18.00 Lettera 2 Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

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  • Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce
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  • Carissimo fratello e padre per riverenza del dolcissimo sacramento in Cristo dolce Ges. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Ges Cristo scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi illuminato di vero e perfettissimo lume, acciocch conosciate la dignit nella quale Dio v'ha posto.
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  • Perch senza il lume non la potreste conoscere; non conoscendola non rendereste lode e gloria alla somma Bont che ve l'ha data, e non nutrireste la fonte della piet per gratitudine, ma la dissecchereste nell'anima vostra, con molta ignoranza e ingratitudine.
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  • Perch la cosa che non si vede, non si pu conoscere: non conoscendola non l'ama; non amandola, non pu esser grata n conoscente al suo Creatore. Adunque ci bisogno il lume. O carissimo fratello, egli ci di tanta necessit, che se l'anima lo considerasse quanto gli di bisogno ella eleggerebbe innanzi la morte, che amare o cercare quella cosa che le toglie questo dolce e dritto lume.
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  • E se voi mi diceste (volendo fuggirla): qual quella cosa che me la toglie? io vi risponderei, secondo il mio basso intendimento, che solo la nuvola dell'amore proprio sensitivo di noi medesimi quello che ce la toglie.
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  • Questo un albero di morte, che tiene la radice sua entro la superbia. Onde dalla superbia nasce l'amore proprio, e dall'amore proprio la superbia; perch subito che l'uomo s'ama di cosiffatto amore, presume di s medesimo, e i frutti suoi generano tutti morte, togliendo la vita della Grazia nell'anima che li possiede.
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  • E li mangia col gusto della propria volont, cio, che volontariamente cade nella colpa del peccato mortale, che germina l'amore proprio. Oh quanto pericoloso! sapete quanto? che egli priva l'uomo del conoscimento di s, onde acquisterebbe la virt dell'umilt; nella quale umilt sta piantato l'amore e l'affetto dell'anima, che ordinata in carit.
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  • E lo priva del conoscimento di Dio, dal quale conoscimento trae questo dolce fuoco della divina carit. Perch, di suo principio gli tolse il lume con che conosceva: e per si trova spogliata della carit, perch non conobbe. Senza il conoscimento fatta simile all'animale, siccome per il conoscere col lume di ragione, l'uomo diventa un angelo terrestre in questa vita.
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  • Specialmente i ministri, i quali la somma Bont chiama i cristi suoi, questi debbono essere angeli, e non uomini: e veramente cos sono, se non si tolgono questo lume; e drittamente hanno l'officio dell'angelo.
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  • L'angelo ministra a ognuno in diversi modi, secondo che Dio l'ha posto; e sono in nostra guardia dati a noi per la sua bont: cos i sacerdoti posti nel corpo mistico della santa Chiesa a ministrare a noi il sangue e il corpo di Cristo crocifisso, tutto Dio e tutto uomo per la natura divina unita con la natura nostra umana, l'anima unita nel corpo, e il corpo e l'anima unita con la deit, natura divina del Padre eterno.
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  • Il quale deve essere ed ministrato da quelli che hanno vero lume, con fuoco dolce di carit, con fame dell'onore di Dio e salute dell'anime, le quali Dio v'ha date in guardia, acciocch il lupo infernale non le divori. Questi gusta i frutti delle virt, che danno vita di grazia, che escono dall'albero del vero e perfetto amore.
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  • Il contrario, siccome ora dicemmo di sopra, fanno quelli che tengono l'albero dell'amore nell'anima loro, cio dell'amore proprio. Tutta la vita loro corrotta, perch corrotta la principale radice dell'affetto dell'anima.
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  • Onde se sono secolari, essi sono cattivi nello stato loro, commettendo le molte ingiustizie non vivendo come uomini, ma come l'animale che si volge nel loto, vivendo senza veruna ragione: cos questi tali non degni di esser chiamati uomini, perch si hanno tolta la dignit del lume della ragione; ma animali, che s'involgono nel loto dell'immundizia, andando dietro a ogni miseria, secondo che l'appetito loro bestiale li guida.
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  • Se egli religioso, o chierico, la vita sua non la guida non tanto come angelo n come uomo, ma come bestia, molto pi miserabilmente che spesse volte non far un secolare. Oh di quanta rovina e reprensione saranno degni questi tali! La lingua non sarebbe sufficiente a narrarlo: ma bene lo prover la tapinella anima, quando sar messa alla prova.
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  • Preso hanno questi tali l'officio delle dimonia. Le dimonia, tutto il loro studio ed esercizio di privare l'anime di Dio, per condurli a quel riposo che ha in s medesimo: cos questi tali si sono privati della buona e santa vita, perch hanno perduto il lume, e vivono tanto scelleratamente.
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  • Questo, e voi e gli altri che hanno conoscimento, possono vedere. Essi sono fatti crudeli a loro medesimi, essendosi fatti compagni delle dimonia, abitando con loro innanzi al tempo. Questa medesima crudelt hanno verso le creature, perch sono privati della dilezione della carit del prossimo.
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  • Elli non sono guardatori d'anime, ma divoratori: che essi medesimi le mettono nelle mani del lupo infernale. O miserabile uomo, quando ti sar richiesto dal sommo giudice ragione, non la potrai rendere: e non rendendola, tu ne cadi nella morte eterna. Ma tu non vedi la pena tua, perch tu ti sei privato del lume, e non conosci lo stato nel quale Dio t'ha posto per sua bont.
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  • Oim, carissimo fratello! egli l'ha posto come angelo, e perch sia angelo, a ministrare il corpo dell'umile e immacolato Agnello: e egli dirittamente un dimonio incarnato. Non tiene vita di religioso, che in s non ha verun ordine di ragione: n vive come chierico, che deve vivere umilmente con la sposa del breviario allato, rendendo il debito delle orazioni a ogni creatura che ha in s ragione e la sostanza temporale ai poverelli e in utilit della Chiesa.
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  • Anzi vuole vivere come signore, e stare in stato e in delizie con grandi adornamenti, con molte vivande, con enfiata superbia, presumendo di s medesimo. Non pare che si possa saziare: avendo un beneficio, ne cerca due; avendone due, egli ne cerca tre: e cos non si pu saziare.
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  • In scambio del breviario sono molti sciagurati (e cos non fosse egli!) che tengono le femmine immonde, e l'arme, come soldati, e il coltello a lato, come se si volessero difendere da Dio, con cui hanno fatto la grande guerra. Ma duro gli sar al misero a ricalcitrare a lui, quando distender la verga della divina giustizia.
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  • Della sostanza ne nutre i figliuoli, e quelli che sono dimoni incarnati con lui insieme. Tutto questo gli nato dall'amore proprio di s, il quale ponemmo che era un albero di morte. I frutti suoi menano puzzo di peccati mortali: il quale d la morte nell'anima, perch ci ha tolta la Grazia, essendo privati del lume.
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  • Ora abbiamo veduto che sola la nuvola dell'amore proprio quella che ce lo toglie. Poich tanto pericoloso, da fuggirlo, e da fare buona guardia, acciocch non entri nell'anima nostra: e se egli ci entrato, pigliare il rimedio.
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  • Il rimedio questo: che noi stiamo nella cella del conoscimento di noi; conoscendo noi per noi non essere, e la bont di Dio in noi; riconoscendo l'essere, e ogni grazia che posta sopra l'essere da lui. E vedere i difetti nostri, acciocch veniamo ad odio e dispiacimento della sensualit.
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  • E con l'odio fuggiremo questo amore proprio, ci troveremo vestiti del vestimento nuziale della divina carit, del quale l'anima debba esser vestita per andare alle nozze di vita eterna. All'uscio della cella porr la guardia del cane della coscienza, il quale abbaia subito che sente venire i nemici delle molte e diverse cogitazioni del cuore.
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  • E non tanto, che abbai ai nemici, ma essendo amici, s abbaier venendo alcuna volta i santi e buoni pensieri di voler fare alcuna buona operazione: si dester questa dolce guardia, la ragione col lume dell'intelletto, perch veda se egli da Dio o no. E per questo modo la citt dell'anima nostra sta sicura, posta in tanta fortezza, che n dimonio n creatura gliela pu togliere.
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  • Sempre cresce di virt in virt, fino che giunge alla vita durabile conservata e cresciuta la bellezza dell'anima sua col lume della ragione, perch non c' stata la nuvola dell'amore proprio: che se l'avesse avuta, gi non l'avrebbe conservata. Considerando questo l'anima mia, dissi che io desideravo di vedervi illuminato di vero e perfetto lume.
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  • Adunque voglio che ci destiamo dal sonno della negligenza, esercitando la vita nostra in virt col lume; acciocch in questa vita viviamo come angeli terrestri, annegandoci nel sangue di Cristo crocifisso, nascondendoci nelle piaghe dolcissime sue. Altro non vi dico: permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
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  • Ricevetti la vostra lettera, intesi ci che dice. Sappiate che di me non si pu vedere n contare altro che somma miseria; ignorante, e di basso intendimento. Ogni altra cosa si della somma ed eterna Verit: a lui la riputate, e non a me.
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