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caso clinico 1 Fabrizio Fracchia il benessere animale Bioetica animale Master Universitario in Bioetica 18 novembre 2017 1 «Il problema non è "Possono ragionare?", né "Possono parlare?", ma "Possono soffrire?". Perché dovrebbe la legge negare la sua protezione a un qualsiasi essere sensibile? Verrà il giorno in cui l'umanità accoglierà sotto il suo mantello tutto ciò che respira». Jeremy Bentham An Introduction to the Principles of Morals and Legislation, 1789, cap. 17 2

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caso clinico 1

Fabrizio Fracchia

il benessere animale

Bioetica animale

Master Universitario in Bioetica

18 novembre 2017

1

«Il problema non è "Possono ragionare?", né "Possono parlare?", ma "Possono soffrire?".

Perché dovrebbe la legge negare la sua protezione a un qualsiasi essere sensibile? Verrà il giorno in cui l'umanità accoglierà sotto il suo mantello tutto ciò che respira».

Jeremy Bentham

An Introduction to the Principles of Morals and Legislation, 1789, cap. 17

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caso clinico 2

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“La Genesi ci mostra Dio che soffia sull'uomo il

Suo alito di vita. C'è dunque un soffio, uno

spirito che assomiglia al soffio e allo spirito di

Dio.

Gli animali non ne sono privi”.

Giovanni Paolo II°

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caso clinico 3

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E’ lecito usare gli animali per fabbricare borsette,

cinture, indumenti di seta?

Si discute anche di vegetarianesimo, di caccia, di circhi,

di pellicce… Sono tutti argomenti da approfondire.

Sappiamo dalla scienza moderna che l’intelligenza e la

capacità di soffrire degli animali sono un dato certo.

Nonostante ciò, adoperiamo gli animali alla stregua di

oggetti e non ci sembra strano usarli per ricavarne

benefici, sottoponendoli talvolta a inutili sofferenze.

Possiamo farlo? Tecnicamente si, ma moralmente no.

Essere materialmente in grado di compiere un'azione non

ci autorizza automaticamente ad eseguirla.

Liberamente tratto da Valeria Anastasio

Bioetica animale

www.istitutobioetica.org

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Fin dall’antichità gli uomini hanno ritenuto portatore

di diritti solo gli appartenenti alla loro comunità.

Per i greci gli stranieri erano “barbari”, in quanto

la loro lingua suonava come un “bar-bar”

incomprensibile.

Anche oggi riteniamo gli animali diversi, perché non

“parlano” come noi, ma quanto capisce del loro

mondo chi ne studia il linguaggio!

Gli animali sono considerati ancora come cose

(“res”, nel diritto romano erano gli schiavi e gli

animali).

Liberamente tratto da Valeria Anastasio

Bioetica animale

www.istitutobioetica.org

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Questo è il nodo fondamentale dei problemi che sorgono nel rapporto tra l’uomo e gli altri viventi: cosa è lecito fare e cosa non lo è?

In nome di quali principi posso decidere il mio comportamento?

Quella dei diritti degli animali è una delle

grandi sfide dell’etica contemporanea: non si tratta di semplice benevolenza o di amore per gli animali, ma di “richiesta di giustizia”

Liberamente tratto da Valeria Anastasio

Bioetica animale

www.istitutobioetica.org

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Quale regola seguire nella nostra vita quotidiana?

Forse basta cominciare da poco, senza estremizzazione né fanatismi: una piatto di carne in meno, un paio di scarpe risuolate, una borsa di plastica, un cosmetico non testato su animali.

E cosa si ottiene? Poco e molto.

Ogni nostra scelta in tal senso ci può portare a questa riflessione: è uno in meno che soffre.

Liberamente tratto da Valeria Anastasio

Bioetica animale

www.istitutobioetica.org

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La conversione ecologica [216-221]

Quando leggiamo nel Vangelo che Gesù parla degli

uccelli e dice che «nemmeno uno di essi è

dimenticato davanti a Dio» (Lc 12,6), saremo

capaci di maltrattarli e far loro del male?

... che la forza e la luce della grazia si estendano

anche alla relazione con le altre creature, e

susciti quella fratellanza con tutto il creato che

san Francesco d’Assisi visse in maniera così

luminosa. (221)

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caso clinico 7

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PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

COMITATO NAZIONALE PER LA BIOETICA

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L’etica della cura sembra particolarmente idonea a

costruire un paradigma bioetico di relazioni con mondo

non umano

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“Il punto decisivo è che in questo incontro

l’animale non è “antropologizzato”,

attraverso un processo artificioso e comunque

sempre indebito […].

Non è questione infatti della sua coscienza o

autocoscienza, ma solo della mia coscienza di

agente morale”.

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Il benessere è uno stato di salute completo, sia

fisica che mentale, in cui l’animale è in armonia

con il suo ambiente.

Hughes, 1976

La questione del benessere animale

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Il benessere è una condizione intrinseca dell’animale: il soggetto che riesce ad adattarsi all’ambiente si trova in uno stato di benessere, viceversa il soggetto che non ci riesce (perché non ne è in grado per caratteristiche psicofisiche proprie, o perché ne è impedito da fattori esterni) si trova in una condizione di non benessere.

La questione del benessere animale

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caso clinico 12

La questione del benessere animale

Nel 1964 Ruth Harrison pubblica il libro “Animali

Macchine” che solleva la questione del benessere

degli animali allevati intensivamente. In seguito allo

scalpore causato da questo libro il governo inglese

commissiona un rapporto sul problema ad un gruppo

di ricercatori, ne scaturì il Brambell Report.

Tale rapporto, oltre ad essere uno dei primi documenti

ufficiali relativi al benessere animale, enuncia il

principio (ripreso poi dal British farm animal welfare

council nel 1979) delle cinque libertà per la tutela

del benessere animale.

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caso clinico 13

Le cinque libertà per la tutela del benessere animale

libertà dalla fame, dalla sete e dalla cattiva

nutrizione;

libertà dai disagi ambientali (possibilità di disporre

di un ambiente fisico adeguato e confortevole);

libertà dalle malattie e dalle ferite;

libertà di poter manifestare le caratteristiche

comportamentali specie-specifiche;

libertà dalla paura e dallo stress.

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Per stabilire il benessere o il malessere del cavallo non possiamo

usare misure e opinioni che sono frutto della nostra convenienza, dei

nostri egoismi e dei nostri tornaconti variamente camuffati.

Come individui, che conservano la propria identità psicofisica nel tempo, gli animali hanno un benessere che è strettamente legato alla loro capacità di agire come preferiscono.

Il cavallo ha interesse solo nel suo essere cavallo, il che vuol dire nel poter esprimere la sua cavallinità. Tale libertà di esprimersi non è una concessione che l'uomo può o non può fargli: è un suo diritto.

Al cavallo non interessano i giochi e le commedie dell'uomo. Non può comprenderli né alcun imperativo della sua natura gli impone di capirli, poiché per lui non hanno significato né utilità. Può assoggettarvisi o, meglio, esservi assoggettato, ma tale assoggettamento implica un rapporto di supremazia (e forza?) da parte dell'uomo, comunque lo si voglia mascherare o tentare di giustificare.

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Chi sinceramente ama gli animali deve porsi come unico fine il loro benessere. Si deve, perciò, ben guardare dall'imporre situazioni utili solo per l'uomo, per il suo svago e per il suo divertimento.

Non è corretto, peraltro, affermare che l'animale è sempre volontariamente maltrattato. Molti sono convinti di avere per lui cure e attenzioni.

In realtà, la domanda che ci si deve porre è: questi animali, che sono costretti a un lavoro imposto dall'uomo e che non è il loro destino profondo, sono veramente felici?

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caso clinico 15

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L'amore per gli animali è bello e costruttivo

solo quando deriva dal più vasto e generale

amore per tutto il mondo delle creature

viventi.

L'essere umano che toglie il suo amore

all'umanità e lo riversa sugli animali commette

una perversione sociale.

L'odio verso l'umanità e l'amore per gli animali

formano una pessima combinazione.

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caso clinico 16

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Sara Morganti

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Sara Morganti - amazzone di dressage

… sono Sara Morganti e sono un’atleta affetta da sclerosi multipla che pratica

equitazione paralimpica a livello internazionale.

Sono stata invitata a questo convegno per parlare della relazione speciale che ho

instaurato con i miei cavalli.

… quando a 19 anni mi è stata fatta diagnosi di sclerosi multipla ho pensato che

la mia vita con i cavalli fosse a repentaglio …

Ho continuato a montare a cavallo e con il progredire della malattia ho dovuto

trovare strategie diverse per poter comunicare con loro .

Penso che la difficoltà nella quale mi sono trovata a causa della patologia mi

abbia regalato la possibilità di affinare certe sensibilità.

“La relazione millenaria uomo – cavallo fra passato e futuro”

Università Cattolica

Milano - 21 marzo 2016

… ho avuto il piacere di poter girare il cavallo alla corda dalla

mia sedia rotelle dirigendolo praticamente solo con lo

sguardo …

I cavalli riescono a venirci incontro attraverso una

comunicazione che diviene sempre più invisibile. Molti

dimenticano quanto siano sensibili, questi esseri, a causa

della loro natura di predati percepiscono, odono e vedono

molto prima di noi … Riescono persino ad abituarsi a

cavalieri che a causa delle distonie hanno movimenti

involontari di arti superori e inferiori. Nonostante che la

comunicazione tra cavaliere e cavallo sia disturbata da tali

movimenti involontari, i cavalli portano a termine

imperturbabili, grafici vincenti in Paradressage a livello

internazionale.

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caso clinico 18

La mia cavalla quando entro nella scuderia di 27 box riesce a

distinguere il suono non udibile della mia carrozzina e mi

chiama.

Si abbassa al livello della carrozzina per farsi mettere la

cavezza e se la conduco alla longhina con la sedia a rotelle

modula la velocità per stare al mio fianco.

Quando monto riesce a percepire quando il dolore diventa

troppo forte e si ferma, mentre dal mio respiro capisce se

deve aumentare o diminuire l’attività.

Ed io ho una certezza: tutto questo resterà sempre

perché fa parte di una relazione infinita instaurata tra

noi.

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PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

COMITATO NAZIONALE PER LA BIOETICA

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Consulta di Bioetica. Osservazioni sulla recente legge sulla sperimentazione animale

Documento approvato dall’Assemblea Straordinaria il 30/6/94

La questione dei "diritti" degli animali investe diversi problemi: caccia, allevamenti intensivi, salvaguardia dell’habitat e delle specie selvatiche, maltrattamenti, vegetarismo, ecc.

Tra di essi la sperimentazione animale è problema "più bioetico" degli altri sopra menzionati in quanto collegato al progresso scientifico e alla storia della scienza, all’aumento delle tecnologie e delle possibilità umane, alla "snaturalizzazione" del rapporto con gli animali. Va detto inoltre che l’abitudine a usare gli altri come mezzi e non come fini può indurre un habitus mentale che riproduce questo atteggiamento verso gli esseri umani anche nel campo della sperimentazione.

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Consulta di Bioetica. Osservazioni sulla recente legge sulla sperimentazione animale Documento approvato dall’Assemblea Straordinaria il 30/6/94

Dei molti aspetti relativi alla legge, la Consulta di Bioetica sottolinea la seguente affermazione contenuta nell’allegato:

"svariati interessi vengono così - nella sperimentazione - in conflitto. Da un lato l’animale i cui bisogni di movimento, di relazione sociale ed altre manifestazioni vitali subiscono una certa repressione, dall’altro lo sperimentatore e i suoi assistenti che esigono un controllo completo dell’animale e del suo ambiente. In questo conflitto, gli interessi dell’animale vengono talvolta in secondo piano".

decreto legislativo n. 116 del 27 gennaio 1992

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ZOO E CIRCHI

Zoo e Circhi sono rispettosi degli interessi degli animali?

Come possiamo conoscere gli animali in situazioni che li snaturano: portati in luoghi lontani dal loro ambito naturale, in condizioni climatiche inadeguate, limitati in spazi insufficienti, privati delle relazioni con i loro simili (zoo); costretti a compiere esercizi, “numeri”, estranei alla loro natura, che possono imparare solo e soltanto attraverso un addestramento prolungato (circo)?

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ZOO E CIRCHI

Zoo e Circhi sono rispettosi degli interessi degli animali?

I visitatori degli zoo vedono gli animali chiusi in gabbia, in condizioni di disagio, insofferenza, nervosismo, irrequietezza. Gli spettatori del circo si entusiasmano alla vista di numeri di danza, di atteggiamenti comuni agli uomini (camminare su due zampe), ma grotteschi rispetto alla loro natura.

Adulti e bambini non verranno forse orientati all’insensibilità, a non riconoscere lo stato d’animo dell’animale, il suo disagio, la sua sofferenza? In particolare i piccoli saranno educati ad individuare i segnali di dolore nell’altro essere umano o animale? Riterranno forse normali le manifestazioni di dominio del più forte sul più debole?

Liberamente tratto da Annamaria Manzoni – psicologa

www.consultadibioetica.org

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CARTA MODENA 2002

CARTA DEI VALORI E DEI PRINCIPI SULLA PET

RELATIONSHIP

Premesse

Art. 1

Si riconosce il debito ontologico dell'uomo nei confronti dell'alterità animale; in particolare si ribadisce la necessità di preservare tale referenza.

Il rapporto con l'animale domestico costituisce un valore fondamentale per l'uomo e il processo di domesticazione da riconoscersi come patrimonio dell'umanità.

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CARTA MODENA 2002

CARTA DEI VALORI E DEI PRINCIPI SULLA PET

RELATIONSHIP

Titolo 1 - La tutela degli animali

Art. 5 - Bioetica animale

Ogni progetto operativo deve riconoscere l'animale come paziente morale nel rispetto di alcuni interessi specifici e imprescindibili riferibili alla senzienza, al benessere, all'espressione delle preferenze, all'integrità genetica.

L'animale non va considerato né in modo reificatorio né attraverso proiezione antropomorfica. Agli animali coinvolti nei progetti di pet therapy dovrà essere assicurata una corretta tutela del benessere a fine carriera.

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«In Piemonte ci sono oltre 3000 allevatori alle prese con 80 mila pecore (la maggioranza di razza biellese) e circa 73 mila capre».

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PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

COMITATO NAZIONALE PER LA BIOETICA

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COMITATO NAZIONALE PER LA BIOETICA

MACELLAZIONI RITUALI e SOFFERENZA ANIMALE

19 settembre 2003

Contributo della prof.ssa Luisella Battaglia -

Sul significato di “etica della biocultura”

Allegato 9 - pag. 95

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caso clinico 27

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Luisella Battaglia

Sul significato di etica della biocultura.

Per biocultura s’intende quell’insieme di istituzioni, pratiche

sociali e attività organizzate (allevamenti, laboratori, etc.) in

cui gli uomini fanno uso di animali per realizzare le loro

finalità, sfruttandoli sistematicamente a loro esclusivo

beneficio.

Tali attività sono caratterizzate da due aspetti: dominio

totale da parte dell’uomo (gli animali sono

programmati attraverso metodi di controllo genetico);

riduzione degli animali a mezzi.

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caso clinico 28

Luisella Battaglia

Sul significato di etica della biocultura.

Uno dei punti fondamentali dell’etica della biocultura è

costituito dal legame tra potere e responsabilità.

Il fatto che esercitiamo potere su altri esseri non

significa che abbiamo assoluta licenza di fare ciò che

vogliamo o che ci conviene; tale esercizio di potere

comporta una precisa responsabilità per il loro

benessere.

Il principio etico da introdurre dovrebbe così formularsi:

se alleviamo animali per usare i loro prodotti o i loro

corpi, la nostra responsabilità nei loro confronti non

solo diminuisce ma anzi aumenta.

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Luisella Battaglia

Sul significato di etica della biocultura.

In che senso dovremmo essere responsabili nei

confronti degli animali da reddito?

[…] riconoscere che questi animali ci rendono dei

‘servizi’, che usiamo i loro prodotti, i loro corpi

e che quindi viviamo su di loro e di loro, […]

sentire la responsabilità del loro benessere,

assicurando un trattamento, almeno adeguato

ai servizi da essi resi.

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Luisella Battaglia

Sul significato di etica della biocultura.

L’etica della biocultura comporta il passaggio

da una prospettiva puramente economica a

una morale.

In questo quadro, gli animali non sono

unicamente risorse da sfruttare, merce da

amministrare razionalmente ma appaiono

come esseri dotati di interessi, di bisogni,

meritevoli di tutela.

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caso clinico 30

Luisella Battaglia

Sul significato di etica della biocultura.

L’etica della biocultura comporta il cambiamento del ruolo umano, contraddistinto dal passaggio dalla cultura del dispotismo a quella della custodia. […]

Il nostro essere la specie vincente non ci dà carta bianca, assoluta licenza. […]

Una pratica non può venire ammessa solo perché produttiva, né il nostro interesse di specie può giustificare qualunque azione.

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caso clinico 31

Catechismo della Chiesa Cattolica

2417. Dio ha consegnato gli animali a colui che egli ha creato a sua immagine [Cf Gen 2,19-20; Gen 9,1-4 ].

E' dunque legittimo servirsi degli animali per provvedere al nutrimento o per confezionare indumenti. Possono essere addomesticati, perché aiutino l'uomo nei suoi lavori e anche a ricrearsi negli svaghi. Le sperimentazioni mediche e scientifiche sugli animali sono pratiche moralmente accettabili, se rimangono entro limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o salvare vite umane.

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Catechismo della Chiesa Cattolica

2418. E' contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita. E' pure indegno dell'uomo spendere per gli animali somme che andrebbero destinate, prioritariamente, a sollevare la miseria degli uomini.

Si possono amare gli animali; ma non si devono far oggetto di quell'affetto che è dovuto soltanto alle persone.

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Shakespeare - Il Mercante di Venezia

Egli non faceva nulla se non parlare

del suo cavallo.

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Grazie dell’attenzione!

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