutti i

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    primi anni del 2000 aveva contribuito a sostenere, insieme al terziario, l’economia (eccettuato il solo 2004).

    Dal lato della domanda, il 2006 evidenzia in effetti una bassa crescita degli investimenti in costruzioni (+0,3% contro un +1,3% nel 2005), mentre tornano ad aumentare in maniera più sostenuta i consumi delle famiglie (+1,7% dopo il +0,4% del 2005), grazie soprattutto ad una spesa turistica stimata dall’Ufficio Italiano Cambi, per la sola componente straniera, in crescita per la Toscana del +5,3%. Questa componente, tra l’altro, incide sulla Toscana in maniera superiore rispetto all’Italia, ancorché la variazione nazionale risulti più consistente (+6,7%), dal momento che per la nostra regione la spesa turistica straniera ha un peso, rispetto alla spesa complessiva sul territorio, di quasi due volte superiore rispetto all’Italia.

    Alla dinamica della produzione è poi importante affiancare l’evoluzione del valore aggiunto a prezzi correnti, un elemento che risulta influenzato non soltanto dalle quantità di beni e servizi prodotti o intermediati, ma anche dall’andamento dei prezzi relativi, che tengono in considerazione le variazione sia dei prezzi dell’output che dei costi intermedi. Sotto tale profilo, l’evoluzione del valore aggiunto complessivo valutato a prezzi correnti nel corso del 2006 (+3,5%) è frutto, a livello settoriale, di andamenti che sostanzialmente confermano le considerazioni fatte sulla produzione, con un recupero attribuibile in buona parte all’industria in senso stretto (+5,5%, con un contributo alla crescita pari a 1,2 punti percentuali), trainato in maniera consistente dalla variazione dei prezzi (+4,0%) (Graf. 2.2).

    Grafico 2.2

    ANDAMENTO DEL VALORE AGGIUNTO A PREZZI CORRENTI PER MACROSETTORI IN TOSCANA Tasso di variazione rispetto all’anno precedente

    Fonte: IRPET - Unioncamere Toscana

    Non trascurabile è inoltre il ruolo delle costruzioni (+3,5% e +0,2 punti percentuali come

    contributo alla crescita), sebbene ancor più determinante, in questo settore, sia stata la variazione dei prezzi (+3,2%). Per quanto riguarda i servizi, la variazione del valore aggiunto è rilevante (+3,2% e +2,2 punti di contributo alla crescita), soprattutto grazie al comparto che più di altri beneficia della ripresa del turismo come quello degli alberghi e della ristorazione (+3,8%). Tuttavia, il valore registrato dai servizi risulta inferiore agli altri macro-comparti per effetto di una dinamica relativamente contenuta dei prezzi (+1,4%) a causa, principalmente, della flessione da questi registrata nel commercio (-2,1%) e nell’informatica e altre attività (-0,6%). Unica variazione negativa del valore aggiunto a prezzi correnti è stata infine quella del settore primario (-0,2%).

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    Di seguito, dopo aver fornito alcune indicazioni più specifiche in merito ad alcuni andamenti settoriali, si approfondiranno maggiormente le dinamiche registrate nelle settore delle costruzioni e dell’immobiliare da un lato, ed in quello dell’industria dall’altro. Nel primo caso si cercherà di verificare se e in che modo il lungo ciclo favorevole registrato da alcuni anni a questa parte dal mercato immobiliare (con dirette ripercussioni sul comparto edile), dopo aver agito in maniera fortemente anti-ciclica durante i primi anni 2000, abbia esaurito o meno la propria spinta propulsiva. Nel secondo, di approfondire le trasformazioni di medio periodo in corso nel settore industriale alla luce della per molti versi inaspettata, quanto positiva, ripresa manifestatasi durante il 2006. 2.2 Alcuni cenni sugli andamenti settoriali La ripresa manifestatasi nel 2006, preannunciata dai dati Unioncamere Toscana-Confindustria Toscana sulla congiuntura manifatturiera trimestrale già dalla fine del 2005, pur essendo un fenomeno legato in parte al recupero dell’economia europea (specialmente tedesca e francese, da quello che si evince dai dati sull’export a prezzi correnti) ed alla crescente spinta del mercato interno (+1,3% gli ordinativi interni stimati dalla medesima indagine congiunturale per il 2006), trova probabilmente il proprio fondamento anche in un processo di selezione delle imprese meno efficienti ed uno spostamento delle produzioni regionali verso segmenti meno aggredibili dalla concorrenza internazionale.

    Vale infatti la pena osservare come la ripresa del 2006 sia avvenuta in un contesto di progressivo peggioramento della competitività di prezzo delle produzioni nazionali, come mostra l’indicatore elaborato dalla Banca d’Italia (Graf. 2.3). A decidere della ripresa del 2006 sembrano dunque essere stati altri fattori, fra cui le scelte aziendali e gli sforzi messi in atto dalle imprese nel corso degli ultimi anni volti ad un recupero di competitività su altri fronti; fattori trascurati nell’analisi macroeconomica, di cui gli analisti sovente sottovalutano l’importanza e sulle quali torneremo più avanti (§ 2.4).

    La ripresa del ciclo industriale, secondo l’indagine trimestrale sulla congiuntura, evidenzia una crescente diffusione della stessa tra i settori che, partendo dall’elettronica-mezzi di trasporto, la lavorazione dei metalli e l’alimentare ha interessato, successivamente, i settori che avevano accusato le cadute più consistenti e che apparivano in ritardo nel manifestare segnali di risveglio, come il tessile-abbigliamento, la lavorazione dei minerali non metalliferi, il pelli-cuoio-calzature e le manifatture varie (orafo, cartotecnica e raffinazione). Sempre riferendosi ai dati rilevati dalle indagini congiunturali condotte nella nostra regione, la diffusione della fase di ripresa ha coinvolto anche il sistema artigiano che, nel 2006, ha registrato una crescita del fatturato manifatturiero del +0,5%, una variazione positiva, per quanto modesta, che non si verificava dal lontano 2001 e che interessa non solo la metalmeccanica (+2,7%) ma, e questo è un risultato interessante, un comparto che aveva molto sofferto in passato come il sistema moda (+1,5%) (Graf. 2.4).

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    Grafico 2.3

    ANDAMENTO DEL FATTURATO DEL COMPARTO MANIFATTURIERO TOSCANO E DELL’INDICATORE DI COMPETITIVITÀ DELLA BANCA D’ITALIA

    Tasso di variazione tendenziale trimestrale ed evoluzione del numero indice

    Fonte: Unioncamere Toscana-Confindustria Toscana (fatturato); elaborazioni su base informativa pubblica Banca d’Italia (indice di competitività)

    Grafico 2.4 ANDAMENTO DEL FATTURATO DEL COMPARTO MANIFATTURIERO ARTIGIANO

    Variazione % annua rispetto all’anno precedente

    Fonte: Osservatorio Regionale Toscano sull’Artigianato

    Da un rapido sguardo ai settori interessati da questa ripresa emerge il diverso ruolo della metalmeccanica (prodotti in metallo +4,1%, meccanica strumentale +4,6%, elettronica +4,9% e mezzi di trasporto +6,5%), che segna nel complesso un +4,8%, rispetto al sistema moda, che avanza solo dell’1,1% grazie al contributo rilevante del pelli-cuoio-calzature (+2,3%). All’interno del sistema moda il tessile-abbigliamento, pur migliorando rispetto alle pesanti

    I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV 2002 2003 2004 2005 2006

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    perdite realizzate nel 2005, evidenzia una situazione di complessiva stagnazione (+0,2%). I contributi alla crescita dei due macro-comparti, ovviamente, sono differenti ed evidenziano +0,5 punti per la metalmeccanica e +0,1 per la moda rimarcando, anche in questo caso, come la ripresa del manifatturiero toscano provenga principalmente dai diversi comparti della meccanica “allargata”. Tra gli altri settori manifatturieri vanno bene la chimica (+4,1%), la gomma-plastica (+3,7%) e l’alimentare (+2%), mentre evidenziano alcune difficoltà la carta-editoria (-0,7%), il legno (-0,2%) ma, soprattutto, le “altre” industrie manifatturiere (-2,0%) principalmente a causa delle difficoltà dell’orafo e dei mobili (Graf. 2.5).

    Grafico 2.5

    ANDAMENTO DELLA PRODUZIONE DELLE BRANCHE INDUSTRIALI IN TOSCANA Tasso di variazione % 2006 e 2005 ai prezzi dell’anno precedente

    Fonte: IRPET - Unioncamere Toscana

    Così come nel 2005, il complesso dei servizi toscani pubblici e privati ha evidenziato una variazione della produzione a prezzi costanti contenuta ma di segno positivo (+1,2%). Si tratta di una variazione che è stata in buona parte determinata dai servizi privati (+1,4%, con un contributo alla crescita della produzione regionale di 0,6 punti percentuali) mentre i servizi pubblici e sociali (+0,7% la produzione, +0,1 punti percentuali il contributo alla crescita) hanno mostrato un’evoluzione molto meno dinamica. La variazione dei servizi privati, tuttavia, è dovuta in buona parte al buon momento del turismo che, secondo i dati provenienti dall’Osservatorio Regionale, migliora i già positivi risultati del 2005 mostrando, per il 2006, un +6,8% nelle presenze italiane e un +8,4% in quelle straniere.

    Stante queste evoluzioni non stupisce pertanto che i servizi più legati al turismo, come gli alberghi ed i ristoranti, evidenzino variazioni piuttosto rilevanti (+3,4% la produzione e +0,2 punti percentuali il contributo alla crescita). Per contro il commercio, altro settore rilevante della nostra economia, mostra una dinamica non particolarmente brillante (+1,1%), ancorché il contributo alla crescita della produzione regionale sia pari a +0,2 punti percentuali. In questo particolare comparto si evidenzia la tendenza ad un contenimento dei prezzi, innescata verosimilmente dalla concorrenza proveniente dalla grande distribuzione organizzata e

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    confermata dalla moderazione dei prezzi osservabile in alcuni capitoli di spesa, come mostra l’indice ISTAT dei prezzi al consumo (comunicazioni, abbigliamento, alimentare, mobili, ecc.). Rispetto al complesso del manifatturiero, quindi, il comparto dei servizi, di cui il commercio è componente rilevante, mostra come i fattori concorrenziali abbiano, ancorché a macchia di leopardo, innescato una fase di contenimento dei listini (Graf. 2.6).

    Grafico 2.6

    ANDAMENTO DELLA PRODUZIONE DELLE BRANCHE DEI SERVIZI IN TOSCANA Tassi di variazione % 2006 e 2005 ai prezzi dell’anno precedente

    Fonte: IRPET - Unioncamere Toscana

    Le rilevazioni trimestrali condotte da ISTAT-Unioncamere Toscana sul commercio al dettaglio consentono inoltre di evidenziare tutte le difficoltà della piccola distribuzione (intorno allo zero ormai dal 2003) rispetto alla grande che, invece, rimbalza nel 2006 al +3,6% dopo due anni di crescita più contenuta. Come nell’industria, anche all’interno del comparto della distribuzione commerciale sono avvenute importanti trasformazioni nel corso degli ultimi anni, indotte da una molteplicità di fattori interni all’economia nazionale (non soltanto economici, ma anche sociali e normativi). Tra il 2001 e il 2006, le imprese attive del commercio al dettaglio in sede fissa sono infatti diminuite in Toscana di 629 unità, mostrando un processo di ricomposizione che ha visto premiato il comparto dello specializzato non alimentare (+1.533 unità) e del despecializzato (+423) a tutto discapito dello specializzato alimentare (-954 unità). Si tratta di una evoluzione che penalizza appunto la parte più “tradizionale” del commercio, legata agli esercizi di vicinato, e che vede invece premiate le nuove forme della grande distribuzione organizzata, in cui un numero relativamente limitato di imprese gestisce sul territorio una molteplicità di punti vendita, ciascuno caratterizzato da più ampi bacini d’utenza (Tab. 2.7).

    Tornando alle evoluzioni settoriali degli altri settori afferenti ai servizi privati, infine, spicca la buona dinamica dei trasporti-magazzinaggio-comunicazioni (+2,1% la produzione), così come l’intermediazione monetaria e finanziaria (+1,8%) che beneficia di una crescita dei prezzi dell’output molto consistente (+4,2%). Queste evoluzioni si spiegano attraverso l’incremento

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    dei consumi finali delle famiglie in questi comparti (+3,8% i trasporti e +2,7% l’intermediazione monetaria e finanziaria) derivanti in buona parte anche dalla buona annata turistica, nel primo caso, e dall’incremento dell’intermediazione nel secondo. A supporto di tale ultima affermazione viene la crescita di alcuni indicatori indiretti, di fonte Banca d’Italia, che evidenziano l’accelerazione della crescita del numero degli sportelli bancari (+3,3%), la crescita a due cifre degli impieghi (+10,6%) e la prosecuzione di una crescita rilevante del

    credito al consumo (+14,6%). Tra gli altri settori maggiormente rilevanti del terziario spicca la crescita produttiva dei servizi informatici e delle altre attività di servizio (+1,4% a prezzi costanti), una crescita che ha potuto contare su di una dinamica dei prezzi dell’output negativa (-0,3%). 2.3 Il lungo ciclo favorevole dell’edilizia e del settore immobiliare: verso un “atterraggio morbido”? • Il quadro di riferimento Il 2006 è stato percorso dalla paura dello scoppio della bolla immobiliare negli Stati Uniti e dai timori sulle possibili ripercussioni dell’evento tanto sull’economia statunitense come su quella europea. In sintesi, la crescita della domanda, l’impennata dei prezzi degli immobili negli anni passati ed i bassi tassi di interesse praticati dalla Fed hanno portato le imprese del settore a forti investimenti, che hanno avuto quale effetto ultimo un eccesso di offerta sul mercato. Questo fenomeno, ed il recente aumento del costo del denaro che ha contribuito a smorzare la domanda delle famiglie, ha introdotto elementi di crisi con ripercussioni dirette sull’industria delle costruzioni. In Europa, ad oggi, non si è verificato l’effetto domino legato a questa crisi, e sono anzi proseguiti i benefici legati al buon andamento del settore delle costruzioni nei paesi che più hanno fruito del boom edilizio degli ultimi anni, Spagna in primis, a seguire Francia ed Italia ed, in misura molto minore e più recentemente, la Germania.

    A livello nazionale, nelle costruzioni sono cresciuti sia il valore aggiunto a prezzi correnti (+3,8% secondo i dati di contabilità nazionale ISTAT; +5% nel 2005), sia gli investimenti in costruzioni (+2,1% la variazione percentuale a valori concatenati al 2000), conseguendo in questo caso il miglior risultato degli ultimi quattro anni (+0,3% 2005, +1,5% 2004, +1,4% 2003). Anno dopo anno, dal 1998 al 2006, gli investimenti sono costantemente aumentati con un’espansione del 25,3% in termini di valore negli otto anni compresi tra gli estremi di riferimento. Anche il clima di fiducia delle imprese delle costruzioni, secondo le stime ISAE, pur con un andamento altalenante, nel 2006 e nei primi mesi del 2007 si è mantenuto sostanzialmente sui buoni livelli del 2004 e del 2005. Anche il mercato immobiliare nazionale continua poi a tirare in termini di numero di transazioni (+1,3%), con un aumento delle compravendite nel residenziale (+1,4%), comunque più contenuto rispetto al 2004 (+5,5%) ed al 2005 (+3,6%), ed una flessione nel commerciale (-4,3%) e nel terziario (-3,2%). Reggono, invece, le compravendite di immobili produttivi nonostante la brusca frenata rispetto ai consistenti valori del 2004 (+10,5%) e del 2005 (+8,2%). Relativamente al segmento

    Tabella 2.7

    INDICI DEL VALORE DELLE VENDITE AL DETTAGLIO Variazioni % 2002-2006

    2002 2003 2004 2005 2006 Piccola distribuzione 1,3 0,5 -0,8 -0,2 0,3 Grande distribuzione 3,4 3,6 1,5 1,9 3,6 Prodotti alimentari 2,5 2,4 -0,4 -0,2 2,3 Prodotti non alimentari 1,5 0,7 -0,1 0,7 0,5 TOTALE 1,9 1,3 -0,2 0,4 1,2

    Fonte: ISTAT - Unioncamere Toscana

  • 30

    residenziale, è infine interessante segnalare come un sostanziale contributo a mantenere elevato il numero di transazioni sia pervenuto dai cittadini non comunitari, tanto che nel 2008, secondo le stime di Scenari Immobiliari, una compravendita su cinque di abitazioni si prevede sarà appunto effettuata da persone non comunitarie. • Le costruzioni in Toscana Per le costruzioni regionali il 2006 è stato un anno di rallentamento rispetto ad una crescita che comunque prosegue con continuità, seppur a ritmi più contenuti rispetto al recente passato. La lieve espansione della produzione (+0,3% su base annua) è stata inferiore di un punto

    percentuale rispetto al 2005 (+1,3%), ed il valore aggiunto a prezzi correnti ha mantenuto una dinamica sostenuta (+3,5%) seppur, anche in questo caso, si siano persi due punti sul corrispondente valore del 2005. Se tali dati sono sostanzialmente in linea con quelli nazionali in termini di valore aggiunto, si osserva tuttavia un gap rispetto alla media italiana negli investimenti in costruzioni (+0,3% dopo il +1,3% del 2005), cui sembra aver contribuito soprattutto la componente pubblica (Tab. 2.8).

    Dai dati dell’Osservatorio Regionale Appalti, Concessioni e Opere Pubbliche, includendo anche gli interventi ANAS relativi al territorio, risulta che nel 2006 c’è stato un calo delle aggiudicazioni localizzate in Toscana sia per numero (-11,6%) che per importo (-6,2%); in termini di valori si tratta del primo dato negativo dopo tre anni di continua crescita (+8,3% 2003, +4,6% 2004,

    +3,0% 2005). I bandi di gara per edilizia pubblica in Toscana sono inoltre calati numericamente del 7,8% tra il 2005 ed il 2006, secondo i dati ANCE, seppur con una decisa crescita in valore (+31,9%): a tal proposito si deve tuttavia segnalare come questo dato sia fortemente influenzato dal bando di gara per il sottoattraversamento di Firenze, per il quale manca ad oggi il finanziamento, al netto del quale la dinamica risulterebbe completamente ribaltata (-20,2%).

    In termini di investimenti privati, manca inoltre sicuramente qualcosa, rispetto alle scorse annualità, fra quelli indirizzati ad immobili non residenziali. Dopo i massicci interventi effettuati sull’onda lunga dei benefici fiscali previsti dai provvedimenti del Ministro Tremonti, nel 2006 è infatti calato bruscamente in Toscana l’ammontare dei prestiti a sostegno di investimenti per immobili non residenziali (-3,9% 2006, +16,5% 2005). Per quanto riguarda i finanziamenti per abitazioni e fabbricati residenziali, tuttavia, il dato del 2006 resta ancora ampiamente positivo (+7,1%), benché si attesti su ritmi di crescita assai più contenuti rispetto a quelli del 2005 (+17,8%).

    Il mercato toscano delle costruzioni sembra dunque essere andato complessivamente un po’ peggio rispetto al quadro nazionale, ed a confermare questo trend c’è anche il dato sulla produzione di cemento (fonte AITEC) che in Italia, tra il 2005 ed il 2006, è cresciuta del 2,2% mentre in Toscana, dopo la sostanziale stagnazione del 2005 (-0,1%), ha fatto registrare una flessione (-1,6%). Il dato toscano, tra le regioni benchmark, è inoltre peggiore rispetto a quelli

    Tabella 2.8

    ANDAMENTO DEL VALORE AGGIUNTO A PREZZI CORRENTI E DELLA PRODUZIONE A PREZZI DELL’ANNO PRECEDENTE

    Variazioni % sull’anno precedente

    Costruzioni Servizi immobiliari e noleggio 2000 V.A. 6,9 5,8 Prod. 5,3 2,2 2001 V.A. 9,2 4,9 Prod. 5,9 1,7 2002 V.A. 10,1 9,7 Prod. 6,1 4,8 2003 V.A. 8,3 7,3 Prod. 2,9 2,6 2004 V.A. 2,6 4,3 Prod. -1,3 -2,2 2005 V.A. 5,2 5,1 Prod. 1,3 0,3 2006 V.A. 3,5 5,0 Prod. 0,3 -0,3

    Fonte: IRPET - Unioncamere Toscana

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    pur negativi di Piemonte e Lombardia (-0,8%), mentre in Emilia Romagna e Veneto l’anno si è chiuso su valori di ordine positivo (Graf. 2.9).

    Grafico 2.9

    ANDAMENTO DELLE IMPRESE OPERANTI NELLE COSTRUZIONI

    Fonte: Infocamere - StockView

    Nonostante alcuni evidenti segnali di rallentamento, resta comunque il fatto che nell’ultimo

    anno prosegue l’incessante espansione del tessuto imprenditoriale, con un tasso di variazione delle registrate del 4,6%: rispetto al 2000 si sono così guadagnate in Toscana circa 16.300 unità nel settore delle costruzioni, per un tasso di variazione del 34,2%. Oltre al recente boom del settore, tuttavia, su questi dati sembrano pesare indubbiamente anche i provvedimenti regolarizzazione che, nel corso degli ultimi anni, hanno determinato l’emersione dell’imprenditorialità extracomunitaria, la cui incidenza sul totale regionale del settore è passata dal 5% del 2000 al 18% del 2006. • Il settore immobiliare in Toscana In Toscana, nel 2006, il numero di compravendite è tornato nel complesso a crescere (+2,4%) dopo la flessione del 2005 (-1,1%). Il residenziale è cresciuto di circa tre punti percentuali (+3,3%) rispetto ad un 2005 in contrazione (-0,7%): le vendite sono andate meglio nei capoluoghi (+4,7%) rispetto agli altri contesti territoriali (+2,8%), ed è la prima volta che ciò accade a partire dal 2000. Il commerciale registra invece una perdita di mezzo punto percentuale (-0,6%), che bissa il dato non positivo del 2005. I dati di contabilità economica disegnano comunque per il secondo anno consecutivo un settore in fase di stallo in termini di produzione a prezzi costanti (-0,3% nel 2006 dopo il +0,3% del 2005), congiuntamente tuttavia ad una crescita ancora interessante del valore aggiunto a prezzi correnti (+4,2%), solo in leggera attenuazione rispetto al corrispondente valore della precedente annualità (+4,7%) (Graf. 2.10).

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    Grafico 2.10

    TRANSAZIONI IMMOBILIARI Indice NTN (Numero di Transazioni Normalizzate)

    Fonte: elaborazioni su dati Agenzia del Territorio

    Anche gli indicatori della Banca d’Italia non sembrano destare segni di particolare

    preoccupazione per il settore. Riguardo ai finanziamenti oltre il breve termine, in Toscana nel 2006 sono aumentati del 10,7% i valori dell’erogato per l’acquisto di immobili considerati nel loro complesso, confermando il risultato conseguito nel 2005 (+10,8% sul 2004). Per quanto riguarda i mutui per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie consumatrici, nel 2006 si è addirittura guadagnato mezzo punto percentuale (+14,4%) rispetto al corrispondente valore del 2005 (+13,9%). I prezzi degli immobili (a valori deflazionati rispetto all’andamento dei prezzi al consumo FOI) continuano così a crescere, come del resto evidenzia anche la dinamica del valore aggiunto a prezzi correnti precedentemente analizzata, e le dinamiche dei valori di vendita della abitazioni e dei negozi sono rimaste nel 2006 sostanzialmente le stesse del 2005, con un +5,3% per le abitazioni (+5,0% nel 2005) ed un +3,8% per i negozi (+4,6% nel 2005). Anche per questo indicatore si è tuttavia verificato il previsto rallentamento rispetto alle variazioni a doppia cifra che avevano contraddistinto il 2002 (+13,0% abitazioni, +11,7% negozi), il 2003 (+13,6% abitazioni, +12,7% negozi) ed il 2004 (+11,9% abitazioni, +6,7% negozi) (Graf. 2.11).

    In conclusione, tanto il settore delle costruzioni come quello immobiliare sembrano gradualmente adagiarsi su ritmi di crescita meno impetuosi rispetto a quelli del recente passato, scongiurando tuttavia, almeno per il momento, i timori di un brusco “ritorno alla realtà” dopo le sostenute performance che, ormai da quasi un decennio, ne hanno caratterizzato l’andamento. In questo senso, si può così dire che nel 2006 si è verificato un simbolico “passaggio di testimone” dall’edilizia, la cui crescita ha consentito almeno in parte di attutire i pesanti contraccolpi accusati dall’economia toscana con l’inizio del nuovo decennio, verso i settori industriali, tornati finalmente al centro dei più sostenuti processi di sviluppo regionale.

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    Grafico 2.11

    QUOTAZIONI DI ABITAZIONI E NEGOZI Valori medi deflazionati (euro per mq a prezzi 1995)

    Fonte: elaborazioni su dati “Il Consulente immobiliare”

    2.4 La ripresa dell’industria fra congiuntura e processi di trasformazione strutturale • Premessa Dopo alcuni anni di stagnazione, l’economia toscana è tornata a crescere, nel 2006, grazie principalmente alla ripresa che ha caratterizzato il sistema manifatturiero ed alla ritrovata capacità di questo di proiettarsi sui mercati esteri (cfr. § 2.1). Su tale dinamica hanno certamente influito alcuni elementi esogeni maggiormente favorevoli rispetto al recente passato, in particolare la ripresa dell’economia europea e, in tale ambito, anche di quella italiana. Rispetto alla precedente (e più pronunciata) fase espansiva, verificatasi nel 2000 e caratterizzata anche in quel caso dalle buone performance del settore industriale, esiste tuttavia un importante elemento di novità, nella misura in cui la ripresa del sistema produttivo regionale è avvenuta in un contesto non favorevole di cambio: se nel 2000 l’euro aveva subìto una svalutazione del 13% contro il dollaro (passando da 1,07 a 0,92), nel 2006 è rimasto in media d’anno su valori (1,26) analoghi a quelli, già elevati, del biennio precedente. Come già evidenziato (cfr. Graf. 2.3), lo sviluppo delle attività manifatturiere si è anzi verificato nonostante un peggioramento della competitività di prezzo così come misurato dalla Banca d’Italia, indicatore che tiene congiuntamente conto dell’andamento dei prezzi alla produzione e del tasso di cambio fra l’Italia ed i principali competitor mond